Il Libro di Grazia
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parte I »
(spiegazioni
su: Apocalisse cap. 2 / 3 / 4 / 5)
Il Regno! – Chi degli uomini o cristiani intende qualcosa
con questa designazione? Qualcuno può farsi un’idea di questo Regno? E’ da confrontare con un regno del mondo? No, non è
comparabile con questo. Sono giudicati; vengono e passano. Il vento vi passa
sopra, e dei loro luoghi si trova così poco come quelli degli uomini, che la
morte prende nelle sue braccia.
Solo il
Regno è nella Forza!
-------
Io mi son rallegrato quando m’han detto:
Andiamo alla casa dell’Eterno.
I nostri passi si sono fermati entro le tue porte, o Gerusalemme;
Gerusalemme, che sei edificata come una città massiccia,
dove salgono le tribù, le tribù dell’Eterno,
secondo l’ingiunzione fatta a Israele,
per celebrare il nome dell’Eterno,
perché quivi sono posti i troni per il giudizio,
i troni della casa di Davide.
Pregate per la pace di Gerusalemme!
Prosperino quelli che t’amano!
[Salmo
122, 1-5,]
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al testo precedente: [ 'Prefazioni' del Libro di
Grazia ]
[ Il testo dell’Apocalisse di
Giovanni ]
“Il Regno”
Cap. 1 -
La suddivisione del Regno
Cap. 2 -
Il Governo: i suoi ordinamenti, il consiglio, la
conseguenza della Legge
[Ap. 2 e
3] - Le sette
comunità
Cap. 3 [Ap. 4] - Il Re e
il Suo Potere maestoso
Cap. 4 [Ap.5, ] - Il
Potere-Ur, trasferito all’Agnello-Cristo
capitolo 1
La
suddivisione del Regno
1. Il Regno ha
un proprio Carattere. Non è sorto; era la ‘Sovranità
dell’Eternità-Ur’. Ur era ‘il Regno’,
ricco in Beni preziosi, imperituri. Una manifestazione esteriore di questi ‘Beni del Regno’
non cambiava il loro valore; se fosse stato, potevano sperimentare soltanto un
accrescimento e cioè relativamente per le Opere formate nell’adeguamento
all’Interiore di Ur!
2. Nel momento
in cui dal Regno-Ricchezza venne formato un Regno formativo, questo ricevette
un’Autorità formata, la cui sovranità fu Re
e che dischiuse il Suo Potere di governo nella magnificenza di Potenza
tramite l’edificazione.
3. Come Ur creò nello Spazio sconfinato, nel
Tempo sconfinato una duplice divisione, cioè il Potere fermo e quello
governante, così Egli formò anche ‘Il Regno’. Questo avvenne quando il Polo del Potere fermo
mediante quello governante creò e concluse due Opere-Ur, nel cui decorso le
infinite ricchezze di Pensiero e Parola diventarono una volta il fatto
figurativo, per l’altro delle ‘Opere’.
Nella conclusione del Regno del verbo, Ur
lasciò l’effetto di scambio alle Polarità di Potere, le scisse l’una
dall’altra, senza però separarle. La separazione diede il confronto, i cui
differenti valori rivelarono la più grande ricchezza.
4. Da questo
momento della Creazione, nel senso più profondo della Parola, Ur creò non soltanto dalla polarità di
Potere operante il Regno di forma, ma creò dapprima al santo Scopo previsto dal
fermo Polo di Potere, ‘figura e forma,
simbolo e fama’. Ambedue i poli di Potere rimasero così unitariamente nel
loro stato di Scambio.
5. Queste
parti di Potere unitario possedevano una Radiazione settupla, di cui
rispettivamente due Raggi vennero posti in basso, nell’ampiezza e nella
vicinanza ed un Raggio verso l’alto, per quanto riguarda l’Opera ma senza
separazione primordiale. Ma di nuovo per l’Opera, Ur scisse per la straordinaria formazione del Regno nel menzionato
momento della Creazione i setti Raggi e le Polarità, cioè, così che la parte
ferma rimase alla Sua destra, per via del Diritto, ad Ur, personalmente a Lui, perché da questo polo di Potere
sorge la Fonte di mezzanotte, le Correnti-Ur. Solo la continuazione del flusso
corrisponde alla Polarità governativa.
6. Il primo
Polo di Potere nella Mano destra è il ‘Principio donante’; il secondo riempie la Mano
sinistra come ‘Principio
accogliente’ = il Diritto ed il suo Adempimento. La Destra
afferra, poggiata sul fondo del Potere fermo; fuori, nell’Ampiezza, la
Sinistra, tenuta dal Potere fermo, riporta di nuovo il Regno portato
nell’Ampiezza nella “santa Vicinanza del Cuore di Ur”. Ambedue, il Principio donante ed accogliente, necessitavano
assolutamente per lo sviluppo e l’attività così come per la magnificazione
prevista da questi, l’Irradiazione
settupla che era già contenuta nella Separazione-Ur.
7. Dopo gli
Anni-Ur del Pensiero e della Parola, che appartenevano al solo ‘Regno interiore’, sorse l’Anno-Atto-Ur. Proprio questo, con l’Inizio dalla
Separazione avvenuta in ogni magnificenza di Potere, ebbe in particolare una
Parte di Regno. Anche qui, dalla prima Formazione procedette per Ur stesso un Polo di Potere fermo,
chiamato anche Nucleo del Potere. Con ciò Ur diventò Guida,
Reggente e Principe.
8. Rimangono
sempre tre cose primordiali: Unità,
Duale e Raggio Settuplo. Da ciò, all’inizio dell’Anno-Atto-Ur. Da questo si
rivelò un quarto Principio: l’ “Entità quadruplice”. Esisteva, anche se non
nell’effetto, comunque nell’Esistenza-Ur. Il Polo di Potere fermo era il ‘Seme di Vita’,
circondato da uno ‘Sviluppo di Seme’. Seme e Sviluppo come due entità, hanno
due modi di movimento: il proprio ed il voluto come terzo e quarto Principio.
9. Il
movimento proprio, oppure chiamato Vita, è ‘Ur’,
sia nell’Essere personificato oppure sconosciuto, questo rimane uguale. Il
movimento voluto è l’Opera creata, anche qui è indifferente se fatto
nell’Essere-Ur oppure esternamente. Ambedue i
movimenti creano la Vita! Il Regno nel senso della Rivelazione del
veggente di Dio, deve perciò – se doveva portare come Opera il Riflesso del Maestro
– incorporare e manifestare il marchio dell’Opera o del Valore di tutte le cose
dell’Essere-Ur.
10. Di questo
fanno parte legittimamente i quattro Principi, prelevati dalla VITA e con ciò
esclusivamente colmati ([Ez.1,5-6]: «Nel centro del fuoco appariva
la forma di quattro esseri viventi; e questo era l’aspetto loro: avevano
sembianza umana. Ognun d’essi aveva quattro facce, e ognuno quattro ali». -
[Ez.1,15-16]: «Or com’io stavo guardando gli esseri viventi, ecco una ruota in
terra, presso a ciascun d’essi, verso le loro quattro facce. L’aspetto delle
ruote e la loro forma eran come l’aspetto del
crisolito; tutte e quattro si somigliavano; il loro aspetto e la loro forma eran quelli d’una ruota che fosse attraversata da un’altra
ruota»).
Per ora sono i quattro concetti di base; l’Unità, la Dualità, l’Irradiazione settupla e la quadruplice Entità. Sono radicati
in ogni ulteriore comparsa, senza venir menzionati sempre singolarmente. Si
ricordi una conoscenza di Base.
11. Ovunque,
soprattutto nella Cornice della Rivelazione di Giovanni, sono in vigore le
seguenti quattro cose: il Maestro
dell’Opera come Unità, l’Opera come il
Duale, l’Irradiazione
settupla come i sette Spiriti, Stelle, Candelabri,
Fiaccole (terrenamente come i sette giorni,
tempi, colori, suoni, ecc.). Un santo Simbolo della quadruplice Entità sono i quattro
animali (cap. 4) come significato complessivo. I segni naturali sono i
quattro venti, direzioni del Cielo, stagioni di anno e luna, età d’uomo e molto
altro. Fondamentalmente è il Cuore con le sue quattro Camere.
12. Il Regno
venne suddiviso dalla Polarità di Potere fermo e governante, nei quattro
Principi secondo le sue dimensioni di profondità,
altezza, larghezza e vicinanza e nella Radiazione
settupla. E come Ur si dava la
Forma per l’Opera, così anche all’Opera come proprio Punto centrale, un Duale,
per la bipartizione: un Portatore della Luce e della
Vita. Questo fu Sadhana, la figlia della
Creazione. Questo ‘Tu’ doveva essere
interiormente ed esteriormente un vero vis-à-vis, che fu contrassegnato con il
negativo (femmina) a lei assegnato.
13. Ma il
Regno non sarebbe mai diventato e rimasto ‘Opera’,
se dapprima non Si fosse manifestato il Positivo-maschile. Ur voleva vederSi nella Sua Opera. Per
questo serviva la Sua propria Persona ed il terzo Principio, la Radiazione
settupla, che già nel pareggio della separazione ricevettero il Potere positivo
come fermo ed il negativo come quello
governante nei movimenti di Vita
propria e voluta.
14. Dalle
sette Caratteristiche - anche Raggi di Vita fondamentale - Ur levò da ognuno una creatura positiva ed una negativa, che
nell’alta sequenza d’Opera diventavano figli e – come già menzionato – sono i cherubini ed i serafini. Per se stessa la coppia è
un’unità, per l’Opera anche un duale. Perciò si parla
soltanto di sette angeli. Questi
formano nella fondazione del Regno le sette
comunità, perché rappresentano nella consapevolezza di vita e di forza
positiva e negativa una comunità, un’unificazione.
15. Ma
corrispondono anche all’Entità quadruplice, e cioè, nel modo che incorporano
ognuna due Entità di spirito, il Principio di Creatore, Sacerdote e Dio nelle
loro Caratteristiche operanti di Ordine-Volontà, Sapienza-Serietà e Pazienza-Amore; e la settima Unità d’angelo dei portatori della Misericordia, incorpora il principio di Padre nel
santo Simbolo dell’Opera.
16. Le
Comunità-Ur sono formate; il Regno possiede una distribuzione pienamente
valida, senza perdere la sua Unità. Il Potere esistente di Diritto non
permette, secondo il concetto della Parola, nessuna separazione del suo
Principio-Ur! Il Regno ha ottenuto inoltre il suo Duale nella rappresentazione
di ambedue le Polarità di Potere come anche le Forze di Pensieri creativi,
formati positivamente e negativamente.
17. Il Regno sta
di fronte oramai come ‘secondo’ al ‘Primo’:
Ur, il
Creatore e Formatore. Ogni comunità occupa inoltre come Unità una
posizione nel Regno, persino una nella Cornice del relativo Raggio di Vita
fondamentale, anche una propria Guida e Governo. Soltanto – tutte le Sette
(Unità) insieme sono il Regno unitario.
18. Questo
viene suddiviso in quattro gruppi di Forza, i cui portatori (quattro animali) vengono posti a fianco dei sette curatori di comunità, non
sovrapposti ([esempio:
Atti 6,3]: «Perciò, fratelli, cercate di
trovar fra voi sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di
Spirito e di sapienza, e che noi incaricheremo di quest’opera.»). Il Duale riceve un terzo della Forza d’Opera, i sette Angeli insieme, due terzi. Dal Duale provengono i portatori dei quattro gruppi di Forza,
mentre la popolazione sorge dalla parte del Regno ricevuto spiritualmente dai
sette grandi Spiriti, che sono come portatori
delle Caratteristiche e contemporaneamente co-portatori dei quattro gruppi di Forza.
19. A Giovanni
è concesso di vederlo chiaramente; perciò ha anche, a parte l’introduzione,
subito a che fare con le sette comunità. Le «comunità in Asia» qui indicate non
sono naturalmente le Comunità-Ur del Regno, sono in genere soltanto un riflesso
dello stesso. Certo, molti dei membri delle comunità sono usciti dal Regno, per
cui le comunità, malgrado qualche caduta di ‘un
angelo’, hanno come guida fra loro ancora una voce buona.
20. Le anime
dall’Alto ([Giov.
17:14]: «Io ho dato loro la tua parola; e
il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, com’io non sono del mondo») sono rappresentate dagli
Angeli-comunità ai quali vengono indirizzati i messaggi. Ed il Re appella per
mezzo del Suo veggente, di cui Egli si serve, alle comunità-Angelo, che facciano
di nuovo per ‘conquistare potere’,
come è di eterna utilità ad ogni singola comunità e, con ciò, al Regno
insieme.
[indice]
* * * * * *
«A te
io alzo gli occhi miei
o tu che siedi nei cieli!
Ecco: come gli occhi
dei servi
guardano la mano del loro padrone,
come gli occhi della serva guardano
la mano della sua
padrona,
così i nostri occhi
sono rivolti al Signore, nostro Dio
finché egli si muova
a pietà di noi.»
[Salmo 123, 1-2. Cap. 2-3]
capitolo 2
Il Governo: i suoi
Ordinamenti, Consiglio e Sequenza di Legge
e
1. Il Governo! Dinnanzi sta l’Onnisanto: Re, Guida, Reggente e Principe. Queste quattro Designazioni hanno ognuna un determinato contenuto di Valore, comparabilmente da considerare come le quattro Entità. Il Re nel Suo Potere, nel Simbolo della prima Camera del Cuore-Ur, ‘il Creatore’. Egli è il Re = Potere (König=können-). Egli può! “Il Signore è Re nel Cielo; Egli può creare ciò che vuole!” ([Salmo 115,3]: «Ma il nostro Dio è nei cieli; egli fa tutto ciò che gli piace.»). Nel Principio creatore si trova complessivamente il Potere, il Re! (Egli crea Ordine, egli esegue la Sua Volontà).
2. Il Secondo nel Governo è la Guida, più giusto: Colui che guida, che conduce là tutte le cose, cioè di nuovo all’Origine-Ur, e che nel reame del Potere fermo è solamente il Punto di partenza. Nulla è da riportare indietro, senza aver ottenuto nulla di aggiunto; questo significherebbe un punto zero. Al contrario! Il Punto di partenza rimane comunque sempre Ur stesso, dove tutto deve essere riportato. Soltanto, il Potere governante ha deciso il progresso, che è dal singolo, anche da quello del Regno nell’insieme. Con ciò viene ottenuto, mediante il Punto-Ur di nuovo raggiunto, invece di un punto zero, il Punto uno. L’Unità: ri-unificazione, incluso il progresso.
3. Chi vuole raggiungere il Punto uno, deve venirvi guidato oltre al proprio forte contributo. Al portarlo vi provvede il ‘Sacerdote’ dalla Forza della seconda Camera del Cuore-Ur. A Lui spetta il bene dei figli, sia che siano vicini o lontani dall’Origne-Ur. L’Onnisanto ha portato il Suo Sacerdozio giù sulla Terra, come sta scritto: «Oggi, nella città di Davide, vi è venuta una Salvezza; v’è nato un Salvatore, che è Cristo, il Signore» (Luca 2,11) . La Via di GESU’ si rivela prevalentemente nella Forza conducente, perché nulla Gli stava più a cuore che ricondurre i figli della materia di nuovo nel Regno ([Giov. 10,16]: «Ho anche delle altre pecore, che non son di quest’ovile; anche quelle io devo raccogliere, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore.») mediante le Caratteristiche del Sacerdote, Sapienza e Serietà.
4. Il Reggente è ‘Dio’ dalla terza Camera del Cuore di Ur. Il Suo Essere fluisce su tutto; Egli vive per l’Opera. L’ampiezza nello Spazio e nel Tempo, soprattutto nell’Anno-Atto-Ur, è lasciata alle creature. Là possono essere attive nelle possibilità d’espansione per loro a disposizione. Ma nel mezzo si trova l’Entità DIO come Potenza-Ur reggente, per insufflare a loro di nuovo la vera Vita-Ur mediante la loro mobilità della vita apparente a causa della caduta.
5. Le due Caratteristiche che dimorano nella terza parte del Governo cominciano già ora a chiudere il cerchio. La Pazienza e l’Amore sono la Causa e l’Effetto di Dio e determinano l’Azione del Reggente. Dapprima era pronta la Pazienza a sollevare il Calice; l’Amore segue con la Croce! Ambedue significano per la parte caduta della Creazione il contenuto fondamentale della Rivelazione di Giovanni.
6. La quarta parte della Sovranità come ultima Camera del Cuore sommerge il Regno. Questo Flusso è così forte, che già la sovrabbondanza consacra già, totalmente, la caduta. Il ‘Padre’ nel Segno della Corona è il Principe. Dopo che Dio come Reggente è entrato visibilmente nella materia (non primariamente come Gesù) e nel seguente Sacrificio della Creazione ha davvero stimolato il ritorno, ora precede il Principe davanti al ritorno, per preparare alla caduta una completa via di rimpatrio.
7. “SeguiteMi!”. Chi lo fa, dopo il suo ritorno ha il suo rimpatrio, perché il Padre precede ai figli nella santa Unità. “Egli è il Principe” ([Matt. 2,6]: «..perché da te uscirà un Principe, che pascerà il mio popolo …»), il quale cerca le anime che venivano esiliate nella lontananza, dove il Reggente nella Pazienza e nell’Amore ha compiuto il ritorno del caduto di base. Il Reggente, il Sacerdote e Dio come Re, Guida e Reggente, in ciò avevano compiuto la loro Parte dell’Opera. Ma non sono diventati per nulla passivi; questo sarebbe del tutto opposto all’Unitarietà dell’eterno santo Ur. La parte del Cuore di Padre include, mediante la Sua Misericordia incoronante, soltanto tutta l’Opera di nuovo nell’Essere-Ur. Con ciò è raggiunto anche per l’Opera il Punto uno sopra menzionato.
8. Che questo ha già l’ultima strada, lo dimostra la fine della Rivelazione. «Io ed il Padre siamo Uno». Di un pensare di una decisione del Governo, questo è il Principio risolutivo, il Redentore, «Metterò sulla sua spalla la chiave della casa» (Isaia 22,22). La Croce sulla spalla è la ‘chiave’. Con lui il Regno viene aperto per i ritornati, affinché possano entrare nella Casa; e con lei vengono chiusi in eterno l’inferno, la caduta e la morte [Ap.20,1].
9. L’Ordinamento, il Consiglio e la Sequenza della Legge del Governo stanno scritti nel messaggio alle sette comunità. Dapprima il Governo ha creato il Patto di Grazia ed ha diffuso l’Ordinamento, che le comunità vi devono entrare. Non esiste nessuna costrizione, perché la decisione viene lasciata a loro, che è fondata nel secondo Fondamento della Creazione, nella Legge della libera volontà. Tuttavia, gli Ordinamenti significano anche Comandamenti, il cui adempimento è la cosa migliore, perché li ha creati l’Unità del Regno.
10. Il fondamento del Comandamento è l’Ordine che viene consigliato: l’Ordinamento! Dietro a questo sta il libero dare, anche un ‘puoi’ e ‘devi’. Quale differenza fra il Regno-Ur ed il regno di questo mondo! Gli ultimi conoscono soltanto la legge dell’obbligo, che nel momento della legislazione è l’ascia all’albero. Il Governo-Ur invece, portando costantemente l’Eternità, poggia le sue decisioni di Governo unicamente sui due fondamenti dell’Anno-Atto-Ur: le Condizioni esistenti per diritto del Governatore e la libera volontà posta per diritto dell’Opera.
11. Questa fornisce il motivo, anche se i Comandamenti del Regno devono sempre di nuovo venir ricordati, di aggiungere: “Ti consiglio …!”. Il Consiglio si limita espressamente all’indicazione della libera osservanza dei Comandamenti, che nell’adempimento della Legge diventano letteralmente la Redenzione. Quando qualcuno è portatore dei Comandamenti, allora non si trova più sotto gli stessi, ma in loro ed ha raggiunto la piena Redenzione dalla caduta della Creazione.
12. Per questo le comunità vengono invitate al Patto di grazia [Isaia cap.55], ma non viene loro ordinato. Le Comunità-Ur accolsero gioiosamente questo invito, l’Offerta, riconobbero le Leggi e rimasero con Ur nell’Unità del Regno. Di conseguenza la Legge della libera volontà era nel loro diritto, che fu annunciato attraverso il Portatore della Volontà Michele, che combatté contro gli insorti e li vinse [Ap.12, 7-12].
13. Intanto si tratta di sette comunità davanti al mondo, alle quali viene indicata una guida con un Consiglio di Ordinamento e l’indicazione all’adempimento della Legge mediante il messaggio scritto. Non solo questo, però; è particolarmente evidente, che il Governo del Regno è precisamente informato sulla vita delle comunità. Tutto è registrato in ogni particolare, cosa che viene dimostrato più tardi tramite i “Libri” [Ap.20,12].
14. Le comunità terrene non erano nella posizione, eccetto una, di eseguire subito i Comandamenti ordinati dalle Comunità di Luce. Per questo nei messaggi scritti viene dapprima scoperto tutto ciò che è un per e contro. Questi non sono nemmeno soltanto dei ricordi, ammonimenti, ma è già molto di più una resa dei conti anticipata. Tuttavia, non segue ancora nessuna punizione; ma a questa viene indicato molto seriamente, cioè di osservare i Comandamenti di Dio eternamente in vigore ed i Suoi Ordinamenti, affinché l’adempimento della Legge possa diventare per tutti i membri delle comunità più che giustificato, giustificando.
[Ap.
2 / 3]
15. Giovanni non unisce a caso quattro e tre comunità [Ap.2,3]. Questa è una rappresentazione, che si contrassegna nelle quattro determinante Caratteristiche del Principio del Creatore e Sacerdote e nei tre Principi portanti di Dio e Padre. –
16. «1All’angelo di Efeso», quindi alla voce buona, dei credenti, viene scritto che per loro vale la Parola «di Colui, che tiene le sette Stelle nella Destra e che cammina in mezzo ai sette Candelabri d’oro» [Ap. 2,1]. – Su questo è detto abbastanza. Ma dato che ogni comunità riceve un'altra Parola di Diritto, sia accennato, che il ‘portare nella Destra’ e il ‘camminare in mezzo’ rivelano la Caratteristiche del Creatore, ‘l’Ordine’.
17. Per primo la dimostrazione del Governo: «2Io conosco le tue opere…» [Ap. 2,1].. Non puoi nascondere nulla, anche se sei una comunità chiusa. Conosco ciò che fai di giusto come anche le tue trasgressioni ai Comandamenti. Sia ancora indicata l’eminente differenza fra il Governo-Ur e i miseri regni di questa Terra. Qui la misura del castigo sta in prima fila. Prima che qualcuno infranga la Legge, viene già minacciato. Con ciò si spezza il proprio dominio. Nel Regno avviene in modo del tutto diverso. Fin dal principio viene calcolato ciò che la comunità fa di bene e di giusto, con cui ogni singolo membro come anche la comunità vengono spinti al bene.
18. Efeso ha lavorato, ha avuto pazienza, ha sopportato il male e scoperto i menzogneri. Nell’esteriore tutto è adempiuto abbastanza bene. E’ stata mantenuta l’apparenza; sembra tutto ordinato e pulito. Ma, – non si inganna il Re. «4Ho rimproveri contro di te, che hai abbandonato il primo amore» [Ap. 2,4]. – Il tuo angelo ti annuncia che il tuo ben agire è sorto da Me. Ma ti vanti: “E’ la mia opera!”. Allora ti sei distolto dal Comandamento e dal Donatore di tutti i ricchi beni e conoscenze, che sono affluiti a te dalle Mie Stelle e dai Candelabri d’oro, hai rinunciato al Mio Amore, rovesciato il Mio Ordine rivelato.
19. Perciò il severo ammonimento: «5Se non ti penti, vengo tosto e respingerò il tuo candelabro dal suo posto» [Ap.2,5]. – Se non deponi la tua presunzione, allora compaio Io; e allora si manifesterà che le buone azioni visibili e le istituzioni, con le quali ti vanti davanti ad altri come ‘lavoro proprio’, non sono state tue, ma eternamente la Mia Opera, il Mio Governo!
20. Alla fine il buon Re distribuisce ancora una lode. «6… che detesti le opere dei nicolaìti, che detesto anch’Io» [Ap. 2,5].. Nicolaìti = cosciente cattiveria. Concludendo segue un Consiglio: «7Chi ha orecchie ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: “Al vincitore, darò da mangiare dell’albero della vita, che è nel Paradiso di Dio» [Ap. 2,7]. – Chi riconosce che la proprietà della comunità sono dei Beni del Regno, questi ne ha la sua parte. – Chi sente, obbedisca anche! –
*
21. L’angelo della comunità di Smirne ha da portare maggiori pesi che quello di Efeso ed ha prestato del meglio. A lui vengono anche date solo degli ammonimenti invece che un anticipo della resa dei conti. Qui si mostra ora un altro simbolo di Potere. «8Il Primo e l’Ultimo, colui che era morto ed è diventato vivente» [Ap. 2,8]. – Sì – Lui è l’Uno, il Primo della Comunità. Ma che ‘era morto’ non è da riferire alla morte sulla Croce di Gesù. Ah, il Re era morto sotto la comunità; troppo di sovente venne dimenticato.
22. Perciò si legge: «10… Il diavolo getterà diversi di voi nella prigione …» [Ap. 2,10]. – La prigione non è dapprima la propria colpa? Ma nuovamente il Re mette tutto il bene in prima fila, «l’afflizione, la povertà, la bestemmia di coloro che dicono di essere giudei e non lo sono, ma sono la scuola di Satana» (Giov. 8, 42-44). Dato che la comunità sopporta questo, si legge la Gentilezza: «… ma tu sei ricca …» [Ap. 2,9]
23. «… ed avrà afflizione per dieci giorni …» [Ap. 2,10]. – Dieci tempi delle potenze oscure (Ap.17,12). La comunità si sottomette alla Volontà di Dominio del suo Creatore-Re. Quindi sperimenta anche la consolazione: «10 … Sii fedele fino alla morte, allora ti voglio dare la corona della Vita» [Ap. 2,10]. Sì, per quanto era possibile, hanno eseguito insieme l’Ordinamento. Adoperare tutta la volontà per questo e superare se stesso; questo libera dall’altra morte, cioè quella animica. A costui non succede nessuna sofferenza nel suo spirito, né alla sua anima né al suo cuore; egli appartiene al Dominio della Corona del Regno.
*
24. A Pergamo va incontro un’altra Entità-Ur. E’ sempre l’Alfa e l’Omega, “Io sono”, “Io sarò”; dipende solamente come ognuno si predispone di fronte a Ur-Emmanuel. Secondo questo si orienta il genere della Rivelazione. Che nella terza comunità domina il Sacerdote come Conducente nella Sua Sapienza, si vede nonostante l’ «12… acuta spada a due tagli» (Ap. 2,12), che vale come segno della Volontà del Creatore.
25. Qui vale quella Spada, “che esce dalla bocca del Vegliardo” (Ap. 19,15). La Parola, che pretende l’assoluta separazione, successione o allontanamento. E questa Parola è il Sacerdote! Fedelmente provvedendo, menziona dapprima il bene della comunità. «13Dove abiti, quivi è la sedia di Satana; ma osservi il Mio Nome e non hai rinnegato la Mia fede, anche nei giorni in cui il Mio fedele testimone Antipas è stato ucciso» [Ap. 2,13].
26. Pergamo combatte giornalmente, perché in mezzo a loro dimora il tentatore. Antipas vale per tutti i migliori della comunità. Per via di queste molte lotte il Sacerdote parla delicatamente alle anime tentate: «14Ma ho una piccola cosa contro di te …» [Ap. 2,14]. – Non devono spaventarsi attraverso una grande colpa scoperta, non devono perdere il Combattente.
27. A quattro buoni lati ne stanno di fronte quattro cattivi: «14… cosicché tu hai gli stessi di coloro che si attengono all’insegnamento di Bileam (miscredenza), il quale insegnava a quelli di Balak ad erigere un dispiacere davanti ai figli d’Israele (sacerdozio mondano), a mangiare sacrifici d’idoli e di commettere la prostituzione (vita mondana). 15Quindi anche tu ti sei attenuta all’insegnamento dei nicolaiti» [Ap. 2,14-15]. A questi quattro idoli la comunità lascia purtroppo libero corso.
28. Perciò il subbuglio di fare pentimento, la straordinaria indicazione agli Ordinamenti. Ovvero: «16Ravvediti dunque, altrimenti verrò tosto e combatterò con loro tramite la spada della Mia bocca» [Ap. 2,16]. Questo sarebbe una grave resa dei conti! Il Sacerdote preferisce dare la beatitudine. Solo chi non ascolta «17… ciò che lo Spirito dice alle chiese …» [Ap. 2, 17], deve percorrere la sua via secondaria.
29. Ma anche qui la meraviglia: lode e benedizione, sprone e ricompensa includono sempre la severità. Si parla della manna nascosta = della Sapienza, che l’alto sacerdote Melchisedec ha portato alla materia. Chi mangia questa manna, a colui che viene data ‘una pietruzza bianca’ = la purezza e la chiarezza. E «17 … sulla pietruzza sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce, se non colui che lo riceve» [Ap. 2, 17].
30. Per la prima volta la Scrittura indica un nome completamente nuovo, mentre a Gerusalemme già da tempo era stato promesso un nuovo nome ([Isaia 62,2: «Allora le nazioni vedranno la tua giustizia e tutti i re, la tua gloria; e sarai chiamata con un nome nuovo che la bocca dell’Eterno fisserà»). Non dovrebbe mai essere esistito? Oh, era solo sconosciuto per gli uomini. Certi credono che sarebbe il Nome GESU’, ma questo è già profetato nel Vecchio Patto, come “Redentore e Salvatore di tutto il mondo” (Osea 13,4).
31. “Qui c’è il senso, a cui appartiene la Sapienza” (Ap. 17,9). Il nome è stato indicato, inciso sulla pietruzza bianca. Ur, l’Eterno-Santo, l’Eterno-Unico e Veritiero!! Chi possiede la pietruzza, ha anche il Nome; chi conosce questo, è nella Forza del Regno!
*
32. Alla comunità di Tiatira viene il Figlio di Dio, non il buon Salvatore che perdona i peccati, che guarisce delle ferite e fa dei miracoli. E’ un uomo molto serio, «18… che ha occhi come fiamme di fuoco, e i suoi piedi sono come bronzo splendente» [Ap. 2,18], – Costui è quell’ «Alto Sacerdote secondo l’Ordine di Melchisedec» (Ebr. 5,10). – Il Fuoco della Sua Santità divampa nei Suoi occhi che vedono tutto. La forza della Serietà sacerdotale, simile ai Piedi, che Egli li posa sul Fondamento della Creazione, che Lui, l’Ur, ha formato. E questo Figlio fa i conti.
33. Benché nella caratteristica della Serietà, davanti alle cui Fiamme di fuoco e all’inaudita Forza, Lucifero una volta fuggì, l’Onnisanto vi rimane comunque fedele e pone nuovamente il bene in prima fila, affinché la Bilancia non decida da subito a sfavore. Dapprima viene usato il peso sgravante: «19Conosco le tue opere e il tuo amore, il tuo servizio, la fede e la tua pazienza» [Ap.2,19]. – “Sì, …e che più a lungo le fai, più fai”, si legge ancora.
34. Tuttavia solo niente di piccolo, come a Pergamo, ma: «20Io ho te contro…», di molto male: «… che tu fai insegnare alla donna Iezabel come profetessa…» [Ap. 2,20]. – Se il Santo annuncia un Giudizio, allora lei dice: “Non lo è!”. Lei predice cattivi giorni come un male di Dio, quando… arde l’Arco di Grazia. Lei è la falsa veggente che parla ai figli del mondo: “Quale Dio, che lascia venire un tale male sulla vostra Terra, invece di attirarvi a Sé mediante una vita di piaceri…”. – Al contrario, ai credenti, dice: “Ecco, il vostro Dio, come Egli ricompensa per bene la vostra fede, vi lascia stare nella tribolazione, nella sofferenza e nella persecuzione!”.
35. Iezabel e i suoi seguaci saranno puniti con il Giudizio e la morte, perché essi non fanno penitenza. Tuttavia nessuno deve soffrire per l’altro, e ai fedeli non deve essere caricato nessun altro peso. Costoro li ammonisce il Figlio, di attenersi saldamente a ciò che hanno e non lasciarselo frantumare dalla falsa veggente, come i pagani fanno con vasi di terracotta frantumati, oppure ‘vengono pascolati con verga di ferro in serietà e rigore, con la Fiamma del Fuoco della Sua Santità’.
36. Ai fedeli fa cenno la stella mattutina del nuovo Giorno della Creazione, di cui Giovanni annuncia qualcosa di Magnifico. «Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese» [Ap. 2,29], cioè, come Ur ha eretto il Regno, come viene perfezionato, gli Ordinamenti come i Comandamenti, il Governo e la Sua Forza di Diritto, il Consiglio e la Sequenza della Legge. L’ascoltare significa ‘obbedire’, lasciarsi governare nel senso di Ur-Emmanuel, dell’Eterno-Santo e Vero.
*
37. Nella comunità di Sarde compaiono tutti i sette Spiriti. Poco di buono, veramente soltanto qualcosa di generale è da scoprire dall’angelo-Comunità. «1… Conosco le tue opere; perché hai il nome cosicché ‘vivi’, …e sei morta» [Ap. 3,1]. – Quindi c’è soltanto una vita apparente. Ma Dio non vuole spezzare le comunità, non vuole lasciarle morire. Egli le richiama volentieri indietro all’Unità-Regno. Perciò Ur le va incontro come Dio nella Sua terza Camera del Cuore, inoltre con inesprimibile Pazienza nella comunità quasi morta.
38. Eppure, la prima cosa non è ancora una resa dei conti, piuttosto soltanto un Consiglio. «2Sii vigilante e rafforza l’altro che sta per morire, poiché non ho trovato le tue opere compiute al cospetto del mio Dio» [Ap.3,2]. – In qual modo deve esserci un risveglio? Che cosa è ‘l’altro’, che è da rafforzare? Oh, Sarde ha parlato in modo ‘bello’, ha tenuto il culto divino, ha lodato altamente la fede e, ciononostante, non sapeva di nessun lavoro. Perché non a caso viene risvegliata.
39. L’attività spirituale si è addormentata nella comunità, con ciò anche la conoscenza che la quinta Comunità di Ur ha dimorato presso di sé nell’abbondanza proveniente dalla Pazienza divina. Sarde vuole solamente il servizio esteriore che costa ben poca fatica. In questo modo ha perduto quasi il collegamento e la misura di se stessa e non vede più che cosa è in lei ancora verità e che cosa è l’apparenza. Sarde non vuole nemmeno fare molto per le altre comunità. Ci sono dei pastori infedeli che amministrano malamente le loro cariche ([Ez. 34,4]: «Voi non avete fortificato le pecore deboli, non avete guarito la malata, non avete fasciato quella ch’era ferita, non avete ricondotto la smarrita, non avete cercato la perduta, ma avete dominato su loro con violenza e con asprezza.»).
40. Tuttavia, proprio quell’altro = il collegamento ricevuto, di riflettere nel bene degli altri la propria sproporzione, allora esso non si culla nemmeno del dolce sonno pieno di sé.
41. Perciò – attieniti stretta e pentiti. «3Se non ti svegli, Io verrò su di te»[Ap. 3,3], il “Dio dei sette Spiriti e Stelle”, è “come un ladro!” Soltanto dei dormienti vengono sorpresi. Sì – Sarde verrà sopportata sempre con la santa Pazienza; e vigerà la Parola: “Io bevo il Calice per te, perché ho Pazienza con te!”
42. Ma una volta il “per te” cesserà e ciò significa: “Che cos’hai per Me?”. Non credere che un servizio esteriore senza penetrare nella Mia santa Verità sarebbe un servizio per Me. Non lo considero, se non ti penti ed hai il Mio Nome soltanto sulla tua lingua! Non creder che Io sia lontano e che ci sarebbe da recuperare ancora del tempo per quello che non fai ora. Chi perde il Mio ‘adesso’, «… a costui Io verrò come un Ladro …» [Ap. 3,3]. – Allora per certe cose sarà troppo tardi!
43. Che malgrado la grave Serietà, che l’angelo della comunità deve cogliere dal messaggio scritto, soprattutto dalla Pazienza, segue lo stimolo di aprire gli occhi, per vedere che “il giorno è progredito”, che procede dalla fortificazione che la comunità riceve ancora.
44. «4Tuttavia in Sarde hai diversi nomi che non hanno insozzato le loro vesti; ed essi cammineranno con Me in vesti bianche, perché ne sono degni!» [Ap. 3,4]. – In sé una testimonianza misera. Pochi nomi! Ma sono buoni, e il loro cuore desidera comparire davanti al Trono di Grazia. Per via di alcuni a tutta la comunità arriva una grande Grazia, che non è per il fatto che Dio viene alla Comunità come Reggente con inesprimibile Pazienza, per guidarli alla fine del Giorno avanzato… Oh, no! La più grande Grazia è il severo avvertimento dal parte del Ladro!
45. Un ladro non prende cianfrusaglie, prende il meglio della casa. E che cosa prenderebbe magari Dio? Proprio soltanto “il resto”, coloro che “vogliono morire”, coloro che non riescono quasi ad affermarsi nella comunità superficiale. Questi sono i parecchi, gli ancora ‘buoni’. Costoro Dio li guiderà via ancora in tempo e la comunità verrà abbandonata per via della stoltezza, cecità, egoismo e non volontà.
46. Questo è da vedere dalla Promessa di Dio, che «4… cammineranno con Lui in vesti bianche …», non appena avranno lasciato dietro di loro il luogo dell’afflizione e dell’animosità. Ma se Sarde perde questi parecchi, allora la comunità è perduta e perde il diritto di appartenere all’Unità del Regno.
47. Così è l’annuncio di Dio! Perché i nomi di coloro vestiti di vesti bianche non sono cancellati dal Libro della Vita, che la santa Maestà-Ur tiene nelle Mani. Solo questi nomi saranno comunicati nell’ultimo tempo nella Luce, quando potranno entrare nella Vita di Luce, quando il Padre da Ur consegnerà alla sera l’Opera tramite la Sua Misericordia davanti a tutti gli angeli.
48. Questa è un’indicazione sull’appartenenza al Regno e della sua possibile perdita. L’ultimo si avvererà, in cui la magnificenza del Cielo e della Verità saranno considerati di più come cosa secondaria nella vita della comunità. Da ciò deriva ‘l’altra morte!’ (Ap. 20,14). Perciò come ultima chiamata che può ancora seguire: «6Chi ha orecchie ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» [Ap. 3,6]. – Chi vuole, costui ascolti ed obbedisca allo Spirito, dato che è la voce dell’angelo della comunità. Questa Voce dello Spirito deve co-governare su incarico del Reggente, perché dove governa lo spirito, è giustificato da Dio ad esercitare la funzione.
49. Ben per coloro che riconoscono, che dapprima illuminano se stessi nell’interiore, se c’è ancora una manchevolezza, quando non si risveglierà nessun eco. Se no, allora qualcuno dovrebbe dapprima esplorare il suo stesso cuore, prima che abbia da avanzare un diritto: “Non è la Voce di uno Spirito!”. Per questo ci vuole ora più che buona volontà; per questo ci vuole lo Splendore, la Luce delle sette Stelle.
*
50. Dalla cerchia delle sette comunità risplende la sesta come un brillante nell’anello di puro oro. E’ un proprio merito che, contemplando questa pietra, ci si dimentichi l’Anello di Dio, che appunto porta la pietra e la tiene? – Si vedrà.
51. Dapprima anche il suo angelo-comunità riceve uno scritto. E comunque già con la parola d’introduzione irrompe una Luce di Rivelazione completamente diversa, che adorna il duomo dell’amore, il quale si è aperto raggiante come per una sublime festa. L’Onnisanto parla nella Sua meravigliosa Entità-Dio. Dalla Pazienza e dall’Amore nei Segni del Calice e della Croce, «7Alla comunità di Filadelfia …»
52. «7 Queste cose dice il Santo, il Verace. Colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e che nessuno chiude, colui che chiude e nessuno apre» [Ap. 3,7]. – Per la legittimazione non ha bisogno di nessun altro Segno: Santo, Veritiero! Un’illuminazione del Nome Eterno-Santo-Ur. l’Eterno-Unico e Veritiero!
53. Su Filadelfia c’è da dire qualcosa di speciale. Essa è la rappresentante di quella comunità-Ur, che domina il sesto Giorno della Creazione, nel quale domina l’Amore e la Croce. In questo, a causa della caduta, fu chiusa la Porta per l’Onnissantissimo, e ‘Ur’ fu sconosciuto ai caduti, con Cui hanno perduto anche la comunione dall’alta-santa Grazia del Patto fra Padre-Ur e figlio-Ur
54. Ma questo stesso Giorno sperimenterà la riapertura di quella Porta, rivelando di nuovo il Trono di Grazia nella magnificenza del Cielo, perché è stata chiamata ‘la Chiave’, con cui viene aperto e chiuso, secondo per chi, per che cosa è necessario. Questa Chiave è l’unica-vera, meravigliosa Opera del Cristo, di Ur!!
55. A Lui, il Figlio dell’Amore nell’Uomo-Gesù, è dato tutto il Potere ([Matt. 28,18]: «E accostatosi, parlò loro dicendo: Ogni potestà m’è stata data in cielo e sulla terra.»). Egli compie l’Opera-Cristo con cui viene aperta la prima morte e il suo inferno, da cui possono salire gli ultimi dannati [Ap.22,3-4], e viene chiusa l’altra morte ed il suo inferno, che non sia mai più da aprire. Già la lettera a Filadelfia rivela la Santa Verità; perché continua:
56. «8Conosco le tue opere. Guarda: ecco, io ti ho posto dinanzi una porta aperta che nessuno può chiudere …» [Ap. 3,8]. – L’Amore ha messo la Redenzione come Chiave nella Mano del Redentore, e nessuno ha il diritto di chiudere di nuovo la Porta della Grazia. Rimarrà aperta fino all’ultima-Ora della Sera della Creazione. Sì: nel reame della sesta comunità diventerà evidente la piena Redenzione. Perciò, sin dal principio, nella magnifica perfezione del suo fasto.
57. «8… Pur avendo poca forza hai serbato la mia parola non hai rinnegato il mio nome. 9Ecco, io ti do di quelli della sinagoga di Satana, i quali dicon d’esser giudei e non lo sono, ma mentiscono; ecco, io li farò venire a prostrarsi dinanzi ai tuoi piedi, e conosceranno che io t’ho amato» [Ap. 3,8-9].
58. Filadelfia nei suoi giorni di prove ha soltanto poca forza, proprio come “Il servo non è maggiore del suo signore” (Giov. 13,16). Se il Signore non ebbe nulla dove posare il Suo Capo, approfittò per Sé il pieno Potere della maestà del Cielo, ma agì come vero Figlio d’uomo, allora al Suo seguace non può essere dato di più di com’è nella cornice di questa perfezione di salvezza.
59. Quando la Forza si afferma ancora di più, appare meno nella prova del tempo della materia. Mantenere con grande forza la Parola, non rinnegare il Nome, non è nulla di straordinario, come nemmeno mantenere l’amore agli amici. Ma adoperarsi con la piccola forza, è una magnificenza miracolosa del Giorno dell’Amore. E la comunità terrena ha dimostrato nel migliore dei modi la Comunità-Ur, anche se anch’essa ha bisogno sostegno come tutte le altre Comunità-Ur. Filadelfia = la portatrice dell’amore è in grado di attingere dalla Forza del Potere di Dio che sulla Terra agisce quasi come una piccola, per confessare la Parola come anche il Nome.
60. Il Santo li vuole perfino portare fuori dalla scuola di Satana, come si chiamano i giudei, cioè gli eletti. Questo è molto, ma pretende il massimo impiego. Alla comunità non viene assolutamente regalato nulla, altrimenti fin dall’inizio non ci sarebbero voluti l’impiego e la fatica.
61. No, la piccola forza deve rendere possibile, che Satana ha da restituire i suoi. Sono coloro che si chiamano gli eletti, sia coloro che dicono: “Noi portiamo la Terra e la governiamo come anche gli altri che asseriscono: ‘Noi siamo Dio’!”, ma non lo sono, se le loro opere non corrispondono al Raggio del Giorno, alla Croce.
62. Quindi, dall’Amore si manifesta la Misericordia. E la Magnificenza è così maestosa, che i figli del mondo vengono ancora piegati affinché la loro miserabile magnificenza di cocci del mondo si spezzi molto più rapidamente come vetro ben fatto e come cattivo vaso di terra. Allora, tutti quelli che t’avranno disprezzata si prostreranno fino alla pianta dei tuoi piedi, e ti chiameranno la Città dell’Eterno, ‘la Sion del Santo d’Israele’! (Isaia 60,14; 62,2).
63. Ma la comunità ben segnata non è del tutto senza errore. Per ora è solo ancora la rappresentante della comunità della Luce; ancora ci sono sempre delle lotte. Qualche membro viene ferito e qualcuno rimane per via, perché Filadelfia ha bensì «10… conservato la Parola della Pazienza, ha bevuto il calice della sofferenza …»; quindi «… voglio salvare anche te dall’ora della tentazione che verrà su tutto mondo» [Ap. 3,10]. – Perciò Filadelfia ottiene anche l’Ammonimento, il Consiglio e l’ordine, di osservare i Comandamenti.
64. «11Guarda, Io vengo presto; conserva quello che hai, affinché nessuno ti tolga la corona!» [Ap. 3,11]. – Il pericolo eliminato di perdere il gioiello, perché “quando si pensa di star diritti, si guarda di non cadere!” (1°Cor. 10,12). Nemmeno Filadelfia ha ancora saldamente nella mano la corona, altrimenti non ci vorrebbe l’avvertimento. Il Giorno dell’Amore avrà certamente l’eterno ‘Compiuto!’, ma la corona sarà data quando il Compiuto giacerà sul Focolare della Creazione. Questo avverrà solamente nell’ultima Ora della sera.
65. Che ci sia da registrare ancora qualche fallimento, lo fa riconoscere l’incoraggiamento, perché non tutta la comunità diventa un «12… pilastro nel Tempio di Dio, da cui non uscirà più» [Ap. 3,12], perché è un pilastro basato sul fondamento. Porta il Tetto della Casa = il Perfezionamento, ma solamente: “Chi vince!”. Da ciò proviene il grandioso Raggio della Benedizione, cioè il meraviglioso Nome regale della Divinità-Ur, nel quale tutti i figli “verranno scritti su questo Pilastro”, e anche il Nome della nuova Gerusalemme, della città di Dio, che discende dal Cielo e: il Mio Nome, quello nuovo!
66. Nella nuova Rivelazione tutto questo significa: “Tutto diventa nuovo” (Ap. 21,5). “Io, l’Eterno-Santo-Ur, l’Eterno-Unico e Verace, ho dato un nuovo Nome alla Mia Gerusalemme come Santa-Luce dall’Eternità-Ur nello Spazio e nel Tempo! «13Chi ha orecchi senta ciò che lo Spirito dice alle Chiese!» [Ap. 3,13]. Soprattutto qui, perché è stato portato giù qualcosa di nuovo come pre-Raggio dell’ultima Rivelazione e Annuncio:
“La repentina gloriosa
comparsa di CRISTO”.
*
67. L’ultimo messaggio scritto, il settimo! Ah, quanto punge più degli altri, in particolare fin dal sesto. Così denudata si trova Laodicea, che il Signore ne ha Pietà. Chi ha nel cuore soltanto una scintillina di misericordia, non attenderà finché gli splenderà un pieno Raggio della Caratteristica-Padre; lui stesso porterà una piccola luce, per rischiarare la comunità, affinché possa riconoscere la via ([Col. 2,1-3]: «Poiché desidero che sappiate qual arduo combattimento io sostengo per voi e per quelli di Laodicea e per tutti quelli che non hanno veduto la mia faccia; affinché essendo stretti insieme dall’amore, mirando a tutte le ricchezze della piena certezza dell’intelligenza, per giungere alla completa conoscenza del mistero di Dio; cioè di Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti.»). Tutte le parole accusatrici, che cadono come una cascata sulla comunità, pretendono formalmente un pareggio.
68. Lo stesso è in vigore secondo il Regno. Se uno sostiene la piccola forza di una comunità, anche se lotta coraggiosamente, la Caratteristica del Giorno, l’Amore, allora l’Onnisanto nella Misericordia paterna, malgrado la prima resa dei conti, d’Ira, non può essere un eterno Vendicatore. Egli non lo è! Se Ur come Creatore incontra le due prime comunità nella Bontà regale, le successive con la Grazia sacerdotale, se lasciasse pervenire alla quinta e alla sesta la Longanimità divina, allora qui dal Cuore del Padre regnerebbe quella della Mansuetudine, che mitigherebbe anche l’Ira santa. Come questo avviene e quanto questo è necessario, lo dimostra la missiva stessa.
69. Al contrario, verso le sei comunità alle quali vengono ancora indicate le loro buone opere, poi la pre-resa dei conti e alla fine una parola di redenzione, d’aiuto e di giustificazione, appare in una volta la severa Resa dei conti nella Laodicea. La personale Testimonianza del Diritto del Santo ha la magnificenza di Potere conclusiva. «14… Lo dice Colui che si chiama ‘Amen’, il Testimone fedele e verace, il principio delle creature di Dio!» [Ap. 3,14].
70. “Quello che Lui ha da dire, è un ‘Amen’ nel pieno significato: “Sì! Avvenga così!” – Questo include tutta la Forza del Diritto e la magnificenza del Regno, come lo dimostra l’indicazione: “Colui che si chiama ‘Amen’!”. Non soltanto Colui che lo dice, ma che lo è, il Testimone fedele, verace! E in Verità, come Padre, l’Onnissanto fa la Resa dei conti con la comunità. Il Suo conto è giusto. Tuttavia, oltre il verace, Egli mette il fedele persino davanti! Il Testimone fedele, che malgrado la Severità del Giudizio e dell’Ira giustificata in un’inesprimibile essere-fedele, la Misericordia farà giungere al pienissimo effetto.
71. «15Io conosco le tue opere …» [Ap. 2,15], sono salite davanti a Me come fumo, ed hanno oscurato il Mio cortile! Questo lo deve leggere l’angelo della comunità dal «15… che non sei né freddo né fervente» [Ap. 2,15]. – Oh, Laodicea possiede ancora un angelo, una buona voce, altrimenti sarebbe incapace di accettare lo scritto del santo Regno. Per via dell’angelo si rivela la Misericordia di Ur.
72. Sì, la Compassione-Base ([Giona 4,11]: «Io non avrei pietà di Ninive, la gran città, nella quale si trovano più di centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra, e tanta quantità di bestiame?») opera, perché Laodicea ne ha maggiormente bisogno. Il corpo della comunità ha delle amare cattive ferite, a volte è svenuto. Il medico che vuole aiutare deve avere una mano salda, sicura, un occhio esercitato e un’eccellente conoscenza, per aiutare il povero corpo a rimettersi. Allora aiuta solamente un’operazione.
73. «16Ma poiché sei tiepido e né freddo né caldo, ti vomiterò dalla mia bocca» [Ap.3,16]. – Questo suona inesorabile. Non c’è nessuna assistenza, nessun unguento da Salvatore? Certo, ma dapprima non c’è da mettere sui gravi foruncoli nessun unguento; prima devono essere cauterizzate e purificate, e dopo può essere portato l’unguento e fasciati. Così e non diversamente avviene in una comunità lebbrosa.
74. C’è poco amore reciproco, nessuno per i forestieri. Il loro molto amato ego sta davanti. Che si debba aiutare gli altri, non lo vogliono sapere. Le loro ulcere sono miscredenza, cattiveria, vigliaccheria. Anche se si sente questa pena, nessuno vi rinuncia. Ma la peggiore è la superstizione, che cerca di disdegnare ciò che è santo. Questo porta a lussuria, vizi ed anche presagio; uno dice all’altro: “Così e così; questo e quello!”, questa chiacchiera è una peste.
75. La comunità sta affogando come svenuta nel folle vortice. Il suo respiro è impestato, il suo corpo rovinato, pieno di lussuria le sue mani, i suoi piedi percorrono una via oscura. Tutto ciò che era preparato dalla settima Comunità-Ur del Cielo di fasto e magnificenza, è come soffiato via. Solo l’angelo che viene incorporato da pochi buon è in grado di accogliere la voce di Tuono e di annunciare. Per via dell’angelo la comunità non è ancora stata vomitata.
76. Laocidea si crede “ricca e sazia”. Nel modo mondano questo è anche il caso, perché i forestieri della Casa di Dio pagano il loro debito. Ma Colui che si dice “Amen”, dice: «17… sei meschina e miserabile, cieca e nuda» [Ap. 3,17]. – L’anima non ha un edificio sfarzoso come la sua città. Lei abita in capanne che sono delle cause della sua morte. Ci si prostituisce per la proprietà e per denaro, e la magnificenza di Dio viene calpestata con i piedi.
77. Spiritualmente poveri nonostante tutti i tesori di questo mondo, così passano la soglia della morte. Tutto rimane indietro, persino la vita. E in più: Non lo vogliono vedere! Ogni ammonimento, ogni indicazione cade da loro; e quando delle catastrofi lanciano le loro verghe, chiudono gli occhi e si nascondono in caverne buie. Cosi spogliano di ogni appartenenza il Regno. Nuda = senza collegamento; non sanno a chi appartengono!
78. Senza alcun abbellimento, tutto viene scoperto molto severamente. A questo punto c’è ancora qualcosa da inserire che finora è rimasto nascosto. Il Potente, il Governante del Regno, ha parlato a queste sette comunità non soltanto in parole, non ha inviato soltanto dei messaggi scritti, oh, no! Se fosse così, …nessuna comunità potrebbe sussistere malgrado l’indicazione di salvezza e d’incoraggiamento. Quello che “lo Spirito dice alle Chiese” è una Voce continua, che non risuona solamente oggi, ma in ogni tempo, ma che è unica! E’ questo il Mistero: certamente un Messaggio scritto, ma unico, inaudito nel suo genere!
79. Se Efeso abbandona il primo amore, se Smirne guarda afflitta al suolo, se Pergamo ha un sacerdozio mondano, se Tiatira concede alla pronosticatrice falsa Iezebel la parola, se a Sarde il Nome del Signore è morto, Filadelfia bada alla sua corona, a questo riguardo sono nella stessa linea di Laodicea. Perché tutte ricevono giornalmente il Messaggio scritto, unico, per memoria, per ammonimento, per avvertimento, ma anche come consolazione della Bontà, della Grazia, Longanimità e Mansuetudine.
80. La comunità disprezzata deve anche ricevere questa consolazione. Non è per nulla la perduta, come non lo è la povera Terra come l’Efrata del Cielo che serve alla magnificenza del Regno. Qual magnifica indicazione: «18Ti consiglio che compri l’oro da Me, che è purificato con il fuoco, affinché tu diventi ricca …» [Ap. 3,18]. – L’oro, comprato da Satana, la comunità ne ha in abbondanza. Ma soltanto: “Compralo da ME!”. Questo è il Punto centrale, non è facile da acquistare, perché quest’Oro diventa saldo e coniato, puro attraverso l’afflizione.
81. «18… Vesti bianche, per coprirti e che non si veda la vergogna della tua nudità» [Ap. 3,18]. – Quanto è pietoso! Il Santo vuole proteggere Laodicea, affinché non la si guardi con disdegno. «18… Ungerti gli occhi con l’unguento affinché tu possa vedere» [Ap. 3,18]. – Riconosci Chi bussa alla tua porta; il tempo si avvicina; l’eternità che ombreggia sulla Terra; la tua povertà, come stai senza gioiello dinanzi al tuo Creatore! –
82. Questo è l’invito al Patto di Grazia, il buon Consiglio di Dio, di accogliere nuovamente i Comandamenti dati una volta e di osservarli. L’indicazione sulla Misericordia è giustificata, perché Colui che dice “Amen!”, «19Quelli che Io amo, li punisco e li castigo» [Ap. 3,19]. – Questa Parola viene riconosciuta ben rare volte come vera nella sua profondità. E’ insensato credere che l’Onnisanto-Ur, sia come Giudice oppure come Redentore, secondo come Egli si può rivelare a un figlio o all’altro, punisce e castiga per Amore, soltanto perché sono i Suoi figli.
83. Lui ama tutti, i buoni e i cattivi, gli infedeli e coloro che cercano di servirLo con la forza del cuore. Ma questo Suo Amore sarà diverso secondo la Giustizia. Non sarebbe Amore punire un figlio che osserva i Comandamenti. Nel co-portare giace un grave peso del Sacrificio del Creatore. Co-portatore è ogni figlio della Luce che va nella materia, per riportare dei beni del Regno andati perduti all’Unità dello Stesso. Certo, la disponibilità del co-sacrificio non rimane senza serio peso, come il Figlio del Sacrificio ha sopportato l’intero Peso del Pareggio. L’Amore per questi figli non è radicato nel co-peso, ma in ogni tempo è nell’aiuto messo a disposizione, come ogni comunità riceve l’annuncio di salvezza come consolazione alla fine del Messaggio scritto.
84. Ma coloro dal basso, ai quali la via della conoscenza è la più difficile, ricevono nell’Amore redentivo la loro punizione e correzione, perché senza questi non possono arrivare alla salvezza. Non vengono per riparare come co-portatori del Sacrificio; sono spinti dalla cattiveria, come anche, …quando suona la loro ora. In ambedue i casi non pareggiano nessun peso; lo aumentano. Perciò su di loro l’Amore riposa come peso, per gli altri come consolazione. Ma al contrario: ai primi viene offerto l’Amore dal peso, nel secondo invece dall’Amore di Dio, che qui punisce, la consolazione.
85. Per Laodicea l’Amore è nella correzione, quella consolazione più meravigliosa: “Sarai redenta; anche per te ho portato il Peso del Pareggio!” – Dato che questo è avvenuto così, perciò l’Amen ha un’offerta speciale, ha rilasciato un regolare Ordinamento: «19Così sii zelante e ravvediti!» [Ap.3,19]. – Questo “così” è la Forza del diritto del Comandamento, perché l’Amore scorre così sulla povera comunità del mondo, perciò si legge fedelmente ammonendo: “Così sii zelante e ravvediti”.
86. Per questo è necessario evidentemente un tempo di Grazia, che Laodicea riceve anche. E in verità – la Promessa data per ultima vale pure per tutti gli appartenenti al Regno. Ogni Promessa conduce seriamente all’Unità del Regno solo quando Laocidea sarà di nuovo inclusa molto saldamente nella corona dei sette.
87. «20Guarda, Io sto davanti alla porta e busso. Se qualcuno sente la mia voce ed apre la porta, da lui entrerò e terrò con lui la Cena, e lui con Me. 21Il vincitore voglio farlo sedere sul mio trono, come Io ho vinto e Mi sono assiso con mio Padre sul suo trono!» [Ap. 3,20-21].
88. Questo è da scrivere solo all’ultima comunità, per raccomandata, finché diventa Verità. Perché davanti il Vincitore della morte e dell’inferno sta alla porta; il Suo Ritorno si mostra già nello scintillio del tempo (meteo). E’ l’ultima Cena, della quale si parla qui, perché dopo si legge direttamente: «Lo farò sedere con Me sul Mio trono » [Ap. 3,21]. – Lo star seduto insieme avviene quando la terza parte di questa Rivelazione, l’ulteriore Esercizio del Diritto, l’ultima pagina dei Libri della Resa dei conti, sarà conclusa.
89. Il trono è il Governo. Se i vincitori devono stare seduti sul trono dell’Agnello-Cristo, che qui si dice che Egli siede insieme al Padre sul Suo trono, allora nel vero senso esiste solo un trono che testimonia di un Dominio. E soltanto un Unico è il Proprietario di questo Trono-Dominio: ‘Ur’. Così come Si rivela nella santa Corona dei Raggi dei Suoi sette Spiriti per la salvezza dei figli, qualche volta sotto il Manto, anche soltanto di un Raggio di Vita fondamentale, solo con una Parte della sua alta-santa Entità quadruplice.
90. Sia ancora aggiunto in quale modo le comunità siano da considerare in modo terreno:
Efeso: La fede in Dio! - Ma alla vita terrena
viene concesso qualche vantaggio: ah, questo non è così grave. Dio non lo
guarda con tanta severità; tanto, ora siamo in questo mondo.
Smirne: Una salda fede in Dio. - Ci si lamenta solo: noi
sappiamo che Dio guida tutto, ma noi portiamo molto peso e chiediamo: “Perché,
Signore? Non potrebbe essere più leggero?”
Pergamo: Certo che esiste un Dio, non è da negare. -
Andiamo anche in chiesa; per l’eternità si deve fare qualcosa. Soltanto, non dobbiamo
mortificarci, possiamo vivere comodamente e provvedere al nostro commercio del
mondo. E senza eros non va nemmeno, questa è la natura! Per questo i sacerdoti
ci perdonano i nostri peccati con il pentimento.
Tiatira: Vorremmo credere.
- Ma tutto è Verità? L’aldilà non si è ancora visto! Questo lo legge nelle
stelle, quello nella mano; l’una parla dalle carte, l’altra dalla scrittura.
Questo non viene fatto solamente in modo falso, viene messo al di sopra della
vera fede. Quello che annunciano la stella, la scrittura, la mano, è più sicuro
che tutto l’incerto dall’aldilà mai visto.
Sarde: Noi crediamo saldamente, non dubitiamo. –
Ma è bene pensare troppo profondamente? L’eternità ha tempo abbastanza; se non
qui, allora lo raggiungiamo di là. Se soltanto… E così ci si rende facile la
via.
Filadelfia: Noi crediamo! - Signore, dacci l’umiltà per
la Tua magnificenza; insegnaci dalla Tua Luce dei miracoli, a vedere le Tue
Vie!
Laodicea: Come unica, sta
nella cosciente miscredenza. - Lei è la comunità dei figli del
mondo. Che tuttavia le splenda comunque Grazia e Redenzione, è indicato. Chi
disdegna Laodicea, disdegna uno dei minimi che hanno sempre
trovato protezione e aiuto dal Salvatore.
Perciò per tutti, vale: «22Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese». [Ap.
3,22].
[indice]
capitolo 3
Il
Re e il suo potere maestoso
1. «Appena Lo vidi,… e guardai …». Dopo che Giovanni poté riconoscere l’Onnisanto (Ap. 1,17) e dall’incarico di scrivere alle sette comunità vide il loro giusti riflessi sulla Terra, il Regno gli viene reso confidenziale. Non solamente la generale suddivisione del Regno e quello che ne è collegato lo deve vedere e annunciare, ma così pure il più stretto ambiente dell’Onnipotente.
2. Che non solamente lui lo debba avere, risulta dalla Parola quasi sempre ignorata: “Dopo, vidi, e guardai!”. Quello che lui ha visto, possono ‘vederlo’ coloro che riconoscono la Rivelazione (l’Apocalisse). Se questo è intanto soltanto nascosto nel loro spirito, un ‘riconoscere cose celesti’, allora proprio la visione della conoscenza include la conservazione di salvezza, che venne su Giovanni tramite la visione dell’immagine.
3. «1… C’era una porta aperta nel cielo …» [Ap. 4,1]. – Una delle quattro Porte, intesa la terza, è la Porta del Salvatore della redenzione che conduce al trono di Grazia. Prima della caduta di Sadhana tutte le quattro significavano la visibilità dell’Eterno-Santo-Ur; per i precipitati furono poi chiuse, fino al «E’ compiuto!». Giovanni dalla vetta del suo tempo non vede né il presente né il futuro, ma vede oltre a ciò che è avvenuto, riguardo il Tempo di GESU’ che ha convissuto, per quanto si riferisca a «1… una porta aperta nel cielo» [Ap. 4,1].
4. Lui può riconoscere – retroguardando nella Creazione – che la Magnificenza mostrata, tutto il Regno come Ricchezza, come Bene del Regno, gli era già stata visibile una volta. Non vede soltanto la Maestà, contempla anche la Sua raggiante magnificenza del Potere dal trono e, davanti ad esso, quei servitori, quei fedeli.
5. E’ ben da comprendere senz’altro che i sette spiriti, i quattro animali, i più anziani e i 144.000 non ancora menzionati, oltre a questi la schiera degli eoni che vengono tutti come co-portatori del Sacrificio alla materia, non potrebbero mai co-rappresentare tali magnificenze se anche loro avessero avuto la confidenza con il Potere Regale solo al momento della ‘Porta della salvezza aperta’. A loro non sarebbe mai riuscita così maestosa la solenne adorazione, come la può sperimentare Giovanni nella stessa immagine.
6. Da ciò è da dedurr, che Giovanni vede la rinnovata presa di possesso di quel Dominio del Regno nascosto finora, dell’inizio del Giorno dell’Amore. L’Infinito è il Cielo di questa irradiazione. Il veggente sente la “prima Voce”, che inizialmente confronta con una tromba. La Voce del PRIMO, dell’Alfa e dell’Omega. Le trombe hanno il suono molto più potente nei confronti di singoli toni di altri strumenti. Non per nulla la tromba di Gerico ([Giosuè 6,1-5].: «Or Gerico era ben chiusa e barricata per paura dei figlioli d’Israele; nessuno ne usciva e nessun v’entrava. E l’Eterno disse a Giosué: ‘Vedi, io do in tua mano Gerico, il suo re, i suoi prodi guerrieri. Voi tutti dunque, uomini di guerra, circuite la città, facendone il giro una volta. Così farai per sei giorni; e sette sacerdoti porteranno davanti all’arca sette trombe squillanti; il settimo giorno farete il giro della città sette volte, e i sacerdoti suoneranno le trombe. E avverrà che quand’essi suoneranno a distesa il corno squillante e voi udrete il suono delle trombe, tutto il popolo darà in un gran grido, e le mura della città crolleranno, e il popolo salirà, ciascuno diritto dinanzi a sé’.»). A Giovanni questa Voce, il cui Eco fa tremare lo spazio e il tempo, gli sembra così potente che non sa descriverla diversamente.
7. Questa Voce ordina: «Sali qui, ti voglio mostrare che cosa deve succedere dopo questo» [Ap.4,1]. – L’Indicazione cela un Mistero. Infatti: che cosa comprende ‘questo? Che cosa intendeva con ciò il Santo? Se questo può essere mostrato, allora è da riconoscere il “dopo … succede”. E’ un anticipare alla comunicazione successiva di Giovanni: «2E presto fui rapito in estasi …» [Ap. 4,2]. – Lui stette ‘in estasi’ durante l’intero tempo della Rivelazione. Non poté nemmeno ricevere nello stato della consapevolezza umana la prima Voce come Tromba e il suo ordine = “salire su”.
8. Dopo, ha vissuto ogni volta due tipi ‘di estasi’. Il primo tipo è lo staccarsi della sua anima dalla consapevolezza terrena che è maggiormente il proprio compito, che poté vincere grazie al superamento e alla testimonianza fedele di Gesù. Quando arrivò nella prima estasi, cioè nella sua personale, allora seguì senz’altro il secondo tipo. Cioè: il suo spirito fu guidato nel Regno della Luce. E’ questo che Giovanni intendeva realmente con il «E presto fui nello spirito».
9. Quello che vede, sente e poi ha anche annunciato, è da valutare secondo due rappresentazioni, precisamente così come lui passa dal primo esser-nello-spirito al secondo. Le immagini incorporano due visioni. Dapprima gli appare l’Eternità-Ur, il Permanente, che ha la radice nel nome di Maestà «Io ero» - «Io sono» - «Io sarò». E’ semplicemente l’immagine della Verità!
10. Dall’immagine di base sorge la relativa visione del tempo, che è uno dei tre tempi: passato, presente, futuro, e a seconda di quale immagine riguarda l’Opera. L’immagine del tempo è il secondario, per gli uomini è anche soltanto comprensibile così e perché nel secondo stare-in-estasi, quindi nella sua sfera di consapevolezza ultraterrena, il veggente di Dio riceverà ogni visione. E così la via conduce a un pinnacolo della Rivelazione.
11. “ Ciò che deve accadere dopo questo” contiene due tempi. Dato che Giovanni vede attraverso la Porta della Grazia il tempo eterno e limitato e le epoche della Creazione che si svolgono, opera dapprima in “questo” l’eterno accadimento. Quindi, la voce dice: “Voglio mostrarti” che cosa era successo, che cosa succede ed ancora succederà. Quello che succede dopo, è perciò solo un’immagine del futuro.
12. Nella Rivelazione del Re e della solenne adorazione presso il Trono, si mostra il passato, per quanto riguarda il temporale. La magnificenza del Regno e del Diritto nel senso dell’intero Giorno della Creazione è continua, ripetendosi rispetto a tutti i relativi perfezionamenti tante volte, quante volte ai figli della Luce viene offerta l’occasione di offrire tali adorazioni.
13. «2E guarda, era posto un trono nel Cielo, e sul trono sedeva Uno» [Ap.4,2]. – Il trono è spiegato. Ma c’è seduto Uno, non uno qualunque, ma Colui la Cui Voce dice: «Scendi qui!», ma la cosa più importante: Sul trono c’è una Persona, non tante, solo la Maestà che Si chiama ‘Amen’ e il Fedele, il Verace Testimone, l’Onnisanto, Ur-Emmanuel! Lo dimostra Giovanni dalla rappresentazione delle immagini della Rivelazione.
14. Descrivere ‘Lui’ è difficile per il veggente. Ah, sì, la meravigliosa solennità, lo splendore del Sole-Ur, Raggio e Ri-Raggio – qual povera lingua d’uomo può annunciare questo? Giovanni non ha quasi trovato l’occasione di osservare il lustro falso e superficiale dei re del mondo; non ha un gran tesoro di parole per presentare lo splendore del Cielo. Quindi dice soltanto: «3Colui che vi era seduto, era da vedere simile ad una pietra di diaspro[1] e cornalina[2]…» [Ap.4,3]. – Con ciò paragona appena di più l’Uno con i colori, piuttosto che con l’autenticità delle pietre.
15. Perciò anche: «3… Un arcobaleno intorno al Trono era da vedere come uno smeraldo[3]» [Ap.4,3]. – Lui vorrebbe volentieri trasmettere agli uomini questa magnificenza, imprimere in loro l’impressione ricevuta, che il suo cuore porta come marchio. E’ questo, perché sceglie dei simboli. Anche I-sai (Isaia), che aveva visto quest’immagine, trovò poche parole e perciò parlò soltanto del «…sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo manto riempivano il tempio» (Isaia 6,1).
16. Diaspro e cornalina = dominio e magnificenza, il cui Potere, Forza, Potestà e Potenza dominano nell’arcobaleno equivalente ai sette Spiriti di Dio. Lo smeraldo = speranza, soprattutto sul futuro, sul Salvatore in arrivo, sul Quale tutti pongono la Speranza ([Geremia 17,13]: «Speranza d’Israele o Eterno, tutti quelli che t’abbandonano, saranno confusi, quelli che s’allontanano da te saranno iscritti sulla polvere, perché hanno abbandonato l’Eterno, la sorgente delle acque vive»); [1° Pietro 1,3]: «Poiché la sua potenza divina ci ha donate tutte le cose che appartengono alla vita ed alla pietà mediante la conoscenza di Colui che ci ha chiamati mercè la propria gloria e virtù»). Il 5° capitolo è dedicato a Lui.
17. Succede qualcosa di imponente: «4Intorno al trono c’erano 24 seggi, su questi seggi i più anziani, vestiti di abiti bianchi e corone d’oro sul loro capo» [Ap.4,4]. – Giovanni descrive prima i 24 più anziani dei seggi. Si deve abituare allo Splendore, in certo qual modo deve penetrare dall’esterno nell’interno, anche se prima ha descritto la Maestà di Ur, per quanto ne fosse capace. Si vede subito che il suo spirito nota un poco alla volta da tutte le magnificenze di miracoli al Trono-del-Dominio e le singole cose che si trovano più vicine.
18. I più anziani saranno perciò descritti più avanti. Il Trono entra comunque in un’ulteriore fase di Rivelazione, perché: «5Dal Trono procedevano fulmini, voci e tuoni; sette fiaccole accese ardevano dal Trono, che sono i sette Spiriti di Dio. 6Davanti al Trono c’era un mare trasparente come cristallo e nel mezzo e intorno al trono vi erano quattro animali, pieni di occhi davanti e dietro» [Ap.4,5-6].
19. Fulmini = la causa; tuoni = l’effetto. Dal Trono del Dominio procede una Causa, che ha per conseguenza un effetto immediato e che non è legato al trono come qualcosa di santo, irriconoscibile: no! – le “voci” incorporano la causa e l’effetto. Era la Faccenda di Ur di operare e creare. Per questo ha preso la Sua Cosa: Sostanza e Forza. La rappresentazione delle Cose della Sua Faccenda personale intima, ottenne perciò un Effetto, che diventò visibile e udibile direttamente nel collegamento con la Causa, mostrato nel fulmine e nel tuono.
20. La verità di questa Creazione viene confermata tramite le voci, non autenticata nel senso, poiché la sua autenticazione si trova nella “…destra di Colui che siede sul Trono” (Ap. 5,1), nell’onnipotente Forza del Diritto. Come il Creatore è il Facitore dell’Opera di per Se stesso, così l’Opera, mediante la sua esistenza, è la confermatrice del Creatore. La Forza del Diritto e la Magnificenza del Regno, manifestato da questo Regno, sono dei reciproci testimoni; di ciò lo annunciano prima le voci di coloro che Giovanni vede presso e davanti al Trono.
21. Le Fiaccole riguardano i principi-angeli, il loro fuoco, la Vita-Ur posseduta. Perciò loro sono le stelle, gli spiriti, le fiaccole e i candelabri nel Diritto di Dio. Anche loro hanno i loro seggi uguali al co-Dominio. Giovanni non menziona nulla, non perché non esistessero, ma perché dal Trono uscivano dei fulmini, tuoni, voci e sette fiaccole, come vedremo “…in mezzo al Trono e intorno a lui” (Ap.5,6), stanno i quattro animali. Fiaccole e animali fanno direttamente parte del Reame di Potere del Trono di Ur. Il veggente non nomina i seggi degli angeli, li ha giustamente inclusi in quell’unico Trono di Potere.
22. Di conseguenza i sette principi (fiaccole) e i quattro angeli guardiani (animali) è la Rivelazione principale di Ur. Questo significa: che Egli possiede sette Caratteristiche e, per via dell’Opera di figlio, Si è rappresentato nell’alta santa quadruplice Entità, corrispondente di quattro Anni, che era dall’ATMA soltanto in Lui, la prima Creazione divisa in quattro Tempi. Da ciò procedette l’Anno del Pensiero e della Parola di Ur, e allora l’Anno dell’Atto, reso visibile, che è incluso nel suo primo decorso di Settimana. L’attuale Creazione di questo è il sesto Giorno. ([Genesi 1,31]: «E Dio vide tutto quello che aveva fatto ed ecco, era molto buono. Così fu sera, poi fu mattino: e fu il sesto giorno»).
23. Il Pensiero partorì la Parola, questa poi l’Azione; e ogni Azione ha la sua conseguenza. Nel celestiale, certamente nel Bene del Regno, nella Ricchezza; nel materiale il bene come il male. Se l’Opera dell’Azione è passata, ne segue un Anno. Quest’annotazione deve aiutare a formare più avanti una chiara linea delle immagini con riferimento ai sette Spiriti e ai quattro animali.
24. Da ciò non è data nessuna scissione di Ur o di più Persone-Dio. Ezechiele, Daniele, Zaccaria vedono l’Unità dell’Onnipotente e diversi tipi di Rivelazione. Zaccaria indica un Candelabro, i cui vasi sono muniti con sette lampade di cui ognuna con sette tubi (Zacc.4,2). Il Candelabro è il Signore, l’Unità della Sua Luce. Nel modo terreno un candelabro starebbe su un vaso; qui è il contrario: Ur porta la Sua Opera, Egli è il Fondamento! Per questo, qui il Vaso sul Candelabro.
25. Le Lampade al Vaso sono i Suoi sette Spiriti. I tubi significano: ogni Caratteristica ha parte nel resto, con cui viene trasmessa la loro Unità, soprattutto la Perfezione di Ur. Egli non rileva mai soltanto un Raggio, anche se Egli ne rappresenta sovente soltanto Uno per i figli. Lampada e Tubi stanno per la conduttura: prendono dall’Unità-Ur la formazione della Creazione e ne riempiono lo Spazio e il Tempo, delle singole Opere come anche l’Anno-Ur. Incorporano la Luce del Candelabro come Lampade e la conducono oltre come Tubi.
26. Ezechiele conosce i quattro animali, ognuno con quattro facce e quattro ali; oltre a questi anche una ruota, da vedere come quattro ruote che camminano proprio come gli animali [Ez. 1 e 10). Giovanni dà a ogni animale sei ali. Soltanto Zaccaria vede l’Unità dei quattro animali con quattro ali (due paia equivalenti al Maestro dell’Opera e l’Opera), Giovanni li vede come tre paia nella loro reciproca rappresentanza. I-sai conferma sei ali ([Isaia 6,2]: «…ognuno dei quali aveva sei ali, con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava»). I quattro animali di Daniele (cap. 7) non si possono adeguare a quelli nominati prima, perché significano qualcosa di mondano, qualcosa che ha dimenticato per la maggior parte la sua origine celeste. Invece di agire per il Regno, si accetta il «…segno dell’animale» (Ap. 13).
27. «6Davanti al Trono c’era un mare trasparente come cristallo …» [Ap. 4,6]. La magnificenza del Creatore è descritta meravigliosamente; e non soltanto è elevato al di sopra di Lui come i vasi nel Candelabro, masono stesi anche ai Suoi Piedi, che li ha davanti agli Occhi. Nulla può sfuggirGli per quanto riguarda il mare. Trasparente = stabilità, malgrado la libertà di movimento più grande possibile.
28.
Ma c’è qualcosa di originale da
osservare. I mari del mondo non sono trasparenti, eccetto la superficie; nel
mare trasparente si vede fino al fondo. Quindi “come il cristallo” fu l’opera di sollevamento di Sadhana, come era già annunciato dall’immagine del Regno. E’ edificato regalmente nella sua profondità di base ed è
rivelato attraverso il «E’ compiuto!», e sarà di nuovo visibile a tutti alla
Fine-del-Giorno. Anzi ‘levigato come Cristallo’,
riflettendo i colori della Creazione, così giace davanti al Trono di Grazia.
Chi giunge al Mare trasparente, anche nel cuore, vede l’Eternità-Ur in Spazio e
Tempo.
29. In mezzo al Trono = in mezzo al personale Dominio di Ur. Intorno al trono quattro animali = la propria personalità consapevole degli angeli-guardiani, il co-esercizio trasmesso di una Forza del Diritto. Pieni di occhi davanti e dietro, rafforza tutta la loro particolare posizione; simboleggiano: gli Occhi di Ur, perciò anche davanti e dietro, come Ezechiele disegna le quattro ruote: «Quando si muovevano, andavano tutte e quattro dal proprio lato e, andando non si voltavano». (Ez. 1,17).
Davanti e dietro c’è anche l’Alfa e l’Omega.
30. «7Il primo animale era come un leone …» [Ap. 4,7]. Perché il veggente annuncia la santa quadruplice Entità come animali? Poiché non ne vide tali, è del tutto certo! Oltretutto non dice: “Il primo animale era un leone”, cosa che sarebbe naturalmente espresso, se fossero in verità degli animali. No! – solo: «come un leone».
31. Un grande animale è superiore all’uomo. Raramente si riesce a vincerlo con la forza corporea. Giovanni vede delle figure così imponenti, che non sa paragonarle ad altro, come impara anche a conoscere ulteriormente i sette Spiriti, le stelle, le fiaccole, il candelabro, solo dopo come sette angeli, dopo che si era abituato all’ulteriore decorso. Questo avviene veramente soltanto quando i rappresentanti del Regno assumono l’Esercizio del Diritto con l’apertura del settimo Sigillo ([Ap. 5,8]: «E quando ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani …» - [cap. 8,1]: «E quando l’Agnello ebbe aperto il settimo sigillo, si fece silenzio nel cielo per circa lo spazio di mezz’ora»); così è anche con gli animali; ([Ap. 7,1]: «Dopo questo, io vidi quattro angeli che stavano in piè….»; [Ap. 7,14-15]: «…Essi sono quelli che vengono dalla gan tribolazione e hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. Perciò son davanti al trono di Dio e gli servono giorno e notte nel suo tempio, e Colui che siede sul trono spiegherà su loro la sua tenda»). Ma più avanti si attiene a questi paragoni, in quanto ora vede il Gruppo principale come Potere, Forza, Vigore e Potestà.
32. Il leone, il re degli animali, procedendo da questo, Giovani riconosce: Ur si rivela come il Dominante. Per il Regno il Potere del Creatore s’incorpora in un leone somigliante a un angelo. Questo significa: Sovranità. Ezechiele dice persino: «…da vedere come uomini», e «come carbone ardente; davanti come uomo, a destra come un leone, a sinistra come un bue e dietro come un aquila, simile ai quattro animali» (Ez. 1, 5-13). Così è dimostrata a sufficienza il Dominio unito.
33. «7…l’altro animale era come un vitello …» [Ap. 4,7]. Questo non dev’essere nessuna forma giovane né debole; la visione indica piuttosto: proceduto da un Potente. Ezechiele lo conferma con il «simile a un bue». Venuto da un «Potente» ed incorporando Lui! Questo vale anche per il resto delle figure animali.
34. Il Creatore era e creò ‘Eternità-Ur in Spazio e Tempo’, perché non esisteva altro, dato che prima non esisteva nessuna creatura, per cui potesse valere la Rivelazione. Ma dopo che erano nati i sette grandi angeli, procedette da Ur, oltre il Principio di Creatore, la seconda Entità, il Sacerdote nella Forza, il Quale colmò con il Suo Spirito le creature, ‘benedisse’, che equivale a: rese capaci per la conoscenza di tutte le cose. Questo è inteso ‘simile ad un vitello’ cioè: procedente dal Primo.
35. «7… Il terzo aveva la faccia di un uomo …» [Ap. 4,7]. I primi Spiriti non poterono vedere Ur subito e non ebbero nessun contatto esteriore con Lui. Quello che videro, fu sempre soltanto una parte, nonostante la visione della Figura e del Volto. Ci volle una terza Rivelazione da Ur stesso, contemporaneamente ad un terzo cambiamento nelle creature.
36. Se Ur voleva conservare l’Unità,‘l’Un-Punto’, senza sospendere il personale delle creature, doveva collegare un ‘ponte’, la creatura con il ‘Suo Io’. Questo è il Mediatore, ‘in mezzo al Trono e intorno al Trono’ (Ap. 5,6). Questo si riferisce alla terza Entità di Dio. Quanto è ora comprensibile perché la Pazienza e l’Amore hanno ottenuto il loro Fondamento in ‘DIO’ e nell’Amore andato sulla Terra come Primogenito Figliuolo di Dio. Perciò il terzo Animale porta una faccia d’uomo.
37. Siamo nel Veritiero, nel Suo Figlio Gesù Cristo. Costui è il vero Dio e la Vita eterna! – ([Tito 3,4]: «Ma quando la Benignità di Dio nostro Salvatore, ...», - [Isaia 54, 5]: «Poiché il tuo creatore è il tuo sposo, il suo nome è: l’Eterno degli eserciti, che sarà chiamato Iddio di tutta la Terra». - [Isaia 54,4]: «Non temere, poiché tu non sarai più confusa; non aver vergogna, ché non avrai da arrossire; ma dimenticherai l’onta della tua giovinezza, e non ricorderai più l’obbrobrio della tua vedovanza»). Il Mediatore stesso: «Ogni Potestà m’è data in Cielo e sulla Terra!» (Matt. 28,18]. Dio ha iniziato la figliolanza del Cielo nella Potestà.
38. «7Il quarto animale era come un’aquila volante» [Ap. 4,7]. – Il re dell’aria, l’ATMA, porta la profondità alla Santità. Il Padre! «Quelli che sperano nell’Eterno, acquistan nuove forze, s’alzano in volo come aquile» (Isaia 40,31); – ([Deuter 32,11]: «Come un aquila che veglia la sua nidiata che si libra volando sopra i suoi piccini, egli spiego le sue ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali»). Sotto le ali si dev’esser custoditi, o portati su di loro. Per la quarta Entità di Ur e la Sua Potestà, Giovanni non poteva trovare miglior espressione che l’Aquila ‘volante’. Non un Dormiente, ma uno Vivente, attivo, che non era toccato dalla gravità terrena.
39. Ur come Mediatore ha vinto la materia, ha dissolto la morte e l’inferno e conduce ciò che era perduto, di ritorno nel Regno. Chi vince, il Padre lo eleva con forti Ali in alto nella Luce della Vita. Quindi, i quattro animali sono un santo simbolo della Personalità-Ur con il meraviglioso Cuore, suddiviso in quattro Camere, come ora l’Onnisanto dona il ‘suo Io’ ai figli, rivelato con la personalità dei quattro angeli guardiani, rivelati come animali, i portatori dotati del Suo Potere, Forza, Potestà e Vigore.
40. «8… Erano pieni di occhi fuori tutt’intorno e nell’interno …» [Ap. 4,8]. – È per l’abbondanza un’ulteriore conferma per Ur-Emmanuel. L’Alfa e l’Omega vede tutto! «8… E non avevan pace giorno e notte» [Ap. 4,8], cioè: portano continuamente la Vita, perché le alte Notti, che danno il cambio ai Giorni pieni e ne fanno sorgere di nuovi («ed ecco era sera e fu mattino e fu un nuovo giorno»), non sono senza vita, benché i figli vi dormono.
41. Con i nuovi Giorni si amplia la Vita. Le Notti-Ur portano certamente in sé altra Vita; ma chi crede che sarebbe incosciente o senza mobilità, si sbaglia. In ogni Notte di Creazione, Ur prepara perfettamente la successiva Opera del Giorno, anche nella forma. La sua mobilità è immensa e non afferrabile secondo la Terra, ma soltanto con la Sapienza dalla Rivelazione ([Ap.17,9]: «Qui ci vuole una mente che abbia saggezza…»).
42. Ora, dopo che il veggente vede tutti i santi collegamenti, viene aperta una Porta; gli è possibile partecipare all’adorazione dei quattro animali. «8… “Santo, Santo, Santo, Santo è Dio il Signore, l’Onnipotente, che era, che è, che sarà e che viene!”» [Ap. 4,8]. – Che lui ripeta solamente queste parole dalla Gloria di eterna maestà incomparabile e Dominio, ha il suo motivo nel fatto che nello stato di veglia non trova nessun concetto per comunicare ciò che ha sentito nella lingua del Cielo. Già le voci, la ricchezza della loro rappresentazione, è difficile da trasmettere. Così Giovanni si limita a riferire «9… Gloria e onore e ringraziamento» [Ap. 4,9].
43. L’adorazione scuote persino la Sala del Cielo ([Isaia 6,4]: «Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di quelli che gridavano …»), perché «10i 24 più anziani caddero davanti a Colui che sedeva sul Trono e adoravano Colui che vive di eternità in eternità» [Ap. 4,10]. – Ancora di più: «10…e gettavano le loro corone davanti al trono, dicendo» [Ap. 4,10], ripetendo l’adorazione degli animali. Questo non sarebbe successo, se a loro non fosse stato rivelato particolarmente il Potere e la Magnificenza di Ur.
44. Perché loro, i sette, i quattro e i 144.000 menzionati più avanti, hanno già ricevuto questa corona, quando ogni gruppo riconobbe il Santo-Ur. Nel sostenere la prova della libertà della Creazione furono tutti incoronati, con cui vinsero tutte le aggressioni nel co-governo del Giorno dell’Amore durante la lotta contro Lucifero. Le corone e la Forza del diritto sono proprietà conquistata.
45. Non gettano le loro corone davanti all’Onnisanto per disdegno oppure perché non vogliono più portare questo peso della corona, perché vedono il decorso del Giorno della Creazione con il Sacrificio dell’espiazione, come i propri pesi che aumentano. Oh, no! Le gettano in tutta umiltà. Non esiste nessuna disponibilità più grande che il servizio. Perciò esclamano anche: «Signore Tu sei degno!», Tu solo! Quel che ci hanno dato le corone, «10… a Te la Gloria e Onore e Forza! Perché Tu hai creato tutte le cose e per la Tua Volontà hanno sussistenza e sono creati!» [Ap. 4,10].
46. Con ciò la solenne adorazione è terminata. Considerata seriamente, è una ‘adorazione in anticipo’, perché le adorazioni quadruplici e settuplici devono ancora seguire. Ma Ur si è mostrato come Maestà, come aveva da corrispondere all’immagine del tempo.
[indice]
«Iddio è molto terribile nell’assemblea dei santi,
e più tremendo di tutti
quelli che l’attorniano.
O Eterno, Iddio degli eserciti, chi potente come te, o Eterno?
E la tua fedeltà ti circonda da ogni parte.
Tu domi l’orgoglio del mare, quando le sue onde s’innalzano,
tu le acquieti, Tu hai fiaccato l’Egitto, ferendolo a morte;
col tuo braccio potente, hai disperso i tuoi nemici.
I cieli sono tuoi, tua parte è la terra; tu hai fondato il mondo e il mezzodì;
il Tabor e l’Hermon
mandan grida di gioia al tuo nome.
Tu hai un braccio potente,
la tua mano è forte,
alta è la tua destra.
Giustizia e diritto son la base del tuo trono,
benignità e verità van davanti alla tua faccia.
Beato il popolo che conosce il grido di giubilo,
esso cammina, o Eterno, alla luce del tuo volto,
festeggia del continuo nel tuo nome ed è esaltato dalla tua giustizia.
Perché tu sei la gloria della loro forza,
e la nostra potenza è esalata dal tuo favore.
Poiché il nostro scudo appartiene all’Eterno,
e il nostro re al Santo d’Israele.
Tu parlasti già in visione al tuo diletto e dicesti:
ho prestato aiuto a un prode, ho innalzato
un eletto d’infra il popolo».
[Salmo 89, 7-19, Cap. 5]
capitolo 4
[Ap. 5, 1-14]
Il Potere-Ur, trasmesso
all’Agnello-Cristo
1. La Rivelazione non è stata data a Giovanni in una volta, perché non poteva afferrarla tutta insieme, ancora meno ripetere. La causa principale per le singole visioni è tuttavia la conseguenza dell’avvenimento. Certo, il Libro della Grazia è qualcosa di completo; ma la Rivelazione totale riguarda l’Opera-Ur nel senso complessivo, mentre le singole fasi riflettono anche soltanto dei particolari, e cioè sia nello spirituale come anche nel terreno. A parte le rivelazioni sul Giudizio oppure le lettere alle chiese, che esistono anche oggi, domina l’Avvenimento celeste e nel suo tempo tutto il Libro del Sigillo.
2. Il Volto prima descritto “Il Re e il Suo maestoso Potere” si concluse con l’adorazione di Gloria, con cui è decorso un tratto di tempo nel Cielo. Certo, la seguente tonalità della parola è tenuta nel modo, come se l’immagine nuova avvenisse in diretta conclusione con la precedente. Ma questo non è il caso, e il genere di ciò che segue ne è la dimostrazione.
3. L’adorazione si ripete continuamente, cosa che viene dimostrata con «…e non avevan pace giorno e notte» (Ap. 4,8). Invece la nuova immagine è un avvenimento unico, anzi, in genere è scaturito da questo, per cui non è da accludere alla precedente immagine né in modo celestiale né terreno. Malgrado ciò fanno parte nel senso dell’intero Giorno della Creazione, cioè in vista del Sacrificio-Ur e della piena Redenzione; anzi, devono seguire una dopo l’altra in cui non giocano nessun ruolo dei confini in Spazio e Tempo. L’Onnipotente è: l’Eterno-Ur!
4. Mentre quell’adorazione di Gloria riguarda solo il Regno, ciò che segue da Spazio e Tempo abbraccia anche il sostanziale per gli uomini. Questa immagine ha per primo la sua origine nella caduta della Creazione, per secondo, nella caduta del peccato sulla Terra, quindi il terreno dell’aldiquà deve esservi incluso. Questo lo afferma il terzo versetto del capitolo. Ma intanto è solo mostrato che ‘il Potere-Ur’, trasferito ‘all’Agnello-Cristo’, è un’immagine del tutto a se stante. Si suddivide in due parti, che Giovanni annuncia con una breve parola. Con ciò c’è anche spiritualmente l’effetto di un’interruzione di tempo.
5. «1E vidi nella mano destra di Colui che siede sul trono un libro a forma di rotolo, scritto dentro e fuori, sigillato con sette sigilli» [Ap. 5,1]. La mano destra = il Dominio di Ur, il libro nella destra = l’inflessibile Diritto. Sta nella ‘Forza’ ed è il libro dell’Ordine. Nessuno può dire: “Non tutto il libro vale, forse soltanto ciò che vi è scritto dentro”, oppure: “… solo ciò che è scritto fuori”.
6. La scritta interna come nascosta = la Faccenda di Ur, che Lui rivela al Trono e al Focolare della Creazione, non appena questo è necessario. Ma il Trono ed il Focolare possono diventare anche il Trono di Grazia, come pure il Trono del Giudice. La Scritta esterna è evidente, anche se molti uomini non la possono leggere. Ambedue i generi della Scrittura si riferiscono però a due cose determinate, che irradiano la ‘grande Opera del Giorno dell’Amore’.
7. L’interiore come primo Fondamento vale per le Condizioni poste giustamente e riservate a Ur, l’esteriore come secondo Fondamento vale per la Legge della libera volontà data per Diritto ai figli. Inoltre, l’uno vale per quelle profondità della Creazione, che rimasero chiuse per la materia, sorta a causa della caduta, l’altra per ciò che era già stato rivelato e ciò che deve ancora essere rivelato.
8. I sette sigilli dicono che la didascalia non è riconoscibile così semplicemente; le immagini sono primariamente per lo spirituale. Oltre a ciò sono date al mondo. L’annuncio del Sigillo indica che finora pochi uomini ritenevano degno di fatica, di aprire il libro. Loro si chiusero alla verità, quasi sempre perché furono troppo tiepidi e pigri oppure la loro coscienza bussò, perché mediante il Libro fu aperto il loro interiore. Ma vollero nascondere il proprio cuore.
9. La Condizione più santa indica che: la Forza del Diritto è confermata attraverso i sigilli. Questi sono dati di meno perché nessuno deve dare uno sguardo nel Libro, ma fondamentalmente per la dimostrazione della Legge del Diritto, perché l’UNO, che pure non possiede la Potestà di aprire il Libro, EGLI lo apre, e precisamente per tutti!
10. «2E vidi un angelo forte…» [Ap. 5,2]. – Giovanni non ha usato il ’forte’ senza motivo. Ma non viene ancora mostrato, per non disturbare il decorso della Rivelazione. Solo qualcosa su questo: forte = forza, nel quarto Principio-Ur, radicato nell’Entità del Padre. Ma sono indicati anche i quattro primi gruppi di angeli che sono saliti dalla costruzione della Creazione e dapprima riconobbero la Formazione, la Vita, l’autoconsapevolezza e il grande Compito. E’ evidente, che possiede nuovamente il quarto-Principio che occupa la posizione fondamentale.
11. I gruppi sono i sette Spiriti, i quattro Animali, i 24 più anziani e i 144.000. Loro rappresentano operativamente il Creatore (il Potere), il Sacerdote (la Forza), Dio (la Potestà) e il Padre (il Vigore), indipendentemente da ciò che hanno, anche l’Unità come Ur, cosa che diventava visibile da «una ruota come quattro ruote».
12. Il ‘forte angelo’ è del quarto gruppo, un angelo comandante. Questa non è un’interpretazione arbitraria come lo rivela anche l’Agnello mediante il Suo Sacrificio-Ur. Gesù e il Padre non sono dei concetti divisibili; al contrario, sono proprio loro, l’Unità di nuovo rivelata dopo la caduta della Creazione, per quanto si parli della pluralità di Dio. Questa è una dimostrazione per l’angelo dal quarto gruppo. Inoltre Giovanni lo avrebbe indicato come uno dei sette Spiriti oppure dei più anziani, se fosse stato così. Più avanti è un anziano e non lo stesso forte che gli parla. Che si trattasse anche di un altro angelo, sarebbe inventato. Le immagini lo confermeranno.
13. «2Questo gridava a gran voce: ‘Chi è degno di aprire il libro e spezzare i sigilli?’» [Ap. 5,2]. – La gran voce = penetrante, ben sentito nel Cielo e pure eseguita. Se giunge all’effetto anche sulla Terra, è un altra questione. Storie di mondo millenarie, destini di popoli e di uomini testimoniano del contrario. E ciononostante la voce veniva e viene sentita.
14. Purtroppo lo scritto all’interno del Libro non viene più riconosciuto, tuttavia in un modo che le Correnti di Grazia possano fluire senza interruzione sulle progenie rovinate del mondo. Questo dimostra che non vale soltanto un futuro, ma questo è incluso nel decorso dell’avvenimento. Della scritta esterna però c’è da dire: ogni coscienza umana è l’apparato ultrasensoriale che sente la gran voce.
15. «3E nessuno nel cielo né sulla terra né sotto la terra …» [Ap. 5,3]. – Qui Giovanni non intende una località con Cielo e Terra, soprattutto dato che vede ciò che è passato. Che questo venga anche trasferito sul presente e sul futuro ha il suo motivo nella redenzione. Significa giustamente: nessuno era in grado di aprirlo nonostante la conoscenza ‘Cielo’, malgrado il sentire la voce dell’angelo ‘Terra’, maggior ragione senza questi due ‘sotto la Terra’. E «4Ho pianto molto, che nessuno era stato trovato degno» [Ap. 5,4], non significa necessariamente non-valoroso, ma piuttosto, un non-esserne-capace. La vera apertura del mistero può anche svolgersi solamente con la desigillazione del Libro del Diritto.
16. «4…di aprire il libro e di leggere, né di guardarci dentro» [Ap. 5,4]. – Queste tre espressioni indicano tre cose: Aprire = dischiudere l’anima per l’Eterno, con cui l’Eterno si dischiude al figlio; leggere = il rapporto personale tra il Proprietario del libro e il lettore; guardare dentro = la capacità di conoscere la Scritta interiore ed esteriore, soprattutto, di riconoscere, perché conoscere è bene, ha però raramente un seguito pieno; la riconoscenza mette nella posizione di subordinarsi all’operare dell’Onnipotente senza riserva e liberamente.
17. «5Uno dei più anziani parlò con me dicendo: “Non piangere! Guarda, il leone ha vinto, che è della tribù di Giuda, la radice di Davide, di aprire il Libro e spezzare i suoi sette Sigilli”» [Ap. 5,5]. – Perché il più anziano deve consolare colui che piange e annunciargli la verità della salvezza? Il senso più profondo è evidente.
18. Come si nota, l’Amore è diventato il primogenito Figlio. L’Amore e la Pazienza hanno il loro Fondamento-Ur in Dio, la terza Entità di Ur. I più anziani sono il terzo gruppo davanti al Trono di Grazia. Se è l’Amore di Dio come il leone di Giuda, il figlio Gesù che apre il Libro e spezza i sette Sigilli, allora si mostra qui il Ponte della Creazione, che dalla stessa Parte-Ur una Voce ha da indicare questo fatto.
19. La radice di Davide, nessun ramo! Il giovane leone che ha ai Suoi Piedi il bastone del Dominatore” ([Gen. 49,9-10]: «Giuda è un giovane leone; tu risali dalla preda, figliuol mio; egli si china, s’accovaccia come un leone, come una leonessa; chi lo farà levare? Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né il bastone del comando di fra i suoi piedi, …»), gli anziani Lo chiamano il Salvatore e Redentore, il Signore di Zemach, il Dio di tutto il mondo! ([Salmo 54,4]: «Ecco, Iddio è colui che m’aiuta; il Signore è fra quelli che sostengono l’anima mia»]; - [Zacc. 6,12]: «Così parla l’Eerno degli eserciti: ‘Ecco, un uomo, che ha nome il Germoglio; egli germoglierà nel suo luogo ed edificherà il tempio dell’Eterno’»; - [Zacc 9,9]: «Esulta grandemente, o filiuola di Sion, manda gridi d’allegrezza, o figliuola di Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto è vittorioso, umile e montato spopra un asino, sopra un puledro d’asina»). Nessuno lo avrebbe previsto, se la sua profezia non fosse già stata una realtà nel Regno di Luce.
20. Attraverso un tempo di circa quattromila anni il Salvatore è già conosciuto; qualcuno fu ben informato della Sua Missione. Non doveva essere stata data quindi la maestosa pre-formazione prima del tempo di Gesù? Già con la caduta interiore di Sadhana (disgregazione), prima che diventasse Satana, era stato eseguito il pre-ombreggiamento; doveva aver avuto luogo. Un Sacrificio-Ur diventando possibile doveva essere pensato in anticipo con l’istituzione della Legge della libera volontà.
21. Perciò l’immagine mostra qualcosa di già avvenuto. L’angelo comunica: ‘Guarda! Ha vinto il leone di Giuda’. Il Sacrificio della Croce sul Golgota non era da compiere, se il Sacrificio-Ur non fosse già stato pensato ed eseguito ‘prima’ nel Regno. Ur ha sacrificato l’Ira del Diritto e la Santità ferita subito dopo la caduta della Creazione, ed ha messo ai due posti dalla Pazienza divina: l’Amore guaritore e la Misericordia salvifica.
22. Per gli uomini è un Sacrificio inafferrabile! Il vegliardo lo intende in questa immagine; e perciò dice “ha vinto”, in cui è incluso anche il Golgota. Ambedue i Sacrifici hanno lo stesso significato; in generale sono un Sacrifico, compiuto da uno: Ur. –
23. L’immagine del tempo è molto nel passato, ma la sua benedizione si mostra anche nella seconda parte dell’immagine, che inizia con il «Ed io vidi, e guardai». Un eterno, un “Io ero, Io sono, Io sarò”! Anche i profeti antichi ebbero le loro immagini dal Potere fermo, della Costanza, ma videro anche dal Potere regnante il continuo adempimento. Indipendentemente da questo: che la seconda fase del Sacrificio-Ur fosse compiuta, di conseguenza si parla del passato, tutto si trasferisce al tempo presente e futuro.
24. Giovanni vede il “leone da Ur” ascendere al Cielo, e la diretta continuazione nel Regno. «6Fino al Trono e ai quattro animali e fra gli anziani stava un Agnello, come se fosse immolato, ed aveva sette corna e sette occhi» [Ap. 5,6], che sono i sette Spiriti di Dio, «mandati in tutti i paesi». ‘In mezzo’, ‘fra’ = il Punto centrale, il Santo Polo, Ur stesso!
25. ‘Fra il Trono’ significa inoltre = in mezzo alla forza del Diritto e alla magnificenza del Regno. Ur ha esternato da Sé l’Opera. L’accoglie di nuovo in Sé per l’ultima Notte del Ciclo-Ur. L’Agnello è Lui stesso, anche se durante il tempo della redenzione solo come il Portatore dell’Amore, come il Salvatore! ‘Come se fosse immolato’ si riferisce esclusivamente = al Golgota. ‘Le sette corna’ = sono i Raggi della Vita fondamentale nella loro Attività, il Principio donante, ‘gli Occhi’ = la Caratteristica, il Principio che riprende di nuovo.
26. «7Venne e prese il libro dalla mano destra di Colui che sedeva sul trono» [Ap. 5,7]. – La piena Forza del Diritto del Regno è ora trasferita sull’Agnello. Giustamente interpretato: Gesù è di nuovo entrato nella Sua Unità-Ur! Giovanni riconosce il suo Maestro con le ferite, nel Quale dimora tutta la Pienezza della Divinità ([Col. 2,9]: «Poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità»). ‘Le sette corna e i sette occhi’ indica: Perfezione-Potere, e mostrano questa visione.
27. Un’ulteriore dimostrazione: «8E dato che ha preso il Libro, i quattro animali e i 24 anziani caddero dinanzi all’Agnello …» [Ap. 5,8]. – Prima del Sacrificio-Ur di salvezza e del compiuto dell’Atto della redenzione! Sì, – devono cadere giù e adorare, perché vedono la Gloria oltremodo benedetta, quando ritornano tutti i figli, come alla sera gli operai ritornano a casa dal campo.
28. «8… E ognuno aveva delle arpe e coppe d’oro piene dell’Opera di fumo, che sono le preghiere dei santi» [Ap. 5,8]. – Le ‘arpe’ sono i Doni di Dio; le coppe = l’Opera dei figli; d’oro = il predicato del loro lavoro. L’Opera di fumo = la giustificata adorazione, perché le ‘preghiere dei santi’ in prima linea si riferiscono a loro stessi, poi a tutti coloro che hanno pure compiuto la loro opera e la compiranno ancora.
29. «9E cantavano un nuovo cantico …» [Ap. 5,9]. – Questo vale per il nuovo Nome e la nuova Gerusalemme. «9… Tu solo sei degno di prendere il libro e aprire i suoi sigilli, perché Tu sei l’immolato» [Ap. 5,9]. – L’ ‘essere degno’ è da ascrivere al Potere del Creatore nell’Ordine e nella Volontà; il ‘prendere il libro’ alla Forza del Sacerdote nella Sapienza e Serietà; di ‘aprire i Sigilli’ alla Potestà di Dio nella Pazienza e nell’Amore; e al Vigore del Padre nella grande cordiale Misericordia, il ‘Tu sei immolato’. In questo collegamento Ur ha fatto una Fonte di Grazia dei sette Sigilli.
30. «9… Hai comprato a Dio col tuo sangue gente d’ogni tribù» [Ap.5,9] – (culto, fede di Dio) «e lingua» (opinione) , «e popolo» (collegamento) , «e pagani» (piena incredulità). «10… li hai costituiti per il nostro Dio, re e sacerdoti, e saremo dei re sulla terra!» [Ap.5,10]. – E’ impossibile riferire questo alla materia caduca. Il Regno si trova nella Forza! I re sulla Terra = i capaci nell’Opera di Ur, nel Regno.
31. «11Udì una voce di molti angeli …» [Ap.5,11]. – Una testimonianza unitaria del Regno sull’unico ‘UNO’. Su questo «11… intorno al Trono, intorno agli animali e ai vegliardi » [Ap.5,11], Giovanni vede di nuovo presso il Trono la Maestà di Ur. Daniele chiama le voci di molti angeli «11… un lungo raggio di fuoco, mille volte mille e diecimila volte diecimila» [Ap.5,11]. ([Dan. 7,10): «…mille migliaia lo servivano, e diecimila miriadi gli stavan davanti..»). Intende quindi eoni di volte eoni.
32. L’Agnello-Ur ha ben il Diritto alla settupla adorazione con le Sue sette corna e i sette occhi. Perciò questi molti angeli parlano anche come una voce: «12E dicevano a gran voce: “L’Agnello che è stato immolato, è degno di ricever la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l’onore e la gloria e la benedizione» [Ap.5,12]. – Qual imponente preghiera! Supera la precedente già in quanto che, il Sacrificio-Ur ricevette la Corona con il Golgota. Questa adorazione dà a ogni preghiera avuta finora la immediata perfezione dell’adorazione.
33. Diventa evidente proprio l’ascesa al Cielo di Gesù e viene mostrato quello che succede successivamente nel Regno, mentre allo stesso tempo sulla Terra il Sacrificio del Golgota comincia ad estendere i suoi Raggi benefici e salvifici.
34. «13E tutte le creature che sono nel Cielo e sulla Terra e sotto la Terra e sul mare, e tutte le cose che sono in essi, le udii che dicevano …» [Ap.5,13]. – Non varrebbe mai per la materia, perché in essa fino ad oggi una tale Glorificazione non ha mai avuto luogo. Non è nemmeno una visione del futuro: l’intero procedimento della rivelazione inserisce gli avvenimenti nella giusta sequenza. Solo determinate immagini di tempo hanno una validità complessiva. Queste stanno per il passato, presente e futuro; agiscono dal Potere fermo, quindi costantemente.
35. ‘Creatura’ = creature che Ur ha formato a figli dallo spirito e dall’essere dell’anima. Queste sono nel ‘Cielo’ = la loro Terra interiore, o positiva, alla loro consapevolezza di forza esteriore negativa; sotto la Terra = sottomettersi al Dominio; nel mare = incluse unitariamente nel Potere-Ur. Questi quattro punti vengono uniti nel ‘e tutto ciò che è in essi’ = quello che si conquistano i figli. Nell’insieme, la loro attività. E questa non è piccola, perché si sono dati completamente ‘sotto’ e ‘nel’ Dominio. Questo conduce alla seconda adorazione di Gloria.
36. «13… A Colui che siede sul Trono, e all’Agnello siano la Benedizione e l’Onore e la Gloria e l’Imperio, nei secoli dei secoli …» [Ap.5,13]. – La molteplice glorificazione può essere soltanto una parte degli adoratori celesti. E’ da considerare senza fatica come l’ ‘Entità quadruplice di Ur’ è dato come simbolo, mentre ‘Colui che è sul Trono e l’Agnello’ è senza dubbio l’Unità: Ur e il suo Cristo = l’Opera di Redenzione. ‘Nei secoli dei secoli’ non lo comprende quasi nessun uomo; ma coloro che lo dicono, conoscono il significato. Per cui con ciò concludono anche la loro solenne adorazione.
37. Chi dice «l’amen!»? Sono i quattro animali che ne hanno il diritto. I sette Spiriti sono in mezzo al Trono, quindi il gruppo di angeli più vicino ha da confermare questa adorazione di Gloria. La rivelazione della magnificenza del Regno deve essere un eterno annuncio, uno dei più imponenti, celesti, perché pronunciare l’ “Amen” così pienamente valido, ne ha il Diritto soltanto UNO, o qualcuno al Quale Lui Lo ha trasferito. In questo caso sono soltanto i portatori e rappresentanti dell’Opera dell’Alta-santa Entità quadruplice, i quattro angeli guardiani in vigore.
38. Il Cielo non può fare abbastanza per mostrare la sua dedizione al Santo, perché con l’Amen è conclusa quest’immagine. Ma «14E i vegliardi si prostrano ancora una vota e adorano» [Ap.5,14], si manifesta maestosamente attraverso il ‘Suo maestoso Cristo’. Non adorano Colui che sedeva sul Trono, oppure l’Agnello oppure ambedue, ma ‘COLUI, che vive nei secoli dei secoli!’
39.
Proprio quest’ultima cosa mostra: nel
momento, come ‘all’Agnello appena
ritornato dalla Terra’, il Proprio ‘Figlio GESU’, viene assegnato il
Potere, esistendo anche solo di nuovo un Eterno-Santo-Ur, Eterno-Unico e
Verace, come il Creatore, Sacerdote, Dio e Padre! Sì, – Un Redentore !
40. Questo sia inciso profondamente nei cuori di tutti, perché ciò che ora viene è così difficile per tutti i tempi, che ha bisogno della consolazione di tutto il Cielo. La grande consolazione è la certezza: Esiste un UR–Emmanuel, che ha da dare una consolazione e una Forza cioè: la pienamente valida!
Lo dice Colui che si chiama: “AMEN” !
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Il testo prosegue con la parte II: “L’esercizio del diritto”
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[1] Diaspro: parola
di origine persiana è una roccia sedimentaria mono-mineralogica, ossia formata
da un unico minerale, composta da quarzo (SiO2), e contenente
sovente alcune impurità, solitamente atomi di ferro che conferiscono alla
roccia vivaci colorazioni, rendendola ricercata come pietra semi-preziosa per
la lavorazione in opifici. Generalmente è di colore rosso.
[2] Cornalina: o
corniola è una varietà molto nota di calcedonio. La sua colorazione più
pregiata è quella di un rosso-arancio, dovuto alla presenza di ossidi
di ferro, mentre le tonalità più chiare sono da attribuirsi all'idrossido
di ferro. Se si sottopone il minerale a un leggero riscaldamento, il suo colore
diventa più intenso.
[3] Smeraldo: è una
varietà del berillo, caratterizzata da un intenso colore verde, dovuto
probabilmente alla presenza di cromo (fino al 0,19%) ed eventualmente di
vanadio. Soltanto la presenza del cromo rende un berillo uno smeraldo; il
berillo in cui è presente soltanto il vanadio dovrebbe invece essere denominato
berillo verde. Ha una lucentezza di tipo vitreo e presenta lieve
pleocroismo, tra il verde e verde-azzurro.