– Rivelazione –

Anita Wolf

1970 / 1971

(Nel tempo delle missioni spaziali, sulla Stella della speranza)

 

Il trattato comincia all’incirca al tempo attuale della Terra, nel quale è stata data ‘La Chiamata dall’Universo’. Nel settimo anello spirituale della Stella della speranza, un Sole della Creazione, alcuni elevati figli di Dio vivono l’animico mondo loro assegnato, ed essi co-reggono il governo dei Cieli, insieme al Padre. La loro funzione è riportare a casa i caduti non ancora redenti, per trarli dalla loro condizione di inferno interiore, e ricondurli al Padre.

----------

La CHIAMATA dall’UNIVERSO

 

 

 

Descrizione: sole_stella

[indice esteso]

INDICE

 cap.1           Meraviglioso Insegnamento sulla Stella della grande speranza

 cap.2           Valli oscure - Come nell’aldilà si porta ancora in sé del mondano

 cap.3           Il Servizio e la Croce di Dio - La buona speranza; quello che si semina, si deve raccogliere

 cap.4           Il grande Discorso di Dio - Un procedere nella conoscenza della Luce

 cap.5           La resa dei conti - Anche una decima del Signore

 cap.6           Lunghe vie nell’aldilà di certi uomini cattivi

 cap.7           Profondo insegnamento sull’essere e sull’agire

 cap.8           Dei carichi non leggeri con guide confuse di sette

 cap.9           I più leggeri o migliori, e i loro inseguitori – Rimanere pronti al servizio, questa sia la nostra meta!

 cap.10         La Mano del Diritto e le Dita della Compassione

 cap.11         Il migliore rapporto con Ur - Il Tesoro del Creatore

 cap.12         Due comunità arroganti e come devono cambiare nell’imparare

 cap.13         L’Alto Ospite - Differenti rese dei conti - Infine la Grazia del Padre

 cap.14         Dell’anticorte esteriore, superiore e interiore - Il tessuto filtrante e l’ultimo buon basso

 cap.15         Anime oscure - La grande fatica della Luce, ma anche una piccola campanella

 cap.16         Una meravigliosa natura di Luce - L’ultimo Discorso di Dio per la Stella della speranza - Si avvicina la Sera e il Finale del Giorno di Creazione dell’Amore

 

PERSONAGGI

 

 Ur                          l’Unico Dio, malgrado i molti Nomi

 principi di Luce    i sette portatori delle Caratteristiche

 Diadjar                  Un angelo comandante (Nicodemo e conduttore superiore della Stella)

 Olyanda                 prima consigliera e co-reggente (genitore sacerdotale della Stella)

 Malluredus            secondo più anziano e co-reggente (genitore sacerdotale della Stella)

 Kara-Amadael      presidente d’assemblea (il più anziano co-assistente)

 Li-Admia               Aiutante nel governo esterno

 Heliato                   primo cittadino della capitale (assistente)

 Corrysanda           prima cittadina capo del paese (assistente)

 Bota                       assistente capo delle regioni esterne

 Orytam                  un angelo guida, uno dei grandi

 Muriel                    il portatore della Serietà

 

 (inoltre):                 Altre persone e gruppi di uomini dalla Terra e altri pianeti d’incarnazione

-----------

 

 

Prefazione all'Opera (di Anita Wolf)

 

Commento/riassuntino (a cura di “Amici della Nuova Rivelazione”)

 

cap. 1

Meraviglioso insegnamento sulla Stella della grande speranza

 

Tre superiori a colloquio: come aiutare? – Al Tempio, dal Padre – Cosa fare con i caduti? – Nella valle del lutto, l’aiuto – “Il loro progresso verso lo spazio è alla fine!”

 

1. Il Sole fa scivolare i suoi raggi mattutini in un rosso oro su quelle colline che orlano un’ampia meravigliosa valle. La natura è pura, i luoghi sono belli, che sembrano dei quadrati variopinti. Non esistono dei duri confini; tutto è ordinato in una libera simmetria. Boschi, prati, giardini, campi, mostrano una molteplicità, che appena si riesce a coglierne la pienezza, e solo il cuore può giubilare grato, per la sontuosità che Dio ha dato.

2. Lo pensano anche tre persone che escono da un luogo tendendo verso la prossima altura. I loro abiti chiari sono del tessuto più fine. Malgrado la differenza di colori, tutto appare luminoso e gentile. Camminano tranquilli per la loro via; risparmiano i loro discorsi, per l’altura. Simbolicamente: quando noi siamo diventati maturi, quando saremo ‘in alto’, solo allora si parlerà del più importante! In questo ‘noi’, i pensieri includono tutti quelli che dimorano nel loro paese.

3. Arrivati in alto, essi lasciano dapprima vagare lo sguardo fin nella lontananza più distante, fin dove può guardare il loro occhio. Qui il più bel posto per riposare viene offerto da pietre coperte di muschio, come delle comode panche, per raccogliere nuova forza e – come ora deve avvenire – trattare le importanze che devono servire per il meglio al paese che i tre superiori amministrano.

4. Comincia il più anziano: “Non è difficile fare ciò che il Signore pretende più giusto: Egli ci raccomanda per il nostro bene. Il Suo Insegnamento è il migliore, i Suoi Comandamenti fondamentali, i più eminenti, oltre tutte le cose, eternamente bene! Con i nostri è facile adempiere la Volontà di Dio: ma con gli altri…?”

5. “D’accordo! Ma dobbiamo fallire? Quello che si fa sotto la guida di Dio, andrà bene, persino se prima non si vede nessun successo. Tu sai, Diadjar: nel Consiglio degli anziani io ho la prima voce per le donne. Non c’è nulla di nascosto che per noi sia necessario sapere. Mi tocca, che gli altri si mettano da parte, benché godano della nostra protezione, hanno parte nei Doni che sono propri del popolo. Non vogliono sentire niente di Dio, che è appunto la sofferenza e preoccupazione di noi tutti”.

6. Chi parla così è la prima consigliera nella conduzione del paese; lei ha il seggio fra i due più anziani nel Senato superiore. Si è sovente riconosciuto, molto bene, applaudendole l’assenso. Ora lo conferma il secondo consigliere, mentre le sfiora la mano. Facendo questo guarda nella natura, sui luoghi, a tutta la bellezza, che giacciono stesi sotto i loro piedi.

7. “Hai ragione, Olyanda. Dio ti ha dato al nostro popolo perché hai un’alta sapienza, specialmente nella conduzione del paese. Noi abbiamo uno sguardo ampio, benedetto da Dio. Non possiamo solo abbracciare con lo sguardo tutta la nostra Stella, noi, …se vogliamo, vediamo anche altre costellazioni, i loro esseri viventi o uomini, tutto il loro fare e non fare, e come nella materia vi è troppo di oscuro, pesante e minaccioso.

8. Soprattutto in quel mondo irradiato dalla Luce di Dio e che si trova il più lontano da Lui stesso, come nessuna delle Stelle incalcolate (la nostra Terra), l’oscurità prende il sopravvento. Perciò siamo giunti alla difficile domanda: quando la cosa terribile minaccia là di scoppiare[1], può riguardare la nostra Stella, può anche in altre, dove vivono pacificamente dei figli di Dio?”

9. Lui fa tranquillamente cenno al primo consigliere Diadjar: “Penso così, sovente, come te: sarebbe anche il servizio della Luce, se avessimo da co-portare un caos della materia, se noi, …malgrado una salda fede, l’amore e la fedeltà nei confronti di Dio…”, segue un sospiro, “che non è per loro stessi. E’ solo per la grande, meravigliosa meta, nel cui decorso, o ultima beatitudine della Sera, loro sono stati da tempo inclusi”.

10. “Non sospirare troppo, caro Malluredus”, sorride la donna, “benché ne condivida il sospiro, non credo che una catastrofe, da là, dove la Terra gira la sua orbita”, Olyanda indica in questa direzione, dove si vedono camminare anche di giorno gli eserciti di Stelle e di mondi, “arriveranno le onde peggiori fino ai nostri campi di Luce”.

11. “E se fosse?”, chiede seriamente Diadjar.

– Risponde Malluredus: “Ora? Allora sapremmo che il ‘grande Giorno dell’Atto-Anno-Ur’ si avvicina al termine, e il come e dove non abbiamo ancora bisogno di saperlo! E’ la cosa più meravigliosa di tutte le Meraviglie, riceverli uno dopo l’altro, e così, elevarsi da un gradino all’altro, proprio in questa beatitudine della Sera.

12. Si rivolge alla prima: “Ne parliamo alla sera. Dapprima è da deliberare, se e come sarebbe magari da evitare una catastrofe, soprattutto per quel mondo sul quale tutto si accavalla. C’è di certo qualcosa di buono, alcuni cooperano diligentemente per diffonderlo, ma la massa è così estraniata a Dio, sono solo immensamente vicini all’esistenza mondana, da inciampare sulle loro stesse conquiste. Il loro progresso è la loro rovina! Di chi? Del Pianeta? Degli uomini?”

13. Olyanda ribatte leggermente: “Non lo sappiamo ancora, malgrado il nostro ampio sguardo per guardare nell’Universo e nel futuro della materia. Nondimeno, penso che non ne saremo colpiti! Se però fosse, allora, solo nel nostro lavoro, per quelli che sono lontani! E noi vogliamo aiutare a portarli volontariamente!”

14. “Hai ragione”, dice il più anziano, “sei appunto la prima consigliera del nostro paese. Andiamo bene, quando riconosciamo la tua sapienza!”

– “Ma amico Diadjar, che cosa dici?”. La domanda non è un rimprovero, è più una stessa imprecisa riflessione. “Tu sai meglio di me – ti prendo in parola – tu stesso sei il primo della nostra cara Stella, sicché, la conoscenza su noi tutti, è buona e pura, viene da Dio, nostro Creatore e Padre!

15. Non ci ha Egli benedetto? Non ci ha messo, Egli stesso, nella nostra funzione? Ci ha istruito nel Santuario come avessimo da adempiere luminosamente i nostri doveri. Non vogliamo lodarci a vicenda, non elevare noi stessi; questo lo lasciamo fare alla gente sul mondo oscuro. Quelli che si elevano nella loro ‘profondissima scienza’, verso l’alto, fremono senza supporre che la profondità, è più profonda che la loro assidua elevazione nello spazio.

16. Quelli che riconoscono Dio e parlano sempre di Lui, molti che si credono ‘divini’, non sospettano neppure che, più si avvicinano essi stessi dalla Parte di Dio, più stanno lontani dalla Luce e, …dal loro Dio! Perché nulla spezza la fede e la via, così tanto – anche materialmente – come altrettanto è pure benedetta, purché serva solo al Bene, rispetto a qualsiasi arroganza!

‘Chi crede che ci stia,

badi bene affinché non cada!’,

era stato insegnato anche a noi. Questo non succede nel Regno; ma conserviamo la Parola, allora una corrente di Luce va al piccolo mondo, verso quelli che mentono malgrado la conoscenza, se e come l’esercito delle Stelle sia abitato e amorevolmente arredato. [Giov. 14,2]

17. Chi ha dovuto lasciare il mondo – eccetto gli spiriti dei figli della Luce pronti a servire – è fortemente spaventato, se nell’aldilà rinnegato venne a sapere che gli autoconsapevoli si ritrovavano come al bordo di ogni Magnificenza di Dio”.

18. Diadjar si alza dal sedile di muschio e va su e giù. Poi afferra le mani di ambedue i membri del Consiglio: “Conserviamo anche questo tema per dopo. Dobbiamo scoprire che cosa deve essere fatto con più urgenza, qui sulla nostra altura, sulla quale poco fa siamo stati benedetti da Lui stesso, al Quale va il nostro amore. Ora, si tratta degli ‘altri’.

19. Naturalmente, abbiamo dovuto superare certe cose nel nostro specifico sviluppo, ci siamo lasciati prima formare dalla santa cara mano di Dio Padre, per guidare il popolo affidatoci. Il Creatore Padre ce ne ha dato la Sua Forza di cui abbiamo bisogno per il nostro lavoro. Egli ha confermato anche qui, nel luogo da cui Egli si rallegra del nostro sforzo. Eravamo come beati di questa Parola di Grazia!”. Olyanda e Malluredus annuiscono seriamente.

20. “Abbiamo anche accolto certe cose estranee”, continua Diadjar, “Ci siamo sforzati di aiutare ognuno sulla continua via, e alcuni abbiamo potuto inglobarli nella popolazione. Loro ci sono sempre stati grati. La maggior parte veniva dal mondo oscuro, ma anche da altrove ne sono stati portati qui alcuni. Gli ultimi arrivavano, alcuni guidati, molti però hanno semplicemente fatto irruzione da noi, i quali ci preparano la più grande preoccupazione.

21. Non li vogliamo cacciar via. Ma alcuni del nostro popolo hanno paura degli oscuri. Non è sempre facile accorgersi, perché avviene ciò che non fa parte delle nostre fila, non del nostro paese stellare. Certamente è la Volontà di Dio, la Sua santa Compassione con gli oscuri, affinché anche loro vengano salvati. A volte sembra persino nella Luce, come se ‘tutto avvenga da solo’, come se Dio non si occupi di queste minuzie insignificanti.

22. Il pensiero impedisce di formulare una decisione di diritto per il popolo e per gli estranei, che non possiamo lasciare qui per sempre. Noi possiamo inoltrare ogni peggiore nelle altre posizioni di sfere, …non perché lo meritino, ma là si trovano dei superiori, più di come siamo noi, e questo è sempre bene per loro, guidati bene. Là non possono mai resistere alla Luce, …per la loro salvezza, per la loro propria trasformazione.

23. Che cosa c’è ora da fare? Potremmo dividere questo nuovo gruppo. Quelli che si fanno guidare in qualche modo, li porterei nella ‘valle del lutto’, dove li si possono sorvegliare e assistere più facilmente, i peggiori sono da condurre nella ‘valle dell’abisso’. Ci siamo sovente meravigliati perché qui, sulla bella Stella sulla quale possiamo vivere, esistono delle oscure valli talmente misere…

24. Soltanto, …su queste valli abbiamo già visto più volte un lontano bagliore, come se fosse il ‘caro sorriso di Dio’ e la sua Parola:

‘Essi non Mi andranno perduti per sempre!’

25. Noi abbiamo da compiere il nostro dovere su di loro, affinché giungano almeno al primo riconoscimento. E non c’è nessuno che desideri di più la Luce, come uno che debba dimorare a lungo nell’oscurità. Una medicina amara, ma buona e santa! Che cosa ne pensate voi?”. – Diadjar si siede di nuovo e guarda i due amici.

26. “Chiediamo dapprima al Signore nel tempio, prima che agiamo”, consiglia Malluredus.

      “E’ anche la mia opinione”, conferma Olyanda, “io non sceglierei subito il posto più profondo. Le valli hanno quattro terrazze; forse sarebbero relativamente giuste le due ultime. Là le anime vedrebbero quanto può diventare difficile, se non arrivano alla libera ammissione. Potrebbero invece vedere più vicino davanti a loro i gradini un po’ più luminosi, e questo potrebbe essere utile per la loro nostalgia, per il loro ritorno”.

27. Nella Luce non esiste nessuna invidia, nessun falso pensare, del perché l’altro riconosce il meglio. Si coglie tutto dalla mano del Padre. Perciò Diadjar stringe le due mani ad Olyanda ed esclama: “Oh quanto è bene! Andiamo subito al tempio. E’ importante che gli esseri – per quanto pesanti e oscuri – arrivino presto nel loro posto dove devono stare. Noi vogliamo perciò aiutare diligentemente, per facilitare la loro salita”.

28. Di fronte alla collina, dietro quel bel luogo che è la capitale della loro Stella, si trova un monte, meravigliosamente addobbato fin sopra di una ricca flora, la cui cima corona il Tempio di Dio. Strada facendo incontrano già molti cittadini, perché anche qui – ma diversamente come nella materia – la città si è risvegliata. Non si dorme come gli uomini nel mondo. Il riposo è la contemplazione interiore, un immergersi nel lavoro del giorno passato, il prevedere nella nuova Benedizione che ogni mattino porta con sé. Questo vale anche come riposo nella notte di Stelle.

29. Nessuno domanda dove vanno i consiglieri; lo si sa, oppure si immagina che cosa deve succedere. Li seguono degli auguri di benedizione. Così anche loro stanno presso l’alto Altare, inchinandosi tutti e tre lì dinanzi. Erano entrati a piede leggero: ma sono sempre profondamente toccati dalla pace, dalla calma, che soffia attraverso l’ATMA di Ur. Dapprima sprofondati in silenzio, poi con piena preghiera devozionale, Gli portano le loro riflessioni. L’uomo non lo comprende, se è veramente importante che la Vita si adempia da sé, per ogni singolo, qui o là, prima o dopo la morte.

30. Se egli riconoscesse di che cosa si tratta, trasmetterebbe a questi figli della Stella la sua richiesta, affinché la materia venga pulita, salvati i viventi nell’oscurità; ma sanno anche che, moltissimo, solo Dio-Ur è l’Aiutante e Salvatore. Egli accoglie ogni servizio di co-aiuto nel Suo ‘Aiuto assistenziale’, immerge le preghiere dei fedeli nel fiume di Benedizione, che scorre inarrestabilmente dal Centro-Ur della Luce, fin nell’abisso più profondo della materia.

31. Meravigliosamente liberi, e grati, i fedeli, stanno dinanzi all’alto Altare del Signore, e attendono finché viene la Rivelazione. Non soltanto come una Luce che per la fedeltà è diventata da tempo la loro proprietà, tenuta da Dio sin dal principio della loro Vita e più avanti nella via di co-aiuto nella materia, ed ora – nuovamente nella Luce – continuando a servire, quanto il loro Padre ha affidato loro. Questo non è poco sulla ‘Stella della grande Speranza’! La Luce magnifica che loro attendono, è il PADRE stesso, …ed Egli, c’è!

32. “Figli Miei, dalla Mia Opera eternamente benedetta da Me, proviene la Benedizione su di voi e sul vostro agire. E’ bene per il vostro bene e per la Mia Gioia di Padre, se voi continuate imperteriti a ricercare e ad esaminare, affinché vi voglia riuscire il vostro servizio, benché voi sappiate fin dal rientro nei campi di Luce, come potete e dovete agire in tutte le cose.

33. Io continuo a dare sempre la Mia Parola, che malgrado l’elevatezza raggiunta, vi conduca oltre, nella Mia santa Essenza-Ur, nel Mio fare e creare, che non è mai da esaurire né da vedere – nel Tutto – da nessun figlio! E questo, sempre per la Benedizione e per la Gioia del Mio popolo! La vostra gioia viene accesa al Mio giubilo di Creatore; perché solo così esiste per ogni figlio la Fonte di benedizione e di gioia che, come la Mia Potenza operante, non si esaurisce mai.

34. Ciò che è stato preparato ai figli, procede dalla Fonte coperta della Mezzanotte nell’Io-Ur personale! Questo è il Nucleo del Flutto di Luce di tutta la Magnificenza. Nessuno può vedere il Nucleo, né sperimentarlo su di sé. Solamente, ciò che viene sui figli da questo Nucleo-Ur di Luce – per loro eternamente incommensurabile – questo è da accogliere, è da servire con questo ‘Bene nobile’, nuovamente, come compiace a Me!

35. Non è così importante quale luogo scegliete per gli oscuri, dove dapprima devono ritrovarsi, è importante agire dal cuore amorevole, serio, dalla capacità di aiutare, che avete ricevuto da Me e per il fedele servizio. Mia figlia Olyanda ha certamente scelto bene di non prevedere il più profondo nelle valli; ma anche tu, Mio fedele figlio Diadjar, hai pensato come i poveri sarebbero da aiutare in modo svelto.

36. Quindi, non è determinante il luogo, ma ‘il come’ voi pianificate. Dove regna l’amore-serietà, là regna evidente la Mia benedizione! Ben inteso: tanto quanto la Mia Luce viene cambiata o trattenuta, tanto meno è ostacolato il flusso di Benedizione che proviene appunto dal Nucleo-Ur della Mia Luce! Ma per la salvezza dei poveri – in certo qual modo anche per tutti quelli che vivono nella Luce – di tanto in tanto Io copro questa Benedizione, la lascio agire solo in segreto, così come Io vengo ai figli, in segreto e, apertamente”.

37. Oh, come si chinano gli alati di Luce; come guardano in su nel volto ricco di Grazia. Il coricarsi nelle Sue braccia non tocca la Santità di Dio. Loro riposano al Suo petto e, comunque, sanno: Egli è il Signore; loro i servitori; Egli il Creatore, loro i creati; Egli il Padre, loro i figli!

38. Egli è il Tutto, loro una parte; Egli è santo, loro stanno solo per Grazia nei Raggi di Luce di questa Sua Santità. – Egli è il Grande, cosicché essi se ne stupiscono continuamente, sono sublimemente beati quando possono percepire questo Raggio di Luce e, sempre, sperimentare nuovamente. Riguarda tutti gli spiriti, quali figli della Luce:

‘La loro beatitudine non finisce mai!’

39. Diadjar dice: “Padre, eterno vero Amore, quello che Olyanda vuole, avvenga. E’ bene, quando i poveri imparano nello spazio intermedio il sotto e il sopra”.

      “Sono d’accordo!”, Malluredus guarda il Padre con gratitudine, “Ci hai reso facile la decisione mediante il Tuo insegnamento, la Tua Parola, in modo che possiamo agire come da una nostra riflessione. La Tua Guida è sempre evidente sulla strada di tutti.

40. Tu non chiudi la Ricchezza dei Pensieri della Tua Sapienza. La lasci fluire in noi come sensazione di vitalità. Così diventa il nostro specifico bene di pensieri. Noi attingiamo tutte le cose solo dalla Fonte-Ur della Tua Magnificenza – tramite la Tua Bontà – prima che noi possiamo pensare, parlare o agire, come da noi stessi. Tu benedici la conseguenza già in anticipo. Ti sia eternamente reso grazie per questo”. – La gratitudine divampa, e gli Occhi di Dio splendono sui Suoi figli.

41. Malgrado ciò, segue una difficile Parola: “Il gruppo più povero deve andare nella valle delle caverne, ma li potete portare non soltanto fino al bordo, e poi, dire: ‘Cadete in giù!’; oppure: ‘Ora scendete!’, facendoli precipitare nell’abisso!”. – Anche nel Regno i figli devono ricordarsi della Luce. Essi possono avere uno ‘spavento di Luce’, da far battere i cuori intimoriti: ‘Questo non lo possiamo fare!’. Dunque, …che cosa?.

42. Proprio questa riflessione conduce da un gradino all’altro, e …questa Scala del Cielo non ha fine! E’ inutile chiedere del perché e del per come. Chi si affida alla maestosa Guida, costui sente, beato, come tutti i gradini si allineano uno all’altro, come ogni elevatezza raggiunta bene, è un magnifico nuovo inizio. Questo proviene dall’Infinità dell’Entità del Dio-Ur!

43. Chi si stupisce che i consiglieri della Stella cerchino nell’amato Volto del Padre una risposta, appoggiandosi uno all’altro, per arrivare insieme all’autentica visione? Il Signore guarda gentilmente i ‘grandi figli’, e attende; perché Egli sa: essi si decideranno solo bene, perché da tempo hanno sostenuto la prova della libertà della Creazione, e (percorso) la strada d’aiuto.

44. Diadjar dice anche subito: “Oh, tu, Padre buono, Tu hai mostrato benedicendo ciò che non deve succedere. Solo così vediamo la meta per ogni lavoro che abbiamo da compiere. Qualche volta si trova la direzione già nelle Tue Parole, qualche volta ci poni su una via crociata. Lo hai fatto anche oggi ed io riconosco il Tuo grande Amore che ci educa, anche se possiamo assistere una Stella. Ah, stare nella ‘Tua educazione’, …quale benedizione!

45. Se venissimo solo fino al bordo, nessuno salterebbe o salirebbe da se stesso; perché essi hanno il loro mondo dietro di sé, di certo vissuti malamente. In ogni caso, …essi sono privi della materia, percepiscono ad occhi chiusi, con cuori ancora più chiusi, che si avvicina la decisione.

46. Ah, stanno lì come degli involucri vuoti, non possono negare i dolori della loro anima, non il sapere: ‘Siamo stati trasformati, non viviamo più nel mondo; le nostre povere mani non trattengono nulla, e siamo morti in un paese sconosciuto’. Essi non lo sanno ancora: ‘Da dove? … Per dove?’. Hanno già trascorso un lungo tempo senza radici in una bassa sfera.

47. Ora è venuto il Tuo Tempo, Padre-Ur, affinché debbano divenire dei ‘figli’, e appartengano al Tuo popolo! Non hanno ancora nessuno diritto nella Luce; la nostra Stella deve essere soltanto il loro ‘spunto’. E’ difficile! Padre mio, Ur: dammi il Tuo aiuto, perché voglio andare con loro nella caverna. Come Tu ci hai sempre preceduti, per seguire Te, così voglio discendere anch’io davanti a loro, senza che si accorgano subito quanto è profonda la loro povera oscurità. E là, oh, Padre, fammi essere loro insegnante”.

48. Dagli occhi di Ur si leva un irradiare, davanti al quale i più anziani si chinano profondamente. Il Signore avvolge il Raggio più sublime, affinché oltre alla riverenza i figli possano avere la loro gioia. Olyanda e Malluredus prendono il loro primo in mezzo, e Malluredus dice: “O Signore, Padre di tutti i figli, lascia portare un tale sacrificio anche a me e Olyanda, come lo fa ora Diadjar.

49. “Vedremo che cosa c’è ancora da fare”, sorride Ur. “ Voi pensate che la ‘valle del lutto’ sarebbe da assistere più facilmente, di come Diadjar lo prenda su di sé. Lo sperimenterete voi, se il vostro piano superiore sia minore! Voi avete mosso in silenzio le domande in voi, e avete lasciato a Me se voglio dare una Risposta. Qui non si tratta una volta della Mia pura Volontà, ma se avete quella maturità di intraprendere anche il seguente. Vi chiarisco le vostre domande, poiché c’è ancora tempo per i gruppi; essi non riescono ancora a ricordarsi di se stessi. E così ascoltate:

50. La vostra maggiore preoccupazione è per la Stella, nella cui autentica preoccupazione includete il ‘mondo lontano’. Rimane ancora nascosto se l’uomo con la sua scienza nociva, che nell’Universo ampiamente esteso non ci sia niente di meglio che attirare giù da loro la forza dello Spazio in alto. Se si fa questo, allora la forza dello Spazio si collegherà con tale – non voluto, non presagito dall’uomo – ciò e, come sia possibile, quello che si è accumulato di forze maligne. Lo scontro delle due forze, porterebbero così tante sofferenze, come non è mai avvenuto in centinaia di anni nel mondo.

51. Voi non avete da temere ciò che si trova al di fuori dello spazio materiale. Nel vicino circondario di quel mondo possono certamente avvenire delle gravi catastrofi, quando gli uomini con la scienza – più che tramite la loro assenza di Dio – costringono giù la forza dallo Spazio. Questa, sempre buona, porterà della rovina solo non appena si scontra con la forza della materia del mondo.

52. Certi presagiscono già di non essere più padroni delle forze, con cui creano così tante cose. Per via di questi – certo soltanto per paura, che riconoscono – Io sospendo il peggio. Quello avviene comunque! Si cercherà invano di rimediare il male. Ma vedete, cari figli:

Io non perdo la Mia Creazione

e mai un figlio, benché molti debbano attraversare l’afflizione, perché il peso dell’afflizione conduce alla salvezza purificante di tutte le anime lontane.

53. Come volarono sulla Luna[2] e non trovarono altro che polvere e vuoto, che era il Mio segno, il loro inconcludente rincorrere, così vuote sono le loro anime, colme della polvere del mondo. Così hanno trovato la loro immagine!! La Luna fu formata in modo misero, perché Io ‘ho contemplato’ la fine della materia, quando una volta giacque nel divenire. Così anche questo fu fatto ‘in anticipo’, per mostrare agli ultimi degli smarriti la loro impossibilità di uscire dalla loro situazione materiale.

54. Voi dite con ragione: ‘Il loro progresso è la loro fine!’. Perciò non avete più bisogno di offrire ancora una volta un servizio di co-aiuto all’umanità; lo potrete ancora, solamente, che esso si adempie meglio nella Luce. E siate certi: Io accolgo nel Mio Flusso di benedizione ogni pensiero di Luce dei figli ritornati a Casa!

55. Se con ciò lui divenga più forte, solo i materiali lo possono domandare, non voi! Molti buoni aiutanti dimorano nel mondo, e voi vedete che c’è apparentemente poco da fare. Vedete anche, quanto è forte ‘il rifiuto della Grazia’ che il Mio agire pone per gli uomini. Vi sia sufficiente questo: sapere che il vostro posto ora è qui, sulla vostra Stella di luce.

56. Quindi, figlia”, Ur pone la Sua destra sul capo di Olyanda, “parlando molto sinceramente, che da voi, un flusso di luce aiuta a mantenere quel piccolo mondo, perché avete ben conservato il Mio insegnamento, …qui nel Regno, come anche nella materia durante la vostra via d’assistenza. Tutto questo, …e naturalmente la Mia Bontà”, Dio sorride dolcemente, “ha fatto di voi i più anziani della Stella.

57. Da ora in poi Diadjar sia il primo sacerdote, perché vuole andare nell’abisso, del tutto di sua volontà! Nulla è più sacerdotale che un servizio ai poveri, se per le anime oppure come anche dei poveri mondani nella materia. Perciò il sacerdozio è benedetto dal Mio stesso Sacerdozio-Ur, che naturalmente non toglie a nessun fedele aiutante, qualcosa della grande benedizione della Mia bontà.

58. Voi, Malluredus e Olyanda, dovete essere la ‘coppia di genitori della Stella’, del tutto pari ad un sacerdozio. Scegliete due aiutanti, pure Diadjar, due, …non per l’abisso!”, respinge Ur, quando Diadjar Glielo chiede. “Nel numero ‘Sette’ si riflettono le Caratteristiche della Mia santa Entità-Ur.

59. Voi lo avete riconosciuto bene, da quando siete ritornati di nuovo a Casa, nei Campi di Luce, che su tutte le vostre vie, prima, durante un tempo mondano, e ora vi guida di nuovo la Mia mano; ma dinanzi a Me vale sempre la vostra fatica, il vostro richiedere, supplicare e ringraziare, e la volontarietà che si è data alla Mia Giuda di Creatore. Proprio per questo, figli Miei, è la ‘speciale Benedizione’ con cui avete ricevuto la vostra nuova funzione.

60. Potete sapere che avete potuto aiutare qualche anima, persino degli esseri che non hanno ancora percorso nessuna via del mondo. Nessun lavoro, nessuna miseria vi era troppo grande. Tenete questo, chiuso nello scrigno del vostro cuore. L’irradiazione che proviene dall’autentico servire, Io la conduco certamente oltre, …al Mio giubilo di Creatore, per la vostra beatitudine di cuore!

61. Questo è per voi ancora un punto difficile, anche se in parte già riconosciuto bene, del perché sulla vostra Stella di Luce esistono ancora delle valli oscure, che in verità – secondo la vostra opinione – non dovrebbero esserci. Esaminatelo seriamente, se questo sia un ammanco della vostra via. Non avete pensato in questo, ai cittadini del Cielo affidativi? Avete cercato solo in voi un ammanco. Del tutto bene, fin dove è utile per il Regno di Luce.

62. Voi volete aiutare gli oscuri, che è possibile solo nel vivere insieme. Quindi, voi dovreste vivere nella materia, oppure – com’è avvenuto – costoro sono da portare da voi. Nell’ultimo caso, la Mia Domanda: ‘Dove li portereste?’. Non devono dimorare nei vostri luoghi! Voi stessi non potreste per sempre vivere presso degli ancora incorreggibili, perché essi non possono ancora assolutamente sopportare la Luce. Causerebbe a loro più danno di quanto voi stessi presagite nella vostra conoscenza più alta. Ora: ‘Dove? Con loro?”

63. Dice Olyanda: “O Padre, santa Misericordia, Tu hai pensato dall’eternità, come, e dove far vivere dei figli, farli sviluppare. E così – anche se non è ancora riconosciuto l’essenziale – è predisposto con Intelligenza, che la nostra Stella abbia delle valli oscure. ‘Sì, …può!’, dico. Quindi, saranno giusti i posti dove deve svolgersi la trasformazione di certi lontani da Dio. Il ‘Perché’, ce lo voglia Tu ancora spiegare”.

64. “Sì, cara figlia. Tali valli, come sulla Stella della grande speranza, non esistono in ogni luogo dell’Empireo, solo nel settimo anello del Sole che si trova sotto il Mio Governo della Compassione, …per i poveri. Per i figli della Luce, la Caratteristica si chiama: Misericordia, come voi la conoscete al meglio.

65. Queste valli sono dei posti isolati, da considerare oscure durante l’uso, affinché sappiate come (portare) un gruppo, per costoro, davvero oscure come lo specchio delle loro anime. Voi avete sperimentato che in qualche gruppo che si è voltato, la valle del lutto e persino la valle delle caverne erano più chiare. Quando erano vuote, arrivavano altri pellegrini, che qui stesso dovevano trovare il ritorno. Perciò non deve più spaventarvi, del perché la Stella di Luce ha tali, apparentemente poveri, abissi.

66. Per questo vi serva ancora qualcos’altro: l’oscuro non si trova pure sotto il Mio governo? Esiste una qualunque macchia che non appartenga a Me? La totalità della materia è in realtà una parte del Regno, ma molto presto verranno del tutto dissolte, le loro sostanze oscure.

‘Dei luoghi isolati sono i grandi posti di Grazia,

nei quali tutti i caduti attendono la Redenzione!’

67. Oltre a quelli che sono stati guidati qui, che vivevano su quel piccolo mondo e in altre stazioni, e vennero nell’aldilà tramite la morte corporea, certi esseri hanno fatto persino irruzione da voi come se fossero venuti da loro stessi. Sapete voi chi li ha guidati a voi, oppure li ha lasciati venire?”

68. – “Due domande!”. – Il Signore guarda con benevolenza i Suoi. E loro si chinano; ma con occhi chiari guardano in alto.

     - Malluredus chiede: Posso parlare, dato che altrimenti …”.

     - “Tu puoi, figlio Mio, inoltre è la gioia di Diadjar, se troverai la migliore risposta”.

     - “Con la ‘migliore’ sarà difficile, caro Padre; non con la buona volontà, …mediante la Tua forza.

69. Dunque: nessuno li ha fatti venire? Questo, per l’appunto, premette che sarebbe senza la Tua Volontà! Noi lo abbiamo solo visto, come se avessero fatto irruzione da noi. E come mai che hanno potuto trovare questa sfera! Oh, Tu li hai fatti venire! Per la loro salvezza, naturalmente immeritata, affinché nell’epoca della fine potessero ancora percorrere la via del mondo e possano così ricevere per le loro anime la parte spirituale, una volta isolata.

70. Secondo: è stato fatto anche per noi! La nostra Vita, stracolma con la Tua bontà senza fine! – Ah, Padre, che cosa ne avremmo, se non sapessimo dare niente dalla ricchezza della Tua magnificenza? A chi altro, se non ai più poveri della materia, sono da spargere i Doni della Luce? Così è per noi con la santa, alta Benedizione, quella Bontà, inafferrabile come tutto il Tuo Regno, affinché anche agli esseri possa valere il nostro servire.

71. Per questo la Tua ultima Guida: noi non abbiamo più bisogno di scendere nella materia profonda! Tu hai dei Pensieri più alti di come possiamo presagire, e conduci qui semplicemente quegli esseri. Se essi si lasciano voltare dal sacerdozio di Diadjar, allora vengono riportati nel loro vecchio luogo, dove la nostalgia apre una porta del mondo, per maturare per il Regno. Tu solo sei la Guida delle loro vie, …anche delle nostre! Ti ringraziamo per questa Magnificenza!”

72. “Molto bene, Malluredus; vi accorgerete, se anche nella valle del lutto non sia da raggiungere una buona svolta. Chi serve volontariamente, sarà ricompensato”.

         - “Sì”, giubila Olyanda, appoggiandosi più strettamente al Padre, “il successo è poi un magnifico Raggio dalla Tua bontà. Accogli perciò, in più, il mio ringraziamento”.

73. “Lo faccio, cara figlia. Ogni ringraziamento è un frutto della Vita dello sviluppo che Io ho preparato per ognuno. Tuttavia”, gli occhi di Ur scintillano seriamente, “ognuno deve creare da se stesso i frutti, benché la Semenza provenga dalla Mia santa Entità-Ur. Sarebbe triste, se doveste attendere ‘da Me’ i frutti, poiché allora non ci sarebbe nessun proprio sviluppo.

74. Se vi ho dato la scintilla dal Raggio-Ur del Mio Spirito, allora ogni figlio è in grado di portare dei frutti, dal servizio. Chi non serve, difficilmente giunge a un raccolto che riceva il valore dell’eternità! Di questo si tratta per Me! Cio nonostante, rimane fissato che la Vita, la conquista, il servire, il portare dei frutti, viene dall’Afflusso delle Mie forze d’Amore, senza le quali nessun figlio – perché creato – giunge all’essere perfetto.

75. Ma vedete, sarebbe di nuovo indegno, se Io volessi sempre, come Creatore, pensare questo: che soltanto da Me provenga il divenire, lo sviluppo e l’incoronazione. Io penso sempre ad ambedue: quello donato, prima, da Me; e quello conquistato dai figli stessi, mediante l’impiego delle Forze! In questa visione ho sempre il Mio giubilo di Creatore, in cui giace eternamente la vostra beatitudine!

76. Sia sufficiente questo per ora; ora dovete di nuovo essere attivi. I cittadini attendono. Loro sanno che Io ho parlato con voi, e vedono anche il Dono che voi avete ricevuto ora. E gli oscuri attendono, loro percepiscono solamente dove si trovano e che cosa succederà. Il loro comportamento ancora ribelle non toccherà la pace della vostra Stella. Perciò andate al vostro dovere con la Mia Benedizione”.

77. “Oh, Padre, Ti ringraziamo intimamente; perché di nuovo hai così arricchito la nostra Stella. Con la Tua Forza e Bontà, noi compiremo il dovere. Nulla deve né può spaventarci, anche se qualcosa è difficile. Tue sono la lode, la gloria, il ringraziamento e l’onore, l’amore, la riverenza, l’adorazione!”.I consiglieri della Stella s’inginocchiano, e attendono finché il Signore è andato via dal loro santuario.

[indice]

 

 

cap. 2

Valli oscure – Come nell’aldilà si porta ancora in sé del mondano

Un sacerdote e sette aiutanti – Malluredus e Olyanda alle prese con un gruppo della casa delle gioie –  Due sono aiutati – Un torturatore è accusato da tre sue vittime

 

1. I più anziani della capitale sono radunati. Ci si saluta cordialmente come non è quasi possibile sulla Terra. Ciò che succede di bene sulla Terra, è solo un riflesso del Regno: in questo, è eternamente autentico e buono; là (sulla Terra) temporaneo, appunto, solo uno specchio. Tuttavia, anche questo viene valutato altamente dal Creatore, perché nella materia la vita è difficile e imperfetta.

2. L’alta sala della Casa delle assemblee principali è adornata con dei simboli di Luce. Alle pareti stanno dei tavoli e sedie; l’ampio spazio centrale rimane libero per il saluto. Quando arrivano i tre consiglieri, ogni più anziano ha già preso il suo posto in carica. Di fronte alla porta grande si trova il tavolo principale per i consiglieri. Così, in certo qual modo, ossequioso, essi vengono salutati.

3. Uno dei più anziani conduce l’assemblea; ognuno deve prendere la parola, affinché non abbia da procedere tutto, solo dal consigliere principale. Costui, più anziano, accompagna i tre consiglieri nel nome di tutti questi, al tavolo centrale. Perciò, rimanendo in piedi, apre poi l’assemblea.

4. Come primo, egli annuncia: “Il superiore Diadjar è stato eletto sacerdote, Malluredus e Olyanda a genitori della Stella. Con ciò è venuta su di noi una benedizione, donata dal Padre-Ur. Ognuno di noi ha da ringraziare il Signore, com’è già avvenuto. Alla fine vogliamo ancora ringraziare tutti insieme”.

5. Si rivolge ai consiglieri: “Dato che ora avete ottenuto una funzione superiore, dovremmo eleggere per il vostro vecchio servizio altri tre consiglieri. D’ora in poi sarà Diadjar a condurre il servizio divino, e dalla Stella dei sacerdoti – di cui fa parte la nostra – non deve venire nessun amico sacerdote. Collegata a questa, è sempre stata certamente una gioia, un’ulteriore elevazione, un progresso per l’intera cittadinanza.

6. Inoltre, sono da sgravare Malluredus e Olyanda. Forse sarebbe bene”, l’oratore non sa ancora che come gioia speciale sono già previsti quattro consiglieri, “se alcuni idonei vi assistessero nella nuova funzione, affidatavi da Ur”. Un generale assenso; non uno di questi guidati nella Luce, dei quali ognuno può guidare dei più piccoli che seguono, che non pensi con delizia al progresso, preparato per tutta la loro Stella.

7. “Cari anziani”, ora Diadjar si alza, “vi ho da annunciare qualcosa dal Padre-Ur. Dobbiamo anche consigliarci da noi stessi, perché senza questo, la nostra vita sulla Stella, sarebbe più povera che sul piccolo mondo. Ascoltate! Malluredus e Olyanda devono avere ognuno un più anziano al fianco, e io due, con cui arriviamo all’alto numero ‘sette’, e voi tutti, cari anziani, come tutta la nostra cittadinanza, verrà così inclusa.

8. Devono esistere delle differenze di servizio e di lavoro, altrimenti non saremmo un popolo del Cielo; non esistono delle differenze di valore! Noi lo abbiamo conservato fedelmente, ma ne sia ringraziata la Bontà del Padre-Ur. Lasciateci votare. Il direttore dell’assemblea, Kara-Ammadael, può fare la prima proposta”. A questo, si dà subito l’assenso.

9. Kara-Ammadael prega Dio che gli voglia dare un segno, che riguardi questo: su un uomo e due donne splendono chiari cerchi, da vedere come delle corone. Si stupisce. Dov’è il quarto? Deve eleggerne uno lui stesso? Indagando, guarda in giro, ma non viene nessun altro simbolo di Luce. Allora chiama gli indicati al tavolo principale e dice:

10. “Su di voi ho visto una Luce, quindi, voi siete i prescelti. Dove troviamo il quarto? Ur parlava dell’alto sette, di cui sappiamo che da quattro Caratteristiche determinanti e tre portanti risulta ‘la santa Costellazione’. Così anche da noi possono essere quattro fratelli e tre sorelle un Raggio di risposta del meraviglioso sette. Perciò, prego che Diadjar, Olyanda e Malluredus eleggano loro stessi il secondo fratello”.

11. Un più anziano dice con volto allegro: “Non esiste un lungo su e giù; i tre consiglieri sanno chi dev’essere”. Indica il direttore dell’assemblea. Dell’allegrezza di Luce irrompe, e Diadjar conferma volentieri, mentre Kara-Ammadael si guarda intorno spaventato. Non ha pensato minimamente, che egli sarebbe stato eletto. E ora…?

12. Non sale lo stesso la gioia segreta?, non solo per via della funzione, ma prevalentemente per via del servizio? Oh, il poter aiutare è, per lui, la cosa principale. Rapidamene, è deciso che lui e una co-assistente nel regime esterno, di nome Li-Admia, si mette a disposizione di Diadjar. Il primo cittadino della città, Heliato, si rivolge subito a Olyanda, mentre Malluredus chiama a sé la cittadina principale del paese con il nome Corrysanda. Con ciò è conclusa la cosa più importante, per il popolo e per la Stella. Ora giunge la questione più difficile.

13. Diadjar, nuovamente in piedi, dice: “Cari amici, i doveri per noi sono messi in ordine, ma sia di nuovo ringraziato il Padre-Ur. Il Suo aiuto è sempre con noi, e noi, nella beata unione dell’intero popolo del Cielo, siamo sempre con Lui.

14. Ora si tratta di pensare agli altri. Due gruppi sono venuti da noi. Uno, sono delle anime del piccolo mondo che l’han dovuto lasciare a causa della morte, …contro volontà, come vediamo negli abiti delle loro anime; l’altro, appartiene in parte al povero abisso, creato nella prima caduta della figlia del Cielo. Un cattivo specchio, purtroppo vero, del suo essere e apparenza, in cui tutti i co-caduti sono capitati. Gli altri sono del mondo.

15. Ur ha detto che ha portato da noi gli oscuri; essi devono andare nella valle della caverna. Là ognuno deve arrivare alla comprensione – ma indubbiamente tramite la Grazia e Compassione di Dio – e lasciarsi infine incarnare e redimere, gli uni come gli altri. Aiutare, in questo, è per noi un’alta beatitudine, che riceviamo dalla Mano del Padre.

16. Si può servire anche da lontano, come pure non vediamo sempre il Padre. Ma come Egli è sempre onnipresente, così può essere con il ‘servire da lontano’. Soltanto – sempre lontano – non si lascerebbe trovare la propria via di perfezionamento. Non è diverso con il servizio. Qualche volta dobbiamo servire da vicino, in mezzo all’oscurità. La nostra via attraverso la materia era un servire vicino, anche se, ugualmente, non potevamo saperlo, …senza reminiscenza. Ma quale salvezza ne ha fatto il Padre-Ur! Lo abbiamo riconosciuto nel nostro ritorno a Casa, nel Regno!

17. Ora è importante che alcuni debbano soffermarsi presso i due gruppi; non tutti! La Stella della speranza deve rimanere aperta per altri poveri, finché in una lontananza – non più, grande – non esista più nessun singolo perduto. Il Padre-Ur ha accettato il nostro servire. Perciò Malluredus e Olyanda vanno con loro nella valle del lutto, e io nella valle della caverna”.

18. Diadjar viene interrotto, si vuol sapere qualcosa di più preciso. Ogni anziano superiore si offre svelto; subito è pronto a servire. Qualcuno è preoccupato, e questo essere preoccupati, intanto, è giusto e bene nella Luce, in ciò che potrebbe accadere di grave ai loro consiglieri e, con ciò, al loro popolo della Stella. Diadjar li tranquillizza, dopo che tutti hanno di nuovo ripreso i loro posti.

19. Egli dice: “Cari fratelli e sorelle, Ur lo guiderà per il meglio: per i lontani, per noi stessi! E’ lodevole, perché volete servire nella vicinanza; ma ora il popolo deve rimanere senza guida? Certo – il Reggente superiore è Ur; ma Egli ci ha inserito nelle funzioni, e sono da esercitare fedelmente.

20. Se rimanete nella vostra posizione, soprattutto i nuovi consiglieri, quando inviate i pensieri di preghiera, ci faciliterete molto e sarete con noi i migliori aiutanti. Questi vostri pensieri d’aiuto faranno ardere quelle lucette con cui tutti i poveri sono da condurre. Ognuno faccia il suo dovere nella sua posizione, che rallegra molto il Padre. Egli trasforma questa gioia per la nostra nuova benedizione. Da ciò, raccogliere le nostre forze, allora ci riesce quest’opera. Vogliamo portare al Padre il raccolto”.

21. Non c’è bisogno di altra parola; i figli della Stella sono del tutto unanimi nello spirito e nell’anima sulla Parola e nella Volontà di Dio a causa del ritorno nella Casa del Padre. Interiormente ringraziano il Signore. Ognuno esegue diligentemente il buon lavoro.

*   *   *

22. Le persone defunte dal mondo stanno in una conca. Parlano tutte insieme; nessuno sa dove si trovano. La paura, che è salubre, cade su di loro. “Se solo sapessi com’è avvenuto”, dice una donna.

     - “Io lo so: ero ancora allegra e gaia. Molti erano alla festa della gioia, durante la quale non tutto spesso andava bene.

23. Abbiamo deriso quelli che credevano in un Creatore. Vennero alla porta per avvertirci. Noi diventammo ancora più gai. Poi, a un tratto…”.

     - “Sì, come?”

     - “…mi sono svegliata e, …non sapevo dove mi trovavo. Non più alla festa, non a casa dove giaceva malato mio padre. Quando sono venuta da lui, non mi guardava, non lo potevo nemmeno toccare. I suoi occhi si chiudevano e aveva un aspetto del tutto diverso. Allora ho pensato: ‘È morto!’

24. Poi, mentre stava accanto a me, è scomparso all’improvviso, come dissolto. Non potevo più fare niente; qualunque cosa toccavo, lo sentivo come nebbia. Sono stata portata via! Da chi, non lo so, non ero in grado di vedere nulla, finché”, la donna indica tutt’intorno, “vi ho trovato qui in questo strano posto. Qualcuno di voi può interpretare che cosa è successo con me?”

     - “Ah! Con noi tutti!”, esclama un uomo.

25. “Lo possiamo!”. Malluredus e Olyanda sono venuti e guardano gentilmente ogni anima, cosa che non viene quasi percepito. Molti dovettero lasciare il loro mondo dall’assembramento festoso, perché a causa di un cedimento del terreno quella casa crollò, nella quale loro - ah, quante volte – avevano condotto la loro vita dissoluta. Alcuni sono morti per colpa propria, ma tutti abbastanza all’improvviso e senza fede in Dio. Ora guardano inorriditi le figure di Luce.

26. “Chi siete voi? Che cosa volete qui?”. Una cascata di domande cade sugli aiutanti. Si grida: “Perché siamo qui? Che cosa abbiamo commesso? Non ho rubato; non ho commesso nessun omicidio!”, e ancora di più viene presentato. Ognuno cerca di scagionarsi dalla sensazione opprimente di colpa, che nessuno vuole ammettere. Malluredus, mano nella mano con Olyanda, cerca di farsi spazio e dice, affinché ognuno lo possa sentire:

27. “Vi conosco! Avete mentito, e…”, fa cenno di tacere, quando la donna vuole rispondere. “… tu sentirai presto che cosa hai caricato su di te, … tutti!”. Lui e Olyanda rimangono apparentemente intoccati dal grido di, “..ah!”, e “…guai!”. Questo deve avvenire, affinché sian preoparati alla valle del lutto. Là devono entrare per la Guida di Dio, mediante Compassione e Grazia.

28. “Venite con noi!”, ordina Malluredus. Una via! Ah, ma per le anime è amaramente difficile! Da questa non imparano ancora niente; al contrario, uno litiga con l’altro, alcuni vogliono azzuffarsi, e infine sbraitano ancora su Dio, ‘Il Quale ha creato loro questo tormento’. Davanti a una stretta valle con pareti ripide, rocciose, la schiera si ferma rabbrividendo. Timorosi guardano le figure di Luce con la muta domanda: ‘Là? Giù? Dobbiamo (andare)?

29. Devono! Sul terzo gradino della valle inizia un pianto; i corpi si contorcono; qualcuno alza la mano come uno che sta per annegare, che afferra una salvezza. Per un po’ Malluredus e Olyanda lasciano tremare queste anime, allo scopo della loro guarigione. Olyanda poi si occupa della donna che aveva parlato per prima, che piange forte per il dolore.

30. Dice soave e piano: “Sai che cosa devi sopportare qui?”. Un muto scuotimento, un nascondere di occhi pieni di lacrime. “Te lo voglio spiegare; forse, allora, ammetti i tuoi peccati, contro Dio e, … contro tuo padre!”

     - “Contro chi?”.Si stupisce la donna.

     - “Sì, contro di lui!

31. Tuo padre era un uomo pio, troppo buono verso te come unica figlia; lui ha espiato con i suoi dolori questo ‘troppo-buono’ per un amore falsamente riconosciuto. Lui contendeva contro Dio, ammetteva ciò che ha sbagliato in te. Da ragazza giovane sei scappata sovente; lui ti ha ripetutamente accolto, quando tu – rovinata – hai cercato rifugio presso di lui. Questo gli ha preparato un posto nella Luce.

32. Non hai curato tuo padre malato come sarebbe spettato alla figlia, lo hai lasciato solo nella sofferenza ed hai persino detto con insolenza: ‘Che non si lamenti, perché non sarebbe proprio malato!’. Lui ti ha spesso ammonito a credere in Dio. Non era pronto a perdonarti? Quando sei capitata nel godimento dei sensi, lui ti ha avvertito, ma tu lo hai solo schernito. Ora fa attenzione: i dolori che tuo padre aveva fisicamente, li hai da portare nell’anima. Lo vuoi riconoscere?”

33. “No!”, dice la donna, “Non è degno di un Dio, se ne esiste uno, che io debba portare i dolori di mio padre!”, …e le sofferenze aumentano.

     - “Sei più dura di un uomo duro!”, interviene Olyanda, “Mentre sarebbe così facile tornare indietro, perché le richieste di tuo padre – lui ti vede qui, in questa valle oscura – sono venute dinanzi a Dio. Ma tu, pensi di poter continuare ad amoreggiare con le cattive gioie della casa delle gioie?

34. Ah, no, povera figlia! Qui le cose non vanno come nel mondo, e la valle è uno specchio, il segno della vostra vita. Se cambiaste – anche se non andrebbe veloce – allora essa si illuminerebbe, il duro suolo diventerebbe morbido e fertile, …se lasciaste crescere la Parola di Dio come semenza in voi.

35. Ora che sei senza pentimento, devi perseverare qui finché una volta mi chiami. Allora verrò. Meglio: che chiami DIO, che EGLI ti voglia aiutare”.

     - “E allora verrebbe Dio?”, una dura risata. “ahahah! Non esiste! Allora Egli avrebbe potuto venire anche sulla Terra, e aiutarmi, quando ero sulla via cattiva. Non ho mai visto il Cielo! Ho deriso con ragione chi credeva in Dio, come – va béh – come anche il mio stupido padre!”

36. Oyanda all’improvviso va via. Nel dire‘stupido padre’ la donna sente una punta, e si rannicchia piangendo. E nonostante, …guarda dietro alla figlia del Cielo, anche senza moto dell’animo; soltanto, …già questo povero gesto viene registrato dalla Luce, viene accreditato per Grazia.

*

37. Malluredus è andato dal proprietario della casa delle gioie. Costui impreca: “Che insolenza: prendere i soldi che mi sono risparmiato!”

     - “Che hai arraffato!”

     - L’uomo vede solo vagamente la Luce, però si accorge che è un ‘altra’. “Non ti conosco, quindi non parlarmi! Inoltre, non ti riguarda! Ho pagato ordinatamente le mie tasse, nel caso che fossi uno della finanza”.

38. Legato al mondo, l’anima non percepisce nulla da sé, solo, si sente ‘cambiata’. Vede il denaro come reale, e quando cerca di prenderlo, allora questo si sposta, in modo che non è da prendere. Non riesce nemmeno, all’uomo, di elevarsi oppure di correre dietro al suo denaro. Dopo che continua ad infuriare e a contendere, Malluredus ferma la disputa e dice:

39. “Amico, …ascoltami bene!”

     - “Amico? Tu? Non farmi ridere!”, diventa un rantolo orrendo.

     - “Ma sì, io sono tuo amico!”, dice seriamente Malluredus. “Soltanto, non uno come sul tuo povero mondo. Io non minaccio, ti mostro solo che cosa sarà di te se non giungi ad una piccola comprensione, …almeno per ora.

40. Un piccolo passo e, …ti può essere aiutato, …malgrado le tue malefatte, esercitate per anni. Non si procede precocemente, te lo dico subito. Certi uomini credono che quando giungono a una comprensione, possono essere nella Luce con un balzo. Mancato di molto! Se ci si pente veramente e ci si sforza, allora il Signore aiuta; Egli rende qualche gradino facile, qualche volta ne tralascia anche uno, dopo che ti converti.

41. Guardi di sbieco verso il tuo denaro, che hai tolto in malo modo a qualche onesto, per costruire con ciò la tua casa delle gioie. Hai ‘raccolto pietosamente’ dei poveri che avevano da ascrivere a te dei sacrifici, ricchi, e anche altri. Hai stabilito un inferno con tutti i vizi che si possono solo immaginare. Hai calpestato a morte il bene. Qualche povera ragazza, che errava disperata nella città, l’hai resa senza volontà.

42. Ma tu e la tua sorte”, suona severo, “dimoreranno a lungo nella ‘valle del lutto’, prima che una lucina ti mostri una via d’uscita. Solo chi si pente seriamente, chi semina con lacrime, costui sarà portato fuori dall’oscurità, un poco alla volta in tempo prevedibile”.

     - L’anima ride ancora ripugnante: “Non fa per nulla buio! Altrimenti, non potrei riconoscerti, e…”. – Deve significare: ‘questo bel paesaggio’! Oh, guaio, si fa buio e, …molto freddo.

43. “Lasciami in pace coi tuoi discorsi!”, litiga l’uomo. “Ah, mi viene in mente, c’erano più sovente delle persone alla porta che mi ammonivano, che dovessi, …oh, che stupidaggine! Ho dovuto fare loro delle gambe …”

     - “…e affinché non ti pulsi la coscienza – che non muore mai – ti ha ammonito più che quei messaggeri, inviati da DIO. Allora la tua casa delle gioie era una casa di morte, una grande bara, sotto la quale giacevano così tanti morti!”

44. Ecco, è come se costui stesse davanti alle macerie della casa; si vede giacere sotto pesanti palchi, sente il lamento dei feriti, vede sporgere delle mani irrigidite. … L’immagine sfuma. Ha gli occhi saldamente chiusi, si attorciglia del tutto, guarda di nascosto il suo ‘avvertitore’ e, …se ne distoglie.

45. “Non mi riguarda assolutamente! Sì, sono morto e continuo comunque a vivere! Ma, come e, …dove, …non lo so! Non lo voglio nemmeno sapere! Maledico chi ha frantumato la mia casa. Lo ha fatto un Dio, …un, …haha: io Lo maledico, finché ho un respiro in me, e…”

46. All’uomo manca il fiato. Rantolando, del tutto fuori di sé, afferra, …nebbia, che lo circonda. Sente la voce dell’avvertitore come da una lontananza: “…ora hai maledetto Iddio, che ti ha tolto dalla tua follia, affinché alcuni che ti sei reso utile, siano ancora da salvare, …necessariamente anche tu. Vuoi continuare comunque a maledire, finché ti rimane il fiato? Allora, guarda: te lo puoi creare da te!”

47. L’anima, a causa della maledizione oltraggiosa, ha creato a se stessa i tormenti. Il fedele avvertitore è ancora lì per intervenire, appena l’uomo arriva un poco alla conoscenza. “Sì! Tu, accanto a me, non posso più vederti. Aiutami! Non posso più respirare. Devo miseramente soffocare. Devo…”, con parole strappate esce il grido d’aiuto.

48. Malluredus tocca l’anima, ed ecco che la nebbia s’illumina, c’è anche di nuovo il respiro. “Te lo sei preparato da te stesso”, dice lui soave. “Non Dio ti ha tolto il respiro, né ha fatto venire Lui la nebbia. Lo ha fatto la tua maledizione! Non bestemmiare mai più, soprattutto, mai contro il Creatore, il Quale vuole educarti a figlio Suo. Per Grazia! Ricordatelo! Perché, …meriteresti!”

49. Ci vuole molto, prima che una piccola scintilla scaldi il suo cuore. In ogni caso – ritornato, e passo dopo passo – può camminare verso la Patria, che non si trova nella materia. L’uomo guarda dietro a Malluredus come la donna, tocca già l’Olyanda, ancora senza moto d’animo, perché nella Luce, nulla è invano. Ogni servizio passa attraverso la Mano del Padre.

*   *   *

50. In una fessura della roccia sta accovacciata una figura; intorno ad essa una schiera che cerca di punzecchiarla o picchiarla. La figura si difende invano. Già da lungo tempo, sin dalla morte terrena, si trova legata alla roccia. I consiglieri della Stella lo sapevano, ma qui non dovevano aiutare. E’ un gruppo speciale. La figura si è creata questo posto attraverso una vita cattiva; e quelli che ora l’opprimono, furono portati qui senza che sapessero prima che cosa avrebbero sperimentato qui.

51. Ambedue gli aiutanti, asssieme, vanno verso questo gruppo, perché è utile per le anime. Lo splendore di Malluredus ricade sulla figura legata, quello di Olyanda sugli infuriati. Tre altre persone stanno da parte; loro sono venute solo quando i consiglieri della Stella portarono il loro aiuto missionario. Solamente, i tre ancora non lo sanno, perché essi hanno da scontare qualcosa.

52. Quando arrivano i consiglieri, tutti e tre si irrigidiscono. Agli oppressori cadono giù le braccia; ma i tre che portano del fuoco, acqua bollente e fruste d’acciaio come in vasi terreni, s’inginocchiano, mentre il legato grida, tremando d’ira. Olyanda divide il gruppo, mette i tre sulla destra, gli altri sulla parte sinistra davanti alla fessura di roccia. Malluredus entra in mezzo e chiede alle anime in un modo da giudice: “Che succede qui?”

53. Il legato piange: “Signore”, non intende ‘Dio’, ma crede dinanzi a se un giudice del mondo, “mi stanno picchiando. Vedi, mi hanno causato incalcolabili punti, e i tre là”, indica a quelli con le coppe, “mi vogliono rovinare ancora del tutto! Invece, io ho …”

     - “…hai agito su ordine?”, Malluredus lo chiede severamente.

     - “Sì, signore, l’ho fatto!”

54. “Ma guarda”, schiarisce severamente Malluredus, in cui giace la compassione di Dio, “ti è stato ordinato di tormentare i prigionieri che non potevano difendersi? Non hai mai inventato i crimini tu stesso? Non hai lasciato morire dei bambini in modo terribile? Ora, mi dici, che te l’avrebbero, …ordinato?

55. Certamente, ma ti è stata lasciata la mano libera, affinché, si potesse dire, una volta davanti al Giudice supremo, – che però veniva rinnegato: ‘La guardia l’ha fatto da se stessa!’. – … Del tutto sbagliato! Chi ha spinto i poveri a te nel tuo inferno, ha ancora molto di più da gustare, come tu ora, legato dalla tua assenza di compassione e odio. Tu hai assistito in modo sadico a tutte le sofferenze, inoltre le hai aumentate, soprattutto hai torturato degli innocenti che credevano nel loro Creatore.

56. Guarda quello che porta il fuoco! Che hai fatto con lui?”

     - “Oh, lui mi ha aizzato, lui ha, …ha, …mi ha ricordato Dio, che non esiste proprio. Allora mi sono infuriato e, ho…, ah, risparmiami, che io…”

     - “No, non te lo risparmio! E l’uomo è libero di fare su di te come hai fatto tu”. Un orrendo grido, che riecheggia mille volte sulla roccia.

57. Chi è con la coppa di fuoco, va verso Malluredus e dice: “Non lo immagino, perché devo vivere qui da poco. Prima – intendo – era più luminoso intorno a me. Ma io so che sono defunto e, come…”. Si blocca rabbrividendo. “…ho sempre creduto in Dio. Tuttavia, …mi è mancato qualcosa di autentico. Di questo, ora me ne rendo conto.

58. Esposto a questo torturatore”, indica colui che grida, “ho taciuto per caparbietà a tutto il tormento, non mi sono sottoposto alla Mano di Dio. Ma questo l’ho compreso solo nell’aldilà. Ora che sento in me la Grazia del Padre, perché questo buio intorno a me non mi opprime, come se non fosse il luogo dove potrei stare, per Bontà di Dio, ti do questa coppa di fuoco, e fa con me ciò che vuole Dio, l’Altissimo”.

59. “Non vuoi farlo tu stesso! E non lo vuoi ancora lasciar spegnere?”

     - “Oh, guaio, questo è un peccato, di cui non ne sono capace!”

     - “Lo faccio io per te!”, dice seriamente Malluredus, “soltanto, in te rimarrebbe il fuoco, che ostacola il tuo progresso verso il Padre,”

60. Il portatore del fuoco si vince: “Lo voglio fare io stesso con l’Aiuto di Dio. Deve…”. – Ancora una rincorsa, ancora un superamento. “ …deve spegnersi!”. La coppa di fuoco si dissolve in nulla; per questo, è una buona Luce che purifica le mani dell’uomo. Si getta dinanzi alla figura di Luce, supplicando: “Portatemi via con voi, non lasciatemi in questo luogo deserto; io, …io voglio, …voglio perdonare al torturatore”.

61. La Luce che ha purificato le mani dell’uomo, diventa una figura. E’ il suo angelo guida, e ora – diventato visibile – viene a prendere quest’anima. Gli altri due portatori di coppe guardano dietro di loro, in parte stupite, in parte desiderose. “Se anche noi, già…”. Chiedendo, guardano ai due gentili aiutanti.

62. E’ una donna che porta l’acqua (bollente). Dalla coppa sale un rumoreggiare, che viene respinto sul legato. Inutilmente egli volta la testa; già il solo vapore duole molto. Senza ammettere la sua colpa, comincia di nuovo a fare chiasso: “Signore, proibisci a questa donna che lei …”

     - (Malluredus) “Io non glielo vieto. Tu stesso hai tenuto duramente i tuoi stessi subordinati, benché nessuno ti abbia fatto nulla di male. Per primo, perché non lo potevano; secondo, per paura della tua crudeltà.

63. Quello che tu hai torturato gravemente con il fuoco, che dopo i più pesanti tormenti è morto, ti ha perdonato. Ma Dio non ancora!! Te la caveresti troppo facilmente, se non dovessi espiare il tuo oltraggio. Perciò la donna faccia pure quello che si è prefissa. Glielo chiederò!”

64. Si rivolge a lei e dice: “Mi stupisce che non ti bruci le tue mani con questa ardente coppa. Come mai?”

     - Lei riconosce prima debolmente la Luce, pensa ancora a ritroso al mondo, e sospira: “Guarda le mani, sono ustionate, quindi non sento i dolori. Guarda anche i piedi, il mio petto, la mia povera testa, i capelli quasi tutti bruciati da, …da lui!”, indica tremando il torturatore presso la pietra.

65. “Che cosa vuoi fare?”

     - “Non lo oso”, sussurra la torturata.

     - “Hai dei dolori?”

     - “Sì, e …no! E’ come se tutto fosse passato da tempo; nonostante ciò, sento il tormento”.

     - “Questo succede perché ci pensi sempre”, dice l’aiutante. Sebbene, …tu sei capitata nella mano dell’infuriato per via della fede; ma tutte le ferite sarebbero già guarite, se non badassi più al tuo corpo, che da tempo sta putrefacendosi nella tomba.

66. Hai creduto nell’aldilà e nell’io. Soltanto – e questo, Dio te lo perdona se tu puoi perdonare – lo hai pensato per ultimo: ‘Costui lo incontrerò di nuovo nell’aldilà, e là egli deve soffrire come ho dovuto soffrire io!’. Questa fu una grande colpa”.

     - Confessa la donna. “Ma il dolore, sopportato per settimane, …non so se tu lo puoi sentire; perché altrimenti…”

67. “Non come te! Io sento con te; e il sentire insieme è un alto Dono di Dio, che deve essere conquistato. Appunto per questo, il Padre ti perdonerà l’ultimo carico se…”

     - “…posso perdonare?”. Chiesto in modo timoroso, e giustificato per via della sofferenza. Malluredus non dà nessun segnale, la donna stessa deve giungere alla visione. Ed ecco, guarda, …lei porge la coppa a Olyanda, chiedendo:

68. “Con ciò, fa quello che vuoi”.

     - “Non lo posso fare”, dice costei. “L’hai portata con te nell’aldilà, non in modo naturale; soltanto tu la puoi distruggere, oppure, …anche conservare”.

     - ‘Sono venuti a prendere l’uomo con il suo fuoco’, pensa la donna, e ad un tratto ha una grande nostalgia, come sovente sulla Terra: ‘A Casa, dal Padre, che è clemente con me!’. Ecco che la coppa è all’improvviso dissolta, le ferite guariscono. Singhiozzando, l’anima della donna cade giù: “Voi, …oh, voi mi avete aiutato, voi siete degli angeli di Dio! Aiutatemi ad uscire da qui! Portatemi a Casa, dal Mio Padre-Dio!”

69. Questa è un’esclamazione dal più profondo del cuore, sebbene, a causa del molto dolore, qualcosa era oscuro. Ora Dio ha preso in Mano quella misura, della grande Misericordia del Cuore, che Si chiama ‘SALVATORE’! Olyanda conduce l’anima fuori dalla valle del lutto, mentre Malluredus ha ancora da fare gli ultimi conti con il criminale e la schiera; su incarico di Dio, lascia che regni il Suo Essere paterno. Soltanto, le anime non devono ancora notarlo, affinché giungano, come da sé, al primo passo del ritorno.

70. Costa fatica guidare colui che porta la coppa delle verghe, alla visione. Lui non era il peggiore, ma è senza fede. Lui ha portato nella povera tomba, l’odio verso il suo torturatore, che lo ha colpito quasi giornalmente per degli anni, e per questo motivo, tra le due anime l’odio è come cespugli di spine. Non restituisce nemmeno da sé la coppa all’aiutante; un poco alla volta Malluredus la toglie, come se si spezzasse, pezzo per pezzo, finché l’anima tiene solo ancora piccoli cocci fra le dita della sinistra.

71. “Così è la tua vita”, dice seriamente l’aiutante, “perché non lasci regnare la Voce di Dio. Nostro Padre ti assiste, perché tu – tuttavia, solo in modo mondano – hai dovuto soffrire amaramente. Non hai servito i grandi, il cui fare veniva dal loro proprio inferno. In questo, il diritto stava dalla tua parte. Ti era possibile sussistere, secondo la Luce, evitando questa pena mondana, se non avessi parlato troppo pubblicamente per caparbietà e contraddizione.

72. Tu volevi spingere nella fossa i tuoi superiori, svelando tutta la loro malvagità. Oh, l’ultimo tempo dell’umanità, da essa stessa scongiurato, strapperà l’ultimo fuori dall’oscurità, perché anche questo deve essere purificato. Là possono valere quelle Parole:

«Siate furbi come i serpenti,

e senza falsità, come le tortore!»

[Matteo 10, 16]

73. Sarebbe stato meglio non provocare troppo quei superiori mondani, e allora sarebbe stato evitato tutto. Questo, tuttavia, solo da quella Grazia che l’umanità non comprende. Tu hai provocato spesso il superiore della casa di tortura”, con questo è inteso il legato, “e tu stesso hai provocato gran parte di ciò che al malvagio non sarà diminuito.

74. Se ora lo ammetti, allora è facile aiutarti, …anche ad altri”, gli occhi del luminoso passano su tutti. “Ti accorgi che sei morto e che vivi comunque, che il negato aldilà esiste con tutto ciò che ti è venuto spesso alle orecchie; solo, mai nella tua riflessione! Perciò, non ti sarebbe difficile ritornare ora, di riconoscere ora, anche di pentirsi, cioè la tua assenza di fede, e …il tuo odio!

75. Non alzare nessuna pietra[3] – come ne avevano il diritto, l’uomo con la coppa di fuoco e la donna con la coppa d’acqua – e loro non l’hanno fatto! Ti lascio solo, tu stesso devi giungere alla miglior conoscenza. Quando mi chiami, allora ritorno”. La scintillina d’aiuto sparsa, non si è spenta, viene benedetta e conservata: benedetta per l’aiutante, conservata per le anime, per le quali è questo aiuto. Il mondo è ancora saldamente attaccato in loro; detto meglio: essi si aggrappano al mondo, per loro, sprofondato.

76. L’uomo dalla coppa di verghe non è ancora in grado di ritornare indietro, ma afferra le mani dello spirito del figlio di Luce chiedendo: “Ritorna presto, io, …io stesso non posso seppellire il mio odio. Oh, ora riconosco anche: ‘Sono prigioniero!’. Soltanto, diversamente da costui, …quello nella roccia. E’ il mio fare e non fare che mi lega, e soltanto tu puoi liberarmene”.

77. “Lo posso certamente”, Malluredus si volta ancora una volta, “ma è meglio per te, se arrivi alla fede e chiedi a Dio il Suo Aiuto. Se lo fai, allora io posso aiutarti dalla Sua volontà. Solo in questo modo diventi libero, …libero dal tuo proprio io. Lo comprendi?”

78. “Voglio chiedere perdono a Dio; soltanto, …ah, mi è difficile!”. Segue un sospiro. Quest’anima, appena ritornata, arriverà appena con un passo dalla sua oscurità nella Luce.

79. Perciò Malluredus ammonisce: “Devi poter perdonare”.

     - “Ah! Dio perdona solo quando se stesso …”

     - “… ha perdonato!?”

     - L’aiutante conduce l’uomo fuori dalla stretta fessura, gli altri non lo devono ancora sapere: “Ti viene rivelato: quando tu, con la buona volontà hai perdonato alla guardia dei prigionieri”.

80. Costui non sa ancora che ha potuto raggiungere a un passo dal ritorno, e perciò ora Malluredus dice: “Dio ti aiuterà, e io lo posso fare”.

     - “Voglio tentare!”, esclama l’uomo, “Signore, Ti prego, perdonami la mia colpa e peccato; non voglio più guardare indietro, voglio sperare nel Tuo aiuto e perdonare al nemico, per quanto bene io possa!”

81. Chiede ancora, se i due che erano stati portati via, siano stati migliori di lui stesso, e il perché dovettero comparire nel ‘luogo deserto’.

     - “Loro sono venuti qui, solamente per mostrare al malvagio che cosa si era caricato dal suo inferno. Loro potevano fare ancora qualcosa di buono, per costui, e per sé”, viene istruito.

82. “La tua coppa è svanita e tu vieni portato via più tardi. Sulla via della purificazione lo saprai, se Dio perdona prima, per quale Grazia poi può perdonare il credente, cioè te. Rimani qui, rifletti su tutto, allora arriverai presto in un'altra regione”.

83. Malluredus torna indietro alla fessura della roccia. Ci vuole un po’ di tempo, affinché l’anima abbia estirpato del tutto il suo odio con la coppa delle verghe. Poi viene preparata anche per essa la via per trovare il ritorno a Casa.

[indice]

 

Cap. 3

Il servizio e la croce di Dio –  La buona speranza: quello che si semina, si deve raccogliere

Esortazioni alle anime della casa delle gioie – Alcuni accettano, e salgono – Nella casa delle assemblee il Padre insegna – Diadjar nella valle della caverna con il grande inquisitore – Solo tre anime sono salvate

 

1. E’ una piccola predica che Malluredus tiene a quelli che rimangono accovacciati presso la roccia. La ragazza dei vizi vuole appoggiarsi a lui. “Tu sei un signore fine”, gorgheggia, “se tu mi …”.

- “Sei cattiva! Dopotutto, potresti saperlo che non sei più sulla Terra. Non toccarmi, poiché la tua oscurità non andrà mai d’accordo con la mia Luce!”

- “Ti sono troppo scarsa? Haha, non ti voglio proprio!”

2. “La tua caparbietà è la barriera che ti separa da me, soprattutto dal Cielo! Vuoi rimanere nell’oscurità, adeguata alla tua anima, o no?”

- “No!”. La predica l’ha comunque ‘toccata’. Non lo ammetterebbe, …non ancora. Perciò l’aiutante si rivolge ad altri, ammonendoli amorevolmente di lasciare il legato, e che non sarebbero più sulla Terra.

3. Ogni fatica viene ricompensata. Alcuni si schierano intorno a Malluredus e chiedono: “Portaci via; gli altri che vorranno rimanere, non ci riguarda”.

- “Davvero…? Vedete, sono venuto da voi; ero libero di aiutarvi oppure lasciarvi da soli. Sono venuto e vi ho indicato la via. Se ora avete sperimentato la Compassione di Dio, come non dovreste pensare, adesso, cosa sarà dei rimasti indietro? Chi cerca la liberazione solo per sé, non diventa mai veramente libero!”

4. Dice un’anima: “Hai ragione; ma loro non ascoltano te, come (invece) baderebbero alle nostre chiamate!”

- “Non si tratta di questo; chi chiama seriamente, non deve temere che il suo servizio sia inutile. Chi non vuole seguire, deve rimanere nell’oscurità, finché le ‘chiamate coperte’ non ritornano alla coscienza. Questo avviene tramite la Grazia di Dio, perché, tali, possono avere il ritorno solo nel buio, tramite la solitudine.

5. Quando arriverete in una sfera, allora ripensate a coloro che sono venuti insieme a voi fin qui. Secondo l’anima stavate su un gradino. Ora, appunto, il contrario, seguendo la chiamata, si sciolgono i vizi del mondo. Quindi venite: potrete arrampicarvi un poco in alto!”

- Quando Malluredus si volta, altre anime esclamano alle sue spalle: “E noi? Perché non ci porti con te?”. Anche colui che è ancora legato, invano strappa i legacci.

6. “Sono stato con voi molto a lungo, in modo che avreste potuto uscire dalla valle del lutto. Ora dovete attendere finché arriva nuovamente un’ora di Grazia”.

- “Lasciatelo andare”, litiga il proprietario della casa delle gioie, “è tutto vapore; noi viviamo ancora sul nostro mondo, soltanto…”. – Ma come? E? Passato è il bel bagliore, intorno a loro è freddo e, …sconfortante.

*  *  *

7. Olyanda ritorna ancora una volta. La si guarda con animosità, e la si accusa perché lei sarebbe andata via affinché l’altro potesse intimorirli. Lei risponde: “Lo avete cacciato via voi, ma non in modo che dovesse andare. Nemmeno io posso aiutare, se non volete giungere all’ammissione (dei peccati).

8. “Hai visto che non vivi più sulla Terra”, dice alla ragazza delle gioie, “né presso il tuo buon padre? Però ti aggrappi alla tua brama, che è il legame ai tuoi piedi. Non riesci a venirne via perché ti dedichi ancora alla brama del corpo! Dì: che cosa senti facendo così?”

9. “Non mentire!”, interrompe la ragazza che vorrebbe raccontare della sua situazione. “Non hai sentito niente? Il tocco esteriore è svanito nel nulla! Lo sottolineo, affinché tu lo riconosca e ti si possa venire a prendere – forse – prima del proprietario della casa delle gioie, per non parlare degli incatenati”. Olyanda lo dice al grande gruppo, che in parte minaccia continuamente il loro torturatore, ma in parte stanno accovacciati come irrigiditi al suolo.

10. “Voi avete ingannato e rubato. Se vi avesse indotto a ciò la nuda miseria, allora questo sarebbe più facilmente da perdonare, soprattutto, se nessuno è venuto in vostro aiuto. Ma voi tutti avete vissuto troppo bene nel mondo, alcuni in sovrabbondanza, e avete lo stesso teso le vostre mani alla proprietà altrui, in ultimo, persino a qualche poca cosa di povera gente. Perciò dovete portare i vostri carichi di peccati. Più tardi, quando avrete pagato qualcosa e ve ne siete pentiti con serietà, potrete trovare il difficile vicolo dal buio delle vostre miserie. Non dovete nemmeno più attribuire a DIO lo stato di miseria della vostra anima, altrimenti non uscite dalla valle.

11. Alcuni sanno che si è predicato il ‘Dio del Giudizio’. Certamente EGLI è il Giudice; solamente, quello che Egli fa come Tale, non vi è ancora da annunciare. Considerate quindi la vostra esistenza come un Verdetto del Dio Giudice; perché, chi fa qualcosa di male, ne deve espiare – come nel mondo – così pure nella parte separata dalla Luce, nel vostro Armaghedon, il luogo della purificazione!

12. Ma riflettete sulla predica del vostro aiutante. Chi poi si pente di ciò che lo macchia ancora di male, giunge ancora alla Compassione di Dio, a una Grazia immeritata della vostra possibilità di ritornare. Dio ascolta il sospiro pieno di pentimento. Non volete ancora, benché rimanga la chiamata che è giunta fino a voi?”

13. Ah, come essa tira, e strappa alle anime il vecchio mondo, ma annebbia i pensieri. ‘Non del tutto invano, anche se appena solo secondo l’apparenza’, è la preghiera di ringraziamento di Olyanda. Essa si rivolge al legato, e i suoi sguardi ardono. Pure un unguento che duole, per guarire, così.

14. Il cattivo si divincola. “Perché mi guardi così, fissa? Ti caccio via, ho ancora…”. Le sue mani vorrebbero afferrare qualcosa, cose che vaneggiano davanti ai suoi sguardi offuscati. “Se potessi raggiungere questo…”, mugugna velenoso, intende un acciaio rosso ardente, “sta donna, me la dovrebbe espiare!”. E’ il cattivo linguaggio degli uomini; lui non ne conosce un altro.

15. Rabbrividendo, vede quando Olyanda lo prende – in segno per lui – come l’acciaio nelle sue mani si piega ad arco, scintillando argenteo, …e svanisce, come prima le tre coppe, che lui temeva molto. Quello che ha fatto dal suo istinto infernale, lo deve sperimentare su se stesso. Tali anime non si possono salvare diversamente. Si dimostrerà qual santo Atto di Compassione regna nell’Armaghedon.

16. “Guardati intorno”, gli ordina Olyanda, “qui non c’è niente con cui una volta hai commerciato; ma tutto ti tormenta. Ciò nonostante ti sia inviata una chiamata della Luce: per te esiste la via per ritrovare il ritorno! Diventerà difficile, perché devi sopportare ciò che hai fatto ad altri. Quando la metà delle tue azioni è espiata, allora ti può nuovamente comparire una Luce. Se ascolti questa nuova voce, allora le tue catene cadranno! Tuttavia, solo allora comincia la lunga via; ma dipende da te se si lascia accorciare”.

17. Alcuni seguono Olyanda. Nella valle del lutto deve essere superato ancora parecchio. Non si possono raggirare delle conseguenze della riparazione. Ma se vien fatto un passo verso l’Alto, …l’anima sente che il dolore e la sofferenza si lenisce. Grate tendono le mani, quando Olyanda prepara loro, quasi all’uscita da questo triste luogo, un posto un poco verde.

18. C’è un messaggero inviato dalla Stella dei sacerdoti, che rimane con loro per lungo tempo e li conduce avanti un poco alla volta, finché – detto così per loro – giungono su uno dei primi gradini, non molto chiari, di quel Regno intermedio, che Dio ha creato nella santa Compassione per gli smarriti. Da lì, tutti potranno giungere un poco alla volta nella vera Casa del Padre. Olyanda s’incontra con Malluredus davanti alla valle. Grati levano le mani in alto.

*  *  *

19. Olyanda s’incontra con Malluredus davanti alla valle. Grati levano le mani in alto. Nella casa delle assemblee si sono ritrovati i consiglieri, i più anziani e gli assistenti. Solo Diadjar è rimasto ancora indietro. Non timoroso, solo preoccupato. Si pensa a lui e che cosa potrà succedere nella valle della caverna.

20. Quando alcuni consiglieri vorrebbero andarsene per assistere Diadjar, entra l’alta Luce: DIO, il Padre, il Quale si ama oltre ogni cosa. Dapprima ci si inchina con solennità, riverenza, amore e gratitudine, poi Egli viene velocemente circondato. E il Padre non ama nulla di più che quando i figli, grandi e piccoli, si schierano intorno a Lui.

21. Egli parla, benedicendo tutti i figli: “Figli, è degno di voi che non dimentichiate Diadjar, il quale sta svolgendo una difficile opera di ritorno. Voi due”, intende Malluredus e Olyanda, avete inflitto un grande varco all’oscurità, attraverso il quale possono scorrere la Luce e il calore. Voi lo avete fatto con la Forza della benedizione, …certo, ma c’era anche molto del vostro, perché avete dovuto sopportare il vapore degli oscuri. Diversamente non avrebbero accettato nessun aiuto; e a coloro che ancora sono catturati nel loro senso del mondo, sarebbe passato inosservato.

22. Quale figlio di Luce (Diadjar), anche nel Regno serve i poveri; lo può fare solo sul gradino di costoro, e qui si tratta, infatti, di abbandonare ciò che si è conquistato, la beatitudine, …per il tempo di servizio! Non è facile per nessun figlio della Luce. Se lo fosse, allora non sarebbe un autentico aiuto, oppure un tale aiuto passerebbe unicamente attraverso la Mia mano. Vi rendete conto che questo avviene comunque; pure, che potete aiutare da voi stessi.

23. Chi dunque ha sacrificato la sua figliolanza insieme alla via d’assistenza per i perduti, è capace di compiere molto da se stesso; per di più, quando confidano in Me e non agiscono senza richiesta di Aiuto. Così il Mio Agire va Mano nella mano con il vostro, secondo la Luce, anche se Io sono e resto sempre, il grande Aiutante. E i fedeli lo comprendono molto bene...

24. Ora ci rivolgiamo al vostro sacerdote, che da superiore ha accettato il più difficile maggior lavoro, che è del tutto nella sequenza del Mio Ordine. Diadjar, uno dei portatori del Comando presso il Mio Trono, è appunto in grado di superare questo carico: quello che riguarda ‘la Stella della speranza’. Se è dato così, allora non dovete preoccuparvi, se resiste all’oppressione che regna nella valle delle caverne. Per la vostra tranquillità benedetta, vi sia detto:

25. ‘È una buona Opera di Luce ciò che il figlio può compiere’. Non per conto suo, ma per ‘la covata’ – come la devo menzionare davanti alla valle stanno due forti guardie. Lui non ha bisogno di vederle, egli stesso deve svolgere il servizio che porrà sul vostro altare. La covata, invece, non è in grado di riconoscere queste Mie guardie, meno ancora di sopportarle.

26. Tuttavia, dato che anche l’inferno ha la sua – certamente limitata – libera volontà, può succedere che le guardie abbiano da intervenire. Voi però vedrete, se Diadjar compie il suo servizio di sacrificio. Quindi, aspettate! Nessun sacrificio è inutile, nessun grande o piccolo servizio! Soprattutto l’ultimo, lo prendo nel Mio Servizio, incluso una volta, dall’inizio, nella Mia Croce, cominciato dal Sacrificio-UR fino al ritorno della Mia prima figlia del Cielo.

27. Essa è ancora lontana, ma la nostalgia per la Casa è la sua strada, che si è svolta e si svolge sin dalla caduta e dalla ribellione, fino ad ora, e fino all’ultimo sciolto dell’intera liberazione. Tutto deve essere pagato, altrimenti non esiste nessuna eterna liberazione dal carico, che la prima figlia ha caricato su di sé, unitamente al parentado.

28. Voi potete chiedere, come Miei figli della Luce, se qui non agisca da sola la Mia Grazia e la Mia Compassione, se la Mia Croce apra la Porta per gli smarriti. Questo è avvenuto nel ‘È COMPIUTO!’, ma non lo creerebbe per i poveri, nemmeno per i Miei, pronti a servire quelle alte Benedizioni che Io ho preparato all’intero popolo dei figli, se ognuno non avesse da pagare una parte della propria colpa e peccato.

29. Io ho pre-pensato questo, per coprire totalmente il vecchio, nel Giorno della Misericordia, affinché si manifesti puramente il nuovo. E nuovamente potete chiedere: ‘Padre, se è così, allora passerebbe anche il servizio d’amore dei figli che ti sono rimasti fedeli, e non sarebbe possibile nessuna retrospezione al Tuo alto maestoso Sacrificio. Ma proprio questo, o Padre, resti indimenticato!’.

30. Ben chiesto! La Mia Via del Sacrificio e il vostro servizio di co-aiuto non passeranno mai; si mostrerà solo in altre rispondenze. Anzi, il Magnifico e il Nuovo, che il Giorno dell’Incoronazione porta con sé, non deve essere gravato di nulla. Voi non lo comprendete ancora; il Presagio riposa per questo ancora nella Mia Fonte della Mezzanotte. Là giace pronto; e quando Io lo prenderò dalla Fonte nelle quattro Ore dopo la Mezzanotte, allora l’intero popolo dei figli sarà risvegliato nello splendore del nuovo Giorno. Di più, adesso, non sia rivelato.

31. Lasciate splendere la ‘Stella della speranza’ come un pre-Raggio che è commisurato alla Beatitudine della Sera del Giorno dell’Amore. Nella speranza che produca la vera conoscenza, siate sempre collegati con Me. Questo, dà forze, di cui hanno bisogno le anime e gli esseri: le prime condotte fin qui dopo la loro morte corporea, affinché trovino la loro speranza di liberazione; gli ultimi, come loro ultimo tempo, per assumere ancora una via del mondo. Il Mio Ordine, con ciò, assembla il più eccelso: trovare la Misericordia! – Siate benedetti nella Verità del Mio Amore, nella Luce del vostro servizio!”

32. Le espressioni di gratitudine accrescono in un grande grido, che riecheggia nell’Infinito. A questo si associano tutti gli spiriti dei figli della Luce, non importa su quali Stelle siano a casa. UR va via visibilmente. Rimane indietro il Suo Essere altamente maestoso. Sulla ‘Stella della speranza’ lo si sa: ovunque ci si trovi e che cosa si faccia, gli Occhi di Dio-Padre riposano sui figli, benedicendo! –

 

*  *  *

33. Come mai che qui degli esseri dall’abisso dimorano accanto alle anime degli uomini? Diadjar si trova al passaggio nella valle della caverna. Anche un aiutante può rabbrividire davanti a una tale oscurità. “Oh, Padre-Ur, prestami, Ti prego, il Tuo aiuto, affinché io non …”

-  “…ti scoraggi?”, dice qualcuno accanto a lui. E’ una delle due guardie. “Sei venuto qui servendo, e il servizio porterà il tuo sacrificio al nostro Padre”. Diadjar sospira grato. Dove agiscono tali voci, egli può confidare nell’Aiuto di UR. E discende.

34.Come pozzi neri si aprono al terzo livello della valle. Ciononostante, le anime e gli esseri possono vedersi, e vedono anche la luce che segue, ignara, e solo ora essa viene accanto a loro.

- “Aha, lo conosciamo!”, dice un essere.

-  “Non so bene come sono venuto qui, non mi sento unito a voi!”, sprezzante, lui indica alle anime, “perché io servo sempre a me stesso, sin da allora…!”

35. “Io so perché langui!”. Diadjar viene presso al gruppo, “Tu eri quel primo essere che si è lasciato voltare dalla ‘grande Chiamata del Creatore’ (Golgota). Dopo, ognuno di voi volle venire al dominio, anche tu”, sottolinea più severamente, “perché non pensi a nessun ritorno con quelli che sono ancora con te, pochi; per questo siete stati condotti qui!”

36. “Devo ridere?”. Orribile, come il rumoreggiare di tempeste, echeggia attraverso la valle. “Condottiii! Avete sentito questooo?”. L’essere si rivolge al suo seguito. “Noi siamo penetrati qui, e quelli che noi abbiamo condotto …”.

- “Sedotti! …nella cui occasione, certamente, il debito non viene diminuito”, interviene Diadjar.

- “Non importa! In ogni caso appartengono a noi, e non trovano nessuna uscita dal nostro campo”.

37. “Sono già stati strappati dal vostro bando! Voi siete qui, tutti, solo temporaneamente! Vi duole molto sapere questo. Fa male, quando si staccano delle membra. Ed è appunto questo dolore che si riversa su voi stessi, mentre ogni membro, ora distaccato, perde un poco alla volta la sua pena. Se si stacca un membro dalla ‘Luce’, allora è costui che avrà dei dolori. La ‘Luce’, invece, conosce solo la sofferenza, …per dei poveri membri che hanno abbandonato Dio.

38. Tu sei seduto presso un’anima che rumoreggia con le catene. Tuttavia…”, Diadjar guarda l’anima che si attorciglia davanti agli sguardi, “…le catene sono giuste, sono state saldate almeno per la metà, da tutti i carichi. Ora le parlo.

      - Tacete!”, ordina Diadjar a tutti gli oscuri, dei quali il Padre ha detto che siano preparati tramite la Grazia per l’ultimo tempo[4], per raggiungere ancora la liberazione, tramite una via nel mondo.

39. Gli oscuri si schierano arrabbiati, ma non risparmiano esclamazioni per accerchiare le anime degli uomini. L’ulteriore del servizio di sacrificio dimostra, che questo, a loro non riesce. Diadjar si siede di fronte al peggiore della schiera degli uomini, ad una certa distanza, e comincia:

40. “Vengo a te su incarico di Dio! Ah, ti spaventi? Non c’è da stupirsi, dato che sai quello che hai fatto nel ‘Nome di Dio’, trionfando e pieno di scherno, …non solo contro le tue vittime, ma, …contro DIO!”

- “Questo non è vero! Allora, nel mondo, …io so che sono morto, che io…”.

- “Come sei morto? Quello che confessi nell’oscurità della pena, ti sarà poi rivelato nella Luce, se ti lasci redimere”.

41. “Liberami subito, rimango davvero qui malvolentieri! Inoltre ti devo contraddire! Ora non credo più in Dio! Mi ha trattato ingiustamente! Ho sempre parlato nel ‘Nome di Dio’! Quelli che sono caduti nel mio giudizio, erano streghe senz’anima, infedeli della chiesa, e altri. Loro meritavano la morte, torturati; ma non io, il luogo dove sono stato incatenato”.

42. “Tu menti perfino a te! Non pensare che ti saresti guadagnato un alto posto nel Cielo perché hai agito nel Nome di Dio’. Devo dire io quello che eri?”

- “Inutile, mi ci appoggio; e sia certo: riesco a prenderti nella mia tenaglia. I cacciatori mi aiutano!”. …i demoni strisciano lentamente più vicino. E’ difficile alzare la testa, ma all’anima riesce con violenza.

43. “Io sono un grande inquisitore, uno dei primi che hanno regnato a lungo! Purtroppo, l’uomo stupido ha eliminato l’inquisizione. Ma se io fossi ancora nel mondo, farei…”.

- “…Nulla! Gli uomini hanno cambiato molto di sé e del loro mondo”.

44. “Aha, …nel meglio?”

- “L’ultimo tempo del mondo ha un’altra struttura; non ti aiuterebbe nemmeno se tu lo sapessi. Non ho da parlarti di questo, ma che tu, ora, arrivi a una prima, certamente magra, conoscenza. Soprattutto: sai da quanto tempo, dopo la morte, sei nel buio? L’ultimo posto era più buio. perché sei venuto solo da poco in questa valle. Te ne sei ben accorto. Ma mentire, …sì, lo puoi bene!”

45. “Non nego nulla! E se è veramente buio intorno a me…? Se fosse così, allora tu non potresti proprio vedermi. Oltre a questo, Dio non mi…”.

- “Tu Lo hai rinnegato, perché sei nell’inferno invece che nel Cielo! Nel tuo proprio, con tutti i tormenti. Quello che hai insegnato sulla Terra, che Dio giudicherebbe senza pietà le anime, era la tua propria fantasia. Ti si dovrebbe temere come ‘il grande rappresentante del Giudizio di Dio’”.

46. Diadjar si sente toccato da dietro: “Ora è finita con te! Portalo qui!”, ordina l’inquisitore, “Io gli strappo la lingua con la tenaglia di fuoco!”. Non è molto facile scuotersi di dosso due demoni che si appendono a Diadjar, ma anche questo fa parte del servizio di sacrificio. I cattivi devono sentire, quale Forza, li può vincere.

- “Cristo-Gesù, il Salvatore!”. esclama forte Diadjar, “Tu, Creatore-Dio, TU sei al mio fianco! Fa sentire agli oscuri il Tuo aiuto, …anche per loro stessi!”

47. Rannicchiati e deboli, i due infernali cadono a terra. Diadjar deve comunque ‘raccogliersi’, per eseguire il grande sacrificio. Lui potrebbe andarsene subito, non sarebbe assolutamente sbagliato, perché un esempio di Luce non rimane senza impressione nelle altre anime, le quali, parlando insieme a bassa voce, hanno seguito il dialogo delle forze chiare e scure. Dato che ha già fatto questo, Diadjar può portare gioioso il dono a suo Padre.

48. “E’ troppo poco quel che T’offrirei. Fammi continuare ad aiutare un poco, anche se non c’è ancora nessuno da liberare”. Solleva i due esseri, i quali in futuro negheranno l’aiuto. Alcune delle anime li contraddiranno e diranno che la Luce li avrebbe sollevati.

- Il grande inquisitore si beffa: “Ti sei solo chinato perché volevi catturare il mio aiutante. Loro rimangono qui, lo erano già nel mondo!”

49. “Aspetta e vedrai quel che sarà di loro”. Diadjar indica quelli che hanno confessato la Forza della Luce.

- “Voi volete contraddire me?”, soffia iroso l’inquisitore. “Io vi …”.

- Allora, una donna che ha ucciso un bambinello e per questo doveva vivere a lungo nel buio, ma che si è pentita della sua azione – solo che si abbelliva ancora troppo – oramai, scossa da Diadjar, germoglia nel vero pentimento. Così trova il coraggio di resistere all’inquisitore, e dice:

50. “…tu, non hai più nulla da comandarci! Io ammetto il mio grande peccato, benché mi ci ha spinto una grave miseria. Ah, mi sento già più leggera, e vorrei…”, guarda supplicando aiuto da Diadjar. Lui la prende accanto a sé e le mette un braccio intorno alla spalla.

- Gli esseri gridano: “Ora la peccatrice abbraccia il peccatore!?”

51. L’aiutante non bada allo scherno, e dice alla donna: “Confessa ciò che pensi, anche se non sei matura per la Luce. Mettiti nella Mano di DIO e, …sotto il Suo Giudizio!”

- “Oh”, sospira l’anima, “nella Sua mano. …sì! Nel Suo Giudizio…? Naturalmente, mi devo chinare. Ho vagato così tanto tempo nel buio, e mi hanno sempre seguito gli occhi del bambino, …inesorabili! Questa è stata la cosa più amara di tutto il tormento!

52. “Era immeritato?”. Una domanda che scuote l’anima.

- “L’ho meritato”.

- “Ben confessato! Rimani seduta, finché non ho finito di parlare con gli altri, poi ti porto via da qui”.

- “Fuori da qui…? Ah!”. La nostalgia ancora incerta, la sensazione ardente e il desiderio di liberazione, si riflettono sul volto della donna.

53. Diadjar dice solamente: “Sì!”

- Lei deve imparare a credere, affinché il ritorno diventi più autentico. Si rivolge al grande inquisitore, mentre alcune pregano l’anima della donna: “Dillo tu all’aiutante, che noi volentieri …”.

- “Lo faccio, aspettate tranquillamente. Mi sembra che tutt’intorno si faccia giorno, come se le rocce diventino più piccole, come se…”

54. Nell’uomo sta lottando l’alto rango mondano; un piccolissimo segno. Tramite la nostalgia potrà essere libero dai suoi carichi. Si scatena una lotta, fra la rigida volontà e la Scintilla di Luce che si muove in lui. Le sue forze sono certamente consumate, e ciononostante, continua a beffarsi:

55. “Ti sei chinato solo in apparenza! I miei cacciatori non avevano bisogno del tuo aiuto. Ti hanno evitato”. Suona maligno. Ma non è come se un primo filo d’erba erigesse la sua delicata punta fra sasso e spine? Allora la risposta può essere gentile e, tutavia, inesorabile.

56. “Un uomo che con un intelletto affilato in modo acuto – preso dall’inferno – soppesa ogni cosa secondaria, non dovrebbe mentire a se stesso. Tu hai visto come è stato, e hai tremato: ‘Se non mi obbediscono i miei cacciatori…’. Sei talmente attaccato rigidamente al tuo mondo, che nascondi tutto davanti a te stesso.

57. Ho una domanda: ‘Su incarico di Dio’, ricordati! Come tu – tuttavia nel senso infernale – hai parlato e agito nel Nome di Dio, così io sto ora dinanzi a te ‘su incarico di Dio’. Ora: a quanto risale la tua morte terrena?”

- Segue la risposta altezzosa: “Primo: non ti riguarda! Secondo: non ho mai riflettuto su questo! Terzo: …”.

- “…ti aiuto io a trovare la Verità e la comprensione. Guardati indietro!”. Un comando di Luce! Il grande inquisitore obbedisce molto controvoglia.

58. Ecco che si trova un numero d’anno sulla roccia; si mostrano delle immagini della sua vita nel mondo e nell’aldilà. Sono cinque o seicento anni che si riflettono? La miseria, commessa su molti uomini? Migliaia, di cui pochi di questi meritavano certamente la punizione, ma non la morte per tortura. Come? In che modo lui, il grande inquisitore, ha commesso queste gesta? …nel Nome, …di Dio?! Proprio questa parola sta davanti a lui come un Faro di luce, ed è impressa profondamente nel suo senso. Deve contorcersi dolorosamente. “Smettetela, smettetela con queste immagini! Con quella parola!”, grida. “Non la posso più sopportare!”

59. “Non puoi più sopportare niente?”. Una domanda che fa parte della resa dei conti.

- Un pesante lamento.

- “Lo so…”, interviene Diadjar, “…preme pesantemente. Così pesantemente come morivano le tue vittime! Puoi commisurarne il peso? Non è come un carico del mondo, dalla tua vita? Se è così, non vorresti riconoscere che ora, suona per te, un’immeritata ora di Grazia?”

60. “Oh, guaio! Brucio! Le mie membra sono come strappate; non vedo nulla, e posso vedere lo stesso. Non sento, e sento ciò che dici tu! …Voce di Dio! Aiutami dalla pena delle centinaia di anni. Aiutami! Io …”.

- “Chi ti deve aiutare? Se sciolgo le tue catene, guarisco i tuoi occhi per i molti occhi resi ciechi, guarisco le tue orecchie per quelle delle tue vittime, …non è scontato nulla!”

61. Disperata difesa: “Lo hanno fatto i miei sgherri!”

- “E’ questo il segno della tua richiesta d’aiuto? Loro hanno fatto quello che tu hai ordinato. Due di loro hanno aiutato in segreto, affinché le vittime non avessero da soffrire troppo a lungo. Loro hanno ricevuto la loro via per trovare la Casa; ma tutti gli altri di cui nemmeno uno è morto bene, sono ancora nel loro Armaghedon. Non chiedere se questo è più facile o difficile del tuo!

62. Quello che tali maligni hanno fatto su comando, viene loro scontato fino a metà; quello che proveniva dalla loro propria voglia d’inferno, è la loro piena colpa. La tua colpa è tutto! E’ il tuo proprio fare, ‘nel Nome di Dio’, che pesa quattro volte tanto: gli ordini ai servi della tortura, la loro brama diabolica insolente e il tormento delle vittime! Vuoi contare gli anelli della tua catena? Non lo puoi! Ogni più piccolo anello è un singolo tormento dei martirizzati; e gli anelli più grandi sono le colpe dei servi della tortura! I molti catenacci che tengono le catene, sono ‘le tue prede’, come tu le chiamavi, quando tu – così spesso giornalmente – trovavi le tue vittime!”

63. “Oh, guaio…”, si lamenta di nuovo, “…sono condannato! Non c’è aiuto, anche se hai parlato di un’ora di Grazia. Non ancora per me?”. Questo, gli fuoriesce, tormentato di paura, ma vero. Colui che si lamenta non si accorge come si scioglie un lucchetto delle catene, non vede lo splendore di una Luce lontana; vede solo gli occhi severi, nei quali si rivela il peso di quest’ora. E’ la Grazia coperta, che il povero sperimenta tutta la sofferenza. Appunto, come un torrente montano, perché durante la sua lunga vita nell’aldilà voleva spingere via da sé tutti i molti carichi.

64. “Dipende da te se sei perduto, come hai insegnato alla gente – oppressa dalla paura – nelle chiese, dando le vittime sulla loro via della morte. Io ti posso aiutare dall’Aiuto di Dio; ma prima devi confessare. Ora può diventare un’ora di Grazia, se questo – ‘oh, guaio’ – non vale più per te, ma per le tue vittime. Se mi dai questo in mano, senza riguardo per te stesso, allora lo voglio mettere pregando nelle Mani di Dio Padre, e dirGli che ti penti della tua molta colpa”.

*

65. Le anime degli uomini sentono qualcosa del cambiamento che si svolge nella valle della spelonca. Una s’inginocchia supplicando: “Aiutami per un’ora di Grazia, perché io, …io ero un cattivo uomo di tortura, come voglio confessare! Aiutami, affinché possa vincermi; non solamente per me, ad avere l’aiuto per ottenere la liberazione dalle tenebre, se, …se forse, …ognuno può richiederla per se stesso. Se comunque vale, non lo so! Mostrami la via che posso percorrere, per riparare ciò che nel mondo ho caricato di misfatti su di me!”

66. “La tua nostalgia di ritornare indietro è giusta. Ogni anima viene liberata, se in ciò non dimentica il suo cattivo agire. Il perdono si deve chiedere in modo più credente, allora tutte le colpe possono ancora essere purificate. Tu chiedi per te la salvezza, quindi ti sarà data, non appena le tue vittime ti hanno perdonato”.

67. “Loro non sono qui…”, si lamenta costui, “…glielo chiederei piangendo”.

- “Non è necessario che questi figli di Dio che sono caduti nelle vostre reti, si trovino nel luogo per accusare, oppure per sgravare. Dammi la tua richiesta nella mano, la porterò volentieri a loro! Ma io dico anche: non è così facile quello che io faccio per te. Devo portare io i tuoi carichi, lontano, in Alto, nella Luce, dove abitano i figli di Dio!”. Questo viene detto, affinché l’anima riconosca così, di più, di che cosa si tratta per lei.

68. “Ah, questo è troppo pesante, troppo sporco! Mi vedo così come sono veramente: impuro, infestato di peste, sporco esteriormente e anche interiormente! No! Non lo posso pretendere, che …”.

- “Non lo puoi pretendere. Solo, chiederlo! Non per via di me, ma per via, di DIO! Perché tutto passa attraverso le Sue Mani abituate alla Salvezza, persino le richieste imperfette, che Lui guarda compassionevole, ma anche le pretese, che Lui fa di nuovo cadere attraverso la Sua Mano destra. Su chi, lo presagisci?”

69. “Su di me! Accetta la mia richiesta, alto spirito!”. Qui è la prima volta che qualcuno dice una cosa simile. “Ponila nella Mano sinistra di Dio; forse Egli tiene la richiesta!”. Dei Raggi, non visti, cadono nella valle. Le anime le sentono, perfino il grande inquisitore, sente come se cadesse da lui una catena. Quanto alleggerisce già. Oh, …se si potesse essere salvati dal proprio povero io. Se…

70. Diadjar dice al pentito: “Vieni! Un amico ti aiuta oltre; e ricordati: l’amico deve portare i tuoi carichi. Il tuo povero vicolo si chiama: ‘riparazione’. Lui lo fa la pura Bontà di Dio. Se segui volontariamente Colui che ti raccomanda l’amico, allora si aprirà la via del ritrovare la Casa, e tu sperimenterai la Bontà del nostro Dio”.

*

71. Quando ambedue e un paio di anime se ne vanno, il buio aumenta di nuovo. L’inquisitore sprofonda in sé. “Lui abbandona i condannati. Non può essere diversamente. – Io ho…”. Il primo autentico moto, l’auto accusa. “…dovrò stare qui ancora per molto; e non potrò mai estinguere tutto, nell’eternità. Il mio fare, ‘nel Nome di Dio’, è il peggiore”. Sospirando: “Non lo potrò mai e poi mai estinguere!”

72. Gli esseri infuriano, benché stiano male. L’ultimo tempo della materia[5] è anche il loro ultimo tempo, sentito, ma rinnegato, contraddetto e, ciononostante, temuto. Nessuno sa se Diadjar ritorni. Loro ne hanno bisogno affinché il pentimento diventi profondo e doloroso, affinché cresca la nostalgia della liberazione, non dal loro inferno, ma dalla redenzione di tutta la colpa. L’amico della Luce è pronto a continuare a servire. Più tardi egli ritorna ancora una volta.

 

 

 

Cap. 4

Il grande discorso di Dio – Un procedere nella conoscenza della Luce

Nel tempo della Sera, per la maestosa Notte della Creazione e sul futuro nuovo Giorno dell’Amore, quale premessa per lo sconosciuto Giorno della Misericordia – Il senso del Duale nel Regno – Diadjar si riavvia nella valle del dolore

 

1. Il popolo della Stella vede che cosa si sta svolgendo, e ora attende. Quando Diadjar arriva, viene circondato. Lui riferisce che cosa era avvenuto nella valle della spelonca. E’ necessario, quando nella Luce si vede tutto? Così dev’essere, altrimenti, quanto sarebbe arido se si sapesse tutto, se nessuno dovesse servire l’altro, se nessuno sentisse qualcosa dell’altro; tutte le Magnificenze sarebbero mute, e la Luce dei figli sarebbe più povera che gli uomini nel mondo.

2. Ognuno vede sicuramente nella lontananza, quando si trasferisce mentalmente in un’altra regione. Delle missioni particolari, il servizio del sacerdote e la guida della Stella, sono in parte coperti. Si sa soltanto che cosa avviene; soltanto ‘il come’ e ‘il successo’ sono delle cose che gli aiutanti rivelano, e gli ascoltatori accettano volentieri. Così pure sulla Stella della speranza.

3. Su ciò che è stato sentito con un silenzioso sospiro, c’è una richiesta: “Padre UR, liberali dal loro carico di peccati! Lascia giungere anche i poveri nella Luce. Aiuta, affinché il popolo dei figli sia unito!”. Una preghiera dalla Luce, come compiace al Padre. Tutti si spingono verso il monte. E in alto, dove si è nella sensazione di essere vicini a Dio, benché i luoghi delle Stelle non siano meno chiari da nessuna parte, i cuori si levano in alto giubilando nel ringraziamento, perché ognuno sente: ‘Egli arriva! Il Padre, LUI, che è da vedere in ogni tempo e ovunque!’

4. La loro solenne attesa fa riconoscere il Padre-UR sulla Via della Luce, ed è sempre come la Sua propria Via, come se Dio fosse pure un Viandante. Ma in questo si rivela la più sublime beatitudine per i fedeli. UR si adegua ai Suoi figli. Egli viene così come loro si vedono reciprocamente; e così come loro s’incontrano, così viene, e va, anche UR. E…

5. Ecco, EGLI c’è! Nessuno deve dapprima mettere in ordine, perché, sempre, ovunque si sta, ci si trova dinanzi e accanto a Lui. Questo è certamente fatto facilmente nella Luce; tuttavia, anche qui vale la legge dello spazio e del tempo; ambedue sono da esercitare. Ma quello che si fa, è fatto bene, …sotto gli occhi del Dio-Ur. Ognuno agisce sempre guardando in alto alla Guida paterna, e per la vera gioia dell’Amato. Questa è la grande differenza fra il Regno della Luce e la materia! Dopo il giubilo si fa silenzio, e UR parla ai Suoi cari:

6. “Figli Miei, molti nell’intero Regno di Luce aiutano diligentemente, per aprire nuovamente una porta attraverso la quale possano passare delle anime. Io vi ho rivelato se e come, Malluredus e Olyanda agiscano nella valle del lutto, e la Benedizione della Mia Grazia è stata sparsa. Non pensate: ‘Ah, Padre, erano però così pochi che si sono voltati con la Tua Benedizione; che cosa sono, fra gli ancora molti che dimorano nel buio, lontano dalla Casa del Padre?’.

7. Allora Io chiedo: ‘La vostra Stella è l’unica, sulla quale si serve?’. Voi negate, e siete tristi per via del vostro pensare ingiusto. Non è ingiusto dare spazio al pensiero. Ogni campo di Luce deve avere la propria formazione, e non è necessario che uno sappia tutto dell’altro. Da ciò risulterebbe poca benedizione. Nella crescita della conoscenza giace il progresso della vostra vita, – molto più, qui, che là nella materia.

8. L’ultimo tempo, di cui ho rivelato abbastanza, è dominato da un agire indaffarato, e un impiego elevato del vostro servizio. Quindi non è più necessario che ‘il largo fronte della Luce’ risulti tramite l’incarnazione di molti celestiali. Io conto con molta precisione, quanta parte deve ricadere su ogni oscurità; e siatene certi: ‘Un Raggio può illuminare tutto un mondo, anche se lo stesso sarà portato in basso da parecchi’.

9. Vi ho spiegato, che dei ‘luoghi isolati’, sono quei grandi posti di Grazia, nei quali cade tutto ciò che è caduto nella Redenzione. Così, la considerazione che nel rapporto del Mio lungo tempo di scioglimento, dà ancora più povertà di cuore tra gli uomini, presso gli ultimi esseri, può venire a mancare in questi campi di grazia, per cui ci siete voi stessi per liberare un carico di luce.

10. La fatica e il soppesare, come l’ancor forte resto della lontananza, è da portare a Casa, poiché il tempo diventa sempre più breve; sono dei mattoncini dei Miei campi di Grazia. Dalla Corrente-Ur delle Mie Forze, liberate per voi da quell’inizio, quando Io ho posto in Me stesso la ‘pietra fondamentale’ del Mio popolo di figli, scorrendo in voi delle parti di Forza del Mio Agire e della Vita, con cui un figlio può poi creare da se stesso tali buone pietre, appunto, Io aggiungo queste: la Pianificazione di base dei Giorni della Creazione, condizionati dalla caduta, anche tutti i campi Grazia.  Io solo li creo! Per i muri dopo il vostro, prendo ciò che voi fate volontariamente servendo. Il tetto, però, vedete, figli Miei, lo metto di nuovo Io!!

11. Questo si riferisce, insieme a quell’insegnamento: costruzione, direzione, decorso e meta. La costruzione e la meta, inizio e fine di ogni figlio, e per ogni ciclo, che nessun figlio può misurare, e non ne ha nemmeno bisogno. La polarità del Potere esistente e governante, i Fondamenti di tutte le Opere, sono unicamente una Faccenda di un Creatore.

e Questo, sono Io!!

12. La direzione e il decorso, comparabilmente con le mura che voi aiutate a edificare, Io l’ho dato dall’eterna alta Bontà. Da ciò, è ora da riconoscere come l’ultimo, per il tempo della fine, sia da portare a Casa. Voi due”, UR indica Malluredus ed Olyanda, “avete percepito nel migliore dei modi, come cambia qualche anima se agiscono Pazienza e Amore.

13. Diadjar ha notato che dei ‘pezzi’ di anime non reagiscono allo stesso modo. Ma se tu riferisci: ‘Solamente un’anima seguì volontariamente!’, allora sperimenterai presto che cosa ne fa la Mia Benedizione. Dei carichi che un figlio della Luce prende su di sé per i poveri, vengono pagati con la Benedizione; non importa, se solo una volta un’anima, o più, siano da liberare dai loro legacci.

14. Ancora qualcosa della ‘preoccupazione del Cielo’, che Mi dà Gioia e serve per il vostro bene. Le ali della Pace della sera diventano più lunghe, più magnifiche e più limpide. Soltanto, …il Pre-raggio dalla nuova Notte, porta il ‘soave crepuscolo per i figli’. Voi lo percepite beati che, presso e in voi, cambia qualcosa, anche se non lo potete riconoscere precisamente. Nondimeno è già dominante nella sensazione, come se fosse da afferrare con le vostre mani. Anche questo è un Pre-raggio dalla Beatitudine della Sera.

15. Com’è da introdurre in questa, da liberare dalla propria dannazione, diventando già percettibile, l’ultima oscurità? La Sera che è iniziata, lascia ‘il tempo’ affinché ogni lontano lo possa trovare nella Patria? Dunque, ad ogni fedele della Luce è da annunciare qualcosa, perché in questo modo egli può servire fino all’ultimo tocco di campana del Giorno dell’Amore. E così, ascoltate:

16. Voi non sapete ancora nulla del Giorno della Misericordia. Persino i Miei primi, risvegliati nel Giorno dell’Ordine, percepiscono solo il santo-Alto, che il nuovo Giorno preparerà. Ciononostante, si può riconoscere qualcosa dal decorso del Mio ‘Giorno dell’Amore’, in cui l’intero popolo è sorto alla Vita auto consapevole – dalla Mia Magnificenza, che Io sono ed ho preparato a Me stesso.

17. Voi conoscete la caduta e la liberazione, eccetto l’inizio di una maestosa ‘Notte della Creazione’, nella quale porto a conclusione la prima parte, prima dell’alta Mezzanotte, ‘il Giorno dell’Amore’; e quello che è avvenuto in esso, nella seconda parte, dopo la Mezzanotte, lo elevo il Nuovo dalla profondità della Mia Fonte-Ur, lo preparo per tutti i figli e lo porto alla Rivelazione con la prima Aurora.

18. Il sigillamento della prima Settimana-Azione-Anno, non darà ancora altra Radiazione extra, per imporre al Giorno-dell’Amore la ben meritata corona? Oh, che cosa sono per Me, anni, giorni, ore e minuti? Un unico minuto somiglia aa un ciclo, nel quale penso a tutta la Mia Opera! In ciò giace ora il pre-Raggio per gli ultimi smarriti ciechi.

19. Diadjar ha molto compianto gli esseri che non sono arrivati alla via per ritrovare ‘la Casa’. Ma guardate: dapprima ho intrapreso per Me il Sacrificio, e quando avvenne la caduta, ho messo la soluzione – e pure la caduta – sulla via dello sviluppo, sempre crescendo come era necessario per i precipitati, anche per i fedeli alla Luce, affinché potessero adempiere la loro via d’assistenza come il loro co-sacrificio.

20. Nella svolta fondamentale, nella quale ho dato la stessa Incoronazione al Mio Sacrificio-Ur, sul piccolo mondo della profondità – Terra – attraverso il Mio ‘Golgota’, allora la materia andava scendendo, detto così: ‘Una pietra cade più velocemente, più a lungo e più profondamente rotola verso la valle’. Così si risolse la caduta: dapprima un poco alla volta, benché i materialisti si sono precipitati ancora molto di più nella materia.

21. Questo è il segnale! Come una pietra nella caduta afferra e fa precipitare molto con sé nella caduta, così i materialisti sono diventati sempre peggiori. Solamente, nessuno di loro ha pensato che, con ciò, essi si disfano anche più velocemente del loro stesso ‘io’. Collegato a questo, gli esseri si liberano dall’inferno preparato da loro stessi. Così pure, ora il Mio ‘ultimo tempo’ rulla molto più velocemente attraverso l’eternità della Sera, che è iniziata per tutti i figli.

22. Sulla stessa scia fluisce qualcosa nella vicina Sera dal nuovo Giorno della Misericordia; e il grande Raggio si chiama ‘Compassione’, con cui Io ombreggio ogni ultimo povero piccolo, ancora ribelle, profondamente vanitoso nel mondo per via della conoscenza che spinge l’umanità nell’alto vuoto. E come un giorno ‘travolge’ l’altro, proprio così e non diversamente, solo al livello della Mia eterna Luce, viene liberata l’oscurità.

23. Gli esseri grideranno presto per la liberazione. Questa, è la Mia ‘Chiamata dall’Universo’! Dissolve tutto, per produrla come Opera di Salvezza per il Giorno del Sabato. Quello che nel Giorno dell’Amore era infiammato e dolente, viene guarito dalla Misericordia. Non domandate come si svolge questo. Ogni Giorno ha la propria Benedizione, la propria Magnificenza, Beatitudine e Gioia.

24. È misurabile la ricchezza del Giorno-Amore? Voi dite: ‘No!’, e fate bene, poiché Io conservo a ogni figlio tanti Doni, affinché non arrivi mai a una fine. Se così fosse, allora ‘il creato’ si sarebbe dovuto dare da sé la propria fine, con cui anche la Vita giungerebbe alla fine, …‘la Luce creata’, dei figli.

25. Essa non è condizionata in modo che Io non la potessi cambiare; altrimenti Io non sarei un Dio, non avrei mai potuto soffiare nei figli il respiro della Mia Vita! Comprendetelo bene! Questo è solo un esempio per cui voi avete a volte lottato duramente sulla via del cammino attraverso la materia: una immutabile necessità!

26. Questo è sorto ‘condizionato’, dal tempo della caduta, mentre la menzionata ‘necessità’ si riferirebbe alla fine di un figlio, non appena sussistesse per voi la possibilità di esaurire la Mia Profondità, Altezza, Ampiezza, soprattutto la Mia Vicinanza. Questo è stato detto, perché sul piccolo mondo, gli uomini si elevano, in un modo, per appropriarsi dell’Universo noto; in un altro, per sondare Me nella Mia piena Magnificenza dell’Essere e Maestosità.

27. Io permetto ai due modi certe cose nella spinta verso l’Alto. Con ciò sono previste due cose che l’umanità non afferra: la loro spinta verso l’Alto viene benedetta in segreto! Infatti, chi tende verso l’Alto lo fa per la libera inconscia nostalgia di liberarsi dal materiale, benché nulla lo leghi più al suolo materiale, come appunto questa spinta nei due punti di vista. – Secondo: si aggiunge una volta il dover ammettere il loro errore.

28. Questi punti, malgrado le conquiste, uniscono quell’ultimo confine: ‘Fin qui e non oltre!’. Chi vuole andare oltre il Mio santo buon Confine di Vita, come quelli che vorrebbero certamente servirMi volentieri, non sapendo che, ‘il servire Me’ ha una formazione celeste, essi dimenticano: ‘Ogni servire, vale, nel primo caso al prossimo; nel secondo, è a favore loro tramite la Mia Benedizione’. Se, come, e che cosa, Io voglio prenderne per Me stesso, lo rivelerà – come molto – solo il successivo Giorno della Creazione.

29. Quello che Io prendo dal vostro servizio, è la gioia sulla Mia Opera, che la Mia Volontà di Creatore ha creato; è la base della vostra beatitudine, un dare e un prendere, che fa parte dell’essere beato. Io rimango in ogni tempo: ‘il Donatore’; il Mio popolo di figli: ‘l’accoglitore’. E ciò che loro sacrificano gioiosamente tramite il loro servire, Io l’accolgo nel Mio:

‘maestoso Reservatio mentalis’. (pensiero riservato)

30. Nella successiva ‘Notte’ ne viene prodotto talmente del Magnifico e di Benedizione, che per voi il ‘Giorno di Festa’ giungerà a traboccare, in modo che nessun figlio, non perda mai la sua Vita. Perché:

eterna è la Mia Vita!!

eternamente l’ho data in Eredità alla Mia Opera più bella: …ai figli!

31. Diadjar, su come stessero le cose con gli aiutanti, pensò: ‘Una creatura non potrebbe mai aiutare il Creatore, perché essa è sorta dapprima dal Suo Potere’. – Ben detto! Ma qui, è come con la Mia Gioia, che Io attingo dalle Opere. Ogni ‘Raggio di ritorno’ è il riflesso dal Mio stesso Raggio, affluendo questo, eternamente da ME. Mentre con esso, ai figli, dai Raggi accolti, sopraggiunge quella possibilità di re-riflettere, nel ‘Riflesso’; quindi, l’accoglitore diventa anche il donatore.

32. Così stanno le cose con ogni via d’assistenza. A questa Io accludo un Insegnamento speciale per il ‘Giorno del Sabato’. Io do tutto, ma dal prendere i Miei Doni voi potete essere molto di più re-obbligati di quanto possiate presumere. Gli arroganti si giocano le alte possibilità per giungere fino ad un reale stato di umiltà. E questo, per loro, non si chiama mai altro, che: essere ‘figlio del Padre’!

33. Mi si vuole certamente servire per amore, e lo si fa anche in vista di ciò, quando deve servire al prossimo. In questo si trova prima inclusa ogni via d’assistenza, il cui simbolo è il co-sacrificio. In questo modo Io considero poi il voler-servire-Me, come un ‘poter-servire-Me’.

34. Ciò che qualcuno fa di bene ad un altro, aiuta a portare il suo peso; nella visione più profonda è fatto anche a Me, perché per la vostra beatitudine, Io vi dico, come PADRE: ‘Ora avete collaborato a condurre a Casa gli smarriti!’. Voi li potete condurre affinché trovino la via della pace e della redenzione. Io, figli Miei, li porto nella Casa paterna mediante la Mia Redenzione fondamentale, mediante il Sacrificio-Ur, dal quale i fedeli possono prendere pure la loro Grazia.

35. La Mia benedizione rimane con voi. Potete perciò continuare a rallegrarMi, e si vedrà quanto siete fedeli, voi aiutanti nel Raggio principale del Mio aiuto. Ma non misurate mai con cifre esteriori, anche se possiedono il loro diritto alla Grazia. Si tratta dell’ultimo del Mio Giorno-Amore! Qui vale unicamente la cifra segreta, ed è sufficiente che Io conosca la stessa. Una volta la rivelerò, non appena sarà utile per ‘il Tutto’.

36. Tuttavia, voi percepite ciò che riguarda ‘il Segreto’, e Mi ringraziate molto che voi, inoltre, siete ‘co-portatori’ a questo riguardo. Il più bello e il più profondo di ciò è ancora coperto; perché prima dovete fare ancora qualcosa, poi vengo Io, e viene rivelato l‘essere, co-portatori della Luce”.

37. L’Alto della Stella e il caro popolo s’inchinano. C’è un meraviglioso irradiare nello stupendo avanti e indietro, nel dare e nel prendere. I cuori sono come calici di fiori, aperti alla rugiada del Cielo. Dopo il silenzioso Giubilo, Diadjar assume anche la preghiera di ringraziamento. S’inginocchia, e tutti fanno come lui, schierati fittamente intorno al loro altamente amato UR. Lui adora:

38. “Padre-Ur, Santo, alto Signore e Re, che ci hai dato con la Tua grande Parola, la Tua incommensurabile Grazia; Ti ringraziamo da quella Pienezza che TU ci hai preparato. Ci sentiamo elevati, come se prima fossimo stati ancora in basso, benché noi abitiamo nella Luce del Tuo Amore. E tuttavia, …quanto eterna è la Tua Bontà, così eternamente è la via verso l’alto nella nostra perfezione, nel divenire, da una Beatitudine all’altra! Oh, UR, accogli il nostro ringraziamento nelle Tue buone Mani di Padre, e lasciaci la Tua Benedizione, come promessa, ancora presso le nostre piccole opere di figli”.

39. Non è, come se il Santo-Meraviglioso, chiudesse nelle Sue braccia ogni figlio della Stella? Sì, ognuno viene legato in alto, riposa al Petto di Dio. Ognuno coglie la Benedizione come un ristoro. LUI dice ancora una cara Parola, in ringraziamento ai figli:

40. “Diadjar parlava della ‘grande Parola’. – Nel senso del vostro ringraziamento, offerto a Me come caro Raggio di rimando, è giusto. Ma quando domando se Io porto anche ‘piccole Parole’, allora non siate rattristati come se non poteste ancora comprendere tutto giustamente. Sì, esistono anche piccole Parole, tali per i figli piccoli, poveri, lontani, per i quali la piccola Misura è grande, finché non possono afferrare, comprendere di più. Siate vigili, nel tempo in cui potete agire nella Mia Guida, lontana e vicina”.

41. Come sempre: UR va, …e rimane, e Gli segue il giubilo dei Suoi figli, come un incenso. Poi si va nella casa del Consiglio. Non vengono ancora commentate la maestose Parole di Dio. Diadjar dice solamente:

42. “UR ci ha già dato la Benedizione della sera. Lo sentiamo nella nostra Stella. Mi sembra come se ora sia diventata più luminosa”.

- “Non lei da sola”, lo interrompe l’assistente capo delle regioni esterne, Bota. “Ho constatato che – ed è veramente inspiegabile – il nostro sistema solare, anzi, tutto l’Infinito, diventa sempre più splendente e più bello. Tuttavia, delle Stelle di Luce serali ci ombreggiano gloriose, come un soave crepuscolo”.

43. “Precisamente, caro Bota; non abbiamo bisogno di sondare questo maestoso dualismo, non lo possiamo nemmeno. Proprio questo ci conduce oltre, nella beatitudine che UR ha conservato per tutti i figli per la Sera. Ora non opprime più che qui esistano due valli oscure. Due…”, Diadjar riflette brevemente, “…strano, accanto a molte varianti, se ne vedono sempre ‘due’. Si riflettono in tutte le cose della nostra vita”.

44. “Questo riguarda il meraviglioso Duale di Dio”, dice Heliato, il primo cittadino, “il Padre e i figli; la Polarità del Potere, ferma e regnante: le Leggi della Condizione-Ur e della libertà dei figli, mediante la quale noi possiamo creare dalla Sua bontà. Sovente pare come se si facesse da se stesso qualcosa per l’esistenza interiore ed esteriore”.

45. La prima cittadina del paese, Corrysanda, si annuncia: “Così, sembra come se, …la Forza segreta alla quale Io non posso comandare, c’è! Ma non è impiegabile in ogni tempo come si vuole. Essa è il Campo della nostra libertà su cui prospera l’ultimo (essere), …oppure può anche inaridire, come quasi sempre nella materia. Malamente impiegata, vantandosi nell’opinione: ‘si fa tutto da se stessi!’, si rende sterile il suolo benedetto da UR.

46. Nella retrospezione abbiamo riconosciuto che anche noi come uomini siamo caduti nell’errore, ma con la Grazia abbiamo trovato la via d’uscita. Poi abbiamo saputo due cose. Oh, nuovamente due! Con la Forza di Dio, sotto il Suo Patrocinio, la Sua Guida, ci era possibile di vivere a fondo quell’esistenza, e di fare ciò che era necessario: per l’interiore e per l’esteriore, per gli altri e per se stessi.

47. D’altra parte, abbiamo sperimentato nella materia, che potevamo davvero agire da noi stessi, perché abbiamo ricevuto da Ur, il sublime Potere creativo, porzione della Sua Potenza, che era ed è appunto da impiegare tramite la libertà di figli”.

48. “Presentato bene!”, loda Olyanda, sua sorella di lavoro. “Perciò è da riconoscere insieme, se e come ci avviciniamo sempre di più al nostro Padre, oppure…”, si ricorda anche e sorride amorevolmente: “…com’è bello! Qui si mostra nuovamente il maestoso Duale: in ogni tempo siamo presso il nostro Padre, e tuttavia camminiamo ininterrottamente sulla nostra via da figli, che sfocia nell’insieme, proprio come in ogni faccenda singola, nella Sua Via di Luce”.

49. Si discutono i punti. Il popolo, per quanto radunato, vi partecipa. Malgrado sia guidato, ogni abitante della Stella ha una conoscenza più elevata, ma dato che non esiste nessun fermo, tutti continuano ad imparare. Lo si è visto nei principi del Padre, come essi, che potevano motivare i Giorni della Creazione di questa prima Settimana-Atto-Anno, si lasciano ancora volentieri istruire, che anche per loro esiste un continuo ‘avanti’.

50. Dopo il ringraziamento per tutte le buone Parole di Dio, Diadjar dice: “Adesso io ritorno nella valle della gola. Dalla valle del dolore, ne verranno qua da voi, alcuni. Accoglieteli! I tre che hanno lasciato al Padre le loro coppe delle sofferenze del mondo, rimangono intanto qui. Istruite gli altri, e poi arriveranno nuove guide, che porteranno tutti nelle regioni previste per questi.

51. Ad uno – come esempio – sia concesso di essere pure presente. Conducetelo nella mia casa; ma tu, Kara-Amdael e quattro aiutanti, devono rimanere con lui. Sarà certamente un peso trattare con lui; ma otterrete qualcosa, e allora la vostra gioia sarà la vostra ricompensa. Io lo dico affinché siate armati. Poi, due forti angeli vengano a portarlo via”.

52. “Vuoi nuovamente andare da solo nella valle?”, domanda Bota, preoccupato non senza motivo. È quella preoccupazione di Luce che possiede la più bella validità.

- “Perché no?”, scintillano gli occhi di Diadjar. “Non ho visto i grandi angeli che tenevano la guardia all’ingresso, ma ho notato i due Raggi, e mi sembrava come se fossero le Braccia del Padre! Sì, …o amici! Anche quando Egli invia aiutanti, sono comunque, sempre, le Sue mani che ci aiutano e proteggono, il Suo Amore che ci guida e conduce, …qui nella Luce, come ovunque!

53. Nella materia si pensa che nella Luce nessuno avrebbe bisogno di protezione e aiuto. Quanto è povero il pensiero! È solo diverso, di com’è in un mondo. Qui è la Bontà di Dio e la Rivelazione, il nostro servire e la Sua Parola. Il servizio fa certamente parte della vita materiale; soltanto, là la protezione e l’aiuto sono ciò che hanno da essere nell’esistenza della materia. –

54. Ora siete pronti! La vostra forza di preghiera è una protezione, i vostri pensieri un aiuto, che il nostro santo-buon UR mi fa germogliare tramite voi. Vegliate! Elevate a Lui i cuori! EGLI è il nostro unico vero Amore!”. – Lo si guarda finché discende nella caverna. – Una Luce, alla grande povertà e all’oscurità!

[indice]

 

 

Cap. 5

La resa dei conti – Anche una decima del Signore

Nella caverna – Diadjar discute sette punti con un anima – Nove di esse accettano Dio, poi condotte nella valle del lutto – L’inquisitore medita, e una donna aiuta

 

1. Il grande inquisitore non si era accorto dell’arrivo di Diadjar. Sta seduto, sprofondato in sé. Un vero pentimento, però, non fu ancora per tanto tempo il suolo del cuore. Tuttavia – viene valutato nella Luce – che lui sta riflettendo, purtroppo senza autentico risultato. Anche le anime insieme agli esseri che stanno accovacciati nell’angolo più distante di questa valle, non lo hanno visto arrivare.

2.Ad un tratto è come se si facesse un poco più chiaro, come se qualcosa di molto soave, ancora molto vagamente, le toccasse. Alzando gli occhi, esse vedono qualcosa di più della luce che Diadjar porta con sé. Le anime sono sconvolte, più che ascoltandosi oppure preoccuparsi di un serio ritorno, scoraggiandosi completamente. ‘Aha, guaio…’, così pensa ognuno di esse, secondo il modo della propria vita. ‘…ora arriva il giudizio!’.

3. Diadjar attende. E’ meglio che un’anima cominci a parlare da sé; poiché così si rilassa da sé mediante la Grazia di Dio. Ci vuole pazienza a stare fermi, quando l’amore arde e vorrebbe aiutare. Sovente, l’autentico aiuto, significa: ‘attendere’. Proprio da questo, le anime vengono formalmente agitate, e non sarebbero più povere e timorate di Dio, se attendessero la Parola della Luce. Il peggiore interrompe il silenzio, solenne per Diadjar, …ma tormentoso per le anime. Il grande inquisitore contende, vuole nascondere l’insicurezza, e la sua pena:

4. “Che cosa vuoi ancora una volta? Vuoi dilettarti nei nostri dolori? Tu…, tu…”. Ecco che uno salta su, nel mondo era un malfattore, pesantemente schiacciato da molti vizi. Ma il tempo non è passato su di lui senza lasciar traccia, da quando ha dovuto vedere dove si trova e da quale parte era più luminoso. Ma, …che cosa? ...come? …dove? Lui non lo sa! Ora, …guarda Diadjar, tremando, se può parlare.

5. Malgrado ciò, minaccia: “Non vedi, tu, totalmente abbagliato”, intende all’inquisitore, “che questo angelo, o quello che è, ci può portare l’aiuto? Non rovinarci l’uscita dalla spelonca, che, più dobbiamo stare qui, più aumenta il tormento, dovendo noi – lo devo confessare – soffrire con ragione, uno come l’altro”, indica tutt’intorno.

6. Osa rivolgersi a Diadjar. “Tu ci puoi aiutare! Se nel mondo sei stato un sacerdote, allora avresti il Potere di Dio di perdonare i nostri peccati. Dio, …ho riso quando qualcuno parlava di Lui. Oh, da tempo l’ho disimparato! Esiste un Dio! Lo so da quando tu sei stato da noi; soltanto, non Lo posso ancora riconoscere. Ah, ti prego, se sei un sacerdote, allora liberami da tutta la mia colpa!”

7. Un vero grido. Nel carico si mischia un filino delicato della conoscenza. Diadjar attende ancora un momento, prima di dare una risposta. L’anima deve soffrire la paura, se le possa anche essere perdonata. Una pesante cura! L’uomo china profondamente il suo capo: ‘Le molte colpe, come posso privarmene? Non si diceva che Dio fosse un Giudice severo? Sarebbe molto giusto se venissi condannato nell’eternità’.

8. Allora Diadjar lo tocca. “Alzati, ora parlo io con te! Voi altri, anime d’uomini, ascoltatemi: forse qualcuno, con ciò, vuole imparare a diventare libero dai carichi che ciascuno si è messo da sé. – Quello che dicevi e ancora pensavi…”, continua rivolto all’uomo, “…viene discusso punto per punto, affinché anche gli altri possano trovare la via d’uscita.

9. Che tu hai contraddetto al peggiore, hai fatto bene. Lui non può più dominare, non più, e persino, ancor meno, ‘nel Nome di Dio!’. Ripeto intenzionalmente la parola: che gli venga incisa! – Che tu riconosca Dio, è un buon segno per te e per ognuno, che in questa, per tutti voi, alta Ora di Grazia, riconosciate la vostra colpa e ve ne pentiate con serietà.

10. Tu non lo hai fatto nella piena misura, come Dio non lo pretende da nessuno di voi. Per questo non siete ancora maturi. Ma cominciate a considerare il povero vicolo di vita, e avanzate un pochino, allora esiste la possibilità di essere liberati dalla cattiva condotta. Chi vuole unicamente perdere l’amarezza, dovrà soffrire ancora a lungo. Chi vuol essere liberato per pentimento, che conduce alla conoscenza della sua falsa via, sarà liberato!

11. Non subito, questo vi sia detto! Dapprima dovete lavare le vostre vesti, che sono del tutto grigie e sporche, piene di macchie, tutte strappate. Sul vostro povero corpo sono degli stracci! Osservatevi una volta!”. Impauriti e oppressi, un poco già per il pentimento, le anime guardano se stesse, e reciprocamente.

12. Non si sono mai accorte quanto miseri sono i loro stracci? Erano cieche per propria colpa! Alcune si spingono di lato vergognandosi, e cercano di pulire la loro veste. Ma, …con che cosa? Le loro mani sono vuote, non scorre acqua, e se ci fosse, non avrebbero nessun vaso per attingerla. Sfinito e scoraggiato, il piccolo gregge s’accascia.

13. In Diadjar sale ardente la compassione, e la richiesta: ‘Padre-Ur, lasciami aiutare queste pecorelle. Dammi le Tue Parole e la Tua Forza, affinché comprendano Chi, in Verità, chiama e attira: TU, il buon Pastore di tutte le pecorelle, grandi e piccole, bianche e nere, che vivono nel Prato del Tuo Cielo, oppure nel deserto della materia. Anche questa valle è una parte di deserto. Perciò aiuta, o caro Signore, affinché alcune si lascino salvare’.

14. Lui sente la Parola: “Ti ho detto che Io aiuto coloro che Mi chiamano seriamente. Tu vuoi avere la Mia assistenza, per aiutare ora. Approfittane! E ricorda: ‘Anche se dapprima pochi si voltano, la Semenza della Luce non sarà comunque vana, …mai, Diadjar!’. Lascia regnare un amore severo; nella giusta severità è di casa la Misericordia. Chi è volonteroso, la sente pure. Gli altri sono aiutati dalla severità della riflessione. Ora agisci, e parla dal Mio Spirito!”

15. “O Padre, caro Padre”, dice piano Diadjar, “Grazie, sia grazie a Te per la Tua bontà! Non era stato il principe della Serietà nel mondo il buon patriarca (Abramo) che per ultimo ha lottato con te per le povere dieci persone? Così voglio essere soddisfatto anch’Io, con dieci; tu ne darai la benedizione”.

16. “Sono state soltanto tre, che si sono lasciati salvare”, sente Diadjar, santo, serio, all’orecchio, “e persino queste, sono state prelevate unicamente per via di Abramo, dalla loro rovina”.

- “Lo so, o Signore, e così mi accontento volentieri con tre”.

- “Sei modesto, per l’amore del tuo servizio. Perciò aspetta, se non si dimostrerà la maestosa decima”.

17. È silenzioso. Le anime tremano molto, benché non hanno visto, né sentito nulla. Gli esseri giacciono aggrovigliati nel loro angolo. Solo quando Diadjar comincia di nuovo a parlare, guardano di nascosto in su. In certi compare già una piccola Luce, che – per loro, ancora non vista – le circonda. Diadjar si rivolge all’uomo con cui ha parlato prima e dice:

18. “Hai presentato molto. Io analizzo la tua riflessione, e sette punti saranno da chiarire. Puoi contraddirmi, se pensi che sia necessario”.

- “Io…? contraddire te? Tu sei un sacerdote, a cui…”.

- “…ognuno può rispondere, fin dove è valido. Ma ora ascolta:

19. nel mondo, io ero un sacerdote che ha potuto incontrare Dio, quando EGLI stesso operava, per portare a Casa i lontani, con cui molto altro era collegato: guarire degli ammalati, consolare i poveri, perdonare ai peccatori la loro colpa. E molto ancora che allora nemmeno gli alti angeli potevano afferrare. Tu puoi trovare il sostegno in me, ma devi sapere ‘Chi’, è il vero Sostegno”.

-  “Sì”, esala l’uomo, “soltanto ora lo so”.

20. “Con il secondo punto hai pure ragione, che tu, – voi tutti”, Diadjar intende le anime, “non soffrite ingiustamente. E’ certamente giusto di vedere in questo un giudizio; soltanto, che voi non sapete che cosa possa significare il Giudizio.

21. E’ rimasto un vago sapere, che agli uomini sfigurati dalla paura sarebbe stata assegnata l’eterna dannazione, dalla quale, quelli che si erano fatti ‘grandi’, credevano se stessi esclusi. Com’è, lo avete visto”. Si annuisce, solo il grande inquisitore brontola con voce cupa. Ma anche in lui s’è insinuato un raggio di Luce. Lui però non lo vede ancora.

22. “Il Giudizio del Signore non porta nessuna eterna dannazione. Voi, vivete! Certo, non molto bene. Questo può essere cambiato, se sopportate il Giudizio del Signore. Chi lo vuole, si schieri ora intorno a me”. – Vengono in nove e si abbassano ai suoi piedi. Le catene del legato tintinnano, come se volesse liberarsi, come se anche lui…

23. Diadjar fa come se non se ne fosse accorto. “Dato che siete volonterosi, anche se ancora senza vera conoscenza, allora, annotate: ‘Giudizio’, significa, ‘edificazione’ dei precipitati; ‘drizzare’, per cui non dovete più giacere in modo storto! Dopo il drizzare, segue il ‘preparare’; voi dovete essere ‘preparati’ per il quarto che contiene ‘il Giudizio del Signore’[6]. Questo, è quel ‘preparare’ per la Casa, nella Grazia. Voi nove potete già essere preparate per la Casa, potete percorrere il vostro piccolo vicolo che una volta sfocia sulla via della Luce. Andare avanti significa: raggiungere la Meta! Questo, nella maestosa Verità di Dio, è il Suo Giudizio!

24. Certamente, nell’elevare e nel drizzare c’è qualche dolore, perché ogni colpa, ogni peccato, deve essere compensato. Chi non lo vuole, chi pensa che debba solo confessare con la sua lingua, è ancora molto distante dal primo grado, dall’edificazione. Solo

la riparazione

porta la redenzione dalla caduta, …tramite la Bontà di Dio.

25. Arriviamo al terzo punto. E perché tu…”, Diadjar intende l’uomo, “…hai indagato nel silenzio chi io fossi. Allora sappi: voi siete stati condotti qui, sulla ‘Stella della speranza’, tramite una inesplorabile alta Grazia, …temporaneamente. Qui, di nuovo, io sono sacerdote. Voi non sospettate ancora il collegamento. Ma è una Chiamata che può facilitarvi il vostro vicolo.

26. Tu hai pensato che io potessi perdonarti dal Potere di Dio: il tuo quarto punto. Di una cosa ti rendi ancora conto: nel mondo si poteva andare in una chiesa, confessare a un sacerdote ogni colpa, per esserne liberati. Non è del tutto sbagliato! Chi lo ha fatto per vero pentimento, e quel sacerdote ha agito unicamente nella consapevolezza che solo il Signore può perdonare la colpa, estinguere i peccati, allora questo è sempre benedetto da Dio.

27. Chi perdona ai penitenti arrogandosi il Potere di Dio, egli stesso sta nella sua propria colpa. Ai veri penitenti, da Dio viene perdonato, a cui deve seguire la riparazione. Invece, un sacerdote che si vede puramente come ‘megafono di Dio’, trasmettendo il perdono per amore, che è a favore dei veri penitenti, ha il diritto di pronunciarlo dal Potere di Dio, ma non il parlare di labbra!

28. Dipende dalla propria conoscenza, altrimenti il parlare delle labbra non serve, da nessuna parte. Così – come tuo quinto punto – io ho potuto vivere sulla Terra come sacerdote. Dio mi aveva toccato; fu la Sua Grazia che io ho potuto riconoscere, come Sua Via. Per me fu sempre unicamente il SIGNORE che diede la benedizione, con cui ogni buon credente ha anche trovato il perdono.

29. Questo, lui non lo ha mai fatto”, Diadjar indica l’inquisitore. “Lui sapeva, e non può dire: ‘Sono stato educato così!’. Lui ha avuto, appunto, un buon maestro; ma ha scacciato il suo ammonimento. Più tardi ha persino deriso il suo maestro. Proprio per questo deve soffrire di più.

30. Al contrario, chi non sa – per educazione – a costui, in anticipo, sarà perdonato parecchio. Chi agisce male di proposito, deve espiare, appunto, il doppio. Secondo Dio, può perdonare solo colui a cui è stata commessa dell’ingiustizia”.

- “Allora non so a quanti dovrei chiedere perdono”, mormora dalla roccia. In Diadjar sale una grande gioia: ‘Signore, anche costui?’. E’ ancora uno scarso scintillare di riconoscenza del penitente; in ogni caso: …è uno!

31. Pure le anime sussurrano. Intorno a Diadjar la folla aumenta. Soltanto, nella maggior parte manca il pentimento del tutto autentico. Alcuni esseri strisciano dalla fessura con incerta nostalgia: ‘Oh, se se potessimo esserci anche noi!’. Per loro non è ancora giunto il ritorno, loro devono dapprima andare attraverso la materia. La ‘piccola scintilla’, un giorno, per loro diventerà una benedizione, …sulla stazione di un mondo.

32. “Ci sono ancora due punti da discutere”, continua Diadjar nell’insegnamento. “Tu hai riso quando qualcuno parlava di Dio. – Che cosa era il tuo ridere?”

- Un profondissimo sospiro: “Era uno scherno, era la più cattiva offesa al Creatore”.

- “Nel tuo senso hai ragione”, risponde l’aiutante.

33. “Cancellato! E, …qualche volta ti ha colpito come un fulmine! Con la risata hai colpito a morte la tua coscienza. Il presentimento si trova in ogni uomo; che cosa fa con il rinnegare Dio? Tu non lo volevi sapere, altrimenti avresti dovuto voltarti e abbandonare il tuo cattivo sentiero. Qual cattivo lo vuole?”. Nuovamente, è un ‘fulmine’ che colpisce l’inquisitore.

34. “L’offesa del Creatore! EGLI l’accoglie nell’Onnipotenza della Sua Magnificenza! Tu conosci la storia di Gesù nel mondo. Oppure no?”

- “Ebbene, sì”, risuona debolmente.

- “Quindi sai come Lo si è deriso sulla Croce. Se Egli (non) l’avesse accettata, allora Egli dalla Croce avrebbe potuto punire gli oltraggiatori, oppure, mandare tutti secondo la fede degli smarriti credenti, …nell’eterna dannazione.

Egli non lo ha fatto!

35. Per via degli uomini, Egli ha detto quella parola: “Padre! La Mia santa Compassione, perdoni agli oltraggiatori!”. Nessuno può offendere il Signore. Solo la Luce accetta l’offesa e, …la perdona pure! Il ‘come’ lo avete sperimentato nella valle della spelonca. Quando è perdonato, allora la Luce vi prepara la Via verso Dio: nel Suo quarto grado della ‘preparazione per la Casa’. Ricordatevelo bene!”. Lo dice in modo serio e severo. Ma qual amore vi vibra…

36. “Sia menzionato ancora il settimo: la riparazione! Un viandante non può pareggiare tutto nella materia. Porta con sé molto della vita nell’aldilà, dove è più difficile voltarsi, supplicare il perdono, …di Dio, e di tutti i suoi creditori.

37. La Compassione però guida, affinché il debitore incontri i creditori. C’è molto da perdonare, soprattutto perché i creditori di quest’ultimo tempo del Giorno della Creazione, vivono già in regioni superiori. Se DIO ha perdonato, allora levano volentieri le loro mani in alto, pregando per voi, perché anche a loro è stata perdonata la loro colpa. – Allora, come volete agire?”

38. Alcuni sono contriti, altri riflettono, il grande inquisitore sospira. I secoli della pena auto prodotta l’opprimono in modo quadruplice. ‘Non è la Misura di Grazia, che pende quadrupla all’Anca dell’Altissimo, con cui Egli misura tutto il Bene?’, pensa Diadjar. – Ecco che giunge ancora una Parola:

39. “Sì, questa è la Misura della Bontà, Grazia della Compassione e del Perdono, figlio mio, Diadjar! Puoi riconoscere, da ciò, che la Mia Misura viene impiegata per tutti gli smarriti. Vedrai come la Misura porta con sé il ritorno. Poi – come nel figlio della Creazione – la via è aperta per il Ritorno a Casa, nella Casa del Padre”.

- “O Padre, io conosco il Tuo insegnamento e la Tua misura”.

40. “Con chi parlavi”, chiede uno dei nove. “Non si vedeva nessuno, oppure…? Se…, forse…”.

- “Continua pure a pensare su questa base”, dice gentilmente Diadjar, “ti accorgerai Chi era”.

- “Lo so!”, esclama il primo uomo. “Era DIO! Che non Lo potevamo vedere! Ah, …noi non possiamo sopportare il Suo splendore di luce. Solo tramite il nostro amico aiutante”, guarda in su con gratitudine, “allora è possibile, che possiamo sfuggire all’oscurità. Ti prego, caro aiutante, dillo al Signore, che mi pento molto di tutto, …e, …se posso arrivare alla riparazione, …Egli voglia darmi a portare ciò che deve cadere su di me!”

41. Un raggio corre attraverso la spelonca; persino gli esseri devono chiudere gli occhi. Qualche anima osa il primo piccolo passo del pentimento. Ai primi nove, Diadjar dice: “Voi uscite. Questa valle ha quattro terrazze, voi siete stati sulla penultima. Ora guardate giù nella parte più profonda, dove può cadere ancora ognuno che non vuole cercare la confessione.

42. Invece, guardando in su, come simbolo di ciò che distoglie dal male, potete vedere quel gradino che conduce alla terrazza superiore. Là sarete istruiti da altri. Se accetterete il loro insegnamento, la continuazione di ciò che vi ho portato io, allora non sarà più difficile giungere in regioni più luminose, finché vi sarà aperto il Regno del Padre”.

43. I convertiti seguono il loro aiutante, qualche volta con fatica, oscillando o fermandosi. Ma comincia la conoscenza migliore. Il primo aiuta il successivo; presto si sostengono a vicenda, non presagendo che con ciò comincia la riparazione. Diadjar non deve nascondere la gratitudine che scorre dal suo cuore. Lui precede. Le anime non potrebbero nemmeno ancora afferrare questa corrente del fedele alla Luce.

44. Sul più alto piano attendono già due guide per accogliere il gruppo. Uno dice a Diadjar: “Fratello, certamente ha aiutato il Padre, ma la tua azione è benedetta dalla Luce. Noi della Stella dei sacerdoti a cui appartenete, gioiamo con te che puoi portare la decima al Padre”.

45. “Purtroppo non una intera”, dice leggermente preoccupato Diadjar. “Il Padre parlava persino di tre, che sarebbero stati magari da salvare”.

- La seconda guida sorride: “UR ci dona sempre la gioia incommensurabile, parlandoci del meno, ma facendoci guadagnare di più. Vuoi nuovamente scendere?”, intende il terzo ripiano, “Forse poi si riempie ancora la decima”.

46. “Sì, il Padre sa quando esse giungono alla riflessione. Siate ringraziati Lui e voi!”

- “Noi poniamo il tuo ringraziamento sul nostro altare del focolare, e la nostra gioia su quello della tua Stella”. Si danno le mani. I nove vengono suddivisi. Una guida ne prende cinque, quattro la seconda guida. Non dipende dal numero delle anime, ma dal loro stato. Diadjar ringraziando continuamente, ritorna di nuovo da quelle che sono rimaste indietro.

47. Viene circondato. “Perché non ci hai portato con te?”, contende un’anima di donna insoddisfatta. “Noi ci siamo pentite e volevamo …”.

- “Nulla hai fatto!”, esclama una voce. “Tu…, avevate solo il desiderio di uscire, senza un minimo pensiero di vera vergogna. Magari, dire: ‘Ah, anche noi ci pentiamo’, …non vi ha sfiorato! Per non parlare del Signore! A LUI è da sacrificare il pentimento e, in più, la volontà di espiare”.

48. Il grande inquisitore lo prega: “Vieni da me, affinché anch’io possa giungere al pentimento e alla facilità di espiazione. Oh”, geme lui, “ho inflitto dure espiazioni a così tanta gente, spesso solo per dei pensieri che mi venivano confessati. La punizione da me emessa, veniva irrevocabilmente eseguita. Riconosco troppo tardi che cosa ho caricato su di me. Chi me ne libera?”

49. Detto quasi duramente: “Non lo sai tu? Perché allora vorresti la liberazione?”. – Le domande scuotono; l’inquisitore è anche aiutato dall’intelletto, una volta acuto come un coltello affilato, ora è diventato chiaro a riconoscere il giusto e l’ingiusto. Quando leva le mani legate, si accorge che si allenta un legaccio. Allora gli fuoriescono delle lacrime dagli occhi, ed esclama:

50. “Signore, che cosa mi fai? Io sapevo che Tu esisti, ma Ti ho sempre visto come un severo Giudice, e io, come sacerdote – oh, che sacerdote… – dovevo agire inesorabilmente. Ho represso la coscienza! Che Tu, Dio, sia misericordioso! Anche con me! Ora posso soltanto ancora supplicare: ‘Signore, perdona! Non liberarmi per via della mia piccola richiesta, ma secondo la Misericordia del Cuore, e secondo la Tua Grazia!’.

51. Io chiedo, come l’uomo su cui ho guardato dall’alto in basso pieno di arroganza: aiutami a riparare fin dove ci riesco. Mi costerà molta fatica; ma quanta Fatica Tu, o Santo, hai impiegato per me. In più, l’aiutante, che è sceso di nuovo da noi nel buio?! Signore Iddio, Tu, …oh, Tu…”

52. Diadjar scioglie i legacci, ma copre la sua gioia. Perché l’anima deve imparare a portare amaramente quello che ha fatto con cattiva volontà e con un sapere quasi cancellato. Ammonisce: “Ti sei pentito bene; ora dipende dal fatto se impari a sopportare la riparazione. Non credere che ti sarà facile uscirne. Ma se guardi chiedendo sempre al nostro Dio, allora la cosa più difficile potrà esserti facilitata.

53. Aspetta qui, poi ti conduco via. Dapprima ho ancora da rivolgere la Parola di Dio alle anime e agli esseri”.

- L’inquisitore chiede piano: “E’ possibile che io possa anche perdere il mio cattivo titolo del mondo, che non opprima più altri, e me?”

- L’aiutante sorride: “Sulla via verso la Luce puoi perdere tutto il mondano, lo devi, anche; perché solo senza nulla di mondano si giunge nella Casa del Padre”.

54. Diadjar dice al gruppo: “Voi siete convinti che avreste potuto venire con noi già prima. Se così fosse, perché non mi avete seguito? Questo sarebbe stato certamente un passo che vi avrebbe portato la comprensione e il ritorno. Ma non volevate nessun pentimento, ancor meno prendere su di voi la grande espiazione. Avete visto come i primi nove hanno dovuto vincersi, e che tuttavia – con l’Aiuto di Dio – lo hanno anche potuto. Credete allora forse che Dio vi avrebbe negato il Suo aiuto?”

55. Al bussare alla coscienza, nessuno osa contraddire. Alcuni ammettono i loro sbagli, ma devono attendere, perché hanno respinto da loro più volte una Grazia, quando su stazioni precedenti le si avvicinava un aiutante. Pure con Diadjar. Perciò l’aiuto passa dal ‘come’. Se sapessero che regna costantemente la Compassione, ora più che mai venuta loro, allora la maggior parte esclamerebbe supplicando: ‘Signore, liberaci!’.

56. Li spingerebbe a ciò, continuamente, solo la miseria. (pensa Diadjar) ‘Così fu una volta al mio tempo, e ancora, molto di più quando si alza la preoccupazione; allora gli uomini si voltano, e credono che sarebbero molto compiacenti a Dio. Sono dei credenti della miseria! Quando la sofferenza è passata, vanno di nuovo alla ricerca del vecchio vortice; e qui…? Oh, UR, non sono nemmeno giunti al credere muto della miseria. Ti prego, indica quello che deve succedere’. – E di nuovo entra la Parola del Padre nel cuore di Diadjar:

57. “Nessuno di loro si è mai voltato indietro, perciò Io attendo finché gridano d’aiuto. Conducili nella valle del lutto, dopo portaMi la piena decima. Olyanda e Malluredus hanno già vuotato la seconda valle. I salvati sono in parte da voi, altri sono stati portati via. Nella valle del lutto gli si farà poi un po’ di Luce, che non la si può solo che desiderare, tuttavia, che l’azione di un desiderio pretende in anticipo, come Io in anticipo do Compassione alla Grazia”.

58. Questa volta il ringraziamento dell’aiutante sale in Alto visibilmente come un luminoso fumo, che fa tremare quelli che mormorano ancora. Il grande inquisitore pensa: ‘Un segno del Signore, che sarò aiutato’. Allora gli sorge una sensazione, del tutto certamente la prima da quando è caduto nella sua cattiveria: ‘Se sarò salvato, ché ne sarà di quelli intorno a me?’. Una scintilla di compassione, quasi non coscientemente. Non presagisce ancora che egli stesso tende le mani verso DIO. Questo gli si rivelerà in un tempo futuro.

59. “Il vostro desiderio, voi, incostanti, è adempiuto! Allora riconoscerete quant’era povero”.

- Domanda un’anima di donna, che prima mormorava: “Non rimani con noi?”

- “Lo vorresti?”

- “Non lo so; soltanto – se…”. Il sentimento è ancora troppo piccolo, per farne sorgere un’aperta confessione. L’aiutante lo pone ‘nella Mano di Grazia del suo caro Padre’, che dapprima deve negare:

60. “Sulla nostra Stella svolgo una funzione. Se voi invocate seriamente DIO, allora vengono degli amici che vi aiutano oltre. Soltanto, nel tempo dovete voltarvi realmente. Tu”, dice alla donna, “puoi aspettare qui con l’inquisitore, finché verrò io stesso a prendervi”. – Ecco, come ringraziano molto i due, poiché anche nell’aldilà può avvenire un precoce ritorno.

*

61. Dopo che Diadjar porta nella valle del lutto tutti quelli che non hanno ancora riconosciuto la Via di Grazia di Dio, l’inquisitore dice alla donna: “Ora so che cosa è Dio! Una volta ho predicato di Lui, parole dure, l’ho rappresentato come Giudice che non conosce nessuna Grazia per tutti quelli che… – Ah, non ha nessuno scopo pensare che cosa allora era di sbagliato”.

62. “Vi si deve sempre pensarci”, risponde lei. “L’ho imparato qui, …dall’aiutante. Quando si pensa con pentimento al passato, come ci è stato raccomandato, solo allora è possibile confessare, e chiedere: ‘Signore, perdona!’. Ora io lo credo: EGLI getta dietro a Sé i nostri peccati, Egli cancella la nostra colpa tramite la Compassione. Lo voglio poi dire all’aiutante, solo lui lo può affidare per noi all’Altissimo”.

63. “O donna, tu mi hai mostrato la via. Ti ringrazio”. Dietro di loro, un ridacchio. Un essere, che l’inquisitore stesso ha tratto dalla sua parte tramite il suo cattivo agire. Nella materia è possibile l’influenza degli uomini, appunto quando vogliono cancellare nella loro coscienza la ‘Chiamata d’avvertimento di Dio’. Allora si adempie quella frase: ‘Il simile, in genere, attira il simile’, – come nella Luce, così nell’oscurità. L’essere, ridacchiando più forte, dice:

64. “Non sai, tu, fattoti grande, che sono stato sovente al tuo fianco, ho sostenuto la tua arroganza, ho guidato i tuoi pensieri, e il tuo agire era ombreggiato da me? Hai sentito la mia voce che parlava con veemenza contro quegli altri. E io – haha – ho quasi sempre vinto! Guardati soltanto indietro, allora si apre il crepaccio in cui hai vissuto da uomo e hai agito da lì!”

65. L’inquisitore si volta spaventato: “Oh, mi succede come ho predicato!”. Come mai la donna riesce a scacciare l’essere? Le viene la forza dal suo pensare incerto, che inoltre non osava manifestare prima? Ora lei confessa ad alta voce:

66. “Nessuno è perduto! Non ha Dio, inviato qui l’aiutante, affinché dovessimo giungere nella Luce? Non credi, che Dio, che ci fa prima istruire, ci respinga nell’eternità? Sulla Terra hai dato spazio a questa voce cattiva; ora respingila da te! Noi due vogliamo aspettare finché ritorna il caro aiutante.

67. Lui è il primo sulla ‘Stella della speranza’; speriamo: Dio è Buono! Egli ci salva dal luogo che ci siamo creati”. – L’essere striscia via. “Lo abbiamo perduto, ed era comunque un buon sostegno. Con lui potevamo fare quello che volevamo. Sarebbe meglio …”

68. “…che andassimo!”, dice un altro essere. – Non lo possono fare. Per loro, perché la Sera del Giorno dell’Amore è dinanzi alla porta, inizia l’ultima Grazia: devono andare nella nascita nel mondo, per ricevere una parte spirituale, che Dio aveva conservato per tutti gli smarriti. Solo in questo modo possono diventare ancora figli di Dio. Lo sconforto li scuote. Questa è ‘la grande Chiamata di Dio dall’Universo’, che porta i lontani sulla via del ritorno; dopo, anche al rientro a Casa, finché si adempie la maestosa Parola:

‘Un Pastore e un gregge; un Padre e un popolo di figli!’

*

69. Diadjar va con il gruppo nella valle del lutto. Subito mormorano: “Se non sai niente di meglio che condurci da un buco all’altro, perché ti fai allora chiamare ‘aiutante’?”

- “Vi ho avvertito…”, sentono la parola severa, “…che senza pentimento non potete giungere alla Luce!

70. Volevate vivere solo altrove, perché avete pensato che sarebbe un diversivo, mentre diventerebbe un po’ più facile. Avete pensato solo a voi, non a Dio, e non al fatto di ciò che io avevo da insegnarvi su incarico Suo. Il vostro mormorare può farvi cadere più in basso. Guardate in giù! Anche questa valle ha varie regioni; non vi ho condotto nella più oscura”.

- “Ah, nella più luminosa?”, viene interrotto con scherno.

- “Per questo non siete ancora maturi per tanto tempo! Rimanete qui finché arrivate al pentimento giudizioso. Chi vuole imparare, invochi Dio per l’Aiuto; e se stendete dinanzi a Lui i vostri errori, allora anche voi potete essere aiutati.

71. Affinché vi accorgiate che il Signore ha già aiutato, allora metto una candela su questa punta di roccia”, sale su un promontorio su questa parte della valle dove si trovano le anime. “Non si spegnerà. In essa potete vedere se e come ognuno cambierà”.

72. La candela non è grande, è fatta secondo la ‘misura di Grazia’ che la schiera può intanto sopportare. Nel futuro vedranno nella piccola luce come brucia, oscilla, diventa più piccola o più grande, se cercheranno la loro via verso il Creatore, per poi ritrovare in LUI il buon PADRE. Ad essi non è dato gratuitamente, e non serve molto tempo; allora, certi, salgono alla candela, per imparare dal suo bagliore. L’esempio fa il suo effetto. Presto il gruppo sarà portato via dalla valle del lutto. - -

[indice]

 

 

Cap. 6

Lunghe vie nell’aldilà di certi uomini cattivi

Nella caverna – Gli amici dell’inquisitore sono tra quelli che gridarono: “Crocifiggilo!”, ma accettano l’aiuto e due forti angeli li portano via – L’inquisitore e la donna guidati da Diadjar, si pentono e sono portati nella sua residenza – Lì conoscono gli altri spiriti, poi Corrysanda li guida attraverso la Creazione, lontano verso la loro destinazione, fino a un crocevia, e li affida a un angelo

 

1. “Sei tu? – Allora sei tu quello che era da noi?”. L’inquisitore e la donna fissano il loro aiutante. Diadjar ora non deve diminuire troppo la sua Luce, dato che le due anime sono giunte alla conoscenza della loro colpa, alla confessione che li ha condotti al giusto pentimento. “Sì? Intanto, come ti chiami?”. La domanda suona molto timida. L’interrogato sorride gentilmente:

2. “Sono io, e il mio nome è Diadjar. Ora, dovete sapere che sono il primo, e contemporaneamente, il sacerdote di questa Stella, appunto, sulla quale dimorate. Il luogo è: ‘la Stella della speranza’, alla quale vi ha fatto condurre il SIGNORE. Voi potete ‘sperare’, di giungere, dal ritorno, anche al rientro in Casa”.

3. Un pesante respiro, “Se soltanto fosse già ora!”, sospira la donna! Ho bisogno di una grande purificazione, prima di arrivare nella Luce della Divinità”.

- “In questa, no!”, viene corretta. “Questa è, come primaria parte-UR della Divinità inaccessibile. Nessuno può sussistere in questa! Ma nella parte della Grazia e della Rivelazione, che Dio ha preparato per tutti, può entrare ogni figlio”.

- “Tu vi sei già dentro certamente”, si fa sentire l’inquisitore. “Soltanto, non comprendo che ora sei apparsa come cambiata”.

4. “Non è difficile!”. Diadjar si siede presso i due, mentre invece gli esseri si nascondono sempre di più nello spacco della roccia. “Tu”, si rivolge all’inquisitore, “lo sai dal mondo, che – chi si sforza seriamente – può procedere realmente, nel potere, nel pensare cosciente. Certo, per te era la ‘finezza della tua cattiva funzione’!”

- “Oh, ti prego, non me lo ricordare più, è…, è così…”

5. “Opprime! Ma si deve osservare lo scandalo, per imparare quello che è possibile nel male come nel bene, …chi vuole! Chi vuole superare il male dicendo: ‘non lo voglio fare!’, oppure: ‘Non lo voglio rifare!’, e chiede a Dio per l’Aiuto, affinché Egli fortifichi per questo la volontà, …sì, amico mio, allora ciò riesce pure, allora persino il male ti guida al sentiero del bene”.

- “Non l’ho mai considerato così”, ammette l’inquisitore. “Ma hai perfettamente ragione.

6. Solo in te, quindi nel bene, ho riconosciuto da dove sono venuto, com’ero, come sono e come ora vorrei diventare”.

- “Te ne do ragione!”. L’anima della donna afferra di nascosto la mano luminosa. “Solo attraverso te potevo arrivare al ritorno. Oltre alla richiesta da presentare all’Altissimo: che sarai solo tu a poterci condurre al ritorno a Casa”.

7. Diadjar sorride: ‘Oh Padre, questa è un’anima in più per la tua santa e giusta decima!’.

- ‘Va bene! Ricorda che Io so dare di più. Una giusta decima aumenta da se stessa, …mediante la Mia Benedizione’.

- ‘Sì, sì, Padre-UR, la Tua benedizione, i Tuoi doni, non cessano mai per noi, perché Tu stesso sei la BENEDIZIONE! Fammi portare i due a Te’.

- ‘Riconoscilo tu, il tempo in cui si apre per loro la Porta della Grazia’.

8. Il silenzio solenne co-percepito, cattura le anime, si avvicinano un poco a Diadjar. “Un buon segno…”, le loda. “…così trovate il sentiero per l’Amore e la Misericordia di Dio, e sarete purificati dalla vostra colpa. Rimanete seduti qui, ho da discutere qualcosa con gli esseri”.

- “Bada a te!”, avverte l’inquisitore, “loro sono molto selvaggi”.

9. “Ascolta”, chiede stupita la donna, “l’aiutante ha bisogno di temere?”

- “Pensavo solo …”. Diadjar spazza via l’incertezza. “L’avvertimento veniva dal buon senso. Voi vedrete se contano paura o timore. Con del ‘far paura’, molto raramente si può convertire qualcuno, oltretutto è ingiusto. Ma a degli arci cattivi, una volta, può venir predicata la paura”.

10. Diadjar si reca presso la spaccatura della roccia. Gli viene incontro un vapore come da una caverna di furfanti nel mondo. Resta calmo, come se fosse venuto soltanto per farsi un’idea come reagiscono gli esseri, dipendendo da loro stessi. Un poco alla volta, come sotto una costrizione, si fa calma presso di loro. Le facce deformate dalla paura fissano nella luce, per loro piccola, che abbaglia comunque.

11. Diadjar afferra colui che era presso l’inquisitore. “Tu sei il più cattivo degli ultimi”, dice severamente. “Tu sei responsabile per te e per tutti quelli che ora sono ancora sotto di te”.

- “Questo non è vero! Io sono …”.

- “… l’ultimo dalla dinastia dell’inferno! – Continua a ghignare, nascondendo la paura. Con la piccola schiera avresti ottenuto molto di più, che come una volta il grande (è inteso Lucifero prima del suo ritorno) con tutto l’esercito nero.

12. No! Tu, povero ometto, non hai ottenuto niente! La maggior parte dell’inferno ha già percorso la via del corpo, e hanno portato con sé la loro feccia per nascere nel mondo. Perciò voi che non potete quasi più agire, siete stati guidati qui. In questo modo, voi ultimi, potete ancora trovare la Grazia e la Misericordia di Dio.

13. Non ammetti ciò che intanto non nuoce …”.

- “A te o a me?”

- Diadjar viene sgarbatamente interrotto. “Ti accorgerai a chi nuoce, se non arrivi alla comprensione. Che cosa sarà allora di te?”. Pronunciato gravemente fa tremare il duro.

- “Non so che cosa, non riesco nemmeno ad immaginare …”.

- “Se dopo continuerai ancora a vivere?”

14. “Credi che noi…”, chiede timoroso un altro essere.

- “Quello che pensi tu!”, Diadjar vorrebbe volentieri aiutare con mitezza; ma lui può servire solo con severa serietà. “Se perdete quest’ultima occasione di Grazia, allora la vostra vita è cancellata, soprattutto perché un giorno siete arrivati a una vita ingiusta.

15. Com’è avvenuto non lo sapete, ma questo: il Giorno della Creazione svoltosi con tempi incommensurabilmente lunghi e come voi una volta avete seguito l’uno, che da prima figlia della Creazione è diventato l’ultimo, non dipende più da noi; anche senza di voi si adempie il maestoso Giorno d’Amore di Dio, perché la maggior parte i voi è comunque giunto al ritorno. Sapete voi, quando è avvenuto questo?”

16. “Come dovremmo saperlo?”. L’interrogante si abbassa fino al suolo. “Noi in genere non sappiamo nulla, perché noi …”.

- “…non lo volete sapere!”, s’arrabbia Diadjar. Ah, tanta sfacciataggine è semplicemente ‘troppo’ per lui. “Voi – ora gli ultimi dalla dinastia dell’inferno – eravate presenti, quando Dio ha portato per tutti i caduti la Croce della Creazione al luogo dei teschi. Avete istigato voi gli uomini, allora fu possibile crocifiggere il Signore, così che le loro colpe ricadessero comunque su loro stessi.

17. Quando poi il vostro primo arrivò alla conoscenza, lo avete perseguitato molto a lungo, schernendolo: ‘Sei strisciato anche tu alla Croce? Traditore!’. Chi di voi lo ha detto per primo?”. Non c’è scampo per questa domanda del Cielo. Stanno ancora uniti, nessuno indica l’altro che – sfracellato dal peso che in gran parte riposa su di lui – non può sollevarsi. Alcuni osano alzare un dito, ma non indicano direttamente la guida della banda, cosa che non è nemmeno necessario.

18. “Guardami!”, ordina Diadjar. Gli occhi errano di quà e di là. Delle palpebre sfrangiate si abbassano. L’essere cerca invano di nascondersi.

- Allora un altro dice: “Confessa che sei stato tu, se noi tutti…”. Nonostante la paura sia come uno sguardo che uccide, che è per il piccolo ammonitore.

19. Diadjar separa il gruppo da quell’uno. “Sei tu il responsabile, ed hai…”.

- “Non la mia gente?”, osa interferire il cattivo.

- “Quello che succede ancora con loro, non ti riguarda!”, viene respinto. “Alla fine ognuno è responsabile di se stesso, anche quelli che hanno soltanto ‘seguito’. Su di loro decide Dio, che è il vostro GIUDICE, e il tuo! Ricordalo bene!”

20. “Ti prego, voltati!”, viene sussurrato ad un tratto dietro al messaggero di Dio, “Vorrei…”.

- Diadjar leva la mano: “Aspetta finché non ho finito di parlare con lui. Lui deve sopportare la Luce! Per lui non esiste né spazio né tempo, per nascondersi. Per tutti è l’ultima chiamata di Grazia; e chi vuole, può – certamente su una via molto lunga – giungere al ritorno e al rientro a Casa, com’è pure avvenuto con il vostro grande, una volta”[7].

21. Gli esseri sussurrano: “Che ne sarà di lui? Sotto la sua guida abbiamo ottenuto molto sulla Terra”.

- “Questo non conta più….”

- “Strano, mi sembra come se in me cambi qualcosa. Che sarà?”

- Un caparbio litiga: “E’ a causa del mago! Di questi ne esistevano a masse sulla Terra; con questi abbiamo sempre avuto la nostra fatica. Dicono che era difficile, solitamente non ci si avvicinava a loro, soprattutto quando essi stessi, come sbraitavano, andando a controllarli. Solamente, accontentatemi: io assisto il nostro primo!”

22. “Se lo puoi ancora”, ride uno con scherno.

- “Non ci serve più a nulla!”, spiega l’altro che è arrivato per primo al cambiamento. “Non dipende tanto se e chi serviamo ancora sotto di noi. Io penso ‘all’ultima Campana di Grazia’ di cui parlava costui.”, indica a Diadjar. “Ed era molto serio. Non si passa oltre dalle sue parole”.

23. Diadjar dice: “Molto vero: non passate! È la

Croce di Cristo,

a cui nessun essere, nessuna anima, nessuna creatura può sfuggire oltre, né davanti, ancor meno dietro alla potente forte Croce di Dio. Si chiama:

Amore e Misericordia!”

Girandosi verso lo scuro, continua a dire severamente e ammonendo:

24. “Il tuo seguito scappa da te. L’unico che vuole rimanere con te – per voi non c’è fedeltà – sì, trema di paura; lui parlava solo per caparbietà. Tutti gli altri…? Guardati intorno, quale distanza prende ognuno da te”. Uno sguardo oltre la spalla curva, …oh, guaio! Lui è già solo. Ancora vuole comandare, ma è come un muro, come se sprofondasse sul suolo più profondo della valle. Niente lo salva da questa caduta. Mentre non presume che proprio questa, per lui, è l’aiuto.

25. Gli esseri si allontanano da Diadjar, e un pianto di paura echeggia attraverso la caverna. Diadjar guarda giù triste, li avrebbe volentieri salvati tutti. ‘Oh, …salvare lo puoi soltanto TU, Padre-Ur, ma avrei così volentieri aiutato’.

- “Non ti ho detto di aspettare? Tu sai che il Mio aiuto è certamente diverso, ma è sempre la Mia Salvezza che Io riservo per tutti!

26. Il ‘peggiore’ tende invano verso l’alto, per arrampicarsi sulla parete della roccia. Lasciato solo, giunge prima alla riflessione. Non ti occupare ora di lui. Tutti vengono condotti via, porta per un po’ di tempo le due anime nella tua casa, dove attendano le altre che sono state preparate al meglio da Malluredus e da Olyanda’.

27. Oh, com’è meraviglioso, Padre-Ur, poter ringraziare la Tua Bontà, che in ogni tempo mantiene la Luce dei figli. Accetta il ringraziamento nel Tuo Amore’.

- ‘Lo faccio, figlio Mio; e vedrai che cosa farò di lui’. Arrivano due forti angeli, dinanzi ai quali il pianto cessa. Non è come se fosse chiuso l’Eden? Non era per gli esseri una ‘chiamata dall’Eden’, affinché fosse più facile levarle dall’oscurità? Se…

28. Gli angeli portano delle armi. Uno precede, l’altro spinge gli esseri dinanzi a sé. Diadjar vede il luogo di Grazia da dove giungeranno alla nascita nel mondo, ma non più sulla Terra. Questa è troppo pesante per loro. Una Bontà infinitamente grande, inafferrabile per i figli della Luce, mai riconosciuta dagli esseri, li guida su un piccolo vicolo, …verso la Redenzione.

*

29. Un nuovo Raggio ha purificato la caverna, sembra come fosse una valle della gioia. L’inquisitore e la donna si guardano intorno stupiti. Anche se la cosa più meravigliosa non è riconoscibile, ringraziano comunque, come liberati. Sono povere parole, e l’inquisitore pensa: ‘Sulla Terra mi scorreva come acqua dalla bocca; ora che voglio veramente ringraziare…’

30. “…lo devi prima imparare”, Diadjar completa la riflessione.

- L’inquisitore chiede ancora più stupito: “Puoi leggere nei pensieri? Come mi sento abbruttito, perché …”.

- “Fatti interrompere”. Diadjar si siede presso le due anime, e nessuna roccia è dura come prima; il posto è diventato un fitto morbido verde.

31. “Chi si sente abbruttito, fa il primo passo verso la meta. Sulla Terra hai parlato come una cascata, hai messo sovente un falso giudizio nella bocca dei tuoi superiori, e tutti quelli che venivano condannati da te – te lo devo di nuovo ricordare – non potevano difendersi. Per questo ora ti è stato tolto di parlare. Non lo considerare una punizione; è GRAZIA, perché in questo modo puoi giungere ad ulteriore conoscenza.

32. Sia detto questo: dove tace la lingua, per questo il cuore si leva in alto verso DIO, si aprono i portoni che conducono da uno all’altro gradino, e si sale la Scala del Cielo! Il Signore si può ringraziare anche senza parole, se ne mancano; con molte parole è quasi sempre detto il meno”.

33. Chiede modestamente la donna: “Tu, caro aiutante, si deve sempre ringraziare con poche parole?”

- “Oh, no, solo quando manca ancora la conoscenza spirituale. Per l’Altissimo il molto e il poco hanno un unico peso, non appena entrambi provengono dal cuore colmo. Solo il discorso dell’animo, come lo si sente, è la misura della preghiera e dell’insegnamento, per chi può agire da insegnante, è ciò che davanti a Dio possiede la piena validità”.

34. “Questo sia ricordato bene”, dice l’inquisitore. “Non voglio mai più insegnare, vorrei essere allievo, preferibilmente da te”. Diadjar guarda chiedendo. “Vedremo, che cosa decide il SIGNORE. Intanto è comunque bene se dapprima sei allievo. E se rimani sulla via, se prendi su di te ciò che è necessario per l’ulteriore redenzione della tua anima, può risultare per te che una volta potrai di nuovo istruire”.

36. L’inquisitore fa cenno con veemenza. “Ho da tempo visto che nell’aldilà gli aiutanti possono vedere i pensieri e la sua vita di uno come me. Come ci starei se ad un tratto qualcuno mi dicesse: ‘Cosa? Tu vuoi ancora istruire? Dato che nel mondo…’. Dovrei nascondermi come prima qui, quando era ancora così buio intorno a me”.

37. “Lo credi?”, Diadjar sorride. “Il nostro Dio è Buono! Se hai cambiato, allora viene cancellato ciò che prima era cattivo. Una colpa perdonata da Dio, oscurerà la Beatitudine? Dove rimarrebbe la Luce, la Magnificenza, il Bello del Cielo, se il passato non venisse mai cancellato?

38. Tu hai una gran paura che si possa vedere la tua macchia in ogni tempo. Datti volonterosamente nella Mano del Redentore! Non sarebbe bene, se uno ti dicesse: ‘Vuoi insegnare? Dato che nel mondo…?’. Ti servirebbe per il miglioramento. Lascia pure fare a LUI, il Quale è l’Unico che sa giudicare in modo giusto”.

- “Sarebbe pesante portare questo, solamente, …lo devo provare”.

39. “Lo devo anch’io!”, confessa la donna. “Non sono venuta per nulla in questa caverna. Ho bestemmiato e deriso Dio, perché mi ha tolto i figli. Perciò sono diventata una donna cattiva che ha fatto del male ai vicini, ho ingannato mio marito e ho detto: ‘Se Dio non mi avesse tolto i figli, allora…’. Ah, semplicemente, ho nascosto, che senza i figli potevo vivere più facilmente i miei vizi. Tutto questo si deve prendere su di sé. Questo grave peso mi ha schiacciato tanto più, quanto più a lungo mi trovo nell’aldilà.

40. Ora me ne sono liberata! Non del tutto, c’è così tanto da rimettere. Con l’Aiuto di Dio lo voglio provare. I figli…”.

- “Come vedi – per loro fu la Benedizione ignota, perché il Signore te li ha tolti. La tua anima non era buona, e tutti e tre si sarebbero rovinati, se – cresciuti – avessero visto più tardi i tuoi vizi.

41. Erano dei figli del Cielo, affinché tramite la loro purezza venisse salvata la tua anima. Certamente tardi, perché sulla Terra non volevi riconoscere niente. Ma le richieste dei tuoi figli, portate dinanzi al Trono del Signore, ti hanno preparato la via fin qui. Guarda, così l’Altissimo guida tutti, sia che provengano dalla Luce, sia dall’oscurità. Si rivela sempre la Misericordia, con cui Dio, come Padre, provvede ai Suoi”.

42. “Questo è troppo clemente per noi”, confessa l’inquisitore. E ciò che in lui non era mai avvenuto in modo terreno – nuovamente – delle calde lacrime bagnano le sue guance.

- Diadjar si volta un poco, perché è inondato dalla gioia del Cielo. ‘Ah, anche il peggiore, caro Padre-Ur; la Tua aggiunta alla decima, benedetta da Te, per me’. Facendo cenno alle anime, si alza e precede.

*

43. E’ diventata una soave salita, che conduce dalla valle alla successiva altura, da dove si mostra un meraviglioso panorama. Commossi, in silenzio afferrano le mani dell’aiutante. Allora lui le conduce attraverso l’ampio paese, verso il luogo più bello, che è la capitale della Stella.

44. I due non osano respirare a volte; invece per loro la Magnificenza è in parte coperta. Non sono ancora guarite. Ma UR fa precedere un Raggio; così si lasciano tirare e voltare, finché anche loro diventano una lucetta, una pura goccia nel mare dell’eternità.

45. Quando vedono la casa di Diadjar ed hanno perduto qualcosa dell’oscurità sulle vie per loro un po’ lunghe, si fermano nuovamente sconvolte al massimo. “Da noi c’era un libro”, dice l’inquisitore, “la Sacra Scrittura. La conoscevo. Ho quasi sempre omesso i versi di Grazia, mentre quelli dove apparentemente piovevano delle punizioni, mi piacevano. In ogni caso, …c’era un versetto, mi viene ora in mente, dove diceva:

«Togliti i calzari, perché il luogo dove stai, è terra santa!»

46. Commosso, guarda giù. “Non ne ho! Dove sono? Sulla Terra ho sempre avuto delle belle scarpe, ed ero orgoglioso dei miei bei vestiti. Ora…”.

- Diadjar dice nuovamente molto severo: “Il tuo orgoglio sull’esteriore ti è dovuto essere spezzato qui. Nel tempo buio nell’aldilà non ti sei mai accorto, quanto ti manca.

47. Tu vuoi adempiere la parola e non lo puoi, perché te ne manca il dono. Ti consiglio: mettiti dapprima le scarpe dell’umiltà! Perché, certamente penitente, manca ancora molto affinché diventi un figlio della Luce. Diventato una volta questo, non c’è bisogno di togliersi le scarpe, nessun mantello da rigettare, per testimoniare al Signore l’amore, per glorificarLo, per ringraziarLo e cantare lode al Suo Nome.

48. Questo avviene durante un’adorazione alla Presenza di Dio. Non Lo potete ancora vedere; ma darsi a Lui, è subito possibile, se lo volete”.

- L’inquisitore si getta a terra e la donna lo imita. “Signore, aiuta! Fa che anch’io diventi un tuo figlioletto!”. Per un lungo periodo rimangono a giacere sul loro volto, e così ambedue non si accorgono che si aprono i portoni ed un numero di meravigliose figure li circonda.

49. Presso di loro stanno le anime dalla valle del lutto. Ora sono già ‘come’ mutate, anche se prima è tutto da rimettere. Malgrado la ‘Sera della Creazione’, per loro è un crepuscolo del mattino: UR, il Sole; il riconoscimento è pari all’aurora. Loro ringraziano ad alta voce, e coloro che sono stati condotti qui da Diadjar si rendono conto di ciò. Dapprima spaventate, entra in loro un ulteriore pentimento; perché negli altri notano il simile: una volta sprofondati, ora elevati con clemenza, presto condotti alla ‘maestosa liberazione’.

50. Diadjar si alza. “Venite, la tavola attende. Poi comincia l’insegnamento, dovete andare in una scuola. Chi vuole seriamente, gli sarà facile imparare. Si tratta di maturare, affinché ognuno possa camminare per la sua stradaE’ molto buono essere guidati, finché è necessario, andare da sé è meglio. Allora è possibile anche, …guidare. Perché certi seguono dopo, prima che la Porta della Casa del Padre venga chiusa per la notte”.

51. Il grande inquisitore si stupisce quando entra nella casa. Che cosa sono le conquiste umane, tutto il fasto del mondo, contro questa bellezza che si mostra nella nobile semplicità? Confuso, si siede al posto assegnatogli, mentre la donna s’inginocchia dinanzi a Diadjar e supplica:

52. “Vorrei prima ringraziare Dio: soltanto, che non oso. Ma tu, che tramite la Sua Bontà ci hai tolto dalla caverna del peccato, prega tu per noi. DiGli ciò che io supplico: ‘Oh Signore, aiuta! Credo, che Tu getti dietro a Te il nostro peccato, Tu cancelli la colpa tramite la Misericordia!’. Se lo dici tu, allora il Santo lo farà, …forse un poco alla volta”, sussurra ancora la donna, “prima sono da eseguire le riparazioni”.

53. Sarebbe ancora troppo presto indicare che ognuno può venire da sé al Padre con la richiesta di Perdono, con la prontezza d’espiazione, di cui UR fa poi un ‘avere’ per gli smarriti. Hanno bisogno di un sostegno, finché l’aldilà le possa illuminare in piena misura. Perciò Diadjar dice gentile:

54. “Lo voglio fare, ti sarà perdonato, …un poco alla volta, hai ragione, e ora sei entrato nella scuola dove …”.

- “Ah, ti prego”, esclama l’inquisitore, “anch’io lo voglio affidare a Dio attraverso te, nostro aiutante. Lasciami venire pure nella scuola!”. A questa esclamazione si aggiunge ogni anima. Quale gioia entra sulla Stella della speranza…

*

55. Ci vuole un po’ di tempo, finché gli ancora immaturi giungano in altre regioni. Là non è così chiaro come sulla Stella della speranza. Non se ne accorgono prima che ottengano il loro ‘eterno posto’. Poi vedono la Guida di Dio, la Misericordia, e non c’è nessuna che non ringrazia giubilando.

56. L’inquisitore e la donna possono rimanere più a lungo con Diadjar, e qui possa valere: Dio ha una grande Gioia non appena i peccatori giungono alla conoscenza – i lontani – che hanno trovato la via verso Casa. Di tutti quelli che vivevano sempre nella Luce, la Sua Gioia è un’altra, ma in vista della Redenzione dell’intero Giorno della Creazione le Sue due Gioie sono una. Per Se stesso, Lui non ne fa nessuna differenza. Per i figli ce n’è una, secondo, come e quando ognuno si volge al Padre.

57. Le due anime devono certamente imparare a lungo. Frattanto qualche gruppo viene portato a Casa dalla miseria dei peccati all’unico-vero posto, al PADRE, dove ogni figlio trova sempre il Posto di Casa. Diadjar e i suoi si radunano nella casa del Consiglio. Presto arriva Dio, e allora le due anime devono dapprima continuare a camminare. Malgrado il buon procedere non sono ancora mature di vedere UR. Perciò Diadjar dice all’adunanza:

58. “Gli amici affidatici giungono ora nel loro gradino predestinato. Qualcuno li deve portare fin là. Chi lo vuole fare?”. Ognuno si annuncerebbe subito. Soltanto che, arriva il PADRE! Chi non vuole vivere questa più sublime gioia? Oh, fino alla sera c’è da eseguire una prova dopo l’altra, perché tutte le vie d’assistenza sono finite solamente quando l’ultimo dalla grande schiera di figli di Dio arriva a Casa.

59. Uno non può volersene con loro se indugiano, e non è un peso. Hanno già sacrificato così tanto della loro gioia del Cielo, tuttavia nemmeno Diadjar sa con precisione che cosa sarebbe meglio: attendere il Padre, oppure andare con le anime? Lui le ha tolte dalla valle della caverna. Quindi, dovrebbe lui

60. Allora dice Corrysanda: “Diadjar, tu hai fatto la tua buona parte e pure Malluredus e Olyanda; allora spetta ad altri di fare ciò che è importante per gli amici”.

- Diadjar abbraccia Corrysanda: “Tu sei eletta, cara sorella, il Padre ti benedica! Noi sappiamo che cosa succederà; e nonostante cio sacrifichi la gioia e la beatitudine, la delizia di servire nuovamente”.

61. Lei si difende un poco e dice modestamente: “Noi vogliamo fare sempre ciò che dà Gioia al nostro altamente amato Padre. Questa è oltretutto anche la nostra grande gioia, quando possiamo aiutare. Sarà meglio, se vado via subito con i due amici”. Il Consiglio della Stella asseconda.

62. La donna e il grande inquisitore sono commossi, e lui dice: “Non posso dire niente contro di ciò che voi santi decidete. Certamente preferirei, se noi potessimo rimanere e continuare ad imparare da voi. Mi sento già magnificamente sgravato, anche se preme ancora qualche peso. Non sarebbe possibile”, chiede, “se potessimo rimanere qui?”

63. “Una buona richiesta”, dice Kara-Amadael, la più anziana dell’assemblea. “Ricorda: la Stella della speranza non è il gradino al quale appartenete per diritto. Solo nel luogo successivo, una buona parte più in basso, imparate a sfilare tutto ciò che vi siete caricati una volta nella materia. Non vorresti poter dire una volta: ‘Ora sono totalmente libero! Ora posso anche superare tutta la colpa e i peccati tramite l’Aiuto di Dio, …tramite la riparazione!’. Domanda: Avete già riparato qualcosa?”

64. Dicono: “No!”. Che il soggiorno nella valle della caverna sia stato d’aiuto a superare qualcosa, non lo devono ancora sapere. I consiglieri anziani tacciono; loro si trovano così sovente nella Volontà di Dio, che Egli rivela loro.

- “Sì”, conferma Corrysanda, “lo ammettete, quindi la nuova via vi sarà più facile. Ricordatevi sempre: il nostro Padre continua ad aiutarvi!”

65. Anche la donna confessa: “Sarei rimasta volentieri, è bello da voi, siete stati buoni con noi, benché non meritassimo il vostro amore, la Bontà di Dio. La nostra via sarà la Sua Grazia! Ora posso recarmi su di essa, e quello che voi decidete di me, lo voglio fare per quanto bene mi sia possibile. Guidami!”, chiede al’aiutante e prende la sua mano. Allora s’inchina anche l’inquisitore dicendo alla donna:

66. “Nuovamente mi hai mostrato il sentiero migliore. Ho visto che non sei stata così cattiva come me. Perché pure lei”, si rivolge a Diadjar, “è stata nella valle oscura, dove io dovevo stare davvero?”. Un sorriso fine, venendo dalla gioia interiore: ‘Quindi la fatica sul peggiore non era vana!’, i tratti di Diadjar gli si rischiarano. L’istruzione risuona gentile:

67. Questo sia qui il nostro ultimo insegnamento. Ora dipende se imparate ciò che serve alla vostra partenza. Ti devo ancora correggere: Ci chiami ‘santi’! Un’espressione, corrente nel mondo, soprattutto perché tu stesso nell’esercizio della tua funzione ti credevi santo. Tu abbassi solo gli occhi, vergognandoti! Questa vergogna è autentica, e proprio essa ti migliora.

68. Con ciò hai imparato dalla Scrittura: ‘Solo Dio è santo’, ma non hai rinunciato al controsenso: ‘Esistono dei santi!’. Non avrebbe potuto suonare: ‘Esistono autentici cristiani, uomini buoni’, e la grave contraddizione ti sarebbe stata evitata? Tu lo confermi malgrado il pensiero: ‘Mi è stato insegnato così’. Ebbene sì; soltanto che ogni uomo che vuole diventare un insegnante, spirituale o mondano, deve essere in grado di riconoscere il vero dal falso. Di questo non dobbiamo più discutere.

69. Ora. alla vera domanda: questa donna stava visibilmente al di sopra di te, dato che non era così cattiva come te. Dato che inoltre era di poca conoscenza, con animo semplice, il suo carico non pesava così tanto. Lei non doveva dimorare nella valle tanto tempo come te; era una via un po’ severa ma breve. E alla fine – fa attenzione! – era là, per via di te.

70. Tu hai condannato delle povere donne, e non hai pensato, in cui mancava l’educazione, mentre tu eri provvisto con un alto sapere mondano? Purtroppo, ti mancava sovente la ragione! In questa donna dovevi riconoscere come avresti dovuto stimare te stesso e lei. Lo hai imparato, e la donna lo ha anche dimostrato, che è già arrivata alla buona conoscenza.

71. Sia un segno con il dito: accogli volentieri nell’umiltà ciò che la donna ha potuto insegnarti; e tu”, Diadjar si rivolge a costei, “non elevarti troppo in nessun caso. Allora il prossimo gradino vi porterà molta gioia. Non volete arrivare al Padre? Egli Si rivela ad ogni figlio, appena ha quella maturità, per vederLo senza carico, che opprime comunque sempre”.

72. “Oh”, mormora lei, “poter vedere LUI, di questo ho tanta nostalgia; ma prima devo pulirmi. Non vorrei incontrare Dio, sporca come sono”.

- “Ben pensato!”, loda Olyanda. Le due anime si separano dalla Stella della speranza; ma la speranza, qui offerta a loro abbondantemente, la conservano. Quanto è facile per Corrysanda di portarli via.

73. Strada facendo Corrysanda pensa: ‘Ora entra il Padre, mentre io… - No! Voglio condurre volontariamente i poveri, altrimenti sarebbe mezzo servizio. Con questo li caricherei di più, invece di continuare a liberare, per non parlare della ‘mezza gioia’ che porterei al Padre.

74. Passano attraverso l’Universo come sulle strade di un mondo. Che esistano tali vie nell’aldilà, è indefinibile! Ad un incrocio, dove una via conduce diritta, una apparentemente un poco da un'altra parte, si trova una figura di Luce. Corrysanda si accorge subito di chi si tratta. Viene anche subito interpellata:

75. “Cara sorella, sono la guida di quel gradino dove vanno gli amici. Ritorna, svelta! Perché hai pensato unicamente alla Gioia del Padre, al servizio, perciò Egli mi ti ha mandato incontro a te. Egli ha già insegnato qualcosa, ma non perdi niente. Che noi possiamo dirci certe cose lo sai, e proprio questa è la nostra gioia più bella”.

76. “Sì, Egli è buono!”, giubila Corrysanda, e la guida giubila con lei. In questo, le due anime notano di nuovo, quante cose mancano a loro. Ma ora è una seria volontà che li fa guardare in avanti. Tuttavia, …il mondo pende a lungo dalla veste. L’inquisitore si accorgerà che la volontà, anche se buona, non aiuta sempre, ma la Bontà di Dio splende su tutte le vie, Egli fortifica i deboli, aiuta quelli che sono stanchi, e drizza quelli che sono piegati. Così ambedue diventano comunque ancora quelli che trovano la Casa, prima che l’ultima ‘Porta del Giorno dell’Amore’, venga aperta e richiusa.

[indice]

 

 

Cap. 7

Profondo insegnamento sull’essere e sull’agire

I figli della Stella a colloquio col Padre – Molte domande e risposte – Sull’aiuto al Padre, sugli ultimi, sull’ultimo e sul Primo, sul servire fino alla fine del Giorno, sull’offendere la Divinità, sulla necessità della vita, sul numero dieci, sui bambini morti nelle calamità naturali, sulla Lente di Dio, sul regno millenario, sulla Bontà e Mansuetudine per i figli, e la Grazia e la Longanimità per i lontani

 

1. Nella sala regna il silenzio, pervasa dall’ATMA dalla magnificenza dell’Altissimo. E’ la cosa più beata di ogni rivelazione: sempre come nuova, come donata una volta, perché presso il Creatore non esiste nessun arresto, nessuna cosa identica che si ripeta da Lui. Per i figli, perfino per i cari grandi, viene anche ripetuta una cosa dopo l’altra, ma sempre in crescendo, che porta con sé il procedere del Giorno della Creazione.

2. I figli della Stella sono schierati intorno a UR, tuttavia, come distanti dal traboccare dell’adorazione solenne, levando le loro mani: ‘Onni-Santo, benedici quest’ora che Tu hai preparato solennemente per noi, come anche per tutti quelli che hanno potuto trovare la via di Casa attraverso la nostra Stella’. Un’autentica preghiera di Luce! UR si siede prontamente in mezzo a questa schiera. Le sedie vengono rimesse velocemente; e sguardi speranzosi, cuori ardenti di Luce, sono i doni che portano al loro Padre. Lui inizia:

3. “Vengo volentieri da quelli che Mi mandano incontro il loro amore e che sono pronti a servire in ogni tempo. Lo avete fatto anche voi insieme ad un altro popolo del Cielo, avete rinunciato a delle Benedizioni del Cielo per collaborare sempre, affinché i precipitati – anche gli ultimi – giungessero alla Redenzione.

4. In ogni figlio c’è un bagliore speciale quando sa: ‘Solo il Padre è l’Aiutante, noi portiamo solo l’aiuto’. Molto bene, voi esecutori del Mio Aiuto! Appunto, Io includo questo, nella parte di Grazia che è necessaria per i poveri, altrimenti non arriverebbero a nessun ritorno, per non parlare del divenire dei figli che hanno ritrovato la Casa. Questo vale soprattutto per quelli che sono caduti con Sadhana. Costoro hanno bisogno di forti sostegni per giungere a un ritorno.

5. Chi cambia da se stesso, può giungere a un autentico ritorno, ma non è nuovamente come se da sé ce la facessero. Allora l’oscurità sarebbe ancora riccamente colma di quelli che si ribellano sempre, con intenzione, contro ogni influenza dalla Luce. Dove sarebbe allora la Mia Grazia? Dove il Mio Aiuto? Dove il vostro servizio?! Sarebbero delle illusioni, se Io e i fedeli, i Miei esecutori, aspettassero i poveri. Detto magari così: ‘Se vengono, è bene; se rimangono, allora nessuno lo può cambiare!’

6. Lo pensa qualcuno nel piccolo mondo, che per Me si chiama ‘l’ultimo’. Non lo è in vista della complessità della materia, nemmeno nella sua dissoluzione. No! Sulla Terra, il cui nome provenne dalla Luce e nessuno può dire chi lo ha dato, ho cercato l’ultimo, per liberare con lui l’intera povertà di anime. Questa è la ‘Parola chiave’, che vale in tutto l’Infinito.

7. La magnificenza della Sera si avvicina, e voi, colmi di preoccupazione, pensate: ‘Che cosa sarà di tutti gli ultimi?’. Anche Diadjar ha ancora delle domande che non muovono soltanto lui; soprattutto questa: se e quando la corrente dell’oscurità si esaurirà. Queste sue domande sono giustificate. Io le guardo perfino con molta Gentilezza. Perché queste vanno di pari passo con il desiderio: ‘Padre, lasciaci aiutare! Conduci a Casa i Tuoi ultimi!’. Oh, non Mi dovrebbero rallegrare queste richieste?

8. Ricordate: per la vostra beatitudine, a cui Io non pongo nessun confine, per i figli, rimane sempre qualcosa di coperto, il quale giunge alla rivelazione solo di tanto in tanto. Non a causa Mia! In questo giace il progresso e la continuità della Vita, con cui è collegata la vostra beatitudine e, in collegamento con tutto questo, per voi, si forma ogni Giorno della Creazione, altrimenti voi vivreste in modo insensibile. Che cosa ne avreste? Che cosa, soprattutto, Io?!

9. Io sono l’Origine della Vita senza fine, la cui ‘Origine’, non ha Inizio, altrimenti avrei dovuto aver inizio Io stesso; così che esisterebbe perfino per Me una fine. Voi vedete i Tempi che Io ho allineato, in cui avete sempre ricevuto nuova meravigliosa Luce d’esistenza. Con ciò, la Rivelazione andò insieme al popolo, senza la quale i Miei stessi sarebbero tutti, a malapena figli-creature, solamente su di un altro livello, come gli animali che Io ho creato per il vostro piacere, come anche per l’utilità di ogni Creazione, nella Luce e nella materia,

10. Allora non Mi potreste nemmeno amare, sapreste poco o niente dell’Alto, che Io ho preso dalla Fonte della Mezzanotte. Persino, non sarebbe nemmeno dato il vostro impiego servile. Abbellito solo con questa superiore consapevolezza: rendere i figli, ciò per cui li ho creati; come Immagine di Me stesso! Ma questo non significa per nulla che siate pari a Me, il Creatore, che state con Me sullo stesso Gradino, e che sareste degli ‘dei’. Se così fosse, allora non avrei bisogno di istruirvi, allora per voi non esisterebbe nessun procedere, nessun indietro, …nemmeno nessuna beatitudine di figli!!

11. Voi, nati da Me: Io, l’Eterno, l’Onnipotente, l’Infinito! Voi potete fare molto dalla Forza dello Spirito, avendo tuttavia ricevuto lo Spirito da Me. Come esempio guardate gli esseri non ancora incarnati. Essi sono separati dalla loro scintillina di Spirito che Io conservo per loro, fino alla loro nascita. Essi faranno ancora del male, qualche cattiveria; ma tutto questo si disperderà. Non ne potranno conservare nulla. Essi non se ne accorgeranno, soprattutto a favore loro, perché così perderanno l’ultima forza. Questa è una parte della Mia grazia, che opera sempre per i poveri.

12. E la Mia Gioia è la vostra, quando nel rapporto di Padre-figlio si aprono i cuori. Qualcuno, che è arrivato alla fede, soprattutto nella materia, pensa: ‘Oh, Signore, Tu conosci i pensieri più intimi. Tu conosci le pieghe della nostra anima, così, non comprendo perché Ti si deve dapprima dire tutto’.

13. Se con questo punto di vista si mescola la vera umiltà, allora vale anche, e la forza di portare tale umiltà lo aiuta ad andare avanti. Se queste sono solo pure parole, allora all’oratore rimane lontana la Mia rivelazione, e così gli manca il sentimento di beatitudine che ha la sua Origine solo nel ‘rapporto Padre-figlio’, per i figli.

14. Se è una gioia particolare quando Io rivelo i vostri pensieri, allora deve risultare anche il colloquio fra noi, altrimenti ne avreste molta poca utilità se tutto fluisse da Me. Se voi stessi confidate i vostri pensieri, allora è stabilito il rapporto più intimo, che Io ho creato prima che i Miei figli! Voi pensate gioiosi: ‘Noi possiamo sempre venire al Padre con tutto ciò che ci preme, che ci muove e - che ci rende beati!’

15. Perciò voglio spiegare tutto ciò che è salito in voi, soprattutto quello del rapporto Padre-figlio e quello che vi è veramente abituale, ma la ripetizione serve anche per la gioia. Perché ora lo faccio? Noterete che con ciò è preparato il suolo – qui, dapprima per voi - quando abbiamo da pareggiare insieme le vostre domande. Per primo, dunque, questo:

16. Quando Io annuncio qualcosa agli abitanti del Regno, quello che in parte è già diventato loro proprietà, allora si tratta di come lo stesso deve servire alla materia. Vi ho nominati ‘esecutori del Mio aiuto’, non soltanto nel vostro paese, quando vengono da voi degli smarriti, condotti qui dalla Mia Grazia, ma anche perché voi portiate il Messaggio agli uomini, in particolare a coloro che si trovano nel mondo sulla Terra.

17. Se lo sa un ricevente, sia questo o quello, sta al secondo posto; al primo, sta a voi che – tramite l’Insegnamento che vale più urgentemente ai materiali – siate capaci di portarlo così come questi lo possano comprendere e rivalutare. Voi siete compenetrati in modo del tutto diverso nella Mia rivelazione, che coloro che sono ancora materialisti; avete creato, della Luce un Bene prezioso.

18. Quello che voi incarnate, posto poi a Me nelle Mani, come caro dono di figlio, in generale l’uomo non lo può comprendere! Sì, …egli non ne ha bisogno, perché Io da un figlio non pretendo nulla di ciò che va oltre la sua capacità, qui inteso spiritualmente, ben inteso.”, UR sorride, “E voi sospirate, come lo fanno degli uomini, quando non sono più premuti dal peso e dal carico quotidiano”.

19. UR viene interrotto, e spontaneamente circondato. I figli giubilano. “O buon Padre, quanto ci hai alleggerito! Sì, noi sospiriamo, perché sappiamo come era anche da noi nella materia”.

- E Diadjar, mentre la serietà lo irradia solennemente, dice: “Se Tu, o Padre, volessi scegliere qualcuno di noi che può portare questo nell’ultimo buio, incaricato da Te e come Tua Parola, con ciò, …Te ne ringraziamo in eterno!

20. Solamente, …se Tu scegliessi un altro dalla Stella dei sacerdoti, oppure dai grandi soli, guarda, Padre, Tu che sai tutte le cose, allora Tu sai anche, come lo intendo io: non minore sarebbe poi il nostro ringraziamento e giubilo. Perché non dipende dal fatto – come Tu dici così – gentilmente – chi sia l’esecutore del Tuo aiuto, ma unicamente, affinché sia eseguito.

21. Sì: ‘Se lo sa un ricevente, sia questo o quello, sta al secondo posto’. Non diversamente lo è per noi! Se noi, come un altro, siamo gli esecutori della Tua Rivelazione, sta pure al secondo posto. Perché eternamente al primo posto stai solo Tu con tutto ciò che Tu fai, come Tu guidi e comandi le Tue Opere, ed è la cosa più magnifica delle Beatitudini, il sapere che:

Tu solo, sei il Primo!”

22. “Ben riconosciuto”, loda UR, “e in questo, pure chiesto, nonostante il vostro sapere sia ricco: come stanno le cose con l’ultimo? Perché al Primo deve seguire un Ultimo, cosa che però non condiziona nessuna fine della Mia Eternità”. In questo momento entra Corrysanda. Le si fa subito spazio, affinché possa stare davanti in prima fila, direttamente davanti a UR. Lei dà subito una risposta:

23. “Oh, Ur, la Tua domanda, che ho sentito dalla porta, può avere una sola risposta: ‘Tu sei il Primo, quindi anche l’Ultimo, in cui sono incluse nell’incommensurabile Cerchio, il Tuo Popolo e le Tue Opere! In questo arco teso siamo coricati noi, nella vita dell’Eternità-Ur, in Spazio e Tempo!’. Accetta le mie piccole parole, caro Padre, perché veramente …”

24. “…non avresti potuto dire niente; perché non hai ascoltato il Mio Insegnamento!”

- “Sì!”

- “Che ne dici?”, chiede UR a Diadjar.

- “Oh”, esclama costui gioioso, “riconosco il Tuo Pensiero e posso leggere nel Tuo Cuore cosa vuol dire il Tuo Amore. Corrysanda aveva ora il primo diritto di seguire la Tua Domanda come la gioia assegnatale, perché ha voluto rinunciare volontariamente alla Tua Parola, per condurre via due povere anime, affinché le stesse, dal ritorno, potessero trovare presto la Casa”.

25. “Questo, era un buon rapporto Padre-figlio! Sì, anche dei figli possono leggere nel Mio Cuore, di tanto in tanto, come risulta dalla Mia guida. Lo potevi tu, Diadjar; e la nostra Corrysanda Mi conosce come il ‘suo’ Primo e l’Ultimo. Ma questo non vale solo per voi due, vale per tutti quelli che sono radunati, come pure per l’intero popolo delle Stelle e molti ancora che ne fanno parte”.

26. “Padre”, dice Heliato, e si stringe al lato di Ur, “sei troppo affettuoso con noi e menzioni la Tua Gioia, che noi ancora possiamo offrirne poco. Ma quello che Tu doni in gioie ai Tuoi figli, questo non lo commisura nessuna delle Tue eternità, perché Tu sei eternamente, insieme ai Tuoi Doni, nostro Padre! Io…, io ho…”

27. “…non hai parole come quelle: nostro Padre!”. Nella gentilezza della Voce vibra una meravigliosa Serietà. “Sappiate sempre, solo una cosa: ‘nostro Padre’. Allora è questo il motivo di quell’amore che possono testimoniarMi i figli. Questo l’ho accolto ora, ed è la Mia Gioia, che ora ricade su di voi più che mille volte, …su tutto il popolo, e ovunque!

28. Ora presentate la vostra domanda, affinché possiate continuare a servire; perché Io ho detto: ‘Solo con il suono della Sera, cessa il servire, …per il Giorno dell’Amore!’. Ne saranno condotti qui ancora alcuni, dove per loro è ancora possibile il ritorno per Grazia. – Ma ora sedetevi di nuovo sulle sedie”, dice UR così cordialmente, dato che si vorrebbe rimanere piuttosto in piedi presso Lui, riposando al Suo Cuore. Ma vale la Sua Parola, e questa viene eseguita in ogni tempo.

29. Qual santo-magnifico soffio, come sempre, quando i figli, spiriti della Luce, si possono radunare intorno a Dio. Questo vale anche nel servizio, oppure quando s’inabissano. Egli è ovunque e, sempre, onnipresente, nella Parola come nell’Irradiazione dello Spirito, inviato ai fedeli. E loro la portano ai distanti, che vivono nel mondo come uomini possibilmente buoni, perfino a quelli che conducono un’esistenza cattiva.

30. Quando qualcuno parla al Padre, allora le Luci dei figli si alzano nella riverenza, in cui domina il grande amore. Così, pure ora, Diadjar come il primo interrogante: “Padre-Ur, Corrysanda parlava dell’Ultimo, cosa che noi sappiamo dalla bontà della Tua rivelazione: Tu, il Primo, Tu, l’Ultimo; e noi, figli, insieme alle Opere, avvolti in ciò.

31. Tu però hai pronunciato particolarmente, quest’Ultimo. Noi sappiamo, è Sadhana, che troverà per ultima il suo ritorno a Casa. Fra questi due ‘Ultimi’ regna una differenza, come la spanna fra una prima Aurora di Creazione e l’ultimo Raggio di Sole della Sera che Tu, Padre-Ur, altamente amato, doni al Tuo popolo alla fine di un Giorno, affinché si possa riposare con sicurezza al Tuo Cuore nella Notte della Creazione.

32. Tuttavia, …è impossibile riferire il concetto, contemporaneamente a Te e a Sadhana, che è stata certamente la Tua prima figlia più bella e lo sarà di nuovo, nel Giorno della Misericordia, che attendiamo con gioia. Spiega, Ti prego, com’è da intendere. Nessun pensiero deve mai contrastare la Tua Santità!”. UR fa un cenno, e Diadjar si siede di nuovo. Una contro domanda, espressa cordialmente, ora non a voce alta, Lo fa rallegrare; il ringraziamento a bassa voce non è minore di quando tutti gli altri potevano sentire.

33. “Diadjar, che cosa potrebbe offendere la Mia Santità, se Mi obbedissero i figli e le figlie con cui viene offerto l’autentico amore?”

- “Nulla, Padre mio! Sono convinto che nessuno possa offendere la Tua Santità. Tu, l’Eterno-Santo, l’Eterno-Unico e Verace, UR, sei invulnerabile!! Ma Ti si può rattristare, e io intendevo questo”.

34. “Precisamente! Non sarei nemmeno un vero Padre, se i cattivi non Mi potessero rattristare, altrimenti Mi dovrebbero essere indifferenti, sicché Io non pensi a loro. Allora non Mi potrebbero rattristare. Ma voi, …voi che Mi amate?

35. Se a volte essi Mi vanno contrari dalle parole, domande e pensieri, Mi rimane comunque la Mia Gioia, quando i cari grandi ed i piccoli Mi vogliono servire nell’amore. Con ciò ora è chiarito come stanno le cose dell‘offendere la Mia Santità’, ma anche con il rattristare del Mio Cuore di Padre, e Io spiego il tuo pensiero che hanno anche altri figli.

36. Quest’Ultimo, oppure, …l’ultima! C’è la differenza! Ma Io aggiungo delle cose, affinché pure costui, un esecutore della Mia Parola e dell’Aiuto, lo possa portare ai lontani. Con ‘lontani’, come vedete, sono intesi insieme, i fedeli viandanti che percorrono ancora la loro via nel servizio di cooperazione attraverso la materia. In particolare, vale per questi la Rivelazione, perché i poveri lontani non ne colgono nulla, oppure raramente qualcosa.

37. L’Ultimo sono Io, perché Io sono, appunto, il Primo, Essendo eternamente senza inizio e senza fine, quindi inesorabilmente nel Potere di Creatore e Maestà del Mio Essere, in ciò si trova l’eterna uguale Magnificenza, il Sommo del Mio Io in ogni genere di rivelazione, come ha da giungere a questo o quello.

38. Sia che Io regni come Creatore, Sacerdote, Dio e Padre, in una o tutte le Caratteristiche, che arrivi personalmente oppure velato, vicino, lontano, con piccole Parole per le anime piccole, o con una grande Parola come ora, …tutto è, rimane e proviene dalla Mia santa Essenza-Ur; e in Me stesso e presso Me, nessuna cosa è: che sia più potente o minore! Ciò che Io rivelo differentemente, serve semplicemente ai gruppi di figli; come essi stanno verso di Me, aprono i loro cuori, si lasciano ‘interpellare’, affinché un poco alla volta ne risulti una crescita per loro.

39. Vi ho anche chiamati co-portatori della Luce, per quanto siete fedeli aiutanti nel Raggio principale del Mio aiuto. Da allora avete fatto molto, perché si vada verso l’ultimo. Questo è un Terzo[8], e non si riferisce a Sadhana e per nulla a Me. Riguarda la conclusione del Mio Giorno d’Amore della Creazione.

40. Il ‘numero segreto’, di cui Io ho pure parlato, rivelerà la Mia ultima Parola della Sera. Di ciò non ne esiste una precedente, nessuna Rivelazione! Nemmeno i principi indagano il numero. Loro sanno: ‘L’ultima Benedizione del Giorno, rimane l’ultima’, altrimenti non sarebbe una Benedizione della Sera, che Io ho preparato per tutti i popoli dalla Mia Gioia di Padre.

41. Ora lo sapete: questl’Ultimo, vostro Padre-Ur; quest’ultima, Sadhana, come figlia ritornata a Casa. Nuovamente, quest’ultimo: la conclusione del nostro Giorno d’Amore, in cui nell’ultimo è contenuta la vostra benedizione. – Ora domandate ancora cosa vi muove”. Oh! Ora risuona un forte ringraziamento, e il Padre-Dio l’accoglie con gentilezza. Prima si alza Heliato e dice:

42. “Nel Tuo buon insegnamento, dal quale possiamo intendere il co-portare della Luce, hai indicato qualcosa dell’inevitabile ‘necessità della Vita’. Io l’ho potuto certo comprendere bene; soltanto, in vista dell’Onnipotenza dalla Tua Vita, legata a noi, mi manca ancora un anello della conoscenza:

43. per Te non esiste un vera necessità; tutto proviene dalla Tua maestosa guida, dalla Fonte della Vita, dalla Santità del Creatore. Nonostante ciò, mi sembra che esista da qualche parte – anche se è irriconoscibile – una segreta necessità nel Tuo Governo. Non lo si sa, ed esiste comunque! E nella reminiscenza della vita materiale, dal punto di vista della Luce, si vede il ‘non-poter-diversamente’.

44. Nella materia, questo si riferisce all’essere esteriore, là si deve fare molto perché si è condizionati dalla Vita. Ma nell’acquisto lo si accetta, all’incirca così: non è da cambiare! Dunque: …là è passeggero, ed è finita con la morte del mondo. Diversamente è qui, nella Luce! Noi viviamo nella libertà del vostro altamente giusto del Recinto nutrimento. Per Diadjar è stato nella libertà di andare nella valle buia; Malluredus e Olyanda in questa del lutto. Non c’era lo stesso presente un segreto obbligo primordiale? Non era disponibile una segreta necessità, un ‘non-poter-diversamente’? Vuoi spiegarcelo Tu, caro Padre, anche per la nostra Stella della speranza?”

45. “Lo faccio, Mio Heliato, perché hai perfino tremato se fosse giusto esprimere tali domande che riguardano quasi esclusivamente la materia. Vedremo se questa necessità menzionata da te, vale solo per i materiali. Esiste una primordiale segreta necessità, che non deve essere scambiata con l’espressione generale e col senso di questa parola.

46. Allora cito l’opinione di Diadjar dell’intervallo fra una prima Aurora e l’ultimo Raggio della Sera del Giorno. Proprio così distante, anzi, infinitamente più lontano – e qui a voi è incomprensibile – si trova distante la necessità di Vita creativa filiale, dalla Mia primordiale segreta necessità. L’ultimo non include mai un ‘non-poter-diversamente’, abbracciando il primo, da un certo punto di vista. Sia alquanto aggiunto dal piccolo mondo.

47. Heliato ha fatto un buono schizzo di una ‘necessità di Vita’. Questo non si riferisce solamente al corpo; in prima linea giace su un settore di vita di un anima, dapprima intesi coloro che si chiamano credenti, che si vantano con la loro fede e si elevano in alto. Ma Io non intendo solo questi, come lo era uno di loro, l’inquisitore, che si vedeva santo e agiva così ‘nel Nome di Dio’.

48. Vale pure per quelli che realmente credono, ma che non pensano a questo: ‘Nessuno deve credersi divino!’. Appunto a questi è da imporre un: ‘fermo!’, dalla Mia segreta primordiale necessità, il quale opera per loro nella Vita. Loro lo saltano volentieri, ma non considerano i bordi della via, stabiliti per la salvezza e la benedizione.

49. Questa necessità causa una svolta a quelli che si elevano con arroganza, se solo in pensieri o in parole, è uguale. Sovente la Mia necessita li pone nel posto della solitudine. Allora contendono con Me: avrebbero ‘fatto tanto per Me!’, e ora, sarebbe tutto invano.

50. Se questi credenti volessero riconoscere, …che sarebbe possibile, poiché Io allora toglierei le pietre d’inciampo, così che il Mio Agire, sarebbe per il loro aiuto, per liberarli dal loro errore, dalla loro arroganza, Mi ringrazierebbero fin nella tomba, perché Io avrei facilitato in questo modo per loro, in anticipo, la via nell’aldilà.

51. Di ciò, vale anche la parte dell’Insegnamento: ‘Dove si mostra una tale necessità ed ha un effetto irreversibile, si tratta quasi sempre di ambedue’: il Mio primordiale segreto operare, a cui nessun figlio può opporsi, oppure, sorto dalla caduta, quel poco non-poter-diversamente, con cui Io so regolare il corso della Vita.

52. La Mia maestosa necessità si trova sovranamente nel Mio Potere di Creatore, da cui ho creato i Miei figli e con cui essi sono legati a Me. Come Io ho dato a Me una necessità incomprensibile per i figli, dal quale si riversò la Mia Volontà di Creatore attraverso il Potere per le Opere, così anche la necessità della, attraverso cui la Vita si mantiene. Sono Io la Vita, e la mantengo!

53. Di questo, basta! Arriveranno dei Giorni di Creazione più eccelsi, nei quali voi riconoscerete il Principio di base della Mia Essenza e dalla vostra esistenza di vita dall’alto Volo dello Spirito’. – Ma Io vedo”, UR sorride magnificamente, “voi avete già intrapreso, stimolati dall’insegnamento, un piccolo alto volo; e questo basta fino all’ultimo Raggio del Sole della Sera del Giorno del Mio Amore”.

54. Nuovamente il maestoso Silenzio, che è il linguaggio della Luce: da cuore a Cuore, qui, da figlio al Padre. E la loro gratitudine per tutta la Bontà divampa come un bagliore, che illumina molto di più la Stella della speranza. Questo, segretamente, è l’aggiunta, che UR concede. Quanto è vero: per Lui esistono solo accrescimenti! Sotto questa impressione, si alza Olyanda.

55. “Padre-Ur, Tu hai parlato con parole piccole e grandi, ed hai ancora sottolineato che in noi e in Te non esisterebbero delle cose che fossero più o meno potenti. Io lo comprendo! Ma se lo devo spiegare ad altre povere anime, allora mi manca ancora un’indicazione per l’insegnamento. Non voglio annunciare null’altro che ciò che arriva dalla Tua grande Verità”. Olyanda si appoggia al Padre, prima di sedersi di nuovo.

56. Il Suo Volto irradia il Sorriso. Lui risponde: “Sarebbe questa una cosa pesante, cara figlia? E’ certamente ben vivo in te, soltanto, che il ridare non sempre è facile. Se Io ho parlato con Parole grandi e piccole da Parte Mia, Olyanda – della ‘grande Verità’ – dovrebbe quindi essercene ancora una piccola. Allora avete bisogno di un Raggio. Uno grande, oppure uno piccolo?”, risuona gentilmente in modo interrogativo.

57. “Padre…”, Olyanda è imbarazzata, “…ho riflettuto malamente da parte mia menzionare la grande Verità in collegamento con Te. Tu hai soltanto una Verità, sei il nostro Padre, Uno-Ur! E le Tue parole sono così certe, i Tuoi modi di rivelarTi, uniche: grandi e molte! Perdona, perché ho parlato erroneamente”.

58. “Vieni qui!”, invita UR la figlia. Lei accorre volteggiando, come una volta, quando potè scuotere la polvere del mondo dai suoi piedi spirituali (morte terrena). La felicità cancella il suo dubbio. Soffia nuovamente un ATMA attraverso la Sala, fino al popolo della Stella. Anche se non è totalmente radunata, nell’assopimento ognuno può sperimentare tutto, e godere la stessa beatitudine.

59. Dice UR, “È bene che hai cancellato da te stessa il tuo dubbio, ciò è una Gioia del Mio Cuore. GuardaMi negli Occhi, e saprai se hai parlato in modo sbagliato”. Olyanda segue felice il Comandamento. Sì, tutti guardano negli Occhi del Padre. Diadjar pensa: ‘Abbiamo già una volta sperimentato un tale tempo di Grazia?’. Ma già si corregge: ‘Sempre! Perché allora non esisteva nessuna differenza, e ora mi rendo conto come sarà il Suo insegnamento’.

60. “Se tu lo sai”, UR fa cenno a Diadjar, “allora annuncia il Mio insegnamento”. Non, …non è nessuno spavento che sopravviene a Diadjar; soltanto una riflessione interiore, come la intende UR. Ma i figli della Stella sono così magnificamente maturi, allora non è difficile trovare la cosa giusta nel dialogo con UR.

61. “Padre, correggimi in ciò che non comprendo. Tu ci hai dato il Tuo Raggio, acceso nell’Amore della Tua rivelazione. Dato che per noi esistono degli incrementi dalla Pienezza della Tua santa Essenza-Ur, perciò possiamo arrivare al più beato sentimento da un gradino di conoscenza all’altro, e Tu ci conduci in questo, tenendoci con la Mano destra.

62. Parole piccole o grandi! Quanto giustamente hai domandato se, nella ‘Verità’, ne esiste pure una grande o una piccola. Non per TE, santo-meraviglioso-UR! Se TU diminuisci le Tue rivelazioni per i figli piccoli, come lo eravamo noi all’inizio della Vita, allora è proprio questa una ‘grande’ Tua Magnificenza, perché

TU, Ti adegui ai Tuoi figli!

Perché noi non lo possiamo, non da noi stessi. Se noi argomentiamo con Te, seguiamo il Tuo Insegnamento, ci diamo a Te quanto più è possibile, allora è sempre sotto il Tuo Raggio, che ci viene sempre incontro.

63. Avremmo noi, allora, compreso la Tua Rivelazione all’inizio della Vita, con la quale Tu ci rendi felici proprio ora? No! Ma allora, quando Ti potemmo vedere, ascoltare le Tue care parole, sentire le Tue mani, con le quali ci hai benedetti[9], allora il nostro essere non era meno colmo che ora. Eravamo colmi fino all’orlo! E lo siamo sempre, anche quando Tu fai il Tuo ingresso da altri figli.

64. Le piccole e grandi parole sarebbero ben circumnavigate, grazie alla Tua ispirazione”. Gli altri ridono di cuore per via della frase, e UR fa sentire pure la Sua meravigliosa risata celeste, che mai nessun mondo, della materia, conosce. Diadjar si passa una volta le mani nei capelli, ma continua seriamente:

65. “Ora c’è il turno della Verità, ed ecco…“, indugia, “…Tu lo hai già detto, Padre-Ur, che non dobbiamo guardarci troppo indietro, nel nostro tempo del cammino attraverso la materia. Ma se possiamo essere gli esecutori del Tuo aiuto, allora non si può evitare di occuparci con il mondo, con la materia. Là purtroppo esiste qualche piccola Verità che può essere raggirata volentieri con belle parole, …particolarmente sulla Terra, le chiamano: ‘scuse.

66. Delle prassi mondane riconosciute davano alcune cose che difficilmente si lasciavano eludere, soprattutto se non si voleva venire troppo vicini al prossimo. Così, si diceva: …perché si sarebbe dovuti fare i conti con il loro carattere”. Diadjar diventa quasi triste, e il volto di UR riflette questa serietà. “Ma quando Tu, o Signore, eri sulla Terra come Salvatore, come Redentore, quanto sei stato perseguitato, deriso, bestemmiato e, …persino respinto!

67. Penso alle città che stavano contro di Te, contro il Tuo buon insegnamento di Salvatore, ed ecco, …sì – chi lo può comprendere? …nemmeno come SALVATORE ci sei andato di nuovo. Lo ha fatto certamente il Tuo Amore, perché non Ti si voleva respingere di nuovo dalle mura. Tu li hai preservati da uno stesso peccato, e lo hai fatto due volte. Per quest’Amore, però, venisti inoltre schernito.

68. L’Immagine dalla Legge della Luce: Dieci le città che hanno rifiutato la Tua Verità! – Un altro esempio ammonisce: avevi guarito dieci lebbrosi, e solo uno ritornò indietro per ringraziarTi. Così, dalle dieci città, solo una donna Ti seguì fedelmente, ed ha così diminuito una parte della colpa per i cittadini.

69. Le Tue azioni non sono nessun paragone per ciò che un uomo – nel senso buono – cerca di raggirare. Sarebbe una cosiddetta piccola Verità, perché anch’io sulla Terra ho cercato di raggirare qualcosa; e guardavo comunque, sempre, alla Tua Via di Salvatore, dato che ho potuto starti ragionevolmente vicino nella vita”.

70. “Finito, figlio Mio?”, Diadjar annuisce, liberato. “Oh, sì, nella materia esistono delle cose ed occasioni dove l’uomo – qui intendo delle Luci incarnate che portano con sé un buon raggio sulla via nel mondo – non può agire diversamente come egli intende. Ed è l’ambiente, in certo qual modo, che lo costringe a ciò. Se qui viene fatto qualcosa con il miglior senso, dall’animo sincero, allora Io considero l’interiore, e non l’apparenza esteriore.

71. Ma in ogni caso è meglio se si dice la Verità in ogni tempo. Non raramente agisce più che la perifrasi, per non parlare delle nude bugie, persino quando il prossimo al quale è diretta la Verità, s’inalbera, litiga e semina animosità. Non sempre subito, qualche volta solo a posteriori, la Verità aiuta, come la Mia benedizione che Io lascio fluire attraverso l’annunciatore della Verità, come per la salvezza dell’anima a cui deve essere diretta.

72. Anche nella materia dovrebbe dimorare la Verità, perché ogni deviazione è un male che deve sempre essere pareggiato. Perciò vale l’esempio di quella donna che poté diminuire la colpa della gente, perché lei, la pagana, seguì Me, il Nazareno. Perciò l’hai detto adesso, affinché ci sia da portare dell’altro nello spazio materiale della Rivelazione, …da voi. Il nostro Malluredus ha pensato per questo alcune cose. Quindi, presenta ciò che hai pensato”, UR fa un gentile cenno, “ciò che hai da dirci”.

73. “Padre, non a Te? Nel dialogo con Te – qual sublime delizia – si può dire ciò che muove il cuore. Tu ascolti paziente, ciò che Tu sai prima che arrivi nei nostri pensieri. Lo vedo dal mio tempo, già allora spaventoso, che degli uomini venivano strappati via all’improvviso, e quante volte sovente attraverso delle catastrofi. C’erano molti che non lo meritavano, anche se perfino non particolarmente credenti. Dipende anzi, pure se qualcuno è gentile, specialmente verso quelli che fanno loro un’ingiustizia.

74. Allora si diceva: ‘Che cosa hanno commesso? Perché i bambini che terminano nelle guerre e nelle catastrofi attraverso la materia, soprattutto nel piccolo mondo, morendo così terribilmente?’. Allora si dà subito la colpa al ‘sublime Giudice’ che punisce gli uomini tramite gli orrori; per lo meno, che li si voglia avvertire! E ‘qualcuno’ è contento – ammettendo – che il Giudice, il Punitivo, sia Dio.

75. Se si potesse regolare questo male, il peggiore, di affibbiare a Te delle punizioni spietate, non pensando alle domande: ‘Perché i poveri figli?’. Se questi sono senza colpa, come li potresti punire Tu, mentre invece si predica il ‘Dio della Bontà’? Non stenderesti Tu nel Tuo sconfinato Amore, nella Misericordia di Cuore – sul piccolo mondo – le Tue buone mani di Padre? …oh, ciò che gli uomini causano di danni a se stessi e reciprocamente, la ‘Terra della Grazia’ sarebbe da tempo scomparsa nell’ultima epoca del tempo!

76. Come si insegna ora agli uomini, che delle vittime innocenti – che sono veramente dei figli – hanno la salvezza proprio allora, quando l’infamia di quelli che causano le guerre e che sono quasi sempre gli autori delle grandi catastrofi, posano le loro giovani vite sulla pietra del Moloc? Nel mondo, un bambinello non è ancora maturo per servirTi, come la figlia delle dieci città che seppe cancellare qualche colpa di costoro. E’ questo che ho pensato sovente! Allora vorremmo diventare molto volentieri gli esecutori del Tuo aiuto, della Tua verità”.

77. “Questo lo potete fino all’ultimo momento del Giorno, però, non appena Io seppellirò la materia, il servizio sarà terminato[10]. I figli che ritrovano la via del ritorno a Casa – sì, loro avranno bisogno della Mia Guida[11] fino alla fine, sovente attraverso voi, per la vostra grande beatitudine”. Nuovamente è la magnifica Gentilezza della Voce, che rende i figli felici oltre ogni misura. “Il Mio caro Bota pensa: ‘…grande beatitudine? Presso di Te, Padre-Ur, non ne esiste mai una piccola!’.

78. Verissimo! Soltanto che qui, il concetto si trova nell’accrescimento che Io ho affidato a tutto il popolo. Se accettato oppure no, non diminuisce la ‘Forza d’azione’ di questo accrescimento, il quale dimora nei Giorni della Creazione. Ora, Bota, puoi domandare ciò su cui hai già riflettuto”. Costui si fa anche dapprima benedire, in ginocchio dinanzi al Padre, prima di prendere la parola.

79. “Su ciò che Tu hai spiegato, caro Padre, hai detto che noi avremmo compreso. Sì, questo vale per la Luce. In ogni caso – può riguardare soprattutto la materia – mi rimane comunque appeso un filino che avremmo da annodare per noi, nell’accrescimento che Tu hai preparato in modo del tutto magnifico per i Tuoi figli. E il ‘filino’ è:

80. ‘Quello che voi incarnate, posto poi a Me nelle Mani come caro dono di figlio, in generale l’uomo non lo può comprendere!’. Sì, …egli non ne ha bisogno, perché Io da un figlio non pretendo nulla di ciò che va oltre la sua capacità, qui inteso lo spirituale’ [cap.7,18]. Rilevo qui due cose: ‘in genere’ e ‘inteso lo spirituale’.

81. Quindi non è neanche escluso, se un uomo sia in grado di comprendere ciò che Tu riveli nella Tua Pienezza. ‘Oltre la sua facoltà’ è anche quello che Tu, per via di essi, copri nella Pazienza e nella Grazia. Inoltre, penso anche: ‘Se noi portiamo nella materia ancora molto del trascendente, allora l’uomo dovrebbe possedere la possibilità, da parte dello spirito, di accogliere la Tua parola rivelata e comprenderla pure nella preghiera rivolta a Te’.

82. Tu lasci scorrere certe cose attraverso le dita dei mondani, ma, …tutto? Inoltre, come per quelli che potrebbero riconoscere molto bene ciò che è superiore, …se lo volessero. Invece la vita mondana attira e rende avidi, e allora il sentiero dello spirito si perde. Se invece Tu fai i conti con tutto, per qual motivo, alla fine, non con la cosiddetta ‘incapacità’, dove invece la causa è quasi sempre la mancanza di buona volontà, nel darsi alla Tua Luce e alla Tua guida del Cielo?”

83. Ebbene, noi osserviamo queste parole attraverso la lente della Luce”.

- “Sotto un santo ingrandimento?”. Bota è sorpreso, perché in genere il buon Padre ama rimpicciolire, anche se – ah, una questione: ‘…il più grande, il più piccolo!’. UR sorride di nuovo. Tutti avvicinano le loro sedie a Lui, come se, con l’esserGli più vicini esteriormente, potessero essere più vicini anche interiormente.

84. “Questo non è più necessario”, Egli ricopre i pensieri emergenti dal loro desiderio. “Ma è bene che, chi si avvicina a Me, possieda, come segno esteriore, quello ‘dell’intimo formato’. Questo, ancora una volta, per voi è nuovamente grande. Qui vale la parola, perché si riferisce a voi! Con ciò, Mi rendete una grande Gioia! Ma ora occupiamoci di ciò che Bota aveva da presentare.

85. Parola e senso sono stati compresi. Soltanto, con il ‘filino’ noterete che, malgrado l’essere totalmente vicini, c’è ancora qualcosa da imparare, qui ritagliato bene per la materia. Chi non impara niente da un insegnamento che è rivolto ad un altro, credendo di non averne più bisogno, ha perduto molto delle proprie conquiste, e si trova sovente all’inizio della via della conoscenza. Solo più tardi gli si accende la cosiddetta lucetta, che la sua arroganza lo ha fatto bloccare nel miglior progresso.

86. Questo si lascia riferire perfino alla Luce, a coloro che hanno ritrovato la Via di Casa, che sono legati ancora da certe catene. Che cosa pensi ora, mio Bota, perché la tua riflessione venga osservata con la lente della Luce? Io l’ho chiamata subito, buona, e l’ingrandimento non sarebbe necessario, Oppure…?”. UR attende, e Diadjar dice:

87. “Non può, la Tua lente, contemporaneamente, rimpicciolire? Per l’opinione di Bota non hai bisogno né dell’ingrandimento né del rimpicciolimento, ma ciò riguarda l’incapacità di tutti i mondani; …allora, Tu prendi nella Mano sia l’una che l’altra Lente, a seconda di quello che la Tua Bontà e Misericordia vuole vedere!”

88. UR si rivolge agli altri e somiglia quasi a un delicato Sorriso di compiacimento; così cara suona la Sua Voce: “Diadjar ha preso in prestito una Mia lente, ed ha guardato precisamente attraverso di essa!”. Questo viene attestato pure troppo volentieri; si adora e si ama il primo, come gli spetta pure. “E tu, Diadjar, noti che Io ho veramente due Occhi come loro, ma una sola Vista, con cui Io osservo il grande e il piccolo, il lontano e il vicino, il buono e altro, come ognuno ne ha bisogno e…, ed è vantaggioso dalla Misericordia.

89. Ma anche il DIRITTO ne fa parte, quello dal concetto di salvezza della resa dei conti, altrettanto nel senso appagante, per i fedeli. – Ora ci rivolgiamo di nuovo al nostro Bota, al quale spetta il diritto si considerare la sua riflessione più da vicino”. Costui vorrebbe inginocchiarsi, UR però fa un cenno di rifiuto, e insegna:

90. “Del filino sapete già abbastanza, ma la sua prima cosa è per il ‘in genere’. La cosa particolare qui è già attaccata – da Me, cari figli. Questa si riferisce allo spirituale che era la seconda cosa. In voi albeggia, perché voi, come spiriti di figli della Luce, giungiate facilmente alla Luce fulgente dello spirito.

91. Io considero da dove qualcuno proviene: dalla parte luminosa, oppure dalla parte buia; gli ultimi, dall’esistenza precedente. Per questi, vale ‘ciò che va oltre la loro facoltà’, e Io non pretendo da loro quello che non possiedono. Con la nascita sul mondo ricevono comunque la loro piccola parte di spirito, ma raramente ne trovano il contatto; in molti, solo dopo la morte del loro corpo. Perciò Io lo considero ‘dallo spirito’, dal Mio punto di vista!

92. Il loro agire può apparire grande e piccolo; la provenienza offre la decisione. Soltanto, proceduto dalla caduta, nessuno può contare sul fatto che Io metto solo la provenienza sulla bilancia. Un’anima non rimane mai senza essere toccata, perché la Misericordia, il Possesso incoronante del Mio Essere di Padre, ha incluso la caduta nella loro benedizione. Diversamente, tutti i caduti sarebbero perduti! Non a Me nel Principio – comprendetelo bene – persino in una dissoluzione la Mia ‘Facoltà di fondo’ conserverebbe l’esistenza di ogni Creazione!

93. Per così dire, essi andrebbero perduti ‘per sé’, inoltre nel successivo Giorno della Creazione non diverrebbero ciò che sono nel Giorno dell’Amore. Di ciò se ne può riversare anche un Raggio per l’ultimo piccolo mondo. Dato che la Mia prima figlia è giunta alla conoscenza, tutta la sua caduta dipende dalla sua via di ritorno, e così, alla fine, trovano la seconda via. Ma è ancora da rilevare il seguente:

94. Per alleggerire la loro colpa di base, Io guardo l’ultima attraverso la Lente piccola. Nonostante ciò, ognuno deve portare il suo peso generato da se stesso, ossia, dire: ‘Ah, non potevo’, proviene dalla pigrizia, che è da superare. Per questo Io presto la Forza. Chi non se ne serve, è colpevole lui stesso. Queste sono delle proliferazioni che Io elimino come il miglior MEDICO. Certo, fa male. Con ciò è da guarire la malattia dell’anima.

95. Per questo motivo ogni ultimo viene condotto alla nascita, nel mondo, solo che non possono percepirne la necessità. Quando è conclusa, allora viene coperto nella retrospezione. E’ un alleggerimento del carico che Io, in un pre-Raggio della Misericordia, includo nella vostra beatitudine della Sera. Per Sadhana sarebbe insopportabile in eterno, se alla fine Io non cancellassi tutto ciò che fu il grave peso e fatica del Giorno dell’Amore, provocato dalla caduta.

96. Finché si arriva a questo, vale quel ‘deve’: ognuno deve portare il suo carico fin davanti alla Porta della Luce! Questo è inevitabile, perché solo su questa via di Grazia si può conquistare ‘sciolto’, un poco, la liberazione”, UR sorride, “poiché voi sapete del guadagno fondamentale come stanno in tal modo le cose per i figli.

97. Chi si è affaticato, se prima su un mondo, oppure dopo, si è conquistato il merito. Kara-Amadael vuole risponderMi precisamente: ‘Tramite la Tua pura Grazia, Padre-Ur!’. In questo caso è la Mia Bontà che pensa e provvede ai fedeli, provvede alla provvidenza, affinché essi stessi giungano al merito.

98. Nella via di co-aiuto non è stato così facile resistere all’oscurità. La parte dell’anima raccolta dal bene della caduta ha procurato molto da fare. In questo vi ha aiutato la Mia bontà, ma ai poveri aiuta la Grazia. Kara-Amadael ha riflettuto ancora su un ulteriore cosa; e questa sia allora la conclusione dell’attuale insegnamento: c’è ancora molto da fare, …per Me, e per voi!”. Il presidente dell’assemblea va dapprima a cogliere anche la ‘sua benedizione’ prima di cominciare.

99. “Padre, nella Bontà e nella Grazia, Tu hai rilevato una differenza, ma intanto hai insegnato che i quattro Princìpi di base in Te hanno sempre regnato unitamente: Bontà, Grazia, Longanimità, Mansuetudine, e che nessuno valesse, di più o di meno. Noi Ti conosciamo per la nostra beatitudine: Tu, l’UNO, tutto è edificato su quest’UNO. Come potrebbe ora la Bontà, in seguito alla Tua parola, essere migliore o più grande che la Tua grazia?”

100. “Hai domandato bene; solamente, non hai riflettuto cosa non nuoce”, Dio cancella la piccola nuvola che passa sul cuore di Kara-Amadael. “In Me, tutto è: Unitario! Quest’Uno, proviene dall’UNO. Di conseguenza, la Bontà e la Grazia sono indifferenti nel modo di essere. Ma nell’impiego, per la benedizione dei Miei figli, possono agire diversamente. Questa è la differenza per l’ulteriore conoscenza: essere e agire, …caratteristica e attività!

101. Quello che sono le Mie Forze interiori, sia le essenziali Caratteristiche oppure tutto l’incommensurabile di tant’altro, questo è indifferente. Ma quello che operano, oppure anche: come Io agisco con loro; questo dipende dal grado dei Miei figli: le Mie Opere! Se Io ne faccio riferimento alla Bontà per voi, allora è perché voi possiate riconoscere le Quattro Entità – per voi la rilevante Parte del Creatore, mentre quelli che non sono ancora giunti al collegamento di Luce, temono Me come Creatore in modo inconsapevole, o coscientemente. Per questo Io li incontro nella Mia GRAZIA, per così dire: ‘da lontano’.

102. Per loro opera dapprima il Padre; poi, sul piano, viene l’Essere-Dio, …pure, ancora da lontano. Questo si riferisce al distacco che devono guadagnare dopo, che da Me verrebbe tuttavia anche concessa con la Parola

‘È compiuto!’

103. Dato che questa non la possiedono da se stessi, per questo per loro c’è la Grazia, il Sacerdote che perdona, ammonisce, benedice oppure punisce. Questo è innegabile! Loro lo fanno certamente secondo la parola; ma il nucleo dell’anima, senza il quale non diverrebbero mai dei frutti, lo sentono sempre attraverso il tocco della Mano sacerdotale.

104. Quindi la Bontà e la Grazia sono differenti solo nell’effetto, come le altre caratteristiche dell’Essere, anche la Longanimità e la Mansuetudine. Lì è il contrario: la Longanimità per i lontani, la Mansuetudine per voi. Qui, dal ben noto arco teso, avete ancora una seconda bella immagine. Da questo sono circondati tutti i figli; ma ai fedeli il riflesso dell’arco teso vale come una ricompensa. – Olyanda, come sarebbe da comprendere questo?”. Beatificata da questa chiamata, lei s’inginocchia direttamente davanti a UR, e dice:

105. “Oh, non è quasi afferrabile quale parte Tu ci doni! Il Tuo Arco teso sulle Leggi fondamentali: una volta le polarità del Potere esistenti e regnanti come i terminali-dell’Arco, che Tu solo conservi e tieni; poi le Leggi della destinazione e della libertà, su cui Tu hai posto le Tue Opere insieme al popolo dei figli, e noi pure, custoditi in mezzo.

106. Se a noi spetta la Bontà e la Mansuetudine, ai lontani – se ritornati indietro oppure no – spetta la Grazia e la Longanimità. Tu, però, per l’alta Gioia hai posto fra di noi i poveri. Forse…”, un piccolo indugio, “…lo hai fatto perché noi siamo stati i co-portatori del Sacrificio, e ancora, gli esecutori del Tuo aiuto. Ma senza la Tua forza e Bontà – Padre-Ur – come lo potevamo fare?

107. Sotto il Tuo Arco, provvisti con il Tuo aiuto, potevamo rimanere con Te oppure andar via. Noi, nel Segno della Tua Bontà e della Mansuetudine; i poveri, nella Grazia e nella Longanimità. Questo è quel Segno di sovranità, dato unicamente ai Tuoi figli!

108. Quando giungerà la Sera, noi vogliamo stare alla Tua destra e sinistra, davanti al Tuo santo Focolare, e avere fra di noi quelli che hanno ritrovato la Casa: che anche costoro arrivino a vedere Te, perché ovunque Tu sia venuto, qui o là, in questo o quel modo, …noi siamo sempre stati uniti con Te! Grazie! Grazie con giubilo! Accoglici, e lasciaci servire fino all’ultimo tocco di campana del Giorno!”

109. UR dice benedicendo: “Questa era una parte di Grazia del tutto da parte vostra”. Nuovamente, il Suo meraviglioso sorriso, che rende infinitamente beati. “Non ho aggiunto niente, poiché da tempo è ora che voi possiate conoscere l’adempimento: ciò che proviene da voi stessi! Ciò tramite la Mia Corrente di Benedizione, quando un figlio adopera la Mia Facoltà di base!

110. Accogliete volonterosi il nuovo gruppo per mezzo di alcune domande; non menzionate quale sia la vostra gioia, se trovate la soluzione da soli. Io vi copro con la Mia benedizione, vi accompagno con la Mia Pace, e la Mia Bontà illumina sempre la vostra via!”

111. Un muto ringraziamento. I cuori sono così colmi, che le parole sono riconoscibili solo dal divampare. UR sente la lingua segreta, ed Egli porta con Sé il divampare di gratitudine, nel Suo

Sancto Sanctorum!

[indice]

 

Cap. 8

Dei carichi non leggeri con guide confuse di sette

Nuova missione: Una comunità di credenti dalla Terra guidati su erronee dottrine da un oratore che crede che solo dalla terra si possa diventare figli.

 

1. “Sei un sacerdote tu? Non ne hai proprio l’aspetto”. Colui che lo dice è il capo di un nuovo gruppo. Sono radunati in un boschetto, che a questi serve come luogo di accoglienza. Alle anime il posto appare piacevole, per gli abitanti della Stella è uno dei più miserabili, tuttavia temporaneamente, finché i nuovi vi sono da istruire. I figli della Stella sorridono. All’interrogante viene presto perdonato di abbassare così Diadjar. Anche costui guarda lieto l’interrogante.

2. “Ché importa se tu non mi conosci? Solamente per te non è un buon segno!”

- “Oh”, viene interrotto Diadjar, “io credevo e sapevo pure che esiste un aldilà, e che io giungessi subito a Dio. Comunque non è ancora avvenuto, ma questo è bene se nell’aldilà si proceda lentamente, perché così si può imparare ancora altro da un gradino all’altro”.

3. “Potremmo imparare qualcosa da te?”, Malluredus provoca l’arrogante, …a suo favore.

- Costui non lo sospetta e si vanta: “Questo, senza alcun dubbio! Voi siete appunto della gente della Stella, non sapete nulla della grande Via della Creazione com’è possibile sulla Terra. Sì, solo noi uomini siamo i veri figli di Dio, perché il Salvatore era sulla Terra.

4. La vostra sapienza non è altolocata. A che vi serve se non conoscete l’amore, io intendo, del tutto unicamente! Solo con l’amore la via conduce a Dio! Questo era ed è possibile sulla Terra, altrimenti da nessuna parte, e se – come ho potuto vedere nell’aldilà – esistono tante dimore quante se ne vuole. Da nessuna parte esistono dei figli di Dio! Unicamente sul nostro mondo eletto!”

5. Olyanda ride un poco. “Nemmeno tu sei un figlio di Dio, perché non abiti più sulla Terra, ma su quella Stella, sulla quale, secondo la tua opinione, nessuno potrebbe incontrare Dio. Quindi è escluso pure per te di giungere a Lui, di vederLo e di essere Suo figlio!”

6. “Questa è un’altra faccenda”, s’infervorisce l’uomo che si è incontrato con diversi della sua comunità mondana – tramite la Grazia di Dio. “Noi non rimaniamo; noi uomini vi portiamo la possibilità di diventare figli di Dio, anche se solo come secondo rango. Nondimeno anche questo è buono”, cerca di minimizzare, perché i figli della Stella mostrano la loro maestosa serietà.

7. “Dio è Buono, ma sovente deve punire perché …”.

- “…Chi?”, chiede Heliato. “Gli arroganti? Oppure quelli che si piegano alla Sua clemente Guida?”

- “Questi non lo siamo!”, contraddice l’uomo del gruppo. “Noi ci siamo conquistati la figliolanza di Dio attraverso la via terrena. Perciò Egli non può punire noi”.

8. “Che cos’era quando giacevi ammalato?”

- “Una prova; e io ho lodato Iddio …”.

- “…quando la comunità era con te!”, Diadjar diventa un po’ più aspro, come dovrebbe essere estirpata diversamente l’arroganza? “Di notte hai conteso: ‘Perché m’invii Tu, Dio incomprensibilmente severo, tali sofferenze? I miei sono confusi, perché io, come loro vero pastore, sono diventato misero’. Devo annunciarti ancora di più dalle tue notti?”

9. Una donna, nel mondo la più fervente, inveisce formalmente Diadjar: “Questo non è vero! Il nostro sacerdote …”.

- “…lui non lo era! Era solo un oratore!”, interviene Kara-Amadael.

- “… un sacerdote!”, dice costei irremovibile. “Lui non ha mai detto ciò che voi gli attribuite. Lui era molto pio, ci ha aperto gli occhi, affinché sapessimo che siamo noi i veri figli di Dio! Coloro che credono diversamente arrivano sul secondo o terzo gradino! Tutti gli altri sono dannati!”

10. “Da voi, non dalla Misericordia, ricordatevelo!”, Diadjar fa intenzionalmente alcuni passi lontano dal gruppo, “Quando andiamo via da voi, arroganti, il Signore è passato oltre, perché voi stessi vi mettete sul primo gradino, sorpassate gli altri o li credete perduti in eterno.

11. Oho, allora voi siete perduti! Voi, secondo il tempo del mondo, siete morti da più di cinquant’anni, ma avete creduto di andare nel Cielo come Elia, e Dio sarebbe stato lieto quando vi avrebbe visto. Allora Egli avrebbe avuto dei figli! …arroganza! Non vi stupite che nulla della vostra opinione si è adempiuto, che cercate invano la strada che conduce nel Regno di Luce? Che cosa dici ora, tu, seduttore di comunità?!”

12. “Venite!”, colui che è stato scoperto fa cenno alla sua gente. “Questi non si lasciano insegnare niente!”, si vanta. “Ora vedo che ci viene appianata la via. Finora per noi era una prova, come l’ultima malattia che ho potuto sopportare”. Lui vuole proseguire, e i più anziani gli fanno volontariamente spazio. Solamente, che, …alle anime non riesce di allontanarsi.

13. Corrysanda domanda: “Perché non andate? Per noi il vicolo è libero. Voi non sapete dove vi trovate. Ci chiamate solo: ‘la gente della Stella’, che sarebbe sottoposta agli uomini. Il nostro luogo di Luce, vedendo solo il piccolo recinto dl boschetto, si chiama: ‘Stella della speranza’. Che cosa vi dice il nome?”

14. “Che non vi è possibile trovare Iddio!”, s’avvelena l’oratore. “Cosa che avverrà solamente, quando sarete entrati nella nostra comunità”.

- “Non perderti dietro la tua propria idea”, contraddice Corrysanda. – Quello che lei ha imparato sulla via con l’inquisitore, ora le è utile. I più anziani ora si avvicinano di nuovo, e ascoltano come se anche per loro fosse qualcosa di nuovo. L’oratore, smarrito, lo nota, e si burla:

14. “Aha, qui gli uomini si lasciano istruire dalle donne?”

- Dato che intorno a sé ha soprattutto delle donne, Corrysanda gli risponde: “Tu schernisci le tue donne! Ti hanno sempre adorato. Quello che hai detto, molto di questo, conduce nell’errore. L’Amen, era per loro?”. Le donne hanno un aspetto acido, ma l’oratore si corregge subito, tranquillizzandole:

16. “Non intendevo voi; c’è una grande differenza se io parlo di voi, o qui..”, fa un gesto di sdegno.

- Allora Corrysanda dice severamente: “Tu seduci le anime continuamente, le leghi a te, però sottolinei che unicamente tu potresti portarle a Dio, il Padre. Mentre è impossibile abbandonare il nostro luogo, perché, …dovete essere salvate!

17. No, non contraddire!”, dice lei alzando in alto le sue belle mani irradiate di luce, che tutte le anime vedono, “Viceversa, sarebbe il caso. Non sei per niente così stretto di mente, per non accorgerti che qui regna la Misericordia del Cuore di Dio, altrimenti non vi sarebbe stata aperta la Stella della speranza. Vi trovereste ancora davanti a quella porta che vi sforzate inutilmente di passare.

18. Ti sei infiammato d’ira interiormente; ma con volto dolce dicevi: ‘Il buon Dio ci ha preservato da un posto cattivo. Perciò la porta rimaneva chiusa’. Siete rimasi accovacciati a lungo nell’auto-inganno e – come nel mondo – vi siete dilettati nella vostra chiacchierata, …nella tua!”, tocca l’oratore. “Perché per te le donne non devono parlare; al massimo, una volta un uomo. Se questo non suonava la stessa melodia come l’hai suonata tu, allora non poteva tornare.

19. Inoltre: da nessuna parte non devono esistere dei figli di Dio che unicamente su quel piccolo mondo, nemmeno nelle molte dimore. Ora dimmi come si fa a mettere insieme: da nessuna parte, dei figli di Dio; però, i luoghi meravigliosi – che voi non conoscete proprio – sarebbero il Regno di Dio! Se è così, allora gli abitanti di questi spazi incommensurabilmente grandi devono essere figli di questo Padre, altrimenti non si dovrebbe dire:

la Casa del Padre!”

20. “Sì…, ora…”, si contorce l’arrogante, “…non l’intendevo così. Dato che non conosciamo ancora tutto, non posso nemmeno dire niente degli spazi. Allora, è possibile, che altrove abitino anche dei figli di Dio, forse solo dei piccoli, oppure tali, che devono dapprima divenirne degli autentici, mentre voi …”

21. All’oratore gli rode che ‘una donna’ lo contraddica. Perciò interviene Diadjar: “Tu hai detto: ‘Da nessuna parte, per quante dimore esistessero nell’aldilà!’, rimanendo comunque dell’opinione di trovare qui la Casa del Padre. La gravità su cui io ho da mettere la principale importanza è: …da Parte di DIO! EGLI ha incaricato me e il nostro popolo della Stella.

22. Esso è il seguente: hai parlato volentieri del buon pastore, hai perfino venduto figurine carine per denaro, ma in segreto hai rilevato che il Salvatore sarebbe solamente, ancora, il buon Pastore per l’interiore; mentre sarebbero i sacerdoti, come ti facevi chiamare tu erroneamente, i veri pastori. Per gli ascoltatori. Io li chiamo: ‘i succubi’! rimaneva del tutto indifferente che si riuscisse a seguirti volontariamente, ma se per via delle tue parole o pretese.

23. Ora non sei più nel mondo, ma là dove secondo la tua opinione varrebbe di nuovo come Salvatore e come Pastore il Figlio di Dio. Nonostante ciò, nei confronti dei tuoi, ti facevi chiamare sempre: ‘Sono io il vostro pastore!’. Dov’è ora la tua pastorizia? Com’è? Spiegalo, se lo puoi. La tua gente ascolta molto avidamente”. Diadjar indica la gente. – L’oratore cerca di nascondere l’imbarazzo, mormorando:

24. “Sono io il pastore delle mie pecore fedeli, ma naturalmente, il Salvatore è il capo Pastore di tutti noi. Noi siamo dal Suo primo Ovile; voi dal Suo secondo. Egli vi chiama solo come …ultimi. E ora, per voi, è una chiamata attraverso me, che potete sentire la Voce del Salvatore”. La schiera dei seguaci annuisce lieta, commossa: ‘Sì, così è, e non diversamente’.

25. “Te ne sei districato astutamente”, litiga Diadjar. “Autentico mondo, che tu non disdegnavi assolutamente. Soltanto, non lo si doveva sospettare. – Non ti fa pensare che noi sappiamo tutto?”

- “Mah, chi vuole può vedere molto nell’aldilà; e ammetto volentieri: …noi abbiamo imparato certe cose, ricevute da Dio”.

26. “Ah, è così?”, chiede Bota, “e non vedi chi siamo? Dovresti notare chi ha parlato con noi poco fa e quale Bontà ci è stata data. Guarda in su. Puoi riconoscere qualcosa!”

- “Non so se siete stati sulla Terra; se sì, e siete qui già da più tempo, allora sarebbe possibile che in certe cose potete guardare più lontano di noi, che siamo solo …”.

- “…da cinquant’anni…”.

27. “Non importa…”, fa cenno l’oratore con dignità, “…non si tratta del ‘vedere’, ma solo della fede. Questa l’abbiamo noi, non voi!”

- “Sei più incallito di uno che era qui con molti che dovevano essere salvati”, dice di nuovo Diadjar. “Essi sono venuti sulla nostra Stella e sono stati portati qui come voi. Voi, per nessun motivo avreste potuto trovare il vicolo. Voi non avete ancora deposto il vostro fregio mondano, il vostro orgoglio, la vostra arroganza.

28. Costui era stato nell’aldilà da centinaia di anni, secondo il tempo del mondo, ma ha accettato gli insegnamenti, mentre tu – e tu stai davanti a Dio per la tua schiera – non ci pensi nemmeno. Non interrompermi di nuovo falsamente!”, s’arrabbia il primo della Stella, “Ti dovresti piegare sempre dinanzi a Dio! EGLI è il nostro PADRE”, pronuncia fervidamente Diadjar, e ciò non rimane senza impressione per le anime. “Dunque: quand’è che ti vuoi voltare?”

- “Non ne ho bisogno! Io credo e so che il Salvatore mi ama!”

29. “Se ora però il Salvatore chiede sul tuo nome da pastore? Avendo insegnato: ‘Sono io il buon pastore!’. Del secondo Ovile, che disdegni così tanto, si dice: «E loro sentono la Mia Voce e Mi seguono!». Puoi fare di più che seguire volontariamente Lui? Entrambi gli Ovili davanti a Lui sono uno nell’Amore’, da te lodato, …il Suo Gregge, i Suoi figli!”

30. “Tu inverti le cose”, grida l’uomo settario, perché, non sapendo più che cosa rispondere, non teme nulla, eccetto dell’aureola presso gli ascoltatori. “Ho detto che le altre pecore possono diventare ancora dei figli solo dopo una seconda Chiamata; e perciò, anche soltanto un poco alla volta, se …”

31. Interviene Bota: “Tu hai chiamato il Salvatore, soltanto: ‘il Figlio’, cosa che può valere per la Sua Via sulla Terra, soprattutto perché gli uomini non volevano riconoscere che Colui che disse: «Io e il Padre siamo Uno», era, è, e rimane, il Creatore stesso; così: il Dio e Padre di tutti noi!

32. Tu hai insegnato che il Figlio e il Padre avrebbero una Mente, ciononostante, ogni Parola sarebbe inequivocabile. A te importava d’avvolgere i tuoi ascoltatori. Loro dovevano ascoltare senza che essi stessi pensassero! Hai dato loro: paglia e pietre, invece del vero Pane della Vita, del Signore! Ora interpreta la Parola citata del Salvatore, e vedremo che cosa sei capace di fare”.

33. Certamente spinto nell’angolo, l’oratore si mette in posizione: “Le mie pecorelle la conoscono precisamente”.

- “Alt”, interrompe Diadjar, “un errore grossolano! Se non hanno più bisogno del tuo insegnamento, allora ognuno può andare al Padre senza di te. Comunque”, dice tranquillo, “istruiscici! Noi ascoltiamo acutamente le tue parole”. Non si può non badare al doppio senso. Alcuni cominciano a stupirsi.

34. Un sospiro: “E’ molto difficile istruirvi, perché voi siete persi in voi, non noi. Tuttavia degli smarriti devono essere condotti alla conoscenza”. – Sono delle facce allegre-serie, nelle quali l’oratore osserva intorno a sé. Questo serve al meglio di tutti, questa schiera non era stata condotta qui invano. Ma si raccoglie: ‘Soltanto, non far notare nessuna debolezza, che mi ha invaso all’improvviso’, pensa lui e dice che deve suonare clemente:

35. “Il Padre e il Figlio sono una Mente, come noi – i veri figli – siamo con Lui, una mente”.

- “Non essere inquieto quando ti interrompo”, lo invita Malluredus”. Ti chiami sempre continuamente ‘i veri figli’, ma hai premesso: il Padre e il Figlio. Di chi siete ora, figli? Se il Padre Lo è; che cosa è per voi, poi, il Figlio? Ricorda: ‘Nessuno si faccia chiamare SIGNORE, Io solola Persona-Ur primariasono il vostro Signore!’. Inoltre: ‘Nessuno può servire due Signori!’

36. Se Dio, il Padre, è il vostro Signore, cosa che sarebbe giusto, perché il Figlio Si è designato con pieno diritto, come l’unico Signore? Alla prima Parola Egli ha persino menzionato: ‘Voi tutti – quindi non Lui – siete fratelli!’. Ma Egli è anche ‘un Figlio’, allora Egli non doveva mai insegnare che Egli è il Signore; tutti gli altri sono fratelli. Vuoi sostenere che il Salvatore abbia portato un Insegnamento falso?!”

37. Si tratta di una cosa importante! Molti uomini portano con sé la falsa opinione nell’aldilà; e si avvicina la Sera, …magnificamente rivelata. Allora il tempo stringe, cosicché, gli ‘ultimi dall’ultimo’, trovino presto il ritorno e il rimpatrio. Alcune anime si allontanano dall’oratore. Lui non se ne accorge e continua con fervore:

38. “Assoluta insensatezza! – Che Dio è il Padre, lo sa ogni bambino. Gesù è il Suo primo Figlio, perciò Lo si onora come Pimogenito”.

- “Tu hai nominato solo l’Amore; ma l’Onore che tu condanni proviene dalla Sapienza”. Questo lo dice Corrysanda. L’oratore si distoglie con sgarbo. Lei lo tocca, e come un fuoco saetta attraverso di lui. Lui però passa oltre l’obiezione, insieme alla sensazione, e dice:

39. “Dio è il Signore; e il Salvatore ha fatto ciò che al Creatore stesso non era possibile: riconciliarci! Perciò Egli ha mandato il Figlio. Così noi chiamiamo contemporaneamente il Salvatore: nostro Signore, per così dire, ora, il secondo, dato che …”.-

- “Vi è impossibile uscire dalla vostra stessa confusione!”, Diadjar afferra l’oratore un po’ rudemente, per scuoterlo.

40. “Ora parlo io!”, rifiuta ferramente un intervento. “Io sono un sacerdote! Vuoi sentire la storia?”

- “Sì!”, esclama una donna che è strisciata vicino al lato di Corrysanda.

- L’oratore è arrabbiato. “Da quando, avete da desiderare ciò che io (non) trovo sbagliato?”

41. Uno degli uomini si spinge avanti: “Ho notato che noi, il tuo seguito…”, lo pronuncia gravemente, “…non abbiamo ancora visto molto della Luce. Ci hai sovente insegnato: ‘Tramite me, il mediatore, l’intermediario, giungerete subito nella Luce, quando potrete abbandonare il mondo. E’ più vantaggioso per quelli che muoiono dopo di me, perché io li attendo, ma voglio anche raccogliere gli altri’.

42. E’ vero che hai potuto aspettarci, e relativamente radunarci? Mi sembra che lo abbia fatto ‘un'altra Mano’. Magari, per la nostra reale Redenzione, …qui, persino da te”. Un discorso coraggioso; ma lui sente come un Raggio, provenire dai figli della Stella, che lo fortifica.

43. Il capo gruppo non può confutare l’intervento. L’uomo si rivolge anche a Diadjar e chiede: “Facci sentire che cos’hai da dirci. Chi della comunità non lo vuole sentire, può andare, …se può, perché quando volevamo andare via tutti, nessuno si poté allontanare.

44. Non voglio sapere com’è andata; mi è più importante che ti sei chiamato ‘un sacerdote’, e io penso che somigli a uno tale, mentre il nostro vecchio oratore lo ha negato. Aiutaci a proseguire, se ne sei uno”. Indica a sé e a coloro che si avvicinano sempre di più agli abitanti della Stella. Ora è già quasi la metà del gruppo.

45. Diadjar indica dei posti sotto alcuni alberi. Essi sentono l’alleggerimento come dopo una faticosa camminata. Questo offre soprattutto un ulteriore contatto, anche se lo stesso avrebbe da procedere dal proprio animo. Che dapprima la Luce abbia dato loro la spinta al ritorno, qui attraverso la gente della Stella lo vedranno solo più tardi. Nel frattempo l’oratore e il mucchietto diventato piccolo, devono ancora rimanere in piedi; tutti gli altri possono sedersi.

46. “Era un ‘alto Tempo”, comincia Diadjar, “quando diversi di noi vissero su quella piccola Terra. Alcuni erano anziani, alcuni giovani, quando Dio discese. Voi conoscete la storia, ne faccio solo un breve schizzo. Alcuni ed io siamo andati nel popolo eletto da Dio, ma non perché lo abbia meritato. Mondanamente non lo avrebbe meritato nessun popolo – ben inteso!

47. L’Eterno-Padre s’inchinò più in basso, dal perduto, e scelse tale luogo dove dominava di più l’oscurità. Altri sono andati fra il popolo che si chiamava romano. Di questi c’erano molti che amavano il Signore e avevano accettato la Sua Dottrina. – Ora ne siete informati, e per ora basta.

48. No…”, accenna Diadjar, quando l’oratore vorrebbe di nuovo disturbare. ‘Sarebbe quindi la dimostrazione che essi progredivano, ma la gente della Stella ha dovuto attendere a lungo alla figliolanza’, “…l’insegnamento è dato ai migliori che possono già possedere la Luce in piccola misura”. Di questo, le anime che stanno sedute intorno a Diadjar, e sono occhio e orecchio, sono liete quando lui continua a parlare:

49. “Quello che ho da annunciare, non è nulla di rilevante. Sulla nostra Stella della speranza, questo viene dedicato all’Unico:

nostro Padre!

Ero giovane e inesperto, quando un alto spirito (Gabriel-Simeon)[12] mi ha preso, …nella ‘tenaglia del Cielo’. Ma una volta realmente risvegliato, ho riconosciuto la fiamma; solamente, prima non sapevo così bene come fare per trovare subito il buon sentiero.

50. Sono diventato sacerdote; ma molto mi ha respinto: clausole, precetti e altro ancora. In molte cose mancò il vero Spirito! Memore dell’Insegnamento del celeste, ho imparato a conoscere, ad amare e a onorare il Salvatore, benché Egli fosse più giovane di me. ‘In Lui c’è la Verità’, pensavo, e me ne sono aggrappato. Se io Gli ho fatto visita solo di notte (Nicodemo), non è stato solo per via di me, ed Egli lo considerava con gentilezza. Quanto era buono!

51. Quando successe l’Evento cruento, ho gettato da me l’abito sacerdotale. Il popolo era stato istigato, ma gli spettava il carico: ‘Il Suo sangue venga su di noi e sui nostri figli!’. Credi forse…”, Diadjar si volta verso l’oratore, “…che la massa fosse dunque senza colpa? Lo pensano in molti, per nascosta paura, altrimenti dovrebbero cambiare, quanto meno nella conoscenza di ogni Rivelazione di Dio! E chi è che lo vuole già…?

52. Solitamente i credenti non si convincono che dovrebbero riapprendere nuovamente. Sicuramente, …a loro fu tramandato ciò che veniva insegnato e detto loro. Così i seduttori giudaici predicarono ciò che era da pretendere, perché in genere, nel popolo, le buone azioni del Salvatore non venissero dimenticate. Proprio questo fu cancellato!

53. Nondimeno, dipese dal popolo. Nessuno era così poco istruito per non riconoscere ‘l’Uomo dei miracoli dalla Galilea’, Quel Buono che poteva benedire, consolare, guarire, risvegliare dalla morte. Tanto più che nel popolo agivano la parola e l’azione. Quindi il popolo aveva la possibilità di discernere tra ciò che insegnava il ‘Maestro’ e ciò che gli alti gli avevano inculcato. Proprio per questo il carico del Sangue rimase su tutta la Giudea.

54. Non diversamente fino al tempo attuale, delle tradizioni, quasi tutte autentiche, ma sovente interpretate falsamente, si riconoscono. Lo fanno i meno che sono insegnanti. Ma dato che la massa possiede pure abbastanza intelletto, il carico rimane così sulla massa degli uomini (cristiani).

55. Questo avvenne – come in molti – anche da voi”, Diadjar si rivolge a tutte le anime, a cui i ritornati indietro annuiscono tristemente, gli altri, un poco alla volta, dubitano se la loro via fin qui era la migliore. E con dubbio essi guardano all’oratore. Lui si scuote ancora di dosso le ‘onde’, che vorrebbero inondarlo. Facendo questo si tradisce, comincia a litigare in modo ripugnante, emette delle parole sgarbate, rotola gli occhi, e non manca molto che esca qualche bestemmia dalla sua bocca. I seguaci sono sconcertati.

56. Quanto era vero ciò che diceva il più anziano della Stella di quelle notti di malattia del loro oratore. Quindi così stavano le cose in lui? Gli ultimi si distolgono da lui spontaneamente e vanno – benché ancora dubitando – verso Diadjar. La donna che nel mondo era la più fervente nella comunità, dice chiedendo:

57. “Fedele aiutante, noi vediamo che siamo stati guidati in modo sbagliato e …”.

- “…chi non confessa la propria colpa…”, interviene l’uomo che ha contraddetto l’oratore, “…gli manca ancora molto prima che arrivi alla reale conoscenza; perciò anche a noi, che possiamo stare qui seduti. Pensiamo noi alla nostra manchevolezza, sul perché abbiamo semplicemente creduto senza esaminare noi stessi tra ciò che era autentico e ciò che era falso; perciò, non gettate nulla solo su di lui. Infine, ci ha servito. Noi lo vogliamo volentieri tenere fra di noi; non possiamo lascialo andare via solitario!”

58. Come splendono allora gli occhi dei chiari. Come levano in alto le mani piene di gratitudine: “O Padre-Ur, TU ci hai magnificamente donato la vittoria. – A TE sia la lode, la gloria, il ringraziamento e l’onore!”. Laddove le anime si chinano; su di loro passa un Soffio, come un mite vento di primavera, che porta a sciogliere l’ultima neve dell’inverno. Anche l’oratore rosicchia il ghiaccio, ma è ancora un grosso blocco di caparbietà che lo tormenta. È da ringraziare solamente l’intervento della Luce, se non cade in un nuovo abisso. Cosicché la sua gente parla per lui, rosicchia e fa sgretolare caparbietà e malumore.

59. Corrysanda vorrebbe andare da lui. Si andava nella valle del lutto, nell’oscura caverna dello spavento per liberarne molti peggiori. Così, il capo della setta non era malvagio come il proprietario della casa delle gioie e l’inquisitore, oppure quelli che devono ancora dimorare nella fossa con la piccola Luce messa da Diadjar. Costui dà agli amici un cenno e, in certo qual modo, dice qualcosa, che le anime comunque non possono comprendere appieno e suona come la ‘Voce paterna di Dio’, che ora agisce apertamente tramite lui:

60. “Amici miei, noi vogliamo aiutare! Sia indimenticato che siamo noi gli esecutori del Suo aiuto. Nessuno può essere costretto. Il ‘nostro’ vecchio oratore…”, Diadjar lo pronuncia caramente, “…non è ancora al punto da tendere lui stesso le mani, e cioè: incondizionatamente. Lui riflette ancora che cosa dovrebbe succedere, così che lui rimanga il capo della comunità, e vuole portarli lui a Dio, il Padre. C’è ancora qualcosa di mondano che agisce In lui.

61. Sarebbe bene se venisse da un motivo nobile, purificato dalla Luce. In questo, manca ancora molto. Laviamo noi i suoi desideri, cosa che avviene in modo che egli rimanga per un po’ ancora da solo. Questo lo fa la buona mano di Dio. LUI sa molto bene ciò che serve a ciascuno. Sfoglio io i pensieri dei miei amici.

62. Voi avete pensato che l’inquisitore fosse peggiore. In molto, ‘sì’; del tutto particolarmente, ‘no’. Lui è cresciuto in una povera epoca del mondo – certamente non è scusabile quello che egli stesso ha fatto – ed ha seguito quelli che gli sono preceduti. Il proprietario della casa delle gioie non ha avuto dei buoni genitori. L’incatenato davanti al quale stavano i portatori delle coppe, avrà ancora bisogno di molto tempo prima che arrivi a quelle Porte dove potrà gettare ogni carico e peso.

63. Per l’oratore è diverso. Lui ha avuto dei buoni insegnanti di fede, egli stesso ha coltivato l’orgoglio, amoreggiando con belle parole, perciò su di lui ricade molto di più. Nel minimo insuccesso accusava DIO. Proprio questo lo ostacolò maggiormente, nello sfilarsi la ‘veste inutile’. Aspettiamo un poco e vedremo come magnificamente opera il Padre”.

64. Allora il primo uomo convertito dice: “Ora ho riconosciuto certe cose, e tu, sacerdote della Stella, m’indicherai, per favore, se è giusto. Voi della Luce potete aiutare, senza che uno si accorga subito di questo aiuto, perché appunto nessuno deve essere costretto con la forza. Io, il succube, che a lungo stetti sullo stesso gradino come il nostro oratore, sì, – intendo…”, lui indugia,  “…posso ben andare da lui per condurlo pure da voi?”

65. “Sì!”. Un cordiale caro cenno, e Diadjar dà la mano all’uomo.

- Costui si china sconvolto, vorrebbe volentieri baciare la mano di luce. Il sacerdote rifiuta dolcemente e indica là, dove il povero sta in piedi riflettendo. L’uomo vi accorre e dice: “Vieni, lasciati guidare tu una volta, e vedrai quanto è magnifico presso la gente della Stella”, e aggiunge: “…presso gli autentici figli di Dio!”,.

66. “Così…”, costui è ancora caparbio, “…esiste solo un Padre! Di conseguenza, siamo tutti figli Suoi!”

- “Prima lo hai negato, hai designato solo te e il tuo seguito. Costoro…”, il convertito guarda verso la schiera luminosa, “…li hai esclusi, perché non ti sono succubi. Anch’io non lo sono più, ma tuttavia non ti voglio perdere; oppure, più giusto: che noi due non andiamo perduti al nostro Padre. Che ne pensi?”

67. “Hm, sarebbe da riflettere se …”.

- “Con il ‘se’ e il ‘ma’ non ottieni nulla. Tu vuoi dire: ‘Padre, se Tu mi lasci la comunità, allora voglio…’.

- “Voglio cosa? Accetterebbe Dio un tale condizionamento?”

- “No! Non è così come tu cerchi di interpretare”.

- “Ho espresso qualche condizione e…“.

- “…Dio ha sempre detto ‘Sì’? Penso alle notti che il sacerdote ci ha rivelato, in cui tu hai mormorato, ma non pregato”.

68. Uno scuotimento; la fatica della Luce tende verso di lui, non se ne può difendere. Le sue smorfie di fede arrivano fortemente a oscillare; non per ultimo, che i succubi si sono distolti da lui. Quindi, …dovrebbe, …ancora un indugio. Ancora una rincorsa. “No! Dio non ha sempre detto di ‘Sì’. Confesso: se si è adempiuto qualcosa, allora, fu solo perché io l’ho costretto mondanamente. Dopo, avveniva quasi sempre in altro modo.

69. Volevo convincere molti uomini, quanto di magnifico avrebbero trovato da noi, e che presso di me… Oramai non c’è più motivo di elencare tutto. Poi ho litigato, perché il Signore non mi dava nessuna riuscita. ‘Io intendevo di fare bene’, lamentandomi: Ah, nulla è buono della mia impresa!’. Lui…”, indica timidamente a Diadjar, ancora sempre un po’ caparbio, “…aveva ragione. Solamente, quanto è difficile voltarsi semplicemente, gettare via il lavoro della propria vita, come se non fosse servito a nulla, e …”

70. “…nulla è stato invano”, cerca di consolare l’uomo. Egli stesso, guarito dalla Luce, sente il tormento che ricade sull’oratore. Perciò lo attira semplicemente via con sé. “Vieni! Il sacerdote te lo spiegherà, e sarai liberato dal tuo carico!”. L’oratore lo permette. Andare da se stesso, non gli sarebbe ancora riuscito. Se Dio attendesse tali anime, finché vengano totalmente da se stessi al ritorno, …la maggior parte rimarrebbe una piccola eternità bloccata nel loro buio, perché si sono ostruiti la via libera, tramite false norme di fede. Dio irrora la Sua Luce, come aiuto sugli smarriti. Così anche qui.

71. Era falso pudore, che non fece giungere l’oratore a una rapida visione. Lui accettò i Raggi della Luce. e invero, prima degli altri; ma un piegarsi senza umiltà, non c’è. Ciò gli si sarebbe perdonato, se confessava questo: ‘Vi ho ingannato!’. Questa era la spina che egli si è piantata profondamente nella sua coscienza. Ora…

72. Stando dinanzi a Diadjar, si sente deliziato. Finalmente è stato rotto il ghiaccio. Egli, a metà temendo, a metà chiedendo, pieno di nostalgia dice piano: “Voglio confessare che nel mondo ero un affittuario. Ciò che tu hai rivelato, è così vero; lasciami perciò andare dove devo stare, prima che possa trovare la Via verso il Padre. Una volta, …una volta avverrà?”

73. “Se ti pieghi totalmente. Devi chiedere perdono alla comunità; perché tramite te, essa fu ostacolata nella sua via”. Questa è una amara pillola, proprio perché l’uomo si sentì sempre elevato, grande e santo.

- Allora, la fervente, chiede seriamente a Diadjar: “Risparmiagli ciò all’oratore, la comunità sarebbe...”.

- Ma egli dice: “Questo non è un mio ordine;

lo richiede il Diritto del Giudice-Dio, abituato alla Salvezza!”

74. All’improvviso l’oratore alza gli occhi. ‘Il Diritto di Giudice abituato alla Salvezza?’. Una tale cosa egli non l’ha mai concessa a nessun uomo. Deve avere ora, la Grazia? Si volta, non vuole far vedere le lacrime che gli scorrono dagli occhi. Olyanda lo conduce un poco di lato, sorridendo in modo benevolo, …copiando[13] il suo buon Padre:

75. “Il Signore ha visto le tue lacrime e le ha poste Egli stesso nella Sua mano di Padre. Porto te e la comunità su un’altra Stella, dove abiterete per un po’ di tempo. Se accetti ciò che là s’insegnerà, …i tuoi lo fanno, siine certo, allora non tardi suonerà l’ora, dove insieme, potrete vedere il Padre nostro, e ascoltare le sue Parole di salvezza”.

76. Quello che sulla Terra non sarebbe mai avvenuto, per falso orgoglio d’uomo, questo avviene! Stringe Olyanda al petto, ma chiede subito: “Oh, perdona, ti sono venuto troppo vicino”.

- “Non ti vergognare”, sorride lei. “Un gentile gesto è anche una benedizione che il Padre ci dona come caro Dono. Con ciò hai deposto la tua ultima durezza; ora vieni e guarda!”

77. “Preferirei rimanere da voi, potrei migliorare di molto”.

– “Senza la comunità?”. Una domanda d’esame. “Il successivo gradino non è più alto che il nostro; per i viandanti che non hanno trovato la via per la Casa, solo relativamente i gradini si mostrano differenti: sia in giù, …che in su! Ma ricorda questo: benché ciò non sia mai stato autentico, tu hai sempre lodato condurre la comunità a Dio. Che tu non puoi farlo, lo sai da tempo; che lo potresti, ora lo dovresti imparare”.

78. Senza la comunità? Ma lui l’ha ancora?

- “Ho detto che sono un affittuario; e uno tale non è in grado di condurre un gregge a un buon pascolo. Portate avanti gli amici, vi prego, lasciatemi qui, e datemi ciò che ancora mi manca!”. Finalmente! Ritornato definitivamente! La gioia è una Luce che irradia particolarmente i cari figli della Stella.

79. Dice Diadjar, “Sorella Olyanda, conducetevi fino al prossimo luogo. Tu”, intende l’oratore, “potresti rimanere con noi, ma sarebbe meglio che tu sciogliessi il tuo voto, anche se non è mai stato uno serio. Tuttavia, …Dio ti domanderà: ‘Ma dove sono? Chi volevi portarMi? E li hai condotti nell’errore?’ Recupera ciò che hai mancato di fare; solo questo ti maturerà, finché poi potrai incontrare Dio-Padre”.

80. “Così sia! Oh, come ringrazio il Signore che la Sua Grazia mi ha portato fin qui. Per voi era certamente difficile liberarmi dall’errore e dall’orgoglio. Vi ringrazio, figli della Luce, per la fatica e la pazienza”. Sopraffatto dai propri sentimenti, segue muto la sua guida e la comunità. Molti auguri di benedizione seguono il piccolo gregge. …

* * *

81. Quando i più anziani sono radunati, Heliato pone una seria domanda. “UR ci ha donato la sua bontà e molta Benedizione, mentre una schiera dopo l’altra arriva alla Stella della grande speranza. Chissà se Egli una volta ci invia un altro gregge?”. Ci si scambia il pro e contro. Non è facile chiarire questo. Diadjar lascia fare a Malluredus di dire su ciò l’ultima parola.

82. “Sì, difficile”, intende costui, “di accogliere sempre dei disturbatori della pace. Ma se è eletta la nostra Stella di Luce, in particolare per il Diritto di Giudice di UR, abituato alla Salvezza di assistere tali gruppi, di portarli sulla via del progresso, non è appunto più beatificante, quando possiamo servire? Se UR ci ha eletto come ‘esecutori del Suo aiuto’, allora pensiamo unicamente a questo lavoro; il Padre non conduce invano fin qui i poveri!

83. Ci sarebbe ancora da domandare: ‘Che cosa dobbiamo fare con costoro che – se magari non del tutto maturi per il cielo – non sono giunti alla buona fede?’. Non è successo anche a noi, quando dopo la via del co-aiuto, potemmo ritornare alla Patria, che avemmo da attraversare meno gradini e ci potemmo tutti ritrovare qui, sulla nostra cara Stella, essendo proceduti da essa?

84. La nostra Stella esiste per i confusi e gli smarriti, come ancora per altri, posti nello spazio della Luce. Là per gli stessi non passa del tutto ‘senza’ (difficoltà). Sotto certi aspetti, nemmeno ancora per noi – non sempre, benché noi possiamo svolgere questa funzione per mezzo della benedizione del Padre.

85. Tra l’altro, non guardare mai indietro. UR sa ciò che è importante per quelli che sono stati condotti qui. La nostra meta sia di rimanere pronti al servizio! Per questo, il Padre ci ha indirizzato sovente con le Sue care Parole, accendendo sempre nuove candele quando veniva da noi, e

le Sue Parole siano la Sua stessa Luce

della santa Eternità-Ur!”

86. Heliato pensa che avrebbe chiesto in modo sbagliato. “No, amico!”, lo tranquillizza Diadjar. “Anch’io qualche volta ho pensato così; perché: chi non ha nostalgia di sperimentare, accanto a molte difficoltà, una volta, qualcosa di leggero? Lasciateci entrare nel silenzio, ognuno nella sua casa; credo che UR ritorni presto, e allora insegnerà, se e come il nostro desiderio sia ben da cambiare. Aspettate la Sua Parola!”

[indice]

 

 

 

Cap. 9

Il più leggeri o migliori, e i loro inseguitori – Rimanere pronti al servizio, questa sia la nostra meta!

In attesa dei nuovi – Arriva un gruppo di credenti in Manahatan provenienti da un mondo distrutto, inseguiti dai cattivi non credenti dello stesso loro mondo – Un sacerdote e un ribelle – Gli esseri di luce della Stella aiutano, e Ur è tra loro – La scelta, prima della chiusura della Porta – Tutti accettano di seguire un angelo

 

«Le sue parole siano la Sua stessa Luce, della santa Eternità-Ur!»

1. In ciascuno risuona questo, dentro, e aiuta sempre, non certamente al facile servizio. Per questo  aumenta la Grazia del Cielo nel proprio animo, annotato per la sublime irradiazione della Sera, che indora il sesto Giorno della Creazione, per l’ultimo. Ora nessuno domanda più se una volta sarà più facile. Sono arrivati ancora due gruppi difficili, e in ambedue non mancava la Grazia e la Misericordia del Padre, benché l’ultima vittoria si è mostrata solo dopo un lungo spazio-tempo mondano.

2. Ecco, …dopo un intervallo di calma, Diadjar, tutti i più anziani, i consiglieri e una parte del popolo, si trovano su quella collina sulla quale cominciò la Rivelazione per il mondo. Un uomo non vede come nella Luce si formano dei vicoli da una stazione di Stella all’altra. Su una tale via arriva una schiera. Diadjar mette la destra alla fronte, ombreggiando gli occhi, e si accorge per primo che i nuovi sono ‘diversi’ da tutti quelli che sono venuti dall’inizio della Sera (l’ultimo tempo della Terra[14]). Presto lo riconosce ognuno dei radunati, e divampa gratitudine, grande gioia, giubilo, e ognuno pensa al suo dovere che ha da adempiere.

3. Diadjar dice: “Attendiamo. Non sappiamo ancora chi sono i pellegrini e da dove vengano. Una volta abbiamo sperimentato che degli oscuri dall’abisso, mai incarnati, potevano comparire, e sembrò come se si fossero presi in prestito un Raggio, così che da lontano diedero l’effetto di essere ‘come migliori’. Naturalmente li abbiamo valutati molto presto in modo giusto e non abbiamo indugiato di indicare loro la via”.

4. “Vistosi scoperti, si sono precipitati via ululando, quando Diadjar ha levato la sua mano”, completa Olyanda, sorridendo caramente e pensando dolorosamente ai poveri e alla propria liberazione. Heliato annuisce, e dal popolo si sente alzare la voce. Poiché, …mai solo i primi, (ma) tutti gli spiriti figli della Luce contribuiscono a portare i carichi, per cui la Benedizione di Ur arriva su ognuno, anche se sovente avviene che i primi partecipino da soli al lavoro principale, è sempre benedetto l’intero popolo della stella.

5. I pellegrini arrivano, cantando per la gioia con cuori lieti. I figli della Stella s’intonano nella lode al Padre. La strada di co-aiuto dei pellegrini si trovava in un mondo un poco più superiore. Vengono condotti nel prato e serviti. Malluredus e Diadjar guardano di tanto in tanto nell’Universo; a loro sembra che arrivasse un’altra schiera, meno buona. Ora, …che venga pure, con il ricco aiuto del Padre ce la faranno anche con questi.

6. Anche la guida dei pellegrini si guarda intorno prima di riferire da dove venissero. Su gentile richiesta, leggermente preoccupato, egli dice: “Fai bene, superiore della Stella, a indagare chi ci segue. Io non lo so, perché io ed i miei abbiamo ancora bisogno di molto insegnamento. Ma sono certo: Dio, che noi chiamiamo ‘MANAHATAN’, ci ha fatto portare qui nella Sua Grazia.

7. Siamo morti per una disgrazia, proprio quando si stava svolgendo la ‘Festa di Manahatan’. Una tempesta ha distrutto la nostra intera città; perciò le nostre anime non poterono ritrovarsi subito. Per un po’ abbiamo errato di qua e di là sulle nostre macerie. Sapevamo della continuazione della vita dopo la deposizione del corpo, non nella piena profondità, come abbiamo potuto sapere solo più tardi.

8. Conoscendo certamente tutte le cose della vita in Manahatan, il Creatore, ci domandammo disperati il perché ci era capitata quella disgrazia, giacendo sotto delle macerie, molti gravemente feriti e nessuno venuto a salvarci. Solo più tardi ce ne siamo resi conto, che quasi tutto il paese intorno era distrutto, deserto e sprofondato.

9. Grazie alla santa Compassione di Manahatan alla quale ci eravamo aggrappati, ci siamo resi conto che questa morte era l’ultimo sacrificio. Per chi…? Noi non lo sappiamo; solo, …Manahatan li ha raccolti! Nemmeno ora Glielo domandiamo: ‘Che cosa fai con le vittime?’. Quando potremo arrivare a Lui, e sarà ancora necessario saperlo, allora Egli ce lo rivelerà”.

10. “Una fede fedele!”, loda Kara-Amadael. “Ben per voi che siete penetrati alla conoscenza della Luce”.

- “Non lodarci ancora”, si difende il pellegrino, “solo nell’aldilà abbiamo trovato la grande visione, …tramite un angelo. Quando noi, ‘la gente di Manahatan’, come gli abitanti del mondo ci designavano con odio, ci siamo radunati ed abbiamo visto qualche oscura macchia sul nostro abito d’anima, ecco che ci fu dinanzi a noi una chiara luce. Dapprima ci siamo spaventati e pensammo: ‘Questo è Manahatan! Già ora Egli tiene il Giudizio su di noi!’.

11. Sapevamo tramite l’ispirazione, che il tempo era compiuto e che segue la resa dei conti per ognuno. Fummo molto scoraggiati. In più, la responsabilità che ho accettato, quando nella visione mi venne la ‘Parola’: ‘Tu devi guidare il piccolo gregge!’; mi ha proprio schiacciato al suolo.

12. Poi abbiamo riconosciuto l’angelo. Oh, che sospiro abbiamo fatto, per via del Giudizio, ma anche di gioia: ‘Manahatan ci salva!’. Lo potete comprendere?”

- Non soltanto Diadjar, tutti gli abitanti della luce dicono “Sì”, Pure loro hanno attraversato un mondo, la maggior parte attraverso la profondità della materia (la Terra), hanno sperimentato la fede e la persecuzione, l’odio e l’amore, la solenne Guida di Dio e qualche dubbio. Loro comprendono anche troppo bene i pellegrini.

13. “Kara-Amdadael vi ha lodato con ragione”, dice Diadjar osservando ciò che succede. ‘Due vittorie!’, ringrazia lui in anticipo UR. “Amico mio”, dice al capo dei pellegrini, “i cari grandi del Padre possono ritornare a Casa senza fatica dopo la via del mondo, perché hanno avuto una missione più grande. Gioite tutti insieme…”, intende la schiera, “…che presto ritroverete la Luce da dove siete proceduti. Anche se prima è da superare qualche peso – se qualcuno deve raccogliere la sua fede – non ci separa comunque nulla dall’Amore di Dio, con cui Egli ci provvede sempre”.

14. “Sì, superiore della Stella; pensa solo che ho dovuto condurre il gregge, e ho dato molto …”.

- “Non ti aggravare ora”, s’immischia Corrysanda, alla quale accorrono le anime delle donne. “Durante una via nel mondo, raramente si fa adempiere fin nei minimi particolari il percorso completo, come si è dato prima il proprio ‘voto’, …davanti a UR. Lui lo sa certamente come vanno le cose a un figlio su una tale via. Egli copre gentilmente quegli ammanchi che ci impediscono a causa del mondo, …e ciò non si fa con cattiva intenzione, …di vivere pienamente in modo giusto. Perciò non guardate indietro, ma rendetevi conto della Bontà di Dio che vi sarà data”.

15. Una assicurazione: i più anziani della Stella, intanto, notano che UR è già vicino, coperto. I pellegrini non Lo vedono ancora, ma sono così confortati e fortificati, che, pieni di fiducia, vedono l’orda oscura che ora si precipita come infuriata sulla Stella della speranza, non sapendo dove si trova. Solo la ‘gente di Manahatan’ li vede e vuole rovinarli. Che sono stati guidati fin lì, a loro è completamente sconosciuto.

16. Arrivati, il primo dell’orda corre verso i pellegrini e grida arrabbiato: “Sacerdote di Manahatan, finalmente ti ho raggiunto! Tu hai distrutto il nostro paese! Molta gente è morta. Non potevamo nemmeno seppellirli nel mare, perché il suolo ha tremato a lungo. A chi era possibile, …a pochi, di sfuggire[15].

17. Guarda costoro!”, indica gli storpi, “Questa è colpa tua! Straccione! Assassino! Corruttore!”. Batte un colpo col pugno, quando il pellegrino vorrebbe contraddire con calma. “Noi sappiamo da tempo che tu conosci le Leggi cosmiche, e ci hai fatto rovinare con intenzione! Hahaha…!”, una risata di scherno, “…una cosa non hai potuto: proteggere te e la tua gente! Tu stesso sei stato colpito con ciò che hai preparato a noi, nel cieco odio della fede. Questa, io la chiamo: giustizia!”

18. “Quale?”, chiede subito Diadjar. – L’infuriato si spaventa. Non vi aveva affatto badato; non avendo visto la luce, ha inseguito solo la gente di Manahatan credendo di essere ancora sul loro mondo. Considerato che è qualcosa che non può spingere, gli spiriti erigono al barriera, l’orda non lo sa. Essi vedono solo delle figure che sono diverse da quelle degli inseguiti. Anche il colpo col pugno non ha colpito il pellegrino.

19. Gli oscuri guardano come nel vuoto. ‘…giustizia’? Per costoro, una parola che colpisce nel loro mondo, nient’altro! Non sono legati con questa a nessun concetto di onore, e nessuna verità, nessun sentimento. Diadjar ripete la domanda: “Che cos’è, per te: giustizia? Si dice ciò che non si sa? Oppure: si usa così, …da voi?”, fissando negli occhi il primo dell’orda.

20. Costui evita timorosamente lo sguardo di luce. Se ne rende conto, soltanto, non ancora chiaramente, se si tratta di lui e del suo seguito. Alt! …non farti mettere alle strette, questo è qualcosa per bambini, oppure per la cattiva gente di Manahatan. Hhah, chissà come sono stati accolti questi, e hanno trovato delle scuse, …e hanno…

21. Ma da dove provengono i luminosi? Loro hanno esplorato il loro mondo non molto grande, eccetto quel piccolo paese in alto nella montagna dove ci sono degli spiriti cattivi che non si devono avvicinare. E’ possibile che gli strani luminosi sono venuti nelle valli del continente non distrutto? Ah, con costoro la finirà rapidamente. Degli ‘spiriti’ si vincono, quando non si crede nella loro esistenza’. – Perciò il primo dell’orda dice sgarbatamente:

22. “Che t’interessa, cosa intendiamo o sappiamo! La giustizia è solo una parola che non possiede nessuna importanza. Se si vuole misurare tutto secondo il contenuto – diamine – dove arriveremmo? Niente che cose stupide! Pensa quindi quello che vuoi, e lasciaci in pace con le tue domande!”

23. All’improvviso ecco che c’è UR. I pellegrini sono colpiti. Il loro sacerdote esamina di nascosto e constata profondamente impressionato che, con l’Arrivato, c’è qualcosa di particolare. Ma, …che cosa? Ignaro, come cercando l’aiuto, va verso Diadjar. Costui sorride fra sé e sé; i suoi occhi e quelli di Ur parlano il linguaggio segreto, ben noto ai fedeli della Luce.

24. L’orda però pensa: ‘Ancora uno spirito cattivo dal paese del monte, sembra essere il capo. È meglio evitarlo!’. Come su comando, si ritirano. Non arrivano molto lontano; i figli della Stella li circondano e li spingono di nuovo lentamente verso il vecchio posto dove stavano prima.

25. Diadjar dice al primo: “Lascio ‘al più Sublime’ la mia domanda. Se Gli puoi resistere?!”

- “Forse tu?”, schernisce il maligno.

- “No, amico, nemmeno io! Si tratta ancora della giustizia, che tu hai tralasciato. Hai governato sempre duramente il tuo popolo. Ti hanno seguito ciecamente solo i tuoi portatori di verghe, perché altrimenti staresti da solo e sarebbe amaramente pesante per te, se ci avessi incontrato in questo modo, soprattutto il nostro Superiore”.

26. “Noi non abbiamo nulla a che fare con voi!”, brontola il primo, cercando nuovamente di sfuggire all’accerchiamento della Luce. Questo si è chiuso del tutto; nel mezzo si trova l’Alto, Diadjar, i pellegrini e l’orda. A questa sopravviene un terribile orrore, mentre gli altri sentono una delizia così magnificamente meravigliosa, così confortante, come se già…. Ah, no, non sono ancora presso Dio, per questo, non sono ancora maturi, ...pensano.

27. UR si rivolge a Diadjar, come se l’orda non Gl’importasse nulla: “Chi sono questi? Come sono arrivati nel Mio Paese? Come sono saliti sulle Alture del Mio Monte?”. Egli intende la Sua Luce, mentre pensano timorosi che nella fuga fossero erroneamente saliti nel ‘paese degli spiriti cattivi’. Per la salvezza delle loro anime devono rimanere con questa opinione, …temporaneamente. – Indicando loro, Diadjar dà la riposta:

28. “Signore, loro non sanno niente della vera via. Nella follia della persecuzione, si precipitarono dietro alla luce che i pellegrini si son lasciati dietro, quando un altro spirito li ha portati a noi”. Lui parla intenzionalmente così, perché all’orda fa bene nell’anima, di avere questa paura. “Tu vedi il cuore dei pellegrini, la loro fede, quello che hanno subìto sulla via da viandanti. Più ancora, essi si sono attenuti a Manahatan; e Tu sai qual maestoso Nome, spiritualmente, sia chiamato così il nostro Dio per l’alto Onore”.

29. “Esaminerò dopo se hanno mantenuto la vera fede e il servizio nel loro mondo, ma prima, espello l’orda!”. I fedeli conoscono la Compassione, la quale fa cadere ancora qualche povera anima nell’abisso della propria rovina, così, per salvarle. L’orda confusa piange, corre nel Cerchio di luce qua e là, finché UR comanda: “State fermi!”. Un Comando di Dio, …chi se ne può opporre?! Egli Si rivolge al primo che si tiene diritto solo a fatica. Bota arriva per sostenerlo, cosa che il maligno, nella paura, non nota.

30. UR domanda: “Perché perseguiti il Mio sacerdote e la buona schiera che vi ha aiutato sovente?”

- “Non ci hanno fatto nulla di buono, hanno distrutto il nostro paese, per cui, durante la fuga siamo erroneamente arrivati sul tuo monte, che ci vorrai perdonare. Ci cerchiamo un nuovo domicilio, dove …”

- “…dove potete costruire delle case, rubare dei campi, opprimere della gente e, ancora di più! È questa la tua intenzione, ometto?”

31. Costui si scagiona con belle parole: “Noi dobbiamo vivere! Voi spiriti non dovete affaticarvi, non conoscete né lavoro, preoccupazione, malattia o morte. Ma noi, uomini del nostro mondo…? Che ne sai tu?”

- “Più di quello che supponi”, lo rimanda Diadjar. “Il signore degli spiriti – in questo punto hai ragione – anche noi sotto il Suo Governo, sappiamo che cosa si passa nel vostro mondo; ora, nell’intera materia. Non potrai mai commisurare il nostro lavoro, e nell’eternità ancor meno il Lavoro di salvezza del Signore degli spiriti!”

32. “Tutto questo non ci riguarda!”, costui cerca di continuare a sfidare. “Non ho mai notato che vi siete dati da fare per noi. Abbiamo evitato il vostro monte, vi abbiamo lasciato in pace; quindi lasciateci in pace anche voi!”. All’improvviso il sacerdote di Manahatan va verso UR, che in un primo tempo – per via dell’orda – non aveva riconosciuto, e Lo prega:

33. “Tu sei certamente il più sublime Principe degli angeli, perciò porta la nostra richiesta al nostro Dio-Manahatan: ‘Aiuta i poveri che non sanno se sono già morti, che esiste un aldilà, un Dio, una fede. Ciechi nell’anima, saliti dagli abissi, …oh, Signore degli spiriti, come devono arrivare alla conoscenza, se non unicamente tramite Te’?

34. “Dio, persino molto vicino a te lo ha sentito. Aiutiamo noi due, anche se essi non lo riconosceranno subito”.

- “Io, …non, …con Te?”, balbetta quasi il sacerdote. “Ho così tanto da riparare…”.

- “Aspetta come sarai impiegato!”, UR lo conduce davanti all’orda, che sta fittamente insieme. Egli lo dice così amaramente serio, che i maligni si aggrovigliano addirittura:

35. “Apro Io i vostri occhi; e questo sacerdote vi indica che cosa vi è successo”.

- “Egli ha, il paese…”.

- “Sta zitto…”, comanda UR, “…finché non lo permetto Io che tu parli! Anche il diavolo più diabolico può difendersi, se crede di averne il diritto. Ora parla con lui”, UR dà l’indicazione al sacerdote. Questo non è facile, dinanzi a Colui, che lo attira deliziato il suo cuore.

36. “Signore, non io so Chi celi in Te; ma una cosa: Tu devi essere il Signore degli spiriti. Posso afferrare la Tua mano, se devo aiutare i poveri? Mi sembra però come se fosti unicamente Tu, l’Aiutante. Se osservo il superiore della Stella, la sua schiera luminosa, allora mi sembra …”

37. “Lascia stare per ora”. Ur dà la Sua mano destra al sacerdote. Allora entra in lui una Pace, così magnifica, …ah, quando mai hanno sentito questo, loro, la gente di Manahatan? Si avvicinano di molto e guardano beati UR, non sapendo ancora Chi Egli sia, …molto di più, però, che il caro angelo che li ha condotti, …più ancora che il superiore della Stella; molto di più di quello che sperano in timorosa beatitudine. Ma ora il sacerdote dice all’uomo dell’orda:

38. “Seppellisci il tuo odio, e ora, guarda indietro…! – Oh! Io stesso sento timore!”. Si appoggia tremando al fianco di Ur. Tutti vedono il loro mondo, come viene inondato dall’acqua pezzo per pezzo, come ricade una fitta nebbia in modo che ne vedono soltanto ancora una oscura coperta. UR libera i pellegrini dalla paura che è venuta su di loro per via dell’orda. Il mondo…? Sono lieti di averlo dietro a loro. Fortificati da UR, il sacerdote indica la formazione che sprofonda sempre di più e dice:

39. “Vedete, la materia passa, ma noi viviamo nella Custodia del nostro Dio. Anche voi tutti che ci avete perseguitato, siete morti per la materia. Ma la vostra anima vive ciò che Dio dà come Forza vitale ai figli. Se avessimo distrutto il mondo portatore, allora dovremmo essere finiti con esso. Anche voi!”, rifiuta una contraddizione del primo dell’orda.

40. “Per quale rsagione viene sostenuto il materiale? Notate, voglio ammonirvi: riconoscete che siete stati condotti fin qui! Qui potete arrivare alla riflessione, che nel paese del monte non dimorano spiriti cattivi come pensavate. Non esistevano proprio degli spiriti cattivi! Costoro, sono i buoni spiriti-figli della Luce del loro Padre-Creatore, come lo siamo pure noi.

41. Anche voi siete figli Suoi”, pronuncia gentilmente, “oppure, detto piuttosto: lo potete diventare! Dovreste solo migliorare! Dovreste vincere l’odio e la vendetta! Lasciarvi istruire …”.

- “Ma non da te!”, osa intervenire quell’uno.

- Il sacerdote sorride caramente: “No, non da me. Mi lascio volentieri istruire dal superiore della Stella. Il Signore degli spiriti sta ancora molto più in alto, da Quale vogliamo imparare e chiedere a Lui, affinché EGLI ci aiuti. Dipende comunque dal fatto se voi riconoscete la Guida, se volete abbandonare il vostro essere oscuro”. Il sacerdote tende le mani, egli vorrebbe condurre ogni maligno verso l’Alto. “Accettate il mio piccolo aiuto; noi non vi rimproveriamo nulla di quello che ci avete caricato nel mondo. Tutto è passato davanti allo sguardo degli Occhi buoni, con cui il Signore degli spiriti ci ha benedetto”.

43. C’è uno scuotere e un guizzare, l’aiuto è molto forte. Soltanto, …la Parola è vera: ciechi nell’anima, saliti dall’abisso, come potrebbe qui essere accettata, in una volta, la redenzione? Fin dove un’anima è fuggita dal Regno di Luce, così è lontano il suo vicolo di ritorno nella Casa del Padre. Se in ciò il maestoso amore del Giorno appende qualcosa dell’ingiusto alla ‘Croce della Creazione’, …nel dopo, così questo alleggerisce le povere anime, …immeritatamente.

44. Ogni colpa che soverchia la coscienza è da scontare. Ur ha dato a ogni figlio una coscienza: ai fedeli, sulla via da viandante; agli altri, nella loro caduta. Perciò lo ‘scuotimento’ non serve a molto. Ma quello che produce, aiuterà fortemente sulla via del ritorno, …tramite i fedeli per tutti i caduti, una volta.

45. “Non mi catturi”, s’incaparbisce il vecchio. “Se il nostro bel mondo è andato perduto, se per colpa tua, oppure per Manahatan, non m’importa proprio. Tu sei il mio nemico! Costui…”, il carico diventa oppresso, “…non m’interessa per nulla! Lui non mi è, né nemico né amico!”

46. Lo dice la paura. Nessun essere, per quanto oscuro, è in grado di stare dinanzi a UR senza che la Sua Luce lo riguardi. La Sua santa Compassione conosce in tutte le sue Opere per il Resto del Giorno dell’Amore, soltanto ‘SALVEZZA’! Perciò UR dice severamente per l’orda:

47. “Non vi siete mai occupati di Me! Ma Io Mi sono occupato di voi, altrimenti sareste svaniti, insieme al vostro mondo. Vi attende un posto; solo là vi accorgerete che tutto ciò che volete afferrare, si dissolve, come Io ho lasciato dissolvere il piccolo mondo, e altri.

48. Voi arrivate a Casa come ultimi. Dato che voi avete tormentato i figli di Dio, ora tormenterete voi stessi! Voi avete oppresso uomini, vi opprimerà la coscienza! Avete derubato i più poveri, ora vi verrà preso ciò che possedete ancora! Dovete dimorare nel deserto, finché il primo sospiro – libero – da voi, raggiunge il Mio orecchio!

49. La Mia Grazia può anzi aiutare: ‘…pronunciare una ‘giaculatoria’ ancor prima della chiusura della Porta’. L’ammonimento vi renda liberi da ciò con cui vi siete aggravati!”. – Arriva un angelo-guida, ha coperto il suo splendore. Sarebbe ancora troppo chiaro per le anime, a meno ché venissero portati sulla via del ritorno tramite una ‘costrizione di Luce’. Tuttavia:

al Potere costringente dell’Amore sacrificante di Dio

nessuna anima ne sfugge; soltanto, non opera come costrizione, altrimenti quella grande Ferita della Creazione non guarirebbe mai. Solo …il maestoso Lustrum,

il Sacrificio di Dio

opera nel ‘Compiuto’! Questo, per tutti, è: la Redenzione!!

[indice]

 

 

 

Cap. 10

La Mano del Diritto e le Dita della Compassione

La gente credente in Manahatan guidata dal sacerdote è al cospetto di Dio – Ancora due anime presentano le loro colpe – Tutta la comunità è affidata all’angelo Orytham che li istruirà su Hagarma – un accenno al ritorno della prima figlia, per la conclusione del Giorno dell’Amore e l’inizio del Giorno di festa

 

1. “Venite!”. Il sacerdote di Manahatan fa cenno ai suoi. “Noi non siamo degni di soffermarci dinanzi all’Alto. Ho pensato: se fosse Manahatan, essendoSi celato, non L’ho potuto riconoscere. Ma se questo è un errore…? Sento piuttosto una beatitudine”.

- Un’anima di donna interrompe: “Caro sacerdote, tu lo sai, ti abbiamo sempre seguito volentieri; in nessuno abbiamo trovato la parola di Dio così vera e pura che dalla tua bocca”.

- “Per quanto ci è possibile nella materia”, intreccia qualcuno.

2. “Questo non diminuisce la sua Verità”, dice la donna. “L’autentica Verità la si impara solo nell’aldilà. Se ora è venuto Dio, dapprima per la gioia dei Suoi figli della Stella, così anche certamente per il nostro bene. Se inoltre Egli non ha distrutto i nemici, li ha fatti guidare tramite un angelo, …come non dovrebbe benedirci nel Suo Amore, degnarci di essere presso di Lui?

3. Tu hai insegnato: ‘Non esiste nessun luogo dove potersi salvare da Manahatan’. Noi questo lo prendiamo a cuore e ci affidiamo al Suo Amore. EGLI ci conduce ulteriormente, quando per noi è necessario, oppure finché non abbiamo bisogno di andare via da Lui”.

4. “Sorella…”, profondamente commosso, “…sei diventata sacerdotessa! Mettiamo questo come richiesta a Dio, nelle Sue Mani”. Ecco che risuona meravigliosamente, …oh, come echeggia la voce attraverso tutto lo spazio di Stelle, e oltre, lontano. Chi può contare le sue ‘vie’, che essa prende attraverso il Cosmo di Luce? Chi può sentire il suo eco, che nella materia diventa una Chiamata di benedizione?

5. «Venite qui, voi viandanti! Io sono la Verità! Io vi libero da ogni carico! Io esamino certamente la via del mondo, allora si mostra quale posto vi siete conquistati»”. Diadjar si mette alla destra di Dio, Olyanda alla Sua sinistra, mentre i ritornati a Casa s’inginocchiano.

6. Il sacerdote dice: “Oh, Manahatan, Dio e Padre eternamente! Guarda giù a noi nella Tua clemenza, a giacere dinanzi a Te con qualche peso. In retrospezione vedo quello che ho commesso oppure quello che ho mancato di eseguire, l’uno che non era necessario, l’altro nella mancanza. O mio Signore, perdonami tutti i peccati, i miei errori, copri la mia imperfezione con la Tua Bontà!

7. Ti prego, per i miei cari che Tu mi hai dato. Non per sgravarmi dico: solo una pecorella è andata perduta. L’ho cercata a lungo; quando l’ho ritrovata, era molto rovinata. Ho pianto amaramente. Sei venuto da me in sogno e hai detto: ‘Figlio Mio, per Me non esiste via che Io non possa percorrere per riportare a Casa l’anima più povera. E porto a Casa Io, la tua pecorella perduta!’.

8. Allora ho pianto di nuovo. Erano delle lacrime di gioia che hanno bagnato il giaciglio. Ti abbiamo ringraziato insieme per il meraviglioso conforto, ci siamo sentiti sgravati. Oh, – questa era solo la Tua Guida, unicamente la Tua Grazia! Sarebbe sbagliato mettere la vicissitudine nella bilancia della Giustizia, per …”

9. Ur domanda a Olyanda e a Diadjar: “Vogliamo esaminare ancora di più dalla sua vita, oppure ci sono ancora altri che hanno qualcosa da confessare?”

- Olyanda chiede: “Caro Padre-Ur, qui c’è da coprire quello che cade dalla via difficile”.

- E Diadjar dice: “Per alcuni c’è qualcosa da pareggiare, altrimenti l’alta beatitudine non si può godere completamente. Soltanto, qui, là e altrove”, indicandone alcuni, “costoro dovrebbero rendere conto per se stessi. Dovrebbero guardare indietro nel vero dispiacere e pentimento, come lo ha fatto il sacerdote, per cui moltissimo decade per lui.

10. Anche Uraniel[16] nell’epoca antecedente al tempo di Redenzione, ha preso su di sé i peccati di Israele, a lui affidato, come se fosse stato lui stesso. Qui ce ne sono alcuni che ora molto volentieri lasciano stare il sacerdote dinanzi a Te, con il parere: ‘Se a lui è stato dato, allora anche a noi! Lui ci rappresenta dinanzi a Manahatan!’. Questo non è molto bene per dei figli ritornati a Casa.

11. Padre-Ur, Tu hai indicato, che lui”, Diadjar intende il sacerdote, “resta la guida della comunità. Se alcuni tra la sua schiera non si recano nel santo Giudizio, allora vanno altrove, dove devono imparare a piegarsi dinanzi a Te, …per via della loro stessa colpa”.

12. “Questo è giusto!”. UR mette le Sue mani sul capo di Olyanda e Diadjar, e si rivolge gentilmente al sacerdote: “Alzati, figlio Mio! Ti sei chinato in riverenza e umiltà. Hai steso dinanzi a Me la tua cosa più segreta, di cui credevi che sarebbe male davanti agli occhi di Manahatan, amato da te.

13. Certo, …hai certamente ragione; ma guarda: chi fa conto solo sulla Compassione, che questa cancelli semplicemente tutto”, UR guarda le anime che intendeva Diadjar, “costui non è puro! Il Mio Giudizio non è ‘condannare’, la Mia resa dei Conti non si chiama ‘essere perduto’! Vedete come il Mio angelo guida i vostri nemici, affinché diventino dei figli che hanno ritrovato la Casa! Certamente la severa educazione per loro è amaramente pesante; ma salubre, come l’unguento di un medico che purifica e, …guarisce!

14. Non così finora per te e per la tua schiera. Sulla vostra prossima via, tutti i ‘piccoli mali del mondo’ saranno da pagare”, UR sorride in modo così buono che la comunità si sente deliziata; “voi siete tuttavia una cara Parte di popolo dei Miei figli! Certo, devo chiamare alcuni dalla fila ed esaminare molto, se anch’essi sono da guardare con i Miei Occhi di Grazia”.

15. UR fa cenno a Bota, il capo assistente per necessità esteriori, che può provvedere per l’esteriore dei ritornati a Casa. Egli li va a prendere, per i quali non esiste nessun nascondiglio, nessun «o monti cadete su di noi, colline copriteci» [Luca 23, 30]. Per la buona testimonianza della comunità sono solo tre uomini e due donne che seguono Bota con vergogna e timore. Egli li conduce dinanzi a UR.

16. Chi può descrivere l’espressione degli Occhi scuri soavi? C’è da dire soltanto: il loro calore è coperto, ma non nascosto; il loro Raggio diminuito, ma non da poco. Così anche la voce di Ur, che proviene dalla profondità della Sua maestosa Fonte, il luogo di Luce protetto. Egli leva in alto una bilancia. Quando i separati la vedono, il loro pensare è cancellato, eccetto una cosa: ‘Noi stessi dobbiamo rendere conto!’.

17. Una donna comincia a singhiozzare: “Signore, Manahatan, oh, perdona! Non ho curato bene delle persone anziane affidatemi dal sacerdote, come se lo si aspettava da me. Ho pensato in modo mondano: ‘Sono gente vecchia, che non vogliono convertirsi a Dio. Solo, mondanamente non sono proprio cattivi’. Allora ho creduto che si sarebbero scossi se avessi fatto sentire loro che non facevano parte di noi.

18. Mi sentivo però oppressa, quando ancora mi ringraziavano, persino quando ricevevano soltanto poco. Non si sono neanche mai lamentati, non una volta dai sacerdoti. Ma ora, …oh, …Manahatan, come sono contenta che ora posso confessare la mia colpa dinanzi a Te!”. La donna piange ancora più forte, le sue lacrime cadono sui piedi di Ur. Olyanda la alza a la consola gentilmente:

19. “Questa era la tua azione più grave. Ora che la confessi, la colpa principale è pagata. Guarda in su!”. Tremando, in attesa che il suo sacerdote la scacciasse – lui non lo sapeva – lei vede come UR mette i peccati in una coppa della Sua Bilancia, le lacrime nell’altra e – oh, alta Grazia: le due coppe indicano un peso. Quindi il pentimento era autentico.

20. Allora tutti i separati annunciano volontariamente quello che avevano sbagliato nel loro mondo. Mediante l’insegnamento del sacerdote sapevano se e come avevano fatto del male, ma lo consideravano come ‘non molto importante pensando che ciò che è mondano non potesse mai essere eliminato totalmente. Uno degli uomini supplica particolarmente:

21. “Signore, perdona! Ero ricco e sono stato molto onorato perché davo alla comunità, arraffando qualcosa da quelli che deridevano noi e Te: (questa) è la mia colpa più pesante. Come devo ridare ai danneggiati qualcosa che nell’aldilà non esiste? Mi preme di chiedere: Manahatan, aiutami nella riparazione su una via di Grazia che Tu mi vorrai mostrare. Metto i miei peccati nella Tua santa redenzione e tutte le mie infrazioni nella Tua buona Mano di Padre”.

22. “Nella Mano della resa dei Conti oppure nelle Dita dell’eterna Compassione?”. Chiesto in modo così severo, colpisce quelli che sono ritornati dalla materia. ‘Si scelga la cosa migliore’, se lo augura il sacerdote. Ma l’anima ne deve attingere. Il corpo è ancora profondamente chino, ma come a metà redento, sente già la liberazione che scorre dalla santa Compassione. Allora l’uomo guarda in alto, negli Occhi del suo Dio e dice saldamente:

23. “Metto tutti i miei errori nelle Mani della giusta resa dei Conti, perché non sono ancora degno della Compassione. Ma Tu, santo buon Manahatan, aiutami a ciò mediante la Tua Bontà”. Nuovamente passa un chiaro Splendore sulla bella Stella della speranza di Dio. Dallo Sguardo scuro, soave, di UR, irrompe come un Sole che inonda tutto in modo dorato.

24. Ed Egli dice: “Anche tu, figlio Mio, alzati!”. Indica con un gesto di benedizione agli ultimi che stanno dinanzi a Lui, in ginocchio, pentendosi. “Voglio aiutarvi per la Compassione, per il maestoso Diritto di riparare ciò che deve essere pagato. Perché dove rimangono dei pesi, se riconosciuti, negati oppure no, non esiste nessuna Beatitudine della Sera, che i Miei fedeli figli stanno aspettando.

25. Loro sanno che cosa significhi il suono della campana, che la materia passa, che Io ho creato solo per via della caduta. – Uno dei Miei grandi vi deve guidare. E’ Orytam[17], e avviene per la prima figlia che ora, presto[18], giungerà a quella Porta che conduce nella Parte più interiore del Regno. Inteso così:

26. La figlia, come voi, è già nella Casa del Padre, soltanto, non ancora nel più Interiore. Dapprima deve essere passata l’Esteriorità della Creazione. Quando suonerà la Campana della Sera, con cui tutti i figli saranno accompagnati a suon di Campana nel Mio Io-Ur, allora riposeranno nella Mia maestosa Notte, nella quale Io concluderò il Mio Giorno dell’Amore e leverò l’Aurora dalla Fonte della Mezzanotte del Giorno di Festa.

27. Fino ad allora avverrà ancora molto, per la crescente gioia dei fedeli, per gli altri come ultimo aiuto, che Io ho preparato per loro, …dalla Mano del Diritto, della resa dei Conti, …dalla santa Redenzione! Perché tu”, UR mette una Mano sull’uomo che piange di tanta delizia, “hai levato da te una buona parola, perciò ti aiuti Orytam a riparare i tuoi errori”.

28. Spontaneamente – e quanto volentieri UR concede questo – Egli viene interrotto: “Manahatan, dà a tutti questa possibilità. Fra di noi non c’è nessuno che non abbia di nuovo qualcosa da riparare”, il sacerdote s’inginocchia nuovamente.

- UR lo alza e dice: “In quasi tutti, i piccoli errori sono già stati cancellati; questi, quindi, non devono andare nel luogo della riparazione. Dopo questo tempo la comunità ti sarà nuovamente affidata”.

29. “Signore, fa guidare tutti noi dal grande spirito di Luce. Non è possibile che i migliori possano aiutare gli altri? Sulla via abbiamo portato insieme ogni peso, per quanto bene potevamo, condiviso ogni beatitudine che il Tuo insegnamento consacrato ci ha dato. Perché Tu hai insegnato anche questo:

‘Uno porti il carico dell’altro!’    [Gal.6, 2]

30. Di nuovo cade lo splendore d’oro di Ur sui figli, quando dice in modo buono: “Così, sia come voi volete! Il luogo non è facile; poiché, come vi hanno seguito i vostri nemici, così ne incontrerete degli altri a cui avete causato del danno, anche se solo materialmente. Queste anime saranno condotte lì. Non è il loro luogo dove devono sperimentare la loro purificazione, ma Orytam vi istruirà che potete tollerarli per un po’ in mezzo a voi come se foste nella materia, dove avete percorso la via d’aiuto”.

31. “La via d’aiuto?”, chiede la donna pentita. “Oh, Manahatan, non abbiamo potuto aiutare molto. Chi e in che cosa? Spiegacelo”.

- “Lo farà Orytam, così man mano”. UR sorride di nuovo. Questo fa parte della riparazione, solamente, la comunità non deve ancora saperlo. I figli della Stella si rallegrano e si occupano con ogni singolo della schiera che hanno imparato ad amare.

32. Nel frattempo arriva una Luce che può splendere in modo particolare. “Questo è Orytam”, sussurra uno all’altro.

- Ognuno guarda estasiato l’angelo, come si china dinanzi ad UR, saluta la gente della stella ed indica la comunità: “Sono questi che Tu mi hai affidato nel Santuario?”, chiede al suo altamente amato UR, e tende alla Sua Mano come con un amico. ‘Ah, così magnifico sarà una volta, quando anche noi…’.

33. “Sì”, conferma UR. “L’Hagarma sia il loro luogo, ed insegni loro l’ultima Sapienza dalla Luce. Aiuta loro quando gli altri si comportano in modo cattivo. Certamente ci sono delle cose da estinguere, però Mi erano dei figli fedeli, su questa, prima della loro via nel mondo, e ora nuovamente. Ogni figlio deve avere una moneta di salario giornaliero. Come sai, Io stesso la pago quando entreranno con perfetti abiti nel Santuario”.

34. Diadjar abbraccia Orytam e dice: “Ci rallegriamo con te; hai assunto una buona assistenza. Avevamo chiesto a UR ciò che non era necessario: di inviarci una volta dei più ‘facili’. Ora sono venuti, avendo percorso la cara via del dovere in un mondo superiore; ma i loro carichi non erano minori a quelle che su quel mondo più povero, nella Luce, presso il Padre, si chiama pure: Terra!”

35. [Orytam]: “Il tuo ‘non necessario’ era ben giusto, e anche se il Padre sa tutto, ci lascia percorrere il vicolo della libertà, e in più ci dona ancora la Sua Bontà; noi possiamo comunque chiedere, ed Egli ci dà, in modo, come se Lui lo considerasse prima. Questa è la beatitudine più bella: essere totalmente sepolti nel Suo Amore! Un tempo dopo l’altro, venendo dal Tempo-Ur, noi lo sperimentiamo come nuovo”.

36. Dice Diadjar: “Ur ha parlato dell’Aurora nel successivo Giorno di Creazione, che attendiamo benedetti con gioia e ci possiamo preparare. Oh, ogni tempo del Giorno, ogni singola vicissitudine è come un’Aurora, sempre come nuova, in cui si trovano la gioia e il progresso!”. Lui parla così con Orytam per via della comunità, come se il Padre lo dovesse sentire solo più tardi.

37. “Così come il Padre dà questo, in più, così noi della Stella della speranza vorremmo ringraziare di più. Sovente è come se il mio cuore, il mio interiore diventasse troppo stretto, m’inonda, e non so come devo ringraziare il Padre mio. Guardiano, fallo tu per noi! Tu vedi come in noi arde e brucia, e come noi – purtroppo – sappiamo ancora così poco trasmetterlo al Padre nostro”.

Quale seria richiesta! E Orytam risponde seriamente: “Aspetta, caro fratello, il Padre stesso ti darà la risposta. Ora me ne vado con la comunità. – Raccoglietevi!”, dice al sacerdote. – Ci si avvicina l’uno all’altro, gli occhi di tutti pendono ancora una volta a UR, che loro chiamano ‘Manahatan’. Orytam mostra un sorriso delicato.

39. Egli precede un tratto, poi gira e conduce la comunità oltre, da UR. Ognuno viene benedetto. Un silenzioso giubilo, e il Cosmo di Luce l’accoglie. Diventa ‘la Chiamata’ che colpisce l’ultimissimo angolo della materia. Loro se ne vanno su vie orlate di Luce, come dei sognatori.

[indice]

 

 

 Cap. 11

Il migliore rapporto con Ur – Il Tesoro del Creatore

Dopo il lavoro, l’insegnamento del Padre  – Sul comportamento dei figli della Stella verso i recuperati e verso il Padre – Sul motivo della caduta e sull’aiuto di Orytam, che arriva, ma loro dimenticano il Padre presente – Una parola dal guardiano di luce – L’Onnipotenza è infallibile, ed è dell’UNO – Sui non caduti, come Uraniel – Sull’Atto di redenzione – Accenni alla successiva missione – L’angelo resta

 

1. La gente della Stella si schiera intorno a UR. Certuni pensano che sia meno di ‘un uomo’. Soltanto: …che cosa è reso da lui così povero nel mondo? Che cosa – viandante uomo – sei diventato nella tua grossolana arroganza, nella brama di tanti mali? Sei così spietato contro di te, perché non esigi la pretesa della sublime Grazia di Dio per te e per altri, coloro che abitano là, di cui DIO, come Salvatore, ha detto:

«Nella Casa del Padre ci sono molte dimore!»

2. Vuole ancora domandare, un cristiano che si considera credente, dov’è questo? Vuol rinnegare la Parola di Dio? Ciò che lui non può afferrare e trattenere con le sue povere dita, su ciò scuote le sue spalle: ‘Non lo so!’. Oh, cristiano, con questo copri i tuoi propri pensieri, che provengono pure dalla coscienza. Forse perdi la tua dimora nel Cielo, almeno per un lungo tempo, se non arrivi all’autenticità della fede! –

3. Riccamente sono benedetti quelli della ‘Stella della speranza’, come in altre regioni incalcolabili, per gli uomini, che sono il meraviglioso Empireo. Così, nobilmente come s’inchinano dinanzi a UR, esprimono il loro amore e la loro gratitudine; anche i più credenti dei credenti devono dapprima imparare – nell’aldilà – quando per loro è passato il mondo, imparare dalla ‘Chiamata dall’Universo’, che l’Amore sacrificante di Dio ha inviato nel tempo della fine del mondo. –

4. “Voi siete lieti”, dice gentilmente UR, “perché avete ottenuti dei più facili. Che con il loro seguito non sia stato facile, ve ne siete accorti. ‘Ci vorrebbe un angelo forte, che facesse fuggire i cosiddetti, nemici’, …hanno pensato alcuni di voi”. Gli indicati abbassano gli occhi.

5. “Non è necessario vergognarvi; in un certo senso avete persino ragione. Loro si sentivano battuti perché non vedevano il Mio angelo, non sentivano la Forza che li ha spinti nel loro angolo. Non crediate che tali ‘angoli’ non siano dei posti di Grazia. Sono i più costosi, perché là, la Mia Grazia costa cara; la stessa agisce, ma non viene accettata – in parte ancora per lungo tempo. Dal Mio Insegnamento riconoscerete il senso, per quanto ne manchi ancora un’ultima cosa. In genere, nella buona profondità, lo conoscete”.

6. UR dice a Diadjar: “Hai dato a Orytam l’incarico di portare a Me il vostro amore e la gratitudine. Lui si sforza di porre tutto sul santo Focolare, proprio davanti”. Un Sorriso indescrivibilmente amabile passa sul volto del Signore. “Chi ha provveduto ad altro ancora nel servizio del Santuario, ha aggiunto ancora qualcosa. Io ho accettato e conservato tutto.

7. Ora la domanda: ‘Non potevate portarmeli voi stessi, affinché Io guardassi ciò che è maturo per le Mie mani?’. Tra i fedeli che dalla loro via di sacrificio Mi hanno consegnato certe parti del riportato a Casa, non han bisogno di nessun portatore intermedio! Dei buoni figli possono sempre venire a Me, che non significa che Io non venga anche da loro.

8. Diversa è la faccenda con le pecore grigie e nere. Là Io vengo nel loro inferno, per liberarli, …previsto dal primo passo della Redenzione fondamentale, prima che fosse necessario per il Giorno dell’Amore. Fu il Mio primo Passo, quando ho preso la Fiamma dalla Mia quarta Fiaccola, spingendo con ciò gli smarriti nell’abisso, scelto da loro stessi. Nulla fu per Me più sacro che questo primo Passo, per ciò che è amaramente povero! !

9. Vi siete sempre chinati dinanzi a questa Santità, domandandoMi qualche volta dove cominciavano la Mia Longanimità e Pazienza, e se una volta avranno anche una fine. Questa domanda, salita dalla fiamma dell’ardore dei vostri cuori, come da ogni figlio fedele, penetrò un tale fumo di sacrificio nell’Altura della Mia Luce, aiutando a costruire per i poveri qualche piolo sulla Scala del ritrovamento della Casa. Ve l’ho segnato bene nel Libro della Creazione.

10. Diadjar, parla: a chi vuoi dare la fiamma, se non a Me? Non vi ero celato, come lo ero alle povere anime, come dapprima anche alla comunità? Voi poteste conservare ciò che era la Mia Gioia. Vedete come apro le Mie mani, come sono per ognuno di voi, UR, il PADRE, e ancora di più, il TUTTO, di ciò che possiede

la Mia santa Essenza-Ur!”

11. Queste parole, …sono un rimprovero per il popolo della Stella? …oppure? – Tutti s’inginocchiano, ma ognuno guarda in alto. Perché non si trattava solamente della Parola che era stata pronunciata, no! …della voce, del suono, …della lingua del Padre! Con ciò su di essi è venuta una grande partecipazione di gioia. Ma proprio così, giustissimamente come UR aveva parlato, come ha posto le Sue serie Domande, proprio così è giusto per i figli ciò che Diadjar sa rispondere.

12. “Amatissimo Padre-Ur, il nostro Uno e, nostro Tutto! Con la gioia che Tu ci ha dato, và di pari passo la richiesta: perdona se non mi sono sempre rivolto a Te per darTi ciò che Tu hai sempre dato per Primo: le facoltà di amarTi, di riconoscere, e in più: tutto il maestoso Celestiale con cui benedici tutti i Tuoi figli! Un errore! Ma, se lo posso chiamare così”, anche Diadjar sorride amorevolmente, “…era uno che ha persino valore nella Tua Luce.

13. Tu lo sai, meglio di come lo possa testimoniare la mia bocca: non solo unicamente per Te doveva essere la Gioia particolare, che abbiamo fatto portare i nostri doni tramite il Tuo grande guardiano; doveva essere anche per Orytam il dono di amicizia. Lui, venuto per la nostra gioia, come hai visto. E che era per la sua gioia, ce l’hai dimostrato; hai considerato così paternamente, quando hai menzionato dove il Tuo primo guardiano ha deposto il nostro piccolo dono di ringraziamento. Accettalo ora ancora in modo particolare. Oh, quanto magnificamente ci hai rivelato:

‘Vedete, come Io apro le Mie Mani, come sono per ognuno di voi

UR, il PADRE, e ancora di più, il TUTTO,

di ciò che possiede la Mia santa Essenza-Ur’.

Questo non sia mai dimenticato. Per noi, sono anche i pioli della Scala del Cielo; poiché le beatitudini preparate ai Tuoi figli, appunto, non cessano mai nell’eternità!

14. Proprio per questo sarebbe ancora da ricordare l’essenziale, perché sei di nuovo venuto visibilmente. Così vogliamo fare il successivo passo verso il nostro ulteriore perfezionamento con il Tuo aiuto e, guidati dalla Tua buona mano, affinché possiamo adagiare nella potente perfezione, che Tu solo possiedi, la nostra perfezione di figli per il Giorno d’Amore della Creazione, di essere accompagnati a ‘suon di campane’ in questa alta Meta, come Tu hai annunciato.

15. Non avremmo dovuto chiedere (delle anime) più facili. Costoro trovano da sé la via, come i ‘figli di Manahatan. Essi hanno potuto attingere dal Tuo insondabile Libro dei nomi di UR, l’alto nome MANAHATAN; lo hanno conservato così fedelmente! Ora Tu ci vuoi ancora mandare delle anime fino all’ultimo servizio della Sera, allora fa che siano dei poveri trovatelli per la Casa, oppure dei credenti imperfetti, perché i figli che ritornano a Casa trovino la loro strada, redenti da ogni peso mondano, camminando verso Casa, dalla materia, nella Casa del Padre di tutti noi”.

16. “Voglio discutere con te di ciò che hai da dirMi. Non inteso così”, respinge Dio, “non potresti dire nulla a ME. Esamina se Io non lo vedo comunque, meglio di come è salito dal tuo cuore”.

- “Sì”, giubila Diadjar, “perché siamo Tuoi figli. Ora parla Tu, amatissimo Padre-Ur, affinché conserviamo la Tua parola”. I figli della Stella s’intonano gioiosamente e si accampano intorno a UR, il Quale – come quasi sempre – siede su una pietra bianca.

17. “Hai chiesto perdono, perché hai consegnato il ringraziamento e l’amore al Mio guardiano, invece di aspettare finché la comunità – che non ha ancora la Mia più alta Rivelazione, e che dovrebbe dapprima percorrere il suo vicolo – porti poi entrambi e te stesso a Me. Vedremo se c’è qualcosa, o tutto, da perdonare.

18. Dove i cuori puri divampano in Alto, lo spirito s’inchina solennemente. Non dovete preoccuparvi, e Io non devo esaminare se e che cosa dev’essere perdonato. Ho avuto una grande Gioia perché avete affidato a un guardiano la grande Gioia dei doni riservati a Me, e non è per nulla per caso che Io ho chiamato costui. Dapprima è avvenuto per voi; solo in seconda linea il suo impiego era per la comunità e la povera schiera.

19. Con ciò il primo punto è chiarito. – Voi sospirate, benché la precedente oppressione non era necessaria. Tuttavia, …anche questo fa parte della beatitudine! Se nella Luce non aveste nessun moto dell’animo, l’ultimo impiantatovi come un Dono della Mia Eternità, sareste veramente più poveri di quello che sono le anime catturate nella materia nel regno delle proprie percezioni quasi sempre basse.

20. Il sentimento è uno dei regali più costosi che ho assegnato nel Testamento del popolo dei figli. Dato che questo valse primariamente solo nella Luce, allora è da ricordare che persino il ‘sospiro di sollievo’, un pensare cosciente di sgravio, sono dei Beni del Cielo, che sono soltanto da prestare alla materia, e laggiù non devono essere per nulla valutati come proprietà, sebbene anche agli incarnati serva di grande benedizione.

21. La gioia riservata a Orytam lo spinge di nuovo qui. Ha portato i non buoni nel loro angolo, davanti al quale si trova un altro aiutante d’assistenza, finché si lasciano guidare in alto. Guardate…”, UR indica la via di un Sole, “…lui arriva con la velocità delle ali della Luce, e gli potete preparare un benvenuto, che è anche per il Mio Compiacimento”.

22. Corrono incontro a Orytam giubilando. Chi vede il Volto gentile di Dio, l’Amore, di cui una minima parte sa rendere felice eternamente l’intero popolo di Luce? Sovente Egli copre il Raggio che esce dai Suoi Occhi, ha sovente diminuito la Parola, scambiato le magnificenze dei Suoi abiti, affinché tutti i Suoi figli potessero stare così beati presso di Lui.

23. Questo è attinto dalla Fonte della Mezzanotte, da cui scorrono i grandi torrenti per le Opere, i più piccoli per ogni figlio; e tutto è stato soppesato sulla Bilancia dell’Ordine. E’ giustificato che si saluti Orytam come superiore, mentre l’amore della Luce, raramente percepito nel mondo, giunge qui al pieno diritto.

24. Lui riferisce che il povero gregge si è portato qualcosa con sé, anche se debolmente riconosciuto. Alcuni si sarebbero voltati sovente. “Per me è un buon segno”, loda il guardiano, “pure per le anime. I più duri sono già stati pungolati, e l’aiutante aggiunge anche il suo. Con la Grazia del Padre arriviamo a Casa per la beatitudine della Sera. Voi avete diligentemente aiutato; per questo il Padre è entrato da voi, …in anticipo con la Sua Benedizione.

25. Ma dov’è Lui?”, fa stupito Orytam. “La mia venuta era certamente per voi, ma dapprima per Lui. E perché è già di nuovo andato via?”. Le domande devono essere dette; da ciò si crea un bel Raggio anticipato per la vicina conclusione del Giorno. Poiché, più chiaramente si mostra già il rosso della Sera, per questo, nella profondità della materia l’oscurità diventa ancora più scura, per di più, tutto vale per l’intero popolo, non importa se dei singoli gruppi hanno la loro particolare vicissitudine.

26. Diadjar aveva ragione. Questo è un buon piolo della scala, non solo sporgendo nel Cielo, bensì li guida fino al Trono di Grazia di Dio all’interno della Regione del Regno. Allo stesso modo lo spavento che cade sui più anziani della Stella. Questo non è un errore, è soltanto la domanda in se stessa; ‘Perché abbiamo lasciato il Padre da solo sulla pietra bianca, mentre pensammo solo alla gioia, che è venuta però solo dalle Sue mani di Donatore?’. Oh…, oh…”

27. Diadjar con Orytam ritorna correndo rapidamente. Ambedue sono responsabili per tutti. Loro avrebbero… – Arrivati presso UR, s’inginocchiano, posano la loro fronte nel grembo del Padre, e attendono finché Egli li tocchi. Che le Sue care mani volteggino benedicendo sopra di loro, lo sentono, ma per via della ‘manchevolezza’, come loro credono, essi non guardano ancora in alto. Anche il Padre attende.

28. Sovente è meglio che i figli si rivolgano al Padre, perché Egli non cammina mai davanti a loro, nemmeno quando rimanda da Sé uno di loro, oppure vela la Sua Contemplazione. Egli non ha mai celato la Sua santa Essenza-Ur, aperta, oppure anche coperta. Deve essere un esempio per tutti gli ultimi, che essi, dopo la loro lunga via resa dura da loro stessi, trovino quella per la Patria. Perché anche i più distanti dalla caduta hanno ricevuto qualcosa dall’eterna Misericordia di UR: la nostalgia, …di ritornare nella Casa del Padre!

29. La possiede persino l’uomo. Dalla lontananza egli è di nuovo attirato nella Patria, eccetto quelli che sono legati dai doveri. Così servono il paese straniero, come i figli della Luce servono la materia. Ma chi sopprime la nostalgia, è difficile che riveda la Patria prima della sua morte, che significa: aggrapparsi al loro paese straniero, come il caduto alla materia. Il loro vicolo nell’aldilà è sovente amaramente pesante, ma non invano! –

30. Un’Immagine che si riflette in Olyanda e Diadjar. – Guardando negli Occhi di UR, fa loro rimanere inespresse le parole: ‘Signore, perdona, che Ti abbiamo lasciato solo, …come allora i Tuoi discepoli, quando nel mondo eri il SALVATORE!’. Le mani di UR sono come Parole; meraviglioso è il Gesto con cui abbraccia fortemente i due figli. Parole di Luce, che le labbra non hanno bisogno di formare, passano avanti e indietro.

31. Quando arrivano gli altri, il guardiano dice: “Questa era una parabola, Padre-Ur! Ti sei rivelato nella Parola e nella Contemplazione. La vita materiale che non viene scusata, ci ha respinto sovente da Te, che non sempre Ti abbiamo pensato. Le faccende del mondo ci ha – ah, quante volte – fatto dimenticare che passa, che unicamente lo SPIRITUALE rimane sussistente. In particolare, in collegamento con il Padre-Ur!

32. Ma come i primi sono accorsi rapidamente a Te, così lo spirito ci ha di nuovo spinti verso Casa sulla via da viandante, non solo nella fede, nella preghiera, nel servizio, no! – Noi potemmo ritornare a Casa nella vera, alta Realtà. E Tu, oh, UR, Tu attendi in ogni tempo ognuno dei Tuoi figli! Il Tuo attendere però è la Tua Via, la Corsia della Salvezza, sulla quale Tu ci vieni incontro.

33. Ti trovi in mezzo alla Tua Corsia; e benché Tu sai dove si trovi un figlio, Tu osservi comunque, come e dove lui fa i suoi piccoli passi. Rimane non spiegato ciò che beatifica in modo sublime, come questo si svolge nel Tuo maestoso Essere:

‘Attendere e arrivare nello stesso tempo;

il celare, il rivelarSi;

lo stare tranquilli è il Tuo eterno vero Linguaggio!

Ora lo so, riguarda anche i Tuoi Fondamenti: la Potenza della polarità sta ferma e agisce, le Leggi della Tua Volontà di Dominio e la Libertà, affidataci dalla Tua Volontà. UR, o Padre-Ur, …quanto ci rendi ultra beati!”

34. L’ATMA soffia sui figli. Sono inginocchiati e si sollevano. Anche una doppia faccenda che la materia conosce così raramente, qui la maestosa UNIFORMITA’: UR, l’Uno, l’Eterno-Santo, l’Eterno-Unico e Verace! Il Suo Raggio colpisce tutti i campi di Luce come un imponente grande Passo verso la Beatitudine della Sera. Giubilando, con e senza parole, il ringraziamento cade nella Mano di Dio. Lui conduce i figli nel bosco più bello. LUI discute personalmente ancora l’ultima cosa del discorso di Diadjar, e conclude con una buona Parola.

35. “L’Insegnamento è per ognuno, sebbene viene prima regolata la faccenda di Diadjar, il cui perdono è già avvenuto. A voi succede dalla Profondità del Mio Cuore. Ma Io non perdono così, che tutto sia semplicemente cancellato. E il distacco dai peccati, da una colpa, non avviene per nessuna ragione solo per via della caduta. Il nostro guardiano può comprenderlo molto bene, però alcuni hanno bisogno della spiegazione, a una silenziosa domanda, quanto sia possibile da perdonare qualcosa, se non ci fosse stata nessuna caduta. Così, ascoltate dunque:

36. Noi riteniamo che se nessun figlio avesse abbandonato la Luce, di conseguenza non esisterebbe nemmeno nessun peccato e nessuna materia, non ci sarebbero altri che nati nella Luce, per cui non sarebbe stato necessario nessun perdono, soprattutto nessuna riparazione dei figli e…”, dopo un breve intervallo pronunciato seriamente, “…nessun Sacrificio di Redenzione da Parte Mia. Tutto sarebbe buono e bello. Eternamente sarebbero stati esclusi dei cambiamenti. Se questo avrebbe condotto a delle Beatitudini provenienti solo da accrescimenti di Vita, voi lo negate, senza sapere ancora quante Vie di Creazione Io ho preparato ai Miei figli!

37. In Verità, allora Io non sarei un Creatore, ancor meno un Padre, se Io non potessi creare ciò che voglio! Non ci vuole la domanda se le Opere siano da guidare dalla Perfezione-Ur, al perfezionamento. Se però, con ciò, fosse offerta ai figli auto consapevoli la possibilità di raggiungere la propria perfezione, questo sarebbe certamente il Mio Problema, per via dell’Onnipotenza!

38. Pensate forse che l’Onnipotenza possa una volta fallire? No, cari figli! Ma risulterebbe questo: appunto, dall’Onnipotenza della Mia Magnificenza di Creatore, starebbe sempre – ben celato e pareggiato dalla Parte del Cuore di Padre – una ‘necessità’! Certamente si potrebbe guidare in modo che nessun figlio senta la necessità, che non vi abbia da essere sottoposto. Soltanto, …egli esisterebbe comunque, e cioè

davanti al Mio sguardo di Creatore !

39. Io, però, …da tempi – che da parte delle creature non sono mai calcolabili – vi ho provveduto, visto che dal Mio ‘santo Infinito’ fluiscono tutti i Doni. Questa preparazione si annullerebbe davanti a Me stesso, se Io avessi posto il minimo ‘tu devi!’. Come invece Io ho ordinato tutto, soprattutto per via della caduta, su questo non ci vuole più nessun Insegnamento.

40. Rimane ancora da scoprire ‘che cosa’ sarebbe stato perdonato, se non fosse esistita nessuna caduta. Io ho posto ogni figlio su una propria via di sviluppo, puramente, dalla Luce, senza la minima deviazione, come è avvenuta più tardi attraverso la figlia[19] della Creazione. Appunto lo sviluppo aveva la premessa che fin dal principio della nascita della Luce, nessun figlio fosse perfetto. Perché è avvenuto in questo modo? Per Me sarebbe stato sufficiente il contemplare le Mie tante Opere in Me. E credetelo pure: il Mio giubilo di Creatore non sarebbe stato minore di come Me lo porterà il meraviglioso Giorno del Sabato, dell’Atto-Anno-Ur! Questa è la Mia santa reservatio Mentalis[20], del Tesoro del Creatore eternamente custodito sul Fondamento della Mia Fonte della Mezzanotte!

41. Da questa Io attingo un poco alla volta tutte le parti che i Miei figli possono portare. Poiché, voi lo comprendete bene:

ciò che Io porto in Me come Creatore,

nessuna creatura filiale lo potrà mai afferrare!

Se essa non lo può fare, allora non è necessario rivelargli il Segreto di UR. Io però – in ogni tempo – ho preparato per voi, più di quello che potete comprendere: i Raggi della conoscenza, con cui otterrete di più, di ciò che potete raggiungere da voi stessi.

42. Questo è nuovamente un Mistero, e voi Mi domandate come mai si possa afferrare di più, di ciò che è necessario. Ora, non è difficile”, UR sorride, ed è sempre la Delizia, che il Gentile ci dona. “Io sono presso di voi, anche quando voi non Mi vedete sempre. Io infatti Mi aggiro da luogo a luogo – come la stessa natura, come l’ho fatto sulla Terra, per visitare gli uomini.

43. Questo è stato interpretato in modo sbagliato: ‘Disgrazia’, quasi sempre auto provocata, che i credenti chiamano ‘la visitazione di Dio’. Oh, sì! Soltanto, è diverso di come loro credono: se in questo, o quel modo! – Io visito con ciò i figli. Busso e chiedo: ‘Lo comprendi, figlio Mio? Io uso il tuo sbagliare, per interpellarti, poiché non te lo mando Io il disagio. La vita della materia è abbastanza difficile; perciò, non Io, il Padre della Misericordia, rendo arbitrariamente pesanti i carichi’.

44. Quanti materiali lo vogliono riconoscere? Tuttavia, i loro errori non hanno nulla in comune con le manchevolezze nella Luce, che sono possibili. Guardate indietro nel tempo della Luce prima della caduta! Sadhana e i principi erano liberi di fare questo e quello, lasciando a Me l’essenziale, oppure agire da loro stessi. Entrambe le cose erano giuste nella Luce, se – e dopo, questo l’avrebbe comportato – se essi avessero preso tutto il loro fare e lasciare, dalla Mano del Creatore! Per nulla, tramite la menzionata ‘necessità’! Questa fu quella libertà più sublime, che Io ho consegnato loro dalla Mia Volontà di Sovrano: che agissero liberamente, ma,

dalla Volontà della Mia Forza !

45. Un esempio per il Tutto: Uraniel, che ha ricevuto lo Scettro di guida, poteva assolutamente spingersi all’estremo, davanti a Me, perché lui Mi seguiva comunque secondo il cuore. La strada era liberamente ordinata, libera per lui dall’interiore. Egli, riconoscendo questo e allo stesso tempo avendo la più profonda conoscenza (pensò): ‘Cosa rende la Gioia più grande per UR?’, e Mi ha restituito lo Scettro.

46. Dov’è la possibilità dell’errore? Se egli non avesse pensato alla Gioia, sarebbe stato un errore; perché lui, allora, …avrebbe agito senza esaminarsi. Che queste fossero le fasi dell’educazione, non ha ancora nulla a che vedere se e come ognuno agisce. L’educazione sottostava alle prove della Libertà della Creazione. Soltanto, …e questo sia detto senza la Mia Visione da Creatore: i primi avrebbero compreso molto presto tali errori, e già per l’amore riverente Mi avrebbero pregato di perdonarli.

47. Questa possibilità attraverso la quale Sadhana cadde più avanti, non è da paragonare con tutti i peccati della materia, tanto meno che si trattava di quel pre-sviluppo che era a vantaggio di coloro che sono nati dopo. Di conseguenza, la Mia Bilancia dell’Ordine ebbe anche un altro peso che dopo la caduta. Oppure, detto così: ho inserito diversamente i pesi!

48. Ecco la domanda: ‘Dopo la caduta, li ho resi più pesanti o più leggeri? Sono ambedue, magari, comunque un peso unico?’. In vista dello sviluppo complessivo, esiste un peso, se pesante, o leggero, perché è preso da tutte le cose della Mia creatività. In ciò esiste soltanto l’UNIFORMITA’! Io sono in eterno: l’UNO!

49. Per i materialisti, come per i Miei figli viandanti quando vanno nella povera lontananza, esistono però due specie di pesi, forgiati a ciascuno da se stesso. Chi porta i suoi peccati dinanzi al Mio Volto, chi non accusa altri, allora il Perdono è facilmente pronto, che significa: giungono più rapidamente alla liberazione da una qualunque colpa! A loro viene quindi reso facile.

50. Ma chi, nel santo Atto del Giudizio, dice: ‘Sono stato sedotto, altrimenti non lo avrei fatto!’, costui si nasconde dietro la sua colpa, come Adamo dietro un albero”. Ur guarda Orytam. “Io ho compiuto la resa dei Conti, cosa che allora ti ha molto alleggerito, soprattutto quando il tentatore era fortemente all’opera.

51. Se vale la propria colpa, allora pesa la pesantezza; tali accusatori cercano solo di purificarsi. Allora la resa dei conti è grave. Che poi segua la Grazia, rimane per loro nascosto per tanto tempo. Avete sovente sperimentato che essa opera solo nell’aldilà, perché i confusi e smarriti non la vogliono riconoscere prima.

52. Nella materia vengono confuse troppe cose. Per quello che ci si inventa, accusano Me! Soprattutto gli uomini sull’ultimo mondo, profondo, credono che Io sarei pietoso solo verso uno o l’altro, verso coloro che si vedono giusti e credenti. Là la vera fede non è di casa; perché dietro a tali belle parole, si trova l’egoismo e la vanità.

53. In un gruppo successivo vedrete l’esempio, benché voi, da figli viandanti, avete sperimentato e anche sofferto molto. Nel tempo dell’ultima resa dei Conti sul piccolo mondo della Terra – lo cogliamo come estratto – regna una grave falsità. Perché lo indico? Quello che voi sapete, non ho bisogno di insegnarlo, la vostra via da viandanti sarebbe stata in ogni tempo il Mio Insegnamento del Cielo. Sì, voi, figli della fedele Speranza! Ora, Li-Admia, che cosa pensi?”, chiede UR alla co-assistente della guida della Stella della luce. “Per quale ragione Io chiedo qualcosa che voi sapete giustamente?”. Oh, come Gli splendono incontro chiaramente gli occhi della figlia, e come gaia suona la sua voce, quando annuncia la sua opinione.

54. “Padre-Ur, sono l’ultima del governo della nostra Stella, Tu mi domandi perciò, come un segno, per la vicina Beatitudine della Sera. Tu apri tutte le Porte, affinché nessun figlio lontano debba rimanere fuori. Ora vedo: fondamentalmente tutti i figli hanno una propria porta, attraverso la quale possono muoversi verso di Te. Questa porta si chiama: volontarietà di affidarsi alla Tua Guida!

55. Se presto, oppure tardi, se rapidamente o lentamente, con grande o piccola conoscenza, oppure uno spirito di figlio della Luce, se è un anima povera una volta caduta, …ciascuno può giungere a Te attraverso la sua propria porta. Soltanto, Tu sei l’HEPHATA[21], la Rivelazione della santa Essenza-Ur! Quello che Tu fai e insegni, quello che Tu doni all’intero popolo di figli, …Tutto, sei TU stesso!

56. Perciò, io dico: quando Tu riveli ciò che noi possiamo conquistare tramite la Tua Grazia sulla nostra via da viandanti, è comunque qualcosa di nuovo; fa parte della ‘Chiamata dall’Universo’!! Qualcuno scende ancora per la sua via, e le nostre preghiere e auguri seguono, affinché il resto del buio sia rischiarato dalla Tua Luce, che attraverso la Tua cordiale Compassione possa anche essere ancora concluso, e che la santa Sera, d’orata, del Giorno dell’Amore, possa avere il suo Atto finale: Tu, Santo-Alto, onniamato Padre, sul Trono di Sovrano, senza fine, e intorno a Te, schierato il Tuo popolo di figli, senza mancarne nessuno!

57. Quello che Tu dai sempre come nuovo, serve alla ‘Chiamata’, rivelata. Noi dobbiamo essere costantemente, quelli che chiamano; ed è la massima beatitudine se Tu fai continuamente scorrere ciò che noi abbiamo riconosciuto per la conclusione del Giorno dell’Amore. Per questo Ti ringraziamo! Abbiamo notato che Tu non dai, né insegni, qualcosa più sovente, se non è necessario per un alto scopo. Allora, ciò, è per questo tempo, l’alto scopo! – L’ho riconosciuto bene, caro Padre-Ur?”. Li-Admia si appoggia strettamente al Suo petto. Egli mette un braccio intorno alla spalla di lei e risponde:

58. “Alla Tua conoscenza di Luce, aggiungo una Parola, e questa è: il Mio ‘Amen’! Dato che inoltre hai pensato ancora, lieta, che l’avresti potuto dire solamente dal momento che la conoscenza era pure presente nei fratelli e nelle sorelle, quindi, il Mio Amen deve valere il doppio: per voi, e per la vostra ultima prestazione d’aiuto, che potete ancora compiere! Una cosa ve la indico: che non dovete essere tristi, se i successivi condotti qui sono ‘credenti della Terra’, ma la loro fede non aprirà nessun ingresso, a Me.

59. Essi possono venire a Me, non appena lottano per liberarsi dal loro errore, per cui voi rinunciate volentieri a una beatitudine, di avere Me ancora fra di voi. Ora, l’eterno vero motivo di ogni beatitudine è:

Io sono sempre con i Miei figli!

60. Quelli che s’infervorano proprio ora – sentirete su che cosa – non possono ancora sopportarMi, per via dell’ultra fervore che non conduce mai a qualcosa di buono”.

- Heliato chiede: “Vorresti lasciarci Orytam, affinché sia il nostro aiutante?”

61. “Pensi, figlio, che sarebbe necessario?”

- “Heliato lo pensa così”. dice Malluredus, “Sarebbe bene per i nuovi, quando opera un grande bagliore di Luce, affinché vengano rapidamente al ritorno. Noi ci auguriamo che i nuovi Ti possano vedere presto”. Di nuovo quell’insondabile maestoso sorriso di UR:

62. “Lo concedo volentieri, dato che anche Orytam nutre la stessa richiesta. Ricordatevi ancora: le Mie domande, qualche volta simili a un piccolo rimprovero, non sono un rimprovero! Sono lo stimolo ad approfondirvi continuamente nella Mia Verità. Per la Beatitudine della Sera avete ancora bisogno dell’una e dell’altra cosa. Questo non ha nulla a che fare con la perfezione già conquistata. Ma per accogliere in tutta la Pienezza l’ultima misura di Grazia per il nostro Giorno dell’Amore. – Vedete, per questo avete bisogno pure di qualche passo. –

63. Ora siate benedetti per l’opera successiva, che serve per la vostra gioia, agli altri, di distaccarsi da se stessi”. Come sempre, UR viene fittamente accerchiato. Tutti tendono alle care Mani del Padre e – se lo si vuole dire così – non è facile lasciare andare via UR dalla ‘Stella della speranza’. Ma nella Luce ha un aspetto totalmente diverso. Egli va e rimane, qui, come là, e altrove.

[indice]

 

 

Cap.12

Due comunità arroganti e come devono cambiare nell’imparare

Credere in Dio, senza le basi della vera Dottrina, è orgoglio – Tutto il popolo della Stella aiuta – I due capi delle due comunità prima litigano, poi esortati a riflettere sulle assurdità delle loro dottrine, si rappacificano e seguono gli aiutanti – Solo una donna con le sue convinzioni è già salva – Sulla via per l’incontro con il grande Ospite – La Stella, quale luogo di scuola per i credenti, e di passaggio per i senza fede

 

1. “Vai all’inferno!”

-  “In quale? Io non ne ho nessuno, e nel tuo non ci voglio andare”. Chi litiga sono due uomini, sulla Terra, credenti certamente in Dio, ma non nella continuazione della vita, ognuno con un seguito dietro di sé. Nessuno sa dove si trovano. Orytam, Olyanda e Diadjar si trovano vicini, ma dato che questi credevano in Dio e hanno vissuto in modo non cattivo, si accorgono che è diventato ‘diverso’. – Il ‘come’, è a loro sconosciuto.

2. Si scaldano nella lite; dal seguito segue qualche parola opposta. Ognuno pensa di possedere l’unica vera opinione. Si condannano, e il primo oratore contende: “Se l’inferno sia mio o tuo, è uguale! Ne esiste solo uno, dove i cattivi vengono esposti da Dio a una eterna morte!”

3. “Hm, ci si domanderà chi di noi due vi arriva. Non te lo auguro; ma hai sempre predicato che soltanto voi avreste la Verità. – Noi…”, indica il suo seguito, “…crediamo pure in Dio e nel Suo Figlio. Quindi, dimostraci che abbiamo percorso una via sbagliata di fede!”

4. “Non dipende da questo”, s’infervorisce il primo. “Se Gesù ci ha risvegliato dalle tombe e giudicato il mondo, allora siamo presso di Lui! Voi altri, …hm, forse arrivate in un’altra Regione, da qualche parte, mentre noi vivremo e regneremo in eterno con Cristo, sulla Terra. Vorrei sapere, che cosa sei…”.

5. Continua il secondo: “Io sono un alto spirito e posso fare molto, quel che altrimenti è una Faccenda di Dio”.

- “E sarebbe? Hai già potuto compiere dei miracoli?”

- “Sì!”. La voce vibra orgogliosa e chiama il suo gruppo: “Fatevi avanti, voi che siete stati guariti da me!”

6. In effetti, ne arrivano alcuni che esclamano: ‘Sì!’, e: ‘Amen!’. Con un’osservazione più da vicino, non si parla di nessuna salute completa, in vista del fatto che si credono sulla Terra.

- Il primo supera lo stupore, e nell’invidia risponde: “Tu? Un grande spirito? I tuoi malati, sono stati prima da un medico. Dopo, quando miglioravano, hai imposto le mani dicendo: ‘Siete guariti!’. Lo conosco da altri che agiscono nello stesso modo. Dietro non si trova niente, che pura arroganza”.

7. “Di questa sei aggravato tu stesso”, litiga il secondo. “Dire che solo voi regnereste in eterno con il Salvatore, e tutti gli altri arriverebbero nell’inferno oppure da qualche altra parte, non è solo arroganza, questo è orgoglio dalla caduta più profonda! Oh, tu arrivi nell’inferno e con te alcuni dei tuoi. Io separo quelli che ti sono succubi, da coloro che ti seguono per ignoranza. Questi saranno salvati subito dopo la resurrezione”.

8. Si discute. Ognuno si vede in alto; si elegge a grande spirito, extra eletto, per poter fare qualcosa di particolare su Incarico di Dio. Per questo le conferme mancano. Anche i gruppi si contendono. Facendo questo, ognuno sente un certo disagio.

9. Che questo arrivi dagli aiutanti, non lo sentono ancora. La loro opinione di dimorare ancora sulla Terra dove sarà tenuto il Giudizio non appena comparirà il Signore, è ancora troppo saldamente ancorata. Dopo, Lui giudicherà il Suo Regno di Pace sulla Terra. Loro sono naturalmente con il Governo! La loro disputa diventa ripugnante. Orytam, Diadjar e Olyanda si fanno avanti. I restanti più anziani e una parte del popolo della Stella formano un cerchio intorno ai due gruppi, cosa che questi notano solo più tardi. Orytam parla ai capi:

10. “Dite, amici, per che cosa litigate così? Si può contendere nel Nome di Dio?”. Stupiti al massimo, i contendenti guardano le figure. Non vedono ancora la loro Luce; tuttavia, l’ulteriore accanto a loro, lo percepiscono immediatamente.

- “Per tutto il mondo, …da dove vengono costoro? Chi sono?”, lo domanda il primo uomo, ma bada bene di parlare in modo aggressivo. Vorrebbe dapprima sapere a quale Chiesa appartiene questa gente.

11. “Sbagliato!”, dice Orytam. “Da dove veniamo noi, chi siamo, lo saprete ancora abbastanza presto. Dato che siete miscredenti, tutti insieme …”.

- “Come ti permetti?”. Litigano i due capi. Facendo questo, ognuno bada in segreto di conquistare le tre persone per sé. Il secondo, perciò, diminuisce rapidamente:

12. “Puoi domandare; ma io credo fermamente in Dio e nel Figlio, e …”.

- “Com’è, con lo Spirito Santo?”, Diadjar disturba i pensieri. “Secondo il vostro punto di vista esiste una Trinità. Certo, lo Spirito Santo è per voi un concetto evanescente. Spiegami come formulate la vostra fede”. Una santa provocazione, per la salvezza dei credenti miscredenti.

13. Il secondo si comporta in modo misterioso. “La Trinità è qualcosa di Santo e indivisibile!”

- “Avete nominato solo il Padre e il Figlio”, interviene Olyanda. “Avete diviso voi la Trinità, ma non l’avete menzionata!”

14. Il primo mette una mano sulla spalla di Olyanda, con gesto arrogante: “Cara donna, questo non lo comprendi. Solo dei figli eletti che portano in sé lo Spirito di Dio in tutta la pienezza, possono penetrare nel profondo”.

- Orytam ride piano.

- “Sono curiosa come la metti. Dimostracelo! Per noi vale una dimostrazione, e non soltanto parole. Dire qualcosa, lo può fare ognuno! Ma dimostrare che sia anche così, vi è ben difficile!

15. Voi sapete che il Libro della Bibbia comunica: «In Lui (Cristo) dimorava corporalmente tutta la Pienezza della Divinità», indiscutibilmente vero e non ci si può far nulla! Egli operò i molti miracoli, dalla propria Pienezza della Divinità. Fate ora dinanzi ai nostri occhi un miracolo; solo uno piccolo, e ci lasciamo volentieri convincere che siete veramente persone di autentica fede”.

16. Nascondendo la perplessità, uno spinge avanti l’altro, per cui avevano così spesso litigato. Diadjar va a prendere una donna più anziana, che cammina piegata e a fatica. La guida dinanzi agli oratori e dice come interrogando, tranquillizzando prima la mammina.

17. “Voi avete sostenuto che sapete guarire e che portate lo Spirito di Dio in ‘tutta la Pienezza’ in voi. Ebbene, tanto quanto il guaritore, come il portatore dell’Onnipotenza, devono poter facilmente aiutare la povera malata. Oppure no?”. La donna guarda Diadjar in modo interrogativo. Facendo così si sente talmente bene, come mai nella sua povera vita. Anch’essa pensa di essere ancora nel mondo.

18. Diadjar ritiene indietro la sua Luce. I primi devono imparare ciò che sono. Loro sono i seduttori, non per cattiva volontà, ma per arroganza. Solamente, questo non viene tenuto in conto troppo severamente, per via della fede generale. Solamente, …quello che l’arroganza ha caricato in loro, per questo non se la passano del tutto ‘senza’.

19. Il secondo, accorgendosi della sua incapacità, vuole svignarsela: “Il capo della setta ha sostenuto di portare in sé la Pienezza di Dio, faccia allora lui, il miracolo che viene preteso da noi. Non vedo il perché volete avere dei miracoli”. Guarda in modo malevolo gli aiutanti, continuando a parlare:

20. “Se tu conoscessi la Bibbia, allora sapresti che non si deve credere per via dei miracoli. Tuttavia, …voglia costui…”, indica il rivale, “…dimostrare la sua forza”.

- “Perché io?”, schernisce costui. “Non ho mai detto che posso guarire dei malati; inoltre, la donna fa parte della tua setta, che è un abominio al Signore”.

21. “Che cosa siete?”, chiede Olyanda.

- “Una comunità santa!”

- “Chi è rinato dal Santo Spirito, venga accolto; gli altri rendono impura la nostra comunità”.

- “Ebbene”, dice Orytam, “rinunciamo al miracolo. Perché l’uno non può guarire, l’altro non ha nessuna idea della Pienezza della Divinità, e la sua ‘santa comunità’ è una setta come l’altra…

22. Da noi, questa espressione non vale. Qui vale la fede, il cui contenuto è: amore e comprensione, tollerabilità e, quell’umiltà, che dinanzi a Dio non vuole altro che essere figlio del Padre! Un tale figlio non guarda di sbieco gli altri; non si mostra quanto sia grande. Un autentico credente sa che solo Dio è il Creatore, l’unico Portatore della Sua Pienezza! Un tale figlio del Padre riconosce come si procede dopo la morte del corpo. Di questo, voi certamente non ne siete ancora convinti.

23. Dov’è la vostra conoscenza?”, Orytam attacca l’oratore. “Vi dico: chi innalza se stesso, chi si crede divino come lo fate voi due, è lontano da Dio, il Padre! Anche alcuni fra di voi, imitando, pensano di se stessi di essere grandi. Vi attribuite dei nomi che non vi spettano, volete disporre di una Forza che non è la vostra propria.

24. A me non risulta che Cristo abbia ordinato ai Suoi discepoli di imporre le loro mani ai malati e, ‘fare ancora più di ciò che EGLI, il Salvatore, ha fatto’! Oh, voi, erranti! Siete voi i discepoli del Salvatore? Avete attraversato voi con Lui il povero paese? Siete magari voi i cui nomi credete di portare?? Non vi sgrido!”. I suoi sguardi sfiorano coloro che lentamente arrivano alla riflessione

25. I tre, …se siano indiani, che tramite antico esercizio hanno avuto uno spirito chiaro, …hanno l’aspetto maestoso, e tuttavia gentile. Se tramite tale esercizio si possa anche giungere tanto lontano come lo sono indubbiamente i tre? Guidati in segreto, i migliori formano un poco alla volta una piccola isola, a cui si aggiungono alcuni del popolo del Cielo. Ma anche questo viene notato solo più tardi.

26. “Non avresti rimproverato?”, contraddice un uomo. “Ci hai chiamati credenti miscredenti, e sei un pagano che crede in chissà che cosa, ma non in Cristo, nostro Signore! Noi serviamo Lui, e se …”.

- “Non ripeterlo”, respinge severamente Diadjar, “ciò che avete a lungo calpestato!

27. Noi non rimproveriamo, vi indichiamo la vera Via. Non notate come se il vostro mondo si sia mutato? Dove siete, non è nessun mondo, la materia non ne ha nessuna sede. Guardatevi bene soltanto una volta intorno, magari notate una differenza”. La prima avanzata per stimolare gli smarriti. Gli aiutanti fanno riconoscere un Raggio; anche altri della ‘Stella della speranza’ mostrano ora una piccola Luce, tenendo ancora indietro la più alta.

28. Si tratta di piccoli figli del ritorno a Casa; la loro fede, in sé, non è sbagliata, solo che il dogma ostacola una visione spirituale. Perciò sono guidati con cautela. Se stimolati, …giungeranno alla comprensione. Perciò Diadjar continua indicando l’ambiente, che i timidi osservano solo un poco alla volta.

29. “Non vi stupisce che non siete nelle vostre case dove vi radunate? Voi chiamate Dio, ‘Santo’, che è giusto, ed Egli ve lo tiene pietosamente in conto, ma vi chiamate grandi spiriti, come sante comunità, e anche il vostro posto mondano sarebbe santo. Quale contraddizione! Riflettete su questo, e potrete sapere che: o Dio solo è il Santo, di conseguenza non esiste altri che meriti questo essere-Santo, oppure anch’Egli è solo santo, ed ha attribuito ai figli, appunto, questa Santità, almeno in parte.

30. Dato che anche il libro della Bibbia è ‘l’Insegnamento di Dio’, allora indicateci dove in ciò viene confermata l’una o l’altra cosa. Ma trovate solo l’indicazione sulla santità del Signore. Oppure, …sapete altro? Noi esaminiamo i vostri argomenti perché, …detto così, secondo il vostro senso: noi, siamo oltremodo saldi nella Bibbia!”

31. “Abbiamo pensato”, balbetta uno, “che voi foste dell’est. Chi siete, affinché possiamo parlare seriamente con voi, altrimenti …”.

- “Oh”, ride allegra Olyanda, “ci avete comunque osservati?”

- Imbarazzato, il secondo dice: “No, non così; noi siamo seri in faccende di fede e sa… “, si interrompe. L’indicazione alla Bibbia, alla Santità di Dio, ha lasciato proprio una grande impressione. Perciò inghiotte il suo ‘…nto’.

32. “Con la Bibbia avete ragione”, ammette il primo, “ma sta scritto: «Dovete essere dèi!». Con ciò, sarebbe collegato un certo grado di santità”.

- “La questione sugli dèi ce la riserviamo per dopo. Sta arrivando un alto Spirito e, se volete, potete rimanere, ma vi faccio notare che il nostro OSPITE è ancora più saldo nella Bibbia, persino più di noi”.

33. Gli oratori sono impacciati. Che fare? Prima si sono dati così alla grande, e ora… – Ah, ora non possono svignarsela, benché chiedano ben timorosi chi fosse questo ospite. Le tre strane persone lo hanno pronunciato troppo gravemente, sorridendo stranamente, con gli occhi chiaramente scintillanti.

34. “Avete un alto cardinale? Indicateci il rango e il nome, per salutarlo degnamente. Non sarebbe bene se sbagliassimo”. Quello che finora non era avvenuto, …certamente in modo inconscio, i due, che sempre contendevano, si danno le mani, come se potessero andare meglio d’accordo. Una sensazione dice loro che probabilmente soccomberanno.

35. “Molto bene…”, loda Orytam, “…se vi appacificate, come è uso fra i veri cristiani, allora potete incontrare il nostro Ospite senza sensazione di paura, con giusta riverenza. Egli è un caro Signore; ciò nondimeno Egli guarda in ogni cuore, …e profondamente. Egli sfoglia la vostra povertà d’anima; Egli vi indicherà come avete agito. Ma affinché venga, dovete lasciar cadere certe cose di ciò che era la vostra opinione saldamente incallita. Io vi ho mostrato i vostri errori, per rendervelo facile”.

36. I due indugiano ancora; ma già i migliori del seguito li spingono di cedere ai ‘buoni cristiani’. Uno dopo l’altro si stacca dalla comunità. La Luce della ‘Stella della speranza’, dalla Benedizione di UR per l’ultimo tempo del ritorno dei materiali, scioglie le rigide catene. Tutti sentono che con loro succede qualcosa e, che ‘tutto diventa diverso’, non se ne possono difendere.

37. Il ghiaccio del mondo si scioglie, tanto non era comunque duro in vista della loro fede. Il male era il loro prestigio. Ogni oratore cerca ancora di difendere questo e quello nel loro insegnamento; solamente – l’indicazione al ‘caro Ospite’ ha fatto diventare la loro stessa magra luce, in una buona fiamma, anche se ancora piccola. Così il primo, ammette, mentre invece il secondo, che annuisce più volte, dice:

38. “Ci avete ascoltato, noi facciamo lo stesso. Credo, …penso, …mi sembra che…”, balbetta e s’ingarbuglia. Il seguito di ambedue stanno ora dietro a Olyanda. Da lei ci si sente come protetti; in più, il suo volto amabile… – Lei sorride. Oh, quale buona vittoria, donata dal Padre-Ur!

39. Quando Orytam fa cenno di seguirlo, ambedue le schiere seguono formalmente i loro capi. Si aprono delle strade meravigliose. Passano oltre alla città: un segnale di Luce! Dapprima è da deporre molto, prima che si giunga alla Casa del Padre. Il piccolo bosco, nel quale UR ha visitato e benedetto sovente i figli della Stella, è la meta della camminata. Un ‘ah’ ed un ‘oh’ si sente da tutte le parti.

40. La madre, che Diadjar ha preso dalla folla, prende la sua mano e dice in modo sorpreso: “Questo non è un luogo del nostro mondo! Abbiamo pensato che voi veniste dall’est. Ma persino là non esisterà un tale luogo. E poi, …mi sento come se non sono più sulla Terra. Ma dove, e come…? Noi sappiamo che si giace a lungo nelle tombe, finché compare il Signore e …”. Olyanda la interrompe gentilmente:

41. “Cara anima, tu sei la prima che è arrivata alla convinzione, che purtroppo con l’irragionevole che vi è stato predicato dev’esserci un’altra ragione. Tu sei già matura per il Cielo. Sì, non siete più nel mondo. Là muore soltanto il corpo; l’anima – rimasta in un primo momento con esso – esce dal suo corpo. Perché

l’Eterno l’ha fatta dall’eternità della Vita,

dopo la morte, entra nell’eternità della Vita!

42. Tu sei stata certamente povera, ma hai esaminato con buona riflessione ciò che vi veniva predicato. Hai dubitato di certe cose, particolarmente sulle tombe. Hai pensato che già da migliaia di anni, per voi, innumerevoli uomini sono stati sepolti, e di questi non sarebbero certamente più esistenti nemmeno una polverina, se venissero aperte nel tempo della vostra vita.

43. In più, sei giunta alla riflessione, ‘quando’ il Salvatore aprirebbe tutte le tombe. Se questo durasse ancora migliaia di anni, anche di te non ci sarebbe più nulla da trovare. Tu credi che Cristo nella ‘piena Potenza di Suo Padre’ possa raccogliere e assemblare tutte le polverine, ma questo non ti piaceva, ed hai pensato giustamente a quella Parola del Signore:

‘Io sono la Resurrezione e la Vita!’

44. Dato che Cristo non è rimasto un unico giorno nella tomba, almeno i credenti, di cui potevi annoverarti, dovrebbero risorgere subito dopo la loro morte.

45. Tu hai messo in sintonia questi ‘pensieri di Luce’ con il dogma insegnatoti, e non hai creduto ciecamente. Quindi, sei davvero risorta. I pensieri di Luce ti hanno condotta qui; gli altri sono stati condotti qui mediante la Grazia.

46. L’ultima non vale di meno, se i guidati vogliono riconoscere che i loro dogmi non sono più giusti. Ma Dio fa una differenza, fra quelli che credono in Lui, e quelli che Lo negano. Sarebbe male condannare i rinnegatori”. All’improvviso si rivolge agli oratori: “Sì, ditemi se voi avete un diritto di condannare altri uomini?!

47. Siete forse voi, Dio? Egli ha delle Vie che non vi sono mai venute in mente! Non sapete nulla dell’Argilla della Sua mano’, che Egli, secondo il Suo compiacimento, forma nella magnificenza dell’Onnipotenza?! E’ unicamente la Sua faccenda se Egli guida un’anima attraverso una valle, un’altra su colline, oppure alti monti, che – visto dal mondo – può significare bene e non bene.

48. Egli conduce un’anima debole attraverso una valle; ai cattivi diventa un luogo dell’afflizione. Qualcuno viene portato in alto da pensieri luminosi su altezze di conoscenza; altri devono superare le loro rocce spoglie. Ma per tutti – ricordatevelo – è la Bontà, l’Amore e la Misericordia di Dio; EGLI sa che cosa è bene per ogni anima!”

49. Queste parole hanno un forte effetto. Gli oratori sono irrigiditi dalla sorpresa. Hm, …la donna. – Essi, percependolo, vorrebbero solo sopprimerla, però, si sentono cambiati, ed effettivamente il mondano sta veramente in grande lontananza. Solamente, come starebbero stati davanti alle comunità, se avessero dovuto ammettere: ‘Ci siamo sbagliati, abbiamo insegnato in modo errato!’ ?

50. Orytam dice a Olyanda: “Sorella, hai agito in modo meraviglioso! Quando Diadjar al nostro Ospite – è ancora meglio che le comunità non sappiano chi è ‘Costui’ – Lo aveva pregato che io potessi rimanere con voi, tu hai pensato: ‘Orytam potrebbe aiutarci meglio’, Dio ha ricompensato l’umiltà della Luce. Ora, …non abbiamo bisogno di lodarci a vicenda, non metterci in fondo, perché in tutto il nostro agire abbiamo la ricca Benedizione del Padre”.

51. Si comprenda il senso di ciò che viene detto qui. Ah, così è da considerare? Come una fede non esatta può salvare, si mostra negli oratori. Essi si abbracciano, e il primo dice: “Fratello, vogliamo essere d’accordo? Abbiamo da re-imparare, e – vorrei dire – non possiamo più decidere sulle comunità. Vogliamo, insieme…”. Guarda in modo supplicante.

52. Non si accorgono ancora che il bagliore di luce è diventato più forte. Ma su di loro scorre una delizia; e certe cose che sulla Terra agivano come separazione, …sprofondano. Il cerchio dei chiari è chiuso. Solamente, verso Est – ogni corpo nello Spazio ha quattro direzioni del Cielo, ordinate secondo le sfere – è aperto un vicolo, un ‘percorso, sempre per l’alto Ospite, quando Egli compare.

53. Nel frattempo Orytam dice sorridendo: “Fate bene a perdonarvi a vicenda quello che mondanamente era quasi sempre secondario. Così è questo il modo degli incarnati. Dovete eliminare il mondano, altrimenti il vostro ‘volere-desiderare’ non ha nessuno scopo. Il tuo desiderio era buono”, rivolgendosi al primo. “E dove il fervore di un’autentica richiesta ha la base di un desiderio, su questo, il SIGNORE costruisce una casa, in cui le anime diventate libere possono abitare.

54. Non sempre inteso esteriormente, qui secondo l’interiore, perché dall’Interiore della Divinità sorse Opera dopo Opera, e ricevette solo dopo la forma esteriore, per la benedizione dei Suoi figli. E voi volete far parte di loro?”

- “Sì”, esclama uno. “Abbiamo pensato solamente, che saremmo autentici figli di Dio, …i più autentici”. Timidamente aggiunto. “Ora abbiamo appreso che io…, voi…”. L’uomo non sa come si deve rivolgere ai chiari. Che cosa sono in realtà? Nell’improvvisa conoscenza aggiunge: “Oh, voi siete aiutanti, che Dio ci ha mandato incontro, affinché possiamo trovare la nostra via di Casa. Poiché questo potete crederlo: noi vogliamo servire il Creatore veramente in modo serio! Purtroppo, abbiamo …”

55. “Lasciate stare così”, interrompe Diadjar. “Credete pure seriamente: senza questa volontà non sareste stati da noi ancora per tanto tempo! Il nostro luogo è ‘la Stella della speranza’, una delle molte stazioni di passaggio, che conducono dalla materia, nel Regno di Dio della Luce. Detto ora così per voi, ogni stazione d’aiuto fa parte della Regione centrale. Solo per quelli che vengono dalla materia, con e senza fede, senza buona volontà, che non possono venire al Padre senza aiuto estraneo, sono dei passaggi.

56. Voi avevate bisogno di un aiuto per via della vostra arroganza. Lo devo nuovamente menzionare. La cosa più sublime, sì, …la cosa più santa l’avete impressa su di voi: avete considerato gli altri, di cui qualcuno lo credeva veramente, non come figli di Dio. Ora, la cosa più grave degli errori, rimanga non menzionata da me.

57. Se vi pentite e volete cominciare da capo, allora arriverete a quella beatitudine che vi siete sognati per il mondo, quando sarebbe comparso il Signore. Ah, è forse Egli legato alla vostra norma? Egli non lo chiede, soprattutto per la salvezza di tutti gli smarriti. Egli viene altrettanto, sempre, così come e quando vuole, secondo la misura della Sua inesprimibile maestosa Bontà!”

58. “Ah”, osa intervenire il primo, “noi non abbiamo meritato una tale Bontà!”

- Il secondo uomo lo conferma: “No, non abbiamo nemmeno meritato essere sulla ‘Stella della speranza’, come si chiama questo bel luogo! È pura Grazia, con riferimento a Dio e alla Sua santa Persona, da re-imparare. Caro aiutante, ti prego, sostienici”.

59. “Entrate in voi”, ammonisce Orytam, “confessate ciò che era sbagliato e oscuro. Poi arriverà il nostro caro Ospite! Egli discuterà prima con voi, punto per punto; perché solo così arrivate al Padre, oppure, …Egli da voi”. I chiari si chinano in silenzio. Un Soffio, già come una beatitudine, viene sui ritornati nella Patria. Loro confessano ciò che sulla Terra, per la vera Via, avevano rovinato.

[indice]

 

 

Cap. 13

L’alto Ospite – Differenti rese dei conti – Infine la Grazia del Padre

Due comunità dei credenti dalla Terra al banchetto del Padre ricevuto come alto Ospite – Domande sulle Scritture e spiegazioni del Padre per la resa dei Conti: sullo Spirito di Dio, sulla resurrezione della carne dalla tomba, sul dono di guarigione, sulla figliolanza e dell’interpretazione dell’essere dèi, sull’impossibilità di regnare spiritualmente con Gesù sulla Terra, sul regnare con Gesù-Figlio perché il Padre sarebbe vecchio, sull’invisibile risposta del Padre nel sentimento e nell’insegnamento, ma non palpabile   – Una donna si pente per prima, è perdonata e riceve un nuovo abito – Invito a cancellare le pratiche esteriori della fede – Le due comunità dal Cielo

 

1. Quale percorso! …e la Figura su di essa! Cammina così maestosa in modo pesante, come se portasse l’inafferrabile dell’Infinità. Lo vedono solamente i figli della Luce. – I ritornati nella Patria abbassano i loro occhi ancora in profondo pentimento, …e questo, per nulla da loro stessi. È la Guida del Padre, finché Egli s’avvicina. Dio celerà molto della Sua Magnificenza per via di loro. Orytam chiama le comunità, affinché giungano anche loro alla gioia e alla contemplazione.

2. “Amici, il nostro caro Ospite è qui!”. Volendoli esortare prima a voltarsi. Lo fanno lentamente in modo incerto, pure con la più lieta aspettativa, di cui non si sa ancora se si adempirà. UR è per loro ancora l’Ospite e, nello stesso tempo, rimane anche così. Tuttavia, l’autentica, umile timidezza c’è, e le comunità si spingono insieme, inconsapevoli, in mezzo alla schiera dei figli chiari.

3. Costoro si chinano, e Diadjar dice per tutti: “Alto, caro Ospite, Ti ringraziamo ardentemente che Tu sia venuto. Ti abbiamo preparato la strada, e Tu sai che il nostro saluto è per il Santo, nostro Padre. Dacci la Sua Grazia e la Sua Pace; dà alle due schiere il Tuo insegnamento”. Diadjar indica le due comunità: “Presto esse vorrebbero arrivare al Padre.

4. Lasciami parlare per loro: nel mondo credevano in Dio, si sono sforzati anche se …”.

- “…certe cose non sono riuscite…”. UR guarda in modo serio gentile. Oh, questo Ospite! Egli, è…! Egli, ha... – Sarebbe certamente già una delizia, ottenere da Lui la Benedizione, il Perdono, affinché per loro non sarebbe troppo difficile dinanzi a Dio, l’Altissimo, se…

5. “Potete avere la Benedizione e il Perdono, se Mi osservate. Dio fa i Conti, e ora lo voglio fare Io, altrimenti la Beatitudine rimane solo a metà. Ma Dio non ne conosce una mezza; per Lui si tratta in ogni caso del ‘Tutto’! Dato che Egli è l’Uno, che non Si deve dividere in nulla.

6. Se volete sopportare il Giudizio, allora seguiteMi nella Casa del reggente della Stella”. UR lo dice appositamente. – Si guarda in modo scoraggiato. Sì, come si sono comportati da stolti e posti così in alto… – Vorrebbero quasi fuggire per la vergogna.

7. Nondimeno, qualcosa li trattiene. Mai nella loro vita vorrebbero abbandonare il posto, volendo rimanere presso l’alto Ospite. Se non fosse sbriciolato il dogma del ‘Figlio, come secondo Dio’, potrebbero pensare: è Lui il Salvatore, che è venuto su incarico di Suo Padre. Ma ora…?

*

8. UR precede. Loro seguono titubanti, e i chiari formano la fine. Il Segno! Così quelli che sono ritornati in Patria, per il momento, sono circondati in quella resa dei Conti nel luogo oscuro che si chiama ‘Grazia’, dove devono imparare a riconoscere la riparazione. Sì, in ogni caso, aiuta il Dio paterno!

9. Arrivano nella grande città. Come si meravigliano i viandanti. L’anziana madre pensa: ‘Saranno come sognatori’. Olyanda si siede accanto a lei presso la tavola, mentre Orytam e Diadjar accompagnano UR al posto più elevato. Gli arrivati sono ancora scoraggiati, soprattutto gli oratori. Ognuno deve rendere conto per tutto ciò che hanno insegnato, anche per le comunità. Ma non è un Dono che li rende lieti, nonostante il timore di ciò che sarà, quando viene dato loro: pane, vino e dei frutti? Tutto ciò che avviene nella Luce è esistente e, malgrado ciò, un simbolo.

10. UR comanda i primi accanto a Sé, dopo il pasto. Certamente più leggeri per via della fede, è intanto, come con dei malfattori che dovevano sopportare con martellante coscienza, la resa dei Conti di Dio. Loro ammettono la loro ingiustizia, che consisteva nella loro arroganza. A un tratto notano che i loro ascoltatori stanno, per così dire, dietro di essi, come se volessero aiutare a portare il peso. Questo fortifica. Buoni sguardi cadono sulla schiera, soprattutto da UR, e dagli aiutanti. Perciò, che avvenga la resa dei Conti: è giusta e, …libera.

11. “Cari figli!”

- Oh, quanto fa bene, come ci si sente vicino al Padre.

- “Vedete, deve essere giudicato, altrimenti non esiste nessuna beatitudine e nessuna pace. Che avvenga in una casa, in più, nella più alta di questa Stella, ha un motivo celeste; e voi lo dovete ancora conoscere.

12. Quando dei gruppi nobili e non ancora del tutto buoni sono radunati pubblicamente, non devono essere discusse le cose più gravi. Presso i figli della Luce, non è gravoso discutere, e perciò Dio, il Padre, parlerà loro ovunque, dando tutto apertamente ciò che Egli stesso vuole donare loro.

13. Quando sono insieme diversi gruppi, uno che ha molto da deporre, l’altro è fedele, allora in una casa viene giudicato. Questo fornisce contemporaneamente protezione e consolazione. Allora il Signore avvolge i poveri con il Mantello della Sua Bontà. Questo è da comprendere!”

- Si annuisce e si dice piano: “Sì!”, si guarda agli Occhi scuri, soavi, che possono splendere così magnificamente.

14. UR se la prende col primo oratore. “Tu hai pensato che saresti venuto nel mondo come un grande spirito, e ti sei attribuito un nome del Cielo, che non ti spetta. Chi te lo ha rivelato?”

- “Era come una voce”, balbetta lui, “mi sono interiorizzato ed era come se sentissi questo nome”.

15. “Lo hai pensato! Non era una voce, era il tuo proprio pensiero che contava sull’elezione. Pensieri – possibili nella materia – a certi sembrano poi come una voce, persino forte, quando si interiorizzano. Più giusto: quando rafforzano i loro desideri. E come stanno le cose con lo ‘Spirito di Dio’ in te?”

16. Il primo sospira: “Com’è possibile che Tu sai tutto? Non ci siamo mai incontrati?”

- “Ah, è così?”, suona meravigliato.

- “Oppure, è possibile nelle Regioni di Luce?”

- “Sì!”, interviene Diadjar, mentre si vede un gioco d’occhi fra UR e lui.

- “Allora, come stanno le cose con la domanda?”

- Un secondo abissale sospiro: “Sulla Terra lo avrei saputo, qui è come confuso. Nonostante ciò, sono figlio di Dio. Lui mi ha creato, appunto, dal Suo Spirito, quindi devo portare questo in me, altrimenti non sarei Suo figlio”.

- “Tutto, lo Spirito di Dio?”. Di nuovo richiesto dallo strano Ospite.

17. L’oratore s’abbassa.  “Certamente no”, ammette titubante, “altrimenti …”.

 - “…lo porteresti tutto solo in te, e tutti gli altri non avrebbero nessuna Parte dello Spirito; …perciò non sarebbero stati creati da Dio! Oltretutto, la tua opinione è un controsenso. Se uno avesse questo Spirito totalmente in sé, allora Dio, con tutta serietà, non Lo dovrebbe possedere!”

- Il primo deve ammetterlo; cita però la Bibbia, che Dio volesse prendere dimora nell’uomo.

18. “Non sarebbe difficile attingere la Verità dal Libro della Bibbia”, viene severamente corretto. “Esso contiene ancora dell’altro, come ciò che si può vedere nel mondo. E’ la vera Parola, che non si lascia piegare arbitrariamente, l’unica che apprende quell’interpretazione, che Dio stesso rivela! Ma come, …e dove?

19. Quello che il Salvatore ha detto ai discepoli: ‘Se voi rimanete in Me e la Mia parola in voi’, è facilmente da comprendere. La Parola e lo Spirito del Signore sono sempre collegati, che senza dubbio è la Sua Verità! Il tuo pensiero è sbadato: anche delle creature non potrebbero dimorare nel Padre, ma solo presso di Lui!

20. A chi appartiene il regno che volevi co-amministrare?”. Pronunciato così gravemente, …ci si deve rannicchiarsi dinanzi allo Sguardo, che giunge nella profondità di un essere.

- La risposta a bassa voce: “Al Creatore”.

- “Molto vero! Egli lo ha creato, …non per Sé, di cui EGLI non ha bisogno. Egli lo ha creato per i figli. E quando ciascuno ritorna a Casa, allora è anche in Dio. Naturalmente non nella Persona, proprio questo era il tuo errore: Dio sarebbe in voi, persino senza divisione. Certamente è sbagliato, ma vi è contenuto un vero chicco di seme. E allora fa attenzione!

21. Se Io ti ho chiamato giuridicamente per primo, allora, per il fatto che tu sei stato il più severo verso gli altri, sottoposto alla follia, soltanto voi uomini diverreste figli di Dio? Non hai pensato all’incommensurabile grande Creazione, se di là non potessero pure dimorare dei figli di Dio? Per orgoglio, salito dall’anima, ti sei attaccato al mondano. Persino dei cosiddetti cristiani seri cadevano nella stessa pazzia.

22. Quanto era piccolo e quanto era stretto tutto il tuo mondano, meno che un granello di sabbia in confronto all’intera Creazione! E’ bene se ti vergogni, perché il tuo cammino terreno, …è andato così male. Nondimeno, la resa dei Conti vale pure per il secondo”. UR guarda a costui ammonendolo, poiché – al mondano, non del tutto toccato – gli si era mosso il pensiero che lui non fosse stato così male come il primo.

23. Costui vorrebbe volentieri rispondere, ma non osa. Allora dice Orytam al suo posto: “Caro Signore, lui vorrebbe domandare perché il Salvatore sarebbe venuto sulla Terra, se fosse così secondario come Tu hai appunto rivelato. Accendigli una lucetta, altrimenti non si libera dalla sua elezione del mondo. Questo può succedere, se gli oratori lo vogliono”.

24. Ambedue dicono come da una bocca: “Signore, istruiscici!”. Il primo desiderio voluto liberamente di spogliarsi dal vecchio Adamo.

- “Il perché Dio è venuto come Salvatore sulla Terra, lo spiegherà il padrone di casa più tardi. I figli della Luce lo sanno precisamente, e nulla manca nel loro Insegnamento. E’ più importante purificare ciò che non deve essere portato nel Regno di Dio. Perciò vi faccio l’esame.

25. Potete contraddirMi!”, dice UR mite. “Diversamente in voi rimane troppo inibito ciò che ostacola la veloce corsa verso il Padre. Non vorreste, voi, arrivare a Lui il più presto possibile?”

- “Sì, quando siamo maturi!”, dice l’anziana madre. “Tu, caro Signore. Così Ti voglio chiamare dalla semplicità del mio cuore”.

26. “Molto bene! E dato che al nostro primo, la Mia resa dei Conti sta sullo stomaco dell’anima, allora siediti accanto a Me. Lui pensa, che un poco più distante da Me, Io non vedrei tutto”. I chiari ridono allegri.

- L’oratore diventa rosso come un tacchino sulla Terra; si difende imbarazzato: “No! Piuttosto…, voglio…”

27. “Rimani quindi seduto”, UR afferra le mani del primo. – Perché costui si sente libero all’improvviso? Non del tutto, ma così beato, così… così…

- Lui non lo sa, ma dice a tratti: “Stare seduto accanto a Te, alto Ospite, mi sembra di stare già presso il Padre. Tu vedi certamente: io volevo servire Lui onestamente. Come mai che la via della nostra fede era sbagliata in molto?”

28. “Lo riconoscerai più tardi. Il dogma coniato era il muro che soltanto voi uomini sareste eletti di possedere la figliolanza di Dio. Tanto per dire: se fosse dato così, avrebbe dovuto stupirvi che unicamente il vostro piccolo numero, in vista dell’intera umanità, dall’inizio fino alla fine, avesse la figliolanza, e voi – dopo la vostra infausta opinione, prelevati in una resurrezione dalla tomba – regnereste in eterno con il Salvatore nel mondo. Mentre voi avete pensato rarissimamente al Padre, cioè, solo al Suo Figlio! Lo ammettete ora?”

29. “Sì”, confessano tutti. Solamente – non riescono ad afferrarlo del tutto – che la loro fatica nel mondo, il loro punto di vista, non debba valere più niente, come spazzato via dal vento. Ogni figlio della Luce aiuta, non visto, diligentemente con l’irradiazione dei pensieri, ed è una Forza che libera i ritornati a Casa, sempre di più.

30. UR continua a parlare: “Ora è da interrogare il secondo, su come stanno le cose con il guarire. Se ci può spiegare…”, di nuovo quel profondo splendore degli Occhi, “…com’è possibile sulla Terra?”

- “Ah, no! Prego, no! Nonostante, a volte …”.

- “…riuscivi qui e là, vero? Ti scuso su questo punto. Tu avevi ricevuto da Dio, sulla via, un Dono di guarigione; e se non fossi caduto nel povero pensiero mondano, che eri tu a poter guarire, ti sarebbe riuscito il più autentico (nel guarire). Solo per il tuo bene, Dio ha tagliato molto di questo Dono.

31. Voi non sospettate quanti Raggi di Benedizione invia Dio, proprio sul piccolo mondo. Se l’uomo li riconoscesse, potrebbe insegnare in modo celestiale, secondo la misura di ciò che un uomo può sopportare. L’umanità non sarebbe mai caduta così in basso, nel cui stato profondo si trova ora! Ora, …tu lo hai riconosciuto e te ne sei anche pentito; quindi trattiamo il seguito.

32. Come stanno le cose con il vostro inferno, che avete sempre predicato per altri, ma mai per voi?”

- “Oh, Tu, caro Signore, noi vorremmo chiamaTi così!”, dice una donna, la più fervente, che ha promesso ad altri la pena d’inferno, “Quello che abbiamo potuto sentire finora, ci dice che ci siamo sbagliati. Veramente, dovremmo…, avremmo…”. Difficile coniare per se stessi l’ingiustizia.

33. “…dovreste andare almeno per un tempo nel vostro inferno. Dato che non ne esiste nessuno, non potete nemmeno caderci dentro. Ma guarda, cara figlia…”,

- “…non sono ancora figlia per lungo tempo”, interviene la donna piangendo. “Ho minacciato molti con un inferno”.

- “Lo hai fatto; ma fa attenzione:

34. Non ti chiamo ‘figlia’ per via della tua mezza fede. Tu sei come tutti: figlia di Dio. Accanto ai buoni figli ne esistono però anche molti cattivi. Quello che arde in te, è il tuo inferno! Corre attraverso il tuo cuore come un fuoco. Ma se vuoi, Io posso spegnerlo, e sei liberata dalla tua propria pena d’inferno”.

35. Reprimendosi, la donna fa dei pugni singhiozzando: “Non l’ho meritato, ma liberami secondo la santa Misericordia di Dio!”. Oh, quali maestosi segnali di Luce ardono, come un sussurro di miliardi di voci, simili a una tempesta. L’anziana madre è la prima che confessa:

36. “Alto Ospite, quando i figli della Stella si sono chinati dinanzi a Te, mi è venuto il pensiero che fossi Tu, Dio. Solamente, presumere questo, sarebbe del tutto sbagliato, sarebbe nuovamente un’arroganza? Oramai non posso più trattenermi di confessare: Tu, sei Dio, il Padre, che ci è venuto incontro come al figlio perduto. Signore, oh, Signore…

37. Del tutto giustificati, – la maggior parte scuote la testa, perché non lo possono afferrare. L’indegnità di sperimentare una tale Grazia, li fa per ora dubitare nella discordia di doversi abbassare ancora di più, oppure magari di guardare in su nel santo caro Volto del Signore. Quest’ultima cosa non viene osata, perché la resa dei Conti non è certamente ancora finita.

38. No è meglio, se dapprima, viene tutto pagato? Ma come? E dove? Per quale via? Arriverà poi, un’ora dove potranno contemplare Dio senza timore, come la comunità della Stella con il loro Alto Ospite, e parleranno con Lui? Il Sorriso di UR rimane ancora coperto, non del tutto; devono diventare lieti, non appena l’ultima del mondo è purificata. Egli l’invita a prendere di nuovo posto.

39. “Cara mammina, tu non sei più anziana: guardati! Tu Mi hai riconosciuto per prima, perciò hai ricevuto per prima il tuo abito del Cielo, quello che prima della via nella materia, era tuo proprio”. – Ci si stupisce, ma nessuno invidia la donna che appare giovanile nell’abito di Luce. La nostalgia è giustificata: ‘Se anche noi fossimo già arrivati a tal punto…’

40. “Questo, poi arriva!”, consola Dio. “Ora sapete come stanno le cose con le ‘regioni inferiori’, in cui giungerebbero perfino i chiari. Ve lo indico appositamente, per spazzare il vostro povero diritto del mondo. Dopo, ognuno può di nuovo diventare ciò che era prima della via del mondo. Quindi, cancelliamo anche la ‘santa comunità’, non di meno, quegli esercizi e gesti esteriori, che non conducono ad altro che alla fortificazione dei vostri pensieri di desideri.

41. Il peggio dell’arroganza non si lascia cancellare semplicemente, riguarda il pre-diritto della figliolanza: ‘Voi, dovete essere dei!’. Voi avete rilevato questa frase nel Libro della Bibbia e non avete esaminato se un testo appendice non portasse la spiegazione. Il primo Comandamento rimase inatteso: ‘Io sono il Signore, il tuo Dio, non avere altri dei accanto a Me!’. Queste due frasi sono una contraddizione in questa versione, ben inteso, …visto dal mondo!

42. Se il Comandamento di base vieta di servire anche a degli dèi, allora con gli stessi deve esserci un’altra ragione. In Verità, non è difficile di accendere una lucetta da se stessi! Se Dio solo è l’Eterno-Unico, allora nessuno, ancor meno un uomo, che aiuta solo a popolare per breve il mondo, può credersi ‘divino’, per non parlare di essere un DIO, per di più, inoltre, nella pluralità.

43. Se vi foste ricordati della Parola del Salvatore: ‘Diventate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro in Cielo!’, che conferma la figliolanza, allora sarebbe stato facile di cavarne la differenza fra il vostro ‘diventare’, e il ‘Dio è’! Questo vi avrebbe aiutato a trovare quella vera via che conduce nel Regno dello Spirito. Ad un autentico credente, questo può riuscire sulla stazione di ogni mondo.

44. ‘Voi dovete essere dèi’, significava, che si deve vivere per non vergognarsi di se stessi e – comprendetelo in modo giusto – che Dio, non si debba vergognare di voi! Oppure pensate che il vostro orgoglio Mi sia piacevole? Vi devo forse annoverare nella schiera dei figli affinché siate una macchia d’onta per la Mia Luce?! Questo baricentro non deve riguardare solo voi; vale per ogni viandante del mondo, che inciampa sulla sua strada di co-aiuto, come voi vi siete ingarbugliati e catturati nella vostra stessa rete mondana.

45. Quando vi sono stato annunciato come ‘Ospite’, non volevate perdere la vostra vita eterna sulla Terra, nonostante la comprensione. Avete chiesto sì per via della pompa mondana, di un cardinale. E perché? Siete stati avversari anche per quei credenti che, in parte mondani, erano comunque ben ordinati. Tali stati esteriori della fede non sono di certo maturi per il Mio Regno, cosa che non vale per i membri della fede. Così un buon cardinale Mi è comunque più caro che il vostro fervore, che non sempre è stato buono, quasi mai.

46. Voi che siete: dotti nella Bibbia…”, una maestosa ironia, estranea totalmente alla materia, arde nella Parola. “…quindi sapete anche che cosa dovette sentire Pilato: ‘Il Mio Regno non è di questo mondo!’. Come Mi contraddirei dopo, e più tardi, il Mio Regno – l’incommensurabilmente grande Empireo – di piantarlo in questo piccolo mondo…?

47. Se in Verità ne regnassero dei vostri, pochi, con Me, va beh, …allora sulla Terra ci sarebbe abbastanza spazio. Ora, però, come potete vedere, il Popolo di Dio vive sui corpi nello Spazio dell’Universo, le quali sono le Stanze della Mia Casa, allora riflettete quanto spazio vitale sufficiente avrebbe dovuto essere in grado di avere il piccolo mondo per questa schiera, per voi incalcolabile, mentre invece, presso di Me, tutti i figli hanno spazio in abbondanza, perché il Mio Spazio-Ur della Creazione, è infinito!

48. Siete diventati timorosi per via della difficoltà, e così dovrò certamente di nuovo aiutare. Chi s’inchina dinanzi a Me in umiltà, e poggia il suo capo sui Miei piedi, questi viene sollevato dalle Mie mani di Padre al primo stato del Cielo, che è e rimane, contemporaneamente, l’ultimo, e cioè:

nel Mio Regno!

49. Vi si può entrare se si evita la difficoltà della materia? Nella conoscenza progredita lo negate, e così, con ciò, possiamo farcela con tutto il resto. Ora la vostra domanda segreta: se e come siete risorti, e da quanto tempo giacete nelle tombe.

50. Dei figli del Cielo possono stupirsi perché non avete da dimostrare nessuna conoscenza più alta. Vi siete aggrappati alla Parola: ‘Dalla terra sei stato preso, terra devi diventare!’. Una contraddizione verso la fede di resurrezione dalla tomba. Se voi diventaste terra, come potreste ritornare fisicamente, se dopo breve o lungo tempo? Sì, ora vi s’accende una lucetta!

51. Il vostro corpo, senza vitalità interiore, è un portatore di vita, oppure un involucro? Nei sogni percorrete sovente lunghe vie, incontrate persino dei ‘defunti’, e il vostro corpo giace sul letto, non sperimenta queste cose. Una conferma che il corpo senza la vitalità interiore non è un portatore di Vita! Di conseguenza, non può nemmeno risorgere, come voi pensavate: con il corpo mondano.

52. Voi credevate che il corpo si sarebbe poi trasfigurato. Ora “, chiede UR, “com’è possibile che possa ritornare qualcosa di putrefatto in uno stato trasfigurato e vivere eternamente sulla Terra?”. Sorgono dei dubbi per quant’è contraddittoria quest’opinione.

- “Signore”, confessa il primo, “non c’è più niente da spiegare. Il Tuo Insegnamento indica l’errore. Posso chiederTi qualcosa?”, UR lo concede gentilmente.

53. “Ho sempre chiesto l’illuminazione, prima che io andassi nella comunità per predicarvi. Se ciò è stato molto sbagliato, le preghiere rimasero inascoltate e nel buio della mia contemplazione. Non mi hai mai sentito quando Ti parlavo?”. Nuovamente il Sorriso divino, delicato.

54. “Ti ho certamente sentito, ma non ascoltato! Non sarebbe Amore da parte Mia! Questo sia presto appianato. Nell’Ascoltare opera l’Amore; nel non Esaudire, la Mia Serietà sacerdotale! Che cosa è più importante e più santo: la Mia Serietà o il Mio Amore?!”. Il primo è preoccupato, e anche qualcun altro. Oh, quanto si sono sbagliati. L’Amore veniva volentieri menzionato, che si debba appunto amare seriamente, mentre la Serietà – come sovente – era dimenticata.

55. “Lasciami andar via!”, la voce trema. “Non sono degno di rimanere presso di Te, perché ora so che la Tua Serietà è l’espressione del Tuo AMORE. Certo, allora non potevi esaudirmi. Ora vedo fulmineamente: ho certamente pregato, nonostante ciò non mi sono fidato della Tua Guida. Tutto il mio agire era scialbo e vuoto, anzi, …tutta la mia vita!”

56. “Non del tutto”, consola Dio, e smuove il tremante, che già voleva allontanarsi. “Rimani, altrimenti Mi perdi. E ascolta: dove la Mia Serietà di Sacerdote assume la Guida, qui splendono le Mie sette Stelle, che Io solo possiedo! Ogni figlio, tuttavia, può riceverne una scintillina. Se le lascia regnare tutte e sette, allora ha afferrato la Mia mano di Padre, che non vuol dire che non può camminare e agire da se stesso.

57. E’ un buon segno notare la differenza. Tu volevi insegnare il giusto, ma ti sei ingarbugliato nell’arroganza. Ogni figlio possiede la capacità di combattere questa parte materiale cattiva. Che a te e ad alcuni altri non sia riuscito, è dipeso in parte dalla vostra infanzia terrena. Cresciuto da genitori non buoni, eravate formalmente vaccinati con l’orgoglio. Il Mio serio Amore ha provveduto che dopo la morte, liberi e privi del mondo, poteste giungere sulla ‘Stella della speranza’.

58. Con ciò è spiegato che non siete capitati in nessuna tomba e non ne potete nemmeno risorgere! Chi lo vuole seriamente e, allo stesso tempo, l’afferra, avrà l’Aiuto per perdere la sua indegnità. Soltanto chi pecca ancora, in questo o quel modo, ha bisogno di più tempo, finché tutto sia pagato. Ora lasciamo le vostre tombe e rivolgiamoci alla successiva domanda.

59. Sul Mio Ritorno – secondo il vostro senso – avete sempre detto: ‘Il SIGNORE ritorna, con LUI regneremo!’. Lui era per voi ‘il Figlio’. Solo più raramente avete menzionato anche ‘il Padre’, al massimo, così, per caso, che Io avessi consegnato il Mio Governo al Figlio, come nel mondo un re deve consegnare il trono al figlio, quando lui stesso diventa vecchio e fragile.

60. Non avete mai pensato che il Padre e il Creatore sono ‘Uno’, l’Eterno ‘Io-ero’, ‘Io-sono’, ‘Io-sarò’, con cui è confermato che Io, dalla Mia Pienezza di Vita creativa, non sono né giovane, né vecchio e né fragile! Guardate la madre. Ora ha un aspetto celestiale, che significa che qui non esiste nessun invecchiare esteriore.

61. Questo ve l’ho preparato in eterno, la cui Pienezza non potrete mai vedere interamente. Ma è da sperimentare ogni Eternità del Giorno dal primo Raggio del Mattino fino al rosso della Sera, ma non le Notti, che Io prelevo ed immergo nella Fonte-Ur. Da essa prelevo la nuova Benedizione per una nuova Opera del Giorno, in essa immergo ciò che era il carico e la fatica del Giorno passato.

62. Ebbene, avanti! Io non ti sarei mai venuto incontro! E come mai che Io sapessi tutto? Il Mio ‘Onni-Sapere’ è chiarito; con il ‘non-aver-ancora-incontrato’ c’è un impiglio. Io lo addrizzo! – Della Mia Onnipresenza non hai dubitato; però, non l’hai fatta valere sempre, con hai contato su di essa.

63. Dovevo ascoltare il tuo balbettio, ma non ti sei fidato di Me di fare ciò che chiedevi. Vedi, appunto, ti sono venuto incontro Io, lì, non da Volto a volto, ma nel sentimento, che è più importante che nella contemplazione durante una via nel mondo. Essendo cosciente che Io so tutto, di conseguenza la domanda era superflua.

64. Il Mio Insegnamento è il Segno dell’Onnipresenza. Che i viandanti lo accettino o lo neghino, non diminuisce nemmeno di una piccola fibra, l’eterno ‘Io-sono-Colui-che-è’, ovunque! Tu pensi: «Un’ulteriore sasso via dalla mia anima!». Il Volto di Dio irradia nell’alta Gentilezza: “Vogliamo lasciar rotolare ancora un paio di sassi nell’abisso?”. Ah – come sospirano tutti di sollievo, come il Signore diventa il ‘Dio paterno’. Egli è sempre, LUI, …in qualunque modo si riveli.

65. L’Amore serio s’imprime; e il secondo si annuncia: “Padre, Ti prego, rotola via anche le mie pietre; hanno sovraccaricato la mia anima. Ora ci hai alleggerito e, Ti prego, liberaci totalmente. Lascia cadere tutte le pietre nell’abisso”. Questa è una richiesta che, nella Luce, possiede la validità. I chiari giubilano, e UR dice:

66. “Non c’è più molto che debba essere eliminato, ma sarebbe bene che vi aiutaste”.

- L’anima luminosa ringrazia: “Padre, Tu ci hai liberato e, …ah, oh, vedete…”, esclama alla comunità, “…osservatevi! Siete cambiati! Con ogni chiarimento che il buon Padre ha eseguito, se n’è andata una parte oscura dopo l’altra. Ti ringrazio. Oh, Padre! Sai, solamente, così…”.

67. “Ti sentivi oppressa di possedere tu sola l’abito chiaro, mentre tutti portavano ancora le vesti delle loro tombe…  Questa è una parte della tua moneta del salario del giorno, che ti sei meritata in parte nel mondo. Che per gli altri durasse più a lungo, è dipeso solo dal fatto che essi erano ancora saldamente aggrappati al mondano, e il Padre dovette abbattere una pietra dopo l’altra, finché caddero come piccoli pezzi nella ‘Profondità della Sua Grazia’. Qui è subito notato: ‘È questa la profondità che Egli intendeva!’.

68. Ben spiegato, Miei Guardiani. Io ho dissolto le pietre, e voi, aiutanti, la graniglia di pietre”.

- “Caro Padre”, dice di nuovo l’anima, “Tu hai ripiegato molto bene il cattivo ‘intoppo di Dio in noi’ nella sua pienezza, ma hai confermato che nella nostra visione del mondo c’era anche un buon granello di seme. Come può essere, in uno, contemporaneamente, il male e anche l’utile?”

69. “Questo ve lo spiega Corrysanda”. UR fa un cenno e lei accorre svelta, raggiante di gioia. Non perché lei sia stata chiamata, ma vale per tutta la Stella. Qui non vale il fatto chi possa portare qualcosa, ma unicamente che cosa è da rivelare. Si pone accanto a UR e dice come una buona insegnante:

70. “È da riconoscere la semenza, che è utile anche nelle faccende del mondo, donata benevolmente da UR. In ogni viandante nella materia, agiscono sovente due voci. Una è la buona, l’altra vale di meno. L’ultima è una parte dalla ‘sabbia del mondo’. La buona è una ‘scintilla dalle Stelle’.

71. Il seme era il desiderio che Dio voglia essere presso di voi, cosa che avete tradotto con ‘in voi’. La Parola e l’amore dovrebbero rimanere saldi in voi. Questo desiderio proveniva dallo Spirito, la Proprietà non esternabile della Luce. UR è Spirito, ed Egli è buono! Per questo non esiste altra denominazione. Dipende dal fatto, se l’uomo fa regnare coscientemente la Voce dello Spirito. A lui è possibile di dare il predominio allo Spirito, oppure se la spinta, dalla parte della forza materiale, conquista il sopravvento.

72. Ora sapete che cosa significa Spirito, a cui ogni figlio può obbedire. Se aveste pensato al riflesso, allora il vostro orgoglio – che oscura la via del mondo – rallentando la via verso Casa, sarebbe stato tralasciato”. Corrysanda indica tutt’intorno. “Da voi ora irradia lo Spirito del Cielo come figli della Luce, che lo siete stati, prima di poter percorrere il vicolo dell’assistenza”. Essa si reca di nuovo nel cerchio dei chiari, e Dio si rivolge alle comunità.

73. “Se ci si lascia dirigere dallo Spirito, allora si può riconoscere tutto. Diventati maturi, eccetto un’ultima pietra già spinta via, ma non del tutto dissolta, era da sentire, chi voi siate. Nonostante qualche ammaestramento, non avete domandato: ‘Da dove siamo venuti? Che cosa eravamo? Dove conduce la Via?’. Questo è dipeso da ciò: che il Mio serio Amore non lo soppesa troppo pesantemente, perché la materia è una prigione che trattiene saldamente gli incarcerati!

74. Esistono due tipi di prigionieri: molti sono incarcerati giustificati, perché hanno aiutato a costruire la prigione a causa della caduta. Io l’ho eretta, ma ho costruito ad ogni anima una finestra, e per l’intera oscurità un grande portone: le finestre per guardare alla conoscenza, il portone sul vicolo della Redenzione.

75. Gli oscuri hanno inferriato le finestre, sprangato le porte, così loro stessi hanno reso non buona la ‘Mia casa di scioglimento’, dove colpa e peccato sono da eliminare. I Miei buoni l’hanno visitata per portare dei carichi fuori dalla casa di scioglimento. Se solo una pietruzza oppure grandi blocchi, per Me rimane uguale, poiché, esse aiutano! Il carico fondamentale, dal più piccolo al più grande, lo porto solo Io!!

76. La colpa fondamentale è già stata dissolta, perché la Porta è aperta; chi vuole può arrivare alla libertà, a Me! Voi siete stati fedeli con la grande schiera. Sì, …i molti piccoli sono il Mio popolo, come da molti cittadini risulta uno Stato. I meno, sono quelli che conducono quelli che hanno ricevuto maggiore responsabilità. Questo è uno specchio nel quale è assolutamente riconoscibile la ‘Casa del Padre’.

77. Voi avete portato con voi la Verità nella materia, per cui siete diventati credenti. Ciò era intanto sufficiente, per legare voi stessi alla Luce, quasi sempre inconsapevolmente. Per questi motivi non avete avuto bisogno di fare una grande deviazione dopo la morte. Fino agli ‘appoggi di dismissione’ siete rapidamente arrivati fino a Me, oppure: …Io, da voi, come diceva Orytam nel suo saluto”.

78. Il primo oratore dice modesto: “Ah, Signore, o Padre-Ur, è sconvolgente, quale Grazia, quale serio Amore ci è stato dato. Devo riflettere su tutto, devo meritarmi a posteriori la Tua santa maestosa Guida. E questo: – io sarei già stato da Te, sarei andato nel mondo, e quivi avrei – quivi – Ti avrei perduto?”. Oh, quanto magnificamente può consolare il Padre! Attira il figlio ritornato a Casa, al Suo petto.

79. “Non Mi hai perduto! Solamente, non Mi hai riconosciuto bene. Il merito a posteriori è giusto; questo lo deve adempiere ogni figlio se vuole perdere il resto del mondo: porlo nella Bilancia della Mia Grazia, nella Coppa del Perdono! Se un figlio ritornato a Casa lo fa, allora ha superato quella parte che non deve caricarsi. Il bene di riporto giace sempre nella Coppa del Mio Sacrificio della Serietà; perché dalla SERIETA’ Io ho preso la Fiamma che ha cacciato via gli oscuri e, con ciò, …rischiarato la loro oscurità.

80. Per ora basta! Voi rimanete ancora sulla ‘Stella della speranza’, dove l’ultima cosa si può dissolvere. Tu, cara figlia”, Ur intende la madre una volta anziana, “puoi ora venire con Me, la tua casetta del Cielo è aperta”. Essa è un luogo dove il gruppo aveva abitato prima. – Non dovrebbe giubilare allegramente l’anima? – Degli spiriti, figli della Luce, possono però anche conservare come esseri umani il loro bene del Cielo, certamente non sempre del tutto apertamente, ma disponibili.

81. Perciò l’anima dice: “Padre, la Tua Bontà è così grande! Chi la può misurare? Sì, è più grande del Tuo popolo; Tu ci adagi tutti in essa. Sarei ultrabeata se potessi ora venire con Te”. Titubante, guardando in su nel Volto santo, caro, continua: “Siamo stati un gregge, e così …vorrei, …vorrei”.

- “…rimanere preferibilmente con il gregge?”. UR accarezza la figlia.

82. “Questa era la migliore richiesta che potevo attenderMi da voi. Tu l’hai inoltre presentata per tutti. Perciò metto la Benedizione – che ti spetta per via della richiesta – sulla comunità; a ognuno la giusta parte della Mia Bontà, che Tu hai lodato altamente per la Mia Gioia. Siate tutti insieme benedetti, la Mia Pace sia con voi!”

83. I ritornati a Casa s’inginocchiano in silenzio, silenziosamente ringraziano tutti gli aiutanti. Il ringraziamento segue il Padre come una nuvola, quando – esteriormente – dal Suo percorso, lascia la Stella. Nella Sua santa Onnipresenza Egli è, e rimane, qui, come ovunque.

[indice]

 

Cap. 14

Dell’anticorte esteriore, superiore e interiore – Il tessuto filtrante e l’ultimo ottimo passo

Le due comunità riunite sono istruite – La salvezza solo da Dio – Il Regno di Dio non sulla Terra, la quale è il centro dell’oscurità – Nel Regno è una continua crescita – I due oratori uniti, ma come guide diversificate – Una nuvola nera – Il nome simbolico di Fureana – Sul linguaggio nel Regno

 

1. Orytam era stato chiamato altrove. I superiori della Stella hanno fatto molto di buono per le comunità, come per loro stessi. Costoro possono presto giungere nella loro posizione del Cielo. Ci sono però ancora alcuni problemi. Sono saliti sul monte sul quale i superiori sovente si radunavano, quando volevano consigliarsi da soli. Di nuovo stanno arrivando degli oscuri, e di quale genere…

2. Le comunità seguono più tardi. Uno chiede a Diadjar: “Per quale motivo abbiamo potuto aiutare così poco sulla Terra? Mi opprime ancora. Quanta gente abbiamo visitato per portare ad ognuno la Salvezza. La maggior parte non ne voleva proprio sapere; altri non ci hanno riconosciuto. Dio ha certamente visto la nostra afflizione”.

3. Non essere più triste”, lo ammonisce Diadjar. “L’errore era di avere da soli la vera parola di Dio, cosa che è arrogante. Allora non vi servì a molto la serietà, che avevate davvero. Per questa serietà siete stati portati qui da noi, e i punti di arresto furono presto da superare”.

4. “Su questi vorrei sapere ancora di più”, interviene il secondo. “Nel piccolo, certamente, si fa un po’ di Luce; ma noi abbiamo bisogno della Luce di Dio fin quanto possiamo sopportarla”.

- “Intanto discutiamo la prima domanda”, ordina Heliato, “e Diadjar ve la spiegherà”. Allora tutti si avvicinano, così come si erano schierati intorno ad UR, il Padre. I chiari si rallegrano, e Diadjar insegna:

5. “Con l’aiutare, le cose non andavano bene. La maggior parte dei circoli di fede, credono di averla solo loro la più autentica. Questo ha creato della volontà contraria fino all’odio, che condusse a delle sanguinose guerre di persecuzione. Passerà ancora un po’ di tempo prima che l’umanità seppellisca tutto l’odio. Quando su di loro cadrà la ‘miseria del mondo’, allora su di loro verrà la riflessione.

6. Se soltanto vi foste consigliati con altri credenti e non aveste subito sostenuto: ‘Vi portiamo noi la salvezza’, avreste potuto agire molto meglio, d’altronde:

tutta la Salvezza viene solo da Dio!

Non dipende dal fatto se una ‘tromba del mondo’ sia udibile ovunque. Nelle grandissime  misture il contenuto è quasi sempre minore. Tuttavia, dove una buona semenza ha trovato nei cuori del nutrimento, questi prendevano molto presto le loro proprie vie, per nulla sbagliate.

7. Tu pensi che nei piccoli circoli non ci fu nemmeno grande successo? Allora io dimostro che non dal volume risulta il valore. Guardate il piccolo libro della Bibbia! Nessun’altro come questo è mai stato combattuto. Nessun’altro come questo…”, gli occhi di Diadjar splendono seriamente, “…è rimasto conservato nel mondo: la semplice Verità di Dio e il Suo Agire!

Nel semplice e nel piccolo si rivela la Sua Grandezza!

8. Da ciò si deduce la terza domanda: ‘Per quale ragione il Creatore è venuto come il Salvatore, sulla Terra?’. La seconda domanda ve la spiega poi Heliato, il quale vi ha chiamato bene all’Ordine. Aggiungo ancora qualcosa al ‘piccolo aiuto’, che riguarda la vita nel mondo. Vi serva un esempio.

9. In un buon menage familiare i figli possono aiutare i loro genitori. Un dover-aiutare porta raramente un buon frutto; il poter-aiutare è benedetto da Dio. I figli, nel rapporto della loro forza, possono aiutare i genitori ed alleggerirli per la loro gioia in qualche lavoro e nel loro dovere quotidiano.

10. Certamente, secondo la Luce, le cose vanno nella stessa misura anche nel menage Familiare del nostro Padre. Noi possiamo aiutare nel rapporto della nostra forza di Luce, e qui vale l’insegnamento del sassolino insieme ai grandi blocchi che si possono portare fuori dalla Casa di scioglimento, come UR chiamava la materia. Non il poco o molto dà il tratto di un aiuto primario alla Bilancia; ma solo il come si fa qualcosa, si trova nell’apice (zenit).

11. Il serio tendere fu ‘il come’, ed ha aiutato più voi che quelli che furono istruiti da voi: foste quindi attivi nel menage Familiare del nostro Padre, con il ‘piccolo aiuto’. Qualche anima che non aveva dimenticato la vostra istruzione, è ritornata a Casa, indipendentemente dal fatto se seguì il vostro dogma o la vostra stessa conoscenza. La parola fu determinante, e questa è: di DIO! Io penso che ciò sia sufficiente, e il vostro carico di sabbia è risolto”.

12. “Questo era un insegnamento, caro fratello!”, ringrazia il primo. “Di questo sono ora liberato”.

- “Sì!”, conferma Olyanda. “Solo allora, quando si dissolve tutta la sabbia del mondo, giungerete al vostro luogo nel Cielo”.

- Dice la prima chiara anima: “Noi siamo già nel giusto posto; perché gli insegnamenti che abbiamo ricevuto, soprattutto le care Parole del Padre, sono il loro miglior luogo di riposo. Ovunque noi siamo, siamo in ogni tempo al giusto posto, cioè in quello che il Padre ci permette di accedere”.

13. “Molto bene”, loda Bota, “e si sa il perché il Padre ti ha lasciato nel vostro gregge. Nel salire in alto hai aiutato diligentemente, al fine di raggiungere insieme la vostra posizione nel Cielo. Anche l’insegnamento dei ‘punti di deposito’ vi aiuta a proseguire al meglio”.

- Di questo mi rallegro molto”, esclama il secondo oratore. E le comunità sono d’accordo.

14. Heliato dice: “Mi servo della Parola del Padre: ‘Qui non è difficile crescere!’. In genere avete riconosciuto alcune cose. Per Grazia siete arrivati da noi, ma non nel Volo dall’alto, della Luce’. Questo è possibile ai principi, ai più anziani e alle Guardie. Per la schiera dei figli è meglio se ognuno fa i suoi passi. Lentamente o più velocemente non viene troppo misurato dal Padre. Per molti, il più lento è la cosa migliore. In tutto si rivela la Guida di Dio. LUI sa che cosa serve ad ogni figlio.

15. Dato che qualcosa era da deporre prima di poter incontrare Dio, la via passava attraverso le stazioni d’aiuto. I più inferiori, delle regioni un poco più elevate del mondo, dove è da livellare il più grossolano, appartengono alla materia. Il deporre, dice già che si deve gettare via qualcosa da sé; solamente, non è mai interpretato mondanamente, di gettare via semplicemente ciò che è diventato scomodo a qualcuno. Oh, no! Così non procede la via del ritorno! Il materiale è soltanto da purificare con la comprensione, il pentimento e la riparazione. Infatti, badate a questo:

16. A UR, nulla va perduto! Ciò che per noi diventa inutile durante un giorno, di questo Egli ne fa una cosa magnifica per il successivo giorno. Egli riduce la fatica e il peso, come Egli rivela, nella Fonte delle Notti. Egli aggiunge la forza del pentimento dei figli mediante la Sua benedizione, per cui non si deve gettare nulla di ciò che nello stadio di un mondo era inutile, sbagliato e cattivo.

17. Solo il segreto sentimento, sovente inatteso, inconsapevole, è l’aiuto di Dio, da passare da un approdo dopo l’altro. Esse sono il ‘telo filtrante’ della Luce che diventa sempre più fitta, quando si giunge dall’esteriore all’interiore, e poi all’atrio superiore. L’ultima, per voi, è la ‘Stella della speranza’.

18. Qui il resto fu filtrato, e quello che rimase attaccato ancora nel telo filtrante, lo ha preso UR e l’ha portato via, quando Egli disse: ‘Per ora basta!’. E così è anche sufficiente come avete assimilato gli insegnamenti, con cui è venuta su di voi la Benedizione dall’ultimo telo filtrante, con la maestosa Pace di UR, che Egli ha steso su di noi”.

19. Il secondo oratore stringe le mai a Heliato. “Ti ringrazio, fratello; e anche le nostre comunità ti ringraziano. Penso, naturalmente, se dico ‘le nostre comunità’, tanto oramai non lo sono più, perché ci appartenevano solo sulla Terra…”.

20. Dice Malluredus in modo gentile: “Durante il vostro ultimo tempo d’insegnamento, l’espressione può rimanere, noi sappiamo come l’intendevi. Secondo: qui non ha nessuna importanza. Terzo: tanto, rimanete insieme, perché siete una stirpe del Cielo. Certo, succede raramente che una stirpe, durante una via nel mondo, s’incontra pienamente; alcune, certamente, sostenendosi reciprocamente. A volte però le conduce UR, e allora è per la Benedizione di una tale stirpe”.

21. “Ci aspetta prima un nuovo lavoro”, sottolinea Diadjar, “durante il quale voi potete rimanere”. Subito si accetta con fervore, senza sapere che questa sarà l’ultima prova. “Prima ancora, qualcosa sulla domanda del perché il Salvatore è andato sulla Terra. E’ ancora attaccato in voi, se Egli l’ha eletta, del perché Egli la chiama l’ultima e la più povera, e non erigerà mai il Suo Regno su di essa, per cui non esiste per gli uomini nemmeno un eterno co-regnare.

22. Da tempo è stato pronunciato ciò che Egli disse al più grande potere del mondo di allora (Roma): «Il Mio Regno non è di questo mondo!». Voi dicevate: ‘Non il mondo, il Padre glielo avrebbe consegnato!’, e non avete citato la richiesta: «Il Tuo Regno venga!». Soltanto, che non c’è scritto dove deve essere. Così l’uomo stesso ha immaginato la struttura del Regno, indubbiamente, come se questo fosse divino o mondano.

23. Nella frase: ‘Il Tuo Regno venga a noi tutti’, sta per il fatto, che il ‘tutti’ non è una parola di cifra limitata, di conseguenza non vale per nessuna singola comunità. Inoltre, ancora non sta scritto da dove deve arrivare. Se il corpo dell’uomo è perituro, allora questa richiesta sarebbe insensata se venisse adempiuta per gli uomini nel mondo. Questo si riferisce soprattutto al ‘co-regnare’, e non ci vuole un’ulteriore spiegazione, perché il perituro ricade sulla materia.

24. L’errore pesa gravemente se si crede che il mondo debba diventare, come minimo, il Centro del Regno. Badate, al ‘divenire’! Se il Signore ha parlato del Regno come ‘è’, allora il ‘divenire’ è da cancellare, e in particolare ora, dove le Ali della Vita del Giorno della Creazione si ripiegano per i figli, dove né pace, né accordo, né così poca fede regnano sulla Terra.

25. Chi davanti a tutto mette lo spirituale, non ha bisogno di cercare la conoscenza per comprendere la risposta di Pilato in collegamento con la richiesta. Se inoltre si osserva la Parola: «E guarda, Egli era molto buono», relativamente alla formazione pronta di un Giorno, che UR ha creato da Spazio e Tempo, allora il Suo Regno è nella Forza’!

26. Qualche credente nel mondo, non raramente alcuni che voi chiamavate pagani perché avevano dato al Concetto di Dio dal loro linguaggio un altro Nome, sanno che Dio ha eletto il mondo perché esso è il più povero, è il centro dell’oscurità. Per questo, il ‘Centro della Luce’ è andato nel centro dell’oscurità, per aprire totalmente la Casa di scioglimento.

27. Egli ha portato dalla Sua ricchezza solo una piccola particella, che però è ancora così potente da inondare l’intera materia. Se ora è così, allora persino la parte più piccola della ricchezza non può mai essere data in eterno alla materia come governo esteriore, che voi – soprattutto per voi soli – speravate.

28. Come UR da ‘Centro della Luce’, come Mediatore, l’Unico, si è recato nell’oscurità, doveva quindi comparire dinanzi a Dio anche il centro dell’oscurità, come Pareggio della Creazione: Lucifero, il figlio perduto, incluso tutto il co-perduto. A lui fu dedicata la Redenzione fondamentale. La materia viene sciolta e conclusa. Se avviene questo, allora in essa non esiste da nessuna parte una eterna sussistenza, …in nulla!

La Vita è eterna!

La morte è passeggera!

Ora, chi vuole, può fare ancora una domanda”.

29. Quella fervente, della predica dell’inferno, osa dire: “Oh, quant’ero stupida! Abbiamo interpretato tutto letteralmente! Inoltre, in modo sbagliato. Mi meraviglio molto che non abbiamo riconosciuto questa Verità che è così semplice. Questo era per il motivo, che soltanto noi volevamo splendere nella Luce di Dio. Posso chiedere qualcosa?”

- “Certo”, invita Olyanda, “riguarda tutti voi insieme”.

30. “Come lo sai?”, si stupisce la donna. “Ah, voi siete appunto alti figli del Cielo e potete leggere i pensieri, come Dio guarda nella più profondità della nostra anima”.

- “All’incirca”, conferma Malluredus. “Ma c’è da mettere una differenza: Dio guarda profondamente in tutti i cuori, così profondamente, come sovente non si può da se stessi. Noi, attraverso la Bontà di Dio, guardiamo dentro dov’è necessario per l’aiuto di quelli che Egli fa venire da noi. Voi non potete ancora leggere i pensieri, perciò esponi la tua domanda”.

31. “Dai vostri buoni insegnamenti ho notato che la conoscenza si può aumentare. Che cosa succede nella nuova posizione in Cielo? Persino là non esistono più altri gradini, nessun ulteriore spingersi in avanti nella Magnificenza di Dio? Che sarebbe…”

32. “…certamente, uno stare fermi!”, completa Kara-Amadael. “Noi prendiamo in prestito il Sole del Padre, e allora si fa già chiaro ciò che ancora è a metà buio. Qui vale pure: ‘Non è molto difficile!’. Cito qualcosa come esempio dal mondo, con cui potete arrivare quasi da soli alla chiarezza.

33. L’uomo vive i suoi giorni, uno come l’altro. Uno diligente si alza al mattino, esegue la sua opera, mangia, beve, si riposa, e alla sera va a dormire. Questa è la vita. Non importa come l’uomo la chiami. Ciò nonostante, ogni giorno ha la sua propria impronta, non soltanto nell’invecchiare. O si ha bisogno di un lungo tempo per terminare ciò che si è iniziato, oppure si comincia qualcosa di nuovo. Ogni cosa è continuamente nuova, e solitamente è prodotta migliorata.

34. Se già la materia produce la coerenza, quanto più quella vita che proviene dallo Spirito è concentrata nel Regno di Dio. Nel lavoro mondano, dove si poteva aumentare giornalmente, non era determinato che, per questo, dovevate ricercare un nuovo impiego. Un unico posto di lavoro bastava anche per procedere.

35. Pure così, naturalmente in modo spirituale, nella Casa del Padre è inesauribile. Non siamo legati al nostro posto; visitiamo altre stazioni, siamo stati nel Santuario della Santa-Luce, il Centro visibile della Divinità-Ur. Solamente, che la nostra Stella rimane la ‘nostra abitazione nella Casa del Padre’! Pure così voi quando arriverete nella vostra abitazione. Là, nella vostra proprietà, quella che possedevate prima della via del co-aiuto, dovete formare tutto ciò che dovete imparare a conoscere. E non solamente questo.

36. Ogni percorso attraverso la materia, se in parte vano e ombreggiato da qualche errore, riporta sempre qualcosa di nuovo per ogni figlio dalla Corrente di Benedizione del Padre. Una corrente scorre sempre, un mare resta in movimento, benché la corrente come il mare rimangano sempre contenuti nelle loro rive. Infinitamente di più, e non afferrabile per nessuna creatura filiale, resta mobile la Fonte della Mezzanotte di UR, e scorre sempre verso la Sua Corrente di Benedizione. In questo scorrere, nel movimento, è adagiata la nostra Vita. Infatti, la Vita stessa è un accrescere, per tutto ciò che il Creatore fa!”

37. “Chissà se, …più tardi, intendo…“, incespica nuovamente la prima, “…chissà se posso aiutare una volta?”

- Risponde Bota: “Il pensiero per la parte della comunità cui provvedere, che cade su di te, ti rende matura. Ci sono alcuni che non hanno compreso pienamente ogni insegnamento. Intanto sono da aiutare questi, e il resto…”, un bel guizzo negli occhi, “…poi si trova”.

38. Potrei sottomettermi al primo?”, interviene il secondo. “Se veniamo in un luogo, allora due reggenti sono superflui. Il Salvatore dice: «Nessuno può servire due padroni!».

- Sono progrediti bene, poiché il primo dice: “Questo fa onore a te e a me. Vogliamo lasciarlo al Padre, oppure qui al superiore della Stella, che cosa è il meglio per noi?”, gli occhi splendono, “E il Primo, per tutti, da ora in poi deve essere solo il PADRE!”

39. Ambedue gli oratori si sentono abbracciati, l’uno da Diadjar, l’altro da Bota. “Fratelli, questi sono due grandi passi fuori dall’ultimo telo filtrante. Sì, …UR rimane sempre il Primo e, contemporaneamente, l’Ultimo; inoltre, il maestoso Centro, EGLI, come Mediatore! – Ora, notate ancora come noi lo facciamo sulla Stella della speranza, …non dovete agire così, ma deve solo essere un’indicazione.

40. Vedete”, spiega Diadjar, “io sono il superiore, ma al mio fianco stanno sette aiutanti nello stesso rango. Ognuno ha un’altra missione. Nell’agire insieme siamo uno. Come il più co-anziano, vi presento Kara-Amadael. Il Padre-Ur ha eletto Olyanda e Malluredus come genitori e sacerdoti della nostra Stella.

41. Heliato assiste Olyanda per problemi esterni, e Corrysanda accanto a Malluredus. Bota e Li-Admia sono gli assistenti nella vita esteriore (-interiore?-). Quindi, per la nostra esistenza interiore ed esteriore è provveduto al meglio. Di conseguenza possono lavorare insieme due reggenti – naturalmente, solo nella Luce. Ogni volta, una cara sorella e un fratello sono uniti nella ragionevole funzione, io in questo senso sono escluso. Ora potete scegliere da voi stessi come volete farlo”.

42. “Ti prego, dacci il tuo consiglio”, dice il primo.

- “Nuovamente ‘non è troppo difficile’, ed è presto fatto: sii tu, il primo, per l’interiore; il secondo per l’esteriore, per la guida. Sulla vostra Stella lo rivelerà il Padre chi desidera e può aiutare questo e quello. Con ciò la vostra faccenda è regolata e terminata da noi. Noi andiamo nella piccola valle per attendervi i nuovi”. Ci si affretta per la via.

*  *  *

43. Nel cielo stellato sorge come una nuvola nera. Pronti, uniti con UR, tutti gli aiutanti la guardano. Il primo delle comunità, nascondendo lo spavento, chiede: “Com’è possibile che, nella Luce, si mostri una nuvola così scura? Da quando sono con voi, il vostro cielo che si curva come sulla Terra, era sempre sereno. A volte comparivano delle nuvole bianche che non hanno mai smorzato la Luce. Come mai, non lo immagino ancora. Ma il nero che si vedeva terrenamente nei temporali, non appartiene a qui”.

44. “Hai ragione”, risponde Malluredus, mentre Diadjar nel frattempo si mette all’uscita della valle. “Le tue domande si risolvono ancora come questa nuvola. Essa viene dalla materia – così come voi – guidata a noi”.

- “Anche noi eravamo così scuri?”

- “No! Questa formazione oscura”, Malluredus intede la nuvola, “proviene da un altro mondo, dove è quasi come sulla Terra. Là si conosce Dio, e di tanto in tanto c’erano dei profeti come da voi; là c’erano e ci sono ancora delle guerre e una grave assenza di Dio.

45. Quelli che arrivano sono esclusivamente saliti dalla propria profondità, vivevano senza fede come tiranni e criminali. In parte sono morti fisicamente da un paio di secoli secondo il calcolo di tempo del loro mondo; e soltanto un poco alla volta, mediante la cordiale Compassione di Dio, sono giunti all’ammissione che continuano a vivere. Solamente, il dove e come è a loro totalmente ignoto.

46. Hanno ancora contatto con il loro mondo, e pensano di comparire di nuovo come da dittatori, perché – in collegamento con la vicina Sera del Giorno della Creazione – anche in questo mondo, degli uomini giungono nuovamente alla conoscenza. Non ancora molti; in ogni caso, …si è risvegliata una nostalgia, e i credenti che chiamano il nostro unico Dio, il Padre, ‘Fureana’, non temono più di andare dai loro re. Fanno notare la fine, alla rovina dell’anima, alle catastrofi.

47. Le anime che sono la nuvola scura non devono più possedere nessuna influenza. Esse considerano la nostra Stella come il loro corpo mondano, consigliandosi come mai vedono questo da lontano. In genere, questa razza mondana è altamente talentata e usa i loro doni, proprio come nel vostro mondo per delle opere che sono più nocive che utili. L’utile si riferisce all’esteriore della vita, e sarebbe buono, se la fede e l’etica stessero in anteprima. Adesso attendiamo che cosa hanno da esternare”.

48. “Che cosa significa Fureana? Il Nome non suona divino”. Si guarda a Malluredus.

- “Nel senso della vostra lingua, non potete leggere molto in questo Nome, ma ogni stazione nel Cosmo ha la sua propria impronta, secondo la vita, come in ogni cosa, non per ultimo anche nella lingua. Proprio questo è, per così dire, la ‘lancetta dell’orologio’, da cui risulta il pendolo della Vita.

49. ‘Fureana’, per questi credenti è di profondo senso. Ve lo voglio spiegare così: ‘Fu’ oppure ‘Fur’ significa Fuoco, il primo elemento di UR, il principio del Creatore. Loro riconoscono nella santa essenza di Dio, dapprima il Creatore e – anche se non pienamente consapevoli – i loro anziani, che migliaia di anni prima hanno popolato il loro mondo, hanno attinto questo Nome dalla contemplazione spirituale.

50. Anche per loro il fuoco era quell’elemento senza il quale non avrebbero proprio potuto esistere. Fuoco e acqua sono le cose necessarie che vengono utilizzate in ogni mondo materiale, per conservare la vita. Che UR come Creatore abbia dato la conoscenza, altrimenti non avrebbe dovuto produrre una vita materiale alle anime e agli esseri, come gli elementi che sono da impiegare al meglio, non c’è bisogno di spiegarlo.

51. I primi uomini talentati nella contemplazione hanno preso dagli elementi il loro Nome per Dio. ‘Fu’, il Fuoco; ‘r’, l’anello di congiunzione, riguardo al Creatore e alla creatura; ‘Ea’ hanno chiamato l’acqua., ‘na’ doveva significare: noi viviamo, anche l’aria; e profondamente pensato: DIO c’è! Similmente, così si sono formati questo Nome dagli elementi. Secondo il vostro modo di scrivere il Nome si potrebbe leggere nelle singole parti, ma in collegamento, come ‘Fu-r-ea-na’”.

52. “Che meraviglia”, si anima il secondo. “Loro sono più avanti che noi nel mondo”.

- “In un certo qual senso”, asseconda Kara-Amadael. “Voi per questo avete il nome ‘Gesù’, e nella traduzione dalla Luce: ‘Imanuel’. Chi vede, sente e riconosce questo dalla vista della Luce, giunge sempre a quella Verità che può pure guidare nella materia nella profondità dello Spirito”.

53. “Ora ho notato qualcosa”, continua il secondo. “Noi siamo stati istruiti da voi nella lingua del nostro mondo. Se già nel vostro mondo regnano diverse lingue, come certamente sulle stazioni del Cosmo, come mai non ne avete una propria? Certamente sarebbe più ricca e anche più bella che la migliore del nostro mondo. Oppure avete persino …”

54. “…noi l’abbiamo”, pronuncia Olyanda. “Non potevate comprendere la nostra lingua, noi invece possiamo parlare ogni lingua materiale. Nella vostra abitazione come stirpe del Cielo ritroverete la lingua della Luce; e quando vi visiteremo, che è possibile, allora il linguaggio mondano è finito per voi”.

La fervente osa chiedere: “Esiste una lingua unitaria sulle stazioni di Luce?”

- “No!”, spiega Li-Admia. “Ogni corpo nello Spazio della Luce che serve da abitazione, ha la sua propria, ma tutte le lingue delle Stelle sono relativamente parte del maestoso modo di Parlare di Dio ai figli.

55. Il simbolismo: UR, l’UNO, ha soltanto una lingua, che viene compresa ovunque nella Luce. Egli ha un grande popolo, per il meglio del quale Egli lo ha suddiviso in famiglie, stirpi e popoli delle Stelle. Se Egli viene da noi, allora Egli si serve della lingua delle Stelle; se Egli ci chiama nel Santuario, allora Egli parla nella ‘Sua Parola’, che è così magnifica, come non può essere quasi descritta.

56. Di voi fanno parte molti altri del Regno, che in parte sono già a Casa e in parte completano la via nella materia. Dai primi imparerete ancora qualcosa, ma voi due”, Li-Admia indica gli oratori, “sarete nuovamente i più anziani, perché lo siete stati prima della vostra via terrena.

57. Ma ricordate: ogni figlio sta su un gradino, cioè sul gradino di figlio! Quelli che sono già a Casa, vedono il vostro arrivo e preparano un cordiale benvenuto. Allora voi due non dovete darvi alle guide, perché …”.

- “Ti prego, lasciati interrompere”, esclama il primo. “Voi vedete come stiamo dinanzi al Padre attraverso il vostro grande aiuto, per cui vi siamo estremamente grati. Voi avete aiutato a vincere il mondano. Non ci saremmo mai più elevati col solo continuo Aiuto del Padre – di cui abbiamo bisogno – senza il vostro aiuto. Da ciò – posso dirlo – siamo del tutto guariti.

58. Non era facile sopportare la ‘cura della Luce’. Dapprima vi abbiamo contraddetto in tutto, vi abbiamo considerati come dei poveri pagani. Ora non ho più bisogno di elencare nulla, ripeto solamente: ‘Siamo guariti!’. Come vorrei ringraziare il Padre, noi tutti”, indica le (due) comunità unite. “Sì, se avessimo la vostra lingua, sarebbe un vero ringraziamento come lode, gloria e onore, portato a LUI, l’Onni-Santo. Ma così…”, leva un poco ambedue le mani, “… non siamo ancora così capaci come voi”.

59. Perché no?”, chiede Corrysanda. “Dio non potrebbe comprendervi?”

- Il primo si difende: “Non lo intendevo così. Pensavo soltanto al mio balbettio, che dinanzi a Dio, …oh, davanti a Lui non vorrei balbettare!”

- “Egli ti dirà che cosa preferisce: un balbettio infantile che sale dalla profondità del cuore, oppure una preghiera arrotondata, che non conosce quasi altro che le labbra”.

- ‘Così mi capitava sulla Terra’, pensavano ambedue gli oratori. –

*

60. Il colloquio viene interrotto; è anche sufficiente ciò che ora è stato dato loro. La nuvola oscura si scarica. Un gruppo abbastanza grande di figure oscure sta dinnanzi alla valle, il cui accesso viene difeso, secondo la Luce, da Diadjar. Tutti i luminosi accorrono, allineati strettamente dietro al loro superiore. Stendono anche le braccia come in difesa e, …come per ricevere. Le (due) comunità, stando da parte, hanno paura. Che ne sarà di loro, quando…?

[indice]

 

 

Cap. 15

Anime oscure – La grande fatica della Luce, ma anche una piccola campanella

Un orda di assassini con tre ostaggi credenti in Fureana – Gli aiutanti all’opera, salvano e guidano tutti meno uno – Intervengono anche Michael e Muriel per il cattivo dell’inferno

 

1. L’orda rumoreggia, cosa che gli aiutanti fanno finta di non notare, e le (due) comunità ora si sentono al sicuro. Alcuni si fanno avanti con gli oratori, e così sentono che cosa sta succedendo dagli oscuri. Al loro centro stanno i tre uomini che volevano legare; solamente, che agli oscuri non è riuscito. I tre uomini levano intrepidi le teste, benché poco fa siano stati aggrediti, per ora non sanno che cosa avverrà. – Il decorso è come segue:

2. Gli oscuri hanno errato per più secoli, qua e là, nell’aldilà a loro sconosciuto, sotto la segreta guida di Dio. Gli uomini (i tre) fanno parte dei credenti che servivano ‘Fureana’. Loro sanno che sono morti per il mondo e – forti nella speranza – giungeranno a Dio. Solamente, non immaginano del perché nell’aldilà sono stati presi, che avviene così per via dei cattivi i quali ignorano dove si trovano. Vedono solo i chiari, e ritengono che siano angeli di Dio.

3. Il peggiore dell’orda grida a loro: “Vi mostriamo quale potere abbiamo! Voi, stupidi, non esiste nessun Dio, e noi Lo combattiamo!”

- Dice uno dei tre: “Non si può combattere niente che non esiste! Vi contraddite! E così confermate che Dio esiste. Sì, la coscienza, anche a voi impiantata, contro questa voi combattete; questa la volete uccidere in voi!”

4. Colui che guida, infuriato perché vuole afferrare l’oratore e non gli riesce, ordina ai succubi di uccidere l’uomo. Uno ghigna: “Prima sentiamo il suo sussurro; poi lo deridiamo; e poi, …ah, …lo decapiteremo!”. L’orda grida, non vede i chiari.

- “Così succeda!”, ordina il capo, “E ora ascoltate tutto!

5. Lo formo io il governo! Nel nostro Stato deve avvenire solo ciò che voglio io: ogni religione sia interdetta, e chi crede ancora in un Dio, sia ucciso senza eccezione! Ogni possedimento appartenga allo Stato, ma nessuno deve aver paura che per questo debba soffrire la fame. Oh, dovete vivere magnificamente e nelle gioie! E dato che voi”, intende il seguito, “mi avete sempre seguito, diventate reggenti. Tutti i popoli del nostro mondo siano inglobati da noi. Allora non esisterà nemmeno più nessuna guerra”.

6. Il secondo dei tre uomini chiede: “Se questa meta la raggiungi…?”

- “Questo è certo, come pure, che tu non lo vedrai! A questo provvedo io!”

- “Non puoi più schiavizzare i popoli, a parte che non ti è possibile!”. Negli occhi dell’uomo si riflette la serietà.

7. E prosegue: “Noi siamo morti per il mondo, e siamo entrati nel Regno dello spirito che voi avete sempre rinnegato! Non vi chiedete come mai riusciate a vedetre il nostro mondo da lontano, dato che avete trionfato, arrivando già così lontani, a librarvi in aria senza alcuna costrizione, e dominare così tutto il mondo? Ah, allora hai viaggiato dappertutto, e così, dimmi se hai mai visto il luogo dove ci troviamo”.

8. “Chéé? …chiacchiere!”. Una risata di scherno sovrasta l’orda. “Naturalmente sono stato ovunque, solamente, non ancora in ogni angolo. Qui intanto ce n’è uno. Inoltre, siamo in grado di volteggiare nell’aria come uccelli. Proprio per questo ho portato via intenzionalmente una volta, me e i cattivi,”, mente il cattivo, “affinché potessero vedere il nostro mondo da lontano”.

9. “Avete visto che cosa fanno gli altri reggenti?”, chiede il terzo.

- “Questo non ti riguarda proprio; non riveliamo mai ciò che sappiamo, né quello che facciamo!”

- Nuovamente, il primo dice: “Finora nessun uomo poteva levarsi nell’aria fisicamente, senza un apparato, come un uccello. E…”, lo deve dire, benché non riconosca il perché, “…facci vedere e, …ti do la mia parola: rinnego la mia fede! Ma tu devi credere in Fureana, se non ti riesce la tua arte del volo”.

10. “Ah, ti devo mostrare il segreto?”, si divincola il capo. “Voi siete delle spie e vi mimetizzate con la religione. Non stimolare la mia ira, vi potrebbe andare molto male!”

- Il terzo sorride: “Siamo già sulla tua lista di morte? Ma dov’è il tuo archivio? Dove sono gli armadi di ferro in cui tieni rinchiusi i tuoi documenti che nessun agente deve venire a sapere?

11. Ci troviamo in un terreno aperto. Ti sei mai consultato apertamente nel mondo? Non erano assicurate con tre giri (della chiave) le porte dietro le quali hai trattato con i tuoi succubi? Ora fai tutto apertamente? Guarda una volta in là!”. L’uomo indica i chiari. – Quale spavento! Solo ora, l’orda, nota che li si tiene, per così dire, sotto sorveglianza.

12. Questi sono degli spioni più pericolosi che i tre. Il capo dà un segnale d’attacco, ma l’orda è lì, come pietrificata. I chiari si tengono sollevati, volteggiano così alti nell’aria, che non li si possono afferrare. L’ingresso della valle è all’improvviso isolata da un muro; e ora essi lasciano il terreno per il sommo del muro.

13. Diadjar, in mezzo, chiama: “Venite su, se lo potete! Qui regna DIO, il Creatore di tutte le cose viventi! EGLI vi ha dato, a voi che siete venuti dall’oscurità, una vita mondana, per redimervi. Altri, pure! Non lo avreste potuto fare da voi. Vi mostro il vostro percorso del divenire, perché la vostra salvezza si avvicina. Immeritata, per alta Grazia!”

14. “Sei tu Fureana?”. Deve suonare di scherno, ma la voce è timorosa.

- “No! Io sono un incaricato del nostro Dio, il Quale è contemporaneamente il vostro Creatore e, …molto di più, cosa che per ora non potete ancora comprendere.

15. In quale modo voi siete caduti, lo avete riconosciuto, ma avete steso su questo una fitta nebbia, perché il vostro genere difficilmente si separa da sé del diritto arrogato. Il lungo tempo di Grazia, nel quale voi stessi avreste potuto giungere alla conoscenza, è …per voi, ora, finito, …da tempo, passato. Terminò nel momento quando la morte ha tolto la povera esistenza. Ma la vostra povertà d’anima non è stata estinta, e la parte del vostro essere è rimasta.

16. Per ogni essere giunge l’ultima Chiamata di Dio, non importa se vive nella materia del mondo, gli ultimi non ancora incarnati, e le anime, come voi siete ora. Avete ricevuto l’ultimo segnale d’avvertimento, poiché vi sovrintendo io, e le vostre bugie sono scoperte. Noi…”, Diadjar indica i suoi sul muro, “…possiamo librarci come liberi spiriti di figli della Luce senza costrizione, come i vostri mondani dopo una lunga ricerca ci sono riusciti. Ma dove sono essi, ora?

17. Voi avete perseguitato i credenti, avete schiavizzato degli uomini, quasi innumerevoli; le vostre guerre hanno calpestato della terra buona, reso povera la gente, e poi avete caricato su di loro i pesi delle guerre. Voi stessi ve la siete svignata ricchi (di bottino). Oh, quando cattiva fu la vostra azione! Adesso, …su di voi vedete l’esempio. Quando la morte cade sull’uomo, non tiene più nulla nella mano e, …nulla nel suo cuore vuoto! E nessuno può dire all’angelo della morte: ‘Rimani! Voglio dapprima eseguire ancora questo e quello!’.

18. Fu bestemmia verso Dio quando avete ucciso. Sì, ma non il corpo, la Luce dell’anima! Vedete!”. Diadjar volteggia giù con Malluredus e con Bota e portano i tre uomini al muro. L’orda, meravigliata, guarda come i tre diventano simili ai tre ‘strani volanti’. Questo è inaudito, si deve attaccare il muro! Ma con che cosa? Miseramente vuote sono le loro mani.

19. La Bontà di Dio porta su di loro un dolce soffio. Sono degli esseri poveri, attirati un tempo dal vortice della caduta. Solamente, …tutti videro Iddio, prima che la prima figlia, nella durezza di cuore, facesse riecheggiare ‘la grande chiamata’. Allora fu possibile, che ognuno, dalla caduta, potesse arrendersi a Dio tramite la pietosa visione. Dato che questo non avvenne, allora, in vista di ciò, ogni essere portò la sua stessa manchevolezza, quasi attraverso l’intera lunghezza di un Giorno della Creazione, …estraniato da DIO, lontano da DIO.

20. Ma la Misericordia dura più a lungo di ciò che era stata l’intera caduta. Come chi sta per annegare non può salvarsi da se stesso, così, nella piena Saggezza dell’Amore, Dio effettua la salvezza di tutti quelli che vi caddero. Allora la libera volontà non ha alcun ruolo, come quelli che annegano non ne possono avere, non per la morte e non per la vita. UR, l’onnipotente Padre vuole solamente la VITA! È Egli stesso, e dalla Sua Vita si è risvegliato il Suo popolo di figli.

21. E come opera ora la Bontà di Dio? Diadjar discende da solo, un simbolo verace: Dio solo è l’eterno Redentore, e non ne esiste nessun altro che abbia rinchiuso i lontani nella Chiamata: ‘E’ compiuto!’. Ora matura il tempo dove il muro dell’inferno, costruito troppo con leggerezza, ricade su se stesso.

22. Sulla Terra si pensa ancora che il governo oscuro non sarebbe mai, più forte di così com’è proprio ora. Sì - nell’uomo stesso, che si chiude porta e portone per non sentire ‘la Chiamata’ che risuona irrevocabilmente su tutti i popoli. L’umanità può ancora – in genere – chiudersi le orecchie, crede sempre di essere ancora padrona del mondo. Ancora… E poi…?

23. Diadjar fa risplendere la Sua Luce in parte coperta. Gli oscuri la sentono ed è come un dolce calore, che accarezza il loro essere irrigidito. Benedetto da Dio è il campo dell’agricoltore, quando il gelo si scioglie lentamente. Dio è il miglior Contadino, l’Agricoltore più saggio della Sua Terra, della Sua Opera.

24. Il chiaro (Diadjar) viene circondato. Deve essere possibile scoprire come riesce nella strana arte del volo. Forse con gentilezza si riesce? Confidenzialmente il capo mette una mano sulla spalla di Diadjar. “Caro amico”, si ferma, Diadjar sorride in modo strano. “Ma sì: caro amico, tu hai saputo il segreto, che era severamente custodito. Devo ammettere, puoi volare meglio di noi”.

25. “Lo posso meglio in ogni caso, con una differenza”.

- “E sarebbe?”, chiede un altro.

- “Tratto io con lui”, si difende il capo. E’ meglio che il segreto lo venga a sapere solo lui. Un superiore deve vegliare sul seguito. Altrimenti è finito con il governo.

26. Diajdar lo stimola: “Hai ragione, di tenere in mano le briglie, se, …ne hai. Solamente io so che tu non hai nessun segreto. Oppure ti devo rivelare il mio? Perché per me è possibile di rapire tutta la tua orda”.

- ”Tu! Non lo osare!”. La gentilezza che è comunque solo una tattica, è svanita. Arrabbiato, lo sguardo del cattivo, sprizza. Non volendo sapere, anzi è ancora del tutto ignoto dove si trovano, continua a infuriare:

27. “Non posso proprio ricordarmi da quale paese siete venuti; vi siete solo mimetizzati!”, indica i chiari che stanno strettamente insieme sul loro muro, “Supponiamo allora che siete venuti sul mare per aggredirci. Bene! Porta i tuoi uomini e io preparo anche tutto il mio popolo. Allora vedremo chi di noi due è il più forte: noi, o voi!”

28. “Finiamo con la chiacchiera”, dice Diadjar abbastanza duramente, altrimenti non si arriva alle anime. “Puoi anche seppellire il tuo segreto, com’era sepolto il tuo corpo nel vostro mondo. Tanto eri incerto, e le tue bugie non sono servite a nulla, né a te e meno ancora alla tua orda”.

- “I fedeli? Un’orda?”, interrompe il maligno. Diadjar alza la mano, ed è come una forza che fa tacere il ribelle.

29. “Ora parlo io, e se non lo vuoi, …ora, guarda dietro di te e vedi il luogo dove devi stare, soltanto, ricordalo: …”. Sull’anima passa come un vento di gelo; tutti si voltano. Allora, lì vicino, si mostra quella valle oscura dove dovette dimorare l’inquisitore. Una tempesta ulula, che fa oscillare le nere pareti di roccia mostrate agli ancora smarriti.

30. “…è il tuo posto…”, dice severamente Diadjar, “…dove sei da salvare! Non ti faccio intimorire, e non per paura devi diventare malleabile. Durante il tuo tempo materiale hai sparso l’orrore. Orrore era il tuo governo; orrore tutto il tuo fare. Non credere che questo non restio impunito! Solo con la vera espiazione – e questa proviene unicamente dalla Mano di DIO – tutto il male è da pagare!

31. “Non sono disceso…”, la voce di Luce smorza la sua serietà, nuovamente un simbolo verace, come Dio nella santa Compassione è andato sulla Terra, “…per condannarvi, darvi a una nuova oscurità. Ma come avete dovuto voltarvi per vedere l’immagine, così dovete osservare il passato. Come vi si mostra l’oscura profondità della valle, proprio così è un riflesso dell’astuzia del vostro essere.

32. Se non lo negate – non è da dire a me, lo dovete confessare a voi stessi e dinanzi a Dio – allora è possibile coprire l’orrore, come sono da cancellare l’orrore e l’astuzia del vostro essere tramite la santa Compassione del Creatore. Ma non pensate che questo si svolga alla velocità del fulmine. Oh, no! Dapprima deve essere pagato tutto”.

33. Per via della Redenzione non è ancora da dire che di tutta la colpa viene tolto qualcosa dall’eterno buon Padre. Se ogni essere, ogni anima, ogni uomo dovesse pagare il pieno carico di peccati, di quello che si è incolpati, – quanto terribilmente lunga sarebbe poi la via di ritorno nella Casa del Padre!”, ‘Padre-Ur, dovresti allungare il Giorno dell’Amore’, pensa Diadjar, e guarda in su, dove va la sua nostalgia.

34. “Credi che lo debba?”, sente l’amatissima Voce accanto a sé. “Non potevo calcolarlo prima, e sarebbe quindi da aggiungere ancora qualche gomito al Mio Giorno del figlio?”

- “No, Padre-Ur, Tu hai eternamente pensato bene a tutto. Solamente, per via di loro, che per cattiveria una volta non Ti hanno riconosciuto, dovrebbe anche essere allungato il tempo, se loro stessi avessero da riparare, e solo la metà di tutto il misfatto. Ma così…”.

35. “Sì, figlio Mio, ma è così, così ho previsto dalla Mia eterna Redenzione, non predeterminato, ancor prima che la caduta avvenisse, di salvare pietosamente ogni figlio smarrito. Con la metà, come pensi tu, è perfettamente giusto. Ma è diverso con la libertà di essere cattivi da sé, se qualcuno si lascia spingere, oppure – cosa che, appunto, avvenne – è caduto preda della tentazione.

36. Per quest’ultimo vale la tua metà, per gli altri, Io lo soppeso sulla Bilancia dell’Ordine ciò che è da riparare da sé, per cui il tempo può essere accorciato o allungato a seconda dell’ammissione di un figlio. La cosa più pesante l’ho presa Io nella Mia Croce, che ho dapprima santificato come Segno dell’eterna Pacificazione del Giorno d’Amore! – Ma ora continua ad agire, ti ho fortificato!”

- “Grazie, Padre-Ur, sento che arriva ancora un impatto infernale”.

37. Ciò che si è svolto lo ricevono solo i figli della Stella. Il cattivo ha disposto l’orda per l’attacco. “Quello con il crepaccio era un puro bluff, dovremmo essere sopraffatti”, dice il velenoso. “Noi siamo più che le poche persone sul muro, e il loro capo è già in nostro potere! Ancora, è sempre fissato: se cade il superiore, allora il coraggio del capo della forza armata è spezzato!”

38. Uno contraddice: “Se però dietro al suo muro sta ancora tutta la forza armata? Sono rimasto di vedetta se i nostri arrivassero, perché eravamo sempre molti e siamo uno dei popoli più forti. Qui le cose non stanno andando per il verso giusto. Questo strano volteggiatore, probabilmente, sa fare ancora di più che volare. Speriamo…”

39. “Conserva la tua speranza!”, s’arrabbia il maligno, altrimenti vieni anche tu, …e va bene!”, tranquillizza se stesso per finta. ‘Deve impiegare la sua piccola schiera?’. Per l’ultima volta se lo chiede. ‘Come mi viene il pensiero? Per me non c’è nulla di ultimo, esiste soltanto: avanti a ogni costo!’. – “Avanti!”, comanda all’improvviso. Diadjar viene saldamente circondato.

40. Sul muro ci si muove. I tre uomini e alcuni della comunità che stanno pure in alto, sono spaventati. “Ah, Diadjar è perduto!”

- Malluredus, che trattiene il comando spirituale, non si volta verso l’oratore, ma dice gentilmente: “L’hai inteso bene. Ogni vostra preoccupazione passerà, perciò il tuo grido svanisce”. Il conforto è per la comunità e per gli uomini. “Fate attenzione!”

41. L’alto muro sembra che ad un tratto arrivi fino all’Infinito. Tutti i figli della Stella si radunano. Dai loro occhi si sprigionano dei raggi, e dei riflessi di Luce guizzano sugli oscuri, così che il terreno della battaglia, come sarebbe da chiamare, s’illumina splendente. Altri riflessi di Luce diventano un campo in cui è racchiusa l’orda. Questo è più solido che il muro più forte del loro mondo, e più alto, secondo la Luce, che i suoi monti più alti.

42. Diadjar nel frattempo è rimasto tranquillamente fermo. Lui, su comando interiore, dice: “Ora siete racchiusi nell’eterna Compassione di Dio, da cui non esiste nessuna fuga. A questa potete schiacciare il vostro essere, se volete; ma potete lasciarvi abbracciare pacificamente, non appena arrivate al riconoscimento:

‘Contro DIO, nessuno può combattere!’

La materia deve sempre soccombere, per quanto tempo voglia durare per gli incarnati.

43. Su quella Terra sulla quale Dio ha offerto il Suo Sacrificio, in genere si pensa come voi. Mentre invece le ore della materia sono contate, …anche per voi! Nonostante ciò, ancora una volta siete liberi! Vi libero io dal santo Bando di Luce di Dio. Ritornate sul vostro mondo! Qui…”, indica una breccia nel muro, “…la via conduce fuori. Se anche dentro, come fuori, la vostra oscurità vi afferrerà di nuovo!!

44. Umanamente non potete ritornare nel mondo, e perciò vi aggraverebbe l’oscurità dalla quale siete usciti. Nuovamente, non voglio impaurirvi. La paura non conosce nessuna via del ritorno! Il pentimento e l’espiazione sono delle barriere, fra le quali ogni figlio lontano può trovare la (via del ritorno) nella Patria.

45. Io chiamo dall’ultima Chiamata della Divinità, la quale viene portata in ogni angolo della materia. Se uno resiste, chiude occhio, orecchio e cuore, …la coscienza non è da addormentare, ora non più! Coperto in modo voluto e non voluto, continua a bussare e a bussare; e la Porta nell’aldilà è per loro la Chiamata di Dio, l’ultima Parola, che non si perde mai!

46. Io sento ciò che bussa in voi, che non dà pace. La vostra casa di carta, di essere ancora dei potenti, è distrutta. Ve lo dimostro pure. Volevate abbattere il nostro muro come nelle vostre riprovevoli guerre, dove lo spianatore del vostro esercito ha spezzato ogni resistenza. Qui non lo potevate! Non ve lo abbiamo impedito, lo avete ammesso voi stessi, che con mani vuote questo bastione di Luce non fosse da attaccare.

47. Volevate uccidere i tre uomini. Non vi è riuscito! Vi siete vantati di poter volare come gli uccelli. E non vi è riuscito di catturarmi nell’intenzione: ‘Se il superiore è ucciso, allora si spezza presto il coraggio della gente del muro’, come chiamavate il mio gruppo. Ciò nonostante avete saputo tutti insieme, che il vostra volontà è illusione.

48. Io sono venuto da solo e sono rimasto fra voi senza armi. Perché non mi avete afferrato? Oh, badate: come incaricato del mio Dio e del Creatore dell’Infinità, sono venuto totalmente disarmato. Io porto l’imbattibile arma del Suo Spirito, che non si può mai vincere! Qualunque cosa s’intraprende contro di essa, conduce alla propria rovina; se temporaneamente nel mondo oppure nell’anima, …ovunque opera l’alto Spirito di Dio, il Quale sa proteggere i Suoi figli della Luce con la forza dello Spirito.

49. Un mondano, sia essere oppure anima come lo siete voi, non vede la Forza come mia Protezione, ma la dovevate percepire. Questa ‘necessità’ è la vostra salvezza dal bando auto creato della lontananza da Dio, è la Redenzione di voi stessi! Questa l’ho introdotta come incaricato di Dio; perché redimere, può e lo farà soltanto LUI! Noi andiamo e serviamo, aiutiamo a sciogliere i cuori irrigiditi e a fasciare le ferite delle vostre anime. Guarire, ricordatevelo bene, …guarire lo farà solo l’alto Medico!

50. Più che mai arde il vostro lamento. Vedete quanto siete malati! E’ la santa Compassione di Dio che mi ha fatto discendere. Noi…”, Diadjar indica l’alto muro, dove – persino per il proprio stupore – si è radunata una schiera incalcolabile per gli oscuri. “…non siamo venuti qui per combattervi, ma per aiutarvi, affinché siate tutti insieme salvati. Così, vi ammonisco ancora una volta: guardatevi!”

51. Il comando non viene eseguito subito, per l’incertezza di non essere più niente della vita materiale. Ma poi – sconvolti, negando e tremando nella loro povera esistenza – vedono il loro umano di una volta, rovinato. Come se una lebbra coprisse il loro corpo pieno di ferite, e tramite il dolore, è possibile che giungano alla riflessione. I chiari lasciano fluire i loro raggi sull’orda, formando così un cerchio di Luce intorno a loro.

52. Il Signore del Tempo, può attendere; per l’ultima soluzione è comunque abbreviato. Né uomini né anime che sono ancora catturati nella loro oscurità, sentono l’Attesa di Dio, meno ancora il cosiddetto tempo abbreviato! Così pure qui, sulla ‘Stella della speranza’, somiglia ad una scarsa spanna, quando alcuni si separano dai loro capi e – anche se lentamente – strisciano verso il cerchio di Luce. Non osano avvicinarsi a Diadjar. Lui sorride delicatamente e ringrazia nel cuore il ‘suo Padre-Ur’, dal Quale unicamente viene l’Aiuto.

53. Per ognuno che si avvicina alla Luce, attendono relativamente due aiutanti, che s’incaricano della salvezza dell’interiore ed esteriore. Corrysanda e Li-Admia conducono un’anima al muro. Tacciono ancora. Perché dopo quello che Diadjar ha detto alla folla, da essa deve dapprima seguire un eco. Oh, guarda. Quale alta gioia! Avviene!

54. L’anima comincia a parlare con sé: “Che cosa è avvenuto con me? Ero un uomo elevato; ora ho un aspetto così orrendo, non voglio guardarmi. Che cosa sono stato una volta? Mi opprime in modo ottuso, dev’essere stato terribile”. Dopo questo monologo, l’anima guarda le sue aiutanti, come se solo ora venisse alla riflessione che non sta più presso la folla. Le figure gentili sono come dei sostegni, alle quali osa drizzarsi.

55. Ora parla Corrysanda: “Cara anima, la via sin dal primo Atma era il percorso giù nel tuo proprio abisso. Non hai ancora il ricordo, lo potrai afferrare solo più tardi (nel successivo Giorno della Creazione). Dipende dal fatto se ti lasci condurre in quel luogo, dove persino tu puoi guarire totalmente. Pensa meno all’esteriore, che agisce ancora miseramente; pensa all’interiore, che da solo deve guarire, se hai nostalgia per l’Amore di Dio.

56. Là vorrai nasconderti, perché la tua caduta ti sovrasterà. Ma guarda la parabola: poteva uno di voi nascondersi dalla nostra Luce? Noi siamo venuti per aiutare, per l’AIUTO di Dio, il Quale è potente e misericordioso! Certo, questo viene anche dalla nostra fedeltà, perché noi non ci siamo separati da Dio; abbiamo seguito la Sua Chiamata! Da ciò siamo resi capaci di eseguire l’Aiuto di Dio, nel sesto Giorno della Creazione dell’Amore, …cosa che tu però non puoi ancora comprendere. Tuttavia ti sei accorto quanto forte opera, come penetra la cosa più oscura.

57. Tu volevi certamente resistere al CREATORE, di cui tu sapevi che Egli esiste. Nella vita pre-mondana Lo hai negato, perché fino al maestoso tempo di svolta (Golgota) il superiore dei demoni non avrebbe mai permesso di pronunciare il Nome di Dio. E durante la tua vita mondana hai rinnegato Dio perché ti sei vergognato davanti a tutti, e non saresti potuto diventare uno maggiore. Ti sei martellato da diventare duro, e non puoi mai accusare nessun altro se DIO, del tuo ritorno, chiede: ‘Perché lo hai fatto?’, e conta tutti i tuoi delitti.

58. Questo non rimane risparmiato a nessuno che era stato cattivo oppure si è lasciato sedurre. Era una tua faccenda di riconoscere il Bene e agire anche di conseguenza, e dunque, di evitare il male. Tu lo saprai prima di poter incontrare Dio. Come mai che non hai dato il predominio alla voce del cuore, impiantata dal CREATORE – cosa che è avvenuta ad ogni figlio – dandole priorità, e dovendole confessare ‘il giusto?

59. Non sai ancora di che cosa si tratta. Ma non temere troppo: chiamaci quando hai bisogno di noi. Ti lasciamo nella protezione del nostro muro; interiorizzati ed esaminati seriamente. E se arrivi alla conoscenza, che per conseguenza può desiderare la tua marcia indietro, allora chiamaci.

60. Non hai ancora questa maturità di rivolgerti unicamente a COLUI, cui deve sempre essere rivolta la prima chiamata. Questo, di noi tutti, è

DIO!

Troppo legato al mondo, hai pensato di dover conoscere i nostri nomi. Questo può avvenire. Solamente che tu hai peccato contro Dio e disprezzato la Misericordia, con cui Egli ha abbracciato tutti i caduti. Vi siete svincolati dal Braccio paterno; quindi è la vostra faccenda di andare prima da Lui, chiedendo, che Egli voglia essere pietoso e di inviarci una seconda volta.

61. Guarda ancora verso il cerchio; già diversi vengono portati via, e anche a loro è concessa la stessa salvezza per Grazia, com’è successo a te. Che voi non veniate condotti insieme, dipende solo dal fatto che ognuno di voi ha bisogno di un proprio ammaestramento e un aiuto speciale ben preciso, naturalmente uno come l’altro nella protezione del muro, che ha eretto DIO!

62. Per voi è ancora la barriera, ma può anche offrire un lasciapassare. Ti consiglio: ‘Non andare più via, perché altrimenti è difficile incontrarci nuovamente’. Il tuo chiamare può essere invano”. Durante questo insegnamento un po’ lungo, Li-Admia aveva tenuto l’anima per mano, ed era contemporaneamente un buon ammonimento. Perché non soltanto le parole potevano aiutare, ma anche l’azione doveva essere all’opera.

63. Oh, fin nel più piccolo agiscono le alte Fondamenta di Dio: qui l’interiore per l’esteriore, e questo, per l’interiore di quelle anime di coloro che hanno ritrovato la Casa. Presto si mostrerà come dal ‘mezzo tempo’[22], ben noto ai credenti sulla Terra, si riversi a tutti, ‘la Grazia’, come la Corrente dell’Amore e della Misericordia lava a guarisce tutte le loro ferite[23].

64. Il Raggio della Sera del Giorno d’Amore rischiara la via, fino a che si aprirà la Porta della Casa del Padre per gli ultimi. Allora la Chiamata di Dio, come ultima Benedizione del Giorno, sarà una sublime Benedizione per i fedeli; per gli altri, la conclusione della Redenzione[24], per cui tutta la caduta è purificata. E le campane della Sera suoneranno.

65. Per questo manca ancora una spanna di tempo. Il peggiore non ci pensa ancora ad ammettere la sua ingiustizia; lui vorrebbe calpestare tutto. Ma anche qui vale la Parola: ‘Fin qui e non oltre!’. Chi appunto ha sprecato la sua forza, si trova come ad un nuovo inizio, che il CREATORE ha misurato.

66. Diadjar deve di nuovo essere aggredito; ma la cerchia oscura si è assottigliata. Vi sta soltanto un terzo della schiera abbastanza grande. Un terzo…? Non è il segnale, quando una volta Sadhana con il suo terzo cadde dalla Parte dell’Opera della Creazione, come una ‘Stella dal Cielo’? Tutte le cose si riflettono nel decorso di quel tempo del Giorno che si trova ancora davanti all’umanità; il suo futuro per gli ultimi minuti del mondo dell’intera materia, i suoi primi secondi di Luce nell’eternità.

67. Come Sadhana cadde nel suo proprio abisso e non ebbe nessuna possibilità di combattere DIO, così qui, l’uno, dal resto della dinastia oscura. Impotente, fa i pugni; alza caparbio la fronte. “Tu, tu”, ansima.

- L’aiutante, solo allora, quando solo un mezzo granellino di forza tiene ritto l’essere, dice: “Tu vedi che cosa ti è stato tolto: tutto il tuo fare e agire, tutto ciò che ti ha separato dall’Amore di Dio.

68. Ma dove sono i tuoi pugni? Dove, la voce e la forza per percorrere caparbio la tua via? Dove…? Vedi, come molti si lasciano guidare verso il Muro di Dio, come loro – di certo lentamente – perdono il loro essere cattivo; come la nostra Luce che abbiamo ricevuto da Dio e che possiamo lasciar agire, per condurli nelle braccia salvatrici di Dio.

69. Leva i tuoi occhi a quella maestosa Bontà e Misericordia che il nostro Padre ha da dare. Forse è vicina la tua ora in cui supplichi Colui che ti vuole redimere. Tu non vuoi ancora, ma dal seguito che ora è giunto alla comprensione, da questo puoi imparare, e sarebbe bene per te. La nostra Forza di luce ti può sopraffare, perché per questo è dato il Tempo della Creazione. Soltanto, è meglio per te se impari al tuo proprio livello, qui, dalla schiera dei succubi.

70. Devo portare i tuoi restanti all’ombra del nostro muro? Non sono ancora del tutto maturi per arrivare fino al muro. Il peso della luce sarebbe troppo grave. Allora staresti da solo nel tuo posto, come una volta il più alto dei demoni stava solo dinanzi a Dio, per la sua salvezza, al ritorno sulla Via nella Casa del Padre.

71. Il primo figlio percorre ancora il suo sentiero, ma non più troppo lontano dalla Porta che conduce al Ritorno a Casa. Invece tu sei un segno per l’ultimo tempo della materia: tu pure dovrai percorrere da solo il resto della via, perché giungerai alla comprensione solo da Stimoli di Grazia. Forse puoi trovare ancor prima della figlia della Creazione (Sadhana) la porta; … forse, – sei tu la macchia che deve essere estirpata!

72. Tu vedi la tua vita affrettata e ti ci aggrappi, come se non la volessi mai perdere. In segreto, negandolo persino dinanzi a te stesso, hai nostalgia della totale liberazione di quel carico che ti schiaccia ancora al suolo, che curva la tua schiena.

73. Tu, se vuoi, puoi vivere, puoi essere la macchia, perché sin dalla maestosa Parola dell’inversione: ‘È compiuto’, non ti sei ricreduto, ma ti sei appropriato del trono distrutto del demonio. Ti sei sottomesso delle povere anime di uomini che venivano nell’aldilà. Certo, alcuni sono saliti con te dal tuo abisso, e questi stanno ancora con te.

74. Quelli che ti sei reso succubi – benché siano venuti da lontano – li abbiamo liberati. Certi si trovano presso il muro, altri alla protezione dell’ombra, che la Luce ha diffuso. Ti voglio di nuovo sciogliere affinché tu possa parlare. Tu stesso ti sei reso muto, hai distrutto la tua forza. L’Amore di DIO guarisce, e la Misericordia porta a Casa! Non hai ancora seguito la mia indicazione, che sarebbe da mettere alla pari di un ritorno.

75. Senti ora la piccola campana? Una chiamata! Se hai escluso la campanella, allora per te il tempo del ritorno è scaduto. È il santo Simbolo, quando il Signore come SALVATORE ha detto alla sua prima figlia:

‘Solo quest’una Notte ti è da concedere!’

Non è come se EGLI non potesse diversamente, …oh, no! Vale in eterno ciò che noi come creature di figli non afferreremo mai e, …non ne abbiamo bisogno:

EGLI, il Signore dello Spazio e del Tempo,

può creare ciò che Egli vuole!

(Annotazione da ‘Eternità UR in Spazio e Tempo)

76. Per la figlia valeva ‘l’unico’, come per te non esiste più né Spazio né Tempo, nel quale per te sarebbe da recuperare quello che sei stato almeno nell’inizio della vita: un figlio essenziale creato dalla forza della caduta! Tutti questi esseri dovevano ‘nascere’ nel tempo del Giorno della Creazione d’Amore, in modo che DIO concedesse ad ognuno, ancora una piccola scintilla di Spirito. E se uno si lasciava condurre, allora valeva anche per lui la Parola del Signore:

77. «…a meno che, tu non sia di nuovo rinato dall’Acqua e dallo Spirito!». Per te, per dissolvere la corazza del tuo essere: ‘a meno che’, tu non riconosca l’Aiuto di Dio, allora poi la Sua Grazia fluirebbe intorno a te come l’acqua. E la tua piccola scintilla spirituale potrebbe illuminarsi. Allora rinasceresti dallo Spirito della Bontà di Dio, dall’Acqua della Sua Grazia che segue alle Parole ‘a meno che’, un: ‘È compiuto!’.

78. Vuoi, oppure non vuoi? Ascolta: la campanellina suona già abbastanza lontana, presto cesserà di battere. Questo vale anche per voi”, dice Diadjar al terzo del seguito, e guarda ognuno seriamente e ammonendo. Dev’essere inutile la Luce? Dovrebbe mai cessare l’aiuto come un soffio vuoto, come se non fosse stato nulla…? Sì, … Dio, dovrebbe …

79. Certi uomini pensano: ‘È inutile ciò che succede. Il destino regna cieco e imprevedibile. Mai la Mano di un Dio! Se viene la morte, allora tutto è finito’. Ma l’alta Mano, opera sempre, ed è il maestoso eterno governo di Dio. Egli sedeva, siede e siederà in ogni tempo sul Trono della Sua Magnificenza! Se ora – come qui – il campanellino di Vita diventa più debole, come finendo, chi dice a voi uomini che anche per DIO finisce il suo suono? - ?

80. Uno dei peggiori sospinge il capo: “Io non voglio morire! Che cosa hai detto? Ora, tutto ciò che abbiamo fatto, è solo un mucchio di macerie? Se ora mantieni ancora la tua promessa, allora voglio rimanere con te, …anche se, anche se…”. Ah, non ha nessuno scopo d’ingannarsi ancora.

81. Osa rivolgersi a Diadjar, tremando come una foglia di edera. “Ci hai descritto la nostra esistenza; vorrei volentieri crederti, se sapessi come fare”. L’anima ha un aspetto miserevole, ed è comunque un miracolo della maestosa Bontà che, in questa coppa come spezzata, cresca una volontà del ritorno, come da un piccolo granello di seme può crescere uno stelo che, una volta, porterà una spiga.

82. La nostalgia, innata in ogni essere, divampa negli occhi. Se coperta e come morta, …non è da uccidere! Essa proviene appunto dal Reservatio mentalis[25] del Creatore, da cui Egli sa sempre agire. Perché ciò che è provenuto dalle Sue mani, ricade nella mano del Creatore, eternamente indissolubile nel ritmo della Sua Vita!

83. “Se ti separi”, segue l’avviso, “allora apprenderai che cosa sarà di te. Hai esposto un compromesso: che resteresti nella condizione, se la promessa data venisse mantenuta. Chiedi al tuo superiore se la può mantenere; allora resta fermo vicino a lui, cadi con lui nella ‘sorte della macchia’, che io avevo da designare su Incarico di Dio”.

84. Questa è la Volontà a cui ogni anima si deve piegare. Diadjar si volta e fa come se volesse andare verso il muro. Per la cattiva schiera cade giù come un telo nero, tale da non riuscire quasi più a vedere niente. Soltanto, non questo deve costringere al ritorno; perché perfino nella maestosa ‘necessità’ di Dio è adagiata una piccola misura della libera volontà. Questa, sfiora quell’anima che ha parlato con Diadjar. Timorosa, essa tende a prendere l’abito di luce, e supplica:

85. “Oh, rimani! Non voglio cadere nella sorte della macchia, perché …”.

- “…non ti venga resa più facile la tua via? Vuoi percorrere per questo, altri passi? La tua via sarebbe comunque sbagliata. Dio non conosce nessun compromesso: ‘Se ora non ritorni indietro, allora, forse, …nel successivo Giorno della Creazione’. Oppure: ‘Se non dai tutto il tuo essere affinché Io lo guarisca, voglio ben accontentarMi con una parte!’.

86. No? Così parla il Signore: ‘Se vuoi riconoscere la Mia Volontà, allora voglio salvarti, e tu devi glorificarMi! Se riconosci la tua cattiveria accumulata, allora, anche a posteriori, voglio caricare le colpe sulla Croce dell’Amore, com’è avvenuto per ogni figlio che è giunto alla comprensione, al pentimento e all’espiazione. Solo in questo modo viene su di te la Salvezza della Croce, e puoi ancora essere incluso nell’ultima schiera di quelli che hanno ritrovato la Casa, che ricevono ancora la Mia Benedizione della Sera’.”

87. Diadjar tace. Egli vede quanto si agita in quell’anima, come il su e il giù vogliono abbassarlo lottando, come però ‘il su’ diventa tuttavia gradualmente più forte. Non da se stesso, la spinta per la sopravvivenza e la piccola volontà di ascriversi alla salvezza della Croce. Per questo, l’aiuto di tutti i chiari sotto l’impiego del loro amore e della loro forza, …che conduce alla confessione:

88. “Oh, molto della mia ingiustizia, anche se non so proprio tutto! Il telo nero ha coperto molto come nuvole da temporale. Fammi vedere che cosa è avvenuto nella mia esistenza. Quello che non si sa, non si può confessare, non espiare. Vi resterebbe molto che deve essere eliminato. Caro aiutante, prendi da me quest’oscurità, e descrivimi quello che ho da riparare”.

89. La mano destra di un diavolo dà una spinta al seguito. Già molti si spingono vicini. “Parla anche per noi”, dice uno, “anche noi vorremmo essere salvati. Certamente non sappiamo ancora il come deve avvenire, e quello che poi segue come sarà applicato, solamente, …ci sentiamo potentemente attirati da lui”, indica Diadjar. “Se lui e la sua gente sono pure così gentili con noi come con quelli che sono potuti andare a quel mitico muro…”.

90. “Questo sarebbe bello”, sospira un terzo. “Era così orrendo, ma non sapevo da che cosa dipendeva, e mi sono lasciato semplicemente sospingere. Ora mi preme un peso, che è molto difficile da risolvere. Mi sia mostrato che cosa ho caricato su di me di colpa e peccato. – Ah, Dio!”, un disperato grido. Ecco che cade giù un piccolo Raggio, e due aiutanti conducono via quest’anima.

91. Ora non ci si tiene più! Eccetto il demone, tutti tendono le mani verso Diadjar. Un’anima dice persino: “Non abbiamo ancora meritato il muro, nemmeno l’ombra dove si trova quasi la metà dei nostri. Se soltanto si potesse sfuggire all’oscurità, se soltanto potessimo andare al bordo dell’ombra, ecco, …voglio riconoscere Dio, e piegarmi alla Sua Volontà!”

92. Quelli che sono venuti dalla caduta non possono avere subito la Grazia, per cui Diadjar chiede seriamente: “Volete essere salvati, da noi?”. Comprensibile è il ‘sì’ sospirato. Loro non conoscono il rapporto Padre-figlio che è la garanzia della Redenzione. Lui pone la seconda, difficile domanda: “Chi può salvare pietosamente: DIO, …oppure noi?”

93. E’ ancora amaro dire ‘DIO’. Colui che volevano combattere e non potevano, Colui che non hanno mai riconosciuto, e sapevano comunque: ‘EGLI, È!’. Il Nome di Dio non è mai passato dalle loro labbra, e così, è comprensibile che non osino dire ‘Dio, salvaci!’. Allora il Fronte della luce compare in una grande larghezza, quanto è qui necessario. Si tratta in parte di caduti più bassi, guidati da un capo demone, e il loro distacco non è facile.

94. Colui che prima ha parlato con Diadjar, supplica: “Voglio dire: o Dio, aiuta TU! Salvami! …salvaci dalla nostra pena e dal carico dei peccati!”. Il fronte della Luce ha portato qualcosa, il Simbolo della Redenzione di Dio, …la ‘Croce del Giorno dell’Amore’! Un alto aiutante la dirizza e dice:

95. “Voi avete appeso Dio a questa Croce! Allora poteste sedurre i modani, inoltre non pochi che provenivano dal vostro abisso. Questo non sgrava quegli uomini che hanno esclamato: «CrocifiggiLo! Il Suo Sangue venga su di noi e sui nostri figli!». I due desideri colmi di ira erano attaccati l’uno all’altro e non erano da separare, né nella possibilità che il Sacrificio non avvenisse, né con l’Avvenimento.

96. Guardate! Se voi riconoscete questo Simbolo, al quale venne eseguita la SOLUZIONE per tutta la caduta, allora è possibile superare il breve tratto della via nel resto dell’ultima Ora del Giorno, e voi troverete la Porta che conduce alla Grazia, al PADRE della Compassione, che è ‘il SALVATORE’ di tutti noi! Se lo volete, allora inginocchiatevi, e adorate il SIGNORE che avete incontrato nella Croce!”

97. Una Parola celestiale, seria, e vi soffia tanta bontà attraverso, perché i non ancora ritornati hanno bisogno di questa Bontà, e della Serietà, e della Severità. Diadjar si china in segreto, ha riconosciuto il principe Muriel[26]. Della felicità fruscia attraverso i figli sulla Stella della speranza; essi adorano, e ringraziano, a loro, da soli non sarebbe riuscito di smuovere la peggiore schiera al ritorno.

98. L’angelo sorride: “Aspettate, se avete conquistato la vittoria con o senza di me, insieme all’intero largo fronte”. Dato che gli oscuri indugiano ancora un poco, per vergogna, paura e ignoranza, di che cosa si tratti per loro, egli solleva la Croce sulla sua spalla e finge anche come se volesse andare, come prima apparentemente Diadjar, verso il muro.

99. Allora uno dopo l’altro cadono. Chi al muro e chi nella sua ombra; chiedono: “Lasciaci andare alla Croce, anche noi vorremmo chiedere: ‘O Dio, redimici!’”. Tutta la schiera si raccoglie intorno alla Croce, eccetto il demone. Ora irrompe forte il ‘Giubilate’, che tutti i chiari cantavano prima senza parole, esso corre attraverso l’Infinito. Il Vaso che i principi del Giorno dell’Amore: Rafael-Agralea[27], consegnano al Padre, diventa dorato. Per i salvati riecheggia nel Santuario il giubilo, …eccetto quell’uno che ora è diventato il simbolo della caduta.

100. Lui vede come i chiari passano dalla Porta; fuori stanno Muriel e Michael [28]. Loro attendono che cosa fa il demone. Lui comincia a girare in cerchio, il segno della sua incertezza, della sua miseria. Potrebbe essere qui, invano, il maestoso LUSTRUM[29] di Dio?! Se ha vinto Sadhana[30], non dovrebbe vincere l’uno, …dal

‘Potere costringente dell’Amore’ - ?!

101. Si accascia. “Sono solo, sono io la macchia che…”. E’ ancora solo la paura; solo, …perso! Comunque, Dio mette la paura nel Vaso dorato, che il ‘Giubilate’ ha creato. Questo lo opera la nostalgia, coperta dalle macerie e dalle muffe dell’anima, ed è comunque presente. Vuol distendersi attraverso ogni carico, fin su, al Sole della Grazia? Può ora sostenere la scintillina dello SPIRITO? Aiuterebbero tutti i chiari, cosicché il povero figlio sia salvato? –

*

102. Gli eminenti stanno sul muro, per mostrare al demone che non può più giudicare nulla e, per la comunità, che ha ancora bisogno della protezione; mentre i tre uomini che credevano in ‘Fureana’, chiedono se anche loro possono stare sul muro. Questo viene permesso volentieri.

103. Il primo dei tre dice: “Vorrei discendere dagli oscuri. L’Insegnamento di Fureana ci ha dato la conoscenza che nulla sarebbe più importante e benedicente che aiutare uno che è caduto, mentre la caduta dell’anima pesa molto di più che un male esteriore. Forse teme il vostro forte splendore del Cielo, mentre io non ne ho ancora. Perché senza la contemplazione di Dio mi manca quella maturità di possedere un Raggio di luce e mandarlo fuori”.

104.  Chiede gentilmente Diadjar: “Credi che tu riesca meglio che i principi, di sciogliere il senso irrigidito?”

- Il credente in Fureana sa che cosa intende Diadjar. “Tu vedi il mio interiore, fratello del Cielo; così vedi anche, che non mi elevo al di sopra di voi, non mi metto nemmeno al vostro fianco. Per questo mi manca ancora molto”.

105. Indica i suoi fratelli di fede: “Noi riamiamo sulla via dell’umiltà della vita, che ci conduce nelle Braccia del Padre. Anche per noi Fureana è il Creatore, il Sacerdote, Dio e Padre, come voi avete indicato. Il mio desiderio era esclusivamente per i perduti”. Con sguardo caro-triste guarda il corpo giacente rannicchiato. I chiari sorridono, è la Gioia del Cielo che UR concede. Persino i principi guardano in alto, al muro.

106. Heliato dice loro: “Hai risolto bene la domanda di Diadjar, perciò ora aggiungo la mia domanda: sei certo di non avere ancora nessun Raggio, perché non avresti ancora visto Dio?”. I tre uomini riflettono su questo.

- Il secondo si fa sentire: “Posso dare una risposta?”

- “Se il vostro primo lo permette, …perché no?”. Costui annuisce e il secondo dice:

107. “Noi desideriamo portare la Luce di Fureana nel cuore, e adoperarla anche sotto questo aspetto per ciò che si riferisce agli abitanti del nostro mondo che vivevano male, ai cattivi che non volevano credere in nulla, ai criminali e ai poveri di spirito. Per questi operava la nostra Luce, che Fureana ci dava benevolmente.

108. Nel Suo Regno, da voi che siete alti figli del Cielo, la nostra fiammella è come un soffio di fronte al vostro Raggio. Proprio per questo siamo ancora senza reale collegamento con il Padre, perciò ancora senza Luce. Quindi sarebbe magari possibile a lui – unicamente sotto questo aspetto, come ho detto – che il nostro primo potrebbe avvicinarsi all’oscuro, senza che si dissolva subito dalla paura, che cosa può succedere vicino gli alti principi e a voi”.

109. Diadjar esclama verso Muriel: “È secondo la maestosa Volontà di UR, adempiere il desiderio degli uomini?”. Lui domanda per via della comunità che lo deve sentire, soprattutto il demone. Muriel dà il segnale della garanzia, e già – per il proprio stupore – l’uomo volteggia in basso. Lui credeva di poterlo fare soltanto con un aiutante. Si trova fra i due principi e dice sottovoce:

110. “Ti prego, dammi la Benedizione di Dio affinché io possa aiutare”.

- “Con o senza Luce?”, indaga Michael.

- “Con la vostra, voi principi di Dio!”

- “Quindi, agisci!”. I Guardiani livellano la sua via. Il credente in Fureana si avvicina prudentemente all’oscuro, affinché lo stesso, continuando a giacere al suolo come un verme, non sia troppo spaventato. Si china in giù, sfiora la sua spalla, lo solleva un poco e la sua voce risuona compassionevole:

111. “Cara anima, guarda in su, per te c’è un aiuto. Tu copri invano i tuoi occhi, ma dinanzi a te sta ‘l’Immagine dell’Altissimo’, come tu una volta stavi dinanzi a Lui, tremando di paura e pieno di scherno, sapendo che in eterno non sarebbe esistito nessuno oltre al Creatore, e vi siete tutti allontanati, avete creduto nella vostra miseria che avreste potuto vivere e regnare senza Creatore. Ma come, dove, e se per sempre, …non l’avete saputo!

112. Ti è successo come se fosse ora, tuttavia con questa differenza: allora non sospettavi che cosa sarebbe risultato dalla caduta, ed hai lasciato inosservata l’Indicazione di Dio. Avete dovuto riconoscere la Luce (vedere annotazione in Sancto Sanctorum, 1° parte), vi siete tenuti chiusi gli occhi e le orecchie, e doveste comunque ascoltare la forte lingua del Cielo. Questo avvenne per attirarvi fuori dal vostro mondo inferiore.

113. Ancora non lo vuoi, perché ti sei martellato duramente come uno dei grandi. Non vuoi sapere nulla della Redenzione, mentre invece in te batte inesorabilmente, penalizzandoti. Oh, quanto rapidamente si lascerebbe scacciare la pena! Tutta la pena potrebbe sparire dinanzi alla Pace di Dio, se ti sottometti finalmente a Lui”.

114. “Non sopporto i vostri discorsi, loro sono il mio tormento e la mia pena, e non la mia vita! Se ora devo essere la macchia...”, l’essere indica il muro, “...allora lo sia! Non ho più niente da perdere, tutto è finito!”. Malgrado ciò, sale un sospiro, come se qualcuno richiedesse una consolazione, senza aver mai creduto in essa.

115. “Hai da perdere il meglio: la Vita!”, viene corretto. “I depravati, per escludere la coscienza, dicono: ‘Se viene la morte, allora con me è del tutto finito! Per via della nostra vita sarebbe soltanto bene, se non si sapesse più nulla di sé!’. Qual triste nascondimento dinanzi alla maestosa Nemesi[31]! Ogni azione porta la sua ricompensa, …sia che sia stata cattiva, che buona.

116. Proprio così sei ora predisposto. Temi la resa dei conti di Dio, la luce dei fedeli aiutanti. Ora guardami una volta: sono venuto senza luce; la devo dapprima meritare, appena potrò incontrare DIO, di Cui il mio cuore brama. Perché:

Egli è fedele e giusto, cosicché ci perdoni i peccati,

cosicché non ci tratti secondo i nostri misfatti!

117. Puoi confidare nella Misericordia del Signore, se ti pieghi sotto la Sua mano destra e poi confessi dinanzi a Lui: ‘Signore, ho peccato dinanzi a te in tutta la mia vita; non sono degno di essere chiamato figlio Tuo!’. Ebbene, …per te come per altri, non va così rapidamente, finché hai lottato per giungere alla confessione. Ma se lo fai almeno dalla tua lontananza e invochi LUI, allora Egli, Colui che si chiama: il FEDELE e VERACE, invia degli aiutanti affinché anche tu possa trovare ancora la tua via di Casa”.

118. “Ma tu, verresti da me?”. Uno sguardo, che subito ricade. “Tu hai detto che saresti venuto senza luce; hai mentito. Tu splendi come una chiara Stella”.

- “No, io sono soltanto sulla via verso il Padre. Certo, …io Lo amo e cerco di osservare la Sua Legge, per quanto bene mi possa riuscire.

119. Quello che tu vedi, arriva dagli aiutanti, quello che DIO vuole concederti. Io posso solo annunciare la Sua Parola, la Sua Salvezza. Se accetti questo annuncio, allora comincia la tua vera Vita. Quello che tu chiami Vita, senza essere collegato con Dio, è solamente l’esistenza all’interno della Creazione, all’interno del Potere del Creatore.

120. Ti devi piegare sotto questo Potere, se deve diventare per te l’eterna-inafferrabile Benedizione. Vuoi giacere piegato al suolo, invece di stare come un figlio davanti al Padre suo che l’ama? Questo non è un ammonimento per muoverti al ritorno; è la CHIAMATA, che ora attraversa la materia dall’eternità.

121. Una volta Lucifero ha attraversato il mondo (Giobbe cap. 1); dopo il Sacrificio della Pena della Croce, il GOLGOTA con la Chiamata ‘È compiuto!’, solo la Sua BENEDIZIONE è fluita attraverso la materia, benché i materiali e il loro essere, rimasti nel pantano, hanno lasciato la maestosa Chiamata inosservata. La Chiamata di Dio è accresciuta fino al santo Finale, come punto finale della materia, come meta finale di un Rimpatrio per tutti! Credi pure: anche tu sei arrivato al tuo punto finale, ma sei anche alla ‘meta finale’ di tutta la Magnificenza di Dio…?!

122. Se ora il tuo punto finale nella Meta finale di DIO non sfocia, allora, la Porta attraverso la quale trovi ora ancora l’accesso viene chiusa. Oh, ascolta come per te risuona sempre più debole la campanella! Guarda: il tuo seguito si è voltato, e anche se per loro dura ancora un po’ di tempo prima che arrivino nella Casa del Padre, così si trovano comunque davanti alla Porta, ed è solo ancora una breve via che la Longanimità di Dio ha creato per loro. Vuoi vedere il tuo lungo vicolo, sul quale sta scritto il nome ‘macchia’? …lo vuoi?”

123. Lui ha scavato, afflitto, tostato, ha estirpato il peggio, che era come un balsamo, una corda, alla quale poteva attaccarsi con le due mani. – Tutti gli aiutanti attendono pazienti, più pazientemente attende UR con il Suo Potere, da Cui soltanto viene la Vita, quando Lo Si riconosce come Creatore e ci si reca nella Sua Legge. Da questo cambiamento si diventa ‘figli dal Potere del Creatore e beati’ tramite la fede. –

124. I principi si avvicinano a metà via. Un segno: il ghiaccio si scioglie, la dura roccia si sbriciola. L’anima leva gli occhi, in cui lotta ancora caparbietà con la conoscenza, ribellione con la paura, il male con l’incoscienza: “Che cosa sarà di me?”. Su comando interiore, a cui l’uomo di Fureana sa seguire così facilmente, ora non la tocca più. Finalmente si alza, e tende titubante all’orlo dell’abito chiaro dell’aiutante.

124. Finalmente si scioglie anche la lingua, ancora difettosa: “Signore, ho peccato davanti a Te in tutta la mia esistenza; non sono degno di essere chiamato figlio Tuo!”. E balbettando: “Non voglio essere nessuna macchia! Quando il Tuo Supremo si è lasciato trascinare dalla Tua Parola sacrificale, io fui il peggiore che Lo seguì, nell’odio! Ah, …quanto tempo! Soltanto, dovetti abbandonarLo, e presto Egli mi sfuggì.

125. A volte ho visto come egli, l’oscuro, procedeva avanti, come nell’abito lacero, egli diventava un poco alla volta più chiaro. Sono diventato ancora più arrabbiato, ho strappato a me il potere, se io,,,”, l’anima indugia, “…non sapevo nemmeno che il nostro posto era l’inferno. Credevamo che fosse il reame creato da noi, che ci appartenesse, e in cui ‘l’Altro’, come chiamavano Dio così sovente disdegnandoLo, non vi avesse niente a che fare.

126. Ci infuriavamo, quando le Luci venivano da noi. Se adesso devo guardare indietro, vedo il nostro oltraggio, l’oscurità e l’onta. Oh, questo, schiaccia troppo!”. L’anima sprofonda in sé, stringe le mani nella pietra, sulla quale giace e non si accorge ancora, come la roccia si trasforma in sabbia grossolana.

127. Ecco che arriva il grande Cenno: “Aiutate, voi esecutori del Mio Aiuto!”. All’istante, stanno pronti Michael e Muriel. Il credente si china e sfiora delicatamente il corpo: “Vieni, povero figlio, vieni a Casa!”. Allora si sciolgono le scaglie più grossolane, diventa come con Lucifero, che tramite il SALVATORE è stato guidato su quella Via sulla quale poté di nuovo diventare ciò che era: SADHANA, l’amabile.

128. Secondo il tempo, il ritorno si svolge rapidamente; secondo il sentimento, l’anima deve assaggiare tutte le stazioni di sofferenza, proprio come Lucifero, prima che venisse tirato fuori dalla sfera d’influenza, …fino alla soglia di una riparazione. Di questo rimane riservato il vero, per il Giorno del Sabato per i caduti. Ma quello che è possibile nel Segno ‘dell’ultima Chiamata della Divinità’, si compie tramite la

cordiale Compassione del Padre

nella Sera del Giorno della Creazione dell’Amore.

*

129. Muriel guida l’anima nella solitudine, mentre tutte le altre vengono consegnate all’angelo di una ‘Stella del cambiamento’. Gli uomini di Fureana possono rimanere per un po’ di tempo sulla ‘Stella della speranza’. Diadjar le porta nella sua casa, dove si sono riunite le comunità e il popolo della Stella. Michael, al termine di questo magnifico episodio, dice al popolo:

130. “Per il vostro servizio, il Padre stesso dà la Sua Parola, e ne risulterà ancora del Magnifico su certe riflessioni che sono rimaste ancora aperte per via della vostra umiltà. Nella conoscenza non è più molto da accogliere fino all’ultimo tocco di campana del Giorno della Creazione. Dio è venuto sovente da voi, come da molte schiere di figli, qui e là, e insieme, sono il Suo popolo.

131. Voi pure ne fate parte, voi che servite secondo la vostra lingua Fureana”. Michael dà la sua mano ai tre uomini, e loro si chinano così solennemente, come se stessero dinanzi a Dio. L’alto principe della Volontà lo lascia accadere; il piegamento nobile è offerto all’Altissimo – dagli uomini e da loro.

132. “Non vi è stato facile nel vostro mondo; e anche se avete percorso una via di co-aiuto come spiriti di figli della Luce, così perdura, se un incarnato agisce da se stesso, se riconosce un collegamento di Luce, lo segue e di conseguenza si lascia oppure no guidare dal Padre-Creatore. Uno venuto dalla Luce può smarrirsi per un tempo, ma mai per sempre.

133. Voi avete mantenuto la strada dell’Ordine, e il vostro servizio di co-aiuto ha prodotto ciò che è riuscito a molti dei vostri credenti. Questo lo prende in Mano il Creatore e lo guarda con l’Occhio del Suo Amore, perché – come sapete – il popolo dei figli nacque nel Giorno dell’Amore. Quindi, avendo dimorato solo brevemente nell’aldilà, siete maturi per incontrare il Padre e cioè sulla ‘Stella della speranza’. Per questo rimanete qui. Lui, il Padre, vi guiderà poi nel vostro luogo che una volta era vostro, e vi sarà restituito.

134. Voi comunità[32], Lo vedrete soltanto più tardi. Accettatelo volontariamente, perché sulla Terra avete litigato troppo, vi siete elevati da voi stessi, abbassati gli altri. Solo quando questo sarà purificato…”, Michael vede appunto quello che succede, e che – qui predetto – costoro pagheranno i loro peccati non appena si piegheranno al Giudizio, “…incontrerete il Signore su un'altra Stella. A Lui potrete dire che cosa vi preme, che vorreste annullare. Siete pronti di accettare questo?”

135. E’ comprensibile che si rifletta la nostalgia di essere presto da Dio; essa è grande, così pure il pentimento e la volontarietà per l’espiazione. Quella donna che era giunta alla conoscenza prima, dice: “Non mi spetta, di parlare dinanzi a te, principe del Signore, nemmeno di prendere la parola al nostro primo. Voglia perdonarci il Signore, se non abbiamo trovato subito un ‘Sì’.

136. Tu guardi dentro di noi, come lo può Dio, e sai da dove veniva l’indugio. Posso tuttavia parlare solo per me stessa: quello che tu decidi, che sei presso di noi su altissimo Incarico, questo avvenga! Io non sono matura ancora per molto tempo per incontrare il Padre[33], ma nel cuore porto la Sua Parola e il Suo Amore, Possa guidarmi questo a Lui, non appena ne sarà venuto il tempo”.

137. Una magnifica conoscenza, raccolta sulla via della vita. Il seme proveniva dalla Luce, senza il quale non esiste nessuna crescita, nessun raccolto. Ora la bella spiga è maturata sul Campo della Creazione della Magnificenza di Dio. Le comunità si schierano intorno a Michael e risuona un ‘Sì’ all’unisono. “Guidaci come il Padre ha deciso di noi”.

138. Nuovamente un chiaro splendore, che irradia sulla ‘Stella della speranza’, uno dei luoghi più belli del Ritorno a Casa. Michael precede, la comunità segue, e gli abitanti della Stella li accompagnano fino al bordo della via del Sole che conduce dal Campo della Stella attraverso l’Infinito, fino ai luoghi dove la gente della comunità potrà fare l’esperienza di Dio.

[indice]

 

 

Cap. 16

Una meravigliosa natura di Luce – L’ultimo discorso di Dio per la Stella della speranza

Si avvicina la Sera e il Finale del Giorno dell’Amore della Creazione

La Divinità-Padre insieme ai figli, insegna – La Divinità creò tutto da Sé, Egli fa, né potrebbe, né dovrebbe  – Per Dio nulla è impossibile – Questa è l’ultima chiamata dall’universo – Su Nicodemo/Diadjar in gioventù – Sui dovere dei caduti di conquistarsi la figliolanza – Sulla Gioia e Tristezza del Padre – I tre figli di Fureana a colloquio – Sul poter vedere Dio nel sogno – La rivelazione del Nome della Divinità: UR – Anticipo della conclusione del Giorno di Festa, al ritorno di Sadhana

 

1. Davanti al monte del tempio si trova un piano. Si va volentieri sul piano posto in alto e non solo quando il Padre veniva qui da questi figli. E’ passato parecchio tempo, e gli uomini di Fureana hanno imparato diverse cose, benché la loro fede fosse molto migliore di come la possiedono i credenti in genere sulla Terra. Così la loro via nell’aldilà è stata una strada luminosa, il soggiorno sulla Stella della speranza una gioia del Cielo, una ricompensa per tutta la fatica impiegata durante la loro via nel mondo.

2. I superiori si accorgono quando il Padre arriva, anche il luogo dove Egli comparirà, e sanno chi deve essere portato via. Nell’insieme, nel loro popolo non c’è differenza, perfino quando non tutti sono radunati. Ognuno ha molti doveri, e l’adempimento di questi è pari ad un incontro con Dio, come se stessero dinanzi al Padre e potessero udire la Sua Parola.

3. Oggi è radunata la città. Diadjar, Olyanda e Malluredus precedono; gli uomini di Fureana dietro di loro, e si aggiunge la comunità della città; per ultimi, tutti i superiori. A nessuno costa fatica di salire sull’alto piano. Nel Regno del Padre la salita è una gioia, e non diversa, di quando un terrestre raggiunge la sua meta su una via piana.

4. In alto si apre una meravigliosa vista. Nessun posto sulla Terra per quanto paradisiaco mantiene il confronto con questa Bellezza con la natura di Luce che si trova sui campi di tutte le Stelle. Là non ci sono delle panchine che si debbano costruire prima; la natura di Luce le ha già prodotte. Ma questo è un segno di lavoro dei fedeli. Così come percorrevano la loro via, come si dedicano ininterrottamente al servizio, come prendono a cuore in ogni tempo la Parola del Padre, così si mostra ogni abitazione del Cielo.

5. Leggermente a terrazza, in ovali serpeggianti, delle panchine di prato offrono spazio a una grande folla. Al di sopra di essi anche un duomo blu, le pareti sono le foreste più belle, e il monte del tempio racchiude lo sfondo. Dopo diversi colloqui ci si calma un poco alla volta. Si guarda verso il tempio, che incorona la più bella altura; un monte che sale dolcemente da tutte le parti, il più alto sulla Stella, ma disseminato con una ricca flora fino in alto.

6. E’ un giubilo senza pari, che corre come delle figure viventi verso il monte, e alla fine dell’alto piano, rimane. I pensieri di questi spiriti di figli della Luce sono come degli araldi, che attendono il loro ‘Signore regale’. Costui, per tutti i fedeli, e tanto, tanto di più, è UR, cosa che nessun uomo se lo può mai sognare.

7. Beati sono coloro che hanno compiuto la loro opera, ed è sempre una nuova inaudita felicità quando Dio viene a loro, quando Egli li convoca nel Santuario. Solamente, qui come là, …ovunque possano incontrare il Padre-Ur, la Forza dell’Amore con cui Lo ricevono, con cui stanno e s’inginocchiano dinanzi a Lui, è grande,. Perché,

dove EGLI  dimora, là è anche il Suo Santuario!

8. Più blu che il duomo sopra il loro capo, più dorato che il Sole di cui fa parte la loro Stella, più splendente che tutti i fiori ardenti e vellutati il cui profumo compenetra l’ampio ambiente, nello scintillante abito di coloro bianco, che il mondo non ha, così esce UR dal moltigigantesco portone del tempio. Nella Figura sembra che Egli stesse nella Porta; ma nella Sua eterna Onnipotenza Egli non colma soltanto l’ingresso, non il tempio. Lui è la maestosa visione: ciò che vive è circondato dal Magnifico, dal Santo, dal meraviglioso Iddio, avvolto, portato da LUI!

9. Ora Egli scende, come Creatore e come Padre, portando la Bontà e la Mansuetudine ai Suoi buoni figli. Benedice i lontani con la Grazia e la Longanimità, affinché tutti possano ancora arrivare a Casa, l’uno come l’altro. I figli, lo sentono lieti, nell’attesa. Si sono alzati quando si è mostrata la prima Scintilla presso il tempio, sapendo: il Padre viene da loro, per continuare ad aumentare, con ciò, la loro beatitudine e gioia.

10. Questo è necessario. E come si svolge? Non sono loro in ogni tempo, colmati fino all’orlo, dal Suo Amore? Non sarebbe ingrato pensare che il Padre debba portare di più e del nuovo? Nondimeno, i pensieri aumentano i loro sentimenti beati, come sconosciuti e, comunque, del tutto chiari, come nuovi ed eternamente vecchi! Ah, la parola terrena è povera, non è mai sufficiente, per rivelare precisamente la Delizia celestiale.

11. Oh, anche degli uomini sono in grado di accogliere per quanto possibile la Delizia, anche loro possono farsi colmare fino all’orlo. Allora non è necessario che sulla loro via sappiano tutto. La materia non permette di riconoscere il più sublime dal Regno di Luce; e basta assolutamente la parte che l’uomo può afferrare.

12. “Figli del Mio Amore!”. Questo scrosciare attraverso i beati, li solleva fino al Cuore del Padre. E più oltre non deve andare. Là è il Luogo di Riposo per l’intero Giorno della Creazione! Non ci si chiede: Com’è salito e venuto UR, tra di loro, così rapidamente? Si è visto la Sua marcia, come Egli fa sempre? Gli uomini[34] nutrivano questa domanda, perché ora, vedono il Potente, il loro FUREANA, che già sul loro mondo era ‘il PADRE’.

13. Essi cadono, alzano le loro mani pregando, ringraziando, implorando verso l’alto; singhiozzano, che pare quasi un suono umano. Sono sconvolti fin nel più profondo della loro anima. Gli altri giubilano, perché ora è certo che la materia giace nel suo ultimo respiro, la maggior parte dei mondi poveri e, …benedetti, sono già passati, e l’intero Empireo si appresta ad entrare nella Beatitudine della Sera del Giorno dell’Amore. Le Parole si dimostrano vere:

‘Essi si riposano, dal lavoro, peso e fatiche del giorno!’

14. “Figli del Mio Amore! Io sono passato da vano a vano, nella Mia Casa; ho visitato dapprima i più giovani e li ho benedetti, affinché possano godere la Beatitudine della Sera con i più anziani. Solamente, quelli che han trovato la Casa, non riceveranno il più eccellente. Io ho detto:  ‘Sì, la vostra effettiva riparazione è retrocessa nel Giorno del Sabato’, per il loro bene e il loro aiuto, con cui soltanto poi è collegato il sommo della loro beatitudine.

15. La pietosa Longanimità che Io ho concesso loro mediante il loro lungo tempo lontano da Dio, li coprirà anche prima, e voi vedete: essi sono già stati raccolti, eccetto il figlio della Creazione. Anche costui è già stato raccolto; solamente, il suo ultimo cammino verso di Me è contemporaneamente il culmine della Sera. Voi conoscete già questo passo che conclude per voi il Giorno.

16. Come in tutti i gruppi, anche per voi c’è ancora qualcosa da insegnare e da eliminare dei dubbi. Il principe Michael diceva (cap. 15,130): ‘Nella conoscenza non c’è più molto da accettare fino all’ultimo tocco di campana del Giorno’. Badate: Tutti quelli che avevano una volta da sostenere la prova della Libertà della Creazione ed hanno percorso la via del co-aiuto, devono vedere dinanzi a sé il proprio perfezionamento, che Io ho regalato in anteprima all’amore del Giorno dei figli. Ciò significa che persino le domande più piccole trovano la loro risposta, dei dubbi devono avere il loro chiarimento per via di questa o quella Rivelazione – anche per la Beatitudine della Sera, per la Mia Gioia di Creatore.

17. Io vi mostro interamente la vostra via; dei particolari non sono necessari. Ognuno vedrà il suo buon vicolo: le stazioni di arresto e di riposo; qui e là – condizionati dalla materia – i punti della via della Croce qualche passo indietro. In determinati casi la Bontà del Creatore e la Grazia del Sacerdote ha coperto volentieri una mancanza. Poiché Io, come Dio e Salvatore, assisto i fedeli e i deviati, perché come Padre, voglio consegnare tutti i figli alla Misericordia, nel Giorno della Festa.

18. All’inizio della Mia riflessione-Ur, Io ho creato ciò di cui voi non avete nessun ricordo. Questo esistette solo per le Opere dall’Interiorità dei pensieri-Ur secondo il Tempo, ma mai un figlio vide il Mio inizio-Ur! Perché il Mio giubilo da Creatore, che divampava da milioni di anni di Eternità attraverso il Mio petto, e per altri milioni di anni di eternità continuerà ad ardere, nessuna creatura-figlio può afferrare. Poiché:

sono Io stesso,

più che le Mie Opere!

19. Di ciò, ora rivelato, rimane nascosta la parte più essenziale. Come l’ultima Chiamata del Mio Amore rimane conservato all’ultimo minuto di Luce a tutti i figli, se sono radunati presso di Me. Siano date soltanto queste indicazioni: la Benedizione della Sera, unitamente alla contemplazione della Rivelazione, sarà data in dono a tutti, prima del predetto ‘Minuto di Luce’. Per questo Io ritorno sulla vostra via, e con la Mia indicazione comprenderete la piccola rimanenza di ciò che manca.

20. A volte, quando dei gruppi venivano guidati qui da voi, pensavate se e come Io potessi o dovessi aiutare, e questo, ‘posso e devo’, è da purificare. Nelle Mie maestose Cose dell’Essere, non c’è nulla che, di alcune cose, Io non possa o debba chiedere il permesso di prendere nelle Mie Mani. Questi sono dei pensieri di segrete domande e il rifiuto che, per Me, tuttavia, non ci sia nulla di impossibile. In tal modo, il posso, devo e potrei, è da irradiare dalla Luce. Voi stessi sentite già anche la chiarezza che deve essere data.

21. Oh, non parlo Io stesso, qui, di un ‘Devo’? Vi mostro la differenza, che gli incarnati sui mondi, su quella piccola Terra, che – come avete visto – giace nei suoi ultimi respiri[35], riconoscono rarissimamente in modo chiaro. Essi riducono tutto al minimo, allo stato della capacità umana, e così la loro lampada brucia per lo più molto tetra, fino all’ultimo tempo dell’umanità. Potrebbero salire sulla Scala del Cielo, se girassero lo stoppino della loro lampada verso l’alto, cioè osservassero tutte le cose secondo la Luce, dalla vedetta dello Spirito.

22. Alcuni ne sono capaci, quelli che si appoggiano sulla Mia Verità, mentre la maggior parte dei credenti Mi trascinano giù al loro piccolo gradino umano. Allora Io devo essere anche, così come lo sono essi stessi! Essi spingono i loro stessi pensieri nei Miei Pensieri di Luce, ma avete mai veramente afferrato, che Io Mi chino e sostengo il povero pensare degli uomini, mentre Io sarei come loro Mi hanno ritagliato troppo sovente? - ?”

23. Uno degli uomini (dei tre di Fureana) esclama: “Questo non è mai successo! Tu sei l’Eterno-Santo, Tu fai tutte le cose secondo la Libertà di Creatore della Tua Volontà! Come sarebbe triste per noi, se Tu, Onnipotente, dovessi orientarTi soltanto in un punto, secondo i Tuoi figli. Che Tu lo faccia, è una faccenda tutta a sé stante, e sta scritto nel Libro del Tuo Amore, sulla Pagina della Tua Misericordia del Cuore”.

24. “Ben riconosciuto”, loda UR, “voi tre figli”, intende gli uomini di Fureana, “avete riconosciuto il concetto fondamentale dell’Insegnamento già sulla vostra via del mondo, quella conoscenza su di un ‘segreto Dovere’, che non deve essere confuso con i poveri concetti mondani, e non significherà mai: che Io sarei legato al Dovere come se lo ponessi a Me stesso!

25. Il Mio segreto ‘Devo’ è una spinta da Creatore-Ur, da cui Io ho tratto le Mie Opere e, non c’era nulla e nessuno che Me ne avesse dato prima l’Impulso, che Mi avesse aiutato, affinché le Magnificenze delle Mie Opere potessero anche mostrarsi. Nel Mio ‘Devo’ si rivelano le sette Caratteristiche. Queste operano nell’eterna Onnipotenza del Principio creativo. –

26. Ora è stato riportato nella Luce il rimanente dai mondi, soffiato via, cosicché, né che Io non potessi, potrei oppure dovrei, bensì, che

Io faccio!!

In ciò è radicata la nobile Spinta della Mia Vita da Creatore, il Quale pensa, parla e crea inarrestabilmente, ha fatto sorgere tutte le cose, mantiene tutte le cose e le conduce alla loro propria Perfezione, cosa che si riferisce particolarmente al Mio popolo di figli.

27. Quindi, il punto delicato è chiarito, e voi esecutori del Mio aiuto potete ancora rivelare a degli incarnati, come girare in su lo ‘stoppino della loro lampada’. Conseguentemente, così è data la Mia Parola agli ultimi lontani. – Ora un’altra cosa, ritagliata per la materia, perché in tutti i poveri gruppi avete da tempo riconosciuto, se avessero o no, da portare il loro carico.

28. I co-caduti sono molto colpevoli? Che cosa ne possono, loro, se per questo, li ha trascinati Lucifero con sé nel suo abisso? Loro sono stati i sedotti, i precipitati. Così, sembra quasi – se soltanto si pensa al primo passo della caduta – che il peso sia unicamente di Sadhana. Prima della Benedizione dell’ultima Sera c’è ancora qualcosa da eseguire, come una parte della Mia ‘Chiamata dall’Universo’, che è rivolto ancora alla materia. Scelgo come esempio la via terrena di Diadjar.

29. Nella sua gioventù – in parte scusabile – il suo proprio io lo ha sedotto. Dato che aveva buoni maestri, lo ha colpito così la propria colpa. L’ambiente ha certamente contribuito allo smarrimento; ma se voluto, anche da giovane, avrebbe potuto osservare l’insegnamento che gli veniva dato. Ebbene, per lui fu quasi facile d’incamminarsi già da giovanotto su una buona strada.

30. Allora guardate: l’ambiente mondano, al confronto, come (un) Lucifero – pur non intendendolo personalmente – l’aveva affascinato. Non per molto tempo”, UR guarda Diadjar con dolcezza. “Lui si è lasciato guidare sulla buona strada da un grande Mio incaricato della Luce[36], e poi non fu difficile estirpare i suoi peccati, di riconoscerMi sulla Terra, amarMi e seguirMi.

31. Un paragone: i creati da Sadhana, che sotto questo punto di vista non erano dei figli – ma per Me lo erano – gli smarriti, i confusi, Mi conoscevano; conoscevano il Mio Insegnamento, il Mio buon Vicolo. Anche se strettamente limitato, stava nella loro volontà, di tendere liberamente verso questo o quella parte.

32. In ciò si trovò la propria colpa, che già in parte è estinta. Quello che ora la Misericordia ha da risolvere, si riferisce al segreto Dovere-Ur, che per loro non significa altro che: dalla spinta di Vita, dalla Mia Officina di Creatore, scorrendo oltre tutte le Mie Opere, loro sono in grado di conquistarsi da se stessi la Parte dell’essere figli. Questo si può descrivere come un ‘Dovere’, se nel Sabato[37] vogliono arrivare alla stessa beatitudine, come voi l’avrete alla Sera del Mio Giorno dell’Amore.

33. Ora non pensate che in realtà i caduti sarebbero molto retrocessi per la nostra Sera d’Amore, se non stessero su quel gradino di figli che Io avevo già creato prima dell’inizio della vostra vita. Oh, vedete: loro sono delle anime ancora piccole, sono i nostri figlioletti più piccoli, e la loro percezione è in parte ancora ostacolata.

34. La Mia Grazia non fa mancare loro, nulla; essi ringrazieranno con voi e sentiranno la loro beatitudine, come voi lo siete in grado in grande misura. Nel Sabato si mostra come i nostri più piccoli sono pure da guidare su un’alta vedetta del Giorno.

35. Proprio questo fa riconoscere la loro stessa colpa, benché la prima figlia fu l’autrice della colpa. Ognuno percorre i suoi passi dalla sua stessa volontà; e qui è veramente giusto questo ‘Devo’, che però dalla parte creativa riposa sulla base della caducità. Come tutto il materiale sprofonda un poco alla volta, così, non diversamente, quest’uno ‘devo’, che è piccolo per i figli.

36. Chi vede la libertà nel fatto di appoggiarsi in questo sulle Mani della Mia Volontà, costui non vede nessuna costrizione, solo un ‘cambiamento della sua vita’. Egli passa sotto le Mani della Mia Volontà, non importa come un figlio orienti la sua vita, qui intesa quella della materia. – Ora passiamo a un'altra faccenda.

37. Per via della ripetuta benedizione vi siete sovente stupiti anche della Mia Gioia o Tristezza. Una ripetizione è data per i figli, e mai così come se Io dovessi dare qualcosa di nuovo. Io lo faccio, beninteso, soltanto per la vostra gioia e per l’aiuto. Durante una via mondana non viene considerata la Mia Benedizione già data, viene perduta, non si fa conto su di essa. Si confida in ciò che è dato umanamente, sul destino, ‘quello che porta così con sé il giorno’, dice sopratutto l’uomo terreno.

38. Fin qui va bene, se la base dei pensieri è autentica fede. Ma se si ha da cogliere semplicemente ciò che è dato, se si può superare qualcosa nella preghiera e nell’intimissimo collegamento con il PADRE…? Oh, là interviene continuamente la Mia Benedizione, che inarrestabilmente corre per le sue spianate. Viene solo nuovamente accolta, che dal punto di vista creativo è una ‘nuova Benedizione’.

39. Ora la Gioia o la Tristezza che potrei sentire anch’Io. Questo certamente, ma non così come lo sentite voi e i materiali. La Mia Gioia è radicata in Me stesso come Parte di come Io vedo dinanzi a Me le molte magnifiche Opere, ne Sto in mezzo, le abbraccio, le porto e pulso attraverso di esse! E in questo, Io immergo anche la Gioia che Mi preparano i Miei figli, e questo sarà sempre per loro un Raggio retroattivo. In questo santo-meraviglioso avanti e indietro della Gioia, giace una buona parte della vostra stessa Forza di Vita, che potete amministrare oppure trarre profitto in abbondanza. Ambedue, l’amministrare e il trarre profitto abbondantemente, è giusto nell’Opera.

40. L’amministrazione è da riferire a voi stessi, affinché non sprechiate nulla, non perdiate nulla; il trarre profitto sul povero prossimo e sui nemici. Sì, …nei confronti dei nemici si deve approfittare con gioia: ‘Amico, mi fai pena, la tua animosità colpisce te stesso. Ti aiuto io a portarla, sgravandoti dinanzi a Dio. Egli mi ha dato la Sua Benedizione, che io voglio condividere con te’.

41. È raro che questo si possa dire veramente, perché al nemico una tale parola passa oltre, non risveglia nessun eco eccetto dello scherno e nuovo odio. Allora è sufficiente se lo si dice a Me, e voi lo avete sperimentato come Io possa voltare i nemici. Solo ora rivelo che la maggior parte dei gruppi erano i vostri nemici sul cammino; ma né voi né loro dovevate ugualmente saperlo, …per la vostra protezione.

42. Voi, legittimamente, domandate: ‘Come mai, per voi?’, considerando che stareste sotto la Mia Protezione? Molto giusto! Ma fate attenzione: per Me, una Protezione non è tale come vale sui mondi. Qui è un’amorevole Custodia, come la cosa più interiore; la parete esteriore è la barriera per tutti quelli che devono urtare contro questo muro, per giungere alla comprensione e al ritorno.

43. Se ho detto ‘per voi’, allora è per il fatto che i materiali, anche dopo la morte non possono aggredirvi. Cancello subito il vostro ulteriore stupore: ‘Loro non potrebbero rubarvi nulla – eccetto un tempo che sarebbe da impiegare extra – per muoverli alla comprensione’. Ma questo non deve succedere! Solamente il tempo concesso al servizio delle Opere che si riferisce alla Beatitudine della Sera, viene applicato.

44. Qui è la Mia Parola: «…che d’ora in poi non vi è più nessun tempo» [Ap. 10, 6]. Io non abbrevio il Mio Tempo, ma il loro tempo – per la Salvezza dei poveri, per la benedizione dei fedeli. Questa è la Protezione che non conosce pari con quella mondana. In seguito anche di questo vi renderete conto, che tuttavia dipende dalla percezione del tempo, perché i figli ancora cattivi sentono il tempo abbreviato come infinitamente lungo, che serve alla guarigione delle loro molte ferite dell’anima.

45. Non ogni malattia si lascia guarire all’improvviso negli uomini. Può succedere dove il suolo dell’anima è preparato attraverso l’accoglimento dell’insegnamento ed aiuta a guarire la malattia del corpo. Dove l’anima non conosce nessuna fede, una improvvisa guarigione è di grande danno, per l’anima e anche per il corpo. - -

46. Osserviamo oltre alla Gioia, ancora la Tristezza, che Io elimino subito. Ho infatti spiegato che se Io non avessi nessuna Tristezza per via dei figli cattivi, allora essi Mi dovrebbero essere indifferenti e Io dovrei lasciarli giacere nel loro abisso. Ho detto alle due comunità (cap. 13,24): ‘È da purificare tutto ciò che non deve essere portato dentro al Regno di Dio’. Annotatevelo: nemmeno la tristezza! Sì! – Perché no, se anch’Io posso averla?

47. La Mia Tristezza non è un essere triste, come l’hanno gli uomini. La Mia si trova nel Mio Amore di Creatore, santa e particolarmente elevata, perché Io non voglio perdere nessun figlio, e niente! Finché uno sta in disparte, non è incluso da sé nell’Amore del Creatore; e questo si riferisce alla Tristezza da Creatore. Non avrei così, più cari, gli smarriti che i fedeli? Domanda: Quali figli amo di più?”

48. Ecco che Li-Admia vola formalmente verso Dio, si nasconde nel Suo grembo ed esclama: “Padre-Ur, nel Tuo Amore non esiste nessuna differenza! Ci hai resi ricchi, il nostro spirito può splendere, la nostra anima del Cielo è sana, siamo presso di Te con l’intero nostro essere vitale! Ma ecco:

49. Le anime malate ne hanno più bisogno di noi. Perciò nulla ci va perduto. Al contrario: la Tua Bontà, …io la intendo così!”

- Lei guarda nell’amato Volto, e UR completa: “…che la Mia Benedizione insieme all’Amore non diventa mai più forte; ma, …tutto può diventare più delizioso! Degli accrescimenti, come li sentite voi, non provengono da Me, ma dal ‘Percorso di Vita’, che Io ho creato per voi! Non si mostrano in nessun aumento di ciò che Io do, ma nell’aumento della vostra beatitudine! È questo che la Mia cara figlia voleva dire”.

50. “Sì, Padre mio”, giubila Li-Admia. “E posso subito porre ancora una domanda che si riferisce ad una differenza?”

- “Voi tutti potete domandare e dirMi, sebbene a volte una risposta non è così come è attesa. Ma questo, non è più nulla di nuovo per voi, questo è noto, all’Antico, sin dal vostro tempo di gioventù nella Luce”.

51. Li-Admia comincia: “Nelle due comunità (cap. 12) hai lasciato regnare una Severità come quasi mai per tutti i veri cattivi. Erano dei figli ritornati a Casa che erano andati sulla Terra per contribuire con il loro obolo, affinché anche i poveri diventassero ricchi e beati. Certo – la Tua Severità era necessaria, perché nell’aldilà si mostrarono ancora così arroganti. Io lo so un poco, perché Tu parlavi dell’esame. Questo, Ti prego, vorresti ancora spiegarcelo”.

52. “A tutti, oppure solo a te?”, chiede gentilmente UR.

- Li-Admia risponde: “A me! Il nostro superiore …”.

- “…di cui fai parte tu!”, interviene Diadjar, “…lo sanno! Le comunità mi facevano un po’ pena. Certamente, smarriti, tuttavia testimoniavano di Te, ed hanno sopportato qualche scherno. Lo hanno accettato gioiosamente, e credevano di farlo per Te. Questa volontà non valeva niente?”

53. “Lo hanno pensato parecchi. Il Mio Esame è l’apprendistato! Parecchi devono riceverlo per quello che è: l’Istruzione. Qualcuno deve porsele come domande, come se conoscessero l’Insegnamento, ma lo hanno interpretato e applicato erroneamente. La differenza che ho usato per le comunità e i gruppi dei cattivi, consisteva unicamente nella loro capacità di accoglimento.

54. Per gli ultimi, un esame era fuori luogo, poiché non possedevano nessuna facoltà di comprendere anche solo minimamente le Mie Parole. La paura li avrebbe bloccati. Ciò nonostante, c’era una differenza, che si manifesta come qualcosa di diverso di come si riconosce il Mio modo di agire senza altra profonda riflessione. Fate di nuovo attenzione!

55. Con i credenti, di per sé, sono stato severo, …merito loro! Ma dopo la resa dei Conti e l’Esame, poterono per questo, raggiungere velocemente il luogo del Cielo che possedevano prima del cammino mondano. Le Mie severe Parole hanno estirpato la maggior parte degli ammanchi. Diversamente con i cattivi.

56. Le Parole più soavi, avvenute attraverso di voi, causarono l’opportunità di conseguire la convinzione e il ritorno. Dopo cominciò il Mio esame. Questo consistette nella lunga via attagliata per trovare la Casa. Quindi la differenza consiste soltanto negli impieghi del Mio aiuto, che in sé non possiede nessuna differenza. Così per certi, il vicolo è dapprima stretto, poi largo, per altri è al contrario; per ogni figlio, come serve al suo meglio”.

57. Il primo uomo di Fureana domanda se anche lui potesse dire qualcosa al Padre. Non osa ancora per vera umiltà, di andare da Lui.

- “Questo, dipende”, dice UR, “se Me lo dici da lontano, oppure però piuttosto vicino a Me”.

- “Ma posso?”

- È domandato così caramente meravigliato, che Olyanda gli dà un colpetto: “Ora va, finalmente!”

- Anche lui lo nota, ma dice lo stesso: “Io non ho mai potuto vederTi, o Signore, che nel nostro mondo adoravamo il nostro FUREANA, e così non sono nemmeno degno di inginocchiarmi dinanzi a Te e parlare con Te”.

58. “Come sarebbe, se Io ti rendessi degno? Che però non avvenga da lontano, perché allora non posso posare la Mia mano su di te”. Quale gioia ricade sui figli; sempre di più si mostra il rapporto-Padre-figlio, più si avvicina l’ultimo minuto di Luce del Giorno d’Amore.

59. Il figlio-Fureana dice ancora: “Le Tue buone mani sono comunque all’Opera dappertutto, e non esiste nessuna grande lontananza dove non creino le Tue mani, anche sul mio capo. Posso godere questa beatitudine, dinanzi a Te. …oh, …Dio, io …”. Egli tocca i suoi fratelli e in tre accorrono dove UR siede su un Trono di erba. Si chinano così solennemente, oh, …chi può sperimentarlo, insieme…

60. Dio impone le Sue Mani sui figli profondamente chinati, li solleva e loro guardano negli Occhi meravigliosamente soavi e scuri di Dio, al Quale hanno portato molti sacrifici sulla loro via, dall’impeto delle loro anime, dal collegamento spirituale con la Luce. Il primo dice: “Su quel mondo che Tu ci hai assegnato pietosamente, era quasi come sulla Terra. Sulla via verso Casa sapevamo che eravamo proceduti dal Regno di Luce e che potevamo ritornare nell’amata Casa del Padre. Grazie, mille grazie in eterno per questo!

61. Noi abbiamo riconosciuto quanto di più avremmo potuto fare, affinché la nostra vita fosse compiacente a Dio. Perdonaci ciò che abbiamo sbagliato. Ma siamo consolati: Tu ci hai da tempo perdonato! Come potremmo altrimenti stare dinanzi a Te? A me dispiace solo di una cosa: di non aver conosciuto prima il Tuo eterno vero Nome.

62. In tutti i mondi che Tu hai eletto come luogo di Redenzione hanno inventato molti Nomi, come i nostri antichi avi Ti hanno chiamato ‘Fureana’. Come mai, che l’eterno-unico Nome ‘UR’ non si trova ovunque? Forse”, riflette il primo, “se avessimo conosciuto il Nome UR, ci saresti venuto anche incontro, e già là avremmo ricevuto la Benedizione, di vedere già Te, a cui era rivolta la nostra nostalgia, l’amore e la riverenza”.

63. Qui si rivela il cuore di un figlio, e con lui molti, nella Luce e sulle stazioni del mondo, dove dominano la nostalgia, l’adorazione, l’amore e la riverenza. Questi sono dei Raggi che scorrono come Benedizione per gli ultimi materiali, arginano del male e rendono qualche disgrazia più leggera – per gli ultimi viandanti. Per tutti gli abitanti della Stella procede Diadjar, e s’inginocchia accanto ai tre figli, non senza grande ringraziamento.

64. UR dice: “Figli Miei, il discorso è lodevole, come il vostro agire sul vostro mondo. Io l’avevo previsto per i forti figli del Cielo, perché là si era anche raccolta molta oscurità, sin dall’inizio, dato che erano popolati ‘dalle Stelle e dalla Sabbia’ (confr. Gen. 22, 17). Soprattutto anche nel loro ultimo tempo ho posto dei Guardiani come lo siete stati voi.

65. Nel decorso della vostra via da viandanti avete riconosciuto che la vostra Patria era qui da Me nella Luce. Anche la conoscenza era al posto, quanto di più sarebbe stato da fare. Soltanto, Io non misuro mai fino all’ultimo obolo. Chi potrebbe altrimenti sussistere nella materia? Questi sono i carichi che Io aiuto a portare, a eseguire, e non è necessario di purificare un ‘se’ e un ‘ma’. Questo è avvenuto con la vostra entrata nella Casa del Padre.

66. Ma qualcosa vogliamo discuterlo. Non Mi avete incontrato nella materia? Non Mi avete mai sperimentato e mai visto? Mai sentito la Mia Parola, che sarebbe stato pure un Incontro? Non sono là dove operano le Mie Mani? Vuotate i vostri cuori con tutto ciò che vi rallegra e, …che vi opprime ancora un poco”. Nuovamente questo caro Sorriso che splende profondamente nel più interiore dei figli, li trasfigura ancora nella Chiarezza dell’Amore paterno.

67. Ora, il secondo dei tre figli dà una risposta, e dice: “Padre, santo-alto-Ur, Onniamato della Tua piena Entità! Già dalle domande abbiamo riconosciuto la risposta che possiamo dare. Posso anche da me attingere ancora qualcosa, allora lo so già in anticipo che Tu ricompensi volentieri la nostra parte. Per questo ti voglio prima lodare, e glorificare la Tua Bontà.

68. Tu ci sei venuto sovente incontro; veramente, dall’inizio fino alla fine. Perché senza di Te – Signore, oh, Fureana – come avremmo potuto sussistere? Il Tuo incontro nella materia, in genere molto raro, non sempre fu una visione. Così era inteso da noi che non Ti abbiamo visto con gli occhi del nostro corpo. Ora, scossi dalle Tue domande e guardando indietro dalla conoscenza della Luce che ora abbiamo ricevuto, le cose stanno diversamente.

69. Quanto fu meraviglioso…! Su tutte le vie ci sei venuto incontro, ci hai guidato alla Tua mano di Padre, ci hai vivificato con il Tuo atma da Creatore, ci hai soverchiato formalmente con buoni Doni; perché altrimenti, …come avremmo potuto vincere le molte avversità sulla nostra via del mondo? Oh, solo con il Tuo Aiuto, che ci hai sempre concesso!

70. Tu vai anche dalle anime; se loro se ne accorgano oppure no, non diminuisce la traccia del Piede del Tuo santo venire incontro. Se Tu non l’avessi portato con la Tua Mano da Onnipotente, come Tu hai portato ed eseguito i nostri carichi – da tempo non sarebbe più in vita nemmeno un unico dei poveri precipitati. Dispersi, sarebbero tutti sepolti nella segreta Profondità-Ur, delle Tue maestose Mezzenotti. L’Onnipotenza ha donato via le Magnificenze del Tuo Giorno d’Amore!

71. Così Ti abbiamo sempre potuto sperimentare, Padre-Ur; noi sapevamo, a Chi ci dovevamo attenere, quando le onde del mondo minacciavano di sommergerci. E quante volte! Qualcosa fu molto difficile. Allora sentivamo come Tu venivi nel Modo santo-silenzioso, per fortificarci e consolarci con la Tua Forza. Sperimentare il Tuo santo-silenzioso Modo fu la cosa più deliziosa di tutta la nostra via”. Un canto di giubilo, che corre attraverso le sfere.

72. “Ora è da considerare il seguente: la contemplazione”, continua il secondo. “Se prendo la risposta alla domanda, allora posso volentieri confessare: noi Ti abbiamo visto perché il Tuo maestoso Volto era inciso nei nostri cuori. Questa era quella Forza che ci ha sempre aiutato a sopportare qualche fatica. Ma visto così, come si vede l’amico, la cara sorella…”

73. “Niente di difficile, figlio Mio!”. Gli Occhi di UR benedicono tutti. “Nella materia non è dato sovente di contemplare Me come ora. Essa è una coperta spessa, è come se si seppellisse lo Spirito sotto si sé. Una parabola: come là la neve – dove è necessario – tesse una coperta spessa seppellendo sotto di sé la terra affinché non geli, affinché rimanga conservato il prezioso della forza di vita, così all’incirca stanno le cose con le vie materiali dei viandanti.

74. Una non-contemplazione è la Benedizione della Mia coperta, perché un uomo dice rapidamente: ‘Ah, mi sono sbagliato!’. Questo può succedere per autentica umiltà oppure per tiepidezza, ma in ogni caso non è bene, e diminuisce una interiorità a frequentare con Me nel cuore, anche nel Modo santo-silenzioso! Per preservare i figli viandanti dall’errore, ho donato qualcos’altro: il vero sogno.

75. Quando l’anima si stacca dal corpo, può andare per la strada della Luce e vedere Me, come voi proprio adesso. Infatti l’uomo, nell’essere esteriore, può sopportarMi rarissimamente; inoltre, un incontrare Me non serve al corpo, ma solo all’anima, quando si lascia guidare dal suo Spirito, oppure dal suo angelo guida.

76. Questo è poi una vera vicissitudine, questo trattiene saldamente un anima in sé. Nel vero sogno la materia è esclusa, e l’anima si libra in campi di Luce dove l’incontrare Me è sempre possibile. – Ecco, figlio Mio, ora troverai una buona risposta”.

77. “Ce l’ho già”, ringrazia costui. “Noi l’abbiamo volentieri riferito, quando qualcuno aveva tali sogni ed era felice di questa Grazia. Tuttavia questo: anche se Ti avevamo visto precisamente e potevamo dire: ‘Questo lo ha detto Dio, Lui era magnificamente da vedere’, – però, il come, questo non ci fu mai possibile. Perciò pensavamo che non fosse stato vero. Ora lo vedo con altri occhi.

78. Nello stato di veglia la Tua maestosa Entità non era descrivibile come l’abbiamo sperimentato nello spirito, che era una Coperta pietosa. Sì, quanto facilmente ci saremmo arrogati e immaginato chissà che cosa, come lo facevano altri. Da questo Tu ci hai preservato, hai coperto il puro granello di seme della Luce, e ora è passato l’inverno di un mondo! Ora il ‘granello di seme della visione’ è uscito dalla nobile Terra della Tua Entità-Dio!

79. Con ciò è riconosciuto l’ulteriore della Tua domanda, se non avessimo mai sentito le Tue Parole, mai notato l’Agire della Tua Magnificenza di Creatore. Oh, lasciaci dire ancora una volta ‘Fureana’, come ringraziamento e adorazione e, …come domanda per via dei Tuoi molti Nomi, ovunque. Tuttavia, …Tu sai, che ci opprimeva perché nel nostro mondo non abbiamo riconosciuto il Tuo vero Nome: ‘UR!’. Questo – lo penso persino ancora ora – doveva comparire ovunque, se esisteva almeno un essere-collegato-con-Dio”.

80. “Aggiungo volentieri Io la Mia Parola, allora vi accorgerete quanto in profondità siete penetrati all’Interno della Casa del Padre. Il terzo figlio vuole sapere una risposta. Ora rallegratevi, perché Io stesso ho menzionato il Nome che era il vostro simbolo della fede e dell’Amore di Dio. Le Mie domande sono:

81. Quanto grandi sono veramente? Quante differenze esistono per Me? Possiedo un’unica Opera in tutto? Se sì, là, abbiamo bisogno di un solo Nome: il suo riflesso?”. I superiori della Stella e il popolo lo sanno da tempo; tuttavia vivono già da molto tempo nella Casa del Padre e – se si vuole fare una differenza – appartengono al più interiore dell’Empireo, mentre i tre figli di Fureana sono venuti nell’aldilà dal quasi ultimo tempo materiale. Meglio ancora vale la risposta del terzo, offerta al Signore.

82. “Oh, Padre, la Pienezza della Luce splende nei nostri cuori e rischiara ora ciò che qui e là era oscuro. Ti sia ringraziato mille volte! La più grande profondità delle Tue Domande la comprenderemo solo un poco alla volta, ma hai acceso le lampade e pronunciato ‘Fureana’ in modo che vi possiamo riconoscere il Nome ‘UR’, anche se a posteriori; quindi, in Verità, anche noi abbiamo conosciuto il Tuo Nome.

83. Non è vero?”, chiede ai suoi fratelli.

- Loro giubilano un ‘Sì!’, e anche i figli della Stella giubilano, perché gli spiriti dei figli della Luce non cessano mai di imparare, nell’eternità. Quale inaudita benedizione vi giace, la continua crescita della Vita, da nessuno esaurita, perché il Creatore di tutte le cose è inesauribile, e crea.

84. Poi il terzo dice ancora: “Tu hai chiesto, quanto grande Tu sia. Ah, andandoci, mi manca il pensiero. La Tua Grandezza non è mai determinabile e…”, sempre questo caro indugiare, se fosse per la Gioia di Dio, “…forse Tu stesso non Ti misuri mai fino in fondo. Non che Tu non lo possa! Quanto facilmente scorrono da Te le Opere nel Potere della Magnificenza di Creatore, tanto facilmente Tu vedi la Grandezza di Te stesso. Nelle innumerevoli Opere si vede la magnifica, maestosa Figura del Tuo Essere!

85. Con ciò è detto che è impossibile, inoltre non utile, mettersi a misurare la Tua magnifica Maestosità. Qui vale soltanto: Tu sei! In questo è radicata la nostra imperfezione, come pure la perfezione nel divenire. Una cosa la possiamo afferrare: in ciò che ‘Tu sei’, siamo inclusi ‘noi’; noi possediamo il diritto nella cara Casa del Padre. E questo, quanto ci rende beati!

86. Proprio così sono anche da considerare le Tue differenze. Con l’unico ‘Tu sei’, per Te non esistono delle differenze, perché la perfezione del Tuo Essere-Ur, non ne ha! Il Tuo Ordine, è più che la Tua Misericordia? L’Amore, più che la Tua Sapienza? La Volontà, più grande che la Serietà e la Pazienza, nella Corona magnificamente luminosa delle Sette Caratteristiche, meno che …tutte le altre?

87. Tu una volta hai preposto l’Ordine alla Tua Volontà, per la Salvezza dei Tuoi figli, ed hai scritto il Documento dalla Sapienza e dalla Serietà, che non ci deve mai andare perduta la Casa del Padre. La Pazienza, poi, per coloro che hanno disdegnato la Casa del Padre, ha previsto la Redenzione dal Potere della Grazia, ma non predeterminato – elevato alla Realtà ed impressole il Segno dell’Amore: l’eterno-valido Timbro della Tua Croce!

88. Affinché il Potere della Grazia rimanga conservato per tutti gli sviati – anche dopo un lungo tempo del Giorno, come mi viene ora chiaro – Tu hai aggiunto in anteprima la santa Misericordia dell’Amore. Con ciò è dimostrato che per Te non esistono differenze. Tu sei UR, l’Eterno-Santo, l’Eterno-Unico e Verace,

TU sei!

89. Diversamente è con le Opere, prese dalla Fonte della Mezzanotte come Gioiello di Perle dell’Infinito. Là esistono così tante differenze come ne esistono di Opere, iniziati dai cicli fino all’ultimo Secondo di ogni Giorno di Creazione. Sono incalcolabili, che nuovamente è una benevola Coperta, sotto la quale possiamo sempre riposare al Tuo Cuore. Quale Flutto della Misericordia del Cuore, qual Pienezza regale del Tuo Potere di Creatore! Adorando, siamo in ginocchio. Oh, Signore, Signore, nostro Salvatore, il nostro Uno e Tutto!”

90. Un brivido di alta Beatitudine scroscia sui radunati da portare se stessi in sacrificio. E …UR? Anche Lui è commosso? Sente diversamente dai figli nella Beatitudine dell’ora di Grazia? Oh, se Lui non sentisse pure così, allora mancherebbe la cosa più Interiore dei Doni che si pongono nelle Sue mani di Padre. Nonostante ciò, per Lui è più alto, senza pari, di come possa misurare l’intero popolo.

91. Ma questa Parte, che sgorga da Lui stesso, Egli la pone nelle Acque di Mezzanotte, che concluderà con benedizione il Giorno dell’Amore e dal quale sorgerà l’Aurora del Giorno della Misericordia. Ma quello che i figli danno e una buona misura in più, è così tanto, che tutti abbassano il loro capo solennemente al suolo. Dio però fa cenno, e il terzo figlio di Fureana deve continuare a parlare.

92. “Ancora questa domanda, Padre-Ur: ‘Sarebbe solo un'unica Opera sorta da Te, anche se solo un Nome, bisognosa di avere il suo riflesso? Tutto ciò che è sorto dal Tuo Potere di Creatore, è considerato in tutto solamente un’Opera dalla totalità del Tuo Essere. A tale riguardo è valido per diritto il Tuo unico Nome dall’inizio della vita, posto per noi fino all’ultima meta della Sera di ogni Giorno.

93. Le Perle del gioiello, prodotte per la Tua e nostra Gioia, come innumerevoli Opere (Salmo 104, 24), i Giorni della Creazione, insieme agli anni fino alla piena misura di un Ciclo-Ur, ha richiesto per ogni singola Opera relativamente un Nome. Se lo sappiamo, sì o no, non diminuisce la magnificenza di tutte le Tue Cose (Ap. 12, 13).

94. I Tuoi Nomi sono la Tua Parola, che vale una volta, dalla quale ci sono stati dati i tuoi Insegnamenti come ricchezza della Tua lingua e delle opere. Questa è l’incommensurabile Grandezza! È il Tutto dalla Tua maestosa Entità! E che io ora possa sapere questo, è la Tromba della Tua ‘ultima Chiamata di Grazia’ all’oscurità, per quanto essa debba ancora arrivare alla Soluzione.

95. Da ciò è da cogliere che è nel Nome ‘UR’, che tutti gli altri hanno la loro Origine. Ci volevi ancora svelare la Fine dalla Visione rivelata in Grazia. Tu solo vedi ciò che ci manca ancora, il perché il Tuo Nome fu come chiuso, e solo un Raggio di ciò incontrò l’umanità sulla piccola Terra[38], ..anche solo nel suo tempo della fine del mondo.

96. Spiega, Ti prego, ancora, se su tutti i mondi che appartengono al Cerchio della Redenzione, si sono inventati da sé i Nomi di Dio, oppure furono dati dallo Spirito. Tu ci hai sempre reso così ultraricchi nella Rivelazione e nella Bontà, Tu nella Tua Entità, potente UR, di riconoscere in Uno e nel Molto, fin dove era afferrabile: il Potere del Creatore e la Forza da Sacerdote, la Potenza di Dio come Salvatore e Redentore, sulla Terra come il Salvatore Gesù Cristo, manifestato nella Tua Forza di Padre!

97. Oh, fatTi ringraziare nel modo santo-silenzioso cui possiamo assistere beatissimi all’ultimo Minuto di Luce del Tuo Giorno d’Amore!”. Svelti si schierano tutti intorno al Trono di erba, per essere con Lui, Cui i loro cuori glorificano, Cui il loro spirito ringrazia nella meditazione, serve la loro anima, e il loro animo giubila nella gioia. Una tale Ora piena di consacrazione non si può descrivere, l’Innominabile del Collegamento di ‘Padre-figlio-Padre’, ciò che Egli ha riservato loro di felicità di Luce per la Sera del Giorno. Quando la materia sprofonderà[39], e solo le Lampade del Cielo brilleranno, quando la Casa del Padre sarà aperta per tutti; solo allora lo si potrà comprendere che cosa significhi: la

La Beatitudine della Sera!

98. Allora Egli si alza. “Figli del Mio Amore! Ora, qui, un’ultima Parola, ma non l’ultima al Mio caro popolo. Presto a questo scopo essi arrivano nel Santuario, e le mura si aprono, cosicché non li si vedano (Ap. 21, 22), che il Mio Firmamento dal Centro fino all’ultima fila di figli si mostri come la Casa del Padre, in cui tutti avranno le loro abitazioni per questo tempo della Sera, e inoltre, nei Giorni della Creazione, che Io conservo ancora nella Mia Fonte. Così ascoltate ciò che ho ancora da dire a voi come anche ai rimanenti materiali.

99. Prima una parola ai Miei figli della Stella che sono ancora convinti che non avrebbero potuto aiutare la cattiva schiera senza Muriel. Il portatore della Mia Serietà sorrise, e in seguito ha indicato se avete conquistato la vittoria combattendo contro il largo fronte, con o senza di lui (cap. 15,98). E’ una vera Perla, nell’autentica umiltà dalle vie dei viandanti – qua, nella Luce, non c’è bisogno dell’umiltà – appunto, di rimanere in essa.

100. Io ho certamente posto contro, l’oscurità compatta, che si voleva scaricare su di voi; il Mio principe della Serietà, non per via di voi. Vi ho spiegato la Protezione, che cosa valeva qui in particolare. Ora, Diadjar, che cosa dici di quelli che sono affidati a te, come per te stesso, alla Mia Parola?”

101. Diadjar si nasconde al Petto di Dio. “Grazie Padre-Ur, per tutta la Bontà che ci hai dimostrato. Se guardo all’inizio della nostra vita, alla stazione di Luce, alla via da viandante attraverso la materia, al ritorno nella Casa del Padre, allora non ho altro da dire che una cosa: Padre-Ur, accogli il nostro ringraziamento nel Tuo Amore, e fallo diventare una Grazia speciale mediante la Tua Bontà a tutti i tardi trovatelli della Casa, nell’ultimo Minuto della Luce.

102. Oh, Grazie speciali per Te non esistono, tuttavia immergi la nostra gratitudine nella Tua Corrente di benedizione, che ha redento, salvato i caduti. E quando l’Aurora piegherà le sue Ali sul Tuo Giorno d’Amore, solo allora comprenderemo tutto ciò che ci ha dato il Tuo Giorno dei figli!”. Diadjar abbraccia i figli di Fureana: “Noi mettiamo nelle Tue buone Mani di Padre il nostro ringraziamento, per quelli che Tu hai guidato sulla nostra Stella”.

103. “Il Grazie è accettabile!”, UR guarda a destra e a sinistra, dove all’improvviso sono comparsi Muriel e Raffael. “Miei principi, portateli nel Santuario come la richiesta di Grazia speciale, che noi…”, consegna due corone d’oro ai due principi, “…lasciamo operare. Pii, venite, voi Cherubini e Serafini, è ora che i Miei buoni e poveri figli possano tenere il loro ingresso”.

104. Quante volte è iniziato il solenne silenzio come una calma di Creazione che i fedeli, ovunque erano radunati, non osavano quasi a respirare, …per riverenza, adorazione e gioia, per una dedizione a UR, che nessun mondo materiale, nessun tempo materiale ha mai potuto sperimentare. L’espressione, che deve dare l’annuncio, è povera. Solamente un cuore che può dischiudersi alla Magnificenza, anche come uomo, ne percepirà un poco. - -

*

105. Come tracce chiaramente scintillanti, Muriel e Raffael corrono via. I figli di Fureana si stupiscono. Non sanno che attraverso la loro prova di libertà adempiuta una volta, attraverso il loro co-sacrificio, essi ne sarebbero altrettanto capaci. Il popolo è ultrabeato. Mai – così credono – hanno vissuto una tale inaudita gioia. Il Padre ha inviato due Corone per loro nel Santuario.

106. I chiamati vengono già dal Trono di Reggenza di UR; e qui è da dire che la Magnificenza è aumentata, riflette da quel luogo, che si chiama LUCE-SANTA, la Città dell’Iddio vivente! (Ap. 3, 12) Dietro a UR si sono predisposti i quattordici maestosi spiriti[40] in un dolce arco, e dinanzi a Lui sta il popolo, in ginocchio.

107. UR dice: “Ora ascolta l’ampio Infinito, e ciò che è necessario portatelo giù sulla Terra, l’unica su cui abitano ancora degli uomini, buoni e molti cattivi, il resto impoverito da ogni bassezza. Se lo sentono in pochi – la maggioranza nemmeno lo vuole  – vale la Mia Benedizione speciale per via dei fedeli che hanno portato i nobili della Mia Luce attraverso il Giorno dell’Amore!

108. Chiesto con diritto del perché solo su quella Terra nel cui ‘terzo tempo’ si è rivelato il Mio Nome di Salvatore: ‘GESU’ CRISTO’, e solamente alla fine di quel ‘mezzo tempo’ (vedi Dan. 7, 25; Ap, 12, 14) era stato annunciato ‘UR’, ho mandato a dire al Mio fedele discepolo che poteva vedere il futuro (Giovanni Apostolo), ‘il Mio Nome’, il nuovo, che nessuno conosce (Ap. 2, 17), ciò che  però non si riferiva al Mio Empireo.

109. I viandanti sulla Terra conoscevano segretamente i Nomi ‘UR-Zebaot-Gesù-Imanuel’, però, non secondo la loro lingua. Il loro Spirito era la sapienza, collegata con ME. Questo era sulla via, molto più di qualsiasi conoscenza esteriore. Questo sgrava tutti coloro che durante un tempo mondano non hanno saputo i Nomi.

110. Ora comprendano, che per via del Mio Lustrum[41], per via del Mio necessario Sacrificio della Croce consacrata, dopo il Nome di Salvezza, ‘GESU’, era stato dato anche il Mio Nome ‘UR’, alla Terra che Io ho chiamato dal Mio terzo Elemento. L’ho posta anche sulla terza orbita del Sole che fu il suo donatore esteriore di vita. Questo è e rimane contemporaneamente il segno, che dalla Mia terza Entità, come DIO, doveva formarsi da sé il Mio necessario Sacrificio della Croce, lì venne compiuto, e perciò lì – la Rivelazione del Mio Nome ‘UR’, nel quale re-irradiano tutti gli altri – avvenne ancora per ultima.

111. Soltanto, …tutti i Miei portatori-di-Nomi che gli uomini si coniarono nei luoghi della Redenzione del mondo, vennero dalla Luce ed ebbero anche il loro proprio simbolo. Là si trattò meno delle lettere, che unicamente del senso che avevano. Solo pochi furono inventati. Dove questo risultò per autentica fede, Io ho benedetto i Nomi, insieme ai donatori.

112. Ma dove una parola fu impiegata solo per avvolgerMi, per non nominarMi direttamente per vergogna o arroganza, là la parte della Benedizione andò perduta. I Nomi inventati furono comunque soltanto vapore. Questi datori di Nomi hanno ammesso l’errore solo nell’aldilà, e per loro non fu del tutto facile cercare ciò che avevano perduto, recuperare ciò che avevano mancato di fare.

113. La cosa più importante, il perché ho tenuto nascosto così a lungo il Mio Nome, ‘UR’, fu nella cornice della Mia Opera di rimpatrio degli smarriti, di tutti coloro che si erano perduti da se stessi.

Poiché non Mi persi nessuno di loro!

Essi erano inclusi nel Sacrificio del Mio Amore! Soltanto per questo ho sopportato così a lungo il loro cattivo fare e agire.

114. Ma ancora qualcosa: quelli che non Mi riconobbero, ma che comunque erano buoni, li ho inclusi nella ‘Benedizione perduta’ per un ulteriore Bene, per quanto qualcuno fosse mondano; ‘un’ e non ‘il’ bene. L’ultimo (‘UR’) si riferisce puramente a Me, alla Mia Bontà, di cui tutti i buoni figli hanno la loro giustificata parte.

115. Ogni Nome si riflette nelle Mie Corone [Ap. 19, 12] come segno delle Mie Opere. Nel sogno della Notte che conclude il Giorno dell’Amore, apre la ‘Porta-del-divenire’ alla Misericordia, dove ognuno potrà vedere un giorno l’Arca dell’Alleanza-Ur segreta, dove Io conservo la Mia Preziosità. Voi porterete poi questa visione al risveglio, quando l’Aurora annuncerà il Giorno di Festa, come vostro Tesoro di Corona. Ciò che è collegato con questo, lo regalerà il Giorno della maestosa Pace. - -

116. Ora è trascorso metà del tempo del mondo terreno. Alle sue ultime anime è difficile di abbandonare il luogo della dimora. I co-aiutanti se ne vanno lieti. Vedete, come dal settimo anello del Sole, la Notte afferra il Firmamento e con il suo dolce telo copre tutta la tristezza, tutto lo spaventevole, tutto il disastro sorto dalla ‘caduta; a voi sembrerà come se una Stella dopo l’altra si spenga, come se i Soli diano i loro raggi alla Notte, come se diventasse davvero buio.

117. In vista del perfezionamento con l’abbondante su e giù del Giorno – ed è anche giusto – il su diventa buio; soltanto, non si fa oscuro! La grande differenza si riferisce alla fine. Nel buio è preparato il meglio dei Miei Doni, la ‘Strada dei figli del Re’, che è preservata al Giorno di Festa, …per voi, per una nuova gioia. –

118. Ora siete andati via anche voi dal vostro luogo, guidati da Me, circondati fedelmente dai Miei principi, …e non ve ne siete accorti. Il Giorno della Pace vi aprirà l’occhio di come si è svolto questo. Voi vedete le strade, i vicoli, le vie e i sentieri sui quali tutto il Mio popolo tende verso il Centro; e tutti, tutti li conduco  Io, UR !

119. Ci sono ancora alcuni affaticati che rendono da sé la loro esistenza faticosa, anche qui e là un figlio del Cielo, che nel mondo ha perduto in parte la via. Non del tutto, perché anche dei sacrifici minimi furono accolti nel Mio grande LUSTRUM – in anteprima; poiché i nostri cari piccoli devono diventare, rispetto alla loro natura, dei grandi figli.

120. Voi domandate che cosa diventerebbero poi i primi, oppure, se dopo non ci sarà più nessuna differenza. Ora, mentre voi continuate a camminare…”, UR indica il Monte della Sua Luce, dove nell’oro della Sera risplende il Santuario, “…nell’avvicinamento, si formerà la conoscenza che si riferisce all’ ‘Eterno-essere-presso-di-Me’.

121. Nel servire rimane una differenza, altrimenti ogni beatitudine morirebbe, con ciò la vera Vita, tutto il magnifico dalla Mia cassapanca. Nella stessa non esiste nessun fondo in cui sarebbe da conservare qualcosa per ultimo. Così come Io sono infinito, così anche i Miei Tesori, le Mie Eternità! Appunto in ciò, consiste il progresso della vostra vita.

122. Voi avete avuto certamente un inizio per voi stessi, ma l’impulso di ogni vita di figlio fu nella Mia Infinità-Ur! Mediante ciò che è diventato vostro, personale, siete legati a Me, per cui Io ho creato l’Arca dell’Alleanza: – nel mondo, solo un simbolo per tutti i mondi; – nel Mio Regno, la rappresentazione del Patto e della Grazia!

123. Ora siamo arrivati a metà dell’altezza del Mio Monte della Luce-Santa, e potete osservare l’eterno ‘essere-presso-di-Me’. Allora Io domando: lo vorreste volentieri?. Un Raggio si riversa sui gruppi che si avvicinano da tutte le parti. “La Mia domanda è rivolta all’ultima elevazione, e ognuno può darMi la risposta”.

124. Gli sguardi soavi, scuri di UR, passano sul Campo, e fin dove arriva l’occhio si vede il popolo di Dio, le schiere che nessuno può contare [Dan. 7, 10; Ap. 7, 9]. Malgrado ciò è come se l’enorme folla fosse unita, come se i vicini e gli ancora lontani stessero dinanzi a Lui, immergendo il carico e la fatica del Suo Giorno dell’Amore nella più sublime Gioia di Creatore, nel:

«e guarda, tutto era molto buono!» [Gen. 1, 31]

125. Una Chiamata il cui Inizio nessuno conosce, la cui fine nessuno ode, …eccetto UR! Così, essa scroscia su, verso di Lui. Egli si volta, e ora sta più in alto che il popolo. “Noi siamo con Te, eterno-santo Padre-Ur, Tu, Eterno-Unico e Verace! Qualunque luogo Tu ci preparerai, di servire là, lontano, là Tu sei con noi, là noi siamo con Te!”

126. UR si rivolge ai Suoi principi, indica verso il posto dove il figlio della Creazione sosta da solo, e dice: “Dovete dare voi la risposta per il mio popolo, anche se Sadhana deve compiere essa stessa la sua ultima, come Io ho compiuto l’Atto della Redenzione; «Sarà Sadhana una trovatella di Casa? Sarà la Mia figlia ritornata a Casa?»”. Lei non Lo sente, poiché ha da sacrificare la sua rimanenza (vedere ‘Eternità UR in Spazio e Tempo’), nemmeno la Risposta che penetra fino al più lontano confine del Giorno, dall’Inizio fino alla Fine, dal primo rosso del Mattino fino a quello, allo Splendore della Sera in cui il Giorno dell’Amore svanirà. E sarà in questo, quello in cui loro esclameranno: “Padre-Ur, ora Sadhana diventa una cara figlia ritornata a Casa!”

127. Un Raggio, così inafferrabile, perfino per i grandi di Dio; nonostante ciò essi sentono l’immensa Benedizione che per questo si è riversata. UR sale, il Suo ‘HEPHATHA!’ si apre, …per tutti! Egli sfiora i muri, affinché si estendano [Isaia 40, 22] cosicché tutti siano racchiusi nel Recinto di questo santo, vero Santuario. Il veggente ha scritto bene un giorno: «E non vedevo nessun tempio» [Ap. 21, 22], perché anch’egli stava nella Sala interna dello stesso.

Giubilate! Gloria, ringraziamento, lode e onore! Giubilate!

128. UR adagia i Suoi figli nella soave Pace della Sua Notte, nella quale Egli attinge le Ore di Benedizione per il nuovo Giorno, il Giorno della Misericordia, il Giorno di Festa. E risuonerà un nuovo:

“GIUBILATE!”

[inizio]

 

Indice esteso

 

cap.1          Meraviglioso Insegnamento sulla Stella della grande speranza

Tre superiori a colloquio: come aiutare? – Al Tempio, dal Padre – Cosa fare con i caduti? – Nella valle del lutto, l’aiuto – “Il loro progresso verso lo spazio è alla fine!”

 cap.2         Valli oscure - Come nell’aldilà si porta ancora in sé del mondano

Un sacerdote e sette aiutanti – Malluredus e Olyanda alle prese con un gruppo della casa delle gioie –  Due sono aiutati – Un torturatore è accusato da tre sue vittime

 cap.3         Il Servizio e la Croce di Dio - La buona speranza: quello che si semina, si deve raccogliere

Esortazioni alle anime della casa delle gioie – Alcuni accettano, e salgono – Nella casa delle assemblee il Padre insegna – Diadjar nella valle della caverna con il grande inquisitore – Solo tre anime sono salvate

 cap.4         Il grande Discorso di Dio - Un procedere nella conoscenza della Luce

Nel tempo della Sera, per la maestosa Notte della Creazione e sul futuro nuovo Giorno dell’Amore, quale premessa per lo sconosciuto Giorno della Misericordia – Il senso del Duale nel Regno – Diadjar si riavvia nella valle del dolore

 cap.5         La resa dei conti - Anche una decima del Signore

 Nella caverna – Diadjar discute sette punti con un anima – Nove di esse accettano Dio, poi condotte nella valle del lutto – L’inquisitore medita, e una donna aiuta

cap.6          Lunghe vie nell’aldilà di certi uomini cattivi

Nella caverna – Gli amici dell’inquisitore sono tra quelli che gridarono: “Crocifiggilo!”, ma accettano l’aiuto e due forti angeli li portano via – L’inquisitore e la donna guidati da Diadjar, si pentono e sono portati nella sua residenza – Lì conoscono gli altri spiriti, poi Corrysanda li guida attraverso la Creazione, lontano verso la loro destinazione, fino a un crocevia, e li affida a un angelo

 cap.7         Profondo insegnamento sull’essere e sull’agire

I figli della Stella a colloquio col Padre – Molte domande e risposte – Sull’aiuto al Padre, sugli ultimi, sull’ultimo e sul Primo, sul servire fino alla fine del Giorno, sull’offendere la Divinità, sulla necessità della vita, sul numero dieci, sui bambini morti nelle calamità naturali, sulla Lente di Dio, sul regno millenario, sulla Bontà e Mansuetudine per i figli, e la Grazia e la Longanimità per i lontani

 cap.8         Dei carichi non leggeri con guide confuse di sette

 Nuova missione: Una comunità di credenti dalla Terra guidati su erronee dottrine da un oratore che crede che solo dalla terra si possa diventare figli.

cap.9          I più leggeri o migliori, e i loro inseguitori – Rimanere pronti al servizio, questa sia la nostra meta!

In attesa dei nuovi – Arriva un gruppo di credenti in Manahatan provenienti da un mondo distrutto, inseguiti dai cattivi non credenti dello stesso loro mondo – Un sacerdote e un ribelle – Gli esseri di luce della Stella aiutano, e Ur è tra loro – La scelta, prima della chiusura della Porta – Tutti accettano di seguire un angelo

 cap.10       La Mano del Diritto e le Dita della Compassione

La gente credente in Manahatan guidata dal sacerdote è al cospetto di Dio – Ancora due anime presentano le loro colpe – Tutta la comunità è affidata all’angelo Orytham che li istruirà su Hagarma – un accenno al ritorno della prima figlia, per la conclusione del Giorno dell’Amore e l’inizio del Giorno di festa

 cap.11       Il migliore rapporto con Ur - Il Tesoro del Creatore

Dopo il lavoro, l’insegnamento del Padre  – Sul comportamento dei figli della Stella verso i recuperati e verso il Padre – Sul motivo della caduta e sull’aiuto di Orytam, che arriva, ma loro dimenticano il Padre presente – Una parola dal guardiano di luce – L’Onnipotenza è infallibile, ed è dell’UNO – Sui non caduti, come Uraniel – Sull’Atto di redenzione – Accenni alla successiva missione – L’angelo resta

 cap.12       Due comunità arroganti e come devono cambiare nell’imparare

Credere in Dio, senza le basi della vera Dottrina, è orgoglio – Tutto il popolo della Stella aiuta – I due capi delle due comunità prima litigano, poi esortati a riflettere sulle assurdità delle loro dottrine, si rappacificano e seguono gli aiutanti – Solo una donna con le sue convinzioni è già salva – Sulla via per l’incontro con il grande Ospite – La Stella, quale luogo di scuola per i credenti, e di passaggio per i senza fede

 cap.13       L’Alto Ospite - Differenti rese dei conti - Infine la Grazia del Padre

Due comunità dei credenti dalla Terra al banchetto del Padre ricevuto come alto Ospite – Domande sulle Scritture e spiegazioni del Padre per la resa dei Conti: sullo Spirito di Dio, sulla resurrezione della carne dalla tomba, sul dono di guarigione, sulla figliolanza e dell’interpretazione dell’essere dèi, sull’impossibilità di regnare spiritualmente con Gesù sulla Terra, sul regnare con Gesù-Figlio perché il Padre sarebbe vecchio, sull’invisibile risposta del Padre nel sentimento e nell’insegnamento, ma non palpabile   – Una donna si pente per prima, è perdonata e riceve un nuovo abito – Invito a cancellare le pratiche esteriori della fede – Le due comunità dal Cielo

 cap.14       Dell’anticorte esteriore, superiore e interiore - Il tessuto filtrante e l’ultimo ottimo passo

Le due comunità riunite sono istruite – La salvezza solo da Dio – Il Regno di Dio non sulla Terra, la quale è il centro dell’oscurità – Nel Regno è una continua crescita – I due oratori uniti, ma come guide diversificate – Una nuvola nera – Il nome simbolico di Fureana – Sul linguaggio nel Regno

 cap.15       Anime oscure - La grande fatica della Luce, ma anche una piccola campanella

Un orda di assassini con tre ostaggi credenti in Fureana – Gli aiutanti all’opera, salvano e guidano tutti meno uno – Intervengono anche Michael e Muriel per il cattivo dell’inferno

 cap.16       Una meravigliosa natura di Luce - L’ultimo Discorso di Dio per la Stella della speranza - Si avvicina la Sera e il Finale del Giorno di Creazione dell’Amore

La Divinità-Padre insieme ai figli, insegna – La Divinità creò tutto da Sé, Egli fa, né potrebbe, né dovrebbe  – Per Dio nulla è impossibile – Questa è l’ultima chiamata dall’universo – Su Nicodemo/Diadjar in gioventù – Sui dovere dei caduti di conquistarsi la figliolanza – Sulla Gioia e Tristezza del Padre – I tre figli di Fureana a colloquio – Sul poter vedere Dio nel sogno – La rivelazione del Nome della Divinità: UR – Anticipo della conclusione del Giorno di Festa, al ritorno di Sadhana

 

 [indice]

 [home sito]

 

 

 

Descrizione: Statistiche gratis



[1]  ‘ ‘minaccia là di scoppiare’ : il riferimento è al tempo del Giudizio, molto vicino rispetto alla temporalità del tempo infinito già trscorso.

[2] ‘volarono sulla Luna’: l’epoca del dettato ad A.Wolf è il 1970, e gli eventi raccontati denotano uno svolgimento dei fatti narrati come se si svolgessero su questa Stella proprio in tale tempo. Qui, il ‘volarono sulla Luna’, non conferma né nega che gli uomini ci andarono con le proprie gambe sul suolo lunare, ma che ‘volarono’. Questo, alla luce delle nostre conoscenze su quei viaggi, è da intendere che gli uomini ‘volarono’, con dei mezzi tecnologici, così come viene accennato al cap. xxxxx cioè con dei robot. (per una più ampia conoscenza sui falsi viaggi sulla Luna, invitiamo i lettori a studiare le apposite pagine sul ‘complotto lunare U.S.A’. alla pagina: Complotto lunare

[3] . ‘non alzare nessuna pietra’ : ovvero, non vendicarti, cioè, non giudicare! Allo stesso modo di come Gesù disse: «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!»

[4] - ‘l’ultimo tempo’ : il riferimento all’ultimo tempo è sulla fine, detto anche ‘tempo della fine’, quel tempo breve dopo l’evento apocalittico, e che porterà alla lotta di fede e al Giudizio finale.

[5] - ‘l’ultimo tempo della materia’: in un certo senso l’espressione è mancante di comprensione perché sarebbe: ‘l’ultimo tempo della vecchia materia’, ovvero: il nostro tempo, che rappresenta ‘gli ultimi tempi’, alla fine del quale ci sarà l’evento apocalittico che porterà al tempo della fine, breve, a conclusione del quale ci sarà il Giudizio finale per gli esseri del mondo materiale, sia sulla Terra, sia del mondo spirituale: l’inferno; giudicato attraverso gli stessi uomini assatanati, o posseduti, o anime infernali reincarnati, proprio per vivere tale tempo della fine e il successivo Giudizio. Dopo, la materia della Terra con tutte le sue Creazioni prima distrutte, sarà ri-formata con una nuova materia. (Vedi la rivelazione attraverso Bertha Dudde al fascicolo n. 20 e n. 123)

[6] Preparati’, e ‘il quarto’, e ‘il Giudizio del Signore’ : il sottinteso è concettuale. Lo si può comprendere dopo aver letto le rivelazioni a Bertha Dudde (fascicolo n. 20 e n. 123), in cui viene rivelato il senso del Giudizio, e tramite chi, ovvero ‘gli aiutanti reincarnati’, sarà possibile trovare i ‘martiri che dovranno immolarsi nella lotta di fede (B.D. fascicolo n. 38), affinché con il loro sacrificio, gli incarnati/reincarnati della Luce (B.D. fascicolo n. 36) possano ottenere la vittoria sugli irrecuperabili, e trovare quanti accetteranno la verità e la fede nel tempo della fine, prima del Giudizio sulla Terra che rappresenterà anche il Giudizio nel mondo spirituale, dell’inferno. Queste brutte anime confinate sulla Stella della speranza, devono essere preparate affinché accettino una ulteriore incarnazione sulla Terra al fine di soffrire un eventuale martirio, o brutte malattie, o persecuzioni, o massima indigenza, e così acquistare crediti per aiutarli nel recupero della loro precedente incarnazione fallita. Solo dopo la fine della vecchia Terra e il Giudizio degli empi, la nuova Creazione rappresenterà il ‘quarto tempo del giorno della Creazione’, il ‘regno millenario’[Apocalisse cap. 20], che si vivrà sulla Terra trasformata/rinnovata in un nuovo paradiso, senza l’assillo dell’avversario, ancora per un lunghissimo tempo, in cui sarà possibile l’incarnazione di miriadi di esseri provenienti sia dai mondi infiniti della Creazione materiale, che rappresentano ‘il caduto’, sia dal mondo spirituale dei piccoli della Luce, non ancora incarnati.

[7] ‘il vostro grande’ : il riferimento è a Lucifero/Sadhana, che dopo il sacrificio sulla croce di Gesù e la Sua discesa agli inferi, riesce a far scaturire l’invocazione al Fratello/Padre: ‘Gesù aiutami!’, e inizia il suo ritorno. (vedi la terza Pietra miliare: “Golgota”).

[8] ‘un terzo’ : un terzo dei creati, caduti.

[9]  ‘allora’: è riferito a quando Gesù era sulla Terra e loro erano presenti, incarnati al Suo fianco.

[10] ‘seppellirò la materia’ : l’indicazione è alla relegazione degli empi nella materia nel giorno del Giudizio. (vedi la rivelazione a Bertha Dudde, il fascicolo n. 44: “La nuova relegazione”)

[11] ‘per i figli che ritrovano la via di casa – bisogno della Mia guida – fino alla fine’ : qui è inteso il periodo successivo al Giudizio e alla relegazione degli empi, dopo di ché ci sarà il Regno millenario [Ap. cap.20], in cui sarà possibile a miriadi di anime provenienti dall’immensità della Creazione e del mondo dello spirito di incarnarsi per la ‘prova di volontà’; tempo lungo, in cui, senza le spinte del maligno, tali ‘nuovi’ uomini, saranno guidati spiritualmente invisibilmente dagli spiriti del Regno, e anche di tanto in tanto da Dio stesso rendendoSi visibile. Ciò durerà fino al tempo di Armaghedon, la successiva cosiddetta ultima fine, il Giorno della Misericordia.

[12] ‘Gabriele–Simeone’ : vedi a tal proposito la rivelazione “Da lontano dalla Terra”, ovvero l’aiuto terreno ai sacerdoti del Tempio di Gerusalemme, per iniziarli alla vera dottrina, sette anni prima della nascita di Gesù, da parte dell’arcangelo-principe Gabriel, sotto le mentite spoglie di Simeone, poi rivelatosi.

[13] ‘copiando’: il riferimento è al sorriso di Dio-Padre. (vedi cap. 7, 83 - 7, 96 – 7, 53 – 7,18 – 1,56 – 1, 49)

[14] ‘l’ultimo tempo della Terra’: viene indicato comunemente ‘gli ultimi tempi’, cioè è quel tempo precedente ‘il tempo della fine’, iniziato nel 1840 con le Rivelazioni all’umanità tramite il mistico Jakob Lorber, e che dovrebbe durare circa duecento anni. [rif. “Il Libro di Grazia” al cap. 8,2 parte II].

[15] ‘nel mare’: per corrispondenza, una storia con un epilogo simile, è possibile leggerlo nella storia del pianeta Mallona, in cui prima della distruzione, il mare inondò una grandissima parte delle terre emerse del pianeta, proprio a causa di un sacerdote, e poco dopo anche tutto il pianeta esplose. [n.d.r.]

[16]Uraniel’ : un ‘primo’, un arcangelo o principe, rappresentante la caratteristica dell’Ordine di Dio, incarnato sulla Terra come Mosè. (vedi Spiegazione delle sette Caratteristiche” e “Quando morì Mose”).

[17] Orytam: primo angelo guardiano (Adamo) che, insieme ad Hagar, sovrintende il sole Orakania. (vedi “Karmata” cap. 20,17 e “Eternità-ur” cap. 6,443)

[18] ‘la prima figlia’: è Sadhana, uno dei primi ‘figli’ creati con l’essenzialità originaria femminile, già sulla via del ritorno. (vedi la terza Pietra miliare – “Golgota”).

[19] ‘la figlia’ : qui è intesa Sadhana, l’essenzialità femminile di Lucifero.

[20] ‘santa reservazio Mentalis’: La mente di Dio nella sua parte più riservata.

[21] ‘l’Hephata’: in aramaico significa: ‘l’apriti!’.

[22] ‘mezzo tempo’ : è quel tempo profetizzato da Daniele, cap. 12,7, oppure in Apocalisse cap.12,14  e spiegato nella rivelazione ‘Il libro di Grazia’, parte II cap. 12.

[23] ‘le loro ferite’ : Il riferimento è al tempo della fine, in cui, dopo la lotta di fede, proprio nell’ultimo tempo, il Signore finalmente verrà sulle nuvole del cielo, per rapire/prelevare tutti i credenti. (vedi la rivelazione a B.Dudde “il fascicolo/raccolta n. 42 “La rimozione”)

[24] ‘la conclusione della rivelazione’ : trattasi del Giudizio finale che si concluderà con la relegazione nella materia degli oppositori a Dio. (vedi il fascicolo/raccolta n. 44 rivelazioni a B.Dudde, “La nuova relegazione”)

[25] ‘reservatio mentalis’ : il pensiero riservato di Dio.

[26]  ‘Muriel’ : si tratta di uno dei sette principi, rappresentanti le sette caratteristiche di Dio, l’arcangelo della serietà, venuto sulla Terra nelle vesti di Abramo (Vedi la rivelazione ad A. Wolf “Il patriarca”).

[27]  ‘Raphael-Agralea’ : è la coppia di arcangeli rappresentanti la caratteristica dell’Amore di Dio, quali angeli guida, principi, nella casa dell’amore. (vedi il cammino di Karmata/Lorber nell’aldilà, nella rivelazione Karmata, ai cap. 1-3).

[28] ‘Michael’: uno dei sette principi rappresentanti le sette caratteristiche di Dio, l’arcangelo della volontà, venuto sulla Terra incarnato come Elia (vedi la rivelazione ad A. WolfIl tisbita”).

[29] ‘Lustrum’: l’espiazione del Creatore, il Suo sacrificio sulla croce.

[30] ‘se ha vinto Sadhana’: per la comprensione di questa considerazione rimandiamo il lettore alla conoscenza della rivelazione ‘La terza Pietra miliare’, “Golgota”, attraverso cui è presentato il motivo del sacrificio della Divinità in Gesù e la Sua discesa agli inferi, per fermare la caduta ed esortare Sadhana al ritorno.

[31] ‘Nemesi’: Nèmesis è una dea della religione e mitologia greca, quale distributrice della Giustixzia. Fglia di Zeus secondo alcuni, secondo altri figlia di Oceano e Notte e poi posseduta dallo stesso Zeus nel tempio di Ramnunte, dal quale nacque l'uovo di Elena. Nemesi provvedeva soprattutto a metter giustizia ai delitti irrisolti o impuniti, distribuendo e irrorando gioia o dolore a seconda di quanto era giusto, perseguitando soprattutto i malvagi e gli ingrati alla sorte.

[32] (Le due comunità litiganti al cap. 12, poi al banchetto del Padre al cap. 13)

[33] ‘incontrare il Padre’: questa dichiarazione dimostra come quest’anima, e tutte quelle delle due comunità, quando erano state al banchetto col Padre nella casa di Diadjar, non Lo avevano riconosciuto, e Lo avevano considerato solo come un ‘alto Ospite’.

[34] 'Gli uomini’: il riferimento è ai tre sacerdoti credenti in Fureana – ancora considerati non del tutto spiriti maturi, quindi, ancora come ‘uomini’, rispetto agli altri esseri di luce rinati, e quindi spiriti.

[35] ‘giace nei suoi ultimi respiri’: è significativo come questi ultimi anni che restano alla Terra e ai suoi abitanti prima del grande Giudizio, siano considerati così brevemente. E da allora, ne sono già passati quarantacinque di anni. Ma quanti ancora ne restano?

[36] ‘un Mio grande incaricato della Luce’ : trattasi dell’arcangelo principe Gabriel, comparso sulla Terra sette anni prima della nascita di Gesù a Gerusalemme, per preparare l’evento ai tempiari, nelle vesti di Simeone. (vedi la rivelazione “Da lontano dalla Terra”)

[37] ‘nel Sabato’: qui è da intendere ‘il Giorno di Festa’, cioè quel Giorno della Creazione dopo l’attuale Giorno dell’Amore – che è già durato eoni di tempo – alla fine del quale, dopo il tempo del Regno millenario (sulla Terra dopo il Giudizio) che rappresenterà ‘la Notte’ della Creazione, il ritorno di Sadhana determinerà l’avvento del Giorno della Festa, in cui la Misericordia di Dio si manifesterà per donare incommensurabili gioie a tutti i ritornati nella Patria originaria. Il Sabato (della Creazione) è quindi rappresentato dal Giorno di Festa, in cui tutti i caduti saranno redenti.

[38] ‘piccola terra’ : il pianeta da cui proviene e che fu distrutto.

[39] ‘quando la materia sprofonderà’: subito dopo il Giudizio, prossimo per la nostra Terra, quale luogo di redenzione dell’intero universo, la materia della Terra sarà trasformata, e gli uomini/spiriti rimasti all’opposizione a Dio saranno relegati in essa. Così, dopo, con la nuova vita in una nuova stirpe sulla Terra riformata, il male non potrà interferire per lungo tempo (il regno millenario) e sotto l’aspetto spirituale, ciò rappresenterà ‘la Beatitudine della Sera’ e ‘la maestosa Notte della Creazione’.

[40] ‘i quattordici maestosi spiriti’: trattasi delle sette coppie di principi-arcangeli, rappresentanti i sette Spiriti di Dio: Raphael/Agralea (Amore) / Alaniel/Madenia (Pazienza) / Muriel/Pargoa (Serietà) / Zuriel/Helia (Sapienza) / Michael/Elya (Volonyà= / Uraniel/Urea (ordine).  – [Vedi in “Karmata”]

[41]  ‘Lustrum’ : il Lustro di Dio, un tempo divino già stabilito.