– Rivelazione –

(Dettato ad Anita Wolf nel 1973)

La tecnica aumenta, l’umanità sprofonda, perfino molto rapidamente. Chi fermerà lo scivolone?”Qui, nell’Eterna Luce, come lo rivela il titolo, deve essere illuminato il tempo attuale, in cui ci sono di certo tutta una serie di uomini, altolocati, casuali, poveri e ricchi, di tutte le più differenti classi sociali, orientati proprio sull’eternità di ciò che viene offerto loro. Inoltre, è indicato che in mezzo al materialismo troppo spinto, vive comunque il nostro Signore Iddio, ed Egli tiene ancora le Sue mani su tutto ciò che, dell’umanità, precipita, poiché oggigiorno esiste pur sempre una ‘Rivelazione’, non importa in quale modo ciò avvenga.

 

 

L’ETERNA LUCE

 

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*

«L’Alfa e l’Omega sei Tu,

mio incomparabile Creatore.

Tu non hai né pausa né quiete.

Chi vuole, o Signore, allontanarsi da Te?

 

Tu sei Pace per l‘uomo

e Sacerdote per l’anima sua,

di colui che a Te è gradito,

affinché nulla più gli venga a mancare.

 

Così, spesso sei chiamato,

o Dio, solo con la bocca,

Quindi, Tu sei sconosciuto ancora

da prima fino a quest’ora.

 

E chi Ti chiama ‘Padre’,

Ti ha pienamente afferrato,

e chi conosce il Tuo Cuore,

lo hai per Te affinato.

*


 

Titolo originale in lingua tedesca: “Das ewige Licht”

(revisione testo ottobre 2024)

Edito dal circolo degli amici di Anita Wolf - C/o Jurgen Herrmann

Hohenfriedberger Strasse, 52 - 70499 Stuttgart

Email:     bestellung@anita-wolf.de.

Sito:           http://www.anita-wolf.de

Traduzione e revisione a cura del gruppo:

‘Amici della nuova Luce” – www.legamedelcielo.it

Contatti: info@anitawolf.it


 

INDICE

 

Cap. 1          Un incontro casuale - Un aiuto inatteso

Cap. 2          Il sequestro è progettato - Lo straniero lo manda in fumo

Cap. 3          In casa dell’imprenditore si comincia a conoscere il medico-sacerdote

Cap. 4          Alla fabbrica, un po’ di convenevoli, i fatti sono esposti

Cap. 5          Il risveglio e il recupero - La cena anche con Marita - Una proposta viene accettata - Dai Mescaru un'altra piccola vittoria

Cap. 6          Dal Prefetto per una lavata di capo - I Mescaru riaprono gli occhi

Cap. 7          I mughetti - Una cena ricca di insegnamenti

Cap. 8          Il Mescaru in fabbrica per il contratto - Wanger da Mestosani

Cap. 9          Uno strano viaggio per una visita promessa - Un vecchio favore da ricambiare

Cap. 10        La visita del Ministro - Si scopre l’ingiustizia - Mestosani alle strette

Cap. 11        La grande cena all’hotel - Il Ministro va dai Mescaru - Il pranzo coi Beocana

Cap. 12        Alla villa dei Beocana, la cena con il medico-sacerdote

Cap. 13        La partenza - Primi ausili nella missione africana - La prima benedizione

Cap. 14        Pronta la pista, viene benedetta - Arrivano due aerei - Sventato un attacco - Domande e risposte

Cap. 15        Una grande predica per quei pochi

Cap. 16        Juanita in visita da Vilpart - Il direttore a cena - In Africa i preparativi per la partenza

Cap. 17        L’ultima sera, l’ultima predica - La partenza

Cap. 18        Vilpart rilasciato va in Africa - Il perdono - Una piccola prova ha il suo grave costo

Cap. 19        Robert torna a casa - Un caro ricordo - Il matrimonio doppio, insieme a Wilmut

Cap. 20        In fabbrica, un esperimento va a buon fine – Dal Prefetto un criminale viene messo alla prova

Cap. 21        L’ultima sera i Beocana, i Cruzziano, Irina e Ernestino sono riuniti per ascoltare la Parola del Signore dalla bocca di Wilmut

 

 

 

PREFAZIONE

Cari amici!

A prima vista, questa piccola opera qui presentata, sembra essere una storia banale, di quelle che se ne trovano a migliaia sul mercato librario che, per la maggior parte, riguardano il puro umano-mondano, anche se alcune volte possono mostrare buoni e brevi riferimenti all’Eterno, al vero e proprio essere dell’uomo.

Qui, nell’”Eterna Luce”, come lo rivela il titolo, deve essere illuminato il tempo attuale del dettato, sul fatto che certamente esiste ancora tutta una serie di uomini altolocati e marginali, poveri e ricchi, da tutte le più differenti classi sociali che sono rivolti all’interiore, appunto, sull’’Eterno’. E inoltre, che questi uomini, tuttavia, si ‘lasciano toccare’ da ciò che viene a loro sottoposto.

Ma come accade dappertutto, si dimostra che non tutti i cuori si arrendono, d’altronde, anche i criminali, soprattutto quelli che si sono smarriti in gioventù, si lasciano guidare da parole paterne, da un aiuto di luce e perdono il loro malvagio sentiero.

Inoltre è indicato che in mezzo al materialismo altamente coltivato, vive il nostro Signore Dio, ed Egli tiene ancora le Sue mani su tutto lo sprofondare dell’umanità, poiché oggigiorno esiste pur sempre una ‘Rivelazione’, indipendentemente in qual modo questa avvenga.

Proprio per presentare come dato di fatto questa ‘Luce superiore nelle tenebre di un’umanità mondana’, i personaggi sono, per così dire, ‘inventati’, cioè, i nomi non devono necessariamente essere veritieri, i luoghi non giocano nessun ruolo, tuttavia non sono così immaginari da poterli definire tutti come inesistenti.

Innanzitutto, questa piccola opera deve servire a far capire al caro lettore, alla gentile lettrice, dove si ‘dovrebbe arrivare’, cioè, alla possibilità di sapere che il nostro DIO, il Signore e Creatore di tutte le cose viventi, opera eternamente, quindi una volta, a quel tempo, e poi oggi, e che la Sua Rivelazione è rimasta realtà.

Mi auguro che questo libro possa portare a tutti i lettori, gioia e anche benedizione.

A.W. - Weiz, Maggio 1973

 

 

                 Personaggi

Alfons Beocana                                    proprietario di tre fabbriche

Bertram                                                 capo tribù nero

Canncia                                                 capo ufficio della fabbrica di Beocana

Carol                                                     un nero, guardiano degli animali

Chatarina                                              una ragazzina nera

Cottassa                                                padrona di casa che ospita Von Wanger

Fallango Ernestino                                capo pilota che sposa Marita

Irina Kingtown                                     segretaria di Beocana che sposa Robert

Lanny Mescaru                                     mamma di Vilpart

L’apprendista                                       un giovane aiutante in fabbrica

Josepha                                                 governante di casa Beocana

Juanita                                                  moglie di Alfons Beocana

Juliane visconte De la Cruzziano          moglie del visconte

Kathi                                                     un’infermiera

Manzzu                                                 un cameriere

Marita Beocana                                    sorella di Robert

Mary Dabbati                                       segretaria di Beocana, sostituta di Irina

Mescaru                                                funzionario del tribunale, padre di Vilpart

Mestosani                                             il Prefetto a capo della Prefettura

Moritz                                                   il più corpulento dei due compari

Orsano                                                  ingegnere capo

Philipp                                                  un piccolo nero

Robert Beocana                                    figlio diciottenne di Alfons e Juanita

Richard                                                 un nero

Stants Haverman                                  un criminale

Vilpart                                                  il figlio dei Mescaru

Pedro visconte De la Cruzziano,          Ministro della Giustizia

Willmut Adalon von Wanger               medico e missionario

il capo della polizia

il direttore dell’hotel American hotel

il direttore del carcere

un secondo pilota

una cuoca


 

 

۞

Cap. 1

Un incontro casuale – Un aiuto inatteso

 

«Signore, rimani con noi;

si fa sera e il giorno sta per finire».

[Luca 24,29]

1. “Dimmi, Robert: perché mi trascini su per il monte sotto questo Sole cocente? Cosa cerchi lassù?”. – L’interpellato, un giovane, guarda in alto al cielo soffocante, accenna alla città che è in basso, alla baia che riflette il colore del cielo, e risponde:

2. “Tu lo sai Vilpart, io guardo molto volentieri il panorama”, indicando alla vicina collina, dove le querce a rami larghi dispensano frescura. “Io…”. Robert Beocana non completa il pensiero. Qualcosa di indefinito lo ha afferrato dall’ultima notte, quando è sfuggito a malapena a due malviventi che gli avevano sparato, ma non lo avevano colpito. Non lo ha ancora raccontato all’amico, quel qualcosa di indefinibile glielo ha impedito.

3. Talvolta Vilpart gli è estraneo, non si confida mai completamente con lui. Lui (Robert) neanche sospetta che l’amico ama solo la sua ricchezza. Il padre di Vilpart, il sig. Mescaru, è un funzionario dell’ordine giudiziario, molto coscienzioso, e la madre è una buona donna. Egli non ha fratelli né sorelle. Il padre di Robert ha tre fabbriche e pretende da suo figlio, quale successore, gli stessi orari di lavoro stabiliti, come fa lui stesso. La madre, invece, è un po’ superficiale.

4. Robert ha ancora una sorella che ama teneramente. A volte la sua casa paterna gli sembra vuota, completamente desolata, senza una vera e autentica posizione di vita. Egli non si rende ancora conto che nella sua anima, profondamente nascosto, arde un desiderio che vorrebbe estendersi a degli ideali. Il tran tran quotidiano, come lui chiama il corso dei giorni rigorosamente regolati, talvolta gli è molto fastidioso. Tuttavia lavora volentieri e fa qualcosa che suo padre non fa: è sempre di buon animo con l’operaio più umile, porge la mano ad alcuni e vi mette qualcosa dentro, dove sa che parecchi bambini siedono a un magro tavolo.

5. Sua madre sorride di questo capriccio, il padre lo guarda solo con disapprovazione e gli riduce lo stipendio mensile. Gli operai nelle fabbriche lo sanno e tacciono. Per il giovane padrone, essi passerebbero attraverso il fuoco.

6. Questo passa per la testa di Robert, allorquando cerca le parole e non le trova. Alla fine, stanco della salita, dice: “Quando si deve star seduti in un caldo ufficio, giorno dopo giorno, allora ci si vuol vivificare, ed è davvero bello essere toccati dal Sole”.

- “Ah, tu sei matto!”. All’esclamazione segue una risata sprezzante.

- Robert non vi fa caso, altrimenti adesso si sarebbe accorto di ciò che spesse volte prova verso Vilpart, ma che ha sempre represso con la frase: ‘È mio amico!’

7. Il sentiero diventa stretto, e il terreno bianco quasi li abbaglia. Finalmente raggiungono la cima e si affrettano alla palizzata sgretolata dalle intemperie, alla quale si dispongono ampie strisce di erba di un verde intenso. È strano come qui lo splendido verde si possa conservare. Questo, forse è dovuto alle querce che si sono radicate saldamente e ostinatamente nelle rocce. Qui non c’è stato ancora un solo visitatore che non si sia meravigliato di questo.

8. “Che bello!”. Robert prende posto su una bassa fenditura nel muro.

- “Ebbene”, dice Vilpart, “cosa ci guadagni dalla vista? Puoi averla più facilmente; hai un aereo privato, e potevamo ammirare senza sforzo la nostra città”.

- Robert tace. Gli occhi vagano lontano. Che tristezza! Nemmeno l’unico amico può comprenderlo nella sua fame per l’indefinito, per qualcosa di superiore. L’aereo! Naturalmente. Senza sforzo…? Ma allora, il paesaggio, la magnifica natura, scorrerebbe troppo velocemente, più vorticosamente che in un viaggio in auto. Ma, …qui? Un luogo di riposo dove l’occhio può afferrare ogni dettaglio, dove si possono scorgere tra le mura, perfino piccoli fiori di garofani color rosa.

9. Robert non si accorge degli sguardi truci di Vilpart che si posano furtivamente sul ricco amico. Egli (Vilpart) odia ogni lavoro, e suo padre non lo sostiene economicamente. Ah, lo spilorcio raccoglie tutto ciò che si può mettere da parte. Per lui, Vilpart, il padre fedele, un giorno avrebbe dato al figlio due cose buone per il suo percorso di vita: il lavoro e la fedeltà, e in seguito anche una vita più facile, quando il giovane stesso avrebbe avuto moglie e figli. Questo, al ribaldo, non passa per la testa.

10. Lui preferirebbe avere molto denaro, gettare da sé la ristrettezza della casa paterna, e vorrebbe solo divertirsi. Robert è stupido. Egli lo potrebbe fare per entrambi, dovrebbe solo gettare ai piedi del vecchio la sua miseria da lavoro. Robert e la sorella sono ricchi da parte della nonna, dalla quale i due nipoti hanno ereditato il patrimonio. Certamente ne potranno disporre solo dal ventunesimo anno di vita; così il vecchio li ha ancora sotto il suo controllo.

11. Robert diventerà maggiorenne l’anno prossimo, sua sorella ha solo sedici anni. Vilpart ha tentato alcuni approcci con la giovane. Allora sarebbe ricco con un matrimonio. – Il suo sguardo cade di lato. Non lontano, sotto un albero, siede un uomo che legge un libro e, apparentemente, sembra non badare all’ambiente che lo circonda. Colpisce Robert al fianco e dice: “Guarda, là c’è uno seduto!”

12. Gli occhi di Robert vagano verso quel silenzioso lettore, ed ecco, di nuovo quell’indefinibile che gli opprime il petto. ‘Sciocchezze! Cos’ha a che fare lui con quell’uomo?’

- “La sottana nera disturba il tuo raccoglimento?”, ironizza Vilpart, e cerca di trascinar via l’amico dal muro.

13. “Non mi disturba!”, risponde lui più duramente di quanto non faccia di solito con uno schernitore. “Non sono mai venuto in contatto con questa gente. Da noi non si parla di… – hm, come lo devo chiamare – …di religione, oppure, …di fede. E non saprei proprio di cosa potrei parlare con un prete. Non mi piace la ‘sottana nera’! Questi sono lì pur sempre per i poveri, sono per loro un certo sostegno, per così dire, un sostegno interiore. Perciò rispetto i sacerdoti, anche se non c’è nulla che ci lega”.

14. “Adesso dì solo ancora ‘Dio’, e andrai in un ospedale psichiatrico!”

- Detto a voce troppo alta, il sacerdote lo sente; ma, in silenzio, con un sorriso nascosto, legge come catturato dal suo libro.

- Robert si irrita. In genere possiede un animo molto calmo, raramente si lascia irritare. Ma adesso…

15. “Se sei mio amico, allora smettila con le tue stupidaggini! Che non esista nessun Dio, …lo so”, lo dice contrariamente alla sua opinione. “Le prediche di Dio, come ho detto e lo considero anche giusto, sono per la povera gente; essi hanno così un… hm, …un risarcimento. E perciò non tollero che si dica qualcosa di spiacevole su una guida della Chiesa”. Questa osservazione giunge altrettanto fino al sacerdote.

16. “Allora va a parlare con lui, stupido!”, sibila furibondo Vilpart. Egli, per motivi comprensibili, odia tutto ciò che è migliore. Chi sospetta la sua attività notturna, chi sospetta su quale via pericolosa si muove? – “Lasciati convertire! Lascia in eredità il tuo patrimonio alla Chiesa! Vivi come vivo io, e poi…”.

- “Vilpart, mai ti ho rinfacciato tutto ciò che faccio per te. Oggi voglio dirtelo: senza di me e, …non te l’ho mai detto davanti, ma adesso mi hai provocato, e precisamente in un modo che non avrei mai pensato del mio unico amico”.

17. Vilpart sente di aver esagerato. Il suo colpo fallito nella notte lo rende tanto furibondo che ha perso semplicemente il controllo di se stesso. “Perdonami!”, cerca di afferrare la mano di Robert, ma lui la ritira. “Ahimé, parole stupide, dette senza riflettere. Non mi puoi perdonare? … Allora rimani da solo. Domani starai sicuramente di nuovo bene. La lunga salita ha infastidito anche me, il caldo, l’uomo dalla sottana nera. Perché non se ne va? Sembra come se aspettasse proprio noi”.

18. “Tu puoi andartene, Vilpart! Ma cambia il tuo comportamento, se vogliamo rimanere amici. Ora ti prego: lasciami solo!”. Robert si alza in piedi e guarda il paesaggio che s’innalza in dolci ondeggiamenti dietro la sua città natale, fino a media altezza all’orizzonte. La sua patria è bella, molto bella…, e buoni sono i suoi genitori e la sorella, perfino i suoi molti dipendenti. Egli è amato e rispettato, nonostante la sua giovane età.

19. Eppure, il suo cuore è così solo, tanto solo. Proprio adesso gli passa per la mente che, nonostante l’amore materno e la benevolenza un po’ severa del padre, la sua casa è, in qualche modo, spoglia. Quando Marita (sua sorella), che da un paio di anni si trova in collegio, viene a casa durante le ferie, allora la casa dei genitori diventa un nido caldo e accogliente.

20. Lui stesso si rimprovera di essere un ingrato. Il padre ha buone intenzioni, quanto bene lo ha educato con certe restrizioni, nonostante la ricchezza. Gli ha insegnato non soltanto a non gettar via il denaro, ma di essere un brav’uomo. Spesso diceva: ‘Ricordati, Robert, il denaro non è mai rimasto completamente fedele a nessuno. Tu puoi diventar povero, lo vuole il destino, o per propria colpa. Allora sarai in grado, grazie a un lavoro onesto e a una buona abilità, a preservarti dalle difficoltà, dalla miseria e da una insostenbile caduta’.– Suo padre ha ragione!

21. Soltanto che non riusciva ad avvicinarsi a lui nel modo giusto, nemmeno a sua madre. Certo, talvolta lei gli accarezzava i capelli e le sue guance abbronzate, e già questo suscitava la sua gratitudine. Il suo animo era troppo tenero. Questo gli ha fatto perdere spesso la chiara visione nei riguardi di Vilpart, altrimenti l’avrebbe capito da tempo che la sua avidità già dall’infanzia è stata un’appendice della sua ricchezza.

22. Robert tira un sospiro di sollievo quando i passi dell’amico vanno smorzandosi. Guarda il silenzioso lettore; vorrebbe andare volentieri da lui, come se presso di lui la sua anima, a lui ancora sconosciuta, potesse trovare un sostegno e una parola di incoraggiamento. Due voci si levano in lui. L’una lo rimprovera di essere un sognatore, l’altra tormenta e preme: ‘Sei un ingrato! Certamente la ricchezza non è nulla per te, non ti attira, tuttavia è un buon fondamento, solo che non copre il vuoto del tuo cuore, infatti, non è la freddezza percepita in casa dei tuoi genitori che ti spinge invano, poiché non sai nemmeno tu cosa vuoi’.

23. Gli occhi del sacerdote si fissano su di lui, e mentre gli si avvicina lentamente, con la destra indica la città, il territorio, il mare, e dice con una voce sconosciuta, ma squillante: “È questo il suo paese natio?”. Oh, quanto fa bene il suono morbido di quella voce misteriosa, è meglio della carezza di sua madre. Ecco che ora si definisce di nuovo un figlio ingrato.

24. “Sì”, risponde. Il paese è bello con i suoi campi fertili, i boschi, i giardini, le ampie colline e l’orizzonte con le cime stravaganti e, … il sognatore dice entusiasta: “…è la mia terra natia! Io l’amo, e penso che da nessun’altra parte è bello come qui. Ho già visto alcune terre straniere, e tuttavia, …quando tornavo a casa, tiravo sempre un sospiro di sollievo, qui era tutto così familiare, qui c’era tutto, …come devo dire, come …spiegare?”

25. Il sacerdote sfiora il braccio di Robert. “Lei non ha bisogno di dire altro. La mia professione mi porta molto lontano, ed ho trovato bellezze ovunque. Anche il mio luogo natio, nell’estremo nord, è precisamente lo stesso come per lei il suo paese del Sole. Da noi, nulla è così rigoglioso, tutto è alquanto aspro; ma ha anche il suo fascino. L’asprezza del nostro clima rende gli uomini forti, …in molte cose, caro giovane amico… – La posso chiamare così?”. Gli occhi tranquilli di un profondo blu scuro, essi stessi sono già una fermezza che abbraccia un uomo come con un forte braccio.

26. “A parte il mio amico che se n’è appena andato…”, Robert indica la figura diventata piccola che sta scendendo, “…non ho mai avuto subito un contatto più forte con qualcuno, come adesso con lei. Inoltre, siamo del tutto estranei. Ma lei parla bene la nostra lingua. Come mai?”

27. “Tante domande in una sola volta”, ride allegramente il sacerdote. “Venga, ho trovato una panchina là dietro”.

- “Oh, la conosco”, sorride Robert. “Da quanto è già da noi?”

- “Sono arrivato ieri, sono in permesso, sono stato per cinque anni nella lontana giungla come missionario e come medico”.

- “Lei è medico?”. Uno sguardo di ammirazione colpisce l’uomo alto e snello.

28. “Caro giovane amico, lontano dalla cosiddetta civiltà, si deve essere in grado di fare molte cose, altrimenti si è spacciati. Io imparo facilmente le lingue straniere, e questo è un bene per la mia posizione”.

- “L’ammiro!”, interrompe Robert entusiasta.

- “Ben detto! Ma tale ammirazione, si basa quasi sempre su due fattori: sull’invidia, oppure sul rimpianto di qualcosa non raggiunta”.

29. Nel frattempo sono arrivati alla panchina da dove si gode una buona visuale su due lati. Lo straniero la indica. “In ogni uomo ci sono due lati; l’importante è trovare un posto dove si possono vedere entrambi, in cui entrambi sono uniti dentro di sé. Adesso lei non mi comprende, per questo è ancora troppo giovane. Ma si rallegri che lo sia ancora!

30. Il mio campo d’azione richiede di osservare tutto senza dare nell’occhio. Questo lo s’impara nella foresta, dove sono in agguato tanti pericoli, non soltanto da parte degli animali che sono per lo più inoffensivi, più degli...”.

- “Mi scusi se la interrompo di nuovo, ma non si possono chiamare ‘inoffensive’ le bestie feroci!”

- “Invece sì!”. Lo sguardo dello straniero conquista e spiega cosa significa questa parola.

31. “Io sono già stato quattro volte nelle zone più differenti, è molto raro che un animale, sul punto di aggredire, non si faccia sentire in anticipo. Perfino i serpenti dagli alberi non possono evitare un certo strepitio quando colpiscono dall’alto in basso. Gli abitanti primitivi della foresta possono strisciare senza far rumore, e ai nostri giorni colpiscono ancora con frecce avvelenate, uccidono perfino alle spalle con i loro coltelli. Allora non ci si può difendere, a quel punto si è spacciati. Proprio così uccidono perfino i grandi animali selvatici. Perciò gli animali sono da definire più inoffensivi, rispetto agli uomini malvagi.

32. Non creda ora che questo stato di cose sia presente solo nella foresta. Al contrario, e proprio perché ci si chiama civilizzati, l’uomo bianco è ‘la bestia del mondo’! Voglio raccontarle cosa ho vissuto questa notte”. Il medico lo fa intenzionalmente. “Sono arrivato ieri e alloggio nella casetta gialla presso la spiaggia, privatamente. La missione della foresta mi ha procurato questo posto per una rapida guarigione.

33. Nonostante fossi abituato al caldo della foresta vergine, di sera c’era un caldo a me sgradevole. Sono andato alla spiaggia. A causa della zona a me sconosciuta, più tardi sono capitato in città, e lì un giovane correva davanti respirando con affanno. Ho capito subito: ‘Lo stanno inseguendo!’. Due uomini incappucciati stavano già arrivando dalla curva più vicina, uno alto, forse come il suo amico, e un tipo più piccolo e corpulento.

34. Mi son trovato sulla linea di fuoco. La comparsa improvvisa di un estraneo ha insospettito i criminali per qualche istante. Per esperienza, sono sempre sufficienti…”, dice il sacerdote, “…per concedere al minacciato un vantaggio, per sfuggire agli inseguitori. Gli spari, per fortuna, hanno mancato il bersaglio!”

35. Alzando lo sguardo, afferra il braccio di Robert. “Cosa le succede? È diventato così pallido!”. Come medico reagisce subito, ma anche come sacerdote può aiutare. Infatti, al primo sguardo, vede che non è tanto la debolezza fisica, quanto un’oppressione animica che ha portato il giovane fino allo svenimento. Esamina il polso e gli occhi, e prende dalla sua tasca una medicina. Alcune gocce in un bicchiere che ha riempito alla vicina fontanella, e già il colore, sulle bianche guance, riappare.

36. Aiuta Robert ad alzarsi di nuovo. “Come si sente adesso?”.

- “Grazie; io, …io sono...”.

- “Riferitemi cosa avete provato. Perché vi siete accasciato? Siete dunque così sensibile? Questo genere di cose accadono ovunque al giorno d’oggi e si possono leggere tante cose orribili giornalmente in ogni giornale. Parli pure, con me si può confidare”.

37. Come uno che sta affogando, Robert afferra le mani del medico e si aggrappa letteralmente a queste. “Ho avuto fiducia appena l’ho vista leggere sotto l’albero. Com’è possibile…? Ora le voglio confidare ciò che non mi è permesso confidare nemmeno a mio padre, per non parlare di mia madre. E al mio amico, poi...”.

- “Costui è meglio che lo escluda; lui non è una brava persona”.

- “Come fa a saperlo?”

38. Un sorriso sottile. “Chi ha visto molte cose non belle, ha qualche sguardo in più per riconoscere gli uomini a prima vista. Quando voi due siete venuti sulla collina, ho pensato: ‘Uno chiaro e uno oscuro!’. Lei non comprende l’espressione, ma spero che la comprenderà in seguito. Mi racconti qualcosa dalla sua vita, anche del suo amico, e soprattutto, cosa l’ha sconvolto così tanto”.

39. Robert parla dei suoi genitori, dello zelo del padre e di come lui, Robert, è sempre stato invogliato a lavorare. Anzi, riferisce perfino della propria ricchezza, ereditata dalla nonna. Poi parla del suo amico, e che si sarebbe già spesso allontanato da lui, a causa di un sentimento che non riusciva a qualificare e, …della sera scorsa.

40. “Ero io l’inseguito!”, dice vacillando. “Quando ho visto il terzo uomo, …era quindi lei? Ho pensato soltanto: ‘È finita! La via di fuga mi è sbarrata!’. Quando sono riuscito a scappare, ho pensato: ‘il terzo uomo non era abbastanza veloce, ed è stata una coincidenza che non mi avesse colpito un proiettile’.

41. Che ora lei fosse il terzo, mi ha sconvolto ancora di più. Poteva restare colpito, e sarebbe potuto morire! Lei mi ha salvato! Lo dirò a mio padre, lui vi ringrazierà!”

- “Con il denaro?”, dice all'improvviso.

- ‘Oh, sì’, pensa Robert, ‘con il denaro il padre fa molto, quando si remunera. E vedere il suo unico figlio salvato, salterebbe fuori molto. Ma quest’uomo? …No! No! Non lo si può offendere con questo.

42. Il medico stringe il giovane semplicemente al petto: “La vorrei chiamare Robert, ed ho percepito le sue esitazioni. Oh, per gente ricca è abituale accomodare con il denaro qualcosa che non si può regolare. Aspetterò che prima impari a conoscere i suoi genitori. Starò qui sei settimane, quindi ci sarà abbastanza tempo per incontrarci ogni tanto. Verrò qui, per quanto mi sarà possibile, di sera, non molto tardi. Mi può venire a trovare anche nel quartiere; non c’è nulla che glielo impedisca.

43. Vi consiglio, e insisto: ‘Si allontani da quell’amico!’. La sua bocca e i suoi occhi mentono! L’ho penetrato con lo sguardo. Prenda la scusa di avere molto lavoro, e questo è vero. Lo faccia gradualmente, in modo che non s’insospettisca subito. Di sera, non vada mai da solo, dovunque sia, almeno per un po’. Anch’io terrò un occhio su di lei e, …su questo amico particolare”.

44. “Com’è possibile che lei possa tenere un occhio…? Sarebbe come un… come un …un …”

- “Miracolo?”

- Robert ride. “Mi perdoni, questo non esiste. Come medico non crederà ai miracoli”.

- “Come medico! E come sacerdote?”

- “Non ne sono sicuro”, dice Robert più impetuoso di quanto pensi. Di nuovo, c’è qui quell’indefinibile, contro il quale si difende inutilmente.

45. “Ecco, ne prenda un altro!”, il medico gli porge il bicchiere. “Non è ancora completamente a posto; intorno al naso”, un sorriso sotto i baffi, “sembra un formaggio”.

- Robert ride involontariamente insieme, solo che il ‘formaggio’ non gli piace. Nonostante ciò, si sente notevolmente meglio. Con curiosità chiede della medicina.

46. “Un altro miracolo. Me l’ha regalato il medico stregone della mia tribù di neri”.

- “Non la voglio assolutamente offendere”, Robert trattiene la sua irritazione, “questi neri con la magia sono proprio incapaci di intendere e volere. Un medico che ha fatto il suo dottorato in Europa, …perfino se è anche sacerdote, …è impossibile che non riconosca una simile magia”.

47. “Nemmeno io la riconosco. La magia, di cui in genere non si sa nulla e la si riconosce solo nella buia foresta, quella che usa il capo, per procurarsi il rispetto. Egli lo ottiene proprio come un clown nel circo che compra la ‘folla istruita’, oppure come un oscuro cantante, un commediante, un gol del gioco del calcio che porta le masse a un entusiasmo frenetico. C’è qualche differenza…?

48. Non mi dica che questo non sarebbe un paragone. Questo è perfino il migliore. Naturalmente, nella foresta ci sono cose che non si accetterebbero come medico. Nondimeno ci sono molte erbe e ogni genere di cose che, se utilizzate correttamente, possono essere impiegate per produrre le migliori medicine. Finora la colta scienza medica ha rifiutato ancora molto. Io ho imparato a conoscere molto e quindi ho già preparato, con l’istruzione del nero che mi ha fatto conoscere il suo segreto, cose che ho potuto usare ovunque.

49. La maggior parte di queste cose è ancora un mio segreto, a tal fine non riesco a guadagnare i medici, ma credo che un giorno si riuscirà. Il mio amico nero mi ha sostenuto in questo. Lei non ci crederà: lui può spesso guardare nel futuro. E anche se qualcosa era come velata, poco chiara oppure non risultava vera, c’era comunque molto che posso confermare pienamente. Più tardi, caro amico, avrà un esempio”.

50. “Peccato, lei poteva diventare per me un uomo come ancora non ne ho mai conosciuto, e ora si scopre che è un mago e uno stregone. Non lo avrei mai pensato di lei! La sua medicina era quindi, …un veleno nero?”

- “Non è medicina nera!”, dice il medico molto seriamente.

- “Sì, signore, è un veleno!” …

- “Si fermi, non scappi!”. Tira indietro Robert sulla panchina.

51. “Lei non sa, dunque, che certi veleni sono adatti per casi particolari? Il veleno della flora non diluito porta inevitabilmente alla morte, anche se lo si diluisce, come anche, se non si conosce la quantità, quanto e con che cosa lo si deve mescolare. Se lo si conosce precisamente, allora si può aiutare nel modo migliore.

52. Ho aiutato qualche nero che era stato lacerato da un animale selvaggio o da un boa, e l’ho insegnato al capo tribù affinché potesse aiutare anche quando non sarei stato con lui. Egli lo ha chiamato in suono grave ‘un miracolo bianco’, perché io sono un bianco. Lui mi ha mostrato il primo passo, ed io a lui il successivo, fino all’ultimo, per il momento.

53. In lei risiede profondamente nel petto ‘l’incubo notturno’. Ho notato che era lei il fuggitivo. Lo comprenderà solo più tardi, quando conoscerà le connessioni. Prima o poi le sarebbe esplosa una malattia dei nervi, difficile da guarire. La mia ‘medicina nera’ l’ha protetto da questa.

54. Un miracolo, lo chiami pure ‘un mistero del mondo’, che io sapevo che oggi avrei incontrato l’inseguito, …e anche l’altro”.

- “Adesso che le ho detto tutto, lo si può affermare!”

- “La sua opinione non mi offende; lei non è nemmeno l’unico che reagisce così. Lei è alla ricerca e… ‘non trova’, perché non ha ricevuto nessuna base di partenza per un bene di fede”.

55. “Vorrei quasi chiamarlo miracolo”, ironizza Robert. “Come conoscitore di uomini, quale lei è, le è stato facile combinare il nesso, magari anche per sondare l’interiore di un uomo. Ma cos’è l’interiore? Può sezionare anche questo?”

56. “Non è una cattiva idea”. Di nuovo c’è il sottile sorriso che sfiora la bocca del medico. “Un medico non deve portare soltanto il bisturi, deve – se possibile – prendere un paio di forbici dell’anima, per liberare l’interiore dell’uomo dagli incerti fardelli che il paziente per lo più non sospetta di quante più ferite ha nella sua anima che meno nel suo corpo”.

57. “Anima?”. A Robert sfugge una risata proveniente da quella forza che tanto teme, e che un giorno potrebbe stargli davanti e scaraventare la sua vita fuori dai percorsi tradizionali. “Ah, vorrei che lei fosse quel tipo di persona che cerco da tanto tempo e non ho mai trovato, e...”.

- “...suo padre? Sua madre? Non sono quelli che le stanno più vicini?”

58. “Naturalmente”, confessa Robert. “Ma mio padre è molto occupato, lui ha raramente tempo, e non ha nemmeno l’attitudine di darmi ciò di cui ho bisogno. Mia madre mi ama perché sono il suo unico figlio maschio. Altrimenti anche lei è molto impegnata da tutte le attività esteriori, …che lei ritiene importanti, e che io… Ah, lasciamo perdere, …tanto non serve a nulla, sono solo”.

59. “Secondo il cuore. Non è vero?”. Abbozza con delicatezza.

- Robert trasale, si vuol difendere da questa influenza. Il suo essere è discordante. Sicuramente, …la notte ha contribuito a questo, tanto che non sa quasi come deve comportarsi. ‘Sono uno stolto, uno stupido’. All’improvviso corre via, e presto è scomparso dallo sguardo del missionario.

*

60. È difficile venire vicino a un cuore che, non rovinato, è scompigliato dalle cose mondane. Poi congiunge le mani, guarda in lontananza, verso l’alto cielo azzurro, le labbra formano una preghiera: ‘Signore, colui che Tu mi hai amorevolmente mandato, se n’è andato. Dammi la Tua benedizione, o Santo, poiché ogni anima è un ricco bene celeste che non potrà mai sfuggirTi’.

61. Un morbido vento accarezza l’uomo che è unito con Dio, che troppo spesso ha imparato a conoscere la conduzione del Padre in terra straniera. E sente una Parola vicina: “Esteriormente se n’è andato, i pensieri del suo cuore sono rimasti attaccati a te. L’esteriore, caro figlio, Io non lo misuro troppo duramente, quando un’anima si smarrisce, non tanto per gli errori, quanto, più per quell’incertezza da cui l’uomo non sempre può difendersi. Questo giovane è un buon terreno; aspetta soltanto, e vedrai ciò che farà la Mia benedizione su di lui!”

62. Il sacerdote china il capo. Oh, questa meravigliosa Bontà, questa Grazia, questa… Egli non trova nessuna esclamazione, ed ha così spesso ricevuto la Parola dell’Eterno. Il suo spirito vola su in alto, là, dove l’eterna Patria di Dio lo chiama. Basta pienamente la consolazione e, …vede come in un’immagine, ciò che avverrà presto e, …vede l’aiuto del suo supremo Signore.

63. La piccola lamentela è comunque giustificata: “Signore Iddio, se tutti gli uomini fossero pacifici, se non si comportassero in maniera altezzosa, …ognuno potrebbe sentire la Tua voce, sentire ogni Tua conduzione, ognuno conoscerebbe la sua via e il suo operare starebbe sotto la Tua mano. Ed è comunque così, anche se l’umanità, nell’insieme, non sospetta né vuole la Tua Grazia. Sì, per ognuno batterà una buona volta l’ora in cui dovrà giungere alla conoscenza. Ti prego: lasciami essere il Tuo servitore anche nel tempo del mio riposo”.

64. La collina è avvolta dall’Atma di Dio, nessun frastuono giunge dalla città; è come un muro invisibile che circonda l’orante. Egli si alza e discende. La campanella della sera suona, e lui è pronto.

 

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Cap. 2

Il sequestro è progettato – Lo straniero lo manda in fumo

1. La Luna si è nascosta. Si vedono solo alcune stelle che scintillano tra le masse di nuvole. Lontano, nel bosco, c’è una capanna. Non vi conduce nessun sentiero. Chi vuole raggiungerla, deve aprirsi da sé un passaggio. Uomini tenebrosi scelgono tali luoghi. Proprio lì s’incontrano due individui. Una minuscola finestra munita d’inferriata fornisce un luce appena sufficiente per riconoscere l’interno della capanna. Gli uomini che sono arrivati lo sanno bene, non viene accesa nessuna luce e la porta viene chiusa. Discutono del ‘caso’ che li ha fatti incontrare qui.

2. “Chi si è messo tra i piedi? Peccato che la mia pallottola non l’abbia colpito. Si trattava proprio di un attimo…”. Un’imprecazione segue l’altra. “Quel tizio è capitato all’improvviso nel mezzo. Credo che non si sia reso conto di cosa…”.

3. “Forse”, borbotta uno, un uomo piccolo e corpulento. “Ha sentito il grido, l’idiota! Ah, è ora di uscire da questo pasticcio. Mi hai promesso la metà. Vale anche per la seconda volta?”

- “Ci puoi scommettere”, dice il più alto dei due. “Il ragazzo d’oro cadrà nella mia trappola; non per niente sono suo amico. Ha ha ha!”. Ride sprezzante.

4. “Non così forte”, mette in guardia il corpulento, “anche un bosco può avere orecchi”.

- “Da anni non ho mai incontrato nessuno. Ma hai ragione. Ora ascolta!”. Il più alto espone il suo piano. A volte il corpulento corregge ciò che il più alto accetta con un mugugno. Preparano tutto, fin nei minimi particolari.

5. “Non voglio più essere chiamato Moritz, se non funziona!”, borbotta di nuovo il corpulento.

“Devo trovare lo straniero, mi sembra troppo sospetto”. Il più alto pensa a quell’uomo che aveva visto il giorno prima.

- “Ah, è successo troppo in fretta, ho visto solo che è era alto e snello”, borbotta anche il corpulento.

6. “Non importa, lo troverò, contaci!”. Il più alto dei due sente ancora adesso lo sguardo tagliente. ‘Forse era un poliziotto sotto copertura? Non ne aveva proprio l’aspetto. Piuttosto, sembrava un insegnante che annaspava nella sua bambagia. Tuttavia, …gli occhi erano un allarme. Oh, no, ora comincio a dare i numeri! La sottana nera, il…”.

7. “Andiamocene da qui!”, ammonisce lui. “Domani notte alle due terrò fermo il nostro uccellino”.

- “Dove?”

- “Nell’hotel alla ‘Conchiglia del mare’. In ogni caso, sulla via di casa lo porterò al ponte”.

- “E se va in macchina?”

- “Boh, la macchina sparirà”.

- Il corpulento ridacchia: “Bella pensata!”. E se ne va quatto quatto.

- Anche il più alto, ridacchia. “Fuzionerà! E il piccoletto si sorprenderà, quando…”.

*

8. Il mattino albeggia, quando s’infila nella sua stanza senza essere visto. Ha appena il tempo di rinfrescarsi. Il modo migliore oggi di scansarsi dal lavoro, è darsi ammalato. Il suo capo imprecherà di nuovo, ma come amico del padre, a lui, il figlio, perdonerà alcune cosette.

9. Prima si reca nel bosco, e poi si fa una bella dormita. Dopo, puntualmente, come se fosse tornato dal lavoro, torna a casa. Chi sospetta il procedere tenebroso del figlio di un padre rispettato? Egli mai striscerà alla croce. ‘Il signor papà può sfacchinarsi quanto vuole’. Ride cinicamente tra sé. ‘Veramente non male! Così la buona reputazione di papà passa su di me’.

10. Questo pensa l’amico di Robert, che è capitato sulla via sbagliata. La sua coscienza l’ha schiacciata a morte. Egli sta al di là di ogni bene. Chiama a telefono Robert per incontrarsi con lui. Robert tentenna, memore dell’ammonimento di quello sconosciuto che, per lui, è ora un incessante mistero, poiché ogni volta, in lui sorge il dubbio, opprimendolo, e vorrebbe respingerlo completamente da sé, ma non riesce a liberarsene.

11. “Non so se ci riuscirò”, dice. “Oggi ho ancora molto da fare”.

- “Anche di sera?”, domanda Vilpart come se fosse dispiaciuto. “Povero te! Si va a casa quando la prestazione del lavoro è finita. Il tuo vecchio....”. Inghiotte, con quest’espressione rischia quasi di mettere a repentaglio il piano. “...il tuo vecchio lavoro, per una volta, può di sicuro aspettare. Tuo padre non è certamente così severo con il suo unico figlio maschio”.

12. Robert capisce per quale ragione Vilpart ha inghiottito. La contrarietà lo vuol sopraffare. Ma lui è suo amico. Nonostante ciò, dice in modo sgarbato: “Mio padre non è severo; io stesso mi son prefisso il lavoro. Presto voglio alleggerirlo. Ce ne vuole, prima che io possa rilevare le aziende, cosa che non è così semplice. Per giunta, mia sorella ha avuto il miglior voto nella parte gestionale aziendale, e più avanti vuole essere assolutamente attiva presso di noi. Io intanto mi rallegro, e i genitori anche”.

13. Robert non se lo sarebbe mai lasciato sfuggire, se avesse intuito l’amico. Che costui sia poco capace, lo sa, altrimenti… Non pensa realmente che lui sia capace di fare del male. Nel mezzo della conversazione vede gli occhi del medico come in visione, come se lo volessero mettere in guardia. Si passa la mano sulla fronte. ‘Che sciocchezze!’. All’improvviso dice di sì: “Sarò al mercato verso le nove di sera. Faremo un giro, oppure andremo in un locale…”.

14. Vilpart invoglia: “Oggi alla ‘Conchiglia del mare’ c’è un’attrazione: un gruppo di danza dall’Oriente. Se non hai tempo tu, procuro io un tavolo”.

- “Bene; dì al cameriere Manzzu che è per me”. Robert riattacca in fretta, sente venire il padre. “Ancora così zelante? Questo è bene! Mi sono molto rallegrato della nostra piccola Marita, anche la mamma. A sedici anni ce l’ha già fatta! Tra un anno sarà a casa”. Inconsapevolmente viene incontro al figlio.

15. “Nell’hotel alla ‘Conchiglia del mare’ c’è uno spettacolo speciale. Va’ lì stasera, hai troppo poco svago, e scegliti un’amabile fanciulla. Lì avrai un trattamento speciale!”. Bonariamente, l’imprenditore mette nella mano di Robert una grossa banconota.

- “Non è proprio necessario, posso cavarmala con i miei soldi. Ho perfino risparmiato, cosa che tu non sai”, Robert ringrazia comunque.

16. “Giovanotto!”. Cosa che difficilmente accade, …il vecchio signore abbraccia il figlio. “In un giorno, due gioie! Questo mi dimostra che i miei due figli sono degni successori, e un giorno io non sarò ingannato per la mia fatica. Continua così! Ma ora l’ufficio viene chiuso. Con chi vuoi andare?”

17. “Mi ha chiamato Vilpart”.

- Diffidente, il padre alza le sopraciglia. “Hai solo questo amico? Questo non mi è gradito, non mi piace, Robert, e se puoi, staccati da lui”.

- “Questo me lo ha consigliato ieri sera anche qualcun altro”, sfugge di bocca al figlio. Non aveva lasciato trapelare nulla della brutta notte e dello sconosciuto.

18. “Chi era?”, Robert riferisce del medico che, allo stesso tempo, sarebbe anche un sacerdote. Non dice nulla del veleno, e nulla della notte.

- “Voglio conoscerlo”, desidera il padre, “sarebbe certamente interessante”. Ma con questo non pensa al sacerdote, bensì al ‘medico’. Nessuno sa ancora che lui di tanto in tanto avverte qualcosa nel cuore. Veramente non fa male, ma stringe e tira, e forse…

19. “Se dovessi incontrarlo, e sarà così, allora digli che mi sarebbe molto gradito conoscerlo”. È strano che Robert ne sia felice. Non riesce a staccarsi da quell’uomo dallo sguardo serio e buono, neanche dall’ammonimento che lui cerca di gettare al vento, senza riuscirci.

*

20. All’hotel alla ‘Conchiglia del mare’ è tutto elegante. L’offerta dell’Estremo Oriente rimane nell’ambito della società, molto affascinante, ma etica. Solo pochi dissoluti vedono nelle ragazze more assolutamente nobili, quella selvaggina che vorrebbero volentieri cacciare. Ma come…? Anche Vilpart impreca sottovove, quando nel corridoio cerca di afferrare una ragazza, ma viene tirato indietro da una mano dura. Il direttore dell’hotel ha provveduto al meglio per la pulizia e la protezione.

21. Di cattivo umore ritorna al tavolo dove Robert siede adesso con due delle ballerine. Sono state portate da lui. Gli ospiti lontani non sono lì solo per servire, e Robert è conosciuto, qui le ragazze sono altrettanto protette dagli uomini che devono sorvegliarle di nascosto.

22. “Ah”, ironizza Vilpart, “ciò che è proibito, viene messo in vendita qui”. Egli vorrebbe accalappiare una ragazza. Gli occhi marrone scuro si mettono in guardia, la ragazza si tiene stretta a Robert. Presso di lui c’è purezza, mentre Vilpart si lecca avidamente le labbra. Tuttavia si avvicina l’ultima danza, e poi le ragazze vanno a dormire. La mezzanotte è già passata e Robert esorta alla partenza. A un tratto s’immagina come se davanti all’ingresso stesse quello sconosciuto che non può dimenticare. Sciocchezze, i preti non vanno a divertirsi.

23. Vilpart interrompe i pensieri. “Prima offri ancora un buon rosso, ci sono altre ragazze che vengono qui a divertirsi”.

- “Tu”, dice Robert incollerito. È già seccato di aver assistito allo spettacolo con l’amico. Da solo avrebbe apprezzato molto di più tutta la bellezza, l’arte e la purezza di quell’ultima danza del tempio offerta dal gruppo dei mori.

24. “Tu”, evidenzia un’altra volta, “non io! Quante volte ti ho già detto che non amo le stupidaggini. Per me, nessuna ragazza è una selvaggina, come talvolta hai detto cinicamente. E io voglio...”.

- “Ascolta: le more sono in sé già selvaggine, cose rozze. Chissà da dove sono uscite. Allora non si ha bisogno...”.

25. “Se adesso non la smetti”, dice Robert irritato, “allora mi hai visto per l’ultima volta!”

- “Può essere”, scappa di bocca a Vilpart, il quale supera la sua sbadataggine e sorride: “Dovresti conoscermi che non la penso così. Tu hai sangue freddo, io invece caldo, perciò non devi pesare troppo le mie parole. Che ne dici adesso di un calice di rosso?”, cerca frettolosamente di deviare. Deve trattenere Robert fino all’ora da lui stabilita.

26. Robert resiste, ma Vilpart fa un cenno al cameriere e ordina. Per non creare scompiglio, rimane seduto. Ma un pensiero lo importuna continuamente: quell’uomo che è sacerdote e medico, che lo ha messo in guardia come suo padre. Entrambi gli uomini hanno un’età in cui le esperienze della vita hanno formato il riconoscimento. Lui, Robert, è ancora giovane, ovunque vuol credere nel bene, anche se ha imparato a riconoscere diverse delusioni, non ultima, proprio dall’amico, l’unico, come si giustifica davanti a se stesso.

27. Vilpart beve lentamente di proposito, e nessuno ha visto quando nell’altro bicchiere di vino ha fatto cadere qualcosa. Non è veleno, rende solo debole di mente; e proprio così che deve avere Robert. ‘Come ostaggio gli porterà un ricco riscatto. Se poi lo si lascerà vivere? Meglio di no, poiché un giorno potrebbe accorgersi chi era il rapitore. Il suo compare ha scelto il pozzo dove nessuno troverà lo scomparso, neanche le ossa, quando sbiadiranno. E di lui, un domani? Ah, veramente, dovrebbe… Aspettiamo come andrà a finire’.

28. Le lancette indicano le due del mattino. Come stanchissimo, Vilpart si alza. “Ora si è fatto veramente molto tardi, ti accompagnerò, Robert, tu hai bevuto molto”.

- “Io? No!”, Esce a fatica dalla bocca di Robert. Non si è mai ubriacato, egli sa che oggi è stato moderato. Nonostante ciò, lo assale una pesantezza che lo fa vacillare come fosse ubriaco. “Portami alla mia macchina. Basta! Telefono in villa, preferisco che mi venga a prendere il custode”.

29. “Non vorrai svegliare il vecchio dal suo sonno?”, si indigna l’amico. “Me la cavo con la macchina e ti porterò a casa io. Vieni, Robert, lasciati guidare!”. Volenteroso e come se fosse costretto, esce con lui. Il personale dell’hotel non vede i due, soprattutto perché ci sono molti ospiti alla cassa che vogliono pagare e andarsene.

30. Il fresco della notte dovrebbe veramente rinfrescare; ma su Robert si posa come una caligine sulle membra. Ancora si accorge che la sua auto non c’è nel parcheggio e che Vilpart la sta spingendo in una via laterale. Il suo cervello somiglia a un sacco vuoto, e così non si rende conto di ciò che sta per accadere.

31. Vilpart si guarda alle spalle e deve sostenere Robert, quindi la vigilanza rimane divisa. Nella penombra vede il ponte e lì sta appoggiato il compare piccolo e corpulento. Più avanti c’è una vettura scura. Tutto è pronto. Proprio in quel momento Robert cade. Vilpart fa cenno per farsi aiutare, sperando che la sua vittima arrivi fino alla vettura. La figura si stacca dal parapetto. Vilpart non si rende conto che non si tratta del compare e che alle due estremità del ponte ci sono diverse persone in piedi. Così deve trascinare Robert.

32. Quattro mani afferrano il delinquente, e lo straniero sta davanti a lui. Due dei dieci agenti di polizia, allertati dallo sconosciuto, sollevano lo stordito e lo adagiano nella loro auto di pattuglia. Non è stato affatto facile convincere la polizia di ciò che sarebbe accaduto quella notte. Il nome di Robert ha dato il colpo decisivo per essere comunque pronti. All’inizio avevano borbottato e chiamato il sacerdote ‘ciarlatano’. Lui è rimasto fermo e non ha mollato. Ebbene, se fosse vero, loro, i salvatori, sarebbero stati riccamente ricompensati dal proprietario della fabbrica. Per questo è molto conosciuto in città.

33. Uno degli ufficiali dice allo straniero: “Lei aveva ragione! Le chiediamo scusa, perché noi...”.

- “Già fatto”, dice il sacerdote facendo amichevolmente cenno con la mano. “La diffidenza è l’ammonitrice che l’uomo ottiene per sua protezione. Talvolta è certamente fuori luogo, non è vero?”

- L’ufficiale fa un cenno di assenso. Quattro dei suoi uomini tengono Vilpart e lo portano in un’altra vettura. Egli si difende con violenza, imperversa e grida:

34. “Cosa volete da me? Se Beocana non sopporta il vino, non dovrebbe bere! La sua auto deve essera stata rubata, io non l’ho trovata e volevo portarlo a casa”.

- “Bugiardo!”, rimprovera l’ufficiale. “Il tuo ‘compare’ ha già cantato; lo abbiamo noi…, grazie all’attenzione di uno sconosciuto. Non hai bisogno di mentire, e scopriremo cosa hai fatto con il giovane Beocana. Ci sarà la tua mano nel gioco, non è vero? Avanti, sali! Nella nostra stazione potrai cantare benissimo anche tu! Faremo emergere presto il tuo atto vergognoso, di questo puoi esserne certo!”

35. Vilpart tira un profondo sospiro di sollievo: ‘Quindi il compare non ha rivelato nulla’. Egli non pensa al disonore che sta arrecando ai suoi genitori. Medita come liberarsi, all’occorenza con la forza. Colmo d’odio guarda il prete. Si stacca con violenza dai poliziotti, si precipita su di lui e …si accascia a terra. Perfino i tutori dell’ordine sono sbalorditi dalla fulminea reazione dello straniero. ‘La destrezza’ non si è vista. ‘La si deve imparare a conoscere’, si augurano gli uomini. Proprio così, … in molti anni nella natura selvaggia, s’impara appunto qualcosa di più.

36. Vilpart viene portato via legato. Il medico fa portare Robert nella sua abitazione. Alla presenza di un secondo ufficiale lo esamina: “Ho capito; ha inghiottito qualcosa, e questo lo ha stordito. Ma ho preso delle precauzioni: il bicchiere, dal quale Robert ha bevuto, sarà esaminato. Non è pericoloso”, tranquillizza l’ufficiale che lo ammira senza riserve. Prepara una medicina che deve versare al semisvenuto. Dopo di che, Robert si addormenta serenamente.

37. “Dobbiamo andare dal signor Beocana”, ordina l’ufficiale. “La prego di venire con noi”, invita cortesemente lo straniero.

- “Ma non adesso, e lei farebbe bene a non aggredire i genitori con la terribile faccenda notturna. Inoltre, non voglio lasciare il mio paziente. Quando si risveglia, allora è meglio che si senta protetto. Il ‘sonnifero’ del criminale non ha spento la sensazione di essere minacciato, anche se a sua insaputa. Infatti, io l’avevo già avvertito ieri – le ho raccontato l’esperienza della scorsa notte – nella sua mente è rimasto il pensiero che il suo amico non sarebbe stato per lui una buona compagnia”.

38. “Sappia”, continua il sacerdote sorvegliando costantemente Robert, “i pensieri che, per così dire, si iniettano in qualcuno, rimangono fissati, anche se la persona iniettata cerca di ignorarli. Robert deve aver percepito il pericolo sulla via verso il ponte, solo che non poteva difendersi. Questo irromperà non appena si risveglierà dal sonno. Uno dei signori dovrebbe rimanere con me; domattina ci incontreremo dai genitori di Robert. Verso le sei, quando il proprietario della fabbrica sarà già in piedi, potrebbe informarlo lei che suo figlio dorme ancora per via dell’ebrezza. Gli dica così, in modo che il padre non si agiti. Messaggi di questo genere devono essere dati in porzioni, se non si vuole che da una disgrazia ne sorga una seconda. Il padre potrebbe avere un infarto”.

39. “Giusto”, ammette l’ufficiale, e va diritto al punto. “Allora possiamo interrogare Robert?”

- “Certamente. Prima si deve conoscere il contesto iniziale”.

- La polizia lascia la piccola casa gialla. L’ufficiale rimane incuriosito e impressionato dal medico, che è sacerdote e molto di più: un conoscitore degli uomini, uno che possiede ancora l’arte perduta di guardare oltre spazio e tempo, per aiutare sulla via da molto tempo sconosciuta.

 

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Cap. 3

In casa dell’imprenditore si comincia a conoscere il medico-sacerdote

1. “Dov’è andato a finire?”. L’imprenditore va su e giù per la stanza. La colazione è pronta. Robert non è mai stato in ritardo. È ora di andare in fabbrica. Ecco, …il telefono. Solleva la cornetta, ascolta sbalordito, poi la prende male. “Cosa? Ubriaco? Non è possibile! Cos’è successo?”

2. “Può stare del tutto tranquillo”, dichiara un agente di polizia. “Tra un’ora suo figlio sarà a casa. È giovane, allora può anche essere più forte del vino… Da come ho sentito, è uscito verso le due dalla ‘Conchiglia del mare’, lo ha portato un suo amico. Poi un medico lo ha portato con sé e da questi è custodito al meglio, come abbiamo potuto constatare di persona”.

3. “Quale medico?”.

- L’agente si blocca. Ha dimenticato di chiedere come si chiama lo sconosciuto. “È uno straniero, lui porterà a casa suo figlio non appena si sarà rimesso in piedi. Non si preoccupi”, dice il funzionario ridendo allegramente, “è tutto nell’ordine migliore. Io stesso verrò poi a trovarla verso le sette”.

4. ‘Gliela farò pagare! Una mascalzonata così!’. Riattacca, sveglia sua moglie e rimprovera ad alta voce.

- La madre ride. “Vecchietto, sii ragionevole. Robert ha sempre lavorato sodo, e proprio tu lo hai riempito di soldi, dicendogli di divertirsi ogni tanto. Ora lo ha fatto e tu non fai altro che rimproverarlo. Su, non essere così duro, e non renderla troppo difficile al nostro ragazzo. Da come lo conosco, si vergognerà molto. È dunque un peccato se una volta un sangue giovane oltrepassa i limiti? Certo, si vuole avere gioia nei figli. Ma anche tu un giorno sei stato giovane”.

5. “E va bene! Ma non è questo il punto. Che porti a casa la sua sbornia. Sono preoccupato. Ecco tutto”.

- “Perché? La polizia sa che è in buone mani. Tu sai come siamo considerati dalle cariche istituzionali”.

6. “Non è nemmeno questo!”. Si preme furtivamente una mano sul cuore. Là c’è un bel rimbombo. “È andato con Vilpart; non mi fido di lui”.

- “Non è bravo”, ammette la madre, “ma i suoi genitori è gente per bene. Perciò il loro unico figlio non sarà del tutto degenerato”.

7. "So esattamente com’è questo soggetto, Juanita. Recentemente l’uomo si è lamentato con me. Certo non bisogna pensare subito al peggio”.

- “Esattamente! Aspettiamo che il nostro bravo figliolo torni a casa pallido come il lenzuolo”. Dovrebbe sembrare divertente, ma sente che una paura gli si posa sul collo. Una premonizione…?

8. Finalmente! Sono le sette. Un auto di grossa cilindrata si ferma davanti al portone. Scendono due poliziotti in borghese, uno di loro, un uomo alto e magro aiuta il loro figliolo un po’ pallido a scendere dalla vettura, sostenendolo. Lo straniero lo prende con cura per mano e lo aiuta a salire i gradini.

9. I genitori guardano fissi il loro ragazzo. Questi abbassa gli occhi e barcolla un po’. Dice lo straniero: “Prima vorrei mettere a letto vostro figlio; ha ancora bisogno di cure. Poi, soprattutto riposo, e nessuna agitazione. Dopo sarò al vostro servizio e vi riferirò cos’è successo questa notte”.

10. “Lo so. Mio figlio…”.

- “Non si agiti!”. Lo straniero mette una mano sulla spalla di Beocana e lo osserva con uno sguardo a cui è difficile resistere. Ciò nonostante compaiono delle increspature sulla fronte del padre. Che vergogna, se degli estranei devono portare a casa suo figlio, quando…

*

11. Il medico dice con calma: “Il ragazzo ha bevuto qualcosa che proprio non gli ha fatto bene. Ma non era dannosa”.

- “Venga fuori con la verità!”. Beocana si modera solo a fatica.

- “La sentirà, ma deve dominarsi. Il suo cuore non è in ordine”.

- “Mio marito è perfettamente sano”, s’intromette la signora Beocana. “Lui non si è mai lamentato di avere qualcosa che non va”.

12. “Certamente non lo ha fatto”, sorride lo straniero. “Mi permetta che, come medico, possa vedere se suo marito ha una sofferenza. Lui cerca di nasconderlo, affinché lei non si spaventi. Non deve nemmeno aver paura, stimata signora. Se suo marito me lo permette, io posso aiutarlo”.

13. “In cosa volete vedere questo? Io non ho problemi di cuore, esso ha soltanto...”

- “...a volte strattona, non è vero?”

- Perplesso, l’imprenditore si siede su una sedia. Come può sapere costui cosa sente già da un anno, e che nell’ultimo tempo è peggiorato?

- “Voglio prima riferir loro che la polizia confermerà i fatti”.

- Un poliziotto dice rapidamente: “Se non ci fosse stato questo soccorritore, allora…”.

14. “Non entriamo subito nel vivo della questione”, respinge lo straniero. “Il ragazzo è tornato a casa, sano e salvo”.

- “È stato portato!”, rimbomba il padrone di casa come un temporale in arrivo.

- Il medico sorride di nuovo: “In questo c’è una differenza, signor Beocana. L’importante è che non sia successo nulla.

15. Per prima cosa il mio nome. Mi chiamo Wanger, ‘von Wanger’, non do nessun valore al titolo nobiliare, sono tedesco del Baltico, ho studiato in Germania, dapprima teologia, che era un’autentica faccenda di cuore. Durante i miei impegni presso i malati e ai capezzali dei moribondi, crebbe il desiderio di diventare medico. Lo sono diventato. All’età di trentatré anni mi sono presentato per la missione estera. Sono stato accettato. Ho trascorso gli ultimi anni in Africa. Se vuol saperne di più su di me, vi sta a disposizione la missione”.

16. A questo punto riferisce del primo incontro con Robert e del fatto che ha penetrato con lo sguardo quel suo amico, ma la prima notte la tiene ancora per sé. La madre siede al capezzale di suo figlio, gli accarezza continuamente le mani e, per la prima volta, sente veramente una potente apprensione materna nei suoi confronti. Lei ama i figli, solo che non si è preoccupata molto di loro. Ora si ripromette di essere presente solo per i suoi cari.

- “Non preoccuparti”, le bisbiglia Robert, “andrà tutto bene”. Lui non sa ancora cosa sia successo veramente nella notte.

17. Apparentemente calmo, il signor Beocana sta ad ascoltare. – ‘Ma questo farabutto, questo Vilpart, che… E dunque, i genitori hanno fallito del tutto? Naturalmente; se no, come sarebbe possibile che da una buona famiglia venga fuori un criminale?’ Non si rende conto che prima il medico aveva parlato in un certo modo. Si alza di nuovo e va avanti e indietro, non ha nessun punto d’appoggio nella sua anima. Oh, mondanamente è buono. Ma senza la fede in Dio, …come può giungere alla pace?

18. “Questo manigoldo! È bene che sia stato arrestato”, si rivolge agli agenti. “Potrei strangolarlo!”

- “Non lo dica!”. Un agente spinge delicatamente l’irrequieto sulla sedia. “Una minaccia accumula una disgrazia sull’altra. Per via della sua preoccupazione che l’opprime, non abbiamo sentito la minaccia, signor Beocana. I delinquenti sono già stati messi al sicuro. Uno ha confessato, Vilpart nega ancora. Ma questo non lo aiuterà per nulla. Io le consiglio di non fare nulla e...”.

- “Posso interrompere?”, chiede il medico. Gli si dà la parola volentieri.

19. “Pensi al peccatore smarrito, signor Beocana, non faccia pagare nulla ai genitori. Spesso il bene e il male convivono strettamente insieme. Nessuo è responsabile per l’altro, i genitori sono responsabili solo quando non hanno dato ai loro figli nulla di buono per il percorso della loro vita, da cui avrebbero potuto imparare qualcosa.

20. Credo, comunque, che i genitori di Vilpart non abbiano trascurato nulla. Perciò la colpa riguarda unicamente il figlio. Ma si deve aver compassione di lui, il che non vuol dire che non debba essere punito. No! Una giusta punizione può portare un povero figlio completamente smarrito su un buon sentiero. E noi vogliamo sperare, per amore dei genitori, che questo Vilpart possa avere ancora una buona riuscita”.

21. “Così parlano i sacerdoti!”. L’imprenditore non si è ancora calmato. Pensa ai suoi molti sforzi che ha fatto nel corso della sua vita. Vede la sua opera messa a repentaglio. ‘Se Vilpart verrà assolto troppo presto grazie a una falsa clemenza, chi gli garantisce che questi non voglia rovinare ancora suo figlio?’. Pensieri di un uomo che non conosce le cose che sono molto più importanti di tutto il ciarpame del mondo.

22. Il medico interrompe i suoi pensieri: “Vorrei parlare volentieri con suo figlio a un’ora buona, signor Beocana. Allora mi ascolterà su come dovrà comportarsi. Con lei, invece, vorrei parlare già oggi della sua malattia. Io penso che mi comprenderà. Lasci Robert ancora a casa, sarà meglio così”.

- “Naturalmente!”

- E la moglie dice subito: “Non deve proprio andare in fabbrica; ha un aspetto così malaticcio, allora…”. Guarda il medico in cerca di aiuto.

23. “Robert non è malato, signora Beocana, è solo stanco, soprattutto nell’anima. Io so bene”, sorride delicatamente, perché i genitori tossiscono, “che lei non sospetta di come una persona, che oltre tutto deve superare una difficile vita onirica, sia più colpita e lacerata da sentimenti che non sa regolare, che da cose che vede tutti i giorni, che non conosce in altro modo, e quindi per lui sono ovvie.

24. Può darsi…”, un caldo sguardo fruga i volti, “…che lei voglia sentire qualcosa che ha a che fare con questo”, aggiunge con cautela, non volendo limitare i diritti dei genitori, “se per Robert, che mi è diventato caro, potremmo prendere in considerazione un modo temporaneo che lo tragga fuori dall’ambito del pericolo, diciamo…, per un po’”.

25. “Ma dov’è il pericolo, se i…, i…”

- L’agente, che in poche ore ha imparato dal medico più di quanto non abbia mai fatto prima nel suo servizio, intuisce ciò che vuole intendere il soccorritore, e fa da assistente: “Signor Beocana, dal momento che il crimine è stato certamente voluto, ma non è riuscito, allora la pena non sarà molto severa, tre anni per l’istigatore, e di meno per il compare. Il signor von Wanger vuole il meglio per lei”.

26. “Certamente”, riconosce Beocana. Finora si era concentrato soltanto sulla quotidianità; ora qualcos’altro passa davanti al suo sguardo interiore. La preoccupazione per il figlio, per la sua opera di tutta una vita, gli indica una nuova strada. È ancora all’inizio, non sa e non sospetta ancora se questo ‘nuovo’ gli offre una base. Ma si rende conto che quancosa deve essere cambiato, …in qualche modo.

27. Ciò nonostante non pensa alla fede, solo che ‘esiste Uno, oppure dovrebbe esistere, perché’… si smarrisce nei pensieri; scaccia via con violenza le immagini. ‘La realtà è il terreno su cui si devono poggiare i piedi. Allora non si può subire nessun naufragio. Oppure, …magari sì? Cosa sarebbe successo se il crimine gli avesse tolto il figlio? Se…

28. Nessuno disturba il corso dei pensieri dell’uomo, e la signora Beocana è occupata con suo figlio.

- Il signor von Wanger esamina il polso e gli occhi, e prende dalla sua tasca una medicina. Ha con sé appositamente un liquido, nel quale mescola alcune pillole. “Per ora dormirà tranquillo”, dice fiducioso. “Tornerò più tardi, se lo permettete; sarebbe bene se potessi essere presente al risveglio di vostro figlio”.

29. “Io la prego per questo, signor von Wanger”, dice l’imprenditore. “Mi dimostrerò riconoscente, emettetemi la fattura”. Oh, sì, un mondano pensa dapprima al denaro, alle fatture e cose simili. Il legame interiore non gioca nessun ruolo. Ancora una volta un sorriso sottile sfiora le labbra della bella bocca del medico. Egli rifiuta con un cenno.

30. “In una licenza non esistono fatture, tutto passa per la missione. Se per la salvezza di vostro figlio vuol donare qualcosa, allora vi saremo grati, perché in tal modo possiamo aiutare i nostri fratelli neri, spesso esclusi e perseguitati da noi bianchi. Nonostante tutto l’aiuto, c’è ancora qualche grande bisogno che deve essere alleviato”.

31. “Lo farò oggi stesso! Ma lei, di cosa vive? Di aria e di amore?”, l’imprenditore cerca di scherzare. “Nella foresta si va avanti certamente in modo semplice, ma tutto costa denaro”.

- “Io non sono povero”, risponde il signor von Wanger, “e non pensi per nulla che non abbiamo altro che animali selvaggi e capanne di foglie.

32. Con un aiuto finanziario ho creato delle attività. Abbiamo il nostro mulino, la segheria e una bottega. Due opere, seppur piccole, sono diverse tessiture. I miei raccomandati sono disposti volentieri a imparare molto; inoltre, sono diligenti e coscienziosi. Quanto sono tristi se commettono degli errori; allora devo consolare, invece di rimproverare”.

33. Wanger è un ottimo conoscitore di uomini. Nel volto dell’imprenditore si può leggere ciò che non rivelerebbe mai. Con gli errori diventa molto spesso ingiusto. Una buona parola, una benevole indulgenza non esiste per lui. Inveisce perfino con la sua segretaria per le minime cose, e non si è mai scusato quando era lui ad aver torto. Prima non avrebbe mai fatto questa osservazione a se stesso; ora intuisce che lo straniero si riferisce a lui, ma vi passa sopra e s’interessa del posto dove lavora Wanger.

34. “S’intende veramente con i neri? Possono già leggere o scrivere?”

- “Non tutti”, risponde Wanger, “ma abbiamo una scuola e due insegnanti per gli anziani e per i bambini. Pensi a quanto ognuno si sforza. Essi sono orgogliosi quando riescono a mettere in testa qualcosa.

35. Non li si deve deridere, come purtroppo fanno gli stupidi bianchi. Se s’impara a conoscere la mentalità dei neri, allora non c’è nessun problema a tirarli fuori dalla loro posizione, non mi riferisco al loro territorio. Oltre a ciò, a differenza di noi bianchi, hanno una grande conoscenza della natura, il che è molto più importante di alcune conoscenze del nostro mondo occidentale. Io ho imparato molto, molte cose che provengono dal tempo primordiale della nostra popolazione del mondo, cosa che noi moderni abbiamo completamente perduto.

36. Certamente molti concetti fondamentali sono scomparsi dopo i periodi di sconvolgimento. Ma alcuni popoli hanno lasciato in eredità molto delle loro conoscenze, sebbene non avessero automobili, né missili lunari, né … terrificanti strumenti bellici in grado di distruggere l’intera umanità in un solo giorno. Se questo è veramente un progresso culturale, lo potrà riconoscere chiunque non abbia dimenticato cosa hanno portato con sé le ultime due guerre mondiali. Oppure no?”

37. Un solenne ammonimento alla situazione di vita di tutti gli uomini. Questo tocca l’animo. Il bianco, proveniente dal paese dei neri, ha ragione. Ma, ahimé, …non si può far nulla. La tecnica aumenta e l’umanità sprofonda, perfino molto rapidamente.

- “Chi fermerà la frana?”, chiede un poliziotto.

38. “Oggi, più nessuno”, risponde il signor von Wanger. “Semmai, verranno alla riflessione solo quando entrerà in vigore il grande ‘Mene tekel ufarsin’ (Dn. 5,25). Sta già scritto sulle pareti del nostro mondo, anche non soltanto dall’altro ieri. Quando il mondo si oscurerà, intendo gli uomini, e fiammeggeranno i fulmini di questa Parola, allora, forse, …ci sarà ancora un margine di Grazia per salvare ciò che può essere salvato: i valori interiori.

39. Voi siete uomini moderni”, il medico indica tutt’intorno, “per voi è importante l’esteriore con gli alti e i bassi, con la fatica di muoversi a spirale verso l’alto. Fin qui è tutto nell’ordine, se esiste il buon senso. Ma ciò, è sufficiente per l’esistenza immortale dell’uomo, di cui non si può disporre così liberamente? Forse un giorno ci sarà bisogno di riflettere su queste cose che stanno al di fuori della vita di tutti i giorni”.

40. Ora esamina le condizioni del paziente, porge la mano al signore e alla signora Beocana in segno di saluto e dice: “Non ha più bisogno di cure. Se si sveglia prima che io ritorni, può mangiare quello che vuole”.

- “Allora deve ancora riposare?”, chiede la signora Beocana, la cui preoccupazione è ormai scomparsa, ed ha seguito la conversazione del medico sacerdote più impressionata dei tre uomini presenti.

- “Non è necessario, Robert deve solo rimanere a casa fino al mio ritorno”.

41. “Sarebbe così gentile di accompagnarmi in fabbrica?”. La richiesta del padrone di casa suona un po’ incerta. Che il sacerdote se l’aspettasse, Beocana non lo sospetta. È la prima volta che si sente più piccolo dell’altro. Questo succedeva talvolta in gioventù, nei confronti di suo padre.

42. Da quando, dopo la morte del padre, ha rilevato le fabbriche e sono diventate delle grandi aziende, non ha posto nessuno al di sopra di sé. Egli è stato il re del suo regno di lavoro, è stato il suo stesso funzionario, ma anche il primo servitore, sempre uno dei primi a entrare nel luogo dell’attività, e Robert segue le sue orme. Ora guarda furtivamente all’uomo che ha aiutato lui e suo figlio, che sa molte cose strane.

43. “Molto volentieri”, acconsente col capo il signor von Wanger. In presenza della madre di Robert non voleva dire tutto, ha taciuto soprattutto dell’avvenimento della prima brutta notte. Gli agenti chiedono se una sera potessero venire da lui. Si lascia la villa, i poliziotti si dirigono verso il loro edificio di servizio, mentre Beocana si fa accompagnare in fabbrica dal domestico. In auto si siede accanto al signor von Wanger sui sedili posteriori.

 

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Cap. 4

Alla fabbrica, un po’ di convenevoli, i fatti sono esposti

1. Il ‘vecchio e il figlio’ non sono ancora arrivati. La segretaria, una graziosa e diligente fanciulla di buona famiglia, è sempre la prima nell’azienda a preparare la scrivania del titolare. Questo fatto il vecchio signore lo ha sempre considerato come del tutto naturale, senza alcun ringraziamento aggiuntivo. Talvolta è difficile per la fanciulla accettare silenziosa l’impersonalità del suo datore di lavoro. Si deve accontentare se manifesta la soddisfazione con il silenzio.

2. “Forse è successo qualcosa, ultimamente il vecchio sembrava cagionevole di salute”.

- Il capoufficio Canncia la rimprovera: “Qui non c’è nessun ‘vecchio’, si dice ‘capo’!”

- “E allora?”, domanda il secondo amministratore. “Almeno Rob sarebbe... il giovane”, si corregge rapidamente.

- Canncia si mette in posizione: “Signori e signore, non sottraetevi dal servizio, si continua”.

- Si disperdono. Già prende frettolosamente il telefono, allorquando entra nell’ufficio il più giovane apprendista che grida a squarciagola: “Attenzione, arriva il vecchio!”

3. “Villano!”, Canncia tira con forza gli orecchi al giovane. “Ho appena messo in evidenza che abbiamo un ‘capo’, non un vecchio. E tu, raganella verde...”

- “Lasci stare il ragazzino”, s’intromette un’anziana signora. “Non è un crimine! Quando siamo stati giovani noi…”, lei folgora con lo sguardo il capoufficio come un’abile birbanta, “…abbiamo certamente usato delle stupide parole. Non è vero?”

- Canncia si tira fuori dal cappio.

4. “Devo salutare il capo”. Corre fuori. Si ride sommessamente e il giovane si getta al collo della signora. “Lei è proprio grande, io l’adoro!”

- “Per questo, ti meriti un cioccolatino”.

- “Ancora?”, dice il giovane, “Compirò sedici anni. Allora voglio vino e sigarette!”. Ciò nonostante, prende il dolcetto.

5. “Non farti sorprendere! La nicotina è dannosa, soprattutto per i giovani”.

- “Io non fumo affatto”. Poi l’apprendista prende un pila di documenti che deve consegnare ai singoli reparti.

- “Il piccolo è in ordine”, lo difende la signora.

- Uno sogghigna: “È suo figlio adottivo?”

- “E se lo fosse?”, rintuzza la donna che, in un incidente, ha perduto marito e figlio, e perciò cerca una dimenticanza nel lavoro. Le si dà ragione, ha spezzato la punta a qualche tensione.

6. Canncia nasconde il suo stupore quando vede uno sconosciuto accanto a Beocana, che ha uno strano aspetto. Che costui abbia un’ampia conoscenza in molte cose, e la conoscenza di Dio, non lo sospetta. Da lui emana un qualcosa a cui nessuno può resistere. Vilpart lo aveva notato e aveva cercato di evitarlo. – Uno sforzo inutile. Proprio così succede a Canncia.

7. L’imprenditore conosce la sua gente e pensa: ‘Sì, mio caro, a me è successo proprio così’. Presenta i signori l’un l’altro. “C’è qualcosa di particolare?”, domanda.

- “No, signor Beocana, è tutto in ordine. Posso chiederle quando viene il giovane Beocana? L’ingegnere Orsano vuol discutere con lui i risultati del laboratorio”.

8. “C’è tempo. Mio figlio ha un po’ di febbre. Il signor von Wanger è un medico straniero ed è stato importato direttamente dalla foresta”. Dicendo questo, ride di gusto.

- Canncia fa un’espressione da ebete. Le persone dell’uffico vicino drizzano gli orecchi, la porta è solo socchiusa. L’uno e l’altro hanno proprio qualcosa di ‘importante’ da fare, e si affretta a passare con un saluto. E tutti sono impegnati a spettegolare.

9. Il capo va nell’ufficio privato. Con stupore della sua segretaria, dice amichevolmente: “È tutto a posto? Molte grazie, signorina Kingtown. Lei stessa può sbrigare una parte del lavoro”. Dicendo questo, posa una mano sulla spalla della fanciulla. “Ora non devo essere disturbato. Tenga indietro i curiosi”. La segretaria osa unirsi sommessamente al suo sorriso.

10. Il signor von Wanger osserva la graziosa fanciulla, le porge la mano e dice: “Lei è un membro prezioso della casa Beocana”.

- Naturalmente, il capo è stupito, più divertito che stupito. ‘Bene! Wanger ha trovato nella signorina la sua futura moglie?’. I suoi occhi vanno qui e là, mentre Wanger sorride segretamente compiaciuto.

11. I signori si siedono nell’ufficio del capo. Beocana fa portare del vino e uno spuntino; non ha ancora mangiato nulla, e certamente neppure l’ospite. Dopo la colazione il medico inizia prendendo il polso di Beocana, lo esamina un po’ e, come al solito, parla con gentilezza:

12. “Ho visto cosa le manca. L’organico non è pericoloso. Ciò che non è facile da accettare è il nervosismo della sua cardiopatia, poiché questo sta in lei stesso, signore mio. Si agita troppo in fretta, certamente più spesso per cose che non sono così gravi, come di solito lei pensa”.

13. “Un momento!”. Il sangue sale. “Tre fabbriche! Pensa che sia così facile?”

- “E lei sa cosa penso io? Sa quante difficoltà mi son dovuto addossare? Se non avessi la calma – e ho dovuto anche guadagnarmela – sarei da tempo sotterrato da qualche parte. Se già alla prima parola, lei si lascia andare così, come vorrà sopportare ciò che le devo dire?”

14. “Chi può farci qualcosa, se…”, si divincola. Non ammette di essere eccitabile quando qualcosa gli va contro.

- “Non e così facile da eliminare”, risponde Wanger. “Queste sono – mi perdoni – debolezze caratteriali. Queste, non il suo sangue caldo, disturbano la sana circolazione sanguigna del cuore”.

15. “Ah”, respinge Beocana, “Lei è qui a causa della malattia; quindi lei ha...”.

- “Sono stato cinque anni in servizio all’estero senza ferie. Le domeniche erano poche. Anni di intenso lavoro e di caldo, non per il mio carattere, talvolta era necessario che dovessi ristabilirmi. Con lei le cose stanno diversamente. Se vuole concedersi un riposo, lo decida lei. Vuole forse dirmi che è stato attivo per anni senza interruzione?”

16. “Ma...”.

- “Qui non c’è nessun ‘ma’! Non se la prenda se la interrompo di nuovo; mi sta molto a cuore il suo destino. Lei pensa che io non conosca ancora lei e suo figlio, quindi non ci sarebbe nessun legame che possa portare a un dovere. Quando sentirà ciò che ho da riferirle, penserà certamente in modo diverso, e gli avvenimenti decisivi dovrebbero portare a un impegno immediato.

17. Dapprima voglio domandare se si fida di me. Se sì, voglio darle qualcosa che la rafforzerà subito, e nel corso del tempo sentirà quanto migliorerà la sua malattia. Il problema cardiaco, in sé è molto lieve, ma lo ha aggravato solo lei con la sua impulsività, e potrà essere curato mentre sono in licenza”.

- “Per quanto tempo?”, chiede Beocana.

- “Appena sei settimane; un tempo sufficiente per aiutare”.

- “Bene, mi metterò nelle sue mani; ma non prenderò del veleno”.

18. “Piano! Ci sono veleni che rovinano, come anche guariscono, a seconda di cosa, per chi e come lo si impiega. Premetto: dopo quella notte che ha portato Robert sulla collina e dove l’ho conosciuto insieme all’amico, era anche un veleno che ha aiutato suo figlio.

19. Quello di ieri, in verità, non era un veleno; per questo, tanto più dannoso. Per lei ho un altro rimedio”.

- Beocana si difende con forza: “Dai suoi neri viene usato solo veleno?”

20. “Allora le hanno raccontato una bella favola”, ironizza Wanger. “Da diciassette anni sono nei tropici, qui e là, quindi so e posso certamente dimostrare cos’è la verità”.

- “Concesso”, ammette Beocana, “io vorrei solo, lei sa…”.

- “Va bene! È comprensibile che sia diffidente. Non voglio nemmeno convincerla, le sto solo offrendo l’aiuto. Dipende da lei se lo vuole oppure no”.

21. Quante volte l’imprenditore ha pensato di affidarsi a un medico, ma si è sempre ritirato per paura. Qui sarebbe possibile che nessuno si accorga di nulla. “La prego, mi aiuti, ma senza veleno!”

- “Si può scherzare con tali cose?”, dice Wanger con serietà, e va a prendere la sua borsa.

- Beocana sta a guardare come il medico mescola un liquido chiaro con uno scuro. Dubbioso sorride: “Ha portato l’intera farmacia dalla foresta?”

22. “Solo la metà”. Il volto benevolo alleggerisce. “Di questo, ne prenda un cucchiaio pieno. Non ha un buon sapore, può seguire un sorso di vino”.

- Per la delizia del signor von Wanger, Beocana solleva le sopraciglia, fiuta la medicina e la manda giù velocemente. “Questa è fatta”, sbuffa pesantemente. Non ci vuole molto, allorché si sente come se cominciasse a volteggiare. Dopo si sente calmo e i dolori al petto sono scomparsi.

23. “Lei è il più autentico mago! Oh, sì, è presso i neri che s’impara questa ‘arte nera’, non è vero?”

- “Glielo spiegherò un’altra volta. Adesso voglio…”.

- Il trillo suona. La segretaria annuncia: “Il signor Canncia le vuol parlare urgentemente”. Un rossore si accende di nuovo. Wanger, che ha sentito l’annuncio, sorride divertito: “Lui (Canncia) vuol contemplare la bestia rara che io sono ai suoi occhi”.

- “Bene, bene, lo faccia entrare!”

24. Con profonda riverenza il capoufficio consegna al suo capo una comunicazione scritta. “Dall’ufficio telegrafico appena trasmesso. Arrivano due proprietari di fabbriche straniere”.

- “Va bene; prepari tutto per domani”. L’incarico suona tranquillo, non come al solito in tono di comando. Di solito c’era sempre una piccola sfuriata, quando qualcuno disturbava, anche se si trattava di questioni urgenti.

25. Di soppiatto Canncia fissa il signor von Wanger. Per di più si sente a disagio, ma supera abilmente la tensione: “Dove alloggeremo i signori?”

- “Ci pensi lei! Li vada a prendere a nome mio e li porti all’Hotel ‘L’onda blu’. È un buon posto ed è il più vicino alla nostra fabbrica”. Canncia se ne va, non senza scrutare rapidamente ancora una volta lo straniero.

26. Nell’ufficio commerciale lo si interroga con insistenza, ma lui fa le spallucce: “Molto impenetrabile! Sarebbe un medico. Il capo lo ha consultato”.

- Oggi il lavoro va a rilento un po’ ovunque, solo nei fabbricati di produzione le cose vanno come al solito. Là non si sa nulla dello straniero e che il capo non è stato puntuale.

27. “Cosa pensa di lui?”. Beocana indica la porta. Come gli sia venuta, per così dire, la fiducia che lo straniero possa fare di più che benedire e curare, non lo sa.

- Questi alza le mani, come se volesse ponderare la sua risposta, poiché dice sempre chiaro e tondo ciò che per lui è una rivelazione. Anche adesso. Raramente gli occhi possono mentire, come talvolta riesce a fare Canncia.

28. “Non vorrei in nessun modo rovinare il vostro rapporto. Ancora – lo metto in evidenza – lui merita la sua fiducia. Il suo sguardo sonda; il suo zelo – espresso con prudenza – può diventare un danno. Questo dipende da come si deciderà, cosa porterà in relazione con suo figlio Robert. Tornerò su questo argomento più tardi. Innanzi tutto devo riferirle che nella notte scorsa c’è stata una disgrazia”.

- “Con Robert?”. Chiede con un accesso timore per suo figlio, non tanto per lui, naturalmente, ma per via del suo successore nell’azienda.

29. “Sì, con lui! Nell’amicizia, lui passa sopra volentieri a un inconveniente, oltre a questo, ha un animo pulito. Dal momento che lui stesso è buono e prezioso – anche se non si considera tale – vede in tutti gli altri, altrettanto, un ‘bene’. E se poi si verifica un male, cerca sempre di scusarlo. Lo ha fatto spesso con il suo amico particolare.

30. Costui è un fannullone, e da come ho sentito, procura qualche dispiacere ai suoi genitori, trascura il lavoro, beve, gioca, vuol vivere magnificamente e nei piaceri. Per questo ci vuole molto denaro. Lei lo possiede, e anche suo figlio. Questa conoscenza gli ha fatto prendere la decisione di rapire Robert, per ricattarla. Che forse avrebbe dovuto commettere un omicidio, è evidente.

31. Quando non gli è riuscito il primo attentato, ha pensato all’omicidio. Le avrebbe promesso di riavere Robert, se avesse ottenuto un grosso riscatto. Lo si sarebbe trovato, …morto, forse anche no. Per farla breve: nella notte, dopo il mio arrivo, volevo andare in spiaggia. Qualcosa mi ha spinto ad uscire di casa, cosa che… anche se volessi interpretarlo, …sarebbe per lei inspiegabile.

32. Come sconosciuto sono capitato in città. Ho sentito un urlo ed ho visto un uomo che passava davanti a me correndo. Due fugure sono comparse in strada. Quando hanno alzato le loro armi, sono balzato in mezzo a loro e l’inseguito. Sono partiti gli spari, ma non hanno colpito, perché...”

33. “Signor von Wanger, si è messo in pericolo lei? Anche lei poteva essere colpito!”

- “Oh, no”, Wanger sorride. “La comparsa di uno sconosciuto che non si mette in conto, rende esitanti tali straccioni. Questo è bastato per concedere alla vittima un vantaggio, e a far sì che non si riesca più a prendere bene la mira. Ho provato a farlo molte volte ed ho potuto salvare qualche vita. Molto raramente gli spari riescono, e poi, mai precisamente.

34. Ieri l’altro sono salito sulla collina per avere da lì una visione d’insieme su questo luogo. Era così bello, avevo portato con me da leggere, così che lassù ho letto per un po’. Sapevo anche che sarebbe successo qualcosa. Un qualcosa come nella foresta, percepito dal capo, l’uomo di medicina della mia tribù. Ne sentirà parlare più tardi, se dovesse essere di suo interesse”.

35. “Sono desideroso. La prego, venga a trovarci tutte le volte che vuole. Naturalmente, non voglio disturbare la sua licenza. Ha bisogno di riposo; anch’io ho poco tempo durante il giorno. La invito sempre a cena come ospite gradito. Di sera mi terrò sempre libero”.

36. “Non tutti i giorni, non lo si può pretendere dalla sua signora. Può decidere lei le sue serate. C’è già anche altra gente in città che ho ‘rintracciato’.” Beocana ride fino a farsi venire le lacrime.

- “Questo è proprio da lei!”. Diventando di nuovo serio, chiede come prosegue la faccenda. … Ora soltanto viene a sapere cos’è successo. Il medico spiega di proposito che l’avvenimento, la fuga, gli spari e la paura avevano lasciato pofondi segni nel tenero animo del figlio e – perfino molto presto – sarebbe scoppiata una crisi di nervi.

37. “Perciò…”, continua Wanger, “…se Robert viene a sapere dell’ultima notte, sarebbe meglio che lei approvasse il mio piano”.

- “E quale sarebbe?”

- “Lo vorrei portare con me per un po’ di tempo”, egli accarezza la fronte corrugata di Beocana. “Non deve essere subito. Naturalmente, prima è, meglio è, in modo che lo schock possa essere curato, perché è troppo profondo. Con me potrà imparare a penetrare con lo sguardo le persone, in modo da sapere come proteggersi, se necessario.

38. Ho messo in evidenza che il signor Canncia merita ancora la sua fiducia, forse a lungo termine. Ma …ognuno a suo tempo è soggetto alla morte. Quindi è possibile che un giorno si consideri indispensabile verso i suoi eredi ed esisterebbe il pericolo di pensare più a se stesso e meno al suo dovere e al suo onore.

39. Robert potrebbe imparare più da me che nelle scuole superiori. Non mi ritenga troppo esagerato! La natura selvaggia ci insegna più di quanto possa fare l’intero mondo occidente. Lì ho imparato la lungimiranza…”, Wanger evita di dire ‘il dono della profezia’, “…che vorrei lasciare a Robert come una seconda buona eredità”.

40. “Perché proprio lui?”. Beocana non si chiude del tutto a questi argomenti, nonostante per lui siano terre inesplorate. “Lei è senza eredi, oppure, non volevate...”

- “...sposarmi? Una volta volevo farlo. Ci sono donne che seguono il marito fino alla fine del mondo; altre non ci riescono affatto, nonostante l’autentico amore. Ho rispettato i timori di una donna, e …lei è da lungo tempo felice. Questo mi ha pacificato, perché non si deve pensare alla propria felicità. Chi ama veramente, lascia il proprio partner non appena un rimanere sempre insieme diventi difficile per l’altro.

41. Ho visto la sua espressione, che forse mi piacerebbe la sua segretaria. Certo che mi piace! Ma sareste d’accordo se gliela portassi via? Ho già superato i cinquanta, la sua fedele e migliore collaboratrice ne ha appena ventidue, se non sbaglio”, Beocana fa cenno di sì col capo. “Quindi potrei esserle quasi nonno”.

42. Divertito e alleggerito, Beocana sorride compiaciuto: “La fanciulla me la lasci ancora. Potrà trovare la sua destinazione matrimoniale, ma spero che ci sia ancora tempo”.

- “È possibile!”, Wanger vede il filo d’oro che viene inconsciamente intrecciato dal giovane cuore. Colui, per il quale il filo d’oro è intrecciato, non ha ancora colto la felicità dell’autentico amore. “E chissà” aggiunge a bassa voce, “se non rimarrà lì anche per sempre…”.

43. “Per me, va molto bene”, dice Beocana, “soltanto, lei è …come devo dire? Peccato che non possa rendere felice un cuore umano”.

- Wanger devia dall’argomento. “Spero che i miei piani siano di suo gradimento”.

- “Non in assoluto”, si difende Beocana come capo e come padre che non vuol perdere Robert, sente inconsciamente: quest’uomo possiede il potere …quello buono, lo riconosce perfino nell’interiore, come medico, come… lo lascia aperto nei pensieri …come sacerdote. E non lo conosce ancora come ‘veggente’.

44. “Vorrei vedere ancora Robert, se non le dispiace. Torno di nuovo questa sera. Allora proseguiremo di un piccolo passo: io verso di lei, lei verso di me”.

- “Cosa vuol dire?”

- Wanger soffia via lo stupore. “Sul punto principale che lei non conosce ancora e che richiederà molto tempo prima che lo faccia suo, quindi verrò prima io da lei, affinché …non sia adirato!”. Wanger lo dice afferrando le mani di Beocana: “Lei non sa ancora nulla della vera vita, scopo e meta della stessa, e della sua profondità”.

45. Beocana si sente come catturato, ma non oppresso come Canncia, quando gli occhi del sacerdote-medico si erano posati su di lui. Somiglia piuttosto a una protezione, anche se l’imprenditore non sospetta cosa significhi una tale ‘protezione dalla Luce’, di quanta pace possa dare. Si alza, e per scrollarsi di dosso l’incertezza, dice frettoloso: “La faccio accompagnare alla villa”. Chiama al telefono e ordina l’auto.

46. Wanger porge di nuovo la mano alla segretaria, ed è come se ci fosse un buon legame, da cuore a cuore, ad alto livello, cosa che il mondo conosce così poco, e per lo più non lo vuole conoscere affatto, intesi i mondani. Rassicurato, va alla villa, pieno di gratitudine verso Dio. Ha seminato dei buoni semi; possano ora germogliare e anche crescere sotto la benedizione di Dio.

 

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Cap. 5

Il risveglio e il recupero – La cena anche con Marita

Una proposta viene accettata – Dai Mescaru un’altra piccola vittoria

1. Quando Wanger entra nella stanza, Robert si sta svegliando e la signora Beocana va incontro all’ospite. “Meno male”, sussurra, e indica il figlio, le cui palpebre cominciano a muoversi.

- Il medico si siede con cutela accanto a lui, esamina il polso e tiene strette le dieta di Robert. Un flusso scorre attraverso il corpo stanco, anche se lui non se ne rende conto.

2. “Ma dove sono?”. Gli occhi si aprono stupiti, nello sguardo svanito vi è l’incertezza, come accade a chi sviene quando riacquista la conoscenza. Wanger tace. Cattura gli sguardi, finché nei suoi trovano la loro quiete. “Siamo sul monte? Dov’è…”. Il ricordo sorge lentamente in Robert, non dell’ultima notte; lì regna il buio più profondo, e questo è bene. Ma dell’altura, dello straniero e dell’amico, quando costui se n’è andato, il veleno e…

3. Si alza, vede la madre china su di lui preoccupata, riconosce il medico e si aggrappa alle sue mani: “Sono malato?”

- “Un po’; domani sarà di nuovo sul posto di lavoro. Un po’ di febbre”, dice Wanger per tranquillizzarlo. E non era forse la febbre, le guance rosse, il polso con le pulsazioni aumentate e, in aggiunta a questo, ciò che lo aveva tormentato su e giù nel sogno?

4. “Il signor von Wanger è adesso nostro amico”, lo tranquillizza la madre, “lui ti aiuterà, caro figliolo, affinché la piccola crisi passi presto”.

- “Il mio amico? Voleva portarmi a casa. Aveva certamente...”.

- “Questo no!”, interviene Wanger. “È stato portato via. Io vi ho incontrato entrambi sulla strada di casa”. Lo sguardo luminoso degli occhi azzurri, la mano ferma, la voce… Oh, quanto fa bene. Il ricordo aumenta.

5. “Sono stato con Vilpart alla ‘Conchiglia del mare’, e… e…”

- “…ha bevuto un sorso di troppo”, completa il medico. Per non procurare una grande agitazione, aggiunge: “La sua auto non stava più nello stesso posto, ma è già stata messa al sicuro”.

- “Vilpart? C’è qualcosa di buio… Non so, mi sembra…”.

- “Sta tranquillo”, devia anche la madre. “Non è male se un giovane una volta prende una piccola sbornia. Tuo padre all’inizio si è agitato, ma poi si è fatto una bella risata”.

6. “Beva, Robert!”, Wanger gli porge una medicina.

- Quasi come suo padre, annusa il bicchiere e trangugia nel vero senso della parola il contenuto. “Brrr, che sapore amaro!”. Un bicchiere di limonata cancella il gusto amaro e nello stesso tempo rinfresca. Dopo si sente più forte che mai. Si alza e si siede a tavola, sulla quale nel frattempo è già stato portato un pasto dalla cameriera.

7. “Ho una vera e propria fame”, confessa Robert.

- “Anche noi”, dice la mamma, “quindi diamoci dentro”. La signora fa scorrere solerte tutte le pietanze e i piatti davanti al signor von Wanger. Ci si prende tempo con il cibo, Robert deve capacitarsi di più, poiché deve conoscere l’accaduto.

8. Lentamente, a goccia a goccia, e prima in tono attenuato, Wanger riferisce della sera precedente. Stranamente, Robert in sé è assorto e tranquillo, ascolta come se stesse ascoltando la sorte di qualcun altro. Quando ha percepito tutto, rimane per un po’ in silenzio, si alza, va su e giù e si siede di nuovo al suo posto, tra Wanger e sua madre.

9. “Dunque è andata così!? Nell’ultimo tempo, costui mi sembrava… costui… hm, sgradevole, mostrava più di prima la sua natura, ed ho cominciato a separarmi da lui interiormente. Il muro di separazione si è andato rafforzando. Solo il ricordo della nostra fanciullezza e della prima giovinezza mi faceva sperare volentieri che sarebbe cambiato, che sarebbe diventato di nuovo buono, come lo era prima”.

10. “Non è mai stato buono”, obietta la madre. “Non ti volevamo privare dell’amico. Marita durante le ultime vacanze mi ha detto: ‘Lo dico a te, mamma, costui non mi piace. Robert deve guardarsi da lui’.”

- Chiede al medico come la figlia abbia potuto intuirlo.

- “Lei ha un dono un po’ più elevato di sensazioni che si trasferisce nel pensiero cosciente, spesso più finemente sviluppato nelle ragazze che nei ragazzi. Questo Vilpart ha in qualche modo infastidito sua figlia?”

11. “Certamente me l’avrebbe riferito”.

- “Forse! Una madre deve essere in grado di percepirlo meglio di me come uomo. È pur sempre possibile che si vergognasse, e anche perché non voleva rovinare l’amicizia a suo fratello”.

- “Esattamente!”, interviene Robert. “Marita mi è affezionata. Ma anche se costui… ah, se non fosse stato un criminale, non avrebbe mai avuto la mia sorellina; io l’avrei impedito in ogni caso!”

12. Adesso irrompe l’agitazione. Dal momento che essa è finalizzata all’amore fraterno, è quel soccorrevole punto d’appoggio che deve ricondurre sulla via normale coloro che si sono sviati dal cammino dell’anima. La signora Beocana non conosce ancora la legge fondamentale della vita, l’equilibrio che si realizza in un uomo, da lui stesso per lo più inconsapevole.

13. Wanger alza la mano: “Deve uscire il male come… perdonatemi... come si svuota uno stomaco malato. Robert ha bisogno di un cambiamento, di un viaggio”.

- “Ma non subito!”. Come suo marito, lei non vuol perdere il ragazzo, non per quest’uomo insolito.

- Wanger la tranquillizza: “Non subito, ma più presto è, tanto meglio è, affinché lo shock possa guarire”.

- Non ha ancora parlato del buon desiderio di prenderlo in custodia o di portarlo con lui nella foresta.

14. Robert gli viene incontro senza volere: “Devo andarmene da qui! Se io…”.

- “Non lo incontrerà così presto”, lo tranquillizza Wanger, “ci vorranno tre anni. Ma non dovrebbe indugiare così a lungo”.

- “Per favore, lasciatemi interrompere”. Robert, come già spesso, afferra le mani del medico. “Partirei volentieri con lei”.

- “Non lasci troppo presto i genitori; suo padre ha bisogno di lei. Quando ritorna la sorellina?”

15. “L’anno prossimo. Io… non essere adirata”, bacia la madre, “anche se ero incosciente, nondimeno, percepivo il tuo amore. Mi sarà difficile la separazione; ma ti prego, devo andar via!”. Compie ancora un giro attraverso la stanza, guarda fuori nel parco, abbraccia la madre ed esce dalla stanza.

16. “Oh, gli sta succedendo qualcosa!”. La signora Beocana lo vuol seguire.

- “Rimanga qui! L’agitazione non fa male, e il fatto che stia pensando alla sorella è il segno migliore che presto avrà superato questa faccenda. Per questo è bene che se ne vada da qui per un po’ di tempo”.

- “Mi rendo conto; soltanto…”, ride lei imbarazzata, “…lei è sacerdote, e allora una buona volta posso confessarmi”. Arrossendo profondamente guarda l’ospite.

17. Le guance del medico non rosseggiano, in compenso, tanto più il suo cuore di sacerdote. Lui dice di sì col capo e, premurosamente, guarda intorno nella stanza. Questo le alleggerisce la confessione, perché finora non è stata una ‘madre completa’. Aveva avuto troppo da fare con se stessa. Solo a causa del brutto avvenimento lo percepisce, e ora si sarebbe prefissata di essere presente solo per suo marito e per i figli.

18. Senza parole, Wanger prende entrambe le mani della donna nelle sue. Poi si alza. “Suo marito mi ha invitato per questa sera”.

- “Ne sono molto lieta!”, esclama lei sinceramente. In questo modo, lei ha avuto un contatto migliore verso lo straniero, a differenza di suo marito, sebbene non abbia mai conosciuto un sentimento spirituale, nessun collegamento con Dio.

*

19. Di sera, l’ospite arriva puntuale. L’imprenditore gli va incontro e prega di scusarlo. “Mi scusi, signor von Wanger, oggi il lavoro mi ha letteralmente travolto; ho dimenticato di farla venire a prendere con l’auto”.

- “Vado volentieri a piedi, nella missione si deve camminare quasi sempre. Ma abbiamo due auto fuori strada, e anche dei cavalli; per l’alternativa è provveduto”.

20. La figlioletta (Marita) è tornata a casa inaspettatamente. La sua infantile bellezza delizia l’ospite.

- In lei, lui vede la profondità dell’animo, simile a un meraviglioso calice di cristallo. Per la signora ha portato dei garofani: “Peccato…”, dice rivolgendosi a Marita, “…non sapevo quale tenero mughetto avrei incontrato, altrimenti avrei portato con me un altro mazzetto”.

21. “Qui non ce ne sono”, ride la biricchina, “e… di carta? Che barba!”

- “Impertinente!”, la rimprovera affettuosamente Robert. “Il signor von Wanger è un famoso medico, missionario e molto altro. Allora tu, ragazzina, dovrai ben essere modesta!”. I due si amano, una gioia per l’uomo che legge perfino nelle anime chiuse.

- “I mughetti in sé sono modesti”, aggiunge Wangher in tono scherzoso. “Ce ne sono alcuni in Europa. Ogni uomo, qui non vorrei dilungarmi, ha qualcosa in sé che somiglia in qualche modo a una pianta, a cui possono aggiungersi anche stelle o altri simboli”.

22. “E lei pensa davvero che io sia…”. Naturalmente, Marita è ancora troppo giovane per seguire il pensiero, ciò nonostante ha trovato un legame con quest’uomo. Lei non conosce la parentela interiore, quella proveniente dalla terra sconosciuta che si chiama ‘aldilà’. Ma parlare di questo sarebbe troppo presto in questa cerchia.

23. Perciò il medico continua: “Gentile da parte sua di accogliere la mia allusione. Qualche stolto crede di discendere dagli animali, di conseguenza anche dal regno vegetale. Perfino i credenti lo riferiscono alla loro anima, l’immortale di un uomo. Anche gli scienziati riferiscono questa ‘discendenza’ al corpo in termini puramente naturali. Entrambe le opinioni sono sbagliate, anche se c’è un fondo di verità”.

24. “Queste sono grossolane contraddizioni”.

- “Certamente, signor Beocana, se non si conosce la connessione più profonda. Se vuole, lo spiegherò più tardi”. Wanger indica tutt’intorno.

- Per gentilezza, senza reale interesse, l’imprenditore fa cenno col capo. “Se le mie signore lo desiderano...”. L’incerto si trincera dietro la moglie e la figlia.

25. Marita esclama entusiasta: “Io voglio sentirlo, non s’impara mai abbastanza nella vita!”

- “Bene, bene, quale piccola sapienza”, scherza Wanger.

- E anche Robert si accoda subito: “Lei è molto intelligente. Pensi, signor von Wanger, che ha superato così bene il suo esame, l’unica di tutti gli studenti che non dovrà rimanere in collegio per il resto dell’anno. Perciò è tornata a casa inaspettatamente, per nostra sorpresa”.

26. “Congratulazioni!”

- “Con i mughetti?”, sorride Marita.

- “Vedremo. Se non in altra maniera, allora di carta”. Wanger passa gradualmente al vero e proprio motivo per cui è venuto. Egli non vuol dire che a Robert non sia successo assolutamente nulla. Lui aveva sempre creduto nel suo amico, nella sua lealtà; e ora… in un colpo, tutto gli è andato in frantumi. Questo ha lasciato dietro di lui profonde tracce.

27. “Vorrei farvi una proposta e potrete prenderla in considerazione. Come voi sapete…”, dice marcatamente, “…sarebbe la cosa migliore se vostro figlio si staccasse dall’avvenimento. Qui è impossibile! Non vi spaventate subito, nel mio campo di attività le cose non vanno assolutamente come se si avesse a che fare con dei selvaggi; al contrario. Lo porterei con me per due o tre anni. Può venire tra un paio di settimane, come voi stessi desiderate organizzarlo”.

28. “Cos’è successo?”, chiede Marita. Non le è stato ancora riferito nulla.

- Il padre la mette al corrente, trattenendo ancora la sua collera.

- “Vedi, mamma, io te l’ho detto subito che con questo… In collegio ci sono molti pettegolezzi e anche sciocchezze, ma c’è anche della verità.

29. Da tutto, ho sempre imparato che il… Nelle ultime vacanze lui si è avvicinato a me, ma io sapevo di essere soltanto il ‘pesciolino d’oro’. Gli ho solo riso di gusto, dicendo che ero troppo giovane e… per me lui era troppo vecchio. Così dicendo volevo prenderlo a pugni. Quel… Oh, meno male che il signor von Wanger è venuto proprio da noi, nella nostra città, ed ha potuto catturare quella pezza da piedi. Gli caverò gli occhi se si farà vedere ancora una volta!”

30. “Non ce n’è bisogno”, dice Wanger calmando il comprensibile temperamento della fanciulla. “Posso chiamarla ‘Marita’?”

- Lei arrossisce rispondendo affermativamente.

- “Vede, uno come Vilpart, è fondamentalmente da compiangere, lui si è precluso la via della sua vita. Chi lo accoglierà un giorno? I poveri genitori sono quelli che stanno peggio. Lasciatelo sgraffignare, Marita. Non oserà più farsi avanti”.

31. “Lo sospettavo!”. La signora Beocana è addolorata perché Marita non ha lasciato trapelare nulla.

- Come se Marita avesse intuito ciò che la madre stava pensando, si stringe al suo braccio: “Sai, mamma, mi vergognavo”. Che la madre non stesse così vicina per far trovare loro, sempre, una via aperta, lo hanno notato spesso i suoi figli. Ora è diventato meraviglioso, lo straniero che può guarire i corpi e le anime, aveva la sua mano nel gioco.

32. “È tutto a posto, bambina mia, domani mi racconterai tutto”.

- “Sì, mamma! Non vedo l’ora di andare in fabbrica con papà e Robert tutti i giorni. Robert è il braccio destro di papà ed io voglio essere il braccio sinistro”.

- Beocana si schiarisce la voce. Che bravi figli ha! Meritato…? Poco tempo fa avrebbe espresso un ‘sì’. Oggi, …tante cose si accalcano su di lui, un’accozzaglia di sentimenti si aggrappano al vecchio, respingendo un qualcosa di nuovo, un qualcosa di sconosciuto. Allora lo colpiscono gli occhi del sacerdote.

33. “Vado a prendere il vino”. Sfugge a questo sguardo. Così alcuni uomini si sottraggono all’incertezza.

- La fanciulla si siede sulle ginocchia di Robert. “Poverino”, lo consola. “Devi andar via e…”, lo accarezza, “…in questo tempo mi sono impratichita e stiamo alleggerendo tutta la pressione al nostro papi”. Lei guarda Wanger, all’improvviso va da lui, gli prende le mani e dice: “Lo porti con lei, da lei sarà custodito al meglio. Quando ritornerà, saremo molto felici, i nostri genitori, lui ed io. – Ci riporterà qui lei stesso, Robert?”

34. “Posso facilmente prometterlo, perché adesso ogni tre anni è prevista una vacanza in patria. La prossima volta, Marita sarà una bella signora, ed io dovrò...”

- “...tener stretto il mio cuore?”, ride sommessamente. Lei è molto più capace a rompere la punta alle cose difficili. Questo l’aveva resa benvoluta nel collegio, soprattutto dagli insegnanti. Qui si rende conto di più che deve aiutare i suoi, per superare rapidamente il fatto.

35. “Sei una brava ragazza”, elogia Robert la sorella. Poi chiede a suo padre che è appena entrato: “Me lo permetti? Vorrei andare con il signor Wanger. Sarebbe un bene per me”, mettendo subito in luce l’argomento su di sé.

- La signora Beocana si asciuga gli occhi. La cosa giusta da fare sarebbe separarsi… oggi o domani… Anche il padre si dà una scossa.

36. “Sono d’accordo! Ci vorranno alcune settimane, prima che Robert ci lasci. Che ne pensi, Juanita?”, chiede a sua moglie. Oh, il destino dei genitori, di prestare i propri figli.

- Lei sospira percettibilmente: “Sì, deve proprio essere, e in ogni caso è bene per nostro figlio se viaggia con il signor von Wanger”.

37. “Madre!”. Robert la prende tra le braccia e la stringe così forte, che lei si lamenta:

- “Ragazzo, lascia qualcosa di me!”

- Perfino il padre viene abbracciato. Da quanto tempo i figli non osano più? Ora entrambi gli sono appesi al collo, e la sorgente dell’amore paterno s’innalza. D’ora in poi scorrerà liberamente.

38. Diventa una bella serata. Il tema principale: il viaggio! Viene stabilito fin nei minimi particolari. Gli occhi di Marita s’illuminano. Oggi non dice nulla, più avanti vorrà pregare i suoi genitori di andare a prendere suo fratello per rimanere un po’ di tempo con il missionario. Deve essere meraviglioso dimostrare amore a quegli uomini che vengono per lo più disprezzati. Anche gli occhi del medico lampeggiano. Lui verrà guidato a soddisfare il desiderio della fanciulla.

*

39. Il giorno successivo provvede alla sua corrispondenza, spedisce a un amico studente tedesco un telegramma d’oltre mare e, nel pomeriggio, si reca dai genitori di Vilpart. Li trova accasciati dall’afflizione. La madre piange, il padre si copre il volto, per nascondersi. “Una vergogna, una vergogna!”, si lamenta continuamente. È già stato licenziato, ingiustamente. Quando mai si è reso colpevole di qualcosa?

40. Dopo un saluto e le parole: “Rialzatevi, vi aiuterò io”, dalla bocca dell’uomo irrompe una cascata di lamenti:

- “Perché Dio ci punisce con questo figlio? Ho lasciato correre le ragazzate, ma mai un dispiacere. L’ho educato con giustizia, non con durezza. L’ho sempre ammonito, per lui ho risparmiato, per lui abbiamo fatto tutto! E lui ci ha ripagato con una vergogna simile! Non si osa più uscire per strada. Si è…”. Il cuore dell’uomo si spezza quasi in due, e i singhiozzi della madre fanno male al sacerdote.

41. Per un po’ Wanger lascia che le lacrime scorrano, lascia passare su di sé le parole del padre. Poi comincia a comportarsi da sacerdote. Toglie all’uomo le mani dal viso, accarezza delicatamente i capelli della donna, che durante la notte hanno accentuato il grigiore nei due genitori, e si siede tra loro.

42. Con delicatezza, come se confortasse dei malati gravi, dice: “Vi prego: volete ascoltarmi? Voi non lo sapete, e lo comprenderei se vorreste essere in collera con me, perché sono io che ho portato Vilpart in prigione”.

- “Lei?”, s’indigna Mescaru, e si allontana dallo sconosciuto.

- Altrettanto la donna, s’inorridisce, avendo creduto che il visitatore avrebbe potuto aiutarli.

43. “Sì, io!”, conferma Wanger. “Ma vi prego: ascoltatemi! Vedrete che non potevo agire diversamente”. Malvolentieri gli oppressi rimangono seduti. Oh, essi amavano l’amico del figlio ed hanno sempre sperato che il suo buon carattere venisse trasmesso anche al proprio figlio. Robert dava molta gioia a Vilpart, per la quale a loro mancava la possibilità. Come staranno adesso dinanzi ai genitori di Robert? Il signor Beocana non è mai stato orgoglioso di sedersi con lui, in mezzo ai funzionari, o in un’osteria.

44. “Mia moglie ed io ci toglieremo la vita: non sopportiamo questo dolore!”, geme Mescaru.

- “La capisco”.

- Non dovrebbe, il sacerdote, affermare subito il contrario? Non ancora! Si deve prima allentare la contrazione interiore. Allora potrà aiutare. Lui, che poteva già assumere qualche incarico da parte di Dio, un soccorritore per gli uomini confusi e smarriti.

- Mescaru parla continuamente, ogni tanto sua moglie dice qualcosa e, all’improvviso, entrambi tacciono. Il primo fardello è stato rimosso.

45. “Vi siete stupiti per il fatto che io abbia compreso la decisione di volervi togliere la vita? Che questo sia un peccato, lo sapete, anche se una sofferenza quasi insopportabile può spingere a un simile passo. Non avete considerato che al vostro povero figlio...”.

- “…povero figlio?”, interrompe Mescaru. “Lui è…”. Oh, oh…

46. “Lui è il figlio perduto! Quando un giorno si renderà conto dello smarrimento e in lui irromperà lo struggimento: ‘Mi voglio preparare e andare dai miei genitori!’, cosa accadrà…? Allora non ci sarete più, nessuna porta si aprirà per lui, non ci sarà nessun perdono, nemmeno mani che lo possano aiutare, nessuna buona parola che lo possa salvare dalla fatica del deserto della sua anima.

47. Volete farvi carico di questo? Non credete che vostro figlio possa ritornare sulla buona strada? Non è possibile che quando verrebbe a sapere del vostro suicidio, sprofonderebbe ancora di più nella rovina per un pentimento non confessato, dal quale non arriverà mai più a un ritorno in questo mondo? Io devo e posso mostrarvi questo abisso, ma voi stessi dovete coprirlo, … per vostro figlio e per le vostre stesse anime!”

48. Wanger tace; le parole devono fare effetto. I genitori sono ancora troppo oppressi, ma lentamente il loro animo si ridesta. Nella stanza accogliente, ma arredata modestamente, c’è silenzio. Di tanto in tanto Mescaru alza le mani, come se volesse afferrare qualcosa; la madre, invece, si passa la mano sulla fronte per scacciare i pesi che premono incessantemente su di lei.

49. Suonano alla porta. I Mescaru sobbalzano. Una nuova vergogna. I vicini che provano gioia del male altrui? Che… No! Arriva la primavera come una resurrezione, nella figura di Marita Beocana. Porta dentro un cesto, lo mette sul tavolo e si siede accanto alla signora Mescaru, come se questo dovesse essere così…

- Non la si può chiamare gioia, ciò che ha colto di sorpresa i genitori di Vilpart. Ahimé! Cosa porterà la fanciulla?

- Wanger vede lo sguardo lieto, nel quale giace una grande compassione.

50. Lei abbraccia la donna raggomitolata, accarezza i suoi capelli grigi e dice: “Signora Mescaru, Robert mi voleva accompagnare ma, per… non spaventarla gliel’ho sconsigliato, perché la sua visita l’avrebbe oppressa troppo. Lui e i miei genitori vi mandano i loro saluti; ci dispiace che siete capitati in questo disagio”.

51. Apre il suo cesto. “Ho pensato che ora andate malvolentieri nei negozi. A una vicina…”, gli occhi di Marita sfavillano, “…gliene ho dette quattro; questa ha la lingua biforcuta! Un’altra mi ha dato ragione, poi sono venuti anche altri che stanno dalla vostra parte. Questo mi ha resa felce!”. Non parla dei pettegolezzi. “Vi ho portato ciò che per adesso potreste aver bisogno. E il prossimo sabato farò io la spesa per voi, inoltre...”.

52. “...Marita può dirne di nuovo quattro alle cattive lingue!”. Il signor Wanger ride allegramente di proposito.

- “Ci può scommettere!”, esclama la fanciulla. “Cosa ne potete voi per quanto è accaduto? Io stessa non lo so, non sono stata a casa per alcuni anni, se non in vacanza, ma Robert e i genitori mi hanno detto che non vi dovrà colpire nessuna colpa. Noi siamo dalla vostra parte”.

53. “Siete molto cari!”. Ai Mescaru si riempiono gli occhi di lacrime. “Vi ringraziamo che vi prendete cura di noi. Non ritornate, altrimenti vi attribuiranno qualcosa”.

- “Non mi lascio intimidire da gente stupida”. Marita diventa rossa dal fervore. “Verrò a maggior ragione, non me lo potete impedire. Il signor von Wanger può… come devo dire? …lui può aiutare, mentre io penso solo a ciò che è necessario per la vita”.

54. “Questo è molto, Marita. Quando mi rallegro di voi!”. Wanger stesso distribuisce tutti i doni.

- Quanto si stupisce la Signora Mescaru. La donatrice ha pensato a molte cose. La loro piccola dispensa non è mai stata riempita così riccamente. “Lei stessa ha portato questo?”, sussurra la signora Mescaru.

- “No, i miei genitori mi hanno dato il denaro e sono venuta qui con il nostro maggiordomo. L’ho voluto io; i vicini stupidi dovrebbero vedere come ci si deve comportare con la sofferenza degli altri”.

55. Wanger si stupisce del suo delicato tatto. “Verrò domani a ringraziarla”. Lui stringe le sue delicate mani, e in segreto la loda ancora: non fa nulla da sé, il suo volto è così divinamente puro e delicato, come una pesca.

- “Con i mughetti?”, scherza lei. “Chissà, forse posso farne cadere qualcuno dal Cielo”, dice pieno di misteri il medico. Di nuovo serio, riferisce a Marita che i Mescaru volevano togliersi la vita.

56. “Cosa?”, è inorridita. “Questo non si può fare, questo è...”

- “...peccato, lo so”. confessa Mescaru. “Ma mi creda: i sobillatori non tacciono! Nell’ufficio sono stato così… così…”. Per vergogna tace sulle tante cose che hanno detto.

- “E questo vuole essere un’autorità del diritto?”, si indigna Marita. Domani andrò lì e darò loro una bella strigliata!”

57. “Non sarebbe meglio se lo lasciasse fare a me?”

- “Volentieri! Per loro, io sono in ogni caso solo un ragazzina. Ma lei, ah… lei sì che potrà far loro una bella strigliata!”

- “Non proprio questo; solo che il suo cuore si muove a sdegno su ogni cattiveria; per cui lo ‘strigliare’, l’‘avanti marsch’ e altro, giunge a un compromesso. Imparerà ancora come si devono prendere i cattivi. La calma non va aggredita!”

58. “Allora faccio la valigia come Robert, e la seguo. Lei raddrizzerebbe il mio albero storto”.

- “Non è storto, devono solo essere tagliati alcuni rami. Attraverso il fratello rimarremo in corrispondenza, allora potremo sistemare molte cose”.

- “Ottimo! Oh, basta che taglia come si deve!”. Qual rara conoscenza di questa figliola ancora così giovane.

59. I Mescaru tendono gli orecchi. La voce trema quando lui domanda: “Oh, suo fratello vuole andar via a causa di Vilpart? È colpa nostra se...”.

- “No, signor Mescaru! Naturalmente l’accaduto gioca un ruolo importante. Il signor von Wanger lo porta con sé nella missione, lì imparerà molto. Io adesso rimarrò a casa e aiuterò mio padre. Voi non avete nessuna colpa. E Vilpart…”, Marita in un giorno ha imparato come si deve agire in una disgrazia.

60. “Egli è inciampato, non voglio caricare su di lui nessun peso. Io amo mio fratello ed ero così emozionata; ma il buon soccorritore ha aiutato anche me. Perciò son venuta qui. Ora devo andare, verrò sabato, e lei, signora Mescaru, metta per iscritto ciò che le serve. Glielo farò avere”.

61. “Buona figlia!”. Il signor Mescaru bacia Marita sulla fronte. “Noi eravamo felici che Vilpart avesse un fedele amico; e ora…”.

- “Non diventate di nuovo tristi; il signor von Wanger vi starà vicino”.

- “Sì, rimango ancora un po’, altrimenti l’avrei accompagnata a casa”, dice Wanger rivolgendosi alla fanciulla.

- “Non è necessario, il maggiordomo aspetta fuori. Verrà questa sera a farci visita?”

- “Se sarà possibile, altrimenti domani”.

62. Una ragazzina…, ed ha riconosciuto la sofferenza degli altri, meglio di qualche anziano. Inoltre, l’ingiustizia che è capitata ai genitori di Vilpart. Quando arriva alla sua auto, dove il maggiordomo tiene già aperta la portiera, alcuni vicini stanno di nuovo lì a bisbigliare, indicando la casetta. Risoluta, va verso di loro.

63. “Ebbene, ha fruttato qualcosa l’affilar la lingua? Fate attenzione che un diavolo non calpesti i vostri piedi!”. Poi va a sedersi in macchina.

- “Magnifico!”, loda sogghignando il maggiordomo.

- “La piccola ha ragione”, dice un uomo e sua moglie. “Aiuteremo i genitori provati, e da noi non ci sarà maldicenza!”. Viene sparso un seme, ed ha trovato un buon terreno.

*

64. Nel frattempo, Wanger dice ai Mescaru: “Ora lasciate perdere la disgrazia di cercare la morte da voi stessi. DIO vi ha dimostrato che non vi ha abbandonati. Io vi faccio una proposta. – Il fatto che Lei, signor Mescaru, sia stato trattato in modo disgustoso, è spiacevole, ma non deve gravare su di lei. Il suo superiore dovrebbe dar rilievo alla sua diligenza e al suo senso di giustizia. Ebbene, l’uomo, di solito, zoppica quando si tratta di esprimere un diritto”. Che visiterà il superiore del tribunale, adesso non lo dice.

65. “Accetterebbe di nuovo il posto?”

- “Mai!”, sfugge come un grido dalla bocca di Mescaru.

- “Lo immaginavo”, dice Wanger con calma. “Un’altra domanda: se le venisse offerto un buon posto altrove, andrebbe via da qui?”. Mescaru è venuto in possesso della casa con molta economia e fatica. Rinuncerebbe così, senz’altro …?

66. La donna, invece, pensa: ‘Basta andar via, non importa dove!’ A questo aggiunge ancora: “Quando, …quando lui ritornerà, allora sarà bene, non avrà bisogno di stare qui. Dovrà certamente passare sotto le forche caudine e non otterrebbe nessun posto di lavoro”.

- Wanger fa cenno di sì col capo: “Lei, come madre, pensa al figlio. Suo marito pensa alla casa che ha costruito per i suoi cari. Entrambe le cose sono giuste. Io vi offro qualcos’altro:

67. Nella mia missione di base in Europa esistono sempre delle opportunità, non per ultimo nella vostra lingua, per occupare una buona posizione. Là non si verrà a sapere a chi vi siete rivolti. E se qualcuno dovesse scoprirlo, non dovete preoccuparvi. Certe cose, l’amministrazione della missione non le accetta proprio.

68. Vi rimarrebbe la vostra casetta. Non sbaglierò se il signor Beocana la affitterà per voi. Che ne pensate?”

- “Perché fa questo per noi?”, Mescaru è a metà strada di dare la sua approvazione. “Non è sufficiente aiutare chi si trova nel bisogno?”

- Wanger non può spiegare con quale ‘incarico’ è venuto, e quanto sia strettamente unito con la Conduzione di Dio. Perciò si limita a dire:

69. “Ho conosciuto entrambi i figli. L’avvenimento ha reso necessario di intervenire aiutando, cosa che doveva valere per i Beocana e anche per voi. Un’immagine: – si trovano due vittime di un incidente; e chi si occupa soltanto di uno ma si lascia giacere l’altro, in tutta serietà, non si ha soccorso! Vostro figlio, per voi difficile, può essere salvato attraverso una punizione, ed io lo porterò da me, se lo vorrà e se sarà migliorato”.

70. “E se non fosse così?”

- “Aspettiamo! Ammesso tuttavia il caso, allora non gli rimarrà altro che andar via anche lui. Mi sbaglierei di grosso, se non si ricordasse di me. Un uomo profondamente smarrito cerca spesso proprio colui che odia. Proprio questo è stato il caso con lui quando mi ha incontrato con Robert. Infatti, si è sentito scoperto, senza rendersene conto. È ancora troppo giovane per rendersene conto. Finché sarò qui in vacanza, di tanto in tanto lo andrò a trovare”.

71. La signora Mescaru afferra le mani del sacerdote con gratitudine. Possa Dio concedere che il loro figliolo si lasci convertire.

-: “Siete d’accordo” domanda Wanger “se organizzo tutto per voi?”

- “Sì!”. Una difficile risposta per i Mescaru, ma il sollievo di questo soccorso aiuta a superare il peso. “Non potremo mai ringraziarla abbastanza, è come se fosse venuto da noi un angelo”.

72. Wanger indica la porta: “Prima ce n’era qui uno”, sorridendo benevolmente, e indica tutti i doni che Marita ha portato. Uno splendore si introduce negli occhi degli oppressi, i quali non sono più accasciati sulle loro sedie, e accompagnano il loro ‘caro ospite’ alla porta quando se ne va.

- “Ritornerò domani”.

73. “Esiste proprio della brava gente”, dice lei, quando con il marito porta le ‘cose magnifiche’ nella dispensa. “Una cosa così non succede sempre”, dicendo questo, accarezza furtivamente un grosso salame, proprio uno di quello che mangia volentieri e che raramente si poteva permettere. “Sarebbe comprensibile se i Beocana ci rendessero la vita impossibile in questo luogo. E ora, …il contrario!”

74. “Oh, sì!”, La donna contempla profondamente commossa la dispenza riccamente riempita. “E non sono nemmeno religiosi. Non parlano né di Dio né di una fede, me lo ha rivelato una volta Robert. Proprio attraverso di loro il SIGNORE ci ha aiutato, loro stessi e anche noi”.

- “Essi sono soltanto il terzo aiuto, uno buono naturalmente”, Mescaru passa in rassegna nuovamente la dispensa. “Dio è la prima Mano, la seconda, e in questo senso la migliore per noi, è la mano del signor Wanger; ha fatto tutto lui, così, lui ha rivoltato i Beocana”.

- “Anche noi”, replica lei, pensando che volevano morire.

75. Congiunge le mani e il marito la imita. Una silenziosa preghiera di ringraziamento sale alla Luce.

 

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Cap. 6

Dal Prefetto per una lavata di capo

I Mescaru riaprono gli occhi

1. “Cosa desidera?”. La fredda espressione del signor Mestosani non sfiora il signor von Wanger. Egli guarda tranquillamente il potente negli occhi. Mestosani è il superiore del tribunale, ma preferisce farsi chiamare ‘Prefetto della città’, e siede come primo consigliere nell’amministrazione cittadina, così come, egli rappresenta il primo borgomastro, e si è provveduto di parecchi altri incarichi accessori molto renumerativi. Non c’è da stupirsi che guardi dall’alto dei suoi molti titoli.

2. Il visitatore si limita solo a guardare come fosse suo pari. Tuttavia, non si è alzato, qui è lui il superiore.

- ‘Povera anima’, pensa il sacerdote che vuol parlare a nome di Mescaru. Invece di rispondere all’arrogante domanda, porge il suo biglietto da visita. Mestosani legge e sbircia. Ma va! Missionario e medico, in più, un ‘von’. Boh, questo non dice molto.

3. “Io non l’ho consultata, non ho bisogno di un medico, tanto meno di un missionario!”. Comunque… lo invita a prender posto. “In cosa posso servirla?”

- “Una questione difficile, signor Mestosani”, Wanger omette di proposito un titolo. La presunzione ha bisogno dell’intingolo. “Il signor Mescaru è stato un suo funzionario. Era coscienzioso. Oppure no? Perché lo ha licenziato senza preavviso?”

- “È forse suo amico?”, suona beffardo.

4. “Certo!”

- “Ah, allora, pure il figlio suo perbene?”

- “Anche! Ma su basi diverse da quelle dell’uomo al quale sono state tolte senza alcuna colpa, posizione e onore”.

- “Mi consenta…”, Mestosani diventa rosso come un gambero, “…un uomo, il cui figlio è qui in prigione, non lo posso tollerare in questa casa (in Prefettura) come funzionario!”

- “Questo no, ma ancor meno per via di lei e dei funzionari poco amichevoli, per via di continue frecciate! Sa, lei, che per colpa sua, due persone volevano togliersi la vita?”

5. Mestosani impallidisce. Il fatto di aver trattato ingiustamente Mescaru, se n’è reso conto; ma non voleva ammetterlo. “Non vorrà dire...”.

- “Sì, voglio proprio dire questo! A causa della sua ingiustizia, il signore e la signora Mescaru volevano togliersi la vita. Su questo – non posso scagionarla – sarebbe stata colpa sua!”. Wanger è diventato duro nel senso buono. Il ferro grossolano ha bisogno di un martello grossolano e di una dura incudine.

6. “I funzionari del diritto devono sapere se un padre può essere schernito per l’ingiustizia di suo figlio. Lei con i suoi padroni non lo ha impedito, e lo ha cacciato via con disonore!”

- Mestosani allarga le braccia inorridito. “Mescaru ha...”

- “...il signor Mescaru”, accentua Wanger interrompendo.

- “Certo, certo, naturalmente ‘il signor…’. – Lui le ha riferito qualcosa?”

7. “Può egli stesso, diffondere il disonore a lui arrecato? Ho scoperto tutto da solo”.

- “Uno dei miei padroni ha…”. ‘Oh, il traditore lo mando all’aria, se io…’

- “Lei può pensare quello che vuole”, irrompe di nuovo Wanger. “Soltanto, non aggiunga alla sua ingiustizia, un’altra, facendo pagare per questo qualcun altro che non ha fatto altro che abbaiare come lei! Altrimenti, dovrà licenziare se stesso!”

8. Dal tempo del suo servizio, Mestosani non aveva mai subito qualcosa di simile. ‘Questo straniero si comporta come se fosse il re, e Mestosani solo un servitore. Questa vergogna la dovrà pagare! Ma all’improvviso gli viene in mente che costui ha salvato Robert Beocana e catturato i due criminali. Il capo della polizia glielo ha riferito la sera prima. Gli atti non gli sono stati ancora consegnati. Perciò ha voglia di far cadere Wanger nella rete. Non ha bisogno di sapere nulla di questo, non ha documenti’.

9. “Dica, signor von Wanger…”, Mestosani si mette comodo per il titolo, “…da quando, lei è qui? E per quale motivo?”

- “Senz’altro per essere al servizio”. Questo suona come un avvertimento.

- ‘Ah, costui non abbassa la sua onnipotenza, al massimo… sì, giusto, per legge’.

- “Sono regolarmente denunciato come ospite in vacanza per sei settimane a scopo ricreativo. Se desidera saperne di più, le sta a disposizione la missione alla quale appartengo. Inoltre, sono sotto la particolare protezione del Consolato tedesco, quello inglese, e ancora un paio di altri Consolati”.

10. Ahi, allora si avrebbero troppe difficoltà; il Capo dello Stato rovinerebbe senz’altro lui, Mestosani. Con collera nascosta – ma la farà ancora pagare a questo Wanger! …chiede ipocritamente: “Quindi, cosa posso fare per lei? In quale modo le è stato riferito il misfatto pianificato? Devo riportare Mescaru, …il signor Mescaru, …di nuovo al suo posto? Lo ammetto, egli era coscienzioso, e nel rapporto, un uomo modesto. Soltanto…, ebbene sì, non si può fare a meno di pensare che è il padre di un criminale”.

11. “Non c’è bisogno di affaticarsi”, ironizza Wanger. “Per sua tranquillità, il signor Mescaru non tornerebbe mai indietro, quindi non darà vergogna alla sua istituzione. Per me, io non ho bisogno dei suoi servizi. Vorrei solo chiederle una cosa: se lei avesse sempre servito onestamente ed avesse un figlio che, senza sua colpa, capitasse sulla strada sbagliata, cosa farebbe?”

12. “Non è possibile stabilirlo prima. Tuttavia, se…, mai gli aprirei la mia porta!”

- “Non bisogna solo punire, ma portare i caduti sulla buona strada della vita, poiché solo così si guariscono completamente i mali”. Uno sguardo colpisce il superiore del tribunale, che sconvolge il più intimo del suo freddo essere.

13. “Il signor Mescaru non l’ha codannato; lui voleva solo uccidersi a causa della sua durezza. Gli ho detto che in questo modo avrebbe tolto al figlio l’ultimo sostegno, e poi il giovane sarebbe caduto nelle più profonde tenebre. Lei, invece, condanna, anziché aiutare; lei distrugge, invece di guarire; lei spezza il bastone su chiunque sia caduto, anziché offrirgli un nuovo sostegno!

14. Dove, signor Mestosani, dove sta la sua giustizia? La possibilità di porre fine alla criminalità? Non dimentichi quest’unica cosa: oggigiorno i giovani non guardano nulla con i nostri vecchi occhi! Dia una buona volta un’occhiata ai suoi fascicoli, dove facilmente – nonostante le punizioni – una buona comprensione avrebbe potuto aiutare a rialzare più d’uno che è capitato sulla via sbagliata. Lei non è mai stato disposto a farlo; valeva il suo giudizio! Con questo…, per lei, il ‘caso’ era chiuso!”

15. “Come si permette...”, sbraita Mestosani, “…di farmi un simile rimprovero? Chi è lei?”

- “Un uomo che pensa umanamente, e non soltanto secondo i paragrafi! Ciò nonostante so distinguere il diritto dalla giustizia. L’umanità è già affondata profondamente, non solo in termini di criminalità. L’insensibilità, l’egoismo, il desiderio di far carriera, e molto altro ancora, che nel complesso è peggio della criminalità, hanno esposto l’umanità alla rovina. E chi, domando, chi è colpevole di questo?”

16. “Lei è sacerdote…”, schernisce il Prefetto, “…lo chieda al suo Dio! Se ci ha creato Lui, allora il male è proceduto da Lui!”

- “Lei lo pensa?”. Wanger conosce l’osservazione di gente simile. Allora gli chiede: “Con la sua parola, lei ha aggredito il Creatore!”

- “Sì, cioè, …io non credo in un Dio; ma se ci credessi, …allora Gli rinfaccerei quanto male ha creato i Suoi uomini!”

17. “GlieLo può rinfacciare!”. Sono fulmini che colpiscono lo schernitore. “Il suo scherno si ritorcerà su di lei. Dio non l’accetterà proprio; Lui, se non rinsavisce, la lascerà cadere nella fossa scavata da lei stesso. Davanti al mondo sarà pur rispettato, ma non davanti a coloro che lei ha messo da parte. Lei è abbastanza istruito per comprendere che io non ho bisogno di leggere prima il suo curriculum-vitae; io… lo vedo!”

18. Mestosani diventa mortalmente pallido. C’erano notti in cui non riusciva a riposare, quando lo opprimevano nel sogno le immagini che di giorno sapeva rimuovere. Da dove sa questo, lo straniero? È forse ‘chiaroveggente’? Lui non ha mai creduto in questo, soprattutto, non adesso. Rimane solo un’incertezza. Ma no, non si sarebbe fatto intimidire dagli occhi chiari. Non da lui!

19. “Chiudiamo la conversazione”, dice senza alcun passaggio.

- Wanger assentisce per lo stupore del Prefetto. Egli supponeva che costui gli avrebbe tenuto prima una predica e che lui l’avrebbe fatto a pezzi con quegli argomenti taglienti che sono di casa nel suo cervello.

- “Un’altra cosa”, continua Wanger, “prima che i genitori di Vilpart lascino la sua città, essi vorrebbero andare da lui. Gli dia due ore libere”.

20. “Nessun delinquente può ricevere visita prima di un quarto di anno, eccezionalmente una mezz’ora”.

- “Due ore! I genitori andranno via, il giovane non li vedrà per tutti questi anni, e questo sarà molto duro per lui”.

- Mestosani si dimena, si sente ricattato. Poi approva: “Ma solo se lei mi dice dove andranno i Mescaru”.

21. Il medico non rivela che li porta in Europa; non dice nemmeno che Robert andrà con lui.

Mestosani ride imbarazzato: “È bene per i Mescaru che spariscano da qui”.

- Wanger non reagisce. “Faccia in modo che l’onore del signor Mescaru sia ripristinato nel suo ufficio”.

22. “A poco a poco vi crescerà sopra l’erba!”

- Il medico-sacerdote interviene subito: “Certo, l’erba può crescere su tutte le cose; anche le opere di bene vengono dimenticate volentieri, non è vero?”. Un colpo! Mestosani spinge da parte il buon uomo, il quale gli ha offerto tutte le possibilità di rialzarsi. “Tuttavia”, continua costui, “con cose cattive, l’erba viene calpestata perfino troppo spesso, e allora sta lì di nuovo la nudità. Ci rifletta!” Un breve saluto, ancora una volta quell’avvertimento negli occhi che toglie a Mestosani la sua pace mondana. E la porta si chiude.

23. L’onnipotente beve frettolosamente un succo di frutta ghiacciato. ‘Un idiota così!’. Nello stesso tempo va su e giù. Chiude in anticipo la cancelleria, ma davanti a quelle parole, davanti allo sguardo dello straniero, fugge inutilmente. Allora non c’è porta che si possa chiudere facilmente. Il serio modo d’essere, la figura, la nobiltà… Oh, no, nemmeno un Mestosani riuscirà a liberarsene.

24. ‘Boh, è misterioso!’, cerca di distrarsi. ‘È stato bravo a salvare Robert; la città deve molto ai Beocana. Ma doveva essere proprio questo sconosciuto?’. Come se volesse litigare, Mestosani parla tra sé. ‘Sì, se fosse stato lui l’eroe…, se lui, il Prefetto, se…’ Si rifugia in un locale. Nonostante la bevuta, le immagini non svanscono.

*

25. Il signor Wanger va soddisfatto dai Mescaru. È riuscito a domare il presuntuoso, il quale non poteva proprio nascondere nulla davanti a lui. Non è costata nessuna fatica mettere a nudo i suoi pensieri. Come sempre, è un silenzioso ringraziamento che egli manda verso l’Alto, verso il luogo da cui gli proviene ogni aiuto. Mescaru si stupisce quando giunge di nuovo il caro soccorritore. “C’è qualcosa che non va?”, chiede Mescaru preoccupato. Pensa solo alla difficoltà che potrebbe ancora capitar loro.

26. “Qualcosa di buono; sono stato da Mestosani”.

- “Da lui?”. Mescaru ha lo sguardo preoccupato.

- “Non si preoccupi”, lo tranquillizza amichevolmente Wanger, “le tigri si possono domare”.

- “Non quello!”, respinge Mescaru. “Lo conosco da così tanti anni, e tutta la nostra Terra potrebbe spaccarsi, prima che faccia una concessione!”

27. “Sì, ci vuole molto tempo prima che sgoccioli il suo ultimo ghiaccio. È come con la roccia e l’acqua. La roccia resiste per migliaia di anni, quando l’acqua rosicchia. La natura ci insegna una meraviglia di Dio: l’acqua molle, che si può schiacciare nella mano, consuma la pietra più dura. Così l’alto Amore di Dio mordicchia ogni cuore duro. Si può resistere a lungo, quanto si vuole, l’uomo può nel frattempo morire, ma … è DIO che comanda!

28. Forse il signor Mestosani porterà con sé nella tomba le sue pietre, le quali lo ostacoleranno molto, se vorrà progredire ‘nell’altra vita’. I peccati non sono condonati a nessuno!”

- “Dio è buono, Egli ci perdona le nostre colpe”, dice solennemente la madre di Vilpart.

- Non era già un grande peccato che volessero gettare via la vita, e altro ancora? Il signor von Wanger prende quelle mani laboriose nelle sue e non le rilascia subito.

29. “Chi riconosce il peso dei propri peccati, a questi, Dio perdona volentieri. Tuttavia, c’è anche qualcosa da pagare. Allo stesso modo, è come nel mondo: i debiti opprimono, ci si sforza di pagarli. Qui e là un buon creditore esonera al povero debitore un rimborso. Questo è gradito; tuttavia, non appena s’incontra il proprio creditore, si pensa al rimanente non pagato.

30. Questo vale a maggior ragione per il Creatore. Certamente in modo più inconsapevole, per lo più represso, non si riflette se e come l’Altissimo sia il nostro Creditore. Ma se lo riconosciamo, Egli perdona perlomeno il rimanente di tutto ciò che un uomo non potrà mai pagare completamente. Noi abbiamo un Dio buono che ci aiuta e non ci lascia andare dalle Sue mani.

31. Consideriamo la povera anima di Mestosani. Là i debiti si accumulano fino alla roccia che è da demolire. Anche qui la natura mostra l’immagine che guida alla più facile conoscenza. Nessuna montagna si scioglie da sé. O è l’acqua, che un po’ alla volta porta alla rottura, oppure il fuoco che spinge verso l’alto dall’interno della Terra, non sempre sotto forma di vulcano. Entrambi gli elementi fendono le rocce.

32. Così Dio salva le anime. Alcune attraverso il fuoco dell’afflizione, altre con l’acqua del Suo insegnamento che porta Lui stesso, oppure anche attraverso altri uomini. Se ora si deve essere un ‘portatore’, ci si deve prima mettere nelle Sue mani, lasciarsi guidare da LUI e imparare se deve aiutare il fuoco oppure l’acqua.

33. Il Prefetto vi lascerà in pace. È possibile che indaghi dove andrete. Io non ho nominato né il paese né il luogo dove troverete una nuova patria. Attendete il giorno della partenza. Io l’ho prevista fra tre settimane. E siccome conosco la nostra Marita, lei arriverà di gran carriera…”, Wanger sorride, “…per mettere da voi, tutto sottosopra. Inteso nel senso buono.

34. Se qualcuno vuol sapere qualcosa, ebbene… per voi è meglio che non conosciate ancora il vostro domicilio. È per il vostro bene”.

- “Ma se la importunano?”, chiede la signora Mescaru.

- “Allora sarò una roccia, alla quale né il fuoco né l’acqua possono sottrarre il segreto”. Di nuovo una risata di cuore.

- È la prima volta, dopo l’incidente, che anche i genitori, gravemente provati, hanno negli occhi un barlume di sorriso. Quanto è felice Wanger di essere riuscito ad alleviare il loro peso. “Nei prossimi giorni sarò di nuovo qui, allora discuteremo la questione della casa”.

35. Mescaru dice con rispetto: “Se non ci fosse stato lei, allora...”.

- “...Dio avrebbe mandato qui un altro. Di certo, la vostra fiducia in Dio era temporaneamente spenta; ma… proprio per questo, il Signore è venuto in aiuto. Ci sono altri e migliori di me. Ma quando si può aiutare, allora si deve sapere:

il Soccorritore è unicamente il Signore!”

36. Per un po’ c’è silenzio, come se Qualcuno non visto stendesse le Sue mani in segno di benedizione. La donna piange commossa: “Questo è stato più santo che in una chiesa! Pensavo di fare il giusto con l’andare in chiesa. Spesse volte c’era un vuoto in me, quando uscivo dalla stessa. Questo era certamente un peccato”, guarda Wanger con aria interrogativa.

37. Lui, come sempre, risponde alla muta richiesta con un benevolo, caro sorriso: “Questo non è peccato. Se qualcosa non riempie il cuore, allora ciò che viene dato è vuoto, il che è dovuto al rituale esteriore, e più spesso sta al donatore, al sacerdote della chiesa. Naturalmente, ci sono molti bravi sacerdoti che parlano alla comunità con convinzione. Questo risveglia poi un’eco, perché la convinzione fa posare la benedizione di Dio sull’oratore insieme alla comunità.

38. Non l’andare in chiesa stabilisce la misura della fede! La fede è il vero e proprio collegamento con la conduzione di Dio. Dal momento che io stesso sono sacerdote, non critico la Chiesa, perché ha anche i suoi lati positivi, o meglio: potrebbe averli. Ma io non ne sono collegato. Per me, in primo piano sta il medico, …così detto per il mondo. Per quello che ha bisogno l’anima, l’attività sacerdotale sta in un campo esteso.

39. In sé le due cose non possono essere separate, perché DIO è Sacerdote e Medico, è il Soccorritore e il Salvatore nelle cose della vita. EGLI mi ha guidato, affinché diventassi entrambe le cose, laddove, per così dire, è buio nella superstizione e nella retrocessione della cultura. Là ho edificato quella Chiesa nella quale Dio usa venire in ogni tempo. La mia cara gente nera non ha nessun edificio sfarzoso.

40. Sopra di noi c’è l’altamente inarcata cattedrale di Dio, intorno a noi un pezzo di meravigliosa natura. Allora i miei cari neri hanno imparato a inchinarsi in raccoglimento e vanno giubilando nelle loro capanne. Quanto facilmente sono poi da guarire le ferite e le infermità di ogni tipo. Essi aspettano pazienti il loro turno, e da tempo hanno capito a non mettersi in vista. Da questo e da molto altro la cristianità bianca potrebbe prendesi un esempio.

41. Adorate Dio nel cuore a casa, nella chiesa, ovunque; perché EGLI si trova dappertutto! Da cuori puri non si lascia cercare a lungo, anche se talvolta sembra che si sia nascosto. Nella nostra missione, dove troverete una buona patria, vi renderete conto di cosa sa dare un servizio religioso. Là non ci sono edifici sfarzosi, l’immergersi nella preghiera non viene solcato dalla visione esteriore.

42. Gli edifici splendenti di tutte le religioni hanno molto spesso le porte chiuse per l’Altissimo. L’anima di colui che ama Dio con riverenza, e quindi – dove non è possibile diversamente – entra in queste chiese, porta con l’Altissimo! Dove c’è una piccola chiesetta o cappelle ai bordi delle strade, là Egli entra sempre. Queste sono come la ‘Stalla di Betlemme’. Dio si è scelto la povertà, per donare, attraverso questa, la ricchezza proveniente  dalla Luce”.

43. Un silenzio benedice di nuovo gli oppressi. Mescaru sta seduto con il capo profondamente chino e mormora: “Questa è stata una predica”. Nessuno ha visto le lacrime che gli scorrono lungo le sue scarne guance. Anche questo lo opprime: ha aiutato molti vicini, per lo più senza compenso. E poi, …poi, in un giorno hanno dimenticato tutto il buon modo di fare, gettato al vento e…

44. Questo non si può escludere così facilmente, è troppo profondamente marcato a fuoco. Allora Wanger dice: “Una brezza primaverile scaccia l’inverno, e la mite primavera dà nuova vita”.

- Mescaru, stupito, alza lo sguardo. Spiritualmente, lui non è in nessun modo così lontano dal comprendere il mistero, come un altro sa svelare i segreti pensieri. Nonostante la preoccupazione per il figlio, si sente come liberato da un fardello troppo pesante. Grato, prende quelle mani che sono così finemente disposte, e tuttavia, rivelano una fermezza a cui ci si può sempre affidare. ‘Come se fossero le amorevoli mani di Dio’.

45. A questo punto il soccorritore si alza e dice: “Dio aiuta gli uomini volentieri attraverso i Suoi figli terreni. Si deve solo imparare a comprendere il dare e il prendere. – Devo sbrigare alcune commissioni, e stasera sarò dalla famiglia Beocana”.

- I Mescaru lo seguono furtivamente con lo sguardo. ‘Che uomo buono!’, medita la signora Mascaru, e si asciuga anche lei gli occhi.

- “Non solo buono”, dice lui. “Non lo posso dire così, ma in lui c’è qualcosa che – hm – veramente, qualcosa che non è di questa Terra. Non ho mai incontrato nessuno come lui in vita mia”.

46. “Il reverendo nella chiesa di San Paolo ha parlato di quel versetto biblico secondo cui gli angeli – non riconosciuti – sarebbero presso gli uomini. Non lo si dovrebbe prendere alla lettera, ha detto. Gli angeli sarebbero solo concetti senza esistenza. Come figlio fedele della Chiesa, sarebbe la natura stessa dell’uomo che opera come un angelo. Chissà se è corretta questa interpretazione! Mi sembrava come se in ciò, una cosa più preziosa della fede andasse perduta. Che ne pensi tu?”, chiede lei a suo marito.

47. “Nemmeno io posso interpretarlo. Forse il signor von Wanger potrà spiegarcelo. Lui – ebbene – mi sembra un angelo. Quindi, secondo il passo biblico, lui è venuto da noi non riconosciuto. Per noi egli è un uomo buono pronto ad aiutare, uno dei pochi che hanno grandi doni. Ricordiamoci del suo richiamo:

‘Il Soccorritore è unicamente il Signore’!”

La signora Mescaru apre la bibbia e legge ad alta voce:

«Non dimenticate l’ospitalità,

praticandola, infatti, alcuni, a loro insaputa,

hanno ospitato degli angeli» [Ebr. 13,2].

48. Ed è di nuovo come se ci fosse uno strano aleggiare. Sono i pensieri di un uomo che è ingaggiato qui dalla Luce? Sono ali dell’angelo dalle quali cadono giù per loro, conforto e pace? È il respiro di Dio che rende felici i poveri?

 

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Cap. 7

I mughetti – Una cena ricca di insegnamenti

1. Non appena il signor von Wanger arriva nell’alloggio, viene la padrona di casa che serve amabilmente il suo ospite. “C’è un pacco per lei, signor von Wanger”, dice raggiante nel vero senso della parola, “dall’Europa!”

- “Fantastico!”, si rallegra, e non fa mistero del segreto.

2. “Questo lo riceverà una fanciulla”.

- “Oh!”, gli occhi della donna diventano rotondi come una palla. L’uomo non ha l’aria di essere sul punto di innamorarsi.

- “Non quello che pensa lei, signora Cottassa. È per la signorina Beocana. E si stupirà: sono mughetti dall’Europa”.

- “Mughetti? Che aspetto hanno?”

3. “Vado poi dai Beocana; prima potrà sentirne l’odore”.

- “Ah, quanto mi rallegra questo! Desidera ancora qualcosa da bere?”

- “No, grazie mille”.

- Esitante, lei si ferma ancora alla porta.

- “Ebbene...”, invita Wanger, “…dove preme la scarpa?”

4. “Non la mia; ho sentito che il figlio dei Mescaru è in prigione. La signora Mescaru è una mia amica e mi spiacerebbe se le fosse successo questo.

- “È giusto, signora Cottassa, di non allontanarsi dai Mescaru. Del resto, è vero. Questo Vilpart voleva commettere un omicidio. I genitori non hanno nessuna colpa, questi sono gli unici da compiangere”.

5. Egli riferisce, senza vantarsi, che ha potuto salvare Robert per ben due volte.

- “Che cattiveria! Lei si è spesso lamentata con me del fatto che il suo ragazzo stava causando loro, un sacco di problemi. Ma ancora più cattivi sono i vicini abbietti. Ebbene, mi sentiranno, tanto da congratularsi!”

6. Wanger sorride sotto i baffi: “Ma con parole serie si può ottenere di più che con vuoto imprecare. Inoltre, Marita Beocana ha già ottenuto molto con poche parole, ha fatto la spesa per i Mescaru, ha pensato che la donna, provata dalla sofferenza, andrebbe malvolentieri nei negozi, dove sarebbe stata sicuramente trattata male”.

7. “Lo farò più tardi anch’io”.

- “Non oggi, cara signora; Marita ha già provveduto per diversi giorni. Vada lì come al solito, e non tocchi la disgrazia”.

- “Lei ha ragione. Farò così”. Va in cucina. “Ah, che brav’uomo, dà poco da fare, e il denaro della pensione mi è molto utile e…”. A bassa voce enumera ogni suo vantaggio.

*

8. Dopo essersi cambiato, Wanger va dalla padona di casa e mostra la coppa multicolore di vetro con i fiori. “Oh, ma questi sono i miei preferiti, e come profumano! Allora, Marita si rallegrerà!”

- “Lei la conosce?”

- “L’ho incontrata una volta con il fratello, dai Mescaru, durante una delle sue vacanze”.

9. Wagner porta con cura il suo regalo. Certamente Marita ne sarà felice, questo è fuori dubbio. Compra un mazzo di fiori anche per la signora Beocana, e così, equipaggiato con la magia floreale, giunge alla villa. Il maggiordomo lo vede arrivare e si affretta ad aprirgli la porta. “Signor von Wanger, questo rallegrerà i padroni!”. Solerte, prende cappello e mantello.

10. L’ospite viene accolto con grande gioia.

- “Cosa ha portato?”, chiede Marita, indicando subito l’involucro bianco, mentre Wanger consegna il suo mazzo di fiori alla padrona di casa. “Oggi Marita ha la precedenza, cara signora Beocana; spero che non sia sconveniente da parte mia”.

11. “Ma no”, tranquillizza lei. “E gli stupendi fiori? Sembrano mughetti”.

- “Gli somigliano; e se vi sono graditi, allora sono alleggerito”. Ride col suo sorriso di cuore lieto. Ora prende con cura l’involucro bianco. Tutti stanno intorno al tavolo. Si leva un soave profumo.

- “Questi sono mughetti?”, chiede Marita. “Oh!”. Un delicato rossore copre le giovani guance. “Questo saluto floreale è dunque per me?”. Solleva timidamente lo sguardo.

12. “Sono mughetti! Il Cielo li ha portati qui oggi, e senza miracolo”, dice da biricchino Wanger. “Un aereo è stato il messaggero. Sono per lei”, e le mette il bell’involucro nella mano.

- “Oh…”, balbetta, “…non li posso accettare!”

- “Per te, saputella, è troppo caro!”. Il signor Beocana borbotta un po’ con voce rude per nascondere la sua emozione.

- “Non se lo merita proprio”, aggiunge la madre.

13. “Oh, sì! Sono felice di donarli al mughetto dei mughetti; oltre a ciò, meritati. È stata brava e valorosa, non ho mai conosciuto una giovane fanciulla così. Potete essere orgogliosi di vostra figlia”.

- “E di me, no?”, chiede Robert tirando le ciocche dei capelli della sorella.

- “Come puoi solo pensarlo?”, s’indigna la madre.

- Gli occhi del medico splendono chiaramente. La guarigione animica di Robert procede, altrimenti non si sarebbe permesso di scherzare.

14. “Potete immaginarlo se l’orgoglio dei genitori è giustificato, tuttavia, l’ho confermato volentieri. Contento, Robert?”

- “Molto!”

- Wanger mostra a Marita come deve curare i suoi fiori. “Quando sono appassiti, allora li si metta all’aperto. Vi mostrerò un posto dove ritornano a fiorire, e ne avrete gioia per molti anni”. Poi cambia discorso e riferisce che ha colto sul fatto Mestosani.

15. “Come? Senza di me”, esclama Marita. “A costui, avrei...”

- “...gli avresti detto il fatto suo…..”, completa Robert, “…ed io mi sarei unito”. Robert non serba rancore ai genitori del suo amico che gli è diventato nemico. Anche lui sta dalla loro parte. Questo è il segno che lo spirito ha preso il dominio in lui, sebbene lui stesso non lo sappia, …non ancora.

16. “Col ‘dire il fatto suo’ possiamo lasciar perdere. Mestosani era irritato con se stesso, certamente non per via della sua azione sbagliata. È pur sempre il primo passettino come con un bambino che non sa ancora dove deve andare. Finché il suo duro guscio animico una buona volta sarà forzato, ci vorrà un bel po’ di tempo. Perciò ci occuperemo di qualcos’altro”.

17. “Con filosofia”, mormora Beocana, non sentendosi molto a suo agio. Negli affari, nella produzione e nella politica, egli è un maestro. Ma in ciò che l’uomo diventa vero uomo, …nella fede della Divinità? Nondimeno, in lui vive l’inconscio desiderio, risvegliato dal medico, di rivolgersi là, dove ‘fiorisce la vita imperitura dell’uomo’. È ancora come un primo crepuscolo del mattino che non scaccia ancora il sonno.

18. Wanger lo sa: deve soccorrere, …non da sé, …no! Il grande Soccorritore aiuta, anche quando è impiegato in un’azione. Cosa sono le sue mani, e cos’è la sua parola, rispetto a quel Linguaggio superiore, rispetto all’onnipotente mano creativa di Dio? Da quando il suo spirito è venuto al timone della sua vita, Wanger non ha mai pensato, creduto e insegnato diversamente, da ciò che in lui sempre si manifestava.

19. “Non è facile per l’uomo conseguire il suo primo io. Il secondo, pendente alla vita di questo mondo, a ogni specie di cose transitorie, che scende con il nostro corpo nella sua fossa, oh, …questo è fortemente in primo piano! Certamente, questo si riferisce allo sviluppo della nostra esistenza legata al pianeta, poiché fin dall’infanzia c’è l’impulso a raggiungere e diventare qualcosa, non importa su quale fondamento si basano impulso e desiderio.

20. A un bambino piccolo piace volentieri cercare questo o quello nell’ambiente di una camera, … per il fanciulletto veramente grande. Allora tocca tutto con le manine, tendendole dapprima alle cose splendenti. Quale segno per il divenire del nostro primo io lungamente sconosciuto!

21. Lo spirito costringe alla vita autocosciente, alla presa di possesso di ciò che gli occhi possono vedere”.

- Robert chiede come sarebbe con i nati ciechi.

- “Di questo ne parleremo un’altra volta. L’anima, che è un ponte tra l’esistenza spirituale e quella legata al mondo, materialmente non riconosce subito il primo io, tende a toccare cianfrusaglie esteriori. Lo splendore è il magnete sul quale essa per lo più cade. Per molti, questo rimane così per tutta la vita.

22. Veramente, l’anima è solo quel ponticello che si deve percorrere per la conoscenza, ma il pilastro centrale del ponte, il nostro spirito, è una Scintilla di Dio di onnipotente magnificenza. Il primo pilastro è la fede, ovvero quella volontà di abbandonarsi a ciò che è meglio. Questo – non lo rilevo troppo – l’ho visto in Robert e Marita. Per i giovani non è chiaro, ma c’è, spinge senza che si conosca il motivo preciso: ‘…perché voglio fare questo!’. Il terzo pilastro è sempre l’obiettivo per tutte le cose.

23. Nella partenza verso il primo io, di cui pochi sanno qualcosa, e non vogliono sapere nulla, si può solo aspettare per sondare il perché dell’azione. Quanto poco si pretende dal bambino di sapere perché tende agli oggetti splendenti, tanto poco anche nella crescita della conoscenza, se il fare e il lasciare dell’uomo avviene attraverso il controllo del proprio mondo dei pensieri.

24. Chi perde l’impulso a tendere la mano verso qualcosa di splendente? Ciò che conduce nell’abisso è l’avidità; per i consapevoli della propria responsabilità è la volontà di essere un prezioso membro del popolo. Quest’ultima si estende alla vita esteriore del mondo. Noi la chiamiamo economia, produzione, politica e tutte le scienze delle quali ci si serve, volendo servire l’umanità.

25. Questo non è riprovevole, ma riguarda il secondo io. Esso può proiettarsi nel primo io; e se lo fa, allora l’uomo raggiunge lo stadio della perfezione, per quanto è possibile su questa Terra. Non si raggiunge mai in questo mondo la più autentica perfezione. Possiamo raggiungerla solo gradualmente, ed è del tutto sufficiente se ogni gradino può registrare un perfezionamento”.

26. “Mi sono del tutto incomprensibili i due io”, interrompe il signor Beocana. “Io sono ‘io’, un’unica persona, e di conseguenza ho una sola vita. Ciò che ha appena detto, signor von Wanger, mi sembra un pochino…”, egli tossisce, non vuole offendere l’ospite.

- “Si esprima tranquillamente”, esorta Wanger, “non c’è nulla di male ad attribuire a qualcosa di sconosciuto un falso nome.

27. In questo è così facile riconoscere i due io personali. Un esempio: dovete prendere una decisione. Sorgono due pensieri: uno per, uno contro. Non si possono unire entrambi. Ci si domanda: ‘Cosa devo fare?’. Per il momento riferisco il ‘cosa’ alla sua produzione, se deve promuovere un uomo oppure no, assumere o rifiutare coloro che cercano lavoro. C’è sempre stata e c’è tuttora questa dualità.

28. L’esempio zoppica. Tuttavia, mostra quella differenza. La dualità dell’io, legato alla Terra, si trova su un punto di vista completamente diverso. Se non sapessi che in voi…”, indica gli ascoltatori che sono in parte incuriositi, in parte discordanti, “…è presente un impulso superiore, e precisamente non solo attraverso lo spirito dato da DIO, ma altrettanto attraverso un pensare onorevolmente consapevole, – non avrei toccato questo argomento.

29. Lo si guarda ancora come un cibo estraneo al fanciulletto, che perciò lo batte con le manine e si rifiuta di prenderlo. Solo dopo tentativi prudentemente somministrati a gocce, il bambino si rende conto che la madre gli sta dando qualcosa di buono. Un po’ alla volta richiederà lo stesso cibo. Proprio così accade alla nostra anima.

30. Qui il nostro spirito somiglia a una madre che ha preparato il cibo ricevuto da Dio. Lo spirito può, in quanto dato da Dio, utilizzarlo completamente, ma deve – diciamo– diluirlo per l’anima, finché il piccolo stomaco animico non diventa forte e tollera gradualmente il compatto cibo spirituale”.

31. “Posso interrompere di nuovo?”, chiede Beocana.

- Wanger fa cenno di sì col capo.

- “Mi sorprende…”, dice “…che lei – come paragone – scelga cose così puerili per pensieri superiori. Non sarebbe meglio una trattazione esatta?”

- L’argomento mostra a Wanger che Beocana vuol familiarizzarsi con l’idea, anche se il desiderio è ancora mezzo addormentato. Di nuovo quell’amabile sorriso che abbellisce immensamente i decisi tratti del volto, e dai luminosi occhi del medico irrompe come un bagliore, quando risponde:

32. “Lei avrebbe ragione se, … ed è questo ‘se’ a tener testa. Non sia irritato, poiché non possiede qualcosa, adesso non ancora. C’è il seme che cerca di tendere verso l’alto sotto il suoterreno’. Di nuovo un paragone non adatto per gli adulti? Ed è comunque il migliore, perché è dato da DIO.

33. Un seme si sviluppa solo sotto un buon terreno. Se stesse sopra, si rovinerebbe. La protezione del terreno gli procura la sua forza, affinché possa germogliare e anche maturare. Se questo tenero verde crescesse sopra, …il Sole lo brucerebbe e la pioggia battente lo schiaccerebbe. Attraverso la lotta, perché la piantina deve farsi strada attraverso il terreno, si raffonza, affinché – in generale – possa resistere alle tempeste dell’esistenza.

34. Altrettanto succede con noi, quando dobbiamo accogliere qualcosa di nuovo. Con un discorso, per quanto ben espresso, ma senza alcuna immagine visiva, si ottiene ben poco. Persone che conoscono l’oratore, impareranno, o meglio, si sentiranno con lui d’accordo. Ma cosa si può ottenere con ciò? Praticamente nulla!

35. Signor Beocana, lei è orgoglioso del suo lavoro. Perciò rifiuta i paragoni infantili. Il Salvatore, tuttavia, ha detto:

‘Se non diventate come i bambini,

non potrete ereditare il Regno dei Cieli!’.

Questo significa diventare infantile, pensare infantilmente? Niente affatto! Solo la scuola della vita, che comincia con il primo respiro di un bambino, ci dona tutte quelle immagini che sono meglio dei discorsi scientificamente raffinati e sofisticati.

36. Lei non ha mai avuto a che fare con Dio. Un errore dei suoi genitori che sono stati senza fede. La Parola di Dio le è sconosciuta, e quanto meravigliosamente il Salvatore ha offerto i Suoi insegnamenti sotto forma di parabole agli uomini. Quante parabole Egli ha riferito alla vita, legata alla natura e al mondo! Se una volta imparerà a conoscere questo, allora comprenderà il suo primo io, lo spirito, e le darà la priorità in lei stesso”.

37. Beocana si gratta leggermente gli orecchi. Hm, …c’è qualcosa nell’insegnamento. Si muove intorno a lui come una brezza; ora non deve offendere l’ospite con una parola sbagliata. In lui si ribellano ancora i pensieri, l’orgoglio dell’uomo mondano, la domanda se ‘i molti gentiluomini’ rideranno di lui, i quali, come lui, non pensano ad altro che a guadagnare soldi, a ricoprire un ruolo, a essere un capitano dell’industria e altro ancora! Questo è il loro vero e proprio scopo della vita.

38. Verrebbe deriso, se ci si accorgesse della sua ‘conversione’. Perché, se accettasse quest’insegnamento, allora non potrebbe più tollerare quello che viene detto di Dio qui e là nella sua cerchia. Una lotta, …che oggi non viene ancora disputata; la vittoria sta ancora all’orizzonte. Tuttavia, sta lì come una figura ammonitrice, inondata di luce, e come se gli venisse più vicino, come se…

39. L’esperto sacerdote, il medico, il soccorritore, e ancora parecchio di più, aspetta con pazienza. Se un seme sta già germogliando, se la germogliazione dura più a lungo, la lascia a Dio, nel Quale confida in ogni momento. In questo, Lui fa tutto bene! Non si può pretendere da uno che non ha mai pensato a Dio, che si volti al Sole come una giovane foglia sull’albero. La ricompensa per tutta la sua fatica non mancherà.

40. I ragazzi guardano il padre. È pregio della gioventù, decidersi rapidamente a favore di qualcosa non appena diventa una necessità, lasciandosi guidare dall’uomo in cui ripongono la loro fiducia. Ed è naturale che vogliano attirare i loro genitori sulla stessa base. Anche la madre, che oramai ha imparato a leggere nei figli, guarda suo marito, il quale cerca di passare la mano sulle pieghe della sua fronte, come se, con ciò, potesse scacciare qualcosa.

41. “Mi rendo conto…”, dice guardando il sacerdote in faccia, “…che lei ha oneste intenzioni con noi e agisce per convinzione, per convertirmi. Ci si deve lasciar convertire? Non è più virile se da se stessi, se si…, se non si…”.

- Wanger fa cenno col capo. “Un uomo dovrebbe trovare da se stesso il nuovo cammino. L’unica cosa che conta è che conosca la via, che sappia chi e quale sia il supporto del cammino. Se ne è consapevole, allora non avrà bisogno di un incitamento esterno. In caso contrario, deve proprio essere scosso. Appunto questo, Dio ha previsto per lei.

42. Non alzi le sopraciglia. Se Dio le restasse sconosciuto, allora Lui non avrebbe neanche l’obbligo di occuparsi di lei”.

- Beocana si gira un po’, per nascondere la sua paura. Aveva pensato proprio così. “Lei ha ragione!”

- Wanger continua: “Un obbligo non è mai richiesto dal Creatore! Egli opera dalla Potenza creativa dell’Amore, provvede alla povera e spesso storta via dei figli terreni, e… Lui sa come aiutare! Infatti, senza DIO siamo un mucchio di foglie appassite, spazzate via dal vento, se pendiamo saldamente alla materia!

43. È certamente auspicabile raggiungere qualcosa durante la propria vita terrena; e se si dà un’esistenza a molte persone, allora è una buona azione anche davanti a Dio. Chi, invece, pensa solo ad aumentare i propri beni, se non si offre nulla all’anima nuda, allora l’azione migliore si assottiglia in sé, e dopo la morte del corpo diventa un peso disperatamente amaro.

44. Questo non è allarmismo”, dice Wanger respingendo il pensiero che preme sulla lingua di Beocana. “È quella chiara visione delle cose, con le quali molti si occupano malvolentieri, perché intralciano la vita materiale”. Un nuovo colpo andato a segno nel mondo dei pensieri dell’imprenditore, mentre Wanger continua:

45. “Invece di andare in chiesa, controllo il mio libro contabile per vedere quanto guadagno ho fatto questa settimana. Molti pensano così, sia in grande che in piccola scala. Tuttavia, …l’andare in chiesa non aggiusta le cose. Un silenzioso congiungere le mani è spesso meglio che un ‘solo farsi vedere in chiesa’. Questo è comunque un auto inganno”.

46. Robert s’intromette nel discorso sul fatto che si dovrebbe andare in chiesa, e sarebbe un grave peccato non farlo. “Una volta, uno scolaro mi disse: ‘Faccio un favore ai miei genitori, ma in chiesa imparo i vocaboli’.” Esplode un’allegra risata.

47. Wanger dice con indulgenza: “È lodevole che il ragazzo, per amor dei genitori, faccia ciò che questi desiderano; è ancora meglio imparare i vocaboli, piuttosto che pensare allo stolto divertimento. Tuttavia, …anche questa è illusione, sebbene qui siano colpevoli le chiese, esse minacciano i fedeli con disgustose punizioni, e queste sono più stolte dello studio dei vocaboli andando in chiesa.

48. Non sono affatto contrario alla Chiesa. Dipende da come si pensa e si agisce. Un buon sacerdote, e ce ne sono molti, può essere un portatore di benedizioni; altri sono mercenari, come il Signore chiamò un giorno quei templari che indossavano soltanto abiti guarniti, ma aggiunse: ‘il vostro cuore è vuoto’!

49. Lo stesso vale per chi frequenta la Chiesa. Se il loro sentimento è rivolto a DIO, allora la via è benedetta, perfino se sul pulpito sta un mercenario. Ma se vanno per mettersi in mostra, allora la benedizione del buon Pastore non viene su di loro. Qui annotato: non il sacerdote benedice, egli è solo un mediatore. La benedizione viene solo dalla mano del nostro Dio!”

50. A questo punto, Marita chiede timidamente: “Signor von Wanger, lei ha detto che la benedizione di un buon sacerdote non verrebbe su coloro che non sono di cuore sincero. Si legge, però, che Dio sarebbe buono. Non ne dubito, anzi ne sono felice, perché anch’io devo trovare la mia strada che porta a Lui. Non sarebbe bene se anche queste persone avessero la benedizione? Io ne ho bisogno, perché finora non ho imparato ad amare Dio. E che lei sia venuto da noi…”, gli occhi della fanciulla splendono luminosi, “…la considero una benedizione immeritata”.

51. Anche gli occhi del sacerdote splendono, mentre dice con cautela: “Questa è stata la fede di una figlia! La sua riflessione è giustificata; ma ora presti attenzione: proprio ai fichi marci, che sono unicamente dei frequentatori di chiesa, non potrebbe essere rivolta la parola dal Creatore attraverso il ‘non-essere-benedetto’? Un esempio potrà servire:

52. Un bambino si strappa dalle mani della madre e si ferma cocciuto. Una madre saggia prosegue tranquilla e guarda indietro solo furtivamente verso il bambino. Non ci vuole molto che la piccola testa cocciuta cominci a camminare, talvolta allontanandosi ulteriormente dalla madre; ma molto raramente così lontano da non riuscire più a vedere la madre, oppure dove la stessa ha svoltato sulla strada.

53. Allora le corre dietro. Nonostante ciò, talvolta non tende la mano verso di lei. E lei è di nuovo saggia se non prende quella del bambino, ma aspetta finché viene meno l’ultima resistenza. Non è solo la paura a ricondurre il bambino, ma è quel ‘vincolo vitale’ che sorge dall’atto dei genitori.

54. Non è diverso, di certo, inconcepibilmente più santo e più meraviglioso opera il vincolo di vita nel Creatore. Nessuna creatura, perfino se si allontana molto a lungo dal Creatore, rimane per sempre lontana da Lui. Il suo ‘furtivo guardare intorno’ verso la persona cocciuta, è tanto straordinariamente buono, che non potrà mai essere colto nella sua profondità! Ma qualcosa proveniente dal grande ‘come’ e ‘perché’ di Dio, si può comprendere se valutiamo spiritualmente gli eventi apparentementi umani.

55. La paterna benedizione di Dio rimane sempre sull’intera schiera dei figli, sui buoni come anche sui cattivi. Solo che la Sua benedizione agisce in modo molto diverso. Dio non è un ciabattino che conosce solo la sua forma! Non è nemmeno un contadino della nostra Terra che – certamente bene – si limita a spargere la sua semenza. Dal Creatore dipende ogni piccolo granello, come e dove deve cadere. EGLI sa anche meglio di tutti, quando si ha bisogno di acqua o di secca”.

56. “Voi riuscite a spiegarlo così bene”, elogia la signora Beocana. Oltre all’insegnamento, è il linguaggio che l’ha fortemente affascinata. “Da ragazza andavo anche in chiesa. Talvolta era bella, talvolta vuota. Come giovinetta non potevo distinguere niente in modo giusto. E più tardi…”. Guarda suo marito che ha seguito volentieri e il suo buon matrimonio è stato mondanamente buono.

57. “Questo non la deve più opprimere”, tranquillizza Wanger. “Potrà ottenere molto se imparerà a custodire e a curare il seme del Creatore che ha ricevuto e seminato. Dio non fa assolutamente tutto da solo! Oh, Egli crea sempre per primo, ma ci ha dato la possibilità di agire noi stessi e di aiutare gli altri. Egli aiuta volentieri i figli attraverso i figli! Non si deve pregare erroneamente: ‘Signore, Tu fai tutto completamente da solo!’. – Si è fatto tardi, avete bisogno del vostro riposo, poiché una giornata di lavoro richiede le vostre forze”.

- “Anche la sua”, esclama Marita, “Lei deve utilizzare la sua vacanza, affinché i suoi figli mori abbiano di nuovo un sostegno completo”.

- “Proprio così, piccola samaritana!”

58. “Cosa fa domani?”, chiede Beocana, mentre chiama già l’auto che dovrà portare a casa l’ospite.

- “In mattinata andrò a visitare i Mescaru per discutere del loro trasferimento”.

- “Vuol vendere la casa?”

- “Gli ho consigliato di affittarla”.

59. “Io avrei qualcuno”. Dice Beocama spontaneamente, perché l’insegnamento non è scivolato davanti all’imprenditore, ed egli vuol fare qualcosa di buono. “Un vecchio portinaio si metterà presto a riposo. Affitterò volentieri la casa e provvederò anche per l’ordine. Se il suo tempo lo permette, domattina con il signor Mescaru venite nel mio ufficio”. Beocana accompagna il suo ospite alla porta. Robert e Marita lo portano a casa.

60. È stato sparso un buon seme. Viene lasciato al Creatore di tutte le cose viventi, come e chi si prenderà amorevolmente cura di questo seme.

 

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Cap. 8

Mescaru va in fabbrica, per il contratto

Wanger da Mestosani

1. “Incredibile”, inveisce Canncia nell’ufficio commerciale, “il padre di costui… Lei sa!”, tossisce. “E osa venire qui!”. Poi borbotta con malizia: “Certamente c’è anche l’inquietante straniero. Chissà…”. La gente mormora e allunga il collo. Allora Mary Dabbati che protegge sempre il più giovane dei dipendenti, insorge energicamente e, tranquilla, rivolgendosi a Canncia dice:

2. “Mi stupisce che si sobilli contro un innocente. Non può essere invitato anche il signor Mescaru? Un atto di umana comprensione! La signorina Beocana è andata dai Mescaru per aiutare la signora provata dal dolore. Senza il permesso dei suoi genitori non l’avrebbe fatto.

3. Io mi tengo alla larga dalle malelingue; non si devono maltrattare ulteriormente coloro che devono portare una sofferenza!”. Tranquillamente riprende poi il suo lavoro.

- Si è fatto silenzio, ognuno va di soppiatto al suo tavolo di lavoro e anche Canncia se ne va. A Mary Dabbati, la sensibile signora, come la si designa rispettosamente, non c’è da opporre resistenza. Lei gode della migliore reputazione presso il capo.

4. L’apprendista le si avvicina con una falsa pratica: “Grande classe!”. Lei, furtiva, mette un dito sulla bocca e lo manda via con il pezzo di scritto. Canncia ritorna, va avanti e indietro, borbotta tra sé e si siede scontroso dietro la sua scrivania.

5. Nel frattempo il signor Beocana ha fatto chiamare anche la figlia che, da oggi, è volontaria. Mescaru è tormentato, quasi non osa parlare. Allora Marita dice all’improvviso: “Signor Mescaru, mio padre ha buone opinioni di lei. Esistono persone stupide che si limitano a spettegolare, ma esse stesse hanno un passato poco pulito. Vilpart è certamente caduto molto in basso…”, lo dice apertamente, “…ma credo che più tardi anche voi avrete ancora gioia in lui. Aspettate tranquillamente”.

6. Beocana si rallegra di sua figlia.

- E Wagner dice: “Sì, lui (Vilpart), l’aveva proprio pensato: ‘Se avrò molto denaro, allora potrò vivere allegramente’, ma non sa ancora che l’arraffato passa troppo in fretta. Signor Mescaru, guardi gli abbietti negli occhi!”.

- È facile per lui dirlo; con l’entrare in fabbrica, Mescaru ha carpito molti sguardi, sopratutto quello di Canncia. Anche il signor Wanger l’ha colto, infatti, questi aggiunge:

7. “Esattamente, anche se prima alcune personcine le hanno fatto venire i brividi…”.

- “Qui in casa?”, Beocana è, come al solito, subito agitato. Come si permettono! “Chi è stato?” chiede brusco.

- Wanger fa un cenno tranquillizzando. “Alla porta e nel cortile qualche persona, questo non pesa molto. Anche Canncia; ma a lui già gli peso sullo stomaco io, ed ha ingoiato anche il signor Mescaru”.

8. Robert e Marita scoppiano a ridere, ma il padre dice: “Questo lo sistemo io!”

- “Io non lo farei”, consiglia Wanger. “Questi vengono solo irritati e, comunque, dicono quello che vogliono. Passarci sopra è la medicina migliore. Ma veniamo alla faccenda”, devia il discorso.

9. Beocana si rivolge subito a Mescaru: “Lei e la sua signora volete lasciare la nostra città? Adesso è la cosa migliore che possiate fare. Volete affittare la vostra casa? Molto sensato! La prendo per uno dei miei portinai. Ah, Canncia se la dovrà vedere con me, ma prima dovrà essere d’accordo con la mia proposta. La moglie del portiere è vigorosa; terrò anche gli occhi aperti, affinché la sua proprietà sia amministrata coscienziosamente. Sarebbe soddisfatto con questo accordo?”

10. Mescaru porge rapidamente la mano all’imprenditore. “Con lei sono al sicuro. Non crederà quanto sia sollevato. Perché, altrimenti…?”. Lui aveva già considerato che se qualcuno avesse scoperto dove fosse il figlio… e se…, allora certamente la casa sarebbe stata venduta solo al prezzo più basso, e molto sarebbe andato in rovina.

11. “Bene”, dice Beocana, “vogliamo servire il nostro ometto secondo le direttive del signor von Wanger”. Attraverso il microfono chiama la sua segretaria, la quale si rallegra che si è fatto venire il padre di Vilpart con lo straniero. Un buon segno! Dall’apprendista ha saputo cos’è accaduto tra la sua amica Mary e il Canncia. Ora il capo dice: “Per favore, signorina Kingtown, deve venire qui subito il signor Canncia e lei con il blocchetto da stenografia”. Beocana si sfrega di nuovo le mani. “Aspetta, mio caro, ti dovranno passare gli ‘sguardi’!”

12. I chiamati arrivano, Robert sussurra all’orecchio di sua sorella: “Quello non lascia passare davanti a sé nemmeno la segretaria di papà”.

- Marita fa una smorfia: “Oh, quello!”

- Canncia si ricompone, deve salutare entrambi gli uomini, cosa che sbriga con un impacciato inchino. “Vi conoscete già…”, dice Beocana benevolmente, “…e così possiamo sbrigare la faccenda.

13. Si tratta…”, egli informa Canncia, “…della casa dei Mescaru. Lasciano la nostra città”.

- “Ah!”, interrompe il capoufficio. “Dove, se posso chiedere, devono andare?”

- “Lei può chiedere”, s’intromette Wanger, “ma non le sarà data risposta! Non ciò che lei pensa!”, un rimprovero di ammonimento che fa arrossire Canncia. “I Mescaru stanno sotto la protezione della società missionaria, e presso di questa opereranno all’interno. Ciò che sta all’esterno non ha bisogno di saperlo, e neanche lo verrà a sapere”.

14. Una gelida strigliata molto salutare. Mescaru tira di nuovo un grato sospiro di sollievo. Meraviglioso… Il signor von Wanger è all’altezza di ogni situazione. La segretaria tira già fuori la sua matita. La sua gioia e la sua stima per Wanger sono nascosti. In quei pochi giorni lei ha avuto la sensazione che, attraverso di lui, l’atmosfera lavorativa con il capo è migliorata. Allora il lavoro rende molta più gioia. “Prego, scriva!”, viene invitata.

15. “Il signor Mescaru affitta a me, Alfons Beocana, il suo fondo a tempo indeterminato, senza inventario. Il prezzo d’affitto, a causa della valuta, è ancora da stabilire, sarà rimesso in anticipo di ogni trimestre sulla banca della missione. Non appena il signor Mescaru, oppure i suoi eredi, vorranno tornare a vivere di nuovo nella casa, sarà resa libera entro sei settimane. Questo vale anche per i miei eredi”. Vengono aggiunte le clausole necessarie e i presenti devono sottoscrivere, anche Canncia. Avrebbe mai pensato ancora ieri, Mescaru, che, ad eccezione del figlio, la sofferenza si sarebbe voltata al bene?

16. “Ha ancora bisogno di me?”, chiede Canncia al capo in tono remissivo.

- “No, deve solo essere in scena, nel caso in cui all’improvviso mi… ebbene…, sì! Ora è informato”. Certo, suona come detto per caso, ma l’uomo comprende la nota. Con difficoltà reprime il suo rancore, si sente messo a nudo davanti a Mescaru e a Wanger. Con un conciso saluto lascia in fretta l’ufficio.

17. “Devo scrivere subito il contratto?”, chiede Irina Kingtown.

- “Lo deve fare la signora Dabbati. Marita, portalo tu da lei”.

- Marita arriva proprio quando Canncia vuol riferire la ‘faccenda’ avvenuta nell’ufficio commerciale. Sorpreso, va nella stanza accanto. ‘Deve proprio venire qui la piccola gatta’. Marita sa cosa deve al padre la signora Dabbati. Uno sguardo colpisce Canncia, come se chiedesse: ‘Che succede qui?’. Porge il documento alla signora: “Per favore, lo scriva subito in quattro copie e porti immediatamente di là la scrittura”.

18. Arriva l’apprendista che chiede: “Cosa sta scrivendo?”

- “Niente!”, dice la signora Dabbati. “Quello che c’è da sapere, sarà diffuso. Altrimenti…”. ‘Di nuovo la sua grande classe!’

- L’apprendista vuol memorizzarsi per la sua vita come si deve pensare, parlare e anche agire. La protettrice gli è diventata la migliore insegnante. Più tardi ripenserà spesso a lei, e non si pentirà mai di aver emulato la sua immagine ideale.

19. “Ora passiamo dalla fabbrica”, dice il capo nell’ufficio. “Il suo prestigio, signor Mescaru, aumenterà subito”. Beocana ammette segretamente a se stesso che, appena qualche giorno prima, non gli sarebbe mai venuto in mente; è stato solo grazie a Wanger che è cambiato. E quanto è felice! Non solo calcolare, ogni giorno nessun altro pensiero che ‘la fabbrica’. Ah, quanto ha pesato spesso quel pensiero!

20. Ci sono sguardi manifesti e furtivi, saluti seri e rispettosi, altri sfuggenti. Questi ultimi, per fortuna, solo raramente. E alla sera, quasi l’intera città sa ‘ciò che è accaduto’. Anche il Prefetto viene informato. Questi medita: ‘Allora lo straniero verrà sicuramente di nuovo da me’. Lupus in fabula!

*

21. Il mattino successivo ‘compare’ Wanger. Mestosani reprime la collera. Fingendo una buona concordia, dice serenamente: “Oh, signor von Wanger, la saluto!”. L’esclamazione è troppo forte, il sorriso gioviale troppo simulato, si capisce cosa c’è dietro: paura! Il medico saluta in modo amichevole e riservato. Il ‘buon gesto’ all’altro passerà in fretta.

22. “Signor Prefetto: ha preso in esame la pratica su Vilpart?”

- “L’ho ricevuta stamattina”, mente spudoratamente. “Adesso si viene informati continuamente. I Mescaru possono venire domani, per due ore, non ho nulla in contrario, anche se… Lei sa, di per sé non è permesso”.

23. “Lei sbaglia! L’umanità è sempre al suo posto e i paragrafi attenuanti sono sempre applicabili. Cosicché, in un ufficio le esigenze della casa debbano essere rispettate, perché i detenuti…”.

- “Esattamente!”

- “Perché lei non è andato incontro al signor Mescaru sullo stesso piano?”.

- Il funzionario scioglie le redini all’ira. “Ho consigliato ai miei padroni, a causa di Mescaru!”

- “...‘Il signor’ Mescaru!”

24. Il superiore diventa rosso. Dominandosi a fatica, dice sbrigativo: “Ho ordinato all’ufficio di mettere a tacere la faccenda, e ai colleghi di non menzionarla più. Quindi l’intera faccenda non si applica più per noi interni. È soddisfatto con questo, adesso?”, domanda in modo provocante.

25. “No! Il suo errore non può essere messo a tacere non volendone più parlare. Difficilmente le sarà risparmiato di sistemare la faccenda”.

- “E come pensa che dovrei farlo?”. Segue una rauca risata. “Dovrei chiedere perdono a Mescaru in ginocchio? Oppure dovrei scrivere un annuncio?”. Il volto un po’ grasso si distorce beffardo.

26. “Può fare a meno di entrambe le cose! Lo ha mancato di fare, e la macchia rimane su di lei per aver agito ingiustamente come superiore del tribunale. Il suo inginocchiarsi sarebbe imbarazzante per un funzionario… per causa sua! Le voglio alleviare qualcosa, se ora viene al discernimento. Un altro, e precisamente il signor Beocana, ha ripristinato di sua iniziativa l’onore calpestato, la macchia che lei ha affibbiato ai poveri genitori”.

27. “Mi è stato riferito”, interrompe il superiore irritato, “come Beocana...”.

- “Mi scusi, ma anche l’imprenditore è un ‘signore’! Non è vero?”

- Ahi, ahi! Che errore! “È ovvio che dico signor Beocana, anche se nel fervore talvolta si perde una parola. Lui è ‘rispettato in tutta la città’, signor von Wanger, se lo ricordi!”

28. “Me lo ricordo benissimo”, sorride Wanger. “E non ho intenzione di andare oltre”.

- Un sospiro nascosto. Esattamente così ha pensato il superiore. Lo straniero sembra essere migliore di… Tuttavia sarebbe stato meglio non aver mai visto Wanger… Cosa ci può fare lui se, attraverso Vilpart ‘questo ragazzo maledetto’, tutto è...

29. Il medico, durante questi pensieri, dice: “Il signor Beocana ha ristabilito la reputazione a Mescaru. A lei questo non sarebbe mai riuscito. Ieri sera siamo stati insieme alla ‘Conchiglia del Mare’ con del buon vino. Le persone nella città sono entusiaste di questa nobile azione. Sarebbe stato disposto anche lei a fare una cosa del genere?”

- Mestosani alza inorridito entrambe le mani: “Io? Ma cosa le salta in mente! C’è differenza se il signor Beocana, come privato cittadino, si lasci indurre da...”.

30. “Da me?”. Buttata lì intenzionalmente derisorio.

- “Ebbene sì!”. La collera s’inerpica alta negli occhi scuri. “Solo lei avrebbe potuto farlo. Lei è come uno stregone, un…”, Mestosani tossisce. Nuovamente una parola di troppo.

- “Meno male che non viviamo nel medioevo”, ride di cuore Wanger. “Altrimenti mi avrebbe subito messo al rogo”.

31. “Mah! Un uomo di alto rango come lei, non dovrebbe avere a che fare con una simile follia!”

- “E lei, come uomo di alto rango, non dovrebbe lasciarsi comandare dall’irascibilità!”. Questo è stato un colpo andato a segno.

- Mestosani si asciuga il sudore della fronte, apre velocemente una finestra e sospira: “Oggi fa terribilmente caldo, verrà un temporale”.

32. Wanger non ci fa caso. Ira e collera sono due demoni che gettano l’anima nell’abisso della propria rovina. E nessuno ne è colpevole se non colui che non riesce a dominarsi. Aiutarlo – se non è possibile diversamente – c’è bisogno di spingerlo perfino verso l’abisso, come se ci stesse già cadendo dentro.

33. “Bene, i genitori devono dapprima rivedere il loro ragazzo. Ma prima che lascino questa città, io desidero che gli sia permesso di tornare a casa per un giorno intero. Senz’altro sotto sorveglianza, cosa che in caso di bisogno prendo su di me la responsabilità per il bene degli interessati. Così potrebbe essere evitato uno scandalo nella città e i genitori non sarebbero di nuovo esposti alle malelingue”.

34. “Lei è ancora sano di mente?”, grida Mestosani. “Non lo permetterò mai! Non lo posso nemmeno fare!”

- “Lei lo può fare, perché è un caso particolare da trattare!”

- “Ogni parola è superflua; dico no e basta! Inoltre…”, una domanda maliziosa, “…perché si occupa solo di questo Vilpart, perché non del complice, anche se è stato Mescaru che ha istigato il crimine?”

- “Esatto! Ma non dimentichi che nel fascicolo c’è anche il fatto che il complice ha onorato ripetutamente la sua casa ed è un delinquente abituale, certamente non del tutto un giovane molto difficile. Rifletta su questo: il mio aiuto è per i genitori!”

35. “E per il ricco imprenditore”, schernisce il Prefetto. Ecco, …uno sguardo freddo lo mette a nudo nel vero senso della parola. Tuttavia, talvolta una parola dura è la pillola migliore per un uomo che conosce solo se stesso, ma vede i propri pensieri e il proprio agire sbagliato in tutti gli altri, ma mai in se stesso.

36. “È superfluo prendere in considerazione la sua opinione”. Il linguaggio è troppo misurato, per non opprimere. “Sentirà di me. Ancora una cosa: lei condanna molte persone, più d’una con il diritto del mondo, raramente con il diritto di Dio, alcune ingiustamente. Lei condanna anche colui che tolse l’onore al protettore che la aiutò a scalare le vette più alte? Lei è certamente informato di questo!” Senza attendere una risposta, la porta si chiude silenziosamente alle spalle di Wanger.

37. Resta indietro un uomo profondamente colpito. Cosa c’è nella vita dietro di lui? Oh, … questo tormenta, come un serpente. Cosa sa lo straniero? E da dove…? Lo ha inteso davvero, oppure è stato soltanto un colpo a vuoto? Sicuramente, …l’altro è morto, non può più parlare, né ammonire, né tradire. Il pericolo che gli ha rubato il riposo in certe notti, è già da tempo allontanato.

38. Il superiore si passa energicamente la mano sulla fronte liscia. Sciocchezze, tutte sciocchezze, ciò che lo straniero vaneggia. Hm – il medioevo – allora qualcuno verrebbe subito ridotto al silenzio.

- “Anche tu!”

- Trasalisce inorridito. Questa è stata una voce. Non si è sbagliato. “Ma certo, mi sono sbagliato! Lo straniero mi ha completamente stregato”.

39. Frettolosamente si precipita ad uscire, cerca gli amici, li lascia di nuovo, va in qualche taverna, dove non si è ancora mai fatto vedere, beve molto e torna a casa barcollando. Invano cerca la quiete, il sonno, l’oblio. Le immagini si susseguono, insorgono, sono lì. Egli le ha sepellite del tutto inutilmente.

 

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Cap. 9

Uno strano viaggio per una visita promessa

Un vecchio favore da ricambiare

1. Wanger è partito, ma ha fatto sapere che sarebbe stato di ritorno entro un paio di giorni. Strano, …ci si è appena conosciuti e solo le circostanze hanno portato rapidamente al legame di amicizia. “Mi manca il signor von Wanger”, confessa Robert a sua sorella.

- Lei fa cenno di sì col capo: “Anche a me, altrettanto ai genitori”.

- “Ieri sarebbe stato dal Prefetto e oggi i genitori di Vilpart possono visitare il figlio. Presumo che ciò abbia a che fare con il viaggio. Ma non devi tradirti presso i Mescaru”.

2. “Cosa stai pensando?”, s’infervorisce Marita. “Io non ostacolo i suoi piani; lui è un uomo molto speciale. Mi sembra come se lo avessi conosciuto da molto tempo”.

- “Succede precisamente così anche a me. Ebbene, …tra un’ora il lavoro ricomincia; sii puntuale, papà ci tiene molto”.

*

3. Wanger arriva nella capitale e prende una stanza ‘all’American hotel’. Si fa annunciare telefonicamente al Ministro della Giustizia, al visconte De la Cruzziano. Questi esclama immediatamente: “Signor von Wanger? Ah, la prego venga oggi stesso nel mio alloggio. Provveda per un buon viaggio. Coprirò tutte le spese, un servizio speciale per il mio ospite!”

*

4. Il direttore, abituato a molte cose, riattacca la cornetta. Non lo avrebbe mai pensato che l’ospite, che aveva visto nel vestibolo quando si è annunciato, fosse uno altolocato. Allora lui stesso deve… “Ehi, ragazzo, che stanza ha il signor von Wanger?”

.- “Comandi, signor direttore, la stanza 744”.

- “Bene, giovanotto”. Al ragazzo una moneta scorre nella mano. Questi è stupito. Dall’onnipotente una mancia? Non è mai successo prima.

*

5. Si bussa alla camera 744. “Sì?”, Wanger si sta cambiando. A lui succede come al ragazzo: si stupisce che il direttore in persona sia lì! “Cosa c’è? Non sono stato registrato regolarmente?”

- “Tutto nell’ordime migliore, egregio signor von Wanger, ma la prego, rimanga seduto. Abbiamo commesso un errore, riceverà subito un’altro appartamento”. Nasconde abilmente il fatto che l’invito immediato del visconte gli aveva procurato un piccolo infarto, e lui è abituato a molto. Il suo hotel è uno dei primi nella metropoli.

6. “Il Ministro la prega di essere suo ospite. Il mio autista la porterà lì. Il responsabile del piano provvederà per le sue cose. Venga subito con me!”

- Và al piano principale dove soggiornano solo ‘i prescelti’. Questo non sfiora il medico. La gioia domina, perché il visconte ha reagito subito, sebbene si siano conosciuti anni fa. Per il resto, accetta l’aspetto esteriore; non tutto lo sfarzo si può evitare, se si vuol raggiungere un buono scopo.

7. Che non ami questa costosa disposizione dell’appartamento, perché con questo denaro potrebbe aiutare molti poveri, non lo fa capire, a causa del Ministro… “Molto bello”, si rivolge al direttore, “la ringrazio per il privilegio che mi è stato concesso”.

- Mentre gli ‘va di traverso’ questa costosa disposizione, il direttore dice che è accaduto su ordine del visconte.

8. “Si sa”, dice con destrezza, “cosa si deve ad ospiti speciali. Desidera prima uno spuntino?”

- “Grazie! Non voglio far aspettare il visconte. Vorrei volentieri andare tra un quarto d’ora”.

- “Molto bene, signor von Wanger”. Il direttore dà l’ordine a un giovane servitore: “Auto numero otto all’ingresso principale!”

9. “Spero, signor direttore, che una volta potremo avere un’oretta per parlare, ne sarei felice”.

- “Anch’io”, acconsente questi sinceramente. Quanta gente ha imparato a conoscere in questo hotel e molti erano… hm… più o meno ‘vasellame d’argilla’, anche tra gli altolocati. Qui invece…? Bisogna aspettare; ma quest’uomo esile è uno particolare, il cui volto, oltre alla grande fermezza, rivela molta bontà e ancora parecchio di più. Anche senza il collegamento con il Ministro della Giustizia, se n’è reso conto da solo.

10. L’autista ha l’ordine di prendere la strada più lunga attraverso la parte più bella del centro città, affinché l’ospite possa conoscere subito qualcosa. Poi si va su nella zona collinare, dove cessa, un po’ alla volta, il fragoroso traffico della grande città. Stupende case, non ‘scatole’, il medico le mette a confronto con le casupole dei suoi protetti, i quali sono molto più felici e soddisfatti, che non la maggior parte della gente che vive in tutte le città ultramoderne che sono dei veri e propri‘alveari’.

11. Quanto desiderio di tornare nel suo bungalow, nel centro medico che non ha nulla a che vedere con una clinica di una grande città. Solo da lui regna un’atmosfera accogliente, ed ha attrezzature mediche moderne. Ha perfino una propria tenda a ossigeno. Quanto si sono stupiti quella volta i suoi cari neri, quando è arrivata e lui l’ha illustrata.

12. Si apre una via tra alberi secolari; al cancello di ferro battuto stanno due servitori che seguono velocemente fino alla scalinata. ‘Sfoggio molto grande’, ride Wanger tra sé. Ed ecco già lì, il grande uomo leggermente corpulento in capelli spruzzati di grigio, in un buon abito di casa che gli viene incontro con il viso raggiante.

13. Wanger consegna un mazzo di orchidee a un servitore. “Per favore lo tenga lei, finché non lo potrò presentare alla padrona di casa”.

- Il Ministro stende entrambe le mani e la sua voce squilla: “Finalmente uno che saluto volentieri! Signor von Wanger, a lei il più cordiale benvenuto!”

- Il medico è commosso. Conosce quell’uomo, sa quanto sia cordiale, nonostante il suo aspetto talvolta duro, spesse volte necessario a causa della carica. “La ringrazio molto, signor Ministro, per il suo invito, per il suo benvenuto...”.

14. “Sciocchezze! Per lei io sono Cruzziano, e lei per me Wanger!”. Raramente capita che una persona di alto rango sia così semplice come il visconte. Tuttavia, …Wanger sa che alcune persone che vivono come in un sogno fantastico, hanno un desiderio inappagato per la verità. Solo il mondano copre il loro desiderio. Mestosani (il Prefetto) è un caso del genere. Ebbene, lui lo vuole aiutare, per far questo ci vuole comunque una ‘scossa’. Deve condurre con prudenza la sua causa; il visconte può anche diventar ferreo, quando… Dipende.

15. Nel salone aspetta una graziosa figura, la viscontessa. Wanger si china con galanteria e le consegna il suo mazzo di fiori. “Molto onorato viscontessa. Molte grazie che mi ha aperto la sua casa. È per me un grande onore!”, e le bacia la delicata mano.

- Juliane Cruzziani è stata informata su come accogliere l’ospite. Sorride: “Lei è sempre così gentile, come in un’udienza imperiale?”

16. “No, è stata un’espressione dell’ammirazione che io sono debitore a suo marito”.

- “Io? E di cosa le sono debitore?”, ammicca il marito.

- “Lei lo sa, …non è vero?”

- “Non vale la pena parlarne…”.

- “Come vuole. Vedo che mia moglie arde di curiosità, devo al più presto spegnere l’incendio”.

17. Ci si reca nella sala da pranzo. È sontuosa, ma arredata in maniera confortevole. Si nota il genio della casa. Il pasto è buono, ma non esagerato. A tavola si parla di questioni generali.

- “Le cose pesanti le lasciamo per dopo”, dice allegramente il padrone di casa. “Dato che lei, Wanger, ha qualcosa nel cuore, si nota sulla sua punta del naso”. Aggiunge la signora viscontessa.

18. “Oh, lei ha già notato anche questo, adorabile viscontessa?”, Wanger le volge allegramente il viso.

- “Io faccio affidamento su mio marito”, dice per scherzo. “Lei è venuto da noi come un caro amico, e così lasci stare il mio titolo, altrimenti mi sento fuori dall’amicizia”.

- “Tu vi fai parte”, stabilisce il padrone di casa. “Poi, davanti al vino ci metteremo d’accordo su come vogliamo stare l’uno verso l’altro”.

- Il salotto, nel quale si recano, è altrettanto arredato in modo accogliente ed elegante. Qui si può conversare con disinvoltura. Il vino sfavilla nei cristalli.

19. “Suggelliamo la nostra amicizia. Datemi le vostre mani. Io sono Pedro, un...”

- “...nome spirituale”, interrompe il medico. “Significa Petrus, il fidato, che...”

- “...freni!”, esclama Cruzziano. “Non è stato l’uomo che ha tradito il suo Maestro nel pericolo?”

- “Sì, certo, pure di questo possiamo parlarne all’occasione”.

20. “Hm, ebbene, la mia amata moglie, che mi vizia in modo esagerato, si chiama Juliane. E lei, Wanger?”

- “Niente di eccezionale: Willmut-Adalon. Terribilmente lungo! Semmai, solo Willmut”.

- “Questi sono nomi stupendi, certamente nordici”.

- Wanger lo conferma e racconta della sua vita in patria, nella regione baltica-tedesca.

- “Ora sappiamo dov’è nato quest’uomo stimato. Devi sapere, cara Juliane”, dice suo marito, “Willmut è un medico straordinario, sacerdote e chissà cos’altro ancora. Puoi cercare con la lanterna un secondo del suo genere”.

21. “Ma…”, Wanger non ama la lode.

- “Sciocchezze!”, risuona di nuovo ridendo Cruzziano. “Sai, Juliane, non ti ho ancora raccontato la faccenda. Quando visitai l’Africa, capitai nella più profonda foresta, ovvero, in pericoli che prima non avrei mai immaginato. Beh, per farla breve, avevo con me ben tre indigeni, i ‘signorini’ viziati rimasero lontani. Tuttavia successe così: i neri presero la fuga, quando all’improvviso un mostro sbucò fuori dalla boscaglia, un elefante maschio.

22. Ecco, io stavo lì, …il signor Ministro”, Cruzziano prende in giro se stesso, “…e per la paura, nemmeno pensavo alla mia morte. Uno lieve fruscio dietro di me, e lo spavento mi passò per la testa: ‘Ah, la signora elefantessa viene in aiuto del signor elefante, da dietro, come di solito fanno le donne’. Era invece una voce sommessa: ‘Stia fermo, non si muova!’. Per questo era provveduto, io ero una – ebbene, Willmut, lei come sacerdote deve conoscere la storia, …ero una ‘statua’”.

- “Una statua di sale, come la moglie di Lot”. Conferma Wanger.

23. “Era proprio così! Richiami gutturali intorno a me e al mio amico elefante. Lui (l’elefante) dondolava con la sua proboscide, ma si fermò. Accanto a me apparve un bianco e un paio di neri. Uno di loro si diresse verso il maschio. E cosa pensi tu, Juliane? Egli lo prese per la proboscide e se ne andò con lui come un uomo con la sua Bernardina.

24. Mi mancò il fiato per puro stupore. L’uomo bianco rideva...”.

- “...Rideva di te”, interviene Juliane. “Ora so chi era”, nello stesso tempo indica il medico.

- “Mi sentii male. Il grande spavento, il caldo, ebbene sì. In quattro mi portarono con uno schiamazzo incessante. Vidi ancora un paio di case, delle capanne, e poi più nulla.

25. Quando mi svegliai, accanto a me sembrava come se mi si prendesse in giro: ‘Oh, eccola di nuovo! Qui io sono il medico’, disse il bianco. ‘Lei è in buone mani. Come le è venuto in mente di penetrare nella foresta vergine da solo e, da come ho notato, senza alcuna esperienza e senza armi? Se non avessimo seguito il nostro Pluto che era scappato, per lei poteva finire molto male’.

26. ‘L’elefante si chiama Pluto? Non capisco’.

‘Posso immaginarlo. Accanto al nostro posto di medicina e missione abbiamo una riserva di animali, di cui fa parte Pluto e un paio di elefantesse. Noi proteggiamo gli animali dagli ‘spari alla cieca’. Pluto in sé è molto docile; certo, se un animale selvaggio torna a muoveri liberamente, si deve prendere in considerazione che poi si comporti di nuovo in modo selvaggio.

27. Stia ancora un po’ sdraiato’. Da dove viene?’. Io diedi il mio nome, il titolo e il nostro Consolato, a tutto questo, da come mi sembrava, il dottore non diede molta importanza”.

- “Oh, certamente”, ribatte Wanger. “Di sicuro pensavo a com’era possibile che un uomo intelligente potesse commettere una tale stupidità”.

- “Era stupidità quella volta…”, conferma astutamente il visconte, “…ma non lo è più oggi; poiché io ho catturato lei, e lei, soltanto il suo Pluto!”

28. Esplode una gioia che a stento si placa. Juliane si asciuga le lacrime dagli occhi. “Questo era il vero Pedro”, dice a Wanger. “Lui si concede volentieri tali cose”.

- “Non è male”, dice Wanger, la cui risata sempre di cuore lieto riecheggia nello spazio.

- “E cosa farà con il prigioniero, amico Pedro? Il nostro Pluto corre libero intorno nel recinto”.

- “Io tengo stretto lei, caro Willmut, così, per amor della nostra amicizia. Altrimenti non posso ancora portarla via ai suoi cari neri.

29. Tu devi sapere, cara Juliane, che i suoi neri erano molto preoccupati per me, mi portavano perfino dei regali, collane, anelli e simili cose senza valore; per me invece questi erano doni preziosi”. Lui va a prendere dal suo studio una piccola scatola. “Questa non l’hai ancora mai vista, qui c’è tutto”. La apre. Le cianfrusaglie sono disposte ordinatemente su un velluto scuro.

30. “L’ho conservata”, dice commosso il visconte. “Il mio soccorritore mi aveva promesso che se un giorno fosse stato da queste parti, sarebbe venuto a trovarmi – come disse quella volta – per convincersi se mi fossi ripreso dallo ‘spavento di Pluto’. Questo soccorritore, amico, è lei! Ho aspettato questo giorno da sei anni circa”. Fa una pausa, come per riflettere, e poi continua a raccontare:

31. “Il giorno successivo fui caricato, insieme a un nero, sull’elefantessa Mary e partimmo, accompagnati per un lungo tratto da tutto il reparto. Nel nostro Consolato rimasero a bocca aperta quando l’elefante comparve davanti al cancello. Per farla breve, …erano tutti contenti, e l’aiutante nero aveva caricato al posto mio molti doni sulla Mary, soprattutto medicine e cose che il medico aveva ancora bisogno. Così, Juliane, ora conosci la storia”.

32. “Questo somiglia a un miracolo”, mormora Juliane. “Oh, amico Willmut, mille grazie, lei ha salvato mio marito! Ricordo ancora che, quando quella volta Pedro ritornò dal suo lungo viaggio, era spesso assorto; ma allorché gli chiedevo cosa avesse, diceva soltanto: ‘Il viaggio mi ha affaticato, mi devo prima riprendere’.”

33. “Miracolo…? È stato un caso o il destino, tuttavia un buon miracolo”, concorda il Ministro.

- Wanger si guarda le mani in una lotta silenziosa per la ‘parola’ che vuol dare ai cari amici, ma piuttosto senza fede. Non è sempre facile costruire la prima trave di un ponte, figuriamoci un intero ponte. Ora alza gli occhi, vigorosi e luminosi come il Sole.

34. “In primo luogo non è importante come si chiama un avvenimento. Il credente chiama volentieri tutto ‘miracolo’, se non riflette realisticamente, il che sarebbe importante. Altri ancora non sanno nulla del collegamento tra sé e Dio. Il collegamento esiste, negato o ignorato. La nostra forza vitale, che aumentiamo e anche ostacoliamo, di cui non possiamo seriamente disporre, deve provenire da una Sorgente, come tutte le acque di questo mondo scaturiscono dalle sorgenti, da quelle nascoste e quelle all’aperto.

35. Per i buoni credenti, DIO è la Sorgente rivelatrice alla quale si ristorano. Per questi non esiste né un caso né un destino. Esiste solo la ‘Guida’! Miracolo, come concetto, è stato fin troppo abusato col sorgere delle comunità cristiane. Ciò che non si poteva spiegare, soprattutto non si voleva spiegare, veniva etichettato con l’espressione ‘miracolo’. Oggi le chiese si stupiscono che il più delle volte non si crede più ai miracoli.

36. Tuttavia, …non c’è bisogno di credere ai miracoli preparati. I miracoli sono i ‘fatti di Dio’, realtà della Luce che per noi sono quasi inaccessibili. Quasi, dico io! Se lo fossero del tutto, allora non ci sarebbe un anello di congiunzione tra noi e Dio. Da Dio a noi non c’è bisogno di questo, perché Lui, quale nostro Creatore, è il nostro ‘Proprietario’. Egli ci possiede, che ci piaccia o no.

37. Le chiese Lo presentano ancora troppo nell’indefinibile, perché non conoscono la realtà della Luce, ma ci sono buoni dottori delle chiese che riconoscono Dio come la suprema Realtà. La maggior parte sono già sulla via finale che porta a questa Realtà, che nel capovolgimento del nostro mondo verrà ancora data all’umanità.

38. Non così, come se Dio non l’avesse ancora data. Oh, Egli l’ha sempre rivelata e continua a farlo: Egli stesso è venuto per qualche tempo, per mostrarsi ai materialisti. Ha fatto annunciare la Sua Parola attraverso i profeti, ed ha compiuto miracoli su miracoli! Miracoli, cari amici, che provengono dalla realtà della Luce, che si svolgono nella ‘Legge dell’Ordine del Creatore’.

39. Riflettete inoltre: noi calcoliamo – se dobbiamo credere alla storia – da Adamo all’imminente svolta del nostro millennio, circa seimila anni. Senza contare il numero degli uomini insieme alle creature che finora hanno popolato il mondo. Immaginiamo il consumo di beni di una singola persona per un solo anno, …cibo, bevande e altre necessità, che riceve solo dal suo mondo portante, dalla Terra.

40. In quale modo i beni consumati vengono ogni volta rinnovati? Pensiamo al consumo di petrolio, di carbone, di minerali e cose del genere. Si dovrebbe certamente dire: se questo viene sottratto alla Terra per migliaia di anni, perché essa (la Terra) non si è assottigliata una sola volta? Solo i miliardi di uomini che hanno popolato la Terra, quanto ne hanno bisogno, giorno dopo giorno? Con questo si è orgogliosi, perché l’uomo è ‘l’inventore del consumo!’

41. Da dove proviene, come si integra, su questo non ci si rompe la testolina, al massimo, di tanto in tanto per paura, perché l’uomo è il ‘distruttore’ di ciò che mantiene veramente la vita. Ho parlato di queste cose con uno scienziato, e cosa pensa lei sia stata la sua risposta? ‘Tutto si integra da se stesso. Un granello si apre, cresce e rende i sui frutti mille volte. La natura è la forza donatrice di tutte le cose’. Allo stesso tempo mi diede una pacca sulle spalle, mi guardò e pensò: ‘Povero smarrito, anche tu credi ancora in un Dio?’

42. Questo, in generale, è l’uomo d’oggi. Chi si domanda quale forza giace in un piccolo seme? Bello sarebbe se questo impulso di forza fosse la natura. Il concetto è estensibile come un nastro di gomma arrotolato. Chi è, e cos’è la natura? In questo caso anche l’uomo sarebbe un pezzo della natura e nulla più. Egli non sospetta quali forze s’impadroniscono di lui durante il sonno. Non può regolare il sonno, è esposto al ‘mistero notturno’.

43. Se un uomo ragionevolmente sensato riflette la questione, dovrebbe giungere alla comprensione e la otterrebbe anche, perché tutte quelle ‘forze indefinibili’ che, in verità, sono la nostra vita, è impossibile che vengano da una massa in sé morta, dalla semplice natura. Se prendiamo una foglia dall’albero, vediamo quanto rapidamente raggrinzisce. Non può mantenersi da se stessa, ha bisogno del ramo, del tronco, della radice e del suo nutrimento!

44. Questo vale, nel senso più elevato, anche per noi uomini. Senza un collegamento con la Potenza del Creatore, alla Sua – come ho detto – realtà della Luce, siamo meno di un filo d’erba tagliato dalla falce. Questo collegamento con la meravigliosa legittimità del Creatore nel corso della nostra vita, i cosiddetti eventi naturali, sono i veri miracoli di Dio! Là dentro, caro Pedro, si lasciano inserire anche cose come quella che ci ha fatto incontrare.

45. Quella volta, quando ci siamo salutati, lei disse che potevo venire da lei con qualsiasi richiesta, e lei mi avrebbe – se possibile – aiutato sempre. Così il Creatore ha disposto quella volta, senza che noi sapessimo che si stringesse un patto, che io venissi con una richiesta, e lei, insieme a sua moglie, avrebbe sentito qualcosa che vi avrebbe condotto su quella strada che fa trovare il meglio dell’esistenza: la fede nella Divinità! Forse vi renderete presto conto di come la vita possa essere più pacifica unicamente su questa base”.

46. C’è silenzio. Wanger guarda attraverso l’ampia finestra il parco splendidamente curato, mentre il Ministro si frega furtivamente le mani. Sua moglie è profondamente commossa; lei vorrebbe abbracciare volentieri l’uomo che le ha portato ciò che le è mancato in gioventù. Certamente ha sempre pensato che esistesse un Dio, ma non aveva nessuno con cui parlarne.

47. Che scavi anche in suo marito, lo si vede. Lei lo conosce così bene. Non lo si deve spingere a far nulla, vuol sempre fare lui stesso, sia che si tratti del suo servizio o di cose qui nella casa, è lo stesso. Riempie di nuovo i bicchieri, per evitare l’incertezza. “Prima beviamo, poi tocca alla sua richiesta”.

48. Wanger non si aspettava nessun altra reazione. Il mosto deve fermentare, il seme deve attecchire, il cuore aprirsi alla Luce, poi può seguire il resto. Alza il bicchiere e dopo un sorso dice: “Una delicata gocciolina, anche se non sono un intenditore. Raramente bevo alcolici, mai sul posto di lavoro”.

49. Chi salta sulla sua stessa ombra? Ciò nonostante ‘la predica’ non si è persa in nessun modo. Al contrario! Il visconte ha accettato gli argomenti, solo che gli sono troppo scomodi. A lui succede come a Beocana, che si domandava cosa avrebbero detto i suoi uomini se si ‘fosse convertito’. Cruzziano già adesso ha la sensazione che i suoi collaboratori mormoreranno: ‘Il Ministro è matto’. Ci vorrà sicuramente del tempo prima che l’avrà assimilato.

50. Il medico ‘vede’ i pensieri e comincia casualmente a raccontare la faccenda con Mescaru. Inizia con l’incontro di Robert Beocana e come ha scoperto le intenzioni del suo ‘amico’. Dà molto rilievo al fatto che il padre di costui (di Vilpart, il pseudo amico di Robert) sarebbe un uomo d’onore e un funzionario, e come sia stato trattato dal Prefetto della città. A questa descrizione il visconte salta in piedi e, con la voce che rimbomba, dice:

51. “Il capo del tribunale si è permesso questo? Ah, costui mi dovrà conoscere! Tali incompetenti responsabili verrano eliminati! Io...”.

- “Posso interrompere?”, la domanda di Wanger attutisce già un po’ l’eccitazione.

- “Non vorrà proteggere Mestosani!”

- “Voglio fare proprio questo”, dice il medico guardando convincente il Ministro. È una forza alla quale non ci si può sottrarre. Al visconte si insinua sulla schiena freddo e caldo; con forza si stacca dal suo sguardo.

52. Wanger continua tranquillo: “Proteggere non significa coprire gli errori. Tutto deve essere regolato. Se Mestosani fosse sollevato dal suo incarico, ci sarebbero molti pettegolezzi, e queste, Pedro, rimarrebbero attaccati a lei. Lei stesso sa quale sarebbero le conseguenze. Posso fare una proposta?”

- “Sono curioso”. Questo suona ancor sempre adirato.

53. Il medico fa finta di non notarlo: “Lei ha già ispezionato i suoi uffici?”

- “Cosa centra questo?”

- “Molto!”

- “Hm, quelli nelle grandi città, certamente”.

- “Va contro il suo programma onorare una volta anche gli uffici più piccoli?”

- “Onorare è un’ottima parola!”, il padrone di casa ride istintivamente. “Ah, un bel piano!” Egli dà una pacca sulle spalle al dottore così forte da fargli storcere la bocca.

54. “Ma Pedro!”, rimprovera la moglie.

- “Le ho fatto male?”, Cruzziano ride di nuovo.

- “Abbastanza; Pluto spinge molto più delicatamente con la proboscide”.

- “Gli elefanti nella bottega di porcellana, …ne so qualcosa”.

- “Per questo non c’è bisogno di azzuffarsi”, rimprovera Juliane.

- “Hm, l’anno prossimo andrò a prendere lezioni da Pluto su come si colpisce con pugni morbidi”.

55. “Orsacchiotto!”, abbraccia suo marito e prega Wanger di perdonarlo.

- “Non c’è niente da perdonare; se suo marito viene davvero, Pluto avrà già imparato come picchiare di nuovo al posto mio”.

- “Ahimè”, dice lamentevole Cruzziano. Dopo un allegro tergiversare, Wanger espone il suo piano.

56. “Mestosani non deve sapere che sono stato qui. Lei intraprenda un’ispezione. Una volta intrapresa, cominci prima con i piccoli tribunali cittadini, due o tre nelle vicinanze, e arrivi sempre all’improvviso. Visiterà anche le celle, parlerà con i detenuti e prenderà in visione gli atti. Tutto sarà guidato in modo che le capiterà anche quello di Vilpart”.

- “Guidato? Com’è possibile? Ci sarà dunque anche lei?”

- “No, si capirebbe che dietro ci sono io. Il mio piano di aiutare Mestosani, intendo moralmente, sarebbe rovinato in anticipo.

57. Esistono guide segrete, quando qualcuno vuole solo il bene; attraverso i pensieri ci si può servire di una Potenza e – lei non lo crede ancora – attraverso una preghiera. Al contrario, uomini malvagi possono abusare di un potere, ma allora non è più lo stesso. Forse un giorno potremo discutere su questo. Ora pensiamo solo al buon obiettivo.

58. Nel fascicolo personale di Mescaru, il Prefetto difficilmente avrà dichiarato il perché lo ha licenziato da un giorno all’altro. Le dovrà dire il motivo. Una piccola strigliata aiuterà il presuntuoso a non agire più ingiustamente. Inoltre, non è molto benvoluto, ostenta troppo di essere il superiore”.

59. “Contro ciò c’è un’erbetta che io gli servirò. Che facciamo con Mescaru? Lo eleviamo a un grado superiore”.

- “Per qualcuno questo sarebbe sufficiente, ma non per Mescaru. A causa del figlio sarà bene che se ne andasse per qualche anno”. Il medico riferisce ciò che lui e Beocana hanno intrapreso per aiutare la famiglia.

60. “Potrei accompagnarti una volta?”, chiede Juliane a suo marito. Lui risponde affermativamente.

- “E quando partirà?”, chiede Wanger.

- “Glielo posso dire domani”, risponde Cruzziano. “A mezzogiorno sarà nostro ospite, regolerò la faccenda in mattinata. Poi andremo a fare ancora un giro in macchina, affinché veda qualcosa dei dintorni. Qui è più bello che nella sua foresta”. Il dottore sorride.

61. “Dice questo perché Pluto...”.

- “No, veramente non vorrei vivere da lei. Solo per una visita sarebbe tutto bello. Altrimenti…?”

- “Va bene, Pedro; comunque …non abbiamo bisogno di un ufficio delle imposte, abbiamo il nostro sistema giudiziario che prospera senza il continuo scrivere, eccetto quello che io annoto per registrare i nostri progressi. Di semafori, passaggi pedonali o sottopassi e tutto ciò che regola certamente il traffico, ma lo rende anche più difficile, non ne abbiamo bisogno. Comunque ascolti:

62. Stiamo costruendo una pista, nel caso in cui ci fosse bisogno di aiuto in tempi brevi. Naturalmente ci manca ancora l’aereo”.

- “Forse per lei ne cadrà uno dal Cielo”. Subito gli viene in mente un piano: il suo stesso governo dovrà mettere mano alla borsa per aiutare il coraggioso medico. ‘Ah’, si propone, ‘io stesso arriverò con l’aereo, e tornerò indietro sul dorso della mia signora elefante Mary’.

63. In pochi giorni il sacerdote ha ottenuto molto, sia materialmente che, soprattutto, spiritualmente. Cruzziano e anche il direttore dell’hotel hanno intrapreso quel sentiero che lui ha potuto mostrar loro. Con la gratitudine nel cuore, ritorna al luogo delle vacanze due giorni più tardi della visita al visconte. Anche su questo si erano messi d’accordo.

 

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Cap. 10

La visita del Ministro – Si scopre l’ingiustizia

Mestosani alle strette

1. “Cosa dice?”. Il superiore della corte di giustizia Mestosani diventa giallo in viso. “Si permetta ancora una volta lo scherzo…”, tuona contro il portinaio, “…e si troverà sulla strada!”

- “Lei è capace di farlo spesso”, insorge l’uomo. “Stamattina è arrivato il Ministro della Giustizia, nessuno sapeva qualcosa; è alloggiato con sua moglie nell’hotel ‘Conchiglia del mare’.

2. “Suvvia! Senza offesa”, il Prefetto trattiene l’uomo. “Da quando un Ministro viene in questa piccola città? E inaspettatamente? Ecco, prenda questo”. Gli porge uno dei suoi sigari migliori.

- Il portiere ringrazia, per lui il ‘caso’ è chiuso. Fuori mormora tra sé: ‘Sta succedendo qualcosa, era troppo agitato. Ebbene, non mi riguarda’. Si precipita in portineria per dare il giusto benvenuto al Ministro della Giustizia.

3. Mestosani va su e giù. “Cosa vuole da noi? Qui non si depongono uova d’oro! Ah, questi signori si annoiano, allora si mettono qualcosa nel cervello vuoto. Ebbene, il mio ufficio è nell’ordine migliore. Solo i detenuti…, speriamo che non visiti le celle. Oh, no, un Ministro non scende così in basso”, tranquillizza se stesso.

4. Egli stesso va a prendere una pila di documenti e con questi riempe il grande tavolo vuoto. Non ha nessun presentimento che l’odiato Wanger sia coinvolto. ‘Che fortuna, è una settimana che non si è più fatto vedere. Sono sciocchezze ciò che trama quell’uomo. Solo perché è sacerdote, pensa di dover convertire il mondo intero’. Apre rapidamente la finestra, ha già fumato troppo. Nell’orario di servizio, generalmente, questo è proibito.

5. Non appena l’aria è un po’ più pulita, viene annunciato il Ministro. Mestosani corre alla porta. “Quale inaudito onore”, e fa l’inchino. “Signor Ministro della Giustizia, posso pregarla? Venga”, e lo fa passare davanti a sé.

- Il visconte saluta con misura, si guarda intorno nella stanza e si accomoda semplicemente sulla sedia a braccioli dietro la scrivania. Aspetta un po’, solleva alcuni fascicoli come se stesse giocando e dice al Prefetto che è ancora in piedi: “Ma si sieda la prego! Oh, mi scusi”, sorride disarmante, “ho preso la sua sedia. Non si dovrebbe fare, non è vero?”

6. Mestosani si affretta ad assicurare che il Ministro può scegliersi il posto che vuole e si sente onorato di questo. Deferente, chiede perché non si è annunciato, altrimenti sarebbe stato accolto secondo il suo grado. “Ahimé…”, fa Cruzziano come per caso, “…non amo il grande clamore. Il Ministero sta mettendo mano a nuove disposizioni, cosa che verrà discussa nel prossimo organo ufficiale. Era quindi necessario visitare prima il maggior numero possibile di uffici”.

7. Il Prefetto s’inchina di nuovo. “Comunque… Hm, a volte c’è una cosa che deve essere sbrigata, e poi sembra come se...”.

- “Si verifica anche nel Ministero. La cosa essenziale è che l’intera condotta sia corretta secondo il principio della giustizia: ‘in dubio pro reo’!”. Il visconte guarda l’orologio.

8. “C’è ancora tempo, vado ad esaminare il reparto dei detenuti; in due uffici ci si è incagliati. Ai detenuti bisogna far rispettare la disciplina, ma non tollereremo rappresaglie. Chiami per favore il direttore, farò un giro con lui”.

- “Posso permettermi di unirmi a lei, signor Ministro?”

- “Lo considero del tutto naturale”.

9. Passano attraverso bui corridoi e Cruzziano ammonisce già: “Questo deve essere modificato! Le finestre le deve far ingrandire”, si rivolge al direttore. “Qui i detenuti hanno gioco facile di nascondersi, per evadere”.

- Il direttore sbircia al Prefetto. Egli l’aveva suggerito, ma non ha dimenticato il ‘rimprovero’. Il visconte vede lo sguardo sbieco, e s’immagina subito la sua parte.

10. Presso le celle ha alcune cose da ridire. In fin dei conti anche un detenuto è un essere umano; e nonostante i rigori della legge, deve ricevere la giusta detenzione. Si dirige a caso verso differenti celle e parla con alcuni detenuti. Più tardi il visconte stesso non sa se qualcuno guidava i suoi passi. Ora sono al pianterreno. Cella 27.

11. “Esamino ancora questa”, ordina. La guardia apre tentennante. Questa è proprio la peggiore, ma è stata disposta dal Prefetto per il detenuto. Questi siede indifferente su una dura branda, sulla quale c’è solo una coperta. Non c’è né tavolo né sedia, sul pavimento c’è una piccola brocca e una scodella. Il direttore dice al detenuto di alzarsi, ma saggiamente evita di dire chi sta ispezionando adesso.

12. “Come si chiama?”, chiede il visconte amichevolmente. Il detenuto alza lo sguardo stupito. Qui di solito si viene interpellati unicamente con il ‘tu’; solo la guardia è un po’ più gentile. “Mi chiamo Vilpart Mescaru”, dice a bassa voce. Lo assale la paura per cosa accadrà adesso. “E perché è qui?”, lo interroga Cruzziano.

13. “Io ho”, Vilpart balbetta, “veramente non volevo uccidere, volevo solo molto denaro”.

- ‘Questo è quindi il ragazzo di Wanger che dà molti pensieri? Deve far valere subito la bontà…? No, sarebbe troppo prematuro’, pensa Cruzziano. Poi dice: “Questo è stato uno stupido scherzo che lei ha fatto a se stesso; con questo, si è condannato! Se ne rende conto?”

14. Gran parte dei suoi ostinati pensieri, dopo la visita dei genitori affranti dal dolore, si sono sgretolati. Giorno e notte lo opprime la situazione del papà e della mamma. Lo sguardo della madre gli ha quasi spezzato il cuore. Egli mormora: “Non lo dovevo fare, volevo solo vivere un po’ senza preoccupazione, come l’altro, il...”.

- “Chi è l’altro?”

- “Il figlio di un proprietario di fabbrica, molto ricco. Questo mi ha stimolato”.

15. “Il giovane fa la bella vita?”

- Vilpart tace. Se risponde di sì, il suo comportamento è comprensibile.

- “Nessuna bugia!”, dice pungente il Ministro.

- “No”, dice tentennante, “ma può permettersi tutto”.

- Ora Cruzziano parla paternamente: “La questione è se lo fa. Se non lo fa, allora lui sa che, nonostante la possibilità, si deve risparmiare. Al contrario, se è avaro...”.

- “No, lui ha...”, interrompe il detenuto.

- “Lei è stato aiutato spesso, vero?”

- Vilpart fa cenno di sì col capo e fissa il pavimento. Questa cella, nient’altro che la dura branda, e non sa se sdraiarsi sulla sottile coperta oppure coprirsi con essa.

16. “Ha ancora i genitori?”, gli viene chiesto così, ma di proposito.

- Di nuovo quel silenzioso, rigido assentire col capo, e poi, …una lacrima gocciola sulle mani gelide. La cella è sempre fredda, un buco nella roccia.

- “Non si è mai reso conto che ai suoi genitori ha preparato angoscia e paura?”

- “No, me ne sono reso conto solo qui…”. Un misero sguardo intorno alle pareti ruvide e scure. “Ora è molto difficile”.

17. “Non è mai facile cambiare se stessi, …caro ragazzo”.

- ‘Cosa? Il tipo, un ‘caro ragazzo’?’, Mestosani sogghigna.

- Il direttore, invece, si sente toccato. Una buona parola, al tempo giusto, può operare miracoli in un uomo rovinato, in… in futuro penserà spesso al Ministro. Ed è come se, percependo il suo pensiero come può farlo Wanger, il Ministro gli rivolge lo sguadrdo e, con un cenno amichevole, dice: “Porti il detenuto fuori di qui, e questa cella…”, mostra apertamente il disprezzo, “…non sarà mai più usata! Spero che l’ordine non sia disatteso!”, dice quest’ultima frase a bassa voce.

18.  Vilpart non la sente, ma pensa che l’uomo amichevole stia al di sopra dell’odiato Mestosani. Quest’ultimo ha cacciato via il padre, e a lui ha assegnato la cella più miserabile, ha…

19. Il visconte gli porge la mano. “La sua azione richiede l’espiazione. Impari come si deve vivere, onorevolmente!”.

- Davanti a quest’uomo, Vilpart ha guadagnato un improvviso rispetto. S’inginocchia come se fosse in una chiesa.

- Cruzziano si volta in tutta fretta. Dal medico ha imparato che con la bontà si ottiene molto di più che con la senplice severità, anche se talvolta è davvero appropriata.

20. Il direttore fa un cenno alla guardia: “Cella 88!”. Mescaru raccoglie il suo fagotto dal pavimento umido e chiede alla guardia chi fosse quell’uomo.

- “Lei ha una grande fortuna, Mescaru, costui è il Ministro della Giustizia”.

- “Questi è…?”

- La guardia fa cenno di sì col capo.

- “Come arrivo a questo punto, che lui…”. I pensieri ondeggiano su e giù. E quanto appare amichevole la cella chiara. Allora il meglio che c’è in lui viene alla luce. Si sente quasi felice. “Lei è stato buono con me…”, sussurra, “…non lo dimenticherò mai”.

- “Sì? Qui…”, dice la guardia bruscamente, “…ecco una sigaretta. Di certo non lo dovrei fare!”

- “Non la tradirò! Grazie mille!”

*

21. Nel frattempo i signori sono ritornati nell’ufficio di Mestosani. Il Ministro inizia subito a parlare: “Signori miei, molte cose devono essere cambiate. Critico il fatto che un giovane, quasi ancora ragazzo, che si è smarrito per ignoranza di vita, venga tormentato così”. Alza le mani in segno difensivo, quando Mestosani vorrebbe protestare. “Chiudere un ragazzo in un buco medioevale! In sei mesi si sarebbe buscato una polmonite. Vedo che è necessaria una riforma più ampia. Tali condizioni non devono più esistere. A che punto stiamo allora nella storia del mondo?”

22. “Ma, signor Ministro…”, si fa sentire Mestosani, “…in alcuni Stati...”.

- “Non si scansi”. Il visconte diventa adirato. “Vuol guardare verso il basso? È più conveniente guardare dall’alto in basso i miserabili? Fine della discussione! Le disposizioni si devono portare a termine in breve! Non l’abbia a male…”, attenua di nuovo un po’, “…lei non è l’unico fallito, nondimeno, il peggiore”. Guarda di nuovo l’orologio.

23. “Sarò qui ancora alle tre, i signori si tengano a disposizione”.

- Si accompagna il visconte all’uscita.

- Il direttore è soddisfatto; ciò che lui voleva cambiare, Mestosani lo aveva impedito, e costui ora reprime la sua collera. Di fronte al Ministro non ha nessuna possibilità; ciò che viene ‘dall’alto’, deve essere eseguito, altrimenti… Per ‘abbindolarlo’, fa mettere le mestranze in ghingheri. Devono essere nel suo ufficio già prima delle tre.

*

24. Cruzziano entra puntualmente con un alto funzionario che ha avuto l’onore di aspettarlo alla porta. Tutti i signori, insieme alle signore, sono disposti in fila, quasi come soldati, mentre Mestosani va velocemente incontro al Ministro. Cruzziani ride tra sé, ha intuito troppo facilmente il gioco del Prefetto.

25. “Quale dispendio”, dice amabilmente. Si pensava avesse preso le distanze; ora si rivela come un uomo allegramente semplice. In questo modo conquista tutte le persone che lo guardavano con una certa paura a causa di alcune osservazioni diffuse dal Prefetto. Mestosani ha perso anche questa partita. Se ne rende conto precisamente, ma sul volto non si vede la sua irritazione.

26. Il Ministro sorride. “Dal momento che vi siete vestiti così parati a festa, oggi siete liberi dal servizio, e stasera sarete miei ospiti. Le va bene, signor Mestosani?”

- Naturalmente il signor Mestosani non ha altra scelta che dire di ‘’ ringraziando. Tra le maestranze esplode una schietta gioia e un piccolo sberleffo per il loro capo.

27. “Il signor Ministro lo ha magnificamente infinocchiato”, dice uno al direttore. “Credo che oggi ci sarà ancora qualcosa a causa del signor Mescaru. Ecco che si è piantato la spina nella propria carne”.

- “Certamente”, risponde il direttore, e riferisce in modo confidenziale ciò che è successo nella prigione.

- “Non ho intenzione di parlarne”, assicura il funzionario, “ma un po’ alla volta la faccenda diventerà di dominio pubblico”.

- “Poi verrà fuori da sola, il che comporterà già la riorganizzazione della nostra vecchia ala della prigione”.

28. Nel frattempo, Cruzziano offre al Prefetto un costoso sigaro. “Hm, non è permesso fumare. Ebbene, le eccezioni confermano la regola, no? … Sì, …un’altra cosa ho ancora notato: mi è sembrato come se il suo direttore avesse voluto migliorare la sua ala. Ha mai fatto una dichiarazione su ciò?”

- “Certamente, ma le nostre risorse erano esaurite in quel momento”.

29. “Perché non si è rivolto al Ministero?”

- “A causa delle questioni interne, soprattutto perché era stata emanata la parola: risparmiare! Provvista con la sua firma, signor Ministro!”

- “Probabilmente nel posto sbagliato! Una richiesta non le sarebbe costata la testa, e le questioni interne – questo, nell’insieme, riguarda la giustizia. Oppure no?”

- Le guance di Mestosani diventano rosse. “Non la vedo diversamente. Ma se ogni ufficio deve rivolgersi al Ministero per ogni piccolezza, allora, per questo, lei dovrebbe stabilire una propria giurisdizione. Inoltre, noi piccoli siamo da paragonare ai figli minorenni”.

30. All’impeto di collera, il visconte sorride. “Come ci si sente, così si è anche, dice un vecchio proverbio. – Beh, lasciamo che sia la discussione a decidere, non il mio ordine”. Sottolineato in modo molto determinato. Il Prefetto avrebbe preferito non ricevere l’invito per quella sera, ma questo sarebbe stato irriparabile.

31. “Abbiamo ancora un po’ di tempo. Ho pregato l’usciere del tribunale di rimanere sul posto a disposizione”.

- Mestosani ingoia. ‘Pregare, invece di ordinare…? Il Ministro sembra essere un uovo molle. Lui, il Prefetto, avrà gioco facile con lui’. – Come si sbaglia amaramente!

- Cruzziani ordina all’usciere del tribunale di portare gli atti del personale, …tutti.

32. “Da poco lei ha qui un nuovo arrivo”, Cruzziano solleva il sottile fascicolo. “E per questo è stato licenziato un’altro?”

- “Sì, un signor Mescaru”.

- “Dov’è la cartella? Ah, …aspetti! Non è lo stesso nome del ragazzo che ho tolto dalla sua cella infetta?”

- Adesso Mestosani diventa pallido. Ma si contiene e dice come di sfuggita:

33. “Questi è il figlio del funzionario licenziato”.

- “Mi dia la sua cartella!”

- A Mestosani non rimane altro che andare a prenderla lui stesso, dal momento che l’aveva posata separatamente. Che ficcanaso! Per fortuna ha scritto solo cose buone: diligente, coscienzioso, puntuale e alla fine l’annotazione: ‘Licenziato anticipatamente per malattia’.

34. “Il signor Mescaru è così malato che non è possibile la riassunzione?”

- “Credo di sì”, suona titubante la risposta. “Una volta è già stato temporaneamente malato”. Proprio così.

- “Mi occuperò personalmente di lui, perché – a quanto pare – era meritevole. Lei non ha predisposto che ricevesse una cura? Avrebbe potuto mandarmi subito la cartella con la circostanza del licenziamento, lo si sarebbe potuto trasferire dopo una cura”.

35. “Il licenziamento porta la data solo dell’ultimo fine del mese”, minimizza Mestosani.

- “Nonostante ciò, bisognava risolvere la questione”.

- “Non c’è quasi più scopo; i Mescaru vogliono lasciare la nostra città a causa del figlio, il che è comprensibile”.

36. “Questo è completamente sbagliato”, irrompe il visconte. “I genitori, dunque, piantano in asso il loro ragazzo?”

-  “Io non mi intrometto”.

- “L’intera faccenda mi sembra scorretta, certamente dietro c’è qualcos’altro. Voglio sperare che lei non sia l’autore di un’ingiustizia. …O forse sì?”. E diventando più duro:

37. “Oggi mi è stato riferito qualcosa. Il signor Mescaru non è affatto malato, lei lo ha semplicemente cacciato via su due piedi a causa del ragazzo. Non licenziato, beninteso!”

- “Come si chiama il …”, ‘farabutto’, sarebbe quasi sfuggito al Prefetto, “…l’uomo che le ha dato a intendere una cosa simile?”. E pensa subito a Wanger.

38. “Il nome non ha importanza, ma per via di un privilegio ho chiamato il signor Beocana, e suo figlio è venuto all’hotel per portare un invito. Robert Beocana teme per i genitori del suo, certamente non buono amico, di questo giovane buono a nulla”. Tace ancora il nome di Wanger e la sua visita. “Che ne dice?”, chiede esigente.

39. Mestosani si schiarisce la voce. “I giovani esagerano volentieri. Robert Beocana ha parlato dal suo punto di vista. Come fa a sapere cosa succede intra muros? Dovrei rendere pubblico ciò che succede all’interno?”.

- “Sembra che si sia fatto coinvolgere di sua iniziativa”, suona particolarmente duro.

40. “Lei doveva proteggere il signor Mescaru. Un così ancora mezzo ragazzo, per favore, deve ancora comparire davanti al tribunale dei minori! Ma lei lo ha condannato come se avesse già ammazzato molte persone ed ha messo molto a rischio la salute di un giovane. Anch’io devo adesso mettere da parte questo ‘intra muros’? Oppure devo portare la faccenda davanti al Ministero?”

41. Il Prefetto si fa piccolo piccolo. A fatica si ricompone. “Faccia lei, signor Ministro, come lo ritiene giusto. Ma consideri: un funzionario dell’ordine giudiziario, il cui figlio è carcerato, come avrei potuto proteggerlo? È stato un bene che sia stato dispensato dal ‘parlare alle spalle’. Lo ammetto”, confessa a malincuore, “dovevo consigliargli di presentare lui stesso le dimissioni; allora mi sarei risparmiato molto. Chi è completamente libero dagli errori? I miei funzionari dovevano essere puliti, perciò avevo...”

42. “...ha buttato subito fuori il signor Mescaru!”. Il Ministro è ora seriamente adirato. Senza Wanger avrebbe agito a sfavore del Prefetto.

- “Oh, buttato fuori è una parola grossa”, cerca di attenuare il colpo Mestosani.

- Il visconte rifiuta con un cenno: “Licenziare per malattia potrà valere per un’ispezione successiva. Altrimenti… non se la caverà così a buon mercato! Non osi attaccare Mescaru, per coprire se stesso; con ciò si scoprirebbe completamente!”. Cruzziano si costringe a calmarsi.

43. “Voglio vedere come si potrà aggiustare la faccenda, …per lei, perché i Beocana si sono presi cura di questi poveri genitori. Molto lodevole! Il perdono cristiano ha riportato la vittoria”.

- Mestosani tira su le sopraciglia. ‘Il Ministro è un cristiano? Questo è assurdo!’

44. “Lei può ridere, Mestosani. Proprio come funzionario dell’ordine giudiziario, credo nella Bontà di Dio!”. Racconta la lontana esperienza avuta nella foresta, senza menzionare Wanger. “Quella volta mi sono visto alla fine della mia vita. Non mi potevo difendere da un elefante maschio. E poi, all’improvviso, l’aiuto di Dio!

45. Anche il medico bianco crede in Dio, e lontano dalla civiltà ha creato per i suoi fratelli neri un’isola, una comunità cristiana. Là non esiste cattiveria, nessuna perfidia, tutti vivono in pace. Là, signor Mestosani, anche la mia anima è guarita, perciò la voglio aiutare. Il mio primo aiuto è per Mescaru, con il quale lei ha agito in modo inaudito.

46. Se oggi fossi ancora senza la conoscenza della Bontà di Dio, allora per lei le cose starebbero molto male, perché questo è ciò che può dire a se stesso: il suo comportamento può avere per conseguenza solo il licenziamento! Solo che io non farò come ha fatto lei, …anche senza fede. Spero che in futuro si comporterà in modo del tutto diversamente. Crede che non abbia notato che i suoi subordinati non la amano particolarmente, e alcuni hanno perfino paura? È questo, dunque, un rapporto giuridico, se la paura e il terrore dimorano nel ‘intra muros’?

47. Ho fatto venire da me il portinaio e il piccolo aspirante, non diversamente dal mio collaboratore più vicino. Un sano ambiente domestico e lavorativo è il focolare sul quale si può cucinare tutto. Ciò che trabocca, si mette da parte, ciò che è buono, lo si distribuisce a tutti. Forse si ricorderà di questa regola di sapienza.

48. Non voglio rovinare nessuno. A colui che commette un’ingiustizia, si può parlare alla coscienza; questo è un dovere umano e anche cristiano. Ma quest’ultimo non deve valere da solo. Chi opera dalla coscienza umana, agisce bene! Mi dia la mano, Prefetto, senza collera. Chi è adirato, perde la chiara visuale!”. Pedro de la Cruzziano stende la destra, e Mestosani la prende anche. Si sente liberato? Oh, no. Lui è un uomo che trova l’errore in tutti, tranne che in se stesso. Nonostante ciò – a lui anche per l’onore – le parole del Ministro lo hanno messo in guardia.

*

49. Mestosani si siede sulla sedia a braccioli, si lambicca a lungo il cervello, e il suo tenebroso pensare s’illumina un po’. Lui sa che si è tagliato fuori vergognosamente e sarebbe volentieri andato da Mescaru, perché dovrebbe proprio sistemare la faccenda. ‘Ebbene, non subito’, dice a se stesso, ‘si presenterà l’occasione, e… per quanto mi riguarda, Vilpart può andare a casa per un giorno intero, per me, con Wanger, se vuole.

50. La faccenda con il dottore della foresta vergine e del sacerdote sembrava come se si trattasse proprio di lui. Ma se fosse, allora non mi stupirei se costui avesse convertito il Cruzziano, per risparmiare me. Hm, risparmiare è una parola stupida e Wanger è per me un nemico; questo lo ha anche sentito. Perché per me dovrebbe mangiare la minestra col cucchiaio? Che idea cervellotica! I due, proprio non si conoscono! Nessun clamore, questo era lo scopo e la volontà di Cruzziano’.

51. Parla con se stesso, con frasi interrotte, camminando su e giù. Rimane in piedi all’ampia finestra, guarda fisso il primo crepuscolo della sera e…“Ahimé, l’invito. Si mormorerebbe se mancassi”. Lo deve fare, come se tra lui e il visconte esistesse la migliore intesa. Parte, è bene se entra per primo nell’hotel.

 

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Cap. 11

La grande cena all’hotel – Il Ministro va dai Mescaru – Il pranzo coi Beocana

1. Il Ministro comunica a Beocana che potrà andare da loro solo la sera successiva.

- “Per me va bene”, dice l’imprenditore, “Il signor Wanger ha chiamato da fuori città, tornerà domani”.

- “Bene, signor Beocana, molte grazie!”

- “La prego, signor Ministro...”.

- “...Tra noi, solo Cruzziano”, dice ridendo il Ministro al telefono.

- “Volentieri, se posso”, risponde l’altro.

2. Anche Beocana tiene un monologo. ‘Un uomo squisito, niente affatto orgoglioso, come si danno a vedere certi signori. Hm, così ero anch’io. Wanger ha tolto il dente marcio e non ha fatto male. Non si finisce mai di imparare! Pensavo che con me tutto fosse ‘armonico’: ricchezza, capacità, buona reputazione e quel che il mondo ha da offrire. E non sapevo ancora nulla del meglio. Sono veramente felice che Wanger mi abbia messo Dio davanti ai piedi, …come barriera: adesso si cambia vita!’

*

3. Inizialmente gli ospiti del Ministro sono molto impacciati. Quando mai è venuto da loro un pezzo grosso, e questo ‘pezzo grosso’ elimina ogni ostacolo. La cordialità e l’apertura mentale e, per tutti, una domanda sulla propria casa scioglie ogni lingua. Il buon cibo e un vino leggero aumentano la gioia e la fiducia.

4. Già qualcuno comincia a chiedere come ci si dovrebbe comportare in una data faccenda. Ci sono noie con il vicino, solo che non lo si vorrebbe citare. “In questo, fa bene!”, conferma il Ministro. “Con i vicini è facile avere un litigio. Nondimeno, superi il suo risentimento, anche se è giustificato. Non si lasci notare l’offesa; inoltre, per tali cose non val la pena irritarsi. Se poi la gente nota che l’intera faccenda non la riguarda, smette un po’ alla volta di sua spontanea volontà. In questo modo lei ottiene due cose: in primo luogo si risparmia il suo risentimento, che non serve nemmeno alla propria famiglia; in secondo luogo è possibile che il vicino maleducato diventi con ciò tranquillo.

6. Le consiglio ancora di più: se si dovesse presentare l’occasione che il vicino abbia bisogno di un aiuto che lei potrebbe offrirgli, allora lo faccia. Non deve necessariamente essere subito, non oggi o domani. Io sono convinto, ed io stesso l’ho già sperimentato, che là dietro si trovi una Guida. Perché, chi è di buona volontà, di solito viene anche aiutato.

7. Vi concedo, signori e signore”, si rivolge agli invitati, “di bisbigliare alle mie spalle. Anche se mi arrivasse all’orecchio, non mi toccherebbe. Vi voglio dire una cosa: – Sta scritto:

«Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi odiano!»

8. Forse le parole vi sono sconosciute; ma…”, il Ministro diventa molto serio, “…anch’io ho dovuto prima impararle, ho dovuto vedere in anticipo il pericolo della morte. Un saggio maestro che mi ha salvato, mi ha mostrato la via che porta nell’autentico territorio umano e cristiano. Vorrei volentieri che il seme di questa parola, impressa da DIO, trovi anche in voi un buon terreno”. Tace un momentino, e poi dice allegramente:

9. “Ora anche noi vogliamo rallegrarci. L’autentica allegria è un dono di Dio. Adesso brindiamo alla nostra giustizia e pensiamo…”, si alzano spontaneamente, “…e pensiamo a questo: prima di tutto diamo priorità al DIRITTO, affinché il ‘in dubio pro reo’ ottenga piena validità. Allo stesso tempo, tenete sempre presenti le circostanze che possono portare a un’ingiustizia. Inserire questo nel giusto giudizio, sia il buon obiettivo di tutti noi!”

10. Il visconte conosce bene la ‘gente’, lui ha – come si suol dire – colpito nel cuore. Solo adesso si diventa veramente allegri, e alcuni hanno il coraggio di brindare al Ministro. Egli può essere molto soddisfatto di questa serata. Nel suo viaggio, questo è il primo posto dove può registrare un pieno successo. Come si è arrivati a questo? Involontariamente pensa al medico, che è sacerdote e molto di più. A lui non deve solo la sua vita, ma anche il buon sentiero della fede, della conoscenza e dell’umanità migliore. E qui, in questa città…

11. Dice il direttore: “Signor Ministro, ciò che oggi ha insegnato, con le parole e i fatti, ci rimarrà indimenticabile! Tra i nostri più alti dirigenti, perdoni la mia franchezza, non ce ne sono molti che agiscono come fa lei. Un motivo in più per spronarci a imitarla. La sua citazione è pienamente giustificata, si dovrebbe scriverla con lettere provenienti dal Cielo su tutti i paesi! Chi la segue, è un amico della pace; dove c’è pace, là c’è anche DIO! Noi la ringraziamo, signor Ministro, per averci aperto gli occhi. Questa Parola di Dio dovrebbe diventare una linea guida soprattutto nel giudizio, allora sulla Terra le cose andrebbero meglio. Un inizio è sempre da fare in se stessi, e lo vogliamo fare adesso, per il bene del nostro paese”.

12. Ci si alza di nuovo, si toccano con i bicchieri e bevono fino all’ultimo sorso. Perfino i ringraziamenti di Mestosani sono impeccabili. Il proprietario dell’hotel non ha voluto perdere l’occasione di servire nel séparé, e ora aspetta di portare il Ministro nel suo appartamento.

13. “Non ho ascoltato di proposito…”, dice, “…ma mi è piaciuto molto ciò che ho afferrato”.

- “Perché ci ha servito lei stesso?”, chiede Cruzziano.

- “Per me è stato un onore”, risponde. “Nei lunghi anni di attività nella ristorazione, si sa come muoversi. Perciò ho pensato che sarebbero venute fuori alcune questioni interne; allora è stato meglio che nessuno del mio personale tendesse gli orecchi. È così umano, se poi qualcuno chiacchiera un po’ qui e là”.

- Cruzziano dice: “Alcuni cardi sono stati tagliati, ora il buon frumento ha aria libera”.

*

14. Ci si augura una buona notte. Nel salotto siede sua moglie che, nell’attesa, legge.

- “Sei ancora in piedi? Suvvia, è quasi mezzanotte!”

- Juliane sorride: “Sono curiosa come una gallina. Com’è andata?”

15. “Bene! Mi è dispiaciuto che tu non abbia partecipato; c’erano anche le signore”.

- “È stato meglio che tu abbia vinto da solo. Ci sono sempre bocche che molto volentieri spettegolerebbero: qui c’è dietro solo la moglie!”.

- “Devo vincere da solo anche dai Beocana?”, sorride Pedro sotto i baffi.

- “Cosa stai pensando! E poi, …se c’è l’amico Willmut, siamo comunque personaggi secondari”.

16. “Biricchina”, apostrofa suo marito.“Per lui non esistono né campioni né personaggi secondari. Sai, la faccenda non è stata del tutto così semplice. Ho dovuto frantumare qualche muro marcio, e costruirne dei migliori non è sempre facile. Mi è sembrato, …ma non mi deridere, come se Qualcuno invisibile stesse dirigendo il tutto”.

17. “Non c’è nulla da ridere, Pedro”, dice lei seria. “Lo ritengo assolutamente possibile. Naturalmente…”, precisa, “…non si può definire. Ci sono molte cose che esistono senza che le si possano spiegare”.

- “Hai ragione”, risponde lui, “lo chiederemo a Willmut. Lui potrà dimostrare molte cose, degne del nostro stupore. Proprio su questo – come lo si chiama – campo ultrasensoriale, lui è quasi un maestro”.

- “Non farti sentire”, lo mette in guardia Juliane ridendo. “E ora a letto. Vedo che sei stanco”.

- “Oh, sì, lo sono, non è stata una giornata facile”.

*

18. Il mattino dopo, entrambi vanno dai Mescaru. Si era pensato di annunciarsi prima, ma si sarebbero agitati, e così hanno rinunciato a farlo. La giornata è molto bella. Con la passeggiata conoscono la cittadina situata tra mare e colline. A differenza della metropoli, qui domina la quiete. La gente non si affanna, le auto non sfrecciano, e il Ministro tira un sospiro di sollievo.

19. “Mi piace questo posticino”.

- “Anche a me”, conferma Juliane. “Ma non è molto piccolo”.

- “Intendevo solo in contrasto alla nostra città”.

- Presto raggiungono la loro destinazione. Una casetta ordinata, il giardino è un piccolo paradiso. Si vede la mano amorevole che cura il terreno.

20. Il visconte si ferma davanti, con la coda degli occhi nota alcuni ‘colli lunghi’ nel giardino adiacente. Dice di proposito ad alta voce: “Una casa pulita, qui dimorano delle brave persone”.

- I colli lunghi diventano corti. Chi sono questi signori che vanno espressamente dai Mescaru? Dice uno; “Di certo costoro non sanno cosa è successo qui”.

21. Nel frattempo, il visconte suona il campanello.

- Mescaru apre la porta. Egli non sa cosa è successo il giorno prima, e si stupisce della visita. “In cosa posso servire lor signori?”, chiede cortesemente.

- “Le vogliamo far visita. Mi presenterò in casa”.

22. - Mescaru è la prudenza stessa, perciò la viscontessa dice pronta: “Vi portiamo i saluti della famiglia Beocana e del signor Wanger”.

- Il padrone di casa fa entrare i forestieri, anche se la sua inquietudine non è scomparsa.

- Juliane si guarda un po’ intorno. Pulito, solo arredato modestamente. Come dipendente pubblico di medio livello, le persone potrebbero dimorare proprio meglio.

23. Il Ministro si rivolge al padre di Vilpart: “Signor Mescaru, mia moglie ed io siamo mossi dall’autentico benvolere. Lei deve sapere che ieri sono stato nella prigione ed ho assegnato al suo ragazzo un’altra cella. Anche se prigioniero, cosa che non si può evitare, d’ora in poi sarà assistito com’è previsto per i giovani”.

24. ‘Chi sono questi forestieri?’

- Cruzziano prende le mani dell’uomo, come se volesse sostenerlo e dice benevolmente: “È facile immaginare quanto lei sia preoccupato quando saprà chi sono io. Certe cose sembrano più facili se dette da una donna”.

- Anche Juliane ha preso le mani della signora Mescaru nelle sue e la sua calda voce le diventa familiare:

25. “Mio marito è un amministratore della Giustizia…”, non cita subito lo stato completo, “…ed ha intrapreso un’ispezione. Ieri ha già messo a soqquadro molte cose nell’ufficio di questo luogo. Ma dai, lasciamo correre il cavallino…”, dice scherzando, “…lui è il Ministro della Giustizia”.

- Questa è una notizia esplosiva! È da credere? “Lei, …è il signor Ministro della Giustizia? Lei ha qui… voglio dire… come posso comprenderlo che lei…”. Non va oltre.

26. Cruzziani accompagna l’agitato sulla sedia. “Sono in stretta amicizia con il signor von Wanger; lui è venuto da me e mi ha riferito il fatto. Nel suo fascicolo per fortuna sta scritta l’annotazione finale: ‘Dimesso in anticipo per malattia’. Non va bene!”, conferma lui, quando Mescaru lo nega, “Infatti, sembra essere altro. Lo mettiamo in buon conto al Prefetto, non è vero?”. Adesso si astiene di riferire come lo ha trattato, ma riferisce che adesso la prigione sarà rinnovata.

27. “Era assolutamente necessario”, irrompe Mescaru. “Il direttore lo voleva già da tempo; parecchi funzionari erano favorevoli. Ma il Prefetto non ha mai avuto il denaro per questo”.

- “Lo so; ma ora è fatta”.

- “Oh, sì, con il suo sostegno, signor Ministro, ma devo comunque sottolineare che non avevamo abbastanza mezzi”.

28. “Da come ho sentito…”, Cruzziano gira la conversazione, “…lei vuole lasciare il paese con sua moglie?”

- “Sì! Certamente, sembra che vogliamo voltare le spalle al ragazzo; ma io lo conosco, signor Ministro, la separazione lo porterà alla riflessione. Spero volentieri che con ciò diventerà un brav’uomo”.

29. “Abbiamo fatto di tutto per nostro figlio”, interviene la madre. “Ora sembra che abbiamo fallito”. Lentamente una lacrima scende sulla guancia solcata.

- Juliane abbraccia la donna. “Non pianga”, la supplica. “Ogni uomo, soprattutto in gioventù, a volte inciampa oppure cade; per questo, non necessariamente deve essere cattivo”.

30. Il visconte fa cenno di sì col capo: “Si deve pensare agli errori della propria gioventù. Mi riservo la faccenda di vostro figlio; con buona condotta sarà rilasciato prima, oppure…”, riflette brevemente, “…che ne dite, diciamo tra un anno o due, se si decidesse di accettare un lavoro presso il signor von Wanger? In questo modo otterrebbe di più: verrebbe rilasciato prima, imparerebbe a lavorare, diventerebbe una brava persona, e voi, i suoi genitori, sareste alleviati”.

31. “Sarebbe la soluzione migliore! Come la devo ringraziare, signor Ministro, per il suo interessamento? Mi sembra una favola; lei personalmente da...”

- “… un uomo leale e onesto! Anche nella magistratura non ci sono soltanto agnelli bianchi. A maggior ragione dobbiamo considerare coloro che fanno onore alla nostra professione. Non tollero ingiustizie nel mio ambiente!”

32. La signora Mescaru afferra la mano del Ministro e, prima che lui lo possa evitare, la bacia, diventando rossa come un tacchino. Questo non è ancora mai capitato al visconte.

- Lui stesso diventa rosso, mentre Juliane dice: “Posso capire il suo gesto impulsivo, signora Mescaru, è la liberazione dal pesante fardello. Ebbene, Pedro…”, dice lei con deliberata allegria, “…ti sei trovata un’ammiratrice”.

33. Lui si alza bruscamente. Queste persone semplici non riescono ad afferrare perché un Ministro vuol portare personalmente a un buon fine la loro delicata questione. Allora è da comprendere lo spontaneo bacia mano.

- “Bene!”, si siede di nuovo. “Voglio raccontare ancora qualcosa”.

- “Di Pluto?”, interviene Juliane. “Sì, allora anche i Mescaru comprenderanno in qual modo siamo buoni amici di Wanger”.

- I genitori di Vilpart ascoltano meravigliati la storia.

34. “Il signor von Wanger è un uomo eccezionalmente buono”, dice Juliane. “Quando è venuto da noi, mi è sembrato come se...”.

- “...come se venisse un messaggero di Dio”, completa suo marito.

- “Esattamente!”, conferma Juliane. “Mi è successo proprio così quando l’ho conosciuto. Ci ha aiutato anche a trovare la via del dovere più elevato, dell’uomo e del cristiano”.

35. “Le posso…?”. Lui, Mescaru, non può offrire al Ministro del vino scadente.

- “Ebbene, fuori con la sua offerta!”, Cruzziano smorza l’imbarazzo dell’uomo. “Beviamo volentieri un bicchiere di vino leggero”. Il padrone di casa va a prendere una bottiglia dalla cantina e la signora Mescaru i bicchieri dalla credenza che pulisce con zelo, anche se non c’è traccia della più piccola macchia.

36. I Cruzziano sentono quanta fatica i Mescaru hanno fatto per il figlio, e cosa hanno risparmiato per lui.

- “Non glielo abbiamo detto”, spiega il padre, “conosciamo il suo facile modo di fare”.

- “Avete fatto bene”, elogia il visconte. “Nel posto della missione in Europa avrete vita più facile”.

- Con poche parole, ma ancor più con silenziosi ringraziamenti, Mescaru stringe la mano al Ministro e Lanny (la signora Mascaru) a sua moglie. Dal recinto seguono con lo sguardo gli alti ospiti che, ancora una volta, salutano amichevolmente all’ultimo angolo della strada.

*

37. Piangono lacrime di gioia. Oh, Wanger è un messaggero di Dio! Presto si sparge la voce su chi è stato oggi dai Mescaru; quindi la pagina si gira. Genuinamente umano! I vicini salutano di nuovo amichevolmente, e la signora Lanny viene servita proprio bene nei negozi. A queso punto vogliono dimenticare volentieri il male e – certamente come essi sono – non rimangono riservati.

38. A mezzogiorno i Beocana mangiano all’hotel, per ‘sfruttare’ gli ospiti, come si suol dire, strizzando l’occhio.

- Cruzziano reagisce subito: “Aha, dovrò metter mano al portafogli? Lo dovrà pagare ‘lo Stato padre’, il conto sarà troppo alto”.

- “Povero signor Ministro”, punzecchia Marita, “Le posso prestare qualcosa dal mio denaro per le piccole spese”.

- “Marita!”. La signora Beocana guarda la figlia inorridita.

- Cruzziano ride: “Questo mi piace. Per il prestito, invito la cara fanciulla da noi per le ferie”.

- “L’impertinenza viene ricompensata?”. Anche il padre si irrita.

- Robert, invece, trattiene la sua allegria.

39. Juliane salva il ‘carro storto’ della famiglia. “Sapete, noi siamo troppo spesso confinati dai rigidi schemi sociali che la posizione di mio marito comporta. Siamo molto contenti di sfuggire di tanto in tanto a queste costrizioni. È stato detto gentilmente da sua figlia. Possiamo noi, mio marito ed io, aspettare Marita durante le vacanze?”

40. “Questo è troppo onore!”, risponde Beocana.

- Marita si stringe affettuosamente alla madre. “Non essere adirata, mi è scappato”.

- “Sei proprio sfuggita alla mia punizione, un’altra volta chiudi il tuo becco verde”.

- “Questo è rosso”, corregge Robert. “Per di più, del tutto naturale, senza trucco!”

- “Questo mi è piaciuto subito; nemmeno io mi trucco, e per mio marito sono abbastanza bella nella naturalezza”, dice la viscontessa.

41. “Naturalmente, ci sono alcune cose che possono essere utilizzate”, aggiunge lei. “In genere, una pelle invecchia molto più rapidamente se viene appesantita da trucco e cose simili. Viene interrotta la respirazione dei pori e così la pelle raggrinzisce”.

- “Ma ci si deve proteggere dal potente influsso del Sole”, interviene la signora Beocana.

42. “Certo, ma questo non ha nulla a che fare con i cosmetici”.

- La signora Beocana dà ragione alla viscontessa e in futuro si ripromette di svuotare un po’ il suo tavolinetto per il trucco.

- Robert nel frattempo dice alla sorella: “Ti concedo il viaggio per la vacanza; ma non volevi andare a trovare il signor Wanger?”

43. “Lo farò nella seconda vacanza, se i genitori lo permetteranno”.

- “Lo hanno già acconsentito, piccola, ed io sarò felice quando saremo insieme presso i cari neri”, dice Robert.

- “Voi volete avere solo vacanze. Non è vero?”. Domanda il padre. “Io supponevo che in futuro mi voleste aiutare”

- “È quello che stiamo facendo, paparino”, vezzeggia sua figlia. “Robert deve proprio andar via; quello che imparerà dal signor Wanger tornerà utile al tuo lavoro e a noi. Quando noi due ci saremo inseriti del tutto, allora tu con la nostra mammina farete una buona volta una lunga vacanza”. Sorride lei al visconte:

44. “Ed io andrò con il signor Cruzziano al Ministero e imparerò a scrivere gli atti. Dalla buona viscontessa imparerò a tener chiuso il mio becco verde e rosso”.

- “Questo sarà divertente!”. Il Ministro preme Marita al petto.

- Mentre paga il conto, Beocana dice: “Mi sdebiderò, signor Ministro”.

- “Ah, ogni formalità dovrà rimanere lontana da noi”.

- “L’ho di nuovo dimenticato”, si scusa l’imprenditore. “Questa sera sarete nostri ospiti, e anche domani a mezzogiorno, per favore. Quanto tempo vi fermerete ancora?”

45. “Solo domani; dopodomani mattina partiremo. Oggi pomeriggio sarò ancora una volta in ufficio, là dovrò ancora premere un pochino sull’acceleratore”.

- Robert e Marita battono le mani allegramente. I fratelli e i loro genitori hanno conquistato il visconte e la sua cara moglie, essi non hanno ostentato la loro posizione.

 

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Cap. 12

Alla villa dei Beocana, la cena con il medico-sacerdote

1. Nell’ufficio si procede più facilmente di quanto si pensasse prima. I funzionari dimostrano al visconte la loro fiducia.

- Mestosani reprime la sua ira. Può davvero essere contento che non sia successo nulla di peggio, per le disposizioni del Ministro, le quali – lo ammette a se stesso – erano anche necessarie.

*

2. Alla sera, Cruzziano va con sua moglie molto alleggerito alla villa dei Beocana. All’ingresso la servitù li attende pronta ad accoglierli, e alla porta li attende la famiglia con il signor Wanger che è appena arrivato. Per via del personale ci si saluta formalmente.

- Il Ministro sorride: “Sì, sì, quando arriva il signor Ministro!”

- Marita fa un profondo inchino.

- “Come presso i Kaiser”, imita la viscontessa, e bacia la fanciulla. Nel salone, tutti si stringono ancora una volta la mano; la cordialità che li lega viene a galla.

3. Dopo la cena ci si ritira nel salottino privato di Juanita (la signora Beocana).

- “Ora aspetto con ansia ciò che deve comunicare l’amico Willmut”, dice Juliane.

- “Hm”, dice suo marito (Cruzziano), “questo richiede sforzo; perché non è facile andar fuori dal mondo senza sapere dove si andrà a finire”.

- “Il signor von Wanger naviga intorno alla Luna e ci porta sul Sole!”

- “Bravo, Robert”, il padrone di casa elogia suo figlio, “anche se la penso come il signor Cruzziano”.

4. “Ma questo non va più”, dice Cruzziano. “Con Willmut siamo uniti nell’amicizia, ma non con i cari ospitanti. Che ne dite se oggi stringessimo un patto d’amicizia l’un l’altro?”

- Il signore e la signora Beocana si trattengono, certamente non è possibile.

- Si espreme all’improvviso Marita: “Non si può mica dire ‘tu’ e ‘Pedro’ al signor Ministro. Nemmeno semplicemente Juliane alla viscontessa”.

5. “Perché no, ragazza mia?”, chiede lei. “Voi tutti avete sicuramente notato che mio marito ed io evitiamo troppo volentieri, per una volta, la cosiddetta rigida etichetta, e ci rallegriamo quando troviamo degli autentici amici. Questi – io credo – li abbiamo trovati in questa casa. Oppure no?”

- Cruzziano grato fa cenno di sì col capo a sua moglie. Lei trova quasi sempre la parola giusta, quel ponte che lui vorrebbe gettare volentieri a ogni uomo, anche se, purtroppo, a causa della posizione, deve tralasciare certe cose. Ma qui…?

6. Il Signor Wanger la fa semplice, ‘come nella foresta’. “Io sono per il Willmut e il ‘tu’; chi dice ‘sì’ a questo?”

- Pedro esclama spontaneamente: “Io potrei impiegarti al Ministero, dove troppi sono malati nella loro elevatezza. Da parte mia dico subito ‘sì’ e la mia Juliane si unisce imperterrita. Naturalmente, non voglio finire nella zuppiera, come Pluto”.

- Questo scioglie l’immobilismo di Beocana. Essi si rallegrano perché hanno l’amicizia con il medico, che è sacerdote e molto altro ancora, con il Ministro e con la sua amabile signora.

7. Quindi il padrone di casa acconsente: “Accettato con gratitudine e gioia! Avevo solo pensato che...”.

- “Chiacchiere!”, interviene Cruzziano,. “Qui siamo uomini, e nulla più! Chiedi a Willmut cosa ne pensa”.

- Continua Alfons, il padrone di casa: “La penso allo stesso modo! Anche parlando in ambienti diversi, bisogna essere diversi se non si vuole rovinare più di quanto si guadagna. Con Mestosani non sarebbe possibile questo accordo. Nonostante ciò, non è altro che un uomo come il suo portinaio”.

8. “Giusto! Ma ora manca qualcosa. Alfons, dov’è la buona goccia per concludere l’amicizia!”, dice Willmut, mentre il padrone di casa continua con enfasi: “È una bella usanza brindare, ma è pur sempre un segno esteriore; il patto interiore che viene dal cuore non ha bisogno dell’esteriore. Forza…”, i bicchieri sono già riempiti, “…brindiamo alla nostra amicizia”.

9. Robert e Marita sussurrano: “Non possiamo darci così del tu, questo non va davvero”. Dire zio e zia, a loro non piace.

- “Perché?”, domanda Wanger, come se avesse sentito il sussurro. “Voi siete giovani e quindi potete mantenere il rispetto. Io sono zio Willmut; tutti i miei neri mi danno del ‘tu’, non conoscono altro modo. Come Pedro e Juliane vogliono essere chiamati, glielo dovete chiedere voi stessi”. Per il sollievo dei giovani si rimane con il ‘tu’.

- Marita esulta, mentre il più tranquillo Robert bacia galantemente la mano alla nuova zia.

10. All’improvviso è come se il loro mondo fosse sprofondato; si percepisce, nel vero senso della parola, come se un ‘qualcos’altro’ soffiasse intorno a loro. Proviene da Wanger, ognuno ne è consapevole: ora viene la parte migliore che libera dall’ebbrezza quotidiana. Lo si osserva, il suo sguardo si eleva e assume un bagliore lontano. La sua voce è familiare, tranquillizza, solleva, essa è …un megafono di Dio. Un sorriso scorre sul suo volto quando comincia:

11. “L’uomo è meno disposto a imparare qualcosa di più alto da un episodio. Un avvenimento insegue l’altro, perché l’uomo di oggi è estremamente egocentrico[1]. Non sempre consapevolmente, fa parte del corso del secolo. Tuttavia …non è il tempo la causa di questo, come si sente dire erroneamente. Il tempo è un Dono di Dio, e sta scritto: ‘Utilizzate il tempo finché è giorno’.

12. Il tempo, per lo più sprecato inutilmente, ci dà quella possibilità di riconoscere noi stessi. Il riconoscimento è paragonabile al ‘giorno’. Quando la notte fugge, allora si dice volentieri: ‘Si fa giorno!’. Possiamo di nuovo vedere, possiamo percorrere le nostre vie, compiere il nostro lavoro e molto altro ancora. La notte, come dono coperto di benedizione di Dio, ci fortifica nuovamente, senza il quale durante il giorno non si potrebbe realizzare nulla di concreto. Chi, invece, fa uso indebito del giorno, perde la benedizione proveniente dalla notte.

13. Chi si fa guidare dallo spirito, sa che dietro a ogni cosa, anche la più insignificante, c’è una Guida santa e buona. Chi altro, se non il Creatore, guida la creatura alla Sua mano paterna? Per voi, amici, è un mistero; ma i misteri sono la guida rivelata di Dio! E così ascoltate, poi vi spiegerò alcuni punti che sono emersi da quando ci siamo conosciuti.

14. Io sapevo in anticipo che sarei venuto in un luogo dove sarebbe avvenuta di nuovo una ‘irruzione di Luce’. Robert ha imprecato verso il mio medico stregone; lui non poteva proprio sapere che ci sono cose che possono essere concepite al di fuori della sfera mondana. Egli non è affatto l’unico a pensarla così, perché il trascendentale è proprio incomprensibile. Non sta sullo strato superiore della vita!

15. Prima del mio viaggio, il medico stregone disse. ‘Dottore, tu farai un lungo viaggio e troverai uomini che dovrai aiutare. Non con il bisturi, bensì con la candela. Incontrerai persone giovani dei quali uno è bianco, l’altro è oscuro. Tu ci hai insegnato che il colore della nostra pelle non è determinante, ci hai guidato a Dio, perciò Dio guiderà te.

16. Conoscerai persone grandi…’,” il medico tace il fatto che il nero disse: ‘interiormente sono piccoli’, poi prosegue: ‘…e troveranno Dio che un giorno avevano perduto. Porterai un’oscuro in prigione, ma l’arresto sarà la sua liberazione per l’anima. Tornerai da noi con una nave riccamente carica, dalla riva della Luce. Porterai anche molte cose per noi e per il tuo lavoro. Dio ti guiderà, e i miei pensieri ti seguiranno sulla via’.

17. Dall’inizio lui era il migliore della tribù, dove la vita mi ha portato. Egli è intelligente, anche se prima c’era qualcosa da appianare. Per tre volte, mi confessò, erano venuti dei bianchi nella zona; purtroppo non molto buoni, i quali pretendevano di essere i padroni. Ma dovettero andar via al più presto. Era quindi comprensibile che dapprima mi si ‘mettesse alla prova’, per sapere che tipo di bianco fossi io.

18. Avevo con me anche due studenti di medicina, un tedesco e un baltico. Dal momento che all’inizio eravamo equipaggiati nel miglior modo, ci siamo messi a lavorare, abbiamo abbattuto alberi, costruito per noi una baracca, poi la postazione medica che, nel frattempo, è già stata rinnovata. I miei neri compresero presto che noi potevamo aiutarli. Gli studenti sono adesso i miei assistenti.

19. Ma anche due neri sono abili e capaci. E se voi sapeste quanto coscienziosamente compiono il loro servizio le infermiere… Da noi non esiste un orario di lavoro ridotto, ed io provvedo per le ore libere e per le liete feste. I miei neri ne hanno bisogno, perché dopo sono ancora più efficienti.

20. Come si rallegravano quando li aiutavo a costruire delle buone capanne, quando ogni volta ornavamo di ghirlande una porta della capanna che poteva essere presa in possesso. Abbiamo quasi una piccola città. Non per accentuarlo, ma dovete sapere quanto è stato costruito negli ultimi anni. Infatti, quando Pedro ha conosciuto il nostro Pluto, tutto sembrava ancora molto misero”.

- Il Ministro conferma con un cenno del capo.

21. “Ora ritorno a ciò che dovrà caratterizzare la nostra serata. Avete riconosciuto che non il caso ci ha fatto incontrare, ma il potere della Luce è stato il principio guida. E così si spiega da sé che tutte le vostre domande non sono scaturite da un ‘caso’.

22. Domande che vogliono illuminare l’indefinito di un uomo, esse sono l’impulso del nostro spirito; solo che non lo si riconosce subito. L’uomo respinge, non vuole essere deriso o schernito. Si ritira nel suo guscio e le domande sono la ‘testa’ che, ogni tanto, fa capolino dal guscio con cautela.

23. Prima, Alfons mi ha domandato perché proprio lui avesse l’aiuto che io potevo portare. Una bella domanda; in ciò stava l’umiltà che si deve testimoniare a Dio. L’umiltà non è sottomissione, non è vergogna, come purtroppo viene considerata. Essa nasce dalla libertà della Luce e non ha nulla a che fare con il comportamento umano.

24. Alfons era un cercatore; solo che lui stesso non lo sapeva. Quanto è facile quindi che la mano di Dio abbia annodato un buon cappio, e da una cosa ne è sorta un’altra! La domanda di molti, quando una disgrazia li colpisce, è questa: ‘Perché proprio noi?’. Questa di solito è una grande presunzione, perché: ‘noi siamo brave persone, questo non ci doveva capitare!’. Un ‘meritato’ raramente viene al senno dell’uomo.

25. Alfons ha chiesto se andavo solo da brave persone. Non si riferiva a se stesso. Ebbene, Vilpart è un uomo cattivo, e con lui, cioè con Robert, l’ho incontrato per primo. Non i buoni, se vogliamo considerarci soprattutto come buoni, hanno bisogno di un sostegno soccorrevole, ma coloro che sono nello smarrimento. DIO aiuta, ed Egli si serve volentieri degli uomini per aiutare gli uomini!

26. Questo, forse perché Egli non lo potrebbe, come se volesse nascondersi a noi? No! Per quanto umanamente possibile, Egli ci educa alla prontezza a soccorrere tutti. Nel servizio samaritano, per l’interiore come per l’esteriore, siamo collegati da noi stessi con Dio, ed Egli mette nelle nostre mani il potere e la realizzazione.

27. Pedro ha rivolto la parola anche ai netturbini, mettendo loro in mano qualche moneta e...”

- “Come fai a saperlo?”, chiede Pedro stupito. Lo aveva fatto quando nessuno lo vedeva.

28. Wanger fa sentire la sua bella risata: “Allora il signor Ministro se ne stupisce! Ma questa volta non c’è da stupirsi. Uno me lo ha rivelato. Una volta son venuto da voi in taxi e l’uomo pieno di zelo era impegnato col lavoro. Quando sono andato al cancello, ha salutato e me lo ha riferito”.

- “Non lo sapevo nemmeno io”, interviene Juliane, “questo è Pedro, ma a me piace così”.

- “Anche a me”, si fa sentire Marita. “In questo lo prendo come esempio”.

29. “Molto lodevole! Solo che non sempre è appropriato. Tuttavia, dimostrare nella vita a chi è molto più in basso, che non si è presuntuosi, che un uomo è ‘uomo’ a tutti gli effetti e nient’altro, deve essere un cardine della nostra autentica etica, una parte fondamentale della nostra fede.

30. Dal momento che voi, amici, conoscete ancora poco le Sacre Scritture, cito una parola da queste:

«Il più grande tra voi, dovrà essere vostro servitore!» (Matt. 23,11).

Purtroppo, sotto questo s’intende un grossolano dovere, la dipendenza da superiori mondani. Da un certo punto di vista è vero, ma dipende se il superiore lo fa sentire al servente, oppure, se riconosce il suo lavoro.

31. Riflettete su questo: il Creatore che ci ha creato, e non c’è nulla che non sia uscito dalle Sue mani, è il più grande Servitore che ci sia mai stato e che mai ci sarà. Egli ci ha servito con la Sua Potenza, quando ci ha dato la vita; ci ha servito prima che la materia esistesse, quando ha chiuso il grande ciclo per il Suo popolo di figli, dopo che una del popolo (spirituale) si era allontanata dalla via della Luce.

32. Egli ha servito quando è disceso, come Uomo, sulla Terra. Ha sempre aiutato, ha sacrificato Se stesso sul Golgota, si potrebbe dire, come servizio conclusivo, affinché tutti gli smarriti diventassero di nuovo liberi e beati attraverso quel sacrificio. E ci serve ancora oggi, ogni giorno, ogni ora, Egli è sempre pronto ad aiutare!

33. Per noi è l’equiparazione tra l’alto e il basso, il povero e il ricco. Pedro nella sua funzione serve molti uomini, attraverso la giustizia anche coloro che si sono allontanati dal puro sentiero della vita. Alfons serve attraverso il suo lavoro, poiché con la sua diligenza, molti hanno salario e pane. Le nostre care donne servono comunque di più, molto spesso al di là delle loro forze. Nel servizio, la vita può essere dominata; nel servizio troviamo la ricompensa dalla Luce!”

34. “Posso interrompere?”, domanda Robert.

- “Naturalmente, ognuno lo può fare”. Wanger guarda intorno. “Non voglio tenere nessuna predica”.

- Robert dice: “Talvolta sono andato in chiesa di nascosto. A volte lo trovavo molto bello. Una volta ho sentito dire che nel Cielo si può riposare sempre, non si deve lavorare come nel mondo, e ci sarebbe pura beatitudine e gioia.

35. In generale mi starebbe proprio bene, soprattutto perché il babbo pretende molto da me. Io lo faccio volentieri”, Robert guarda il padre. “Tuttavia, pensavo che per una volta non fare niente sarebbe anche molto bello. Solo, sul ‘sempre’, così riflettevo, allora nel Cielo si avrebbe quanto prima una bella noia. Non riesco nemmeno a comprendere come si continui davvero a vivere nell’aldilà, se c’è una continuazione della vita”.

36. “Hai riflettuto”, elogia Willmut. “È difficile per noi credere che la vita con la morte fisica non sia finita. Si cerca di evitare l’idea che esista una resa dei conti, che nulla sia finito! Proprio questo conferma che nell’uomo esiste la consapevolezza di una continuazione della vita, e questa non può essere elusa, come, in tutta serietà, nessuno può eludere la croce del Signore.

37. Ahimé, sarebbe più che noia se nell’aldilà non ci fosse nulla da fare. Allora, anche essere servizievoli sarebbe vano, oppure, detto così: Dio non avrebbe avuto bisogno di introdurre il servizio. Oh, nella Luce regna il massimo servire; solo che non è come nel mondo, nella rincorsa, spesso incessante, di avere avidamente denaro e beni. Questo, naturalmente, nell’aldilà non esiste!

38. Voi non potete comprendere ancora che questo ‘servire’ vale meno per coloro che dimorano già nella Luce. Coloro che si trovano sulla via vengono tuttavia assistiti. Si servono coloro che si sono impigliati da se stessi nella materia e non riescono a liberarsi dal suo magico potere, per lo più, non lo vogliono nemmeno.

39. Molti non vogliono rendere conto a se stessi. E al Creatore…? Questo Creatore non viene riconosciuto, altrimenti si dovrebbe evitare la ‘bella vita’, come si chiamano i vizi e cose simili. Ma è proprio a questi uomini o anime, sul nostro mondo e altrove, che si rende un alto servizio. Allora non si dovrebbe notare qualcosa, se la Luce è così potente? Dovrebbe rendere buoni tutti i malvagi, e nobilitare i materialisti. Ma di tutto questo si vede sinceramente poco.

40. Per chi pensa superficialmente, sembra così: ‘Dopo la morte, è tutto finito!’. Anche adesso cito una parola della Bibbia, per dimostrare che l’aiuto dalla Luce vale per tutti i poveri, per i malati e per gli storpi in spirito, ma vengono assistiti anche i malati nel corpo, i poveri e gli oppressi. Così disse il Signore:

«I sani non hanno bisogno del medico!» (Luca 5,31).

41. Questo dimostra che sono gli infermi ad essere aiutati. La malattia dell’anima è molto più difficile della peggiore malattia del corpo. Questo passa, viene portato nella tomba; l’anima rimane e sente molto di più i dolori quando è priva del corpo. Come non si dovrebbe impietosire il ‘grande Medico’, dal momento che Egli è l’unico vero Soccorritore e l’unico Salvatore?

42. Il Salvatore andava da coloro che avevano bisogno del Suo aiuto. Questo non Gli veniva perdonato da molti altolocati che vedevano i Suoi miracoli e volevano avere per sé il tornaconto. E poiché Egli rivelava le loro azioni, Lo si lasciò al popolo istigato. Il popolo doveva desiderare la Sua morte. Allora – pensavano i responsabili – sarebbero stati liberi davanti a Dio, nel caso che… Oh, sì, si sapeva chi era il Salvatore, solo che non lo si ammetteva, proprio come oggi, perché in quel caso avrebbero dovuto dire addio alla ‘bella vita’.”

43. Marita alza la mano: “Posso comprendere bene ciò che dice lo zio Willmut, io ci credo. Per la vera conoscenza di queste cose ‘fuori dal mondo’…,” lei è imbarazzata della sua espressione, “…in me manca ancora molto. Alcune storie provenienti dalla vita del Salvatore ci sono state insegnate in collegio. Il Signore andava anche da gente ricca e da coloro che occupavano posti di rilievo, quindi non solo dai poveri, dai malati o dai moribondi. Come si spiega questo?”

44. “Piccola saggia! Dio sapeva dove c’era bisogno di aiuto. Per l’interiore e per l’esteriore si deve essere soccorritori premurosi, per quanto e fin dove è possibile umanamente. Allo stesso modo il più Santo, il più straordinario Salvatore, si scelse il povero e il ricco, l’altolocato e l’ultimo degli uomini, tutti coloro che avevano bisogno di Lui: per l’anima o per un’avversità, per la malattia, la sofferenza e la morte.

45. Tu sei stata una cara soccorritrice per i Mescaru, e di fronte ai vicini la tua ‘prontezza’ è stata molto appropriata. Un giorno sarai una benedizione nella fabbrica di tuo padre”.

- “La figlia più piccola? Cosa vuoi dire, caro Willmut?”, chiede la madre.

- “Aspetta che Marita sia stata con me; quando tornerà, intraprenderà una carica di benedizioni. Non che possa benedire qualcuno! Chi fa del bene, è portatore di quella benedizione di Dio che può posarsi su opere di soccorso”.

46. “Voglio imparare molto da te, zio Willmut e...”

- “...anche io!”, si fa sentire Robert.

- “Da me dovete essere diligenti, perché i miei neri hanno sempre bisogno di un esempio. Prima vivevano alla giornata, ora sono già abituati a orari di lavoro regolari. Tuttavia, …deve comunque splendere sempre un esempio”.

- Allegre risate. Marita pensa che il suo medico stregone non la riconoscerebbe come giovane inesperta.

- “Chi lo sa! Aspetta e vedrai, ma certe cose le potrete imparare anche dai miei protetti”.

- Dice Robert: “Mi lascia perplesso la difficile questione di ciò che hai detto sulla morte del Salvatore”.

- “E sarebbe?”

47. “I superiori avrebbero consegnato il Messia al loro popolo per proteggersi da una resa dei conti. Tuttavia è stato un romano che ha condannato il Signore. Segue la seconda domanda: ‘Come ha potuto morire DIO sulla croce, essere sepolto e poi diventare di nuovo visibile?’. Forse si fece solo vedere, poiché, se era Dio, allora a Lui era possibile rivelarsi su questa base. La trasformazione di un corpo morto in una figura visibile, sia essa animica oppure come la si voglia chiamare, non la ritengo possibile. Questa è una lacuna, le tradizioni non si lasciano abbinare”.

48. “Hai colpito in profondità, Robert, anche se non hai ancora trovato l’oro, ma sei vicino al filone. La considerazione umana mostra ancora grandi lacune. La conoscenza non riusciremo a realizzarla completamente, com’è possibile nel Regno della Luce. Una piccola consolazione: non ne abbiamo neanche bisogno, ma possiamo giungere fino alla porta della ‘conoscenza superiore’.

49. Così, come insegna qualcuno: ‘La fede soltanto rende beati’[2], la realtà della Luce non può essere compresa:

La fede, se non ha le opere, è morta in se stessa» (Giac. 2,17).

Inoltre, il Signore ha sempre dato rilievo alle opere. Non è necessario credere ciecamente a ciò che insegno alla domanda di Robert, ma ognuno lo può esaminare, e qualche dubbio persistente non guasta.

50. Viene volentieri negato che Israele avrebbe consegnato il Signore ai romani. Pilato sapeva che ‘l’Uomo di Nazareth’ non era assolutamente pericoloso. Egli aveva dimostrato per ben quattro volte la Sua innocenza. Che ci si volesse liberare da Roma, in sé è comprensibile. Solo le disposizioni erano sbagliate. Il fastidioso AMMONITORE era proprio Colui che serviva ai superiori per giocare un tiro mancino a Roma. Perciò assegnarono al popolo la parola:

«Il Suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli!»

51. I defunti da tempo[3], i traviati, furono liberati dalla Bontà di Dio, che preparò per loro la via del ritorno a casa ‘nell’altro mondo’. I superiori hanno avuto bisogno di molto tempo prima di potersi strappare dalla propria caduta. Fin qui è abbozzata in breve la storia. Ora veniamo alla questione come un corpo morto possa risorgere dopo giorni ed essere visto come un vivente.

52. ‘Perché Egli era Dio’, dice Robert, su cui non c’è da dubitare, allora a Lui era anche possibile vincere la morte del corpo. Non così come risulta da noi come uomini che, dopo la morte, si continua a vivere in modo astrale nella sfera per noi soprannaturale. Là portiamo il corpo di luce astrale che non è paragonabile in nulla al corpo terreno. Soltanto, …è compatto, anche più compatto, perché non muore come il nostro corpo fisico.

53. Ora si potrebbe veramente dire che questo è proprio il modo in cui si è mostrato il Signore dopo la Sua resurrezione. Finora le nostre chiese cristiane, come nessuna delle altre religioni, non hanno scoperto il mistero, e non ho la presunzione di poterlo fare io. Tuttavia, dalla fede vedente si può giungere fino alla ‘porta del celato’, e questo è del tutto sufficiente per ciò che si può ottenere mondanamente.

54. Gesù non era un Figlio, come si sostiene, soprattutto conformemente alla Trinità, che esisterebbero tre déi. – Quale si dovrebbe adorare per primo? A Quale attribuire l’unica preghiera? Gesù disse: «Nessuno può servire due padroni!» (Matt. 6,24). Detto in generale, per i più ricchi in conoscenza valeva il riferimento all’unico Dio, perché a quel tempo era molto diffusa la dottrina degli déi.

55. Di conseguenza, se il Salvatore stesso era l’unico Dio, allora stava al di sopra della legge della morte, perché EGLI ha creato la vita! Quindi: «Egli ha vinto la morte», mai per Se stesso! La morte del corpo nella materia è stata eliminata da Dio, per la Misericordia, per noi quasi incomprensibile, attraverso la Sua morte sulla croce, a prescindere dal fatto che fino alla fine della materia, la morte terrà il suo raccolto.

56. Se sapessimo che Lui è un Simbolo di redenzione e di liberazione, Lo chiameremmo un ‘Portatore di Vita’. Questo è anche da parte del Creatore. Perciò la morte del Signore non può paragonarsi in nulla con la morte di un uomo, di cui sta scritto: «La polvere deve tornare di nuovo alla terra, com’era prima, e lo spirito di nuovo a Dio, che lo ha dato!» (Eccl. 12,7). Un’altra parola ancora su questo: «La nostra vita è un’ombra sulla Terra» (Giobbe 8,9).

57. Chi distorce questo, storpia la sua anima! Sembra essere misterioso che la ‘nascita luminosa dell’umanità del Figlio’ sia stato solo come un Uomo. Egli si è sottoposto ai precetti del mondo, però mai per amor Suo! Infatti, si legge: «...ma annientò se stesso, prendendo forma di servo, divenne simile a un altro uomo e nel comportamento come un uomo» (Filippesi 2,7).

58. Se nel prima e nel dopo di questa parola si parla di nuovo del ‘Figlio’, era per gli uomini di allora, che da se stessi non erano in grado di dare la priorità allo spirito come indagatore. Già la nascita del Signore stava lontano dal naturale, per quanto ci riguarda. Se lo era, allora per questo sta scritto: «Ciò che si e rivelato con la Sua essenza di Salvatore, è da considerare puramente spirituale e divino».

59. Oh, Egli ha preso su di Sé la sofferenza e l’ignominia, e nessuno può dire che, come Dio, non l’abbia sentita! Si deve giungere al nocciolo di questa Verità: tutto ciò che il Signore ha fatto, insegnato, sopportato e sofferto per noi, è stato fatto al nostro posto! Questo non solo non sminuisce la natura del Signore, né come Uomo, né tanto meno come Dio, ma innalza la straordinaria Opera di Dio!

60. Un esempio: un tizio è una brava persona e ama un’altra in modo del tutto particolare. Questa persona si smarrisce e dovrebbe languire in prigione per tutta la vita. Dopo poco tempo di detenzione egli perirebbe animicamente e anche fisicamente. La brava persona prende su di sé la colpa. Perché attraverso un buon percorso di vita ha mantenuto la sua forza d’animo, sostenuta dallo spirito di Luce, così attraverso il sacrificio gli è possibile sopportare il carcere fino a quando l’altra persona non sarà salvata. Capita certamente di rado”.

- Wanger rifiuta un po’ con un cenno, quando si dice che nessuno lo farebbe.

61. “Trasferiamolo nell’ambito divino. La figlia (Sadhana) staccatasi dalla Divinità, cade nel carcere della materia. Il SALVATORE viene per liberare la povera anima della figlia. Egli subisce perciò veramente ogni ignominia; ma la sopporta per la figlia. Perciò Egli sta al di sopra di tutto ciò che accade nella materia. Nell’Atto di salvezza di Dio sono inclusi tutti coloro che si sono smarriti e si sono allontanati da Dio.

62. Questo ‘stare al di sopra di queste cose materiali’ si estende del tutto particolarmente alla morte sulla croce, al ‘farSi deporre nella tomba’, alla Resurrezione, come altrettanto all’Ascensione, nelle quali alcune guide della Chiesa dubitano. Ebbene, a queste fasi di Luce di Dio nel mondo, non si può credere così facilmente in termini umani, soprattutto se uno non è ancora ‘vedente’.

63. Dio come Salvatore era il ‘Portatore della vita’, che ha dato alle creature-figli la possibilità all’esistenza proveniente dalla Legge fondamentale della vita. Egli aveva solo preso quel corpo che, in vista del Suo sacrificio, è stato altrettanto perseverante come il corpo di ogni uomo, disciolto nella Legge luminosa della vita, ed è apparso ai Suoi come e ciò che era realmente in eterno: DIO, nella Sua Personalità luminosa!

64. Così è venuto da Abramo e dai molti patriarchi che possedevano l’unione con Lui, e così Egli si mostrò ai fedeli, per dare la prova dell’esistenza di Dio e della loro vita eterna. L’Ascensione è avvenuta irrealmente e realmente. Non è stata nessuna contraddizione, amico Pedro”.

- Questi aveva nuovamente scosso la testa.

65. “Era irreale perché Dio, il Creatore dell’infinità, non aveva bisogno di ‘ascenderea . Sarebbe meglio dire: ‘Egli se ne andò!’. I discepoli e molti uomini lo videro davvero mentre ascendeva[4], perché Dio aprì loro gli occhi, quelli interiori. Quindi Lo videro veramente come se fluttuasse in alto verso il Cielo.

66. Quello che Dio fa per noi è irreale, perché lo spirituale non ha bisogno di svolgersi materialmente; Egli lo mostra realmente affinché noi lo possiamo comprendere e ricevere la nostra beatitudine. Questo è il Cibo celeste dello Spirito che nel mondo – per così dire – possiamo mangiare solo a bocconi. Il più sublime si può sopportare sulla Terra solo in parte, ma queste parti sono la nostra scala celeste; perché si va in alto a gradini.

67. Questo non è stato cibo leggero…”, dice Wanger, “…ma credetemi: anch’io devo cercare sempre questo e quello, trovare e valorizzare, come medico e anche come sacerdote per la propria anima, per il lavoro che devo svolgere come ogni altro”.

68. “Chi lo svolge come te?”, chiede Juanita. Oggi, come Juliane, lei ha imparato molto, nonostante le grandi lacune di fede.

- “Non vorrei contare coloro che sono stati prima di me”, risponde Wanger, che hanno compiuto il loro lavoro giornaliero su un piano superiore a quello che posso io. Le lacune immaginate non sono una mancanza, se ci si sforza di colmarle”. Guarda il suo orologio.

69. “Oh, è quasi mezzanotte, vi ho affaticato troppo a lungo”.

- “Ma no”, protesta Pedro, “era… ha… Hm, le lacune sono anche in me. Possiamo vederti ancora una volta nella metropoli?”

- Wanger dice di sì col capo: “Si potrà fare, vi farò sapere, almeno per qualche giorno”.

70. “Sei nostro ospite!”, esclama Juliane. “Il direttore dell’albergo ha chiamato per telefono per sapere se ritornerai”.

- “Sì, egli è stato abbastanza aperto, a parte i cosiddetti ‘villaggi boemi’.”

- Marita ride di gusto, Robert, invece, dice che anche in lui ci sono ancora molte cose nascoste, ma sarebbe bello se potesse imparare contunuamente. A questo si acconsente, e si separano soddisfatti.

 

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Cap. 13

La partenza – Primi ausili nella missione africana

La prima benedizione

1. Alla separazione, Robert, che voleva essere coraggioso, ha lasciato che le lacrime gli scorressero sul viso, come la madre e la sorella. Anche il padre si asciuga furtivamente il viso. Il trasferimento dei Mascaru è stato sostenuto da lui al meglio, per questo, Mestosani tira un profondo sospiro di sollievo, per il fatto che non dovrà più vedere lo strano uomo dei miracoli e i Mescaru.

2. La giornata con i suoi genitori, la separazione e il fatto di non vederli per così tanto tempo, hanno tormentato Vilpart. Va ancora aggiunto che Marita gli porta piccoli doni affettuosi tutte le volte che il Prefetto glielo permette. Questo ha alleviato molto i genitori. Tante cose si sono appianate, la Luce di Dio, le buone azioni e la fede. Durante il volo di ritorno, talvolta il sacerdote chiude gli occhi e s’immerge nella preghiera.

3. Allora Robert, che siede accanto a lui nell’aereo, vede come se il volto dell’uomo si trasformasse. Il rispetto infiamma la sua anima, e pensa che questo potrebbe essere l’incontro con Dio. Quando raggiungono la destinazione finale, sono in attesa tre veicoli fuoristrada. Il Ministro e l’imprenditore avevano inviato tempestivamente molte cose, e così tutti i veicoli vengono caricati.

4. Robert viene accolto dai neri come se lo conoscessero già da lungo tempo. Ciò che arriva con il loro ‘medico’, viene accettato senza far fomande. Lui stesso viene quasi travolto. Ognuno vuole afferrargli per primo la mano, tutto diventa frenetico. Nonostante la stanchezza, Wanger deve sopportare per ore lo scompiglio. Ognuno vuol riferire ciò che è successo qui nel frattempo, vengono presentati molti neonati e le ferite da tempo guarite devono essere guardate. Ci vogliono giorni, prima che il medico giunga al generale ordine di lavoro.

5 Nell’ospedale non ha bisogno di apportare modifiche, gli assistenti hanno dato prova di bravura. Wanger non lesina con la lode, né per gli aiutanti bianchi, né per i neri. Nel frattempo un’anziana nera è tornata a Casa. Si visita la sua tomba, poiché il missionario ha provveduto anche per un bel cimitero. Robert non finisce più di stupirsi. Ma impara presto a dimostrarsi utile. All’inizio doveva vincere un po’ se stesso per prendere quelle mani nere e per sopportare la loro esuberanza. Impara con diligenza la loro lingua ed è sempre pronto ad aiutare.

6. L’impressione gli rimane fissata per sempre quando, il quarto giorno, vede il medico stregone. Lo aveva immaginato diverso, così come li si vedono nelle riviste: dipinti, coperti di amuleti e… Che Wanger abbia rapidamente interrotto l’intera ‘magia’, Robert non lo può sapere.

7. Il capo era nella tribù vicina, e ora si rallegra che ha di nuovo il ‘suo’ medico. In contrasto all’intero villaggio, come Robert chiama questo insediamento, il nero entra dignitosamente nella stanza. Il saluto è molto cordiale; la sua gioia è indubbiamente la più genuina. Il medico presenta il suo protetto. Lui conosce molto bene il nero, ma è curioso di vedere come reagirà, la cui lungimiranza lo ha già spesso sorpreso. All’improvviso, lo stesso dice, rivolgendosi a Wanger:

8. “Abbiamo creduto nella Forza, perché la natura ci ha dimostrato che è all’opera invisibilmente, e produce molto che noi non possiamo né favorire né tanto meno ostacolare. Ci siamo arresi alle Forze, senza sapere cosa ne sarebbe accaduto ogni giorno. Oh, sì, ci lasciamo guidare da esse.

9. Solo tu, dottore, hai spiegato che una Forza non può pensare o agire in modo indipendente, ma che il Creatore è attivo con le Forze. Esse sono Sua proprietà. Tu mi hai anche insegnato, e te ne sono molto grato, che Dio ci dà in prestito parti della Forza che dimora nella Sua essenza. Ma ora dipende se e come si usa questo bene dato in prestito.

10. Ho trascorso alcuni giorni nella tribù vicina, a due giorni di marcia da qui. Anche lì aveva lavorato un missionario, ma presto ha abbandonato la tribù, e il suo lavoro è andato perduto. Io ho risolto una disputa che ha causato molto risentimento. Tuttavia ho visto il bene e il male; e se qui osservo le nostre casette che tu hai aiutato a costruire, allora mi sembra come se vivessi nel paese di Dio, mentre lì… ebbene sì, tu ci hai spiegato l’oscurità che alcuni uomini chiamano ‘inferno’. Altrettanto sembra dai nostri vicini.

11. In lui (in Robert) io vedo…”, il nero afferra le mani di Robert, “…una buona Luce, ma accanto a lui c’è un’ombra. Questa ha una figura umana che da poco si è letteralmente aggrappata a lui. È stata la tua mano, dottore”, egli fa cenno col capo, perché Wanger lo vuole correggere, “la mano di Dio sopra di te, perché tu Lo servi veramente, la mano che ha strappato l’ombra, senza ucciderla.

12. Egli si è già cambiato un po’. Il tuo protetto avvolge un nastro d’oro intorno al suo uomo-ombra. Forse un giorno verrà qui. Allora con lui verrà un fiore che ha un profumo meraviglioso, ha un colore bianco e trattiene l’ombra, affinché non possa rovinarsi completamente.

13. Tu, Robert, imparerai molte cose dal dottore, e se vorrai, vieni da me, anche da me imparerai cose che più avanti ti potranno essere utili. Alcune cose sono solo un dono; ma quando si tratta di doni che uno si può aumentare, deve, …come si dice, dottore?”

- “...deve essere presente un patrimonio di base”.

- “Giusto, il patrimonio di base per il dono (talento). Se non lo si fa maturare, allora il patrimonio di base e la predisposizione si perde.

14. Io vedo in te anche il patrimonio di base di un dono. Posso aiutarti un po’ in questo senso?”

- Robert, confuso, dice di sì col capo. Che l’ombra sia Vilpart, e il fiore bianco sua sorella, lo ha riconosciuto lui stesso. Solo il fatto che il medico stregone sappia descrivere il tutto con tanta precisione, lo stupisce molto.

15. “Bene, un’ora prima del sorgere del Sole vieni a casa mia; là ci eserciteremo”.

- “Come faccio a sapere quando è l’ora?”. Robert guarda titubante il dottore.

- Costui sorride: “Non preoccuparti, caro giovane, sarai svegliato. All’inizio sarà molto faticoso, perciò dopo avrai bisogno di una piccola assistenza; per il resto potrai aiutare, come e dove vorrai”.

- “Zio Willmut, sai, potrei fare qualcosa: finire di costruire la pista. Sono pratico nell’edilizia e potrei dirigere questo lavoro”.

16. “Mi dai una grande gioia! Da domani sarai il mio direttore dei lavori!”

- Da ciò che ha detto l’uomo stregone, Robert ha compreso più dai gesti che dalle parole a lui sconosciute. Quando viene discusso il piano che Robert deve sorvegliare la costruzione, il vecchio nero dice: “Dirò ai miei fratelli di obbedirti, e anch’io voglio imparare un po’ da te. Posso farlo?”

- Robert è quasi imbarazzato dalla gioia, e guarda aspettando Wanger.

17. “Il nostro grande capo sa, come lo so io, che non si vive per sempre sulla Terra. Pertanto, quello che può imparare, lo fa solo per la sua tribù. Lui continua ad istruire i migliori, e poi non ci vuole molto che uno o l’altro di loro possa andare in Europa o da qualche altra parte, e nessuno ha bisogno di nascondersi; essi fanno un buon lavoro come lo può fare la nostra gente bianca”.

18. Alla sera Robert viene sorpreso mentre legge la Bibbia. Il medico gliene aveva data una il giorno dell’arrivo, senza il ‘devi leggerla!’. No! Un ‘tu devi’ provoca facilmente una contraddizione. Il dare senza parole stimola meglio, almeno in molti uomini.

19. Robert si alza in fretta.

- Il missionario si comporta come se fosse del tutto naturale trovare il giovane mentre legge la Bibbia. “La pista sarà molto buona”, elogia Wanger, e si siede al tavolo. “Prendi posto di nuovo”, dice, “sei molto abile, e i tuoi neri ti lodano. Quanto tempo ci vorrà per finirla? Lo devo scrivere a Pedro”.

20. “Ci sono difficoltà, zio Willmut. Una parte della base è sprofondata in un punto; temo che sotto ci sia un terreno paludoso. C’è una cava di pietre da queste parti?”

- “Io non lo so; Bertram, come si chiama il nostro capo tribù, lo saprà. Andiamo da lui”.

*

21. A lui si sottopone la questione. Bertram aggrotta la fronte. “Pietre? Qui non ce ne sono. Ma si può andare a prendere qualcos’altro: una particolare pianta di liana, tenace e indistruttibile. Quando è bagnata diventa perfino più dura. Domani andremo lì, Robert, io e un paio di uomini, e la metteremo alla prova. Il buco paludoso non sembra essere troppo grande, finora non l’avevamo neanche notato. Se gli arbusti sono adatti, sono molto meglio delle pietre, perché assorbono l’umidità”.

22. “Fin qui tutto bene; ma se la pianta assorbe tutta l’umidità, allora il terreno si abbasserà di nuovo e la pista poi sprofonderà ancora”.

- Il nero non è d’accordo: “L’arbusto diventa più grande e duro come un osso con l’umidità, quando l’ha assorbita completamente. Una volta ho provato, perché volevo sapere se e a cosa potesse servire”.

23. “Verifichiamo se ne vale la pena”, dice Robert. Altrimenti si dovrebbe consolidare il tratto, dove c’è la spaccatura paludosa, con dei tronchi, che forse sarebbe anche più resistente”.

- Si concorda la partenza. Più tardi Robert chiede perché il nero si chiama Bertram.

- Willmut lo chiarisce: “È stato all’inizio della mia attività, allora lui mi chiese di dargli un nome cristiano, ne voleva uno tedesco. Dal momento che tutti si erano già fatti battezzare da me, tutti mi chiesero un nome ‘tedesco-cristiano’.”

24. “Questi è un brav’uomo, e il colore scuro della pelle non mi disturba affatto”.

- “Giusto così! Guarda…”, nel frattempo sono di nuovo giunti a casa di Robert, e Wanger mette la Bibbia al centro del tavolo, “…qui impariamo a conoscere l’Amore di Dio che è per tutti gli uomini. EGLI ha creato tutti noi. Perché dunque dovrebbe amare di più gli uni che gli altri?”

25. “Ma se sono malvagi?”. Il medico guarda il giovane con aria interrogativa.

- “Vilpart una volta era tuo amico, ti ha giocato un brutto tiro ed è comprensibile se ora lo detesti”.

- “Oh, no!”, interrompe Robert. “Già a causa dei suoi genitori non voglio odiarlo. Solo che in me è come… hm… quasi come morto, quando devo pensare a lui”.

26. “Tu pensi a lui?”

- “Sì, ma poi mi opprime un sentimento straziante”. Robert guarda davanti al missionario. Involontariamente pone la sua destra sul libro, un gesto inconsapevole che proviene dal profondo del suo spirito. Gli occhi di Wanger si illuminano, come ogni volta che la Luce prende il sopravvento.

27. “Il tuo sentimento significa che ami ancora il tuo amico, solo che adesso non lo sai perché tra di voi sussiste il fatto. Questo non danneggia, è un corso naturale legato all’anima. Il contatto è gravemente danneggiato, anzi, lo era già quando vi ho conosciuto sulla vostra collina”.

28. “È vero, zio Willmut; quella volta l’ho mandato via io, non lo volevo vedere. Dopo mi è dispiaciuto quando è sceso in città tutto solo”.

- “È stato guidato così perché dovevo parlare con te e aiutarti. Diciamo che il tuo angelo guida lo ha portato via. Ricordi ancora l’immagine di come Vilpart, certamente intestardito, lasciò la collina? Questo è il sentimento dell’amore, proprio adesso fortemente coperto; ma vive nel desiderio inconscio che lui un giorno possa diventar buono e per te un vero amico.

29. Questi sono i germogli dell’amore in noi, ma presso DIO siamo il Suo Albero della vita, al quale pendono dei buoni e anche dei frutti guasti. L’Albero nutre entrambi, il che significa che Dio ama anche i figli cattivi, perché questi hanno necessariamente bisogno del Suo Amore. Questi sono i senza-Dio, coloro che si sono allontanati da se stessi da Lui, dimorando nel loro stesso deserto animico. Chi si smarrisce nel deserto, oppure come l’amico Pedro qui nella foresta, e viene qualcuno che può aiutarlo, questo qualcuno non dovrebbe farlo?

30. Dio, nel Suo sconfinato Amore, segue ogni singolo smarrito, anche se si rifiuta ancora di farsi salvare. Allora più che mai la Grazia di Dio rimane presso di loro. Questa non si vede, non si nota la Sua essenza. Una similidudine: il Sole dietro spesse nuvole non si vede né si sente, ma la sua luce e il suo calore sono presenti. Proprio così opera la Misericordia di Dio su tutti coloro che hanno maggiormente bisogno di aiuto.

31. Anche noi ne abbiamo bisogno nella nostra vita. Nessuna creatura, sia essa un essere umano su questo mondo, sia altrove, o un alto spirito che ha compiuto da tempo il suo dovere del giorno, …tutti hanno bisogno dell’Amore, della Guida, della Grazia e della Bontà di Dio. Solo che Lui dà del tutto diversamente i Suoi doni: apertamente e in segreto, molto e poco all’inizio, nel Regno della Luce come sui nostri sentieri.

32. Così Vilpart ha bisogno del tuo amore e del tuo perdono. Questo non deve avvenire in modo che lui lo percepisca. Egli non vorrebbe comunque la tua accondiscendenza, non tanto per ostinazione, ma più per la vergogna che non vuole ammettere nei tuoi confronti, …non ancora, Robert! lascia splendere il tuo amore come il Sole dietro le nuvole, dentro di te, e sii certo: Dio lo rivelerà meravigliosamente!

33. Tu stesso hai preso in mano la Bibbia, e questo mi rallegra. Non comprenderai ancora che nelle Sacre Scritture, nella prima parte della Bibbia, sono accadute molte sofferenze, guerre, privazioni e uccisioni. Ti chiederai, come se lo chiedono in molti: ‘E questa dovrebbe essere la Bibbia di Dio? Una volta, non era forse un Dio degli uomini? Queste persone a quel tempo erano povere nello spirito e nell’anima?’. Così sembra, quando non si sa distinguere due cose nella Bibbia.

34. L’una è il puro insegnamento di Dio, rivelato da Lui stesso e attraverso i profeti, l’altra è la storia del mondo, anch’essa registrata. Perché questa è stata mescolata con la pura Parola di Dio? Chi è stato così poco saggio e vi ha introdotto i contrasti che non devono unirsi al Libro dei libri?

35. La domanda è giustificata se si vuol separare la buona Parola di Dio da tutto ciò che è materiale. Tuttavia, …è un mistero della Luce che i principi della Chiesa riconoscono appena, ma qualche sua guida ci ha riflettuto sul serio. Naturalmente, si deve conoscere qualcosa delle faccende celesti. L’avevo già accennato da voi a casa: la caduta della prima figlia della Creazione.

36. Dio l’ha scacciata perché si era elevata in modo disgustoso, nonostante i migliori doni che le erano stati fatti. Oh, dire ‘scacciata’, non sarebbe un concetto amorevole? Tu sei poco pratico del corso della storia divina, e quindi non ti deve dispiacere quando dico: pensato in breve! Per la figlia doveva servire la ‘cacciata’, se in seguito doveva giungere alla conoscenza del suo rinnegamento. Ma dal punto di vista di DIO, caro ragazzo, e dal Suo grandioso punto di vista, del Creatore, si trattava di ‘essere-guidata’!

37. Perciò, rimase fuori dal Regno, che è proprio il concetto, come – cacciata – come guidata da DIO, ma rimaneva all’interno del limite del Giorno[5], nel corso nell’esistente Amore-Creazione. Non c’è nessun altro spazio che quello che la Divinità aveva creato per il popolo dei Suoi figli; al di fuori dello stesso, se così lo si vuol chiamare, non c’è nulla nel nulla.

38. Ma se il ‘nulla-nel-nulla’ è l’illimitato, lo spazio della Divinità che non potrà mai essere afferrabile dalle creature, per noi è precluso, essendo che possiamo vivere solo nello Spazio limite di una Creazione? Dio, invece, ha per Sé le infinità della Sua Potenza, o meglio, …Egli stesso è questa infinità! Oh, sì, Egli è a casa nello Spazio sconfinato della Sua Potenza creativa!!

39. La Luce inaccessibile, come dice la Bibbia, è la santa Reservatio mentalis di Dio, è quell’incontemplabile dal quale EGLI, come PADRE, è venuto e viene visibilmente ai figli. Perché la prima figlia, nonostante la caduta – a cui si è posto rimedio da tempo, te lo spiegherò più avanti – è rimasta all’interno del confine della Creazione, avendo oscurato solo un terzo della Luce che le era stata lasciata, perciò Dio ha posto nell’infinito, nello spazio assegnato ai figli, il segno, fin giù nel nostro mondo: due terzi per il giorno, un terzo per la notte, cioè due terzi per la vita consapevole, un terzo per il sonno”.

40. Wanger solleva la Bibbia. “Così è la Scrittura di Dio, come vogliamo chiamarla, simbolicamente suddivisa altrettanto in tre parti, e non come ha fatto la prima Chiesa che nacque suddividendola in Vecchio e Nuovo Testamento. A parte il fatto che l’eterno Magnifico, l’Esistente, l’Onnisciente, non può mai aver scritto un testamento che più tardi avrebbe annullato, perché un errore si sarebbe insinuato nella Sua prima stesura, oppure non sarebbe più valido per la caduta di una figlia. Questo lo possono fare gli uomini, non DIO!

41. La tripartizione della Bibbia è da considerare così: nella prima parte, il cosiddetto Vecchio Testamento, troviamo tante cose meravigliose da parte di Dio così come attraverso i profeti, cose che oscurano completamente le tenebre che l’accompagnano. Nella seconda parte c’è la storia di quei popoli, dei loro capi, delle terribili guerre, delle atrocità, degli omicidi e di molto altro ancora. Nel Vecchio Testamento, per chi vuol riconoscerlo, c’è la Luce, la Parola di Dio e le tenebre, che si bilanciano a vicenda.

42. Se rimanesse così, se non ci fosse nulla in contrario, allora la caduta, nella quale era sprofondata un terzo delle creature, non verrebbe mai purificata. L’abisso tra la Luce e l’oscurità rimarrebbe in eterno. Tuttavia, questo sta ai margini di fronte a coloro che non comprendono il corso di quella realtà di Luce, creata dal Creatore per il Suo popolo, e poi pongono domande che per loro non sono di nessun aiuto, per non parlare di una risposta.

43. Questa realtà-Luce si riflette nella seconda parte della Bibbia, dove, eccetto quel poco che noi chiamiamo ‘storia’, domina solo l’insegnamento di Dio, motivo per cui parecchi cristiani accettano solo il Nuovo Testamento e rigettano sempre, quasi completamente il Vecchio. Essi non pensano che – finché esiste la materia, …la razza umana s’immerge nel sangue e nelle lacrime provocate da se stessa!

44. Adesso, naturalmente, sembra come se stanno dominando come minimo due terzi del modo oscuro. Questo vale perfino per questo nostro mondo. Tuttavia, dobbiamo considerare se è solo questa Terra che è una stazione mondiale per gli esseri umani, oppure se esistono altri corpi celesti, e ne esisterebbero una grande quantità, che sono altrettanto ‘portatori di Vita’.

45. Forse, non è necessario saperlo con esattezza, ma è plausibile che su altre stazioni, coloro che vi abitano hanno compiuto la maggior parte del percorso della materia, e là, almeno due terzi della Luce abbia il dominio, per non parlare del ‘Regno’, dell’Empireo[6]. In questo dimorano tutti i ritornati a casa; e non c’è nessuno che non si sia lasciato illuminare le tenebre della propria anima, che non si sia liberato dalla propria caduta: attraverso il santo Atto liberatore di Dio sul Golgota!!

46. Fino alla conclusione del Sacrificio che DIO ha portato come ‘Uomo’, c’erano sempre due terzi di Luce e un terzo di tenebra nello Spazio nel limite del Giorno, e dal Golgota in poi la Luce nella sua eterna Potenza ha colmato sempre più le distese della materia, anche se sulla Terra fino al giorno attuale ci si accorge appena.

47. Comprendilo: ogni cosa ha bisogno di un sopra e di un sotto, di un interno e di un esterno. Dio ha fatto entrambe le cose eternamente buone e, …tutto rimane buono, perché le Sue mani non creano mai altro che il Buono dalla Bontà, il ‘segno di valore’ delle Sue azioni! A causa della caduta – ma solo per questa parte – il sotto e il fuori furono, per così dire, separati dalla Bontà, o meglio: non fu considerata molto buona nella materia che fu creata.

48. Dio diede in essa il ‘Nadir’[7], il più basso del più basso. Questa è la Terra sulla quale viviamo nel corso finale dell’Opera di ritorno, iniziata per noi da un tempo inimmaginabile e completata con il Golgota come meta finale. Dal momento che ‘l’eterno Redentore’ voleva innalzare dall’abisso anche ciò che era caduto più in basso, allora Egli stesso è disceso come ‘Figlio dell’espiazione’. Non perché questo mondo fosse scelto davanti ad altri pianeti, come tanto meno Israele è il popolo eletto, oppure l’unico scelto davanti a tutti gli altri popoli.

49. Nella materia nulla è scelto, ma lo è solo per dispensare i doni benedicenti di Dio attraverso un solo Uomo: con la Redenzione! Tuttavia, nessun uomo è un redentore; egli può solo testimoniare della redenzione, come hanno fatto, ad esempio, i profeti che erano o sono collegati con Dio, per quanti ce ne saranno ancora nel tempo della fine. La Terra non è scelta davanti a tutti gli altri posti sui quali vale altrettanto il Sacrificio di Dio, come Israele, che non è stato in nessun caso il popolo eletto. Esso doveva essere solo un modello. Ma l’ha raggiunto?

50. Dio è un Dio dell’eternità, e non un bottegaio che si occupa di un piccolo posto. Se presumiamo presso di Lui un ‘devi’, allora Egli dovrebbe, o redimere tutti e includere tutti nella Sua Bontà, oppure nessuno. Presso di Lui non esistono eccezioni! Il fatto che Egli operi nella più meravigliosa Sapienza, la cui parte più intima, in differenti Rivelazioni, ci rimarrà eternamente incomprensibile – e questo è bene per noi – è una faccenda del tutto a sé stante!

51. A un bambino piccolo si dà per nutrimento solo la quantità di cibo che riesce a digerire. Un adulto ne ha bisogno di più. Così, Dio dà i doni ai figli allo stesso modo, solo in modo molto più santo, a ciascuno secondo ciò che può consumare. Ma ogni dono, nel contenuto, è dello stesso valore! Perché non la quantità fa la differenza, ma sempre la qualità. Ed io credo fermamente che il Signore nelle Sue cose non faccia nessuna distinzione. Solo il molto e il poco è determinante nel percorso di un figlio.

52. Se tu bevi molto da una sorgente, ed io poco, o viceversa, allora beviamo la stessa acqua, non cambia per noi a causa della quantità. Ma il come la gustiamo è per noi per benedizione, oppure solo per il nostro corpo. Se accettiamo i doni con gratitudine, allora ognuno di essi si accresce da solo, e anche in questo caso non si tratta di poco o di molto, ma di arrivare sempre di più alla conoscenza spirituale, e da questa, ottenere un più intimo legame con il Padre-Dio.

53. Oggi hai sentito molto, Robert. Tu pensi: ‘È troppo, come lo devo serbare e utilizzare?’. Non ti preoccupare! Ho già visto la tua anima, sulla collina, pronta per la Luce, solo che non le era ancora stato offerto nulla. Ma vedi, proprio per questo motivo la vera Luce ti può facilmente colmare, sebbene qualcosa del mistero ti si rivelerà soltanto più tardi. Nei prossimi giorni non ti istruirò; ma vieni da me se non hai compreso qualcosa. Vedrò già come stanno le cose con te.

54. Attraverso il pericolo della vita, la via della Luce è stata aperta per te. Non attraverso di me, no! Noi siamo, se vogliamo, null’altro che esecutori degli ordini del nostro Dio! Il Committente della costruzione è solo l’Altissimo! Se crediamo fermamente che anche noi saremmo un nulla nel nulla se Dio non avesse impresso nella nostra anima il marchio della Sua Bontà, allora questa è la cosa più meravigliosa della nostra beatitudine. Dio solo è Tutto, Dio solo fa tutto! Invece noi, i figli, possiamo senz’altro realizzare il nostro, sotto le Sue mani!”

55. Robert siede assorto, con la Bibbia in mano. Wanger non lo disturba. La notte è avanzata, le maestose stelle di Dio scintillano; il loro bagliore, così confortante, così sicuro, illumina la stanza. Allora all’improvviso si alza, e prima che il medico se se renda conto, s’inginocchia davanti a lui. Le labbra tremano, le dita si stringono in un gesto di supplica: “Oggi non ti lascio, a meno che tu mi benedica!”. E la giovane testa sprofonda al petto del sacerdote.

56. Il saggio uomo è scosso, gli si blocca quasi il respiro. Quale Potenza celeste c’è qui all’opera! Egli alza l’inginocchiato e la voce risuona potente: “Figlio del nostro Dio, adesso hai sperimentato il tuo Pniel[8], come Giacobbe quando lottò con ‘l’Uomo sconosciuto’ fino all’alba, a causa dei peccati che gli furono perdonati, e perciò questo grido dell’anima:

«non TI lascio, a meno che TU mi benedica!»

57. Non ti riferivi a me, anche se desideravi che io potessi benedirti. Nessuno può benedire, perché tutti sono peccatori. Solo chi è senza peccati può elargire benedizioni, e Questi è di nuovo unicamente il Signore!! Ma una cosa si può fare: si può chiedere la benedizione del Padre per il supplicante, e poi si può dire:

‘Il SIGNORE ti benedica e ti custodisca!’

Questo, mio caro ragazzo, EGLI lo fa del tutto certamente! Ora va a dormire; oggi non sarai svegliato”.

58. Il giovane si attacca al collo dell’uomo, singhiozzando, e si avvia senza dire una parola al suo giaciglio. Il sacerdote fedele esce in silenzio nella notte disseminata di stelle che presto apriranno le porte all’aurora. Non sono parole che invia con gratitudine al Cielo; è tutto il suo cuore che giubila in alto, nell’altezza della Luce.

 

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Cap. 14

Pronta la pista, viene benedetta – Arrivano due aerei

Sventato un attacco – Domande e risposte

1. La pista è pronta. I grandi e i piccoli vi scorazzano finché la linea d’arrivo non viene messa in sicurezza. Robert viene quasi sopraffatto dalle molte mani, e anche il medico non viene trascurato. “Quando arriva il nostro aereo? … Quando viaggeremo con esso? …”. E l’esultanza non ha fine.

2. Una schiera di giovani fanciulle, magnificamente adornate con una moltitudine di fiori variopinti, formano un cerchio. Gli spettatori si siedono tutt’intorno.

- “Che significa?”, chiede Robert a bassa voce, perché si è fatto silenzio.

- “La danza degli déi”, gli viene risposto.

“La danza degli déi? Io pensavo che tutti fossero battezzati!”

“Aspetta e vedrai!”

3. Le fanciulle si raccolgono, prima s’inchinano piene di devozione e poi iniziano; …un andirivieni, un ondeggiare, un voltare e un girare. Non come una volta, selvaggiamente e senza ritegno. Oh, no! I gesti sono così meravigliosi e veri, pensa Robert, che sembra stiano pregando. La danza dura un’ora. Nessuno parla, solo Bertram dice moderato: “Ora la pista è consacrata, e nulla di brutto potrà distruggere l’opera”.

4. Il dottore è convinto da tempo che questo non è da confondere con la superstizione, né con le cerimonie pagane. Anche Robert lo sa già, avendo appreso proprio da Bertram quella parte del misticismo che ha una base celeste. Non c’è nulla di astratto, di esuberante e di malsano che il misticismo possa portare con sé, se viene compreso male e applicato male.

5. Robert segue le danzatrici. Su una piazza all’aperto si è provveduto a consumare un pasto di gioia. Qui le fanciulle possono sedersi nel mezzo. Robert abbraccia ognuna di loro, senza parole e con un chiaro splendore negli occhi. Quanto si sentono onorate le fanciulle! L’intera tribù si rallegra di questo.

6. “Ben fatto”, elogia il medico. “Se non fosse già accaduto, allora adesso le avreste conquistate  tutte”.

- “Ho dovuto farlo, mi sono sentito così solenne, come …in una chiesa”.

- “Hai ragione! Ci sono ‘danze celesti’ che non hanno nulla a che vedere con il volteggiare umano. Questo è così lontano l’uno dall’altro, come è lontano il mattino dalla sera, come il Cielo dal mondo: e la danza degli déi è un’immagine.

7. Un tempo essi presentavano la danza come sacrificio ai loro déi, ma da quando sono una comunità cristiana, questa danza in girotondo si è raffinata. Sono rimasto profondamente stupito con quale profondità di sentimento le fanciulle sono entrate nel cambiamento della stessa. Tutto ciò che era vorticoso e selvaggio è stato abbandonato”.

8. Qualcosa ostacola la stupenda gioiosa festa. Un ragazzino si è allontanato quatto quatto ed è andato sulla pista, facendosi strada tra i fitti cespugli. Era stato ordinato che nessuno dovesse più mettere il piede sulla pista di atterraggio. Il ragazzino ha toccato di striscio un nido di vipere, cosa che e già è accaduta altre volte! Un urlo! Wanger è il primo ad arrivare sul posto e Robert è accanto a lui. Bertram ha acceso in fretta una fiaccola, con la quale scaccia subito il gruppo di vipere.

9. Un morso di cobra, verifica Wanger. Gli scorre giù il sudore. Con la velocità del vento si raccoglie la sua squadra. Il padre del ragazzino vorrebbe dapprima punirlo, meno per la disobbedienza, più perché il ‘dottore’ aveva impartito il divieto. Oh, ciò che lui ordina, per tutti è sempre il meglio.

10. Robert si trova vicino al nero. “Padre Carol, sii felice se tuo figlio viene salvato, e ringrazia Dio per questo!”. Svergognato, il nero se ne va quatto quatto. Ora aspetta, trepidante, e lo stesso la sua donna. Ci vuole molto tempo prima che il pericolo sia rimosso; ma – grazie a Dio – La disgrazia è passata, e così la gioiosa festa è stata attutita un po’, ma non del tutto offuscata.

11. Il medico si asciuga le mani, “Qui da noi è così, bisogna fare i conti con i pericoli, ma soprattutto, con l’aiuto di Dio, di cui ci si può sempre fidare”.

- “ E se non arriva?”, dice Robert.

- “Certamente, solo che si mostra in modo diverso. Vedi, tu non sapevi ancora nulla di Dio, eppure il Suo aiuto ti è venuto visibilmente”.

- “Attraverso di te, caro zio Willmut! Adesso ho mancato, dovevo sapere che...!”

12. “Non preoccuparti, caro ragazzo, perché non hai pensato alla tua esperienza. Si deve considerare il proprio percorso di vita, e con la conoscenza che se ne ricava, e servire il prossimo. Hai fatto buoni progressi e a casa sarai un forte sostegno. Non solo materialmente. Tu e Marita fonderete dall’opera del padre una cosiddetta ‘opera di luce’. Naturalmente, l’industria continuerà ad esistere; ma il fattore decisivo sarà il modo con cui vi prenderete cure delle persone che lavorano per voi.

13. Ora basta con questo. Presto ci sarà una grande gioia. Il nostro ‘signor Ministro’…”, il medico fa un divertente inchino, “…sta già spronando il suo Pegaso[9] e – come mi ha rivelato Bertram – con lui verranno anche due care signore. Lo ha sognato, così dice; quindi dobbiamo darci da fare per essere pronti per l’accoglienza”.

14. “Zio Wullmut, vorrei costruire una piccola rimessa all’ingresso della nostra pista, intesa come entrata, e in fondo, un’aviorimessa. Ne ho già parlato con Richard, sai, per giunta, lui è molto orgoglioso del suo nome”.

- “Molto bene; ma dobbiamo anche finire la casetta per gli ospiti, e questo richiede il suo tempo. Richard potrebbe controllare questa, e tu le rimesse”.

15. “Certamente, avremmo bisogno di due o tre settimane”.

- “Robert, fa in modo che tutto vada a buon fine”.

- Tutto sarà pronto per il tempo stabilito. Qui sia detto subito in anticipo: in questa maniera, Robert impara nel miglior modo a trattare più tardi con la propria gente.

*

16. Arriva la notizia che Cruzziano sia arrivato al porto e, “…poi arriviamo”, conclude il messaggio. Come laboriose formiche si corre avanti e indietro, si decora la casa degli ospiti, così viene chiamato il piccolo bungalow, si puliscono le vie e le proprie capanne, non per ultimi i bambini. Anche il ragazzino ferito nel frattempo è guarito. Piangendo aveva alzato le manine: “Zio dottore, non lo farò più!”. A fatica si è potuto tranquillizzare il piccolo.

*

17. Arriva il gran giorno. Da lontano si sente il rombo del motore, si lascia tutto e ci si precipita al bordo della pista. “Il nostro aereo sta arrivando!”. E… o meraviglia …sono due. Atterrano in sicurerra e rullano fino ad arrestarsi. Robert ha costruito una pista lunga e larga. Wanger aveva pensato che non occorresse farla così grande; ma Robert rideva soltanto: “Più grande è meglio che più piccola!”. E anche il vecchio nero si era messo a ridere.

18. “Sono curioso”, dice Wanger, “Pedro voleva certamente andare di nuovo indietro a cavalcioni sulla nostra Mary (l’elefantessa), ma a quanto pare, preferisce un aereo”.

- Gli uccelli d’argento diventano silenziosi, i portelli si aprono. Wanger, Robert, Bertram e Richard sono corsi fuori per accogliere gli ospiti. Esplode un giubilo assordante. L’intero abitato urla, grida, batte i piedi e le mani, ah…

- “...questa sì che è un’accoglienza…”, ride il Ministro e getta le braccia al collo di Wanger, “…più magnifico che per un Kaiser”.

19. “Amico Pedro, Juliane, il mio mughetto...”, Wanger è sopraffatto dalla gioia. Marita semplicemente lo copre di baci, dopo che i fratelli si sono salutati calorosamante. Gli aviatori vengono guardati con molto stupore, e anche subito importunati: ‘se per una volta si possono accarezzare questi grandi uccelli’.

- “Naturalmente, ma solo con me!”, ride uno di loro. E alza un dito in segno di avvertimento.

- “Sì…”, grida il ragazzino, “…non si può fare da soli, altrimenti arriva il cattivo serpente e morde”. Dicendo questo, mostra con aria importante la sua cicatrice.

20. “Piccolo monello”, dice Wanger. “Chi sa com’è stato una volta col serpente?”

- Una ragazzina di dodici anni alza la mano. “Una volta c’era un uomo e una donna, il caro Dio aveva dato a loro un bellissimo giardino dove potevano abitare. Ma non fecero ciò che Dio aveva ordinato. A quel punto venne il serpente; allora Dio scacciò i due e non tornarono mai più nel giardino. Ora questo si trova solo quando si va in Cielo”.

21. “Hai imparato bene, Chatarina”, elogia il missionario.

- Juliane bacia la ragazzina. Come brillano qui gli occhi, e Pedro dice: “Questo è stato un discorso di benvenuto particolarmente caro, ci guarderemo dai serpenti cattivi. Ce ne sono ancora qui intorno?”, chiede al medico, essendo preoccupato per le donne.

22. “Di quando in quando ne spunta uno, li abbiamo combattuti, ma al momento siamo liberi da loro”.

- “Allora va bene”, dice uno dei piloti, “non vogliamo certamente andare subito all’ospedale”. Gli ospiti sono entusiasti del loro bungalow e il capo pilota elogia specialmente la pista. “Sono rimasto proprio stupito”.

23. Nel villaggio si fanno le ore piccole. Juliane e Marita vengono toccate e guardate con stupore e, come il Ministro, riempite di doni, cose senza valore, ma preziose nel senso dell’amore. La cianfrusaglia viene accettata con un gentile ringraziamento. Alla fine ci si siede uno di fronte all’altro nella casa del medico. Vengono portati i saluti da casa e distribuiti anche doni preziosi.

24. “Domattina scaricheremo il resto”, dice Pedro rivolto a Willmut. “Medicine e attrezzature che tu potrai usare molto bene”. Poi si rivolge a Marita: “Marita, tienilo stretto, affinché non cada dalla sedia”. Egli ride furbescamente.

- “Adesso da noi sei un cittadino onorario e puoi chiamarti professore. Ma non pensare che avessi io le mani in pasta! No, alcuni dei tuoi lavori che sono stati pubblicati nella rivista medica ti hanno fatto guadagnare il titolo. Ben meritato! Questa è la prima gioia.

25. La seconda gioia: gli ‘uccelli’ sono tua proprietà. Il signor Fallango, il capo pilota, rimarrà qui e vuole istruire alcuni in modo che, se necessario, possano servire come pilota. E...”

- “Zio Pedro, posso imparare anch’io?”, chiede Robert. “È sempre stato un mio desiderio, ma i genitori non hanno voluto”..

- “Per me va bene”, acconsente Cruzziano.

26. Nel frattempo il medico sta seduto immerso nei pensieri. Mai avrebbe voluto ‘essere qualcosa’. Quanto è grato a Dio che ha potuto operare. Il titolo non significa nulla per lui, difficilmente se ne servirà. Il fatto che il suo lavoro, la sua ricerca, abbia trovato un’eco, è la sua gioia più grande. Con una potente stretta di mano ringrazia il Ministro.

27. Si è fatto tardi. C’è silenzio tutt’intorno, l’esercito di stelle guarda giù benevolmente.

- Marita sussurra: “È come un paradiso, qui può guarire un’anima malata”.

- Robert bacia la sorella. “Lo hai detto con amore, piccola, ed è vero”.

Che nella boscaglia vicina, un nero stia facendo la guardia, non lo sospetta nemmeno il medico.

28. Il giubilo si attenua per via della quotidianità, ma perdura un frequente ‘correre per le vie’ per sorridere agli ‘amici bianchi’. La seconda sera dopo l’arrivo viene raccontato molto. È arrivata una lettera dai Mescaru, si sono ambientati bene nel posto della missione. C’è perfino una lettera su Vilpart, dicendo che adesso si comporterebbe in modo ordinato.

29. Il magazzino del medico è pieno, egli ringrazia particolarmente Cruzziano, ma anche l’imprenditore, perché molto è stato donato da lui. “Hai fatto moltissimo, amico Pedro, e puoi vedere quanto sono felice di avere qui te, la cara Juliane e Marita. Spero che possiate rimanere per un po’ di tempo”.

30. “Noi una settimana, ho utilizzato una parte delle vacanze per questo, quindi sono libero nel mio tempo, mio signor professore!”

- “Ti regalo il professore”, Wanger rifiunta con un gioioso cenno. “Qui sono medico e missionario, e null’altro!”

- Marita fa un perfetto inchino, “Hm, noi sappiamo, zio Willmut, chi e cosa sei, …anche per noi”. All’improvviso la sua allegria viene meno; guarda Wanger molto seria.

31. Lui sorride: “Tutti sono entusiasti di voi; si chiede dieci volte al giorno quanto tempo vi fermate”.

- “Io quattro settimane…”, dice la fanciulla, “…e in questo tempo vorrei essere attiva in ospedale sotto la tua sorveglianza. Nel frattempo ho completato un corso, in modo da non dare dispiacere come una stupida ochetta al mio signor professore”.

32. “Nella vostra opera potrete mettere a frutto proprio questo lavoro. Tu e Robert sarete proprio là una benedizione!”. Con queste parole, come spesso accade, subentra un bel silenzio che ha un effetto così pacifico da rendere gli uomini beati. Lì vicino c’è subito il mondo. Entra Bertram. Si vede la sua preoccupazione.

33. Anche il medico la sente. Oh, un’isola di pace deve spesso fare i conti con le lotte.

- “I vicini hanno mandato qui delle spie già ieri notte”, riferisce Bertram. “L’avevo previsto, ed ho vegliato presso i cari amici bianchi. Ora sanno che gli uccelli d’argento hanno portato ricchezza, e questo li induce a un attacco di sorpresa. Ho messo delle guardie. Se si sono aggiunti degli aiutanti, allora…”. Si asciuga la fronte.

34. “Noi stiamo sotto la protezione di Dio!”, Wanger si è alzato e ora sta lì come un profeta, serio e possente. Bertram congiunge le mani e dice. “Prendete le vostre armi da fuoco, ma non uccidete nessuno, altrimenti verrà molta miseria su di noi”. I suoi occhi da veggente fiammeggiano in una lucentezza profonda e scura.

35. Sono entrati anche i piloti degli aerei. Essi certamente non sono stati afferrati dalla Luce, hanno ‘vissuto alla giornata’, …ora li tocca qualcosa e si guardano furtivi. Ognuno porta due armi e il Ministro va a prendersi il suo fucile. Wanger prende il suo, che è sempre carico per proteggersi dai predatori.

36. “Essi verranno…”, dice Bertram, “…ma tardi, quando le stelle cominciano a tramontare. È il momento in cui l’uomo di solito è nel sonno più profondo, ed è allora che vogliono sorprenderci”.

- “Avremmo qualche ora di tempo. Amico Bertarm, potete vegliare senza addormentarvi?”

37. Il vecchio s’indigna quasi: “Ma cosa pensi, signor Ministro! Qui nessuno dorme! Tutto quello che hai portato è proprietà del medico; noi lo sappiamo. E tuttavia, ognuno di noi pensa: ‘È nostra proprietà, perché con queste cose il dottore serve noi’. Quindi difendiamo ciò che è nostro. Inoltre, io sorveglio le guardie. Voi bianchi, che ancora non avete nessuna potente forza animica, potete riposare un poco”.

38. “È quello che pensavo”. Cruzziano stringe entrambe le mani di Bertram. “Ti ringrazierò ancora”.

- “Lo hai già fatto, perché tu, alto signore, sei così gentile con noi neri, e tutti ti onorano, la tua cara moglie e la cara fanciulla, …in genere tutti voi”, indica tutt’intorno, e per di più indica anche i piloti.

39. “Dormite tutti in una sola stanza, allora non dovrò correre qua e là”. Bertram esce di corsa. Anche se tutti i neri si disperdono, non si sente il minimo rumore. Wanger non riesce a dormire, anche se la sua anima è forte e lui sa: ‘Sulle nostre piccole mani sono stese le Mani del Creatore!’. Questa fiducia è sempre stato il ‘solido fondamento della sua vita’.

40. Robert si siede accanto a lui e sussurra: “Zio Willmut, non trovo pace, voglio fare la guardia presso le rimesse. Dalla mia fanciullezza ho ancora una pistola per i fuochi d’artificio. È strano che abbia portato con me questo giocattolo. Ci potrebbe essere utile”.

- Wanger ride contenuto tra sé.

41. ‘Grande ragazzo! Hm, …con cose piccole si possono fare grandi cose, con piccoli doni si può alleviare sofferenza e miseria’. Non appena è davanti alla porta, una mano lo raggiunge.

- È Carol che quasi inveisce: “Costruttore di piste, il pericolo è grande e tu hai aiutato a salvare il mio bambino. Non devi...”.

- “Sch…”, fa Robert, “…vieni con me; inoltre, il nostro medico lo ha permesso”.

42. “Permesso? Allora…”.

- Robert porta con sé il giocattolo, ma anche una pistola vera. “Vieni, Carol, andiamo alle rimesse e resta con me, ho bisogno di te”.

- Il nero fa cenno col capo; non lo si vede, ma nessuno sarebbe più veloce di lui. Robert accarezza sorridendo la sua arma giocattolo, poi l’oscurità inghiotte entrambi.

43. I posti sono mimetizzati molto bene. Stanno accovacciati per due ore senza muoversi, mentre a Robert costa fatica rimanere in una posizione per metà inginocchiato.

- “Adesso arrivano!”

- “Corri! Va a svegliare i miei amici!”

- Carol è via come un fulmine.

- Ci si piazza prudentemente dietro i cespugli e gli alberi, all’ombra delle due rimesse, arco e freccia già teso. Robert si è abituato all’oscurità; possiede anche occhi acuti.

44. “Non sparare!”, ordina. “E non dovete spaventarvi, perché ho un’arma magica”, sceglie di proposito questa espressione. “Fate solo attenzione, i nemici scompariranno subito”. Nel frattempo si vede chiaramente come una fila un po’ estesa, equipaggiata con armi vecchie, avanza strisciando cautamente verso la pista; solo due aggressori portano dei veri fucili. “Tutti a terra!”. Adesso Robert dà l’ordine a voce molto alta; i nemici devono capire che erano attesi. Proprio questa misura ostacola per il momento l’aggressione.

45. Uno degli assalitori punta il suo fucile su Robert, ma lui spara subito con la sua pistola giocattolo. Un razzo sibilante gira in alto vorticosamente. “Ah”, schiocca le labbra Richard, “arma magica!”

- I nemici si sono ritirati per lo shock iniziale; ma solo per consigliarsi. Le ‘belle cose’ seducono troppo.

46. Quando si avvicinano di nuovo, Robert fa partire altri razzi e punta la pistola su un assalitore che tiene il fucile spianato. Robert, come buon tiratore, colpisce il fucile. Il nemico urla dal dolore. Richard e un altro saltano fuori e trascinano il ferito sulla pista. Molti nemici appaiono intorno al villaggio. Ora i colpi esplodono dappertutto …in aria. Questo basta. Gli aggressori si ritirano uno dopo l’altro, e presto non si sente più nulla dello scontro notturno.

47. Ci si sente importanti, si è sconfitto ‘un grande nemico’. Robert regala a Richard la pistola da fuoco d’artificio e gli mostra come usarla. “Se un giorno non sarò più qui e sarete aggrediti, allora prendi in mano questo piccolo oggetto. Le ferite guariscono, ma i morti non risorgono”.

48. Il nero ferito viene curato nel lazzaretto. Che paura ha avuto, quella di morire secondo la legge tribale. Ha perso un mignolo, una iniezione gli toglie il dolore.

- “Il dottore bianco è un grande mago”, racconterà più tardi alla sua gente, che – come solo raramente – è arretrata culturalmente.

49. Cruzziamo gli fa tradurre: “Capo tribù, sii felice”, la ferita non è assolutamente grave. “Con fatica il nostro medico ti ha guarito. Tra due giorni potrai tornare a casa. Ma guardati di aggredire ancora una volta il nostro dottore! Perché tutto ciò che appartiene alla sua tribù è sua proprietà. Io sono un uomo potente”, Bertram che traduce il discorso, intesse senza ordine con molti gesti, ‘...un sovrano molto grande su molti regni’. “Io ho molti soldati, che poi verranno e vi porteranno via da qui”.

50. La minaccia non è intesa seriamente. Ciò nonostante …il nero si rannicchia in sé e implora Bertram: “Fratello, dì al grande uomo bianco che non vi attaccheremo mai più. Ma se, …se il dottore bianco…”, egli fa una faccia piagnucolosa, “…ecco, se volesse guarire anche i nostri malati! Non tutti, ma mia moglie che è molto malata”. ‘Ovviamente, non è vero’, pensa Bertam, ma dice: “Dopo parlerò con lui”.

*

51. Durante la visita pomeridiana Wanger rimane per un po’ presso il giaciglio del nero: “Ebbene, amico mio, come stai?”

- “Bene, io porterò qui tutti i miei malati, oh, …non tutti, ma mia moglie e..”.

- “Prima dieci, perché non abbiamo così tanti letti; quando saranno guariti, allora potranno arrivarne altri”.

- Il capo tribù fa cenno grato col capo, e più tardi manterrà la sua parola.

52. In questo giorno c’è molto da fare, ma alla sera è di nuovo tornata la calma e… “...ora sentiremo il meglio, verso questo ho un vero desiderio”, dice il Ministro.

- Juliane e Marita lo confermano e i piloti chiedono se anche loro possono ascoltare.

53. Wanger fa cenno di sì col capo. “Tuttavia per voi sarà un territorio inesplorato, e non comprenderete tutto”.

- “A me è successo proprio così”, sopravviene Cruzziano. “Mi manca ancora molto della vera conoscenza spirituale”.

- “Amico, finché viviamo sulla Terra, dobbiamo percorrere le vie della conoscenza, se vogliamo raggiungere l’alta meta: la Luce di Dio e la Sua contemplazione”.

- Un sospiro: “Quando sarò fino a questo punto?”

54. “Cari amici”, comincia Wanger, “potete interrompere, potete fare domande; perché nello scambiarsi le opinioni si può andare avanti meglio. Torno un po’ indietro, affinché comprendiate la mia esposizione”. Si riferisce soprattutto ai piloti che, spiritualmente, per così dire, sono un foglio non scritto. Questo è bene, perché non c’è bisogno di eliminare dapprima qualche errore.

55. “È molto bene lasciarsi guidare. Nondimeno, il male prevale sul bene. Non si può fare molto, solo con ciò che ci è stato dato. L’acquisito da sé è il precursore per l’anima! Il padre di Robert domandò se andassi solo dalla gente buona. Questa domanda fa emergere un’importante riflessione. Purtroppo la Chiesa ha introdotto questo errore e fino ad oggi non ha eliminato il dogma della dannazione e l’accettazione solo dei cosiddetti buoni, sebbene il Salvatore abbia chiesto: «Perché mi chiami buono?»

56. La Bibbia, nella quale troviamo la Sua paterna istruzione, rivela se Dio incontra veramente solo questi. Un vero padre ama anche quei figli che non sono riusciti molto bene. Un tale amore si esprime – con la conoscenza superiore – non in carezze, ma molto più ‘nell’educazione ricca di benedizioni’. E chi – mi domando – chi è un Padre migliore del Dio di tutti noi, dell’Onnipotente che ci ha creato tutti quanti?

57. Il Creatore si è creato un popolo, i Suoi figli, ricchi nella loro pluralità, ricchi in doni superiori che Egli ha lasciato loro in eredità come un nobile bene, veramente ‘un‘eredità anticipata’, come non può essere data in modo più santo e più vero, il che non si può rivelare precisamente. Qui non voglio esporre i particolari, adesso ci porterebbe troppo lontani, ma la linea di fondo è da abbozzare.

58. Una gran parte di questa schiera di figli si conservò questo Bene nobile; ma una figlia si sbagliò, per così dire, nel tendere all’ʻeterno Scrigno di Dio’, per sottrarre ciò che apparteneva unicamente al Creatore. Lui, perché amava questa figlia tanto come gli altri, la scacciò, affinché nella lontananza giungesse un giorno al discernimento. Vediamo perciò che il Signore non viene assolutamente solo dai buoni, pressappoco come nella Luce; nella materia, detto accentuato, Egli va anche da coloro che vogliamo chiamare cattivi, per educarli attraverso la punizione.

59. Dio, come Salvatore nel mondo, offre il miglior esempio. Egli è andato dagli altolocati e dai bassolocati, dai pagani e dai giudei, ha parlato a tutti, di giorno e di notte, ed ha insegnato nella predica del monte:

«Chi è benevolo solo con i suoi pari, non fa nulla di particolare» (Matt. 5,47).

60. I Beocana chiamarono ‘caso’, il fatto che ho potuto salvare Robert. Nessuna storia del mondo si lascia guidare per caso! Certamente ci sono cose di secondaria importanza che si possono definire come ‘casualità’. Ma il nostro percorso di vita non si limita all’esteriore. Questo ci cammina accanto; lo spirituale è il complesso di base su cui si edifica la nostra esistenza. Sia che lo riconosciamo oppure che lo neghiamo, …nulla è più importante della vita provieniente dallo spirito, al quale è associata la nostra anima.

61. In questo settore non esiste il caso, solo la Guida, e questa sta solo nella mano di DIO. Qualcosa si può chiamare anche destino, benché talvolta il Signore ‘manda’ agli uomini qualcosa per toccarli, nel caso non vogliano sapere nulla della Guida. Qualche destino è anche da portare per altri. Qui intreccio questa cosa:

62. Io ho accettato di servire il Signore come missionario. Allora Lui mi ha ‘mandato’ dai malati, dove c’era di casa la miseria, ed ho riconosciuto che non soltanto l’insegnamento, per quanto sia buono e vero, riempie il sentiero della nostra vita, ma la prontezza nel servizio è la prima cosa che ci libera dal nostro stesso mondo. Se avessi solo parlato ai miei neri, cosa avrei ottenuto?”

63. “Nulla!”, esclama Bertram, che siede insieme nel mezzo. “Prima del nostro dottore c’erano altri che parlavano solo molto. Tu hai subito messo in moto le mani e, con poche parole, ci hai fatto capire perché eri venuto da noi. Per esperienza non volevamo saper nulla di te, ma tu sei stato molto benevolo, hai pensato prima di tutto a noi. È stato allora che abbiamo trovato fiducia in te”.

64. “Oh, Bertram…”, ride Marita, “…voi non siete stati furbi! Quando l’ho visto io, ho avuto subito fiducia in lui”.

- “È vero, mughetto, io stesso ho visto la sua buona anima; ma guida tu una tribù che, attraverso esperienze di ogni tipo, è diventata poco socievole verso gli uomini bianchi”.

- Bertram guarda Wanger, in cerca di aiuto.

- “Hai ragione; e una sana diffidenza è giustificata, soprattutto quando non danneggia nessuno”.

65. Fallango alza la mano: “La mia domanda non è pertinente, e quello che ho appena sentito non lo conoscevo. Naturalmente, io so che esiste un Dio, solo che per me non è un concetto, perché si dice: ‘La natura si riproduce da sola e l’uomo discende dagli animali’. La conformazione del nostro corpo, insieme a tutti gli organi interni, è simile a quello degli animali. Questo può essere credibile; ma se è così, allora viene a mancare la fede nel Creatore che ci avrebbe creato. Anche gli animali naturalmente. Come si può comprendere questo?”

66. “Non è facile togliere la benda dagli occhi degli scienziati che s’impuntano sul pensiero così legato alla natura, come i rigidi insegnanti ecclesiastici sui dogmi. È pressappoco così, come col destino o con la guida. La conoscenza sulle cose di Dio presuppone una ‘fede’, ma non una fede cieca, poiché questa non porta da nessuna parte. Se credo nella Guida di Dio, allora sono un guidato anche nel destino.

67. Se so che il Creatore, dalla pienezza della Sua potenza, ha creato gli uomini insieme alle creature, allora l’occhio della Luce, come lo voglio designare, si apre per giungere un po’ alla volta alla chiarezza. Mi servirò volentieri di una contro argomentazione che, apparentemente, demolisce ogni fede. Un uomo di scienza che accettava solo ‘l’evoluzione’ e faceva discendere gli uomini dall’animale, mi tenne davanti la Bibbia nella quale – lui sottolineava ovviamente che essa proviene dagli uomini – anche il mondo animale e vegetale sarebbe sorto prima e poi ‘l’homo sapiens’. Egli definì questo, il segno che la scienza animale-uomo sarebbe quella giusta.

68. Non era possibile condurre un sereno dibattito. Egli ironizzava sul fatto che Dio – se ne esisteva Uno – non sarebbe visibile, quindi, senza esistenza. Io chiesi se poteva vedere l’aria e afferrarla con le mani. Questo esempio lo respinse: l’aria sarebbe una componente della natura. Quindi dissi: ‘Il più importante componente, perché senza aria lei non potrebbe vivere! Può stare molti giorni senza nutrimento, ma nemmeno cinque minuti senza aria. Egli rispose che erano chiacchiere infantili. Capite che è quasi impossibile insegnare qualcosa a questa gente?

69. Ebbene, se osserviamo la conformazione del corpo, allora notiamo differenze sostanziali, nonostante qualche uguaglianza o somiglianza tra le due specie’ (tra gli animali e gli uomini). La differenza più grande consiste nella capacità di pensare, dalla quale scaturisce l’impulso all’azione. Anche gli animali hanno un’anima, ma è costituita in modo diverso. L’animale può pensare, ma è basato sull’istinto, che il Creatore ha dato al Suo mondo animale.

70. Il sentimento umano, che contrassegna il soppesare un’azione con ‘un istinto superiore’, possono concederselo solo coloro che possiedono una vera etica, anche se non ne comprendono il significato letterale. Detto ciò, veniamo al più essenziale, a ciò che separa l’umanità dal regno animale: è il principio spirituale-animico!

71. Questo è il pensare consapevole riservato alle creature. Sono da separare la creatura (più elevata) dalla creatura (più bassa). Quest’ultima si riferisce esclusivamente agli animali, mentre la creatura più elevata si applica all’uomo, preposto a figlio della Luce, come anche coloro che sono da contrassegnare come esseri. Di queste specie, se lo desiderate, ne parleremo un’altra volta. Riguarda gli spiriti, gli uomini, le anime, gli esseri.

72. Il principio divino in noi è una parte dello spirito che la Divinità ha dato alle creature dalla sovranità delle Sue forze; l’animico è la seconda parte, esso fornisce la ‘vita cosciente’, sempre sulla base della propria conoscenza e facoltà che noi possiamo ridurre e anche aumentare attraverso l’impiego delle forze prestate. Nessun animale possiede tutto questo, ed è inammissibile affermare che la natura le abbia sviluppate un po’ alla volta.

73. Esistono animali con un intelletto superiore, ma anche in questo caso la facoltà di pensare e di esprimersi rimane entro certi limiti, che un animale non può superare. L’uomo invece può, attraverso il lavoro e l’impegno, trasformare qualsiasi intelletto in intelligenza. Da ciò risulta che gli esseri viventi creati stanno al di sopra di ogni creatura, e sono legati alla vita solo tramite la natura.

74. “Non ci avevo mai pensato”, confessa il capo pilota. “Ci si vergogna quasi, che...”

- “Non ce n’è bisogno”, interviene il Ministro. “Chi non ha sentito nulla della verità, non la può nemmeno conoscere. Prima non ho mai riflettuto, sebbene mi opponessi a questo non senso. Era troppo assurdo per me. Oggi possiamo benissimo ringraziare il nostro maestro di sapienza”.

75. “Fermi tutti!”, esclama Wanger. “Non voglio essere un maestro. Se posso portare qualcosa dallo spirito, allora è la Bontà di Dio che ce lo dà in dono! Ora…”, fa una pausa, “…facciamo prima uno spuntino, poi inizieremo un altro capitolo”.

- Tutti sono d’accordo, e l’interruzione serve ad assorbire ciò che hanno sentito.

 

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Cap. 15

Una grande predica per quei pochi

1. I piloti si sentono veramente coinvolti, solo che per loro è proprio un campo nuovo. Ci si guarda intorno e non si sa cosa fare. Come si fa a dissodare un terreno incolto e trasformarlo in un buon campo? Il medico vede la confusione dei pensieri che c’è nelle giovani teste. Un tranquillo sorriso, una preghiera interiore: ‘Signore, risvegliali, affinché trovino un buon sentiero!’

2. Si fa sentire Robert: “Zio Willmut, posso chiedere una cosa? Ma non vorrei interrompere la lezione che hai preparato”.

- “Esprimilo pure”, dice Juliane, “il nostro maestro lo inserirà nella sua predica”.

- “Lo hai detto molto bene!”. Suo marito le prende le mani.

3. Wanger fa cenno col capo e Robert dice: “Ho letto nella Bibbia quando il Signore si sedette stanco al margine del pozzo. Tu hai insegnato che il Salvatore era Dio stesso. Se lo era, come poteva essere stanco?”

- “È una bella domanda! Non vogliamo attenerci strettamente a un solo argomento, ma piuttosto, navigare in lungo e in largo con la nostra nave animica. Così impareremo a conoscere il ‘mare della Divinità’, per quanto possiamo afferrarlo.

4. Si deve andare indietro nel tempo, perché questo non si può comprendere dal punto di vista del nostro presente. Attraverso uno sguardo retrospettivo può essere rivelata anche la cosa più segreta e incompresa, e trasferita nel presente. Perciò, per una volta nei nostri pensieri andiamo a piedi attraverso il paese con il Signore e i Suoi discepoli. La strada è lunga, Egli vuole andare a Sichem[10] e sa, appunto, che là succederà qualcosa. Le Sue vie non sono prese ‘a caso’; no, …ogni passo è previsto dalla pienezza delle Sue magnificenze.

5. Non di rado la schiera dei discepoli si lamentava quando la via diventava gravosa. Oh, il Signore conosce fin troppo bene la ‘specie umana’. Egli istruiva sempre i discepoli su come dovevano comportarsi. Sulla via verso Sichem litigavano ed erano rimasti dietro al Signore, Lui non voleva sentirli, tuttavia essi sapevano fin troppo bene che il Signore non aveva bisogno di sentirli, per sapere cosa stesse succedendo tra loro. E Lui, …sorrideva tra Sé. Nonostante i rimproveri, essi arrancavano dietro di Lui su pietre e sabbia, ma Gli erano affezionati. Per questo motivo passava oltre i loro litigi a causa della faticosa via, ma non senza impartir loro una lezione.

6. Egli è sul posto per primo e si siede al bordo del pozzo. Oh, come Uomo, anche il Salvatore poteva stancarSi, solo che la Sua stanchezza non era da paragonare a quella umana. E ora aspetta i Suoi discepoli che, vergognandosi, si mettono intorno a Lui.

7. ‘Potete essere stanchi ma mai indolenti!’, dice Gesù ammonendo. ‘La via era troppa per voi. Chi è Mio discepolo, non deve temere un piccolo disagio. Vedete, a causa vostra ho preso su di Me la stanchezza. Inoltre’, e i Suoi occhi splendevano soavi, ‘Io stesso sono il Pozzo. Le Mie parole sono quell’Acqua che so dare in ogni tempo.

8. Siete affamati? Siete assetati? No! Quindi Mi potete anche seguire ovunque, dove vi faccio conoscere le Mie vie! Per l’uomo non è facile percorrere le vie dello Spirito; egli evita questa fatica. Ma nessun fardello terreno è troppo pesante per lui se guadagna un vantaggio, una gioia per l’esistenza del corpo.

9. Questo ve lo dimostro con il lungo cammino. Chi prende su di sé per la sua anima il fardello e la fatica di un cammino, arriva sempre al Pozzo, che sono Io eternamente!’. Fin qui una parte dell’insegnamento di Cristo ai discepoli”.

- “Perché non sta scritto così nella Bibbia?”. domanda Marita, “si comprenderebbe tutto subito, e non ci sarebbe bisogno di passare molto tempo a indovinare perché è successo nel modo in cui è scritto”.

10. “Una similitudine: il Maestro presenta in grandi tratti ciò che deve essere registrato. Se lo spiegasse precisamente ai figli, allora non otterrebbero nulla; anzi, si tratterrebbe solo di un passaggio, per così dire, ‘frettoloso’. Avete capito?”

- Marita e Robert rispondono affermativamente.

- “Oltre a questo, facciamo un ulteriore passettino per comprendere la Bibbia.

11. Giovanni, che era penetrato più profondamente nell’insegnamento del Salvatore, alla fine dell’epistola scrisse che Gesù ‘aveva ancora fatto e insegnato molto e il mondo non avrebbe potuto contenere i libri che potevano essere scritti’. Quanto aveva ragione! Perciò ha scritto poi su Patmos anche il Libro chiave (l’Apocalisse), che oggi la maggior parte dei teologi ancora non comprende, oppure solo in parte.

12. Era impossibile annotare tutto ciò che il Signore ha fatto, se e come rivelava la Sua essenza. A Dio era sconosciuto il ‘corso dell’umanità’? Voi rispondete negativamente e quindi è evidente che la maggior parte del tempo del Salvatore era da preservare per il futuro. Oggi molto è già stato rivelato[11], e a molti uomini benedetti dalla Luce è stato permesso di annunciare la Luce della Verità proveniente dalla sfera di Dio.

13. Se non cercassimo, per trovare, se non potessimo esaminare per scoprire la Verità di Dio, la Bibbia ci sarebbe di ben poca utilità. Chi è attaccato alla lettera, difficilmente trarrà un beneficio dal ‘Libro dei libri’. Una volta rintracciato il cosiddetto filo rosso, allora è facile riconoscere nei dati di fatto il perché della Parola e della profondità delle opere”.

14. “Chi lo può senza introduzione?”, chiede il Ministro. “Io so, Willmut, che tu non vuoi essere elogiato. Ti prego, chiediti se saremmo in grado di sondare la profondità dello Spirito senza la tua spiegazione. Solo attraverso di te abbiamo trovato il vero sentiero! Nell’ultimo tempo ho aperto più volte la Bibbia e, …ebbene sì, qui e là ho compreso qualcosa. Ma così come la sai spiegare tu, di questo non avevo ancora la più pallida idea”.

15. “Questo non nuoce, ma chi cerca trova; a chi bussa alla porta sarà aperto; e a chi chiede la benedizione di Dio sarà sempre data. Una Parola di Dio che, oltretutto, può essere applicata alla nostra vita terrena. Certamente quest’ultima è uno specchio, ma in realtà è solo un frammento dello specchio; tuttavia… anche in questo si può vedere pur sempre la Parola e la Verità di Dio”.

16. Wanger riempie i bicchieri. Prima ha mescolato alcune gocce nel vino; gli amici non devono ammalarsi per il clima tropicale. Per oggi basta. Si cerca volentieri il riposo. In segreto vegliano sempre alcuni neri e Wanger è contento che lo facciano di propria volontà. Lo aveva notato quando alcune ombre andavano di soppiatto intorno alla casetta.

*

17. Il giorno successivo i piloti controllano gli aerei. Il copilota dice a Fallango: “È stato interessante ieri sera, e un pochino ho anche capito. Dopo tutto …chi s’interessa oggi di Dio? Solo i vecchi lo fanno, oppure quelli che si entusiasmano da un impulso. Io…”, e ride imbarazzato, “…non lo ritengo più adeguato al corso dei tempi”.

18. “È proprio quello che pensavo anch’io”, risponde l’altro. “Da ieri, penso che la Divinità esiste, e non può essere negata. In fondo, la si nega solo per non essere derisi. Adesso non m’importerebbe proprio. Che ridano pure! E poi, sarebbe solo faccenda dei vecchi? Il signor von Wanger non è vecchio, il Ministro è certamente un uomo che sa cosa c’è davanti e dietro; anche lui e sua moglie sono negli anni migliori.

19. Con i giovani Beocana il loro coinvolgimento nei temi difficili mi ha dimostrato che l’insegnamento va accettato. Si può solo guadagnare”.

- “Ripeteresti tutto ciò che hai appena espresso nella cerchia degli altri colleghi?”

- “Perché no? A volte, tra mondo e cielo mi passano per la testa certi pensieri: decolliamo, …atterreremo anche? Sono certo che molti di noi lo pensano, anche se non lasciano trapelare nulla.

20. Spesso mi son sorpreso di trovarmi con le mani giunte, come fanno i devoti oranti, prima di prendere il volo. Ho riso di me stesso, puoi crederci, eppure, …quanto spesso mi è venuto il gesto, senza che lo volessi. Deve esserci certamente una direzione, come ha detto il signor von Wanger, per il fatto che proprio noi siamo venuti qui”.

21. Il copilota vorrebbe sogghignare, ma non ci riesce. Anche lui ha provato spesso una strana sensazione quando era in procinto di decollare. Fallango ha ragione, si decollava e non si sapeva mai se si sarebbe aterrati sani e salvi. Una volta non ha avuto un atterraggio di fortuna, che poi si era svolto senza broblemi? Quella volta aveva imprecato perché era capitato a lui; valeva come linea nera, perfino se la colpa era di un improvviso difetto oppure di un uragano imprevisto. Ebbene, …nulla è ‘passato oltre’ di ciò che e venuto a sapere dal medico. Guardando indietro, gli sembra come se dovesse cancellare le sue imprecazioni, come se ora dovesse ringraziare, come se… quella volta…

22. Fallango interrompe le sue riflessioni. “Amico, non partiremo da qui senza piegarci davanti a… DIO! Non sono riuscito a dormire tutta notte, tanto mi ha tenuto stretto quello che ho sentito. Naturalmente, come ha detto il signor von Wanger, si dovrebbe andare a scuola per un po’ di tempo per assimilare tutto. Ma il concetto di base mi è rimasto impresso: un Dio esiste veramente! Ho riconosciuto che Lui mi ha… ci ha guidato qui. Non vedo l’ora che arrivi questa sera, e spero di imparare di più.

23. La faccenda del pozzo sul quale Gesù stava seduto, qui rabbrividisco in me, ed ho pensato che anche Wanger, per noi, è un pozzo dal quale possiamo bere. Ebbene, detto da me, questo sembra buffo?”

- “Oh, non è così buffo”, interviene l’altro. “Io non sono stato pronto come lo sei stato tu ad accettare quanto è stato detto. Ma stasera…”.

*

24. Ecco che arriva correndo Bertram con due uomini e c’è anche Robert. Comincia la lezione. I piloti si stupiscono di quanto rapidamente i neri comprendono ciò che bisogna imparare per primo. Pedro, Juliane e Marita vanno con Carol dagli elefanti.

- “Questo è quel Pluto che mi voleva salutare amorevolmente”, Pedro ne indica uno.

- “Io pensavo che ti volesse calpestare”, obietta Juliane. Lei ha un po’ paura dell’enorme colosso, mentre Marita, incurante, si lascia avvolgere la proboscide di Pluto intorno alle spalle.

25. “E qui c’è Mary”, Pedro si avvicina alla signora elefantessa. Essa, come se lo conoscesse ancora, agita qui e là la proboscide. “Nel viaggio di ritorno prenderemo anche Pluto”.

- Carol, però, dice: “No, in libertà è difficile guidarlo. È così! … Fuori ha paura e diventa facilmente violento. Prenderemo il nostro ‘Marschall’, uno più giovane, figlio di Mary, allora non potrà succedere nulla”.

26. “I vostri elefanti hanno comunque nomi nobili”, ride Marita, e tende le mani verso Marschall che, giocando goffamente, si avvicina, mentre Mary scodinzola con gli orecchi. È preoccupata che non capiti nulla al suo piccolo.

- Carol tiene fermo Marschall. “I nostri animali sono mansueti, abbiamo anche due leoni. Il nostro dottore li ha trovati piccoli e malati, la madre è stata uccisa a fucilate”.

27. “Quelli, se li avessi tra le mani...!”. Marita agita entrambi i pugni. “Gliele suonerei di santa ragione! Che farabutti!”

- Il medico, sopraggiunto, esplode in una risata affettuosa: “I mughetti dovrebbero suonare sempre dolcemente. Comunque hai ragione, piccola! Si dice semplicemente ‘animali cattivi’; come si dovrebbe dire giustamente: ‘uomini stupidi’, perché non si sforzano di studiare il carattere di un animale. Adesso vieni, andiamo una buona volta da Marte e Venere”.

28. “Questi sono i leoni?”, chiede Marita. “Si possono accarezzare?”

- “Solo in presenza di Carol, oppure mia”.

- Juliane si aggrappa alla manica di suo marito. “Vieni anche tu?”

- “Certamente”, la tranquillizza lui. “Con il nostro Willmut si potrebbe andare all’inferno, …se ne esiste uno, e non ci accadrebbe nulla!”

- “Oh, sì, il nostro dottore…”, esclama Carol ad alta voce, “…lui ha domato anche il cattivo capo tribù!”

- Gli ospiti scoppiano a ridere, Wanger sorride. Non può vietare ai suoi neri tali discorsi, in questo modo rimangono anche fedeli e bravi.

29. I leoni dapprima annusano. Wanger si siede tranquillamente a terra e già arrivano e si accucciano ai suoi lati. Gli ospiti hanno una bella paura e rimangono molto indietro. “Vieni, Marita”, fa cenno Wanger. “Non devi far notare la tua paura, tutti gli animali la percepiscono; solo che non lo sanno e la interpretano come un attacco”.

30. All’improvviso, Venere solleva le zampe, spalanca le fauci e si alza in piedi. “State fermi e tranquilli”, ordina Wanger a bassa voce. Venere si dirige con passo deciso verso Marita. Carol ha già imboccato un arco e si mette al suo fianco. Marte sbadiglia e poggia la testa sulle ginocchia di Wanger. Venere si siede come un cane ben addestrato davanti a Marita e alza una zampa.

31. “Prendila”, dice Carol, “ti vuol salutare”.

- “Oh”, sospira la fanciulla. “Questa sì che è un’esperienza!”. Lei si siede com’è seduto Wanger, e già Venere si mette giù buona buona. A questo punto anche Juliane trova il coraggio e accarezza entrambi gli animali. Quando si va via di nuovo, i leoni li seguono con lo sguardo.

32. “Non mi crederà nessuno”, dice Marita.

- Robert esce da dietro un albero. “Ho fatto una foto”, dice ridendo.

- “Grandioso”, Marita si getta al collo del fratello. “Se tu fossi così coraggioso come lo sono stata io...”.

- “Su, dai!”, dice ridendo Cruzziano. “Anche il tuo coraggio, prima, stava nelle scarpe”.

- “Prima anche nelle tue”, punzecchia Marita il Ministro. “Perciò, se sei così coraggioso”, rivolgendosi a Robert, “…va’ dai leoni, allora ti faccio io una foto”.

33. “Oggi non più”, decide Wanger. “Torneremo domani e vi faremo una foto di gruppo. Anche con i piloti. Carol e l’uomo del foraggio vi sorveglieranno, in modo che nulla vada storto”.

- Quando i piloti lo sentono, sono chiaramente entusiasti.

- Fallango s’inchina davanti a Marita: “Con tutto rispetto; io non credo che per primo oserei questo pezzo di bravura. Sì, sì, bravi uomini seguono volentieri le orme delle loro signore”.

34. Lui le si è affezionato, ma… è solo un pilota, e lei, la figlia di un ricco imprenditore.

- A questo punto Bertram dice che Wanger sta per comunicare qualcosa: “Aspettate e vedrete. Il nostro dottore ci ha insegnato che il mondano deve essere rispettato, ma deve sempre essere messo al secondo posto. I nostri amici bianchi non sono orgogliosi. Cogli il fiore prima, quando sai che sboccerà per te”.

35. Fallango è sbalordito. Come fa il nero a sapere cosa avviene nel suo cuore? Bertram ha imparato a capire il silenzioso sorriso di Wanger, e con questo se ne va. Per fortuna, nessuno lo aveva sentito. Fallango si sarebbe vergognato. Oh, anche lui, prima, aveva guardato il nero un po’ di sbieco, sebbene secondo la mentalità delle differenti razze.

*

36. Il giorno trascorre con molto lavoro. Wanger si sbriga per essere libero la sera. Il Sole tramonta, il calore del giorno si attenua e ombre fresche dalla foresta arrivano nel villaggio. Le finestre sono aperte, le zanzariere sono abbassate, il ventilatore rumoreggia e le bevande rinfrescanti sono pronte.

37. Per un po’ c’è silenzio nella cerchia, ci si guarda l’un l’altro in paziente attesa. Le mani di Wanger stanno l’una nell’altra. Allora alza lo sguardo; si avverte che sa cogliere la benedizione di Dio. Robert, che ora conosce già meglio la Bibbia, lo vede simile ai profeti che un giorno testimoniarono la Verità di Dio.

38. E già Wanger comincia a parlare: “Cari amici, vi sembra strano che io, qui, un medico, mi sia dedicato anche alla Parola e alla Verità di Dio, come alla professione che devo esercitare attraverso la Sua conduzione”. Un silenzioso sorriso, come tanto spesso scorre sul suo volto, alzando entrambe le mani e continuando a parlare:

39. “L’uomo ha due mani, quindi può anche fare due cose con queste, non sempre allo stesso tempo, no! Ma delle due, nulla ha bisogno di essere inferiore. Ebbene, anche il Creatore ha due mani. Se abbia tante mani, secondo la Sua potenza creativa, quante sono la molteplicità delle Sue opere, ci è sconosciuto. Ma possiamo crederlo. Tuttavia, nella Sua attività rivelata, fin dove lo afferriamo noi come creature, sono sempre due mani che mantengono le Sue Opere – in particolare noi, creature figli – e le conducono al perfezionamento da Lui previsto e benedetto.

40. Se crediamo in Dio, mettiamo volentieri il nostro fare e lasciare nelle Sue mani, e talvolta si vorrebbe certamente sapere cosa fa, quando vede i nostri alti e bassi, se lascia cadere qualcosa che non si accorda con la Sua Santità. Se lascia cadere qualcosa, domando: ‘Dove andrà a finire?’. Perché se Dio non conserva il nostro fare e lasciare, allora – a rigor di termini – si dovrebbe profondare nella trasgressione. E cosa succederebbe poi?

41. Questo significherebbe perdere una parte della propria personalità. Perché i pensieri, le parole e le opere che provengono dall’io, sono e rimangono parte di noi stessi”.

- Pedro dice che se Dio gettasse via qualcosa, allora non la si avrebbe neanche più. Ma se così fosse, allora si dovrebbe essere divisi nella propria personalità interiore. E aggiunge: “È possibile questo?”

42. “Il problema non è semplice”. spiega il medico. “È evidente che le Opere create da Dio rimangono sempre come Lui le ha create, includendo in anticipo lo sviluppo che riguarda il Suo popolo di figli, e precisamente, per la nostra gioia, per la benedizione e per il progresso. Da questo, nulla può essere tagliato!

43. Ciò che si perderebbe è un patrimonio di pensieri, e questo pesa più di qualsiasi altra perdita. Dai pensieri il Santo chiama le Opere delle Sue parole e delle Sue azioni. Nella più piccola immagine, questo avviene anche da noi. Se dal patrimonio dei pensieri va perduta una parte, allora anche le parole e le opere rimangono scadenti. Questo sarebbe proprio ciò che non potremmo mai riconquistare senza Dio. Che perdita!

44. Ho alzato entrambe le mani per inserire la similitudine: le mani di Dio! In esse – molto spesso da noi senza volere e inconsapevolmente – mettiamo la vita, tutto il nostro essere con tutti i suoi errori, con i suoi debiti e i suoi crediti! Di ciò che è di buona volontà, dobbiamo credere che la Sua Bontà lo conserverà e da ciò edificherà un’ulteriore via benedetta. Invece tutto il resto che si oppone alla Sua Santità…?

45. Oh, Dio è buono! Dal Suo patrimonio fondamentale Egli reggerà tutto ciò che è povero nella nostra vita, in duplice aspetto: il primo è la Bontà, il secondo è l’intera Sua Creazione! La Creazione è Sua proprietà, e non c’è nulla che non sia davanti ai Suoi occhi, perché tutto è sorto da LUI! Quindi non c’è bisogno di chiedersi dove cade il male, vale a dire, …solo nella Sua Opera!

46. Tuttavia, deve accadere qualcosa con tutto ciò che a Lui si oppone e, comunque, lo tiene stretto nelle Sue Opere. Egli ha due mani uguali, e non come presso noi uomini che in genere la mano destra è la mano dell’azione, la sinistra solo quella cooperante. Questo non è il caso presso Dio! Egli mostra le Sue mani diverse solo per noi creature-figli, a seconda di chi affida a Lui le proprie differenti, oppure …le vuole negare.

47. Nel primo caso non importa quale mano il Signore utilizzi per guidare i nostri alti e bassi; nel secondo caso, la Sua mano destra è sempre quella giusta, quella immutabile, alla quale nessuno si può opporre, con e senza volontà! La mano sinistra si mostra poi in Lui come la ‘mano cooperante’. Essa porge un aiuto, sta accanto al povero peccatore. E questa è, proprio come la Sua destra, la Sua Grazia del tutto immutabile!

48. Non si può sondare cosa Egli lasci gocciolare nella Sua Grazia dalla Sua destra, da questa, la mano giusta! Gocciolare, ricordatevelo bene! È così infinito l’operare della Sua Grazia, nella quale si mostra la Misericordia che Egli lascia scorrere a gocce tutto il male. Così dà al più misero la possibilità di riconoscere una buona volta la Sua Verità insieme alla propria vita, quanto essa sia stata lontana dall’Altissimo. E, dopo aver riconosciuto questo, presto fluirà il resto della vita malvagia nella mano della Grazia, più velocemente per Misericordia, affinché l’anima possa essere salvata.

49. Dal nostro povero debito di vita EGLI farà per noi un credito nell’eternità, affinché si riconosca l’Eterna Luce: la Verità e la Bontà di Dio! Sarebbe più facile il nostro cammino, sia su questa Terra che nell’aldilà, se noi stessi facessimo del nostro debito un credito, una piccola parte; poiché il TUTTO lo fa solo Lui! Ma già una piccola parte potrebbe prepararci le beatitudini che il Padre ha previsto per noi.

50. Questo Dio non ha bisogno di stabilirlo prima; perché prima che un figlio venga alla vita, ha creato in anticipo ciò che voleva dare ai Suoi figli dalla Sua Bontà salvifica. Egli ha creato prima la dimora, e poi ha fatto sorgere i figli dalla profondità della Sua Magnificenza. Noi abbiamo un Dio meraviglioso! L’Eterna Luce della Sua Esistenza-Dio è appunto il nostro sostegno, è la nostra direzione, la nostra via e la nostra meta, è e può essere tutto ciò di cui abbiamo bisogno”.

51. Wanger interpone una pausa. Insegnare troppo in una volta, non va bene, perché gli ascoltatori sono all’inizio del percorso di conoscenza. Solo il nero Bertram, che possiede la ‘visione lontana’, può seguire pienamente ciò che viene detto. Ma come si sforza ognuno di accogliere l’insegnamento, di comprenderlo il meglio possibile, lo testimonia ora Juliane, la moglie del Ministro.

52. Lei domanda: “Hai parlato del debito e del credito, cosa che ho compreso bene perché pensavo contenta: ‘Oh, il caro Dio farà dal mio povero debito un credito nella Sua benevolenza’. Ma ora viene l’altro lato. Se Dio ha incorporato in noi il Suo Io, penso nel riflesso, non Lui Stesso, come hai parlato delle Sue e delle nostre mani, allora il nostro debito dovrebbe essere necessariamente un credito di Dio, e il nostro credito poi il Suo debito. Non riesco proprio ad immaginarmi che Dio debba, che Lui – ebbene sì – avrebbe con ciò un ammanco. Spiegalo, ti prego, affinché io lo possa afferrare”.

53. “Ben detto”, elogia Wanger. “Dio si rallegra di te. Guardiamo i Comandamenti, dai quali si può formare un debito e un credito. È sufficiente accentuare un solo comandamento: «Io sono il Signore Dio tuo, tu devi...». Fermiamoci qui. Il debito si applica a noi in modo ineccepibile, indipendentemente da chi e cosa siamo.

54. ‘Tu devi’ deve significare giustamente: ‘Tu dovresti’, sarebbe bene che tu osservassi la Legge come Io, il SIGNORE, tuo DIO, l’ho data. In nulla si trova un altro lato come esiste nel mondo: una parte il debito, l’altra il credito. Presso il meraviglioso Dio della Bontà e della Misericordia, il Suo debito significa ‘Io faccio!’. Tutto proviene dalla Sua azione che non deve essere confusa con il debito e il credito mondano.

55. Nella sensibilità che in genere l’umanità ha perduto, il fare di Dio si può descrivere con ‘debito’, altrimenti per noi non ci sarebbe nessun credito. Nondimeno nel Suo debito, voluto potentemente, sta il – detto unicamente per LUI – ‘Io farò, lo voglio fare!’ – ‘Io ti voglio benedire e tu dovrai essere una benedizione’, potrebbe applicarsi a ogni uomo, se si affidasse alla conduzione di Dio, se fosse veramente credente.

56. Chi comunque assolve il fedele debito? Dove non lo si fa, va perduto anche il credito. Ma il sublime debito e credito di Dio rimane esistente, e se nessuno ci pensasse: tu devi, tu dovresti, per te sarebbe bene se lo facessi! Qui inserisco il mistero della Luce di cui sono venuti a conoscenza solo pochi in questo mondo: i due sublimi fondamenti della Creazione, come le due mani del Creatore.

57. La condizione originaria da cui Egli ha tratto la Vita per la creatura-figlio, data come Legge a cui è sottoposta ogni vita, …se volontaria oppure no, non gioca nessun ruolo. Tutto è sottoposto alla condizione originaria, altrimenti nulla di vivente potrebbe essere conservato; e noi uomini non arriveremmo mai al primo soffio di vita che ci conferisce a poco a poco la propria consapevolezza.

58. In secondo luogo: la Legge della libera volontà è subordinata alla condizione originaria, nel simbolo adattato alle mani: la mano destra dell’azione somiglia alla condizione originaria, la sinistra come mano cooperante alla libera volontà. La libera volontà dataci prima, di cui non si può disporre incondizionatamente, è il ‘co-Aiuto’ che ci collega – anche per conto nostro – con Dio-Padre.

59. Si potrebbe dire che la condizione originaria sarebbe il santo sublime debito di Dio. Tuttavia questo non presuppone nessun obbligo. Perché tutto ciò che noi vediamo oppure no, viene da Lui che, dalla propria Potenza di perfezione ha fatto divenire le Opere a partire da quei soli la cui grandezza e magnificenza non riusciamo ad afferrare, fino al più piccolo filo d’erba, fino al più piccolo moscerino di questo mondo.

60. E poiché LUI ha permesso che diventasse così, lo si può indicare come ‘debito di Dio’. Per la nostra trasformazione voluta dalla Luce è meglio non usare questa Parola. Ma c’è da riconoscere questo: Egli ha dato il Suo operare per il nostro meraviglioso credito, posto in entrambi i Fondamenti che c’erano prima che un figlio venisse alla Vita. Proprio questo produce il nostro debito. Chi adempie liberamente i Comandamenti, vive già con Lui, con l’Iddio-Padre, anche chi cammina ancora sulla Terra, aggravato con il mondano, cosa che dobbiamo cercare e superare solo in noi stessi.

61. Se siamo capaci di pareggiare per lo meno con buona volontà il nostro debito e il credito di Dio, allora vale come un proprio patrimonio, sebbene proveniente dalla ricchezza di Dio. In ciò si radica la nostra beatitudine che non abbiamo da aspettare solo nell’aldilà, come s’immagina la maggior parte dei cristiani. Oh, la possiamo avere già qui; perché l’essere collegati con Dio, …ditemi, cosa potrebbe esserci di più meraviglioso che essere una cosa sola con il Donatore di tutti i buoni doni!?

62. La beatitudine vera e propria oppure il sentimento perfetto, l’alto credito, li troveremo certamente solo nell’aldilà, perché il supremo e il meglio non posono essere trasferiti nella materia. Ma il riflesso del Bene celeste può essere percepito e posseduto anche sulla Terra. E credetelo, cari amici: già il riflesso illumina il nostro cammino, affinché si possa giungere sul sentiero che porta a Dio. E di più non c’è bisogno sulla Terra!

63. Resta da vedere se lo raggiungiamo completamnte. Ma Dio, il Padre, guarda sempre benevolmente anche una piccola parte. Pensiamo alla parola di Mosè: ‘quanto EGLI – Dio – ami gli uomini!’ Se li ama, come non dovrebbe renderci felici con lo stesso Amore? Quindi possiamo essere certi: Dio è nel Suo Cielo, Lui può creare ciò che vuole! Ci può amare come vuole! La Sua volontà è la migliore! Quale conforto il fatto di poter sapere che siamo adagiati nella Sua Magnificenza, perfino quando, come ancora-esseri umani, lo avvertiamo di meno.

64. Il nostro spirito, dato da Dio come Bene nobile, è il vero portatore di vita. Se lo si lascia giungere al dominio, allora anche l’anima, per la materia la vita della coscienza, sentirà un po’ alla volta la beatitudine, e la farà propria. Dio, il giusto Giudice, appianerà volentieri il nostro debito e il nostro credito, allora troveremo la via libera per salire nell’Eterna Luce!”

*

65. Non è solo la notte a prestare un sublime silenzio, è come se tutti nella piccola cerchia donassero il silenzio, cadendo su di loro l’alto ATMA proveniente da Dio. Ebbene, …è stato un lungo insegnamento, e per tutti non è stato affatto facile seguire queste profondità, per comprendere subito questa verità.

66. Questo viene preteso questa sera? Oh, Dio guarda i cuori come hanno allentato il terreno delle loro anime, quanto profondamente è caduto in loro il seme, come hanno bevuto la rugiada celeste, hanno accolto la ‘Manna celeste’. Questo – può essere riferito – per quei pochi uomini che hanno dischiuso i loro cuori, hanno spalancato le loro porte, e la benedizione fluisce in loro come un torrente. Il torrente della Vita, proveniente dalla profondità originaria, dall’altezza, dall’ampiezza e dalla Sua vicinanza; …da LUI Stesso!

 

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Cap. 16

Juanita in visita da Vilpart – Il direttore a cena

In Africa i preparativi per la partenza

1. “Oh, la gentile signora Beocana!”. Fingendo di essere cortese, il Prefetto le offre una poltrona. “In cosa la posso servire?”.

- Juanita si siede con disinvoltura. “Vorrei visitare Vilpart Mescaru”.

- “Già di nuovo? Questo è contro la legge! Lei è amica del signor Ministro della Giustizia e dovrebbe seguire le sue disposizioni”, dice malizioso Mestosani. Egli lo vuol nascondere, ma non è difficile penetrarlo con lo sguardo.

2. “Appunto”, sorride Juanita con un po’ di maliziosa allegria, continuando a parlare: “Il Ministro della Giustizia ci ha scritto ieri per dirci che lui e sua moglie con i nostri figli sono dal signor von Wanger, per vedere come stanno le cose lì. Inoltre egli ha notato che mio figlio pensa a Vilpart, il quale volentieri lo vorrebbe avere di nuovo come amico. Solo che la richiesta di perdono deve partire da Vilpart. Perciò gli voglio far visita”.

3. “Bene, bene, così il signor criminale diventa pure cittadino onorario!”

- “Mi meraviglio, signor Mestosani! Parlare così è degno di lei? Molti giovani hanno commesso una qualche stupidaggine giovanile che li ha portati a una brutta caduta; ma non pochi sono comunque diventati gente perbene quando hanno ricevuto quell’aiuto di cui, soprattutto la gioventù, ha urgentemente bisogno. E allora?”. È solo una domanda che la signora Beocana pone.

4. “E cosa devo scrivere negli atti? Visite o doni devono essere registrati con la massima precisione. Cosa pensa lei, quale lavata di capo riceverò dall’alto, se...”

- Juanita ribatte seriamente: “Lei sa bene cosa deve al signor Mescaru; il Ministro si è occupato della questione. Tra l’altro sono informata che Vilpart dovrà essere rilasciato in anticipo, per rimediare un po’ all’ingiustizia che è stata fatta al padre… a causa sua!”

5. “Vorrei scrivere al signor Mescaru; mi comunichi, la prego, il suo indirizzo”.

- “Non posso farlo; lui non ci tiene proprio a ricevere notizie da parte sua. Ma deve sapere questo: suo figlio (Vilpart) andrà dal signor von Wanger e perciò dovrà prima definire per iscritto la sua faccenda verso mio figlio. Per questo sono venuta qui. Il signor Ministro della Giustizia ha dato il via a tutto questo. Se non mi vuol credere, …la prego, telefoni al Ministero, l’ufficio di competenza è informato. Tornerò nel pomeriggio”. La signora Beocana si alza di scatto.

6. “Aspetti!”, Mestosani la chiama indietro. Con quel ragazzo maledetto ci sono sempre seccature. Sarà contento se lascerà la città. Scrive in fretta e furia una missiva. Suona e ordina al funzionario che entra di accompagnare la signora Beocana. In silenzio, con un piccolo gesto, passa davanti al Prefetto che s’inchina altrettanto in silenzio.

7. “Se non si avesse così bisogno della gente”, egli tiene di nuovo un monologo, “per di più… la faccenda è già rovinata; posso vincere solo se non faccio irritare Cruzziano. In ogni caso con lui sono già scivolato, solo a causa di Mescaru. Veramente in tutto è colpevole questo Wanger con il suo atteggiamento umanistico. Lui ha contagiato Cruzziano. Se solo sapessi come si potrebbero separare i due”.

8. Mestosani cerca sempre di mettere a tacere la sua coscienza, solo per non perdere nulla di mondano in carica e onori. Nonostante tutto lo sente precisamente, solo non vuole ammetterlo, non gli sfuggiva nulla di ciò che il sacerdote-medico gli aveva detto. Il suo modo è stato troppo di grande effetto.

*

9. “Vorrei far visita a Vilpart Mescaru”. La signora Beocana porge al funzionario in servizio nella prigione la sua missiva.

- “Prego”, dice cordialmente, e fa un cenno al sorvegliante. Poi, dirigendosi verso l’ala delle celle, egli dice a Juanita: “Il ragazzo si è trasformato; io sono felice quando uno cerca di riparare. Chi deve trattare con tipi del genere, è alleggerito quando uno...”.

10. “La comprendo”, interrompe la signora Beocana, stringendo la mano all’uomo e vi mette qualcosa. “Vede, io prima non ci avevo mai pensato, stavo completamente lontana da queste cose. Solo grazie al caso di mio figlio ho imparato alcune cose, anche che si dovrebbe aiutare chi è inciampato”.

11. “Con alcuni è inutile; qui abbiamo certi giovani difficili”.

- “Questo è triste”, ribatte Juanita.

- Il sorvegliante apre la stanza delle visite. “Aspetti, vado subito a prendere Vilpart. Per quanto tempo è concessa la visita?”. Esamina la missiva. Non c’è nessuna annotazione. “Dovrei chiedere al direttore”.

- “È necessario?”

- “Non c’è scritto nulla, ritorno tra una mezz’ora, e se non ha ancora finito, aspetterò un po’.”

- “Molto gentile da parte sua”. La signora Beocana nella stanza fredda e spoglia si siede a un piccolo tavolo.

12. “È così squallido”, sospira, “si dovrebbe offrire una gioia ai detenuti con un quadro e con alcuni fiori”. Il suo pensiero ad alta voce viene interrotto. Vilpart entra timidamente e si ferma alla porta. Con Marita aveva già preso coraggio quando lo visitava; davanti al signor Beocana aveva avuto molta paura quando una volta è venuto. Davanti alla madre di Robert…? Non sa come deve comportarsi. Imbarazzato si strofina le umide mani su e giù per i pantaloni da detenuto.

13. “Si sieda”, indicandogli una sedia di fronte. “Ho alcune cose da discutere con lei”.

- Lui obbedisce. Una breva pausa, il che è opprimente per entrambi. La madre di Robert riflette sul fatto che un crimine poteva essere commesso per mano di colui che le siede di fronte. A una madre costa molto applicare qui l’insegnamento della Luce, …per lei stessa ancora nuovo.

14. Fiumi di lacrime scorrono sul viso del giovane diventato così pallido. Lei va dal piangente, gli mette un braccio intorno alle spalle e questo aiuta più di qualsiasi parola forte. Vilpart si piega in avanti e, all’improvviso, si prosta ai piedi di Juanita, alza entrambe le mani e le mostra il suo viso segnato: segnato dalle lacrime, dalla detenzione, dal… suo pentimento.

15. “Vieni, alzati, e smetti di piangere, tutto sarà sistemato, se tu…”, lei esprime il ‘tu’ per impulso spirituale’, “…vorrai metterti su una buona strada. E se il tuo pentimento è autentico, DIO ti salverà”. Lei lo solleva letteralmente e sposta la sua sedia direttamente davanti a lui. Come una madre gli accarezza le mani. Lentamente il suo singhiozzare cessa e solo le lacrime scorrono ancora silenziose sulle sue guance infossate.

16. La signora Beocana continua: “Mi vuoi ascoltare adesso, Vilpart?”

- Lui fa cenno di sì col capo, e il suo sguardo timido sfiora gli occhi di lei. Questi sono diventati del tutto materni e lui pensa alla sua povera madre, che…

- “Con la tua azione hai caricato su di te un grave peso, e sta a te rimuoverlo. Nessuno te lo può risparmiare, e tu certamente te ne rendi conto, non è vero?”

- Lui di nuovo fa cenno di sì col capo in silenzio.

17. “Ebbene”, continua lei, “a chi avresti più bisogno di confessare il peso, per esserne liberato?”

- Lui riflette a lungo e lei non lo disturba. La risposta segue sommessa: “Dapprima certamente verso il mio amico Robert; poi verso di voi e verso i miei genitori, e…”

- “…e verso DIO; non dimenticarlo, mio caro ragazzo!

18. Non hai creduto in Lui, nemmeno noi, perlomeno non come sarebbe stato giusto. Attraverso un amico abbiamo trovato la fede in Dio, mio marito, io e i ragazzi. Sarebbe bene se anche tu ti piegassi dinanzi a Lui. Posso capire se per te ci vuole un po’ di tempo, il che non guasta, se prima lo prendi in considerazione nel cuore.

19. Chiedi perdono ai tuoi genitori e...”

- “...l’ho già fatto. Suo marito è stato così gentile, ha aspettato finché scrivessi alcune righe e le ha portate con sé. Come mi sono sentito sollevato! Non sono degno della vostra benevolenza; non sono degno di essere figlio dei miei buoni genitori; non sono degno di...”

20. “…chi è degno di essere questo e quello? È un cammino, se si confessa, come tu lo hai appena fatto. Questo dimostra che da te si può fare ancora qualcosa. Ecco…”, tira fuori dalla sua tasca un foglio e una penna, “…scrivi a Robert, ti sta aspettando”.

- “Mai più potrò metter piede nella sua casa, signora Beocana e… e la sua bontà, …oh, questa mi opprime di più che se lei volesse altercare con me”.

21. “Per il momento non è nemmeno possibile”, sorride lei e lo esorta a scrivere.

- “Cosa?”, chiede lui, e già tiene la penna nella mano.

- “Scrivi che sei molto dispiaciuto per ciò avevi intenzione di fare contro di lui, e se potresti chiedergli perdono personalmente. Questo per intanto basta. Non appena sarai rimesso in libertà andrai da lui; non è più a casa”.

22. “Oh, l’ho allontanato io?”

- “Certamente, ma un soccorritore che lo ha salvato, lo ha portato con sé nel suo posto di lavoro, …molto lontano. Tu potresti andare lì, per diventare una brava persona. Tutti coloro che vivono lì, ti accoglieranno con amore; soltanto che devi prima guadagnartelo”.

“Dov’è questo posto?” Domanda Vilpart, mentre scrive in fretta.

“In Africa, …presso un medico e missionario che…”, Vilpart solleva all’improvviso la testa. “È forse…”

23. “La ‘tonaca nera’ della collina. Lui ha accomodato tutto. Devi ringraziare lui il fatto che il Ministro della Giustizia si sia occupato di te e dei tuoi genitori. A noi ha mostrato la via che porta alla Luce. Perché altrimenti… come avremmo potuto mai perdonarti? Il signor von Wanger ha allontanato i tuoi genitori. Per la vostra casa si è occupato mio marito; e i nostri due figli sono appunto dal medico. Marita per un po’, Robert per circa tre anni”.

24. Vilpart si stupisce. Non gli era stato detto nulla di proposito, sapeva solo che i genitori erano fuori dal paese. “Io, …Robert prendeva male la mia espressione ‘tonaca nera’. È impensabile che quest’uomo mi sopporterà nella sua vicinanza”.

- “Ciò nonostante ascoltami!”. Tira fuori uno scritto dalla tasca e gli legge alcune cose, dicendo che Vilpart, se vuole, può venire dal signor von Wanger, egli vorrebbe aiutarlo volentieri.

25. Allora comincia di nuovo a piangere, lo stupido ragazzo che si è lasciato vincere dall’avidità. Oh, sì, ogni avidità è una sciagura che rovina l’anima e il corpo e fa inciampare l’uomo. Nel frattempo arriva il sorvegliante. Juanita ha già nascosto il foglietto e dice: “Non era certamente vietato leggere a Vilpart qualcosa da una lettera. È un invito, non appena sarà rilasciato. Và da un medico e missionario in Africa, là imparerà a dar prova di sé”.

26. “Ah”, interrompe il sorvegliante, “è quello che era dal Prefetto per via del signor Mescaru? È stato mormorato qualcosa nella struttura”.

- “Sì, un uomo eccezionalmente buono, un medico e sacerdote esemplare, e da lui Vilpart si metterà sulla buona strada, un giorno per l’onore dei suoi genitori”.

- “Questo mi rallegra molto! Ebbene, Vilpart, a questo punto può rallegrarsi ed io le auguro ogni bene. Ma ora…”, guarda il suo orologio, “…è molto tardi”.

27. Vilpart si alza subito ed esegue l’ordine, cosa che non ha mai fatto con i genitori. Qui lo ha imparato.

- “Ho ancora un pacchetto”, dice la signora Beocana e lo prende dalla sua borsa: “Un po’ di generi alimentari”.

- “Li può prendere. Ma lo dia a me; quando non vede nessuno, glielo darò di nascosto”.

- La signora Beocana gli porge entrambe le mani.

*

28 “Trovo grandioso il fatto che la signora Beocana stessa sia venuta da lei”, dice il sorvegliante, quando porta Vilpart nella cella.

- “Non riesco ancora a crederci”, risponde lui. “È… è così… La prego, non rida”, supplica il detenuto. “…è come una Luce, come se adesso tutto diventasse più chiaro, come se...”

29. “Quando mai rido! Da me riceverà una buona testimonianza”.

- “Grazie!”. Vilpart si siede sulla branda, da solo tra anguste pareti e, nondimeno, è come se fosse all’aperto dove splende il Sole, dove fioriscono i fiori e cantano gli uccelli, dove… È già un silenzioso ringraziamento a Dio, quello che sgorga come un sospiro dal suo petto…

*

30. “Com’è andata?”, domanda Beocana a sua moglie.

“Come sempre; tu lo conosci”, risponde lei.

“Gli giocherò un tiro, uno come lui ne ha bisogno”.

- “Certamente, Alfons; un pochino mi stupisce che Willmut non lo abbia cambiato del tutto”.

- “Quello…?”, detto senza mezzi termini, “…non lo cambia nemmeno la fatica di Dio!”

31. Juanita afferra le mani del marito. “Non così! Pensiamo a come eravamo noi stessi...”

- “Hm, mia cara, tuttavia non siamo stati presuntuosi. Certo, …ci ha aiutato il fatto che ci siamo lasciati convertire da Willmut. Certamente si cerca volentieri un bel cappottino sotto il quale si cerca di nascondere le proprie mancanze. Adesso…”. Uno speciale passo di conoscenza, e il sacerdote se ne rallegrerebbe. Oppure… se ne rallegrerebbe Dio?

32. “A me è capitato lo stesso. Quindi vogliamo essere grati e non intraprendere nulla contro Mestosani”.

- “È quello che volevo io; ho voce in capitolo in alcune faccenda del paese. Ebbene, lasciamo perdere! Egli stesso si è rotolato alcune pietre sul suo cammino, e non mi sono sorpreso quando altri gli hanno teso una trappola, secondo il punto di vista di Willmut, per la salvezza della sua anima. Invece voglio provvedere affinché non possa intraprendere più nulla contro i Mescaru”.

33. Va al telefono e compone un numero. “Signor direttore, se le è possibile, venga, la prego, questa sera da noi. Un buon vinello aspetta anche lei”.

- “Accettato con gratitudine”, Juanita, che sta accanto a suo marito, sente.

- Beocana riaggancia la cornetta.

- “Era il direttore della prigione?”

- “Sì, vedremo come si comporterà questa sera”.

*

34. L’ospite offre dei fiori alla signora della casa. Una tavola da cena aspetta, e dopo, un vino rosso. “Ebbene, signor Beocana, cosa ha sul cuore? Forse il mio pensiero non è del tutto sbagliato”.

- “Questo sarebbe a favore di colui al quale è rivolto il pensiero. Vilpart Mescaru, no?”

- Il direttore fa cenno col capo. “Il suo protetto! È già noto in tutta la città”.

35. “Non è giusto dire ‘protezione’, chiamiamola ‘azione di soccorso’!”

- “E in cosa consiste questa? Non c’è nulla da fare senza la decisione del tribunale”.

- “Non la temo; questa volta la suprema guida superiore ha la sua mano in gioco”.

- “Ah, il signor Ministro Cruzziano! Da quando è stato da noi, molto è migliorato, cosa che io ho accolto con soddisfazione. Ma con gli arrestati si deve lasciar valere la prudenza. Troppa indulgenza è pericolosa”.

36. “Sono d’accordo, signor direttore, tranne che in singoli casi”.

- “E uno di questi deve essere Mescaru?”

- “Mia moglie oggi è stata lì, se lo lasci raccontare”.

- Stupito l’ospite si rivolge a lei. “È stato autorizzato dal capo?”

- “Non volentieri”, risponde Juanita, “non aveva altra scelta. Gli avevo detto alcune cose”.

- Il direttore sorride sotto i baffi. “Oh, allora gli è certamente…” ‘…diventato bollente il terreno sotto i piedi’, aggiunge nei pensieri.

37. Lei riferisce quanto Vilpart era profondamente colpito, le sue lacrime, la sua confessione. Con parole caldissime descrive ciò che si era svolto nella prigione. Omette la letterina a Robert, perché questo non è permesso. Ma per la salvezza del prigioniero prende volentieri su di sé ‘questo peccato’.

38. “Come dovrà proseguire la faccenda?”. Il direttore ci tiene ad aiutare un detenuto; egli conferma che Vilpart Mescaru si sottomette in tutto. “Cosa che si può dire di pochi”, dice seriamente.

- “Com’è quando dei prigionieri vengono rimessi in libertà?”, chiede Beocana. “Non me ne sono mai occupato prima”.

39. “Dipende se diventa di dominio pubblico. Noi cerchiamo sempre di evitarlo. Naturalmente, …non sempre riesce, quando dietro ad uno si chiudono le nostre porte. Perfino le mura più grosse lasciano, spesse volte, scappare i ‘messaggi segreti’. Si lotta contro, ma i soggetti trovano sempre il ‘canale’, e poi i loro compagni aspettano e vengono a prendere il ‘loro eroe’ in trionfo. Purtroppo succede anche che un rilasciato venga importunato. E se accade a qualcuno che è migliorato, questo poi cade di nuovo ancora più in basso. Ah, i rispettabili cittadini!”

40. “Certamente non lo sapevo, ma lo temo per Vilpart. Perciò ho pregato lei di venire da noi, signor direttore. Se può, la prego di chiamarmi non appena verrà rilasciato. È ancora un ragazzo, nonostante i suoi vent’anni, nevvero? Allora passerò da lei come per caso e lo porterò via con me in macchina. Non deve correre il rischio a causa dei suoi genitori! Come la pensa lei?”

41. “Proprio come lei; si devono proteggere coloro che sono inciampati. Ebbene sì, dovrò più tardi informare il nostro capo. È possibile che prima voglia vedere Vilpart”.

- “È convinto che lui non sappia trovare le parole giuste?”

- “Dipende”, schiva il direttore. Non deve nemmeno colpire alle spalle il capo della corte di giustizia.

42. “Quindi siamo d’accordo”, devia Beocana. “Beviamo un altro bicchiere, per essere sicuri di riuscirci. Robert vorrebbe che Vilpart torni ad essere suo amico, e se il ragazzo mantiene la sua promessa, allora sono convinto che il nostro giovane non troverà amico migliore di lui”.

“Lo auguro a vostro figlio! Il giovane ha fatto giungere a noi anziani, …come si dice?”

- “...fatto giungere un’epistola di Dio”, s’intromette Juanita.

43. “Esatto, misericordiosa signora”.

- “Signor direttore! Mio marito ed io abbiamo imparato dal signor Wanger chi è misericordioso: DIO soltanto!”

- Si dibatte su questo e il direttore continua, impressionato. ‘Se persone come quelle si lasciano convertire’, dice fra sé, mentre guida per le notturne silenziose strade, ‘ci dev’essere qualcosa di vero. Il signor Wanger? Lui è un…’. Lascia aperto il seguito nei pensieri, ma la sensazione non può essere scacciata: c’è una Luce, una Luce eterna, una…

*

44. Quello stesso giorno il visconte e sua moglie si preparano per il ritorno a casa. Gli amici neri sono terribilmente agitati. Vorrebbero più di tutto donare a entrambi tutto ciò che considerano il loro bene più prezioso. Wanger riesce a convincerli che gli ospiti non possono portare con sé tutti i doni durante il viaggio, perché altrimenti… l’aereo sarebbe troppo pesante”, dice sorridendo, “e questo voi non lo volete di certo”.

- A questo punto si fa cenno col capo.

45. Vengono accettate pietre stupende e radici dalle forme bizzarre. I neri sono felici, ma non ammettono che si prenda ‘così poco’. Pedro e Juliane devono spesso venire davanti alla porta e vengono salutati con grida e sventolio di fazzoletti, fino a tarda sera. Alla fine Wanger ordina loro di andare a riposare. A lui, il fedele soccorritore, obbediscono come buoni bambini. Nel men che non si dica si fa silenzio nel villaggio.

46. Fallango si è scambiato il posto con il suo co-pilota, lui rimane lì, perché vuole accompagnare a casa Marita, la quale ha il permesso di rimanere ancora per un po’. Beocana lo aveva permesso. ‘In nessun luogo i figli sono meglio custoditi che presso il loro amico sacerdote’, aveva detto seriamente il padre.

- Due dei neri hanno eseguito al meglio i loro primi voli di prova. Con grande coscienziosità hanno cura degli ‘uccelli del buon dottore’, come dicono. Anche Robert ha dato prova della sua bravura ed è già stato autorizzato a decollare da solo, volare per un’ora ed è atterrato in sicurezza sul delimitato campo di atterraggio fatto stretto di proposito.

47. I piloti si sono meravigliati spesso con quale delicatezza si comportano i neri. Robert e Marita rimangono ‘alle calcagne’ del visconte e di Juliane.

- “Andremo a trovare i vostri genitori”, tranquillizza Cruzziano, “è meglio raccontare di persona che scrivere. Ebbene, si stupiranno quanto abbiamo da riferire e del fatto che il loro figliolo è diventato un campione di volo”.

48. “Ah”, risponde Robert, “questo è certamente bello e ne sono lieto, perché mi è riuscito bene. Per me la cosa più importante è l’insegnamento di zio Willmut. Certo non lo posso giustamente interpretare, zio Willmut, intendo”, s’ingarbuglia, “il volo interiore, il volo verso la Luce, verso la Verità di Dio, …voglio dire, è ...”

49. “Molto ben detto”. Il medico abbraccia Robert. “Balbettare un po’ non fa male; lasciate che la lingua rimanga appiccicata, se l’animo ha il vero linguaggio. E questo te lo sei conquistato. L’Eterna Luce viene solo da Dio, e non è un caso che guardiamo ‘in alto’, e crediamo che Dio dimori sopra di noi. Questo potrebbe essere la conversazione di stasera, se volete”.

- Tutti dicono di sì e i piloti chiedono se possono ascoltare anche loro.

50. “Naturalmente”, conferma Wanger, “Mi sarei stupito se voi, giovani amici, foste rimasti lontano”.

- Oh, essere amico di questo medico, …è veramente un onore.

 

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Cap. 17

L’ultima sera, l’ultima predica – La partenza

1. Chi non sentirebbe l’‘alito’ che sfiora completamente gli uomini nella cerchia? I due neri, sempre presenti, lo sentono molto più profondamente di qualsiasi bianco. Il vecchio Bertram siede immerso nei pensieri, e Carol fa lo stesso; ma ognuno aspetta la parola del dottore come se fosse un Vangelo. Non è forse una ‘Parola del Signore’ che il missionario sa portare? Non è simile a un veggente del tempo antico?

2. Anche gli altri se ne rendono conto. Anche se il sentimento dei due piloti zoppica un poco, sono comunque presi da ciò che possono sentire oggi. Tuttavia, da ciò che hanno ricevuto finora sono già trasformati, e il campo dei loro pensieri si volge allo Spirito. Il medico se ne accorge e sorride benevolmente. Egli comincia:

3. “Miei cari amici, questa è – come spesso accade in questo mondo – una serata di separazione. Il tempo in cui i miei cari ospiti sono stati da me, non lo dimenticherò mai. I ricordi possono essere un buon cibo per l’anima, una Grazia di Dio. Questa Grazia ci farà incontrare di nuovo, tutte le volte che sarà mondanamente possibile, e spero che ci si possa incontrare di nuovo nel nostro ‘cantuccio nero’…”

4. “...un giorno avrai un permesso”, interrompe il Ministro. “Anche noi speriamo che Willmut ci onori con la sua presenza”.

- Wanger alza la mano sulla difensiva a causa dell’ʻonore’.

- “So già quello che vuoi rispondere”, ride Cruzziano. “Accetta che ti si onori; adesso, fin dove ho la conoscenza dell’insegnamento di Dio, ci si può già onorare reciprocamente, purché lo si faccia sulla vera via dell’amicizia”.

5. “Accettato, amico Pedro! Quindi posso dire che la visita dei cari ospiti è stata per me altrettanto un grande onore. Tutto questo lo mettiamo nelle mani dell’Altissimo. Ciò che ci diamo l’un l’altro, Gli deve appartenere come dono di ritorno; perché Egli lo ha impiantato nel nostro spirito, nella nostra anima.

6. Se riflettiamo bene, tutto il bello e il nobile, ciò che ci rende veri uomini, è un bene Celeste, un dono proveniente dalla Luce dell’eternità, perché nulla sussiste, nulla esiste la cui origine non provenga dalla Luce. E con questo vengo a ciò che dovrà caratterizzare questa serata.

7. Robert aveva riconosciuto il ‘in alto nella Luce’. Più di un credente sorriderà se si indica il viaggio in aereo con il viaggio verso il Cielo. Certo che le sole cose terrene non si possono ridurre a un comune denominatore con le cose del Cielo. Ma non appena si attinge dallo spirito, perfino le cose esteriori della vita sono congiunte con quelle interiori. Guardiamo quindi verso l’alto.

8. Ciò che l’uomo raggiunge, la capacità di salire verso l’alto, di immergersi profondamente, di coprire una distanza molto rapidamente, sono attributi proveniente dallo spirito. Tuttavia, per ogni individuo solo se non cerca la gloria per le sue conquiste mondane, ma le mette al servizio dell’umanità. Su questa base tutto si può inquadrare nei doni della Luce. E precisamente così:

9. L’uomo ha sempre creduto che Dio dimori ‘in alto’. Anche i penitenti che premevano il loro volto a terra, guardavano interiormente verso l’alto. Anche le persone di altre fedi in tempi molto antichi, consideravano l’alto l’atmosfera che si chiama Cielo. Per giunta l’uomo era spinto a farlo perché la luce del Sole splende dall’alto, e anche la pioggia che bagna e benedice la Terra cade giù anche dall’alto.

10. Il Creatore ha disposto questo per i mondi materiali, perché in questo modo, come per caso, l’uomo è stato educato a credere che tutto proviene prima dall’alto, e poi la benedizione di Dio lo lascia crescere dalla terra, dalla profondità di nuovo verso l’alto, proprio come la nostra anima, dalla propria profondità, deve risalire verso l’alto, se vuole essere una parte del suo spirito, libera dalla materia.

11. Nient’altro che il desiderio di andare verso l’alto, verso la lontananza, spronava gli uomini ad allontanarsi dalla Terra. E anche se, rispetto al mondano, questo è solo materiale, comunque, rimane una parte segreta di quel desiderio che DIO ha dato ai figli viandanti sulle loro vie nel mondo.

12. Vengo a un capitolo più difficile: Non è sorprendente che le cose che conosciamo – fermiamoci dapprima a quelle precise – hanno quattro dimensioni. In genere se ne nominano solo tre: altezza, profondità, larghezza. Che queste tre abbiano bisogno di una quarta, generalmente è ancora sconosciuto. Questa è la centrale! Si può anche chiamare la ‘vicinanza’. Perché dal punto di vista del calcolo, si possono misurare l’altezza, la profondità e la larghezza; e quindi il punto di partenza, come il centrale, rimane quella vicinanza che viene proprio tralasciata: la cosa più importante di tutto!

13. Alcune similitudini, di cui testimonia la Bibbia: i quattro punti cardinali, le quattro stagioni, le quattro età di vita di un uomo. La Rivelazione di Dio indica la Sua esistenza eterna. Non c’è nulla di materiale che in precedenza non sia stato ‘Parte della Luce di Dio’!

14. Dalla santa Onnipresenza, che è la Sua vicinanza, Egli ha preso per noi la strada della Sua Rivelazione. Con questa vicinanza, interpretata per noi, Egli sta sovrano su ogni Creazione. Egli stesso rimane sempre il Centro originario. Egli invia dall’alto la Sua benedizione su tutti gli esseri viventi. Egli è venuto e viene giù; non rimane lontano in alto nella magnificenza della Luce, bensì, si china verso tutti coloro che guardano verso l’alto. Va anche verso coloro che si trovano in lontananza, lontani dalla Luce e dalla benedizione di Dio.

15. In questo modo la quadruplicità si dimostra anche con Dio; e noi dobbiamo percorrere il nostro cammino dalla lontananza della nostra fede, dalla profondità dell’anima spesso povera: verso l’alto, per giungere nella Sua santa e buona vicinanza. Non ci riusciremo così facilmente, ma il Salvatore ci guarda con la più accorata Misericordia. Quindi, se ci fidiamo di LUI, non possiamo mancare di giungere nel Regno della Luce.

16. Deve essere eliminato ciò che ci è congenito dall’esistenza della vita. Voi amici v’immaginate che è impossibile liberarsi di questo; allora saremmo anche senza colpa. Ciò che è stato congenito, non lo si avrebbe accettato. Fin qui, giusto e buono. Ascoltate l’arcano che non si vuole indagare, perché scomodo, perché allora ‘l’ammonitore’, la coscienza, si ribella in modo troppo violento.

17. Alla domanda: ‘Da dove si viene? Dove si va?’, si può spiegare secondo la natura. Ma non è chiarito! Perché se si pensasse solo di nascere dal grembo della madre e, un giorno, essere deposti nella tomba, …oh, questo cammino di vita sarebbe ben misero! Questa riflessione non conosce la vera origine della vita e nemmeno la meta che – spiritualmente – sfocia nella Divinità, senza dissolvere con ciò la nostra vita.

18. Ciò che sorge nell’atto della procreazione, è l’involucro della creatura-figlio, formato da DIO. Ora fermiamoci per il momento alla Luce. Senza presunzione, senza un proprio culto, il vero credente può riconoscere di essere disceso dal Regno in quanto tale, e tramite la procreazione e la nascita della vita ha rivestito un involucro esteriore. Se una creatura-figlio viene così dall’alto su un luogo del mondo, deve necessariamente, dopo la vita legata al pianeta, di nuovo uscire, come lo abbiamo già discusso.

19. Veramente, praticare con questo il culto della persona, porta alla perdizione! Questo non significa un’eterna dannazione, poiché questa non esiste presso Dio, solo che l’anima dopo la morte dovrà cercare a lungo, finché possa trovare un giorno un lumicino. Purtroppo, l’uomo ha coltivato in ogni campo l’arroganza, e – bisogna deplorarlo – anche certi cristiani sono dediti al brutto male. Cosa ci guadagna l’uomo? Con la morte egli perde questa futilità.

20. Io sono un sacerdote. Posso dunque prepararvi la beatitudine e levarvi in alto nella Luce? Oh, no, miei cari amici, solo il SIGNORE può farlo! Ma indicare una via, annunciare il Vangelo, posso farlo. Lo può fare ogni credente. Ma chi si insuperbisce e dice: ‘Solo in me c’è la vera Parola di Dio’, sta nel culto della propria persona e non ha idea di quanto sia difficile per lui un giorno imparare diversamente.

21. Allora non aiuterà nessuna cosiddetta buona volontà; infatti, le presunzioni non sono un bene, soprattutto non per se stessi. Il Signore alleggerirà il peso se uno si lascia condurre sul sentiero della fede. Se poi un tale si annovera nella schiera dei grandi, allora il peso rimane, perché in tal modo lo ha caricato lui stesso su di sé.

22. Ora sapete perché ho alzato le mani in segno di protesta per l’onore attribuitomi. Tu lo hai inteso bene”, Wanger si rivolge al Ministro, “perciò ho accettato questo onore, … in considerazione dell’onore per Dio che spetta unicamente a LUI.

23. Certi credenti pensano che ingrandirebbero il Regno di Dio, darGli qualcosa, da intrecciare subito da queste ultime frasi, che recitano:

«Chi ha conosciuto il pensiero del Signore?

Oppure, chi è stato il Suo consigliere?

Chi prima ha dato a Lui, per avere il contraccambio?

Perché da Lui, per mezzo di Lui e per Lui, son tutte le cose» [Romani 11,34-36].

24. Queste sono rimarchevoli parole dell’apostolo Paolo, e noi faremmo bene a farle nostre. Il nostro viaggio verso il basso può essere uu’ascesa verso l’alto. Si possono portare con sé quelli che qui pensano che solo attraverso di loro si può giungere a Dio: ‘Amico, un oceano diventa forse più grande grazie ai molti fiumi che, incessantemente, riversano le loro masse d’acqua nel mare? Trabocca forse? No! Quindi il Regno di Dio non diventerà più grande, la Sua Grazia non sarà più potente, se potrai condurre uomini alla conoscenza, anche questo, …solo per Grazia Sua!’

25. Dunque, si dovrebbe dire che tutto l’insegnamento sarebbe in realtà inutile, se non si potesse migliorare nulla? Oh, pensato così, la risposta sarebbe giusta. Purtroppo, l’uomo vuole tutto o nulla! Nel difficile gradino sulla via della conoscenza superiore, c’è un tutto e un nulla materialmente; spiritualmente le cose sono diverse. Un ‘nulla’, certamente non esiste; perché abbiamo proprio la pienezza di tutti i doni di Dio, abbiamo solo bisogno di accoglierli. Se lo facciamo, allora abbiamo il ‘tutto’!

26. Si deve chiedere, e sarà dato; possiamo cercare, e troveremo ciò che l’Amore di Dio ha preparato per le Sue creature-figli. La pienezza della vita non può essere misurata e non si esaurirà mai. Infatti, come i giorni e le notti si susseguono per il mondo, come una stagione segue l’altra e molto di più, ugualmente, ma dalla Luce infinitamente più meravigliosa, vengono benedicendo tutti i buoni doni di Dio su di noi.

27. Se uno di noi si lascia guidare sulla strada della fede, allora in gratitudine restituiamo a Dio-Padre ciò che è uscito benefico dalle Sue mani. Dal momento che LUI non ci lascia, di conseguenza, ogni dono rimane come un’eterna e inalienabile proprietà nella Sua mano! Questo è il dare e il prendere, il qui e là tra Dio e noi. Sotto questo riguardo si può dire che, in quanto portatori di vita, anche noi possiamo dare qualcosa a LUI: il nostro amore, la nostra riverenza, la nostra adorazione, il nostro servizio al prossimo, spiritualmente e anche terrenamente. E siate certi, cari amici: Dio-Padre accetta volentieri ogni dono del figlio nella Sua gioia di Creatore!

28. I doni di Dio sono la forza con la quale possiamo creare, essi sono quella forza che ci lega alla Divinità. La Sua Bontà è nuova ogni mattina, la Sua Grazia non cessa in nessuna sera!”.

- Il medico fa una piccola pausa e Robert dice: “Meraviglioso! Qui si vede ciò che Dio ha fatto per noi, per benedirci, per redimerci, per renderci liberi dall’illusione della materia”.

29. “Hai ragione, ragazzo mio”, conferma Wanger. “Ora si deve dire: ‘Dio fa tutto!’. Come si rivela nella più meravigliosa onnipresenza, attraverso la Parola e il prodigio, proprio così è il Suo permanente operare da eternità in eternità. Egli dice di Se Stesso: «Io ero, Io sono, Io sarò!». Nel mezzo non c’è bisogno di nessuna passerella ponte; in questa rivelazione sta il primordiale-primario della Sua essenza”.

30. “Da te, Willmut, ho imparato ciò che prima non mi sarebbe mai venuto in mente”, irrompe il Ministro. “Se lo avesse detto un altro, …non lo avrei creduto oppure avrei solo pensato: io, …nella mia posizione? Oh, no! Dunque, come avviene che si può riconoscere il tuo sistema d’insegnamento? Io non ero del tutto senza fede, ma quando ho avuto il tempo per riflettere su questa Rivelazione, mi è sembrato come se fossi diventato un uomo completamente nuovo”.

31. I piloti fanno cenno affermativo col capo, mentre Bertram sussurra: “Pezzo di bravura! Lui è un profeta, un aderente alla realtà che aiuta dentro e anche fuori”.

- Wanger sorride ancora una volta con finezza, venendo dalla profondità del suo spirito, a lui spesso inconsapevole. La gioia per ognuno che si lascia cambiare, lo rende così sereno. Ora fa cenno col capo anche lui e dice:

32. “Caro Pedro, chi ha trovato il contatto con il proprio spirito, può operare diversamente da uno al quale manca il collegamento con il trascendentale, perché nega che esiste un aldilà, nega il passaggio dalla morte del corpo della materia all’immediata continuazione della vita, …senza il corpo fisico mondano.

33. Chi respinge da sé questo e confida nel Giorno del Giudizio che, in qualche modo, arriverebbe anche dopo migliaia di anni, dove poi il corpo da tempo putrefatto dovrebbe sorgere da una tomba da un bel pezzo dispersa, un tale non può essere un vero maestro. Egli adora la materia, il transitorio del mondo. Quello che io posso dire, non è merito mio. Tutto il bene lo dà solo il SIGNORE! …Attraverso chi…? Non è questo del tutto secondario?

34. Ora passiamo alla fede, cosa che non riguarda solo te. In sé non era nessuna fede, se tu solo non rinnegavi che esiste un Creatore. E nella tua posizione? I grandi di questo mondo sono attaccati al loro prestigio, si perdono qualcosa se credono nella ‘favola di Dio e nel Creatore’. Per di più s’immaginano di poter governare un mondo, per lo meno un popolo, e loro stessi avrebbero conseguito i doni che li abilitano a governare.

35. Naturalmente si possono conseguire diverse cose attraverso la scuola e la diligenza. Questo vale perfino dinanzi a Dio! EGLI ci ha dato la possibilità di farlo. Tu spesso ti sei chiesto: ‘Da dove proviene all’improvviso il pensiero?’, e quando ti lambiccavi il cervello con progetti di leggi, e poi, come un lampo, ti veniva la conoscenza: ‘Così dev’essere, così va bene!’. Credevi che questo venisse dal tuo cervello, che non ci fosse nien’altro dietro?”

36. “Prima sì”, confessa Cruzziano. “Oggi…? Tu mi hai guidato profondamente nella Luce di Dio, sebbene manchi ancora molto, oppure tutto. Non rifiutare…”, dice frettoloso, quando Wanger alza di nuovo le mani, “…è mia convinzione ed è la mia fede che DIO ha certamente ispirato in me. Ma alla tua domanda, se nel nostro cervello si forma certamente la forza dei pensieri in parole e immagini…; c’è la genesi anche in questo?

37. Il cervello, la massa di carne, non può pensare da se stesso, come – non deridermi, tu, grande medico – come nemmeno possono pensare i miei reni. Questi talvolta fanno solo male. Quindi la genesi dei pensieri deve avere la sua sede altrove. Dopo l’attuale conoscenza, a questo punto, vorrei dire ‘nell’anima’; ma qui mi blocco già di nuovo, perché tu trasferisci il peso maggiore sul nostro spirito. Sì, sì, il signor Ministro…”, ancora una volta fa le chiose su se stesso, “…ora allo stesso modo rimane lasciato lì, come un giorno davanti al vostro Pluto”.

- Si ride di cuore, e Bertram lo abbraccia con orgoglio.

38. Il medico spiega: “La faccenda non è così difficile. La forza dei pensieri, l’origine nel nostro pensiero, non sta nella testa, essa viene fatta salire attraverso ‘l’impulso della vita’, e noi abbiamo l’esempio che Robert ci ha dato da pensare: l’in SU! È una visione che veramente tutto ciò che sta nel concetto della ‘Vita’, conosce ed ha sempre un ‘in su’, un ‘verso l’alto’. Ma ‘da dove viene l’origine del nostro pensiero?’. La tua domanda, Pedro, era molto appropriata.

39. Tu hai accennato bene con ‘l’anima’ ed io col nostro spirito. Abbiamo ragione entrambi. Non alzare di nuovo le sopraciglia. Dipende quali pensieri si devono sviluppare, cosa cerca di ottenere la consapevolezza. Il materiale ha la sua sede nell’anima. Se in tal senso è buona per servire gli uomini o un popolo, allora lo spirito aggiunge l’essenza del potere.

40. Se si cerca per se stessi un vantaggio, ma per l’altro un danno, allora l’origine si trova solo nella parte materiale dell’anima. A questo punto lo spirito tace, ma non perché deve. No! Qui viene trattenuto lo Spirito di DIO, perché Egli vede ciò che proviene dal pensiero.

41. DIO dispone un limite per gli uomini: ‘Fin qui e non oltre!’ Anche se può durare mondanamente a lungo, anche se uno viene deposto nella sua tomba con tutto il suo fare e pensare, …rimane esistente il ‘Mene tekel’[12] di Dio e all’improvviso s’innalza davanti all’anima per lo spavento.

42. Il pensiero influenzato dalla Luce per aiutare gli altri, viene sempre dallo spirito, che poi lo conduce sulla sua buona parte dell’anima; e la condensazione a pensieri, dal quale nascono parole e azioni, sale nel nostro cervello.

43. Un meraviglioso collegamento per la conoscenza piena di grazie: Dio dimora sopra di noi, ogni buon dono viene giù da LUI! Così anche da noi deve venire dall’alto il meglio, dalla testa. Vi chiederete meravigliati, se allora, spirito e anima devono stare più in basso, se la sostanza del pensiero sale verso l’alto prima di questi due. In sé è del tutto giusto; ma ascoltate ancora un altro mistero.

44. Dove ha origine in Dio la forza, dal momento che siamo creati a Sua immagine? Forse in Lui si applica lo stesso procedimento? Oh, si applica precisamente, solo in un ambito meraviglioso, di cui noi uomini possiamo comprendere solo poco. Tuttavia questo basta – per chi vuole – per cogliere le alte beatitudini che ci provengono da questa piccola conoscenza. Vale a dire così:

45. Ciò che il Creatore pensa e fa, lo prende dalla Sua santa Fonte della Mezzanotte, che è il ‘Suo posto’! Là non conduce nessuna via, per nessuna creatura-figlio! Unicamente da questo posto protetto dalla Luce, DIO, l’ETERNO, tira fuori le cose della vita per il Suo popolo di figli. Quindi lo fa risalire dalla Propria profondità alla Propria personalità. E dall’alto, come spiegato, l’abbondanza della Sua benedizione scende sulle Opere, sul Suo popolo di figli.

46. Lo stesso vale con noi, certamente piccolo in confronto. Spirito e anima hanno la loro sede nel cuore che, come coscienza, è il regolatore dei nostri pensieri. L’anima in esso batte allarmata e rapida, quando commettiamo un’ingiustizia o siamo in pericolo. Come non può mai battere diversamente il solo vaso sanguigno. Solo nel caso di una malattia fisica è lo stesso vaso sanguigno che può perdere il ritmo.

47. Come Dio prende tutte le cose della vita dalla profondità della Sua Creazione, scorrendo opera dopo opera, così le nostre forze salgono dalla profondità del nostro cuore, dal fluido dello spirito e dell’anima. E come presso Dio, il Signore, la meraviglia della benedizione sale verso l’alto, per irradiare dall’Alto, così è presso di noi i pensieri che guidano le nostre parole, le nostre opere, le nostre mani e i nostri piedi. Non c’è nulla presso di noi che non si riveli sicuramente nel più santo Simbolo con Dio, il Signore. Con Lui sempre per primo! Per questo Gli vogliamo essere eternamente grati”. Wanger interpone di nuovo una pausa.

48. C’è così tanto da accogliere, deve essere dato tempo affinché tutto lo spirituale diventi proprietà. Anche la notte scende dall’infinità del Signore. Domani è il giorno della separazione, il riposo è necessario. Il servitore di Wanger, un bravo ragazzo nero, porta con la cuoca un altro pasto e un vino fatto con frutti locali. È molto gustoso. Ognuno indugia con la partenza, ognuno vorrebbe rimanere ancora un po’.

49. “Quanto velocemente fugge il tempo. Andate a dormire, domani alle cinque si parte. Dovete raggiungere la prima destinazione prima che il Sole vi dia da fare”, dice Wanger, e poi, rivolgendosi al custode Carol: “È tutto pronto?”

- “Tutto è in ordine, prima si mangia, e alle tre prepariamo gli animali”.

- “Va bene!”. Anche i fuoristrada sono già pronti con i bagagli.

*

50. Cruzziano si volta di nuovo. Per lui è più difficile lasciare quel luogo di pace. Wanger prende da una cassettina una piccola pepita e la mette nella mano di Pedro.

- “È forse oro?”, chiede stupito.

- L’altro fa cenno col capo affermando. “Bertram ha trovato la piccola pepita, ma ha detto subito molto seriamente: ‘Non va bene, dottore, buttala via!’. Io l’ho tranquillizzato e l’ho conservata. Nessuno sa che qui ci sarebbe da estrarre l’oro.

51. Vedi, Pedro, potrebbe essere una piccola vena; ma perfino questa distruggerebbe la nostra isola. L’uomo è sempre uomo! I miei neri, contagiati dallo scavare dei bianchi, perderebbero ciò che ho potuto dar loro. Non sono i valori della Luce, infinitamente più meravigliosi dell’ʻebrezza dell’oro’, che non lascia più nulla della vita dell’anima? Non farlo sapere a nessuno. A te, fedele amico, sia consegnato quest’oro come segno che DIO ti ha fatto trovare l’autentico oro dello spirito”.

52. “Willmut!”, un grido cupo sfugge dalla bocca del Ministro. “Che uomo sei! Hai ragione; e nemmeno Juliane lo dovrà sapere”.

- “Veramente, a lei potrai dirlo a casa. Lei ha trovato l’oro della Luce insieme a te, sa tacere se si tratta di qualcosa di buono. Anche lei è una pietra preziosa tra le figlie di Dio. In lei c’è meno da limare che in Alfons e Juanita, ma anche queste care persone diventeranno autentiche. Ora svelto, a letto, mio caro”, dice frettoloso Wanger, perché ha un nodo in gola. Ancora una stretta di mano, uno profondo sguardo negli occhi, …e la porta si chiude silenziosa.

53. Il medico sta come perso nella sua stanza. Oh, lui sa: la mano di Dio dà l’arrivo e il rimanere, come anche l’andare, finché non si viene alla ‘Casa’ meravigliosa. Allora gli sembra, come spesso è già avvenuto, come se una Mano si posasse sulla sua spalla, e gli sembra di udire un sussurro: ‘Sii consolato, rivedrai gli amici. Il Signore ha benedetto il tuo lavoro’. A questo punto anche lui, umilmente ringraziando, si corica sul suo giaciglio.

54. Al mattino presto si riunisce tutto il villaggio. Su Marschall e su Mary, magnificamente adornati, sono state fissate delle poltrone primitive ma molto comode per due persone ciascuna. I fuoristrada sono davanti alla casa, in uno i bagagli e due di loro, nell’altro quattro neri come scorta. La foresta vergine non è proprio un’autostrada. L’addio è quasi silenzioso. Molti neri piangono. I Cruzziano salgono su Mary, Robert e Marita possono accompagnarli fino al Consolato del paese. Il conducente degli elefanti siede dietro la testa di Marschall.

55. Carol guida Mary, dietro di sé il co-pilota. Mary barrisce sonoramente, in modo impressionante, come se eseguisse un ‘addio’. Pluto dal recinto dà la risposta. Tutti gli uomini neri seguono correndo per un gran tratto. Finché la folta foresta non oscura ogni vista, Wanger fa cenno con la mano, anche le donne e i bambini. Fallango sventola il fazzoletto bianco. Dopo si reca col dottore all’ospedale e dice:

56. “La ringrazio molto, stimato signor von Wanger, per avermi permesso di restare ancora. Non dimenticherò mai ciò che ci ha insegnato. La prego anche di continuare ad aiutarmi quando avrò dei dubbi”. Il pilota è imbarazzato. “Io non sapevo proprio nulla di Dio, della – hm – della vera vita”.

57. Wanger stringe all’uomo entrambe le mani. La sua gioia e la sua gratitudine trabocca. È sempre grato quando un uomo viene al discernimento. “Abbiamo ancora abbastanza tempo, caro amico; Marita può rimanere ancora un mese, e poi potrà portare a casa sano e salvo il suopiccolo mughetto’.”

58. “Cosa intende dire, signor von Wanger?”. Fallango diventa rosso come un peperone.

- L’altro sorride. “Il nostro Bertram è un buon veggente, me lo aveva già sussurrato all’orecchio: ‘Questo diventa molto buono!’.”

- “Allora dovrei rinunciare a volare”. Questo lo rende un po’ triste, ma per un prezzo così alto? Un autentico premio si ottiene solo attraverso sacrifici, e il vero amore sacrifica volentieri. Quindi…

59. “Io saprei qualcosa, signor Fallango, che sarebbe utile a lei e a Marita”.

- “Ciò che consiglia lei, signor von Wanger – l’ho riconosciuto – è sempre buono, ed io l’ammiro e la stimo. In ogni campo lei sa aiutare ugualmente. Già in anticipo seguirò con gioia il suo consiglio”.

60. “Fantastico! Lei non ha bisogno di rinunciare a volare. Robert ha un aeroplano, solo che non può pilotarlo da solo. Per il signor Beocana un aereo diventerà presto indispensabile. Allora lo potrà far volare lei. Inoltre: impari nel lazzaretto; nella fabbrica del suocero ne avrà bisogno. Marita vuol creare un’opera-ospedale, cosa che quanto prima darà da rompere qualche noce al suo papà. Ma lei riuscirà a ottenerlo per il meglio di tutti, per quanto sia possibile umanamente”.

61. “Non ho ancora mai avuto a che fare con un ospedale, ma ora proviamoci. Non dovrò certamente operare”, ride il pilota.

- “No; ma ci sarebbe da dirigere la clinica. Io provvederò ai medici non appena saranno necessari. Ho molte conoscenze. Così imparerà prima il rapporto con i malati. I miei neri sono pazienti, allora le sarà facile. Perciò, domani in servizio con me! Ora devo far visite; mi può accompagnare, se vuole”.

62. “Posso avere un camice bianco? Almeno mi darà un certo aspetto”.

- Wanger sorride soddisfatto. “L’infermiera Kathi le darà qualcosa di simile”.

- Il medico deve sbrigarsi. Nella mattinata è pianificato un intervento chirurgico. Fallango, orgoglioso come uno spagnolo, agita il camice bianco su e giù e prende in giro le infermiere nere. Queste minacciano con le dita, e anche loro corrono. Così passano i giorni, finché Carol e gli altri non ritornano.

 

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Cap. 18

Vilpart rilasciato va in Africa - Il perdono

Una piccola prova ha il suo grave costo

1. Marita nel frattempo è tornata a casa. Il pilota Fallango il giorno prima si era rivolto al medico, ringraziandolo silenziosamente con gli occhi pieni di lacrime; ed aveva sempre pensato che lui fosse stato un tipo tosto. Sono passate due settimane. Le guide avevano portato la notizia dall’ufficio postale che Vilpart Mescaru era stato scarcerato e si trovava sulla via per venire da Wanger.

2. Wanger e Robert sono insieme. “È certamente una buona cosa che tu voglia andare incontro all’amico”, dice il medico. “In due anni hai imparato molto da me, spiritualmente e anche terrenamente, e puoi decidere da te stesso. Molto raramente hai bisogno di consigli. Ma se mi permetti, posso consigliarti ancora una volta?”

3. “Sempre e in tutto, zio Willmut! Ho ancora molto da imparare”.

- “Non è il caso di rivangare la faccenda. Dopo tutto, Vilpart ti ha causato una grande ingiustizia ed ha attentato alla tua vita. Perciò, per lui è meglio che venga a umiliarsi chiedendo perdono.

4. Per alcuni è consigliabile risparmiare una cosa così, dal momento che di solito si sentono più oppressi che se dovessero piegare le ginocchia. Per molti, invece, è decisamente meglio per l’ulteriore cammino della vita, se a loro non viene richiesta la prostrazioe. A questi appartiene Vilpart. Per lui è molto difficile; solo tu puoi aiutarlo maggiormente, se lo aspetti qui sul posto.

5. Bertram lo andrà a prendere, allora presto si accorgerà che qui da noi non c’è nulla da nascondere. Un alimento primiero per l’anima! Poi ti dovrà incontrare da solo”.

- Wanger va dai suoi malati, nel frattempo Robert va in giro per il villaggio e si ferma al recinto, dove alcuni animali vengono fino alla grata. Distratto, accarezza l’uno o l’altro, e dopo si siede dietro un albero immerso nei pensieri.

6. ‘Zio Willmut ha ragione’. Che lui tema veramente l’incontro, lo sente forte e chiaro. Con le parole del medico sorge di nuovo la preoccupazione. Come lo deve salutare? Come amico, come… Prega in silenzio Dio, possa EGLI guidare parola e passo; infatti, per salvare l’amico, …non è questo il comandamento più serio? – Già si sente libero; accetta il consiglio e aspetta l’arrivo di Vilpart.

*

7. Bertram ha inquadrato il nuovo arrivato. Davanti al nero vegliardo, Vilpart sente un profondo timore. Bertram, in contrasto a tutti gli altri della sua tribù, ha occhi notevolmente chiari, la cui espressione… Tuttavia, le poche parole di benvenuto gli erano come una carezza, come un…: ‘Anche tu diventerai buono!’. Non osa chiedere di Robert e del medico. Solo Carol, che era venuto insieme, dice ridendo: “Ti piacerà da noi. Il nostro dottore… ah, …e Robert, …noi siamo molto orgogliosi di lui!”

8. Sulle labbra di Vilpart si fa largo comunque: “Come va al mio… Robert?”. Voleva dire volentieri ‘amico’; ma ahimé, questo è passato. È sufficiente se lo perdona, se lo tollera con sé e riconosce lo sforzo di riparare di nuovo tutto. Se il signor von Wanger lo permetterà, allora vuol rimanere presso di lui, soprattutto per via dei genitori e …ebbene, sì, anche per se stesso. Ha imparato a riconoscere gli errori e a piegarsi. Molte persone buone glielo hanno reso facile, per diventare un altro. Per la prima volta ride sommessamente tra sé.

9. “Cosa c’è?”, domanda Bertram.

- A questo punto racconta della prigione, dell’ultimo giorno e come non dovette comparire prima davanti all’onnipotente (davanti al Prefetto). Questi era andato in viaggio proprio nel giorno in cui il direttore stesso lo aveva accompagnato alla porta, e il padre di Robert lo aveva portato nella sua villa.

10. “Tutto era stato preparato, la signora Beocana ha avuto cura di me come una madre. L’indomani mi sono imbarcato, infinitamente grato di essere libero e… dietro di me un abisso, davanti a me una nuova meta. Solo: come devo raggiungerla? Come devo comparire dinanzi a Robert e al signor Wanger? Questo mi opprime molto”.

11. “È inutile!”, lo tranquillizza Bertram. “Da noi trovarai i migliori soccorritori. Ti aspetta una casa, se ti darai da fare e getterai un ponte sul tuo abisso. Non sarà facile…”, aggiunge seriamente, “ma se tu vuoi e non ti urterà il fatto che io sia un nero, allora starò sempre accanto a te”.

12. “Davvero?”. Nel cuore di Vilpart subentra la fiducia. “Ammetto che quando nel porto ho visto solo voi neri, mi sono dovuto dominare. Puoi comprenderlo?”

- Bertram sorride. “Abbiamo conosciuto alcuni bianchi, prima che da noi venisse il buon dottore. Allora abbiamo notato la differenza che fanno i bianchi. Il nostro dottore, invece, ci ha insegnato che davanti a Dio non c’è nessuna differenza tra nero e bianco.

13. Sappi: Dio guida tutto, Egli dà vie, percorso e tragitto, tiene su di noi le Sue mani! Nulla…”, respinge lui, quando Vilpart vuol dire qualcosa, “…nulla mi è sconosciuto, neanche che fino alla tua sciagura hai rinnegato Dio, e ancora adesso non hai nessun legame con Lui. Solo qualche volta hai pensato a Lui, quando si è invertito il tuo destino. Nessuno me lo ha raccontato; non devi fissarmi così. Io posso ‘vedere’ ciò che tu proprio non comprendi. Perciò posso anche aiutarti …se vuoi. Naturalmente, devi venire da me come segno che tu stesso vuoi imparare a credere”.

14. Vilpart osserva cauto gli altri accompagnatori. Essi avevano fatto una sosta, quando Bertram si era seduto un po’ discosto come a caso. Che con questo nuovo ospite ‘ci sia qualcosa’, lo avvertono anche gli altri. Essi quindi non disturbano. Vilpart tira un profondo sospiro di sollievo, perché non si sa nulla della sua infamia.

15. Ora sono arrivati. Wanger sta davanti alla sua casa e dà il benvenuto al giovane ospite. Vilpart si vergogna davanti al missionario, che quella volta sulla collina aveva così ingiuriato. Sarebbe veramente…

- “Venga in questa casa”, Wanger ne mostra una, dove in una metà abita Carol, l’altra parte viene usata come magazzino. Due stanze sono state arredate per Vilpart. Questi, stupito, entra dietro Wanger.

16. “Stupendo!”. In paragone alla cella spoglia. “Devo abitare qui, signor von Wanger? Questa è troppo bella per me!”

- “Non siamo completamente sulla Luna”, ride questi benevolmente. “E qui di fronte…”, tira Vilpart alla finestra, “…abita Robert. Prima si riposi. Il suo bagaglio è già stato portato qui; qualcuno la potrà aiutare per ambientarsi”.

17. All’improvviso Vilpart si prostra, singhiozzando: “Se non ci fosse stato lei… prima ero solo molto testardo. Se posso chiedere: mi lasci qui, voglio fare qualunque lavoro. Ho paura davanti a Robert; come posso incontrarlo?”

18. “La paura a volte fa bene. Purifica un cuore tormentato! Chieda perdono a Robert, prima che lui la possa salutare. Perché a nessuno viene risparmiato di piegarsi davanti a colui al quale si ha commesso un’ingiustizia. Questo è un vero piegarsi dinanzi al Signore! Questo, Vilpart, lo deve ancora imparare. Non accadrà molto rapidamente, perché lei stesso ha oscurato la sua giovinezza. Ma non è troppo tardi, anche lei può ancora trovare la buona strada”.

19. Vilpart fissa il signor Wanger, il quale non vede solo l’esteriore di colui che gli sta di fronte. Il ragazzo attraverso i Beocana aveva certamente sentito qualcosa, ma a lui era solo troppo strano. Oh, che vergogna! Se non sapesse che qui lo aspetta il rifugio, …fuggirebbe finché… Il suo sguardo cade sulla casa di Robert. Aveva sempre voluto bene al suo amico, solo l’avidità lo aveva spinto alla rovina. Tentenna ancora, ma non gli sarà risparmiato. Quanto ha ragione il medico, che è sacerdote e molto più. Il sorvegliante della prigione lo ha scosso, gli ha mostrato la via per diventare ciò che è suo padre: un uomo corretto e buono.

20. Se ne va correndo, come se fosse in gioco la vita. Robert lo sta aspettando, sta in piedi in mezzo alla stanza. Memore dell’ammonimento del suo amico paterno, non va incontro a Vilpart, non tende nemmeno le mani verso di lui. Esteriormente! Interiormente invece, secondo lo spirito e secondo la sua anima, è pronto ad aiutare, ed ha perdonato prima che, per questo, fosse fatta una richiesta. Lo avverte Vilpart? Vede nello sguardo dell’amico che…

21. No, non deve pretenderlo. Agirebbe lui forse così? A questo punto Vilpart si getta a terra, piange e supplica: “Signor Beocana…”, non osa rivolgersi a lui come faceva prima, “…io, oh, mi perdoni, pensavo solo a me stesso. Quanto bene mi ha fatto! L’ho ringraziata molto malamente, mentre io… Oh, mi perdoni. Voglio essere sempre al suo servizio!”

22. Robert aspetta un po’, è toccato dalla sincerità con cui l’amico si prostra. No, non deve giacere così a terra! Egli ha imparato che ci si deve piegare solo davanti a DIO, ma non l’uomo davanti all’uomo. Allora stende le mani e solleva Vilpart, lo porta su una sedia e si siede accanto a lui. Un respiro profondo, ed ha superato la faccenda.

23. “Vilpart…”, dice a bassa voce, “…vogliamo seppellire il passato. Se ora lo pensi sinceramente, torniamo ad essere di nuovo amici. Io sono sempre Robert e tu Vilpart. Mi dai la mano?”. Egli tende la destra.

24. Tormentato, Vilpart guarda la mano. “Questo è, …è impossibile”, balbetta. “Ciò che ho fatto contro di te, non si può accantonare. Sta inevitabile davanti a me, anche se lei… se tu… mi conservi la tua amicizia. Come puoi dunque… com’è possibile… così...”.

25. Robert afferra le mani di Vilpart e le tiene strette a lungo. “Tu sai che non ero credente, tuttavia non potevo tollerare le parole contro Dio. Nemmeno contro i sacerdoti. Attraverso i modi raffinati e la profonda fede del signor von Wanger, con il suo aiuto che ha dedicato ai genitori e a me, sono giunto sulla via della vera fede. Gli sarò sempre grato, ringrazio eternamente il Signore che mi ha fatto trovare questo mecenate.

26. Lui ha guidato il Ministro sulla vera via. Solo con lo guardo al Signore mi è possibile lasciare il passato al passato. Se DIO mi ha aiutato, non dovrei io, per amore, per gratitudine verso di Lui e con la Sua forza, perdonare te, mio debitore?

27. Tu non conosci ancora niente della Parola di Dio, quindi adesso devi ascoltare una parabola”. Apre la Bibbia e legge per intero quella del servitore spietato (Mt. 18,24-35): «E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E non avendo egli di che pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figliuoli, e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Onde il servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi dicendo: ‘Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto’. E il signore di quel servitore, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli rimise il debito. Ma quel servitore uscito, trovò uno dei suoi sottoposti che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo tirava per il collo dicendo: ‘Paga quel che mi devi!’. Onde il sottoposto gettatosi a terra, lo pregava dicendo: ‘Abbi pazienza con me e ti pagherò’. Ma costui non volle, anzi, andò e lo cacciò in prigione, finché avesse pagato il debito. Ora i suoi sottoposti, veduto il fatto, ne furono grandemente contristati, e andarono a riferire al loro signore tutto l’accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: ‘Malvagio servitore, io t’ho rimesso tutto quel debito perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo sottoposto, come anch’io ebbi pietà di te?’. E il suo signore, adirato, lo diede in mano agli aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore il proprio fratello». “Vedi”, Robert aggiunge, “nei confronti di Dio noi siamo grandi debitori. La Sua Grazia e la Sua Misericordia perdona e… ha perdonato anche te! Non dovrei, io, fare la stessa cosa, dal momento che Egli ha perdonato anche me? Io certamente sapevo che LUI esiste, ma non L’ho servito. Proprio questa e altro era la mia colpa, che dovevo pagare all’Altissimo.

28. Egli mi ha salvato attraverso il signor von Wanger, spiritualmente e anche terrenamente. E adesso dovrei fare il servitore spietato? Mai e poi mai! Non è l’unico motivo per cui ti voglio perdonare, e l’ho fatto prima ancora che tu venissi da me. Per quanto riguarda Dio, è il primo punto che devo menzionare; ma poi l’ho fatto per amore della nostra amicizia, che un giorno ci legava da ragazzi.

29. Fa che diventiamo veri amici. Getta anche tu alle spalle il vecchio, io e tu… ognuno a modo suo. Io resterò ancora un anno intero con il signor von Wanger, abbastanza tempo per metterci alla prova reciprocamente e...”

- “Non tu!”, esclama Vilpart. “Tu hai superato la prova della tua vita! Mi sei sempre venuto incontro. Adesso… vorrei chiamarla ‘la corona della tua amicizia’, di perdonarmi, di chiamarmi di nuovo ‘amico’.”

30. Robert interrompe l’obiezione, più imbarazzato che soddisfatto. Non è forse il più alto dovere e un segno di ciò che lui ha potuto imparare dal signor Wanger? Se ne rallegrerà lui? Come se Wanger sapesse di cosa si tratta, entra, si siede di fronte ai due giovani e dice allegramente:

31. “Ebbene, avete finito di parlare? Vi siete messi d’accordo? Vilpart, lei può rimanere da me finché vuole. Si dia da fare, allora preparerà una grande gioia ai suoi genitori”.

- “Oh, è quello che voglio. Ma ci riuscirò…?”. Egli dubita di se stesso. Un’anima smarrita non si stacca così velocemente dal suo cattivo sentiero. “La prego, mi aiuti, signor von Wanger; mi rendo conto dei miei errori e quanto ho da riparare”.

32. “A questo pentimento potrà seguire la penitenza che Dio benedirà. Senza un Dio della Grazia, gli uomini non possono rivoltare se stessi. Chi, però, lo desidera davvero, a questi, Dio lo farà riuscire. Vuole affidarsi alla Sua guida?”. Una domanda seria a un cuore che non conosce bene se stesso.

- C’è solo il desiderio. E questo ha la parola: “Sì, mi guidi lei a Dio, affinché Lui mi possa perdonare”.

33. “Lo farà, e forse lo ha già fatto. Ebbene, Robert, oggi sei libero; aiuta Vilpart ad ambientarsi un po’, e chi domani vuol servire, si annunci da me”. Lo esprime gaiamente, per rimuovere la grave tensione che è presente.

- Robert capisce subito perché il medico era così allegro. Questi è già fuori, prima che uno possa dire qualcosa.

34. Gli amici vanno attraverso il villaggio, si recano al recinto all’aperto e alle aviorimesse. Davanti agli animali che Robert accarezza, Vilpart ha paura. Lui ride: “Vedrai come sono mansueti. Solo non dobbiamo andare nel recinto senza Carol, il loro custode; ed io ti metto in guardia: non farlo!”

35. “Non lo farò mai!”, esclama Vilpart del tutto inorridito. “Non mi sono mai piaciuti gli animali e...”

- “Le creature lo percepiscono. Chi le ama si può avvicinare a loro. Con quelli selvaggi è meglio portare con sé chi se ne prende cura. Ora vieni, andiamo prima nella tua stanza, ti aiuterò a sistemarti rapidamente. Poi è l’ora della cena, che di solito i medici e le infermiere consumano con il signor Wanger. Ci sono quasi sempre anche Bertram e Carol”.

36. “Vorrei sapere qualcosa su Bertram. Durante il viaggio ha detto che riesce a ‘vedere’. Che significa?”

- “Te lo spiegherò più tardi. Bertram vede il futuro e anche il passato. Mi ha aiutato molto! Se non hai paura di lui, di nessuno dei nostri cari neri, allora ti andrà molto bene. Tutti ti saranno d’aiuto”.

37. “Mi devo vincere, per toccare le loro mani”.

- “Nessuno te lo rinfaccerà. Anch’io ho avuto bisogno di alcuni giorni, ma poi non ho più visto il colore scuro, bensì solo l’aiuto. Pensa: il Ministro e la moglie non hanno avuto nessun ostacolo. Entrambi li trattavano del tutto come loro pari”.

38. “Il Ministro è riuscito in questo? Quando è venuto nella mia cella, io non sapevo chi fosse, tuttavia… come se intorno a me all’improvviso fosse diverso, la liberazione dalla gattabuia. … Questo mi ha toccato, ed ho riflettuto sulla mia colpa. Ma solo alla fine, quando i tuoi genitori son venuti da me e il direttore è diventato amichevole, il ghiaccio si è sciolto, allora ho capito che...”

39. “Il passato è alle spalle! A volte lo sguardo retrospettivo è buono, se si vuol ponderare la propria vita, i propri errori e diventare migliori. Di solito, all’uomo è difficile vedersi così com’è realmente. Ma di questo basta! Ti aiuterò a superare tutto e te stesso”.

40. Vilpart abbraccia senza parole il suo amico.

- “Vieni”, dice questi, “la campanella per la cena ha suonato”. Robert lascia aperta la porta di casa e Vilpart se ne meraviglia.

- “Non chiudi a chiave la casa?”, domanda.

- “Non ce n’è bisogno, la nostra gente è coscienziosa, sarebbe un’offesa per loro chiudere qualcosa a chiave. Solo il deposito medico e le aviorimesse sono chiuse a chiave”.

41. Uno spazio più grande serve da sala da pranzo, e anche per il servizio religioso in caso di maltempo. Il sacerdote preferisce celebrare all’aperto. A questo scopo è prevista un’area disboscata. Là tutt’intorno ci sono degli alberi secolari, simili a fedeli guardiani.

42. Gli amici entrano. Si saluta cordialmente Vilpart, tanto più che i medici e le infermiere non sanno nulla del suo errore. Bertram lo tira vicino a sé e dice. “Se vuoi, siediti accanto a me”.

- A Vilpart costa uno sobbalzo, ma Wanger e i due medici bianchi sono seduti tra i loro aiutanti neri, proprio come se fosse la cosa più naturale del mondo.

43. Il pasto non è ricco, ma buono. Vilpart, che ha avuto per circa due anni solo il cibo della prigione, dice con gratitudine: “Ah, un menù principesco, meglio che in un ristorante esclusivo!”

- Wanger assentisce: “È vero! Qui la natura e la benedizione di Dio ci danno tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Nessun uomo ha bisogno di più. Ciò che è di più, rovina lo stomaco e l’anima!

44. Molti mali fisici vengono solo dal cibo sbagliato, naturalmente, anche da uno stile di vita scorretto. In tal senso qui ho raramente pazienti; invece…”, rivolto a Vilpart, “…siamo tormentati da altre cose. Non lasci mai il centro abitato da solo, qui ci sono ancora serpenti e anche animali selvaggi. Questa è la giungla! Naturalmente, ci assicuriamo, tuttavia…

45. Per nostra protezione, nell’ampio circondario è sparso del veleno, che è contro i serpenti. Finora nessun altro animale è morto per questo. Ho lavorato a lungo nel laboratorio e poi ho scoperto un veleno, simile al veleno dei serpenti pericolosi. Dal momento che anche questi rosicchiano determinate erbe di cui hanno bisogno per la digestione, proprio questo veleno viene sparso su tali erbe”.

46. “Non è molto complicato?”, chiede Vilpart.

- “Non è semplice”, ammette Wanger. “Noi abbiamo uno specialista…”, indica Carol, “…che riesce a farlo bene”.

- Questi è raggiante nel vero senso della parola, per la lode. Ma anche i rimproveri giustificati lo legano al medico in fedeltà ineguagliata. E Wanger può contare pienamente su ognuno di loro. Nondimeno, lui stesso crede: tutto è la paterna conduzione di Dio, quel‘Eterna Luce, con la quale il Creatore rivela le Sue magnificenze.

*

47. I giorni passano tra gli alti e bassi della vita. Talvolta costa molta fatica per compiere il lavoro. All’inizio Vilpart crea qualche difficoltà. Bertram riesce a trattare meglio con lui, verso il quale Vilpart spesso si oppone. Il nero passa sopra a questo in modo stupefacente; egli vede come la sua anima deve lottare con questo ‘piegarsi’ e… con la vergogna, quando si mostra così male. Un avvenimento lo dovrà cambiare completamente.

48. Finora ha rispettato l’ordine di non lasciare da solo il villaggio; aveva anche molta paura, e ancora non conosce la vita nella giungla. ‘Lontano da ogni civiltà’, polemizza talvolta tra sé, credendo che nessuno lo senta. Ebbene, …un giorno si scatena e ricopre Robert di invettive.

49. “Cosa ti offre la natura selvaggia? Tutto bene… Il signor von Wanger è il tuo idolo e i neri lo adorano come un opera scultorea. Ma sono selvaggi! Nessuno svago, ogni giorno la stessa cosa, sono stufo!”. Appena espresso, Vilpart se ne pente molto. Tutto l’amore che gli è stato offerto qui, il completo abbandono della sua colpa. Oh, guai… “Non volevo dire questo! Io...” e se ne va precipitoso.

50. Robert è troppo sconvolto per avere la minima idea di dove Vilpart sarebbe andato. Pensa al recinto all’aperto e vi si precipita. Ma non c’è. Incontra Carol e chiede frettoloso se avesse visto l’amico.

- “Sei preoccupato?”

- “Sì, molto, era agitato e temevo…”.

51. Sopraggiunge Bertram. Quando viene a sapere cos’è successo, decide subito: “Tu rimani qui, Robert; io e Carol andiamo a cercarlo!”

- “Lo troverete?”

- Il nero sorride. “Certamente!”

- ‘Era una domanda stupida’, pensa Robert, e corre da Wanger, per riferirgli l’accaduto.

- “Questo finirà male per Vilpart! Ora aspettiamo. Una ‘lezione speciale’ non potrà nuocere”. Il medico nasconde la preoccupazione per il fatto che lo stupido giovane abbia osato andare da solo nella giungla.

52. Proprio questo ha fatto lo stolto. I neri portano con sé i fucili e Bertram trova anche la traccia. “Da questa parte…”, indica l’orma. “…ha corso molto lo stupido bianco, e corre alla sua rovina!”

- Allora sentono già un urlo terribile e un ruggito. I loro sensi naturali riconoscono subito da dove provengono i suoni. “Va’ a destra, Carol, così arrivi dietro a entrambi. Secondo il ruggito, è un leopardo”.

53. Quasi nello stesso momento, entrambi vedono come la belva si sia eretta ed abbia gettato Vilpart a terra, con i forti denti già in un braccio e le zampe intorno al collo. I suoi sensi si affievoliscono. Due colpi esplodono e la belva abbandona la sua vittima, si contorce ed emette ruggiti di dolore. Una pallottola ha colpito una zampa, l’altra gli ha squarciato un fianco. Non si poteva mirare per uccidere subito, perché il caduto si trovava nella direzione della pallottola.

54. Il leopardo cerca ancora di trascinarsi; non ce la fa più. Carol tira da parte la belva e le dà il colpo di grazia. “Peccato, forse si sarebbe potuto domare”. Bertram s’inginocchia accanto a Vilpart ed esamina le ferite. Ha un brutto aspetto, se ne rende conto al primo sguardo.

55. “Corri!”, esclama a Carol, che sta accovacciato accanto al leopardo. “Va a prendere il dottore, la barella e gli altri, l’animale non può essere lasciato qui!”. Carol freccia via e non ci vuole mezz’ora che sono arrivati il medico insieme ai portatori. Vilpart riceve la fasciatura d’emergenza, giace ancora svenuto. Collo e spalle mostrano profonde ferite da artigli, il morso sulla parte superiore del braccio è andato fino alle ossa.

56. Si è nella massima agitazione. Da tempo non si vedeva un animale selvaggio così vicino.

- “Cosa gli è successo?”, chiede Robert in preda ai sensi di colpa. Lui doveva trattenere Vilpart.

- “Tu non hai colpa”, rassicura Wanger. “Non è in pericolo di vita, ma ci vorrà qualche settimana, prima che possa lasciare il letto. Questa è stata una ‘lezione speciale di Dio’ che salverà la sua anima”.

- Le infermiere si agitano confusamente, ognuna lo vorrebbe curare.

- “È come al solito”, dice il medico. “Avete abbastanza tempo per fare del bene al nostro protetto”. Egli sorride alle sue assistenti nere.

57. Presto subentra una febbre alta, com’era prevedibile. Robert vorrebbe vegliare.

- “Questo non fa per te”, ribatte Wanger. “Un medico assistente terrà la veglia per due o tre notti, poi – spero – che il pericolo sarà scongiurato”.

- Robert cerca conforto da Bertram e questi gli mostra il percorso animico dell’amico, perché lui… – chi ha insegnato questo al nero? – sarebbe molto oppresso dalla materia e vi si sarebbe dedicato fin troppo volentieri.

58. Alla fine bisbiglia “La via verso la Luce, per queste persone è amaramente difficile, e li si deve aiutare. Tu lo hai aiutato, e noi ti vogliamo bene. Siamo già rattristati adesso, per quando ritornerai in patria. Ma i pensieri, il collegamento che ci ha donato ‘l’Eterna Luce’, …vedi, questo rimarrà!

59. Presto cesserò il servizio e il Signore Dio mi porterà a casa, come ha insegnato il nostro sacerdote. Egli è dall’alto…”, Bertram indica il cielo, dove cominciano a scintillare le stelle, “…e Vilpart è dal basso. Tu sai cosa intendo?”

- “Sì, per me è ancora offuscato. Te l’ha insegnato il signor Wanger?”

60. “In generale; ma lo sapevo già. Riconoscevo la differenza nelle persone. Perciò si deve aiutare il tuo amico. Chi e cosa lui era, a me il dottore non me lo ha detto, e questo è stato un bene. Quando l’ho visto al porto, ho visto attorno a lui un’aureola scura. ma, …c’erano già alcuni raggi, e così ho saputo come classificarlo. Buona notte. È tardi, il turbamento ti ha affaticato”.

61. “Te no?”, chiede Robert affettuosamente.

- “Certamente; l’umano viene sempre gravato, tuttavia, il nostro spirito lo può superare!”. Il saggio nero esce, sorridendo come può fare Wanger.

- ‘Mi è stato permesso di aiutare’, mormora. ‘Robert interiormente, Vilpart esteriormente. Grazie al Signore per la Sua Bontà!’

62. Come previsto, ci vogliono tre intere settimane prima che Vilpart possa lasciare il giaciglio. Durante questo tempo è diventato una persona diversa, quasi sempre interiorizzato in silenzio, accanto al suo letto c’è una Bibbia. La prende, la apre a caso e trova questo meraviglioso passo:

«Tu mi hai dato molestia con i tuoi peccati

e Mi hai stancato con i tuoi misfatti.

Io, Io sono Colui che cancella le tue iniquità

e non terrò a mente i tuoi peccati!» [Isaia, 43,24-25].

63. Tiene la Bibbia in mano, gira la testa e il cuscino si bagna di lacrime.

- Così lo trova il medico, quando fa il suo giro serale. Il delicato sacerdote si allontana in silenzio. È profondamento grato all’Altissimo, perché un uomo è stato salvato di nuovo.

 

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Cap. 19

Robert torna a casa - Un caro ricordo

Il matrimonio doppio, insieme a Wilmut

1. “Sta arrivando!”. Marita agita giubilando il dispaccio. I Beocana aspettavano il loro figliolo. Ora è arrivato il momento, e tutta la casa è in fermento. L’imprenditore si è sorpreso che, col dettare, s’interrompe, per la qual cosa la sua segretaria si stupisce. Cos’ha il capo? Lo si chiama ‘il concentrato di ferro’. Adesso sorride addirittura e sottrae alla fanciulla la matita.

2. “Ecco che si stupisce! Oggi si dovrà essere indulgenti con me: mio figlio torna a casa!”

- “Robert? Cioè… mi scusi, il capo Junior?”. Nessuno sa cosa significa per lei il signorino. Se lei sapesse di cosa ha parlato ultimamente il signor Wanger con Robert, per amor suo, neanche lei oggi sarebbe in grado di concentrarsi.

3. “Io stessa posso sbrigare la posta di oggi, lei la potrà controllare nel pomeriggio. Ciò che ci sarà da correggere, lo riscriverò dopo il lavoro”.

- “Non oggi, Irina! Sarò qui verso le cinque. Sono sicuro che dovrò scrivere solo il mio nome”. Un grande elogio ed è anche la prima volta che il capo si rivolge alla fanciulla chiamandola ‘Irina’. Quale gioia!

4. Arriva il capo ufficio. “Mi annunci!”, indica la porta dell’ufficio del capo.

- “Il signor Beocana è andato a casa”.

- “È andato a casa? È di nuovo malato?”

- “Niente affatto, ha portato a casa una grande gioia”.

- “Lei si lascia sempre tirare tutto dal naso?”, esclama Canncia contrariato.

- “Assolutamente no!”, Irina è riservata. L’arroganza fa perdere a Canncia ogni simpatia. “Il capo non ha forse disdetto l’appuntamente con lei?”

- Lui non nota la ‘stoccata’ che lei gli infligge con ragione, e se ne va inveendo.

5. Sguscia l’apprendista con alcuni fascicoli in mano. “Anche lei ha gran classe, come la signora Dabbati!”

- Irina alza lo sguardo stupita. “Come sarebbe a dire?”

- “La porta era solo accostata”.

- “Birbone!”, rimprovera la segretaria. “Da noi non si origlia!”

- “Io…”

- “Ebbene, dammi questi fascicoli!”. Lei afferra la pila di documenti.

- “Questi non sono per lei”, piagnucola il giovane.

- “Allora stavi origliando!”

- “Veramente, non con intenzione”, si giustifica il ragazzo. “Ma con quello schifoso..”.

- “Ssssst! Se ti sente qualcuno!”. La Signorina Kingtown è affezionata al ragazzo proprio come la signora Dabbati. “Cammina, mio caro”, gli strizza l’occhio. A questo punto la porta si chiude con un colpo secco.

*

6. Il pilota Fallango ha preparato l’aereo privato pronto per il decollo, per andare a prendere Robert all’aeroporto principale. Marita cammina avanti e indietro a piccoli passi e rende i genitori ancora più nervosi di quanto non lo siano già.

- “Insomma, fermati!”, sgrida la mamma. Per fortuna arriva già il grande uccello, e per primo scende Robert. Ma cosa succede? Ha per mano un giovane nero, quello che era stato morsicato dal serpente. Voleva venire assolutamente insieme a Robert. Ora può rimanere fino a quando l’anno prossimo verrà il Signor Wanger e lo riporterà dai suoi genitori.

7. Marita corre dalla testa ricciuta. I genitori salutano il loro figliolo come se fosse risorto dalla tomba. Sembra un po’ così. Quella volta il pericolo, se non… Poi la lunga separazione. Ora un uomo maturo sta davanti a loro, forte e con sguardo chiaro. Lui, nell’agitazione che lo sconvolge, deglutisce. I genitori, la sorella, la patria e tutto l’insieme, gli reca un’immensa gioia. Questa gioia lo rende quasi incapace di parlare.

8. Presto si è giunti in casa. Il piccolo nero è sbalordito quando può considerare sua proprietà la stanza dei bambini di un tempo, colma di giocattoli. “Tutto mio?”. Gli occhi brillano.

- “Vediamo un po’”, dice Marita. “Svelto, lavati, ecco, mettiti il vestito, dobbiamo andare a mangiare!”. Lei stessa aiuta, perché la cameriera esita ancora a toccare il ragazzino nero.

9. “Lo imparerà”, dice Marita alla ragazza. “Lui è più pulito di alcuni dei nostri ragazzi di strada. Il medico tedesco nel villaggio lo ha educato bene, per quanto fosse possibile. Inoltre, lei sa, Josepha, che io sono stata lì, e anche mio fratello per tre anni. Impari a voler bene la piccola testa ricciuta”.

10. Si va a tavola. “Allora, questa piccola aggiunta”. Il padre accarezza i capelli del ragazzino. “Ebbene, avrai qualcosa da fare”, stuzzica egli sua figlia. “E chi farà il tuo lavoro?”

- “Nessuna paura, papino, porterò con me il nostro piccolo. Canncia sgranerà gli occhi!”

- “È sempre ancora così ottuso?”, chiede Robert.

- “Molto di più! Alcune persone si sono già lamentate di lui, con me”.

- “Sta tranquillo, mi occuperò io di lui!”. Il padre tira un sospiro di sollievo, suo figlio se la caverà.

11. “Sono così felice di averti di nuovo qui, caro ragazzo. Marita si è data da fare, ma ha idee bizzarre. Sai cosa vuole?”

- “Sì, io la sostengo. Il pensiero di un ospedale di proprietà della fabbrica ti infastidisce; ma quando sarà pronto, papà, sarai riconoscente. L’ideatore di questo progetto è zio Willmut”.

12. “Se vuole essere lui qui il medico, dico subito di sì”.

- “No, lui ci affida buoni medici. Io con Marita ho già discusso come procurare le finanze. Ti prego, papà, non essere indifferente! Sono maggiorenne e dispongo dell’eredità della nonna! Se dai la tua approvazione, allora noi, io e Marita, costruiremo un ospedale, in modo che il tuo patrimonio non venga diminuito”.

13. “Non si decide nulla sopra la mia testa!”. Beocana sorride del tutto furtivamente. Lui ha preso in considerazione il piano di Marita ed ha acquistato dalla città, di nascosto, un terreno collinare particolarmente adatto allo scopo. Quando vede le facce rattristate dei suoi figli, non riesce a contenersi. Ride fragorosamente, prende entrambi i ragazzi tra le braccia e allegramente dice:

14. “Il terreno, i piani e i materiali da costruzione sono già stati comprati… da me! In ogni caso, siete già cresciuti oltre la mia testa…”, ora i figli sono più alti dei genitori, “…quindi devo essere un padre obbediente...”

- “...papino!”, Marita lo bacia impetuosamente sulla guancia.

- Robert guarda con occhi raggianti il padre, e quasi gli schiaccia le mani.

15. “Lasciate ancora qualcosa a vostro padre!”

- Juanita si stringe al petto di suo marito.

- “Aiuto!”, esclama lui ad alta voce. “Fallango, mi aiuti lei! Questa superiorità! Perché sta in disparte, invece di corrermi in aiuto?”

16. Fallango approfitta dell’occasione favorevole, e dice, tuttavia misurato, quasi con modestia: “Signor Beocana, se posso – hm – vorrei aiutarla sempre, non solo adesso in questa deliziosa contesa familiare. Ebbene sì…”, s’ingarbuglia.

- La madre sorride, da tempo ha notato cosa sta succedendo tra lui e sua figlia. “Ernestino…”, lei pone una mano sulla sua spalla, “…io non sono contraria, sarebbe una gioia per me, se… E per quanto riguarda mio marito, non ha bisogno di temere. Se lui non perderà sua figlia, non rifiuterà l’assenso matrimoniale”.

17. “Ah, un complotto?”. Beocana vede l’arrossire di sua figlia, l’imbarazzo di Fallango e i volti raggianti di Juanita e Robert. Solo il piccolo Fhilipp, come Wanger un giorno ha chiamato il ragazzo nero al suo battesimo, guarda con aria interrogativa e mette la sua manina nella mano di Robert.

- “Non è un complotto”, chiarisce Juanita. “Solo che non ti sei accorto di nulla, e ora festeggeremo il fidanzamento”.

- “Cosa? Marita? E il…l’Ernestino?”

- Ci vuole un po’, prima che il padre lo abbia assimilato. “Ecco”, dice poi gioviale.

18. “Marita non sarà portata via in aereo, altrimenti chiederò il divorzio prima che si giunga al matrimonio. No, qualcosa del genere? Il ragazzo è tornato felicemente a casa, la mia bambina fidanzata, e tu, birbante…”, tira Fallango al petto, “…mi hai raggirato! Ebbene, ora venite qui, tutti e due dovete avere la mia benedizione paterna!”

19. “Babbo!”, esulta sua figlia, e…

- “Padre!”, osa Fallango. “Non avevo il coraggio, sebbene Bertram, di cui Marita riferiva molto, mi ha consigliato di raccogliere ‘il mughetto’. Non avevo osato nemmeno guardarla bene; dopotutto …io sono solo un pilota, lei invece...”

20. “Cognato”, esclama Robert, “noi non soffriamo di orgoglio di classe”.

- “Tu e Marita no”, risponde Ernestino. “Come la pensavano i genitori, non lo potevo sapere”.

- “Hm…”, prende in giro allegramente Beocana, “…circolare nell’aria senza travi, per questo il coraggio ce l’hai; ma prendersi una sposa …, dai, allora brindiamo”. Suona il campanello e ordina al servitore: “Il miglior vino, quello che c’è nell’ultimo cantuccio!”

21. La gioia fa dimenticare al capo che la sua segretaria sta aspettando per le firme. Quando non arriva, lei, dopo la chiusura dell’ufficio, va alla villa. Raramente è stata qui. “Ahimé, le firme! Cosa penserà lei, Irina, del capo?”

- “Ci sono cose che hanno la precedenza, signor Beocana”.

- “Ben detto, signorina! Saluti anche mio figlio e guardi bene cosa è stato di lui”.

22. La voce suona oppressa quando si congratula con lui per il ritorno a casa. E ora Robert si rende conto cosa intendeva Wanger, quando lui, ci ha ‘sbattuto il naso’. Una figura graziosa, un volto delicato. Si china sulla mano di lei. Questa volta è il padre che vede per primo il delicato filo che unisce i due cuori.

23. “Resti qui, Irina, stiamo festeggiando il ritorno a casa di mio figlio, e il fidanzamento!”

- La fanciulla diventa completamente bianca. Uno smarrimento...? Lei ha sempre respinto i sogni. Il capo Junior e lei, la segretaria…?

- “Che le succede?”, chiede preoccupata la padrona di casa.

24. “Ho mal di testa”, si scusa la fanciulla.

- ‘Ah, mal di cuore’, pensa Beocana, ‘a questo bisogna rimediare’. “Sì, si stupisca pure, cara figliola, osservi la mia figlioletta, il pulcino che si fidanzata con questo lungo uomo che si è andato a prendere il ‘suo cielo’ sulla Terra!”.

- “Suocero, hai proprio detto bene”, dice Ernestino, felice.

25. Irina si sarebbe quasi tradita, le stava sulla lingua: ‘Quindi, non Robert?’

- Abilmente, lei dice: “Una pillola mi aiuterebbe”.

- La signora Beocana gliene dà una. Diventa una stupenda serata. Robert ha molte cose da raccontare. Prima su Vilpart. “È diventato una brava persona, è anche diligente e ci siamo stupiti di quello che sa fare.

26. Ha ingrandito la dinamo, ha posato i cavi ed ha fatto di tutto. C’erano così tante cose per le quali lo zio Willmut non si può assolutamente occupare, soprattutto nell’ultimo anno. Perché perfino da un villaggio molto lontano sono arrivati dei bianchi malati, e così aveva bisogno di un secondo ospedale. Non si poteva proprio evitare di mettere i letti separati per bianchi e neri.

27. Anche come missionario è sovraccarico. È sorprendente come sappia trattare ognuno fisicamente o spiritualmente. Ha portato molti bianchi alla fede. Vilpart rimane con lui, anche più avanti, nel caso dovesse lasciare l’amata giungla a causa dell’età. Vorrebbe molto volentieri che i suoi genitori tornassero di nuovo nella loro casetta. Pensa che sarebbero di nuovo rispettati”.

28. Il padrone di casa dice subito: “Su questo può fare affidamento! Ora racconta, e…”, egli lancia uno sguardo ai fidanzati, che la dice lunga, “…anche loro staranno in ascolto, nonostante la felicità”.

- “Di questo, papino puoi esserne certo”, ribatte scherzosamente sua figlia.

- “Senti il pulcino”, stuzzica Robert.

- “Sono fidanzata, quindi un po’ più di rispetto, mio signor fratello!”

- “Farò del mio meglio”.

- Ci si siede nelle poltrone accanto al camino. Il personale, felice che il capo Junior sia tornato sano e salvo a casa, non va a dormire e riempie il tavolo con cose buone.

29. “C’è molto da raccontare”, comincia Robert. Prima racconta l’esperienza di Vilpart con il leopardo, esalta l’accortezza di Bertram, di Carol e dei neri, dà particolarmente rilievo alla bravura del medico, le buone cure delle infermiere nere, la pulizia di tutto il villaggio, e che Willmut è dottore, giudice, missionario e borgomastro, proprio tutto in tutto.

30. “È stupefacente con quale sicurezza affronta le cose, e credo a ciò che ha detto di lui il vecchio Bertram: ‘Egli è dall’alto!’. Si obbedisce a lui sulla parola. Di rado talvolta deve punire, lo fa solo con le parole. Ognuno cerca poi di rimediare al suo errore. Naturalmente, si devono considerare le cose dal punto di vista di questi nativi; ma azioni malvagie, come vengono cammesse sempre più spesso nei paesi di cultura, come vengono chiamati i bianchi, lì non esistono.

31. Già subito dall’inizio, i suoi neri avrebbero vegliato di notte senza un comando, cosa che prima non facevano mai. Quando una volta tornai tardi nel mio alloggio, uno di loro mi accompagnò a casa. Quando si chiese perché facessero questo, uno rispose: ‘Non si può sapere se ci sono animali selvaggi, oppure un altro pericolo che noi neri notiamo prima di voi bianchi’. In questo aveva perfettamente ragione.

32. Willmut sarebbe felice se voi, cari genitori, gli faceste una visita. Ernestino vi porterebbe lì in sicurezza, e poi di nuovo a casa. Anch’io posso pilotare un aereo”.

- Fallango è subito d’accordo: “Devi solo fare l’esame. Sì”, rivolgendosi ai genitori, “io ho prestato molta attenzione, se l’è cavata molto bene”.

33. “Cosa? Hai volato senza chiedermelo prima?”

- “Vecchietto, non sgridare!”, dice Juanita.

- “Non lo ha pensato seriamente, i suoi occhi ridevano”, interviene Robert. “Domani farò con lui un giro sulla nostra città. Per tranquillizzarti viene insieme Ernestino”.

- “Voglio venire anch’io”, prova a dire la madre. “Ma ora continua, cos’è successo nell’ultimo anno? Ciò che è successo l’anno prima, ce lo ha raccontato Marita”.

34. “Non tutto, non vi dovevate spaventare. Hai portato le foto, Robert?”

- Robert va a prendere un pacco di foto e mostra quella in cui lui e Marita erano nel recinto all’aperto con gli animali. Wanger aveva consigliato di mostrarle solo dopo che i due figli sono tornati sani e salvi a casa. Un buon consiglio. Ancora adesso, sebbene si vedono entrambi i figli seduti di fronte a loro, i genitori sono sopraffatti dalla paura.

- “Voi avete osato questo?”, chiede la madre rabbrividendo.

35. “Marita è stata la più coraggiosa”, riferisce Ernestino. “Inoltre, non è pericoloso se sono presenti Carol oppure il signor von Wanger. Una volta egli ha curato anche un leone che si era molto ferito. Carol aveva tenuto solo la testa, il leone se lo è lasciato fare”.

- “Gli animali percepiscono esattamente quando qualcuno li vuole aiutare”, completa Robert la storia.

36. In un impeto di orgoglio, il padre dice: “Le foto saranno esposte nella bacheca della fabbrica; tutti le dovranno vedere”.

- “Grandioso!”, dice Marita. “Questo pungerà particolarmente gli occhi di Canncia!”

- “Non dobbiamo dimenticare l’insegnamento di Willmut: non si deve augurare nulla di male a un nemico”.

- “Ti accorgerai…”, si giustifica la sorella, “…quanto è diventato antipatico. Penso solo che guadagni più rispetto. Mi tratta come un’apprendista quando lo incontro da sola. E questo mi irrita”.

37. Robert invece dice: “Quando uno si accorge che sei irritato, ha il trionfo che danneggia la sua anima. Ma ci si libera da sé. L’ho imparato ascoltando Willmut. Naturalmente, non sono capace di farlo bene come lo fa lui. Mi ha insegnato a ‘guardare’, soprattutto a causa di Canncia, che lui ha saputo classificare subito. Ebbene, aspettiamo e vedremo.

38. C’è ancora qualcosa da dire su Vilpart. Dopo essere stato dimesso dal lazzaretto, mi rivelò da dove aveva appreso tutte le sua capacità. Confessò di aver imparato molto presso il mastro, ma di aver fatto solo il finto tondo. ‘Tu sai’ egli disse ‘quanto odio il lavoro. Nella prigione, quando stavo meglio grazie all’aiuto del signor Wanger, mi feci portare dei libri e continuai a studiare. Il direttore ha sostenuto i miei sforzi’.

39. Quando glielo raccontai a Willmut, egli disse: ‘Lo sapevo. Naturalmente, con la visione, che è un dono di Dio e non un merito proprio, non si ha bisogno di conoscere precisamente la faccenda, cosa che di solito non è nemmeno umanamente possibile. Tuttavia, …si può riconoscere di cosa si tratta e come una persona è predisposta.

40. La libertà di azione non può essere eliminata, ma può essere guidata dalla Luce, poiché gli uomini non hanno una libertà illimitata. La vita e le facoltà umane stanno sempre sotto la mano di DIO! EGLI ci ha creati e, in quanto nostro Creatore, la Sua Volontà meravigliosamente libera sta al di sopra di tutte le cose viventi delle Sue creature-figli, nella Luce, dappertutto e nella materia’.

41. Ora sapevo quanto meravigliosa era la conduzione che proprio noi potevamo conoscere. Una volta abbiamo anche avuto quasi una disavventura. Willmut, Bertram, Carol, Vilpart, io e altri due neri, andammo a visitare una tribù vicina. Bertram aggrottò la fronte, ma non disse nulla, non voleva rovinarmi la gioia. Ciò nonostante imparai che un certo paganesimo non è da disprezzare.

42. I guerrieri di questa tribù, una volta ci avevano già assaliti. Da noi c’erano troppe cose che avevano risvegliato la loro cupidigia. Ebbene, grazie alla nostra vigilanza, avevano dovuto abbandonare il campo. Il loro capo tribù era stato ferito e Willmut lo aveva curato. Poi ci fu pace tra noi. Per rafforzare il legame per il futuro, nel caso in cui un altro medico avesse dovuto prendere su di sé l’insediamento, Willmut voleva visitare proprio questa tribù. Che il viaggio non sarebbe stato ‘senza’ incidenti, lui lo aveva previsto come anche Bertram. In questo modo si confermava che una visione può estendersi fin nei minimi particolari.

43. Il viaggio di andata è stato molto bello, attraverso una meravigliosa flora selvatica. Durante il tragitto, Willmut ci distribuì delle pillole che dovevamo prendere prima che ricevessimo una bevanda. Ma sul perché non si espresse. Egli era anche molto serio.

44. Venne offerto un buon arrosto fatto allo spiedo. Poi arrivò il punto culminante. Nei corni, esteriormente ben decorati, ci venne offerta ‘la bevanda della pace’. A un segno segreto di Willmut ognuno di noi prese la pillola con il primo sorso. Nessuno di noi svuotò il corno, cosa che lì è usanza, se l’ospitante non deve essere offeso, il che spesso ha per conseguenza un assassinio.

45. Bertram tirò fuori una cosa. Due ossa incrociate, da cui pendevano due piccole pietre. Questo è considerato sia come amuleto come anche un segno di riconciliazione che si offre reciprocamente, oppure viene accettato. E Carol all’improvviso aveva in mano la mia piccola pistola giocattolo. Willmut e gli altri mostrarono le loro armi. Solo io e Vilpart non ne avevamo, noi eravamo completamente inconsapevoli.

46. Bertram si alzò solenne e parlò con una voce sepolcrale: ‘Tu, capo tribù, quando hai ricevuto il beneficio del nostro medico, di accogliere te e i tuoi malati, anche se ci avete assaliti senza alcun diritto, cosa avevi giurato? Cosa mi avevi dato come segno, per mantenere il tuo giuramento?’. Dicendo questo, alzò in alto le ossa incrociate, davanti alle quali tutti i nemici si spaventarono visibilmente.

47. ‘Tu hai aspettato’, disse Bertram, ‘di vendicarti a causa della tua sconfitta. Perfino i nostri segni più alti della riconciliazione ti hanno impedito di inviarci un messaggero per visitarvi in pace. Ora siamo venuti qui pacificamete, poiché le armi erano per il percorso e non per voi. Per questo siamo in pochi. I nostri amici bianchi’, intendeva me e Vilpart, ‘non si rendono conto di quali nemici siete, per rompere la pace!

48. Sappi: il tuo attentato col veleno, per espugnare il nostro villaggio, con il quale non sapreste comunque cosa fare, se non distruggere tutto, è fallito! Il nostro medico, che senza tali segni’, egli li sollevò di nuovo, ‘ha visto in anticipo solo dal suo Dio, con il Quale lui, spesso, ha potuto frequentare, ciò che stavate tramando contro di noi, Egli ci ha dato una medicina che ha distrutto il tuo maligno veleno. Il fatto che abbiamo bevuto poco, contrariamente a ogni comportamento pacifico, ti doveva indicare che il nostro medico ti ha penetrato con lo sguardo, anch’io, ancor prima di iniziare il viaggio per venire qui.

49. Ho portato con me il tuo segno per tenertelo davanti. Ma c’è di più: abbiamo avuto visita dalla guarnigione bianca, e questa è composta da molti uomini. Ci hanno seguito. I soldati hanno circondato il vostro villaggio, e solo un minimo cenno che tu oserai intraprendere contro di noi, ti costerà la vita a te e a tutta la tua gente!’

50. Una compagnia di soldati avanzava già con i fucili pronti a sparare. Willmut aveva concordato con il colonnello di sparare solo se assolutamente necessario, per evitare un bagno di sangue e per domare la tribù non pacifica. Questo era riuscito. Di nuovo una dimostrazione di quanto Willmut sia collegato con l’Eterna Luce di Dio.

51. Lui prese l’amuleto nel quale la maggior parte dei neri crede, lo tenne in alto in forma della Croce di Cristo e disse: ‘Capo tribù, giura con questo segno di mantenere finalmente la pace! Hai ancora una volta sperimentato che io so tutto in anticipo. Ricorda ancora: può succedere che vi ammaliate tutti. Chi vi aiuterà allora, se non io nel mio ospedale?’

52. Il colonnello dei soldati rincarò la dose: ‘Se osate ancora una volta di assalire il villaggio che sta sotto la nostra protezione, allora sarà finita per voi!’. Willmut non poteva sostenere il contrario, perché avevamo bisogno dell’aiuto dei soldati, quello esteriore. Perché Dio manda anche questo. Ho vissuto troppo spesso esperienze simili.

53. La compagnia ci accompagnò a casa. Bertram mi ammiccò: ‘Sta attento, succederà qualcosa!’. – Io pensai a una ulteriore protezione, ma le cose andarono diversamente. A tavola il colonnello disse: ‘Signor von Wanger, lei è conosciuto in lungo e in largo come un medico stimato. Ciò che finora non ho mai creduto, in questo giorno mi è divenuto consapevole. Lei è un Cesare della pace che potrebbe guidare un impero. Mi si potrebbe deridere, non m’importa, mi sembra che lei – ebbene sì – sulla sua fede e su quella del suo Bertram, nella guarnigione hanno deriso. Adesso mi è stata data una lezione. Ci sono veramente cose che non si possono portare a nessun denominatore materiale.

54. Io avrei cancellato volentieri questa tribù, che spesso ci ha causato dei fastidi, se lei prima non mi avesse inculcato che, con l’indulgenza, si può ottenere molto di più che con polvere e piombo! Allora alla salute,… questa tribù oggi sarebbe stata annientata, tanto più che avevo il permesso dal governo di questo luogo. Questi soggetti sono astuti, e quindi un costante pericolo. Io ...’

55. Willmut interruppe il colonnello: ‘Mi perdoni, se io ...’

-‘D’accordo’, disse il colonnello.

- E Willmut: ‘…non si ribelleranno più; il riferimento alla malattia li ha spaventati. Non lo faccio mai volentieri. Non si migliora la gente con le minacce! A volte è necessario se lo si vuole nel senso buono. Se lo si fa nel senso cattivo, allora si suscita resistenza e rancore, il che causerebbe più danni di quanto valga la faccenda in valore assoluto. Io qui intendo il valore etico.

56. Lei, signor colonnello, ha visto adesso come si deve agire con fede, con l’amore per gli uomini. Con questo, poi, si può conquistare un impero, …quello dell’anima! Tra la sua gente c’è chi congiunge le mani di nascosto, solo che non deve farsene accorgere. Perlomeno è una fortuna che non è vietato l’andare in chiesa. Quelli che lo fanno, troppo spesso vengono presi in giro.

57. Lei può scacciare questo male. In fin dei conti ogni uomo può andarsi a prendere il ‘Pane della vita’: la Parola di Dio, la fede con la quale si potrebbe raggiungere e anche conservare una pace che salverebbe l’intera umanità che sta nel caos più assoluto. In una certa misura, anche se su scala minore, la salvezza va in cerca dei veri credenti. Ma per l’intera umanità?’

58. Il colonnello interruppe: ‘Lei ha ragione, Cesare della pace’, ed io (Robert) mi sono meravigliato di come uno possa cambiare in così breve tempo, in aggiunta, anche tra i soldati. ‘Le malefatte sono più diffuse che la peste nel medioevo. Quando un malfattore è messo dietro le sbarre, se ne levano già altri dieci. Ora credo che solo la religione possa ancora salvare l’umanità. Certo, …mi perdoni la franchezza, signor von Wanger, dato che lei stesso è sacerdote: cosa ci offrono le chiese?

59. Io ho riflettuto su molte cose e non sono giunto a nessun risultato, perché ci sono troppe contraddizioni. Ne prendo una soltanto: si predica un Dio dell’Amore che promette l’eterna beatitudine a colui che crede in Lui e ama i suoi nemici. Mi riallaccio ai nemici. Malfattori e rinnegatori di Dio sono certamente nemici di Dio; e di questi, la Chiesa insegna che Dio li condanna per l’eternità.

60. Dov’è allora il Suo Amore per i nemici? Lo si chiama ‘il Misericordioso’, e allo stesso tempo ‘lo spietato’. Questo mi ha reso la religione, una pianta umana che i potenti del mondo nei secoli precedenti hanno usato per avere completamente nelle loro mani i poveri e quelli schiavizzati dal loro dominio del mondo.

61. Ora ci si è svegliati. Gli errori si sarebbero potuti fermare se la Chiesa avesse avuto il coraggio per questo, dal momento che si è seguito zoppicando i vecchi responsabili degli errori. Gli odierni non sono responsabili di ciò che i primi, dalla loro spietatezza, trasformarono in dogma solidificato come ‘santo mezzo per lo scopo’. Nondimeno, agli odierni è da mettere in conto l’attenersi saldamente a ciò che è diventato insostenibile, e a quelle contraddizioni introdotte nella Bibbia, nella Parola di Dio, di cui credo che DIO non conosca nessun dogma.

62. Naturalmente è difficile eliminare l’intero dogma, lo si dovrebbe solo purificare, rimuovere i rami secchi e la proliferazione. Questo sarebbe possibile. Oppure no? Non sono versato, per dare un consiglio alla Chiesa’. Nello stesso tempo, il colonnello sorrideva tra sé e sé.

63. Willmut gli strinse la mano: ‘Io stesso, un sacerdote, non posso dare altrettanto un consiglio. Questo non significa che anch’io non l’abbia fatto. Ma poiché io stesso sono solo un piccolo, non si valutano la mie considerazioni. Tuttavia stanno già lavorando per purificare la Chiesa. Sta procedendo solo lentamente e ciò deve essere tenuto in conto alle sue guide.

64. Credenti e non credenti, con un improvviso grande rinnovamento che dovrebbe estirpare molte vecchie tesi, direbbero: ecco, guardate, la Chiesa che ha preteso per sé l’infallibilità per secoli, che ha graziato e condannato, adesso deve ammettere il suo errore! Non si deve più credere in nulla! Chi ci deve portare la verità?

65. Questo argomento farebbe crollare molte autentiche credenze. Solamente la Verità di Dio rimarrebbe intatta! Chiunque non è solo un frequentatore di chiese, accoglierebbe e sosterrebbe un rinnovamento della religione. Oso perfino sostenere: proprio per questo si risveglierebbe la nostra o qualsiasi altra comunità cristiana nel mondo. Dio benedirebbe questa particolarmente, affinché l’intera umanità potesse risorgere da tutti i suoi mali.

66. Si può arrivare a questo? Io non ci credo’. Il colonnello era direttamente rattristato.

- ‘Neanch’io credo in qualcosa che si possa definire di vasta portata, ma cosa sappiamo noi delle vie di Dio?’ Willmut gli diede ragione. ‘Cosa supponiamo della Sua Magnificenza che si rivela sempre in modo diverso di quanto noi piccoli uomini ci aspettiamo o desideriamo? Come Salvatore, Egli ci rivelò: «Il mondo passa!», intendendo con ciò, allo stesso modo, la Terra come l’umanità e la materia.

67. La materia è un prodotto temporaneo per estirpare l’intera caduta. Nota: questa, non i malfattori! Dio ha offerto in sacrificio il Suo Golgota a causa dei malfattori. Può mai un sacrificio di Dio essere privo di una nobile conseguenza? Egli lo mise in evidenza: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico», e chiamò a Casa le pecore di entrambi gli ovili!

68. Cosa vale la portentosa Magnificenza di Dio per questo piccolo mondo, anche se esso è il centro portatore della redenzione? Cosa sono per Lui i nostri tempi? Egli può creare ciò che vuole! Deve forse fare ciò che noi troviamo per buono? Noi, che siamo attaccati alla materia, siamo capaci di riconoscere il Buono divino e di agire di conseguenza? Non lo siamo! Non in quella misura in cui il predicato è la Bontà d’animo!

69. Tuttavia, si può servire il bene nella misura in cui si lascia agire lo spirito ricevuto da DIO: la ragione, la voce della coscienza e l’Eterna Luce! Se si mette la ragione nel primo piano del pensiero, se non si uccide la voce della coscienza, allora ognuno può essere un’isola di salvezza, alla quale giungono i naufraghi della materia, con la fervida Misericordia di Dio’.

70. A questo punto il colonnello si alzò all’improvviso e parlò profondamente commosso: ‘Signor von Wanger, lei è una tale isola di salvezza, ed io, …io, oggi ho potuto approdare su di essa!’. Dopo uscì velocemente, radunò la compagnia e se ne andò senza voltarsi. Certamente cercava solo di nascondere le sue lacrime.

71. Anche noi ce ne andammo in silenzio. Vilpart mi confessò ancora: ‘Ora lo so anch’io: ho potuto nuotare fino all’isola della salvezza, anche se le onde della mia povera anima volevano trascinarmi nel loro abisso. Ho rischiato di annegare. E ora…’. Come il nostro colonnello, anche lui uscì velocemente. Questo fu un giorno sotto

L’ETERNA LUCE di DIO!”

72. Robert rimane in silenzio per un po’. Tutti sono commossi, come se l’avessero vissuto anche loro.

- Marita dice: “Io avrei baciato il colonnello”.

- “Anche come mia fidanzata?”, chiede Ernestino.

- “Sarebbe stato un bacio onorevole, oppure, …naturalmente, avrei preferito baciare zio Willmut”.

- Il padre guarda il suo orologio. “Hm, è quasi mezzanotte. Tu sei stanco, Robert?”

- “Sto bene. Se domani posso saltare il mio lavoro, allora racconterò ancora cosa ebbe come conseguenza quel giorno”.

- “Chi è d’accordo?”. Beocana guarda sua moglie che siede in poltrona, come se si fosse svegliata dopo una bella dormita.

- Lei gli fa un cenno col capo: “Io continuo ad ascoltare”.

73. Robert accarezza le sue mani e racconta: “Dopo due settimane arrivò il messaggio: Willmut, Vilpart, Bertram, io e chi voleva venire, era invitato dal colonnello, pregò che fosse una domenica. Questa fu una gioia! Tutti i neri avrebbero voluto venire con noi. Willmut scelse Bertram, Carol, due infermiere e un assistente medico, che si era dedicato alla fede, di rimanere perché il lazzaretto e il villaggio non potevano essere lasciati soli. Ognuno lo comprese e non ci fu alcuna invidia in coloro che dovettero rimanere a casa.

74. ‘Non vogliamo che il nostro colonnello subisca un’invasione’, disse Willmut.

- Era prevista la seconda domenica successiva. I messaggeri proseguirono furtivi sogghignando, il che veramente mi diede da pensare. Ebbene, ci fu anche una sorpresa che avrebbe quasi abbattuto perfino un Willmut.

75. Venne la domenica. Ci avviammo molto presto, era ancora notte. Con le jeep avevamo un viaggio di due ore, perché fino alla guarnigione esisteva una strada abbastanza buona. Si dovrebbe chiamarla ‘via’. Comunque, si lasciava percorrere facilmente. Siamo arrivati proprio quando una sveglia dava l’allarme ai soldati. Il colonnello ci diede il benvenuto molto amichevolmente, e anche gli ufficiali, che ancora non ci conoscevano, furono molto amichevoli. La mensa era stata preparata a festa.

76. ‘Lei è stupefatto, caro dottore, esclamò il colonnello, e ordinò di portare il cibo in tavola. Devo dire che la colazione era già perfetta. Questa fu la prima sorpresa, poi ne seguì una seconda e ancora una terza. Sì, eravamo tutti meravigliati, anche Willmut. Davanti alla caserma si era schierata l’intera compagnia in alta uniforme.

77. Willmut dovette passare in rassegna la truppa. Verso le dieci – ora locale – i soldati marciarono a file serrate nella chiesa. Essa era magnificamente arredata. Sebbene fosse di proprietà cattolica, gli evangelici potevano tenervi le loro funzioni religiose. Essi sono una minoranza e non si possono costruire una propria chiesa, io trovai questo fantastico.

78. Giunsero i sacerdoti di entrambe le confessioni, c’era anche il vescovo che ci salutò cordialmente, soprattutto Willmut, e disse: ‘Il signor colonnello mi ha pregato, stimato signor von Wanger, che lei tenga oggi una funzione religiosa per i soldati. Ci sono anche abbastanza civili. La chiesa è stracolma. Mi permette che io possa celebrare accanto al suo (del colonnello) pastore? E lei, signor von Wanger, terrà poi la predica’.

79. Willmut rifiutò: ‘Senza alcuna preparazione, Eminenza? Io sono solo missionario e...’. Allora intervenne il colonnello: ‘Lei dimostrerà ciò che è capace di fare! Uno che mi ha trasformato in un giorno, non ha bisogno di nessuna preparazione. Inoltre… una parte della mia truppa ha seguito volentieri l’ordine di andare in chiesa, l’altra parte deve essere interpellata solo oggi. Questo – ebbene – vedremo’.

80. A questo punto, Willmut si trasformò, tanto che il vescovo rimase sorpreso. Era come uno splendore che aleggiava intorno a lui, e Bertram mi fece un cenno col capo in segno di conferma. Poi tutte le campane cominciarono a suonare e alcuni ritardatari si precipitarono in chiesa nel vero senso della parola. Davanti alla navata erano stati riservati i posti per noi, mentre Willmut entrò in sagrestia con i due sacerdoti che dovevano celebrare con lui. C’era un buon organo e l’organista conosceva il suo mestiere.

81. Nonostante la grande folla, c’era silenzio, come se dovesse accadere qualcosa di meraviglioso. Molti guardavano davanti a sé, alcuni congiungevano le mani, altri guardavano avanti in silenzio, quando il vescovo e il pastore, con Willmut nel mezzo, al quale avevano prestato dei paramenti sacerdotali, andarono davanti all’altare. La cerimonia, altrimenti rigorosamente cattolica, era stata modificata nel meglior modo possibile dal vescovo, in modo che ogni parte della fede poteva avere il suo alimento. Poi è arrivata la predica!

82. È impossibile ripeterla! Il testo biblico che si adattava alla preghiera del sacerdote e del medico, fu questo:

«Venite tutti a me, voi che siete stanchi e aggravati, Io vi voglio ristorare!»

Una consacrazione che toccò tutti i cuori; il linguaggio, quel tono pieno, morbido e serio, fu una presa nel più profondo di tutte le anime.

83. Il vescovo guardava al pulpito sul quale stava Willmut, un profeta dal tempo lungamente passato. Qui e là si sentiva un singhiozzare di alcune donne, uno schiarirsi della gola di alcuni uomini duri; e i sacerdoti che erano radunati, guardavano pieni di stupore ‘quell’uomo’ che teneva la sua predica con la voce di Dio. ‘Oh, non è stata affatto una predica’, disse il vescovo dopo la funzione, il quale si occpò della conclusione della celebrazione. Le sue parole furono:

84. ‘Oggi da noi è venuto DIO, e Lui stesso ha parlato! Anche se è stato tramite la bocca di un uomo che ci ha annunciato la più bella di tutte le parole del Salvatore. DIO ha operato attraverso di lui; DIO ha mostrato che è sempre con noi uomini e si rivela realmente. Vogliamo ringraziare Dio, l’Altissimo, per questo’.

85. Diventò una preghiera che si levò spontaneamente dal cuore dei sacerdoti su di noi verso il Trono di Dio. – C’é poco di ciò che riesco a dire di questo. Lo si doveva sperimentare da sé, e non dimenticherò mai il giorno in cui ho potuto ascoltare le parole di Dio pronunciate da Willmut.

86. Nella sagrestia – cosa che il vescovo ha fatto sicuramente per la prima volta – Willmut fu abbracciato e disse letteralmente: ‘È stato un segno del Cielo, è stata l’Eterna Luce che oggi ci ha inondato. Quanto sono felice per il fatto che qui ci sia una chiesa. Intendo certamente la casa, ma più che altro la casa interiore. Mi sembra come se il nostro Signore Iddio avesse oggi consacrato Lui stesso la mia chiesa che devo presiedere.

87. È costata una grande lotta quando mi è stato proposto che gli evangelisti avevano bisogno di un luogo per il loro culto religioso. Alla fine è stato permesso di aprire la mia chiesa. Quella volta lo feci come segno che noi cattolici eravamo tolleranti. Oggi sono convinto che questa era la conduzione di Dio, e verrò più spesso, quando i fratelli di altra fede terranno il loro servizio’.

88. ‘Lo voglio anch’io, reverendo, se lei lo permette’, disse il nostro predicatore. – Una tale meravigliosa armonia tra due parti della chiesa, che si riuniscono tanto difficilmente, rimane certamente una rarità. Ma proprio questo emana il più grande raggio di Luce, e Willmut più tardi disse di credere che si arriverà ancora a una unificazione, almeno, a quella tolleranza che ognuno ‘creda nella buona fede dell’altro’. Detto così letteralmente.

89. Ho ancora dell’altro sulla nostra permanenza. Tutti coloro che avevano assistito al servizio religioso ci aspettavano davanti alla chiesa, aspettavano Willmut. Quando arrivò, molti s’inginocchiarono, ed è stato come se venissero benedetti di nuovo. Il vescovo non alzò le mani, come lo richiede il rituale. Wilmut non lo fa mai, poiché questa sarebbe ‘Faccenda di Dio’ e non richiede nessun gesto umano.

90. Quando arrivammo sul piazzale della caserma, i soldati stavano di nuovo schierati. Un segno, e potevano andare. A questo punto, almeno la metà di loro venne a chiedere a Willmut una parola. Nessuna meraviglia, per ciascuno egli trovò una parola. Più tardi abbiamo saputo che sempre più soldati andarono in chiesa la domenica. Alla tavola di mezzogiorno si discuteva animatamente. Alla partenza, il vescovo disse ancora: ‘Signor von Wanger, la ringrazio molto! Solo il poco sia manifestato, ma sta profondamente nel mio petto. Se mai dovessi ammalarmi, allora mi si dovrà portare da lei’. Questo fu espresso molto seriamente.

91. Quando volevamo salire sulle jeep, queste erano stracolme di regali. Così i soldati ci portarono a casa, dietro di noi i rimorchi stracolmi. Il giorno dopo ci fu un’altra gioia speciale, poiché ognuno ricevette un regalo. Sì, si deve sperimentare una cosa così, solo allora ci si potrà render conto di cosa significa il nostro cammino nel mondo”.

92. “È tardi, andiamo a riposare”, esorta la madre.

- “Io accompagno a casa la signorina Kingtown”, si offre Robert.

- “Lei è stanco”, ribatte la fanciulla. Avrebbe volentieri accettato, lei lo ama da quando fu toccata segretamente da Wanger. Oggi lui le ha dato talmente tanto, che durante il racconto, lei ha riflettuto il suo cammino di vita, quanto avrebbe da imparare diversamente, anche per…

93. Robert interrompe il pensiero. “Non sono stanco. Posso avere la tua macchina, papa? La mia...”

- “Puoi; la tua è in ordine, l’ho fatta sistemare”.

- “Grazie, oggi prenderò la tua”.

- La separazione dalla fanciulla è molto affettuosa, e Marita dice: “Lei è come una cara sorella, possiamo esserlo in futuro?”

- “Oh!”. Esce dalla bocca di Irina un po’ tentennante, perché lei non fa parte della famiglia. ‘Non ancora’, è come una voce sommessa. Oppure è stato solo un suo desiderio?

94. Sulla via di casa i due giovani sono in silenzio. Quando si salutano, Robert le bacia la mano. “La posso chiarmare Irina? E …posso farle una domanda?”

- Sempre consapevole del suo rango, la fanciulla ritira la sua mano. “Chieda prima ai suoi genitori, poi…”, e s’infila velocemente in casa.

- Hm, posso farlo, si propone felicemente Robert.

*

95. Il mattino dopo, è un’ora più tardi quando il capo entra in fabbrica con i due figli. Anche Irina è arrivata in ritardo ed aveva ricevuto un rimprovero dal capoufficio, anche se non le è sottoposta. Lei se la prende con calma. Ha ragione il vecchio burbero. Ma lei era così stanca, perché prima di andare a letto erano già le due di notte.

96. “Dov’è il capo?”, chiede Canncia. “Che gestione è adesso questa! Se non tengo gli occhi aperti, allora...”

- “...le fabbriche andrebbero in fallimento! Buongiorno a tutti”. Beocana era venuto non visto ed aveva sentito tutto. “Intendiamoci, signor Canncia: quando il capo è in ritardo per un motivo particolare, dovrebbe chiedere scusa a lei?”

- L’ironia assesta a Canncia un colpo allo stomaco. Giusto! S’inchina profondamente.

97. “Mi scusi, signor Beocana, non mi riferivo a lei. La signorina Kingtown...”

- “...ieri ha portato la posta ed è rimasta con noi. Abbiamo festeggiato il ritorno di mio figlio”.

- “Oh, Junior è tornato? Le mie congratulazioni!”

- “Potrà salutarlo più tardi. Ah, ancora una cosa”, Canncia viene trattenuto mentre cerca di allontanarsi. “La mia segretaria è responsabile solo nei miei confronti, non ha bisogno di un rimprovero da parte di nessuno, come ha saputo farlo lei”.

98. Canncia esce, livido in volto.

- L’apprendista va a zonzo nel corridoio. Canncia lo sgrida: “Non hai gambe? Ragazzo fastidioso!”. Come spesso, vorrebbe punire il giovane. Purtroppo, ha di nuovo sfortuna.

- Appare proprio Robert: “Qui non ci sono capri espiratori, signor Canncia! Oltre a ciò… buongiorno. Come sta? È tutto nell’ordine migliore?”

- Si rivolge al ragazzo. “Ti prendo nel mio reparto, vuoi?”

- Il giovane fa un cenno col capo, imbarazzato.

99. “Quando finirà l’apprendistato?”, chiede Robert al capo ufficio.

- “Il prossimo mese, capo Junior”.

- “Allora va bene”. Ogni reparto dell’ufficio tira un sospiro di sollievo. Junior è qui, allora, che il bisbetico sgridi pure.

- “Master”, dice il giovane. “La ringrazio! Sa, il signor Canncia..”.

- “Perchè dici ‘Master’?”

- “L’ho letto in un libro e ho l’intenzione di chiamarla sempre così”.

- “Allora fallo, speriamo che tu non venga deriso”.

- “Non fa nulla, risponderò con una risata”. – Per un po’ Robert è ‘Master’.

100. Ci si emoziona quando si possono vedere le fotografie scattate nella giungla, il giovane capo tra i leoni e gli elefanti.

- Un veccho mastro dice: “Perdinci, Marita e Junior! Questo fa sorridere il mio vecchio cuore”.

- “Lei avrebbe avuto il coraggio di farlo?”, chiede un meccanico.

- “No, ragazzo mio, non l’avrei avuto! Forse tu?”

- Costui scuote solo la testa.

- Anche Canncia guarda le foto. In segreto ammira i figli di Beocana, ma fa come se niente fosse: “C’è il guardiano e anche il, …il medico”, deglutisce, “…allora non poteva succedere nulla”.

101. Il mastro, che Beocana tiene in gran conto, punzecchia: “Haha, nonostante i guardiani, lei non avrebbe avuto il coraggio di sedersi tra i leoni come se fossero due docili gattini”.

- Canncia si allontana senza dire una parola. È così, quando uno vede i difetti negli altri, ma nulla in se stesso, perde il rispetto e l’amicizia del suo prossimo. Questo possa valere come esempio di come non si dovrebbe mai agire.

*

102. Due giovani coppie si sono ritrovate: Robert e Irina, Marita ed Ernestino. Hanno chiesto di essere uniti in matrimonio lo stesso giorno. Wanger ha telegrafato che sarebbe venuto per unire le due coppie. La richiesta alla chiesa è stata accolta. Le fabbriche di Beocana sono ferme in questo giorno, il personale può festeggiare con loro. Quanta benedizione porta una tale buona azione, lo vedrà in futuro il capo. Ancora più di ciò che accade il giorno dopo.

103. Quattro giovani, felici nella fede, prendendo la comunione dalle mani di Dio, s’inginocchiano davanti all’altare, alla quale il loro migliore amico sta officiando. Sono venuti anche i genitori di Fallango e si rallegrano della felicità del figlio. Per loro c’è un cambiamento. Essi facevano parte dei tiepidi che, in verità non rinnegavano Dio, ma ancora non possiedono una ‘alleanza del cuore’. La predica li tocca potentemente.

104. Il solo rituale viene saggiamente tralasciato da Willmut Wanger. Si sente solo la sua voce. Prima parla in generale, quanto estremamente necessario sarebbe per gli uomini di abbandonarsi alla conduzione di Dio, di prendere tutto ‘dalle mani del buon Padre’, e poi su tutte le vie splenderebbe l’Eterna Luce!

105. “Questo, voi giovani che vi consegnate gli uni agli altri, che volete affrontare la vita, mano nella mano, questo è ciò che potete chiedere a Dio ogni giorno. Non è facile sopportare anche le sofferenze; perché, se la nostra vita fosse pura luce solare, …nessuno imboccherebbe quella via della Luce che conduce al Cuore di Dio Padre!

106. Vi potrà spaventare qualche tempesta, qualche preoccupazione potrà stare al vostro giaciglio. Sappiate che la prova tempra la vostra anima e vi rende più forti nella fede, allora si potrà superare tutto il resto. Come dietro le nuvole più spesse splende comunque il Sole, non diversamente sta ‘l’Eterna Luce’, come Amore paterno di Dio, dietro tutte le avversità del mondo!

107. Questo, giovani sposi, tenetelo stretto, e camminate fino alla fine dei vostri giorni, fedeli e forti, uniti con Dio. EGLI vi conduce per mano, benedice le vostre vie, vi aiuta in ogni momento. Ciò che fate di bene al vostro prossimo e ai poveri, fatelo senza ricompensa, e non pensate come molti credono erroneamente che vi debba capitare solo del bene. Chi esige una ricompensa, l’ha già sprecata in anticipo. Dio prende nel dare e dà nel prendere! Il Suo compiacimento e la Sua Grazia li concede a tutti i figli nel Cielo e nel mondo intero, …nel dare e altrettanto nel prendere!

108. Ricordate: Marita, Ernestino, Irina e Robert che non state percorrendo il cammino solo per voi. Sulle vostre giovani spalle avete molta responsabilità. Alcune migliaia di persone hanno bisogno del vostro aiuto e del vostro amore, e hanno bisogno della vostra guida. Per loro dovete essere sempre e in tutte le cose un buon esempio.

109. Rimanete fedeli anche ai vostri genitori; non lasciateli soli nella loro vecchiaia. Se voi stessi avrete dei figli, ricordate che rimarrete comunque figli. Questo è lo stesso obbligo d’amore tra gli antenati, figli e nipoti. Chi lo fa, a questi il padre suo edificherà sempre una casa, e la benedizione della madre la renderà luminosa. Ora venite! Dovete ricevere la vostra unione davanti all’Altissimo”.

110. S’inginocchiano e il sacerdote infila ad ognuno un anello al dito, sollevandoli prima alla sua fronte. Questo è così meraviglioso, è di nuovo come se fosse un sublime alitare. Marita e Irina piangono in silenzio. Questa – oh – è una consacrazione, così deliziosa e così bella; sì, solo il ‘loro’ Willmut può agire così.

111. Dopo, in un breve discorso, dà alcune indicazioni, non solo per i novelli sposi. Egli mette in evidenza la gioia e la serietà della vita, l’inizio di un matrimonio, per compiere insieme, direzione e percorso, fino al raggiungimento dell’alta meta della fede. Questo rende vere le sue parole, penetrano nel più profondo della loro anima e non dimenticheranno mai la benedizione più ricca che è venuta su di loro. Il personale si è radunato al completo, e due veterani mastri conducono entrambe le coppie alle vetture riccamente addobbate.

*

112. Gli ospiti si recano alla ‘Conchiglia del mare’. Quando Willmut arriva, Marita lo bacia su entrambe le guance, il che è più di una parola di ringraziamento.

- Irina chiede timidamente: “Posso anch’io?”

- “Certamente, dolce fanciulla”, assentisce Wanger.

- Viene abbracciato dagli sposi, anche Juanita lo bacia e ognuno gli stringe la mano, mentre Wanger pondera: ‘Padre mio, il fatto che mi hai aiutato a mostrare ai giovani un buon cammino, e che anche altri hanno trovato una conversione, Te ne devo ringraziare ancora specialmente’. Il linguaggio della sua anima è senza parole.

113. Con i più intimi, Pedro e Juliane, con le lacrime agli occhi, ringraziano del tutto particolarmente di cuore. Il Ministro, per nascondere l’emozione, dice: “Vorrei ringraziarti come Pluto, che barrisce affinché si svegli tutto il mondo per la ‘Luce’ che tu, fedele di Dio, hai acceso per tutti noi! Per quanto tempo rimarrai? Vieni con noi!”

114. “No, dopodomani devo ripartire. L’anno prossimo avrò le vacanze”.

- “Peccato! Io…ebbene sì, almeno tre dei miei uomini sono giunti, per così dire, al ‘diletto’. Non ridere, grande medico e sacerdote! Si sono convertiti e ora ti aspettano. Purtroppo, solo tre e non tiene una chiesa piena”, dice molto addolorato.

115. Willmut lo prende sotto braccio. “Amico, se fosse solo uno, questo sarebbe più importante di un’intero mondo! Ogni anima somiglia per sé a un mondo, a una luce nella grande Magnificenza di Dio. EGLI ha benedetto il tuo operare. È ancora pura curiosità con i tre di vedermi; quindi è bene se aspettano ancora un annetto. Questo servirà per il consolidamento. Ma non c’è bisogno di dirlo a loro”.

- “Sarebbe veramente bello. Ebbene, io penso di poterli aiutare ulteriormente”.

- “Questo ti riuscirà sicuramente!”

116. È una festa splendida. Si è tutto orecchi quando Wanger parla della giungla. Alla fine il festeggiamento non si prolunga; Beocana ringrazia: “…per la tua meravigliosa celebrazione in chiesa, per essere venuto, per tutto, per come mi hai aiutato in tutto. Voglia Dio conservarti a lungo per la benedizione per il tuo luogo d’azione, per noi per benedizione, e che tu possa ritornare da noi”.

117. Il missionario si alza in piedi. “Cari novelli sposi, amici, ospiti, anch’io vi ringrazio per la vostra benevolenza che mi è stata portata da tutte le parti. Io ritorno dai miei protetti con un cuore ricco. Chiamerò ‘gioia della Luce’ il fatto che quattro giovani percorrano il loro cammino, fedeli a Dio, fedeli a se stessi. Se uno è fedele a se stesso, può essere fedele in tutte le cose. Quale buon pane della vita essi hanno guadagnato!

118. Ma anche noi più vecchi dovremmo crescere ogni giorno nella fede, e siate certi: chi lo fa, è un servitore del mondo intero! Non c’è bisogno di vederlo, raramente pende alla grande campana della coscienza; ma è lì, …benedetto da DIO, il Quale sa al meglio come, quando e dove lo rivelerà come benedizione.

119. Alcuni pensano che una cosa abbia valore solo se avviene pubblicamente. Qualche volta è così! Ma come un seme nascosto e coperto si muove e germoglia, così avviene per la maggior parte delle nostre azioni sotto la mano benedicente di Dio. E come il seme a suo tempo sfonda il terreno e diventa visibile, così e non diversamente è ogni pensiero di Luce, ogni parola segreta, ogni azione coperta.

120. Quanto più si va dall’esteriore all’interiore, tanto più viene rivelato il nascosto. Queste sono le opere meravigliose di Dio nell’intero Universo. Noi sappiamo solo troppo poco della produzione del Creatore; ignoriamo ancora troppo, e a noi l’eccellenza della Luce va in parte perduta. Noi, che abbiamo potuto riconoscere Dio, vogliamo alla fine innalzarci in questo giorno di nozze riccamente benedetto per la gioia delle nostre giovani coppie, augurando loro ancora una volta ogni bene che il Signore Iddio possa dar loro.

121. A voi, giovani coppie…”, Wanger prende le quattro mani nelle sue, “…auguro di cuore ‘l’Eterna Luce’ di Dio, che vi illumini, che mantenga il vostro fare e lasciare, sempre sotto la Sorgente della Grazia di Dio”.

- Tutti si sono alzati, e anche se gli auguri sono già stati fatti, …in genere come d’abitudine, adesso tutti trovano ancora una parola amorevole, illuminata da quella ricca di un sacerdote che è completamente unito con il Signore.

 

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Cap. 20

In fabbrica, un esperimento va a buon fine

Dal Prefetto, un criminale viene messo alla prova

1. Sono seduti a tavola per la prima colazione.

- “Di nuovo in ritardo?”, dice il padrone di casa di malumore. “Canncia mi sgriderà”.

- “Non ci tocca”, ride Robert, e indica sua sorella, sua moglie e il cognato. “Noi ce ne andiamo, meglio nella foresta. Tu lo permetteresti, caro Willmut?”

2. “Andate nella mia patria tedesco-baltica e nei fiordi della Norvegia. Quando vi sarete raffreddati abbastanza…”, li prende allegramente in giro, “…allora tornate verso sud”.

- “Al ritorno fermatevi ancora da me e da Juliane”, dice il Ministro.

- “Speriamo che i nostri quattro ritornino anche, altrimenti le fabbriche non prospereranno”, aggiunge Beocana.

3. “Oggi vado di nuovo a far visita al signor Mestosani (il Prefetto). Vieni con me, Willmut?”, chiede Cruzziano.

- “Oh, come carrista tiratore?”, scherza Marita.

- La mamma la sgrida: “Come signora, dovresti comportarti meglio”.

- “Ah, che barba! Si deve dunque diventar subito diversi il giorno del matrimonio?”

- “Se no, non mi avresti preso?”, dice Ernestino coinvolto.

- Marita risponde al suo tono stuzzicante: “Certo che no!”

4. “Si può essere felici e allegri”, dice il medico in modo rassicurante. “Noi anziani siamo in generale già sereni, ma anche noi possiamo concederci un’allegra disposizione”.

- “Questo lo hai fatto con Pluto”, osserva Pedro. “Dopo il primo incontro con il piccolo animaletto mi hai deriso per bene”.

- “Ho deriso solo perché non potevo immaginare che un signor Ministro molto intelligente visitasse la giungla senza rendersi conto di nulla”.

5. “Beh, adesso è arrivato il momento”. Il padrone di casa si alza da tavola. “Come va, Irina? Oggi scriverai le mie lettere?”

- Lei in tutta serietà risponde: “Certamente, domani possiamo metterci in viaggio”.

- “Sciocchina”, il padre le accarezza le guance. “Veramente mi mancherai, sei sempre stata ben disposta verso di me, vecchio brontolone”.

6. “Prendete la signora Dabbati…”, consiglia Irina, “…lei è molto intelligente ed ha già eliminato tacitamente gli errori di Canncia. Lui non l’ha mai ringraziata”.

- “Ah, è così? Questa mi è nuova”. A questo punto il piccolo allunga la sua testolina ricciuta attraverso la porta. “Padre Willmut, devo andar via anch’io con te?”

- “Perché?”.

- Il ragazzino aggrotta il viso in modo che tutti ridono. “Perché gli zii e le zie partono, e allora…”

7. “Rimarrai solo con noi!”. Juanita tira a sé il bambino.

- Come splendono quegli occhietti neri, mette il suo volto nel grembo di Juanita e promette di essere molto bravo.

- Wanger sorride. “Nel prossimo anno ti porterò di nuovo con me, altrimenti i tuoi genitori piangeranno”.

- “Di già?”, chiede serio il ragazzino.

- “No, adesso non ancora, ma il prossimo anno sì”.

- “Allora verrò con te!”

*

8. Anche il personale domestico sta alla porta, quando gli sposi salgono sulle auto. Philipp corre dietro di loro, finché un servitore deve correre per riportarlo indietro.

- “Ora se ne sono andati”. La mamma si asciuga gli occhi. Una separazione. Che possano ritornare sani e salvi.

9. Wanger in mattinata si reca dalla sua vecchia oste, la signora Cottassa, la quale non riesce ad esprimere a sufficienza la sua gioia. “Rimarrà qui?”, chiede con fare indaffarato.

- “Non adesso; nel prossimo anno avrò le vacanze e allora verrò a trovarla spesso”.

- Quando lui se ne va, lei mormora: ‘Che uomo nobile! È grazie a lui che i Mescaru ritornano, e anche, che Vilpart è diventato un bravo ragazzo’. Il medico le aveva raccontato di lui.

10. Il signor Beocana viene salutato con rispetto da tutte le parti.

- “Questo sì che è stato un matrimonio”, si entusiasma un principiante macchinista “Ringrazio che ho potuto esserci anch’io”.

- “Non lo pensava perché era un principiante?”

- Prima di raggiungere il suo ufficio, viene fermato continuamente. Canncia si annuncia con un fitto pacco di pratiche. Questa volta ringrazia anche lui con autentica gioia.

11. “E adesso, signor Beocana? La signorina Kingtown fa sciopero! Chi vuol far venire dalla nostra cerchia di signore?”

- “Ben detto!”. Il capo dimentica cosa dovrebbe decidere con Canncia. “Delegherò la signora Dabbati. Mia nuora mi ha suggerito questa donna. Cosa ne pensa Lei?”

- Hm, Canncia non parla bene di lei, gli ha sempre presentato opposizione e… ma no, quelli non erano errori che io… che lei… Deve superare se stesso.

12. “Lei sarà la migliore, è in azienda da otto anni ed ha acquisito molta conoscenza. Devo chiamarla subito?”

- “Sì”. Nel momento in cui Canncia chiama la signora Dabbati in dattilografia, cerca di ficcarle in testa delle disposizioni su come si dovrebbe comportare da segretaria, e questo già rasenta del ridicolo. Tutte le ragazze abbassano a fondo la testa sul lavoro, per non cominciare a ridere. Quando il ‘potente’ è andato via con la signora Dabbati, scoppia il finimondo.

13. “Non glielo nego, lei ha appianato molto”, dice una bionda. “Chi ci aiuterà adesso, quando il bufalo sbufferà?”

- “Chi prenderà il posto della signora Dabbati, dovrà prendere su di sé il suo coraggio”.

- “Lo faccio io”, dice la bionda gettandosi le braccia al petto.

- Una giovane ragazza dichiara: “Il matrimonio è stato formidabile, tutti noi siamo stati invitati!”.

- “Al nostro capo, un triplice ‘evviva’!”

- Tutte si alzano in piedi ed esclamano nel momento in cui rientra il capoufficio:

14. “Signore, cosa sta succedendo qui?”

- La bionda ride: “Abbiamo dato un ‘evviva’ al nostro capo per l’invito al matrimonio. Il minuto che c’è voluto per questo lo recupereremo questa sera”. L’espressione agrodolce di Canncia desta allegria.

- Il capo e la signora Dabbati che volevano entrare, si fermano davanti alla porta. “Quella con il becco buono, è in ordine?”, chiede lui alla sua nuova segretaria.

15. “Sì, e tutte sono molto diligenti”, elogia le sue ragazze.

- Lui ride: “Chi loda i propri collaboratori, anche se non è del tutto vero, è per me particolarmente adatto. Beh, lasciamo passare il giubilo su di noi”, ed entra. Naturalmente le ragazze sono assai impaurite. Ovunque si lavora a vuoto. A questo punto la più audace alza la mano e tutti esclamano tre volte ‘Evviva!’

16. “Accetto il saluto, signore, si vadano a prendere il caffè a spese mie”. A questo punto il vecchio capo viene circondato. Si sente bene? Un’atmosfera aziendale come questa, …dove la si può trovare? A lui toccherà una gioia ulteriore. Mentre discute con la signora Dabbati le linee guida nell’ufficio del capo, cosa che riguarda la sua nuova posizione, viene annunciato l’ingegnere Orsano.

- Egli entra impetuoso ed esclama: “Ce l’ho fatta, finalmente ci sono riuscito!”

17. “Cosa ha fatto, signor Orsano?”

- “Il processo! Junior non voleva crederci, ma dopo tentativi riusciti a metà, era lui stesso interessato. Doveva, se andava bene, essere una sorpresa per lei. Ebbene...”

- “...una cosa alla volta”, esorta Beocana. “Di cosa si tratta?”

18. “Mi perdoni, sono fuori di me. Questa notte...”

- “Perché questa notte? Cosa ha fatto? Noi in verità non abbiamo raggiunto la mezzanotte, tutti saranno andati volentieri a letto. Quindi lei no?”

- “No, il giorno prima avevo fatto l’ultima scoperta e volevo provare volentieri. Sono andato via prima dallo cerimonia nuziale, cosa che Junior mi perdonerà certamente”.

- “Ed io no?”. Il capo fa finta di essere contrariato, nello stesso tempo, più di tutto, vorrebbe ridere.

19. “Lo spero!”, dice Orsano. “Quando ne verrà a conoscenza...”

- “Beh, finalmente è arrivato il momento!”

- “Una fabbrica d’oltreoceano voleva soppiantare la nostra prerogativa della vernice per levigare. Nel tentativo di rafforzare la vernice in modo che anche gli urti più violenti non la rendessero fragile, mi sono inbattuto in una diversa miscela di parecchi prodotti chimici. Il risultato è una soluzione che è più leggera dell’alluminio, ma più resistente dell’acciaio. Ho fatto parecchi esperimenti. A cinquecento gradi di fusione risulta una massa in grado di resistere a ogni irruzione.

20. Una prerogativa mondiale! Ci vorranno anni prima che altri ne verranno a capo, e nel frattempo noi andremo avanti. Che ne dice lei, signor Beocana?”

- “Sarebbe fantastico. Cosa chiede lei per l’invenzione? È ovvio che parteciperà ai profitti, se entrambi si affermeranno”.

21. “Non mi preoccupo di dimostrare quanto valgo. Un’altra cosa... No, io guadagno bene. I suoi salari sono al top dell’intera industria, non voglio avere nulla di più”.

- La signora Debbati ascolta attentamente soddisfatta e il capo è stupito. “Mi dia la mano, signor Orsano! Ne parleremo ancora. Chi è a conoscenza di questo, in fabbrica?”

- “Solo il capo Junior e i miei due collaboratori. Questi mantengono la riservatezza, loro stessi sono fuori dai gangheri. Può contare su di loro”.

22. Beocana poggia la fronte in entrambe le mani. Il ringraziamento fa traboccare la sua anima. Tuttavia pensa meno alle cose del mondo, ma alla benedizione che Dio gli fa capitare. Pensa con gratitudine anche all’amico.

- La signora Dabbati e l’ingegnere percepiscono lo choc del capo e aspettano in silenzio, finché si riprende.

23. “Mi mostri la faccenda nel laboratorio. Può, la signora Dabbati, la mia nuova segretaria, venire con me?”

- Chiesto intenzionalmente. Se l’ingegnere dice di no, allora ha ancora un tallone, se lo permette, allora è bene.

- Come se Orsano potesse indovinare, dice subito: “Naturalmente, se lei...”

- “…non so fare la spia!”, punzeccia lei.

- “Non intendevo dire questo”, si scusa Orsano. “Ma, se non ha paura, intendevo dire. Ci saranno alcuni botti”.

*

24. La dimostrazione dura quasi tre ore. Beocana si fa scusare, non arriverà in tempo alla tavola apparecchiata per il pranzo. Lui e la sua segretaria assistono affascinati, entrambi avvolti in spessi mantelli protettivi. Nonostante il successo, si deve far valere la prudenza. Anche se nel laboratorio si producono solo piccole quantità, si mostra comunque che entrambi i processi sono determinanti innovazioni.

25. Per Orsano e gli assistenti la stretta di mano del capo vale più di qualsiasi parola. “Discuteremo nel pomeriggio i dettagli”, dice Beocana.

- Non notata da lui, la signora Dabbati rimane indietro. “Ragazzi”, esclama entusiasta, “avete fatto un lavoro fantastico! Pardon, ‘voi’, ovviamente non ‘lei’! Per il vostro atteggiamento onorevole, vi dovrò chiamare i miei piccoli protetti: completamente fantastico!”

*

26. Prima del pranzo, Beocana stringe il medico talmente forte a sé, che questi geme: “Pluto non avrebbe potuto farlo più forte! Cos’è successo, Alfons?”

- Quando riferisce la scoperta di Orsano, tutti sono molto contenti, Willmut soprattutto per l’atteggiamento di Beocana, per il suo ringraziamento che attribuisce l’onore a Dio.

27. “È terreno ciò che mi torna a profitto; ma il bene che si potrà fare, procurando a nuova gente, pane e dimora, questo è immeritato!”. Si rischiara la voce. “Per me, tutto è ancora immeritato. Perché se penso a prima...”

- “...cosa che è da cancellare?”, lo blocca il medico.

- “...Beh, non lo so, probabilamente mi sgriderai di nuovo, prete, quando dico che se io fossi al posto di Dio, allora soffierei qualcosa al Beocana, neanche per sogno ‘cancellato’!”

28. “Io do ragione ad Alfons”, dice Cruzziano. “Se penso al passato io...”

- “...si prende una spugna bagnata e si cancellano ‘i debiti dei figli’!”. Il missionario lo dice seriamente, dal profondo del cuore, perché lui conosce il grande Amore di Dio. “Chi si cambia seriamente, …oh, quanto volentieri Dio prende la spugna bagnata per pulire le tavole della vita dei figli per la nuova e migliore scrittura. Chi invece non abbandona il suo vecchio sentiero…”.

29. A questo punto il medico racconta un’esperienza vissuta dal proprio tempo di formazione, in quale modo lui descrive il suo percorso di vita; il Ministro e l’imprenditore sono felici che così si viene ‘alleggeriti’.

- Juanita si inserisce nel discorso: “A volte vado in chiesa, e lì ho sentito la parola che bisogna ‘svestire il vecchio Adamo’. Per noi donne si dovrebbe dire la ‘vecchia Eva’.

- “Che non significa diversamente, e non è nemmeno più difficile”, interrompe allegramente il medico.

30. “Se più difficile o più facile”, dice meditativa la padrona di casa “non è affatto facile farlo. Lo vedo in me. Prima dedicavo molto tempo a me stessa, e – ebbene sì – non ero cattiva con il personale, ma amichevole…? Qui mancava molto! Da quando, grazie alla tua guida, caro Willmut, ho potuto cambiare, il nostro personale è come cambiato.

31. Ognuno adempie il proprio dovere, ma gioiosi, solo perché ho capito che loro sono persone come noi e che ci si deve occupare dei loro bisogni e delle loro preoccupazioni. Ora quasi litigano per me per un lavoretto, e penso di agire così nella mia piccola cerchia, finché la ‘mia vecchia Eva’ sarà gradualmente morta”.

32. “Proprio così, cara Juanita! Uno dei vostri domestici ieri mi ha sussurrato all’orecchio: ‘La nostra padrona è sempre stata giusta; ma così come adesso, da quando lei, signor von Wanger, è venuto tre anni fa, da allora qui è semplicemente bello. Poco tempo fa la nostra ragazza di cucina si è scottata una mano. La signora Beocana è venuta subito e lei stessa ha chiamato il medico. La piccola è dovuta stare tre giorni a casa. Così la padrona adesso provvede per noi, e può succedere quello che vuole!’

33. Vedi, Juanita, una padrona di casa che si prende cura della propria gente è una benedizione che il Signore Dio dà a coloro che sono in una posizione. Se si riflette seriamente, ognuno detiene una posizione. Altrettanto il nostro signor Ministro”, dice Wanger allegramente. “Se questo ha un vantaggio terreno, non ha importanza. Egli deve compiere il suo dovere, come il nostro imprenditore il suo.

34. Pedro, per quanto riguarda la sua funzione, è responsabile di un popolo, Alfons di un qualche migliaio di persone; e le nostre care donne, evidenziato, nella cerchia della loro casa, dove non è affatto facile comandare.

35. Per il nostro Creatore non c’è nessuna differenza. Uno che deve presiedere una grande cerchia, diciamo pure, gli angeli al Seggio della Grazia di Dio, hanno certamente una maggiore responsabilità, e quindi, devono fare anche di più, rispetto alle piccole creature-figli”.

- “Come io ne sono una”, sussurra Juliane.

- Wanger l’ha sentita, e perciò continua: “Anche queste riempiono volentieri la loro misura. Se è piena come quella dei grandi, allora entrambe le misure sono completamente uguali davanti all’Altissimo, …piene fino all’orlo. Di più non vi entra, di più non ce n’è bisogno!

36. Se tu, cara Juliane, pensi di essere una cosa così insignificante, allora rifletti: nel meccanismo di una macchina della fabbrica non deve mancare il più piccolo ingranaggio, altrimenti le ruote più grandi restano ferme! Questo, spiritualmente, significa che Dio non lascia fuori nessuno dei Suoi figli! Vi ho spiegato la caduta della Sua prima figlia. E cosa è successo? Egli ha aiutato in anticipo, per conservare non solo le magnificenze delle Sue opere, meglio, per conservare tutti i caduti. Perché anche loro sono parte della Sua Potenza creatrice, e per Lui non saranno mai perduti!

37. Che si tratti di rotellina, oppure come la prima figlia, di una grande ruota, …EGLI redime tutti! Qualcuno certamente non è ancora tornato a casa, ma l’Amore paterno ha provveduto che ogni figlio appartenga al popolo del Cielo. In relazione alla grande Opera meravigliosa di Dio, anch’io sono una rotellina”.

- ‘Ah, sì? Noi siamo niente altro!’, pensa il signor Ministro.

38. L’imprenditore deve andar via di nuovo. “Consiglio alle signore di fare un bel giro in macchina, e ai signori di andare in tribunale; perlomeno, in una sola struttura, e ‘non andarci con qualcuno’, al massimo con il signor Mestosani (il Prefetto)”.

- “Può succedere”, borbotta Cruzziano. “Anche lui penseràcosì, quando vedrà me e Willmut”.

39. “Per lui sono uno straccio rosso”, dice Wanger.

- “Ah, allora sarà scosso fino a svegliarsi; di certo avrò bisogno nuovamente di un gessetto”, dice il Ministro ridendo.

- “Assicuratevi, prima di andare dal leone”. Juanita riassesta le cravatte ai Signori.

- “Willmut ha i migliori rapporti con i leoni…”, sogghigna Pedro, “…perciò lo porto con me”.

- “Allora andate!”, Beocana saluta e se ne va.

*

40. Il ‘leone’ diventa molto docile, quando gli si annunciano i signori. ‘Cosa vuole da me il prete, lo vorrei sapere volentieri!’, ma per via del Ministro, va alla porta: “Quale alto onore”, piega il collo rigido e prende la mano tesa di Cruzziano. Volutamente, finge di non vedere la mano di Wanger.

41. “Cosa posso fare per lei, signor Ministro?”. Passa a questi una poltrona, a Wanger una sedia di legno che è per i sottoposti. Cruzziano si siede velocemente sulla sedia e spinge Wanger a sedersi sulla poltrona. Mestosani si morde la lingua. ‘Questo ancora mi mancava’. Non può più salvare il passo falso. Così fa finta come se i signori si fossero serviti da soli.

42. “Volevo convincermi della sua buona amministrazione”, esordisce il Ministro, “ma una volta che siamo qui, voglio avvertire: non mi ha fatto sapere nulla della faccenda con il signor Mescaru. L’eludere una comunicazione non ha gettato su di lei una buona luce. I miei uomini si sono irritati. Perché non ha dichiarato nulla?”

43. Lei è stato qui, signor Ministro, è stato sistemato tra noi. E dunque, non doveva bastare?”

- Il visconte scosta con una mano l’inconsistente scusa. “Lei è troppo intelligente, signor Mestosani, per non sapere che un personale colloquio ufficiale richiede una relazione scritta che poteva essere interpretata a suo favore”.

44. Mestosani barbuglia tra sé: ‘Il nero m’infilza letteralmente con gli occhi’. Ma si fa coraggio. “Signor Ministro, pensavo davvero che la pratica fosse chiusa. Ora recupero volentieri il ritardo non voluto”.

- “Non è più necessario”, il visconte fa cenno di no. “Al momento, quanti detenuti ha nella prigione?”, egli conduce il discorso in un’altra direzione, a lui sconosciuta, ispirato dal sacerdote.

45. “Circa trecento; ci sono state molte aggressioni, scassi e due omicidi. Alcuni processi sono ancora in corso, soprattutto quello di uno degli assassini. Ha colpito a morte e rapinato una signora anziana”.

- “Lo porti qui!”, chiede il Ministro. “Io rimango sconosciuto. E tu Willmut?”

- “Altrettanto”.

- Mestosani li guarda fissi: ‘Si danno addiruttura del tu?’. Chiama per telefono la prigione, e presto il detenuto viene presentato, accompagnato da due guardie. In manette. È un ragazzo difficile.

46. Il visconte sposta la sua sedia, fino ad avere il suo volto nell’ombra. Quello del detenuto viene chiaramente illuminato dalla finestra. Sembra rozzo e malvagio. Chi sa se quell’uomo non è stato gettato qui e là fin dall’infanzia? Chi s’interessa di lui? Wanger ‘vede’ la sua vita senza l’amore dei genitori, perfino istigato al furto, e così, da lui è venuto un criminale. ‘Qui c’è bisogno del Tuo grande aiuto, caro Padre’, implora il cuore del sacerdote.

47. Subito Cruzziano chiede al criminale: “Perché è capitato sulla strada sbagliata? Non le fa pena l’anziana signora? A lei ha solo arrecato del male!”

- Dal momento che non è stato detto in modo sgarbato, Mestosani vorrebbe eliminare questa indulgenza. “Ah, è ostinato, questa non è...”

- “...adeguata indulgenza”, sopravviene Wanger. Egli si rivolge al Ministro: “Posso parlare con lui?”

- Il Ministro fa cenno di sì col capo, molto compiaciuto; ma esteriormente rimane serio.

48. “Ebbene…”, esordisce Wanger con gentilezza, “…lei non è in grado di rispondere alla domanda del giudice…”, intendendo il visconte, “…ed io lo comprendo”.

- “Chi è lei”, chiede pieno di odio il detenuto.

- “Sono un avvocato difensore”. Mestosani sta per splodere. ‘Il sacerdote mente! Avvocato difensore… Piccolo medico della foresta! Ahh, ogni prete vorrebbe immischiarsi in cose che dipendono dal diritto pubblico. Se non fosse presente il Ministro, smaschererei questo individuo’.

49. Nel frattempo Wanger continua: “Mi parli del suo percorso di vita”.

- “Questo, nessuno me l’ha mai chiesto”, risponde pieno di rancore l’assassino. “E a lei cosa importa?”

- “Più di quanto pensa! Ma se ha paura di parlare lei stesso, allora lo farò io al posto suo, se me lo permette”.

50. “Permettere?”, irrompe il Prefetto.

- Wanger rifiuta con un cenno l’obiezione di Mestosani. “Sì, io, l’avvocato difensore davanti a Dio…”, dice serio, “…parlo così con lei, come se stesse all’inizio del suo cammino sbagliato”.

- “Lei mi è sconosciuto”, osa obiettare l’assassino. “Come fa a sapere...”.

- “Io so un po’ di più di quanto lei sospetta”, risponde benevolmente Wanger. “Il come e il dove non lo comprende adesso. Forse le diventerà chiaro più tardi. Ebbene, che ne dice? Posso?”

51. Gli occhi si abbassano, per la prima volta, durante i numerosi interrogatori che, in termini di acutezza, non lasciavano nulla a desiderare. Ma di nuovo irrompe in lui la cattiveria, sogghignando maliziosamente: “Cosa sa di me? Sono curioso di sapere cosa vuol strombazzare”.

- “Riconosco che lei non ha bisogno della mia conoscenza, ma si può esaminare, e forse si potrà strappare per lei una grazia attenuante”.

52. “Con costui non esiste!”, sbotta Mestosani. “Come si permette questo…”.

- “Calma”, il Ministro conduce l’interrogatorio, “prima ascoltiamo la storia”, dice intenzionalmente. “Questa deve essere esaminata, e poi da valutare quale debba essere il giudizio. Se è senza pentimento, non ci sarà nessuna clemenza!”

- ‘Buon viaggio’, pensa il Prefetto.

53. Il medico comincia come se stesse leggendo ad alta voce da una pratica: “Vicino alla città S. in un villaggio nacque il quinto figlio del minatore Havermann e di sua moglie, ventotto anni fa”, questa è l’età del criminale, “di nome Stants”.

- “Da dove sa questo?”, chiede il delinquente.

- “Ora non deve interrompere”, ammonisce il Ministro, “nondimeno, la domanda dimostra che l’inizio della ‘storia’ e corretta”.

54. Wanger assentisce. “Il padre di questo ragazzo era un uomo duro che, con il suo lavoro, portava uno misero salario. La madre era una donna litigiosa, il che sarebbe comprensibile con nove figli, i quali dovevano patire la fame più di quanto potessero mangiare, se non avesse portato i figli su una cattiva strada. Lei insegnò loro a rubare! Anche in questo caso non si dovrebbe condannare subito; allevare nove figli con un piccolo salario dell’uomo non era facile.

55. Tuttavia, lei avrebbe dovuto guidare i figli al lavoro, invece che all’ozio. Ma lei stessa era pigra e sciatta, – ma la sua vita fin qui era inviolata, discendendo da una casa rispettabile – il suo comportamento ricade comunque su lei stessa. Diversamente con il giovane Stants. Egli era un ragazzo vivace e brillante, pronto a fare scherzi che, all’inizio, potevano essere definiti innocui.

56. La madre lo ha avviato sistematicamente. Se non portava a casa molto, prendeva botte e niente pane. Gli Haverman non avevano nessun senso della famiglia. È un miracolo che i restanti fratelli e sorelle non siano diventati criminali. Essi non erano adatti a come pretendeva la madre. Così Stants doveva procurare da solo ‘ciò di cui c’era bisogno’. Che questo andasse oltre il bisogno, non le importava. Quello che avanzava, finiva nella gola sua e del marito. Quando il ragazzo ebbe terminato l’apprendistato, semplicemente scappò.

57. Già da tempo rovinato, si aggirava nei porti. Solo che non trovò mai così tanto da vivere comodamente e pigramente. Per due volte vide la prigione. Non si indagò mai su quali misere basi si fosse svolta la sua infanzia. Certamente le azioni malvagie richiedono ricompense malvagie, questa è la giustizia nel Cielo e sulla Terra! Sarebbe comunque raccomandabile verificare il percorso di vita degli arrestati fin dal tempo dell’infanzia, e qualcuno verrebbe portato sulla buona strada”.

- “Come il ragazzo dei Mescaru”, Mestosani non si può contenere a ribattere.

58. “Esatto”, si volta Wanger verso di lui. “Potrebbe essere l’onore del suo istituto, signor Prefetto, se alcuni dei cattivi fossero rilasciati e diventassero uomini perbene”.

- Un colpo spirituale voluto, e l’amico Pedro, non del tutto senza gioia, pensa: ʻFinemente ripagato!

- “Forse anche costui…”, Wanger indica il prigioniero, “…se si lascia guidare su un sentiero di vita ordinata.

59. Stants pensava: ‘Solo piccole cose che posso girare’, cose che stavano gradualmente sopra di lui. Pensò a un colpo grosso che gli avrebbe procurato per sempre molto denaro. Così cadde nell’atto finale. Dal momento che la rapina sarebbe riuscita solo se quella donna, che teneva in casa il suo patrimonio e molti gioielli, sarebbe stata eliminata. Stants si era ben informato, e preferì aspettare molti giorni, perché, nonostante il suo carattere malvagio, indietreggiava per lo spavento davanti a un omicidio.

60. Quando per un piccolo bottino fu condannato di nuovo ‘ingiustamente per una bazzecola’, – pensò – allora si stabilì qui, dove voleva dapprima ambientarsi. E questo gli riuscì rapidamente. Subito dopo giunse a quell’omicidio.

61. Il fatto in sé”, dice Wanger improvvisamente brusco, “non potrà mai essere giustificato e richiede una piena espiazione. Ebbene, qualcosa potrebbe aiutare…”, guarda l’assassino, “…per mitigare la severa prigione. La pena di morte abolita non la opprimerebbe come il carcere a vita che diventa l’espiazione del suo delitto.

62. Se si pentirà, se lascerà la sua malvagità, se durante il tempo della pena dimostrerà che è seriamente intenzionato a un buon cambiamento, allora si potrebbero aprire prima le porte, ed io provvederei, anche se a quel tempo fossi già morto, ad aiutarla a diventare una brava persona. Ecco, questo per adesso è tutto!

63. Rifletta bene, non rifiuti una mano di salvezza”. Wanger accarezza all’assassino le mani legate e i capelli scompigliati, e si volta bruscamente.

- Egli ha visto la scintilla come un segno: ‘Le tue parole sono benedette!’. Ed è un miracolo: l’assassino abbassa le spalle e si lascia condurre senza resistenza nella sua cella.

- Una guardia dice all’altra: “Conosco il signor von Wanger; tre anni fa ha trasformato un cattivo sangue in un agnello. Non mi stupirei se gli riuscisse a fare lo stesso con il nostro detenuto peggiore”. E indica la porta chiusa della cella.

64. “Come ha fatto a conoscere la storia?”, chiede l’altro.

- “Già, è strano. Lui è missionario e medico, da molti anni da qualche parte in Africa. A suo tempo è stato qui per la prima volta. Credo che abbia un ‘sesto senso’.”

- Entrambi gli uomini ridono. Ci sono davvero cose che… Il prigioniero è stato appena portato via, quando il Prefetto si rivolge a Wanger in modo provocante: “È stata un’irruzione nella mia giurisdizione, che lei ha appena inscenato. Mi sono meravigliato molto per il fatto che lei si è definito ‘difensore’, ed è solo un piccolo medico in qualche angolo del nostro mondo”.

65. Il visconte comincia a ribollire. Tuona contro Mestosani: “Sa cos’è lei? Un miserevole piccolo nulla, e niente più! In primo luogo il signor von Wanger ha detto di essere ‘un difensore davanti a Dio’, quindi non ha nulla a che fare con la giustizia del mondo; in secondo luogo ho chiesto io di venire con me, quindi da parte mia aveva anche il diritto di parlare con il prigioniero. In terzo luogo è un grande medico, un professore, e nel suo campo d’azione è ricercato in lungo e in largo, …non solo dai neri! Se lo ricordi!

66. Lei può leggere gli atti, ma aiutare, per lo più così disperatamente necessario, a lei è sconosciuto! Io non rimprovero, dimostro solo come stanno le cose realmente. Per lei un assassino è solo un assassino. Lo è anche per me. Nella ‘storia’ che il signor Wanger conosceva – lei sa da dove? – era da rimarcare che anche l’assassino deve essere visto come qualcosa di diverso, che non, solo come un assassino”.

67. “Signor Ministro…”, interrompe Mestosani, “…lei conosceva questa faccenda e gliel’ha rivelata. Perché altrimenti…? Dalla boscaglia non la poteva apprendere! Ma lei, per questo, ha tutte le possibilità”.

- Adesso il Ministro è veramente adirato. “Mestosani!!”, dalla collera dimentica il ‘signor’. “Il fascicolo dell’assassino è chiuso? È uno di quelli che anche il Ministero della giustizia deve conoscere? No? Non è vero?

68. Accusarmi di aver fatto la ‘commedia’ con il signor Wanger, è inaudito!”

- “Sta calmo”, ammonisce Wanger. Egli vede nell’adirato, gonfiarsi le grosse vene, il segno di un attacco di cuore. “Non vale la pena agitarsi per un’impertinenza”. Questo è stato un colpo voluto che Mestosani merita anche. Il medico prende il braccio di Pedro: “Lasciamo il signore da solo, allora potrà riflettere su quali brutti scherzi gioca a se stesso”.

69. Il Ministro respira affannosamente, il Prefetto si spaventa: “Posso accompagnarla alla sua auto, signor Ministro? E...”

- “Il mio fedele medico mi aiuterà! Una cosa ancora: farò trasferire questo assassino nella capitale. Nessuna paura, signor Prefetto: un criminale per me non è un angelo, ma essi hanno un’anima come ogni uomo; ‘Salvare’, questo è un compito di gran lunga superiore, che emettere una sentenza, anche se assolutamente giustificata. Buona giornata!”

- Rimane indietro un uomo che è diventato piccolo piccolo.

70. “Avrei voglia di farlo dimettere”.

- “Lui stesso si dimetterà un giorno”, rivela Wanger. “Due errori molto gravi gli consiglieranno di presentare lui stesso le dimissioni. Lui è uno di quelli la cui anima è criminale in se stessa: ‘Si allontanano dalla Grazia di Dio’ e sono da commiserare. Il loro cammino nell’aldilà sarà difficile, se prima di morire non verranno al discernimento.

71. Se non intraprenderai nulla contro di lui, allora non ci sarà da dire nulla di male contro di te. Richiedi l’assassino attraverso il procuratore di stato del paese. Lui non è uno dei signori che con te...”

- “Sai anche questo, Wilmut?”, Pedro si mette al suo fianco: “Ora vorrei solo conoscere tutto quello che sai!”

72. “Rimani pure al mio fianco, amico”, sorride Wanger e prende la sua mano. “Io come uomo non so nulla, questo puoi crederlo! Posso solo collegarmi con Dio. Non è molto facile, mio Pedro, ma è possibile, dov’è necessario. EGLI mi suggerisce ciò che devo sapere a favore di una cara persona, oppure di un’anima diventata povera.

73. Da parte del Creatore ogni anima è ricca e ogni spirito è infiammato dalla Sua Luce. Quest’ultimo rimane anche legato con la Luce; mentre le anime possono perdere la ricchezza di Dio e il legame celeste che le lega alla Grazia. Non abbiamo bisogno di chiedere se Dio, e solo Lui, eserciti la Sua Grazia nella Luce della Misericordia. Chi crede, lo sa bene! Questo basta per attingere dal legame del Cielo, cosa che porta benedizione al fare e al non fare”.

74. Wanger s’interrompe e indica il vialetto della villa: “Siamo già arrivati. Stasera discuteremo ancora di alcune cose”.

- “Già non vedo l’ora!”. Pedro dà una stretta particolarmente affettuosa alle mani dell’amico.

 

 

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Cap. 21

L’ultima sera i Beocana, i Cruzziano, Irina e Ernestino

sono riuniti per ascoltare la Parola del Signore dalla bocca di Wilmut

1. I tre signori ritornano poco prima della cena, che deve prima essere preparata. Si siedono comodamente nel salone di Juanita e parlano di ciò che hanno vissuto nel pomeriggio, allorché la porta si apre bruscamente ed entrano i quattro sposi con i volti raggianti.

2. “Stupitevi!”, esclama Marita festosa, e abbraccia a turno i genitori, Willmut, Juliane e Pedro.

- “Cosa vi è successo?”, chiede il padre. “Pensavamo foste molto lontani, e adesso...”

- “...siamo di nuovo qui”, sorride Robert”. “Lasciate che vi raccontiamo”. Si accostano le poltrone strettamente e comincia col miglior stato d’animo:

3. “In un caffè del bosco, non lontano, abbiamo discusso l’ulteriore viaggio. La nostra pollastrella…”, intende la sorella, “…ha guardato più indietro che avanti, e ha detto: ‘Peccato che non trascorriamo l’ultima sera con i cari ospiti. Il viaggio di nozze non scappa, ma Willmut partirà già domani, e allora sarebbe veramente …la cosa più bella, se noi, assecondando Irina…’. E Ernestino interviene: ‘…girassimo le auto, e andassimo ancora a casa questa sera e partiamo domani’.

4. ‘Allora, indietro!’, abbiamo esclamato. E ora eccoci qui!”. Robert si guarda intorno.

- ‘Oh, i giovani’, pensa il Ministro, quale esempio danno a noi anziani! Ognuno coltiva questo pensiero. La gioia si riflette nei loro occhi. Non c’è da stupirsi che soprattutto il sacerdote-medico percepisca un profondo senso di gioia.

5. Egli guarda affettuosamente questi giovani, allorché si fa sentire: “Ciò che avete fatto, non lo potete ancora afferrare. Siete tornati a casa con il cuore ricco, non solo nell’esteriore casa paterna, piuttosto, nella ‘Casa del Padre’, che non è su questa Terra. Avete rinunciato alla gioia giustificata del vostro matrimonio e del viaggio, e così avete posto lo spirituale al di sopra di tutte le cose mondane. Dio vi benedirà per questo! Dopo cena discuteremo ancora di varie cose; e ciò che porterete con voi nel viaggio della vostra vita, colmerà riccamente i vostri giorni con la Grazia di Dio fino alla fine della vostra vita”.

6. “Oh, anche noi ci lasciamo colmare dai doni di Dio”, dice seriamente Beocana, “affinché rimaniamo sotto la Sua Grazia fino alla fine dei nostri giorni terreni”.

- Juanita si guarda le mani che ha congiunto nel grembo; Juliane afferra la mano di suo marito e questi fa cenno col capo: “Che possa diventare così per noi! Se a me riuscirà non lo affermo pienamente; solo la Bontà di Dio può donarmelo!”

7. “Lo farà certamente”. Wanger guarda gli amici. “La Bontà di Dio è Misericordia. Questa conosce per tutti la redenzione, per renderli liberi da qualunque separazione che ci potrebbe separare dall’Amore di Dio. Chi confida in essa, il suo fondamento di fede e anche di vita è quella roccia sulla quale si erge la croce di Cristo!”

8. Un servitore annuncia che la tavola è pronta. Nella casa dei Beocana non viene mai sprecato nulla. C’è un buon cibo che anche il personale riceve. Così, su questo si posa già una benedizione, dalla quale si sono trovate insieme le vie di questi uomini. Costoro si stupiscono di trovare le due giovani coppie. La cuoca che spettegola volentieri dice: “Non è un buon segno, i matrimoni si stanno sciogliendo, oppure è successo qualcosa”.

9. “Smettila, vecchia zitellona!”, inveisce contro il sorvegliante dei servitori che va a prendere proprio adesso i nuovi piatti. “Tu non hai nessuna idea del perché sono ritornati. Dal momento che il signor von Wanger deve partire domani, volevano stare con lui quest’ultima sera. Io non sono mai stato un buon cristiano; nell’ultimo tempo – ebbene sì – è una mia faccenda. Ma le tue sciocchezze sono fuori luogo! Metti i fondi del caffè, dai quali prendi le tue sentenze, nel bidone dell’immondizia a cui appartengono!”. E se ne va con le mani occupate, ignorando lo sguardo non proprio buono della cuoca. Gli altri ridono. Di per sé la cuoca è simpatica e non si prende comunque sul serio la sua ‘arte divinatoria’.

10. Dopo il pasto si va nella piccola sala dove vengono ospitati i clienti provenienti da fuori. Il camino è acceso, le serate diventano fresche, ma una finestra fa entrare l’aria deliziosamente fresca. La sala si trova al primo piano, le finestre danno sul retro del parco; quindi nessuno può origliare.

11. Prima si parla di questo e di quello che il giorno ha portato. Robert, come l’ingegnere Orsano, ‘è fuori di sé dall’eccitazione’ quando sente della conclusione della scoperta. “Non pensavo che ce l’avrebbe fatta”, si rivolge al padre. “Ma ostinato com’è, non si dà pace finché non ha ottenuto ciò che vuole. Con quanto lo indennizzi, caro papa?”

12. “Lui non vuole nulla, e questo lo eleva in alto molto particolarmente. Tuttavia ho già sentito che lui deve ancora sostenere i suoi genitori. Quindi costruiremo una casetta dove può vivere insieme ai suoi. Le tasse sono a carico dell’azienda. I suoi assistenti riceveranno un fondo non appena le due invenzioni saranno operative nelle loro produzioni”.

13. “Non comprendo nulla delle cose del mondo, ma per questo auguro il meglio”, dice Wanger.

- Pedro sorride sotto i baffi: “Come se tu non capissi nulla di queste cose che il mondo mette insieme, io sono informato diversamente con i miei occhi”.

- “Anch’io”, interviene Robert, e Marita, così come Ernestino, lo confermano.

14.: “Quello che fai con i neri è moltissimo”, dice Cruzziano, “anche se in piccolo ti occupi comunque delle attività e, come medico, te la cavi proprio bene!”

- “Vacci piano”, lo interrompe Wanger, “le mie faccende mondane non sono travolgenti. Intendevo solo che non ho nessuna idea dei grandi affari del mondo. Per fortuna non ne ho nemmeno bisogno”.

15. “In compenso hai esperienze del tutto diverse, caro zio Willmut!”, interviene Marita accarezzando le sue mani.

- “Il mio mughetto ha di nuovo un profumo delizioso, e lo porterò con me nella mia giungla. I neri se ne rallegreranno”.

- “Ciò che mi ha riferito Robert”, dice Irina, “mi ha mostrato di cosa si tratta veramente, se vogliamo ‘vivere’ la nostra vita. Stasera sentirò molto di ciò che non riesco a comprendere. Forse…”.

16. “Non ‘forse’, Irina”, Wanger la guarda benevolmente. “Quelle cose lontane dal mondo, ‘l’Eterna Luce’, non sono facili da afferrare. L’uomo è attaccato al mondo, il che non è un errore, purché non si è in sua balia. Se lascia languire la propria anima, mettendo ‘Dio in un angolo’, intendo dire questo: se non ci si occupa per nulla di Dio, allora ovviamente il mondano diventa il padrone della propria anima; e questo ‘essere in balia’ può essere terribile.

17. Chi mette il proprio io nelle mani paterne di Dio, riceverà da queste mani ogni giorno piena benedizione. È da imparare, anche se all’inizio c’è poco da riconoscere. Il nostro spirito è in grado di comprendere le cose più profonde che la Divinità rivela ai Suoi figli. E questo è impressionante! Se la nostra anima, dalla quale prendiamo umanamente la consapevolezza, afferra completamente questa profondità, oppure solo una piccola parte – molti addirittura nulla – è lasciato alla nostra volontà.

18. Questa è quella parte di volontà che non è legata a nulla – da considerare con attenzione: nemmeno per una volta a Dio! Tuttavia, dal momento che le nostre capacità e facoltà sono Suoi doni, anche questa parte di libertà della volontà è legata, per la nostra salvezza, alla benedizione segreta che Dio sparge sulle Sue opere. In questa libertà si può credere o meno, si può essere buoni o cattivi. Tuttavia, una cosa è certa:

le conseguenze delle nostre azioni e omissioni non mancheranno!

19. Noi non siamo liberi in nulla, perché la conseguenza delle nostre azioni insegna ciò che è per il nostro vantaggio, e cosa per lo svantaggio. Chi chiude gli occhi animici davanti allo svantaggio, non si dovrebbe stupire se la conseguenza gli presenta il conto. Alcuni credenti, e ce ne sono molti, vanno matti per la ‘propria’ libertà che Dio deve garantire all’uomo. E cosa fanno con questa libertà immaginata?

20. In tal modo il credente non tiene in alcun conto i Comandamenti di Dio. Questa rimane un’opera incompiuta se si separa Dio e i Comandamenti, che non possono mai essere separati! Se Dio dà i Comandamenti, allora Lo si può solo amare e credere in Lui, adempiendo ciò che Egli raccomanda nella più meravigliosa Sapienza. E come stanno le cose?

21. Il ‘Padrenostro’ ha la richiesta: «La Tua volontà sia fatta in Cielo come anche in Terra». Se la Volontà di Dio deve essere sovrana, allora la nostra piccola volontà, che abbiamo ricevuto dapprima da Dio, non potrà mai andar oltre la Volontà di DIO. Se fosse valido ciò che purtroppo molti vanno predicando, cioè che Dio dovrebbe rispettare la nostra libera volontà, allora il Salvatore avrebbe insegnato questa preghiera del tutto inutilmente!

22. Più possenti pesano quelle parole che Gesù espresse per amore degli uomini e per Sé come ‘Figlio dell’Uomo’: «Chi fa la Volontà del Padre»; «…così Io bevo il calice, sia fatta la Tua Volontà»; «Io non cerco la Mia Volontà, ma la Volontà del Padre!», si sottolinea con forza che il Signore ha parlato unicamente per via degli uomini, e mai per Sé. Egli era veramente Dio stesso!

23. In questo, il Salvatore ci mostra la via da seguire, se la nostra volontà deve portare i frutti di Dio. Guardiamo coerentemente la nostra vita. Si deve lavorare per vivere, ci si deve coprire contro il freddo e il caldo, si deve mangiare, bere e dormire. Dietro a tutto ciò che richiede la vita, sta un ‘devi!’. Dove c’è l’illimitata libera volontà, di cui si giubila tanto volentieri? Se non adempiamo le leggi del ‘devi’ della vita, periremo, e di certo non solo fisicamente, come pensa la maggior parte degli uomini.

24. La nostra anima, ‘la custodia proveniente dalla Luce’, predomina nella materia, essa sopporta la gioia e la sofferenza del corpo. Solo lo spirito, l’essenza dalla Luce, è libero. E questo proviene da una Grazia che non afferreremo mai completamente. Con essa lo spirito si mantiene la sua anima, il corpo eterico di Luce che non svanisce.

25. La non osservanza delle Leggi fondamentali della vita distrugge il legame con la Luce. La Luce, il Centro originario del Creatore, rimane! Nondimeno, la libertà data da Dio è il dono più prezioso che ci abbia dato. La gratitudine per questo è radicata in queste parole: ‘Padre, solo la Tua santa Volontà sia fatta in tutte le cose della mia vita!’. Allora siamo veramente liberi, vale a dire, da noi stessi, e stiamo sotto la protezione della Grazia di Dio!”

26. Wanger fa una breve pausa. Nella stanza accanto poteva radunarsi il personale, per ascoltare. Tutti sono venuti, perfino la cuoca parlante come un oracolo, che adesso è diventata piccola piccola e, per tutto il tempo della sua vita, dimenticherà il suo ‘fondo del caffè’.

27. “Quando tu quella volta arrivasti…”, dice l’imprenditore, “…hai parlato della morte, io ero malato e tu, caro Willmut, mi hai aiutato. Da allora, molto raramente sento qualcosa nel cuore, solo nell’agitazione, non sempre evitabile, mio caro”, Alfons alza una mano quando il medico vuol difendersi sorridendo.

28. “Quando devo sopportare il mio scorbutico Canncia, allora mi sale la bile. Per fortuna è quasi l’unico che ha un uncino. Ma è pur sempre gravoso!”

- “Lo posso comprendere”, interviene Pedro. “Se penso al ‘mio caro Mestosani come ha spinto al nostro Willmut una sedia per delinquenti”, dice sarcastico, “mi si rivolta lo stomaco”.

29. Wanger assentisce: “Anche sul mio posto di lavoro ci sono cose che mi fanno battere il cuore e scaldare la testa. Ma devo superarmi per allontanare con sangue calmo le cose che possono offuscare il cammino verso la Luce. E voi, amici miei, lo imparerete ancora del tutto.

30. Per gli uomini non è completamente facile dominarsi, di raffreddare il proprio bollore che si ascrive agli altri nel loro libro delle colpe. Con quanto noncuranza si dice: ‘l’altro’, coprendo così i propri errori. Chi invece si pone sotto la Bontà di Dio, cerca in se stesso l’insufficienza. Vorrei conoscere volentieri colui che possa dire senza scrupoli: ‘In me non trovo nessuna colpa!’

31. Riporto un fatto: un romano riconobbe il Signore, come pochi del popolo, nel quale Dio faceva i Suoi miracoli. Pilato espresse quattro volte: «Non trovo nessuna colpa in Lui!» Questo era giustificato, perché Gesù era DIO stesso! In Lui non ci sono ombre, c’è solo Luce nella Luce!

32. Con i tuoi attacchi di cuore”, dice Wanger allegramente, “le cose stanno diversamente. Indipendentemente dal fatto che si cerchi e si trovi un male in se stessi, non si può ignorare l’azione sbagliata di un altro. Questo sarebbe come gettarsi la sabbia negli occhi e non ha nulla a che fare con la tolleranza. La tolleranza non copre le mancanze, ma mostra la via sulla quale si possono cambiare gli errori.

33. Ritorno alla parola ‘morte’, e mi rallegro quanto bene Alfons l’abbia ricordata. ‘Non fare cenno di no!’. Sono convinto che DIO ci ha fatto trovare tutti”, fa un movimento tutt’intorno con la mano. “Ognuno aveva una buona scintilla proveniente dalla Luce, prima nascosta ancora dalle cose del mondo. Qui si collega la domanda: quale mondo?

34. Si pensa all’approssimazione e s’intende il mondo. Ma non c’è bisogno di spiegare che un tale modo di pensare non è logico. Un pianeta non è né buono né cattivo, non ha alcuna influenza sulla natura animica dell’uomo, al massimo, nella misura in cui la benedizione del Creatore – che elargisce abbondantemente alla Sua Terra – dovrà guidarci al buon pensiero: …se lo vogliamo noi! Questo dipende da ‘noi’!

35. Noi ringraziamo per ogni dono, non prendiamone semplicemente possesso, sì …allora la Terra ci influenzerà per il bene proveniente dalla benedizione di Dio. Se facciamo il contrario, se arraffiamo ciò che è solo da arraffare, dilapidiamo il bene del pianeta; se lasciamo languire uomini e animali, che potremmo aiutare in molti modi, anzi, se disprezziamo la sacra e vera Legge fondamentale della vita ‘degli altri’, allora il mondo diventerà per noi un danno, tanto che un giorno ci farà sopportare amaramente la vita nell’aldilà.

36. Tuttavia, nessuno può dire: ‘Il mondo mi ha corrotto!’. L’espressione rimane: il ‘mondo in te’, come tu lo hai creato all’anima resa povera! Si è responsabili per se stessi, e solo il mondo dentro di noi ci lascia fare il bene o il male. Non c’è in futuro un’altra resa dei conti! Adamo addossò la propria colpa su Eva e su Dio! Ma il Signore chiamò fuori lui dal nascondiglio e lui dovette riconoscere la sua colpa, e in aggiunta a questa, dovette prendere su di sé l’espiazione, come conseguenza delle sue azioni.

37. Ogni misfatto è una morte che spegne le scintille della candela della nostra vita. Nei cattivi rimane alla fine un bagliore che DIO conserva, perché con la perdita dell’ultimo bagliore, un figlio dalla candela spenta non potrebbe più esistere. Dio, invece, si preserva ogni figlio, anche quelli che stanno al margine più lontano della Creazione. Quella è la vera e propria morte! Per giungere da questa a una resurrezione voluta da Dio, è la parte più difficile della vita che – sempre con l’aiuto del Creatore – si deve realzzare da se stessi.

38. Per questo si deve vedere di attizzare un po’ alla volta di nuovo quel bagliore che può essere chiamato ‘resurrezione’. Il fatto che quella ‘altra morte’, come la descrive Giovanni nell’Apocalisse, venga rigettata da Dio, quindi soppressa, è la più grande benedizione della vita proveniente dall’eternità che Dio concede ai Suoi figli.

39. La morte che intendevi tu, caro Alfons, è quell’eterno risveglio della nostra anima che – liberata dalla materia – giunge alla casa del Padre come involucro del nostro spirito. La morte del corpo può essere un grande grado della resurrezione, quando abbandoniamo la materia, non appena abbiamo percorso un piccolo sentiero luminoso del dovere.

40. Nella vita terrena ci sono molte specie di resurrezione. Anche i più piccoli superamenti di insufficienze sono i gradi. Un uomo non avrà mai la completa conversione che conduce alla resurrezione (rinascita) più completa. E questo – grazie alla meravigliosa Bontà di Dio – non è nemmeno necessario. Ciò che invece è necessario, è illuminare con una grande luce tutti gli angoli del proprio io, il che significa: guardarsi così come si è!

41. Non è facile! Agli uomini troppo volentieri piace mostrare la bella facciata dipinta, e ciò che si nasconde dietro viene nascosto (sepolcri imbiancati). Ma per quanto possa sembrare difficile raggiungere questo obiettivo – con l’aiuto del nostro eccelso Signore che, dal Suo ricco tesoro, ci ha dato tutto ciò di cui abbiamo bisogno per abbandonarci alla Sua conduzione – in questo aiuto si radicano la capacità, l’abilità e la relizzazione, se lo vogliamo.

42. Riflettiamo che, se ci si preoccupasse già della morte del corpo, ci sarebbe il riposo dal lavoro, dalle fatiche e dalle preoccupazioni. Questo è certo! Solo che questo riposo non finisce nel non far nulla di una monotonia inoperosa. Nell’aldilà non esiste un riposo morto. ‘Riposare dalle fatiche e dal peso della vita materiale’ sotto le mani di Dio Creatore, dove il peso del peccato grava molto di più di un qualsiasi peso per una povertà, una malattia o per necessità, è quel ‘riposare dolcemente nell’Eterna Luce di Dio’!

43. E adesso la morte di Gesù sulla croce. – I cristiani credono che Egli abbia preso su di Sé la croce per i loro peccati. Ma solo per questo, sarebbe stato un mezzo sacrificio; poiché l’intero universo materiale della Creazione è appeso alla stessa esistenza e alla stessa vita come noi di questo mondo, quindi anche alla croce del Golgota, i cui Raggi che redimono, che liberano, che indicano la via per il ritorno a casa, vanno per ogni dove!

44. Dio non ha dovuto compiere il Sacrificio (solo) per questo, perché la potenza creativa ha altri mezzi per fare l’una o l’altra cosa. Bisogna indagare più profondamente e avvicinarsi al Golgota in modo del tutto diverso di quanto è stato riconosciuto e accettato generalmente.

45. La croce stava fuori dalla città, nella quale Dio si ‘lasciò interrogare’! Sia notato: non i capi Lo interrogarono dal loro potere. Questo è stato sempre creduto ed è l’errore che rimane trascurato, Egli indica la via che conduce alla parte più intima del mistero della croce. La Divinità non si lascia dividere, pressappoco così: una parte di Essa doveva portare questo sacrificio. Con ogni obbligo si mostrerebbe un ammanco in Dio, ma quale?

46. Se Egli ha posto i figli sulla meravigliosa via dello sviluppo, è stato proprio perché, accanto alla Sua beatitudine che Egli sparge sui Suoi figli, essi giungano a una beatitudine acquisita da se stessi, come santa e alta fraternizzazione.

47. Con cosa sarebbe riconoscibile il mistero del Golgota nella sua Verità di Luce? Mondanamente non si potrà mai riconoscere appieno il sacro che la Divinità ha pensato ed ha anche compiuto per la ‘Sua croce’. Ma ciò che è possibile per la nostra salvezza, è da indagare fino a quel livello che potrà essere percorso in seguito, nella Luce.

48. Dio non ha parti che sarebbero differenti in Potenza ed Essenza. Se le parti vengono rivelate, lo sono solo per noi, in modo che possiamo arrampicarci più facilmente nel difficile dello ‘Spirito di Dio’. Difficile, tuttavia, solo per noi, perché voltiamo volentieri le spalle a queste e anche ad altre difficoltà. Le evitiamo, il che è il più grande errore della vita.

49. Diamo uno sguardo alle parti della Divinità, rappresentate per noi, e qui dovremmo riconoscerle: Creatore, Sacerdote, Dio e Padre. Tuttavia, in nessuna di queste parti c’è la minima necessità per il Golgota!

La Volontà creatrice primordiale nella libertà della Sua azione

è stato l’unico motivo per il quale fu scelto il Golgota, …per la caduta!

50. Vi siete meravigliati che io abbia parlato di una divisione e, nello stesso tempo, di una Divinità indivisibile. Ebbene, il mistero non è difficile. Lo paragoniamo al nostro cuore. Esso è costituito da un pezzo intero. Se ne venissero tolte alcune parti, …senza dubbio l’angelo della morte passerebbe da noi. Eppure ha quattro camere, di cui ognuna deve funzionare per sé. Ma senza la coesione di tutte e quattro, senza l’insieme completo, nessuna delle camere potrebbe essere efficiente da sola. Quale segno di Se stessa la Divinità ha impresso in noi, perfino nel caduco corpo!

51. Allo stesso modo, ma su un livello più elevato, è da considerare anche la Divinità. Se ora guardiamo il Golgota insieme al necessario sacrificio sulla croce, e da quale parte del Cuore è sorto e – messo in risalto – è giunto al compimento, allora si può dire: il sacrificio è venuto dall’intera essenza originaria di Dio, per l’intero popolo dei Suoi figli! Nessun figlio doveva andare perduto. Perciò l’intera Divinità è subentrata per il sacrificio!

52. Ciò che il Creatore ha creato, il Sacerdote ha benedetto, Dio ha governato, il Padre ha eseguito. Solo l’AMORE poteva prendere su di Sé il sacrificio. Non perché sia più grande degli altri Raggi, ma perché si trattava di una sola figlia che, in quanto caduta, non sarebbe mai sopravissuta al peso del sacrificio, se questo fosse avvenuto nella manifestazione della Divinità originaria!

53. Per l’immensa pienezza della Creazione ‘il tutto’ rimane sempre dominante in tutte le cose. Per quell’unico giorno in cui accadde la caduta, per questa unica figlia solo una Caratteristica è stata sacrificata nella sua manifestazione. Questa era l’Amore della terza parte di Dio originario che ha riconciliato quest’unica figlia attraverso un Figlio, un Mediatore! Infatti, da se stessa, Sadhana, per via della sua caduta, non poteva più essere inserita come un membro nell’intero popolo dei figli.

54. Il Mistero è difficile da penetrare con lo sguardo; ma chi si lascia guidare dallo spirito, può vedere qualche pienezza della Divinità. C’è ancora da considerare che noi portiamo nell’anima un pezzo della caduta luciferina, quindi anche per noi è stato offerto il sacrificio, …sul Golgota!

55. Questo pezzo della caduta appartiene a quella parte che Dio ha consegnato dal proprio ‘compiuto!’ ai figli viandanti, affinché avessero una gioia per riportarla attraverso il loro cammino e posarla sull’Altare superiore dell’Amore, dove ‘il Sommo Vasaio’ raccoglie tutti i cocci e da questi fa la veste della figlia che ha ritrovato la via di casa.

56. Non ci si deve perdere nella conoscenza, perché l’animico nell’uomo si innalza troppo velocemente, e la presunzione ‘getta luce nell’erba!’ Tuttavia una cosa è certa: se si trova l’autentica via della fede, ma ci si mantiene saldamente al riconoscimento che ogni possesso è dono di Dio, allora si può anche attingere alla conoscenza, se si è rimasti fedeli nell’esistenza della Luce oppure si è precipitati nel povero abisso con quella figlia caduta.

57. Queste sono le pecore provenienti dal ‘secondo ovile’ (Giov. 10), che il Pastore sa come ricondurre al pascolo del Cielo. Molte hanno la lana nera. Io penso che esse sono del tutto ignoranti di Dio, oppure anime smarrite e criminali. Nondimeno, per Dio, nessuna anima è così povera e lontana che LUI non possa trovarla e salvarla.

58. I fedeli hanno in genere difficoltà nel cammino mondano; ma il legame di Luce non si strapperà mai, anche se talvolta sembra un filino. Ad esempio, così era con voi, amici Alfons, Pedro e Juanita. Tutto l’esteriore aveva strappato troppo il legame. Ma poiché era presente la Bontà di Dio proveniente dall’Eterna Luce, è venuto il giusto aiuto al momento giusto.

59. No, Marita, non indicare me! Guarda in alto a COLUI che governa il Firmamento, e noi, come ciascuno, viene formato dalla benedizione. Dio ci ha fatto incontrare, e questo, per me, è stata una benedizione. Oppure credete che la gioia che abbiamo trovato l’uno nell’altro non sia una grande benedizione? Già quella volta che ho incontrato il nostro signor Ministro, ho sentito la gioia ed ho visto l’ulteriore corso del legame, dove ci avrebbe portato e come ci avrebbe fortificato.

60. Non c’è mai benedizione da una sola parte! Chi dà, può camminare dalla benedizione di Dio; chi riceve dalla mano del Donatore, sarà nutrito da Lui, per l’anima e per il corpo, come ognuno ne ha bisogno. Questo vale per entrambi i tipi di anime, dall’alto e dal basso. Senza l’aiuto delle benedizioni, nessuno potrebbe compiere il suo cammino, né il ricco animico, né il povero animico, anche se quest’ultimo ha bisogno di un doppio aiuto. Nel caso dei ricchi qui menzionati, il loro spirito sta in primo piano”.

61. Un servitore, senza far rumore, porta un rinfresco. La mezzanotte è vicina, ma nessuno guarda l’orologio. Nemmeno il personale. Anche se l’uno o l’altro scaccia la stanchezza per darsi importanza, per poter dire: ‘c’ero anch’io’, la benedizione rimane tale che anche loro trovano la via che porta alla Luce.

62. Dopo il piccolo spuntino l’imprenditore si gratta la testa e dice: “Questo è stato un cibo pesante, in me non è entrato del tutto nell’intimo. Ma con la benedizione – per tutti – a questa mi aggrappo saldamente, hm, …con la Bontà e la Misericordia di Dio”.

- “Caro Alfons, tu sei su una buona strada”, consola Willmut. “Il fatto che alcune cose si possono riconoscere a poco a poco, non è da calcolare come ammanco. Se avessimo tutto subito, allora mancherebbe sempre la più alta gioia. E qui prendo un esempio da te.

63. Quando prendesti le fabbriche di tuo padre, qualcosa era piccolo e insignificante. Con molta fatica hai potuto ingrandire la tua fabbrica, quella volta, più per il tuo mondo. Ma c’era anche il pensiero per quelle persone che avevano trovato un buon pane. Tuttavia, a poco a poco hai visto la benedizione della tua diligenza, con la quale cresceva la gioia, ulteriori conoscenze e nuova forza creante”.

64. “Di nuovo un fantastico abbozzo”, interviene Pedro. “Mentre salivo sulla mio alta seggiola, cresceva la gioia e… l’orgoglio. Questo lo ha calpestato a morte dapprima il tuo Pluto. Pensai davvero, Willmut: ‘Ora è finita con la tua magnificenza’, e…”, il Ministro diventa molto serio, “…ho imparato a credere che il Signore Dio mi ha portato alla comprensione attraverso quella Sua creatura.

65. Come mi sentivo miserabile! Ma presto, devo sempre menzionarlo per la grande gratitudine, quando ho sentito le tue mani da medico, quando ho visto i tuoi occhi, allora seppi: ‘Stai alla svolta della tua vita!’. A quale..? Ovviamente mi era sconosciuto. Avvertivo solo ‘l’altro’. Da quando son venuto da te con Juliane, ho saputo cos’era ‘l’altro’: il tocco della Luce che tu chiami sempre ‘l’Eterno’. DIO mi ha toccato attraverso di te!”

66. Wanger spiega: “Questi tocchi sono dati, ma non dobbiamo dimenticare che è puramente ‘lo Spirito di Dio’ a fare questo, ed è del tutto indifferente in quale modo accade. Non siamo noi i portatori di questo Spirito, ma chiunque si mette sotto la guida di Dio può diventarlo. Un esempio apparentemente povero vi potrà essere utile:

67. Un ragazzo consegna il giornale. Lui stesso non è il giornale, non lo ha nemmeno prodotto. Così, nella visione più alta: Dio è l’Autoportatore del Suo Spirito! Anche se ci lascia fare qualcosa, ci consegna solo ‘l’operare del Suo Spirito’. Gesù disse a Nicodemo: «Il vento soffia dove vuole e tu ne senti il sibilo; ma non sai né da dove viene né dove va. Così è ognuno che è nato dallo Spirito!» (Giov. 3,8).

68. Di solito questo viene interpretato miseramente. Con ‘vento’ il Signore intende il Proprio Spirito. Nicodemo doveva ancora imparare che il Salvatore era DIO. Egli Lo sentiva certamente parlare, ma la profondità della Sua Parola gli era molto velata. Non sapeva precisamente se il Nazareno era il Salvatore o… chi fosse!

69. Noi possiamo sapere che lo Spirito di Dio opera secondo la Sua Volontà! A ragione, Dio potrebbe suscitarsi dei figli dai sassi, il che significa che anche cuori pietrificati possono diventare teneri. L’Altissimo ha un numero infinito di mezzi per porre giustizia e meta alla Sua Sapienza! Presso il Creatore non c’è prima un divenire, poiché le Sue opere sono le capacità della Sua onnipotente Magnificenza! Per la creatura, posta su un percorso del divenire, si rivelerà naturalmente, opera dopo opera, come se tutto prendesse prima forma”.

70. Si discute per un po’. Il modo in cui seguono i non facili argomenti è sorprendente. Gli amici se ne rallegrano perché hanno riconosciuto e accolto ‘così tanto’. Allora si percepisce anche il soffio dello Spirito, e qui non è come una volta con Nicodemo che non si sapeva ‘da dove venisse il vento con il suo sibilo’.

71. Si fa avanti Irina dicendo: “Per lo spirituale, io sono ancora una nullità, ma alcune cose le ho assorbite. Volentieri vorrei solo chiedere perché il Salvatore deveva morire, per vincere la morte. Tutti gli uomini, prima e dopo di Lui, sono morti fino al giorno d’oggi. Cosa significa questo vincere? Che non sia avvenuto per Sé stesso, mi sembra ben chiaro. Ma se Lui ha veramente eliminato la morte, perché gli uomini devono continuare a morire?”

72. “Non sei una nullità!”, Robert abbraccia Irina. “Se non si sa ancora tutto, non è un errore, non è vero, Willmut?”

- “No, ragazzo mio. Irina è come te, solo che lei non osa venir fuori. La sua domanda è molto importante. Su questa sono inciampati perfino i prelati. E la faccenda non è così semplice.

73. Che presso Gesù non valesse la morte del corpo, vi è noto. La resurrezione pubblica era solo un’immagine a causa dei discepoli. Dopo la morte di Gesù sulla croce, essi furono spesso scherniti: ‘Siete stati presi in giro da un prestigiatore!’. Il Salvatore non si mostrò ai farisei, perché sarebbero caduti nel giudizio, nel secondo giudizio, simile alla seconda morte. Nondimeno, molti Lo videro, soprattutto dei romani di alto rango, così che non ci fosse motivo di dubitare il fatto che la resurrezione sia avvenuta, come dice la Bibbia.

74. Vedi, Irina…”, Wanger si rivolge a lei, “…la vittoria sulla morte non valeva per il corpo. Il corpo esteriore doveva morire, corpo che Dio aveva rivestito unicamente per noi e per il povero abisso. Per Se stesso era senza valore, era solo una veste che, certamente, si indossa, ma non è un organo del corpo.

75. Come detto: non il Creatore prese su di Sé il sacrificio. Tutto l’esteriore del Signore serviva unicamente agli uomini e alle anime! Per questi venne superata, affinché tutti imparassero a riconoscere l’interiore, per superare se stessi. Qui si applica la facciata animica e tutto ciò che si oppone alla Luce.

76. Allora ogni anima troverà il suo riposo, come si crede che i morti riposino nelle tombe fino alla loro resurrezione, che la gente non vuol riconoscere, e si rimanda in un più lontano futuro. Comunque, il riposo sotto le mani creatrici di Dio, è il vero riposo, è la Sorgente di vita della Luce, …per noi!”

77. Robert torna su un argomento precedente. “Caro Willmut, mi hai spiegato alcune cose di quella prima figlia, e me la volevi interpretare più tardi. Che il suo cammino sia unito con Dio come Figlio dell’uomo mi è chiaro, anche due terzi di luce e un terzo di buio. Naturalmente per alcuni è il contrario: due terzi di notte, un terzo di giorno. Che con il Golgota ‘l’Eterna Luce’ dell’Altissimo in questo mondo sia aumentata, dove l’ingiustizia è diventata dominante, bisogna crederci se si vuol ottenere la propria redenzione attraverso il Salvatore.

78. Se si pensa a se stessi, a come andrebbe a finire un ritorno a casa, allora ci si domanda: ‘Ne sono io degno?’, lo sono, quale figlio? Se ci fossimo innalzati in maniera dissoluta, e noi uomini sui nostri errori di solito non ci pensiamo affatto, come fa quello un po’ più chiaro e quello un po’ più scuro a tornare alla Casa del Padre? Talvolta lo sento come un desiderio, come una chiamata, ma non lo posso spiegare, non so cosa sia”.

79. Risponde il medico: “Ogni uomo ha questo sentimento impresso dall’Altissimo come una parte nella coscienza. Non esistono solo coscienze malvagie, ci sono anche coscienze pacifiche. In queste ultime si è risvegliato il sentimento. Gli spiriti figli della Luce, come si chiamano coloro che sono rimasti fedeli alla caduta della figlia, si rendono conto del sentimento nel loro cammino attraversano la materia. Anche se talvolta più tardi, non c’è comunque nessuna perdita di Luce, perché il legame all’ambiente costruisce la barriera.

80. Questi figli peregrini tornano da soli a Casa. Essi sentono la chiamata di Dio: ‘Torna a Casa!’, con la cui chiamata hanno terminato il loro cammino attraverso la materia. Nell’aldilà ci sarà certamente qualcosa da recuperare, ma si svolge tutto più rapidamente. Diverso è con le anime povere, indipendentemente su quale luogo del mondo hanno vissuto. Per loro vale l’altra chiamata: ‘Torna indietro!’. Allora non c’è difensiva, e una tale povera anima si tappa invano gli orecchi, quelli della coscienza.

81. Le chiamate verranno pesate molto precisamente. E quando avviene, come avverrà all’ultimo a quella prima figlia della Creazione, le anime più povere potranno varcare la Porta della Luce, …come trovatelli! Allora il ‘Golgota dell’Altissimo’ s’inarcherà anche su di loro come arco della Sua Alleanza e della Sua Grazia.

82. Certamente senza meritarlo, giungono a quella parola di pentimento: ‘Voglio avviarmi e andare dal Padre mio’. Finché la materia ci tiene prigionieri, ‘io voglio!’ vale anche per noi. Se poi segue l’azione, Gesù lo dimostra nella parabola (Luca 15,20) in cui il PADRE va di corsa incontro al figlio perché questo è ancora lontano. La volontà di tornare è il primo passo, ma chi calcola quanti passi dovrà fare per ritornare che, per allontanarsi, ha fatto prima per uscire dalla Casa paterna?

83. Ognuno ha l’alta Grazia tramite la quale, se meritata, se conquistata a metà oppure no, il Padre viene incontro! Questo non deve significare che in tal modo tutte le ingiustizie siano state pareggiate. Oh, no! Prendiamo come esempio l’assassino che oggi Pedro ha aiutato...”

- “L’hai aiutato tu Willmut”, corregge il Ministro.

- “Va bene! Non è stato graziato, il che sarebbe stato anche del tutto sbagliato. L’indulgenza con lui non riguarda l’esteriore della punizione; allora a molti assassini dovrebbe essere concessa l’indulgenza, e cosa ne verrebbe fuori?

84. Una clemenza si deve riferire all’interiore e, solo dov’è necessario, a un più piccolo alleggerimento della pena detentiva, men che mai a un tempo abbreviato che mantenga in arresto il criminale. Con Vilpart, come con pochi, è stato diverso. Lui stesso è arrivato al pentimento. Se il pentimento apre la porta del cuore, allora un po’ alla volta fluisce dentro anche la luce, e la clemenza può rivelarsi apertamente”.

85. “Ci sono ancora domande?”

- Imbarazzato, Robert guarda l’orologio. – Il padrone di casa fa cenno col capo: “Per quanto mi riguarda, la notte è diventata giorno”.

- Dice Juliane: “Magnificamente espresso! Noi tutti abbiamo vissuto come in una notte, animicamente; Willmut, attraverso la Bontà di Dio, ci ha portato il giorno: il risveglio e la conoscenza. Ed io non sono stanca”. Tutti sono d’accordo con lei.

86. Allora Robert chiede: “Willmut, tu hai parlato della tendenza allo splendore e al fatto che i bambini già tendono volentieri alle cose splendenti, il che costringe lo spirito all’autocoscienza, per appropriarsi di ciò che gli occhi vedono. Allora chiedo: come sarebbe con i nati ciechi che non possono vedere?”

87. “Naturalmente, i ciechi non possono godere delle cose esteriori”, segue la risposta di Willmut. “Al posto di ciò, la maggior parte di loro è interiormente molto matura, e tende verso lo splendore del Cielo. Quindi, significa meno l’esteriore, che quasi esclusivamente la visione dello spirito. Un bambino cieco ascolta le voci e se ne orienta, il che è anche un ‘toccare’ le cose”.

88. “Per quale ragione si predica del diavolo e della dannazione e, allo stesso tempo, della Bontà e dell’Amore di Dio?”, domanda Juanita.

- “Me lo chiedo anch’io”. Wanger si lascia andare a un lieve sorriso. “Dal momento che la prima Chiesa, che mirava al potere del mondo, aveva bisogno di uomini ingenui, li si doveva spaventare. Questo si applicava a una vita eterna, senza prestare attenzione all’errore: da una parte l’eterna morte, e in questa l’eterna pena. Se si è morti nel senso della Chiesa, allora non si può nemmeno percepire nulla, ma se rimane l’eterna vita, allora si deve pensare alla Bontà del Creatore, Bontà che dura altrettanto eternamente.

89. Dal momento che Dio guidava tutto, prima che avvenisse la caduta, possiamo riconoscere che anche la Misericordia non avrà mai una fine. Allora non può esistere nessuna eterna rovina, per non parlare dell’eterna morte. Che questa non esista, lo ha rivelato testualmente il Signore attraverso il Suo veggente (Giovanni): ‘La morte e l’inferno sono stati gettati nello lago di fuoco’. Questa è l’altra morte (Ap. 20,14).

90. Morte e inferno sono cose che presso Dio non sono mai esistite, per noi, eliminate attraverso il Golgota! Dio con ciò ha dimostrato che la fossa della caduta, la lontananza da Dio, la sofferenza e tutto ciò che è risultato dalla caduta, non aveva alcuna validità presso di Lui. Solo attraverso la caduta della figlia è stata data la validità; soltanto che tutto il su e il giù, la lontananza e la vicinanza, sottostava alla conduzione di Dio!

91. La materia dovrà essere eliminata, soprattutto quella povera rimanenza che si è formata nel nostro mondo come il peggior campo giochi. Come ‘mondo bisognoso della croce’ è il punto più basso nel ‘Nadir[13] della figlia caduta’. Perciò il Figlio dell’espiazione è venuto qui. Infatti, come Sadhana è venuta al cambiamento e tende al ritorno a casa, così anche l’ultimo punto di tutta la sua rovinosa deviazione. E questo punto è questo mondo!

92. Siamo dunque noi del mondo i prescelti per possedere l’unica figliolanza di Dio? Oh, quelli che vengono dall’alto appartengono comunque al Regno e sono figli di Dio fin dall’inizio (Giobbe 2,1). I caduti di una volta lo devono prima diventare, se di questo mondo o di un altro. L’Empireo è il Regno di Dio e l’infinito ne è una parte. Se è così, allora qualcuno mi dovrà dire dove esiste per Dio un di meno e un di più nella Luce della Sua Grazia!”

93. L’imprenditore racconta: “In passato, i libretti che mi venivano inviati finivano di proposito nel cestino; inoltre, mi mancava anche il tempo per leggerli, per di più, erano ‘in ogni caso per la beatitudine’. Ora ho dato un’occhiata, ma ci sono cose troppo esagerate per me, come queste: ‘Solo da noi!’, oppure: ‘il Regno di Dio viene nel mondo, e noi – i distributori dei libretti – saremo i reggenti con Lui’. Cosa si deve pensare di questo?”

94. “Tanto, quanto nulla!”, dice Wanger. “Le comunità, le scissioni di una Chiesa, hanno mantenuto gli ideali della stessa, ma hanno aggiunto pochi e buoni cambiamenti, per pubblicizzare le ‘proprie idee’ come le uniche che rendono beati. Oltre ad ammettere che anche loro vogliono qualcosa di buono, dobbiamo comunque considerare se ‘solo da noi’ c’è del bene, oppure se ci sono frutti marci. Certamente non da noi, ma unicamente solo ‘da Dio’ si trova redenzione, beatitudine e l’Eterna Luce della vita!

95. L’uomo si riferisce troppo a se stesso e al suo mondo. L’io accentuato somiglia ai fiori, spesse volte magnifici da vedere, ma non seguono i frutti. Il cosiddetto ‘fare per Dio’ non vale molto. Chi fa del bene secondo la Volontà di Dio, lo fa in silenzio, il che significa che non mette il proprio ego in primo piano.

96. Questo tocca a coloro che sostengono di essere gli unici prescelti, che il puro pane di Dio si troverebbe solo da loro. Quanto è povero tutto questo modo di pensare e di atteggiarsi! Se considerassero che nulla è perfetto, che unicamente la Bontà e la Misericordia di Dio sono aggiudicate all’intera Creazione, allora riconoscerebbero la piccolezza del loro essere e osserverebbero la Parola:

‘Chi crede di stare in piedi, faccia in modo di non cadere!’

97. Oh, sì! – Chi crede, chi pensa così, è già caduto, già non sta più in piedi, anche se non lo sa e quindi lo nega. Chi rivendica per sé ciò che spetta a DIO, la Parola del Signore si applica a lui con quella aggiunta segreta: ‘...è già caduto!’. E cosa spetta unicamente a Dio?

98. Io non ho formato il mio giudizio per sentito dire, ma ho ascoltato le comunità ed ho esaminato i loro scritti, e non penso di sapere tutto precisamente. Tuttavia, dove la presunzione porta lo scettro, si rivela se i bei fiori della parola sono anche ‘frutti della parola’! Ciò che appartiene a DIO, ma si recita sulle proprie labbra, mostra se prevale la Verità di Dio oppure lo smarrimento dell’uomo.

99. Chi si definisce santo o onnissanto, insegna la contraddizione: Dio solo è Santo! Se è LUI, allora, chi altro sarebbe santo? Chi non si accorge di prendere su di sé la Santità di Dio e il diritto di benedire, quando ogni uomo è un peccatore, e finché percorre la via attraverso la materia, si è smarrito. Solo il senza peccato benedice! DIO!! E che LUI sia l’Unico vero Portatore della Sua Santità e del Suo diritto di benedire, chi osa negarlo?

100. Nemmeno come Salvatore, nulla del sudiciume e del procedere della nostra umanità vi era attaccato a Lui! Chi benedice si è ostruito da se stesso la sua via verso la Luce! Dio già disse a Mosè e ad Aaronne: «Ma quando benedite», il che significa, se lo volete già fare, in generale, allora dite:

«‘Il SIGNORE ti benedica!’»

101. Questo desiderio, provenendo dall’amore, Dio lo adempirà nella Sua Sapienza e nel Suo Diritto. Di voi, amici, io posso dire: ‘Voi non avete manie di protagonismo!’. Questo, dinanzi a me, vi ha reso preziosi. Rimanete spiritualmente sempre modesti, rimanete attaccati saldamente alle buone mani di Dio Padre e Salvatore, allora non cadrete in nessuna fossa dell’arroganza e vi riuscirà di più che a tutti coloro che, con molte grida e costrizione, vogliono convertire il mondo.

102. Il mondo non ha bisogno di conversione, e la Terra di Dio è il campo della redenzione! Essa è, come terzo Elemento primordiale di Dio, una parte della Sua santa essenza primordiale. Ciò che deve giungere alla conversione e alla liberazione, sono unicamente gli uomini insieme alle povere anime e agli esseri un giorno caduti con loro, nella misura in cui non hanno già intrapreso il loro cammino di conversione.

103. Apertamente e segretamente, percepito o anche rinnegato, tutto ciò che appartiene al tutto della Creazione è proceduto da Dio, prende là il suo corso del ritorno. Anche se per alcuni dura molto a lungo, se la via del ritorno è piena di affanni, di paura e di amarezza, …nulla finisce al di fuori della Divinità-originaria, nulla rimane per sempre lontano dalla Sua Opera meravigliosa! E questo, amici, ce lo ha donato ‘l’Eterna Luce’!”

104. Marita alza la testa. “Zio Willmut, posso chiedere ancora qualcosa?”. Lei guarda l’orologio sentendosi colpevole. Le due del mattino! “Tu sarai stanco”.

- “Se il nostro spirito si ridesta”, risponde Wanger, “la carne non ha più nulla da dire”.

- “Strano!”, Marita è stupita. “La mia domanda riguarda la stessa parola: «E la Parola si è fatta carne». Questo mi è incomprensibile. DIO è venuto sulla Terra e non solo la Sua Parola. Come poteva questa diventare anche umana?”

105. Wanger sorride. “Questo lo raggirano tutti gli insegnanti della Chiesa; essi non sanno interpretarlo. Possiamo allora aspettarci che il comune cristiano possa penetrare le profondità dello Spirito? Alt, Marita, non siete intesi voi. Gli insegnanti sono solo capaci di dire che Dio ha mandato sulla Terra la Sua Parola come Suo Figlio, e il Salvatore sarebbe stato questa Parola.

106. Ciò è vero, ma somiglia al bordo di un vaso che si porta solo fino alle labbra. Dio ha attinto alla ricchezza dei pensieri della Sua santa essenza primordiale. Nessun pensiero, il cui numero non afferreremo mai, è fuoriuscito senza che non sia diventata PAROLA! Se lo era, allora la formazione della Parola non ricadeva assolutamente solo su un essere senziente che per gli uomini era diventato FIGLIO, ma ogni Opera rivelata, dal più piccolo moscerino al più grande Sole, …tutto è il ‘Pensiero-Parola’, dal quale si rivela la Magnificenza dell’opera del Creatore.

107. Ritorniamo alla domanda di Marita. Quale Parola è intesa qui? Non tanto le parole della Bibbia, ma quelle provenienti dal tempo della Creazione, prima che un figlio venisse alla vita grazie alla Potenza di Dio! Dio è chiamato l’Onnisciente, e in modo superficiale viene interpretato come se sapesse tutto di noi. Certo che lo sa! Ma l’Onniscienza è altrettanto infinita, senza inizio, permanente, senza fine, come lo è Dio stesso come Essere primordiale! Di conseguenza, Egli deve anche – e lo ha fatto – pianificare il corso e lo sviluppo delle Sue opere, il che non significa che valeva l’immutabile. Al contrario!

108. Il Creatore ha posto tutto su due piedi, come mi è stato permesso di insegnarlo: sulla condizione originaria come Legge fondamentale, e sulla libera volontà come impulso vitale dei Suoi figli. Allo stesso modo Egli ha posto l’immutabile sul piano come ‘struttura delle Sue opere’, e all’interno di esso la possibilità di cambiamento, che era previsto, ma non predeterminato! Solo all’interno delle alte Leggi di base potevano mostrarsi cambiamenti, che erano stati concessi unicamente alle creature-figli.

109. In questa disposizione, la struttura sorse insieme alle innumerevoli parole quell’una: «Sia fatto!», nella quale c’era l’espressione della Sua irrevocabile condizione primordiale, ‘l’invio di Se stesso’, se dalla seconda Legge, dalla libera volontà, fosse risultata una violazione:

«Io voglio, sia fatto!»

110. ‘Nulla deve elevarsi oltre i Miei confini creativi, né essere al di fuori delle Mie opere!’. Nessun figlio può aggirare questa condizione originaria, né scardinarla! Proprio in questo sta la rivelazione di quella Parola ‘si è fatta Carne’, per l’OPERA: per la redenzione!

111. Non si conoscono le parole di Dio provenienti dal divenire delle Sue opere. Nondimeno, Egli disse: ‘Cercate nelle Scritture!’. Intendeva la Sua Parola segreta che può essere percepita nello spirito, il che significherebbe qualcosa come questo: ‘Una Parola, una Parola speciale, deve essere formata quando una creatura-figlio vuol porre la libera volontà al di sopra delle condizioni’. Che questo non sia possibile, sta già in quest’unica parola.

112. Perciò, farò della Parola speciale, un ‘Figlio’, che collocherò nella posizione di creatura-Figlio. Inserisco: nello stato di uomo, nella carne, come l’abbiamo ricevuta per il nostro cammino terreno. Si aggiunga ancora: ‘Io, Dio, poiché nessuno sta al di sopra di Me, Mi reco in questo Figlio, perché in questo modo viene purificata la deviazione, …per coloro che si sono smarriti!’. Io, il Creatore di tutte le cose viventi, non ho bisogno di basarMi su un ‘posso’, o su un ‘devo’; Mi rimane sempre proprio quel:

Io voglio, sia fatto!»

113. Pertanto, quest’unica Parola divenne ‘Figlio’, per l’unica ‘figlia’ e il suo seguito; con ciò, anche per noi che abbiamo bisogno della riconciliazione. Perciò ‘la carne’ significa: ‘Azione diventata Parola!’ – «Ed ha abitato in mezzo a noi». Era vicino a tutti gli uomini, non importa in quale tempo sono vissuti o vivranno. Non c’è bisogno di cercare la redenzione, se solo la si vuol trovare!

114. Ma poi: «E noi abbiamo visto la Sua Magnificenza!» Qui di nuovo dobbiamo quardare in profondità. Perché ‘come un Uomo’ la Parola di Dio procedeva in questo mondo. Dove si poteva vedere una magnificenza? In un povero Galileo che certamente faceva miracoli e poteva parlare magnificamente? ‘Noi abbiamo visto’ non si applicava all’ambiente, tanto più che i miracoli venivano dimenticati troppo presto. I farisei Gli dicevano: ‘Cosa fai Tu di straordinario? I nostri padri mangiarono la manna...’

115. ‘Noi della Luce, rimanendo col Signore, e alcuni uomini, come ne era uno Giovanni, abbiamo visto la Sua Magnificenza; noi sappiamo chi LUI è!’. Ma anche altri uomini, in passato, a quei tempi e oggi, possono essere inclusi in questo ‘noi’. In passato: Abramo, Mosè, Isaia ed altri; poi i discepoli e coloro che hanno seguito credenti il Salvatore.

116. Oggi, noi che sappiamo leggere nella Sua Parola cose così meravigliose, i fatti e gli avvenimenti di Dio sono chiamati ‘carne’ solo come simbolo, perché pensiamo troppo all’esteriore e di rado all’interiore, meno di tutto vogliamo comprendere l’esteriore dall’interiore.

117. Noi, amici, vogliamo conservare sempre ‘l’Eterna Luce dell’Altissimo Signore’, come la cosa più preziosa che può diventare nostra. Stiamo nei Suoi fatti e avvenimenti fin dai tempi antichi! Siamo avvolti nelle Sue eternità, nella Sua luce e nella Sua pace. Per questo, al Salvatore sia offerto ogni ringraziamento e gloria, lode e onore”.

118. Ascoltate: non c‘è stato qui un suono sottile, un segreto respiro come il suono di una Parola, un ‘AMEN’? Non è passato qualcosa su tutti, come una Mano che dispensa dolcezza, bontà, grazia e comprensione?

- Perfino la servitù nella stanza accanto ‘lo’ ha percepito e si è allontanata silenziosamente. Tutti si guardano con aria interrogativa, e nessuno sa dare una risposta.

- Solo il servitore che porta il cibo in tavola mormora: “C’era qualcosa che procedeva dal dottor Wanger, qualcosa che era su di lui. Devono esistere gli angeli. Non lo si può spiegare in termini mondani, era…”. Non ha potuto andare oltre. Si prefigge di chiedere alla signora se è stato uno smarrimento, provenendo dalle parole di Wanger, oppure se…

119. E gli amici? Essi, spinti vicini a DIO, sapevano: ‘Ci ha toccato il celestiale! Un AMEN, il suono meraviglioso, come un dolce eco di musica delle sfere e, …c’era qui qualcuno!’. Siedono in silenzio assorti per un lungo tempo. Il soffio di Grazia di Dio passa su di loro, colpisce le loro anime, benedice il loro spirito ed eleva in alto i cuori verso dove è venuto il suono delle sfere.

120. Anche Wanger ha chinato il capo. Quanto ha già ricevuto in rivelazioni, sia segrete che anche aperte, non sono mai state così forti come adesso. Egli attribuisce la parte principale di queste agli amici. I loro cuori erano vasi aperti, e così il Signore si è rivelato nel Suo modo meraviglioso che, ogni volta, è il più alto, più vicino all’uomo nella grazia, …se Lo vuole afferrare. Gli amici Lo hanno afferrato e… ‘Oh, grazie, giubilo, lode e adorazione a Te, Padre Santo, offerto nella semplicità del mio cuore’.

121. A questo punto si sente sollevato dalla poltrona. È Beocana che lo abbraccia con grosse lacrime agli occhi. Viene circondato, non come se dovesse essere onorato; il pensiero di tutti è l’ardore: ‘Tu ci hai elevati a DIO. Aiutaci, affinché possiamo rimanere in alto’.

- Il medico, il missionario, il soccorritore, il veggente e ancora molto altro, coglie facilmente lo struggimento dei suoi amici. In questa notte, che già annuncia la dolce aurora, c’è un’ultima cara parola che si apprende dalla sua bocca.

122. Egli dice: “DIO ci ha elevati a Sé, LUI era qui! Non avevamo bisogno di vederLo con i nostri occhi per credere che EGLI avesse pronunciato il Suo ‘AMEN’. Non solo per quello che ho avuto il permesso di annunciare ancora, questo sta al secondo posto; al primo posta sta il fatto che ci siamo abbandonati uniti alla Sua conduzione, nessuno di più, nessuno di meno! Unicamente nell’unione abbiamo raggiunto il gradino del Cielo, dove potevamo vedere DIO nella contemplazione interiore, e percepire la Sua Parola.

123. Nulla vi separerà più dall’Amore di Dio che illumina il nostro piccolo cammino del dovere nel mondo, quando i pericoli ci minacciano. I pericoli animici sono comunque i più pesanti. Pedro e anche Alfons stanno nella vita pubblica, dove il percorso non è sempre agevole. Ma voi conoscete il detto: ‘Per aspera, ad astra!’. Su strade impervie, su nella Luce! Tenetelo sempre saldamente nel cuore, ed io so: Dio ci donerà un arrivederci!”

124. “Allora, dico dal più profondo del cuore: ‘Dio sia ringraziato!’.” Pedro, il Ministro, lo ha espresso con enfasi.

- Con una silenziosa stretta di mano si separano. Davanti a ciascuno rimane ‘l’AMEN’, e il riferimento al ‘per aspera, ad astra’, e in aggiunta a questo, sempre:

‘L’Eterna Luce!’

 

 

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[1] L'egocentrismo è l'atteggiamento e il comportamento del soggetto che pone se stesso e la propria problematica al centro di ogni esperienza, trascurando la presenza e gli interessi degli altri. La parola deriva dal termine greco γώ (egò) che significa "Io". Una persona egocentrica non possiede la teoria della mente e non riesce a provare empatia con gli altri individui.

[2] Questa è una frase presa quale ‘massima‘ di tutte le comunità religiose nate dal luteranesimo, e cioè che basta la fede per avere la salvezza, ovvero la remissione dei peccati.

[3] ‘I defunti da tempo‘: cioè tutti coloro che sono passati sulla Terra da Adamo fino a Gesù (Ebrei 9,15 e Romani 3,25), tramite l’Atto del Sacrificio della croce furono riscattati, non quelli seguenti fino al giorno d’oggi, che devono acquisire la redenzione per merito. (vedi spiegazioni date tramite Franz Schumi nel testo “La Giustificazione” cap. 4)

[4] Sull‘Ascensione del Signore c’è una specifica rivelazione del 1934 a Max Seltmann – “L’ascensione” – Libro 13)

[5] Il Giorno: inteso il sesto Giorno della Creazione, in cui si svolse la ‘caduta’, e che nello stesso giorno deve essere condotto il recupero di tutti i caduti. (vedi nell’Opera “Eternità in Spazio e Tempo” cap. 6)

[6] Secondo la teologia cattolica medievale, il Cielo Empireo (dal greco antico μπύριος, empýrios, cioè «infuocato», «ardente») è il più alto dei Cieli, luogo della presenza tangibile di Dio, dove risiedono gli angeli e le anime accolte in Paradiso.

[7] Nadir: voce usata dagli astronomi per indicare quel punto immaginario del cielo che è agli antipodi dello zenit; il punto più in basso sulla verticale del luogo.

[8] Pniel è un centro abitato sudafricano situato nella municipalità distrettuale di Cape Winelands nella provincia del Capo Occidentale.Il nome è di derivazione biblica e sarebbe un riferimento al luogo in cui Giacobbe lottò con Dio, significando "volto di Dio".

[9] Pegaso: il cavallo alato.

[10] Qui c’è un errore di Wilmut, il villaggio era Sicàr (Sichar), [Gv. 4,5]. (vedi anche la rivelazione a Jakob Lorber G.V.G. vol.1 cap.25)

[11] Questo è riferito ai numerosi mistici che dal 1840 hanno potuto scrivere molto di ciò che è stato rivelato loro dall’Alto.

[12] Mene, mene, tekel U-pharsin: Una scritta su un muro alla corte del re Bel-Sazar fatta in modo soprannaturale da una mano invisibile per imporgli un limite. (vedi Daniele 5,25 – “Babilonia tu grande” cap. 12)

[13] Nadir: voce usata dagli astronomi per indicare quel punto immaginario del cielo che è agli antipodi dello zenit; il punto più in basso sulla verticale del luogo. – Nadir, opposto allo zenit.