- Rivelazione –

(Dettato ad Anita Wolf nel 1975/1976)

(Rif. Cap-10): ”Dove vai tu, voglio andarci anch’io…”

Chi non conosce la meravigliosa storia di Ruth e Naemi? Ruth, la madre della stirpe di Davide, dal cui ramo germogliò il nostro Salvatore. In questa splendida Rivelazione è portata vicina a noi la storia di vita di una donna pronta al sacrificio, e del retroscena spirituale delle sue azioni per un tempo avvenire.

 

 

Ruth

la moabita

 

ruth

 

Mel.: “Ah, rimani con la Tua Grazia” –

Nascosto in fondo, là giace una Fonte così pura,

Mi sembra come se esclamasse: “Chi ha sete, entri!”

È l’Amore di Dio! Vuole rallegrare anche te!

Quando la tua anima è triste, non sa cosa fare!

Perciò corri al Posto, confida solo in Dio

e getta in questa Fonte ogni tuo dolore!

 

 

Testo in preparazione

 

 

Un commento biblico sul testo “Rut”

Il testo biblico - Rut

 

 

INDICE

Cap. 1       Gli emigranti - Una città li accoglie

Cap. 2       La Promessa e sei anni di tempo d’attesa

Cap. 3       Scoppia la peste - L’amore nemico di Naemi

Cap. 4       Un buon consiglio - Di ritorno in patria - L’insegnamento della Luce.

Cap. 5       Un doganiere avido - Un giovanotto aiuta.

Cap. 6       L’arrivo in Betlemme - Buon insegnamento e conoscenza - Casa tutta diroccata - Una autentica grandezza d’anima

Cap. 7       Una cattiva faccenda da giudice - Un omicidio viene chiarito - Il giudizio umano elimina la Luce

Cap. 8       Ulteriori Parole celesti - Fratelli o servitori? - Si può aiutare Dio? - Una parola su Michea 5,1

Cap. 9       Dedizione a Dio - La dualità in un grado - Una Rivelazione a Naemi - Sapere e certezza - La piccola resa dei conti

Cap. 10     La raccoglitrice di spighe - Il pasto del raccolto - Parole di Ruth: ‘Dove vai tu …’

Cap. 11     Arriva l’erede - Il suo agire buono e nobile

Cap. 12     Isremia e il principe della Giudea - L’assemblea degli anziani

Cap. 13     La cara figlia di Dio - Buone conoscenze e cattivo annuncio da Michmas - L’aiuto dall’estero

Cap. 14     Il consiglio dei principi - Il miglior accordo

Cap. 15     Particolare opinione di un pagano - Il paradiso nel cuore Boas è oppresso - La Grotta di Milchesedec

Cap. 16     Anche i sacerdoti devono re-imparare - L’aiuto del paese - Nuovo annuncio allarmante da Beraba

Cap. 17     Isremia in Antiocchia - Pesante giudizio che aiuta

Cap. 18     Matrimonio in Betlemme - Un viaggio a Ar-Moab

Cap. 19     Lieto ritorno in patria - Tutti gli uomini sono figli di Dio - Questione di coscienza di un pagano - La conoscenza di Laban - Su ciò la parola dell’Angelo

Cap. 20     Corusja si avvicina alla fede - Dio si rivela nella Grotta di Betlemme

Cap. 21     Sì, Era Dio! - La santa Notte - Un viaggio a Silo all’Arca del Patto - Il sogno di Giorah

Cap. 22     Maestosa rivelazione anticipata su Betlemme come la santa Notte di Dio, su Golgota, il Suo santo Giorno

 

 

PERSONAGGI

 

Un giovane       angelo-guida Tullay

Adonicam         sacerdote in Gerusalemme

Anacaria           sacerdote capo in Gerusalemme

Askamar           principe in Manasse

Beraba              giudice in Israele

Boas                  giovane contadino in Betlemme, figlio di Kemali

Chilijon            figlio minore di Elimelech e Naemi

Corusja             re della città in Ar-Moab

Demach            principe in Ruben

Eboli                 anziano in Jesreel

Elimelech          contadino in Betlemme

Ethaman           2° israelita in Antiocchia

Euforinas          superiore in Antiocchia

Foadar              principe in Naftali

Giosamath        principe in Gad

Hamato             maestro mietitore in Betlemme

Hanea               madre di Boas

Heleana             moglie di Isremia

Heria                 anziano di Gerusalemme

Isremia              possidente in Betlemme

Jasha                 sacerdote in Gerusalemme

Jorah                 sacerdote in Silo

Kemali              padre di Boas

Kenias               anziano di Lais-Dan

Laban                anziano di Gerusalemme

Lubias               figlio di Masa

Mahlon             figlio maggiore di Elimelech e Naemi

Masa                 1° israelita in Antiocchia

Naemi               moglie di Elimelech

Nafeot              alberghiere in Ruben

Orpa                  figlia di Corusja

Pereztha            principe in Giudea

Pisador              sacerdote in Gerusalemme

Principi             di Benjamino, Efraim, Isaschar

Ruth                  figlia di Corusja

Sadach              anziano di Samaria

Selemech          consigliere anziano di Gerusalemme

Sinehas             anziano di Emmaus

Thoka                medico, scrivano, guardiano in Ar-Moab

un Albergatore e la moglie

un Doganiere

 

Luoghi citati

Ar-Moab / Benjamin / Damasco / Giordano / Kit-Moab / Israele / Ijon / Moab / Naftali / Sidone

 

 

 

Cap. 1

Gli emigranti – Una città li accoglie

1. Un sospiro di sollievo di un uomo che è emigrato con sua moglie e due figli. Due carri di buoi sollevano una folta nube di polvere. Da due giorni questa piccola carovana ha passato il confine e si cerca una sosta presso un pozzo, vicino alla strada. Ora i buoi vengono liberati, presso il pozzo c’è l’erba ed un paio di palme che proprio adesso portano dei frutti maturi.

2. L’uomo lega i suoi animali, non devono scappare. Il figlio più grande si arrampica su una palma e coglie dei datteri succosi. “Bene, ragazzo mio”, dice la donna, “accendi un fuoco, voglio preparare un pasto. Le palme danno ombra, l’acqua è così deliziosamente fresca”. Dal carro prende due pentole rivolgendosi a suo marito, un po’ timorosa:

3. “Come ci andrà in Moab, Elimelech?”.

-  “C’è da aspettare, Naemi. Siamo certamente affamati, il periodo costoso in Israele è stato difficile, ma non siamo di peso a nessuno. L’importante è trovare casa”.

- “Come, in Betlemme?”, esclama Chilijon, il più giovane di ventidue anni. L’altro, Mahlon, ne ha ventiquattro. Entrambi sembrano robusti, ma sono malati, ma non si sa di cosa. Gli anni passati sono stati troppo difficili.

4. “Vedremo”. Il padre non è molto fiducioso. Per via degli animali, riposano tutti ancora un’ora. La meta è Ar-Moab di cui si è sentito che sia una città buona e ci sarebbero delle possibilità di insediarsi, almeno transitoriamente. Ma ci vogliono ancora due giorni per arrivare a questa meta. I poveri buoi sono già molto magri per via del periodo costoso. Solo strada facendo hanno trovato più sovente abbastanza foraggio.

5. Scende la sera allorquando gli emigranti arrivano al muro di cinta un po’ basso di Ar-Moab e bussano ad uno dei portoni già chiusi. Non devono aspettare troppo, fin quando dall’interno cadono i chiavistelli. Un uomo tarchiato, armato, sta all’interno. Non particolarmente gentile, ma nemmeno sgarbato, chiede che cosa vogliono i forestieri.

6. “Chiediamo un domicilio”.

- “Per quanto tempo?”.

- “Non lo sappiamo ancora”, risponde Elimelech. “Portaci dall’anziano della città”.

- Il guardiano controlla i carri e domina la malavoglia che era salita in lui. “Venite!”. Afferra la prima coppia di buoi al giogo sinistro, li conduce nel vicolo e chiude il portone. Poi precede e porta gli emigranti su una piazza libera, che qui serve contemporaneamente da bazar.

7. “Mettete qui le vostre tende”, dice generoso. “Forse…”, rivolto ad Elimelech, “…devi ancora oggi andare dal re”.

- “Ti ringraziamo”. Elimelech dà all’uomo una moneta di Damasco. Lui l’intasca senza guardare. Che non ha ricevuto nulla di scarso, lo dimostra il tipo di controllo. Metterà una parola per i forestieri; l’anziano della città è in sé ben severo.

*

8. “Hai lasciato entrare dei forestieri di notte nella nostra città? Ma sei matto?”. Corusja, il vigoroso, va su e giù arrabbiato.

- “Non vuol dire molto, perché i loro carri erano ben colmi. Viene troppo popolo mendicante forestiero dal paese del Giordano! Se là hanno rincari, che ne possiamo noi? Io ho provveduto che nessuno debba soffrire la fame”.

- “Posso nutrire forestieri senza togliere il pane al nostro popolo? Prima i nostri”.

9. “Loro hanno tutt’altro aspetto”, osa rispondere il guardiano. “Lasciali riposare per la notte nelle loro tende, anche per via degli animali esausti. Domani mattina guardali da te, la gente, intendo, non i buoi. Allora puoi sempre ancora far aprire un portone per loro verso l’esterno. Possano accamparsi per una notte! Ma guarda sovente se di notte strisciano intorno. Se è così, allora subito fuori con loro!”.

10. Il guardiano annuisce e se ne va. Di tanto in tanto va intorno al piccolo accampamento. Soltanto, tutto rimane tranquillo, la gente dorme. Così arriva un nuovo giorno che per gli israeliti si deve mostrare di destino, dapprima per bene.

11. Il soffio fresco mattutino penetra attraverso l’apertura nella tenda. Anche la città si sveglia. Sono ancora singole figure che passano dai vicoli, ma non infastidiscono i forestieri. Una porta si apre nella casa del superiore ed esce un servo. Il suo sguardo gira intorno cercando. Nota le tende. Ah, i forestieri! Il suo padrone vorrebbe sbrigare svelto ‘questa faccenda’. Preferibilmente con l’ordine: ‘Andate via!’.

12. Il messaggero chiama nella tenda: “Ehi, chi di voi è il responsabile? Il nostro anziano vi ordina di venire. Tutti!”. Elimelech esce dignitoso. “Vengo”, dice calmo, “mia moglie e il nostro figlio più grande; il più giovane rimane con i nostri averi. Se il tuo padrone lo vuole ancora vedere, allora verrà dopo”.

- “Come vuoi”. Il messaggero precede.

13. Si stanno di fronte, il ‘re della città’ di Ar-Moab e gli emigranti di Israele. Hm, non è un popolo malvagio. “Chi sei? Dì la verità! Allora si decide se potete rimanere oppure se dovete andarvene! Una cosa hai da considerare…”, tocca il petto di Elimelech, “…da due anni molta gente viene qui dall’ovest, perché là il rincaro vortica il suo scettro. Tutti bussano alla nostra porta.

14. In Kit-Moab, la capitale e in altri luoghi, facciamo così: alcuni pochi possono rimanere, dagli altri ci aspettiamo che non siano di peso”. ‘Gli altri…’, pensa amaramente Elimelech, ‘…che sono ricchi e famosi e …’. Il re interrompe il pensiero: “Allora: chi sei?”.

- “Sentirai la verità”, risponde Elimelech di nuovo calmo, com’è sempre stato il suo modo. “Ho con me i rotoli della famiglia e li devi vedere”.

15. Trae dalla tasca del mantello tre rotoli. Apre il primo. “Io sono Elimelech, un beniamita del popolo degli israeliti. Mio padre era nativo di Benjamin, a casa in Betlemme. E’ morto tre anni fa e mia madre lo ha presto seguito. Possediamo un grande terreno, qui”, apre i tre rotoli. “Questo rimane nostro. Il più presto possibile torniamo indietro. A causa del rincaro e molta alta miseria i nostri servi se ne sono andati via e così non ci è rimasto altro che lasciare dapprima la patria”. Il vero motivo viene ancora taciuto.

16. “Mia madre era siriana, di buona famiglia di Damasco. Ora hai preso visione della stirpe della famiglia”. Il moabita esamina precisamente e tende la mano al secondo rotolo. Allora viene Naemi al tavolo sul quale sono i rotoli. Come? Una donna va così verso il più anziano in servizio? Corusja solleva le sopraciglia, ma gli succede come al guardiano. La donna ha occhi chiaramente splendenti, dominanti. Ebbene, che stia, lui parlerà solo con l’uomo. - Come se Naemi potesse leggere i pensieri, sorride e si siede di nuovo al posto offertole.

17. “Mia moglie”, dice nel frattempo Elimelech, “lei viene da Ijon, dove si mescolano i popoli. Suo padre è di Naftali, la madre di Sidone”. 

- “Un miscuglio ben mescolato”, intona schernendo.

- Elimelech contraddice: “Suo padre e mio padre erano Israeliti, e un sangue un po’ diverso in una stirpe rigida è ben adeguato. Una stirpe che attinge solo da sé, come sangue intendo, presto si rovina”.

18. “Ah, è così?”, Corusja è sorpreso. “Volete diventare moabiti?”.

- “No, solo se le leggi del paese lo esigono, e poi anche solo nel tempo finché - ringraziandovi - possiamo godere dell’ospitalità. Mi aiuti a trovare un terreno? Vogliamo provvedere a noi stessi e non deve nemmeno essere a tuo danno”.

19. “Ho un terreno sul quale crescono comunque solo spine e cardi e ci sono molti sassi. Sarei contento se lo voleste coltivare, e non ne prendo nulla. Quando tornate di nuovo in patria, il terreno deve poi essere lasciato a me, gratuitamente, così com’è dopo”.

- “Va bene!”, Elimelech è d’accordo. “Con dei sassi ci costruiamo una casa, e come il tutto si trova, cosi rimane tua proprietà!”. Viene fatto il patto. Corusja va con Elimelech davanti alla città e gli mostra la zona. E’ un grande campo e circondato da cespugli.

*

20. “Ti posso dare un muratore”.

- “Molte grazie, anziano consigliere!”

- Ritornano nella città ed Elimelech dai suoi. Viene soverchiato con molte domande. Lui sorride dolcemente. In contrasto all’atteggiamento rigido nella famiglia, non solo in Israele, lui ama quando moglie e anche i figli parlano con lui. Hanno una buona vita in famiglia.

21. “A quale domanda devo dare il privilegio?”.

- “Alla mia”, decide Chilijon, e fulmina suo fratello più grande. Non lo osa con la madre. Mahlon è proprio come suo padre, e lui ama il più giovane anche se hanno la differenza di soli due anni d’età.

- “Di nuovo il primo”.

- “Lo vedo”, dice Naemi, “ ma io stessa sono curiosa di sapere come sono andate le cose”.

22. Elimelech si siede. “Avete già mangiato?”, chiede dapprima.

- “Sì, padre”, conferma Mahlon, “tutto in ordine”.

- “Molto bene”, loda l’uomo. “Dunque, con Corusja, come si chiama il re della città, abbiamo fatto il miglior accordo, molto più rapidamente di come speravo io stesso e non osavo pensare.

23. Davanti alle mura c’è un terreno, ne vengono fuori molti campi. Ci vuole molta fatica per procurare ancora qualcosa fino al tempo del raccolto. Abbiamo abbastanza pietre e un muratore. Quindi otteniamo la casa di Chilijon. I campi sono da lavorare subito.

24. Seminiamo frumento, miglio e fagioli. Il quarto campo rimane per gli animali. Il re della città, come Corusja si fa chiamare, è consigliabile rivolgersi a lui con il suo titolo, ci dà gratuitamente il suo terreno. Quando andiamo di nuovo via”, Elimelech non sospetta, come sarà, “rimangono a lui il terreno e i campi. Non dobbiamo mettere nulla in conto. Ricordatelo, nel caso…”.

25. Naemi batte le mani sulla Terra. “Che ti viene in mente? Nessuno di noi deve riposare in terra straniera!”.

- “Lo penso anch’io”, dice seriamente Elimelech, “tuttavia, …chi lo sa prima, quando suona la sua ultima ora? Qualcuno se ne accorge quando le membra diventano rigide, gli occhi stanchi. Ma, …prima?

26. Dio lo ha disposto saggiamente che l’uomo non possa calcolare l’ultima ora sulla Terra. Solo chi si suicida se la pone, ma la maggior parte non è in grado di pensare chiaramente. Quindi nemmeno a loro ‘l’ultimo tempo’ entra realmente nel sentimento. Bene, lasciamo stare questo.

27. La domanda, cara moglie, che cosa dobbiamo sacrificare di ciò che abbiamo portato, è chiarito, mentre questo, il campo, l’abbiamo ottenuto gratuitamente. Certo, se fertilizziamo il terreno con diligenza e sudore, il più anziano riceverà un giorno un buon campo. Ora la domanda di Mahlon, il cui senso era buono. Non diventiamo moabiti,  per il ritorno ci sarà più tardi di Benedizione.

28. Gli ultimi ‘giudici’[1] sono stati inflessibili quando qualcuno tornava dall’estero e per costrizione era diventato uno straniero. Non si è lasciato valere chi lo faceva per preoccupazione per i suoi. Ci manca un Mosè, un Giosuè, i primi buoni giudici che pensavano al bene del popolo… Si bada troppo alla propria veste!

29. A questo, si aggiunge il desiderio dei fuorviati [1° Sam. cap. 8]: ‘Vogliamo un re!’. Bene! Un regime concentrato può essere di utilità per ogni popolo; ma dei dominatori insediati vivono in modo dispendioso, mentre i nostri giudici possono solo agitare le loro mani. Reggenti o re, vivono solo del popolo che deve sacrificare il proprio lavoro; da ciò si deve vestire e nutrire un re. Oh, chi ci pensa? Sabbia negli occhi e, …si diventa ciechi”.

30. “Anch’io ho riflettuto su questo”, si fa sentire Naemi. Lei non percorre ciecamente una via raccomandata. “Kemali, che è rimasto in Betlemme con suo figlio Boas e bada al nostro possesso, mi aveva avvertito che dovremmo tenere aperti i nostri occhi quando raccoglieranno i voti. Te lo dovevo dire. Dato che siamo partiti così in fretta, l’ho dimenticato”.

31. “Questo può avere vie lunghe”, riflette Elimelech. “La Giudea avrà il re ancor prima che pensiamo. E questo, sarà il naufragio del popolo!”. 

- Naemi e i figli se ne stupiscono. Lui non ha mai avuto una visione; non è un profeta! Come gli viene così all’improvviso? Lei rabbrividisce, come se fosse entrato un mostro che ora pretende il ‘tributo’, per la Grazia del profetato, da lui! Elimelech intanto continua a parlare:

32. “Noi abbiamo un Re, DIO ZEBAOT!, che servivano i padri, che ha ridato il luogo al popolo che era proprio di Abramo. Se EGLI è ora il nostro Re, per che cosa ne abbiamo bisogno poi di uno terreno che non ci può rendere beati? Lo vediamo tutt’intorno con i pagani come si atteggiano. La Giudea cadrebbe in un giogo che può essere spezzato solo con il suo naufragio!

33. Ma se ci conserviamo l’unico vero Re, il Dominatore del Firmamento, del clima, vento e onde, del Sole, Luna e Stelle al Quale hanno da obbedire, ah, …per che cosa abbiamo bisogno di perituri, quando possediamo l’ETERNO? Meglio che apparteniamo a LUI, meglio essere in eterno Sua Proprietà!”.

34. Elimelech viene inondato dall’estasi che nasce dalla ‘Luce’. Il suo sguardo va lontano, fisso su un punto dal quale attinge la Verità di Dio. “Possono passare mille anni, ma con i re del mondo il nostro popolo va perduto! Da parte tua…”, mette la mano sul capo di Chilijon, “…verrà un grande re (Davide). Ma tu, ragazzo mio, sei libero da qualunque colpa, perché Israele si scava da sé la fossa.

35. Il quarto dalla fila diventerà il secondo re e sarà solo come se tutto fosse splendore e magnificenza. Ma come ogni uomo deve lasciare il mondo, il corpo cade nella Terra, l’anima va nell’aldilà, quindi potere e splendore del mondano impallidiranno e passeranno. Nulla rimarrà un giorno che solo caos e naufragio, per ogni popolo secondo il suo genere: per il mondo e per la materia, secondo il suo genere!”.

36. Elimelech sprofonda sulla sua sedia. E’ come se si risvegliasse da un sogno e sente comunque che cosa aveva da dire. In lui ogni parola è sveglia, ma deve comunque sondarne il senso, se si è dato completamente alla ‘voce di  Dio’. Annuisce per sé alcune volte. Sì, è libero da qualcosa di suo, ha potuto portare la Rivelazione. Mentre abbraccia Chilijon, aggiunge:

37. “Non essere oppresso! Non tu stesso sarai il portatore del corpo di un re. Una donna, eletta in Moab e tua per un certo tempo…”, che ciò è misurato brevemente, Elimelech stesso non lo deve sapere, “…sarà la base di un trono. Perciò voi, miei cari, siete liberi! Solo dalla tua anima per via dell’amore si aggiungerà un raggio su quella fedele donna. E tu, Naemi, sentirai su di te la sua fedeltà”.

38. Come sorto così all’improvviso, così all’improvviso si spegne la Luce del Cielo come PAROLA. Elimelech non sa dire altro, ed il tutto rimane un frammento per la famiglia. Solo molto più tardi Naemi se ne ricorderà e giungerà ad una visione che le farà completare l’inizio dell’immagine.

 

 

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Cap. 2

La Promessa, e sei anni di tempo d’attesa

 

 

 

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[1] Giudisi: ovvero il tempo dei giudici. (Vedi l‘Opera “La funzione dei giudici”)