Commentino
all’Opera
“LA CHIAMATA DALL’UNIVERSO”
Una chiamata| Una grande chiamata: ‘La chiamata dall’universo’! Quale significato
può avere una comunicazione di così grande portata che tratta di
un argomento così particolare, lo si può scoprire solo approfondendo
molto questo testo non facile, poiché l’argomento principale
attraverso cui sono presentati i vari avvenimenti, non è immediatamente
comprensibile, a meno ché non si abbia già una conoscenza dello
sviluppo particolareggiato del tempo
della fine, cosa che è già stato concesso tramite un'altra
mistica contemporanea a questa: Bertha Dudde. Solo avendo chiaro un ampio significato della
reincarnazione e del Giudizio finale, del concetto degli ultimi tempi e del successivo tempo
della fine, è possibile comprendere gli insegnamenti e le
motivazioni che hanno portato il Padre a presentare queste scene sulla Stella della speranza, un enorme Sole
centrale della Creazione, su cui presta servizio uno spirito molto potente,
indicato come uno dei portatori del comando presso il Trono di Dio [cap. 3, 24], eletto a sacerdote [cap. 1, 57] per guidare un tale
immenso mondo, quale guida da reggente spirituale, essendo stato contemporaneo
al tempo di Gesù, allora, già come sacerdote [cap. 8,46] nelle vesti di Nicodemo.
Tuttavia, la
vita dei vari personaggi non viene presentata come potrebbe essere quella degli
abitanti di un mondo, qualunque esso sia, poiché essi vivono da spiriti
nella sfera animica di questo Sole, sul suo settimo
anello spirituale, che di per sé è un mondo di luce, sebbene si
muovano come se camminassero sul suolo e percepiscano il terreno come se
fossero gli abitanti fisici di questa Stella. Non c’è nemmeno
alcuna interpolazione con gli stessi esseri materiali, eventuali abitanti di
tale Stella/Sole, poiché tutte le scene si svolgono con spiriti-figli e
anime provenienti dalla Creazione, oltre che dalla Terra. Da altre rivelazioni
sappiamo che ogni elemento della Creazione, quindi anche i soli, sono enormi
mondi materiali su cui vivono un’infinità di esseri più o
meno materiali, ma qui evidentemente non era importante presentare la vita
fisica − se così la si può chiamare − sullo stesso,
quanto la vita in una sua sfera spirituale, di un gruppo di spiriti che si
devono occupare di un compito particolare e importante, il quale però
non viene espressamente dichiarato, ma comprensibile solo da quei lettori
iniziati nelle rivelazioni della nuova Parola, attraverso i vari colloqui tra
questi abitanti della Stella e gli esseri spirituali da convertire, e tra loro
e il Padre.
Il Padre poi
è una figura magnifica. Abituati attraverso le altre rivelazioni a
conoscere la Divinità attraverso la figura di Gesù che guida
tutti e Tutto, su questa Stella su cui compare e colloquia, e insegna ai Suoi
figli, occorre elevare il piano della percezione all’ascolto e alla
comprensione della Sua parola, poiché qui gli interlocutori della
Divinità non sono esseri in cammino, quali viandanti da far crescere per
tirarli su dal loro inferno (come ad esempio lo si è potuti vedere nelle
rivelazioni di Robert Blum “Dall’inferno
al Cielo” oppure nel “Il
vescovo Martino” [J. Lorber], oppure
attraverso la guida di “Lutero
nell’aldilà”, o anche nella rivelazione che presenta
“Emmanuel Swedenborg”
nell’aldilà [F. Schumi], e ancora nella guida della semplice Johanna in “La Patria ritrovata”
[M. Seltmann]), no! – Qui, nella maggior parte
ci sono i diventati figli, quelli
della Gerusalemme celeste, i riscattati, esseri nativi di questo Sole ritornati
dall’incarnazione volontaria sulla Terra, ‘la prova di vita’
[cap. 9, 14], sulle tracce del Maestro-Gesù, e sono già tornati
positivamente alla Casa paterna, e ora stanno di fronte alla Divinità.
Per questo, a loro non occorre nessun intermediario, ma è Egli stesso
che si presenta, …e insegna.
Perciò
anche il linguaggio adoperato non è quello usuale, dove, nonostante gli
scambi dialettici tra il Padre e i figli siano in un certo senso semplici,
tuttavia occorre una certa base di conoscenza acquisita in altre rivelazioni,
per seguire il filo logico e comprenderne gli insegnamenti. Così, ad
esempio, viene ribadito più volte il concetto della redenzione riferito
a ogni figlio, poiché Dio non vuole perdere nessuno, neppure il primo
caduto, che è già in cammino per la sua redenzione cominciata con
il Sacrificio sulla croce, e dopo il lunghissimo Giorno dell’Amore di Dio
ancora attuale, dopo la conclusione della maestosa Notte (il tempo millenario
dopo il Giudizio) prossima, dopo il ritorno di Sadhana, farà spuntare
l’Aurora dalla Fonte della Mezzanotte per il Giorno di festa, o Giorno
della pace, della nuova Creazione, allorquando tutta la creazione materiale, e
di conseguenza anche la creazione spirituale, subirà un impulso a una
trasformazione evolutiva.
Tutto
ciò che avviene, è sempre ‘preparato’ dalla
Divinità in anticipo, affinché, quasi casualmente avvengano
eventi, che però Egli aveva previsto già da eoni di tempo. Ad
esempio, la storia inizia con l’accorgersi che su questo mondo di luce,
esiste però un certo luogo in cui la superficie è più
scura, e ci sono perfino delle cavità dove, rispetto allo splendore
della luce che comunque persiste in ogni angolo di tale Stella, lì
può essere considerato come se ci fosse tenebra. E alla domanda del
perché potesse esistere un tale strano luogo buio in quel mondo di luce,
poi, nella risposta del Padre si sviluppano tutti gli eventi: esso serve, quale
luogo di raccolta di anime da redimere provenienti dalla Creazione, provenienti
perfino dall’inferno più buio, che in tale ambiente – nella
sua sfera animica – potranno essere contattate
da vicino dai reggenti la Stella/Sole, i quali si presenteranno loro come
‘aiutanti’, dopo aver coperto la loro luminosità.
Cioè, è come se a tali abitanti animici,
viventi in questa sfera animica, si portasse loro
lì vicino una piccola parte dell’inferno, senza nemmeno farli
stancare troppo per andare a trovare tali dannati per recuperarli,
chissà dove, e quanto lontano.
Man mano, si
scopre che, ad esempio, alcuni erano stati carnefici al tempo
dell’inquisizione (cap. 3-5-6), e altri facenti parte di una
comunità di credenti dalla Terra guidati da un oratore autoelettosi
sacerdote (cap. 8), che inculca alla sua comunità di essere solo loro,
provenienti dalla Terra, i figli eletti. Oppure altri (cap. 9-10) che hanno una
fede nella Divinità che chiamano Manahatan, e
che hanno fatto parte di un mondo distrutto, e inseguiti da altri spiriti del
loro mondo distrutto, non credenti. E ancora, due comunità di veri
credenti dalla Terra, ferrati nelle S. Scritture, che però litigano fra
di loro su errati insegnamenti di fede (cap. 12-13), e vengono interrogati
direttamente da Dio sotto le mentite spoglie di un alto aiutante, mentre sono
al tavolo della sala principale della casa del reggente della Stella,
poiché essi erano già cittadini della stessa Stella. E infine,
anche tre sacerdoti provenienti da un mondo in cui la Divinità viene
chiamata Fureana (cap. 15), inseguiti da una masnada
di cattivi del loro mondo simile alla Terra, i quali rappresentano anime
durissime, veri e propri diavoli, tenuti da centinaia e perfino migliaia di
anni incatenati nella loro tenebra, mentale o giudicante, il cui recupero non
può avvenire però come per le altre anime, alle quali, dopo il
loro pentimento gli si perdona i peccati e possono proseguire più
rapidamente nella crescita spirituale. Qui, a questi richiamati, essendo la
loro interiorità quella della caduta, molto marcatamente negativa, ed
avendola alcuni provenienti dalla Terra, espressa in opposizione perfino
davanti alla Divinità incarnata in Gesù a quel tempo, il Quale
non vollero riconoscere, alcuni di loro perfino facenti parte di quelli che
gridarono: ‘Crocifiggilo! Il suo
sangue ricada su di noi e sui nostri figli!’, e poiché un loro
spontaneo ritorno non è ancora avvenuto, allora essi devono, in un certo
senso, ‘pagare’, tale spontaneo allontanamento da Dio, attraverso
una successiva incarnazione su di un mondo della Creazione, dopo essere stati
istruiti sulla Stella del cambiamento.
Alcuni di
loro, ma di ciò si intravede poco nel testo, saranno istruiti per un
compito particolare, se vogliono accelerare il pagamento della remissione dei
peccati. Ciò avverrà solo se ci sarà una scelta personale
verso una ulteriore incarnazione [cap. 5,31] su di un mondo della Creazione, dove il cammino di
crescita è molto lento, e dipenderà dalle condizioni di vita che
saranno loro imposte lì. Oppure, perfino ancora sulla piccola Terra, ma
per un compito particolare: soffrire nella carne, così come nella loro
precedente incarnazione essi hanno fatto soffrire nella carne il loro prossimo!
Una tale
missione potrà, nel tempo della fine sulla Terra, in tale ulteriore
esistenza nella carne piuttosto breve, concedere loro dopo la morte fisica che
avverrà probabilmente nel sacrificio della propria vita, il riscatto
completo dei peccati. Come dire: ogni più piccolo evento che si svolge
nella Creazione, così come sulla nostra Terra, è sempre per
Grazia che viene preparato in anticipo dall’Onnisciente, così che
ogni atto dovrà poi svolgersi ‘apparentemente’ casuale, ma
che, attraverso – ad esempio questa rivelazione – si può
scorgere come il Padre guida tutto avendo avuto cura di preparare ogni cosa per
donare poi, gioia, dopo una vittoria spontanea da parte dei figli, che in tal
modo hanno la possibilità di riconoscere il Suo sviscerato Amore e
sapienza, nonché Grandezza e Bontà, per ciascuno dei caduti che
vengono riscattati col co-aiuto dei figli.
La Stella
della speranza, così come avviene anche su altri mondi della Creazione,
è uno dei mondi su cui in questo tempo viene fatto il lavoro di recupero
delle anime dell’inferno, dei peggiori, così da cominciare a
svuotarlo, ed evitare loro la relegazione nella materia e ridurre così
il numero di coloro che saranno poi posti davanti al grande Giudizio preparato
per il tempo del Giudizio sulla Terra.
C’è
inoltre un importantissimo insegnamento sul nome ‘UR’, quello unico
della Divinità, che qui viene rivelato nella sua essenzialità,
quale dono per tutti coloro che vorranno accettare questi insegnamenti come
vita spirituale, non soltanto per questo nostro cammino terreno, ma tali da
restare quale bagaglio spirituale per quella eterna nell’aldilà. E
infine c’è anche una particolarissima affermazione del Padre sul
tempo della Creazione (cap. 16,116), che indica questo tempo della materia, che esiste da miliardi di anni
terrestri, eoni, come alla sua metà. Per cui, rispetto alla caduta, la
Divinità attraverso Gesù si è rivelata a
‘metà del tempo’, mentre l’altra metà
servirà alla conclusione del recupero dei caduti (i piccoli della
tenebra), e per l’incarnazione degli spiriti del Cielo (i piccoli della
Luce).
Per il
recupero dei caduti collaborano tutti, se è necessario, anche il 1°
angelo-guardiano Orytam, e perfino gli
arcangeli/principi: Muryel, Michael e Raphael/Agralea.