(Dettato ad Anita Wolf nel 1983/1984)
Negli apocrifi della Bibbia il “Libro di Tobia” è
piuttosto trascurato. Questa è la meravigliosa storia di un angelo (Rafael) che
compare sulla Terra per aiutare un nobile “cieco” e la sua famiglia, e per
premiarlo con la ridonata vista. Averlo nuovamente raccontato pieno di vita è
il merito di questa piccola Opera.
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L’angelo Rafael in aiuto
a Tobia
Titolo
originale: “Ein
Engel auf der Erde”
Traduzione: Ingrid Wunderlich
Tutte
le opere (in lingua tedesca) vengono
consegnate gratuitamente agli amici che cercano la Luce
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Questa
edizione in lingua italiana è stata curata dal gruppo:
‘Amici
della nuova Luce” – www.legamedelcielo.it
Contatti: info@anitawolf.it
cap . 1 Tobia
il credente e la sua opera d’aiuto al popolo, ma non viene toccato – Il figlio
di Tobia iniziato alla fede da uno straniero – La deportazione, poi la fuga
miracolosa – La fede di Tobia batte due medianiti di Gad
cap . 2 Di
nuovo in patria – Un’alta Parola di Grazia dopo sette morti – La cecità –
Rivelazione su Giobbe – Lite per una capra: voglio morire!
cap . 3 Muoiono
sette mariti – Silenziosa benedizione a Sara – Ipotesi di un viaggio a Lages e un rivedersi con ‘il giovane’ – Tobia benedice il
viaggio, ma pensa alla morte
cap . 4 In viaggio col fedele cagnolino, il giovane insegna – Una
banda di ladri, sgominata – Qualcosa sui serpenti
cap . 5 Cosa
si può fare con un pesce – Presso il Tigri, due cattivi vengono salvati
cap . 6 Anche Tobi è salvo dall’incontro e apre il suo cuore – Il
giovane dispone la dote e il rientro in patria – Raguel
crolla e concede due carri, poi li segue a piedi – Poi, altri tre carri
cap . 7 In Rages si tratta le dieci libbre
d’argento – Nella casa di Kostian
cap . 8 Un
giovane istruisce l’anziano – Una notte riccamente benedetta
cap . 9 Sulla via del ritorno un drappello di soldati del re,
corrotti, sono battuti e poi salvati – Tre carri in più – Un messaggio
consolatore dal Padre
cap . 10 Difficile
domanda di Tobi sulla caduta di Adamo e sull’essenza del serpente – L’alto
insegnamento – La resa dei conti con la grazia di Dio – L’arrivo in Thisbe
cap . 11 Verso casa – L’incontro con vecchi amici – L’abbraccio –
L’autentica testimonianza di Tobi e molti buoni insegnamenti dell’angelo
riconosciuto, convertono gli amici
cap . 12 Ultimo
giorno – Una domanda sulla guida del Padre – Insegna-menti sulla vita eterna e
sulla fratellanza – La guarigione di Tobia cieco – Maasja
e Meremoth in visita sono iniziati alla vera dottrina
cap . 13 La
visita del Padre con Alaniel – Insegnamenti celesti –
Tobia, un testimone verace – Il nome dell’angelo: Rafael
Il
fatto che noi uomini nel vivere gli ultimi tempi sperimentiamo in questo
avvenimento delle meravigliose rivelazioni di Dio che sono di grande portata
spirituale, è una felice dimostrazione dell’eterno operare di DIO con la Sua
grande Grazia. Chi è di buona volontà e dischiude il suo cuore senza essere
prevenuto, riconosce chiaramente e con grande gioia come il caro Padre celeste
invia continuamente ai caduti il Suo aiuto e
Il
contenuto spirituale di tutte le Opere rivelate che riceviamo dalla Luce attraverso
A. Wolf, parla da sé. Ogni sincero ricercatore della
verità riconosce con sicurezza l’autenticità e l’alto Dono spirituale.
Quando
forse sorgerà la domanda: “Per quale ragione abbiamo bisogno di conoscere
avvenimenti che si trovano migliaia di anni indietro e sono avvenuti molto
tempo prima dell’imponente decisione della Creazione, della vittoria di Dio nel
Giorno dell’Amore, di GESU’ CRISTO, avvenuto sul Golgota? Probabilmente è
necessario saperlo perché Dio non fa e non rivela nulla che per noi uomini in
questi ultimi tempi prima della fine non sia della massima importanza e aiuto.
Ci viene ricordato di nuovo chiaramente, appunto attraverso l’Opera presente,
che l’eterno DIO, unico e verace, è eternamente perfetto. Noi uomini e tutti i
Suoi figli nella Luce e i caduti sono tuttavia posti su una via di sviluppo. Ma
che su questo mondo attraverso questa via ed altre questioni di base esistono
purtroppo delle opinioni confuse – sovente auto elevanti, mondane – non cambia
nulla al dato di fatto, poiché ogni ricercatore della verità trova oggi a tutte
le domande fondamentali una chiara risposta attraverso la rivelazione di DIO
altamente spirituale del presente, data alla fine del 20° secolo. Tutto ciò che
Dio fa, serve per la salvezza dei Suoi figli, non importa se in questo mondo
oppure nel Regno di Luce, oppure nelle differenti sfere dell’aldilà che servono
alla purificazione.
Che
attraverso il grande Sacrificio redentivo e amorevole
di GESU’ GRISTO sul Golgota si è svolta l’imponente decisione della Creazione e la vittoria di Dio sulla prima figlia
della Creazione, Sadhana, caduta profondissimamente,
i cristiani lo riconosceranno anche soltanto un poco alla volta, specie gli
amici lorberiani della Nuova Rivelazione. Questa
Verità insieme al grande Atto d’amore di Dio non potranno mai essere a lungo
negati oppure sfigurati, poiché il Suo Spirito soffia quando, dove ed
attraverso chi Egli vuole, e nulla può reprimere a lungo questa grande Verità
universale. In fondo, tutti i tentativi sono miseri e non vale la pena parlarne
perché, “…la Verità vi farà liberi!”
Nella
presente Opera ci viene magnificamente indicato che al tempo di Tobia – il
quale aveva una fede irremovibile – agì un angelo a benedizione per gli uomini,
e vi furono molti, specie molti smarriti, che lui guidò alla vera fede
nell’unico Dio. Come punto culminante, Dio si è rivelato poi come l’eterno buon
Padre-Ur stesso ed ha insegnato ai Suoi figli che
EGLI solo salverà e guiderà a Casa tutti i Suoi figli senza esclusione,
compresi coloro che caddero anche profondissimamente. EGLI ha spiegato
magnificamente il rapporto Padre-figlio, che LUI solo
è e rimane eternamente il vero Salvatore, e molto di più. Nessuno deve elevare
se stesso oppure guardare un altro dall’alto in basso.
Solo
chi conosce la rivelazione sulla Creazione-UR
spirituale, quindi l’eterno Regno di Luce (“Eternità-Ur
in Spazio e Tempo”),
Noi,
vicini all’ultimo tempo della materia, abbiamo da impararne e da mettere in
pratica così tanto, in particolare la fortificazione della vera fede dell’unico
Dio, come l’autentico amore per Dio e per il prossimo. Quanto viene peccato
proprio su questo, lo riconoscerà molto facilmente ben da se stesso ogni cara
amica della luce e ogni caro amico della luce. Esiste ancora molto odio, voler
aver ragione e un reciproco giudicare fra i cristiani, come purtroppo anche fra
gli amici della Nuova Rivelazione.
Abbiamo
bisogno più che mai del veniente
avvenimento nel tempo della fine
in cui, attraverso le proprie colpe come anche attraverso l’assenza di Dio,
sarà portata molta sofferenza e afflizione sull’umanità. Una chiara fede nel
nostro Salvatore e Redentore Gesù Cristo e il sapere che proprio il tempo della
fine e il giorno del Giudizio servono
per la purificazione e la redenzione di molti caduti, e quindi può essere considerato
un grande tempo di Grazia, poiché la
Sua Bontà dura in eterno. Dipende da ciascuno di noi di riconoscere ed
accettare tutto in umiltà, fiducia e gratitudine.
Il
libro di Tobia, com’è noto, non è riconosciuto dalle comunità evangeliche,
rigide sul fatto che la presenza di un angelo che si manifesta tra gli uomini,
come un uomo, non fa parte dei loro insegnamenti, fermamente legati alla sola
salvezza ed aiuto tramite Gesù Salvatore. Tuttavia, forse è anche per questo
che ci viene donata questa preziosa rivelazione, proprio per ribadire la
veridicità di un pezzetto di Bibbia, che a quanti negano certe spiritualità,
certi rapporti con il mondo dello spirito che la Bibbia non poteva rendere così
espliciti in tutte le sue verità, ora è ribadito e spiegato nella sua
autenticità di Luce dal Regno. Dal Cielo, tutto è possibile!
Di
particolare rilievo ancora una volta la spiegazione, stavolta attraverso un
angelo, della caduta della prima figlia Sadhana e
come è da intendere il co-aiuto dei figli nel recupero
dell’anima di tutti i caduti. Cenni che riguardano anche la costituzione della
materia ed il tempo della redenzione di alcune particelle molto negative
innestate nell’anima dei serpenti velenosi, fino ad indicare nel nostro tempo
‘gli ultimi tempi’, il tempo delle rivelazioni che così abbondantemente abbiamo
già ricevuto (cap. 4,36-60). Pure un cenno sull’inutilità di una vita
nell’ascetismo, così cara ai religiosi di diversa linea ha la sua importanza
(cap. 5,6).
Di
per sé un racconto non viene concesso solo come sviluppo di eventi accaduti, ma
affinché gli insegnamenti dati ai vari personaggi, quale vero ‘pane dal Cielo’,
diventi istruzione per tutti, per il nostro tempo, in cui i ‘figli’’ che
dovranno affrontare il tempo della fine, prendano coscienza dei segreti del
Regno, L’angelo in Tobia insegna una particolarità unica che non si trova in
altre rivelazioni, il concetto della ‘forza di Dio’ data ai figli, non soltanto a quelli che si incarnano dalla
Luce, ma anche, e doppiamente, a quelli che si incarnano dalle tenebre, i
caduti (cap. 8), un apporto di forza divina precostituita prima ancora della
creazione del primo essere. Ciò a dimostrazione della grande Misericordia di
Dio, onnisciente.
Voglia
perciò la Opera presente servire anche a tutti quei ricercatori della verità di
ogni religione, per la loro benedizione e la fortificazione dello spirito.
Josef Brunnader
Weiz,
Pasqua 1984
DIO nel Suo Amore e
Pazienza
Alaniel l’angelo/principe della
casa della Pazienza
Anna/Honja moglie
di Raguel
Rafael un angelo già incarnato
come Azaria, figlio di Anania
Bebai un beniaminita
Gabael il debitore delle dieci
libre di argento, di Rages
Hanna moglie di Tobia
Harim superiore di Giscala
Hiskael un giovane amico di Tobi
Kamus anziano rabbino in Thisbe
Kostian sindaco di Rages
Maasja anziano superiore di Canaan
Mardja un radiano
Meremoth anziano di Nazareth
Mortutus un ladro capo, converttito
Piltar un radiano
Raguel ricco possidente di Ekbatana in Media
Rankenos un ladro vicecapo, convertito
Sanherib re, figlio di Shalmanaser, suo successore
Sara la figlia di Raguel e di Anna
Shalmanaser re di Assiria
dal 727 al 722 a.C.
Simeas l’anziano della città di Achsaf
Tobia un israelita di Thisbe della tribù di Neftali
Tobi il giovanissimo
figlio di Tobia e di Hanna
Luoghi citati
Achsaf piccola
città
Canaan
Ekbatana città della Media
Gad cittadina
subordinata a Israele
Giscala
Hiddekel il fiume Tigri
Media antica regione
Naftali
Ninive cittadina vicino il
fiume Hiddekel
Rages cittadina della Media
Thisbe cittadina della Galilea
luogo di residenza di Tobia
[indice]
Tobia il credente e la sua opera d’aiuto
al popolo, ma non viene toccato – Il figlio di Tobia iniziato alla fede da uno
straniero
La deportazione, poi la fuga miracolosa
– La fede di Tobia batte due medianiti di Gad
1. “Ché
tempo cattivo!”
– “Tempo?”, chiede
un uomo ancora abbastanza giovane della tribù di Neftali.
“Amico Simeas, non esistono tempi cattivi, al
massimo, …hm… uomini cattivi”.
– “Sei ancora
giovane, mio Tobia, finora non eri troppo in pericolo nel villaggio di Thisbe; la striscia della regione dell’alta Galilea si
trova un po’ distante dalle grandi strade sulle quali ci investono i pagani.
Quindi, rimane il cattivo tempo”.
2. “Va bene”, lo
tranquillizza Tobia. Non gli piace litigare. Chi non vuole intendere, deve
attendere il Dito di Dio che gli indichi poi che cosa sia realmente ‘il tempo’.
Anche, come detto, essendo ancora abbastanza giovane, Tobia si è conservato con
un cuore aperto: la buona fede nella Benignità di Dio e
3. E’ unito a
qualche amico, e non stupisce i pochi superiori che gli vanno incontro
amichevolmente, essendo sovente molto più giovane di loro. Dipende forse dal
fatto che lui vive in modo severo e rispettoso, pronto ad aiutare e sempre
gentile, soprattutto perché, come pochi in tutto il popolo d’Israele, osserva i
Comandamenti di Dio? Ogni anno va a Gerusalemme, nella vecchia fede, anche se
per educazione; là abita l’Iddio dei loro padri.
4. Lui si è un po’
allontanato dall’ultima opinione. – ‘È solo un Dio dei vecchi padri? Non il nostro Dio come viviamo oggi?’. Su
questo, una volta ha avuto una visione nel sogno:
«Io sono COLUI che SONO,
eternamente l’Iddio-Uno ,
e non v’è altro Dio fuori di ME!
Io sono l’Eterno, l’Onnipotente, così sono anche
l’Odierno,
Quello di una volta e un Dio per ogni tempo!»
5. Questo gli era
diventato una consolazione, silenziosamente racchiusa nel suo interiore, perché
perfino dal migliore amico Simeas aveva consentito
altro che l’alata (pronunciata) parola in Israele: ‘Il Dio dei vecchi padri!’. Tutto avevano messo ‘nella scarpa’[1]
a LUI, non per ultima, l’afflizione subita attraverso i molti nemici. Cosicché,
la loro assenza di fede, appunto perché mantenevano Dio nel passato, era la
colpa di base dei loro pesi e delle sofferenze. – Sì, nessuno lo voleva
ammettere!
6. Sono passati
alcuni anni dalla prigionia sotto Shalmaneser[2],
il potente assiro (2° Re cap. 17). Allora la vita non era così amara e
difficile. Attraverso Geroboamo, servendo in Israele
il vitello d’oro, l’oscurità, anche all’estero questo culto idolatra non aveva
smesso, pure così: ognuno cercava di danneggiare in qualche modo il suo
prossimo, per arricchirsi, malgrado grandi restrizioni, con tutto ciò che aveva
a che fare con denaro e valore.
7. Non così Tobia.
Ora già più grande e più esperto, vede l’affaccendarsi dei suoi fratelli. Non
si avvicinava agli idoli, non esercitava l’usura né altra cattiveria che
cresceva come i cardi con e senza catena. Egli, di ciò che gli viene
legittimamente nelle mani, dà della decima una volta imposta da Mosè, ai
poveri, alle vedove e agli orfani.
8. Sotto Shalmaneser sono stati deportati nel paese straniero, non
strettamente rinchiusi; ma liberi. – No, gli israeliti non sono liberi! Così lo
stesso carattere del popolo non viene disperso al vento. Tobia, diventato uomo,
si è scelto una donna: Hanna, una figlia della sua tribù. Ed ha fatto bene, non
poteva prendersi una donna migliore. Lei percorre con lui la buona via della
fede, non si lascia irretire quando altre donne dicono degli uomini quello che
fanno costoro, come si dovrebbe agire per giungere alla ricchezza e all’onore.
Tobia non tende a nessun alto seggio, ha già rifiutato due volte un seggio come
anziano e consigliere.
9. La Benedizione
di Dio non manca. Dopo due anni giace un figlio nella culla, forte e sano.
Ambedue avevano congiunto le loro mani e Tobia dice: “Nostro figlio deve avere
il mio nome!”, ciò di cui Hanna è d’accordo. Ma lei, di animo calmo, ha una
ferma volontà, non per ultimo nella fede dell’aiuto di Dio. In questa! – Ah,
quanto si ha oggi bisogno di questa! Shalmaneser non
ha deportato tutto il popolo, ma nel paese ha insediato dei governatori, dai
quali si impara a sospirare sotto la loro verga.
10. Il paese e la
gente vengono sfruttati, l’assiro ha bisogno di soldi, fa uccidere delle
persone, uomini, donne, bambini; non si ferma davanti a nulla e a nessuno. Per
mostrare ancora di più il suo potere, è arrivato un proclama: “Le vittime, gli
abbattuti, devono rimanere a giacere nelle strade. Chi li seppellisce, sarà
giustiziato”. Così in tutto il paese scoppiano delle devastanti epidemie che
non si riescono a dominare. Questo causa ulteriore profonda sofferenza.
11. Tobia non si
cura di nessun divieto. Va a prendere di notte i colpiti per seppellirli; ci
sono fosse a sufficienza. Hanna fa la guardiana, affinché non lo tradiscano i
suoi compagni di popolo. Ha ancora dei fedeli amici, il superiore Harim di Giscala, il superiore Maasja di Canaan; inoltre,
l’anziano Meremoth di Nazaret.
Quest’ultimo, un giorno arriva da Tobia. In tutto il paese gira la voce: In Thisbe c’è un uomo che diventa pericoloso; agisce contro il
divieto del re. Poi, noi altri saremo puniti. Chi vuole farsi uccidere per ‘uno’?
12. Meremoth bussa alla porta di casa che è rimasta conservata
a Tobia. E’
13. “Ti saluto,
anziano di Nazareth! Che cosa ti porta qui da noi?”
– “Voglio discutere
qualcosa con Tobia. Siete soli?”
– “Sì, la serva ci
ha lasciato per paura, ci siamo solo noi: Tobia, io e nostro figlio”.
– “Bene, portami da
tuo marito. Mi piacerebbe però che ci fossi anche tu; bada piuttosto che
nessuno ci disturbi”.
– “Mi siedo con il
nostro piccolo davanti alla porta e vedo se magari arriva qualcuno”. Meremoth entra nella camera nella quale Tobia sta seduto
profondamente immerso nei pensieri.
14. “Tu?”, salta su
all’improvviso quando vede Meremoth. Che arriva
nuovamente qualcosa di grave, non lo deve chiedere, l’ospite ha un aspetto
stanco e triste. “Siediti, vado a prendere qualcosa da bere. Hai anche bisogno
di mangiare?”
– “No, ma non
rifiuto una bevanda”. Non c’è più molto di buono in Israele; tuttavia il vino
offerto è buono. Tobia non chiede nulla, Meremoth
svuoterà da sé il suo sacco di preoccupazioni.
15. “Tobia, sei
rispettato e, …deriso. Hai molti nemici”.
– “Lo so, amico
mio. Confido nel Signore, e finora mi ha sempre aiutato”.
– “Va bene ed è
bello; perché allora non aiuta gli altri?”
– “Te lo devo dire
io? Lo sai da te stesso!”.
– “Sì”, risponde Meremoth, “ma con ciò non si può respingere da parte il
male. Forse è Dio…”, un vago alzare le spalle, “forse perché sei ben visto, che
finora non è venuto nessuno sgherro oltre la tua soglia. … Ma gira voce, …che
tu seppellisci i morti! Che su ordine del re devono rimanere e …”
16. “…e? – Che
significa? Il re se la ride? Ah, non io! Un’epidemia divora il popolo! Sulla
nostra altura, anche se in una piccola cerchia, non è scoppiata nessuna
malattia, perché …”
– “…tu non lasci
giacere nessuna salma! – Lo so, Tobia. Ma pensa agli altri, che lo sanno e che
finora hanno taciuto, anche se ognuno sarebbe da denunciare che è contro Shalmaneser, contro il suo divieto. “
17. “Ci penso, Meremoth, e credimi: ogni volta mi trema il cuore per via
di tutta la povera gente. L’ho chiesto a qualcuno, ma nessuno vuole aiutarmi a
seppellire i nostri uccisi per compassione. Tanto, lo faccio di notte, perché
…”
– “Pensi che
nessuno se ne accorgerebbe?”, risponde l’ospite, “Mi sono già informato. Solo
per la tua unica protezione spengono tutte le piccole lampade. Allora ognuno
può dire: ‘Noi dormivamo e non abbiamo visto nulla’. – Per via dei morti vuoi
portare alla morte dei vivi?”
18. Tobia stringe
la sua fronte nelle due mani, dal suo petto si sprigiona un sospiro. Risponde
piano: “Meremoth, io vedo come i vicini agiscono, ma
so anche un altra cosa: vengo duramente accusato! Ancora è Shalmaneser
al timone. Ma per quanto tempo? Ti è noto che non sono rimasto a casa per
raddrizzare i prigionieri? E che cosa ho raddrizzato? Sono pochi quelli che
danno la riverenza a Dio, che non hanno nemmeno perduto la nostra fede, mentre
tutti i molti… – Ah, lascia che taccia!
19. Ora sono di
nuovo qui e, …ti sia detto: Shalmanaser è già stato
sostituito da suo figlio Sanherib. Se costui sia
migliore, lo vuoi sapere? Mi chiedi troppo! Come assiro non pensa mai di
credere in un Dio, mentre non abbiamo
bisogno di dire: il Signore appartenga solo a noi, perché fin dal padre Abraham
riconosciamo il nostro Creatore dell’Infinito, oppure: perché Dio ci ha dato
20. Aspettiamo!
Quello che un Shalmanaser ha comandato, lo eseguirà
ancora peggio il Sanherib. Vedremo! Dio mi ha guidato
da lui, mi ha ispirato su cosa dovessi dire; che lui, se non riconoscerà il
vero Dio, dovrà presto perdere il trono! Perciò Egli è stato
21. “Non aspettare
troppo a lungo”, ammonisce Meremoth, “gli sciacalli
strisciano nel paese”.
– “Grazie!”, Tobia stringe
le mani al nazareno mentre lo accompagna alla porta. A lungo sta lì,
profondamente immerso nei pensieri, finché l’amico scompare al suo sguardo alla
successiva collina. Quando entra nella camera, vede che Hanna aveva preparato
una bevanda.
– “Non devi essere
troppo triste”, dice cordialmente, “insieme portiamo la sofferenza, quella del
nostro popolo e …”
– “…la sua assenza
di fede”, finisce Tobia. “Vedi, si deve anche comprendere la gente, sono certo:
il nostro Signore e Zebaot lo comprende meglio. Chi
vuol farsi uccidere e pensare a moglie e figli, quando devono vivere senza
protezione? La miseria è davvero grande!”
– “Un tempo
cattivo”, sospira anche Hanna.
22. “Non dirlo!”,
Tobia le accarezza i capelli. Non esiste nessun tempo cattivo, solamente uomini
cattivi. Dio ha giudicato il Suo tempo e non sappiamo che cosa ha davvero da
significare; oppure, diciamo: ‘Il Tempo di Dio è sempre Grazia!’. Se noi uomini
lo riconosciamo, sia che lo crediamo oppure no, non cambia nulla nell’alto
Piano di salvezza dell’Onnipotente! Egli fa tutte le Sue cosa da solo! Se
l’uomo si scava la sua fossa, …chi vuole accusare Dio così: ‘Signore, perché hai permesso questo male?’.
– Stolto, chi parla così! C’è ancora altro che mi preme: dov’è il nostro
bambino?”
23. “Non lo so”.
Hanna ha già visto da tempo in suo figlio che non era più libero e gaio come lo
era stato ancora poco tempo addietro. “Non deve più stare sovente dal rabbino”.
– “Non là? E dove
deve stare?”, chiede severamente Tobia. “Ma prima era contento ed ha imparato
bene, anche per la nostra gioia”.
– “Non so nulla di
preciso”, spiega Hanna. “Il vecchio rabbino è stato appunto scacciato via, e
dal Consiglio di Gerusalemme un’altro ha avuto il suo posto. Non dev’essere particolarmente gentile; non dà un grande aiuto.
Non saluta quasi, quando uno lo saluta, e …devo avvertirti: ha puntato gli
occhi su di te!”
24. “Me lo posso
immaginare”. Tobia non ne è oppresso. “Tanto, il rabbino sente quello che io
faccio in segreto di notte, ma lui sa pure che io osservo le sante Leggi di
Dio, forse – senza nessuna arroganza – un po’ meglio di quelle osservate in
Gerusalemme”.
– “Precisamente!”,
conferma Hanna. “Qualche vicina ha orecchie acute e bada agli uomini; allora mi
vengono sussurrate certe cose, ed è bene, puoi credermi”.
– “Lo credo, cara
moglie mia. Dov’è il ragazzo?”
25. Appena
pronunciato, viene avanti il bambino di otto anni. Un bel ragazzino,
intelligente e buono, ora un po’ testardo. Alla domanda del padre dove fosse
stato, perché non dal rabbino, costui alza le spalle. “Che devo fare da
quello!”, chiede eccitato.
– “Che cosa ci devi
fare? …imparare diligentemente!”. – Il giovane Tobia, chiamato brevemente Tobi,
guarda seriamente il padre. Oh, c’è qualcosa nello sguardo del bambino, i
genitori lo notano solo ora, come una Luce, come un buon raggio. E già il
ragazzino dice:
26. “L’anziano
rabbino ha insegnato molto a noi bambini, non soltanto dai vecchi rotoli come
lo fa il nuovo. Ma è senza contenuto, e le parole scivolano via. Allora non si
colgono nemmeno. Per questo ho sperimentato qualcosa di raro. Da allora sto
molto nella natura. Credetemi: là ho trovato Dio Zebaot!”.
Questo, Tobia lo deve dapprima mandare giù. Dove altro che in tutti i rotoli
conservati in Gerusalemme, si trova
27. “Quando è
venuto quello di Gerusalemme, sono strisciato via, non da solo. Anche altri
ragazzi se la sono svignata. Così freddo come parla quello, …non c’è dietro,
altro che arroganza e un senso rigido. Se fosse solamente severo, lo si
potrebbe sopportare; lo era anche l’anziano rabbino, ma era anche buono, di
cuore amorevole. Adesso, andai fino alla piazza delle palme ed ho riflettuto su
cosa dovesse essere ora. Il nuovo ci avrebbe punito duramente.
28. Presso una
palma stava un giovane uomo. Era alto come te, il suo volto era chiaro, come
non lo si trova qui nel paese. ‘Un
forestiero’, ho pensato. Quindi faccio attenzione a cosa intendeva costui.
Mi ha guardato gentilmente e ha detto: ‘Non
aver paura, Tobia. Sono estraneo per la gente del posto, perché molte cose non
si conoscono perché non le si vogliono conoscere. Altrimenti uno dovrebbe
voltarsi. Oh, questo fa male agli uomini’.
29. Ero sorpreso,
padre. In qualche modo ho pensato: ‘Il
giovane uomo ha ragione!’. Anche se non così precisamente, così avrebbe
parlato sovente anche l’anziano rabbino. ‘Vieni’,
mi fa cenno il forestiero, ‘ti voglio
insegnare ciò che non sai e che difficilmente puoi imparare nella rigida scuola
del rabbino’. Mi ha preso per mano e siamo andati sulla vicina collina, da
dove si vede lontano fino nell’Est. Ci siamo seduti sull’erba e lui ha
cominciato:
30. ‘Le Opere di Dio sono la più sublime Parola
rivelata, che si impara più facilmente che le lettere senza senso’.
– ‘Il nostro grande
Mosè insieme ai profeti hanno lasciato per noi la vera Parola di Dio’, ho
risposto. ‘Dipende dal fatto’, dice
lui, ‘di afferrare il senso, e tutto ciò
che è santamente nascosto, che riposa sempre nella Parola e nelle Opere di Dio.
Ma non è mai così nascosto da non poterlo trovare, benché il più profondissimo,
nella Magnificenza del Creatore, non può mai essere del tutto afferrato. Perché
significa: a Dio, ciò che è di Dio!
31. Guarda come il Sole va per le sue vie. Chi
gli ha detto di non cadere dal Cielo? Guarda le Stelle di notte; domanda a DIO,
se vuoi’, e questo, padre, suonava amaramente serio, che mi passò sulla
schiena…, ‘quanto grande sia ben il loro
numero. Chi indica ad ognuna le sue vie? Questa è una cosa grande, maestosa,
nel nostro Dio-Creatore! E il piccolo? Vuoi sapere quanto in alto questo viene
scritto dal Signore nel Suo Libro della Creazione?’
32. Ha preso un
filo d’erba, ed io ho pensato: ‘Ma guarda, questi sono tanti quanto la sabbia
al mare’. – ‘Figlio del mondo, questo è
un miracolo su miracoli’, disse lui. ‘Non
puoi nemmeno contare l’erba di un prato, per non parlare poi di tutto ciò che è
su questo mondo, come non puoi contare la sabbia del fiume Eufrate, che presto
vedrai. Ancora più grande che la povera sabbia del mondo, che l’erba, e
ciononostante lo ha creato Dio. Sono i numeri dei Suoi Soli, delle Sue Stelle e
…di tutto il Suo popolo di figli! Tutto dipende dal ‘genere di conto’, cosa che per ora non comprendi ancora.
33. Va nella Casa del Signore, cioè nella
natura, ma non devi evitare il nuovo rabbino. E’ bene per tuo padre se lo fai.
Dì a tuo padre che la sua strada lo porta lontano, nel paese straniero, ma non
deve temere, anche se venisse su di lui un male,
34. Tobi non riesce
ad afferrarlo, non sa spiegarsi quello che gli era capitato. Suo padre domanda
come poteva chiamarsi quell’uomo, oppure, se non avesse detto il nome e la sua
patria. “Non lo potevo domandare, era tutto troppo nuovo; non sono riuscito a
dire proprio nulla”.
– “Aveva l’aspetto
come uno dei nostri profeti? Anche se non abbiamo nessuna immagine di loro e ci
sono stati comunque tramandati, questo lo hai anche imparato dall’anziano
rabbino. Oppure no?”
35. “Ebbene sì,
padre, il rabbino Kamus ci ha descritto come dovremmo
vedere i profeti, in genere onorevoli, saggi, quindi il perfetto contrario di
ciò che si è mostrato nel giovane uomo”.
– “Hm, questo, con
il cammino nel paese straniero, non lo credo. Sotto Shalmanaser
siamo stati spinti abbastanza sovente di qua e di là. Ora siamo a casa nella
nostra Thisbe, che è il mio luogo, tuo e di tua
madre. – Chissà chi era il giovane…”
36. “Era caro e
buono, gentile il suo viso e il suo modo; e molto che mi ha ancora insegnato
non lo ricordo tutto”.
– “Tobi, lascia
riposare in te l’avvenimento. E’ senz’altro bene che non ne parli a nessuno.
Non sappiamo se quello straniero non sia stato anche altrove? Se ne sentiamo
qualcosa, allora metteremo a confronto se c’è dietro la verità o l’inganno”.
*
37. Per ora si è
fatta calma per un po’ di tempo, anche se l’assiro continua a far uccidere.
Arriva come un fulmine dal cielo; molti israeliti vengono deportati. Anche fin
qui, nella Galilea superiore, arrivano i suoi sgherri. Ma che il nuovo rabbino
fosse all’improvviso chiamato a Gerusalemme, fa pensare Tobia. Non c’è ancora
da temere, Thisbe rimane ancora intoccato,
Tobia ringrazia. Soltanto, una notte picchiano dei pugni alla porta della casa.
38. “Fuori!”,
chiama una voce rauca. Tobia svelto si è svegliato, anche Hanna e il ragazzo.
– “Prendete i
vostri vestiti, chissà che ci accadrà ora”. – La porta viene infranta.
– “Fuori! Su ordine
del re!”. Al bagliore della fiaccola, Tobia vede tutta la frotta, anche altri
che picchiano alle porte tutt’intorno. Lui ha messo certe cose nelle tasche del
suo mantello; spera che non gliele tolgano, perché con queste potrebbe aiutare
qualcuno.
*
39. Sta sorgendo il
mattino quando tutta la piccola città è già per la via, nuovamente in
prigionia. Per dove? Chi lo sa? A Tobia viene in mente la storia che aveva
raccontato suo figlio. L’Eufrate? Oh, no, no! Sarebbe troppo lontano; allora
non si vedrebbe più la patria.
40. La piccola
carovana poverissima continua a vagare per delle settimane con fatica
attraverso il paese straniero, non è quasi più da sopportare. La fede di per sé
già piccola di molti scacciati sprofonda del tutto in sé. Non così nell’anziano
Tobia. Lui ammonisce ed avverte continuamente tutti, sostiene uno, aiuta
l’altro. Anche Hanna e il giovane Tobi aiutano pure. E quanto viene schernito
il credente!
41. “L’Iddio dei
nostri padri? Tu, stolto!”, dice Bebai, un beniaminita. “Dov’è Lui che ha assicurato il Suo aiuto ai
nostri vecchi? Dov’è
42. L’Hiddekel[3]
viene attraversato con delle zattere, ma si deve camminare attraverso Ninive. Solo all’est di questa città i prigionieri vengono
lasciati a se stessi. Chi potrebbe pur fuggire da qui? Come si nutriranno,
aiutandosi reciprocamente, – nessuno se ne cura.
43. Soltanto, DIO
era e rimane nel Governo. Così succede che Tobia, che ha anche da soffrire con
i suoi, a un tratto può andare dove vuole. E questo per via della fede, della
fedeltà e dell’aiuto agli altri poveri fratelli, donne, bambini, ed ha di nuovo
sepolto in segreto gli uccisi.
*
44. Una notte dice
ad Hanna: “Domani camminiamo, nel sogno mi è stata fatta vedere la via”.
– “A casa?”,
giubila Hanna.
– “Non gioire
troppo presto, mia cara moglie; non ancora a casa. Dio non ci ha mai
abbandonato. Egli ci guida sulla giusta strada, per via del Suo Nome. Lui ci
solleva dinanzi al volto dei nostri nemici. Il re Davide una volta lo ha
cantato[4].
Com’è stato che abbiamo potuto lasciare Ninive, dove
attraverso un lavoro ho raccolto dieci libbre di argento?”
45. Tobi ha
ascoltato avidamente pensando al giovane uomo che a suo tempo aveva incontrato.
Hanna, ben comprensibile, sospira: “A che ci serve di arrivare altrove nel
paese pagano? Voglio essere sepolta in patria”.
– Tobia, per
confortarla, ride gentile con intenzione: “Fino allora c’è ancora molto tempo.
Sei giovane e forte, un vero aiuto per me e Tobi. Anch’io voglio essere sepolto
nella terra della patria, – se e quando Dio impone i Suoi tempi. Alzatevi;
prima che arrivi l’aurora, il campo deve affondare dietro di noi”.
*
46. Può sorgere dalla
Guidea di Dio qualcosa di più mondano? Appena hanno
superato la vicina collina che nasconde il campo e la città, vedono su una
verde pianura molti forti asini. Tobia attira facilmente a sé tre animali, e
già si procede alacremente. Forse … ? È così, uomo senza fede che vuoi
aggrapparti all’avvenimento mondano, senza supporre quanto profondamente santo,
Dio si rivela con tutto il Suo aiuto,
47. Montati sugli
asini, il piccolo gruppo non viene fermato da nessuna parte. Durante qualche
sosta, con un po’ di lavoro c’è del cibo e del foraggio per gli animali, e
ovunque, trovano sparsi degli israeliti, senza speranza di rivedere il paese
del Giordano. In segreto qualche volta Tobia lascia cadere il loro
camuffamento, che sono di Naftali.
48. Lui consola,
rialza, e Tobi aiuta nel lavoro di guarigione. Una volta guarisce anche meglio.
Sono venuti fino in Media. Sembra miracoloso: il confine pesantemente occupato
viene passato nel bel mezzo del giorno chiaro senza essere visti. Di nuovo un
gruppo di israeliti, che – sorvegliati – devono prestare un lavoro pesante. “E’
meglio pernottare qui”, dice Tobia, “per parlare coi nostri”.
– “Oh, non è
pericoloso?”, chiede Hanna, stanca dal lungo percorso.
49. Tobia la
stringe fra le sue braccia. “Se finora abbiamo altamente sperimentato
– “Sei un medico?”
– “No, ma forse
posso aiutare”.
– “Vieni!”. Ecco
che giace uno della Media, del tutto accovacciato. Tobia vede subito che l’uomo
è stato colpito da un morso di serpente. S’inginocchia, apre la ferita con un
coltello che porta sempre con sé, e ne succhia il veleno.
50. “Non avete
nulla nel vostro magazzino? Nessun unguento oppure qualcosa del genere?” Ecco,
c’è una giudea della quale so che raccoglie delle erbe. La mando subito a
prendere. – “Che cos’ha il nostro uomo?”
– “Ma non lo
vedi?”, chiede Tobia. “Un pericoloso morso di serpente. Il veleno è fuori dalla
ferita; ma per quello che è già penetrato nel corpo, lo fa sopravvivere
appena”. Dato che è necessario, la giudea viene chiamata con gentilezza. Lei
porta degli unguenti in un panno e anche del succo. Come se qualcuno guidasse
le mani di Tobia, lui ne prende ciò che serve per il ferito, del succo lo
infonde e mette dell’unguento sulla grande ferita.
51. Lasciatelo
riposare alcuni giorni”, ordina Tobia, “e tu, cara donna, rimani qui. Ogni
giorno due volte dell’unguento fresco e due volte un succo che gli ho dato”.
– “Sei tu il
medico”, dichiara il medianita. “Senza di te il mio
amico sarebbe stato perduto”.
– “Visto dal tuo
punto di vista”, sorride Tobia, “hai ragione; come medianita
non conosci ancora il Creatore dell’infinito. Ma guarda, io Lo conosco! – No,
no!”, respinge, quando il medianita domanda se
portasse anche con sé il suo Dio, come certi medianiti
portavano delle piccole figure di legno che chiamano ‘i loro dèi’.
52. “Il Dio
dell’eternità rimane generalmente invisibile, ed è comunque riconoscibile nella
Sua magnificenza. LUI ha aiutato il tuo amico”.
– In modo mondano? Dalla povera giudea hai
saputo che per conoscenza si possono fare succhi e unguenti. Puoi ringraziarla
e lenire le sue afflizioni”.
53. “Questo lo
voglio fare. Sai, c’è ovunque un male. Che dunque, aiuti, ed io provvederò che
non abbia da soffrire nessuna afflizione”. Tobia scambia uno sguardo con la
giudea; lei lo aveva riconosciuto come israelita, solo che non era bene
pronunciarlo. Basta una stretta di mano.
*
54. Nel frattempo
presso Hanna era successo quanto segue. Due uomini le vengono incontro quando
hanno visto che suo marito era andato via.
– “Chi siete?”,
chiede uno di nome Mardja.
– Ad Hanna, di per
sé risoluta, le entra la paura nel cuore. “Mio marito è stato chiamato come
medico e ora siete venuti voi quando sono senza protezione con il mio bambino?
E’ questo un modo?”, cerca di nascondere la sua paura. Allora Tobi si mette
davanti a lei e le sta davanti come uno scudo.
55. “Sto qui per
mio padre”.
– “Tu, verdone?”,
ride il secondo. “Se soffio, cadi subito!”.
– “Aspetta!”, dice forte
Tobi. “Noi abbiamo un Dio che vi resiste; davanti a Lui siete pula al vento!”
– “Senti senti…”, Piltar, il secondo uomo,
vorrebbe strappare Tobi da sua madre. Ma si spinge come un muro verso l’alto. Piltar retrocede, finge di andarsene.
56. Poi chiama:
“Vieni, un israelita non mette le mani addosso a un bambino”. Deve suonare
sprezzante, perché Tobi, l’infanzia è dietro di lui, non è ancora da chiamare
‘uomo’.
– “Ecco, guarda”,
ride, “volete essere israeliti senza credere in Dio?”
– “Siete dei medianiti?”, chiede Mardja.
– “Indovina”, fa
con leggerezza Tobi, “sono ancora giovane, così so molto di Israele e anche di
altri paesi”.
– “Come mai?”,
indaga Piltar. “Dovresti ancora andare a scuola”.
57. “Ci vado pure”,
risponde Tobi, “ma non in una del mondo. Intendo dire: non da un rabbino o da
un greco o da un altro forestiero”.
“Tu, bimbetto?”, dice velenoso Piltar. “Vuoi venire a noi uomini con tali grosse bugie?
Che…, aspetta… – Chi guida la ‘tua’ scuola?”. Questo ‘tua’ è reso
ridicolo. Ma…, non è come se il ragazzo crescesse? Come se fosse qualcosa, …di
inesplicabile e forte?
– “Abbiamo visto”,
s’intromette Hanna, “che siete israeliti; lo indica la vostra lingua e altro
ancora”.
58. “Ebbene sì”,
risponde orgoglioso Piltar, “siamo di Gad, se lo comprendete”.
– “Eccome”, dice Tobi,
“Gad fa parte di Israele”.
– “Oh, voi siete…”.
– “Sì!”, dichiara
Hanna pure orgogliosa, che si è stupita del coraggio di Tobi ed ha dimenticato
la sua paura. “Siamo della tribù di Naftali e siamo
stati deportati come voi”.
59. “E andate in
giro liberamente cavalcando?”
– “Lo ha fatto
DIO!”, Tobi alza la voce. “Mio padre ha aiutato ovunque era necessario l’aiuto.
Ma non i re ci danno l’accompagnamento; lo fa il santo Signore Zebaot!”
– “Ah ah ah!”, ride Mardja. “Che arte.
Credere in Dio, quando si può cavalcare degli asini come voi? Sai, verdone,
quanti uccisi ci sono da noi?”
60. Tobi annuisce
triste: “Quanti uccisi ci sono, non lo so, ma Dio li ha contati; LUI, tutte
queste anime li pretenderà dalle mani degli oppressori che per grave tormento
sono sprofondate nell’assenza di fede”. Fa un sospiro. “Ma noi, io e i miei
genitori, che abbiamo pure dovuto abbandonare la cara patria, non abbiamo
perduto il nostro Signor Iddio, non Lo abbiamo bestemmiato perché sovente la
gravità non era quasi più da sopportare.
61. Nella vita
facile non è un’arte credere nel Signore, allorquando, in genere, certi uomini
lo possono fare. Ma nella sofferenza, nell’afflizione, pregare Lui, confidare
in Lui, nel Suo Amore e Onnipresenza, sì. Voi due, come anche purtroppo molti
israeliti, vi siete allontanati da Dio, Lo avete deriso, schernito, ed avete
tolto l’ultimo sostegno a quelli che vacillavano nella fede!”
62. “Un bambino
vuole istruire vecchi uomini? Sei insolente! Meriti una lezione!”.
– “Me le vuoi
dare?”, provoca Tobi intrepido. “Spiritualmente – e voi, rinnegatori, non lo
comprendete – mi piace essere bimbo, vale a dire, che il nostro Dio è PADRE di
tutti gli uomini! Non lo comprendete?!”.
– “Lascia parlare
il verdone”, si volta Piltar; ma il suo amico lo tira
per la giacca. ‘…c’era qualcosa, lo vorrebbe negare, ma brucia, …brucia davanti
ai suoi occhi come una Luce che sta accanto a Tobi.
63. “Lasciami!”,
mormora Piltar.
– “Arriva uno
sbirro!”
– “Devo prima controllare…”.
Mardja stringe gli occhi e non può impedire, …ciò che
vede. Miracolo…? Nel frattempo lo sbirro si rivolge ad un altro gruppo di
lavoro. “Piltar”, mormora Mardja,
“interiormente qualcosa mi ha buttato giù. Credilo,oppure no, il ragazzino…”, indica
Tobi, “…ha con sé un fantasma, uno chiaro. L’ho visto chiaramente. Era come una
grande lampada, molto più alto che il ragazzo, e lui non è molto piccolo. Non
hai visto niente?”
64. “No”, nega Piltar per farsi coraggio. Anche lui ha visto
65. Allora Tobi
dice già: “Può Dio essere sempre con noi uomini? Deve chiedere Lui se lo può,
se Lo vogliamo ricevere? Dobbiamo vederLo, oppure non
è meglio credere fermamente? Dio è nel Suo Cielo. Può Egli creare quello che
vuole? Volete diventare portatori della Sua Luce, per assistere i prigionieri
del nostro popolo? Tornate indietro e potrò dire: Dio sarà sempre il vostro
Assistente!”
66. Tobi prende la
mano di sua madre. “Vieni da papà, vogliamo stare insieme”.
– “Aspetta
ragazzo”, chiede all’improvviso Mardja, “mi hai
davvero cambiato. Con te si può parlare come con un uomo saggio. Da dove hai
tutto il tuo sapere, la tua fede?”
67. “Me l’ha donata
il nostro Creatore, dobbiamo solo aprire il cuore e le mani. I Suoi doni sono
ultraricchi. Chi vuole, diventa ricco dalla Sua ricchezza!”
– “Col denaro?”, Piltar tenta la sua ultima beffa, …ma allo stesso tempo gli
tremano le membra.
– “Chi desidera il
perituro, riceverà del perituro!”. Questo suona come una voce estranea, e Hanna
teme di cosa sarà del ragazzo.
68. “Non peccare”,
lo ammonisce Mardja, “credo di nuovo nel Dio dei
nostri padri”.
– “E’ già un buon
passo”, lo loda la giovane bocca con voce matura, “ma è meglio non spingere Dio
nella lontananza, ma saperLo vicino, poiché Egli è il
Tutto-Tempo-Eterno!”. Piltar
cede; ne rimane come colpito.
69. Quando Tobi e
sua madre se ne vanno, gli uomini li seguono, e Mardja
domanda: “Possiamo? Nessuno si accorgerà se manchiamo qui nel campo. Dato che
siamo senza moglie e figli, nessuno se ne accorge. I governanti …? Non ci hanno
contati.
70. Tobi
s’inginocchia al bordo della via. E’ una preghiera infantile, che sale in alto
nel Cielo. All’anziano Tobia basta uno sguardo, e nel suo cuore entra la gioia.
Anche lui ringrazia Dio con pieno fervore, il Creatore dell’infinito.
[indice]
Di nuovo in patria – Un’alta Parola di
Grazia dopo sette morti
La cecità – Rivelazione su Giobbe – Lite
per una capra: voglio morire!
1. Da
quattro settimane sono in viaggio, tendendo verso Nord Ovest, senza sapere dov’è
la meta, dov’è il luogo che il SIGNORE ha preparato. La via è colma di diversi
pericoli, dalla selvaggina alle tribù di uomini sconosciuti. Con Mardja condividono fedelmente la gioia e la sofferenza,
spesso quest’ultima non è quasi più sopportabile. Solo la profonda fede di
Tobia, di Hanna e di Tobi ha superato ogni afflizione. Anche quella dei due di Gad diventa sempre più salda, e si meravigliano sovente,
che prima...
2. Su questo,
discutono con l’anziano Tobia. Costui fa un gesto gentile: “Lasciate
sprofondare il passato dietro di voi, poiché sta scritto:
«Ho fatto sparire le tue trasgressioni come una densa nube,
e i tuoi peccati come una nuvola,
torna a me, perché t’ho riscattato”» [Isaia
44,22]
3. Se ci siamo rivolti
al Signore, se ci siamo pentiti di ciò che era prima e che è stato rimesso, per
quanto a noi omini era appunto possibile, allora su di noi sorge il Sole della
Sua Grazia e stiamo sotto
4. Oh, non sono
sempre state le Mani di Grazia di Dio, visto che dopo molti mesi pieni di peso
e fatica erano di nuovo ritornati a casa? E poteva essere considerato come un
miracolo, che c’è ancora la casa di Tobia e molte attrezzature, come a Thisbe queste erano meno distrutte che in molti altri
luoghi? Ci sono ancora perfino gli amici e conoscenti ed è vicina la festa di
Pentecoste, allora non così come fu tenuta dopo l’effusione del Santo Spirito
(Atti Ap. cap. 2). Perciò ora Tobia invita i suoi
vicini. I due di Gad che rimangono da Tobia aiutano
alacremente per preparare la sua consacrazione e la buona gioia per via del
ritorno, alla festa di Grazia.
5. Ma nel paese
passa ancora l’orrore, e prima che Tobia si possa sedere a tavola per aspettare
gli invitati, sente di nuovo un grido. “Ah, dov’è lo sgherro che ha battuto al
suolo un vegliardo?”.
– Tobia si alza
frettolosamente per vedere che cos’era. Mardja lo
trattiene. “Non andare, Tobia, chissà quanti sgherri stanno in agguato nei
vicoli”.
6. “Come posso essere
lieto e mangiare, mentre uno dei nostri poveri fratelli giace nella polvere e
nessuno se ne occupa?”. Già è fuggito via e trova l’ucciso. C’è una casa
disabitata lì vicino, metà distrutta. Lo porta là per buon senso, strisciando
di nascosto verso l’anziano uomo, per poi seppellirlo nella notte successiva.
Tornato a casa, si lava le mani e gli ospiti vedono in lui il cordoglio. Sì,
malgrado la gioia che – magari fino alla prossima volta – si possa dimorare
nella patria.
7. Così passa la
festa della Grazia, colma di sofferenza e gioia. “Ah, Signore”, dice Tobia a se
stesso, quando è a riposo da solo nella sua camera, “non vorresti al più presto
togliere da noi l’afflizione? Io so che Tu sei pietoso e nella più grande
miseria riveli il Tuo più grande aiuto. Ma dove dei poveri cuori vengono
abbattuti troppo gravemente, o Signore, che cosa ne possono, se così la loro
fede cade nella cenere, quando il loro amore muore e non sanno più dove devono
andare per ricevere consolazione e pace?”
8. “Devi dirMi tu, figlio, se e
come, Io curo e custodisco i Miei poveri figli, e al di sopra di tutta la
sofferenza del mondo nego loro la Benedizione, anche quando la loro fede si
spegne come una luce? Vuoi consigliarMi tu, se,
quando e come, faccio giungere loro il Mio aiuto? Per Compassione, il cui più
profondo motivo tu non lo comprenderai mai né alcuno dei Miei figli?! Conosci
tu le vie delle Mie stelle? Misuri tu il corso dei fiumi? Se sì, figlio Mio – e
siine certo: Io vedo il tuo amore e le lacrime che piangi in segreto, allora
nel Mio Consiglio includerò anche il tuo consigliare!”
9. “Signore! O
Signore, ho peccato! Perdonami, perché volevo ragionare con Te!”.
– “Non c’è nulla da perdonare, figlio Tobia. Correggo
solamente quello che non riesce al piccolo uomo. Sovente è bensì buona la
volontà, com’era stata anche la tua, per ragionare con Me; ma quanto meno tu
puoi fermare il corso del Sole, tanto meno l’uomo può riconoscere se tutto ciò
che dici e fai è da mettere nella Mia
Volontà!
10. Ed anche questa è grazia Mia, figlio Tobia, poiché,
finché un figlio della luce percorre la sua strada da viandante, fino ad allora
per via della Mia Bontà rimane qualcosa coperto, poiché
11. ‘Oh, oh’, passa
attraverso il cuore di Tobia, …e ora trema. Che cosa ci opprimerà ancora?
“Signore, se non è possibile diversamente, allora dà solamente a me il nuovo
peso, e risparmia i miei fratelli, le loro mogli, i figli e la mia casa”.
Quanto è importante il pensiero come Tobia stesso vi si aggrappa, lo dovrà
conoscere presto. Come una trave che lo tiene sopra l’acqua.
*
12. Sono passate
due settimane, nelle quali l’anziano Tobia continua a seppellire segretamente
degli uccisi che gli sgherri lasciano sulle strade. I suoi amici lo avvertono e
si ritirano. Ma sì, chi vuole mettersi in pericolo, quando si fa ciò che è
proibito? La pietà e la compassione sono ora anche come i morti che scompaiono.
Ed è comprensibile per via della sofferenza di anni. Tobia però non si attiene
all’avvertimento, al consiglio degli ultimi amici che lo coprono segretamente,
quando di notte trascina di nuovo dei cadaveri nelle fosse.
13. Arriva quella
notte nella quale lui aiuta sette morti a trovare una tomba. Si avvicina già
l’aurora, quando stanco e piegato, guardandosi continuamente alle spalle che
non lo veda nessuno – solo per via degli ultimi amici – si avvicina alla sua
casa. Si sente così sporco, per altro con il pericolo attraverso i cadaveri,
che non vuole né può entrare subito in casa. Dapprima si deve pulire. Si
accorge che Hanna e il ragazzo dormono ancora, quindi si siede davanti alla sua
porta, sulla quale pende un poco una sporgenza. Tobia, non sospettando che su
questo si radunano degli uccelli, si addormenta, anche se vuole vigilare. Di
tanto in tanto apre gli occhi controllando ciò che avviene.
14. Proprio ora
guarda al Cielo che si colora di rosso nell’Est, quando un grande uccello
lascia cadere il suo escremento. – Perché, …perché deve cadere negli occhi di
Tobia? – Destino? Guida…? Oppure più tardi avranno ragione i suoi amici: ‘DIO
ti ha mandato questo come punizione, ma anche come avvertimento a non
seppellire più di nascosto dei morti’. E’ un dolore terribilmente aspro che
brucia negli occhi di Tobia. Solo dopo molte ore il dolore cessa un poco. Hanna
lo trova inerme davanti alla porta, accovacciato, ed è sconvolta, quando Tobia
sussurra: “Non posso vedere più nulla!”
15. Delicatamente
lo guida nella casa. Lo pulisce, gli prepara un pasto e da bere, e non
dimentica il lamento, malgrado la sua fede e l’amore che rendono il suo cuore
ora particolarmente forte e coraggioso.
16. Dei vicini
mormorano, ma nei confronti di Tobia consolano e dicono che la cecità presto
passerà, delle lacrime avrebbero lavato via tutto lo sporco dell’uccello. Ma il
tempo passa e Tobia rimane cieco. “Ora non trascina più nessun morto”, dice un
uomo a suo figlio. L’uomo, un poco rattristato e di animo maligno, non convince
il figlio ventenne.
17. “Padre, se
succedesse così a te – fino ad ora siamo stati risparmiati – se tu giacessi nel
vicolo e nessuno si occupasse di te, allora, che cosa faresti?”
– “Ah, se fossi
morto, allora non lo sentirei. Che scopo ha la segretezza?”. Rattristato, sia
per suo padre come per Tobia che adora, solo che non lo sapeva ancora nessuno,
se ne va. Incontra Tobi con cui aveva già fatto amicizia fin dal tempo
dell’infanzia: “Che è successo a tuo padre?”
– “E’ diventato
cieco”, sospira Tobi, “nessuno lo può aiutare. E ora …”. Il giovane uomo di
nome Hiskael sospira con lui.
18. “Ora non ci
sarà nessuno così coraggioso come lo è tuo padre nonostante il divieto e il
baccano di portare via i poveri morti”.
– Tobi porge la mano
ad Hiskael. “Sei mio vero amico?”
– “Ne dubiti? Te
l’ho detto sovente!”
– “Non dubito;
avrei solo bisogno di te, se …”
– “Aha, vuoi continuare come lo ha fatto tuo padre?”
– Tobi annuisce.
“Per me da solo è troppo difficile, non so se gli ultimi amici di mio padre mi
coprirebbero”.
19. “Hm, dovremo
essere molto prudenti”.
– “Certamente,
perciò a stasera, la luna è calante”.
– “Meglio così”. –
I giovani si danno la mano. Invece passano alcune notti senza che debbano
agire. Anche più tardi è come un miracolo; come se avessero cancellato il nord
della Galilea, come dimenticato, e così Hiskael e Tobi
sono fuori pericolo. Molto raramente trovano un cadavere, con cui è eliminato
lo spionaggio degli invidiosi.
20. Nella casa di
Tobia sta succedendo qualcosa. Tobi porta l’amico dal padre, che ha già da
tempo fatto attenzione ad Hiskael, inconsapevolmente
per via del suo genere, perché suo padre non è buono…; gli ha voluto bene,
soltanto, non aveva mai parlato con Hiskael. Gli dà
il benvenuto e domanda come vanno le cose a casa. Costui è un po’ timido. Non
deve dire nulla di male sul padre, viene qui anche per qualcos’altro che ha
fatto spaventare perfino lui stesso nell’ultima notte. Come mai che lui …
“Parla pure, ragazzo”, dice Tobia. Anche a lui passa qualcosa sull’anima.
21. “Non so se è
giusto”, comincia a balbettare Hiskael. “Non ho mai
avuto un sogno come l’ultima notte, ed ero contento di aver incontrato Tobi.
L’ho raccontato a lui e mi ha detto subito che tu, onorevole, dovresti
saperlo”.
– “Che cosa?”
– “Il mio sogno”.
– “Allora parla, Hiskael! Non c’è nulla di così difficile che non lo si
possa sopportare con la forza e la bontà di Dio”.
22. “Non è così!”, Hiskael non osa dire tutto ciò che hanno avvelenato suo
padre e due vicini, su Tobia, ‘…che per via dei suoi peccati sarebbe venuto su
di lui il giudizio di punizione’, “si sente dire qualcuno, così tanto per dire,
e non sanno se anche loro stessi possano essere colpiti da una sofferenza”.
23. “Sei giovane, Hiskael, e profondamente sensibile, quindi il sogno non
sarà stato pesante”.
– “Non pesante,
padre Tobia, non sono ancora maturo per ricevere una rivelazione di Dio”.
– “Una vera?”,
chiede sommessamente Tobia, E poi prosegue: “Perché no? Se dipendesse dall’età
se qualcuno sente la parola di Dio, allora penso che il Cielo si aprirebbe
raramente. Non dipende dall’età di un uomo, solo dalla maturità dell’anima. Ora
parla, chissà che cosa il nostro Dio ….”. Sarà Grazia, pensa Tobia. E non pensa
in modo sbagliato.
24. Hiskael parla piano e modestamente: “Dopo che il giorno ho
sentito qualche cattivo discorso contro di te, padre Tobia, ed ho persino
contraddetto mio padre, di notte all’improvviso mi sono svegliato. Una volta
che dormo, non mi sveglia nemmeno un tuono. Ed ecco, …stava come una luce
davanti al mio letto, ah, così bello e soave, veniva su di me come una delicata
pioggia. Ma poi, la voce! La devo chiamare ‘celestiale’, perché non ne ho mai
sentita una così.
25. La voce diceva:
«C’era un uomo chiamato Giobbe, pieno di
timor di Dio e buono, come lo sono raramente gli uomini. Ha portato nel mondo
la ‘pazienza’ e conservata nella ferma fede malgrado la sofferenza che gli era
capitata insieme allo scherno e alla derisione degli amici che sovente aveva
aiutato. Anche qualche superiore lo aveva deriso. Così succede a Tobia, il pio.
Non è il portatore della Pazienza come lo era Giobbe, ma Tobia è proceduto
dalla Casa del Cielo del Principe della Pazienza e comunque non da un’ultima
fila. Lui porterà nella pazienza il peso, quando anche l’umano arriva allo scoraggiamento
qualche volta qui, qualche volta là.
26. E’ stato
questo, padre Tobia, quello che ho davvero visto e sentito. Non so comunque
come mi è successo; perché per vivere, per ricevere questo, …ci vuole una fede,
una fermezza, come ce l’hai tu ed anche alcuni grandi del nostro popolo. Non
sono mica un profeta, come lo sono stati un Isaia (I-sai),
un Elia, ed altri. Che cosa sono io davanti a Dio?”
27. Tobia va a
tentoni verso il giovane uomo, finché lo tiene nelle sue braccia. “Questa è la
grande benedizione di Dio, Hiskael, per te, per me,
per tutta la mia casa! Ti ringrazio, non puoi ancora presagire che cos’è stato
del tuo meraviglioso sogno. Più avanti, un giorno lo sapremo e …saremo beati
per via dell’immeritato Amore e Misericordia! O Signore, sommo Dio-Padre,
umilmente sale a Te la mia gratitudine; fa per favore, che
*
28. Da allora sono
passate più settimane, anzi tutto un anno. Tobia, una volta diligente ed abile
e si era fin dalla giovinezza occupato con le sue mani del lavoro e del suo
possedimento, prima della sua cecità aveva nutrito moglie e figlio, aiutato
anche qualche poverissimo, aveva assistito delle vedove, non soltanto con una
parola, ma sempre con fatti. Ora è già da tanto tempo che non può più fare
nulla. Per questo Hanna è diventata ancora più diligente. Oltre a tutto il fare
e operare per la casa, aveva filato giorno per giorno, e con il guadagno aveva
procurato ciò che era necessario per la vita. E anche Tobi aveva aiutato con
diligenza per conservare tutto nel modo giusto.
29. Hanna aveva
filato molto con grande fatica per un ricco uomo del villaggio vicino ed aveva
fatto dei tappeti, e tutto le era riuscito bene. Oltre alla sua ricompensa
riceve una capra che può essere munta, e la porta a casa ultrafelice, pensando:
‘Tobia sarà contento, se porto così tanto guadagno a casa’. Non è stato sempre
così facile spiegare al cieco tutto ciò che lei e Tobi potevano procurare, e il
guadagno glielo avrebbero dato a lui in mano. Lui stesso doveva sentire tutto.
30. Quando Tobia –
e Dio lo cancella amorevolmente, perché per via della sua cecità non può
esaminare tutto da sé – sente quella sera belare una capra, mentre Tobi si
rallegra con sua madre ed ha legato amorevolmente l’animale nella stalla, Tobia
allo stesso tempo comincia a litigare. Non aveva mai vissuto che qualcuno oltre
al regolare guadagno, regala una capra. Non sa quanto diligente era stata la
sua Hanna, quanta fatica aveva avuto con il suo lavoro e qualche volta aveva
riassestato la casa di notte.
31. Chi non vorrà
ora comprendere il perché Hanna è diventata seriamente arrabbiata? Quante ore
buie aveva lavorato, per assistere di giorno Tobia? Non l’ha mai trascurato,
gli ha portato tutto, lo ha anche guidato quando voleva andare all’aperto, per
sentire almeno il raggio del Sole sulla pelle. E molto altro ancora. Certo, si
tiene molto indietro, affinché la sua ira non trabocchi; ma ora, dover
ascoltare che lei forse abbia rubato l’animale, oppure che Tobi l’abbia portato
via dal pascolo, che dovrebbe restituire subito la capra al proprietario,
questo non lo lascia riposare.
32. “Ti perdono”,
dice a bassa voce e con passione, “perché non vedi quante cose buone fa Tobi.
Di me è meglio che taccia. Non mi credi e mi domando dov’è ora il tuo amore e,
…sì, e la tua fiducia, la tua fede, che Dio, il Signore, ci ha fatto trovare
una volta? E sono stata accanto a te in tutte queste difficili vie, qui e
all’estero.
33. Da quando sei
diventato cieco, sono seduta al rocchetto e filo sul grande pesante telaio per
fare dei tappeti, e quando tu dormi, provvedo alla casa e al cortile, affinché
tutto rimanga ordinato e pulito. E poi, solo perché una volta un ricco ha avuto
le mani aperte e mi ha regalato una capra, accusi me e Tobi di un furto? Non
dovrei vacillare, se sei davvero credente di tutto cuore, e non perché DIO ti
ha mandato questa cecità?
34. No, no!”, lei
lo respinge nella sua ira, quando Tobia alza le mani. “Ti dico come stanno le
cose: l’uomo voleva darmi più soldi di come si paga generalmente per il tappeto
e i fili. Non l’ho accettato perché sapevo che non saresti stato d’accordo.
Quindi ha fatto prendere dal pascolo la capra per me. Mi fa ancora piacere il
lavoro? Curare te come ho fatto finora volentieri e con gioia? Sono tua moglie,
oppure la tua serva?”. Hanna cammina frettolosamente su e giù. Oh, guaio, si è
arrabbiata troppo, va nella sua camera, piange e prega Dio la voglia perdonare,
perché era stata arrabbiata nei confronti di un cieco, anche se umanamente
giustificata.
35. Allora viene
molto consolata, poiché si addormenta stanchissima e sente la voce dalla Luce:
«Sta tranquilla, Hanna, il Signore ha
preso nella Sua mano la tua ira, e tutta la sofferenza cambierà. Abbi ancora
pazienza, Dio, il Padre di tutti i Suoi figli, non ti abbandonerà». Dopo
qualche ora si sveglia e non sospetta ancora quanto anche Tobia era stato
triste per via delle sue parole.
36. Lui a tastoni
striscia in una camera, e prega: “Signore, Tu sei giusto, il Tuo Agire è giusto
per via della grande Bontà e Fedeltà che manca a noi uomini. Ho peccato su
Hanna, su mio figlio, e sono stato contro di Te. Signore Iddio, non sei Tu,
Padre mio? Oh, abbi pietà di me! Non tenere in conto il peso del peccato,
affinché il mio cuore diventi di nuovo lieto nella fede, mio Dio!
37. Israle ha tenuto il Tuo Sinai? No! Perciò siamo stati dati
via ai nemici ed abbiamo dovuto abbandonare sovente la patria, perché abbiamo
abbandonato TE! Il Tuo Giudizio è terribile ed è
38. Ora sono già cieco
da così tanto tempo attraverso un servizio segreto e l’ho fatto per tutti i
poveri fratelli. Perciò Ti supplico: mostrami ora
39. Tobi sente il
pianto, ma non osa entrare nella stanza. Ha sentito la lite, profondamente spaventato
di suo padre, che altrimenti è sempre stato giusto; di sua madre, sempre mite,
sempre gentile e che ha parlato così arrabbiata con il cieco. Certo, non ha
torto; è bene se si mettono a posto le cose. Lui si è accorto, perché di sonno
leggero, quando la madre sovente ha lavorato fino a tarda notte, e di giorno
non ha riposato, per procurare il guadagno con il lavoro.
40. Lui stesso non
era stato pigro, ha aiutato sui campi o nei giardini, ha fatto anche il
muratore, tutto ciò che gli capitava nelle mani. Solo, che il lavoro di un
giovane era pagato male; quello dei bambini per nulla, soltanto che gli si dava
da mangiare qualcosa. Di conseguenza era quasi sempre poco ciò che Tobi portava
a casa. Tuttavia, …era qualcosa, ed Hanna lo ha lodato ogni volta.
41. Solo alla sera
Tobia apre la porta della camera e chiama piano sua moglie per nome. “Hanna, ti
prego, vieni da me. Io, …io voglio…”. Sì, voleva questo: chiedere perdono. Ad
un uomo è difficile pronunciare una richiesta. Hanna per via dell’ira, lei stessa
rattristata e poi consolata così caramente nel sonno, ferma il suo rocchetto,
al quale ha già dato molto slancio.
42. “Ma dove sei
stato?”. Lei lo sa molto bene, ma lo vuole aiutare a superare la soglia della
porta del suo cuore. Con prudenza lo guida nel soggiorno alla sua sedia.
“Ecco”, dice gentile, come se nulla fosse stato, “siediti, ti porto da
mangiare”. Lui la ferma vincendosi: “Un sorso dalla tua capra”.
43. Ah, come
sovente passa l’umano accanto ad un alto spirito, anche accanto a un’anima matura.
Ora Tobia sente di nuovo la pace di Dio che lo aveva tenuto saldo nella sua
cecità. Hanna sente il suo amore, che lui sa donare da Dio. Lei ride piano: “La nostra capra, Tobia, l’abbiamo tenuta
così fin dall’inizio: a ognuno il suo, per l’altro. Tu per me, io per te. Noi
per nostro figlio”.
44. “Bene, fedele
Hanna, hai detto bene; così deve rimanere per tutta la nostra vita. Però non
lavorare più di notte, offri invece al giorno il tuo lavoro. E’ sufficiente
quello che abbiamo procurato finora. Non soffriamo nessuna miseria. Vedi, posso
contare le monete; stimo il valore nella dimensione e nel peso. Ma sono sempre
soddisfatto di ciò che viene sulla tavola. Non c’è bisogno di più.
45. Ed il nostro
ragazzo? Quanto è bravo, diligente e fedele nella fede nel Signore. Ricordalo
sempre, Hanna mia, anche se devo morire, perché …”
– “Morire?”, dice
sconvolta Hanna. “Malgrado gli occhi, sei sano”. Ho chiesto a Dio la mia morte,
perché ho peccato, non riconoscendo tutto quello che tu fai per me, cieco”.
46. “Il Signore non
esaudirà ancora questa preghiera”, dice Hanna fermamente. “E’ comprensibile
quando hai sbagliato una volta il calcolo. Dio lo perdona volentieri, di questo
sono più che certa! Sii di nuovo allegro, Tobia, la nostra vita è nella mano di
Dio, ricca di Grazia”.
[indice]
Muoiono sette mariti – Silenziosa
benedizione a Sara
Ipotesi di un viaggio a Lages e un rivedersi con ‘il giovane’ – Tobia benedice il
viaggio, ma pensa alla morte
1. Nello stesso
tempo quando Tobia ed Hanna litigavano, nella Media, nella città di Ekbatana, era successo qualcosa che avrebbe toccato molto
Tobia, se lo avesse saputo. Più tardi diventerà noto. Erano quelli della Media
che una volta avevano aiutato quanto potevano gli israeliti nella prigionia. Un
tale aiuto lo aveva sperimentato anche Tobia.
2. Rispetto al
tempo della fede lontana dal Dio-Uno, era successo che la figlia di un tizio
della Media di nome Raguel, dovette sopportare molta
onta, perché l’aveva data indubbiamente a un uomo selvaggio. Ma lui, …morì già
nella prima notte di nozze. Questo successe in breve successione sette volte.
“Ha un asmodeo”, si disse tutt’intorno, “ha ucciso
tutti gli uomini tramite Sara”, così si chiamava la figlia. Sara sapeva di essere
innocente e piangeva amaramente. Lei, allora ancora una bambina, nel tempo in
cui Tobia era stato con i suoi in Media, si era fatto raccontare molto da lui
sul ‘Dio Verace’ e in segreto per sé aveva adorato Dio e creduto in Lui.
3. E’ quasi allo
stesso tempo in cui Tobia si pente del suo agire, che Sara deve sgridare molto
una serva che si era mostrata ribelle. “Ah”, grida la serva, “hai ucciso sette
uomini! Vuoi uccidermi, assassina di uomini? Sei ricca e bella; ma a che ti
serve? Nessuno ti dà più la mano per paura che il tuo asmodeo
porti anche a questo la morte!”. Appena pronunciato questo, la serva si rende
conto di cosa ha combinato, poiché il volto di Sara è pallido a morte, con gli
occhi spalancati dallo spavento. Vacillando, può raggiungere la camera.
4. Sale al piano
superiore della casa, ma nessuno la protegge. I genitori stanno certamente
zitti, ma il disprezzo per via della ‘figlia mal riuscita’ è come un colpo
d’ascia che la delicata anima di Sara percepisce. Si chiude nella sua camera nella
quale era avvenuta la disgrazia degli uomini. Cade sulle sue ginocchia, piange
e supplica:
5. “Signor Iddio,
che ho potuto riconoscere, come io giaccio sulle mie ginocchia, davanti a Te
giace tutta la mia sofferenza”. Per tre giorni lotta in questo modo, senza
cibo, senza bevanda, senza andare a cercare nessuno dei suoi. E quanto viene
consolata! Non veramente con parole di una Rivelazione, più volte è come una
Mano linda che l’accarezza sulle guance e che riposa benedicente sul capo
profondamente chinato.
6. Dato che non si
sente degna di sperimentare una tale Grazia, si siede al piccolo pulpito su cui
posa le sue mani, sprofondata nella meditazione. ”Sia lodato il Tuo Nome, che
sei Dio e Padre di tutti gli uomini. Tu non Ti sei arrabbiato, perché conosci
la mia innocenza. Nella mia afflizione hai rivelato
7. Liberami da
questa onta, oppure – se Tu vuoi – prendimi, toglimi da qui!”. Tobia aveva
pronunciato quasi le stesse parole. “Tu sai, Signore, che non ho desiderato
nessun uomo, mi sono preservata da cattive voglie. Che i genitori mi abbiano
costretta ed ho preso gli uomini – Signore – non è stato uno scherzo. Non sono
io degna di loro oppure loro di me? Io non lo so. Il Tuo consiglio si manifesterà. Chi serve TE, Signore Iddio, dopo
l’aggressione viene consolato, e mi libererai dalla mia afflizione. Anche in
una punizione predominerà
8. Avresti Tu,
eterno vero Amore, desiderio della rovina nella quale sono stata sospinta? Non
fai risplendere il Sole dopo ogni temporale, che asciughi di nuovo delle
campagne? Così asciuga le mie lacrime, sollevami
dalla mia onta. Dammi la gioia del cuore, santo alto Dio-Padre! Eternamente sia
portata lode e onore al Tuo Nome, a Te, Dio degli israeliti e, …mio Dio per
sempre!”
9. Questa
preghiera, come anche la preghiera singhiozzante di Tobia, era stata esaudita.
Chi osa dubitare? Chi vuol comprendere che si apre il Cielo? Dio invia fuori i
Suoi portatori di Luce, il principe Rafael per aiutare la giovane figlia e
l’uomo anziano. Chi pensa superficialmente crederà che tutto arrivi come
fulmini dalle nuvole, e non pensa che all’uomo viene anche dato il tempo di
inserirsi nella ‘Guida di Dio’.
*
10. Più tardi Tobia
chiama suo figlio, dopo che è rientrata la pace nella casa e lui stesso crede
di abbandonare presto il mondo, e dice: “Ti voglio annunciare la mia ultima
volontà; ascolta le mie parole e tienile strette nel cuore.
11. Quando Dio avrà
tolto la mia anima, allora seppellisci il mio corpo e onora tua madre per tutta
la tua vita. Lei ha servito noi due con molta fatica e preoccupazione. Ricorda
quali pericoli ha sofferto quando ti ha portato sotto il cuore. Quando muore,
allora seppelliscila accanto a me. La cosa più cara di cui ti incarico è badare
al Signore. E questa è:
«Per tutta la vita abbi Dio davanti agli occhi e nel cuore,
e guardati di non accettare nessun peccato
né di commetterlo contro i comandamenti di Dio!»
12. Di ciò che hai,
dallo ai poveri; così il Signore, il tuo Dio, non ti dimenticherà. Se hai
molto, allora dai abbondantemente; se hai poco, allora dai il poco con cuore
fedele. Allora raccoglierai. Se è del mondo, allora ricorda: nessun mondo
misura la ricchezza di un cuore puro, non misura tutta una vita!
13. Le elemosine
riscattano dai peccati; ma chi dà per questo, per ottenere il perdono, ha fatto
male; la sua ricompensa ricade nella cenere! Guardati dalla prostituzione e da
una vita cattiva. Se prendi moglie, allora sii fedele e onesto, scegli una
figlia della nostra fede. Ovunque il Signore Iddio ha la sua onnipotente Mano,
troverai ciò che compiace alla tua anima. Se arrivi nella miseria della vita,
allora da me trovi uno scritto che allora, quando eri ancora un bambino, ha
certificato che ho prestato ad un certo Gabael in Rages, nella Media, dieci libbre d’argento.
14. Fa che te le
restituisca, se lo può senza soffrire la miseria. Allora dagli lo scritto come
pegno che ha pagato il suo debito. Guarda, figlio mio, di non preoccuparti di nulla;
siamo certamente poveri, ma abbiamo abbastanza. Riceveremo molto del bene,
soprattutto secondo lo spirito, quando temiamo Dio, quando abbiamo riverenza
per Lui e facciamo del bene”.
15. Questa è una
eredità non subito comprensibile qual vero senso vi sia nascosto. Anche il
giovane Toby riflette prima che cosa deve distinguere: il mondo,
dallo spirito? Ma nell’amore per il padre accetta tutto e promette: “Quello che
hai ordinato, lo voglio fare. Come devo richiedere il denaro, non lo so. Gabael non mi conosce. Di quale segno ho bisogno che mi
creda? E non conosco la via per Rages”.
– “Gabael stesso ha scritto il biglietto, lui riconoscerà la
propria calligrafia e ti darà il denaro. Non andare da solo; cercati un
compagno che venga con te. Sono certo: troverai il migliore che il Signore ti
mostrerà”.
*
16. E’ come una
strana attrazione che spinge Tobi verso il boschetto di palme dove molti anni
prima, quando andava ancora dal rabbino, aveva incontrato un giovane
meravigliosamente bello. Proprio oggi Tobi se lo ricorda, anche tutto ciò che
il giovane aveva detto. Certo, …oggi avrebbe l’età di Tobi stesso; e se lo
incontrasse… Magari non lo riconoscerebbe. Viceversa, pure? Oppure…
17. ‘Stolto!”, si
sgrida. Allora hai solo sognato ciò che hai vissuto da bambino. Mentre in lui
rimane ferma la strana visione: un tale compagno di via! – Allora non dovrebbe
preoccuparsi di nulla, sarebbe come una guida del Cielo e che… – Ma esiste
sulla Terra uno così, dove regna così tanta animosità? Rabbrividisce! No, la
luce non abita nell’oscurità. Ma è circondato come da un soffio: ‘Non abita
nell’oscurità, essa viene ed irradia dentro, per liberare l’oscuro!’
– Tobi si gira su se stesso. Che cos’era? Ha sentito la parola, esteriormente,
o …interiormente?
18. Nel frattempo è
arrivato presso le palme. Sotto una di queste sta un giovane molto fine, con il
bastone, il mantello per le notti e una borsa da pastore. – Non è la stessa
palma di quando una volta da bambino… – E quel giovane, non ha lo stesso
aspetto come quello che gli aveva dato buoni insegnamenti? Ma, fermo! Allora
costui dovrebbe essere più vecchio, così come lui, e non come un ragazzo appena
adulto! Ma quando lo guarda negli occhi, è come una conoscenza. E’ lui! No!
Impossibile! Certo, il giovane ha un aspetto fidato.
19. Tobi domanda
gentilmente: “Chi sei, buon compagno?”
– “Per te, un
israelita”.
– “E poi?”
– “Lo saprai a
tempo debito”.
– Hm, non è facile
aspettare ciò che si vuole e si ha bisogno di sapere. “Conosci la via per la
Media?”
– “La conosco. L’ho
fatta sovente, e conosco Gabael in Rages, nella città della Media”.
– “Sei ancora
giovane”, dice Tobi scettico, malgrado in lui dimori la gioia, “come mai che
hai peregrinato già sovente per questa via?”
20. “Non te ne
meravigliare; alla fine saprai chi sarà andato con te. Il resto lascialo a Dio,
il Signore!”
– “Lo faccio! Ma
aspetta, ti prego, voglio dire a mio padre che ho trovato un buon compagno di
via”. Tobi non vede come il giovane annuisce gentile mentre parla con il suo Padre, Colui che il mondo può vedere
così raramente, perché raramente guarda in Alto, là dove abita quel Padre che come Creatore mantiene
*
21. Tobi va, saluta
amorevolmente il padre e racconta che cosa gli è capitato di buono. “Dio ti dia
la gioia, caro padre, non devi preoccuparti per me”. Che Tobia senta il
desiderio di vedere anche lui lo strano giovane, …chi non lo può comprendere?
Perciò dapprima brontola: “Che gioia devo avere, dato che siedo cieco
nell’oscurità e non vedo la luce del cielo?”. Come ciò succede, …ambedue ora
non lo sanno ancora.
22. Quando Tobi
dice fiducioso: “Abbi pazienza, padre, Dio ti manderà un aiuto”. Il giovane
entra nella camera.
– “Sì, abbi
pazienza, Tobia”, ripete costui, “il Signore è il tuo Aiuto!”. Qual voce
delicata, soave, magnifica e piena di Forza. In Tobia entra la fiducia, come
non ha veramente mai posseduto e non ha mai dubitato della Grazia di Dio! Ora
tocca il giovane, il suo volto, anche le mani, e un sorriso viene sul suo volto
di rughe.
23. “Chi sei, …non
lo so, eccetto che credo che il Signore abbia mandato a mio figlio il miglior
compagno di via. Mi sembra, come se tu sei un angelo”.
– “Sulla Terra gli
angeli sono coperti, quasi sempre, padre Tobia”, suona serio e caro. – Ah,
quante volte Dio li ha mandati e non sono stati riconosciuti. Qualche volta era
bene, per gli uomini, Tobia, perché sopportano malamente
24. “Sono
d’accordo”, dice riflessivo Tobia, “ma ti voglio domandare: sei un uomo? O sei
dalla Luce? Puoi accompagnare mio figlio in Media, nella città di Rages?”. Lui riferisce che cosa non sarebbe necessario. Tobi
vede un sorriso negli occhi del giovane. Ma non è solo da interpretare. “Se mi
riporti mio figlio, avrai una giusta ricompensa”. Di nuovo questo sorriso fine.
Ma che cosa avrà costui?
– Il giovane dice:
“Guido io tuo figlio, e lo riporto”. Questo suona così credibile, che non ci
vuole più nessuna domanda, se dovesse sorgerne una.
– Tobia vuole solo sapere:
“Dimmi: da quale tribù vieni, da quale stirpe d’Israele?”
25. Allora risuona
un serio ammonimento: “Sii contento! Non è abbastanza che hai un messaggero?
Cos’hai bisogno di sapere ora, da dove vengo? Ma che tu abbia meno da
preoccuparti, ti sia detto: per il mondo, per te, sono Azaria
(Asarja), il figlio grande di Anania”.
– Il ‘tu’ è
pronunciato così forte, che Tobia si spaventa, ma si fa coraggio: “Sei da una
buona tribù; ma non arrabbiarti di un cieco perché ti chiede della tua
provenienza”.
26. “Va bene”,
Tobia viene calmato, “porto tuo figlio sano a Rages e
di nuovo di ritorno a te”.
– “Allora andate”,
dice tremolante il padre, “Dio sia con voi sulla via, e il Suo angelo vi
accompagni!”. Caro pio Tobia, se tu sapessi … È bene che non ogni rivelazione
diventi subito ‘visibile’. È bene se l’uomo viene messo alla prova. Tobi
abbraccia sua madre, la bacia sulla guancia e la tranquillizza mentre lei
piange.
27. Lui e il
giovane escono di casa. Hanna guarda dietro ai due, mentre continuamente le
scorrono lacrime. E’ anche comprensibile. Lei dice e cerca di coprire la sua
sofferenza, la sua preoccupazione con la veemenza: “Che cosa te ne viene di
chiedere il denaro? E’ passato così tanto tempo e non siamo ancora morti di
fame. Per questo hai mandato via il conforto della nostra vecchiaia? Ce l’hai
tolto! Ma non eravamo soddisfatti, anche se siamo diventati poveri? Ah, ci
sarebbe rimasta la più grande ricchezza, se non avessi mandato via il figlio.
Forse, inutilmente! Se riceve il denaro, chissà se lo rivediamo? Lo sai tu?”
28. Tobia tira
Hanna al suo cuore, le accarezza i capelli grigi, non conosce il loro colore e
non sa, ma lo sospetta per via della molta fatica che lei ha avuto con lui, e
dice: “Non piangere, Hanna mia; io so: il Signore Iddio guida il figlio, anche
se sono cieco ho comunque esaminato il compagno, e lo sento: lui è un compagno
sicuro, inoltre, come lui ha detto, da casa nobile. Perciò possiamo essere del
tutto sicuri che nostro figlio ritorni sano e fresco. Se con, se senza denaro,
…non lo domando davvero. Quello che mondanamente è giusto, cara moglie, lo
possiamo fare.
29. Ora Dio mi ha
donato la fiducia che il grande viaggio si risolverà al meglio. Inoltre ho
ancora aggiunto qualcosa alla scrittura di Gabael,
con cui riconoscerà nostro figlio. E il compagno di via?”
– “Appunto”, lo
interrompe Hanna asciugando le sue ultime lacrime, perché ora cade anche in lei
una prima piccola scintilla di fiducia; ma non è ancora una fiamma, cosa che
non fa male.
30. “Tu hai
esaminato il compagno con la mano, ma io l’ho guardato. C’è differenza, oppure
no?”. Un piccolo sospiro passa fugacemente sulle labbra di Tobia. Sì, sì,
quando si è ciechi, non si è più uomini completi. Ma lui, – che ora crede
imperterrito di lasciare presto
31. Lui dice
amorevolmente: “Sii consolata, madre di mio figlio. Ti do volentieri ragione
che, chi può vedere può farsi più facilmente un giudizio rispetto a uno cui
manca la luce degli occhi. Ma non pensi che il nostro spirito, dato da Dio,
sente la verità anche senza la vista degli occhi? Guarda, mi trovo davanti alla
porta della morte dal mondo, e allora si hanno altri pensieri, tutto un altro
sentimento da chi vede ancora a lungo davanti a sé la sua via del mondo, e …”
32. “Fatti di nuovo
interrompere, Tobia”. Hanna si stringe forte nelle sue braccia, inconsapevole
di ricevere un aiuto dal cieco, che dei vedenti raramente possono dare, a meno
che non abbiano una fede incrollabile. “Io so che tu non te ne andrai presto.
Non pensare più alla vecchia lite, l’unica nel nostro matrimonio. E poi, …non
vuoi riavere nostro figlio? Se sei convinto che il compagno di via sia fedele e
buono, allora sii anche convinto che riportererà Tobi.
Lo rivedremo! Ero piena del timore che si possa perdonare a una madre, avrei
quasi perso il coraggio. Oppure no?”
33. “Hanna, questo
vale anche davanti a Dio. Lui sa meglio come sente una madre, quando suo figlio
va nell’incertezza. Soltanto, …non c’è nulla di incerto sulla via di Tobi, perché
credo che tramite quel giovane c’è un angelo che guida nostro figlio. Il suo
volto, le sue mani erano delicati e fini in un modo tale, da capire che lui ha
un cuore puro. E chi ha questo, è buono e fedele”.
34. “Dapprima non
ho badato al giovane, ho solo pensato alla separazione. Ma ho notato che aveva
un aspetto molto pulito, non soltanto nei vestiti. C’era qualcosa di interiore,
qualcosa di superiore in lui, come non lo si trova quasi negli uomini, e negli
anziani sovente ancor meno che nei giovani che non sono ancora rovinati.
Vogliamo lasciarlo nella preghiera al nostro Dio, Padre nel Cielo, di riportare
di nuovo Tobi e il giovane. Lo voglio considerare volentieri come mio secondo
figlio. Potrà abitare sempre con noi, se lo vuole”.
35. Tobia ride. “Donna
materna, ricorda da quale casa lui proviene. Là è sempre meglio che da noi.
Dunque, rimarrà per un po’ di tempo con noi; sarà che Tobi non vorrà separarsi
da lui. Aspettiamo come il Signore guida tutto. Se dovessi comunque morire
prima, allora saluta nostro figlio e ricompensa abbondantemente il suo compagno
di viaggio, com’è possibile.
36. Se Tobi porta
con sé le dieci libbre, dagli da queste la giusta decima. Già Abraham ha dato a
Melchisedec di Salem la giusta decima dalla battaglia
vinta”.
– “Ah, tu stesso
gliela darai”. Hanna si mette di nuovo a lavorare e Tobia annoda delle reti,
cosa che da cieco ha potuto imparare un poco alla volta.
[indice]
In viaggio col fedele cagnolino, il
giovane insegna
Una banda di ladri, sgominata – Qualcosa
sui serpenti
1. La via è
lunga e non passano soltanto giorni, ma settimane, prima che compaia davanti ai
due viandanti il fiume Tigri nello splendore del Sole. Tobi ha sempre fatto
attenzione al suo piccolo cane, anche se avrebbe preferito che non rimanesse
sulle sue traccie. Fedeltà? Oh, sì, il giovane
sorride quando Tobi ne parla.
2. “Fa attenzione”,
dice. “gli uomini non hanno mai una tale fedeltà che un animale può
manifestare. Starebbero più alto che gli uomini? No, non questo! L’uomo fa
parte della schiera dei figli di Dio, - da parte di LUI, il meraviglioso
Dio-Padre pieno di Grazia! Chissà se l’uomo si veda volentieri come figlio di
Dio? … Tu stesso, malgrado la tua giovane età, hai già sperimentato abbastanza,
come certi se la squagliano molto bene, perché è già difficile credere in Dio,
ma metterLo davanti a tutte le gioie di questo mondo.
Si dice: ‘Tanto, viviamo nel mondo!’
3. Fra il tuo
popolo Israele, che da Abraham, il patriarca, aveva l’autentica fede in un Dio,
ti domando: quanti sono rimasti nel lungo tempo trascorso, che pongono Dio,
l’Altissimo, al di sopra di tutti i loro comportamenti mondani? Tuo padre, il
fedele Tobia, ha dato in segreto ai morti la loro ultima dimora terrena, sotto
il più grande pericolo, più di quanto non si rendeva conto lui stesso. Non
soltanto per via dell’ordine del re cattivo.
4. Guarda, è
materia peritura, e perciò anche pericolosa, quando i cadaveri che giacciono a
lungo, come sovente, sotto il Sole cocente, avendo in sé delle sostanze
cattive. Già un soffio di vapore può avvelenare. Tobia si trovava sempre nel
doppio pericolo. E ciononostante - lui ha fatto ciò che chiedevano da lui
l’amore e la compassione. Nessuno gli ha dato quest’ordine; solo il suo spirito, venuto dalla Luce, ha dato a lui
stesso il Comandamento. Nuovamente, dato che anche nell’uomo la piccola
scintilla spirituale venendo dall’incommensurabile maestoso Spirito di Dio,
viene da quest’Ordine, …cosa che succede quasi sempre inconsapevolmente per
l’uomo, e questo è bene.
5. E questo avviene
in un tale modo, che l’uomo è in continuo collegamento con il Creatore-Dio e
Padre. Per la benedizione, e per la gioia per i piccoli bambini, vale poi: come fatto
da se stessi. Questo ‘come’ giace nella Mano abituata alla salvezza paterna
nel Cielo. L’hai compreso, Tobi?”
6. “Un poco. Sai, Azaria – così ti sei fatto chiamare, anche se talvolta
penso che sei tutto un altro – sei ancora più giovane di me. Certamente un paio
d’anni non fanno la differenza, ma da quello che abbiamo detto lungo la via, da
ciò ho notato la sapienza del tuo spirito. Riferito a questo, ti sei tenuto
indietro, così come se volessi considerarmi pari a te. Ed io sento la
differenza. Ma non riesco a dirlo com’è realmente. Mi puoi aiutare un poco?”
7. “Lo faccio
volentieri”, segue la risposta. “Aspetta ancora un po’ di tempo. Qui dall’alto
vediamo splendere il Tigri; ma dobbiamo ancora superare la fitta striscia di
bosco. Ha l’aspetto di un foresta vergine. Speriamo che sia senza pericolo”.
– “E se non è
così?”, chiede Tobi. Lui teme, soprattutto perché il suo piccolo cane drizza il
pelo sulla nuca, un segno che sente qualcosa che non gli piace. Brontola anche
piano.
8. “La nostra via
non passa sotto la mano di Dio?”, una seria domanda bisbigliata dal giovane.
– “Sì, certo”,
conferma a bassa voce Tobi, “inoltre credo che DIO ti abbia dato a me. Vorrei
quasi dire: sia che io lo voglia oppure no! In te ho la guida di grazia di Dio!
Se abbiamo superato qualche pericolo, Dio non ritirerà ora
9. “Credi bene, Tobi.
Dio si rallegra di te”.
– “Allora manca
ancora molto alla mia scala per il Cielo, finché arrivo alla vera gioia presso
il Padre; lo dico per me”. Tobi si piega per tranquillizzare il suo cane. Così
non vede il fine sorriso che passa sul volto del giovane. Costui va già verso
il bordo del bosco e Tobi lo segue con il compagno a quattro zampe.
10. Appena sono
avanzati, dalla fitta boscaglia irrompono degli uomini, dodici, dall’aspetto
spaventoso. Portano pesanti clave ed altro armamento. Hanno facce che incutono
paura. Il cagnetto prova a nascondersi. Non Tobi e il giovane. Sono rapidamente
circondati, che non riescono quasi a muoversi. Un uomo tarchiato, la guida
della banda, minaccia: “Qua ciò che avete, oppure …”
11. “Oppure cosa?”,
chiede il giovane, e si pianta davanti alla guida della banda. “Non abbiamo
borse, eccetto la nostra piccola borsa da pastore, e non viaggiamo in carrozze,
non abbiamo cavalli. Quindi che cosa vuoi prendere?”
– “I vostri ricchi
abiti valgono anche qualcosa. E se non avete nulla per davvero, ohlalà, dovete comunque morire”.
12. “Aspettiamo!”.
Il giovane soffia sul cattivo. Costui gira gli occhi e cade all’improvviso. Non
è morto, soltanto, non può muoversi.
– “Femminuccia!”,
soffia uno alto che odia la guida della banda. Solo, non poteva intraprendere
nulla. Ora è venuto il suo tempo, pensa lui, di prendere il comando e, con ciò,
il maggior guadagno di ogni rapina. “Su di me soffi inutilmente, …verdino!”,
grida costui in modo maligno, e si avvicina al giovane per ucciderlo.
13. Prima che se la
vede, costui lo tocca appena con un dito. A lui succede come al primo: cade,
senza muoversi. Gli occhi fissano rigidamente il giovane abbastanza delicato.
Guai! Questo è un mago! Lo pensano anche gli altri dieci, che si danno alla
fuga senza badare ai compagni. – ‘Che si aiutino da sé!’
14. Tobi è più
spaventato che stupito, eppure entusiasta. Che il suo compagno sia qualcosa di
speciale, lo aveva già notato da tempo. Ma, …che cosa? Se ora lui stesso
commettesse un errore… Un piccolo brivido gli scorre sul corpo. No! Questa
gentilezza, i buoni insegnamenti, tutto l’aiuto, tutto questo non viene da un asmodeo! Non esistono maghi, Tobi lo ha imparato da tempo.
E adesso? Come si va avanti? Il piccolo cane arriva piangendo. ‘Pericolo
finito’, cerca d’incoraggiarsi Tobi, e accarezza il suo cane.
15. Nel frattempo
il giovane tocca i due che sono caduti. “Ricordatevi, voi manigoldi, vi
conosco! Alla prossima truppa posso dire chi siete e dove vi trovate. Avete già
commesso molti omicidi. Alzatevi e sparite, prima che l’ultima Ira
dell’Altissimo cada su di voi! Avete l’occasione di cambiare, poiché siete
liberi dagli altri compagni. Forse di voi si farà un esemplare migliore di
uomo!”
16. I due si alzano
faticosamente, tremando di grande paura. Che succederà ancora? Tobi si
meraviglia quanto severamente parla il giovane. Così non lo ha mai ancora
sentito. Suona come una spada fiammeggiante. Non lo vorrebbe mai incontrare
così. Ed è stato sempre il più puro amore. Adesso, nei confronti dei criminali
è certamente adeguata la ‘parola di fiamma’.
17. Costui continua
già: “La Longanimità del Cielo è finita; non uscite dalla mano di Dio! Badate:
potete sfuggire al giudizio, anche al giudizio del mondo, al quale sottostate
per via del vostro cattivo essere!”
18. I due stessi
manigoldi non sanno come uscire dalla ‘cerchia degli incantesimi’, perché già
solo le ‘occhiate del potente’ erano catene. “Andiamo”, dice gentilmente il
giovane e prende la mano di Tobi, “era un po’ tanto per te”. – Tobi respira
pesantemente, l’avvenimento ha pesato molto su di lui ed ancora non sa come è
da ordinare il tutto sotto l’aspetto umano. Anche la sua ansia, dal compagno,
nondimeno diminuisce un po’ alla volta, soprattutto perché dopo circa un’ora ha
potuto abbandonare l’oscura boscaglia.
19. Davanti a loro,
stando ancora a metà altura, si estende un paese fertile, campi, prati, ricchi
giardini lungo il Tigri e, fin dove arriva l’occhio, bei villaggi, e anche una
grande città. Ma non è ancora Rages. Una parola
caramente fidata: “Ora non puoi chiedermelo, Tobi, arriverai a conoscere del
perché abbiamo avuto questa esperienza”.
20. “Avrei molte
domande”, confessa Tobi, “ma avrei bisogno di un paio di giorni, finché poi
possa sapere, …che cosa? …come? …perché? E una volta mi era sembrato come se ci
seguissero i due manigoldi. Dietro a noi ho sentito il rumore nei cespugli.
Avrebbe potuto essere una selvaggina; ma nei cespugli si fermano soprattutto
dei serpenti, e loro non fanno rumore”.
21. “Questo ha a
che fare in segreto con ciò che il Creatore ha detto una volta al serpente del
paradiso, quando allora – visto spiritualmente – questi sono stati un simbolo.
Malgrado ciò è una profonda seria realtà! Guarda la prima figlia del Cielo per
la quale piangono ancora tutti gli angeli; si era distolta dal nostro Dio, il
Padre, in modo così maldestro, come lo fa ora il rettile. Ma appunto, dato che
il ‘distogliersi dal Padre’ era cattivo e infame, perciò in questo animale era
incarnato il più maligno del maligno.
22. Aspetta, Tobi,
non pensare subito in modo sbagliato! Gli animali stessi sono e restano
impuniti; questo serve unicamente per l’alleggerimento di tutta la caduta,
affinché il più cattivo del cattivo,
e non la figlia, nemmeno nessuno dei
precipitati abbiano da compensare. Tanto, a loro non riuscirebbe comunque. Così
grande, così ultra magnificamente meravigliosa E’
23. Ci sono dei rettili
senza veleno che non hanno nulla a che fare con questa faccenda. In ciò, l’uomo
deve riconoscere che negli indegni può dimorare anche qualcosa di buono”.
– “Nei cattivi
certamente no”, interviene Tobi. “Costoro erano oscuri in se stessi”.
– “Molto vero,
amico mio; solamente, non conosci il collegamento che da ciò risulterà”.
– “Spiegami ciò che
non so. Mi meraviglia il perché hai lasciato andare quegli uomini. All’angolo
successivo infurieranno ancora in modo peggiore per via della paura vinta, dato
che non ci sono riusciti con te”.
24. “Questo lo
farebbero se, …ma dipende da questo ‘se’. Si deve sapere un poco dei piani di
Dio, per quanto ne sia capace una creatura figlio. Ora, …io li conosco! E così
ascolta: prima ancora che avvenisse la caduta nel Cielo, il Creatore-Dio, che
sa e vede tutto, nel Quale dimora tutta
25. “Difficile da
comprendere”, sospira Tobi. “gli uomini non ne sarebbero mai capaci”.
– “In verità, hai
ragione per via di una conoscenza migliore”. Ma, non è come una tristezza che
scintilla negli occhi del giovane?
– Tobi invece
domanda: “Dobbiamo odiare i serpenti perché sono velenosi? E in che cosa li
riconosciamo, a differenza di altri?”
26. “Odiare degli
animali? Lo fa la gente senz’anima!”, viene istruito. “Gli animali, a
differenza degli uomini, non hanno nessun raziocinio, ma dalla loro piccola
anima – l’intelletto animale – hanno l’istinto. I serpenti velenosi – questo è
davvero difficile da comprendere, perché una Guida originariamente segreta del
nostro Dio, dell’Onni-Compassionevole, non può essere
classificata diversamente dal tuo cagnolino – di loro ci si deve naturalmente
guardare, perché all’improvviso possono uccidere. Ma questo non è da imputare a
loro carico come a nessun animale rapace che si prende solo il suo cibo.
27. Di ciò che gli
uomini fanno di male, che sovente sono più velenosi dei serpenti, nessuno può
evitare la resa dei conti – per Misericordia – cosa che nemmeno tu riconosci
ancora. Da bambino hai fatto qualche volta qualcosa che poi era punito da tuo
padre. Prima avevi paura come sarebbe andata la cosa, ma poi, dopo la
punizione, ti sentivi libero dal peso”.
– “Quante cose
sai”, si stupisce Tobi.
– “E’ precisamente
così”.
– “Certamente. Ma
la santa resa dei conti di Dio agisce in altro modo. Si chiama ‘purificazione’!
Questa fa male, come una volta hai sentito la verga ed hai pianto amaramente.
Vuoi sapere qual è la verga di Dio?”
28. “Già…”,
comincia Tobi timorosamente, “…però non la vorrei sentire, perché allora…”
– “…abbandona il
pensiero. La verga di Dio sbuccia i peccati dall’anima, come si sbucciano delle
bucce ruvide dai frutti. Rendere commestibili delle ruvide anime per il regno
di Dio, che non siano nessuna macchia d’infamia, è
29. Devi ancora
sapere come si distinguono i serpenti. Questo non è ancora noto precisamente
(allora), ma i portatori di veleno hanno quasi sempre una veste scintillante,
la loro pelle. Pure questo è un grande segno. Le gioie illusorie sventolate
agli uomini nei colori più belli di tutto ciò che è da vedere magnificamente,
senza accorgersi – più giusto, non si vuol vedere – quali pericoli siano
astutamente in agguato sotto tali colori stupendi come in un serpente. Le gioie
illusorie, Tobi, sono mille volte più pericolose di quanto lo siano mille
serpenti scintillanti.
30. Tuo padre ha
ragione ad averti ammonito: ‘…e guardati da non acconsentire a nessun peccato,
né di commetterlo contro il Comandamento di Dio!’.”
– “Proprio così
aveva detto. Voglio sempre fare bene per quanto posso!”
– “Ti riuscirà, Tobi,
benché nessuna vita terrena di nessun uomo è senza errore. Ma che cosa chiede
il Signore, se la volontà è all’avanguardia, davanti all’anima debole, davanti
alla seduzione dal mondo? LUI sa, cosa sono i Suoi figli d’uomini per un fatto!
31. Ora ancora
qualcosa: i serpenti non velenosi hanno quasi sempre un aspetto grigio senza scintillìo, su questo ci si può già orientare. E’
naturalmente meglio evitarli, se non li si possono distinguere”.
– “Non è meglio
ucciderli?”
– “Non
necessariamente; solo quando si nota che un verme velenoso attacca un uomo,
allora lo si può uccidere, ed è bene non soltanto per l’uomo, anche per un tale
serpente. Perché anche lui viene liberato tramite la morte.
32. Proprio la
liberazione è la cosa più sublime nelle Opere di Grazia di Dio! L’uomo non lo
vuole sapere, ma più avanti, quando si andrà incontro all’ultimo tempo, ci si
penserà meno ancora che la morte terrena si chiama ‘liberazione’, alla quale
può seguire il beatificante ritorno in Patria, se – di nuovo dipende da un se e
da un ma – quando si osserva ciò che tu hai ricevuto da tuo padre Tobia. Sì, il
PADRE lo ha annunciato! In questo si trova il Mistero di Dio diventato
manifesto!”
33. “Oh, caro amico
viandante”, Tobi seduto su un mucchio d’erba accanto all’altro, afferra la sua
mano. Una grande gratitudine oscilla nella sua voce, “Quanto mi hai insegnato!
Quando un giorno porterò tutto questo ai miei genitori, …forse non lo
crederanno del tutto”.
– “Ma sì, lo
faranno e si rallegreranno. Un poco in modo terreno”, il giovane ride,
“naturalmente, per il fatto che sarai di nuovo ritornato a casa, e inoltre ben
conservato”.
34. “Che questa è
la guida di Dio su di te, lo so da tempo, ed è la mia gioia, ma non comprendo ancora il perché ai serpenti sono state
date delle potenze le più maligne. Nessun animale può essere ritenuto
colpevole? Per che cosa è diventato
vivente? Se sono stati creati, come dicevi, senza raziocinio, soltanto con
l’istinto, per conservarsi capaci di vivere, allora sono senza alcuna colpa.
Non ammetto perché i serpenti vengono gravemente caricati. Non è …?”
35. “.…indegno di
Dio, la cui Misericordia ho elogiato? Allora devo ancora versare dell’olio
sulla lampada della tua anima, affinché si faccia luce nella casetta, quella
della comprensione. Ora seguimi diligentemente. – No,
non ancora esteriormente”, quando Tobi si vuole alzare pensando che ora
dovessero scendere nella valle del Tigri. “Mi devi seguire secondo lo spirito,
perché non ne hai mai sentito qualcosa e nemmeno tuo padre se ne rese conto
precisamente, anche se il suo spirito è già entrato più profondamente nel
“Regno-Terra di Dio’. Fai attenzione:
36. Quando la prima
creatura di Dio si era sollevata e cadde con il seguito molto inquinato – nel
suo proprio abisso – perché nessuno può cadere altrove che nell’abisso della
sua povera anima quando non vuole riconoscere
37. Loro potevano.
Anche questo non è ancora del tutto evidente per noi, intendo per i primi presso il Seggio di Grazia del
Signore, quello che EGLI aveva dato loro sulle vie del Sacrificio. E’ bene se
non lo si sa pienamente, perché così la collaborazione viene benedetta ancora
di più. Se uno sa tutto, qui intesi i principi del Regno, come potrebbero poi
conquistare ancora nuova gioia, nuova beatitudine? Quando percorrevano la loro
via di sacrificio[5],
i fedeli prendevano, è più giusto dire: il Creatore dava loro, per via della
redenzione di base, anche una particella dalla forza della precipitata[6],
generata nella parte materiale dell’anima[7].
38. Attraverso i co-sacrifici, che l’Altissimo ha tutti insieme ed
esclusivamente adagiati nella Sua immensa via sacrificale, nella Sua Meta redentiva, si libera relativamente una piccola particella
dalla forza dei caduti, come ho detto del serpente, con la differenza che gli
spiriti figli della luce raccolgono quella parte che una volta era la pura forza
della figlia, quella che da sola era proceduta dal segreto sommo Spirito-Ur del Creatore.
39. Attraverso la caduta, il suo sapere ovvero la
volontà del caduto, la sua forza, si
era divisa. Due terzi passavano sui figli del sacrificio, allo steso modo di
come due terzi dei figli sono rimasti fedeli. Un terzo era la sua propria
forza, che aveva utilizzato per la sua caduta, per l’arroganza di essersi
staccata da Dio. Detto qui: perciò, Erlösung (riscatto
o redenzione)!
40. C’è da rivelare
un ulteriore mistero. Dai due terzi di forza, che rimane un’eterna Parte di
Dio, per via dell’eredità, che Dio ha creato per i Suoi figli, la figlia – illegittimamente – l’ha sperperata
per la ribellione, usata per il completo distacco da Dio, e così a questo
riguardo ha perduto la sua parte di figlia, finché non si mostrerà
dall’Empireo, e anche nell’Infinità, il Sacrificio-UR
dell’Altissimo che rimane ancora a lungo sconosciuto[8].
Queste parti, come detto, vengono riportate sul santo Focolare tramite i figli
del Sacrificio.
41. Dalla parte di
forza che la figlia della caduta ha potuto formarsi per la libera via dello
sviluppo, come lo può fare ogni nato nella Luce, ora si sollevò non soltanto
contro Dio, per stare accanto a Lui,
no, nella smisurata esagerazione volle impiegare la terza parte di forza per stare
al di sopra di Dio. E contendeva con
il Creatore chi fosse stato per Primo:
lei, la figlia nata così amorevole, oppure, …Dio, il Creatore dell’infinito
nello Spazio e Tempo.
42. Questo voler-stare-al-di-sopra-di Dio, per pareggiare anche
l’usurpazione, la terza parte di forza era da dissolvere in piccolissime
minuscole particelle, affinché nemmeno la minimissima
parte andasse perduta. Guarda, queste particelle il Creatore – chi lo afferrerà
in piena profondità? – le ha immerse nel mondo dei serpenti come le forze di
veleno menzionate, ‘immerse’, Tobi,
come Lui, nemmeno del tutto afferrabile per gli angeli più alti. Questo voler-stare-al-di-sopra-di-Dio, l’Iddio lo ha posto nella
Sua redenzione di base, quando la povera via della prima figlia sarebbe stato da accogliere già in anticipo in Lui stesso. E
questo, è il Sacrificio-Ur, l’Alto-Santo
nell’Anticipo!
43. L’uomo non
conosce questo Mistero, non ancora per lungo tempo. Solo l’ultimo tempo[9]
del mondo rischiarerà l’alto maestoso buio di Dio, tutto l’universo. Perciò il
Cielo copre a lungo quando si temono i serpenti e, purtroppo, …li si uccidono
malamente. Tuttavia, chi conoscerà un poco alla volta la grande Bontà di Dio,
potrà dire a sé: ‘Il Signore ha creato il mondo animale, perciò ogni specie
possiederà ben un cosiddetto diritto di Dio alla vita. L’uccidere malamente
aggraverà sempre l’uomo che lo farà, non importa in quale modo o quale animale!
44. Malgrado ciò è
meglio evitare il velenoso e considerare per
se stesso lo scintillante come tentazione. Solo, qui sia sottolineato: come
nei serpenti ci sono le parti di veleno, così nell’uomo le tentazioni sono un
caso proprio, da assumersene la responsabilità. Se già, come pensi tu,
dall’altra parte, persino dagli amici, possa venire la tentazione, dipende
comunque da ognuno per se stesso, di seguire un’altra voce oppure no”.
45. A lungo rimane
il silenzio. Tobi è sconvolto, come portato via, lontano dal mondo. Ha davvero
bisogno di tempo per accogliere il Mistero. Che questo non avvenga subito e
pienamente, non è una mancanza del suo spirito. Ma un po’ alla volta gli si
illumina l’enigma dell’uomo e dell’animale. Ma per comprenderlo pienamente ci
vorrà certamente un po’ di tempo, che non fa male. Un pesante Cibo di Luce è
sempre da assimilare un po’ alla volta. Proprio per questo porta sempre e
continuamente un’alta benedizione.
46. Finalmente dice
timidamente: “Vorrei sapere chi sei veramente. Chi è che ti ha istruito?”
– “Non domandarlo
ancora, Tobi; aspetta la fine della nostra via. Ad un tratto vedrai nella
successiva vicissitudine, allorquando, ancora molto di più, la pietosa Guida di
Dio, l’altamente amato Padre, svelerà una cosa dopo l’altra. Domanderai di
nuovo il perché, la ragione e il come; ma a te splenderà la Luce”.
47. “Valoroso
giovane, perché tu, …no, non riesco dirlo in modo giusto, ma questo: tu riesci
vedere meglio il mio interiore di come io stesso lo posso riconoscere. Aiutami
a penetrare in tutto più a fondo, prima che debba giungere qualcosa di nuovo.
Diventa…, hm, quasi diventa troppo per me”.
– ”Non
preoccuparti, non sarai sovraccaricato, il Padre-Dio non lo fa con nessun
figlio, sia che sia piccolo o grande, sia che Gli stia vicino o lontano. Ciò
che è appeso ti donerà ulteriore Luce di conoscenza, perché nemmeno nella
faccenda dei manigoldi non hai ancora del tutto
48. “Per me è
ancora una pietra d’inciampo, tuttavia una piccola scintilla comincia ad
ardere: quello che DIO fa, è ben fatto, …sia che lo si comprenda oppure no!
– “Ben
riconosciuto, Tobi, questo farà del ‘prossimo male’, come tu lo considererai
dapprima, della tua scintilla, presto un lume. Rimaniamo per un po’ di tempo
qui in questo luogo; raggiungeremo a tempo utile la città di Rages, se noi due dobbiamo aiutare come lo ha previsto il
Signore”.
49. Un respiro
nascosto: ‘Quando torno a casa?’. Tobi guarda sorpreso quando il giovane ride. “Ma perché ride? Forse
di me?”
– “No, solo sul tuo
silenzioso sospiro. Dovresti saperlo finalmente, soprattutto perché tu stesso
hai parlato della saggia Guida di Dio, che la tua via passa sotto la Sua mano
benedicente. Ascolta di nuovo, affinché possa occuparti ancora e gli ultimi
dubbi siano eliminati.
50. Hai riflettuto?
Se fra gli animali, dei serpenti fossero le potenze oscure ed esistono
certamente chissà quanti serpenti, allora non dovrebbe essere rimasto più
niente già da molto tempo della cattiva forza della figlia della caduta. Se
inoltre gli spiriti dei figli della luce prendono su di sé la forza pura, la
parte maggiore, e i serpenti avessero da eseguire l’oscuro, allora non
rimarrebbe nulla per la figlia, sarebbe priva di qualsiasi forza. Come può
esistere? Il corso dei tuoi pensieri è assolutamente buono. Fai attenzione:
51. Sono differenti
quelle forze che Dio, il Creatore, ha
preso dalla Fonte di Mezzanotte per il dare della Vita e per l’intero sviluppo
e lo ha incorporato in tutti i figli da quella forza che ogni figlio ha e deve avere esistenzialmente.
Quest’ultima rimase pienamente alla figlia
della caduta, perché senza questa non sarebbe stata capace di vivere. Inoltre, poi
essa potrebbe dire perfino con ragione: ‘Io,
da figlia, non ne posso nulla se vivo così o diversamente. Sei Tu, Dio, che mi
hai fatto una brocca vuota!’
52. Sarebbe
insopportabile già a causa di una resa dei Conti, se un figlio dovesse vivere
del tutto senza forze. O no? Quella primogenita dalla Luce, chiamata Sadhana, conservava – diciamo così – una forza corporea che
rimase anche nella sua anima. Mentre la vera forza creativa, dalla Luce, che il
santo Creatore ha dato in eredità a tutto il Suo popolo-figli, questa doveva essere separata, affinché
non andasse perduta, affinché non fosse sperperata. Appunto per questo è
successa la separazione in due terzi e una parte.
53. Rifletti
ancora: a parte la separazione, tutto dovrebbe essere da tempo pareggiato.
Anche se la forza fosse stata molto grande, esisterebbe un incalcolabile
popolo-figli. Giusto Tobi?”
– “Allora? …sì! E
allora?”
– “Non potrà ancora
entrare del tutto in te il mistero – che i primi del Regno vedono chiaramente –
che durerà comunque, calcolato dal tuo tempo, un paio di mille anni del mondo,
finché le ultime scorie siano bruciate.
54. Il Sacrificio
di DIO staccherà le scorie principali (attraverso il Golgota); ma prima sarà il
turno dell’ultimo profondo fango. Per via delle forze la primogenita aveva
appunto preso tutto un terzo, cosa che si riferisce alla schiera dei figli; e calcolare questo, Tobi, non lo puoi cominciare
né tu né nessuno nel mondo! Questo lo si potrà afferrare nella Luce, nonostante
l’alta posizione dei fedeli primi,
soltanto mentalmente, secondo la percezione.
55. Perciò durerà
tanto a lungo, finché l’ultima potenza di forza, l’ultimo co-caduto,
sarà redento”. Lui prende una pietra grande come un pugno. “Frantumala, finché
rimangono soltanto dei granelli di polvere, e poi cerca di contare la polvere,
di cui non riesci quasi a vedere con l’occhio nudo ogni singolo granello.
56. Ora prendi la
sabbia di tutto il mondo, non solo quello che giace alla superficie, ma quella
che giunge fin nell’abisso, che è anche un simbolo della figlia
profondissimamente caduta, allora comprenderai all’incirca, quanto grande era il Dono che il Creatore-Dio ha
prestato alla prima figlia! Per non parlare di tutto il basso nell’intera
materia!
57. Ma di una cosa
renditi conto: per quanto ti possa sembrare infinito il numero, una volta,
creativamente, e ancora molto di più, è
58. Questo avviene
nuovamente nel Raggio di luce del Suo Amore, del dominante del sesto Giorno
della Creazione, nel quale è avvenuta la caduta, nel quale perciò è sorta la
materia e viene poi conservato il più santo misterioso per il settimo Giorno e
per la sua Incoronazione. Quando noi, il Suo popolo-figli, ne vedremo ‘il Lembo
della sua Grazia’, Tobi, la beatitudine sarà inimmaginabile, da non percepire
fino in fondo; e non ci sarebbe più nessun figlio, che poi non attendesse con
riverenza davanti all’alto Seggio dell’onnipotenza di Dio”.
59. Il giovane guarda
amorevolmente il capo profondamente chino di Tobi. “Oggi hai saputo molto, come
finora non è quasi capitato a nessuno, a parte ai profeti che pure loro hanno
riconosciuto nel loro spirito miracolistico di tutti i miracoli. Ora scendiamo
nella valle del Tigri. Non ti voltare quando ci seguiranno dei passi. Si
dimostrerà e sarà per te una nuova lezione attaccata all’attuale, come agisce
paternamente su di noi figli il Creatore-Dio, nostro Padre”.
60. Tobi segue in
silenzio il suo amico viandante, accanto a lui il suo cagnolino.
[indice]
Cosa si può fare con un pesce – Presso
il Tigri, due cattivi vengono salvati
1. La
discesa dura tutto un giorno; pietraglia e masserizie
non forniscono nessuna via. La si deve cercare passo per passo. Il piccolo cane
si spinge sovente al lato del giovane, come per cercare protezione e qualche
volta piagnucolando, quando guarda indietro. Lo avrebbe anche fatto volentieri Tobi,
ma pensa all’ammonimento a non voltarsi. Si ricorda della sorte della moglie di
Lot, conosceva la storia che morì guardandosi
indietro, che era proibito.
2. Arriva la sera.
A Tobi fanno male i piedi. Presso la bassa riva si toglie le sue scarpe e bagna
i piedi nell’acqua. Vi salta dentro anche i cagnolino. Il giovane non lo fa.
Lui non ha bisogno di nulla di esteriore; solo per non guidare gli uomini con
troppa veemenza in qualcosa per loro sconosciuto, per questo gli ‘inviati’ vivono sovente come uomini[10].
3. “Strano”, si rivolge
Tobi al compagno, “la spiaggia è abbastanza piana, ma l’acqua sembra profonda.
Chissà come mai”
– “In genere è
naturale e non è soltanto in questo punto, come altrove può avere delle rive
alte e un’acqua piana. In sé è senza qualsiasi significato. Spiritualmente ha
un altro significato, considerato come simbolo.
4. Tu sai che dal
paradiso provenivano quattro fiumi, dalla Fonte dal bel mezzo dell’Eden
ricevevano il corso precisamente nelle quattro direzioni del Cielo e lo
perdevano solo all’esterno della Direzione di luce. Il Tigri odierno non ne ha
nulla in comune con ciò, ma lo si può osservare così: per via della materia è
un punto di pareggio. Spiritualmente può, chi vuole, giungere molto facilmente
a Dio, cosa che corrisponde alla spiaggia piana. Se ci si avvicina a Dio, al
Padre, significa entrare in sé profondamente e seriamente, guardare ‘nell’Acqua guaritrice’ e poi, avvicinandosi, prendere
confidenza con la profondità a noi assegnata.
5. L’acqua pulisce
i piedi, rinfresca l’ardore che ti faceva star male, anche al cagnolino. Tutto
questo è stato di benedizione, Tobi, ma è da interpretare spiritualmente perché
perfino nel lato più materiale si dimostra la bontà di Dio, il suo aiuto, il
Suo stare vicino! L’uomo evita di guardare più a fondo. Imparare qualcosa di
nuovo gli toglie troppo tempo, che non gli appartiene nemmeno; perché ‘il
tempo’ è un eterno prodotto del Potere del Creatore e del Suo alto maestoso
Essere!
6. Chi vuol dire
addio al mondo? Chi lo vuole fare? – Finché l’uomo percorre il vicolo del co-aiuto, quelli che si sono dati alla fede non possono mai
voltarsi fino all’ultima riga. Gli asceti non stanno per nulla sull’ultimo
gradino della loro scala del Cielo. Qualcuno lo fa, per vantarsi; ma
mortificarsi non giova all’anima. Conservare la fede sulla via attraverso il
mondo, che avviene tramite l’autentico servizio, si mortifica interiormente, si
vince in molte cose. Allora non c’è bisogno dell’apparenza esteriore, cosa che
si riflette nel ‘voler essere pii’. Ma, …lo si è? Ora, su ciò non hai più
bisogno di nessun insegnamento”.
7. All’improvviso Tobi
grida acutamente. Ritira i suoi piedi dall’acqua, si aggrappa al giovane ed
indica sulle onde che ad un tratto sono diventate forti. “Ecco, ecco”, esclama
lui, “il leviatan!”
– “Calma, Tobi, è
un pesce, e certamente è uno particolarmente grande. Mostra coraggio, lo puoi
prendere alla pinna del dorso che sporge in alto dall’acqua. Tiralo alla riva
ed io ti dico come devi agire”.
8. Tobi lo fa mal
volentieri, ma esegue il comando quando il giovane sta vicino a lui; afferra la
pinna e si stupisce che non gli scivoli dalle mani. Strano, il pesce rimane
calmo. Le scaglie scintillano magnificamente nel Sole della sera. Il giovane dà
a Tobi un coltello, con il quale deve tagliare il pesce, ma prima lo deve
naturalmente uccidere. Ma Tobi non lo può fare. Non ha mai fatto del male a un
animale.
9. Lui vede come lo
fa il giovane, senza causare dolore. “Ora dividilo; togli dal corpo il cuore,
la bile ed il fegato. Qui hai un sacchetto che conserva bene le parti. Ora
vedrai ancora che cosa si fa con questo! Ci vuole un po’ di tempo, finché il
pesce è tagliato e tolte le interiora.
– “Che cosa si fa
con queste cose?”. Il giovane accende un fuoco, vi mette sopra una pietra
piatta e su questa le parti buone, per arrostirle.
10. “Quello che si
può fare con queste, non riesce a tutti. Ci vuole un volere interiore per
aiutare qualcun altro. Metti il cuore e il fegato sul carbone ardente; il fumo
può aiutare qualcuno, uomo e donna, il cui cervello o nervi non funzionano più
giustamente. Allora della gente stolta parla poi di un essere che avrebbe
aggredito l’uomo. Lo chiamano fantasma, o qualcosa di simile. In un tempo molto
più in là lo si chiamerà ‘follia’. Fa della bile un unguento, con cui si può
guarire gli occhi”.
11. Hanno mangiato
del pesce, che era gustoso; anche il cane è sazio. “Ora andiamo avanti,
raggiungiamo pure la città di Ekbatana. Quivi
sostiamo e là c’è abbastanza da fare. Poi è il turno di Rages,
dove hai da svolgere i tuoi affari”.
12. “Non mi
preoccupo di questo; soltanto, come mai? La faccenda del pesce mi ha distratto,
cosicché per tutto il tempo sgattaiolavano dei passi ed ho avuto un po’ paura,
nonostante il tuo aiuto celeste con i manigoldi. Ci hanno certamente seguiti e
non li abbiamo potuti vedere”.
13. “Eccoli là”, il
giovane fa un cenno dietro di sé. Sono i due che erano caduti.
– “Che cosa
vogliono?”
– “Lasciali venire
vicino, allora vedrai il miracolo di Dio”. Tobi lo crede, ma rimane diffidente.
Certo! In men che non si dica può svolgersi il
ritorno di un cattivo cuore? Ogni processo di guarigione ha bisogno del suo
tempo e, per un’anima, la lunghezza di tempo è tanto più diversa che con una
sofferenza corporea.
14. “Vi abbiamo
seguito, ahah…!”, comincia il capo dei ladroni,
“perché quello che ci avete fatto voi”, finge come se non avesse paura, “è da
vendicare!”
– “In che consiste
la vendetta?”, domandato come per caso.
– “Lo vedrai,
giovane sfacciato; vi uccideremo tutti e due”.
– “Allora comincia.
M’interessa come lo fai”. Come lo volevi fare, pensa Tobi, che ha perso tutta
la paura. Accanto al suo amico viandante vede una luce come una figura,
molto grande. Non del tutto modesta, ed è così umana, che ‘la luce ne vorrà
sorridere’, pensa Tobi: ‘Questa è li per noi due!’
15. “Rankenos”, così si chiama il secondo, domanda al suo capo,
“dove sono le armi? Le hai portate tu!”
– “Io, …so, …non so
dove sono rimaste. Le ho portate prima ancora fermamente nelle mie mani, la clava
e la lancia”. Completamente confuso, Rankenos si
guarda intorno da tutte le parti, solo una volta le aveva deposte; erano
abbastanza pesanti.
16. “Stupido!”, lo
sgrida Mortutus, il capo. “Se solo ti avessi lasciato
indietro, allora avrei …”
– “...nemmeno tu
avresti più le armi”, finisce il giovane. “Non vi siete accorti in quale modo
ve le ho tolte, io?”. Poi provoca
intenzionalmente Mortutus, “Dunque, hai delle mani da
omicida! Qualche volta non hai avuto bisogno di nessuna clava per uccidere
qualcuno. Provaci ora con me!”
17. Memore come nel
bosco il ‘verde’ aveva soltanto soffiato, senza smuovere un dito ed ambedue
erano impotenti, Mortutus arretra. Rankenos è già scappato. Quello che non era mai successo
nella loro vita: …loro due hanno paura! Non presagiscono che l’inaudita grazia
di Dio guida dei poveri esseri per liberarli, dapprima dal loro modo di vivere,
ma poi per sollevarli in modo santo, alto, dal loro abisso della caduta, dando
loro quella direzione, di ritornare come ‘figli perduti’, cosa che richiede
sovente un lungo tempo. Tempo…? Questo lo possiede unicamente l’Altissimo!
18. Il giovane alza
la mano quando Mortutus, per mostrare quanto
rapidamente ce la farebbe con i due giovani, cerca dapprima di afferrare Tobi,
che è certamente più vecchio che quello strano,
ma che nell’azione nel bosco non ha reagito.
– “Vieni qui!”,
viene attirato, “Vuoi ancora sperimentare la forza del Cielo?”
– “Cielo?”, ride Rankenos, “Di questo ne parlano dei fantasiosi, …come lo
siete voi due!”.
19. “Precisamente!
Io fantastico davvero! Ma ho altro filo, di come pensate voi, poveri vermi!”
– “Ci-ha-chiamati-vermi?”, s’infuria Mortutus,
“Lo deve pagare caro!”
Ma rimangono sempre
soltanto parole. Pietosamente è stata tolta loro ogni forza d’azione, senza
costrizione, senza liberare delle povere anime attraverso il Potere divino. Non
serve nessun volteggiare con le mani. Come esausti, i due ladroni si siedono.
Inaspettatamente il giovane si siede accanto a loro. E lo fa anche Tobi.
Racchiusi tra una luce e un buon uomo, sono come catturati, i due
cattivi, ai quali deve giungere un’alta salvezza. Perché? Se hanno già comunque
aggredito ed ucciso molti uomini? Ma quello che non hanno mai fatto, la Luce lo sa.
20. E il giovane dice: “Ora basta con lo
stupore che vi ha assalito, e non sapete del perché proprio a voi è stato
portato ‘l’Aiuto sconosciuto’. Non storcete la bocca che non sarebbe aiuto, ma la vostra rovina. Mondanamente
è proprio così; ma d’ora in poi non dovete mai più commettere del male!
Tuttavia esiste un altro Aiuto, di
cui non avete avuto finora nessuna idea, e questo è: …l’Aiuto di Grazia di DIO!
21. Non cominciate
a schernire che non esiste nessun Dio, sul Quale non avete purtroppo mai
riflettuto. E’ comprensibile che non ne avete mai sentito parlare. Fin
dall’infanzia siete cresciuti in una cerchia di ladroni. – Come dovevate sapere
quale sia l’alta Verità? Oggi vi verrà mostrata, e dipenderà anche da voi se la
volete riconoscere. Per questo, ho ancora da dire:
22. Se esiste un
Cielo, allora esiste anche il contrario, come esiste della gente buona e della
gente cattiva. Dell’ultima fa parte il nido dei ladroni. Il contrario, si
chiama inferno, che può valere per via degli uomini. Per Dio ha un altro
aspetto. Voi non lo comprendete ancora, ma percepite la differenza. Dato che in
noi…”, il giovane indica Tobi e se stesso, “l’avete constatato da voi stessi.
Non l’ammettete?”
23. “Lo comprendono
già?”, chiedeToby. “Sembra come se nei due rumoreggi
interiormente, ma non sanno che cosa ci sarebbe da intendere”.
– “Giusto, Tobi,
loro non lo sanno ancora. Dio ha una meravigliosa corda, con la quale Egli tira
dalla materia quelli che sono annegati animicamente e
li rende vivi, – inteso spiritualmente”.
24. Ai due ladri:
“Vi sarà difficile credere ciò che ho da dirvi e cito di nuovo il Cielo e
l’inferno. Questo è un luogo dell’orrore dove dimorano degli esseri che nel
loro inizio, da tempo sconosciuto, si sono staccati da Dio. Di questi, fate
parte voi e i vostri compagni. Mortutus riflette che
cosa significa il fatto che lui non sarebbe un essere con cui comunque non ci
si potrebbe fare nulla. Lui non sarebbe un concetto. Lui sarebbe un uomo e non
esisterebbero altro che uomini. Che aspetto avrebbe un essere?
25. “Se lo vuoi
credere oppure no, un essere nella figura è uguale a un uomo; come questo, ha
tutto in sé e su di sé. Solo ciò che è il collegamento con il Cielo o con
l’inferno, fa la differenza; tanto più grande quanto è la distanza fra questo
mondo e il Cielo, per te inafferrabile. In un essere, tutto, per così dire, è
vuoto. I pensieri da cui sorgono parole e azioni, sono più oscuri che la notte
più scura nella materia. Quindi da ciò non può provenire nulla di buono, come
da voi ladroni venne anche soltanto del male.
26. Tutta la vostra
compagnia proviene dall’inferno, per voi incomprensibile. Intanto, non fa
nulla! Vi verrà data ancora una piccola luce, se la volete riconoscere. Da dove
provengono quindi gli esseri, ora lo sapete. Ma prima vi devo ancora rivelare
come una volta vi sono arrivati. Intanto questo
che vi ho detto è in breve, più tardi vedremo la cosa in modo più
profondo.
27. L’Iddio che voi
rinnegate ancora, anche se in voi scricchiola già un poco. Sì? …o no? Si è
creato in un inizio di tempo prepensato da Lui, un
grande popolo: i Suoi figli! Che
allora doveva esistere un primo e poi i successivi, magari così come una
madre partorisce anche i figli uno dopo l’altro, è da comprendere.
28. La prima, una
figlia, era la più bella e dotata con particolari Doni. Dietro a lei, nel corso
dello sviluppo, pure una schiera di figli suoi propri, soltanto, assegnatale da
Dio, come anche i primi grandi successori avevano ricevuto rispettivamente una
parte dell’intero popolo. Per questo ci volle una Forza d’aggiunta, che è stata
data unicamente da Dio, e non poteva sorgere da un figlio. Invece, tutti i
figli potevano agire liberamente con la parte di Forza a loro prestata.
29. Mentre coloro
che seguivano la figlia restarono sempre consapevoli di sé, di voler fare con
la forza appunto donata, solo ciò che
era nella Volontà salvifica di Dio, la figlia cercò presto di appoggiarsi a
questa parte di forza, come se
l’avesse creata lei stessa. E non soltanto questo, che significava un’immensa
offesa contro Dio e contro il Suo Potere creativo, lei credette poi perfino di essere
ancora più grande di Dio, e molto altro ancora, cosa che imparerete un poco
alla volta.
30. Dunque, questo:
si levò contro Dio. Con molte false
parole, menzogne e promesse, incatenò a sé la sua schiera. Non pensare, Mortutus, che per questo la schiera non potesse fare nulla,
se veniva incatenata. Oh, no, non è stato così! Non c’era nessun figlio nel
Regno della luce che non avesse imparato a conoscere almeno una volta – delle
molte volte, non è il caso di parlarne ora – Dio come PADRE, che venisse istruito
ed anche chiamato da LUI stesso. Fu quindi la faccenda propria di ogni figlio,
di rimanere con DIO oppure cadere assieme alla figlia della caduta, - di
staccarsi da Dio, di co-cadere.
31. Questo è
avvenuto con la schiera della prima figlia. Come esempio, affinché così si
riesca ad avere una miglior comprensione, vi sia detto: a parte questo, perché
siete cresciuti in mezzo ad una frotta di ladri, dipendeva comunque da ognuno
di voi stessi, di fare o no qualcosa di ordinato. Qui intervengo soprattutto
con te. E’ certamente bene per te, affinché tu giunga da te stesso alla
conoscenza e al ritorno, di non sapere proprio quello che ha fatto incontrare
noi con te e Rankenos. Più tardi vi verrà ancora
comunicato altro.
32. Animicamente quindi, seconto il vostro
vero essere, fate parte dei figli di quella prima figlia e voi tutti avete
ascoltato le sue parole e non la Chiamata di grazia e di rivelazione di Dio.
Voi ora non ve ne rendete conto, avete potuto vedere e sentire Dio nella Sua
Grazia.
33. Ma lo scintillante
della promessa come la figlia ve l’ha
illusa, vi era più cara al suo seguito, che il Buono, l’Alto, il Santo, ciò che
DIO poteva dare. E così siete anche usciti dalla Luce con questa parte di
figli, e siete caduti nell’abisso, che si chiama – non del tutto a torto –
inferno.
34. Dato però che
35. “Sarà molto
difficile”, il giovane si rivolge a Tobi, cosa che, un po’ distanti, i ladroni
non sentono, “finché si apra un cuore duro e molto vuoto, per far passare un
raggio di Luce. Ora, conserviamo la pazienza. Il Padre ha vissuto d’esempio per noi con
Pazienza, non soltanto l’ha insegnato come lo fanno gli uomini. Loro
consigliano come deve agire l’altro, per loro stessi sono detti ‘pii’, che però
evitano volentieri”. Lui guarda i ladroni ed aspetta.
36. Finalmente Mortutus si spinge di nuovo vicino. Si percepisce quanto lo
fa malvolentieri, ed è comunque avido di sentire di più, e se lui non…, se lui…
– Anche Rankenos ha osato avvicinarsi. Ha sempre
fatto ciò che pretendeva Mortutus, e non è sempre
stato male. Soltanto, ambedue non sanno come ‘la Luce’
metta in conto o una o l’altra cosa.
–“Hm”, comincia
titubante il capo, “quello che hai detto di noi, per me è ancora un enigma, in
quanto, noi non abbiamo scelto di proposito delle vie. Dove c’era qualcosa da
arraffare, là siamo andati. Quale via e quale ritorno dovrei intendere?”. Tocca
prudentemente il giovane.
37. “Sì, mio caro,
c’è ancora molto da dire; perché oltre alle vostre
vie che hanno portato ad omicidio e rapina, non sapete nulla della ‘via dell’amore, bontà, longanimità, umanità’,
e simili. Questo vi dev’essere dapprima insegnato.
Per l’uomo dovrebbe sempre esistere un vicolo,
quello che per Dio si chiama ‘amore per il prossimo’. Dato che fin
dall’infanzia non lo avete mai imparato, vi è anche molto da rimettere, da
scusare, ma non quello che avete fatto di male. Questo lo deve pagare ogni uomo
stesso – davanti a Dio – al Quale non si sfugge e Che vede anche tutto!
38. Nascondetevi in
un cespuglio, in una caverna, ed io vi dico: ‘Per Dio, il Creatore, tutto è
così trasparente, come potete guardare attraverso l’aria fino al Cielo
inarcato’. Vi tocco in modo duro? Ma è misericordia e amore quello che succede
con voi. Il ferro duro ha bisogno di un forte fuoco!
39. Se ora
all’improvviso voi steste davanti a DIO, e vi chiedesse come avete condotto
finora la vostra vita, quello che avete fatto o omesso, sì…? Potreste
dimostrare qualcosa di valido dinanzi a Lui, che sarebbe da calcolare per il
vostro bene? – Non ritiratevi! Io vi dico che ci avete incontrato per qualcosa
che si vedrà più avanti, ovvero, più giusto: per voi! Perché non voi ci avete
cercato, come pensate, no! La LUCE vi ha cercato e, …trovato!
40. Non domandate
nemmeno perché voi due siete stati preferiti? – Attenzione, ho mandato via gli
altri perché non sono da toccare. Nondimeno, un giorno avverrà con ogni povera
anima, con ogni essere oscuro, sia che sia già diventato uomo come voi due,
oppure se dimorano ancora nell’abisso della loro caduta.
41. Una via del
ritorno è il deporre ogni male, ogni cattiveria e ogni operare ingiustamente.
Questo lo pretende la fede nel Creatore-Dio e la volontà di darsi a Lui, di
diventare un uomo buono, utile. Se volete questo, allora seguite ciò che segue,
e presto riconoscerete quanta indicibile Grazia ha già governato da tempo su di
voi. Non l’avete mai notata, e c’è sempre stata!”
42. Mortutus tocca in segreto Rankenos.
“Hai mai vissuto qualcosa del genere? Che dobbiamo fare?”.
– “Non lo sò”, risponde quello, “c’è qualcosa di vero. Se penso
ancora alla sua forza, che noi due
uomini forti siamo semplicemente caduti quando ci ha toccati – ora, puoi ridere
di me – come se si voleva uccidere una vecchia donna. L’ho osservato con grandi
occhi, senza paura, pensaci! Ed ho lasciato cadere la clava. Che faccenda!
Credimi, io l’ho negato, ho riso di me e mi sono chiamato ‘uomo stupido’. Ma
non era da cancellare. Da allora ho evitato le vecchie donne, quando volevamo
rapinarne qualcuna”.
43. Mortutus si tocca la barba. Non vuole ammettere, che… – E
poi, …poi? Ci dev’essere qualcosa di cui non hanno
mai sentito finora, e questo ‘giovane
verde’ ne ha parlato. ....Dio? Chissà se ne esiste uno? Se sì, allora può
lanciare su di sé la sua clava, allora lui sarebbe, …che cosa? ‘Perduto’? Che
significa?
44. “Non hai
bisogno di volteggiare la clava, Mortutus; una morte
del corpo non è un morire della tua anima! Ti stupisci perché ho visto il tuo
pensiero? Io ne so ancora di più. Dato che giungerai un po’ alla volta alla
conoscenza, ora c’è ancora una tenue luce. Comunque, è una, ti sia detto ciò
che nessuno sa, e tu non avevi mai tradito. Ti avrebbero ucciso! Il vostro capo
banda non tollera i deboli. Lui è rimasto nel nido, ha lasciato fare tutto agli
altri, ma ha incassato il guadagno maggiore. E’ giusto, non è vero?”. – Lo
chiede in modo allegro e gentile.
45. I ladroni si
guardano sbigottiti. Come lo sa il giovane? Nessuno aveva pensato a questo. Le
cose stavano così poiché secondo la loro opinione era bene se il superiore
rimanesse indenne. Se qualcuno della loro frotta era rimasto, per così dire
‘sul campo’, nessuno li avrebbe rimpianti, li si
aveva solo imprecati quando le truppe regolari ne catturavano qualcuno oppure
l’uccidevano.
46. “Come lo sai?”
– “Non hai sentito
quando ho detto di sapere ancora di più?”
– “Pensavo che
fosse vanteria, come lo fanno quasi sempre dei giovani verdi. Sei un mago
sconosciuto dall’Oriente?”
– “No, non lo sono.
Non domandare, lo riconoscerai dopo la tua vita terrena”.
47. “Hai filato
filo scemo!”, nitrisce Rankenos. “Dopo la vita? Hahaha, allora tutto è finito. Si viene messi nella fossa”.
– “Oppure
nemmeno!”, dice molto seriamente.
– “…putrefazione; e
tutto è finito!”
– “E’ la tua povera
opinione del mondo, Rankenos, comprensibile, appunto
perché non sapete nulla di Dio né della Sua bontà di Vita. Tuttavia, da me
avete sentito tanto che ora potete mettere da parte questa stupidaggine. Oppure
volete rimanere stupidi e senza conoscenza?”
48. Mortutus si ribella; facendo così non si sente per nulla
bene nella sua pelle: “Non siamo stupidi, ricordalo! E’ un oltraggio se un tale
giovane cerca di far credere qualcosa alla gente anziana!”
– “Non lo faccio.
Ma non accettate ancora la verità, almeno ribellatevi, anche se all’improvviso
voi due ne avete nostalgia, anche se non ancora ammessa, perché vi vergognate
di ascoltare da uomini un giovane, e di credere anche in lui. Ok, per ora non
fa nulla.
49. Avete provocato
grandemente la nostra pazienza. Dunque, Dio vi manda a dire: ‘E‘ iniziato il vostro ultimo lasso di
tempo, se ora ritornate indietro, – quando e come volete ancora sfuggire dal
male? Da tempo pende su di voi la Mia bontà e grazia per voi indicibile, che vi
ha strappato dal vostro abisso. Se nel mondo l’ultimo lasso di tempo viene
sperperato, allora si apre per voi il ‘carcere della vostra anima’, la cui
pesante porta di ferro sta ora aperta!’
50. “ Il giovane
tace, mentre Tobi dice ammonendo: “Sarei davvero stupido se non afferrassi la
salvezza, la grazia. E vi prego, voi due, venite, vi chiamo volentieri
‘fratelli’, affinché
51. Ancora si salta
qua e là, gli occhi si alzano, s’abbassano. Ma poi a un tratto – Oh, quale
Magnificenza del Signore! Mortutus cade sulle sue
ginocchia, completamente inconsapevole; lui non sa proprio che cosa ciò
significa, …davanti a Dio!
– “Prego, non
voglio cadere nell’ultimo lasso di tempo! Anche se non ho davvero nessuna idea
com’è da intendere, ora lo sento: per me è come se fosse iniziato un ultimo
segno. Soltanto, come deve continuare? Oh, chi dunque mi mostrerà la via?”
52. “Io, caro,
anche se per ora, per voi, sono ancora un povero fratello. Affinché tu e
naturalmente Rankenos vediate
53. Non siete
migliori, veramente non siete mai stati buoni, come pure tutta la vostra
compagnia. Solo la salvezza della vostra anima e del corpo è l’alta Grazia e
Misericordia di DIO. In questa Lui ha tessuto qualcosa, ed è: uccidere uomini e
donne era stato duramente preteso dal vostro capo, e …non dovevate nemmeno
risparmiare i bambini, quando ce n’erano. Questo, Mortutus,
non lo hai mai fatto. Una volta c’erano cinque bambini che erano rimasti soli,
terrorizzati e orfani. Conoscevi della gente in molti villaggi che non avete
rapinato.
54. Di notte hai
portato i bambini in un villaggio, hai bussato finché si è aperta una porta e
presto sei scomparso. Da lontano hai vegliato fino al mattino se i bambini
fossero stati accolti, e per giorni hai perfino spiato che non li si
scacciassero, che non li si mettessero semplicemente nel vicolo. Allora avresti
cercato un’altra casa.
55. Vedi,
quest’azione, che era sorta unicamente da te e nemmeno Rankenos
l’aveva visto, ma che anche lui avrebbe fatto così, un paio di volte non ha
fatto nulla a dei bambini, ha procurato loro in segreto dei sostituti genitori,
perciò, prevalentemente con
56. Com’è avvenuto?
Il Cielo lo sa ancora meglio. I ladroni stanno ancora in ginocchio, con il capo
profondamente chino, finché Mortutus sussurra:
“Giovane, aiutaci ancora. Guidaci nella Grazia di Dio, come hai detto. Permetti
che ti seguiamo, se, …se possiamo”. Ben raramente degli smarriti così
gravemente si sono voltati tanto rapidamente e completamente. Il giovane
annuisce. Tobi rialza ambedue. Ad una piccola distanza, Mortutus
e Rankenos camminano dietro ad un inviato di Dio e ad
un uomo pio, …verso Ekbatana.
[indice]
In Ekbatana un
portone si apre – Sara è salva, ma un cuore è duro
Anche Tobi è salvo dall’incontro e apre
il suo cuore – Il giovane dispone la dote e il rientro in patria
Raguel
crolla e concede due carri, poi li segue a piedi – Poi, altri tre carri
1. Un veemente pianto scuote il corpo di Sara, figlia di Raguel ed Anna di Ekbatana. Una
ricca casa in qui vi abita molta preoccupazione. “Oh, mi avete scelto degli
uomini, l’ho sentito che erano spiacevoli. Con loro non avrei mai trovato né
pace né gioia”.
– “Smettila con i
tuoi piagnistei”, strilla Raguel, che semplicemente perché
è colpevole, …lo nega. Lui aveva pensato solo al denaro, senza domandarsi se
valevano, se erano onesti e rispettabili, se poteva affidare loro la figlia.
2. “Non posso farmi
vedere da nessuna parte. Mi chiamano ‘strega’, avrei ucciso sette uomini. E non
li ho nemmeno toccati!”
– “Non li hai
toccati?”, chiede la madre. “Sei stata con loro nella camera nuziale, quindi…”.
– “No! Per Dio, no!
Ero interamente vestita, mentre ogni volta…, non posso riferire l’onta. Davanti
ai giacigli gli uomini cadevano sempre, prima che io…”. – Di nuovo un ardente
singhiozzo di un povero cuore tormentato dal dolore.
3. “Le si deve
credere”, sospira la madre. – Raguel brontola.
– “Tu lo sapevi!”,
accusa Sara suo padre, “Hai prima contato il denaro, se era anche abbastanza. Hai
venduto me, tua figlia, per sette volte”.
– “Non lo dire
un’altra volta, oppure…”.
– “Smettila”, grida
la donna. “E’ stato così! Ero d’accordo che Sara diventasse ricca tramite gli
uomini, perché…”
– “Io? Mai! Il padre
ha tenuto il denaro e non vuole più sapere nulla di Dio, l’Altissimo!”
4. Come
– “…e non avrò mai
un marito che sia buono e onesto, che mi ami anche senza denaro”, l’interrompe
Sara.
5. “Ah”, trionfa Raguel, “presto verrà un povero straccione e si metterà nel
nido caldo”.
– “Non dirò mai più
sì! E se mi costringi, allora…”. La disputa viene interrotta. Si è fatta quasi
notte, quando qualcuno bussa alla porta. Raguel sta
attento. Vorrebbe ancora schernire, per schiacciare il suo pentimento di come
si è comportato con sua figlia: “Sta già arrivando uno che ti vuole avere”.
Sara nasconde il suo viso nello scialle, singhiozzando ancora di più. Sì, non
cerca nemmeno più conforto ed aiuto dalla madre. Corre nella sua camera, cerca
conforto solo da Dio.
6. Raguel è presso la porta nell’interno. Ha una fessura dove
si può vedere oppure parlare. Non apre così senz’altro la porta. Il servo non è
a casa. Solo… Lui vede quattro uomini sui gradini. ‘Sono curioso. Che cosa
vogliono? Due non sembrano dei rapinatori’. Lo nota subito. I due che stanno
dietro a loro non si possono vedere chiaramente.
7. “Raguel, veniamo nel Nome del Signore, che tu hai
dimenticato, e sei diventato uno della Media”. Il volto di Raguel
diventa grigio pallido, il sudore scorre, ed è lieto che nessuno lo vede.
– “Dimmi il tuo
nome, allora apro”.
– “Tu apri, sia che
lo voglia oppure no!”, risuona severamente. – Raguel
non si accorge come oscilla ancora bontà attraverso la voce. “Sono Azaria, lo dico per te, il figlio grande di Anania”.
– “Un israelita? E
l’altro?”.
– “E‘ il figlio di
Tobia che conosci bene. Lui è già stato qui da te in Ekbatana.
Non ti aveva aiutato una volta?”. Raguel ora non lo
vuole ammettere, ma apre la porta per far entrare gli uomini.
8. “Chi sono gli
altri? Non hanno un buon aspetto”.
– “Lascia stare le
domande, una cosa per volta”, dice il giovane. “E se ci accogli in modo
ospitale, allora la tua casa sarà aiutata”.
– “Pah, chi ci crede? Non io! Vorrei quasi…”.
–
“…metterci di nuovo davanti alla porta come lo fai con la povera gente?”
9. Raguel riapre di scatto la porta. “Fuori! Questo mi piace:
cercare ospitalità; e poi…”. Il suo volto diventa rosso d’ira.
– “Se non ci
fossimo convertiti”, sibila Mortutus, “questo qui lo
…”.
– “Aspetta di
vedere cosa fa il nostro aiuto”. – Ma
costui esce, seguito da Tobi e dagli altri. Si sente il pesante chiavistello
che viene chiuso, dietro a questo una risata maligna. E poi…?
10. Il giovane
bussa piano. Come se una mano invisibile aprisse la porta. Non più rosso, …no,
pallido a morte, Raguel fissa gli uomini che sono
entrati tranquillamente. “Ora”, gli si domanda, e il giovane tocca il padrone
di casa, al quale scorre dalla testa ai piedi, come un fulmine. “Come, …com’è
successo? Il chiavistello si può aprire solo dall’interno, mai dall’esterno,
per non parlare di …”
11. “Questo, Raguel, lo saprai poi. Alla fine ti puoi stupire, se vuoi.
Non sospetti Chi mi ha mandato,
assolutamente non a causa di te, perché tu sei un pezzo duro, ma nella tua casa
c’è una buona anima, per la quale io sono uscito per salvare. Ascolta: su
incarico di Dio! Questo, affinché tu lo sappia!”
12. Anna, scacciata
via da Raguel, si avvicina, osserva il giovane senza
sapere come sarebbe da stimare. Lei crede alla magia, benché abbia imparato a
conoscere il ‘Dio d’Israele’, le Sue Parole,
13. “Raguel, dato che non lo vuoi riconoscere – anche su
incarico del Dio da te rinnegato – devo ricordarti quello che è avvenuto qui
alcuni anni fa. Sediamoci, affinché non cadi”. Qui i due ladroni ghignano. Rankenos pensa: come sarebbe bene per costui, come – hm –
com’è stato con noi. Ma la resa dei conti intanto continua:
14. “Tu sei un
israelita nativo, qui ti sei naturalizzato e questo è stato scoperto. Ti hanno
già portato via alla corda. Salvare te non era possibile. A quel tempo Tobia si
è adoperato per te, che grazie a molti aiuti era ben voluto dai medianiti, e parlò per sé.
15. Sei divenuto
libero perché su intimazione sei diventato un medianita
ed hai dovuto abiurare la tua fede. Tobia non era per nulla d’accordo, ma
com’era allora, lui ti sussurrò: ‘Accettalo! Se per legge diventi cittadino,
dopo un certo tempo ti puoi di nuovo costruire un altare di casa. Io”, cioè
Tobia, disse: “sono certo che il Signore ti perdonerà la tua deviazione’.
16. Hai agito così,
ma hai dimenticato l’altare di casa, per questo ti sei preso la figlia di un
ricco medianita. Lei si chiamava Honja.
Invece, di te lei ha accettato la buona fede e si chiama Anna, com’è d’uso in
Israele. Hai accettato il denaro e il patrimonio della donna e con ciò hai
fatto molto. Hai mai più pensato al tuo Dio?
17. Non scuotere la
testa, che avresti… Raguel, se fosse così, allora hai
già caricato la tua colpa su di Lui. Quindi, non avresti potuto agire
diversamente; Egli avrebbe abbandonato te e il tuo popolo, guidato sovente in
prigionia. Così parlano quegli uomini come diceva Adamo: ‘Tu, Signore, mi hai dato la donna!’. Oltre a ciò hai aggiunto: ‘Se
Tu non lo avessi fatto, sarei ancora senza peccato e rimasto nel paradiso’.
18.
Sì, ancora di più: hai conteso contro l’Onnipotente! Egli non ti avrebbe mai
aiutato, l’uomo stesso dovrebbe badare come potersi conservare il patrimonio e
la vita, nel contempo per te la cosa principale era il patrimonio caduco. Che
però anche la vita esteriore può passare velocemente, lo hai respinto da te.
Peggio di un povero pagano che non ha mai sentito qualcosa del Creatore e
perciò si è smarrito sovente nella vita. Niente affatto, Raguel,
perché ci sono molti buoni uomini, e solo questo conta davanti al Signore!
19. Per colpa tua
non saremmo affatto venuti, ma solo per preservare la tua casa da una grande
sciagura che è già accovacciata davanti alla tua porta. Pertanto, anche il
segno come è stata aperta, nonostante il chiavistello. Si è considerato, perché
nella tua casa siano avvenuti sette omicidi, di punire a morte te, tua moglie e
la figlia. Non pensare di non aver nulla a che fare con questo, che sarebbe
solo per colpa di tua figlia!
20. Ipocrita! Che
cosa si deve fare con te? Guarda…”, il giovane indica i ladri di una volta: “Mortutus e Rankenos sono stati
dei ladri, però non lo sono diventati in tarda età, ma sono cresciuti fin
dall’infanzia in una banda. Non hanno mai sentito o visto altro che quello che
fanno i ladri. A questo riguardo sono liberi da una colpa. Il resto non ti
riguarda. Se non questo:
21. ‘Che non hanno
mai fatto del male ai bambini, li hanno salvati dalla mancanza di un tetto! Ma
tu, Raguel… – Ah, cominci a tremare? Ora, bene,
voglio tacere su questo, affinché anche tu arrivi a un ritorno, …se lo vuoi.
Forse la prossima volta ripari sui poveri bambini che bussano timidamente alla
tua porta per un pezzettino di pane. Ma se rimani duro, allora ti verranno
presi moglie e figlia, per preservarle dalla sciagura che minaccia la tua casa.
22. Tuttavia, se tu
cambiassi per questo: per evitare dei
pericoli, …allora il Signore Si toglierà del tutto da te. Finora non l’ha fatto
per via delle due anime innocenti, moglie e figlia, e senza Dio non sarei qui!
Ciò che farai oltre, è unicamente faccenda tua. Da ciò dipende come si
svilupperà oltre la tua via. E’ ancora in dubbio, se getti le cose morte in una
fossa di rifiuti, se te ne puoi liberare per rivolgerti completamente al Signore.
Se sì, allora sarai libero da ogni tuo peso, caricato da te stesso! Ricordalo e
non accusare mai gli altri, oppure DIO!”
23. Il giovane si
rivolge ad Anna, che profondamente commossa ha sentito tutto. Sovente ha
portato qualcosa dietro ai poveri che hanno chiesto a Raguel
inutilmente. Non ne ha mai potuto parlare con lui perché si sarebbe infuriato
per giorni. “Vieni con me”, le dice con un fare gentile, prende la sua mano.
Non c’è bisogno di domandare dove fosse la camera di Sara, va verso la scala e
in alto apre la porta.
24. Anna si ferma
spaventata. Sara giace sul suo letto, pallida a morte. “O santo Iddio, che
cos’ha mia figlia?”
– “Domandalo a Raguel! Anche se non è lui che le ha dato il veleno che
Sara ha preso, lui è l’autore di questa faccenda. Raramente hai potuto
contraddirlo. Lui sapeva che cosa portavano gli uomini. L’oro da gatto lo ha
corrotto. Così il peccato rimane su di lui, non sugli uomini, né sull’oro, meno
ancora su tua figlia”.
25. Lui si avvicina
al giaciglio, accarezza la fronte e le mani di Sara, le batte più volte sul
cuore. “Non è ancora del tutto morta”, dice il giovane, ma in poche ore sarebbe
stato troppo tardi a risvegliarla alla vita, a meno che: non lo avesse fatto
Dio!”
– Anna guarda
sconvolta, mormorando: “Conosco i sintomi del veleno che usiamo per i cani
randagi che di notte entrano fin nei nostri giardini e vengono a prendersi i
volatili. Sara è morta, questo…, questo…”.
26. “Aspetta, cara
Anna. Secondo quello che sai, hai certamente ragione; perché il veleno agisce incredibilmente
veloce. Ma guarda: non potrei sicuramente aiutare su incarico del mio, …tuo,
Dio?”
– “Se puoi farlo,
non sei mai stato un uomo, bensì …”.
– “…sì, sono già
stato una volta uomo (Enoc). Ora sono qualcos’altro.
Lo saprai più tardi e non qui a Ekbatana”.
27. “Ti credo
davvero volentieri, sconosciuto; ma che io abbandonerò la nostra città, …no,
questo no!”
– “Anche qui io
dico: aspetta”. Dicendo questo, il giovane accarezza ancora una volta la fronte
di Sara. Presto si aprono gli occhi, lo sguardo è assente cercando, finché
rimangono fissati sul volto del giovane.
28. “Che cosa mi è
successo?”. Lei non sa che cosa ha fatto dalla disperazione. L’alto Amore di
Dio le toglie il pensiero. La sua situazione era del tutto disperata, …visto
sotto l’aspetto terreno.
– “All’improvviso
ti sei ammalata”, dice il giovane, ma non era grave”, le sorride, “e ora
alzati, davanti alla porta ti aspetta la benedizione di Dio”. Chi? – Che cos’è
29. Tobi si era
seduto accanto a Raguel, il quale fissando davanti a
sé non sapeva bene come era successo tutto quanto., Raguel,
dimmi…”, chiede Tobi, “…tua figlia, che prima …”.
– “Non continuare”,
grida costui, “lei è la stella di malaugurio della mia casa!”
– “Come mai? Mi
sembrava che fosse cara ed intima. Ho sentito subito qualcosa per lei, che io,
senza parlare prima con lei, la prenderei come moglie, …se vuole. Mi daresti
tua figlia?”
30. “Tu? Allora saresti
l’ottavo uomo che muore davanti al suo letto nuziale! E‘ già successo con sette
uomini, e tu saresti …”.
– “Non lo credo, Raguel. Da settimane sono per strada con il giovane che è
andato da tua figlia con tua moglie. Del perché si vedrà; ma che amo Sara e non
morirò, di questo sono del tutto sicuro. Vediamo che "succede”.
31. “Per me…”, ride
Raguel, che si sente meno sicuro di come vuole
ammettere a se stesso. “Sali la scala, a destra la seconda porta, è la camera
di Sara”.
– Mentre Tobi si
alza, Mortutus sussurra qualcosa all’amico:
“Succederà qualcosa di molto grande; sono curioso di come andranno le cose. Ma
ora, …ora credo che a Tobi non succederà niente. Dove c’è questo strano giovane
che ci ha aiutato, che ci ha salvato dalla nostra rovina, lui provvederà che
qui tutto si aggiusti”.
32. “A Raguel… – e va bene, non gliene voglio, …perché noi stessi
prima…”.
– “…non eravamo
buoni”, brontola Mortutus.
– “Per essere
buoni, per noi ci vuole ancora del tempo. Quando ci si trova su una via e non
ci si ferma, si arriva comunque una volta alla meta. Come risulterà per noi…”.
– “…lo lasciamo al
giovane, oppure, …a Dio?”. Il Nome di Dio viene pronunciato ancora con
titubanza, non per falso timore. Rankenos si sente
indegno di dire già ora ‘Dio’.
*
33. Anche in Raguel qualcosa si è mutata in grande paura, incertezza e
desiderio: ‘Se non avessi mandato sù Tobi… Morirà, …e
poi?’. – Allora lui e tutta la sua casa sarebbe esposta alla rovina. Lo sa da
tempo. Preferirebbe lasciare la sua casa in segreto, senza moglie e figlia,
senza che si domandi che cosa ne sarebbe di lui. ‘No, non lo deve fare!’, pensa
in fretta, sarebbe... – ‘Dio non te lo perdonerebbe mai’, risuona d’ammonimento
al suo orecchio. Che cos’era? Lo ha sentito chiaramente, ma nota che i due uomini
non hanno detto nulla, dei quali non si fida, indipendentemente dal fatto che
non ce lo si aspetterebbe da loro.
34. “Chi siete
veramente?”. Non suona proprio coraggioso, Raguel sta
per saltare, per salvarsi, nel caso…
– Rankenos annuisce a Mortutus:
“Diglielo tu”. Costui lo fa e riferisce al padrone di casa che cosa sono stati,
come hanno incontrato il giovane e Tobi e quello che è successo con loro e con
i compagni ladri.
– “Siete davvero
caduti? Solo perché lui…”, Raguel intende il giovane,
“…vi ha toccato con la punta di un dito, vi ha soffiato? Non lo credo! Voi
siete degli uomini forti, il giovane è…”.
– “…debolino?”, Rankenos ride. “Hai
già dimenticato quello che è successo con la tua porta, che il ‘giovane’ ha
aperto dall’esterno senza fatica?”
35. “Non mi entra
nella testa!”, Raguel si schiarisce con veemenza la
voce. “Penso che non ho ben chiuso la porta; un chiavistello non lo si può
spingere, quando si scuote la porta”.
– “Ora ne abbiamo
abbastanza!”, minaccia intenzionalmente Mortutus.
“Non lascio venire nulla sul nostro giovane che ci ha meravigliosamente
aiutato; abbiamo anche sentito come hai messo dall’interno il tuo chiavistello
di ferro. Inoltre il giovane ha toccato la porta proprio come ha toccato me,
con un leggero tocco del dito.
36. Se noi, il mio
compagno ed io, sappiamo anche quanto siamo indegni di avere un tale aiuto, tu
sei ancora peggio di come eravamo noi! Oso persino dire: Potrei comprendere Dio
se Egli Si distogliesse da te, cosa che non vorrei per via di tua moglie e di
tua figlia. Ah sì, il giovane si è adoperato ed assiste le due, …senza di te!
Perché altrimenti… – Perché non ha portato te con sé?”
37. Raguel si ribella ancora una volta; ma non tremano solo le
sue mani, ma anche il cuore: “Non ci sarei proprio andato! Per assistere come
muore anche l’ottavo uomo nella camera di Sara. – No, no, per…”. Non riesce a
dire dalla sua bocca: ‘…per Dio’! Senza volere ha fatto persino bene, perché da
anni non voleva sapere più nulla di Dio, ha sempre oppresso a morte la sua
coscienza, invece si è ascritto a mammona. Oggi…?
38. E’ una
minuscola infinitesimale fiammella, quasi invisibile, che trema nella sua
anima. Chi la custodisce? Chi vi alita affinché diventi ancora una buona
candela? Malgrado lentamente si scioga, i pensieri
non si trattengono, nonostante generino la vergogna per la via del ritorno – Raguel non lo sa – ma DIO sì! E anche il giovane lo vede,
nella camera di Sara. Quivi succede ora quanto segue:
39. Tobi è entrato
nella camera su un ordine interiore. Per lui non è solo quell’amore che riguarda l’uomo e la donna; là predomina qualcosa
che è ben possibile solo nel Regno della luce, il puro amore, che però l’uomo
può possedere e viverlo fino in fondo. Lui rimane pure fermo sulla porta, il
che lo aiuterà. Dapprima nulla, costui aspetta in modo celeste. Diversamente
però Sara.
40. Lei non sa
nulla del suo tentato suicidio, ma che da lei sono morti degli uomini, di
questo si ricorda all’improvviso. “Oh, ti prego, no!”, piange, quando il suo
sguardo cade su Tobi. “Ti prego, va, prima che ti accada del male!”. Lei
rabbrividisce come nel forte gelo. Il giovane la rassicura nuovamente
rialzandole le mani.
– “Non aver paura,
cara Sara, non ti colpirà più nulla di male, perché da te è entrato il SIGNORE!
Non hai bisogno di vederLo, ma sentirai
41. Sara non lo può
credere subito, da troppe cose è stata oppressa. “Devi sapere”, lei supplica, “che
mio padre era un israelita, ma si è distolto completamente dal suo popolo, dal
suo Dio. Mia madre è della Media, e proprio lei ha riconosciuto il sommo Dio e
Lo serve. Ha guidato nella fede anche me, …a Lui. Noi, i pagani, siamo dediti a
Dio. Perciò per via della fede non devo tollerare questo nobile israelita”,
intende Tobi, “nella mia camera; non gli deve succedere nulla. Ti prego,
portalo fuori!”
42. “Lo ami?”,
chiede d’un tratto il giovane. Un fine rossore sale nelle guance di Sara. Oh,
sì, lo ha sentito subito, quando da suo padre è entrato Tobi con il giovane. Ma
non devo pensare questo. – Sette volte! O Dio, non posso dimenticarlo, non lo
posso respingere! Proprio a colui che si ama, non deve cadere in questa
disgrazia.
43. “Ti aiuto io.
Se credi nel Potere miracoloso di Dio, allora adesso crederai senza dubbio; Lui
ha visto la tua sofferenza! Alzati, vai da Tobi, dagli la tua mano e vedrai ciò
che succede”. Come sotto una costrizione, come venendo dalla Luce, Sara fa ciò
che le è stato detto. Ha ancora paura. E chi non lo può comprendere? Eppure in
lei sale la fede, già piena di buona fiducia, molto meglio di come arde solo la
povera piccola scintilla di suo padre. Anche Anna sente ancora la sua paura;
lei chiude a metà gli occhi, per non vedere quando Tobi cadrà morto.
44. Ma non succede
nulla. Tobi sta lì diritto, afferra la mano di Sara, l’abbraccia chiedendole:
“Vuoi venire con me dai miei genitori? Posso sperare che diventi mia moglie?”.
– “Resterai in
vita? Non…?”
– “No! Con te non
morirò! Guarda: DIO mi ha guidato fin qui, tramite il giovane. Lui è un
messaggero di Dio. Degli uomini possono essere come un tale messaggero, perché
Dio si serve dei Suoi figli, per donare a dei figli il Suo aiuto!”
45. Sara si
accascia, anche Anna. E’ avvenuto un grande miracolo. Gli uomini alzano le due
donne. – “Ecco”, dice il giovane, “ora andiamo da Raguel,
vediamo se si è ricreduto”.
– “Sarebbe bene”,
sussurra Anna che ancora non può credere del tutto. E questo non è nessun miracolo. Ha già visto troppo. Se
soltanto… Se Sara… Se Tobi… – All’improvviso si appoggia al giovane: “Dove sei
tu, …là c’è Dio! Lui saprà far ritornare Raguel”.
Costui annuisce e scendono al pian terreno.
*
46. Non è ancora
cambiato molto, solo Mortutus e Rankenos
sono pieni di buona speranza. Presto svanisce del tutto ciò e chi sono stati
una volta, prima che
47. Il buon pensare
non è certo ancora cresciuto bene, ci vuole un po’ di tempo, finché tutta
l’erbaccia sia estirpata, mentre in Raguel non ha
bisogno di crescere. Era cresciuto nella fede e solo da adulto si è distolto coscientemente
da Dio, per scambiare per questo qualcosa di rovinoso. Comunque, …la fiamma
arriverà un po’ alla volta. Il giovane la saprà attizzare? Sì, con parole
soavi, che servono appunto poco; c’è da impiegare una durezza benedetta, come
un pesante aratro ha da arare un duro terreno.
48. “Tu vivi?”,
ansima Raguel. Quando vede Tobi davanti a sé con il
volto gioioso, pure così sua moglie, la figlia e il giovane, ciò gli fa
spalancare gli occhi, gli cadono quasi dalle orbite.
– “Ti meravigli?”,
chiede aspramente il giovane. Magari avresti visto volentieri che tua figlia
crollasse di sofferenza? Cosa che è già successo!”. Mostra alcuni granelli
grigi, …che Raguel conosce meglio di tutti. “Sì!
Guarda, tu sai cosa sarebbe successo, e che – mai a causa di te – DIO ha
aiutato a salvare un povero cuore, spiritualmente e anche corporalmente.
Saresti un doppio omicida!
49. Saresti stato
contento se tua figlia fosse caduta nella morte del boia, così…”
– “No!”, Raguel lo
grida forte; i suoi peccati lo schiacciano fino al suolo. Crolla in sé senza
forza. Gli altri si stupiscono. – Perché quel giovane che prima, nonostante
parlasse completamente duro e impietoso, ha aiutato amorevolmente? Unicamente
in lui si apre già l’amore del Cielo.
50. Solleva Raguel e dice, certamente serio: “Se vuoi, anche tu sei da
salvare. Intendo la tua anima; perché il corporeo del mondo, …ora, dipende se
riesci a staccartene, appunto dal tuo mondo. Sei ancora molto distante da Dio,
soltanto non così lontano che EGLI non ti veda! Deve venire più vicino? Vuoi andarGli incontro? Se sì, allora ti comunico
51. “Che devo
fare?”. C’è la grande sala riccamente adornata, riempita con delle preziosità.
“Sarebbe molto che dovrei lasciare e…”.
– “…non soltanto molto, povero uomo, no! Tutto
devi lasciare, altrimenti Dio non si chinerà giù a te!”. In Raguel
s’infiamma una lotta, così amara. Oh, chi si è indurito per degli anni, che ha
riempito cassapanche e cantine, che ha aumentato il patrimonio, quasi da non
potersi più calcolare, …come può una tale anima salire dal suo proprio abisso?
– Un leggero balbettìo: “Che devo fare?”. Chiede per due volte.
52. “Puoi rimanere,
Raguel, a custodire i tuoi morti tesori, ma porto via
moglie e figlia. Prepara un grande carro, nella stalla hai abbastanza cavalli.
Dà l’ordine di caricare tutto ciò che appartiene alla donna e alla figlia.
Lascia il resto al nostro Dio. Lui ha
indicato una via miracolosa, rimarranno senza sofferenza”.
– “Devo rimanere da
solo…”
– “Questo dipende
da te. Il Cielo non ha ancora una via evidente. Umanamente sei anche abbastanza
intelligente per decidere da te stesso che cos’è il meglio per te”.
53. Quanta Pazienza
svela il Cielo, quanta Misericordia ricade giù sul mondo! Quanto tempo Raguel sta seduto sulla sua sedia. Vuole, …e rigetta?
Finalmente si scioglie in lui l’ultimo ghiaccio dell’anima, ma vorrebbe
qualcosa… – Il giovane sorride fra sé e sé. Tobi vorrebbe aiutare l’uomo, che
il padre di Sara. Ed Anna? Lei lo spinge, pregando: “Vieni! Non va
diversamente, …se non vuoi cadere nelle mani degli sgherri. Ma non ti prego per
questo: devi di nuovo imparare ad amare Dio e servire Lui. Allora rinuncerai
volentieri alle cianfrusaglie del mondo. Nemmeno io voglio portare nulla con
me, ma Sara non deve andare lontano da povera”.
54. “Anna, il tuo
patrimonio viene con noi! E’ l’eredità di tua figlia”, determina il giovane.
“Finché l’uomo vive sulla Terra, può provvedere all’esteriore, …nella giusta
misura”. Raguel si dà una spinta, potrà essere
certamente l’aiuto di Dio. Chiama i servi e ordina: “Preparate due grandi carri
per mia moglie e per mia figlia. Loro se ne vanno”. La servitù è stupita.
– Uno sussurra:
“Per la signora e Sara è bene se spariscono”. Sì, la donna aveva tenuto bene la
servitù, non aveva mai preteso troppo e li lodava, perché sovente litigavano
per fare il lavoro per Anna.
55. “Possiamo
aiutare?”, dice Mortutus. “Dovete solo far vedere che
cosa dobbiamo caricare”. L’aiuto viene accettato volentieri. Non ci vuole molto
e i carri sono pronti per la partenza, in più c’è posto per Anna e Sara.
– “E noi?”, chiede
una serva. “Da soli? Con il padrone?”, nessuno ci vuole rimanere.
– “Siete liberi di
venire con me”, Anna lascia aperta la decisione, “ma mio marito non deve
rimanere senza cura”. Un giovane servo che non conosce ancora tutto quello che
è successo nella casa, vuole rimanere. Raguel scuote
la testa.
56. “Nessuno di voi
rimane; chi vuole andare con loro, segua mia figlia e…”, o uomo, difficile, non
è vero, se lo deve confessare... “…e il giovane, Tobi, mio genero, che ha tolto
l’onta dalla mia casa. Chi vuole rimanere qui - voi tutti siete della Media”,
dice Raguel alla servitù, che nel frattempo si è
raccolta nel cortile. Si dimostra una buona fedeltà, tutti vogliono andare,
eccetto una serva che era stata cattiva verso Sara e ora non osa rimanere con
lei.
57. Sara le fa
cenno, senza rancore nel cuore, parlandole gentile: “Non ti piacerà
all’estero!” Persino il giovane non invita questa serva ad andare con loro,
promettendo a tutti gli altri che avrebbero trovato del bene nel ‘paese del
Re’. Non intende nessun altro che Dio, il Santo, perché in genere, Israele
crede in Lui.
58. Il servo capo
si rivolge a Raguel, domandando: “Hai comandato solo
due carri, ce ne sono ancora tre vuoti. Non li dobbiamo caricare?”.
– “No”, rifiuta il
padrone di casa, un po’ malinconico, “voglia scomparire tutto! Se lo prendano
gli sgherri!”
– “E i cavalli?”
– “Hm, hm”, gli
animali hanno però bisogno di cura. Non ha visto quando il giovane alle sue
spalle ha ordinato di andare a prendere i cavalli dalla stalla.
59. “Abbiamo
bisogno di loro, Raguel. Le vie sono sovente cattive,
cosicché abbiamo bisogno di cavalli di ricambio rinforzo. Qui potrebbero cadere
in mani cattive”. Inoltre, perché Raguel non prende
nulla per sé, nemmeno un sacchettino di denaro, eccetto quello che è di
proprietà di Anna? Il giovane non dice nulla, non dà nessun consiglio, nessuna
obiezione. Incerto nel pensare, Raguel segue i due
carri a piedi. Solo molto più tardi, quando hanno raggiunto ed oltrepassato il
confine d’Israele in un luogo predeterminato che il giovane aveva
predeterminato con Mortutus, attendono altri tre
carri.
*
60. Era la seconda
sera sul viaggio per Rages, verso Gabael,
la via che dovevano per ora seguire, per poi raggiungere la patria di Tobi, che
il giovane, senza farlo sapere a tutti gli altri, aveva rimandato indietro il
servo-capo, con Mortutus e Rankenos.
Questi avevano cercato e trovato dei cavalli, e preso molto dalla casa di Raguel, prima che fosse noto che costui se n’era andato via
con la minima parte del patrimonio, senza sapere per dove. La casa e quel che
c’era ancora, fu incorporata solo dopo, nel cosiddetto “tesoro di Stato”.
[indice]
In Rages si
tratta le dieci libbre d’argento – Nella casa di Kostian
1. “Tobia?
Di Thisbe? Non lo conosco! Che cosa vuoi da me?”. – Gabael, uno della Media, si distoglie da Tobi. Erano
arrivati bene in Rages, il giovane, Tobi, Sara, Anna
e la servitù. Tobi ha mostrato il biglietto del debito e riferito precisamente come
lo aveva incaricato il padre. E ora, …sembra come se questo viaggio di molti
mesi fosse stato inutile. Oh, non invano! Ha trovato una buona moglie,
credente, di cuore puro, come aveva sperato qualche volta. Guarda il giovane
che potrebbe ancora aiutare. Per Tobi non si tratta del danaro, ma dell’onore
del padre.
2. Al momento non
sembra splendere luce. Il giovane si trova con Sara davanti alla larga porta,
dalla cui parte si trova un meraviglioso cespuglio con innumerevoli fiori rossi.
In Tobi sale lentamente un’ira. “Mio padre non mente, Gabael,
e dovresti comunque conoscere la tua calligrafia”.
– “Oppure no?”,
scuote ocstui caparbiamente la testa. Ah, dieci
libbre d’argento? Ne ha certamente abbastanza, ma è ancora molto più avaro di
com’era Raguel. Il ‘forestiero’ deve dapprima
dimostrare che la scrittura è autentica.
3. “Non lo puoi
negare, Gabael”, si scalda molto Tobi, volendo
mantenere una buona calma. “Allora ero ancora un bambino, ma io so che mio
padre e molti israeliti erano prigionieri qui; tuttavia potevano anche
commerciare, e mio padre si è guadagnato onestamente questo danaro”.
– “Può essere tutto
vero, soltanto, non mi riguarda. Non conosco nessun Tobia e non ho chiesto
mai”, qual grossa bugia, “in prestito dei soldi da un forestiero”.
4. La lite va
avanti e indietro. Gabael vuole togliergli il
biglietto, lo avrebbe distrutto e poi… – Solo ora interviene il giovane. Come
ha preso il biglietto? Chi lo ha visto? Gabael
s’infuria: “Chi sei tu? Non hai da immischiarti in questa faccenda!”
– “Oh, sì”, suona
gentile con un sottotono che fa tremare Gabael
interiormente.
5. “Allora sono
stato qui e so che Tobia di Thisbe ti ha prestato del
denaro”.
– “Tu? Non renderti
ridicolo! Hai appena sedici anni e vuoi sapere ciò che io ho con Tobia…”. Gabael si blocca abbruttito d’ira. Si è tradito da sé, non
si è accorto come il ‘ragazzo’ lo ha attirato in trappola.
6. “Ah”, si
aggancia costui, “a un tratto conosci quel Tobia? Non conosci la mia età, testa
di menzogna, perché il mondo impregna solo l’esteriore! Se vuoi essere onesto,
non ti capiterà nulla di male. Se no, …ebbene, ho dei mezzi per sciogliere
presto la tua lingua e il tuo sacchetto”.
7. Qui s’immischia Raguel, che finora si è sempre tenuto indietro fino alla
fine, interiormente ancora molto digrignando. Ha superato la lunga via a piedi,
senza accorgersi quando il suo servo-capo e gli uomini, dei quali dapprima non
si fidava, erano andati via. – “Gabael”, dice lui
riflessivo, “ero sospeso come te. Dicevo: “Quello che è mio, non riguarda
l’altro! Quello che appartiene all’altro, me lo posso arraffare! – Ma questo”,
indica con riverenza il giovane, “mi ha guarito dalla mia avarizia, da ogni
male che io possedevo, e di ciò che nella mia casa era diventato un danno. Sono
convinto che Tobi dice
8. “So quello che
dico”, ride in modo riprovevole Gabael, mentre la
paura gli sta sulla nuca. “Tu stesso hai due grandi carri pieni di patrimonio,
e vuoi farmi più povero di dieci libbre d’argento tramite il ragazzo verde?”,
indicando Tobi e il giovane. “Sparite, oppure…” – E’ come se fosse programmato,
poiché compare il più anziano del villaggio, con il quale Gabael
una volta aveva litigato; …per via di qual motivo? Si avvicina, ma si accorge
che qui si litiga. Certo, non guarda ancora ai ‘due giovani’, pensa soltanto a Gabael, senza dimenticare quanto malamente ha agito. “Che
succede?”, chiede.
9. Subito Gabael s’arrabbia: “Pensa, amico Kostian”,
dell’amicizia nessuna traccia, e anche il cittadino sorride, “qui viene una
giovane verdura e vuole dieci libbre d’argento da me, che io presumibilmente
avrei avuto in prestito da suo padre, un israelita. Sono tutte fandonie!”.
10. Kostian conosce il suo uomo e, per il momento, pensa tutto
calmo: ‘Questo dev’essere dimostrato; nessuno dà via
una tal somma – inoltre, puro argento – se questo non si può dimostrare’.
– Tobi si fa avanti
coraggioso indicando il giovane con il biglietto: “Gabael
ha scritto allora a mio padre. Lui stesso sarebbe venuto a prendere il
prestito, ma è diventato cieco e così ha mandato me, suo figlio, perché ha
bisogno del denaro. Da cieco non può più provvedere a nutrirsi. Mia madre e
anch’io siamo bensì a stipendio e pane, ma mio padre ha bisogno del danaro! Non
guadagno molto”.
11. “Fa vedere il
biglietto”, mentre Kostian si rivolge al giovane,
osservandolo del tutto stupito. Chi sarà mai? Ha l’aspetto giovanile e nobile,
altrimenti, però…
– “Esaminalo”, dice
il giovane con una voce che fa meravigliare Kostian.
Non ha mai visto un tale giovane. Da consigliere anziano non vuole far vedere
quanto è impressionato. Esamina il biglietto e dalla sua veste prende uno
scritto per la rabbia e, ancora, per la più grande paura di Gabael.
12. “Hm”, dice
lentamente con intenzione, tenendo d’occhio Gabael,
“la calligrafia è uguale. Il mio biglietto, – ebbene, Gabael,
tu lo sai per che cosa volevi combattere, per un pezzo di terreno che non ti
apparteneva. Me lo dovevi dare per iscritto, per non stendere la tua mano
avida. Oppure lo hai dimenticato? Non fa nulla!”, schernisce ora apertamente.
“Una memoria può dimenticare qualcosa, …se lo si vuole dimenticare. Non è vero?
Ma scrittura rimane scrittura! Dimmi:”, rivolgendosi al giovane, intendendo
ancora che a lui appartenga il debito, “com’è andata allora”.
13. “Non te ne
urtare, perché ti sembro troppo giovanile. Ti annuncio: tutto ha la sua
giustezza. Allora Gabaele, quando qui erano
prigionieri degli israeliti, ha accolto in casa un uomo di nome Tobia, perché
sapeva compiere qualche buon lavoro. Ma da Gabael non
ha ricevuto nessun danaro. Altri onesti della Media hanno pagato bene il suo
lavoro.
14. A suo tempo Gabael ha voluto comprare una vigna. Soltanto, gli mancava
ancora il resto del danaro. E questo glielo ha prestato Tobia: dieci libbre
d’argento, tanto quanto Tobia si era guadagnato. Per questo Gabael
ha dovuto scrivere il biglietto del debito. Questo è autentico!”
15. “Precisamente”,
annuncia Kostian, “è la stessa calligrafia, come io
la possiedo pure da Gabael. Quindi”, lo tocca, “vuoi
confessare, oppure negare? In quest’ultimo caso ti tagli molto il tuo dito!”.
Una minaccia aperta, dura. Kostian domanda ancora
prima a Raguel, se i ‘due giovani’ gli
appartenessero. Profondamente sollevato per via della Guida di Grazia, anche se
riconosciuto ed accettato molto tardi, Raguel
risponde: Tobi diventa mio genero, marito di mia figlia. Io, …lo devi sapere,
sono israelita di nascita. Ho acquistato la cittadinanza della Media con un
grande tesoro (denaro), ma ora voglio tornare nel ‘paese dei miei padri’. Nella
vecchiaia è bene quando si sa dove un giorno si vuole essere sepolti.
16. “Il giovane?”.
Un leggero indugio. Come dovrebbe sapere Raguel, chi
è costui?
– “Lui è venuto con
Tobi. Solo allora l’ho conosciuto, e non so a quale popolo appartenga”.
– Non lo ammette,
…ma Kostian ha un ‘sentimento’ per il giovane, …che
non si può nominare. “Malgrado la giovane età, ha l’aspetto onesto”, svia il
cittadino, “se è venuto con il figlio di Tobia, del quale mi ricordo persino,
la cui pretesa a Gabael esiste per diritto, non c’è
bisogno di domandarlo. Se non fosse così, penso che ce lo direbbe lui stesso”.
17. Un sorriso
luminoso, così caro, da far sentire a tutti, lietezza
nel cuore, ma non a Gabael. Dieci libbre d’argento!
“Se vuoi”, risuona secondariamente, “saprai ancora chi sono!”
– “Hm, lo vorrei”,
ammette il consigliere. “Da me sono già entrate e uscite molte persone, da
vicino, da lontano, lo ammetto, non ho mai visto uno come te. Non sei
israelita, né della Media, né della Persia, né dalla Grecia oppure da chissà
dove. Ci saranno ben dei popoli che non conosciamo; ma allora il tuo viaggio
sarebbe stato lungo, non soltanto dal Giordano”.
18. “Con ciò hai perfettamente
ragione, Kostian; ma aspetta un po’, sei degno che ti
apra gli occhi”.
– “Io solo? Perché
non gli altri?”
– “Ognuno a suo
tempo, amico mio”.
– “Sai”, risponde
in modo un po’ incerto, “delle giovani persone come te non li ho mai
considerati come ‘amici’, solo…”
– “…solo tali che
avresti da aiutare, secondo il tuo buon modo umano. Ma io…”
– “…Sì sì, fammi finire: tu sei così diverso, lo si sente
formalmente che malgrado la giovane età, non hai bisogno d’aiuto, ma come ho
potuto notare, sai distribuire l’aiuto. Come mai, per me questi sono sette
sigilli irrisolti”.
19. “Ben
riconosciuto! Ti posso lodare. Questo non dipende da me. Proviene dal mio Re”.
– “Re? Ma dov’è? Se
non è con te, come puoi sapere quello che vuole?”
– “Mistero, Kostian, almeno per te, ancora ora. Presto sarai del tutto
sapiente. Raddrizza dapprima il diritto, affinché Tobia riceva il suo avere e,
con ciò,”, uno sguardo non facile per Gabael a lui,
“il debitore giunga pure a questa ammissione: ‘Un debito è da pagare’. Persino
da coloro che non conoscono il Dio Creatore. Di ciò non si tratta per prima
cosa, ma di un buon essere, di sincera coscienziosità e che nessuno derubi
l’altro. Debiti non pagati, non volendoli pagare, sono rubati!”
20. “La penso
precisamente così”, spiega Kostian. “Quindi Gabael, vuoi liberamente, oppure debbo portarti davanti al
consiglio della città? Non sarebbe particolarmente bene per te. Di per sé hai
una reputazione; nessuno sa come hai agito, eccetto io allora con il mio
terreno. Altrimenti…”. Kostian fa una pausa e nessuno
parla. Il giovane rimane accanto a Kostian, guarda
con insistenza Gabael, quasi come pregando, …per la
salvezza della sua anima.
21. Fa ancora come
se volesse regalare a qualcuno dieci libbre d’argento, ma viene subito
corretto: “Non è un regalo”, per lo stupore di Gabael
il giovane scopre il pensiero. “Persino se Tobia è diventato povero a causa
della sua cecità, non si lascerebbe mai regalare una tal cosa! E poi? Chi
regala una tal somma della quale già si stacca a cuore pesante?”
22. Kostian ride sonoramente. “Questo qua colpisce nel segno!
Soltanto…”, diventando molto serio, gli sembra misterioso come il ‘giovane’
vede chiaro in qualcosa di sconosciuto. Ha sempre pensato che il cuore
dell’uomo e i suoi sensi non si possono vedere. Chi vuol nascondere il suo
interiore, lo avvolge in oscure nebbie. “…sì, soltanto, – come succede che vedi
i pensieri di Gabael? Io non li ho proprio visti, ma
dato che lo conosco già per altri versi, non era troppo difficile per me
indovinare. Tu, giovane, certamente non sei mai stato qui con il tuo gruppo”.
23. “Se ti
riferisci agli altri, …e non a me”.
– “Così…”,
tranquillizza se stesso il cittadino, “…ammesso che sei stato qui, eri magari
un bambino, troppo giovane per conoscere a fondo gli uomini”.
– “Abbi pazienza,
amico Kostian, arriverà l’ora, e la via della tua
vita prenderà un altro percorso”.
24. “Allora sarei
curioso! Soltanto, …ora raddrizziamo Gabael. Va a
prendere il tuo sacchetto, andiamo alla bilancia (questa, pubblica, allora, era
composta da due coppe appese a un gancio), affinché il peso sia ordinato”. A Gabael non rimane altro che affondare profondamente la mano
nella cassapanca e prendere ogni volta un piccolo sacchetto di una libbra
d’argento e consegnarlo. Si và alla piazza del mercato dove è appesa la
bilancia pubblica. A favore di Gabael, è appunto
insopportabilmente caldo, così la piazza del mercato è vuota, senza gente,
quindi nessuno della città vede che cosa sta succedendo. Kostian
non ne parlerà mai. Solo molto più tardi Gabael saprà
essergliene grato.
25. I pesi sono
perfetti. Il consigliere anziano Kostian consegna a Tobi
i dieci sacchetti, per questo si fa dare da Gabael il
biglietto del debito e scrive su una tavoletta di cera che ‘Tobia di Thisbe ha riottenuto da Gabael di
Rages’ il denaro prestato: dieci libbre d’argento.
Sotto questo scrive il suo nome e fa firmare Tobi per suo padre. Tobi consegna
a Sara questo tesoro e le ordina di sedersi sul carro. Là è nella miglior
protezione. Soltanto, nessun servo oserebbe stendere una mano a questa
ricchezza. Perché, …perché ognuno ha paura della Forza e dell’ultravisione del
giovane
26. Indicando lui,
uno della gente di Rages sussurra al consigliere:
“Pensa! Ha davvero aperto un pesante portone dall’esterno, che era chiuso
dall’interno; lo ha solo toccato con la punta di un dito e si è aperto da sé. Dev’essere un mago, oppure…”
– “Mago? Non lo
credo! Li si riconoscono, allora si può vedere come si vuole. Allora, forse
vedrò ancora qualcosa, e poi saprò tutto”.
27. Kostian si rivolge a Tobi e a Raguel:
“Certamente volete ritornare presto nel vostro paese del Giordano; ma vi
consiglio di non farlo subito. Venite, siate prima i miei ospiti, riposatevi un
poco e vi darò uno scritto affinché possiate rimanere senza problemi in Media.
Tanto voi lo sapete: da noi ci sono ancora molti prigionieri del Giordano.
Altri vengono afferrati per inserirli nel lavoro. Avreste molto da perdere”.
28. “Grazie, Kostian”, risponde Raguel e fa un
sospiro di sollievo. Non soltanto perché è stanco. Le brevi soste sulla lunga
via, …che cosa aiutavano? Ma anche perché non vorrebbe essere nella casa di Gabael e – pensa – per miglior conoscenza a se stesso. Lui
raccoglie un caro sguardo dal giovane, il quale Kostian.
“Hai aperto al meglio la tua porta, intanto qui con parole; ma sarai anche oste
come non lo si trova sovente presso gli uomini. Detto in generale”.
29. “Non mi metto
neanche la corona”, dice modesto Kostian. Questo lo
dice del tutto onestamente. Soltanto, insoddisfatto di sè,
Gabael si rivolge alla sua casa, ora, ma più tardi
gli sembrerà come se avesse rinunciato al meglio di sé, non aver invitato gli
ospiti, …e il ‘giovane strano’…? Non immagina quale Benedizione abbia perduto.
30. Kostian non pensa a una tal cosa. Lui è sincero, modesto,
malgrado la funzione. Non fa nessuna differenza fra uomo ed uomo. Dei poveri,
oppressi, degli esiliati, non valgono meno per lui che i ben visti e i ricchi.
Lui bada al carattere, all’essere di un uomo. È appunto questo – lui soltanto
non lo sa ancora – lo ha reso valoroso davanti alla luce. Raguel e la sua gente, insieme a Tobi,
vengono ospitati bene, per tre giorni, durante i quali si riposano bene. Non
meno bene vengono assistiti i cavalli.
[indice]
Un giovane istruisce l’anziano – Una
notte riccamente benedetta
1. Inizia
l’ultima notte; la mattina seguente si tratta di congedarsi. Tutti vanno a
dormire. Solo Kostian è ancora solo nel suo giardino.
Su una panca vede una chiara luce. Avvicinandosi scopre il giovane. “Tu?”,
chiede sommessamente, e una dolce gioia colma il suo cuore. “Non vuoi andare a
dormire anche tu?”
2. “Non lo
comprenderai subito; non ho bisogno di sonno come ne hanno bisogno gli uomini.
Non tirare su le sopraciglia, credendo che proprio la gioventù abbia bisogno di
recuperare nuove forze nel sonno, mentre la vecchiaia non ne ha più così
bisogno. Di certo è così, mondanamente, Kostian;
spiritualmente è diverso. Vorrei insegnarti questo, se vuoi”. E’ inteso bene,
ma a Kostian mancano ancora i ‘pensieri superiori’,
quando risponde come un consigliere.
3. “Non la gioventù
insegna all’anzianità, il caso è al contrario!”
– “Visto dal tuo
punto di vista, …sì; soltanto ci sono altre cose che vanno molto più in là di
questo mondo, di come vedi il Cielo, ma non lo potrai mai afferrare!”
– “Hm”, brontola Kostian, “è sicuramente così. Ora vorrei sapere chi e che
cosa sei”.
– “Puoi essere
accontentato”, sorride caramente il giovane, “ma questo non andrebbe senza
insegnamento”.
4. “Comincia”, Kostian vince se stesso. La ‘sensazione’ quando incrocia il
primo sguardo con l’altro, ha preso il sopravvento. Non vede più in lui il
‘ragazzo’. Qualcosa di imponente sta davanti a lui, così gli vuol sembrare.
– “Vuoi prima
credere, prima di fare delle domande? Conservale! Infine riconoscerai che sono
superflue, quando, …quando puoi credere”.
– “E che cosa?”
5. Allora il
giovane prende la mano destra di Kostian. A costui
passa attraverso tutto il corpo come una corrente calda, meravigliosa,
sconosciuta, mai avuta e vorrebbe continuare a vivere in questa corrente.
“Vedi”, comincia con prudenza la luce,
“tu sei della Media, un pagano, come vi designate voi stessi intenzionalmente
da quando conoscete gli israeliti. Nessuno è differente; anche Tobia conosce
soltanto uomini che lui chiama semplicemente ‘figli di Dio’. La differenza è
questa:
6. Chi può fare del
bene e non lo fa, è un pagano, uno senza Dio, anche se Lo loda dalla mattina
alla sera. Ma chi fa del bene di cuore puro, è unito con Dio, perfino quando
non Lo conosce. Questo è il tuo caso, Kostian! E’
bene che domandi soltanto nel silenzio quale Dio io intendo. Voi e molti popoli
si sono creati da sé degli idoli. Non hai mai creduto veramente in loro, questa
è la differenza più grande!
7. Hai pensato
bene: degli uomini si sono creati gli idoli. Quindi, come fanno a stare al di
sopra di noi? Riconosci questo: Dio, l’Onnipotente, è un Dio da Sé stesso!
Nessuno gli ha dato una briciola, un chicco di sabbia, né una pietra per
produrre
8. Non è nessuna
lode come gli uomini si lodano o si fanno lodare; ma è da comunicare quello che
è Verità. Tu hai agito il meglio che potevi, hai sovente aiutato anche coloro
che chiamate nemici, menziono Tobia. – Gabael lo ha
accolto per via del vantaggio, con cui per lui è andata perduta
9. Non c’è bisogno
di spiegarti questo, sei più legato alla luce
di come tu stesso sai. Ed anche questo è bene. Quello che ti manca è questo
superamento: considerarti meno come un membro del tuo popolo. Rivolgiti al
‘popolo superiore’ dove ti guiderà il tuo ‘altro percorso’. Non sai ancora
tirare fuori la differenza, ma io ti aiuterò su incarico del mio, …e tuo Dio,
del ‘Patrocinante’ del Suo popolo superiore, che si chiama ‘popolo della luce’.
10. Sì, sì, mio Kostian”, una dolce risata, “cose sconosciute, non
presagisci ancora che cosa ne puoi fare. Ma intanto hai superato l’ingresso
nella tua nuova via, tu stesso ti sei già staccato dal tradizionale, sei
soltanto insicuro come devi continuare. Per questo ti vorrei consigliare:
11. Mondanamente
rimani quello che sei. Da consigliere anziano della tua città puoi operare
molte cose buone, puoi aiutare per quanto riguarda il tuo cuore, la tua casa,
girati intorno al tuo stesso asse. Lascia sprofondare dietro di te ciò che ti
lega come fede agli idoli, con cui comunichi volentieri: questa corda in te è
già molto tranciata; solo ancora un piccolo colpo ed è strappato, non potrai
più legarti a cose che danneggiano la tua anima.
12. Ora puoi farmi
delle domande, vogliamo completarci, perché in questo modo la méta è più
facilmente raggiungibile. Molte cose ti passano per la mente, anche nel cuore
si muove qualcosa. Lo vedo”.
– “Ci sarebbe subito la prima domanda: ‘Come
mai che vedi il mio cuore pur se è circondato dalla carne? Non lo comprendo e…”
– “…non lo
comprenderai mai? Ma sì, amico mio, lo comprenderai!
13. Qui non è inteso
il cuore del corpo. Rifletti: ‘Come mai che il tuo cuore batte gioioso, veloce
oppure lentamente, quando lo produce l’influenza esteriore?’. Se qualcuno ha
paura, se si sente minacciato, allora la corrente del sangue passa rapidamente
attraverso il corpo, cosa che succede anche con la gioia. Precisamente così, al
contrario: lentamente, quasi fino all’arresto, può battere il cuore del corpo,
a seconda di ciò che capita all’uomo.
14. Che veramente
ciò non lo produce il cuore di sangue, lo dici tu stesso; quindi ci dev’essere ancora qualcosa ‘d’altro’, che è in qualche modo
è collegato con il tuo pensare e con il pulsare del sangue. Hai perfettamente
ragione! Accogli prima ancora ciò che ne ho da dire, ed esaminalo tu stesso; tu
non sei intelligente solo per le cose del mondo, ma anche spiritualmente c’è
ancora qualcosa di sconosciuto per te. Tu hai dei ‘pensieri superiori’.
15. Dio,
l’Onnipotente, al Quale vorresti volentieri ascriverti, Si è creato un grande
popolo di figli. Non domandare dove questo esista sulla Terra. Prima che
sorgesse la materia, il mondo, esisteva pura luce nella luce. Questo si
unificò: fu creato da Lui, il Santo,
16. Dal Suo proprio
Cuore primordiale, e questo non è mai stato così corporeo, che l’uomo ha
bisogno per la sua vita, Egli ha lasciato fluire nei figli ‘
17. Da un cuore
puramente corporeo non risulterebbe mai la vitalità – soprattutto – che è
sottoposta allo spirito. Vuoi avere un esempio? Molto facile, Kostian! Voi credete alla continuazione della vita dopo la
morte del corpo. Fate bene. Ma con questa morte non si arresta la corrente di
sangue? Il cuore, non cessa di battere? Non si ferma il polmone? E, non esiste
più nessun respiro?
18. Se però ciò che
si chiama ‘vita’ continua dopo la fine corporea, che cosa, Kostian,
continua? Senza cuore, con ciò senza respiro, non esiste nessuna vita, non importa
come la chiami, ovunque tu la vorrai anche mettere. Ora fai attenzione: Ti è
sconosciuta quell’antica storia che il grande portatore dell’Ordine, Mosè, ha
una volta visto e scritto:
«DIO ha insufflato all’uomo il Suo respiro,
allora l’uomo fu un’anima vivente!» [Gen. 2,7]
19. Se qui venne
già nominato l’uomo, allora doveva esistere, se intanto già con o senza il
Respiro di Dio. Questo è di certo un enigma, tuttavia è facilmente da
esaminare. Se esistevano degli uomini, allora dovevano anche poter vivere, che
senza il Respiro di Dio, seriamente non era possibile. Questo lo comprendi. Ora
il procedimento della vita era ed è come segue:
20. Oltre alla luce
ed il suo popolo, esisteva anche l’oscurità, in cui, come credete, dimorano i
demoni. Questi sono gli avversi, i cattivi, cosa che noti anche negli uomini
cattivi. Ma ambedue, le luci e gli oscuri, allo scopo di una eterna vita – no, Kostian non in questo mondo – devono camminare attraverso
la materia, con cui non è inteso soltanto il mondo terreno. Questo lo verrai a
sapere più tardi. La vita eterna procede da Dio, dall’eterno Sé stesso! E
questo ha a che fare con un cuore di vita.
21. Non lo
comprendi ancora e non sei il primo, né sarai l’ultimo a cui i misteri della
Luce sono ‘noci dure’, che sono solo buone quando si spezza il duro esteriore.
Guarda: così stanno le cose anche con la fede, con il collegamento con
22. Pensa: se
esisteva l’uomo, come mai che veniva vivificato con ‘il Respiro di Dio’? ‘Uomo’
in sé significa già ‘vita’, al contrario della ‘morte’, in cui l’uomo diventa
salma, quando non ha e non ha più bisogno del respiro. Visto dalla vetta di
tutto il mondano, questo sarebbe perfettamente giusto, amico Kostian, ma ricorda di nuovo quella fede: dopo la morte del
corpo, la vita continua! Come però è poi questa vita, come si forma, come può
pensare, sentire, agire, questo per te è ancora un libro con sette sigilli.
Anche per gli altri, amico mio.
23. Allora verrà
molto indovinato e saranno stabiliti dei pensieri, e qualcuno vorrà avvicinarsi
molto alla verità; soltanto, …la Vita nella luce che l’uomo non conosce, chi è materiale,
non vorrà nemmeno conoscerla, cosa che in sé non è male, perché
24. Fai ancora
attenzione: non appena un figlio della luce si lascia generare nella materia, come vengono procreati dei poveri oscuri – bada alla differenza – essi
diventano degli esseri umani come lo sei tu. Solamente, questo: benché ogni
nato, provvisto dalla luce con lo
Spirito di Dio, sovra alitando gli oscuri con
25. Ma da Lui e
attraverso di Lui il figlio doveva anche – chiamiamola ‘la seconda parte di
forza’ – lui stesso trovare la via del ritorno attraverso un percorso per
raggiungere la meta. Per questo l’Altissimo ha ancora dato il respiro, come
seconda parte della forza! Perciò la parola facilmente male interpretata: ‘Allora
l’uomo fu un’anima vivente!’
26. Con questo
Respiro, donato in aggiunta dalla Fonte della Forza-Ur
della Divinità, per ogni uomo era possibile superare la parte della forza della
materia che gli stava di fronte. Tu sospiri pensando: ‘Se già fosse così,
allora questo mondo dovrebbe essere un giardino’. – Tobia te ne ha già parlato,
…che sarebbe esistito un ‘Giardino di Dio’, ma gli uomini che non hanno
osservato la santa Legge malgrado il Respiro dalla Fonte di Grazia, sono stati
perciò scacciati.
27. Pensa a certi
che ti sono diventati un peso, sovente persino tali che potrebbero essere buoni
secondo la vita, come – senza voler aggravare Gabael
– come costui avrebbe potuto fare del bene, e è stato avaro fino
all’appropriazione indebita. Gli sarebbe quasi riuscito con Tobia.
28. L’esempio non è
bello, ma purtroppo è vero. Con quella gente hai sperimentato delle cose, ti
sei domandato il perché fossero così maligni. Guarda, Kostian,
non esiste nessun uomo, pur essendo un capo criminale, che non senta almeno una volta in sé il ‘Respiro di Dio’, per
loro la coscienza! Questa ti smuove, se uno lo voglia oppure no. La si può
coprire, ma, …estirpare, non lo può fare!
29. Ora oltre a
questi ci sono quelli del ‘voler-essere-buoni’,
l’ampia specie media, che non sono cattivi, credono anche da sé di essere buoni
e tuttavia non hanno nessuna comprensione per i caduti, per gli smarriti, per i
criminali. Qualcuno di questi compagni sarebbe da interpellare a scuotere la
sua coscienza, se l’arroganza di questa ‘specie media’ non rovinasse di più che
come fosse possibile fare del bene.
30. Alzando un dito
per ammonire: ‘Diventa buono, tu, uomo cattivo!’, e di altre cose che vengono
dette, non aiuta soltanto per nulla, ma rende la faccenda ancora peggiore di
com’è qualche volta. Vuoi avere degli esempi? Ti posso servire! – Prima che
venissimo a Ekbatana, dei ladroni ci volevano
aggredire. Sfiorati soltanto i due peggiori, e ci sono rimasti impigliati nella
‘rete di Luce’, gli altri, che mondanamente non
potevano essere aiutati, saranno da salvare per altre vie, cosa che per costoro
richiederà un lungo tempo.
31. I due dapprima
ci hanno seguito segretamente, per prendersi una rivincita, perché non erano
riusciti a sopraffarci. Costoro allora erano da interpellare con buone parole,
e nel frattempo sono diventati buoni aiutanti. Sono rimasti volentieri con noi,
anche se ci sono ancora delle cose da limare”. Il giovane continua sorridendo:
“Kostian, hai già portato certi sulla buona via.
Pensa al povero storpio che a causa della sua sofferenza era cattivo, che
seminava molta zizzania, spargeva molta chiacchiera maligna ed ha combinato
ancora di più”.
32. “Come lo sai? A
quel tempo non sei stato certamente qui, e …”
– “Fermati, caro
amico! ‘Non conosci la mia età! L’esteriore non fornisce altro che l’impronta,
lo dovresti sapere da tempo! Ora…”, tranquillizzando Kostian,
che comincia un po’ a crescere, “…dapprima devi essere guidato allo spirituale
superiore, mentre sei già salito per buona parte sulla Scala del Cielo per te
ancora sconosciuta. Ma affinché non cominci a scervellarti erroneamente, ti sia
detto quello che gli altri sapranno più tardi.
33. Perché tu per
primo? Molto semplice: tu resti ad abitare in Rages e
qui devi diventare un ‘punto luce’. Punti luce sono
degli uomini che fanno del bene anche là dove è giustificata un’onesta ira.
Anche Dio si arrabbia, ma
34. Sposta indietro
le domande che saliranno in te, lo spirituale arriverà sempre nel giusto
momento. Guarda, io non sono un uomo come te e come tutti, ho anche già vissuto
come uomo nel mondo (Enoc), e la mia età è da
considerare spiritualmente. Che esiste un Creatore che ha creato da delle
eternità infinitamente lunghe, Opera su Opera, lo sai già da Tobia. Lui ti ha
insegnato davvero bene.
35. In un tale
inizio improntato di eternità, mai calcolabile mondanamente, Dio, l’Altissimo,
si creò un popolo di figli, un poco alla volta, affinché i divenendi
potessero anche ‘divenire’, cioè nella benedetta unità/comunità. I primi[11],
dei quali quell’una[12]
cadde, come già accennato, rimasero con
36. Ma Kostian, …non accasciarti!”. Il giovane si china su di lui,
…sopraffatto. Il consigliere della città era crollato al suolo. Era come se
fosse penetrato in lui un fulmine, perché già sovente, non sempre ammesso da
quando Tobia gli aveva spiegato molto, si era occupato di quel sapere, talvolta
in modo come se lo potesse appunto comprendere; poi di nuovo, come se tutto
fosse soltanto una nebbia. Ora però, quando il giovane gli si rivela, è
interamente sopraffatto. Costui lo alza e lo siede di nuovo sulla panca.
“Amico, ci inginocchiamo unicamente davanti a Dio, che
è il Santo «degno di ricevere la Potenza e le ricchezze,
37. Questa è quella
settuplice adorazione di gloria che proviene dalla
Pienezza delle Sue Caratteristiche! Ma tu adora Dio nel tuo cuore e ti colmerà
la salvezza del Signore! Sarà su tutta la tua casa”.
38. Kostian nasconde il suo viso nelle mani del giovane.
“Aiutami, affinché impari a pregare! Mi sembra come se con me ci fosse qualcosa
di completamente imponente. Sono indegno come lo è ogni uomo. Ah, sì…”, sospira
Kostian, “adorare, …qui in Media non c’è nessun luogo
che sia puro e degno per adorare Dio. Hai detto che lo dovrei fare nel cuore,
quindi in silenzio per me. Ma come posso allora essere un testimone? Se qui lo
facessi in un tempio, non vivrei a lungo”.
39. “Mondanamente,
caro Kostian; spiritualmente le cose stanno
diversamente. Ascolta: ‘pregare nel cuore’ significa esercitare la fedeltà
nella Verità. Aiutare, consolare, anche proprio là dove apparentemente non si
vede nessun successo. Se non si può aiutare con la parola e l’azione, come gli
stoici, allora va nella piccola camera della tua casa; là prega Dio con gioia.
Non dimenticare di ringraziare, in particolare là dove non hai ottenuto nulla.
40. Fai attenzione:
DIO, il Santo-Eterno, adagia tutte le anime nel suo proprio Eterno! Nessuna
semenza viene sparsa inutilmente. Oh, qualche semenza ha bisogno di molto
tempo, finché non spinga i suoi primi germogli. Con qualche semenza le cose
vanno molto rapidamente. Così differenti possono essere delle anime. L’eterno
Agricoltore sa arare un suolo duro al momento giusto, per poi tirar fuori la
semenza.
41. Questo
significa che se viene qualcuno da te che ascolta, e poi si volta e non dà
nessun eco, costui è un ingannatore! Lascialo andare, ma la tua fatica non sarà
mai senza Benedizione! L’uomo misura per sé i tempi mondanamente; invece per
Dio ogni tempo del mondo è un soffio, che passa prima ancora che tu lo noti.
Lascia al Signore ciò che sarà di una tale anima. Ma dove senti che si creda
volentieri ciò che sai insegnare, dove solo la conoscenza è ancora debole,
allora persevera. Fornisci con la semenza anche dell’acqua: il tuo amore e la tua pazienza.
42. Tu stesso
qualche volta diventerai debole e un po’ vacillante, Kostian;
ma non temere. Guarda, dove non manca la buona volontà, là un figlio viandante
viene già sollevato prima ancora che sia caduto. Questo significa: ‘Chi non si
scoraggia, chi riconosce dei fallimenti come necessari per la propria prova, a
costui viene dato prima ancora che se ne accorga’. Con ciò è bene se uno
osserva in se stesso criticamente, non negli altri, ma cerca gli errori in se
stesso. Il pareggio lascialo sempre al Signore, l’Altissimo, il nostro
Creatore, l’Iddio e Padre! Se Egli ha creato un magnifico Empireo, un ampio
disteso Infinito, come non dovrebbe poi guidare i Suoi figli?!
43. Tutto quello
che tu ora sentirai in questa notte, conservalo intanto per te per un po’ di
tempo. Sentirai e riconoscerai come, quando e dove potrai operare un po’ alla
volta come insegnante. No!”, il giovane fa un cenno, quando Kostian
dice che nella Media ci sarebbero già degli insegnanti per i bambini oppure
anche i sacerdoti per la gente. Lui non potrebbe mai essere un tale insegnante,
“no, amico, uno tale non lo devi proprio diventare”.
44. ‘Maestri di luce’ come sono chiamati, come ora tu su incarico del
nostro Dio, non hanno bisogno di nessun tempio, nessuna sinagoga come in
Israele, oppure altrove nei popoli di questo mondo. Hanno soltanto bisogno di
un cuore colmo d’amore, un animo aperto, misericordia e fedeltà. Quando vedi
giacere qualcuno lungo la via e lo aiuti – senza parole – allora hai predicato
di più che un sacerdote che impiega lunghe litanie. Dubiti un poco? Non fa
nulla.
45. Se tu avessi
soltanto domandato a colui che giace, al povero, al debole, del perché sta lì e
‘se’ avesse bisogno d’aiuto, costui penserebbe muto e di malumore: ‘Se costui
chiede ancora molto, nel frattempo muoio!’. Ma se lo aiuti e provvedi a lui,
per quanto ti sembra necessario, quell’uomo penserà sempre a te, e una
fiammella a lui dapprima ancora sconosciuta salirà da sola nella sua anima.
Questo ‘soltanto da lui’, Kostian,
è la tua scheggia d’accensione, per cui il SIGNORE dà il Suo Fuoco! –
46. Ora basta! Hai
sentito molto e pensi: ‘È troppo! Com’è da ricordare e da valutare?’. Non
preoccuparti, hai uno spirito guida, un angelo di Dio che ti aiuterà a portare
i pesi e – credilo fermamente – non perdi nessun grammo della pienezza di
benedizione divina, che è venuta su di te. Un po’ alla volta ti ispirerà tutto
di nuovo, in modo che crederai, come purtroppo pensano molti uomini, che sale
da te stesso, che i pensieri vengono da sé. Posito si
dice: mi è venuto proprio in mente.
47. Se si tratta
delle cose di questo mondo e di tutte le faccende esteriori, può valere; ma se
si tratta della proprietà della Luce e della magnificenza miracolistica che un
mondano non sa ricordare fermamente nell’insieme senza
48. Kostian rimane a lungo seduto profondamente immerso nei
pensieri. Il giovane non lo disturba, dato che lui stesso deve ringraziare il
‘suo altamente amato Padre-Ur’ per la via di grazia,
che lui – ancora sconosciuto come angelo – può percorrere per quegli uomini che
avevano bisogno di un aiuto extra. E questo lo dà l’Altissimo, il Padre della
Misericordia, in tutti i tempi.
49. Finalmente Kostian si alza. L’orizzonte mostra già il primo scialbo
bagliore del mattino, mentre nel firmamento del cielo scendono le ultime
stelle. Gli amici di Kostian non comprenderebbero mai
del perché nei suoi occhi scintillano chiare lacrime. Lo disdegnerebbero.
Soltanto il giovane raccoglie in segreto quelle lacrime: lui porta a Casa delle
perle e le poserà come sacrificio sul santo Focolare.
50. “Ti prego”,
suona dolcemente, perdonami se ora mi mancano le parole, di ringraziare te,
soprattutto per il Dio venutomi vicino, per
– “…gradito a Dio,
vuoi domandare? Non chiedere, Kostian, attieniti
sempre saldamente alle mani di grazia di Dio. Egli guiderà sempre la tua via e
ti benedirà”.
51. In silenzio, su
leggeri piedi d’angelo, il giovane va via. Kostian lo
guarda e poi si dirige verso la sua casa, per preparare ai cari ospiti pure una
prima colazione prima che partano.
[indice]
Sulla via del ritorno un drappello di
soldati del re, corrotti, sono battuti e poi salvati
Tre carri in più – Un messaggio
consolatore dal Padre
1. Gabael aveva guardato
segretamente dietro al corteo, in parte rattristato, in parte alleggerito.
E’ancora troppo fresco: ‘Dieci libbre d’argento!’. La sua anima non se ne può
proprio separare. Ora sono scomparse, ‘possa avere la sua pace’, …pensa. Che
non arriva a una vera pace ne dà la colpa a Tobia, non a se stesso. Oh, l’uomo
se la rende semplice, senza sospettare come questa povera leggerezza possa
diventare un grave peso, …dopo la morte terrena.
2. Diversamente Kostian. Lui sta a lungo sulla collina davanti alla Città,
fin dove accompagnava i suoi ospiti ed ha indicato loro una buona direzione,
finché si ricorda: ‘Dove conduce l’angelo
di Dio, là il consiglio dell’uomo è superfluo’. Quanto caramente lo aveva
guardato l’angelo. Se lo porta appresso. Non dimenticherà mai quella notte
riccamente benedetta, quell’insieme Alto-Santo, che gli era capitato.
3. Ora i carri sono
in viaggio già da due giorni. Raguel voleva camminare
per via dell’espiazione, anche se gli dolevano i piedi. “Sali”, gli consiglia
il giovane. “Di certo, il tuo pentimento compiace al nostro Altissimo; ma il
pentimento del cuore è al di sopra del gesticolare esteriore. Ti sei liberato
davvero, anche se, come certi uomini, qui e là manca ancora qualcosa. Ma dove
il ripensamento ha un suolo solido per la conoscenza, potrà ancora mancare
qualcosa nel bordo; perché il tutto, Raguel, non lo
raggiungerà nessun uomo nella materia. La cosa più alta, il tutto, l’Uno, come eternamente lo è Dio, è e
rimane l’UNO, che è riservato al
Regno della luce, precisamente come anche la più alta benedizione e la gioia
del Cielo viene consegnata a tutti i figli viandanti dopo il ritorno a Casa.
4. Questo è poi ‘la
moneta del salario del giorno’ che viene concessa a ciascuno. Non chiedere se
qualcuno guadagni di più e qualcuno di meno, come tu – di buon senso – pensi di
te stesso. Non puoi sapere che cosa sia una tale moneta del salario del giorno.
Una tale moneta del Cielo non può essere più pesante o più leggera? Se si
tratta di una decima, allora è anche una benedizione unitaria! Soltanto come
ogni figlio nel ritorno a Casa ha trovato Dio in se stesso, questo conia la
decima. Ma la benedizione, Raguel, rimane sempre una, perché il nostro supremo Signore,
il Creatore-Padre, non dà mai differentemente. Lui colma ogni cuore fino
all’orlo.
5. Non temere
subito nel pensiero: sì, se ora sono venuto alla consapevolezza così tardi,
allora possederò un cuore piccolo e perciò raccoglierò una piccola benedizione.
Di per sé hai ragione; dipende dal fatto fin dove qualcuno sulla via attraverso
la materia si è dedicato a Dio, e quanto la Sua Luce risplende attraverso il
suo cuore. Ma la Sua consolazione e la Sua pace aiuterà ogni figlio. Infine, Raguel, quello che ad un uomo non può essere ora rivelato,
perché verrà riservato all’ultima beatitudine della Sera del Giorno-Amore-Creazione, nel ‘Regno del Padre’ regnerà una sola beatitudine e una sola gioia del Cielo. Edifica su
questo, fidati!”
6. Questo è stato
discusso durante una sosta; tutti ascoltano molto avidamente. Persino la
servitù, visto mondanamente, che senza istruzione scolastica non sa pensare in
modo così elevato, ha conservato molto dell’insegnamento e perciò ha raccolto anche molta benedizione. Tobi trova
magnifica questa via del ritorno, non soltanto per via del pensiero di vedere
presto i genitori, la città natia; no, lui sente come se presso di tutti ci
fosse sempre più, Qualcosa di non-visto, del tutto elevato. Sovente è seduto
con Sara, parla con Anna e con gli altri, ma è quasi sempre con il giovane, che
cammina quasi sempre accanto al primo carro. Ah, pensa Tobi beato, anche questa
è la buona Volontà del Padre.
7. Prima che
lascino il luogo di sosta, Raguel nota all’improvviso
che manca il suo servo anziano, così come Mortutus e Rankenos. “Ma dove sono i tre uomini? Ci mancano quando…”
– “…succede
qualcosa di grave?”, chiede Sara, che crede in segreto, anche se non ancora
nella piena conoscenza: ‘Dio ha loro associato il giovane, prima in Ekbatana, dove l’ha liberata dal peso peggiore, dopo a Rages, e come ha aiutato Tobi di ricevere la proprietà del
padre suo e ora di nuovo sulla via. Malgrado molta confusione, che a causa di
guerre ed ostilità passano attraverso il paese, …finora non è successo nulla di
male.
8. E così dice
coraggiosa: “Dio ci ha dato il Suo accompagnamento, come può succederci
qualcosa di male? Stai tranquillo; io credo fermamente che noi arriveremo bene
in Israele, e di questo sono molto contenta”.
– A questo si
aggiunge la madre Anna. “E va bene, hm”,
– Raguel si gratta imbarazzato dietro l’orecchio: “Non lo
intendevo così, che oramai non confido; soltanto ci manca il servo. Degli altri
due – non mi sono fidato di loro – forse sono scappati volentieri”. Tiene per
sé ‘…se non hanno rubato qualcosa’.
9. Il giovane
ritorna al secondo carro dove siede la famiglia. “Hai pazienza e fede, Raguel?” chiede lui gentilmente.
– “Te l’ho chiesto,
perché mi manca purtroppo l’una e l’altra. Mi dispiace perché hai… I due…”
– “…li avrei
catturati con la rete del Cielo? Non preoccuparti, non si perdono per il Regno
della luce. Quello che il Padre ha catturato – lascia valere l’opinione –
rimane eternamente conservato per Lui, …per tutti i figli!
10. Possa il
mondano qualche volta far vacillare l’anima di un figlio; un tale vacillare
scende sempre nella chiarezza di Dio. Il tempo, Raguel,
che con ciò va perduto – per il figlio – mai va perduto per Dio! Questo è
deciso da delle eternità nel Tempo creativo di Dio. Come al Creatore non va
perduto nemmeno un figlio, proprio così non ora il tuo servo. Aspetta un paio
di giorni, affidandoti sempre di più all’Altissimo, alla Sua Guida, volgendo le
spalle al mondo, e vedrai e riceverai la grazia del Cielo”.
11. Raguel china profondamente il capo. Ancora una volta ha la
dimostrazione: ‘Il giovane può leggere anche i pensieri’. Aveva pensato a
questo, a quanta ricchezza aveva lasciato nella casa in Ekbatana.
Soltanto, …ah, benedizione, l’aveva pensato, perché ora non gli fa più
dispiacere. Non guarda indietro al passato, guarda in avanti al ‘Paese di Dio’!
Quanta della vecchia colpa viene rimessa attraverso questa ‘previsione’, …Raguel lo sperimenterà più tardi.
12. Ancora
rimangono aperte delle colpe, per il bene di Grazia quasi sempre incompreso,
per via del buon pentimento, come se Lui non aprisse
13. Il giovane si è
recato davanti. E’ necessario che guidi uno dei cavalli? Il servo del carro si
accorge presto come camminano tranquilli i suoi cavalli. E’ una via stretta
consumata, e alla destra pende un ripido dirupo. Anche i due successivi servi
imitano il giovane, quando vedono quanto sia pericolosa quest’altura. E ancora
di più: all’uscita, dove la via si allarga di nuovo, lungo il bordo c’è della
fitta boscaglia, là stanno diversi armati della schiera dei soldati della
Media.
14. “Aha”, dice il comandante, “questi se ne vogliono andare!?
Noi prendiamo tutto”. E al giovane: “Vai via, legno verde, non sei comunque uno
della Media. Ci guardiamo un po’ più da vicino gli altri che gentaglia sia. Ho
già sentito: da Ekbatana se ne sarebbe andato uno con
tutto il suo avere. E’ proprietà del re se uno…”
15. “Oppure è
vostra proprietà?”, suona acutamente.
– Il comandante si
volta verso il giovane. “Taci, se non voi morire subito!”
– “Tu! Se vuoi!”, Raguel è saltato giù dal secondo carro, ha ordinato alle
donne di non lasciare il carro. Lui vorrebbe volentieri, vuole proteggere il
giovane. Qualche volta gli è venuto in mente che mancavano il servo anziano e
gli uomini, se… – Oh, i soldati sono in sovrappiù, non c’è nulla da salvare. Si
preoccupa maggiormente per Anna e Sara.
16. Anche Tobi sta
presso il giovane, così tranquillo, come se fosse una vicissitudine allegra ciò
che ora succede. Tuttavia, lui pensa ai ladri che sono stati serviti dal
giovane. Proprio ora il comandante leva il suo pugnale per spingerlo nel petto
del giovane. Ah, com’è successo? La sua mano è vuota, il pesante pugnale giace
al suolo, piegato come un debole stelo.
– “Magia!” grida il
comandante. “Avanti, gente, uccideteli!”
17. Com’è stata
tolta alla grande schiera, più di cinquanta uomini, come sono state tolte le
armi, pugnali, coltelli curvi, …nessuno lo può dire. Ai coraggiosi – senza
essere mai stati timorosi – scompare ogni coraggio. Non l’hanno mai visto. Dato
che credono nella ‘magia e nelle forze degli dèi’, è
comprensibile che vorrebbero volentieri fuggire. Soltanto l’ordine del
comandante li tiene fermi, …oppure è qualcos’altro?
18. “Alzate le
vostre armi! Poi abbattete dapprima il verdino, che sia chi vuole!”. L’ordine?
E non è da eseguire? Nessuno può piegarsi. Ma è come se avessero un legno nella
nuca, stanno lì rigidi e bloccati. Il comandante, per il mondo intelligente,
non si piega; anche lui sente il legno nella schiena. Che cosa c’è da fare?
All’improvviso dice gentile, per distruggere così la magia:
19. “Dimmi, caro
giovane, chi siete in realtà? Dovete andare in pace, se uscite legittimamente
dal paese della Media”.
– “Se fossi un uomo
come te”, la voce del giovane suona ancora acuta, “allora direi: ‘Volpe,
striscia via subito!’. Ti rispondo alla tua domanda: noi siamo venuti da
Israele, avevamo da svolgere un affare di diritto in Media, e ora ritorniamo
nella Patria”.
20. Lui parla così
per via degli altri, per tranquillizzarli. Solo le serve sono ancora impaurite,
che comprendono poco del Potere del Cielo, mentre Raguel,
Anna, Sara, e i servi, pensano: DIO interviene, attraverso, …sì, attraverso
chi? …il giovane? Lui è un uomo? O non lo è?
21. Costui continua
a parlare con il comandante: “Lasciaci passare, se non volete essere perduti.
Oppure devo portare la notizia al tuo re del nascondiglio nella capanna, con il
bottino tolto ai viandanti e dei molti uccisi, …senza senso?”. Malgrado il
colore scuro della pelle, il comandante diventa pallido come un cadavere.
Nessuno sapeva della loro rapina. Nei confronti del re si mostravano fedelmente
riverenti, ed hanno portato qualcosa della rapina. Ora…
22. “Come lo sai?”
– “Ti sei tradito
da te stesso”, ride il ‘legno verde’. “Non ti avrei considerato così stupido!
E’ vero: un maligno si mette da sé la corda. Non devo fare nulla per rovinarvi,
perché la fune pende già ai vostri colli, …se non doveste ancora cambiare. Ci
sarebbe però una via che vi aiuta. Chissà se la volete percorrere? Sappi che
hanno già sospettato. Presto o tardi sarete chiamati a rispondere”.
23. “Sei un nuovo dio? Come altrimenti dovresti sapere
questo? Ah, gli dèi, …non sono nessun concetto per me, perché…”
– “…uomini se li
fanno da sé, prima nei pensieri, poi nel sentimento? Esiste un ultrapotere,
questo è innato in ognuno, anche se rinnegato. Con la differenza che questi
idoli non sono nemmeno degli dèi, e di questi ultimi ne esiste soltanto
eternamente UNO! Credere questo, ti sarà difficile sulla Terra, e questo non è
così grave.
24. Ma un’altra
cosa può esserti del massimo danno, e cioè: se tieni il tuo bottino insieme
alla tua schiera, presto verrà su di voi il giudizio del vostro re. Se ti fidi
di me, il ‘legno verde’, allora vi salverò. Non sono nessun dio, meno ancora un
idolo o un mago, come credete stupidamente; ma quello che sono, non lo potrai
comprendere ancora per lungo tempo.
25. Ascolta: lungo
il confine di là e di qua, c’è molta povera gente che può essere aiutata con il
bottino. Svuotate la vostra capanna, distribuite tutto ai poveri – puoi mettere
una guardia – se non mi credi; perché stanno per arrivare gli sgherri del re.
Se trovano la capanna vuota che è stata loro confidata, se vi trovano
fedelmente al vostro posto, allora siete salvi – almeno per questo mondo.
Poiché non sapete nulla della ‘salvezza dell’anima’.
26. Dunque, questo
lo tratteremo con voi più avanti. Se date tutto senza mormorare, senza
cordoglio, allora avete estinto qualcosa della vostra colpa, quella che è stata
causata contro il Dio verace. Non pensare, comandante della tua truppa, che
foste stati educati così e non ne potreste nulla; per questo non avete ricevuto
nessun ordine. Rapinare della povera gente ed uccidere, …vi è stato ordinato
questo? Oppure, – dovrei sbagliarmi?”
27. Il comandante
ha ascoltato del tutto perplesso, la sua schiera con una paura non ammessa. Chi
e che cosa il giovane conosce – per tutti gli dèi che esistono oppure no – lui
non lo saprà mai. Ma una cosa la comprende: il giovane parla troppo seriamente,
che lui chiamava con disprezzo ‘legno verde’, ed è più intelligente che tutti i
loro sacerdoti messi insieme. Deve fare ciò che costui gli ha consigliato. Così
sia! Non hanno ancora potuto utilizzare il bottino; pesava sempre la
preoccupazione che nella vendita ci si sarebbe potuti tradire.
28. Il comandante
non si scopre ancora, fa come se, come se… – “Fai come vuoi…”, risuona di nuovo
abbastanza aspro, come non lo si sospetterebbe mai dal giovane; ha un volto
troppo gentile, “…con me non devi fingere il superiore e fare ora come se il mio consiglio fosse da tempo la tua
volontà. Quello che ho fatto io, passa oltre il tuo orizzonte. Solo, non lo
vuoi ammettere! Pensi forse che questo mi dispiaccia oppure diminuisca il mio
onore? Se la pensi così, allora sei del tutto sulla via sbagliata. Dio, che tu
non conosci e non Lo vuoi nemmeno conoscere, EGLI sfoglia sempre i pensieri più
intimi! Ma ora…, vogliamo finalmente andare avanti. Liberaci la strada!”
29. Senza volere,
senza potere, soprattutto senza rifiuto, il comandante insieme alla schiera si mette
da parte. Il viaggio continua senza inconvenienti, verso casa, in Israele. Solo
molte ore più tardi, nell’ultima sosta della sera, si tirano su le tende,
assalgono formalmente il ‘loro’ giovane come si parla da bocca a bocca.
30. Specialmente Raguel, Tobi ne è decisamente convinto, domanda un poco
timoroso: “Come procede con la truppa? Ci seguono e…”
– “…per assalirci a
tradimento?”, domanda Tobi con viso sorridente. “Oh, Raguel,
non hai notato l’impronta, con cui la nostra fedele guida mandata da Dio ha spremuto loro l’anima? Non verranno e –
anche se non lo so – sono comunque della convinzione che costoro eseguiranno
tutto precisamente”.
31. “Tobi, stanno
scovando il loro nido. Hanno lo spavento nella nuca; avevano persino paura di
alzare le armi, perché erano state tolte senza sapere come era avvenuto. Presso
una parte del confine li rivedremo. Per loro non sarà comunque nessuna gioia;
ma noi rallegriamoci della distribuzione del bottino. Lo fanno comunque con una
bugia: il loro re avrebbe ordinato di aiutare la povera gente col ‘tesoro del
paese’. Va be’, questa bugia non vale molto, io
stesso li coprirò davanti al Padre per via dell’AMORE”.
32. Dato che ora il
pericolo è stato evitato, alcune serve ghignano. Anna glielo vieta. Lei pende
alla bocca del giovane. Quante cosa magnifiche hanno potuto vedere finora! O
Dio! Raguel nel frattempo scuote la testa. “Non so
proprio ancora chi e che cosa sei”, rivolgendisi al
giovane, “altro che noi uomini…”. Dalla fede israelita lui sa che esistono gli
angeli di Dio e una volta sono anche comparsi. Per ora, soprattutto per lui
stesso, lo nega. Più che domandare, aggiunge: “Che ammetti una bugia e la
vorrai sostenere davanti a Dio, è…”
– “Non lo puoi
ammettere, vero?”. Suona quasi un po’ da scherno ed è comunque impressa dalla
serietà. “Vedi, Raguel, erano degli esseri co-caduti con Sadhana, perciò non
possono voltarsi all’improvviso, come – diciamo – lo può fare un figlio della
luce quando vacilla sulle vie del mondo. Ed è sempre la mano di grazia di Dio
che guida ciascuno. Anche te, Raguel!”. Costui
abbassa vergognoso la testa. Sì, sì, lui …aveva, …avrebbe.
33. “Sai quanto
grande è la cordiale Compassione del Padre? No, non lo sai e non è un errore.
Gli angeli più alti del Padre-Creatore, quelli dalla prima fila che sono
portatori delle Sue caratteristiche, nemmeno loro lo sanno precisamente,
perché: Dio ha esternato da Sé le magnificenze delle Sue Opere, anche il Suo
popolo filiale, per cui i primi – non
per via del vantaggio – hanno ricevuto molto, per portare molto, per adempiere
molto, …per tutta l’Opera!
34. Malgrado
l’ultramisura, non sapranno mai esaurire
35. Hai ragione”,
lo tranquillizza il giovane mentre Tobi guarda con timore se non avesse pensato
o parlato in modo troppo materiale. “Nel mondo può essere a casa il diritto;
non deve soltanto sfiorare il Cielo. Ora vieni con me, vedremo che cosa
succede”. Indica i due gruppi che apparentemente litigano con veemenza. Non
avevano ancora visto chi si avvicinava a passo veloce.
36. Il comandante,
quando ha visto i carri molto carichi, ha pensato: ‘Ora il ‘legno verde’ non mi
può spaventare; non ci lasciamo sfuggire il buon bottino’. – La ricaduta di un
uomo povero di luce! Mentre invece Mortutus, Rankenos e l’anziano servo si sono affermati. “I carri”,
dice appunto Mortutus, arrabbiato, affinché anche Tobi
lo possa sentire, “sono proprietà di un israelita. Non ha nulla a che fare con
la Media. Togliti via, oppure…”
– “Haha, voi siete in tre, ma noi più di cinquanta uomini.
Dunque: che cosa volete fare?” Stranamente il comandante non osa alzare la sua
lancia. – Non è come se il manico gli bruciasse nella sua mano? Sciocchezza, è
caldo, le armi non si rinfrescano.
37. Si tratta e si
ritratta, i soldati provano già a separare i tre uomini, per scappare
rapidamente con i carri. Ma, qual terrore! Non c’è davanti a loro il ‘legno
verde’?! Si fa meno attenzione a Tobi. Il giovane aveva indicato a Raguel di rimanere ancora indietro, cosa che costui fa
volentieri. Inoltre si fida sempre di più del ‘lontano’, come chiama già da
tempo segretamente il giovane, senza conoscere del tutto questa verità.
38. “Che …cosa?
…come? …da dove arrivi tu?”, comincia a balbettare il comandante.
– “Controdomanda: ‘Che cosa vuoi tu qui?’. Che ti avremmo
incontrato, l’ho predetto. Ah! Hai distribuito il vecchio bottino con il
presunto ordine del re, che invece avrebbe riempito volentieri tutte le camere
della sua casa del tesoro. Più è, meglio è! Con ciò, io non l’ho sminuito. Lui
sta comunque su un gradino inferiore. Tutt’al più si può sollevare più in alto
lui e quelli come te.
39. Tuttavia, sotto
l’aspetto terreno siete duri, e tu da solo – non appena sei sfuggito dal
cerchio di Luce – non vuoi cessare col tuo agire. A tuo favore – ben inteso –
DIO ha ordinato una via per salvare te e i tuoi subordinati. Mondanamente, che
comprendi ancora appena, ti è velata la salvezza dell’anima. Nondimeno, questo
dipende unicamente da te, e non puoi caricare la tua colpa nella scarpa di un
altro! Adesso però, coraggio!
40. Come ti viene
in mente di rapinare i carri, di commettere l’ingiustizia e inoltre di
trionfare: ‘Il legno verde non mi disturba ora!’. Così hai pensato. Via le
mani! Oppure le vostre armi devono di nuovo cadere a terra, per la gioia di
tutti coloro che lo hanno già visto una volta?”. Il comandante diventa quasi
verde, così in lui sale la rabbia. Oh, se solo potesse! Ma non può! Puramente
furbo secondo il mondo, per risparmiarsi di essere scoperto, dice come per
caso:
41. “Mi fai torto,
caro giovane. Mi spetta il diritto di controllare quelli che varcano i confini.
I tre uomini dei carri non l’accettavano, ed è solo per questo – un diritto del
nostro paese – che volevo osservare con la forza, che ha avuto l’apparenza come
se io volessi rubare”.
42. “Menti
spudoratamente! Questa bugia non la cancello, come la prima, di distribuire il
bottino su incarico del re. Mi puoi nascondere qualcosa, povera pelle senza
contenuto? Una parola amara, ma su di te calza. Potresti agire bene e
fedelmente, se soltanto lo volessi, nel…”
– “…nel servizio
del re?”. Il comandante si è stoltamente tradito. Solo che il giovane vi passa
sopra per via degli altri. Ma quello cerca un’altra via d’uscita.
43. “Come con i tre
carri che abbiamo incontrato poco fa che provenivano dimostrabilmente
da Ekbatana, sono certo che i due…”, lui indica i
carri che l’anziano servo, Mortutus e Rankenos hanno portato da parte, “…sono dalla stessa casa.
Come ho sentito, il proprietario si chiama Raguel,
che per via del vantaggio è diventato uno della Media, ma che è uno scaltro
giudeo”.
44. “E’ giusto in
parte. Solo che Raguel, dato che ha preso per moglie
una della Media, ha assunto il diritto del vostro paese, ma come tribù proviene
da Israele. È uno di Dan e non un giudeo, se già si vuole fare la differenza.
Ora lui ritorna nella patria con tutto il suo avere che ha conquistato con
diligenza. Inoltre una buona parte è proprietà della moglie e della figlia e
già per questo, …tabù anche per il tuo re.
45. Ti consiglio…”,
questo suona celestialmente serio, passando a tutti attraverso il cuore, mentre
Raguel è venuto vicino con i suoi, “…se non vuoi
rovinarti insieme ai tuoi, allora non commettere mai più un’ingiustizia come lo
hai fatto quasi per tutta la vita, e ora in breve successione volevi rubare due
volte. Se lo credi oppure no, …le dimostrazioni le avrai da me: io vedo la tua
via e quella dei compagni! Vi porta alla fune, piuttosto che uccidere il
prossimo viandante!
46. Ora…”, la voce
del giovane suona di nuovo gentile, “…agisci come vuoi. Se ti togli dalla
cattiva via, ti voglio proteggere e farti trovare un buon percorso, un lavoro e
un giusto salario e, …pace per la tua anima”. – Si assiste sorpresi a come il
comandante si china, visibilmente non lo ha mai fatto sovente, e come dà un
segnale, i suoi uomini se ne vanno. Lui dietro a loro. Una volta getta uno
sguardo indietro, trovando la risposta dalla luce.
47. E’
comprensibile che si è sollevati perché il pericolo è nuovamente bandito; ma
che ci si rallegri è anche da rilevare. E’ proprio Mortutus,
che domanda al giovane: “Chissà come lo fai? Penso anche a me e alla mia
vecchia banda, ci hai rivoltati come un sacco vuoto, …e con ragione; dato che
in noi non c’era molto. Così sicuramente con i soldati. Hai anche assistito i
miei vecchi camerati, solamente non so come. Hai legato a te Rankenos e me, e …a Dio, che potessi imparare a conoscere.
Nuovamente una grande salvezza; perché DIO ha aiutato tramite te. Ho pensato
bene?”
48. “Persino molto,
Mortutus! Lo può fare ognuno come linea di condotta,
per ricevere da Dio la verità e
49. La guida miracolosa
avrà contribuito molto che anche quelli della Media che chiamano pagani, che si
confessino per Dio, percepiscono come sono liberi e lieti, ma è determinante
l’insegnamento e l’azione del ‘lontano’.
Il suo spirito è già davanti all’alto Altare nella ‘Casa del Signore’, nella
santa-Luce, l’eterna vera Città di Dio. Quanto ringrazia costui quivi, che non
è un giovane, che ringrazia come cherubino e sta in ginocchio dinanzi al Padre
suo.
50. Lui è ancora in
mezzo agli uomini che serve con alta gioia. Ora inserisce i carri, dà gentili
ordini alla servitù come si devono allineare. Per un lungo tratto di strada Raguel, Anna, Sara, Tobi, comunque, rimangono senza parole
accanto alla loro amorevole guida. Non c’è bisogno di dire nulla. Hanno vissuto
qualcosa di troppo meraviglioso. Questo ha bisogno di essere assimilato. Per
questo sale in alto il ringraziamento al loro Dio, che ha fatto su di loro così
molti miracoli.
51. Scende la sera
mentre attraversano un corso d’acqua. “Non siamo più lontani dal Golan”,
annuncia il giovane. “Lasciate camminare lentamente gli animali, anche loro
sono esausti. Non ci spinge più nulla”.
– “Ti do volentieri
ragione”, dice Tobi, “ma penso ai genitori, per tutto il tempo in cui si sono
preoccupati. Persino, …non vedi la mia nostalgia?”
– “Era necessaria
la domanda?”
– “No!”, dichiara Tobi,
“Ti prego, non volermene”.
52. “Dio non porta
rancore come lo fanno gli uomini e pensano chissà che cosa, quanto siano
intelligenti. Tu hai potuto andare nella Scuola
della luce, allora sarebbe giusto che agissi di conseguenza”.
– “Ma lo vorrei
anche fare”, dichiara lamentoso Tobi, “ma mi manca ancora molto in ogni
materia”.
– “Il meglio è
l’auto conoscenza”, ride il giovane.
– E anche Sara: “Si
deve parlare solamente quando si sa se ciò che si vuol dire ha una ragione”.
53. “Spiritualmente
sei intelligente, Sara”, il giovane la stringe al suo cuore. “Sarai una buona
moglie per Tobi, una buona madre per i tuoi figli. Dio ti benedica”.
– Raguel s’inginocchia e dice: “Ti prego, da anche a tutti
noi la benedizione del nostro Dio, affinché rimaniamo sempre con Lui, con
54. “Dio vi manda a
dire”, la voce è celestialmente gentile:
«Chi
Mi ama, chi osserva i comandamenti, serve il prossimo ed evita l’ingiustizia,
ha su tutte le vie
*
55. Arriva la
notte. Sotto il firmamento di Dio, dorme l’uomo e l’animale, nella pace della
Sua magnificenza.
[indice]
Difficile domanda di Tobi sulla caduta
di Adamo e sull’essenza del serpente
L’alto insegnamento – La resa dei conti
con la grazia di Dio – L’arrivo in Thisbe
1. “Ancora una
notte, domani sera saremo in Thisbe”.
– “Non mi stupisce
più”, dice Raguel al giovane, “perché tu lo sai così
precisamente. Tuttavia, Dio ti ha dato a noi, e se penso a prima…”
– “Pensa in avanti,
Raguel. Certamente è bene pensare alla vecchia colpa,
dato che sorge dal pentimento che compiace a Dio. Migliorare, amico, è più
importante e vale di più per il Padre, nostro Dio, che sprofondare solamente
nel pentimento. Migliorare, rimane poi sovente non compiuto.
2. “Di nuovo un
buon insegnamento”, si fa sentire Rankenos, a cui Mortutus annuisce compiaciuto. Agli animali è stato
provveduto, le serve hanno preparato già la cena su un fuoco aperto. Vicino al
bordo del bosco, protetto da una notte un po’ fresca, tutti trovano un buon
sonno. Tuttavia, il lontano non ha
proprio bisogno di nessun sonno per il corpo.
4. “Aspetta”, dice
la luce, “non capisco ciò che aggrava
il tuo cuore”.
– “Chissà se
avviene ancora qualcosa di magnifico?”
– “Posso sostenere
questa fede; domanda a Sara come la pensa”.
– “Come la pensi
tu, caro giovane”, dichiara lei. “Non penso al passato, eccetto con gratitudine
come Dio mi ha così gentilmente aiutato tramite te”.
– “Questo può
rimanere, Sara, ma Tobi rimugina ancora di più nella sua testa. Nemmeno questo
è male se si pensa come si sta svolgendo questo e quello. Adesso, Tobi,
comincia con ciò che ti preme ancora”.
5. “Veramente, non
mi preme; solo che non mi è ancora del tutto comprensibile. Forse non sarà un
errore?”. Guarda in modo interrogativo il suo ‘caro compagno di via’. Ma costui
nega.
– “Ora”, comincia Tobi,
“com’è andata con i soldati? Con i ladroni ho riconosciuto chiaramente il tuo
aiuto; non subito, ma presto. Costoro erano stati educati fin dall’infanzia al
furto. Ma dato che tu hai sfogliato lo stato delle loro anime, si è potuto
comprendere con gratitudine e gioia, quanto rapidamente è venuto su di loro
l’aiuto del Cielo.
6. Diversamente con
i soldati. Di certi si riconosceva che provenivano da buone case, che non erano
soldati fin dall’infanzia. Pertanto sono giunti più tardi, forse da se stessi,
alla ruberia e all’omicidio. Il perché sono stati aiutati così velocemente
come con gli altri, non lo capisco del
tutto”.
– “Ma io sì”, dice
Sara. “Dove aiuta il Cielo, Tobi, non si ha bisogno di domandare se è giusto o ingiusto”.
– “Non lo voglio
nemmeno chiamare ingiusto, solo incompreso”. “Si deve sempre comprendere del
tutto l’Agire di Dio, per crederlo? Intendo: prima la fede, poi il sapere”.
7. “Ma guarda, Sara
ci da un buon insegnamento”.
– “Ma non a te”, si
difende. “Tu da tempo sai tutto precisamente, dove l’uomo va ancora a testoni
nel buio”.
– “Un insegnamento
è sempre da impiegare se soltanto lo si voglia riconoscere. L’ho inteso anche
così”, spiega il giovane: “Accolgo il buon insegnamento per Tobi; infatti, su
ciò che uno riflette da sé, è da dare ad un altro”.
– “Ah, è così”,
dice Tobi per esteso, “sono lieto di aver potuto trovare la mia Sara tramite
8. “Non è
difficile, caro Tobi, riconoscere l’Amore del Padre, di Dio. Si tratta meno se
uno ha bisogno subito di un tale Aiuto, con cui l’anima viene levata
dall’abisso, oppure se sopravviene un’altra pura Grazia, appunto su chi non
avrebbe dovuto diventare cattivo di per se stesso. Hai visto bene: certi
soldati, anche il comandante, hanno avuto dei buoni genitori, pur tuttavia non
conoscendo Dio.
9. Quest’ultima
cosa non viene messa in conto a nessuno. Chi non sa davvero qualcosa, come
potrebbe essere valutato come colpa? Questo riguardava i ladroni, perciò sono
stati salvati subito. Con i soldati le cose stanno diversamente. Loro devono
sforzarsi da sé di accettare l’insegnamento della luce, per ricordarlo ed agire di conseguenza, da cui avranno la
loro salvezza. Ma dato che sono oramai di buona volontà, saranno aiutati un
poco alla volta.
10. Dio aiuta, Tobi,
Egli dà sempre, a ciascun uomo, a ogni essere, a ogni povera anima,
indipendentemente dal fatto da come ognuno può essere interpellato e qual è la
via di ognuno la sua propria. La maestosa Sapienza di UR qui lo sa
precisamente! Non lo pensi pure tu così?”
– “Ti prego”,
esclama Tobi, “non c’è davvero bisogno di parlarne! LUI, nostro Dio-Padre, sì.
Chi potrebbe saperlo meglio che unicamente Lui?”
11. “Calmati, Tobi.
Credilo: anche ai soldati è stata data provvidenzialmente la salvezza di Grazia
di Dio”.
– “Ringrazio Dio,
il Signore; perché
– “…i serpenti, non
è vero?”
– “Come? I
serpenti?”, domanda Sara. “Che cos’hanno a che fare loro con noi?”
– “Lascia che Tobi
faccia la sua domanda, allora lo saprai anche tu”.
*
12. Tobi fornisce
una panoramica su ciò che il giovane aveva insegnato. “Ma questo è
meraviglioso”, si entusiasma Sara, “anche se non ne vedo ancora la profondità”.
– “Non ancora, cara
Sara. La domanda di Tobi porterà poi più chiaramente a te e a lui, quale
Magnificenza miracolosa giace in tutte le Opere di Dio. Tuttavia, non in modo
tale da non potervi cogliere un insegnamento. E noi lo vogliamo”.
1. “Devo di nuovo
dire: ma non tu?”, Sara sorride.
– “Vedremo. Ora
comincia, Tobi, altrimenti passa la notte e vi mancherà il buon sonno”.
– “Comincio con il
serpente del paradiso. Secondo la nostra Scrittura, e il grande Mosè non si è
certamente sbagliato, avendolo potuto scrivere il grande avvenimento dallo
Spirito, è stato un serpente che appunto ha sedotto la prima coppia di uomini.
Oltre a questo, sia aggiunto subito: i primi uomini. Dopo l’uccisione di Abele,
Caino è andato in un altro paese e si è preso una moglie. Se così non fosse,
Mosè non lo avrebbe visto bene”.
14. “Questo verrà
scambiato molto da uomini che una volta arriveranno alla fede, cosa che però
non potrà offuscare
15. Se Mosè ha
fatto davvero parlare un serpente, allora era indicato nel simbolo la propria
brama, l’impazienza degli uomini. Dio aveva raccomandato ad Adamo e, tramite
lui, Eva, di attendere lungo sette anni, finché Dio stesso non avesse dato un
segno per fondare poi il Paradiso, cioè un paese di fede pura, per introdurre
già qui l’ultima dissoluzione dell’intera materia.
16. Ma loro
domandarono, come gli uomini domanderanno sempre inutilmente: “Se noi stessi,,,
– se noi…?”. Questa fu fondamentalmente la propria tentazione che fu
rappresentata solo figurativamente come un rettile. Con ciò l’animale in sé non
ha nulla a che fare con la caduta del paradiso. Nemmeno con ciò che Dio dirà al
cosiddetto serpente: ‘Poiché tu hai fatto
questo, sii maledetto davanti a tutti gli animali. Striscerai sul tuo ventre e
mangerai terra per tutta la tua vita!’
17. Nulla è più ermetico
che proprio questa Parola. La voglio interpretare per voi, per quanto vi sia
utile. Il ‘perché hai fatto questo’
fu giustamente un’espressione data ai due esseri umani, al loro istinto di fare
anzitempo ciò che più avanti sarebbe diventato utile. Non così facilmente
spiegabile è il ‘sarai maledetto’,
che significa: alla razza umana rimarrà come peso fino all’alto distacco e fino
all’ultimo tempo del mondo, ciò che fanno di criminale (che rompono) contro Dio e
18. Ora ancora lo ‘strisciare sul ventre’, anziché stare
diritto davanti al Signore della Magnificenza. L’uomo si deve piegare, gli
esseri si devono nascondere, come Adamo dietro l’albero. Solo quando qualcuno
si piega nell’umiltà e nel pentimento, chi si china e non nasconde i suoi
peccati, ma li confessa apertamente, solo allora
19. Quest’ultima
cosa, la più difficile, e il ‘mangiare
terra lungo tutta la tua vita’ non è nemmeno pienamente da interpretare,
malgrado l’animo aperto, perché solo dal ‘Sacrificio di Dio’ deve risultare
l’ultima, – per
20. Il Creatore-Dio
mette per i figli la Sua maestosa forza di Volontà,
21. Questa sarà la prima cosa, il tratto di
base più alto di quel Sacrificio che
soltanto alcuni uomini nell’ultimo tempo verranno a sapere. Se un giorno lo
crederanno, sia lasciato lì. Chi non vorrà riconoscerlo, non avrà la piena benedizione
del Salvatore dall’ultima rivelazione del Sacrificio
(il Golgota). Oltre a questo, nessun figlio rimarrà perduto dalla Misericordia
del Padre. Lui un giorno li raccoglierà tutti!
22. ‘Terra’ significa fondamentalmente
23. Davanti
all’Altissimo nessun figlio ha delle scuse, sia che venga dall’Alto oppure
anche dal basso. Il Fondamento di Dio, la ‘Sua
Terra’ come santa Essenza della Luce, per la
materia e per la caduta, il ‘Dato di Fatto della redenzione’ nel quale,
sconosciuto dalla benignità di Dio, è conclusa ogni resa dei conti, può essere
negato per la propria rovina. Tuttavia non è, né mai sarà mai non-vero! –
Ancora una cosa:
‘Voglio
benedire
24. Vi voglio
comunicare pure un altro simbolo. Il serpente del paradiso era – e questo
davvero lo è in parte – la voce di Satana, che si è rivolta alla parte bassa delle
anime degli uomini. Era appunto questa parte di quelle potenze di forze, che il Creatore ha frantumato per
la salvezza della povera precipitata dalla forza
operante di Sadhana, come anche una volta il
monte Mahapatra sul suo bel sole Atareo.
Poiché la figlia non diventò disciolta, ma solamente la forza prestatale per il
proprio lavoro, quest’ultima la dovevano avere tutti i figli, altrimenti
sarebbero rimasti – benché nella figura – ciò che erano stati nel lontano tempo
primordiale: ‘Pensieri del Cuore nella
profondità della Divinità’.
25. Non nella buona
ingegnosità, no! Nella cattiva astuzia Satana ha parlato ad entrambi della
coppia ed ha sedotto la loro povera parte dell’anima. Non pensate allora che
entrambi sarebbero stati senza colpa e tutto il peso andrebbe a Satana. Quanto
di questo peso spetta a lui, non sia qui menzionato; ma piuttosto questo: entrambi avevano molto di più della buona
forza di Luce, si Adamo come anche Eva, provenendo dalla Luce, dalla Casa del
Padre. – Essi stessi potevano resistere alla voce, e fu falso dire: ‘Il serpente mi ha sedotto!’
26. Da entrambi i
due esseri umani fu il desiderio, non soltanto da Eva come molti pensano
erroneamente, fu questo a provocare
la resa dei Conti. Se insegnate anche voi così in ogni tempo”, conclude il
giovane questo difficile insegnamento, “a non cercare l’errore negli altri, che
si troverebbe facilmente dove non ce n’è, senza accusare altri, non importa
chi, ma ascoltare in se stessi, esaminare, tenere giornalmente lo specchio
dell’anima davanti alle proprie faccende, allora sarete spiritualmente liberi e
spogli.
27. Chi accusa gli
altri, anche Satana, e perciò tiene se stesso per innocente, è un ingannatore
nella verità. Non lei (Satana) ad esserne macchiata, no! Quello che Dio ha
donato ai figli nella più sublime Magnificenza – ammesso o no, è la faccenda di
ciascuno – in costui si macchia con ciò in se stesso e perde i Doni della
magnificenza di Dio!
28. Aggiungo ancora
una piccola previsione. Più avanti, nell’ultimo tempo di questo mondo, ci
saranno diversi orientamenti di fede. Certamente regnerà una fede unitaria
nella Divinità, ma questa sarà suddivisa, in modo che la gente stessa poi non
saprà quale parte deve servire, ad una di più, all’altra di meno, chi adorare,
oppure cose simili.
29. Il loro più
grande errore sarà anche questo: cercare
di lavarsi puri! Per questo poi servirà Satana, del quale diranno: è tutta colpa sua! E non sapranno nulla
della Colpa di base, che Dio ha sepolto questa nell’eterna Compassione del Suo
maestoso Lustrum. Ciò che sarebbe da caricare su
Satana – visto dalla parte dell’uomo – sarebbe la sua cosiddetta colpa
accessoria, quella che ha provocato in Adamo e in Eva la parte oscura delle
loro anime.
30. Chissà che
questo non venga (piuttosto!) messo in conto all’uomo, soprattutto il suo
disamore nei confronti della prima figlia di Dio, quello di scrollarsi la
propria colpa! Ora”, nuovamente scivola un alto bagliore di luce sul volto del lontano, “mettiamo anche quest’ultima al Padre-Dio, nelle Sue Mani
misericordiose. EGLI saprà ben meglio come avrà da giudicare poi gli ultimi
figli degli uomini! Non in un fondo senza riva! Ma Egli li libererà dall’abisso
della confusione e dello smarrimento, li leverà e li rialzerà. E infine – oh,
qual miracolo di Grazia – …li rivolgerà di nuovo verso Casa, nel Suo Regno!
31. Se vogliamo
arrivare là, allora dobbiamo portare anche tutti e, almeno con la migliore
volontà, desiderare intimamente che abbiano la salvezza, come noi desideriamo
riceverla. Se ci auguriamo il meglio e dimentichiamo il nostro prossimo, in
particolare di quelle povere anime, di coloro che credono falsamente e dei
miscredenti, allora il nostro desiderio rimane inutile, e persino una preghiera
serve quanto il nulla!”
32. Da tempo Tobi
appoggia la sua testa sulle due mani. Sara piange per l’ultragrande delizia, e
sussurra: “Le tue ultime parole, oh, tu messaggero del Cielo, valgono solo per
noi? Tu sei già nel regno del Padre, che ora ci hai portato vicino. Tu non devi
prima volere e desiderare, tu sei unito con Dio e, …lo voglio pensare: tu stai
vicinissimo davanti al Seggio di Grazia dell’Altissimo stesso! Oh, Tobi…”, lo
scuote dolcemente, perché costui nasconde il viso, e le lacrime d’uomo, “…che
cosa ci è capitato? Non abbiamo ancora meritato questa Salvezza di Grazia. Non
noi soltanto. Gli altri…”, indica al bordo del bosco, dove tutti dormono
pacificamente, “…dovrebbero avere la stessa parte. Perché…”
33. “Silenzio! Cara
Sara, anche loro hanno avuto la loro parte. Per certe anime è bene ricevere
dapprima in segreto, nel sonno,
34. Ora andate
anche voi e riposatevi; presto arriverà l’aurora e vi guiderò sull’ultimo
tratto”.
[indice]
Verso casa – L’incontro con vecchi amici
– L’abbraccio
L’autentica testimonianza di Tobi e molti
buoni insegnamenti dell’angelo riconosciuto, convertono gli amici
1. La Luce
di Dio ha la Sua mano anche nel più esteriore? Si sono risvegliati, freschi,
anche i due che sono andati a dormire tardi e sono partiti molto presto, prima
ancora che si mostrasse il Sole. Bene per l’uomo e per l’animale. Hanno
attraversato il Giordano e tengono la via verso nord ovest. Tobi prende sempre
più confidenza con la zona; anche a Raguel viene in
mente qualcosa del suo ‘paese altamente lodato’. In lui salgono vera gioia e
vera gratitudine perché è stato salvato – doppiamente – dalla sua via
sbagliata, dall’esilio. Non riusciva ad ammetterlo, ma spesso, questo lo aveva
oppresso.
2. La sua servitù è
particolarmente interessata a tutto ciò che vede qui. Oh, il paese non è
fertile in tutte le parti come lo sanno della loro patria in Media, tuttavia ha
il suo fascino, che viene accolto volentieri. I due ladri sono molto calmi, Mortutus e Rankenos. Che cosa
avranno ancora da vedere? Se si pensa da quale ambiente provengono, soltanto dalla
criminalità, inoltre preso molto duramente dal loro capo – allora è un vero
miracolo di Dio in qual breve tempo sono cambiati. Un paio di mesi hanno
cancellato quasi tutta la loro vita, i mali sono sprofondati in un vapore, e si
lasciano istruire.
3. Durante il lungo
cammino, già da Ekbatana fino a Rages
e fin qui si sono associati sovente al giovane, anche Tobi veniva interrogato,
il loro vecchio modo d’essere si è sbriciolato. E’ bene ed è
4. Lentamente si fa
giorno quando, dopo una sosta, hanno lasciato dietro di sé la piccola città di Achsaf. Il paese collinare è molto vario, non è troppo
difficile passarlo, quando presso un basso rivolo vedono accampato un gruppo
abbastanza grande di gente. Sono senz’altro degli israeliti, cosa che riconosce
anche Raguel. Memore comunque di ogni guida del
Cielo, ma anche di qualche minaccia, Raguel si
avvicina al giovane, domandando a bassa voce: “Chissà che gente è? Non è forse
meglio evitarla?”
5. “Paura?”
– “Ebbene sì,
veramente molta; se si pensa solamente …”
– “…quanto il
Signore ci era compassionevole? Allora…”, il giovane si ferma intenzionalmente,
– “…non dovremmo
avere paura”, aggiunge Anna che con Sara voleva sentire cosa succedeva.
– “Sì, sì, cara
moglie, devo appunto imparare molto, ho sprecato troppo tempo con il mio
mondo”.
– “Una lodevole
ammissione”, aggiunge la luce. “Di
questa, Dio-Padre si rallegrerà, ed Egli per questo cancellerà qualcosa del
vecchio”.
6. “Davvero? Lo può
fare?”
– “Lo può comunque,
Raguel. Lui è il Creatore di tutte le Opere. Come non
dovrebbe poter fare qualcosa? Lo può
in ogni momento, lo fa in ogni
momento! Che il Padre di noi tutti fa eternamente del Bene, non è necessario
insegnarlo. Non è sempre facile recuperare qualcosa di mancato; l’uomo non lo
sa nemmeno, soprattutto in anticipo, se e quanto tempo gli rimane per
recuperare ciò che ha mancato di fare. Allora si deve fare affidamento sul
Conto del Cielo”.
7. Raguel sospira, Mortutus e Rankenos, che ascoltano pure, sospirano con lui, mentre dice
“Come dovrebbe un uomo calcolare il conto del Cielo?”
– “Non così come tu
lo pensi, amico mio. Te lo voglio spiegare: – Se uno si mette nella Mano di
grazia di Dio, se giunge sempre di più alla buona conoscenza e al miglioramento
conformato, allora voi non dovete contarlo, dovete soltanto darvi al conto di
Dio e pregare: ‘Padre, fammi stare sotto
8. “Sono
sollevato”, esclama Mortutus. “Conosco il minimo
delle cose del Cielo che tu, alto amico, ci hai portato”.
– “Non è grave se
all’inizio uno sa poco. Un po’ alla volta tu e il tuo compagno sarete in grado
di accogliere più Luce e vera conoscenza. Pure tutti gli altri”. Con ciò il
giovane intende la servitù, che sta spingendo per esserci, volendo sentire
qualcosa. Tutto verrà anche sempre guidato, affinché tutti abbiano la giusta
parte.
9. Tobi, che si è
avvicinato un poco al gruppo per vedere chi sono questi che si erano accampati
presso il rivolo, esclama all’improvviso: “Ma questo è Simeas
di Achsaf, il miglior amico del padre! Harim, c’è anche il superiore di Giscala?”.
Si avvicina agli uomini che riposano con alcuni servi. Costoro notano quello
che ha chiamato. Simeas riconosce Tobi per primo. Si
alza in fretta.
10. “Tobi, ma da
dove vieni? Non sei dai tuoi genitori? Chi sono le molte persone di là dal
rivolo?”
– “Simeas, che gioia incontrare te ed Harim
per primi nella patria! Posso chiedere dove stai andando? Qual è la tua meta?”
11. “Abbiamo
sentito che tuo padre è diventato cieco. Non lo abbiamo saputo prima. Saremmo
da tempo andati a trovarlo. Avrebbe portato via troppi cadaveri, poi si sarebbe
appoggiato stanco alla casa ed è diventato cieco a causa della sporcizia di
uccelli. Ha aiutato molto, e inoltre ci si domandava: ‘È questa la ricompensa
del Cielo, essere ora cieco?’. Ora stiamo andando da lui. Ma tu? Da dove
vieni?”
12. “Non lo si può
raccontare con poche parole”. Tobi riferisce quale incarico gli ha dato il
padre, racconta di Ekbatana e di Rages,
e ora, dopo aver eseguito tutto bene, sarebbe sulla via verso i suoi genitori.
– “Hm, conosci
questa gente di là? Cinque carri caricati pesantemente, come si vede, anche
molta servitù. Che cosa significa?”. – Anche su questo, Tobi dà l’informazione.
I due uomini ben visti in Israele si stupiscono sempre di più. Sulla ‘guida
miracolosa’ per ora scuotono le teste. Per loro, tali cose non esistono più
oggigiorno.
13. “Voi non lo
avete vissuto, allora la miscredenza si può perdonare”, Tobi è la longanimità
stessa. “Io l’ho vissuto, e anche la gente con me. L’uomo alto presso il primo
carro, negli anni giovanili era stato deportato in Media, là si è sposato e la
figlia è divenuta mia moglie. Anche se lei viene dalla Media, diciamo più
giustamente: era, lei è da molto tempo arrivata alla nostra fede in un Dio.
Anche i due uomini che hanno un aspetto sospettabile, si sono convertiti in
modo magnifico, ci hanno seguiti ed assistiti fedelmente”. Non dice che costoro
una volta sono stati dei ladri.
14. “Suona strano”,
dice Harim, e si gratta la barba. Getta un acuto
sguardo di là ed indica al giovane naturalmente a lui sconosciuto. “E chi è
questo? Sembra un forestiero, ma ancor meno un israelita. Ebbene, è molto
giovane, non si deve aver a che fare con lui”.
15. “Lo pensi tu”,
ride Tobi. “Ti stupirai, e non comprenderai se ti dico che lui mi ha
accompagnato fin dall’inizio. Mio padre, anche se è cieco, lo ha esaminato e
trovato buono. Quello che costui ha fatto sulla lunga via, lo saprete quando
saremo dai miei genitori. Sta già dando il segnale di partenza, lui sa sempre
meglio come deve svolgersi tutto: sosta o via”.
16. “Oho”, limita Simeas, “non mi
fiderei di un tale giovane”.
– “Ma io sì”,
confessa Tobi. “Lo abbiamo fatto tutti, sempre per la nostra salvezza. Voglio
andare là; se voi padri lo volete (in Israele gli uomini più anziani venivano
quasi sempre chiamati ‘padre’), allora venite con noi, raggiungiamo Thisbe indenni”.
– “Non è sbagliato,
da quando gli sgherri ci hanno lasciati in pace? Quindi non ci vuole più
nessuna guida”.
– “Nemmeno quella del Cielo?”. Lo domanda in
modo estremamente serio. Agli uomini passa nell’animo.
17. Simeas aggiunge: “Si ha sempre bisogno della Guida del
Cielo; senza questa, nulla si fa. Soltanto, dato che tu lo metti in
collegamento con il giovane, pensiamo che …”
– “…lo
riconoscerete. Il nostro Dio può mandare chi vuole”. C’è qualcosa di vero di
ciò che Tobi dice.
18. “Aspettiamo”,
dice Simeas riflessivo, quando Tobi si è allontanato.
“Sono curioso, che cosa ne verrà fuori. Sembra essere un uomo ricco, se gli
appartengono i carri e le molte cose. Qualcuno è diventato ricco in un paese
straniero; solo Tobia è ritornato abbastanza povero. Una volta ha raccontato
che avrebbe prestato dieci libbre d’argento a uno della Media. Può darsi, e se
fosse così, allora non lo rivedrà più per tutta la sua vita”.
19. “Hai fatto bene”,
loda il giovane a Tobi.
– “Presto avrai da
fare”, risponde costui. “Sono degli uomini onorevoli, ma così…”
“Lasciamo stare, per ora non vogliono
accettarmi, cosa che non fa male. In genere sono assennati, e in tali cuori la
semenza di Dio è da mettere più facilmente, in vista del ‘Miracolo’!”
– “Ah, per il
momento non me ne importa nulla, mi rallegro di incontrare i miei genitori”.
– “Hai anche
ragione”.
*
20. Sara rimane
timorosa al fianco di Tobi. “Come staranno i tuoi genitori verso di me? Mi accoglieranno
volentieri nella loro casa? Se no, chiedo al padre…”
– “Del tutto
inutile, cara Sara”. Tobi in segno di conforto mette il suo braccio intorno
alle spalle di lei. “Per primo, saranno troppo lieti che sono di nuovo
ritornato a casa, forse anche un po’ perché ho riportato l’argento. Ma per il
resto, – sono del tutto fiducioso”. Sara si lascia volentieri consolare. Anche
Anna, che cammina vicino, aggiunge che bisognerebbe aspettare, e lei avrebbe un
buon coraggio. Tobi conclude: “Molto giusto, madre Anna, i miei genitori sono
molto aperti, accoglieranno tutti voi cordialmente”.
*
21. Il crepuscolo è
sceso sul paese, ma una luna piena e innumerevoli stelle illuminano la regione.
Si vedono già i contorni di Thisbe, presto sarebbero
giunti là. Simeas con il suo corteo aveva cercato di
spingersi davanti alla carovana, soprattutto perché ‘gli altri’ dovevano ancora
passare il fiume, in più con i carri molto carichi. Ma avvicinandosi alla città
lui ed Harim non erano avanzati per superare Raguel, sul cui primo carro sedevano le donne che era
guidato dal giovane. Intimamente, Simeas aveva
pensato: ‘C’è qualcosa che non va. Se questo giovane dovesse…’
22. Quando arrivano
davanti alla casa di Tobia, la carovana suscita molta agitazione. Ma di nuovo
accade qualcosa di segreto: tutto
prosegue così rapidamente e ordinatamente, che la gente al seguito dei due
uomini deve solo osservare, a parte
l’impegno di liberare i loro animali, perché anche Harim
e Simeas non erano venuti a piedi.
23. Prima che
qualcuno se ne accorga, Tobi corre passando dalla porta, ed è subito nelle
braccia di sua madre che voleva vedere che cos’era quel chiasso, mentre Tobia
avanza lentamente a tastoni. Qualche notte prima aveva sognato che suo figlio
sarebbe tornato bene, con un grande corteo come lo sono i carri di Raguel con tutta la sua gente. Oh, sì, se… O Dio dei miei
padri, se io, …anche se non lo posso vedere da me, se soltanto ritorna, indenne
nel corpo e nell’anima! Un’autentica umiltà, – una pietosa dedizione al
Signore.
24. “Padre! Madre!
Eccomi di nuovo qui!”. Un grido di gioia. “Figlio mio!”, dicono ambedue come da
una bocca, mentre Tobi stringe forte a sé i genitori. “Dio! Sia ringraziato
l’Eterno! Lui ti ha guidato magnificamente. Qualche volta ho litigato con me,
quando nel tempo le settimane passavano rapide, che ti…”. No, ora Tobia non lo
vuole dire: ‘…l’averlo mandato all’estero per via del denaro’. – Madre Hanna
piange, non è in grado di dire una parola. Il ringraziamento del suo cuore non
pesa da meno di quello di suo marito.
25. “Sarete
sorpresi, quando…”. Tobi avrebbe quasi detto: ‘…vedrete tutto’. Ma non lo potrà
il padre; sentire, sì, sì. Sentire ciò che è avvenuto, quanto bene ha donato il
nostro Signore.
– “Da dove viene
tutta questa molta gente?”, chiede Hanna.
– “La conoscerete.
La nostra casa non è grande, ma c’è spazio nella capanna più piccola. La molta
servitù e gli animali li sistemeremo nell’albergo. Ma i tuoi amici, padre, Simeas ed Harim, abbiamo raccolto
anche loro”. Gli uomini al sentirlo, mentre erano entrati, cominciano a ridere.
“Ben detto!”, ammette Harim, pur non volentieri da
uomo anziano. Però, se riflette, …non finisce di stupirsi.
26. “Sia benedetto
il vostro arrivo e la vostra permanenza, cari amici!”. Tobia tende, come lo
fanno i ciechi, le mani in avanti in un modo poco sicuro. Vengono subito
afferrate. Dalla porta risuona la voce del giovane: “Un buon saluto,
compiacente a Dio. Però, non dovrebbe più essere il ‘Dio di tutti i vostri
vecchi padri’, ma, ‘il Dio vostro’ che
è vicino a tutti gli uomini”.
– Harim voleva contraddire, ma Simeas
gli dà un leggero colpetto e dice sottovoce. “Il ragazzo ha ragione. Sembra
essere più credente, di come si crede oggigiorno della gioventù.
27. La moglie di Raguel, Anna, presenta la sua gente, spinge sua figlia
nelle braccia dell’omonima, qui la donna di casa, e chiede: “Accogliete bene
mia figlia. Lei e Tobi si amano. Oh, come è stata salvata mia figlia, un vero
miracolo!”.
– “Madre-Anna”, interviene Tobi, “di questo parleremo un po’
alla volta, i miei genitori devono sapere tutto ciò che cosa ci è risultato
dalla via benedetta dal nostro ‘Dio vicino’!”. Nella sala più grande c’è spazio
a sufficienza, affinché ci si possa mettere a tavola. Anna e la sua propria
serva vanno in cucina per aiutare a preparare un pasto.
28. “Non chiedi
nulla dell’argento?”, comincia Tobi afferrando la mano del padre. “Ah, figlio
mio, che m’importa ora di mammona, se ho di nuovo te? E la mia gioia! Sì, ma
dov’è mia figlia? Vieni, Sara, anche se non posso vederti, hai già un posto nel
mio cuore”. Attira accanto a sé Sara, che avanzava timidamente, per non
spaventare l’uomo cieco, il quale accarezza il suo volto e le sue mani e dice:
“Sei una buona ragazza, renderai felice il mio Tobi”.
29. “Grazie, padre
Tobia”, dice Sara con tono caldo, e con ciò si appoggia del tutto al suo cuore.
Lui muove la sua testa: “Ho salutato i miei amici, tutti insieme da Ekbatana, ma dov’è ben Azaria di Anania? Non è più qui? A lui, oltre che a Dio, devo il mio
ringraziamento, e ora lo devo ricompensare. Tobi, tu dici che hai riportato
l’argento? Bene, e come t’ho raccomandato: la decima appartiene al giovane”.
30. Costui si
avvicina, mette una mano sulla spalla di Tobia e dice: “Non ho bisogno
dell’argento. Ho…”.
– Non proprio
malamente ma, di colpo, ‘il lontano’ viene interrotto quando Harim esclama: “Sei giovane! Forse non sai valutare quando
qualcuno ti dà ciò che ti spetta? Perché hai condotto Tobi per tutta la via,
sempre gratuitamente! Bada quindi che tu possa risparmiare qualcosa”.
31. “Certo, hai
ragione caro Harim, ma io sono un principe, e non tocco mai qualcosa che appartiene ad altri. Sono
venuto liberamente, perché non conosci l’incarico del Padre mio, quindi non c’è bisogno di
ricompensa. Oppure vorresti tu - ad esempio - avere sempre la ricompensa da
Dio, quando fai qualcosa di buono? Non avete detto voi, tu e Simeas, che non ci si deve occupare di un giovane come lo
sono io?”
– “Come lo sai?”,
indaga Simeas, più spaventato che meravigliato.
– “Ai vostri occhi,
per così dire, sono nulla; ma aspettate, vi saranno ancora aperti gli occhi”.
32. “Mah! Ora ne ho
abbastanza!”. Harim salta in aria e, almeno per il
momento, rompe la buona armonia che regnava per la grande gioia. “Un verdino
che vuole insegnare a uomini rispettabili! …che cosa? …se posso chiedere. Tobia
ti ha chiamato ‘Azaria di Anania’.
Conosco precisamente la nostra storia e quella delle altre tribù, ma non è mai
esistito un Anania. Bene, posso sbagliare; ma se ti
elevi a ‘principe’, figlio di un principe… Ah, conosco i nostri principi con i
loro nomi. Non c’è mai stato un Anania! Chi sei
dunque? E spalanchi così tanto la bocca?
33. Forse Tobi ha
avuto in te, e questo è da considerare per via della sua giovane età, un buon
compagno di viaggio, oltre a questo, poco più giovane di com’è lui stesso. Ma
qui si è raggirato molto di quanto è avvenuto. La gioventù è molto facilmente
incline all’esuberanza, ma…”
34. Raguel interviene velocemente: “Ti prego, onorevole,
lasciati interrompere da me. Non dubito che conosci le case dei principi del
popolo; questi sono anche notati particolarmente. Ma per quanto riguarda il
giovane che malamente chiami ‘verdino’, ti devo contraddire. Anch’io dico come
lui: aspettate! A me più anziano crederai sicuramente, se te lo dichiaro per
primo”.
35. Raguel ammette senz’altro che in Ekbatana
non ha vissuto proprio come un buon israelita, come anch’egli credeva: ‘Che
cosa può questo legno verde?’. Poi riferisce del portone chiuso e come fosse
stato aperto da una ‘mano invisibile’, alcune cose dalla via verso Rages, che non erano da ignorare. Questo fa molta
impressione sui due uomini. Infine Raguel è un uomo
serio. Quello che dice, lo sostiene la sua Anna. Ebbene, sì, se le donne lo
ripetono…, ovvio, la testimonianza non si può cancellare. Allora Tobia si alza.
A lui, il cieco, si dovrà credere.
36. “Amici miei,
quando mio figlio Tobi ancora da bambino ha conosciuto un giovane che lo ha
istruito meglio che allora il nuovo rabbino, anch’io ho dapprima scosso la
testa. Nondimeno, quando è arrivato il momento di mandare Tobi in Media ed è
arrivato all’improvviso il giovane, ebbene, non lo potevo vedere, ma sentire
sì. L’ho potuto proprio precisamente: lui, è un altro! Chi fosse..., lo potevo sapere? Lo potete voi, già oggi? No!
Di Azaria ce ne sono già stati molti nel popolo[13],
non importa di quale rango. Anania come nome di
principe mi era sconosciuto. Soltanto, …mi sembrò come fosse comunque
autentico; soltanto, …non, hm, …di questo mondo.
37. Quello che ho
sentito finora, tutto ciò che è successo sulla lunga via, e penso che sapremo
ancora molto di più, mi sembra come se – come se lui…”
– “Padre Tobia,
ferma il pensiero, almeno per ora, finché si scioglieranno i veli nei quali Simeas ed Harim sono ancora
ingarbugliati”.
38. Il giovane lo
dice amabilmente gentile. I due uomini si fermano. Anche Simeas
voleva contraddire, pur se non così aspramente come lo aveva fatto Harim.
– “Non permetto che
si dica qualcosa sul mio compagno di viaggio”, si fa sentire Tobi. Ed
combattendo l’agitazione che il discorso di Harim ha
svegliato in lui. “E va bene, siamo giovani e inesperti; ma posso distinguere
dove c’è la menzogna e dov’è la verità”.
39. “Stai
tranquillo”, gli sorride il giovane. “Pensiamo soltanto ai ladri”. Quando i
‘padri onorevoli’ sentono questo”, il ‘lontano’
lo dice un poco divertito, “verrà loro sicuramente un’altra conoscenza
nell’animo”.
– “Ladri?”, si
sconvolge ancora di più il padre. “Avete anche avuto a che fare con ladri?
Spero che non ce ne siano dietro di voi”.
– “Non dietro a
noi”, risuona ancora lieto dalla bocca del ‘lontano’. Ne abbiamo due con noi”.
Chi già conosce Mortutus e Rankenos,
ride divertito. Diversamente Tobia, la sua Hanna, Harim
e Simeas. Quest’ultimo pensa leggermente intimorito:
40. ‘Ma questo non
è bene. I ladri sono imprevedibili; oggi fanno finta di essere buoni e, domani,
ammazzano i fiduciosi”.
– “Per questo avrebbero avuto tutto il tempo
nelle molte settimane”, lo tranquillizza Tobi. “Ma vogliamo volentieri
raccontare una cosa per volta. Ora vado a prendere i nostri ladri. Sono nell’albergo
con la servitù, per aiutare, poiché animali e carri sono da assicurare. Ma il
nostro oste dell’albergo è sempre stato fedele e onesto”.
– “E lo è ancora”, interviene subito Tobia.
41. Tutti rimangono
in silenzio. Hanna invita al pranzo. Alla sera e ancora per un paio di giorni
ci sarà ancora abbastanza tempo per conoscere tutto il viaggio di Tobi. Con ciò
ci si accontenta. Harim e Simeas
guardano quasi da stupidi, quando Tobi arriva con i ladri, i quali si recano
molto ben educati alla tavola, dopo aver salutato il padrone di casa e la
signora. Hm hm, hanno infatti un aspetto di buone
maniere, non così che ci si deve impaurire.
42. Il giovane,
dopo il pasto, descrive quella scena con la banda, come la stessa era stata
estromessa attraverso la ‘luce’, lui lo sottolinea di proposito senza riferirlo
a sé. Lo confermano Mortutus e Rankenos.
Loro raccontano liberamente come furono disarcionati e poi come hanno seguito
in segreto “…finché il gentile ci ha invitato a rimanere. Ci ha parlato in modo
buono, ci ha insegnato il Dio-Uno, in modo che anche noi siamo giunti alla
giusta fede”.
43. “Non vi ha
sgridato, non vi ha messo al vostro posto?”. Simeas
guarda il giovane. Non gli si accende ancora ‘la luce’
e pensa: ‘Come può insegnare davvero un tale ragazzo?’.
– Rankenos irrompe formalmente nel suo pensiero, ridendo
forte: “Se tu sapessi come ha parlato con noi. Molto seriamente…”, Rankenos stesso diventa serio, “…ha fatto i conti con noi,
soltanto non così arrogante come siete voi”. Che i due più anziani parlavano in
modo poco buono, non lo sanno, ma Rankenos ha colpito
nel segno. I due anziani si inchinano, e Tobi sorride. Ah, amico mio, non lascio venire nulla su di te.
44. “Malgrado ciò”,
il ‘lontano’ sfoglia i pensieri, “Uno
sta al di sopra di tutto, al di sopra di tutti, non importa Chi e che cosa
sia!”.
– Gioioso nel senso
di aiutare, Tobi dichiara: “Oh, hai persino scoperto il nostro pensiero, e durantela via lo hai fatto non so quante volte. Se penso a Gabael in Rages, lo hai
formalmente esposto con il suo essere, lo hai sfogliato come i nostri rotoli
strettamente legati. Non è rimasto nulla di nascosto”.
– “Va bene, Tobi,
tutto si aggiusterà sotto
45. Il giovane è
credente, lo ammette Simeas davanti a se stesso. Ha
dato loro molti difficili enigmi; ma che possa anche leggere i pensieri? I
maghi a volte lo possono, ma per loro non si tratta dello spirituale, poiché
sono troppo mondani. Qui, …non riesco a capire.
– “Affinché tu lo
sappia anche subito di nuovo, caro Simeas, ci
riuscirai. Anche Harim”. Fa un cenno a entrambi.
46. “Guarda, Dio ha
molto tempo, ancora molto di più con i Suoi figli che sono certamente religiosi
e onesti, ma talvolta caparbi, cosicché da tutti gli alberi non riconoscono il
bosco. Non essere impaziente di sentire questo da me. Purtroppo fai troppa
differenza fra vecchio e giovane. Certo, va già bene; ci si domanda solamente,
come questo sia da inserire nel migliore dei sensi. In questo sei un poco
scarso, anche se ti sforzi molto. Ora...
47. …ci sono dei
figli dotati con doni particolari che maturano prima di altri. Tali ‘maturi’
che non si dovrebbero chiamare ‘verdini’, diventano uomini saggi”.
– Non proprio
volentieri, ma per via dell’onestà, Simeas ammette:
“Sembra essere così. Magari sei uno dei maturi. Quello che mi piace in te è la
tua fede. Questa sembra essere molto profonda”.
48. “Simeas, ho potuto attingere la mia profonda fede dai
maestosi Doni di Dio, sin da lungo tempo!” Con un sentimento non ammesso, Harim dice: “Per via dell’età non hai ancora dietro di te
un lungo tempo, ma sono volentieri d’accordo con il mio amico. Sei credente
come lo si cerca sovente inutilmente nella gente più anziana. Se ci si esamina,
potrebbe essere che manca ancora qualcosa di autentico”.
49. “Questo lo hai
detto bene, Harim, e Dio si è rallegrato”. Il
superiore di Giscala guarda con insicurezza ‘il
lontano’, che non sa inserire in nessun gruppo d’uomini, in …enigmi su enigmi.
Ma una cosa gli cade ora nel cuore: gioia,
come raramente ne ha potuto avere. I tempi sotto molti domini forestieri
sono stati così difficili; di che cosa ci si poteva rallegrare? – Di niente! Da
superiore era responsabile per molti cittadini e a lui gli sono stati messi i
pesi. E’ stato per breve tempo anche in Media. Oggi lo ammette all’improvviso,
come si fosse liberato in modo meraviglioso. Allora aveva creduto che egli
stesso fosse stato capace di sciogliere la prigionia con l’intelligenza. E
ora…, ‘voglio aspettare come continua’.
50. Lui e Simeas sono ancora molto più impressionati quando Tobi
riferisce la ‘storia di Rages’, sostenuto al meglio
da Raguel. “Dimmi, Tobi”, lo interrompe Harim, “hai nominato Kostian,
quell’anziano consigliere di Raguel? Hai anche detto
che ti avrebbe aiutato e sarebbe stato particolarmente buono?”
– “E’ vero! Anche
se so per certo che il mio amico…”, indica il giovane, “…senza altro aiuto, ha
costretto Gabael. E di per sé è stato anche così. Kostian, mondanamente, ha dato filo da torcere a Gabael. Perché lo domandi?”
51. “Sono stato per
breve tempo in Rages, dove allora molti dei nostri
fratelli insieme a donne e figli erano nell’afflizione. Allora ho avuto una
aspra divergenza con questo Kostian. In ogni caso non
si può parlare di una gentilezza e un aiuto di lui. Ho potuto liberarmi ed ho
avuto da lui con la forza il biglietto di passaggio per ritornare a casa. Dev’essere molto cambiato”.
52. “Questo non era
necessario”, scopre il giovane.- “Kostian aveva da
riferire di voi al suo re. Molto stava sulle sue spalle, di cui tu non hai
nessuna idea. Non soltanto israeliti, la sua stessa gente ha opposto molta
resistenza in tutto quello che aveva da comandare, …non da sé. Questo gli è
stato messo malamente in conto. Tu, Harim, lo saprai,
che a Kostian non rimaneva nulla di particolare che
intervenire duramente. Questo gli è costato molto. Lui avrebbe aiutato molto
più volentieri. Quello che tu non sai è questo: a proprio rischio ha reso
libera la via verso la patria a certi israeliani. Questo lo ha taciuto”.
53. “Per tutto il
mondo! Come fai a saperlo? Sono passati un paio d’anni, e in questo tempo…
– “Non ci sarei
proprio stato? Anche se è così, allora da bambino. Allora mi sarebbe mancato il
contatto, per coglierlo io stesso”.
– “E’ così”, ansima
Harim. “Ma vorrei sapere come lo sai”.
54. “Ti posso
servire. Perché io so ancora di più di
come sapevi tu finora e non sai ancora. Non ti scandalizzare, Harim, non pensare che sia pazzo. Avrei ora volentieri
esternato il tuo orgoglio, che non può essere superato. Lo sarebbe
mondanamente, …se io fossi mondano”. – – Un po’ alla volta, lentamente per non
sopraffare le anime, ‘il lontano’ fa riconoscere il suo genere di Cielo.
55. “Sono pazzo se
so quello che hai vissuto in Media? Penso che me lo puoi confermare”.
– “Hm, è giusto;
soltanto, come lo hai saputo che…?”
– “…va oltre il tuo
comprendonio? – Non ti sforzare. DIO sa tutto! E questo tu lo credi. – Non
dovrebbe essere possibile per LUI, dare a un messaggero, anche la conoscenza,
con un incarico affinché costui possa anche adempiere bene tale incarico?”
56. “Se tu non
fossi un uomo come lo sei per via della tua giovane età, allora sì, allora ti
darei ragione, in particolare che al nostro
Dio…”, Harim sottolinea fortemente nostro, per indicare – in modo insicuro
– che il giovane avrebbe magari un altro Dio che il loro, degli israeliti,
“…sarebbe una cosa semplice di mandare i Suoi angeli con un incarico insieme
alla conoscenza, come Lui lo considera bene nella Sua verità.
57. Ma tu non sei
un angelo, anche se tu…”. A Harim si blocca la frase,
‘…sai molto, per noi incomprensibile’. Sul volto del ‘lontano’ sfugge una
vampata, non più lunga di un attimo, …ma loro ne hanno visto il ‘bagliore’. Non
Tobia, per questo lui è così toccato da tutte le parole, che già, crede quasi
questo: ‘L’amico di Tobi dev’essere un angelo, oppure
è qualcuno che viene guidato da un angelo’.
58. “Che cosa e chi
sono, ora non lo sapete pure, e per ora è bene per voi uomini se vi lasciate
guidare lentamente in campi superiori. Rimaniamo per ora nel tema. Sarebbe però
bene, Harim, che confermassi come ti è andata in Rages”.
– “Sì, lo confesso,
anche se mi rimane il famoso velo da tè già menzionato”.
59. “Per ora non fa
nulla, caro amico. I veli a volte possono essere un buon aiuto. Per il nostro
Dio…”, ora lo sottolinea il giovane, soltanto in un senso migliore di quello di
Harim prima, “…i veli sono talvolta delle bende con
le quali LUI protegge le ferite dell’anima, affinché questo o quel figlio non
muoia delle sue ferite. Intendetelo così: il morire, in questo caso, non è
nessuna morte, né del corpo né dell’anima. E’ transitoriamente un completo
allontanamento dal ‘Padre di ogni Benignità’, e allora ci vuole molto tempo
finché l’anima ridiventi, appunto, sveglia e viva, viva per la dedizione al
Dio-Creatore!
60. Se tu – e anche
tutti voi che sedete a questa tavola – riconosci i buoni Doni, perché ho saputo
scoprire questo difficile tratto della tua vita, non pensi allora che forse
avrei ancora da scoprire altro? Ovvero, che lo posso? Simeas
ha già lottato di più per liberarsi; lui non si scervella più: giovane o
vecchio? …pieno di sapere, oppure no?
– “Allora sia detto
subito: ‘Sapere è certamente bene se lo si impiega sensatamente, ma non è
comparabile con
61. Egli,
l’amorevole Padre, terrà questa soltanto per Sé? Oh, Egli dà ai Suoi figli
dalla Sua Ricchezza di grazie, un ‘anticipo di eredità’ con cui ognuno può
vincere e completare la sua via di viandante. Egli dà in continuazione, giorno
per giorno, e colma i cuori dei Suoi figli con molti doni, anche con la
sapienza! Harim, se mettessi solo da parte il tuo scervellamento, che proviene dal puro sapere, allora in te
splenderebbe presto il raggio della Sapienza, perché Dio ha dato da questa la
parte di figlio anche a te.
62. “Oh!”, esclama
Tobia forte, “nessun uomo può spiegare questo così magnificamente,
interpretarlo per noi come lo fai tu, molto amato giovane! Anche se non vedo
nulla, e voglio mettere ancora la mia piccola sorte nelle mani di Dio, …anche
se non so come sei, è comunque un dato di fatto: ‘Tu sei un inviato di Dio!’.
Se uomo, se angelo, …che cosa dobbiamo domandare? Non ci basta che stiamo sotto
le mani di grazia di Dio?!
63. Egli ha
condotto magnificamente mio figlio, mi ha sempre aiutato, anche nella
prigionia, che sovente è stata difficile. E ora, ora ha sparso la sua
Benedizione! Felice, grato sono, perché in tutta la mia vita ho potuto credere
in Dio. Se ci penso, quando di notte…”. Tobia viene gentilmente interrotto dal
giovane, per fermarlo, perché malgrado l’amore per il prossimo è diventato
cieco, e nessuno deve ricordarglielo.
64. “Ora hai
sacrificato la miglior testimonianza a Dio; vedo anche che voi, amici sulla
Terra, volete portare la testimonianza tutti insieme, in buona parte l’avete
già portata: Hanna, Tobi, anche Simeas ed Harim, in più l’amico Raguel, la
sua Anna, Sara e, da non dimenticare, Mortutus e Rankenos. I ladri di un tempo si inchinano. Proprio costoro
sentono meglio ciò che cosa significa: salvati!
65. “Hai
evidenziato anche me…”, dice Simeas in modesta onestà,
“…e devo confessare: Mi mancava molto di offrire in ogni tempo una tale
testimonianza a Dio come lo può Tobia. Sì, lo devo dire: l’ho sempre ammirato e
…però allora l’ho sovente avvertito, quando lui, notte per notte, …ebbene, è il
passato. Ma è stato pericoloso per lui”.
66. “E’ vero”, lo
sostiene ‘il lontano’, “ma guarda, Simeas: Tobia ha
fatto tutto questo guardando al Signore. Questa fu la prima strofa del suo
canto d’amore, che salì fino al Cielo. La seconda fu: lo ha fatto per i
fratelli che riguardava quasi sempre la crudele morte, e per i loro parenti che
non osavano portare via i loro poveri morti. Il Signore non dovrebbe tenere
particolarmente le sue Mani, su questo ‘portatore del Cielo’?
67. Nessuno
respinga il perché. Lo avete sentito: Tobia coglie la piccola sorte dalla mano
di Dio Padre e vuole continuare a portarla. Ora, …vedremo che cosa ne verrà
fuori. Harim deve ancora aggiustarsi un po’, anche se
ha già rinunciato al suo vecchio posto. Però non ha ancora preso quello nuovo.
68. Lo stesso chi
sta vicino a lui. Tuttavia è da aggiungere che ha molto da combattere e da
provvedere, e la sua funzione non è per nulla facile. Degli uomini passano su
qualcosa senza chiedere nulla. Se riguarda un prossimo o chissà chi, non ci si
sforza di esaminare prima di emettere un giudizio. Proprio questo lo si fa
troppo velocemente, senza pensare che per se stessi ci si augura indulgenza e
aiuto. Come Harim naturalmente non ha esaminato con Kostian, così gli è capitato in Giscala
tante volte, e ancora oggi”.
69. ‘Quanto ha
ragione il ragazzo’, pensa Harim, e se ne vergogna.
Sì sì, allora non c’è molta fede, se il Signore la
metterà sulla Sua bilancia dell’Ordine. Già sente una soave Mano sul suo
braccio, sente la cara Voce che da tempo si è insinuata in lui; ma non voleva
soltanto ammetterlo, perché, …ah, via con quel pensiero: ‘troppo giovane!’.
70. “Metti da parte
anche l’ultimo pensiero, Harim. Oh, sì, è certamente
buono quello che hai concesso alla bilancia dell’Ordine di Dio, e sii
rassicurato: quel pensiero ha già eliminato una buona parte del grave peso. Dà
alla tua anima una sosta. Apriti alla Luce come lo fanno tutti, per il momento
più o meno precisamente. Il Padre lo considererà bonariamente. Non dovrebbe
sapere LUI, di quale natura siano i Suoi figli d’uomini? Ma se è così, allora
non ci si deve sfogliare da sé. E’ meglio che ci si dia del tutto nella mano
del Padre, con queste parole:
71. ’Signore, eccomi! Fa di me ciò che Tu vuoi!
Conducimi alla Tua mano. Dimmi Tu ciò che devo fare o non fare! Venga su di me
sempre soltanto
72. Certamente,
Tobia, anche tu pensi in modo giusto; la piena Beatitudine ci verrebbe data
solamente quando si lascerà questo mondo. C’è una differenza (sostanziale) che
potete prendere nel vostro cuore: ‘Ogni tratto di un’intera vita, che non
riguarda mai soltanto la via attraverso un mondo, ha la sua piena parte nella
Beatitudine, assegnandole una parte. Dopo il rimpatrio, viene distribuita
perfettamente.
73. Non soltanto
allora l’uomo diventa una creatura-figlio, quando abbandona questo o un altro
mondo che lo ha portato. Prima ancora che la materia divenisse – insieme
all’esercito di stelle a voi visibili, senza conoscere ancora ciò che è
invisibile, e la visione di questo che è una parte della Beatitudine del Cielo
– allora, come tutti gli esseri viventi, già eravate angeli o esseri. Il
Dio-Creatore li ha elevati tutti dalla Sua Eternità. Questo alto inizio posto per
tutte le creature-figli è stato la prima parte, il primo tratto di vita, e oggi
non dovete chiedere quanto ogni parte ha o avrà di una tale (infinita) ‘vita’.
74. Essenzialmente,
in ogni tratto di ogni figlio viene ricevuta anche in giusta parte una determinata
facoltà d’accoglienza di tutti i Doni di vita, altrimenti nessuna
creatura-figlio potrebbe in effetti vivere. Questo riguarda tutte le cose con
la rispettiva parte, come magari la beatitudine, che verrà consegnata infine
nella più alta misura nel regno del Padre”.
*
75. A lungo, tutti
stanno seduti in silenzio. Ecco! Chi è capace accogliere tutto, di conservarlo,
soprattutto di agire di conseguenza? Persino Tobia, che nei sogni ha già colto
certe cose dalla luce e da ciò la sua
fede si è sempre più consolidata, scuote la sua testa. Chi può insegnare
questo, chi può…, chi è… Il pensiero non osa uscire: può essere soltanto
qualcuno che è disceso dalla Luce, chi…? No, nemmeno questo, Tobia lo vuole
domandare.
76. Tobi nel
frattempo è semplicemente beato. Forse, perché è ancora giovane e, secondo il
mondo, da uomo non ancora troppo aggravato, può darsi alla delizia. Lo fa anche
Sara. Le mani dei due sono unite; gli occhi scintillano. La testa di Raguel pende storta. Oh, lui riconosce ciò che dice il
giovane; infine, in lui c’è ancora molto della vecchia fede, dal ‘Patto di
Mosè’, ma, …è degno di sedere così vicino alla luce che lui non conosce proprio?
77. La sua Anna
invece è grata, piena di dedizione all’insegnamento, senza domandare se lo
merita oppure se può già valutare tutto questo. In un campo agricolo, là il
seme del Cielo germoglia facilmente e riccamente. Anche Simeas
pensa similmente, ma più profondamente, mentre Harim
continua a riflettere come fosse possibile tutto questo e come lo si possa
vivere ancora oggi che – in quell’antico tempo di fede, quando vivevano un
Abraham e altri grandi, sì; allora degli angeli potevano venire dagli uomini e,
…e perfino Dio era comparso sovente. Ma oggi, …qui c’è da aggiungere un lungo
segno interrogativo, pensa Harim.
78. “Non devi
essere triste, caro Harim”, viene scoperta la
confusione del pensiero. “Perché ti chiedi il perché non sai darti come gli
altri? Questo sarebbe una grande mancanza della tua fede, dell’amore per Dio,
l’osservazione dei Suoi Comandamenti. Trattiamo le tre cose una dopo l’altra e
tutti ne approfitteranno spiritualmente, pure Mortutus
e Rankenos, che ora vorrebbero stringersi volentieri
in un angolo.
79. Non è più
necessario per voi due. Perché se uno è uscito dalla propria bassa condizione
senza una propria colpa e si è ‘lasciato illuminare dalla ‘luce’, rivolgendosi
perfettamente dal nord al sud, dall’est all’ovest e verso il Punto centrale,
costui può servire da esempio di vita. Ma ora occupiamoci prima con la ‘pressione’
di Harim.
80. Guarda: credere
velocemente ed attenersi a questa è sempre bene, se, in ciò, viene eseguito
anche un esame. Quello che dico con questo, non riguarda nessuno di voi; è
un’immagine come la produce l’uomo del mondo. Quando viene offerta un’opinione
di fede, che dapprima suona bella e vi è molta auto esaltazione, non la si nota
quasi mai, non la si vuole notare. Si passa con bandiere veleggianti nel campo;
non si esamina se il fondamento sia l’autentica Verità. E che cosa ne risulta?
Si ricade di nuovo rapidamente o si va completamente nell’errore.
81. Esaminare, Harim, è l’Acqua della Vita per la semina, ed è sempre
bene, se dall’esame non sorga nessuno scetticismo, che rovina di più che una
fede molle! Hai fatto bene ad esaminare per te; infatti hai visto troppo,
assolutamente anche sul campo della fede, dove ti è stato portato molto. Perciò
la tua autentica fede – detto per te stesso – è radicata molto profondamente.
Nessuno te la strapperà più dal cuore!
82. Con questa
fede, l’amore va mano nella mano. Nessuno può dare vero amore – non importa per
chi – se non ha la fede. Qui non sia toccato il mondano. Quello che tali uomini
che adorano il senso del mondo, che con poche eccezioni considerano amore, è
desiderio: ‘Io voglio avere’! Dato che non ti sei dato a Dio soltanto oggi,
amico Harim, dalla tua fede l’amore è saldo. Anche il
tuo amore per il prossimo non è piccolo. Al contrario!
83. Di tutto
questo, sarebbe ancora necessario discutere adesso dell’osservanza dei
Comandamenti? Non in vista di ciò che è preceduto, pur tuttavia li possiamo
illuminare per tutti. La fede e l’amore possono rimanere molto facilmente puri,
anche se con ciò viene infranto l’uno o l’altro comandamento del Sinai.
84. Questo non
avviene quasi mai per cattiva volontà, ma, appunto, per mancanza di forza. Quest’ultima è quasi sempre una
propria colpa, e nessuno dovrebbe dire: ‘Non ne potevo nulla! Non avevo nessuna
forza per resistere! L’infrazione dei
comandamenti è il male minore; piuttosto, maggiore è la scusa con la quale ci
si vuole nascondere davanti a DIO, come allora Adamo si è nascosto dietro
l’albero!
85. Ognuno deve
chiedere a se stesso, se e come possa sussistere davanti a Dio. Non ho nessun
Incarico di domandarvi: ‘ma il mio amore può’. Non date nemmeno a me la
risposta, unicamente al vostro Padre. Non dite nemmeno: Lui lo sa comunque come
suonerà: Dio conosce tutte le cose; quindi anche se e come stiamo verso di Lui.
Vale la pena che ne parliamo? Chi pensa così, è uno stolto. Qui sia dato un
esempio:
86. Dei buoni
genitori sanno che cosa fanno i figli, sanno anche quello che pensano, più
ancora, quello di cui essi hanno bisogno. Non hanno nessuna gioia quando il
figlio viene a loro con le sue richieste, con delle domande e, per ultimo, con
il ringraziamento? Direste allora al figlio: ‘Non era necessario! Tanto lo
so?’. Fatto in questo modo, non crea nessun rapporto tra genitori e figli.
Quanto più, questo vale per Dio!
87. Oh, sì, il
collegamento giunge prima, da LUI a tutti i figli. Vi domando: ‘Com’è il collegamento da figlio al Padre?’. Chi non dà
nessuna gioia con richieste, domande, ringraziamenti, costui è ancora lontano
da Lui, è di per se stesso, come un
mondo dal suo Sole. Il Sole splende, il che significa che malgrado ogni
caparbietà e stoltezza di figlio, EGLI non cessa mai
88. Questo è
successo con Sadhana dopo la caduta. Da figlia si era
strappata via, formalmente dal braccio del Padre, e come creatura è appesa
saldamente a tutte le Opere del Creatore! Per cui…”, il ‘lontano’
all’improvviso domanda gentile, del tutto diverso di com’era il suo primo
discorso, “…vi abbassate, amici miei? Ne avete un motivo? No, dico io, benché
il vostro ‘abbassare’ è umiltà. Appunto, voi pensate: ‘Se pensiamo a tutto
quello che abbiamo ricevuto ora e facciamo il conto quanto ci manca ancora,
allora non ci rimane altro che chinarci profondamente, fino a terra’.
89. A terra!
Secondo il cuore! Davanti a Dio Lui vi ha fatto sapere molto dalla Sua Bontà,
vi ha messo su una nuova via, ed è comunque la vostra via fin dal
principio, che l’Eterno ha misurato per voi. Guardate la luce, rallegratevi;
poiché il Santo, il vostro – nostro Dio, è entrato da voi – con la Sua parola!
Questa vale in eterno! Non vi guardate intorno, domandando: ma dov’è Lui? Non
Lo cercate nemmeno in voi, non
essendone degni?
90. Dove soffia lo
SPIRITO, là c’è Dio! Manifestazione nella Sua Benignità, coperta per chi ha
bisogno più che mai della Sua Grazia, quanto più lontano uno sta dalla
Divinità. – Ora basta! Accogliete tutto, accontentatevi con ciò che nella
Gentilezza di Dio vi è capitato”. Loro stanno seduti lì, l’uno come l’altro.
Dov’è l’unico merito di aver ricevuto questa Gentilezza… ?
91. Non meno colmo
di umiltà, impregnato di Luce, così pensa anche Tobia, lui, per via di un
esempio per un’Opera, per un tempo, che si possa riconoscere e percorrere la
via. Dal profondo meditare dice piano: “Non sappiamo chi sei, alto amico, ma mi
riempie sempre di più il cuore, che il Signore, che abbiamo chiamato
erroneamente come il ‘Dio nei nostri vecchi padri’, Egli è comunque il nostro
‘Dio vicino’ per sempre, che ti ha mandato da noi. Quindi mi accontento: il
SIGNORE è entrato da noi!”. Tutti annuiscono. Gli uomini, anche se, come magari
Mortutus e Rankenos, non
possono ancora afferrare del tutto la pienezza.
92. All’improvviso Harim s’inginocchia davanti al giovane. Lui, il superiore
in parte incallito ma buono, che credeva che la sua immagine di fede fosse
consolidata dal fondamento dei comandamenti di Dio, anche da qualche cosetta di
articoli di fede che erano sorte solo dopo un poco alla volta, esclama: “Signor
Iddio…”, e lacrime scorrono sulle sue guance, delle quali non se ne vergogna,
mentre negli occhi di tutti si è formato qualcosa di bagnato, “…in verità, non
sei diventato solo ora per noi il Dio vicino. Eppure, io non l’ho riconosciuto,
non ho indagato così a fondo, mi sono lasciato portare troppo a lungo dal mio mondo. Oh, accogli il mio
ringraziamento!
93. Quello che Tu
ci prepari, basta per la mia piccola eternità, nella quale TU mi hai fatto, mi
hai conservato. Ora non domando nemmeno più chi Tu hai mandato dalla Tua
cordiale Misericordia, ma che lui”, di nascosto Harim
afferra il lembo del mantello del ‘lontano’, “il Tuo angelo, forse uno come
Mosè, che ha magnificamente comandato di mettere questi sull’Arca del Patto su
Ordine del Signore.
94. Anche tu,
‘lontano’, sii adorato con il ringraziamento del mio cuore; perché mi hai
salvato dal mio vecchio essere e …”
– “Fermati, fratello
mio”, dice il giovane soavemente, e solleva Harim.
“Io so bene quanto autentico è ora il tuo amore e la tua gioia, che porterò
come tuo dono nel Cielo, …anche quello di tutti voi”, il giovane indica
tutt’intorno. “Per il resto, …siamo tutti insieme figli di Dio, voi come me, e
in più innumerevoli altri.
95. Così siete
fratelli miei, sorelle mie e, credetelo sempre saldamente e fedelmente: a noi
angeli non può capitare nessuna gioia più grande, non appena un uomo si è dato
del tutto al Padre come adesso voi in quest’ora, …sotto l’Arco di Grazia di
Dio!
96. LUI, il Signore
della Magnificenza, vi ha benedetto in modo ultraricco. Da questa salvezza e
benedizione elargite quanto vi è possibile. Apertamente tramite una parola dove
viene accolta volentieri come seme, in segreto attraverso una preghiera, quando
un’anima, un povero uomo, ha bisogno di un aiuto nascosto. L’Eterno-Santo e
Verace, il nostro Dio e Padre, Egli sparge i vostri doni. Di questo siatene
certi e pieni di gioia!”
[indice]
Ultimo giorno – Una domanda sulla guida
del Padre – Insegnamenti sulla vita eterna e sulla fratellanza
La guarigione di Tobia cieco – Maasja e Meremoth in visita sono
iniziati alla vera dottrina
1.Il giorno
successivo ci si è alzati molto presto. Simeas ed Harim non ci pensano nemmeno di partire e, …si voleva solo
salutare Tobia, così, passando. La cosa magnifica che ieri era venuta su di
loro, li ferma. Lo ammettono apertamente: vorrebbero ancora sentire molto dal
‘lontano’ e, comunque, ora sanno che gli angeli discendono di certo sulla scala
di Dio sulla Terra, ma presto se ne salgono di nuovo, quando qui il loro
servizio è terminato. E poi… – “Non siamo ingrati, se pretendiamo ancora di più
di quello che abbiamo avuto?”, domanda Simeas mentre
va su e giù nel giardino con Harim.
2. “Potrà essere”,
riflette Harim, “d’altra parte potrebbe essere anche
nostalgia, il desiderio per il pane, come ne ha bisogno anche il corpo”. Un
poco come spaventati, i due uomini si voltano, quando si posano due mani sulle
loro spalle. È il giovane.
– “Avete ragione
tutti e due”, dice lui allegro, come se fosse andato su e giù con loro ed
avesse sentito il loro discorso.
3. Dipende per
quale motivo fondamentale è salito un desiderio, un, aver-abbastanza. E’ più
raro che lo possa sondare in sé l’uomo, poiché durante la sua via di viandante
e del co-aiuto lotta con l’ombra della sua anima.
Allora è possibile che qualche volta dominano anche delle ombre. Ma se si
tratta dello spirituale, del sincero desiderio per
4. “Sì”, confessano
i due uomini come da una bocca.
– Il ‘lontano’
dice: “C’era abbastanza insegnamento; inoltre voi stessi ne troverete ancora,
poiché dove lo spirito nell’uomo raggiunge sempre di più il predominio, gli si
aprono anche le Chiuse della Luce, il che significa che lui stesso può essere
ricevente, almeno per sé. Ma ascoltate, suona la piccola campana, la prima
colazione è pronta.
5. Sono andato
prima a vedere la nostra gente. Raguel è andato già
presto dall’oste dell’albergo, affinché al nostro gruppo fosse dato un buon
cibo. Ah, ecco che arriva già”, indica la porta aperta del giardino. Raguel accorre.
– “O caro amico
della Luce, visto che ti posso salutare così presto, allora tutto il giorno è
certamente benedetto in anticipo!”
6. Simeas ed Harim lo confermano con
fervore. Hanna, la padrona di casa, chiama gli uomini, mentre lei stessa corre
verso il giovane domandando se lo possa condurre a tavola. “Da una tal cara
sorella, soltanto troppo volentieri”, sorride lui, e questo suona così umano,
semplicemente così schietto e vivamente gioioso.
7. “Come sono stata
sciocca!”, confessa Hanna risoluta. “Nessuno ti può condurre, ma siamo sempre
noi i guidati!”
– “Anch’io, cara
Hanna”, e nuovamente suona celestialmente serio e amabile. “Io vengo guidato
dal mio alto Dio-Padre, come tutti i figli ne hanno bisogno. Chi se ne accorge
e per giunta si affida volonterosamente alla Sua Guida, ha incassato una piena
Benedizione. Non pensi che anch’io ne abbia bisogno?”
8. Hanna è
irritata. E’ così certa che presso di lei si trovi un angelo. Uno tale, ha
comunque tutto. Oppure, …no? Lei non lo sa e guarda il giovane.
– “Aspetta, cara
sorella, finché abbiamo consumato una buona prima colazione, allora il problema
che quasi ti aggrava il cuore, sarà illuminato”.
– “Oh, tu…”,
sorride Hanna, “…ci togli il nostro peso con una parola, come l’ho potuto
riconoscere ieri. Soltanto…, soltanto…”
– “Anche questo
verrà trattato”, glielo sussurra, mentre Lei aveva pensato a Tobia.
9. Oh, di tutti i
semi miracolosi, egli ha certamente accolto in sé tutto il meglio; malgrado ciò,
ha visto …il volto amabile, gli occhi chiari, la figura, simile all’uomo e,
comunque, del tutto diversa. Quanto volentieri vorrebbe che anche Tobia lo
vedesse, che ne avesse parte. Ora viene qualcosa su di lei..., non sa che cosa.
Viene come da un profondo pozzo di fede; ma lo ha attinto dall’Alto ‘il
lontano’. Lui la prende semplicemente per mano, ed entrano in casa.
10. Sara e sua
madre Anna erano diligentemente all’opera per preparare la tavola. Raguel già la sera prima aveva portato molto dal suo carico.
Presto aveva visto che la casa di Tobia era certamente pulita e anche comoda,
ma non ricca, e allora anche la cucina sarebbe stata certamente scarsa. Aveva
pensato bene.
11. Dopo il pasto, Mortutus e Rankenos si
serpeggiano vicino al giovane. Nessuno li respinge. E’ già fiorita una propria
conoscenza: chi è stato lontano da lungo tempo, come per questi due in sé senza
colpa perché non erano cresciuti diversamente, dovrebbe stare davanti, presso
la Luce. Ecco che risplende di nuovo il volto, che non è d’uomo.
12. “La nostra
madre casalinga ha srotolato un problema”, comincia il giovane. “Parliamone
insieme. Mi voleva guidare del tutto caramente e poi si è spaventata, si è
chiamata stolta che io non avessi bisogno di guida. Al contrario, ha pensato,
lo deve essere! Ora, che cosa ne pensate voi, cari fratelli, care sorelle?”
13. Prima che un
uomo prende la parola, Sara dice: “Per quanto riguarda il mondo, ha ragione
madre Hanna. Noi tutti abbiamo bisogno di essere accompagnati, in cui si
manifesta la guida dell’Altissimo. Spiritualmente, …non lo so, ma penso che
anche i primi angeli hanno avuto bisogno della mano di Dio, quella del Padre.
Gli angeli, i Suoi figli della luce, li ha creati il Signore. O forse si
lasciano guidare diversamente, meglio che noi uomini, perché sovente siamo
troppo caparbi? Nel principio però una guida rimane come l’altra: la pietosa,
la benedetta, in cui le vie di tutti i figli sono registrati”. Con guance
arrossate Sara si ferma. Si è arrogata, ha lei…?
14. ‘Mia figlia…’,
pensa Raguel vergognandosi. ‘…come l’ho stimata
erroneamente, trattata male; e quanto ha detto il vero, meglio di quanto sappia
qualche rabbino’. – Harim, il superiore, ha drizzato
le orecchie. Prima ha pensato: ‘Che spavento, una ragazza apre la sua bocca.
Che cosa ne può uscire?’. Mentre invece Tobia si rallegra, anche le due Hanna e
Tobi. Sì, lei si è espressa così come lo aveva percepito. Anche Mortutus e Rankenos si
stupiscono. Allora era proprio così: la gente giovane, soprattutto le ragazze,
non avevano nulla da dire, nemmeno nella propria casa. Si guarda il giovane se
ne avesse da dire qualcosa. Lui sorride.
15. “La mia
sorellina l’ha riconosciuto. Non ci sarebbero mai delle delizie del Cielo, se i
figli fedeli alla Luce fossero privi di una guida nel Regno del Padre, è a
parte se e come ne hanno bisogno. Certo, questa è differente di come ha da
giungere ai figli viandanti, ma serve anche ai primi angeli”. Dicendo questo,
sul volto del ‘lontano’ sfugge nuovamente un chiaro bagliore.
16. “Voglio
spiegarvi alcune cose e comprenderete che cosa c’è da riconoscere sotto una
guida. Tutto dipende dal fatto di quale lavoro, quale funzione abbia un angelo.
Indipendentemente da questo, che al Padre sono cari e preziosi tutti i figli da
tenere ognuno per Mano, ciò che conta è salvare coloro che hanno molto bisogno
di salvezza, il che si riferisce in prima linea ai poveri precipitati, quasi
allo stesso livello di quegli uomini che attraverso la via della materia non
possiedono nessuna reminiscenza da dove provengano, né chi siano. A tutti i
figli vale l’accompagnamento paterno di Dio.
17. Tutto però è
così santo-meraviglioso, una Parte dalla più sublime grazia di Dio, perché
appunto, per questo, il benedetto Accompagnamento è da eseguire al meglio. –
Detto così, lo è per i viandanti. Non per DIO, il Creatore di ogni cosa
vivente!
18. Prendiamo un
esempio: Gabriele, il settimo principe della luce presso il Seggio di Grazia di
Dio, il Cui lembo riempie il Tempio (Isaia 6,1: «Nell’anno della morte del re Uzzia, io vidi il signore assiso sopra un trono alto, molto
elevato, e i lembi del suo manto riempivano il tempio»). Lui, il portatore
della Misericordia, ha l’incarico di andare su questo mondo, – come spirito,
non come uomo. Voi penserete subito he allora per lui
è molto facile, poichè lui sa chi è e da dove viene,
e dove deve di nuovo tornare. Con i vostri pensieri un po’ scarsi avreste ben
ragione, se… – Dipende però da questo ‘se’.
19. Che come
cherubino, come principe della luce, possa superare tutto facilmente, sotto l’aspetto
spirituale è un dato di fatto. Solo che ora deve risvegliare degli uomini, ma senza costrizione, coloro che non
vogliono ancora lasciarsi svegliare per molto tempo. Questi lo incontrano in
modo, – ora non rattristarti, caro Harim, perché cito
te, che per giunta non sei l’unico per il quale vale l’esempio – che non lo
riconoscono per via della sua giovinezza luminosa, nemmeno come apparente
vegliardo. Questi lo vorrebbero chiudere nelle loro povere sbarre. Cosa pensate
che faccia il Cherubino?
20. Oh, sì, non
sarebbe solo molto triste a causa della incredulità, a causa delle male parole
inutili che vengono dette così, senza esaminare. Lui vorrebbe – ah, quanto
volentieri, grazie alla sua funzione celeste, alla sua alta spiritualità, e lo
potrebbe – portare gli uomini alla conoscenza con amorevole, misericordiosa
forza. Ma Dio non vuole questo. Lui, il Signore della Sua magnifica suprema
Volontà, nel riflesso della propria volontà vuole chiamare tutti i Suoi figli,
cosicché certamente anche sotto la guida
si diano liberamente a Lui. Quindi, il Cherubino deve fare entrambe le cose:
21. Dato che sa chi
e che cosa lui è, che cosa può dall’incarico che gli era già assegnato nella
sua scelta del Cielo all’inizio della sua Vita, proprio per questo per lui è
molto difficile trattenere la sua capacità, la sua forza e, …sopportare gli
uomini”. ‘Come me’, pensa Harim vergognandosi
profondamente. Come ha valutato e trattato malamente ‘il lontano’. Se potesse
annullare questo, farebbe di tutto per farlo. Solo, quel che è detto e fatto,
non c’è più nulla da cambiare, nulla da lisciare. Uno sguardo dagli occhi
chiari lo consola e lo sgrava. Il giovane continua:
22. “Da ciò è da
intendere, che secondo quest’esempio anche il cherubino Gabriele ha bisogno
della guida del Padre suo, abituato alla salvezza, e cioè per trattenersi (ved.
in ‘Da lontano dalla Terra’). Quindi Gabriele, come
tutti i primi, deve continuamente
chiedere nel cuore per farsi dare istruzioni dal Padre, senza magari, come se
non ne fosse capace, eseguire da se stesso la sua funzione.
23. Chiuso
l’esempio. Vedete, voi cari, che nell’intero universo, nell’Empireo come pure
nell’infinito, non esiste nessuna anima filiale che possa vivere, agire, amare
completamente, senza guida. Pensate voi, che possa anche essere possibile, che
si possa vivere anche senza accompagnamento? Se fosse così, allora la fede
dovrebbe essere profondamente radicata, perché in tal modo sarebbe comunque
dominante il collegamento di Luce. Se in un figlio questa sta in risalto,
allora tutto ciò che muove il figlio, ciò che pensa, dice e fa, sotto tale
supremazia, ha da procedere dal Padre! Avanti, eternamente!
24. Altrimenti non
ci sarebbe nulla nell’immenso circondario della Creazione che non abbia bisogno
della maestosa Guida, delle Mani redentrici di Dio. Questo è nuovamente alto e
magnifico, del tutto diverso di come l’uomo se lo possa immaginare. Non
preoccupatevi di pensare che questo non sarebbe talvolta possibile, che l’uomo
sarebbe troppo attaccato al mondo e alla sua natura, che allora non rimarrebbe
molto di una riflessione elevata; d’altra parte, questo non vi si potrebbe
mettere in conto, se la più alta cosa celesiale non
fosse proprio da immaginare sulla Terra. Pazienza! Vedremo.
25. A nessuno viene
messo in conto una incapacità, dove non regna nessuna cattiva volontà,
soprattutto dove qualcuno è credente, per quanto sia possibile. Dove però in
lui volteggia il mondo, lo scettro, una incapacità perché usata soltanto come
scusa, là viene pienamente messa in conto. Tuttavia questo succede quasi sempre
nell’aldilà, perché difficilmente tali anime giungono nel mondo al ritorno.
Esse rimangono fedeli alla loro propria ombra. Ed è la loro ombra che
sopravviene su di loro.
26. Si deve poter
amare già da se stessi, poiché l’amore è stato impiantato in aggiunta nei figli
nel sesto Giorno della Creazione, che conoscete secondo la prima storia di Mosè
e che ora domina nell’universo. Perfino l’amore di specie diversa può valere,
anche se per grazia, del tutto al limite. Questo è avvenuto nella caduta della
prima figlia del Cielo. L’amore per i ricreati, sopravisse, ma non era più un
amore autentico, celeste, bensì fu unicamente il desiderio.
27. Così molteplice
è anche negli uomini. Ciò che chiamano amore, in fondo è soltanto desiderio;
tuttavia – condizionato dalla caduta – viene considerato nella giusta parte, se
nel desiderio c’è almeno il motivo per l’amore. Naturalmente, è meglio che non
lo si aduli. Lo avete compreso, avete anche dei cuori preparati che vogliono
amare innanzitutto DIO, e in questo amore, servire il vostro prossimo. Il
servizio è la più sublime espressione di vero amore, e non ha bisogno di
nessuna parola, ma solo dell’azione!”
28. Mortuts osa dire: “Rankenos ed io
siamo molto lontani dal possedere anche soltanto una piccola scintilla di
questo amore. Allora da noi è magro. Forse Dio non ci guarda nemmeno, perché la
nostra vita fin qui…”
– “Soltanto fino al
Tigri, caro Mortutus. Là siete tornati e vi è stato
difficile. Solo questa difficoltà è stata la cosa migliore del vostro
cambiamento. Ciò che è facile, amico mio, ha quasi sempre anche un peso
leggero, sovente è pula, e nessun chicco.
29. Mettete la
vostra fatica nella mano dell’Altissimo, Egli vi ha chiamato e voi avete
ascoltato. Se Egli vi ha chiamato, come devo dire, come mai Egli non dovrebbe
guardarvi?
30. “Allora sono
contento”, dice Rankenos. E la sua voce trema. “Di
tutto cuore, per quanto sono già capace, ringrazio il Signore. Lui ha tirato
fuori noi due dal vortice di questo mondo, …attraverso te, amico sconosciuto!”.
Sì, sì, ancora sconosciuto, pensano tutti, e comunque così caramente fidente,
come se conoscessero ‘il lontano’ già da anni. Da ogni petto sale ora un
ringraziamento, forte e piano, appunto come ognuno può. Tobia intona un canto
di lode come ce ne sono diversi dai salmi del loro Davide. Allora è come un
soffio che afferra tutti insieme, …come se, …come se. Ah, sì, …il Dio vicino!
31. Ora le donne
preparano il pranzo di mezzogiorno. A Tobi viene qualcosa in mente, e dato che
cammina proprio ora accanto al giovane, chiede subito: “Che cosa devo fare con
gli unguenti che abbiamo preparato al Tigri? Non mi ricordo più bene che cosa
ne avevi ordinato; ma ecco… Oh!”. Una forte esclamazione. “L’unguento per i
ciechi!
32. Mio padre… Buon
amico…”, abbracciando il giovane, “…non può anche aiutare mio padre? Non è
diventato cieco per propria colpa; non ho bisogno di dirti com’è successo”.
– “No, non ne hai
bisogno, e non è nemmeno da presentare al Padre del Cielo. Abbiamo ancora mezza
giornata davanti a noi, perciò si possono ancora svolgere molte cose. Non
pensi?”
33. “Dev’essere terribile non vedere, essere esposti inermi agli
altri, che magari si occupano dei ciechi”. Tobi piange, lui ama suo padre.
“Anche se dal loro disagio sono anche qualche volta cattivi, come lo era stato
mio padre ed ha litigato con mia madre. Allora…”
– “E’ cancellato
prima ancora che alcune parolacce passino sulle labbra di un cieco. Sai quanto
è grande
34. “Una domanda
che gli uomini non possono misurare. Come potrebbero allora trovare una
risposta? Si potrebbe ancora dire al massimo: la Misericordia del Signore dura
in eterno!”
– “Appunto! Come
dovrebbe concluderla Lui, con l’Ira, solo perché un cieco sia stato una volta
cattivo ? Dio non dimenticherà mai di cancellare qualcosa pietosamente di ciò
che cade su un uomo da una grave sofferenza.
35. Tobi, tuo padre
è un uomo pio. Non devi pensare più che una volta ha sbagliato nel parlare”.
– “Non lo faccio.
Non ne ho nessun diritto di adirarmi per questo. Devo limare molte cose su me
stesso. Mi è venuto soltanto in mente ora, perché vorrei così tanto volentieri
aiutarlo e so comunque, che solo il Signore Iddio lo può aiutare”.
36. “Allora
lascialo anche a Lui e al Suo Tempo! Gli uomini prevengono volentieri, malgrado
che non sappiano né riconoscono che cosa c’è prima da trovare. Quante volte
tendono poi nel vuoto. La colpa viene caricata su altri. Se non si ha un
prossimo, allora su Dio! Lui, tanto, può portarla!”
– “Oh, ti prego,
fermati! Non posso sentire tali cose! Il nostro Dio, il Santo, il Meraviglioso
e Misericordioso! Hai rilevato con ragione
37. “Vedo il tuo
dolore, buon figlio, ma ti chiedo: non lo vorresti lasciare a me per eseguire
questo aiuto? Potrebbe darsi che il Signore da te altamente lodato abbia dato
l’incarico nelle mie mani”.
– “Stolto, che
sono! Perdona, ho pensato… Ho parlato erroneamente... Mi voglia perdonare il
Signore”.
38. “Anche qui non
sarà scritto subito. Vedi, finché l’uomo percorre la via da viandante, in
particolare nel mondo, il più basso di tutti i corpi celesti e, …il più
riccamente benedetto, non si può evitare d’inciampare, più o meno sovente nel
pensare, nel parlare e agire. Proprio come qui: dove nessun verme rosicchia il
cuore,
39. “Sì, la via!
Durante il nostro cammino ho pensato tante volte: ‘Qual inaudita Grazia mi ha
dato il Signore, una volta in genere, poi attraverso te, molte cose
meravigliose. Tu puoi rendere tutto così comprensibile. Persino il vecchio
rabbino, ed era un buon uomo in grado di spiegare più da vicino qualcosa di
superiore, dal quale mi hai liberato. Ah, lui leggeva per noi i rotoli. Se uno
di noi ragazzi chiedeva qualcosa, diceva sempre sgarbato: ‘Non avete nulla da
chiedere! Avete solo da credere come ho letto’. – Ma era questa una scuola?”.
40. All’improvviso Tobi
ride: “Il nostro Padre del Cielo mi ha portato via dal magro trògolo[14],
dove c’era solo della paglia; mi ha portato nella Sua alta Scuola del Cielo e
non vorrei sapere quale cattedra tu stesso hai”.
– “Questo si vedrà
ancora, Tobi. Abbi pazienza. Con la paglia hai certamente ragione. Agli animali
serve come foraggio, ed è benedetto per la creatura, non per il rabbino.
41. E’ un
pover’uomo, la sua anima è incallita, lui tiene molto in alto l’opera della
lettera. Non conosce il senso della Sapienza nascosta che era fin
dall’eternità, prima che fosse creato un mondo, che Dio ha dato a quei figli che cercano i loro tesori.
Ora a lui un giorno verrà accesa una lucetta. Infine,
secondo la sua opinione, lui vuole il meglio, anche se non sono dei chicchi, ma
paglia. Vieni, andiamo di nuovo dagli altri, ci attendono già”. Tobi e il
giovane entrano in casa.
42. Tutti sono
seduti intorno alla tavola. Si era parlato di ciò che ‘il lontano’ aveva
insegnato prima. “C’è da andare molto a fondo”, dice Tobia. Non è facile
cogliere tutto”. Hanna intanto offre frutta, pane e bevande. “Ma quanto ha
ragione il nostro …”, dopo un momento, Tobia riflette, “…ha detto il nostro
amico del Cielo: ‘Ciò che è facile, sovente non è nessun peso’.
Occupiamoci con ciò che è più difficile: il meraviglioso cibo della Luce.
43. Molto prezioso
era il ‘autentico e falso amore’, quest’ultimo un desiderio. Sì, sì, noi uomini
ci siamo velocemente: pretendere e trattenere. Anch’io ho fatto male mandare il
mio Tobi in un paese straniero, nel pericolo, per dieci libbre d’argento.
Avrebbe appunto …” “Lui te le ha riportate”, interviene Simeas.
44. “Ma per noi è
anche arrivato il meglio: il giovane! Vi dico: l’amico del Cielo! Quanto
abbiamo ricevuto tramite lui dal nostro ‘Dio vicino’! Già che ci ha liberati
dalla vecchia treccia: ‘Il Dio dei nostri vecchi padri’. Ah, sì, non lo dirò
mai più, l’ho liquidato. Per me d’ora in poi esiste unicamente, …più giusto: il nostro Dio vicino! Questo significa:
ora completamente risvegliati!”
45. Suonano alla
porta. Il volto di luce risplende più chiaro di un raggio del Sole più chiaro.
Potremmo mai noi uomini, far risplendere una tale gioia? Non proprio! Un
ragionamento di Tobia è inoltre questo: ‘Dove sarebbe allora la differenza, se
il materiale mondano si potesse mostrare come lo può unicamente il
celestiale?’. No, questo ha il privilegio nelle cose alte; ed è bene. I
pensieri vengono di nuovo sfogliati, come se Tobia avesse parlato, invece di
limitarsi a pensare.
46. “Quello che è
del Cielo, rimane riservato al regno della luce, come nemmeno il vostro Sole è sulla Terra, come ci camminate voi
uomini. Ma come il Sole manda giù i suoi raggi di luce e di vita sul mondo e
altrove, proprio così discende il celestiale su di voi e benedice ciò che ha
bisogno di benedizione e di Luce. Per voi questa misura è percettibile,
nondimeno non misurabile, per coloro che non riconoscono Dio, comunque è
nascosto, precisamente e altrettanto come il Sole che si nasconde dietro le
nuvole. Ma, …esso c’è, percorre il suo cammino posto per la salvezza. La
salvezza rimane eternamente la benedizione di grazia del Creatore su tutte le
Sue Opere!
47. Dio si rallegra
di voi, essendovi dichiarati del tutto pronti a lasciarvi guidare da LUI, di
accettare grati
48. L’amico Harim non vorrebbe vivere eternamente nel mondo, vorrebbe
piuttosto, …ha perfettamente ragione! Perché nella materia non esiste da
nessuna parte una vita eterna. Comprendetelo: la qui menzionata ‘vita eterna’ è
la percezione della salvezza, la conoscenza assolutamente necessaria che
proviene dalla Sapienza della Luce, nascosta nel Signore in ogni istante, in
ogni tempo, in ogni luogo! Questo è il Simbolo della vita eterna!
49. Questo basta
come proceduto dalla Casa del Padre, e pure di ritorno. Infatti la percezione
della salvezza dallo spirito non può esistere nel pieno da nessuna parte, che
appunto là da dove è proceduta. Sì, fai un sospiro di sollievo, fratello Harim, perché…”
– “Oh, ti prego,
fatti interrompere! Già la parola ‘amico’ non la merito ancora per lungo tempo,
ma l’accetto con gratitudine e umiltà. Ma ‘fratello’? Ah, allora mi manca
ancora tutta
50. “Vedremo se la
fraternità in cui sono incluse saldamente le sorelle, il Padre la farà valere.
Se vale per Lui, e non lo avrei detto se non fosse vero, perché ti ribelli di essermi
fratello?”. Questo è di nuovo difficile, pensa Tobi, per non parlare degli
altri. Per lui meno, perché è stato per mesi unito con il suo amico viandante
ed ha sempre sentito la differenza, ma soltanto non l’ha riconosciuto del
tutto.
51. “Io vorrei…”,
interviene frettolosamente Tobi. “E’ da pensare, che solo attraverso
– “Ora hai cacciato
la tua sapienza nel sacco, Tobi. Ti chiedo: se state con me su un gradino, sul
caro ‘gradino di figli di Dio’, come mai non lo sarei pure io? In questo caso
esiste soltanto la reciprocità. Oppure no?”
52. “Visto in
questo modo, ebbene, sì”, concorda Simeas, da una
gioia del cuore che quasi lo sopraffa.
– “Questo è anche
abbastanza”, conferma ‘il lontano’. “Inoltre vi dovete liberare dal sentimento
restrittivo che può spezzare facilmente
– “Ah, tu…”,
sospira Mortutus, e lo fa anche Rankenos,
“.ci hai davvero tolto dal fango peggiore, allora dobbiamo, …io, …no, non si
può immaginare. Sai che cosa voglio dire?”
– “Ebbene sì, lo
so, dillo per via degli altri, affinché possiamo eliminare anche questo tronco
d’impedimento, dove necessario, anche distruggere del tutto”.
53. “Penso che non
ti sarò mai fratello, non lo potrò! Ma un servo, sì, questo lo vorrei
diventare. Allora, …sarò anche un po’ vicino a Dio, perché tu Gli sei molto
vicino. Adesso questo lo so, questa fede non me la lascio più togliere”.
– ‘Oh’, pensa Harim, ‘un ladro, e pensa davvero profondamente. Servo?
Sarebbe bene se lo fossi già. Il Signore nel tempo antico non ha parlato dei
profeti e inviati che sono i Suoi servi? Ed ha impiegato delle fedeli ragazze’.
54. “Con servo e
serva avete approfondito molto; davanti al nostro altamente amato Padre può
valere, perché dal Cielo secondo il lavoro e il servizio siamo servi e serve.
Se ora traggo una volta Mortutus e Rankenos, così per via dell’esempio. Che cosa sarebbe se vi
chiamassi i miei ‘piccoli fratelli’? Lo siete, e vorreste esserlo davanti a
Dio?”. Come strappati in alto i due ladri si alzano e si precipitano davanti al
giovane.
55. “Piccoli…
fratelli…! Quale inaudita beatitudine! Allora possiamo avvicinarci ancora di un
passettino a Dio! Tu, grande fratello, prendi noi piccoli per mano. E quando un
giorno…, ah, non si può afferrare…, potremo stare in ginocchio davanti a Dio,
all’Altissimo, allora rimani per favore al nostro fianco”. – Gli uomini maturi,
Tobia ed Harim, Simeas,
anche Tobi e le due Hanna, persino la giovane Sara sentono che cosa è ora
avvenuto per tutti.
56. Di nuovo vedono
il volto più che splendente del ‘lontano’. Ah, pensa Harim,
sono stato stupido, ho pensato chissà che cosa di sapere. E ora, …anche se
oramai non c’è più nessun dubbio che il giovane, uno dei più elevati, può
mostrarsi così magnificamente, …se si potesse incontrare DIO…, quali
Magnificenze fluirebbero su di noi! In questo flusso di Luce si dovrebbe
sprofondare. Tutti hanno pensieri simili, soltanto non li pronunciano ed
aspettano che cosa ha da dire l’ospite del Cielo’.
57. “Il nostro Mortutus, ma anche voi tutti”, il giovane indica
tutt’intorno, “lo avete afferrato e detto bene. E’ già una beatitudine per voi
uomini, quando arriva uno spirito di
luce e vi ammaestra. Ma credete pure: Quello che noi abbiamo da portare, è
58. Ordine?
Pensateci. Ora non sapete ancora che cosa significhi un ‘Ordine della Luce’. Non somiglia in nulla al comando mondano di poveri
grandi che si attengono ancor meno al proprio comando. Ma Dio,
l’Altissimo-Magnifico? Ciò che ordina Lui, è un ‘Dire’, “Io vi dico che Egli
non dà mai come incarico ciò che non è stato come Parola fermamente improntata
nella Sua propria Eternità-Ur, dalla ricchezza dei
pensieri della Sua magnificenza!
59. Accettate
gioiosi i ‘piccoli fratelli e le piccole sorelle’, così sarete strettamente
uniti con Dio, il Padre. Vi stupireste, non considerandolo proprio per vero,
come regna l’amore fraterno nel regno della Luce. Certamente – nella materia –
per via della redenzione, può sempre cadere solo il riflesso dalla Ricchezza di
Grazia; ma questo è abbastanza grande per afferrare tutti i viandanti e tutti i
poveri precipitati. Vedete, così sono davvero il vostro fratello. Non ha
importanza, se i vostri cuori sono e rimangono aperti solo per cogliere
60. Non esisterebbe
eternamente nessun Donatore, se non esistessero quelli che prendono! Prestate
attenzione e non confondete: il Dio-Creatore, i cui sette Raggi divampavano
prima che Egli avesse posto un’Opera interiore nell’esistenza esteriore (il cui
numero non si può contare), aveva appunto deciso dalle sette Caratteristiche
della Sua alta maestosa Entità-Ur di creare quelli
che prendono, affinché Egli, dalla Sua Magnificenza di Donatore, fosse per
loro, quali acquirenti, il Donatore!
61. Questa era la
relazione Padre-figlio costruita sul rapporto fra
Creatore e creatura, tra il Sacerdote e lo spirito dei figli, tra Dio e l’anima
vivente, da cui nell’insieme risultò il rapporto santificato menzionato, tra il
Padre e il figlio. Da ciò potete vedere che pure noi celestiali, persino quando
siamo dei portatori – non donatori,
ben inteso – non siamo null’altro di fronte al Padre, che coloro che prendono.
Persino su questo mondo, dove molto del bene quasi sprofonda, non esiste nessun
uomo che fosse donatore, se non gli stanno di fronte coloro che prendono.
62. Guardate voi
stessi nel circondario; ed anche se è soltanto una piccola immagine, potete
prendere una misura per tutto il resto: Tobia e la sua Hanna potrebbero essere
dei cari osti, se alla loro tavola non fossero seduti degli ospiti? Anch’io
sono ora un ospite della casa e lo sono volentieri”. Hanna singhiozza forte.
63. “Oh, giovane,
tu sei… Come devo dire? Sei venuto dal grande Amore. Siamo noi, l’uno come
l’altro, tuoi ospiti; tu ci ha portato appunto il Pane del Cielo”.
– Profondamente
commosso Tobia afferra a tastoni sua moglie. “Hai pronunciato il meglio. Siamo
noi gli ospiti. Il nostro amico del Cielo ci ha portato il buon Cibo dalla Casa
del Padre. – Non è così?”, rivolgendosi interrogante al ‘lontano’.
64. “E’ bene che non
contempliate, non ancora, il Raggio che ora il Padre manda giù su di voi. Sì,
vedete: quando portiamo qualcosa, allora allo stesso tempo siamo ospiti del
Padre, perché è Lui che prima ci da a noi. Proprio giusto: il Suo buon cibo di Padrone di Casa! E questo vale eternamente più
che tutto ciò che i mondani s’inventano volentieri. Ma ora, Tobi ed io, abbiamo
ancora qualcos’altro in mente.
65. Riferisci la
tua esperienza con il pesce di cui avevi orrore, poi tutto il resto verrà da
sé”. Tobi lo esegue e tutti ascoltano. Sara dice: “Meno male che il mostro non
ha divorato Tobi”. Malgrado tutta la serietà e quella gioia del cuore che ha
afferrato tutti insieme, ridono. Persino il giovane ride come se cadessero
delle perle.
66. “Hai ragione,
sorellina; c’ero anch’io, allora non poteva accadere nulla. Il pesce non era un
mostro, soltanto molto grande. Tobi, continua a raccontare e va a prendere
l’unguento che è stato fatto, che hai conservato nel tuo piccolo otre di
pelle”. Tali otri, anche più grandi per vino e acqua, li aveva ognuno con sé
sulla lunga via. Quando arrivavano ad un pozzo, allora si riempiva l’otre
perché non si sapeva se presto si sarebbe trovato di nuovo un buon pozzo.
Quindi anche Tobi su consiglio del giovane aveva conservato al meglio l’unguento.
67. Lui lo dà
subito al giovane dicendo: “Lo puoi usare tu; perché tutto è venuto ed è
passato dalla tua mano. – Sì, sì, lo so, …attraverso la mano di DIO!”. Subentra
uno strano silenzio, come una solennità. E’ quasi simile ad una calma del Cielo
ciò che si posa su questi uomini. Il ‘lontano’ si rivolge a tutti, ma
direttamente a Tobia.
68. “Ho già detto
che Dio ha ora una grande Gioia perché vi siete dati a Lui come mai nella
vostra vita, sia che uno è più anziano oppure giovane. Rilevo un’eccezione, e
questo è Tobia. A parte il fatto che ogni uomo, più o meno, può smarrire la via
del tutto diritta della fede e dell’essere buono; di questo ne abbiamo parlato
abbastanza, tuttavia, Dio vi manda a dire:
69. Tobia si era
sempre attenuto al suo Dio, senza chiedere,
e solo qualche volta ha temuto segretamente, quando di notte seppelliva i
poveri uccisi, ciò che era proibito a un laico, se poteva riguardarlo. Lui ha
agito secondo il suo amore, dapprima per Dio, come il Signore ha raccomandato a
Mosè: ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ (Levitico 19,18), il cui
Comandamento il fedele Tobia ha osservato come oggigiorno viene fatto da poca
gente. Poi però ha anche avuto l’amore per il prossimo, come nuovamente fanno
pochi. Non gli è venuto nemmeno in mente che così poteva ammalarsi attraverso i
cadaveri che marcivano al calore, e che la morte oltre lui avrebbe potuto
afferrare anche i suoi.
70. Gli è capitato
un male nel servizio da samaritano, diventando cieco. Ma, …badate, Tobia è
diventato cieco solo esteriormente, poiché, secondo il suo cuore, la sua anima,
il suo spirito, secondo l’animo è rimasto vedente fino al giorno d’oggi. Ora
Dio stende
71. Tobia, rimani
calmo, brucerà un poco, ma questo passa rapidamente”. Il giovane toglie la
leggera benda che Tobia portava sempre, quando da lui c’erano degli ospiti. Non
dovevano vedere il marchio che lo sporco degli uccelli aveva lasciato,
corrodendolo.
72. Il giovane apre
una cerniera dell’otre e spalma un poco dell’unguento sui due occhi. Dapprima
Tobia si spaventa un poco; brucia abbastanza forte, ed anche se ha la fede, la
speranza zoppica, …del tutto comprensibile. Comunque, ancora per poco, se ora
può essere aiutato davvero. Congiunge saldamente le mani e, nonostante il corso
dei pensieri un po’ confusi, crede comunque nella Bontà di Dio, nel Suo operare
miracoli. Chi altro potrebbe appunto compiere dei miracoli, se non LUI solo?
Molto agitati, tutti assistono, in particolare Hanna e il giovane Tobi.
73. Per un momento
‘il lontano’ posa le due mani sugli occhi ciechi. Il dolore cessa. Sì, come una
sensazione deliziosa fruscia nel cieco. Ora gli sembra come se fosse rinato.
“Ora apri gli occhi”, dice il giovane, tenendo Tobia saldamente per le spalle,
per sostenerlo se dovesse vacillare. E questo succede. Troppo grande, troppo
potente è la sensazione quando apre gli occhi, dapprima lentamente, ancora con
un po’ di timore: che cosa sarà? Ma poi, …poi, …un grido, venendo dal più
profondo dell’anima, si sprigiona dal suo vecchio petto.
74. “Posso vedere!
O mio Dio!”. Di più Tobia non può far uscire dalle sue labbra, Simeas s’inginocchia, tutti lo fanno velocemente come lui.
Lui prega intimamente: “Signore Iddio, Ti ringrazio! Oggi ci hai rivelato un
grande miracolo di Grazia. Ti ringrazio di tutto cuore, perché hai aiutato il
mio vecchio amico, gli hai di nuovo aperto gli occhi, anche a noi hai guarito
gli occhi delle nostre anime. Oh, sì, abbiamo di certo creduto in Te; soltanto,
quello che ora abbiamo potuto cogliere tramite il Tuo caro messaggero del
Cielo, una grazia dopo l’altra, solo questo ha reso vedenti le nostre anime
cieche. Lode, ringraziamento, gloria e onore a Te, o meraviglioso Padre-Dio”
75. In onde sempre
più alte monta la gioia. Non si sa se si deve cadere nelle braccia del giovane,
di Tobia, oppure reciprocamente. Una gioia tumultuosa riempie la sala e nessuno
sente il bussare alla porta. Il ‘lontano’ sorride leggermente a se stesso,
anche lui è molto felice. Oh, suo Padre, UR, lui conosce appunto questo Nome,
che per la materia non era ancora rivelato. Il suo cuore trabocca pure nella
lode e nell’adorazione.
76. La porta viene
aperta. Entrano in due. “Che sta succedendo da voi? Abbiamo bussato a lungo, e
nessuno ci ha aperto. Allora siamo entrati. Ah, con questo tumulto non ci avete
nemmeno sentito!”. Questi sono Maasja, il superiore
di Canaan, e il più anziano Meremoth
di Nazareth, che pure loro volevano andare a far visita una volta a Tobia, dopo
che il messaggio della cecità era giunto fino a loro.
77. “Maasja, Meremoth!”, esclama Tobia
gioioso, e abbraccia gli amici. “Anche voi vi ha mandato il Signore da noi!”
– “Aspetta”, dice Maasja, “abbiamo sentito che sei diventato cieco. Ma tu
puoi vedere? Ah, viene sempre chiacchierato molto, e la maggior parte non è
vero”.
– “Ma sì, amico,
era vero. Mi è capitato un grande miracolo. Proprio ora il Signore mi ha
guarito gli occhi attraverso il nostro amico del Cielo”, indica ‘il lontano’,
che abbraccia di nuovo intimamente.
78. “Mi sembra”,
interviene rapidamente Meremoth”, che siete tutti
confusi. E Harim e Simeas?
Non lo si può quasi credere che voi due siete caduti sotto una magia!”.
– Harim alza le mani: “Aspetta prima, amico Meremoth, poi diverrai vedente anche tu, …nella tua anima,
come lo siamo diventati noi oggi, mentre Tobia era stato davvero cieco, ma ora
si è rivelata su di lui l’alta Grazia di Dio.
79. In questa casa
non esistono maghi. Ah, sì, anch’io prima ero molto scettico, ma tutto quello
che abbiamo sperimentato, …e quali parole di salvezza abbiamo ricevuto. Allora
mi sono risvegliato. Prima ho pensato: ‘Che cosa può un tale giovane?’. Parlate
una volta con lui e presto riconoscerete chi e che cosa si cela dietro di lui.
No, non nasconde, ma rivela apertamente, anche se non conosciamo ancora il suo
nome”.
80. “Ecco, è qui
che ti volevo!”, litiga Maasja. “Marmocchi senza
nome, di quelli ce ne sono molti che spargono sabbia negli occhi dei creduloni!
Vieni qui, giovane, fatti esaminare se sei sincero”. Maasja
dice quest’ultima cosa titubante; perché quando il giovane si avvicina, il suo
essere, gli occhi luminosi, allora diventa un poco incerto. Hm, costui è del
tutto diverso, non sembra come se…
– “Eccomi qui!”,
Una voce soave, eppure, penetrante, che fa tremare il cuore dei nuovi arrivati.
Ora che sentono tutto quello che è avvenuto, anche ciò che è capitato sul
viaggio di Tobi, che Tobia è stato cieco e ora è diventato vedente in questa
alta ora di grazia, Meremoth e Maasja
sono un poco sconcertati. A loro succede come a Simeas
e ad Harim, pure come a tutti gli altri.
81. “Se tutto
questo è avvenuto”, confessa Maasja, “se devo
credervi, allora, …certamente, allora… – Ma perché non ti sei ancora
presentato? Non hai detto il nome?”, chiede al ‘lontano’, mentre gli entra
paura nel cuore, “dopo, si potrebbe sapere chi sei”.
– “Siamo tutti
d’accordo”, dice Simeas calmo, ma gioia irradia dal
suo sguardo, “che il giovane è diventato il nostro amico ‘vicino’, come ci ha
anche portato vicino Dio che abbiamo sempre chiamato ‘Dio dei nostri vecchi
padri’, come il nostro Dio del tutto vicino!
82. Quindi lo
chiamiamo ‘l’amico del Cielo’, poiché ci ha anche portato la gioia del Cielo.
Ma ecco - “ prende coraggiosamente la mano del ‘lontano’, “tu puoi aiutare
meglio i nostri amici di come lo posso io. Inoltre sono curioso quale risposta
dalla Luce sai dare”.
– “Allora sono
curioso”, dice Meremoth sempre ancora un poco
incerto. “Miracoli? Questi sono avvenuti una volta, al tempo del patriarca Abrahamo, di Mosè e Giosuè. Oggi…? Ah, allora tutta Israele
dovrebbe voltarsi con tutta la sua gente: magari, allora, forse…”. Malgrado
ciò, chiede ancora una volta il nome del ‘lontano’; lo fa anche un poco
timoroso.
83. “Posso servirti
con una risposta. Tu sei molto interessato ad mietere l’onore, perché sei dotto
nella Scrittura, in più un anziano, di cui coltivi volentieri la reputazione.
Per te i nomi valgono di più, che l’essere umano. Se un povero senza funzione
né dignità, secondo la sua anima, sta molto più in alto che tutti gli alti
poveri di questo mondo, …te lo sei mai chiesto? No!
84. Non l’ho detto
in modo duro, è la verità, e questa qualche volta fa male, non è vero? Ma
credilo: tu e Maasja siete venuti da voi stessi fin
qui secondo il vostro benestare. Tuttavia, che fosse
85. Non crediate
che una sinagoga sia una sala santificata, un tempio e simili. Dio entra come,
dove e quando vuole! Non dipende mai dal vostro pensare! Oppure sì?”
– “No,” suona
formalmente lamentoso, “noi uomini dipendiamo da Lui; non Lui da noi”.
– “Un’utile
conoscenza”, loda ‘il lontano’, “su questo si può continuare a costruire.
Potete credere che Dio, l’Eterno, rivela i Suoi miracoli, pure quando, come e
dove Egli vuole?”
86. “Sì, questo lo
si deve credere”, confessa Maasja.
– “Meglio non
doverlo credere”, insegna ‘il lontano’. Un povero ‘devi’ si spezza molto presto.
“Voler credere, poterlo per amore, questo ha eterna sussistenza!”. Meremoth e Maasja drizzano le
orecchie. Questo è l’insegnamento di un vecchio saggio, non di un giovane.
Entrambi si sono accorti che qui è avvenuto qualcosa che non avevano mai veduto
in tutta la loro vita.
– Allora
all’improvviso Maasja chiede: “Guidaci dal nostro Dio
vicino. Questo che tu dici, mostramelo: esistono ancora miracoli di grazia”.
87. Ed è uno,
perché i due uomini sono cambiati cosi presto. ‘Questo è stata
88. Su di loro
irrompe la sera, così infinitamente beata, si sentono quasi come non più su
questo mondo. Ed ecco…
[indice]
La visita del Padre con Alaniel – Insegnamenti celesti – Tobia, un testimone verace
– Il nome dell’angelo: Rafael
1. Chi sta aprendo
ora la porta? Non si aspetta nessun ospite. E comunque, …una corrente d’aria
indica che qualcuno è entrato. Ecco, …oh, ecco! Come un bagliore di luce sta
alla porta. Tutti la guardano irrigiditi. Sembra come una Candela, che però
allora non si conosceva. La luce diventa forte, acquista raggio e forma, ed
ecco: sta lì come una Figura d’uomo, grande e meravigliosa. Oh, chi ha mai
visto una tale luce? Da dove viene? Chi si cela nella luce? Oppure, …più
giusto: Chi si vuole rivelare? Nessuno dei radunati è capace di muoversi.
Mentre una corrente passa sui loro cuori, indescrivibile, e comunque, la si
sente precisamente. Oh, la Parola, …la Parola!
2. “Figli nel mondo!”. Solo questo è sufficiente per
inchinarsi profondamente, per conoscere e, tuttavia, da non credere, per
umiltà, nella dedizione all’Iddio-Padre. Tobia, intanto, è il primo che
riconosce subito che solo DIO può parlare così. In più questo delicato: ‘nel’ mondo’, non ‘del’. Per un’alta Grazia inesprimibile si son
potuti allontanare dal mondo, separarsi da lui; non appartenerGli
più. Senza parole sale una preghiera di ringraziamento al Signore, no! Ora, a
Lui! Gli occhi diventati di nuovo vedenti, sono bagnati di lacrime. E ancora
una volta
3. “Figli nel mondo! Non potete proprio afferrare ciò che
adesso si svolge qui. Vedo la vostra umiltà, che per me è il miglior sacrificio
filiale. Oh, non pensate che l’umiltà sia una sottomissione, anche se ora vi
sottomettete volentieri a Me, vorreste scostarvi da Me, non trovandovi
abbastanza degni, sopratutto di sentire una Parola dal vostro Dio, per non
parlare di vederMi”.
4. La Figura di
luce si è svelata sempre più. E’ un Uomo alto, così venerabile come nessuno ha
mai visto così vicino, del tutto diverso di come un uomo, per quanto buono, sta
vicino a un altro, nell’amore, nonostante la nobiltà. Allora è come un corteo.
Dapprima si alza Tobia, ancora esitante, si inginocchia davanti al Padre. ‘Sì,
sì’, esulta il suo cuore: ‘E’ il Padre! Non come Dio, non come Creatore Egli è
venuto qui! Oppure…’. – Tutti sono corsi dietro a Lui e stanno anche in
ginocchio. Gentilmente, il Signore alza le mani benedicendo, cancellando
qualunque timore che può invadere molto facilmente gli uomini.
5. “Figli Miei, siete scossi fin nel più profondo della
vostra anima, vedete la verità della Mia venuta e non riuscite quasi a credere
cosa vi è divenuto di salvezza di Grazia. Sì, allora, per voi, solo come Padre
devo venire a voi. Come l’Amorevole, anche per la salvezza di Tobia, per
spiegare il corso dei pensieri che crede che Io non ci fossi come ‘Dio e
Creatore’.
6. Ti domando, figlio Mio: ‘Che cosa vale di più per te, come devo comparire ora dinanzi a voi?
Come Creatore, come Sacerdote, come Dio, oppure solo come Padre?’. Non
temere di darMi una risposta. Ma se sono venuto, non
potrebbe essere unicamente per la vostra gioia benedicente? E come Creatore,
posso benedire di meno che come Padre? Oppure, comunque Mi manifesti?”.
7. Solo ora tutti
notano che il giovane, il loro amico della Luce, sta presso la porta, dietro
Dio, e così come se ora lui avesse chiuso saldamente la porta, affinché nessuno
potesse disturbare questa sera. Nel frattempo Tobia riflette. Oh, non è per
nulla facile dare una risposta che fosse giusta, vera e compiacente al Padre.
Ma ci prova.
8. “O Signore, se
posso dire: PADRE. Allora è una pura grazia che oggi è venuta a me, a noi.
Però,
9. Ora che Tu sei venuto
nella Tua magnificenza, per quanto la possiamo già sopportare, e
nell’ultragrande Gentilezza, non posso dichiarare altro che questo: ‘Non ci sei comparso solo come PADRE, no,
…no! Tu sei il nostro CREATORE. Tu ci hai tolto dalla Tua maestosa Fonte della
Vita e, come SACERDOTE, ci hai risvegliato. Come buono eterno-vero
DIO ci hai messi sulla nostra via, e solo allora come PADRE ci hai mostrato la
meta, dove dovevamo andare: di ritorno a TE!’
10. E’ stata
11. “Ben riconosciuto, figlio Mio, hai incluso saldamente i
tuoi fratelli e le tue sorelle. Quindi nessuno deve spingersi in fondo come lo
hanno fatto Mortutus e Rankenos”.
– I due giacciono come annichiliti. Di certo, spiritualmente non sono ancora
maturati, cosa che non si può certo dire di nessuno. L’ultima maturazione, come
anche l’ultima Beatitudine nel Giorno della Creazione-dell’Amore,
diventerà
12. “Spetta ai figli di attendere dinanzi a Me nell’umiltà;
oltre a ciò, accogliete questo gioiosamente. Preferisco comunque, quando si
affidano a Me con e nell’umiltà, in quella ingenuità, che lascia intoccato il rapporto Creatore-creatura,
come pure il rapporto fra Sacerdote-spirito e Dio-anima. Attraverso il rapporto Padre-figlio
da voi fornito vengono sospese tutte le barriere che possano opprimere un
figlio.
13. Beninteso: per Me
non esistono barriere, eccetto quelle che riguardano
14. Harim pensa se Io, dato che sarei l’unico Signore-Iddio, avrei
differenti modi di benedizione e lo ritiene per sé del tutto giusto. Ora,
figlio Mio, osserviamo il tuo pensiero. Dato che Io sono l’Uno, ho per tutti
sempre una (sola) Misura dei Miei modi di redenzione ed essenziale, e non
ci sono differenze in tutte le cose, …visto da parte Mia. Presso di Me, ciò che
Io do, è sempre uno!
15. Tuttavia, ora dipende da come un figlio si pone verso i
Miei doni di grazia. Chi apre il suo cuore soltanto di uno spiraglio, non può
ricevere di più di quanto lascia strettamente fluire in sé. Chi si apre a metà,
riceve da tutti, i Doni che chiede per sé che gli sono utili, appunto anche la
metà. Se un figlio si dà totalmente a Me, dite voi stessi:
16. Maasja chiede segretamente, invece di presentare la domanda a
Me, mentre il suo cuore non è del tutto aperto, e ben lo vorrebbe, che per una
creatura figlio, soprattutto come uomo, sia impossibile saper cogliere delle
Misure piene di Luce e di Grazie. La differenza fra l’infinito eterno Donatore
e voi, come continuamente i prenditori, sarebbe troppo grande così che una
pienezza, non importa di quale genere, fosse sopportabile. Visto così, caro
figlio, avresti perfettamente ragione; ma non dimenticare di ricordare se Io
non possa misurare ogni Misura di Grazia e se non fosse poi rispettivamente per
ogni figlio la pienezza, quando il cuore Mi viene offerto interamente.
17. Adesso non ti abbattere, vergognandoti, che avresti
pensato erroneamente e Mi avresti rattristato. No, Maasja,
non lo hai fatto! Guarda, rattristarMi, nel senso
della Mia Maestà-Dio, non lo può fare nessun figlio! A meno che Io avessi in Me
una manchevolezza, sia piccola, sia grande, non è importante. D’altra parte può
rattristarMi se un figlio mi volta le spalle
intenzionalmente, fa al vicino qualcosa di male, ruba ad altri la fede. Allora
Io come PADRE, sto dinanzi al figlio, non visto, da lui non voluto e sempre
rinnegato.
18. Nel rapporto Padre-figlio
quindi Mi si può rattristare; solo per la salvezza di un tale figlio metto
19. Quindi, guarda in su, Maasja, e
anche voi altri; allora avrete per voi
20. Anche Meremoth pensa ancora a
un problema. Veramente un po’ difficile. Dunque rendiamolo facile, se Meremoth Mi porta la domanda. Ma figlio Mio, non in modo
come se Io non vedessi la domanda, dato che saprei guardare nella fossa più
profonda dell’anima di un uomo. Questo è comunque così, e su ciò non serve
nessun insegnamento. Fatti coraggio e puoi essere il primo che oggi si rivolge
a Me tranquillamente”.
21. Meremoth si guarda tutt’intorno, come se avesse bisogno di
un‘assistenza dagli altri. Il buon consiglio è caro, finché Tobia gli fa un
cenno con gli occhi: ‘Parla, sarà per il bene di noi tutti’. Allora Meremoth prende, per così dire, la rincorsa, superando se
stesso. La sua voce trema un poco: “Signore, o eterno buon Dio Padre, quello
che Tu in quest’ora ci dai da portare quale peso di grazia, è immensamente molto.
Non potrò mai ringrziarTi, come Ti spetterebbe. Ma
Tu, guarda a noi nel paterno Amore e Misericordia. Allora il mio piccolo
ringraziamento Ti compiacerà. Ora la domanda:
22. Sapevamo che
Tobia era diventato cieco a causa di un servizio sotto il costante pericolo di
perdere la sua vita. Mi domando – o Signore, mi vorrai ancora perdonare –
perché sul suo agire non c’era nessuna Benedizione; altrimenti non sarebbe
diventato cieco! Ora può di nuovo vedere e noi lo chiamiamo ‘un miracolo’. Ma è allora tale, se proprio non si fosse svolta
la parola, un imporre la mano, bensì il nostro amico ‘da lontano’ ha guarito
con l’unguento? Allora veramente non è un miracolo. Questo non lo riesco
proprio mettere a segno. Vorrei tanto volentieri credere in un miracolo,
soprattutto – o Signore – soprattutto Tu quando sei venuto da noi indegni. Lo
vorresti spiegare a noi? Ti prego”.
23. “Lo voglio fare, figlio Meremoth,
se tu, dato che son venuto da voi nella Mia bontà, metterai da parte l’essere
indegno. Se fosse così, Mi sarei rivelato come ora succede? Lontano, figlio
Mio, non Lo sono a nessun figlio, sia indegno oppure degno. Se un figlio sta
vicino a Me, è la sua faccenda, e non ha nulla ma proprio nulla a che fare con
24. Per quanto riguarda la tua domanda, allora voglio
guidarvi in una lontananza, in un tempo, che saràda
osservare, come molto più avanti. Succederà nel vostro paese, tramite …ME! Ma
poi verrò in altro modo, per la maggior parte degli uomini, incomprensibile per
molto tempo, interpretato erroneamente da malvagi e cattivi intenzionalmente.
Tuttavia questo non deve pesare su di voi ora. Voi dovete solamente stare
attenti.
25. Anche in quel tempo ci saranno molti malati,
prevalentemente nell’anima; e per guarire quest’ultima, per questo ci vorranno
tali miracoli, che saranno ancora maggiormente incomprensibili per gli uomini,
poiché tale ‘agire’ procederà dalla Luce e sarà – per ciascuna anima –
comprensibile quasi sempre soltanto dopo la morte del corpo.
26. Ma anche i malati nel corpo saranno benedetti dalla
salvezza che solo Io so dare. Io stesso so sempre meglio come si offre questo
agli uomini diventati poveri spiritualmente. Guarda: in alcuni il Mio operare
nella luce può agire apertamente, come lo pensi tu, come miracolo. Nella
maggior parte ne prendo una cosa esteriore, per non opprimere le loro povere
anime, perché sono incomprensive, come i piccoli
bambini. A questi ultimi è da perdonare perché dapprima devono credere e
diventare comprensivi. Chi ha già un’impronta della Vita e resta comunque
irragionevole nelle cose di fede e conoscenza, allora per la loro redenzione
prendo in più la menzionata cosa esteriore. Guarda un esempio, come avverrà:
27. Domando: ‘Chi ha
prodotto
28. Dato che allora il popolo come ora nell’insieme crede
poco, così come nel tempo lontano l’umanità starà lontano dal Mio Amore, dalla
Mia salvezza e dal Mio insegnamento, perciò si dirà: ‘Non dirlo a nessuno, ma ringrazia che sei guarito’. Se fra di voi
ci fosse ancora altra gente, quelli che non credono, che vogliono solo schernire,
allora anche il miracolo sul figlio di Tobia sarebbe avvenuto nel segreto, …per
via della salvezza delle anime, perché credere per costrizione non è fede;
amare per costrizione non è amore; sperare, nella costrizione, non è speranza,
tutto questo cade in sé.
29. Ora in tutti voi si è fatta Luce, non importa il come avviene qualcosa, ma che è avvenuto: Il Mio compiere miracoli
– sia che dalle Mie stesse mani, sia che Io ne ho equipaggiato qualcuno –
rimane
30. La gente, quella stolta, piagnucola sul suo ‘tempo cattivo’, cosa che qualcuno fra di voi ha anche discusso e
non ha pensato quanto male sia questo discorso. Adesso, oggi, vi posso togliere
il peso di questo, almeno in parte, fin dove avete sepolto le vostre vecchie
opinioni. Se già volete pensare, allora domando nel senso vostro: Non avete
forse vissuto nel tempo celestiale oggi?”.
– Tobia si alza
spontaneamente: “O Signore, Tu sei con noi, allora da noi è entrato il Cielo,
certamente del tutto immeritato, altrimenti…”, Tobia indugia leggermente,
“…altrimenti non sarebbe nemmeno una Grazia che Tu ci hai portato qua giù,
appunto dal Tuo Cielo”.
31. “Ben pensato, figlio Mio, il tuo intervento lo si può
lasciar valere”.
– “Perdona, Padre
mio, se Ti ho interrotto, ma il mio cuore è semplicemente stracolmo…”
– “…e allora trabocca?”. Un santo meraviglioso
sorriso passa sul volto dell’Altissimo, ed il principe del Cielo lo riflette,
cosicché tutti insieme si chinano profondamente, colmi di riverenza, con
solennità e amore.
32. Nel frattempo,
Dio continua a parlare: “Ogni figlio della luce ha
un vaso celeste, e gli spiriti dei figli della luce sono subito presenti per
accogliere il sovrappiù. Che cosa pensate che loro ne facciano?”.
– Simeas osa una risposta e la sua voce oscilla: “O Padre,
noi uomini non lo possiamo sapere. Le Tue cose del Cielo rimangono certissimamente nella luce, che è la Tua Casa, quella dei
Tuoi spiriti figli della luce. Ma forse, dopo che ci hai dato un così profondo
sguardo nelle Magnificenze, che non sono adatte al mondo, né alla sua povera
umanità, io la penso così: loro porteranno tutto di ritorno nella Casa del
Padre! Se è precisamente così, ma se ora i nostri cuori traboccano, non può
essere questo un piccolissimo bene di Luce ed essere perciò soltanto raccolto
nel Tuo Regno?”
33. “Ma guardate…, Simeas percorre
rapidamente la sua via, anzi, sale la sua Scala del Cielo. Ben per ogni uomo
che si sforza di procedere! E siatene certi: anche se manca ancora qualcosa, Io
lo guardo con i Miei occhi; e non da miope come di un uomo malvagio che cerca e
trova gli errori negli altri anche dove non ce ne sono, oppure tali che mai
aggraveranno
34. Anche per voi ci fu il tempo – e qui è da usare il
termine ‘tempo’, in cui o l’uno o l’altro s’arresta sovente più a lungo, guarda
indietro, soprattutto per le cose di questo mondo, naturalmente anche in
qualche afflizione, cosa che viene registrato sgravando, oppure lasciando
dietro di sé il suo percorso, quindi retrocedendo. Ora questo è compensato,
quindi non deve opprimervi, soprattutto non nella Mia presenza fra di voi”.
– Allora si sente
un profondo sospiro dai due ladri. Piano, affinché Dio non sentisse, Mortutus dice: “Ah, non ci siamo nemmeno mai fermati, non
siamo nemmeno tornati indietro, perché generalmente …”
35. “Rafael…”, dice il Signore al Suo principe, mentre
tutti sentono per la prima volta il nome dell’amico del Cielo e sono più
inorriditi che entusiasti, perché dapprima lo hanno incontrato da stupidi e poi
non degnamente, “…va a prendere i due ‘piccoli
fratelli’, portali da Me, stanno inginocchiati troppo al bordo e pensano che
non abbia sentito la loro voce sussurrata”.
– “Sommamente amato
Padre, lo faccio volentieri”. Rafael lascia la porta dove stava da fedele
guardia e dove per lui sta un’altra figura di luce. Simili a piume, solleva i
forti uomini, che non si accorgono proprio come avviene appunto ora a loro. Senza
sforzo – e come non dovrebbe riuscire al principe dell’Amore? – ha portato Mortutus
e Rankenos dal Signore. “Rimanete in piedi”, dice lui
gentile, “Dio vi vuole benedire, perché ne avete molto bisogno”.
36. Eccoli là, che
stanno in piedi, i peccatori; perché il loro operare sia cancellato, anche se
37. “Figli Miei, aspettate. In questo vale il ‘tempo’. Ad
ognuno il suo; perché così come Tobia riposa esteriormente e interiormente al
Mio Cuore, così anche voi, per il momento, interiormente. Questo lo può fare
ogni figlio, non per ultimo, chi sulle vie da viandante non Mi può vedere né
sentire. Ma presso e nel Mio Cuore riposano del tutto vicino
i Miei credenti che si sforzano. Coloro che stanno distanti e fanno del male
vengono toccati tramite
38. Per gli ultimi solo l’aldilà porterà la conoscenza; ma
vedete: là il Mio Tempo significa una
Spanna per voi inafferrabile. Il Mio Tempo non è un decorso come gli uomini si
suddividono gli anni e la loro esistenza. Nel senso più alto è: il trattenere
le Mie Opere!
39. Ho anche parlato del fatto che chi si trova nelle
difficoltà e nelle afflizioni, cui è possibile uno smarrimento. Oh, di questo
si approfitta volentieri, ci si scusa e si pensa: ‘Chissà quanto deve essere
alta la propria fede’. Allora Io vi avverto, perché anche fra di voi è successo
qui e là del non rimanere saldi in un’afflizione. Badate a questo: se è
un’autentica afflizione, sovente non causata da sé, fatta da cattivi, allora
davanti a Me vale l’esclamazione: ‘Signore, perdona, ho vacillato’.
40. Non devo forse ascoltarlo? Non devo pensare al peso che
un figlio viandante ha da portare? Qualche volta sembra come se delle onde
d’afflizione non abbiano fine. Questo
ha a che fare con la via che un figlio della luce prende su di sé, …difficile
da comprendere, persino ancora per il Mio Tobia.
41. Ci sono – i quali li riconoscerete solamente nella Luce –
i cosiddetti piccoli figli viandanti che hanno poco da raccogliere, perché
anche nel Regno Mio sono ‘cari piccoli’. Chi fa parte di questa schiera, può
lodarsi eternamente felice. Poi ci sono i ‘figli portatori’ che attraverso la
loro indigenza mondana aiutano a portare i pesi per altri poveri precipitati,
(vedi ‘
42. Chi invece porta se stesso nell’indigenza, oppure a causa
di un piccolo disagio che serve comunque alla maturazione della sua anima, Mi
vuole presentare un conto gridando: ‘Signore,
perché hai permesso questo male?’, costui non si meravigli quando un giorno
nella sua resa dei conti davanti al Mio trono,
43. Quando il libricino della vita è pareggiato, dite voi
stessi: allora, l’anima non potrà che ringraziare giubilando, nel sapere che
l’ho formato, formandolo tutto nel modo più splendido, per i figli? Adesso comprendetelo, e promettetevi di non lamentarvi
e di non contendere mai più, quando dei mondani vi getteranno delle pietre
davanti ai piedi.
44. Anche se ho previsto, solo come esempio, di aiutare a
portare, così le inutili lamentele e molti piagnucolii sono anche pietre che si
vorrebbe gettare davanti ai Miei piedi. Notatelo bene: per chi vuole ma non può, eternamente! Fondamentalmente un uomo, un’anima, mette da
se stesso le pietre davanti al piede. Sopratutto però governano eternamente
45. Ogni tentativo in questo senso non è altro che un peso
caricato su se stessi. Quando nel Mio Sacrificio (Golgota) in anticipo e anche
dopo stenderò il Mio Mantello della Compassione, questo sarà il Mio eterno,
maestoso operare, dal Mio Potere di Creatore, dal Quale ho levato il Mio
popolo-figli!
46. Duque, oggi avete sentito molto e per voi ci vorrà del tempo,
per considerare ciò che non è mondano, per accogliere tutto in voi, da
impiegare per il vostro stesso merito e per la salvezza, possibilmente anche
per altri poveri. Sì…”, ecco c’è di nuovo quell’infinito maestoso
Sorriso che risplende sul volto del Santo. “…vedo
come anche voi guardate alla porta, chiedendo di nascosto: ‘Chi è ora costui
che ha assunto la guardia?”. Il bagliore inizialmente vago, si era da
tempo formato in una figura di Luce, ‘simile al ‘loro amico del Cielo’, del
quale ora ne hanno conosciuto il nome.
47. “E’ Alaniel, il Mio quinto
principe e portatore della Pazienza. Ho mandato giù a voi Amore e Pazienza. Io
stesso vi ho portato entrambi, per guidarvi fuori dalla vostra miseria del
mondo. Per voi e per molti del vostro popolo, come per il potere del mondo, lo
porteranno fino alla fine del loro tempo ancora a molti uomini, dove sarà
difficile ed amaramente da portare, per essere guidati chissà quante volte nel
paese nemico. Ma vedete: potreste chiamare ‘i nemici’, solo i poveri potenti
del mondo, se volete; ma i loro popoli, quasi loro stessi schiavizzati, sono i
vostri fratelli e sorelle. Non mettete davanti a voi nessun nemico, in
pensieri, parole o in qualche azione, allora alla fine della vostra via ne
sarete liberi e privi!”
48. Gli uomini si
schierano sempre più strettamente intorno alla Luce sublime, intorno al loro Dio-Padre, e ognuno riposa una volta
al Suo Cuore di Grazia, certamente quasi sempre ancora temendo, Mortutus e Rankenos fortemente
tremando, in modo che Rafael su un Cenno del Signore, li sostiene, finché
possono gustare ogni beatitudine. Un silenzio pacifico fluisce nella sala,
percepita come se non si fosse più sulla Terra ma da qualche altra parte, in
Alto, nei Campi di luce del Cielo.
49. Nessuno dei
partecipanti si accorge come Dio si stacca, senza slegare anche
50. Quando è
mattino, tutti tornano in silenzio nella casa. Solo lentamente si apre una
bocca, parlando piano, come se si desiderasse trattenere il maestoso silenzio,
anche se la vita nel mondo ha bisogno di procedere. Tobi è il primo che dice
quasi singhiozzando:
51. “Con un
principe dal Regno, con Rafael, ho camminato per mesi e non l’ho saputo.
Inafferrabile! Fino alla fine della mia vita non lo comprenderò mai, sotto
quali ‘Ali’ sono stato. Si annuisce, si ricorda come hanno considerato
erroneamente il ‘giovane’. Soltanto, …non è ora passato, dopo che DIO stesso
con
52. Lo dice Tobia
con un’ultima buona parola: “Non guardiamo più indietro, guardiamo in Alto,
alla Salvezza del Dio-Padre-Amore, e rimaniamo grati
per tutta la nostra vita!”
[indice]
A differenza del percorso di vita dei principi
rappresentanti le Caratteristiche di Dio, quali Anoc,
Elia, Abramo, Giobbe, Mosè, Isaia, Simeone, la vita terrena di Tobia è quella
di un angelo minore, proceduto dalla ‘casa’ del principe della pazienza e, come
tale, per la particolarità della sua fede e messa in pratica dei comandamenti,
viene presentato all’umanità quale guida degli uomini.
Tobia sulla Terra è un israelita, del villaggio di Thisbe, nella regione dell’alta Galilea. Egli non esercita
l’usura, né fa alcuna cattiveria, e dà la decima ai poveri, alle vedove e agli
orfani. Storicamente il popolo è sotto il reggente Shalmanaser,
un potente re assiro.
Da giovane sposa Hanna, una donna della stessa fede
e della sua stessa tribù. Dopo due anni nasce Tobi, ma il governo del cattivo
re produce un proclama assurdo: tutti quelli che gli si oppongono, devono
essere uccisi e, per monito, lasciati a giacere sulla strada. Tobia ne ha
compassione, né si cura dei proclami di morte per gli inadempienti. Di notte –
ruba – i cadaveri, per dare loro degna sepoltura e proteggere il piccolo paese
dalle malattie conseguenti la putrefazione all’aperto. Né i vicini di casa, né
gli amici, né perfino un anziano rabbino di Nazareth, riescono a dissuaderlo.
Nemmeno il perseverare nelle punizioni del re Sanherib,
figlio di Shalmanaser, lo ferma dal rischio di essere
scoperto.
Gli anni passano, Tobi all’età di otto anni racconta
di un incontro casuale con un ‘giovane’ che lo inizia a una vera fede, ben più
seria che non quella insegnata nella scuola del tempio.
Qualcosa però traspare alla corte del re e un giorno la famigliola viene deportata fin
oltre Ninive, oltre il fiume Hiddekel. Man mano che
quel terribile viaggio si snoda, ma costantemente sorretti dalla fede in Dio,
l’aiuto dall’Alto non si lascia attendere e lì, abbandonati a se stessi in una
zona desertica, riescono a fuggire. Nel viaggio di ritorno, da fuggiaschi,
s’imbattono in un gruppo di medianiti in cui Tobia
presta soccorso come medico a un sofferente, mentre il giovane figlio Tobi,
fervente nella fede, protegge la madre da due israeliti senza fede,
convincendoli a credere nel loro Dio dimenticato e facendoseli amici.
Il ritorno in patria viene festeggiato in
concomitanza della ‘festa di grazia’ annuale insieme ai vicini, anche se nel
paese c’è ancora l’orrore di chi impera. Tobia, anche quella sera di festa
riprende il suo proposito di ‘lavoro’ con i cadaveri, e ancora nelle settimane
successive. Una notte, rientrato stanchissimo, per non svegliare i suoi, si
appisola sdraiandosi davanti casa e osserva il cielo, ma, guai, un uccello
lascia cadere i suoi escrementi che colpiscono – nulla davanti agli occhi di
Dio è a caso – gli occhi aperti. Tobia diventa cieco e a nulla vale il pregare.
Da allora viene in parte dileggiato dai vicini, e nella difficile esistenza,
perfino il rapporto con la moglie in un episodio sfocia nell’incomprensione, e
nel suo intimo preferirebbe morire. Così, prima che sia troppo tardi, confessa
di avere un giorno prestato una grossa somma di denaro a un certo Gabael nella cittadina di Rages
in Media, che il figlio oramai cresciutello, potrebbe
recuperare se accompagnato.
Contemporaneamente alla preghiera di Tobia, in un
altro paese la preghiera di una fanciulla di nome Sara, figlia di Raguel e di Anna, data in sposa a sette mariti tutti morti
la prima notte di nozze, sale fino al Cielo. Tobi comprende l’importanza del
viaggio e la sua preghiera lo porta ad andare verso il luogo dove aveva
incontrato il ‘giovane’ della sua infanzia e, miracolo, lo trova ancora là, con
la sua stessa giovane età, ed è al corrente del viaggio! A casa il padre Tobia
cieco li benedice, rincuorato dall’impressione del giovane sconosciuto, e
certamente comprende l’aiuto di Dio.
Durante il viaggio in prossimità di un bosco, una
banda di ladri vorrebbe approfittare dei ragazzi, ma il giovane-angelo è subito
all’opera. Con il solo soffio della bocca i due capi sono disarcionati e
restano storditi e gli altri si danno alla fuga. Tobi è esterrefatto e comincia
a comprendere che l’amico è qualcosa di più di un giovane essere umano.
Infatti, questi comincia ad istruirlo come fosse un profeta, e lo inizia ai
misteri del Regno, alla caduta degli angeli che avvenne per la libertà donata
ai figli nel sesto giorno della Creazione, sui serpenti e il perché ci sono
quelli velenosi, e su Sadhana, la cui caduta sarebbe
stata frenata attraverso il Sacrificio di Dio, circa 2000 anni dopo, mentre per
il popolo dei caduti sarebbe oc corso moltissimo tempo, perché ogni granello di
polvere di tutto il mondo, per potersi redimere, avrebbe avuto bisogno di tempi
inimmaginabili, tempi che solo la Misericordia del Padre poteva calcolare, a
conclusione del Sesto Giorno della Creazione. Mentre non era da immaginare la
beatitudine promessa dopo il ritorno, nel Settimo Giorno della Creazione per
tutti i figli.
La guida dell’angelo è fuori dal comune, e mentre
Tobi viene invitato a percorrere un buon tratto di strada senza voltarsi, fino
al fiume Tigri, i due capi battuti li seguono a distanza. Vicino alla riva un
grosso pesce sfiora le caviglie di Tobi e l’angelo lo esorta a prenderlo con le
mani. Di questo, così come risulta in parte nel racconto biblico, vengono
conservati il cuore e il fegato dopo averli seccati, poiché il fumo derivato da
questi se posti su carboni ardenti, può aiutare il cervello o i nervi di una persona,
uomo o donna, che dia i numeri. E della bile si può fare un unguento per gli
occhi.
Nel frattempo i due manigoldi si avvicinano, come se
volessero vendicarsi della sconfitta precedente, ma le vie del Signore sono
infinite. Ripresi dall’angelo, che fa sparire loro le armi, essi riconoscono le
loro colpe e accettano un cambiamento della loro vita, per imparare a
riconoscere in Dio la vera Guida, e resteranno ad accompagnarli nel viaggio.
Che il racconto biblico non potesse presentare,
parola per parola, ciò che nella realtà accadrà in seguito, è evidente. Il
viaggio dura diversi mesi e i personaggi e gli insegnamenti e il comportamento
dell’angelo è pieno di concetti dall’Alto che non potevano essere rappresentati
nella sua vera interezza, sia per la difficoltà di scrivere su dei ‘rotoli’,
che nella incapacità di comprenderli in quel tempo così lontano dal nostro. Per
questo la rivelazione tramite A. Wolf su questo
personaggio era indispensabile, ed è solo seguendo tutte le vicissitudini
abbozzati nel racconto biblico che si scoprirà la vera essenzialità di questo
angelo in missione sulla Terra – Rafael – già incarnato come Azaria, figlio di Anania, e a
causa delle preghiere di Tobia, ricomparso per aiutare i fedeli a Dio.
La conclusione della storia di Tobia è tutta nella
piena corrispondenza di altre rivelazioni o racconti biblici.
La benedizione di Dio deve andare su Tobia a piene
mani! I due ladri, Mortutus e Rankenos
si riveleranno provvidenziali per l’aiuto nel viaggio di ritorno, al fine di
recuperare i molti averi di Raguel diventato suocero
di Tobi, che altrimenti sarebbero andati perduti, e che rappresenteranno parte
della dote di Sara. Un comandante del re di Media, corrotto, viene battuto e
invitato a redimersi. Due buoni amici di Toia, Harin e Simeas che erano in
viaggio per andare a trovare Tobia sono aggregati alla compagnia e iniziati
alla verità dai Cieli. Così come lo era stato Kostian,
sindaco di Rages, che aveva collaborato al recupero
delle 10 libre d’argento, invitando Gabael a pagare
volontariamente il dovuto. E alla fine, dopo il miracolo della guarigione di
Tobia, sebbene con mezzi esteriori tramite l’unguento di pesce del fiume Tigri,
anche due alti superiori anziani di Canaan e
Nazareth, Maasja e Meremoth, che spontaneamente erano andati a trovare Tobia
malato, ora guarito, restano impigliati nella ‘rete’ del giovane, non più
estraneo agli altri, ed avranno la grazia di vedere il Padre, quale dono
apparentemente immeritato.
Infatti, è nell’ultimo capitolo che si scopre la
Benignità di Dio. In un crescendo di riconoscimenti interiori verso l’amore e
la benedizione al Padre, nel chiuso della casa fa l’ingresso Dio, accompagnato
da un altro angelo, il quinto rappresentante delle Sue caratteristiche, Alaniel, principe della pazienza. Gli insegnamenti verso i
presenti non si fanno attendere, e in questa ulteriore rivelazione, altri
tasselli possono essere annoverati ai tanti altri provenienti dalla Luce di
nostro Signore, quale eterna Parola rivelata.
* * *
[inizio]
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[1] Mettere nella
scarpa: è un modo di dire, cioè, attribuire.
[2] Shalmaneser:
probabilmente Shalmaneser V, re di Assiria (727-722 a.C.) e conquistatore
biblico in Israele. In precedenza, fu governatore della
città di Zimirra nella Fenicia durante
il regno di suo padre Tiglat-Pileser III. Alla morte del padre, gli
succedette al trono di Assiria il venticinquesimo giorno del mese di Tebet
nel 727, cambiando il proprio nome da Ululai in Salmanassar. Dovette
fronteggiare la rivolta del regno di Samaria che, secondo
la Bibbia, stava complottando contro di lui con l'Egitto. Morì durante l'assedio della città nel 722 e a
lui gli succedette Sargon II, che avrebbe poi conquistato la città.
Secondo la Bibbia, sarebbe il responsabile, insieme a suo padre, della
deportazione delle Dieci tribù perdute d'Israele. Nei capitoli 17 e 18 del
secondo Libro dei Re viene descritto come il conquistatore di Samaria e
il responsabile dell'esilio dei suoi abitanti. Nel Libro di
Tobya viene raccontato come Tobi, esiliato in Ninive, avesse trovato
favore agli occhi di Salmanassar V per poi perdere importanza
sotto Sennacherib.
[3] L’Hiddekel:
il nome Uno dei quattro fiumi che si dipartono dal fiume che esce
dall'Eden. ( Ge 2,10-14 )
L'Hiddekel era conosciuto nell'antico persiano come
il Tigre, da cui deriva il nome
greco del fiume Tigri. In arabo è conosciuto come Shatt Dijla. È chiamato da alcuni il fiume gemello dell'Eufrate, e insieme
a questo fiume, innaffia le pianure della Mesopotamia.
[4] Salmo 23,3: “Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di
giustizia, per amor del suo nome”.
[5] Via di
sacrificio: è intesa un’incarnazione, non necessariamente sul pianeta Terra.
[6] ‘la
precipitata’: si intende colei che era caduta, Sadhana.
[7] L’anima della
Sadhana caduta insieme a quella di tutti i caduti con essa.
[8] Al tempo di
Tobia circa 700 anni prima della nascita di Gesù.
[9] L’ultimo
tempo: è il nostro, quello iniziato con le rivelazioni dall’Alto, da Jakob
Lorber in poi, in cui a distanza di oltre 170 anni siamo immersi, e co una tale
mole di rivelazioni è possibile già percepire gli sgoccioli del tempo che resta
fino all’inizio del tempo della fine.
[10] Un'altra
storia di un inviato dal cielo, è quella di Simeone, vissuto nel tempio di
Gerusalemme qualche decina di anni prima della nascita di Gesù. – Vedi l’opera “Da lontano dalla Terra” comunicata ad A.
Wolf nel 1959.
[11] I ‘primi’:
sono i sette arcangeli rappresentanti le sette Caratteristiche di Dio. (vedi di
A.Wolf “Le sette caratteristiche di Dio”)
[12] Quell’una: è Sadhana, ma che non è da calcolare tra i sette pur essendo
essa tra i primi, cioè il primo essere creato, insieme al secondo spirito ‘la
Sapienza in Dio’, che poi (probabilmente) sarà Gesù, e ad un terzo, ‘la
Misericordia in Dio’, che si manifesterà (probabilmente) dopo il recupero del
primo figlio, poi caduto, quando questo si redimerà. (vedi di Jakob Lorber “Il Governo della Famiglia di Dio”
vol. 1 cap.5)
[13] Di Azaria molti nel popolo: in effetti, questo nome è citato
più volte nei testi biblici, figlio di diversi padri, ma di nessun Anania. (Esdra 7,1 e 7,3 / 2° Cron. 15,1 e 21,2 e
23,1 / 28,12 / 29,12. Inoltre quale sommo sacerdote figlio di Giovanni in 2° Cron. 26,17 e 26,20 e 31,13. Poi in Ger. 42,1 e 43,2. Anche
in 1° Re 4,1 / 4,5 Solo in 2° Re al cap.
15 viene citato un Azaria figlio di Amazia re di Giuda che divenne a sua volta re) Da
prendere in considerazione è certamente in Daniele, quale amico che poi andò
nella fornace senza bruciare, insieme ad altri due fratelli. Di questi non si
conosce la paternità, se non che erano figli di genitori ricchi, ma essendo stati
deportati, poi si perse la loro genealogia.
[14] Trògolo:
detto anche truogolo, era un recipiente in muratura basso usato per lavarvi i
panni oppure come mangiatoia per suini.