ANITA WOLF
Una mistica scrittrice degli ultimi
tempi per una Rivelazione interiore donata all’umanità degli ultimi tempi
Biografia
Anita Wolf nacque l’8 novembre
Il padre esercitava il mestiere di commerciante di
cereali, e apparteneva alla chiesa evangelica; la madre, della stessa fede,
compiva molte opere di bene, e soprattutto dopo la fine della guerra,
intensificò tali opere, per alleviare i grandi bisogni tra la popolazione.
Entrambi amavano molto i bambini, ma erano severi nell’educazione, poiché
davano somma importanza all’essere coscienzioso e a rispettare i valori
fondamentali insiti nei dettami della religione cristiana. Avevano una buona
posizione economica e gli affari andavano a gonfie vele, tant’è che il padre
era riuscito persino a comprare un autocarro per la vendita all’ingrosso di
cereali; purtroppo, con lo scoppio della prima guerra mondiale, la loro agiatezza
declinò.
Anita ebbe una fiorente giovinezza che
si protrasse fino all’età di quattordici anni; amava molto gli animali, con una
particolare inclinazione per i cavalli, inclinazione che poté dimostrare
attraverso un dipinto in cui rappresentò uno di questi, lasciando intuire anche
il suo talento artistico. Già in giovane età ebbe un intimo interesse per
Martin Lutero, grazie al padre di una sua amica d’infanzia che era borgomastro
a Wartburg, il quale le diede modo di esaminare molte
opere del noto predicatore riformista, come per esempio il suo studio dove egli
aveva tradotto la Bibbia in lingua tedesca. Proprio per questo ‘Libro dei
libri’, Anita ebbe un particolare apprezzamento, infatti, più tardi espresse a
riguardo: ‘Chi passa oltre la Bibbia, questi non può comprendere il tempo
della fine del nostro mondo’.
Poiché sua madre conosceva le opere di
Lorber e ne era entrata in possesso, Anita arrivò ben presto anche a conoscere
il ‘messaggio’ rivelato al mistico
della Stiria, e insieme alla madre prese parte a delle conferenze su Lorber,
tenute in Dresda e a Breslavia.
Nel 1921
Anita incontrò a Berlino Leopold Engel, al quale era stato concesso di mettere
giù per iscritto l’undicesimo volume del ‘Grande Vangelo di Giovanni’. In quel
tempo, anche gli amici di Lorber venivano spesso a Greiz,
in visita dalla famiglia Wolf. A metà degli anni
trenta, Anita ebbe problemi di salute (una malattia biliare, disturbi agli
occhi, ecc.) tanto che dovette essere operata all’occhio sinistro, e da allora
la sua vista rimase molto indebolita. L’attività del padre fu chiusa nel 1939, e lei riuscì a trovare lavoro fino al 1942 nella pretura di Greiz,
come funzionaria addetta ai documenti. In quell’anno fu obbligata al servizio
bellico e impiegata nella gestione dell’approvvigionamento dei cereali. Fu
mandata in Russia, e il suo ufficio, sottoposto alla Wehrmacht; Anita però, non
fu mai un membro della NSDAP, sebbene fosse molto legata alla patria, poiché
aveva una grande avversione per la brutalità e la dittatura dei partiti. In
Russia, venne presto in contatto con la popolazione locale e poté alleviarne
molte necessità, il che la rese assai amata. Allo stesso modo non disdiceva la
chiesa locale, per quanto potesse dedicarvisi solo nel tempo libero, il che le
consentì di acquisire in breve la padronanza della lingua locale, tant’è che
perfino nell’età avanzata, dimostrò di essere molto versata nell’idioma russo.
Nel 1945
cercò di fuggire dalla Russia, diretta alla Bassa Austria, ma, nelle vicinanze
di Krems, cadde prigioniera dei russi. Come donna,
però, non andò in Siberia, ma fu confinata a lavorare in un podere, presso il
‘mulino di Banger’, dove dovette lavorare duramente,
con poco cibo e, spesso, nel gran freddo della stagione invernale, perché lì
non c’era quasi nulla per scaldarsi. Durante tale prigionia, un inverno – così
essa raccontò – in quel difficile trascorso in piena solitudine, nel terribile
freddo e in un giorno senza vento, udì intorno a sé un soave sussurro, e poi,
chiaramente, le parole:
“Io sono l’Eterno, Santo-Ur, …Io sono
l’Eterno,
Unico e Veritiero: sii fiduciosa!”.
Nel 1948,
era primavera, Anita pensò di fuggire in Germania. Nella notte precedente ebbe
un vivido sogno, in cui vide due persone anziane che erano anch’esse nel campo
con lei, e udì chiaramente una voce: “Se
porti con te questi due anziani, passerai!”.
Al mattino seguente si presentò un frate con due anziani, e lei offrì il suo
aiuto. In quattro presero un autobus, per andare direttamente a Salzburg. Anita sedette in fondo al bus con le due persone
a lei affidate. Alla linea di demarcazione, tra la zona d’occupazione russa e
americana, c’era un controllo molto rigoroso. Anita non aveva neanche un
documento d’identità, men che meno un’autorizzazione che le concedesse di
andare a Salzburg. Pregò: “Signore, aiutaci!”. Tutti dovettero scendere. Quando fu il loro
turno, Anita prese un pezzo di carta bianco e, tenendolo in mano, disse in
russo: “Documenti in ordine. Persone anziane molto malate. Tutto Karascho”. – Il soldato disse: “Dobre!”,
e lasciò risalire tutti.
Nella città di Salzburg
ebbe anche un’altra interessante esperienza. Siccome in un luogo vicino al
confine bavarese, una pattuglia americana controllava tutti gli uomini, Anita
ebbe un’idea: entrò velocemente in una piccola tabaccheria e, con il resto dei
soldi suoi e dei suoi due compagni, comprò, senza rendersene conto, delle
sigarette. Lei veramente non sapeva per quale scopo avesse fatto ciò – infatti,
non fumava – ma fu utile, poiché nel frattempo i soldati americani andarono
oltre. Poi domandò a quelli del luogo come potesse andare in Germania nel modo
migliore, e un giovanotto le disse: “Io sono molto pratico di qui, vi posso
guidare io oltre il confine”. C’erano però ancora i due anziani, il che
sembrava rendere difficile la cosa, ma al giovane, questo non disturbava, e
così, all’alba, cominciò la fuga.
Come compenso, al giovane complice
furono offerte delle sigarette, ma egli ne prese solamente alcune. Il confine
attraversava la foresta, e si poteva passare sfruttando l’occasione solo nei
minuti preziosi, quando le postazioni degli americani avevano il cambio della
guardia. Infatti, tutto andò bene, e così Anita trovò una fattoria. Per le
rimanenti sigarette, il contadino che lì abitava li condusse alla stazione più
vicina, e l’interessante fu che, con il primo treno, essi arrivarono fino a
Monaco in mezzo a molti fuggiaschi, senza un centesimo in tasca. Lì Anita si
separò dai due anziani e poté proseguire per la sua meta, la regione del Saar,
dove abitava una delle sue sorelle. I francesi però non le consentirono di
attraversare il confine, perché lei non possedeva nessun documento. Ad
Hannover, Anita aveva ancora un fratello, e così cercò di raggiungere la città
sul fiume Leine, come meglio possibile, riuscendovi a
tappe.
Era l’anno 1948
e in tutte le città la miseria era particolarmente grande, ma qui Anita riuscì
a ottenere, come ‘rifugiata dell’Est’, una stanza in una vecchia scuola
abbandonata nella Bodekerstrasse, dove visse fino al 1965. Nel 1949
cominciarono le rivelazioni. Ricevette innanzitutto l’Opera principale “Eternità Ur in Spazio e Tempo”, così come “Le quattro Pietre miliari dalla Vita di Gesù”.
Poi seguirono “Il Patriarca” e “Karmatha” (Rivelazione
sullo sviluppo spirituale di Jakob Lorber prima della sua missione terrena).
Nel 1955,
dalla casa editrice ‘Comunità Primitiva in Wiesbaden’, di Karl e Anny Veit, furono stampati per la prima volta i testi: “Le
quattro Pietre miliari”, “Karmatha” e “Il Patriarca”.
Un anno dopo, Josef Brunnader, avendo per la prima
volta conosciuto queste Opere, si mise immediatamente in comunicazione con
Anita. Così per lei, dopo le molte vicissitudini, questo contatto rappresentò
una svolta. Dopo parecchie sue visite in Weiz (1958 - 1965)
si formò lì un piccolo circolo di amici (dal 1961 il ‘Gruppo Unione fiduciaria
e. V. – VTG’). Inoltre, il paesaggio che circondava Weiz,
ricordava fortemente ad Anita la sua patria della Turingia, e questo la faceva
sentire molto bene.
Negli anni dal 1963 al 1964
fu sempre più evidente che sarebbe stato bene anche per l’Opera, se Anita si
fosse stabilita definitivamente a Weiz. Josef ed Eleonore Brunnader avevano già in
precedenza offerto ad Anita di andare ad abitare per sempre da loro, ma prima
dovevano essere chiarite molte cose, tra cui, se la sua piccola pensione poteva
essere rimessa in Austria, perché Anita non voleva restare senza mezzi
autonomi; Josef fece di tutto per
realizzare tale desiderio, e dopo grosse difficoltà da parte delle autorità,
nel settembre 1965 Anita poté finalmente
trasferirsi a Weiz, dove rimase fino alla fine della
sua vita terrena, avvenuta il 6 agosto 1989.
Già subito dopo la fondazione del piccolo
gruppo di amici, Anita depositò dal notaio tutti i diritti dei suoi libri
all’Unione Fiduciaria, la cui associazione avrebbe dovuto provvedere anche
negli anni a venire, che tutte le Opere di Anita fossero stampate e divulgate.
In una piccola tipografia di Weiz nel 1960 fu stampata su una vecchia macchina
compositrice, l’Opera principale “Eternità Ur in Spazio
e Tempo” nel grande formato unificato A4. Per questo enorme lavoro,
furono necessari quasi
Anita riceveva il contenuto delle sue Opere
secondo il principio intuitivo. Durante la scrittura del “Libro di Grazia”, la decifrazione verso per verso
dell’Apocalisse di Giovanni, Anita desiderò sapere dal nostro Padre celeste se
tutto fosse stato scritto giustamente - perché non era sempre facile chiarire
le immagini spirituali, spesso assai incomprensibili. Era inoltre molto
scrupolosa, ma improvvisamente, dopo il ricevimento del capitolo 11, non arrivò
più nulla. Alcuni giorni più tardi, dopo la preghiera della sera, Anita ebbe la
sensazione che ora le sarebbe di nuovo arrivata la continuazione. Durante la
notte ebbe un sogno intelligibile: si trovava in un corridoio, e a destra e a
sinistra vi erano 22 camere. Tentò di entrare nella prima – era serrata; così
pure la seconda. Soltanto alla 21° camera poté entrare, poi il sogno finì. Il
giorno seguente venne la continuazione, ma non il 12° capitolo che doveva
seguire, bensì il 21°. In seguito, i capitoli vennero di nuovo in ordine.
Quando gli amici la interrogavano su
come ricevesse le Opere, lei sempre diceva semplicemente: “Arrivano proprio
(intuitivamente)”. Lei scriveva il ricevuto direttamente con la macchina
per scrivere, dopo correggeva solo l’ortografia. “Non avrebbe anche nessun
senso” – diceva – “copiare qualcuno, come fanno molti, e poi sostenere
di sentire – com’era avvenuto per Jakob Lorber – la Voce di Dio nel
cuore. È importante ‘che cosa’ ci è detto, e ‘che cosa’ c’è!”.
Anita non metteva troppo in vista la sua
umiltà, e detestava le molte dicerie sull’amore: “A che cosa serve avere in
bocca la parola ‘amore’, se il comportamento giornaliero non testimonia di
questo?”.
Era suo desiderio, quando sarebbe diventata
più vecchia e bisognosa di cure, di andare in una casa di riposo. Nel 1975 fu costruita in Weiz,
la sua patria natia, in una zona tranquilla al margine della città, una casa di
riposo molto accogliente. Poiché il suo stato di salute peggiorava di anno in
anno – nella sua vita stette complessivamente diciassette volte in ospedale –
Anita decise nel settembre 1975 di
trasferirsi in questa nuova casa. Amici dall’Austria e dall’Australia la
aiutarono mensilmente con un finanziamento, perché la sua sola pensione non era
sufficiente.
*
Qui è dato un accenno sugli ultimi
giorni di Anita Wolf, tratto da una lettera circolare
indirizzata a tutti i lettori delle sue Opere, che Josef Brunnader
scrisse nel giorno della sua morte:
«Venerdì, 4 agosto, son venuti due cari amici dalla Svizzera e
uno dalla Germania in Weiz. Sabato, 5 agosto, come d’accordo visitammo la nostra cara Anita
alle dieci del mattino nella casa di riposo. Anita era sorprendentemente fresca
e rispondeva a molte domande spirituali, come anche spiegava la sua fuga dalla
prigionia dopo la seconda guerra mondiale nel 1948. Per non affaticarla
troppo, volevamo andar via dopo appena una mezz’oretta, ma …con nostra
sorpresa, lei ci disse di rimanere tranquilli fino alle ore undici, perché a
quell’ora, nella casa si serviva il pranzo. Ci accordammo pure per una nuova
visita presso di lei, il giorno dopo, alle ore quindici. Purtroppo, a questo
punto non andammo più, poiché, domenica 6 agosto,
fui avvertito dalla casa di riposo che la signora Wolf
era deceduta alle 0,30. La solenne inumazione e il congedo ebbero luogo
mercoledì 9 agosto
Dunque,
la nostra cara Anita ha trovato nella patria di Jakob Lorber, nella verde
Stiria, e presso i suoi amici in Weiz, il suo ultimo
luogo di riposo in questo mondo. Ora Anita è andata nella Casa dell’eterna
Luce, ma su questo mondo continua a vivere la sua Rivelazione divina e molte
migliaia di amici ne sono profondamente felici. Così, molti saranno ancora
guidati da questa meravigliosa Opera, poiché nessuno può ostacolare l’azione di
Dio, e tutto ciò che viene da Lui ha valore per l’eternità!».
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