PREFAZIONE all’Opera
Cari amici lettori!
Nella seguente
Opera, certe cose non si possono riconoscere subito, perché tutto si svolge
apparentemente molto materialmente, benché nella ‘grande Stella della Speranza’ si tratti di uno dei più bei luoghi
di Luce, nel quale dei figli spirituali più elevati abitano ed hanno le loro
funzioni. Ogni indicazione della funzione che suona come se si fosse
nell’aldiquà, come p.e. un assistente del regime esteriore, co-reggente,
presidente d’assemblea, cittadino capo, si riferisce semplicemente al lavoro
puramente spirituale che vale ed è predominante ovunque, nella Luce. Perciò le
descrizioni non devono essere malintese, e valutate non in modo mondano.
Anche per la
carica del direttore superiore, il più anziano, non riguarda nulla di mondano,
ma è riferito solo al rango spirituale effettivo che le relative figure portano
in sé. Così, un più anziano non è vecchio nel senso della parola, ma
spirituale, perché nel sorgere del Giorno della Creazione dell’Amore (vedi: “Eternità-Ur in spazio e tempo”), con ciò è collegato
il popolo dei figli di Dio in divenire, esistendo certamente dei figli più
anziani, cioè dei figli di Luce risvegliati prima, come poi, nel seguito, più
avanti lo erano e lo sono i più giovani, i più piccoli. Questo non riguarda il
valore della figliolanza; perché nella stessa, per Dio, non esiste nessuna
differenza.
Il trattato
comincia con il tempo della Terra all’incirca contemporaneo (1970), nel quale è
stata data questa Rivelazione ‘La
Chiamata dall’Universo’. Da ciò si può dedurre che il decorso
dell’avvenimento sulla Stella della
Speranza, come un esempio per molti luoghi di ritorno a Casa, non si lascia inserire in nessun
tempo del mondo. Noi uomini non abbiamo nemmeno bisogno di saperlo, non lo
potremmo quasi comprendere realmente nella profondità dello spirito. Sia detto,
però, come insegna particolarmente l’ultimo capitolo, che secondo i nostri
concetti terreni scorrerà ancora una discreta ‘fine del tempo di Luce’, finché
una volta il meraviglioso finale per l’intero popolo dei figli di Dio porterà
la benedizione della Sera.
Sui nomi e sul
loro simbolismo, come in vista dei numeri, possono seguire ancora alcune
indicazioni: non devono bensì valere prima i numeri, ma quando sono da
includere nel simbolismo dei nomi e delle persone, hanno un valore
considerevole. Il Nome di Dio ‘Fureana’ viene già spiegato nell’Opera (“Eternità-Ur….). Qui è ancora da aggiungere che con le
sue sette lettere somiglia al Nome di ‘Imanuel’. Ambedue i Nomi hanno ognuno 4
vocali, simbolo delle quattro Caratteristiche determinanti, e 3 consonanti,
corrispondenti alle tre Caratteristiche portanti, in cui è radicato il più
bello, più sublime Concetto di Dio.
Pure così il
Nome di Dio sconosciuto per la Terra ‘Manahatan’1 ha un senso profondo.
Intanto, con le sue nove lettere è il simbolo della prima Creazione nel Giorno
dell’Ordine: UR, Sadhana e le sette coppie di principi danno il numero 9. Nella
prima parte del Nome con 4 lettere si mostra il ‘Mana’, il Cibo celestiale, nella
Bibbia chiamato anche Man-hu. La cifra UR ‘4’ si trova nuovamente nelle 4 vocali, dell’ ‘a’,
che significa il Primo. La prima
lettera nell’alfabeto tedesco e latino è ‘a’,
‘l’Alfa’! UR, il Primo!
Le persone
principali della Stella della Speranza dimostrano pure un simbolismo. Diadjar, il conducente della Stella, in questo
senso è isolato, come UR è eternamente e per tutti il Conservatore e Conduttore
di tutte le Sue Opere. E come Lui – secondo Sadhana – Si è risvegliato i 7
principi, come i portatori delle Sue Caratteristiche oppure ‘Raggi di Vita Fondamentale’, così, qui,
Diadjar viene assistito da 7 alti aiutanti e,
in questo, abbiamo davanti a noi pure 4 persone maschili in confronto alle 4
prime Caratteristiche, e 3 persone femminili in vista dei 3 ultimi Raggi di
Vita fondamentale.
E’ ancora
da riconoscere che i nomi hanno letteralmente la loro rappresentazione di Luce.
Hanno una volta 4, quattro volte 7, due volte 10 ed una volta 12 lettere. Il 4
come una volta vale di nuovo ‘UR’, 4 e 7 sono note, il 10 lo si può riferire ai
Comandamenti del Sinai, che viene rappresentato due volte, una volta da Dio e
una volta da Mosé, il portatore dell’Ordine. Il 12 si trova ripetutamente nella
Bibbia, infine nell’Apocalisse di Giovanni.
Se qui l’antico popolo d’Israele non viene preferito come simbolo di numero, questo ha il suo motivo nel fatto che ‘Israel’ era inteso da Dio sempre in modo celestiale: il Suo popolo di Luce! In ogni caso il popolo giudaico veniva per così dire, usato come specchio, ed aveva 12 tribù, così come la ‘Città di Luce’ 12 porte (Ap. Giov.). Ci sono ancora tanti simboli con il numero 12. Ma qui pronunciato solo una volta, come accesso all’eterna Patria, la ‘Città dell’Iddio Vivente’ (Ap. Giov.).
Con queste indicazioni il corso dei
pensieri non si deve però perdere nei numeri, ma rimane predominante la ‘mistica del
Regno di Luce’. Si tratta unicamente del puramente spirituale, che
in quest’Opera è stato rappresentato con i Nomi
e le Persone. In tutto deve essere
solo riconosciuta la Bontà di Dio e, chi l’accoglie e conserva, possederà in
ogni tempo la Benedizione di ogni Rivelazione.
Anita Wolf
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1 – ‘il nome Manahatan’ : è il nome dato a
Dio da un gruppo di abitanti credenti in una Divinità, provenienti da un mondo della
Creazione, probabilmente distrutto (cap. 9,48) simile al pianeta Mallona
disrutto.