- Rivelazione –
(dettato ad Anita Wolf nel 1963)
Questa rivelazione è la base per una conoscenza approfondita del primo peccato dell’uomo: “La disubbidienza”. Non è solo un racconto sui primi passi dell’uomo-Adamo, ma un monito sul significato della vita proveniente da Dio, che diventa non-vita, se si sceglie consapevolmente di ‘fare da soli’, senza di Lui. Il Giardino dell’Eden attraverso cui tutti avrebbero potuto abbeverarsi …alla Fonte della vita, è chiuso per sempre!
UOMINI EDIFICANO – UOMINI DISTRUGGONO
(da Adamo al Giudizio)
«Io sono il Costruttore,
e voi dovete essere i Miei edificatori!»
Commento all'Opera (a cura di “Amici della Nuova Luce)
“Questo Scritto non deve essere storia, ma un ammonimento. È meno importante se gli eventi nell’Eden vengano descritti così o diversamente; qualunque rivelazione serve a capire come l’uomo distrugge così facilmente, e quanto difficile sia poi riedificare”.
(A. Wolf - Ottobre 1963)
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Indice
cap.1 L’Opera unica e perfetta
cap.2 Le creature scendono in campo
cap.3 Purezza e destino
cap.4 Dio svela i Suoi piani
cap.5 Il comandamento dell’Amore
cap.6 La Legge è data
cap.7 Una dolorosa tentazione
cap.8 Insieme, nella prova
cap.9 Tutto è compiuto
cap.10 Una progenie divisa
cap.11 E la storia continua, con Noè
cap.12 Ripresa e decadenza dei popoli
cap.13 Il giusto regno che verrà
(si consiglia la lettura del testo dopo aver letto l’opera “Eternità-ur in Spazio e Tempo”)
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L’Opera unica e perfetta
1. Soli, stelle, mondi, dai giganti fino alla più piccola luna: tutto fu creato dal Signore, da UR, secondo i Suoi sistemi costruttivi. I primi costruttori[1] messi all’Opera, erano dotati di una propria elaborazione. Voi esplorate (ai giorni nostri sulla Terra) moltissimi corpi celesti, misurate distanze, dimensioni, la luce e le forze di irradiazione. Per farlo è richiesta una tecnologia, ma non quell’incondizionato ‘spirito pensante in modo divino’.
2. Chi penetra – piuttosto che nella forma dell’esistente – nei segreti dello scopo di una Creazione? Ci vorrebbe molto tempo per spiegare l’immensa struttura, in modo che tutti ne riconoscano lo scopo. Saltando (il tempo) di una spanna, sia indicato Lucifero, il distruttore, che un giorno, con il nome Sadhana, era portatore della luce. Questo ‘distruttore’ è la radice di una Creazione parziale, nella quale orbitano un numero enorme di pianeti poverissimi, in completo contrasto con le grandi luci del cosmo della santa armonia del Regno.
3. Il ‘piano di salvezza’ condizionato dalla caduta, non richiedeva che gli uomini penetrassero fino al germe primordiale dell’attività creativa, ma UR ha aperto una strada a questo, nella misura in cui uno spirito-parziale (un figlio) vuol riconoscere di buon grado l’Opera dello Spirito Creatore. Lo spirito possiede il Dono trascendentale dell’investigazione. ([1° Cor. 2,9-10]: «Quelle cose che occhio non ha visto e orecchio non ha udito e nel cuore dell’uomo non entrarono, sono quelle che Dio ha preparato per coloro che l’amano. Ma a noi, Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; perché lo spirito scruta tutte le cose, anche le profondità di Dio»).
4. Nella costruzione di un Ciclo-ur si levò in alto l’Anno-Pensiero-ur, nel quale sorse un nuovo capolavoro dello Spirito di Dio. Spazio e tempo ne rimangono completamente velati. Lo stesso (avvenne) nel successivo Anno-Parola-ur che, nella più meravigliosa presentazione ottenne già la forma sostanziale interiore e la realtà essenziale.
5. A questa formazione interiore ne seguì una esteriore, entrambe armonizzate all’Anno-Pensiero-ur, e rese dipendenti l’una dall’altra nel loro aspetto. Non c’è esteriore che non abbia avuto prima la formazione interiore. E ora segue per il terzo anno dell’epoca dominante la fondazione delle Leggi: l’ancoraggio delle Opere!
6. La consapevolezza della Forza interiore ed esteriore si stabilizzarono. Infatti, dapprima furono create le basi, prima che i pensieri spirituali resi isolati, potessero vivere su di esso come creature, . Questo produsse la terza grande Nascita: l’Anno-Atto-ur[2]. Qui sia annotato che gli ‘Anni’ della Divinità hanno la loro divisione[3], come l’ha ottenuta la Terra nel più piccolo riflesso.
7. La caduta della ‘primogenita’ della luce (Sadhana), come lotta tra luce e tenebra, è una variante dell’insegnamento di quasi tutti gli uomini, religiosi e mistici, ma in genere non è noto quando sia avvenuto. Certamente questo momento non si potrà mai misurare in anni terreni; ma lo spirito, che può guardare in modo soprannaturale, trova i punti di riferimento perfino nelle tradizioni le quali indicano il momento.
8. La caduta come atto indica che avvenne in uno spazio temporale legato ai fatti. L’Anno-Atto-ur è la base sul quale si svolse lo sviluppo delle esistenze create. La Bibbia riporta una comunicazione sugli uomini nel sesto Giorno (in Gen. 1,1-31 si parla senza erroneità di una prima settimana). In breve, gli uomini menzionati nel primo capitolo sono rivolti ad Adamo ed Eva. Dio dice in modo inequivocabile a parecchie persone non indicate qui: «Facciamo …»!
9. I dogmatici falliscono quando riferiscono questo testo alla Trinità[4]. Non si può evitare di ammettere che il concetto di Trinità sia emerso da una formulazione della religione avvenuta dopo Gesù, e quindi non può essere ricondotto a quel primo periodo biblico.
10. Il fatto che prima del sesto Giorno biblico esistessero già creature che potevano essersi sviluppate ad alti spiriti figli della luce, risulta proprio in Gen. 1,26 «Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza …». Per questo i precedenti cinque Giorni della Creazione di quella prima settimana dell’Anno-Atto-ur offrivano Spazio e Tempo, che ovviamente non possono essere afferrati in termini mondani[5].
11. Contrariamente ai primi sette grandi spiriti (doppi[6]), proceduti dopo Sadhana[7], i principi angelici, che consistevano di un cherubino e di un serafino, i quali non lasciarono che in loro sorgesse il desiderio di deviazione, questa primogenita ebbe il desiderio di testare il potere a lei trasferito e, senza consultarsi con UR, determinare fin a che punto il proprio potere potesse essere equiparato al Potere e alla Forza di UR.
12. Da allora fino alla vera e propria caduta di Sadhana, con la quale nell’aspetto, non secondo la natura interiore, era diventato un ‘Lucifero’, trascorsero ‘Ore’ del Giorno della Creazione, il cui tempo non si potrà mai calcolare in termini terreni.
13. Già con il gioco dei pensieri di Sadhana, relativo a ciò, inizia un processo di Opera che richiese una suprema condizione di UR: nessuna propria personalità venga distrutta! E per coloro che erano ‘caduti’ fu preparata la via per il ritorno a UR con l’impiego di tutte le forze del Cielo, mobilitate per l’Opera corrispondente all’Anno-Atto-ur.
14. Nel sesto Giorno (della Creazione) domina la sesta Caratteristica di UR: l’AMORE! Superflua è la domanda: ‘Per quale motivo la condizione di conservazione sta al primo posto?’. La conservazione è condizionata dal fatto che UR ha dato un’esistenza di vita dalla Sua vita a tutte le creature, sebbene ai grandi spiriti, ai primi figli della luce, doni la gioia del creare, così che loro – come gli uomini, ma non secondo la loro maniera – possano riprodursi senza mai invecchiare o persino morire, come avviene materialmente.
15. Un’eliminazione di Lucifero oppure un’eterna dannazione sarebbe assurda! Spazio e Tempo appartengono a UR, sono avvolti da Lui, compenetrati dalla Sua pulsazione! «Dove potrei andare lontano dal Tuo Spirito?» [Salmo 139,7]. Allora, la ‘caduta’ dovrebbe essere dissolta nella sostanza di base dalla quale fu tratta! Invece UR costruisce! Egli cambia, completa un perfezionamento dopo l’altro! Egli non distrugge mai ciò che ha formato nei Suoi Pensieri e, realizzato nell’Anno-Parola-ur. Perché ciò? Perché non potrebbe mai ricollocare da nessuna parte ciò che sarebbe distrutto, se non, alla Fonte della Sua Onnipotenza!
16. Tanto meno distruggerà il Suo ‘grande Pensiero’, Sadhana, a causa della caduta. Tuttavia doveva essere trovata una ‘soluzione’ per la discrepanza causata da lei. Per questo vale la sacra e profonda Parola: «…avendoci procurato una redenzione eterna» [Ebr. 9,12]. Perciò, riferire il termine ‘eterno’ solo al futuro, significa accecamento! Eterno è ciò che era, che è, e che rimane!
17. Il Piano e l’Opera della redenzione dovevano prevalentemente sottostare alla Pazienza e all’Amore, senza lasciare le altre Caratteristiche estranee all’Atto della redenzione. Piuttosto, tutte le sette Forze di salvezza dovevano – se non diversamente possibile – intascare il ‘prezzo d’acquisto di una redenzione’ alla fine di questo sesto Giorno della Creazione, con cui ‘la redenzione’ doveva realizzarsi prima possibile, mentre solo il mattino del Giorno di Sabato (il settimo) rivelerà il completamento di questo processo di salvezza.
18. Dagli spiriti figli della luce ci si aspettava il coraggio del sacrificio. Viene condotta la lotta per la ricostruzione, la guerra per la redenzione. Nel Regno esiste una sola lotta. Sulla Terra continue guerre hanno sterminato popoli interi, distrutto etica e cultura. UR, invece, volle conservare Sadhana! Oltre a questo, portarla alla libera conoscenza della sua aberrazione e al suo mancare alla parola data e, con lei, tutti i poveri figli ed esseri. Il Regno della luce fu preparato a ciò!
19. Ai caduti fu data una parte della sfera (il macro globo-sfera della Creazione) come ‘Spazio’, oltre a questo, il ‘Tempo’ in cui i ‘poveri della Creazione’ dovevano lasciarsi guidare alla conversione, alla redenzione! Spazio e Tempo erano strettamente limitati in antitesi alla libertà della luce, ma abbastanza estesi per pareggiare anche lì, condizioni e libertà.
20. Tutta la struttura, la materia, con la sua esistenza di vita prevista, venne guidata completamente dal centro del Regno. Tuttavia anche Lucifero ottenne il suo centro: la prima stazione dove, per lui, prese inizio l’Opera della redenzione. È noto che il suo primo mondo esplose[8]
21. La Bontà paterna di UR rialza per la seconda volta la figlia caduta. Egli crea la Terra! Uomini dalla luce, dotati di grandi doni, con parziale reminiscenza e animati con forza di volontà, che permetteva loro di affrontare vittoriosamente ogni influenza di Sadhana, vi entrarono per primi[9]. Questo è stato il secondo tempo della Grazia.
22. Senza queste illuminazioni, l’ulteriore corso degli eventi risulterebbe difficile da capire. Le fondamenta della ‘luce’ non erano da distruggere, anche se gli aiutanti avessero rinunciato alla materia (rifiutare di incarnarsi). Infatti, essi, i costruttori, non avevano (ancora) ricevuto il necessario potere aggiuntivo dal Committente della costruzione (il futuro Redentore). La loro fedeltà (tuttavia) li distingueva da Lucifero e dai suoi esseri!
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Le creature scendono in campo
23. Di nuovo un silenzio tra quel secondo e il terzo Tempo, all’epoca del terzo-Anno (Anno-ur), dove la terza Entità-Dio[10], di UR, spinse la terza struttura delle Sue caratteristiche[11], Pazienza e Amore, nel piano antistante della redenzione[12]. Proprio sotto il primato di entrambe le Caratteristiche Egli creò le creature: nel quinto Giorno – della Pazienza – gli animali, e nel sesto Giorno – dell’Amore – i figli.
24. Nel terzo tempo di Grazia[13], Lucifero sferra un grande contrattacco. Che gli venga offerto il pretesto, non lo sospetta e non lo vede. Egli prepara i suoi esseri e li manda come uomini nel mondo[14].
25. Gli aiutanti[15] sono dotati di ‘luce’; Satana dota i suoi[16] emissari con raffinatezza. Nell’ambito del suo mondo lo può fare. Nonostante ciò, certamente qualche buona Opera viene compiuta, ma non il consolidarsi di un’anticipata incorporazione (espressione) degli insegnamenti di Gesù! Gli intrusi – come esseri umani – distruggono, ma non sdradicano il bene della luce.
26. UR trattiene l’impulso del Creatore e la Sua Potenza, ma non la segreta conduzione, senza la quale nulla sussiste: la Sua Sovranità. La Forza sacerdotale, il «Mi è dato ogni Potere in Cielo e sulla Terra» [Mt. 28,18], in aggiunta alla prima, la forza del Padre rimane sempre il Tetto (la protezione/il limite) della Grazia sull’arbitrio di Satana!
27. Le forme degli incarnati vengono stabilite dalla materia [Gen. 2,7]. Nel caso degli alti il loro ‘spirito’ rimane la forza vitale interiore come bene nobile, ‘l’anima’ dalla luce, il ‘corpo’ dalla sfera dello spirito. In questo (nel corpo) vengono incarnate le particelle provenienti dalla forza di Satana (in modo animico). Esse liberano – come esseri umani – parti di Forza dai mondi, quindi dal ‘caduto’, senza privarlo della sua esistenza. Così uomini dalla luce e dalle tenebre si fronteggiano di nuovo. A entrambi viene tolta la reminiscenza.
28. Quelli della luce hanno dato nella mano di UR la loro figliolanza da tempo conquistata, e scendono nella materia ‘nudi e crudi’. Per giusta compensazione, anche gli ignobili devono farsi incarnare nudi e crudi. A entrambi i generi rimane la facoltà dello sviluppo, che si riferisce al bene e al male, alla ricchezza e alla povertà di conoscenza. Inizia così la battaglia finale tra luce e tenebra:
Uomini edificano – uomini distruggono!
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Purezza e destino
29. Adamo si sveglia. Un incarnato dai primogeniti di Sadhana che non erano caduti con lui (Orytam). Il primo giorno: sole, luce, calore, fiori, animali e molto altro. Il cuore e gli occhi bevono. Egli mangia i frutti che gli cadono tra le mani; la sua bocca si abbassa alla sorgente. – La prima notte, Adamo non sa ancora che lì si può dormire. Il cambiamento del firmamento lo rende timoroso. Con mani tese corre dietro al ‘suo Sole’.
30. Le stelle scintillano nella magnificenza del Creatore. Nel secondo giorno egli, ancora una volta, sperimenta tutto. Nella terza notte, Dio gli insegna il linguaggio; nella quarta la conoscenza del mondo e del cielo, dello spazio e del tempo; nella quinta le piante e gli animali. La sesta notte lo avvicina alla sua missione: l’umanità, l’esistenza, il senso, lo scopo, l’adempimento, ma non vede ancora ‘Colui’ che gli parla.
31. La settima sera egli stesso già pensa: ‘Se potessi condividere con qualcuno tutte le gioie della vita e servirlo’. Il servizio era un insegnamento principale nella notte[17]. Alza lo sguardo alla Luna che si lascia dietro una scia di stelle. E a questo punto, Dio gli appare nel sogno. Privo del corpo, il suo spirito può afferrare ciò che Egli dice:
32. “Adamo, Io sono l’Eterno-Santo, l’Eterno-Unico, il Dio-Veritiero. Io ti ho creato affinché tu viva e sii utile all’Opera. Ti ho dato il Mio Giardino dell’Eden. Non farti sedurre ad esplorare cosa c’è dietro la recinzione! In te dimora un grande pensiero proveniente dal Regno, una parte avversa dell’essere che non vuole riconoscere il Mio Onni-Dominio”. Dio spiega lo scopo della vita nel Cielo, come anche nella materia a causa della caduta.
33. Di Satana, il Signore dice: “Egli è in agguato davanti al portone d’ingresso dell’Eden. Ma sta attento: Io sono l’unico Dio, per ogni figlio sono la Porta della Vita! Dalla Mia parte si chiama obbedienza; dall’altra, disobbedienza”. Dio conclude ammonendo: “Guardati dall’abbandonare l’Eden! Finché rimarrai nell’interno, fino allora potrai rompere il potere di Satana. Ogni figlio della luce assorbe nella propria anima le forze del maligno, anche Satana deve prendere tali sostanze di forza per la formazione umana dei suoi esseri scuri.
34. Io l’ho predeterminato così; in tal modo le sue forze vengono portate a Casa attraverso i figli. Una volta privata della forza, la figlia caduta deve farsi aiutare dal Padre. Al di sopra di ogni peso, portato volentieri dai figli, sta la Mia Grazia paterna. Chi si affida a questa, essa lo tiene saldo!
35. Tu devi aiutare a costruire su questa Terra. Gli uomini di Satana dimorano fuori dell’Eden. Egli infierisce, affinché questi ottengano di nuovo, con la loro nascita nel mondo, come esseri, il loro spirito un giorno perduto, per stimolare anche in loro la bontà, nella misura in cui ne sono capaci. Quindi edificare, e non distruggere! Nel momento in cui lascerai senza di Me il territorio dell’Eden, gli uomini saranno i distruttori del loro mondo! Se Io fermo il peggio, allora è dalla Mia Potenza, dalla quale creo le Mie Opere.
36. Satana ti vorrebbe sedurre. Egli non lascia entrare i suoi esseri, per paura di perderli. Io stabilisco sette anni, nei quali dovrai rimanere nell’Eden. Allora dovrai raccogliere per te, per il mondo, le forze delle Mie Caratteristiche. Quando le avrai tutte, allora uscirai. A questo punto Satana non avrà mai alcun potere su di te e su nessun messaggero della luce.
37. Se uscirai troppo presto, allora perderai molto, e solo il tuo spirito insieme alla tua anima nata dalla luce – preservati dalla Mia mano – saranno l’argine che ti potrà ancora aiutare. Un ritorno alla luce dopo l’uscita dal mondo, sarà molto difficile.
38. Se osserverai questi sette anni nella fedeltà e nell’amore, allora gli uomini di Satana verranno presto nell’Eden. Una volta entrati li potrai istruire tu, finché si lasceranno redimere da Me. Questo atto darà a te e a molti figli la capacità di contribuire a ciò che dovrà accadere all’autore della materia. Ti mostro un’immagine. – Se hai nostalgia di Me, allora prega ed Io verrò di nuovo”.
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39. Adamo vede in sogno perché e come è sorta la materia; uno sguardo cade anche nel Regno. Innumerevoli schiere percorrono nello splendore della luce un meraviglioso sentiero. Gli sembra come se lui stesso le guidasse attraverso l’Eden, e – giubilando – camminasse nel mezzo delle schiere.
40. Una seconda immagine: il portone che aveva visto ieri. Esso era finemente adornato con fiori. Nel sogno …non un fiore in più. Un intreccio di tralci pungenti e lui con un piede fuori, tenendo per mano una donna, completamente fuori, che si gira verso di lui spaventata. L’intreccio di tralci trattiene i loro corpi. Allora arrivano alcuni, davanti ai quali egli si copre il capo, chinato strisciando, lamentevole e gemendo faticosamente.
41. Viene un angelo. Il suo volto porta lo splendore della prima schiera e la vergogna della seconda. Nelle mani tiene la flamberga[18]. Oh, a che scopo? ‘Per togliere dal mondo l’Eden di Dio!’ – Adamo grida e… si sveglia. Egli ha troppo della luce celeste in sé, per non comprendere le immagini. La prima: se rimane nell’Eden il tempo di Dio; la seconda: se si lascia tentare. – Se ne guarderà! Adamo, piangendo, prega che si voglia raddoppiare le sue forze.
42. Il giorno dopo il Signore lo incontra. Egli Lo vede come nel sogno. Non era già stato da questo meraviglioso Signore? Dio sorride e ascolta la richiesta di Adamo di dargli un aiutante. Allora anche negli Occhi di Dio c’è quel doppio bagliore di splendore e di tristezza, come con l’angelo nella notte: ‘La caduta di Sadhana è iniziata con i desideri!’
43. “Nel boschetto dei gigli troverai ciò che desideri. Dovrai procurarti tu la doppia forza, per te e per la donna”. L’uomo sa già cos’è l’inquietudine? – Adamo sente battere il cuore contro le sue costole e barcolla nella capanna. C’è come una mano che prende qualcosa dal suo interiore; e un dolore sconosciuto.
44. Il Sole è già alto quando arriva al boschetto dei gigli, la parte più bella dell’Eden. Qui crescono grandi alberi. C’è anche una sorgente, dalla quale zampillano quattro ruscelli. Sono diventati molto larghi, non costituiscono un ostacolo. Egli cammina su di essi come sopra un muschio e dolci sentieri.
45. Ecco un essere grazioso, come un respiro, sotto una palma. I capelli chiari cadono giù come un mantello. Dorme. Adamo si avvicina con cautela. Non pensa più al dolore che al mattino lo aveva colpito alle costole. In lui c’è solo giubilo: ‘L’aiutante che DIO mi ha dato…!’. La sveglia con un bacio.
46. Fino a sera rimangono nel boschetto e si abituano ad essere una unità. Adamo porta la donna nella sua capanna. Davanti all’ingresso dice: “Eva”, ‘donata da Dio’. Egli sta accanto a lei, mano nella mano. Nel loro buono e santo amore durante le notti, insieme, vedono Dio, il Signore, e seguono le Sue parole.
47. Talvolta guardano al ‘portone del recinto’, è come se al di fuori sgusciasse una sagoma umana. Spesso corrono alla sorgente che mostra le visioni, alla vasca di fuoco la cui fiamma parla. Questi ripetono loro dei sette anni che Dio ha raccomandato di aspettare. Essi ne comprendono l’aspetto spirituale, ma l’aspetto materiale e quello che è legato a questi tempi, lo comprendono solo vagamente.
48. Nel battito del cuore il presentimento sta come una stella luminosa. ma prolifera già il seme della materia? Il frumento di Dio è ancora alto, e i cardi devono piegarsi a terra. Per vedere Dio come Egli ha promesso, si può aspettare volentieri sette anni. Il concetto ‘tempo’ non è ancora giustamente impresso.
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Dio svela i Suoi piani
49. Il quarto anno sta volgendo al termine, un aspetto esteriore di quel quarto Giorno nel quale UR scrisse il Testamento della Creazione con Sadhana e con i sette principi[19]. Gli uomini fuori del Giardino si sono moltiplicati. La vita li prende nella dura scuola. Spesso girano intorno all’alta siepe dell’Eden. Adamo ed Eva hanno applicato fedelmente l’insegnamento di Dio, ascoltato notte dopo notte. E il Suo Giardino fa sì che loro imparino a vivere com’è necessario.
50. Nella dodicesima notte prima della fine dell’anno, Dio parla del Testamento fin dove lo possono comprendere. Adamo ed Eva sono felici e adorano. Cosa dovrebbero fare lontano dall’Eden? Essi vivono qui come piace a Dio. Non hanno nessun desiderio di ciò che c’è ‘fuori’.
51. Ma Dio dice: “Vi condurrò fuori Io; vedrete la fatica che Satana causa al Mio Cielo. All’uomo è dato di desiderare ciò che non possiede, una crosta da togliere a Satana. Solo la libera servitù, porterà qui al successo. Siete rimasti fedeli quattro anni, avete aspirato all’Ordine, alla Volontà, alla Sapienza e alla Serietà. Nell’insegnamento delle sette fiaccole avete pensato che le ultime tre, Pazienza, Amore e Misericordia, sarebbero da conseguire più facilmente. Non ingannatevi, figli Miei!
52. Nulla di ciò che viene da Me è più facile o più difficile, perché Io sono Santo! Anche la Bontà, la Grazia, la Longanimità e la Mitezza! Nell’antagonismo con Satana c’è da esercitare la Pazienza, cosa che per il momento concerne meno lui, quanto più gli uomini a lui succubi.
53. Voi vi prendete cura degli animali e delle piante, una prefigurazione della prova della vostra vita. Esse sono opera della Mia Sapienza e Pazienza. Sarebbe facile per voi avvolgere qui, nella Pazienza e nell’Amore, coloro che nasceranno dopo, che all’inizio sono più impacciati di un agnellino appena nato. Voi ancora non lo comprendete. Aspettate ancora un po’! Nel sesto anno verrete a sapere come nascono i bambini nel Cielo. Altrettanto potrete fare voi nell’Eden.
54. Io ho ordinato di non prendere nessun frutto dal primo dei quattro alberi alla sorgente, e voi non avete chiesto il perché deve accadere così. Il non-chiedere è un non-desiderare! Il frutto dell’albero alto è il simbolo della potenza del Creatore! Non può essere di nessuno, anche se ho dato qualche Opera nelle mani dei figli. Le Mie mani creative circondano non viste tutte le piccole mani creatrici. Per questo motivo ho poi donato l’alto Frutto. Questa è la differenza.
55. In questo modo dovete aspettare sette anni, finché Io stesso vi darò il primo frutto della vita. Una volta che ve lo avrò dato, allora la sua luce attraverserà il povero campo, finché l’ultimo stelo vuoto diventerà una spiga di frumento. – Ora abbiate pazienza; imprimetevelo in voi reciprocamente, finché l’amore produrrà i vostri frutti e la Misericordia darà la benedizione per la conservazione”.
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56. Soddisferanno essi le condizioni di UR? Per Adamo ed Eva il primo Albero della Vita è un Santuario, alla cui ombra amano riposare (Salmo 91,1), ma che non ha ancora lasciato cadere alcun frutto.
- Adamo prega con fervore: “O santo frutto della Creazione, sei magnifico da vedere; mangiarti non sarebbe affatto bene per le creature. Eva, un giorno conosceremo l’insegnamento, quando Dio ci donerà i frutti. Aspettiamo fino a quel momento, come piace al Signore”.
57. Eva sorride: “Un figlioletto è il primo frutto come l’abbiamo visto nel Regno. E questo…”, lei trema leggermente, “…è il Dono più bello che Dio vuol conservarci finché non sarà maturo”. – Entrambi si fanno forza a vicenda. Anche questo è un dono di Dio, rivelato attraverso gli uomini.
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Il comando amorevole
58. I quattro alberi si sono ampliati. – Adamo esclama: “Presto potremo uscire”.
- Eva indica in alto: “Un ramo del primo albero giunge fino al portone. Speriamo che non cada fuori nessun frutto”.
- “No, è l’Albero del Creatore! Non ne cadrà nessuno oltre il recinto”.
- Ben riconosciuto; essi lo notano nella luce della fiamma al bianco braciere del sacrificio.
59. Il giorno dopo, questo ramo tende fino a terra, e un frutto all’esterno del recinto, è facile da cogliere.
- Adamo sussurra: “Se cade, …allora lo andrò a prendere, nessun uomo ombroso lo dovrà raccogliere”.
- Eva ammonisce timorosa: “Non possiamo uscire, non sappiamo cosa succede là fuori”.
- “Va bene Eva, però, il frutto dovrà rimanere per il territorio dell’Eden, lo raccoglierò dall’interno”.
- Eva contraddice: “Non ne possiamo raccogliere perché altrimenti…”, si blocca rabbrividendo.
60. “Adamo! Adamo! Un uomo oscuro sta vicino al portone”.
- Adamo fissa lo sguardo fuori. Nonostante il disagio, lui tranquillizza la sua donna: “Il recinto di Dio è la nostra protezione. Noi non usciamo, e lui non può entrare”.
- Mentre lo dice, quell’uomo fa un rapido balzo verso l’alto e, ricadendo, ne strappa il frutto.
61. La prima esclamazione di paura riecheggia attraverso l’Eden. Adamo scuote al traliccio quando l’uomo porta il frutto alla bocca. “Non devi mangiarne! Morirai!”, esclama a gran voce, senza chiedersi se sia compreso o meno. “Dio lo ha proibito!”.
- L’uomo si spaventa a causa dell’avvertitore, a lui prima invisibile; ma anche per l’avvertimento stesso.
62. Ecco che arriva un secondo uomo, simile al primo. Quello che ha preso il frutto, osserva Adamo come fosse un prodigio.
- Il secondo ride: “Morire? Al contrario, si riconoscerà ciò che generalmente a voi è nascosto: la vita è ovunque, buona e cattiva, debole e forte, alta e bassa, povera e ricca!”
63.Che tipo di insegnamento è? L’uomo scuro sopraggiunto proviene dal territorio dominato da Satana e dalla materia; di conseguenza crede a questa parola.
- Adamo non è comunque in grado di fare una chiara distinzione; tuttavia la luce (in sé) è già forte, e ciò produce una difesa voluta.
- Il secondo guarda Adamo di sbieco e dice: “Chi mangia di questi frutti diventa potente su tutti coloro che non li mangiano”.
64. Adamo risponde seriamente: “Dio ci ha detto il contrario! La disobbedienza porta alla morte!”
- “Cosa sa della morte un incatenato? Da quando mangio dall’albero e vivo ancora, ne è passato di tempo. Io combatto contro Colui che vuol mantenere da solo il Potere. Egli ha proibito il frutto affinché rimaniate ciechi nella Sua presa”.
65. “Questo non è vero!”, risponde con ardore Adamo.
- “Siete liberi, se dovete rimanere qui dentro? Ah, questa siepe non vi fa vedere oltre il forte muro. Fuori non vi è nulla che possa ostacolare i vostri piedi. Il frutto dà la libertà”, il secondo uomo indica l’albero, che all’improvviso porta foglie secche.
- Eva supplica: “Adamo, vieni; non possiamo farci nulla che l’uomo ombra abbia preso il frutto”.
66. “Se non cerchiamo di impedirlo, Dio sarà adirato”.
- “Egli non ci sgriderà!”. E si allontanano in fretta.
- L’uomo esclama dietro di loro: “Tornerò di nuovo domani; allora vedrete se vivo ancora!”
- Al focolare fiammante, Adamo esprime una preghiera, e nel sogno il Signore insegna come e quando gli uomini fuori devono morire.
67. Lui dice: “C’è la morte interiore e la morte esteriore. Quest’ultima può essere liberata se l’anima si lascia guidare dalla luce. Prendere il frutto è come strappare a sé quella Forza che è data solo con riserva. Invece Io voglio salvare, perché Mia è la creatura!
68. Se un’anima incarnata agisce malvagiamente, accanto alla morte del mondo cammina quella interiore, dopo di che dovrà languire a lungo, prima di perdere i legami della materia. Dopo la morte del corpo, questi possono essere strapparti solo con la misericordia, quando l’anima è priva di forze. Questa è la seconda morte (Ap. 20,14). La morte non significa la perdita della Vita cosciente. Allora non ci sarebbe un pentimento e neanche una liberazione.
69. Dopo la vita del mondo, la vita continua nelle sfere della trasformazione. Uno spazio di Grazia e un tempo di Grazia! La protezione dell’Eden, che l’uomo scuro chiama ‘muro’, è tale per lui e per i suoi esseri; mentre per voi è protezione e benevolenza della Mia Bontà. La vastità del suo mondo finisce già al prossimo mare, che non può essere attraversato, come i quattro fiumi della Mia sorgente.
70. L’uomo imparerà faticosamente, come potrà rendersi utile un elemento. ma la Forza-ur di tutti gli elementi non potrà mai essere superata! Voi non portate catene, e poiché siete legati a Me, allora vi dico: ‘Non andate al portone, perché sentirete solo inganno!’ Ma se ci andate, allora armatevi. Le frecce della materia sono velenose, rapide e taglienti; esse feriscono, prima che ve ne accorgiate.
71. Io, comunque, benedico il vostro fare e non fare e vi proteggo con la Mia luce. Se vi attenete saldamente a questa, vi rimarrà conservato anche l’Eden”.
- Adamo ed Eva dopo dormono fino al primo raggio di Sole. Fortificati, pregano e fanno il bagno in un ruscello come lo fanno giornalmente. Adamo raccoglie alcuni frutti ed Eva pulisce la loro capanna.
72. Durante il pasto, Eva domanda: “Perché dobbiamo evitare il portone? Nell’Eden mi sento completamente protetta; gli uomini scuri non ci possono danneggiare. Noi, invece, possiamo aiutarli. Pensa, Adamo, se uno venisse e la sua anima fosse da portare a Dio; forse lo seguirebbero anche altri”.
73. Adamo considera la questione: ‘Il Signore non l’ha proibito, ha solo messo in guardia dall’inganno. Oh, adesso uno può dire quello che vuole, noi non lo ascolteremo. Anch’io sono tentato di salvare una povera anima’.
- Così, essi non riflettono che loro stessi non sono ancora maturi per aiutare altri a maturare. La Parola di Dio rivelata in una notte di salvezza, ha di giorno, per gli uomini – come si dice – per lo più un’altra faccia.
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La Legge è data
74. Da tempo l’uomo è in agguato all’ingresso, con l’incerto desiderio di infiltrarsi nell’Eden, dove dimorano i chiari, mentre lui, insieme alla sua stirpe, è di pelle scura, di statura più piccola ma più forte. Dietro di lui, non visto, fomenta lo scuro, nel suo falso cappello con le piume. Ci riesce, e poi schernisce:
75. “Ve l’ho detto che rimango vivo. Adesso sono diventato il capo su molti uomini, da quando ho mangiato il vostro frutto. Ah, il vostro giardino, rispetto al mio territorio, è solo una foglia che pende a un albero. Con il frutto ho ottenuto il mondo. Quanti frutti ci sono sull’albero, tante stirpi voglio formare; ed esse mi obbediranno! In cambio, darò loro una parte nel mondo.
76. Dov’è ora il vostro Dio? Non c’è nulla di ciò che non si vede! Ora il paese dell’Eden appartiene a me, perché ho ricevuto il primo frutto della vita, e anche se voi ne mangerete cento, sarete comunque sottomessi a me. Questo l’ho saputo!”, si vanta l’oscuro, ispirato da Satana. “Se però abbandonate l’Eden, vi darò volentieri un territorio nel mio mondo. Anzi, ancora di più: proprio voi dovrete dominare insieme a me!”
- Adamo trascina via Eva con sé. Dietro di loro risuona una raccapricciante risata.
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77. Corrono oltre la capanna, il loro rifugio. Più avanti, superano un fiume, sentono appena che il loro piede sprofonda nelle onde, per ostacolare la fuga precipitosa. Passano anche davanti alla vasca della fiamma, lanciandole un timido sguardo.
78. Non li chiama con un cenno la fiamma? Solo al boschetto di gigli, Adamo si ferma. Ahimè! Sono sfuggiti al luogo, ma non alla freccia del seduttore! Ciò a cui li spinge il cuore, ciò che mette rapidamente fine a ogni agitazione, ‘lo fanno’ solo quando tramonta il Sole. – Il focolare! Giornalmente stavano quattro volte in questo luogo, e qui ad Adamo viene in mente di essere lui il responsabile, per entrambi, davanti a Dio. È lui che avrebbe…
79. Una fervente preghiera. Ma… morirebbero mangiando il frutto? L’oscuro, invece, vive! Adamo piange le sue prime lacrime, ed Eva con lui, nella sua angoscia. La fiamma splende più luminosa. Quando attraversano il fiume per tornare alla capanna, lui la trasporta come sempre. Questo tranquillizza. Di notte il Signore riappare, li consola, e dice:
80. “Mi impietosisco, sebbene abbiate disatteso il Mio consiglio. Vi ho spiegato che la morte e la vita non sono apparizioni. Perché vi siete fatti abbindolare per il fatto che l’uomo del mondo vive ancora? Fino alla vostra maturità dovrete rimanere qui, cosa che si riferisce alla Rivelazione e alla Parola. Potete imparare in un giorno ciò che è possibile solo in sette anni? Potete abbracciare con lo sguardo la Creazione, se non conoscete ancora nemmeno la piccola Terra?
81. Rimanete obbedienti; così si potranno salvare gli uomini di Satana e diventare liberi dalla morte alla quale sottostanno per causa sua. – Per quattro anni sono venuto da voi molte volte di notte, visibilmente spesso anche di giorno. Vi ho insegnato l’Opera della redenzione, come dovrà trasformarsi il sesto Giorno della Creazione. Non potrete mai dirMi: ‘Signore, non lo sapevamo precisamente’.
82. La porta dell’Eden significa che dovete entrare nel mondo solo nell’obbedienza e nel servizio sacrificante. La parte del mondo impiantata in voi può espandere i rami, altrimenti non viene liberata. Questi sono gli stimoli inferiori, i subordinati. Per lo più portano solo foglie. L’anima di luce deve essere la vetta dell’albero, lo spirito il forte tronco. Altrettanto vi ho spiegato l’Albero della vita, le cui radici sono collegate al cuore della vita, il cui battito del polso vive unicamente dal Mio ATMA.
83. Non avete arginato ‘la voglia’, e poi vi siete stupiti che un ramo è cresciuto fuori? Pongo su di voi questo peso: siete voi che avete lasciato che il frutto crescesse fuori, ma dal momento che il peso è cresciuto dal frammento che ho preso dal mondo, nel servizio sacrificante per la salvezza di Satana, voglio per di più benedire il peso per amor della Mia bontà. L’uomo del mondo è un ‘portatore di morte’. Anche se il frutto ha fatto di lui un dominatore, lo ha reso uno che distrugge.
84. Lui nel mondo splende potentemente, bollato dal ‘segno della morte’. Persino il vostro lavoro così bello e utile nel territorio dell’Eden, fuori sarebbe da chiamare ‘miserabile’. Se vi atterrete agli anni che ho predisposto unicamente per la redenzione, allora dominerete voi il mondo; non dalla forza di Satana che distrugge sempre. Voi lo potrete dalla forza dello spirito, il cui dominio è servitù e aiuto! Così voi costruite; e così ritorna ciò che un giorno è andato perduto.
85. Io vi consiglio: invece di andare all’ingresso, andate al ‘focolare’. Davanti al portone, è meglio incontrare Me che la materia! Satana si contorce come un serpente e all’improvviso aggredisce la vittima. Guardatevi dall’avvicinarvi a lui! Io apparirò perfino al focolare della vostra capanna, che un angelo ha aiutato a costruire, se attenderete fedelmente al vostro servizio.
86. Domani all’alba troverete lì pronti due mantelli: quello blu per Adamo, che significa ‘Forza’; quello rosso per Eva, che significa ‘Amore’. Finché rimarrete obbedienti, i mantelli del Cielo vi proteggeranno. Certamente non ne avete bisogno, ma dovete rendervi conto che ‘Forza’ e ‘Amore’ sono con voi. Ricordate ancora che l’anno dell’insegnamento della Pazienza è appena iniziato. Come volete completarlo senza l’Eden? Senza la Pazienza non si può ottenere né il Mio Amore, né la Mia Misericordia. Badate di averMi più spesso con voi. Siate benedetti!”
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Una dolorosa tentazione
87. I mantelli della Grazia di Dio sono stesi su di loro. Oh, quanto sono meravigliosi! Per molti giorni i pensieri sul fuori rimangono lontani. Solo lentamente riprendono il tema, interrogandosi su cosa sia veramente un serpente. Certamente qualcosa di brutto. Gli animali della Terra sono così mansueti; ognuno si fa accarezzare.
88. Per due volte controllano con cautela se c’è qualcuno al portone. Al focolare, Adamo dice: “Signore, nulla ci può sedurre!”. Alla terza volta si accorgono che il primo albero porta solo alcuni frutti, sul ramo secco, oltre il recinto. Dio fa fatto questo così, per grazia, per rendere loro facile ostacolare l’avidità che l’oscuro ha acceso. Talvolta li ha assaliti certamente il desiderio di provare se anche loro non soccomberebbero a nessuna morte assoluta, poiché la voce del tentatore non è morta.
89. Quando guardano l’albero ancora stupiti avvicinandosi al portone, lì sta di nuovo l’‘uomo del mondo’. Egli esclama: “Restate voi chiari, e ascoltatemi; non vi accadrà nulla!”. Il richiamo paralizza la loro volontà. Si può sentire ciò che l’altro ha da dire, ma poi, via.
90. L’oscuro adesca: “Molte volte il Sole ha fatto il suo corso, ed io vivo. Ho mangiato tre frutti, tre figli sono miei. Vi ho conservato un territorio in cui dominerete; non non-liberi, come nel vostro giardino. voi non avrete figli, perché sulla vostra parte di albero non ci sono frutti. Ne ho raccolti due (per voi), se venite il più presto possibile da me.
91. Questo non vi dà da pensare? Il vostro Dio vi ha tolto i vostri frutti della vita. Egli non ha potuto togliere nulla a me. Cosa vi permette e cosa vi vieta il vostro Dio? Io sono il possessore del mio mondo e faccio del tutto secondo la mia volontà. Se venite, allora sarete liberi, pratici della vita e potenti”. – Il serpente rosicchia il bene degli uomini dell’Eden.
92. Come storditi, i chiari si voltano. Indugiando, i loro passi si dirigono verso la capanna. Guardano indietro. Il distruttore li segue con un gesto maligno. Alla sorgente del ruscello, che appartiene alla parte della capanna, dove sedevano sempre volentieri, si accomodano. Rimangono a lungo in silenzio, in attesa; ma la luce si disperde.
93. Adamo sospira: “Dovevamo fuggire già alla prima parola”. Eva lo aveva trattenuto?
- Lei dice: “Non saremmo dovuti andare affatto, come ha consigliato il Signore”.
- “Perché ci ha rubato i frutti? L’altro ha tre figli! Dio ha promesso che noi ne avremmo avuti dopo sette anni. Adesso tutti i frutti dei figli sono cresciuti fuori, nel mondo. Dio non ha mantenuto la Sua promessa. Ora tutta questa Terra appartiene solo all’uomo scuro. Dio è più grande dell’uomo scuro, e noi non andremo neanche più lì. Non voglio perdere Dio”.
94. “Nemmeno io!”, piange Eva ad alta voce. Ma dubbi e desideri si stanno già insinuando.
- Adamo chiede: “Non potremmo strappare all’uomo scuro il suo potere?”
- Eva risponde: “Il potere di Dio dovrebbe vincerlo!”. La domanda di Satana attraverso Adamo ha scosso profondamente entrambi, così la sua freccia colpisce le loro anime attraverso Eva.
95. Lei dice: “Cosa potrebbe succederci se andassimo ancora una volta? Un solo passo fuori, per prendere un frutto. Non ne abbiamo bisogno di due; DIO li moltiplicherà per noi. Dopo rimarremo per sempre lontani dal portone. Se l’uomo scuro vuole entrare, allora il Signore ci dirà se o quando sarà venuto il suo tempo”.
- Adamo fa cenno col capo.
96. Un consiglio del mondo; nel Cielo le loro candele vacillano. “Forse è un bene se lo facciamo. Dio ci aiuterà. Lasciamo indietro i mantelli del Cielo, non li dobbiamo perdere”. Con la loro riflessione si stanno già spogliando da sé della Forza e dell’Amore: i buoni Doni di Dio.
97. Messisi in libertà bevono dalla piccola sorgente. L’acqua, finora dolce e fresca, ora ha un sapore amaro. Ahi, come si trasforma il loro Eden, ma non se ne fanno una colpa. Si chiedono solo: ‘Perché?’. Con un dolore finora sconosciuto si ritrovano nella capanna. Il loro fervore è ancora puro, le preghiere s’innalzano ancora dallo spirito. Pregano finché cala il Sole.
98. Nel sogno appare il Signore. Ripete in un lungo discorso ciò che ha insegnato loro della vita, la differenza tra l’Eden e il mondo, il simbolo del frutto dell’Albero della vita e altri simboli. Quando già albeggia, Egli dice ancora:
99. “Non dovete servire per causa Mia, nemmeno per causa vostra, ma per i lontani, affinché trovino di nuovo il Cielo. Dovete essere obbedienti, al posto loro! Vi darò una libera guida per le vostre prove: dopo i sette anni non avrete bisogno di alcun frutto! Come le stelle nella notte, la Mia luce vi illuminerà in eterno.
100. Ancora una volta vi avverto: vi riuscirebbe certamente facile aprire il portone, ma tenerlo aperto? La traccia per il ritorno svanirebbe presto. Satana vi ha rosicchiato ancora solo esteriormente; ma una volta scivolato interiormente, strisciando, costerà un amaro pentimento, prima che possa essere esorcizzato in voi. L’amarezza dell’acqua ve lo ha dimostrato.
101. Ora la decisione: Io, oppure lui! Dove adesso vi rivolgerete, questa sarà la vostra meta. Chi agisce a metà, cade sempre dalla parte sbagliata. Agire con obbedienza è l’azione per la povera caduta!”. – È Dio stesso a stendere i ‘mantelli del Cielo’ su entrambi i dormienti.
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Insieme, nella prova
102. Il Sole splende ancora come al solito? Manca una luce per il servizio mattutino al focolare del sacrificio? “Distruggeremmo l’Eden, se noi…”, dice Adamo. Egli sente che qualcosa ‘si è rotto’. Ma cosa? Certamente la Grazia di Dio può di nuovo guarire ciò che è distrutto, se lui – Adamo – segue la sottile voce dello spirito. Egli passa la risposta a Eva.
103. Che anche in lei l’avversario scavi, egli non lo vuol sapere. Lei sta ad ascoltare con l’orecchio teso il delicato suono che l’attira in modo santo. Ma il ‘richiamo del mondo’ impedisce che si senta la dolce Voce. Se entrambi l’ascoltassero…, quanto sarebbero forti contro l’astuzia di Satana! Dalla mezza domanda di Adamo, Eva percepisce il desiderio che anche in lei il potere cerca di accostarsi.
104. “Dio ha detto che dovremmo fare attenzione, affinché dietro di noi il portone resti aperto. Quindi non ha proibito di andare a prendere un frutto”.
- “Certamente! Solo che dopo sette anni non avremmo bisogno di frutti per ottenere ciò che ci ha promesso”.
105. “Dopo sette anni, gli altri ci sarebbero ampiamente più avanti, e non più da raggiungere”.
- Adamo chiede: “Perché il Signore non ci ha lasciato nemmeno un frutto?”
- “Giusto! Non dovrebbe, questo, essere un segno, del perché i frutti sono cresciuti fuori, oltre l’ingresso del recinto? Dio ha anche insegnato la libertà del nostro essere”.
106. Che Adamo, in quanto primo, e primo ad essere istruito, debba rendersi responsabile per Eva, non ne tiene conto. “Hai ragione; andiamo!”
- Li spinge qualcuno? Perché stanno letteralmente correndo? Regna una fatale calma inquietante come prima della tempesta, essa mette le ali ai loro piedi.
107. Alleggerisce il fatto che non vedono nessuno? – “Adamo, tu sei forte e tieni fermo il portone. Guarda, là c’è un frutto molto vicino; torno subito”, Eva guarda desiderosa all’albero. – ‘Non aveva Dio…?’. – Si volta spaventata. No, non c’è nessuno. Esce, tenuta dalla mano di Adamo.
108. Il frutto all’albero si allontana…, quando Eva vuole raggiungerlo. Un passo, ancora un altro, e ancora una volta manca una spanna. Adamo lascia andare Eva. Con il passo successivo la perde di vista. Lui è sopraffatto dalla paura. “Torna indietro, Eva! Aspettiamo, come il Signore ha comandato!”. Troppo tardi!
109. Lei non lo sente. C’è qualcosa di buono in lei? Lo fa anzitutto per Adamo? Dio, un giorno, lo valuterà? Alla fine, Eva raggiunge il frutto. Lo coglie con precauzione. È bello da vedere. ‘Anche i frutti dell’Eden erano così belli?’. Eva si guarda intorno. Due, tre passi, ed è subito davanti al portone.
110. Ma… ahi! Grovigli di tralci spinosi si attorcigliano intorno al suo corpo. A loro davano gioia i piccoli cumuli di nuvole bianche; ora uno strato grigio copre l’azzurro. Terribile! A fatica, sanguinando, Eva si trae d’impaccio. ‘Devo essere venuta da qui, …oppure da lì? No, da lì, dall’altra parte!’. – Paura e rimorso la sferzano senza sosta.
111. “Al portone getto…”. – ‘…via il frutto? Perché allora lo tieni stretto? Perché non subito? Potresti ritrovare l’Eden, anche se poi non sarà più come DIO l’ha dato’.
- “Adamo lo deve vedere! Allora…” – ‘…è troppo tardi!’
112. In lontananza rumoreggiano i tuoni, ancora mai sentiti! Un pallido lampo passa rapidamente nel firmamento. Eva striscia attraverso un cespuglio. Oh, che succede? – – Ecco, due occhi fosforici scintillano verso di lei. Un corpo lungo e tondo le viene incontro. Inorridita, Eva grida: “Adamo! Adamo! Il serpente mi vuol divorare!”. – Un boato di tuono la investe di nuovo.
113. Adamo si tiene ancora aggrappato allo stipite del portone. Inorridito vede il Sole svanire; nuvole sferzate dalla tempesta lo spaventano; inoltre, fulmini e tuoni. Guai! Ha peccato: contro Dio, contro Eva! Contro… Oh, no, lui non voleva nessun frutto; lui voleva… – ‘Vedremo cosa volevi!’, echeggia il suo cuore in un battito sordo.
114. Il Cielo brucia. In qualche luogo fiammeggia lo splendore del fuoco.
- ‘Dovevi aspettare sette anni!’
- “Ma …”
- ‘Non esiste ma, verso il Mio comandamento!’
- Egli geme. La luce è distrutta, il paradiso è distrutto! – – Adamo cade in ginocchio; si tiene ancora aggrappato allo stipite, Eva deve comunque tornare. Perché lo fa aspettare così a lungo?
115. Quattro fulmini, come scagliati da un’unica mano, guizzano sulle quattro Colonne del Cielo. Poi sente il grido acuto di Eva. Lei è in pericolo! E lui… non è anche lui in pericolo? Si alza; ha ancora un piede sulla soglia dell’Eden, ma non puntato verso l’interno.
116. Corre verso la voce di lei. Anche il suo cuore vacilla quando vede il serpente. Si getta su Eva, le strappa dalla mano la mela e la lancia nelle fauci del serpente. Il serpente l’ingoia. Si contorce violentemente; la sua potente coda sradica gli alberi e scaglia pietre nell’aria. Anche lui vuole fuggire, e la Voce di Dio tiene fermo anche lui.
117. Tra i due esseri umani e il serpente è stato eretto un muro di protezione, invisibile e sconosciuto. Ma è lì! Adamo adagia Eva su un muschio sotto il groviglio di tralci. Lì scorre anche un ruscello. Con le foglie va a prendere l’acqua, lava e rinfresca Eva e poi se stesso. Quanto gli sembra faticoso questo lavoro.
118. Nell’Eden il lavoro c’era, ma nessun affanno. Spesso lo aiutava un angelo. Quando pioveva in modo delizioso, la pioggia proteggeva la capanna. Ora la pioggia cade a dirotto; fredda colpisce i loro corpi nudi. Hanno fame. Nell’Eden si stendevano le mani e si faceva incetta di frutti e altro senza fatica. Alcune piccole bacche pendono dalla sterpaglia. Ne assaggiano una. Non sono per nulla così buone come le bacche del paradiso, ma per lo meno, calmano la fame.
119. Fredda e buia è la notte, il giaciglio è duro e bagnato. Una stanchezza opprimente chiude gli occhi di Eva. Ad Adamo il sonno rifugge. Non osa pensare a Dio, e neppure osa pregarLo. Anche dove? Sprofondata è la magnificenza del Giardino, spento è il fuoco luminoso e meraviglioso di Dio; il portone si è chiuso. Adamo non troverà mai più tutto questo. Tutto distrutto! Tutto rovinato!
120. Eva porta i suoi brutti sogni nel nuovo e, povero giorno. “Non ritroveremo più l’Eden; sono io la colpevole dinanzi al Signore!”
- “Non tu soltanto”, la consola Adamo, anche se nella sua anima già rode la serpe: ‘Mi son tenuto stretto al portone’. – “Vieni, ti riporto indietro”, egli si vorrebbe affogare. Forse…
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Tutto è compiuto
121. Cercano a lungo. Finalmente qualcosa di bianco brilla tra gli alberi. Chissà se… Dio terrà aperto per loro il Suo Giardino? All’ingresso sta un principe angelico. Adamo, pentito, prega di lasciarli entrare. Ma una spada si stende verso di lui. La flamberga di Dio! Adamo l’ha vista in sogno nella volta celeste. Parla una Voce potente; sembra quasi il boato del tuono che li aveva tanto spaventati il giorno prima.
122. “Io sono Michael. Custodisco il Giardino da quando è stato creato. Continuerò a custodirlo, finché si essiccherà. D’ora in poi sulla Terra non esisterà più un paradiso! Non io, non Dio ha chiuso l’Eden; voi lo avete fatto! Vi siete distrutti per sempre il paradiso su questo mondo!
123. Una via rimane aperta: essa si chiama lavoro, fatica, peso e preoccupazione. Dalla dipendenza e dalla consapevolezza della vostra colpa, dal rimorso e dal pentimento, pace, gioia, fede e soddisfazione possono in compenso legare cuore, spirito, anima e sentimento alla bontà di Dio. Se vi riuscirà questo, allora Egli calerà in voi il Suo Raggio come un Giardino, affinché, dopo il vostro percorso nel mondo, possiate ritrovare l’ingresso nel Regno della luce”.
124. La parola suona severa, ma una grande compassione imprime il volto dell’angelo, anche se l’occhio è fiammeggiante d’ira. Adamo riconosce la Grazia e la Giustizia di Dio. Il suo sguardo fissa il terreno pieno di pietre. Il maligno li ha ingannati. Senza parlare si volta e trascina Eva dietro il cespuglio, per nascondersi, ma davanti alla luce non c’è copertura, sotto la quale ci si possa nascondere.
125. I passi e i pensieri vengono fermati. Guai! Egli conosce troppo bene la voce di Dio. Frettoloso, si mette dietro un albero, tira su di sé e su Eva i rami per sfuggire all’Onnipotenza. Misera paura! Cos’è il monte più alto, cosa tutto il mare del mondo, cosa il vasto firmamento, in confronto a COLUI che significa: ‘Egli vede tutto!’
126. Ecco, Egli è già lì, ben diverso da come Lo hanno sperimentato prima. Nell’Eden andavano incontro al Signore; ora chiudono gli occhi. Con un unico atto d’obbedienza avrebbero ottenuto il paradiso del mondo; e quanto li avrebbe resi beati! E adesso…? È tutto distrutto! Solo paura e angoscia feriscono il cuore.
127. “Adamo, perché ti nascondi?”. Nudo e crudo, al cospetto del Signore, giace ai Suoi piedi. “A nessuno riesce di nascondersi davanti alla Mia luce; non esiste nessuno spazio né tempo che offra un rifugio invisibile dinanzi a Me!
128. Tu conosci la Mia magnificenza di cui molto ho dato nelle tue mani, tuttavia sono pronto ad aiutarti, per edificare di nuovo qualcosa dalle macerie che hai lasciato dietro di te. Naturalmente non l’Eden, ma con fatica e sudore, e un buon terreno che ti dovrà servire. Questa è la Misericordia che ti prepara il Mio pareggiamento dei conti. Perché non hai obbedito e hai disprezzato i Miei consigli?”
129. Adamo cerca un nascondiglio interiore; e questo è più stolto di quello esteriore. Cerca di giustificarsi. “Non è proprio vero… La donna che Tu mi hai dato, mi ha sedotto! Con Eva nell’Eden, tutto è diventato diverso. Tu, l’Onnipotente e l’Onnisciente, sapevi certamente quale tentazione mi avrebbe portato la donna. E non mi hai aiutato, non mi hai protetto da questa! Se non mi avessi dato Eva, allora…”.
130. Un lampo divampa verticalmente dietro Dio. Adamo indietreggia inorridito. Dio chiama: “Eva, vieni fuori! Adamo ti ha accusato; ha accusato anche Me perché ti ho dato a lui dalla Sapienza e dall’Amore; per di più, su suo stesso desiderio, affinché ci fosse sempre qualcuno intorno a lui. Adesso accusa tu chi vuoi!”
131. Eva rimane giacente ai piedi di Dio. Non ha compreso l’accusa di Adamo. Ciò che lei dice è verità, terribile e… giusta: “Il serpente mi ha sedotta. Mi ha detto che ‘I frutti sono… senza morte!’; ho pensato che non avrei mai avuto figli se… ‘Dio avrebbe dovuto dircelo…’ mi ha gridato il maligno. Mi sono lasciata sedurre; io…”.
132. Non è forse come se una delicata Mano passasse su tutte le ferite che porta il corpo di Eva dall’atto della disobbedienza?
- Dio comanda: “Adamo! Rialza Eva, lei è affidata a te! E della tua lagnanza ne parleremo più tardi”.
- A questo punto, dalla sterpaglia si presenta un serpente a dieci piedi.
- Eva non se ne accorge; lei singhiozza: “Dio non ha nemmeno una parola d’ira per il mio peccato”.
133. Dio si mette tra loro e il rettile. Accanto a questo sta una figura scura, diabolicamente bella e imperiosa. Ma cosa succede accanto a Dio? Essa si contorce, come si contorce il serpente, entrambi immobilizzati sul posto, …davanti ai piedi di Dio.
134. Dio dice alla figura: “Perché opprimi i figli del Cielo? Per causa tua è sorto l’Eden, per la terza volta. Alla quarta, dove c’è ‘Croce e spine’, tutta la colpa verrà su di te! Lucifero, fai ancora in tempo, puoi ancora tornare indietro senza che tu debba espiare a lungo e amaramente. Se ti piegherai volontariamente, allora raddrizzerò il tuo percorso nella luce, dove tornerai ad essere ciò che eri prima: Sadhana, l’amabile, la figlia della Creazione!”. Seria, grandiosa e buona è la chiamata.
135. Satana combatte e vince… da sconfitto! Sfidando, mostra gli uomini: “Tu sei un Signore nel Tuo Regno, io nel mio. Io Te li ho presi!”
- Adamo si lascia cadere accanto ad Eva; la sua disobbedienza l’opprime, pur senza conoscere l’amarezza delle cattive conseguenze. È giusto che Dio lo punisca. O uomo, quanto poco conosci la Bontà di Dio! E Lo sente parlare:
136. “Satana, per causa tua sono andati nel mondo, e ora, nella colpa, sono in ginocchio dinanzi a Me! Tu sei l’autore del loro peccato”.
- “Che m’importa di questo? Giudicali, se ritieni di doverlo fare!”
- La risposta di Dio suona come una minaccia: “Riconosci nei due, Orytam e Hagar[20], che amavi più di tutti? Devo condannarli, perché tu hai provocato la colpa della Creazione?”
137. L’oscuro non vuol sentire che ora per la terza volta per lui suona la redenzione. Voltandosi a metà, dice indolentemente: “Io faccio quello che voglio! Il mondo è mio con tutte le sue creature. Da dove provengono non m’interessa, ma non dove vanno. Per questo provvedo io, affinché Ti abbandonino e diventino asserviti a me!”
138. “Ti ho sentito!”, risponde Dio. “Ora sappi questo: Io e i Miei costruttori ci prediamo cura di ogni anima, indifferente da dove esse vengono, ma non dove vanno! Imprimilo nella mente: questo vale anche per coloro che tu hai fatto precipitare nell’abisso! Nessuna anima dovrà essere eternamente separata dalla Mia luce! Ciò cui tu cerchi di ottenere, l’eterna dannazione, non avverrà mai! Il tempo, Satana, non gioca nessun ruolo per Me; nonostante ciò, lo misuro, di questo sii certo! Perché Mia è l’Eternità su eternità!
139. A una terza ora saprai [Marco 15,25][21] ciò che hai preparato a te stesso!”. – A questo punto Lucifero fugge.
- Ora Dio dice al serpente a causa degli uomini: “Tu sei l’immagine di ogni male. Come segno di ciò dovrai strisciare sul ventre e mangiare terra per tutta la tua vita! Gli uomini ti dovranno perseguitare; il seme di una donna ti calpesterà la testa. E quando questa sarà morta, allora moriranno anche le membra! Striscia via, tu, verme delle tenebre!”
140. Al serpente i piedi si staccano, e il corpo poggia sul terreno. Non in linea retta, ma obliquamente si attorciglia in avanti ed entra nella sterpaglia. Gli uomini tremano. Cosa farà il Signore con loro?
- E Dio dice: “Alzatevi, devo ancora parlare con voi”.
- Essi obbediscono e si vergognano. I mantelli celesti sono spariti, Nudi e crudi, interiormente ed esteriormente, stanno dinanzi a Dio, mentre Lui indossa una lunga veste e un lungo mantello.
141. “Avete peccato! Come il bene, così anche il male raccoglie la sua ricompensa. Ve l’ho annunciato che la vostra vita nell’Eden valeva per coloro che avevano perduto la luce con la loro caduta. Sapevate di cosa si trattava. Perché avete gettato al vento il Mio insegnamento?” – Ma loro non trovano nessuna risposta.
142. “Non sapete dire nulla? Sono stato spesso con voi, nella veglia e nel sogno, insegnando o ammonendo, e non era necessario che vi lasciaste sedurre. Nonostante ciò, voglio lasciar giacere su di voi la Mia misericordia, affinché all’esterno del paradiso possiate ancora collaborare alla Mia Opera.
143. Tra più di settemila anni i Miei principi aiuteranno insieme alle schiere a ricostruire ciò che Satana e l’uomo distruggeranno. Faccio questo perché anche voi siete venuti per riportare a Casa ciò che si è perduto”.
144. Dio si rivolge a Eva: “Eva, hai addossato su di te molta colpa, perciò dovrai soffrire molto. Volevi avere dei figli secondo la misura di questo mondo. Nel sogno ti ho mostrato quando potevi averli. Hai messo da parte l’immagine e la Parola. Ora dovrai partorire ogni figlio nel dolore; perché hai desiderato i figli per l’onore di questo mondo.
145. Ma dal momento che sei stata tanto poco la seduttrice quanto più la sedotta, e Adamo ha accusato ingiustamente Me e te, stendo la benedizione su di te: con gioia aspetterai un figlio, con dolore lo partorirai e gioiosa lo prenderai al petto (Giov. 16.21). Trasformerai ogni pianto, da dolore in conoscenza, perché sei diventata colpevole con la disobbedienza.
146. Ogni gioia che avrai per i figli, offrila a Me come sacrificio, nell’amore, in riverenza e in adorazione, e quando una donna alla precoce morte di un figlio dirà: «Dio me lo ha dato, Dio me lo ha tolto, lodato sia il Suo Nome» (Giobbe 1,21), pagherà in tal modo una parte del debito di questo mondo. La prima figlia è caduta; attraverso le Mie figlie la maggior parte del debito della figlia sarà saldato”.
147. E ad Adamo: “Dal momento che hai addossato il tuo peccato a Me, tuo Dio, e ad Eva, la tua compagna, dovrai coltivare la terra nel sudore della tua fronte, affinché possa portare frutti. Dovrai faticare per rimuovere le pietre dal povero campo, chinarti e rompere la zolla, per spargere la semenza che ti farò ancora trovare. Dal primo raccolto dovrai tu stesso raccogliere la semenza, la dovrai pulire dall’erbaccia che il maligno getta tra il frumento.
148. Sii benedetto per Misericordia. Costruisci una nuova capanna; e un altare sia il simbolo del focolare del Mio Santuario. D’ora in poi chiamaMi ‘Dio, il tuo Signore’. Prega, chiedi, implora, e non dimenticare il ringraziamento!”
149. Dio insegna ancora come rendere fertile il terreno, come poter ricevere ed educare i figli, e tutto ciò che richiede la vita senza l’Eden, poi continua: “Rendetevi utili dei buoni animali, per quanto è possibile, ma non sovraccaricate nessuno di loro, perché li ho creati Io. Il ricordo dell’Eden vi dovrà rimanere, e da questo imparerete come vivere e operare”.
150. Il Signore posa benedicendo le Sue mani sul capo di questi, che il peso della colpa fa piegare fino a terra. Dalle nubi offuscate irrompe un raggio di Sole. Ed ecco che accanto a loro sta una guida, li rialza e dice: “Venite, ora vi conduco nella nuova terra che Dio vi dona. Là costruirete la vostra vita, nuova, povera e, tuttavia, ricca, dal momento che la bontà di Dio è venuta abbondantemente su di voi”.
151. Entrambi sospettano appena che è un angelo. Ha un aspetto giovane e amabile, ‘come noi nell’Eden’, constata sospirando Adamo. Il giovane aiuta loro a confezionare delle vesti, fare scarpe, raccogliere frutti e costruire la capanna nel nuovo spazio. Poi va a prendere degli animali e così prepara un pascolo e un campo agricolo.
152. È un territorio circondato da montagne e sembra che sia anche un Eden, e le montagne sarebbero il recinto di Dio. Hanno camminato per sette giorni, hanno dovuto superare molte difficoltà. L’angelo li ha certamente aiutati, ma non ha tolto loro tutti i pesi. Essi hanno bisogno di questa scuola per la vita di questo mondo.
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Una progenie divisa
153. L’angelo se n’è andato, e loro costruiscono. Voglia Dio che non succeda nulla che possa distruggere la loro opera. Adamo lavora al di fuori della capanna, mentre Eva a volte aiuta, e lei lavora in casa che, un po’ alla volta, ingrandiscono e migliorano. Nel sogno vedono quasi sempre ciò che è utile per loro.
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154. Hanno due figli, Caino e Abele. Alla nascita, attesi nel timore, poi ricevuti con gioia, Adamo costruisce, unitamente all’altare domestico, al quale servono lui ed Eva, due altari da campo. Caino riceve una parte del terreno, Abele gli animali. Sul suo altare Adamo mette, di tutti i frutti, quattro pezzi, sull’altare di Caino quattro covoni di frumento, su quello di Abele quattro animali primogeniti. Questo è il suo grande sacrificio di ringraziamento, offerto a Dio per ogni bontà. Egli esorta i figli a pregare e sacrificare ogni giorno, a tenere una festa annuale di ringraziamento e di gioia, e portare a Dio le offerte migliori.
155. Entrambi i figli obbediscono a Dio, volenterosi e ben educati; Caino talvolta contro voglia; Abele disposto volentieri. Caino calcola quali benefici porterebbero quattro grandi covoni, anno dopo anno, lo stesso per gli animali. Certo, se Dio fosse soddisfatto di animali vecchi o soddisfatto di paglia, allora le loro offerte non costerebbero molto. Oh, come potrebbero crescere, terreno e gregge…
156. Egli enumera ad Abele quanti campi si potrebbero coltivare con i doni delle offerte.
- Abele canzona il fratello: “Stolto! Il Signore ha benedetto il tuo frumento e il mio bestiame. Ora dieci mucche hanno portato due vitellini, altrimenti solo uno; molte pecore hanno avuto tre, alcune persino quattro agnelli, e tutti sono forti e sani. Così Dio ci moltiplica le offerte portate. Puoi far crescere tu le spighe? Puoi forse creare tu un giovane animale? Non far andare in collera il Signore; perché…”
157. “Tu, uomo più giovane, non hai da dire nulla a me più vecchio!”, monta su tutte le furie Caino.
- Abele si spaventa. Caino non ha mai parlato così. Cerca di calmarlo, ma Caino borbotta: “Se i nostri genitori non avessero dovuto abbandonare l’Eden, da come ci hanno raccontato, allora…”
158. “Non ne parlare!”, supplica Abele. “Questo non ci compete! E non sminuire l’offerta, altrimenti distruggi te e anche il terreno!”
- Caino se ne va senza dire una parola. Nel campo di grano più bello si ferma con i suoi pensieri. Espresso sottovoce:
159. ‘E se Abele avesse ragione…?’. – ‘…Ah, Adamo mi ha lodato’. – ‘Perché lui non sa che tu non hai offerto nulla del nuovo campo’. – ‘Di questo non se n’è ancora parlato’. – ‘E se una volta misurasse i tuoi magri covoni?’. – ‘Ah, ho abbastanza paglia; ci legherò attorno delle spighe piene di grano provenienti da ogni campo, in modo che il mio fuoco debba fiammeggiare fino in Cielo!’. Caino torna a casa soddisfatto, senza preoccuparsi che Adamo possa una buona volta ispezionare i covoni. Si avvicina il tempo del raccolto e dell’offerta.
*
160. I giardini ben curati da Eva hanno portato ricchi frutti. Adamo prepara con cura il suo altare, Eva, scrupolosa, porta lì ogni offerta. Sull’altare di Caino si ammassa quasi una montagna di covoni. Chi vede che all’interno c’è disposta a strati la paglia? Solo all’esterno e sopra ci sono covoni pieni.
- Adamo indica lì: “Guarda, Eva, quanto alto e bello è l’altare di Caino. Certamente Dio ha dato una ricca benedizione al suo terreno”.
161. “Anche l’altare di Abele sarà gradito a Dio”, sorride Eva. – Essi stanno alla porta della loro casa quando vengono accese le offerte. Il fuoco di paglia di Caino sfavilla chiaramente. Ma poi…?
- Oh, sgomento! Un fumo denso si rivolta dal suo altare all’ingiù sul terreno. Solo una debole colonna di fuoco, e anche questa, mescolata con molto fumo, sale lentamente obliqua verso l’alto. Non doveva anche il serpente torcersi di lato, non in linea retta?
162. L’altare di Adamo e di Abele rivelano i doni per Dio; l’altro… Adamo vorrebbe aiutare Caino, ma finché divampa il fuoco, non si deve abbandonare l’altare. Alla fine Eva porta l’acqua dalla sorgente, con la quale gli uomini puliscono le pietre della loro offerta. Nel frattempo la paglia di Caino continua a mandare nuvole di fumo. Abele e i genitori si precipitano sull’altura dove si trova il povero luogo dell’offerta.
163. “Cos’è successo?”, chiede Adamo profondamente preoccupato.
- “Non lo so, padre Adamo. Tu hai visto quanto ho sacrificato; ma un vento maligno si è alzato intorno all’altura ed ha premuto verso il basso la mia fiamma. Eppure ho offerto al Signore…”.
- Abele lo guarda: “Esamina te stesso se hai agito bene”. Non dice altro. Lui è stato testimone involontario al soliloquio del fratello.
164. Adamo si rivolge adirato ad Abele.
- Abele scrolla le spalle: “Non spetta a me accusare Caino. Lui stesso lo deve confessare, …davanti a Dio!”.
- Eva implora Caino: “Tu non hai ancora tante esperienze come noi genitori. Se hai fatto un’ingiustizia, allora dillo; padre Adamo, io e Abele, ti aiuteremo”.
165. “Abele…?”. Sguardi cattivi colpiscono il fratello. Caino infuria, poi tace. Vanno in casa per prendere il pasto di ringraziamento. A nessuno piace il cibo. Non dovrebbe Dio, punire sempre per la loro disobbedienza? I figli se ne vanno. Adamo discute con Eva.
- Lei dice: “No, la punizione sarebbe caduta anche sull’altare domestico. Il vento sull’altura soffia sempre più forte che nella valle. È possibile che una burrasca abbia spinto il fuoco verso il basso”. Adamo si lascia tranquillizzare volentieri.
*
166. I fratelli s’incontrano. “Per cosa dovrei esaminarmi?”, esordisce malignamente Caino. “Vuoi fare il bello del padre?”
- “Oh, no, altrimenti avrei parlato”.
- “Cosa?”, una presa al braccio di Abele. – Questi, con calma, dice ancora: “Ho sentito le tue parole, …della paglia”.
167. “Hai spiato?”. – Una nuova presa, dolorosamente dura.
- “Lasciami andare!”, respira con affanno Abele. “Stavo cercando un agnello smarrito e così ho sentito il tuo soliloquio. Non mi sono stupito che la tua paglia non abbia dato fuoco all’offerta”.
- Furioso che Abele lo possa tradire, Caino getta a terra suo fratello. Abele cade rantolando. Gli occhi si chiudono; il volto diventa rigido e muto. Molto strano.
168. Caino emette un urlo, si getta sul fratello e grida disperato: “Abele, non volevo questo! Voglio servirti. Alzati!”. Il bel volto tace. Caino piange. Nella sua visione terribile vede un uomo sovrastante. Terrorizzato getta il suo mantello di pelo su Abele.
169. Una voce, forte, potente, che brucia il cuore dell’omicida, risuona al suo orecchio: “Caino, dov’è tuo fratello Abele?”.
- “Io… Non lo so!”, balbetta. E se Dio solleva il mantello?
- “Rispondi!”, ordina Dio, “Dov’è tuo fratello Abele?”
- “Devo io essere il custode di mio fratello?”. Oh, non è tracotanza; è paura smisurata che si nasconde dietro queste parole senza senso, come Adamo dietro un albero.
170. “Tu, come primo figlio di Adamo, sei suo custode!”, dice con severità Dio. “Vedi, la vita proviene da Me, e chi la distrugge, deve prendere su di sé il fardello proveniente dalle condizioni della Mia vita. Questo fardello, Caino, è ancora più pesante che il fardello dell’Eden che portano i tuoi genitori!
171. Al tuo fianco ti ho messo Abele, dal momento che lui è venuto dall’alto. Perché lo hai ucciso? Perché ha visto la tua ingiustizia, …ed ha taciuto?”
- Caino piange amaramente: “Non lo so, Signore! Io amavo Abele. È venuto su di me come il cattivo vento che ha abbattuto la mia offerta”.
- “Non era un’offerta! La tua paglia era buona per l’asino, non per il tuo Dio! O forse sì?”
- “Signore! Signore, io non so quello che ho fatto!”. Lacrime di rimorso colano sul mantello sotto il quale giace Abele.
172. “Non lo sai? Sta attento: a Me è più cara l’obbedienza, che un’offerta. Ma fatta bene, serve anche per la benedizione; fatta male, è una maledizione! Ora per te hai distrutto la casa paterna, l’amore e la benedizione di Abele. Cosa devo fare con te?”
- “O Signore, conducimi verso un altro luogo, dove nessuno mi conosce, dove si …”
- “…dove non ti si addita e non ti chiamino ‘fratricida’?”
– Caino tace.
173. Grande bontà risuona nelle Parole di Dio, quando continua a dire: “Hai mancato amaramente, hai aperto con forza il fiume di sangue che scorrerà fino alla fine di tutti i giorni del mondo, inesorabile e raccapricciante! E se non ci fosse la Mia Bontà, Caino, perché tu provieni dal basso, allora ogni vita che appartiene al mondo e che ancora apparterrà, annegherebbe in questo fiume. Ma Io sono e Mi chiamo:
SALVATORE!
174. Il tuo pentimento arriva troppo tardi; ma la Mia bontà ti vuol salvare. Non subito…”, previene Dio, quando Caino vuol ringraziare, “…poiché non il pentimento, ma l’ESPIAZIONE è il ponte che porta alla riconciliazione. Vattene, povero, nudo e crudo! Lotta per un terreno, non per te, ma per un popolo che verrà dai tuoi lombi. Sacrifica a questo, e non più a Me! Se vuoi essere solo l’amministratore, allora scriverò la tua via nel libro dell’espiazione, i tuoi averi, anche se piccoli, nel libro della Bontà che non lascerà rovinare i poveri. Hai distrutto; ora edifica di nuovo!”
175. Dio fa un segno che brucia come un fuoco sulla fronte di Caino, e se ne va. Caino raccoglie il suo mantello, bacia Abele sulla fronte pallida e lo copre di nuovo. Porta con sé null’altro che la sua cintura sul corpo, nessun frutto e nessuna bevanda. Intimorito, guarda indietro dall’ultima collina. Là si trova, indorata nei raggi del Sole, la sua patria; sopra di lui ci sono nuvole scure, davanti a lui una selva oscura.
176. Dopo faticose settimane arriva in un’ampia vallata. Un contrasto con la nera foresta vergine, ma non c’è paragone con il luogo dei suoi genitori. E lì incontra persone che gli somigliano, solo non così luminosi e belli come Adamo, come Eva e i fratelli più giovani. In ogni caso,… finalmente degli uomini.
177. Non hanno capanne, né campi, né greggi; vivono solo di ciò che le loro mani possono raccogliere. Il ‘contadino’ vede quanto sudore è necessario per rendere questo luogo come era la sua patria. Caino impara a conoscere gli uomini, e questi si assoggettano a lui. Egli diventa il loro signore …e rimane comunque il loro primo servitore. Misera è la sua vita, chiama la regione ‘Nod’.
178. Al suo primo figlio, Hanoch (Gen. 4,17) costruisce una città, ammonisce lui e tutti coloro che provengono dalla sua discendenza, di servire Dio ed essere sottomessi a Lui. Favorisce l’agricoltura e l’allevamento del bestiame, una prima tecnologia, l’artigianato e molto altro. Finché Caino vive, può conservare la sua stirpe a Dio.
179. Ma il mondo ha bevuto un fiume di sangue, e lo vomita sempre. Il quinto generato di Caino, Lamech[22], è un malvagio tra i malvagi, un distruttore di tutto il buono che Caino ha edificato con pentimento ed espiazione. Sembra come se la bontà di Dio, di cui Egli parlava a Caino, non possa conservare il mondo.
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E la storia continua, con Noè
180. Quando Abele viene trovato, Adamo lo mette sotto il suo altare. Temendo che, dalla colpa dell’Eden, possano derivare pericoli maggiori, Adamo mantiene una rigida disciplina. Costruisce villaggi e città; vengono fabbricate fonderie di rame e di ferro, strumenti e anche tessuti. Questo segna l’inizio del commercio e …il calcolo del guadagno. Gli altari diventano ancora l’interiorità del servizio religioso.
181. Per circa cinquecento anni si costruisce in maniera gradita a Dio; per ulteriori quattrocento anni non si può evitare che il bene derivante dalla fatica rimanga inosservato. Oh, sì, viene fatto moltissimo per la vita esteriore, ma l’egoismo, per conquistare cariche e onori, in cambio per assoggettare altri, entra in regime.
*
182. Persino Noè, l’uomo di legge, che vorrebbe fare del mondo ‘una Terra’, non riesce a fermare la decadenza. Ogni stirpe forma un popolo a sé stante, cosa che distrugge la fede e l’umanità. La fedeltà è spezzata; i giudici si lasciano corrompere; i poveri vengono oppressi! Esistono già associazioni, precursori della schiavitù.
183. Noè si lamenta del pericolo presso il Signore.
- Il Signore viene e domanda: “Cosa desideri?”.
- “Nulla, Signore, se non, che Tu ponga presto fine a ogni abominio!”
- “Con che cosa?”. Una difficile domanda: sì…, con che cosa?
- “Signore, Tu governi tutti i mondi; Tu sai meglio di tutti cosa deve accadere”. Questa è vera fede.
184. “Non sai darMi nessun consiglio, figlio della luce?”.
- Noè guarda il volto di Dio con stupore. “Con me non c’è altro che mia moglie, i miei figli e figlie, e la gente che appartiene a me. Ancora preghiamo all’altare del Tuo focolare. Ma laggiù…”, Noè indica in un’ampia pianura, egli sta con Dio su un monte, “…imperano impudicizia, crapula e ladrocinio, avidità di dominio, e molti cattivi esseri. Persino i poveri, che devono pagare il peso con la loro morte, non Ti servono”.
185. Dice il Signore: “Per l’appunto, lì non c’è nessuno che innalzi la mano verso di Me per ringraziamento o bisogno! Devo distruggere il paese, il mondo, perché – Io – non posso conservarli per Me? Non finché il Mio atto del sacrificio non salvi la prima figlia!”
186. “Signore, Tuo è il mondo, sia ciò che vi è su questo, sia al di sopra e al di sotto! Se lo distruggi, la Tua opera non sarà comunque distrutta, perché conosci tante vie di salvezza, quante sono le stelle del Tuo cielo. Nessuno le può contare! E forse, Signore, se prendi le loro anime dalla Terra, accorci la loro vita per insegnar loro in altri campi, ciò che qui hanno tralasciato, se…”
187. “Questo sarebbe già un consiglio”, sorride Dio.
- “Un pensiero, Signore, non un consiglio”.
- “Certo! Perché tu, insieme alla tua donna, hai vissuto piamente e nobilmente e avete piantato la vostra stirpe come un albero della vita in quell’Eden che si chiama amore, fedeltà, fede e obbedienza, perciò voglio conservarvi come ‘semi provenienti dalla luce’ per questo mondo. Perché il male è nel mondo e germoglia continuamente come i cardi, persino quando vengono strappati dal campo”.
*
188. Viene costruita l’arca. Noè fa raccogliere il raccolto. Ma cosa fare con i molti animali?
- “ConservaMi le creature”, dice Dio alla domanda di Noè. “E se una parte perisce, allora è il peso che gli uomini devono sopportare; a causa di loro viene il diluvio”.
- La Bibbia lo annuncia.
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Ripresa e decadenza dei popoli
189. Ancora una volta, sotto la guida di Noè, nella grand parte della Terra dove l’umanità si è distrutta, sorgono nuove e buone popolazioni. Il diluvio ha fatto diventare la Terra immensamente fertile. È come se la pioggia dei quaranta giorni dal Cielo avesse portato giù una grande ricchezza e avesse generato ogni cosa nei paesi e fatto rinascere la Terra.
190. Guardando la catastrofe, gli uomini si lasciano guidare, secondo la fede, per trecento anni. Ma sono smemorati – come anche oggi – e lo dimostra la torre di Babele. Nonostante ciò, la Bontà di Dio dura costantemente. Deve essere il mondo, ancora una volta, sommerso dall’acqua? Dio preferisce inviare uno dei Suoi grandi, per continuare ad aiutare i poveri uomini.
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191. Compare Abramo[23]. Sette stirpe, che nel frattempo sono diventate pagane, vengono risollevate nella credenza dalla verità della sua fede. Egli costruisce! Proceduto da UR, spiritualmente proveniente dalla luce, terrenamente proveniente dalla città, è il simbolo dell’ermetico maestoso Nome ‘UR’, venuto dalla terra, la cui più alta scienza è l’astronomia, egli vaga con pochi dei suoi dall’est fin su al nord, da lì verso sud e attraversa l’ampio territorio. Dal suo punto meridionale, l’occidente viene poi illuminato dalla luce della fede (Gen. 13,14).
192. Ancora un uomo potente al tempo di Abramo. Detto in generale, solo da UR, il Creatore, cosa che si può riconoscere fino al diluvio e alla confusione delle lingue. Ora si presenta in primo piano il sacerdote: l’insegnamento nel segno del riconoscimento del sommo Sacerdote Melchisedec. Il tempo dell’insegnamento sacerdotale si trascina fino alla venuta di Dio come Salvatore, cosa che i profeti confermano.
193. Abramo apre una grande breccia nell’oscurità. Egli guida le sette tribù pagane, poi chiamate Canaan; predica loro il suo insegnamento del Dio unico; vince i cattivi re (Gen. cap. 14) e governa il paese a destra e a sinistra del Giordano, fino alle montagna del nord, fino all’Egitto, …nella devota fede nel Signore.
194. Da questa, l’umanità può trarre nutrimento (spirituale) ancora oggi. Ancora oggi, infatti, non esiste nessun altro Dio che Colui al quale il patriarca tributava obbedienza. Una disposizione che ha attraversato il mondo intero per millenni! E l’ammonimento del patriarca suona così: “Costruite! Costruite, …non distruggete!”
195. Ciò nonostante, inarrestabilmente, spesso apparentemente travolgendo la luce, la materia percorre il suo povero cammino. E può essere altrimenti? La prima figlia Sadhana si è distrutta ‘la luce’. Il suo dominio e il suo campo, appunto la materia, non possono riflettere da sé null’altro, che ciò che la figlia vi ha portato: decadenza!
196. Sì, dove sono le antiche culture dei popoli? Dove sei tu, pura terra dei re e delle stelle presso il fiume Eufrate? Tu, ricco luogo di un Ra?[24] Chi ti ha innalzato al seggio del mondo, e poi ti ha fatto precipitare nella dimenticanza? Dove sei, popolo della Bibbia, ben guidato da Mosè attraverso il deserto? Cosa ha portato questo grande giù dal Cielo? Quanto magnificamente parlava di lui il Signore: «Non vi è nessuno come il Mio servitore Mosè! Con lui Io parlo oralmente, e lui vede il Signore nelle Sue sembianze» (Numeri 12,7-8).
197. Dov’è la tua fede, popolo delle Sacre Scritture? Non è solo il dogmatismo dei tuoi farisei, anzi, è la tua idolatria, commessa da Mosè fino al tempo di Cristo, che ha distrutto molto della tua indole un giorno così bella, della cultura e dell’arte. Ciò che è rimasto, a dire il vero come presso tutti i popoli che sono passati, sono dei resti dai quali fioriscono qui e là ancora delle rose.
198. Tu volevi dei re, nonostante abbia sperimentato come la brama del potere dei potenti abbia avuto un effetto devastante. Avevi un RE! Non era abbastanza buono per te? Era troppo lontano per te, nonostante la rivelazione colma di Grazia? Oppure ti era troppo semplice perché Egli governa meravigliosamente l’intero infinito con sole dieci Leggi?
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Il giusto regno che verrà
199. Ora il NAZZARENO! – In verità, solo in sella a un asino! Non è un’accusa di colpevolezza, è una domanda rivolta al mondo intero Quello che i patriarchi hanno costruito con molta fatica – con l’idolatria, con l’uccisione dei profeti, con la Parola Mene-tekel[25], e con: ‘il Suo Sangue ricada su di noi e sui nostri figli!’ – tu l’hai (confermato) spalancando l’abisso che prima o poi doveva inghiottirti, popolo biblico!
200. Eppure… Nonostante il Sole possa essere velato per settimane, comunque… c’è! Altrettanto, sul mondo intero risplendono la Bontà e la Grazia di Dio, l’Amore e la Misericordia, anche su di te, popolo biblico, anche se, certamente, innumerevoli uomini hanno distrutto la cosa più sacra; la fede nell’unico DIO! Dei popoli, delle loro opere e delle loro arti, sono rimaste solo macerie. Invece ciò che è venuto sulla Terra dalla luce, rimane benedetto fino alla fine di questo mondo.
201. E Roma, l’impero dei ‘Cesari’? È decaduta in seguito al giudizio di Pilato? Certamente; ma non solo! I romani hanno seminato sangue, e il declino è stato il loro raccolto! È stato Dio a essere consegnato ai farisei, e inutilmente Pilato si è lavato le mani…, davanti a Dio! Tuttavia, da quegli uomini buoni che anche Roma possedeva, sorse un nuovo popolo: grazie alla Bontà di Dio!
202. Lui – l’eterno Costruttore – si conserva la materia. In essa, alla base di ogni distruzione sta già il nuovo, forse nascosto, ma preparato già attraverso le Mani dell’Onnipotenza, per la resurrezione. È il ‘torrente di luce’ per l’interiore dell’uomo, per il mondo intero, per la redenzione della materia.
203. Se – come lo dimostrano i millenni – sono state sradicate stirpi e razze, per le proprie colpe, con guerre e oppressioni, questo va visto come un processo puramente esteriore, non come voluto da Dio. Che dei popoli debbano morire secondo lo sviluppo, per far posto al nuovo: che i vecchi punti di vista, i costumi o le capacità debbano essere seppelliti per non cadere nel ciclo di quel progresso che si chiama ‘emancipazione’, è una versione a buon mercato.
204. Quale scopo avrebbe, allora, mettere al mondo degli uomini, per poi sterminarli di nuovo, quando il Creatore (scientificamente, la natura!) ritiene che sia giunto il loro il tempo? Allora tutto, anche l’etica, sarebbe superflua. Se non ci fosse nessuno scopo dell’esistenza per l’intero universo, per i figli dell’Empireo[26] (gli angeli) e per gli uomini, provenienti dall’Eterno, e non possedessero la via spianata verso l’Eterno, allora non sarebbe mai stata pronunciata la grandiosa Parola
«È COMPIUTO!»
205. «E tu, Betlemme Efrata, piccola tra le città nella Giudea, da te Mi dovrà venire COLUI che sarà SIGNORE in Israele» (Michea 5,1). La materia è coronata di gloria, poiché per essa è stato pagato l’alto prezzo dal Creatore! Coronato di gloria è il nostro mondo, il più povero tra tutti i mondi! Coronato di gloria è il popolo della Bibbia, che doveva servire come esempio, indipendentemente dal fatto che ne fosse degno, anche se su di esso stava ‘la scure già alla radice’ (Mt. 3,10). Coronato di gloria è altrettanto l’uomo.
206. Ai quattro menzionati fu destinato il ‘prezzo’ che il Signore ha pagato con il Suo Amore, per aiutare a redimere ‘il caduto’ attraverso un ‘giudizio’ che la Pazienza, l’Amore e la Misericordia, sotto la guida dell’Ordine, della Volontà, della Sapienza e della Serietà[27] aiutano a correggere, a rialzare e ricondurre a casa. Non c’è nessun vantaggio in questo; solo la redenzione dà la corona come premio: il Sacrificio sul Golgota! Chi porterà la corona? La materia, …il mondo, …Giuda, …l’uomo?
UR porterà questa Corona, poiché solo LUI costruisce!
207. La brama di distruggere non potrà mai essere incoronata. Gli schernitori chiedono, il cristiano sospira: ‘Dov’è la redenzione?’. Dove il successo, se la tecnologia – al di là di tutto il Bene che c’è da rilevare – ascrive nel cervello cose che possono distruggere il mondo?
208. Si continua a dire: ‘Va bene; esiste un solo Dio e un solo Cristo, come anche un solo Golgota; ma si vedono i cristiani che si stanno sterminando nel Nome di Dio, di Gesù, del Vangelo e della Sua Bibbia!’. Dal momento che già i primi vescovi si combattevano fino alla morte, queste affermazioni sono lecite. Che empietà, ‘il peccato contro lo Spirito Santo’, che non può essere perdonato, che è difficile e faticoso da espiare.
209. Nella guerra dei trent’anni[28] – dove nessuna città e nessun villaggio fu risparmiato soprattutto in Germania – la gente fu uccisa senza pietà, con una crudeltà che nessun diavolo – solo l’uomo – avrebbe potuto inventare, e lo fecero nel Nome di Dio, di Gesù, del Vangelo e della Bibbia! I capi della Chiesa che avrebbero potuto porre un freno a tutto ciò, che avrebbero dovuto costruire l’Opera di Dio sulla Terra, pagavano per attuare queste idolatrie, per la colpa che si caricarono, …contro lo Spirito Santo di Dio.
210. E oggi…? I capi delle Chiese, sono disposti a sopportarsi reciprocamente? Sono disposti ad aiutare il mondo senza mettersi la corona in testa? Sono disposti a costruire nel Nome di Dio, di Gesù, del Vangelo e della Bibbia? Sono pronti a ‘gettare davanti al Trono sul quale siede l’UNICO’, le corone di questo mondo? [Ap. 4,10]
211. Permette Dio che Gli si getti sabbia negli occhi, facendo questo o quel beneficio, fissato alla colonna di luce di questo mondo? – E poi dire: ‘Signore, abbiamo aiutato nel Tuo Nome!’. Cosa dirà Dio, a questo proposito? La coscienza, che si può sopprimere, giammai uccisa, si alza e dice esattamente se e come il Signore esaminerà il dare e l’avere di tutti gli uomini, soprattutto dei capi delle Chiese. Infatti:
«Io sono il Costruttore,
voi dovete essere i Miei costruttori!»
e
«Chi non raccoglie con ME,
è contro di ME!» [Mt. 12,30]
212. Chi disperde, è un distruttore! Invece c’è chi non scrive nessuna colpa a nessuno, se non sulla sabbia, ma vi passa sopra con mano misericordiosa, finché resta visibile solo ciò che ‘è santo nella luce’. Nessun di voi deve fare una resa dei conti, verso chiunque. Non disperdere, bensì, raccogliere; non distruggere, bensì, aiutare a costruire, a edificare l’intera povera umanità, il povero mondo, finché la materia non sarà dissolta, riscattata nella santa redenzione di Dio, riportata per l’intera caduta.
Costruire!
Costruire …non distruggere!
213. Possa essere questa la parola d’ordine, per tutti coloro che, dalla maledizione del mondo, possano trarre ‘la BENEDIZIONE di DIO’.
* * *
[1] Primi costruttori: i primi furono i primi angeli-figli creati, i sette rappresentanti delle sette essenziali Caratteristiche di Dio, detti anche arcangeli (cherubini) insieme alle loro compagne (serafini), più Sadhana a cui nello Spazio e Tempo originario dei primi sei Giorni della Creazione, fu lasciata la libertà di creare. – ‘Altri’: nei tempi successivi, i loro figli e i figli dei figli, che poterono operare con la forza di Dio. (vedi l’opera “Eternità-ur in Spazio e Tempo”) [ndr]
[2] L’Anno-Atto-ur: – è un rappresentativo Anno della Divinità, nel quale Egli opera proponendosi un fine e portandolo a termine. Quindi questo citato potrebbe essere considerato il ‘terzo’ dell’evoluzione delle Sue caratteristiche in cui è avvenuta la creazione dei rappresentativi sette Giorni della Creazione attuali, in cui siamo ancora al sesto, quello della caduta, nel cui giorno, prima della sua fine che sarà all’alba del settimo Giorno in cui Dio si riposerà come Padre, tutti i caduti dovranno ritornare come spiriti redenti-espiati al Regno. (vedi l’intera opera “Eternità-ur in Spazio e Tempo”)
[3] Una spiegazione particolareggiata viene data in “Eternità-ur” cap.6,313-314.
[4] Alla Trinità: – come se Dio si riferisse nella richiesta, al ‘Figlio’ e allo ‘Spirito Santo’.
[5] Anche qui rimandiamo il lettore alla grande Opera già nominata “Eternità-ur in spazio e tempo”, nella quale viene fornita una grande panoramica sui sette Giorni della Creazione da parte della Divinità-UR ai primi spiriti creati.
[6] Doppi: – perché tutti gli spiriti creati all’inizio, ad eccezione di Sadhana, erano maschili e femminili, quindi sette coppie iniziali: Uraniel-Urea / Michael-Elya / Zuriel-Helia / Muriel-Pargoa / Alaniel-Madenia / Raphael-Agralea / Gabriel-Pura.
[7] Dopo Sadhana: – nel sesto Giorno della Creazione, come viene riportato nell’Opera “Eternità-ur”, furono creati da Dio per loro, tre coppie di ‘nuovi figli’ per ogni coppia dei primi arcangeli, e una coppia per Sadhana (“Eternità-Ur” cap.6,13). Successivamente Sadhana in modo autonomo cominciò a creare figli, i cui primi due (“Eternità-ur” cap.6,16) – maschio e femmina – che però seguirono Dio-UR, saranno citati più avanti (cap.9,17).
[8] Il primo mondo creato da Sadhana: Ataraus [vedi “Eternità-ur” cap. 6/33,872-873]
[9] Da ricordare i grandi incarnati con il loro cammino di vita che ha segnato la storia sulla Terra. Ad es.: Uraniel-Mosè, Michael-Elia, Zuriel-Isaia, Muriel-Abramo, Alaniel-Giobbe, Raphael-Enoch, Gabriel-Zuriel, Perutam-Giosuè, e altri come Zaccaria, Daniele, Debora, Samuele, Ruth, ecc.
[10] La terza Entità: – Delle quattro essenzialità-entità della Divinità, esse sono: 1° il Creatore, quale fuoco eterno; 2° il Sacerdote, quale acqua; 3° Dio, quale terra; 4° l’aria, quale Padre. (vedi in “Eternità-ur” cap. 4,67-103)
[11] Le sette caratteristiche della Divinità in tre gruppi: 1) Ordine-Volontà-Sapienza; 2) la Serietà; 3) Pazienza-Amore-Misericordia.
[12] Dall’opera “Eternità-ur” viene spiegato che le entità-essenzialità di Dio sono quattro: Creatore-Sacerdote-Dio-Padre; mentre le Sue Caratteristiche dominanti sono: Amore Sapienza Volontà – Ordine – Serietà Pazienza Misericordia. Quindi, nel tempo della manifestazione della terza essenzialità, DIO, nel sesto Giorno della Creazione, dell’Amore, in cui la Pazienza avrebbe dovuto operare insieme nell’attesa della redenzione dopo l’eventuale ‘caduta’, i figli creati avrebbero sostenuto la ‘prova della libertà’.
[13] Terzo tempo di Grazia: – una fase dello sviluppo del tempo nel 6° Giorno della Creazione in cui, dopo l’allontanamento volontario di Sadhana sempre più ottenebrata e diventato Lucifero essendosi posto nella condizione di credersi la stessa Divinità, sulla Terra dove avrebbe dovuto incarnarsi l’Entità-Dio, sapendolo dall’origine, persiste nell’antagonismo, sperando che con la disubbidienza dei primi uomini venuti dal Cielo, avrebbe potuto minare la futura incarnazione della Divinità.
[14] Uomini del mondo: – sono i pre-adamitici che esistevano sulla Terra all’epoca del Giardino dell’Eden in cui fu posta la prima coppia dal Cielo. Esseri esistenti e presso i quali si recherà Caino con la sua famiglia dopo essere stato segnato perché fosse riconosciuto e non più ucciso, con i quali costruirà la prima città Hanoc.
[15] Gli aiutanti: sono i non caduti, i figli fedeli, che nel loro servire accettano l’incarnazione terrena per il loro cammino di collaborazione.
[16] I suoi: – è evidente che anche dalla parte dell’oppositore, poi diventato inferno con quel terzo degli angeli che lo seguirono, anch’essi possono incarnarsi, quindi agire non solo sul piano animico, ma anche direttamente sulla Terra in modo diretto-materiale. A ciò vengono considerati quattro categorie fondamentali di incarnati: I piccoli e i grandi dalla luce, e i piccoli e i grandi dalle tenebre. (vedi “Karmata” vers.25)
[17] Il servizio nella notte: – nello spirituale è sott’inteso che non esiste notte, perciò c’è un’eterna attività. E tuttavia, poiché comunque il tempo ha delle fasi, con ‘notte’ viene inteso non solo il riposare dall’opera compiuta ‘nel Giorno’, ma il pensare alla preparazione di ciò che si dovrà compiere nella successiva opera.
[18] Flamberga: spadone a due mani
[19] Sul quarto Giorno della Creazione nel quale UR ha già scritto il Suo Testamento alla presenza della figlia della Creazione, Sadhana, e dei sette più sette principi della luce, cherubini e serafini, è da leggere nell’Opera “Eternità-ur in Spazio e Tempo”. A quel tempo, Sadhana è ancora l’amabile prima figlia di Dio, la pura figlia obbediente. (vedi “Il Testamento di Dio con la Creazione”, L’Opera-ur, cap.6,245).
[20] Orytam ed Hagar sono i nomi spirituali dei primi due figli creati autonomamente da Sadhana, i quali però non seguirono la madre e rappresentarono due dei più importanti ‘figli di Dio’ tramite i quali il genere umano fino ad oggi vive sulla Terra. (vedi “Eternità-ur” cap.6,17)
[21] Cifr: «Era l’ora terza quando lo crocifissero, ..»
[22] Lamech e il suo regno nella prima città Hanoch. Si rimanda il ricercatore all’Opera “Il governo della Famiglia di Dio” dettato a Jakob Lorber nel 1840-1844 quale rivelazione degli eventi mosaici da Adamo al diluvio universale.
[23] Vedi l’opera di A. Wolf “Il patriarca”.
[24] Ra: nella mitologia egiziana, dio del Sole venerato particolarmente a Eliopoli. I faraoni erano considerati suoi figli.
[25] Mene, mene, tekel U-pharsin: – Una scritta su un muro alla corte del re Bel-Sazar fatta in modo soprannaturale da una mano invisibile per imporgli un limite. (vedi Daniele 5,25 – “Babilonia tu grande” cap. 12)
[26] Empireo: Secondo la teologia cattolica medievale, il cielo Empireo (pronuncia empìreo, dal greco antico ἐμπύριος, empýrios, cioè «infuocato», «ardente») è il più alto dei cieli, luogo della presenza fisica di Dio, dove risiedono gli angeli e le anime accolte in Paradiso.
[27] Le sette Caratteristiche di Dio
[28] Per guerra dei trenta anni s’intende una serie di conflitti armati che dilaniarono l’Europa centrale tra il 1618 e il 1648. Fu una delle guerre più lunghe e distruttive della storia, iniziata tra gli stati protestanti e quelli cattolici, poi estesa a quasi tutte le nazioni europee.