(Dettato ad Anita Wolf nel
1968/1969)
Daniele, il profeta-re e le sue molteplici immagini da veggente.
Egli diventa principe in Babilonia e rimane ugualmente il messaggero della Luce
di Dio. Abbondanti sono i riferimenti biblici in questa rivelazione, per
comprendere il rapporto sulla cattività di Giuda con rispondenze celesti. La
“grande Babilonia”, quale segno di allora e per ogni tempo, sopratutto
per il tempo della fine, per indicare i popoli sempre in cattività. Ma sopratutto, come allora, splende continuamente l’eterna
Bontà, Grazia e Misericordia dell’Iddio-UR.
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“Babilonia, tu grande”
(Daniele)
[600-520
a.C.]
Daniele
Babilonia
Titolo originale:
“Babylon, du große”
Tutte le opere (in lingua tedesca) vengono consegnate gratuitamente
agli amici che cercano la Luce
Edito dal circolo degli amici di Anita Wolf - C/o Jurgen
Herrmann
Hohenfriedberger Strasse,
52 - 70499 Stuttgart
Email: bestellung@anita-wolf.de.
Sito: http://www.anita-wolf.de
Traduzione: Ingrid Wunderlich
Questa edizione in lingua italiana è stata curata dal gruppo:
‘Amici della nuova Luce” – www.legamedelcielo.it
Contatti: info@anitawolf.it
I giudei arrivano come prigionieri
in Babilonia [Cr. 36,11-21] |
|
Un masso viene sollevato - Trovati
Daniele e la sorella |
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Asnorba è chiamato dal re - Chi scava
fosse, vi cade |
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La fede di Harfia
- Un lieve Soffio - La scelta dal Cielo su Daniele infante - La piccola
fedele |
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Daniele davanti a Nabucodonosor,
risponde profetizzando il suo regno - Arioch e il ciambellano -
Altre quattro settimane per un'altra prova [Dn. 1,1-20] |
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Daniele ottiene una proroga su un
giudizio - Il ringraziamento nella preghiera [Dn. 2,1-12] |
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Il sogno del re e la sua
interpretazione - La conversione di Nabucodonosor [Dn.
2,25-36] |
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Daniele e il giudice; i fratelli
si ritrovano |
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Il feticcio idolatra del re - I
giudei coraggiosi [Dn. 3,1-19] |
|
I tre uomini nella fornace - Il
quarto ‘uomo’ - Il vero miracolo di Dio e un re cambia [Dn. 3,20-30] |
|
Un saluto di pace - Un grave sogno
anticipa gli anni seguenti
[Dn. 4,1-37] |
|
La mano di Dio: “Mene Mene tekel U-pharsin” [Dn. 5,1-30] |
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Morto Bel-Tsazar
1°, un tumulto viene sedato benignamente - Arioch e
i settanta per venti anni, poi il ‘peres’ -
Babilonia soggiogata dai medi e dai persiani - Dario e un nuovo decreto per
trenta giorni - Una visita dall’Alto [Dn. 5,30-31] – [Dn. 6,1-9] |
|
Daniele è accusato - La sentenza:
nella fossa dei leoni – Dario costretto a riconoscere il Dio dei giudei [Dn. 6,10-15] - [Dn. 6,16-28] |
|
1° visione di Daniele: rispondenze
nel materiale e nel Regno
[Dn. 7,1-12] |
|
2° visione: la rivelazione
sull’Amore quale Figlio riconciliante per i caduti [Dn. 7,13-28] |
|
Un falso giudizio su Susanna viene
scoperto, e Dio impone il Suo [Dn. cap. 13] |
|
Una Parola meravigliosa, spiegata
da un angelo [Dn. 7,27] |
|
Astiages, un re pagano muore in Dio |
|
La grande visione sull’Ulai; l’ariete e il caprone [Dn. Cap. 8] |
|
Il dialogo con l’angelo-cavaliere
sui profeti - Su Maledizione e Giuramento, Serietà e Ira - La grande
preghiera di Daniele
[Dn. 9,1-19] |
|
Gabriel spiega la visione di
Geremia: per quel tempo e per quello della fine [Dn. 9,19-27] |
|
La magnifica profonda rivelazione
e guida da Dio stesso su Esodo 19,5-6 |
|
Sull’Hiddekel
con Dio e poi con tre angeli per un’ulteriore immagine profetica [Dn. cap.10] - [Dn. 11,1-28] |
|
Tre angeli spiegano la visione,
per allora e per il povero tempo della fine [Dn. 11,29-32] |
|
Una lite per i tesori del tempio –
Gabriele conforta Daniele per il il proseguimento
del servizio |
|
La Pazienza, tu calice ultracolmo; altra visione sull’ultimo tempo del mondo terreno [Dn. 11,33-45] |
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Dio consola, ma la gente cattiva pianifica
- Ciro al castello di Dura – Un altro Bel è spezzato e i sacerdoti puniti [Dn. 14.1-2] - [Dn.
143-22] |
|
Il serpente-drago di Lysumacha; Daniele per la seconda volta nella fossa con
dodici leoni [Dn. 14,23-42] |
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Un bel dialogo tra Daniele e Ciro
– Dio consola – Il luogo dell’assemblea è in pericolo |
|
I traditori si tradiscono - Il meraviglioso
discorso di Dio ai presenti tramite Daniele - Il giusto Giudizio di Ciro –
L’ultimo magnifico discorso |
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Il censimento dei giudei e il
conteggio dei beni – Una resa dei conti – La restituzione del tesoro a Israele
- L’ultimo
Insegnamento di Dio tramite Daniele |
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L’ultima immagine del veggente per
il tempo della fine sulla Terra [Dn. Cap. 12] |
|
Il ritorno nella Patria di Daniele
– verso Canaan e nel Regno di Dio – Spiegazione delle cifre |
DIO
Gabriel/Zuriel Portatore
di Luce della Misericordia
(corona)
Michael/Elia Portatore
di Luce della Volontà
(spada)
Muriel/Abramo portatore di
Luce della Serietà (torchio)
Raphael/Enoch portatore di
Luce dell’Amore (croce)
Uraniel/Mosè portatore
di Luce dell’Ordine (bilancia)
Un aiutante/Asarja il corazzato/cavaliere dal re e nella fornace (uno del 4° gruppo davanti al Trono)
Daniel/Bel-Tsazar Daniele, l’incarnato di uno degli angeli più anziani, figlio di
Abia-Obadia
Il lontano un
angelo dalla Luce
Abakuk un
profeta
Abed-Nego superiore e
consigliere giudeo dell’ex Sinedrio
Achymad re
di Suan (cattivo, paragonato a Sadhana)
Arioch giudice
superiore di Babilonia
Aroboas nobile
giudeo
Artharas tesoriere
di Dario
Astiages il
re di Susan in Elam
Asarja/Abel-nego amico
di Daniele (fratello di Hananja e Misael)
Asnorba fabbro
di Babilonia
Aspenas ciambellano
del re
Bazloth giudice
superiore giudeo
Bel principale
dio dei babilonesi
Bel-Sazar I re
di Babilonia, succeduto al padre Nabucodonosor
Bel-Sazar II re
di Babilonia, succeduto al fratellastro Bel-Sazar I
Borojka avvocato
e spia di Babilonia
Chylostar sacerdote
di Bel
Ciro re di
Susan (Cyrus)
Dario re di Media
(Darius)
Ephoseth nobile
giudeo
Hananja/Sadrach amico di Daniele (fratello di Misael e Asarja)
Harfia sorella
di Daniele
Hasupha un
giudeo nobile, malfattore
Hilkia padre
di Susanna
Hisebar nobile
giudeo
Hodadja ricco
giudeo, malfattore
Jojakim re
dei giudei, deportato
Jojakim commerciante
giudeo, marito di Susanna
Jolea moglie
di Asnorba il fabbro
Judamäa un
insegnante giudeo
Kambasy 2°
guardiano della fortezza di Daniele
Kir-Arba commerciante
giudeo
Kores re
di Persia
Lotusja saggio
superiore della Caldea
Lysumacha sacerdote
capo di Bel
Machado traditore
giudeo, padre di sette figli
Mesach superiore
e consigliere giudeo dell’ex Sinedrio
Misael/Mesach amico di Daniele (fratello di Hananja e Asarja)
Mithredath tesoriere
di Kore
Nabucodonosor re
di Babilonia (Nebukadnezar)
Nezarono poliziotto,
dei gialli
Paska ricco
giudeo, malfattore
Pelajar ricco
giudeo, malfattore
Phelag ricchissimo
giudeo, malfattore
Pochereth ricco
giudeo, malfattore
Ranza ricco giudeo,
malfattore
Raziduk il
sorvegliante di Daniele e dei suoi amici
Reum
Sadrach superiore
e consigliere giudeo dell’ex Sinedrio
Sasmigal saggio
superiore della Persia
Schuthnaza saggio
superiore di Babilonia
Sesbazar un
principe
Simsai consigliere
di Rehum, malfattore
Sotai ricco
giudeo, disonesto
Susanna moglie di Jojakim
Thamaro sacerdote
di Bel
Themoh giudice
superiore giudeo
Zambolama giudice
superiore giudeo
Solo citati
Abia-Obadia (padre di
Daniele) / Abraham (Abramo)
/ Ahab / Ahasia / Ahas / Aschera / Astante / Baal /
Giosuè / Haggai (Aggeo) / Maleachi (Malachia) / Mosè / Necho (un faraone) / Niesroch / Nisroch / Rehabiam / Sebub / Zaccaria
Luoghi citati
Ahmetha / Akkade
/ Canaan / Charobas / Damasco / Dura (una valle) / Dura (residenza di Daniele)
/ Edom / Elam / Euphrat (il fiume-Padre) / Giordano (fiume) / Giudea / Hazor
/ Hiddekel (3° - il fiume-Dio) / Kinnereth
(lago Genezaret) / Meron (lago) / Moriah (collina in Gerusalemme) / Ninive / Peniel
/ Persepolis / Sepharvaim /
Sinear (monte caldeo) / Susan (una fortezza) / Tigris (fiume) / Ulai (4°
fiume spirituale)
Prefazione
Daniele, il profeta del re e le sue visioni
profetiche. – Sembra strano, se non si conoscono i collegamenti spirituali, che
lui, contro tutti gli altri profeti del Vecchio Testamento, durante il tempo
della sua vita abbia avuto a che fare con il re, diventando un principe del
mondo e, …sia rimasto ‘messaggero dalla Casa di Dio’, destinato ai servizi più
alti. Daniele è un principe nel doppio senso: proveniente dalla Luce e per il
mondo.
Se si indicano i tempi, rimane da
notare che la storia di Daniele non risulta a caso, come dice l’annuncio.
Settant’anni sotto il governo di Babilonia, un popolo ricco nell’alta
conoscenza e negli atti demoniaci d’ogni genere. Accanto al progresso culturale
dimorava la mania di grandezza e una terribile crudeltà, sotto cui ebbero da
soffrire molti popoli, e infine, anche lo stesso popolo.
In questa ‘alta tensione tra Luce e
tenebra’, il bambino-Daniele viene cresciuto dalla casa principesca giudaica.
Sono desiderati i bei giovani, come anche le ragazze. Non c’è da stupirsi che
il delicato ragazzo Daniele, intelligente, rimasto orfano presto, viene passato
‘di mano in mano’, finché non giunge alla corte di Nabucodonosor, allora,
quando ha circa vent’anni.
Così come la Giudea rimane per venti
anni oppressa dal proprio re e poi per cinquant’anni nella prigionia di Babilonia,
anch’egli deve serve i re stranieri. Qui sia annotata la Parola di Dio: “Il
cinquantesimo anno è il vostro anno del giubileo’ (perdono = riconciliazione;
[Levitico 25,11]: «Il cinquantesimo anno
sarà per voi un giubileo, non seminate e non raccoglierete quello che i campi
produrranno da sé, e non vendemmierete le vigne non potate»). Dopo la lunga
prigionia il popolo giudaico può ritornare a casa in Canaan. Gli avvenimenti
sono registrati nella Bibbia, ma di quei tempi, come lo si scopre in questa
rivelazione, c’è da comprendere ancora molto altro.
Mosè ed Elia stanno in due segni
particolari: Mosè conduce il popolo fuori dalla schiavitù d’Egitto; da Elia in
poi va incontro al suo naufragio. Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele – quale
ultimo - sono i profeti che si susseguono uno dopo l’altro. Li si chiamano i
‘quattro grandi’, mentre al loro tempo, e dopo, compaiono i ‘dodici minori’.
Sono delle cifre chiavi della
Quadruplice Entità-Ur, e sette Caratteristiche che ottengono una quadruplice
rappresentazione come ‘spiriti’, ‘stelle’, ‘luminari’ e ‘fiaccole’. Dopo
Daniele giungono ancora quattro inviati minori dai dodici, di cui l’ultimo
arriva circa quattrocento anni prima di Cristo. Poi comincia il ‘povero tempo’,
fino alla Nascita del Signore. Tutto questo, dev’essere un caso? Dato soltanto
così, per caso?
Anche al tempo e il modo di operare
di Daniele non è da ascrivere a nessun caso. Secondo il senso egli è l’ultimo
precursore del Re (Gesù), ed ha prevalentemente a che fare con quattro re
principali. Che con ciò sarà aiutato anche il popolo, dimostra la Benignità e
la Misericordia di Dio. Questo raggio antecedente basterà come Benedizione,
fino al punto di svolta dell’epoca finale (la Nascita di Cristo).
Ancora una profonda riflessione: il
popolo giudaico viene trattenuto presso l’Eufrate. La quarta corrente dall’Eden
(Gen. 2,14) simboleggia la quarta Entità-Ur e la Sua Caratteristica conclusiva:
la Misericordia. Il settimo angelo-principe, Gabriel, come Suo portatore, ha da
istruire Daniele quasi esclusivamente, così come farà visibilmente poco prima
del tempo di Gesù a Gerusalemme nelle vesti di Simeone[1]. E il popolo giudaico
era stato in schiavitù di Babilonia per settant’anni, e Daniele conta
settant’anni. Babilonia è il paese, Babilonia è la capitale, Babele è una
provincia a nord del paese.
Quel tempo della ‘grande Babilonia’
è da trasferire ad oggi? Senza alcun dubbio! Come allora, accanto alla ricca
conoscenza, all’arte, alla cultura e alla tecnica, si svolgono omicidi,
intrighi, crudeltà e vizi, uno sprofondare di interi popoli, in cui i nobili
della ‘Luce’ vengono utilizzati dai caldei solo per cattivi scopi, nient’altro,
eccetto masse che si sollevano. Questi erano come l’umanità di oggi, tendenti
alla ricca conoscenza, al progresso, nel quale è esposto alla rovina anche il
far bene, ma attraverso crudeltà incalzanti e guerre. Aumentano gli omicidi, il
vizio è all’ordine del giorno. Accanto alla carità, altamente benedetta, regna
il quasi totale fallimento tra uomo e uomo.
Allora erano i popoli fra stretti
confini, oggi è l’intero mondo che si è scavato la fossa. Ma su ciò splende
costantemente l’eterna Benignità, la Grazia, l’Amore e la Misericordia di
Dio-UR. Questa sia la consolazione per tutti gli uomini nelle ultime ore di
vita di questo mondo, con il suo naufragio come ‘la grande Babilonia’.
Le visioni di Daniele (Daniel) sono
tra le più note sin dall’antichità, poiché simili ad altre date ad Elia e poi a
Giovanni con l’apocalisse, con la differenza che a Daniele furono spiegate,
benché con un linguaggio celeste che è sempre da interpretare. Qui con
l’aggiunta, come ad esempio a Zaccaria, che gli viene indicato di scriverle
(cap. 15,9). Solo così possiamo quindi essere certi che, almeno quella parte
del rotolo, è veritiera.
Un’ulteriore occasione per meditare
sulla veridicità della Scrittura, al fine di correggere gli errori e le
trascrizioni errate, nonché quegli eventi falsi riportati impropriamente, ma
che, essendo errati, sono quindi da annullare completamente. Solo nell’analisi
particolareggiata della nuova Parola si potrà tenere ciò che è giusto da ciò
che è da rilasciare, e meditare su questa nuova verità da Dio, lasciando
perdere tutto l’antico, che ora, alle porte della nuova era, dovrà essere
l’unica vera Dottrina per l’insegnamento dello spirituale sulla nuova Terra.
Le molteplici profezie date a
Daniele oltre 2500 anni fa, restano enunciate non soltanto per il suo tempo, ma
proprio per il tempo della fine, sebbene in una ermeticità cui nemmeno questa
nuova rivelazione lascia chiarire esaurientemente, poiché, sempre di profezie
date a quel tempo si tratta, pur ridonate all’umanità come allora furono date
ad uno solo, dalla Luce. E tuttavia chiariscono tanti punti oscuri, in cui la
Scrittura presenta fin troppe incomprensioni e dubbi sull’effettiva veridicità
di quanto tramandato. Perciò diventa importantissima la nostra guida anche
tramite questa rivelazione, per far Luce sulla verità. Sta a tutti noi
comprendere che tutto è guidato dalla Luce, e farne tesoro per preparare i
cuori, la mente e le braccia per il tempo in arrivo, l’ultimo, prima della
purificazione annunciata.
A.W. 1968/69
I giudei arrivano come
prigionieri in Babilonia
[2° Cronache 36,11-21]: « 11
Quando Sedecìa
divenne re, aveva ventun anni; regnò undici anni in Gerusalemme. 12 Egli fece ciò che è male agli
occhi del Signore suo Dio. Non si umiliò davanti al profeta Geremia che gli
parlava a nome del Signore. 13 Si
ribellò anche al re Nabucodònosor, che gli aveva
fatto giurare fedeltà in nome di Dio. Egli si ostinò e decise fermamente in
cuor suo di non far ritorno al Signore, Dio di Israele. 14 Anche tutti i capi di Giuda,
i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli
abomini degli altri popoli,
e contaminarono il tempio che il Signore si era consacrato in
Gerusalemme. 15 Il
Signore,
Dio dei loro padri,
mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché
amava il suo popolo e la sua dimora. 16 Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono
le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l'ira del Signore
contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. 17 Allora il Signore fece
marciare contro di loro il re dei caldei, che uccise di spada i loro uomini
migliori nel santuario, senza pietà per i giovani, per le fanciulle, per gli
anziani e per le persone canute. Il Signore mise tutti nelle sue mani. 18 Quegli portò in Babilonia
tutti gli oggetti del tempio, grandi e piccoli, i tesori del tempio e i tesori
del re e dei suoi ufficiali. 19 Quindi
incendiarono il tempio, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme
tutti i suoi palazzi e distrussero tutte le sue case più eleganti. 20 Il re deportò in Babilonia
gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino
all'avvento del regno persiano, 21
attuandosi così la parola del Signore, predetta per bocca di
Geremia: “Finché il paese non abbia scontato i suoi sabati, esso riposerà per
tutto il tempo nella desolazione fino al compiersi di settanta anni”.»
1. “Che confusione!”, dice un uomo mentre si
spinge attraverso le file di molta gente fino al bordo della strada che si
chiama ‘la magnifica strada di Babele’.
“Ché cos’è?”, chiede ad un giallo. – I ‘gialli’ sono la polizia. Nabucodonosor[2]
ha truppe da favola. Il potere maggiore sono i guerrieri, altri sono i
poliziotti. Questi portano sulle spalle delle giubbe tinte di un giallo
sgargiante; per questo si chiamano ‘gialli’. Sono temuti. Chi cade nelle loro
grinfie, ci lascia quasi sempre la sua vita. È rischioso rivolgersi a loro.
2. Tutta Babilonia è in giro. I gialli si guardano di
provocare la loro plebe. Oggi è stato raccomandato di tenersi indietro. Perciò
il giallo brontola solamente. Molti di loro stanno ai bordi della strada. Di
rado il popolo si spinge fin qui. Se è il caso, allora ammira i magnifici
palazzi, i giardini pendenti che circondano in parte la città dalla valle dell’Euphrat. Ovunque regna un inaudito fasto.
3. La classe superiore, circa un decimo della
popolazione, possiede il potere. La metà sono commercianti, operai e poveri. Il
resto sono principi, funzionari, l’esercito e la polizia. Come schiavi si va a
cercare gli stranieri. Ora ce n’è bisogno di nuovi perché la ricchezza dei
ricchi è aumentata, per questo sale sempre di più la miseria dei poveri.
4. “Sì, così viene fatto!”, dice l’uomo, del tutto senza vergognarsi. “Sono
contento che non appartengo a nessun partito”.
- “Ti conosco”, grugnisce di nuovo il giallo. “Tu sei Asnorba,
il fabbro della porta. Non hai mai ferrato i cavalli regali”.
5. “Ah, ai cavalli è indifferente chi li ferra quando
non hanno dolori. Ma questo non vale per Nezarono?
Ebbene, tacciamo; vorrei piuttosto sapere che succede qui. Ah, là presso la
piazza del re che conduce alla riva, là sta capitando qualcosa. C’è un tumulto?
Ti devo proteggere con le mie braccia da fabbro?”, fa giocare i suoi muscoli.
- “Non è necessario”, dice il
giallo sgarbato. “Tu sei solo uno, noi siamo molti!”
- “Oggi! Altrimenti ti consiglio di toglierti dalla
mia via”.
6. Solleva in alto un ragazzo e gli ordina di guardare
verso la piazza del re. Costui lo fa.
- Ma presto questi
esclama terrorizzato: “Giù, non voglio vedere!”.
- Con delicatezza come non lo si aspetta dal fabbro,
rimette il ragazzo in piedi.
- Costui si copre
gli occhi. “C’è molto popolo, circondato dai ‘marroni’ (soldati); stanno picchiando gli stranieri con le sferze”.
7. “Va’ a casa, ragazzo mio, queste non sono cose per
te; e se vuoi saperlo, io stesso sparirei. … Eh, Nezarono,
è di certo il popolo dal Giordano? Vent’anni fa era sottomesso alla nostra casa
reale. Questi non hanno più pagato il tributo”, bisbigliando: ‘lo posso ben comprendere’. “Ora viene
preso prigioniero tutto il popolo?”
- “Che ti riguarda? Occupati della tua pelle…”
- “Non mi devi minacciare, giallo! Devo sussurrare
qualcosa di te?”. Nazarono
prende saldamente nelle sue mani il suo scudo e la sua sferza.
- Allora il fabbro
ride di scherno: “Ah, ah, ah”.
8. Nel frattempo la fila degli uomini è stata spinta
avanti. In cima cavalca una schiera dei ‘pesanti’,
che persino Asnorba evita. Dopo, seguono i miseri
grigi: molti uomini, incatenati, vacillando, vestiti di stracci. Non in pochi
si nota la provenienza nobile; tra di loro il re Jojakim,
scortato da quattro guardiani che lo conducono con quattro catene. Il corteo
dura ore.
9. Quando però arrivano le donne con gli abiti
stracciati, conducendo o portando i bambini che piangono, allora i vicoli di
Babilonia si svuotano per il dispiacere dei comandanti. Anche il fabbro torna a
casa. Rabbrividendo riprende il suo lavoro. Sua moglie, snella e fine, gli
toglie la mano dal ferro che lui getta sull’incudine.
10. “Racconta. Il tuo peso è il mio peso”, dice lei piano.
- “Non oggi, va’ dai bambini”, risponde lui mentre si asciuga le guance di nascosto per
togliersi qualche lacrima. Poi mormora: “Quello che ho visto, …no, non è nulla
per te”.
- Jolea esce a tastoni.
Arriverà l’ora in cui alleggerirà il suo cuore. Nessuno sospetta quanto
delicatamente il fabbro sa trattare con moglie e figli, e che odia crudeltà e
durezza. La scorza è ruvida, ma il nucleo è buono.
11. Stanco si siede sull’incudine accanto ai suoi
pesanti martelli da fabbro. ‘O, se questo
capitasse alla mia Jolea, ai miei figli, se…’ Si
asciuga continuamente il volto; le immagini grigie rimangono. Entra un vicino.
È un avvocatuccio, lo si chiama in segreto ‘lo spione’.
12. “Vuoi qualcosa, Borojka?
Il tuo asino ha bisogno…”
- L’uomo respinge
brontolando: “Lui sta bene. Oggi è arrivato il popolo del Giordano; non lo si può
contare. Misere figure! Ho solo notato un paio di giovani donne. Ah…”, fa uno
schiocco, “…se ne avessi una …”
- “Tu hai una brava donna”, risponde Asnorba come a caso.
Vorrebbe quasi prendere il pesante martello per…
13. “Non lo intendevo così. Nezarono
ha detto che sei scappato quando sono arrivate le donne. Anche loro si possono
comprare, ah, ah, ah”. L’avvocato ride in
modo disgustoso.
- ‘Ecco, ah, …il
giallo mi manda in casa lo spione. Devo stupirmi?’. La domanda del fabbro giunge così, secondariamente: “Che ne dice
tua moglie?”
- “Quella…? Non ha nulla da dire. Nella casa sono io
il padrone!”
- “Ahaha! Ora, …perdonami,
sono stanco, chiudo l’officina”.
14. “Ascolta ancora: non hanno risparmiato nessun
bambino; le loro città e i templi sono distrutti. Dietro ai prigionieri – ma ne
arriveranno ancora di più – hanno portato le loro magnificenze, del re, dei
principi, e il grande tesoro del tempio”. Dopo una pausa che il fabbro non
interrompe, riprende: “Non dici nulla contro questo cattivo popolo?”.
15. Asnorba, comprendendo bene il farabutto, dice rilassato:
“Non ci si deve occupare dei cattivi, eccetto della parte che dobbiamo
ottenere. Domani vado al mercato, sicuramente i prigionieri verranno messi
all’asta”.
- “Che ne dirà tua moglie?”, ghigna quello, perfido.
- Una strana risata: “Ah, ah, ah. Mi succede come a
te: anch’io sono il padrone in casa mia”.
16. Il fabbro
spegne il suo fuoco. Al buio, stringe i pugni. “Bel? Sei nostro Dio, se…”. Non
avendo sentito altro fin dall’infanzia, ha creduto nel dio principale di
Babilonia, ma oltre alle feste, non se n’è occupato molto. Qualche volta ha
riflettuto su questo, quanto un popolo è potuto cadere in basso, nonostante che
‘Bel’ significa anche ‘giusto’. Respinge con forza i pensieri;
presso sua moglie e i figli trova di nuovo un po’ di pace serale.
*
17. Verso il mercato si sentono delle grida. “Quanto ti possono interessare i vecchi, i
malati e i bambini?”
- “I vecchi muoiono, i malati vengono aiutati, i
bambini crescono. Li si istruisce, se sono idonei”.
- Di nuovo la folla si spinge verso la strada larga
fino alla piazza dove si svolgono le aste. Si mercanteggia per i prigionieri
come per una merce.
18. Qualcosa ferma il peggio. È la Mano invisibile di
Dio? Oppure Egli non ha nulla a che fare con questa faccenda? … Sull’alto
trono, coperto da pelle di leone tinteggiata di blu, siede Nabucodonosor.
Seleziona per sé i fanciulli e le ragazze ben formati. Tiene il re Jojakim in prigione. Dopo di lui scelgono i principi, i
superiori e i ricchi che pagano piccoli prezzi. Così va avanti per giorni. Arioch, il giudice superiore di Babilonia, conduce la
vendita[3].
Si allineano i prigionieri come animali e non si bada se cadono giù per la fame
e il dispiacere.
19. Alla fine, il piccolo uomo che deve pagare di più,
può comprarsi gli schiavi. Solo dei singoli ne prendono qualcuno. Due terzi
dell’intero popolo del Giordano sfugge alla schiavitù. Fra Sepharvaim
e Akkade li si assegnano nel campo e li si lasciano
alla loro pena. Dato che non possiedono nulla, è difficile per loro nutrirsi
dalla scarsa regione. Intanto non si esige nessuna tassa. Sovente vengono
contati, e un balivo[4]
sta su di loro.
[indice]
Un masso viene sollevato
– Trovati Daniele e la sorella
1. Sono trascorse settimane da quando quei miseri erano stati spinti attraverso
la parte sfarzosa di Babilonia. Chi vuole, ora può comprare ancora qualcuno.
Perciò Asnorba fa un viaggio. Nei pressi di Akkade incontra quattro giovani giudei. Strano: le guardie
non volteggiano nessuna frusta, mentre i quattro devono sollevare dalla fossa
un blocco di pietra. Ma sono troppo deboli. Asnorba si avvicina deciso. Non viene
fermato.
2. “Ehi…”, esclama verso quei ‘grossi’, “…si può
aiutare qui un poco?”
- “Se vuoi?”, ride uno.
I giovani stanno come irrigiditi. Nonostante l’onta, hanno l’aspetto molto per
bene; ma i loro occhi, …sono come di animali pronti da uccidere. Asnorba aiuta senza dire nulla, e con uno scatto viene
portato fuori il blocco.
3. “Perché lo deve fare?”, chiede di nuovo una guardia.
- “Che ne so! Uno dei nostri saggi ha fatto sapere che
chi possedesse quella pietra,
diventerebbe potente come il dio Bel; e chi la toccasse, potrebbe risolvere
sogni e presagi”.
- “Chi sono i giovani?”
- “Eccezionalmente li puoi interrogare, perché li hai
aiutati. Già ieri il re era iracondo, ed ha giurato vendetta se non avessimo
portato oggi la pietra”.
4. Coprendo gli occhi, il fabbro interroga i giovani.
- “Siamo prigionieri?”
- “Da dove conosci la nostra lingua, il nostro
babilonese caldeo?”
- “Io e questi qui, siamo qua già da vent’anni”, dice uno degli oratori indicando gli altri tre”.
- “Allora eri ancora in fasce!”
- “Sì, è vero! I miei genitori furono portati via come
ostaggi quando fu assalita la Giudea. Ma ora…”, lo dice con un‘innominabile
sofferenza, “…tutto il nostro popolo è fermo presso il fiume Euphrat, invece che al Giordano, nella Canaan ereditata”.
5. “Ma tu chi sei?”
- “Sono Daniel, il figlio di un principe. Mio padre era
un uomo saggio, mia madre intelligente e buona, e noi eravamo ricchi. Questi
sono i miei amici Asarja[5],
Misael ed Hananja. Anche i
loro genitori erano ricchi. Ora sono tutti morti”.
- “Anche i tuoi genitori?”
- “Ho ancora una sola sorella, dev’essere nel campo.
Allora viveva con una zia in montagna e si è salvata. Me lo ha raccontato la
madre. Perciò non la conosco; chissà quanto sarà triste”. La malinconia
vorrebbe sopraffare il giovane.
6. “Come state voi?”
- “Non male. Siamo presso il re. Il lavoro è sovente
pesante”.
- “Lo vedo”, mormora il
fabbro.
- Le guardie si
alzano. “Avanti! Veloce! Prima di sera dobbiamo essere dal re!”
- “Come trasportate questo blocco?”
- “Aha, lo traineranno due
coppie di buoi”.
- “Finche non cade”,
schernisce Asnorba,. “Ebbene, vi aiuto ancora una volta”.
7. Stacca dei forti rami da un albero, con questi
rotola il blocco fino al carro e poi sullo stesso, e mette i rami sotto
lateralmente. Facendo questo chiede il nome di quella sorella.
- “Si chiama Harfia”, informa
Daniel.
- “E il padre?”
- “Abia-Obadia”.
- “Forse sentirai di me”.
- “Qualche volta il re è buono, riceviamo da lui il
nostro cibo; ma siamo …”
8. Ne so abbastanza”, ammonisce il fabbro e si rivolge al ‘grosso’: “Ora potete
andare”.
- “Dobbiamo portare al re un saluto da parte tua?”,
chiede uno guardingo.
- “Perché no? Sarà contento quando oggi riceverà la
sua ‘pietra della saggezza’ e un
fedele babilonese ha aiutato in questo”. ‘O,
voi manigoldi’, continua a pensare. – Si reca verso Akkade.
*
9. Sul paese scende la sera. All’orizzonte l’ultima
fine striscia è rosso fuoco, mentre all’est brillano già le prime stelle. Su un
muro al di fuori del ghetto è appoggiata una ragazza. Guarda verso la striscia
rossa nel cielo, coperta di lacrime. Là si trova il Canaan. Non ha mai visto i
suoi genitori. Aveva cinque anni quando l’ha colpita la disgrazia. Vive ancora
solo un vecchio zio. Il piccolo fratello, che amava intimamente, …dove sarà?
Anche lui già morto…?
10. Allora qualcuno va verso di lei. Vorrebbe fuggire.
Le ragazze sono esposte ad ogni oltraggio. La sua piccola capanna dove giace lo
zio sul suo ultimo giaciglio, offre ancora un po’ di protezione. Non vengono
mai degli alti babilonesi; è sporco ovunque. Ma se deve pulire tutto, solo con
le mani – Quali magnifici strumenti si aveva a casa, …e molti servitori, e…
11. Due forti mani l’afferrano. Un grido. Già si preme
una mano sulla sua bocca. Negli occhi un terrore vacillante, così guarda verso
l’uomo forte.
- “Silenzio”, dice Asnorba piano, “non ti faccio nulla di
male. Se mi vuoi dare un’informazione, …ma non deve essere subito oggi, allora
vieni nella mia casa dove abbiamo bisogno di una ragazza per i bambini piccoli.
Anch’io ne ho bisogno di una. Ognuno sta bene da me”.
12. C’era solo rovina quando veniva un babilonese nel
campo. E i governatori… Quest’uomo, che le fa terribilmente paura, non tiene
anche l’anima con il suo corpo? “Che devo fare? Presto suonerà il corno; chi
viene trovato fuori, muore”.
- “Entro con te, la spunterò con il balivo che
sorveglia la parte di quest’area”. ‘Hm, sorveglia…”, pensa rabbioso Asnorba.
13. Sulla via verso la capanna, lei tace. Lo zio
dorme. Ansorba si
siede su uno sgabello, l’unica posto per sedere.
“Ascolta”, dice, “strada facendo ho incontrato quattro giovanotti che – come
dissero – sono venuti qui vent’anni fa con i loro genitori. Uno si chiama
Daniel”.
14. La ragazza
fissa colui che parla. “Così si chiama mio fratello. Aveva sei mesi quando è
stato deportato”.
- “Da voi, più di uno si chiama con questo nome?”
- “Forse; ma non conosco nessun altro Daniel”.
- “Sei Harfia?”
- Ancora più impaurita, lei retrocede fino in fondo
alla capanna.
- “Non ti faccio nulla”, la tranquillizza Asnorba. “Se sei Harfia e tuo padre si chiamava Abia-Obadia,
allora non hai nulla da temere. Daniel abita nel castello del re; non sta male.
Ed io, se sei sua sorella, ti porto con me. Ho tre piccoli bambini e una cara
moglie”.
15. ‘Dio dei
miei padri!’, esclamato intimamente. ‘Vuoi
davvero aiutare? Ma perché, me soltanto? I molti altri nella loro miseria… O
Signore: che devo fare?’
- “Chi invochi? Bel?”
- “Ho sentito che questo sarebbe il vostro dio; avrei
una sua forma. Ma, …perdona, …non ci si devono fare idoli. Il nostro DIO, il
Signore Zebaoth, E’
onnipotente e …”
16. “Onnipotente? E vi ha esposto alla disgrazia? Ma
dubito che (anche) Bel ci possa preservare da tale disgrazia”.
- “Siamo diventati miscredenti, perciò Dio ci ha
abbandonato!”.
- “Ma è così duro che Egli lascia soffrire i buoni con
i cattivi?”
17. Harfia
sospira: “Molti non hanno meritato questa punizione”.
- “Di questo ne parliamo a casa”, dice il fabbro.
- “Arriva la notte. Fai il tuo fagotto, nel frattempo
tratto con il balivo”.
- “Non posso andare via”, lei indica lo zio. Basta uno
sguardo. L’uomo accarezza delicatamente i capelli della ragazza. “Lui dorme,
…per sempre, e …”
- Harfia si accascia
singhiozzando. ‘Non era il suo ultimo
sostegno? Ora è tutta sola’. Questo irrompe senza freno, dal profondo
dolore.
18. “Sfogati, povera figlia! Quello che deve succedere
con lui, lo faccio io per te”. Uscendo riflette: ‘… e per noi, ciò che Babilonia dovrebbe al popolo del Giordano’.
Una moneta rende incline il balivo di dare una tomba al vecchio uomo e di
lasciare andare la ragazza. Ansorba dà un’offerta per
il re.
19. Camminano quasi tutta la notte. Asnorba tace e Harfia
pensa triste: ‘Il futuro non sarà
migliore’. Presto arrivano a un dazio, come è usuale trovarle sulle strade
delle carovane di Babilonia. Là si può mangiare, dormire, comprare o prendere
in prestito animali. Il maestro fabbro conosce bene il gestore.
20. “Vogliamo mangiare; prendo in prestito un asino,
te lo riporto ben ferrato”.
- “Chi hai pescato?”, chiede curioso il gestore. “Hai una straniera carina!”
- “L’ho comprata per mia moglie”. Lo dice per
ingannare.
- “Speriamo che le piaccia!”. Asnorba non può ignorare l’allusione,
mentre ride divertito. “Lo spero con te, …se no, devi andare di nuovo nel
campo”.
21. Ad Harfia i discorsi
sono come pietre sul suo petto. Ma quando il fabbro
la solleva sull’animale, dicendo: “Sei stanca, tieniti alla sella”, allora la
paura vuole scomparire un poco. Si fa prestare un mantello scuro per lei, non
la si deve riconoscere così presto; e deve anche scaldare.
*
22. E che cosa fa Jolea?
Porta la ragazza ai suoi figli: “Qui avete una grande sorella; lei bada a voi e
gioca con voi”. Nulla potrebbe meglio consolare Harfia,
che la gentilezza della babilonese. Si sente come a casa. Esteriormente rimane
‘la prigioniera’; e lei si guarda dal dire altro ai vicini curiosi. Sovente
ringrazia Dio per questa grande fortuna.
[indice]
Assorba è chiamato dal
re – Chi scava fosse, vi cade
1. Nazareno e un secondo ‘giallo’ vanno nell’officina del fabbro, dove Asnorba martella diligentemente.
- Nezarono
sorride dolciastro: “Abbiamo l’ordine del nostro sommo re: venire subito, come
sei! E cammina!”
- “Mi lavo prima le mani”. Suona senza preoccupazione.
“Per me, nemmeno il re ama la sporcizia. Altrimenti…”, ghigna maliziosamente.
- “A lui non importa se sei pulito o sporco. Avanti!”
2. “La fretta fa cadere qualcuno! Mia moglie deve
sapere dove sono”.
- “E la graziosa domestica?”.
- Harfia
si trova dietro il tavolo: ‘Se gli
succede qualcosa a causa sua? Signore Iddio’, supplica lei
, ‘fa che non gli accada nulla!
Lui è buono. In Giudea ho trovato pochi così buoni, come lo è il babilonese’.
*
3. Asnorba va con loro
rilassato. Che il secondo uomo rimanga nella casa, non gli piace. “Perché non
cavalchi?”
- Nezarono cavalca davanti.
Il fabbro è evasivo. Ha tre buoni animali, non li deve rubare nessun ‘giallo’,
nel caso… Presso la porta principale del palazzo la guardia lo fa passare. Due
lo prendono in mezzo a loro. Il giallo fa
cenno con scherno: “Arrivederci… Forse in…”. Asnorba
non sente l’ultima cosa. Ora è in ginocchio davanti al trono, in pensieri.
- Daniel trasalisce, senza essere visto. Ma questo è…
Copre il suo volto spirituale, …il gioco del re con gli uomini: ‘Signore! Signore, abbi pietà!’. E’ mai capitato il re abbia parlato agli stessi sudditi? Diversamente,
lui ad un consigliere parla con un telo davanti al volto, e guai a colui che
non indovina il sussurro. Oggi la cerchia di corte è irrigidita come le mummie
nella tomba.
4. “Alzati, fabbro degli stolti!”, dice Nabucodonosor. “Ho sentito che sei forte nelle
membra. Mi volevi rallegrare? Me, che regno come ‘Bel’? Ti ha aiutato, che la
mia pietra, come avevo ordinato, venisse da me quel giorno”.
- “Sì, mio re; e la gioia è stata la seconda forza”. Il fabbro evita una invocazione a Bel. Perché? Lui
non lo sa. Oppure è stata la buona serva giudea, che ha già piegato qualcosa in
lui?
5. “Ne sarai ricompensato. Ma mi è stato riferito che
avresti preso una giudea senza riscatto. Tu sai quale punizione costa questo?”,
il re si piega in avanti con la fronte
offuscata e un gesto minaccioso.
- Senza paura… ora dipenderà…
6. Asnorba
risponde: “Viva il re e regni a lungo! Ho osservato l’ordine, ed ho dato al
balivo di quella parte del campo anche un denaro di riscatto. Ha osato
incassare una percentuale? Era un’offerta fatta da me, ed abbastanza di valore
per una serva giudea”.
7. A causa del coraggioso discorso, ogni dignitario
trema.
- ‘Può
peggiorare più di quanto è previsto? Voglia…, sì, …ma chi? Proteggere i miei
cari insieme alla serva’.
- Su di lui cade uno sguardo dagli occhi giovani, …che
si abbassano immediatamente. Il fabbro vorrebbe piuttosto, …stendersi. Questo
sguardo era come una forza lontana...
8. “Nezarono!!”, ordinato
con durezza. Anche il giallo si china profondamente. Non nasconde un ghigno
insolente verso il fabbro. Il re lo vede e
dice ad alta voce: “Hai riferito che quest’uomo avrebbe preso una serva giudea
senza riscatto”.
9. “Sì, Bel e re!”
- “Portate il balivo!”
- Portato dentro, viene interrogato: “Conosci
quest’uomo?”
- “Si, per via…”
- L’ira del re sale come un temporale.
- “…Bel e re”, dice il
balivo, “hai dato dei liberi i prigionieri a chi ne paga un riscatto. Il
fabbro ha dato un anello, fatto artisticamente. Per questo ha potuto avere la
ragazza. Ho affidato l’anello a Nezarono il giorno
dopo, per consegnarlo a te”.
- “Dov’è l’anello?”, rivolto a Nezarono.
- Il giallo si
china, bianco come la farina. “Volevo, domani, …”
- Un cenno. Quattro armati lo prendono in mezzo. Dura
molto, finché non torna. Aveva venduto l’anello; per fortuna il compratore lo
possedeva ancora. Asnorba aveva sopportato molto dal Nezarono, ma ora gli fa pena. Nei fossati, dove non giunge
né Sole né calore, vengono incarcerati i criminali. Finiscono quasi tutti nella
pazzia.
10. Nabucodonosor è
soddisfatto dell’anello. “Ah. Hai fatto bene la tua faccenda”. Una rara lode.
“Per questo puoi ancora prenderti qualcuno. Ricordalo, balivo! Ma per quattro
settimane non riceverai nessun salario, perché hai dato il gioiello ad un
ladro. Ricordatelo tutti, e nessuno osi fare diversamente di quanto io ordino;
perché sono io il vostro re e dio Bel!”
*
11. Eccetto la guardia, ognuno lascia rapidamente la
sala, profondamente chinato, …e lieto. Sfuggito, …ancora una volta! Chi colpirà
il successivo temporale d’ira? Asnorba, sinceramente
grato, mette la sua mano destra sotto i piedi del suo re. Ma costui non la
calpesta come avviene sovente; e qualcuno in ciò ha già perduto la mano.
12. Lui cammina
come in sogno, salutato dai cortigiani. Pensa: ‘Certo, il diritto era con lui; e quando il re – certamente di rado – è
mite, rimane anche lui con il saldo diritto, …una vita regalata!’, gli
passa attraverso la mente, quando abbandona la città e si avvicina a casa.
13. Sua moglie sta davanti a casa, e all’angolo del
vicolo sbircia l’avvocato Borojka. Asnorba lo vede ancora scomparire. Era così! Ma la moglie
gli è già al collo. Le sue gote hanno l’aspetto grigio decadente; non sapeva
ancora se avrebbe conservato suo marito. Lui la tira frettolosamente in casa;
nessuno deve vedere quanto ama la moglie e i bambini.
14. “Ma dove sono?”. Si guarda intorno cercando i
piccoli.
- Jolea
riferisce: “È venuto un veloce cavaliere che è venuto a prendere il secondo
giallo. Non sapevo che cosa significasse, ma sono stata lieta quando è stato
richiamato. Lascia stare i bambini; voglio sentire prima che loro si
spaventino”.
15. “Moglie mia, d’ora in poi vivremo in pace.
Nabucodonosor è stato giusto, …come di rado”, sussurra, “e il nostro nemico è
caduto nella fossa fatta per me”.
- “Nezarono…? Oh, Ansorba, ora te lo posso rivelare: mi ha inseguito sovente,
ma c’erano sempre i nostri bambini, …nel momento giusto”.
16. “Ché…?“, un profondo
sospiro. “Contro questa orda gialla non c’è niente da fare; fanno ciò che porta
danno al nostro popolo. Non so se mi comprendi. I nostri avi – è molto indietro
nel tempo – stavano seduti qui al fiume, un popolo regale dal re fino
all’ultimo maniscalco. Allora non esistono diritti e leggi. Siamo successori di
questo alto popolo (gli
antichi caldei), solo, …siamo molto lontani dai
loro costumi ed usanze. Babilonia non ne ha conservato nulla! Solo il potere; e
questo è: paura, miseria, morte e oppressione!”
17. “Non così forte!!”, Jolea preme una mano sulla bocca di suo
marito.
- “Hai ragione. Vieni, andiamo in camera. Prima saluto
i bambini, tutti e quattro. Sei d’accordo?”
- “Lo chiedi?”, Jolea osa un leggero sorriso. “Harfia mi è entrata nel cuore; è buona e diligente. In
genere, come il suo popolo, come lei, mi stupisce che lo si potesse
sottomettere”.
- “Un’opera d’arte! Come ho sentito, è un piccolo
popolo, oppresso da potenti che vogliono saccheggiare la sua diligenza, il suo
sapere e l’arte”.
18. “Ho riflettuto su certe cose”, risponde Jolea. “Da dove sono
venuti tutti i popoli? Alcuni sono soffiati via come sabbia quando sfreccia la
tempesta sul deserto”.
- “Ma guarda quanto sei intelligente..!”.
Vanno nel cortile interno, da qui si va alle camere. Asnorba
si siede stanco. Ora viene la reazione. L’avvenimento vuole appesantire il suo
cuore ancora una volta. Ma allora viene già circondato. Sei piccole mani lo
accarezzano, e ci sta anche la serva giudea con occhi neri splendenti.
19. “Vieni qui”, le fa cenno il fabbro, e tiene in
ogni braccio due bambini. Mentre i suoi piccoli chiacchierano allegramente,
senza sospettare in quale spaventoso pericolo era loro padre, Harfia lo guarda grata. “Hai pensato a me?” chiede lui.
- “Sì, ho pregato continuamente per te”.
- “Preghiere? Che significa? Ah, aspetta fino a
stasera; i nostri piccoli vogliono giocare di nuovo”.
20. “Ora rimangono nel cortile interno”, decide la madre. “Harfia deve
aiutare a preparare subito un pasto. Oggi non hai ancora mangiato nulla”.
- “Dal re non si viene ospitati, a meno che non si
faccia parte delle guardie”. Suona ironico.
- “Non fa niente”, ride intenzionalmente forte Jolea, “infine, il re
non può nutrire tutto il popolo”.
[indice]
La fede di Harfia – Un lieve soffio
La scelta dal Cielo su
Daniel infante – La piccola fedele
1. Il fabbro, Joele ed Harfia sono uniti in un
bagliore di luce di una lampada fatta artisticamente. Lui riferisce dell’avvenimento,
Harfia domanda:
“Che cosa sarà di Nezarono? Da catturati, ci si sente
diversi, anche se qualcuno è colpevole. E’ stato
sovente nel campo; ognuno ha avuto paura di lui”.
- “Non c’è da stupirsi”, brontola l’uomo, “era il capo di un gruppo chiamato ‘cani’. Per colpa sua non posso fare
tali cose e vendere, come magari questa lampada”. La attira più vicino a sé.
2. Allora Harfia
dice: “Aspetta, cambierà”.
- Asnorba è stupito, alza una
mano verso l’alto senza dire nulla e la volta verso il basso. Harfia non conosce il gesto, ma piega la sua mano come una
coppa aperta verso l’alto.
- “Conosci questo simbolo?”, chiede sorpresa Jolea.
- “No”, segue la risposta, “ma l’ho riconosciuto”.
3. “Il tuo pregare è un simbolo?”
- Dai due occhi scuri irrompe uno scintillio: “Pregare
è la fede nel Dio-Uno”.
- “Come lo fai? Qui non c’è nessun altare per Bel, né
per il vostro Dio a me completamente sconosciuto”. ‘Si sa solo chi incassa i sacrifici’, pensa Asnorba adirato.
4. Harfia
racconta: “I nostri doni sono quasi sempre monete. Dobbiamo nutrire anche i
nostri sacerdoti, affinché ci possano comunicare la Sua Parola. Durante una
festa i sacerdoti sacrificano anche spesso un animale”. Lei srotola la storia
del suo popolo; la sua voce soave ricorda, allorquando continua: “Pregare è un
colloquio con Dio. Si può pregare ad alta voce oppure piano, come capita; a Dio
non sono nascosti i pensieri. Se si prega per altri oppure per i nemici, allora
la preghiera è santificata e, …esaudita. Se subito, oppure più tardi, è
unicamente il procedimento di Salvezza di Dio.
5. Mio fratello Daniel …”.
- Asnorba
prende la delicata mano di ragazza nel suo pugno: “Quando stavo in ginocchio
dinanzi al re, Daniel mi ha guardato una volta. Allora cadde da me la paura,
…la paura per voi, tuttavia anche per me. Ma continua…”.
6. “I genitori hanno avuto, come diciamo noi, …una ‘visione’. I profeti inviati da Dio,
possiedono una ‘vista nello spirito’. Anche mio fratello ce l’ha. Mentre giaceva
nella culla, venne un uomo strano. Toccò la
piccola fronte di Daniel e disse: ‘Lui è uno dei grandi che stanno dinanzi all’alto Seggio
di Dio’”.
7. E’ stata aperta una porta?
I coniugi si alzano, …ma non è entrato nessuno. Nonostante ciò… La giudea è seduta immersa nei pensieri, i suoi
begli occhi risplendono. Dice sommessa: “L’ho sentito, …EGLI c’è!”. I babilonesi
non lo possono comprendere; ma il chiederlo, è una sufficiente dimostrazione
che hanno perduto la loro fede negli idoli.
- “Spiega il mistero”, chiede Jolea.
- “Non c’era nulla da vedere, soltanto uno strano
soffio…”.
- …a cui Asnorba annuisce
con veemenza. “Ma tu hai detto: ‘Egli c’era!’. …Chi?”
8. Harfia
può agire – un poco – come Daniel? Per
Dio? No, è per gli uomini! “Comprendo che voi, cari babilonesi come non ne ho
trovato finora, non potete comprendere tutto subito. Vedete: Il nostro Dio, del
Quale ho riferito qualcosa, è ‘lo Spirito
della vita’. Egli è ovunque. Il ‘niente
da vedere’, …eppure: ‘Egli c’era’,
è difficile per voi da risolvere.
9. Oh, per molti del mio popolo è un enigma che Dio
possa essere trovato ovunque. Egli c’è
sempre! Se lo crediamo oppure no, non cambia nulla nella Sua eterna-vera
esistenza. Il lavoro delle mani è per voi la realtà della vita. Soltanto:
respirate continuamente l’aria, sentite il suono della lingua e i rumori, ma
non potete vedere né l’aria né il suono. Senza aria nessuno può vivere, nessuna
creatura, nessun mondo vegetale.
10. Nel confronto il Signore si mostra
nell’eterna-vera esistenza. Di ciò fa parte chi si è unito con Lui nella fede,
nella preghiera, in quell’amore, nella riverenza e nella dedizione, che
staccano le anime dal senso del mondo, perciò si uniscono strettamente con lo
Spirito della Vita. Se in modo visibile o invisibile, la presenza di Dio è in
ogni momento la Sua alta benedizione; ora per voi, come anche per me.
11. DIO vi ha toccato perché esercitate l’amore. Dove
trionfa la spinta del potere, là Dio è molto lontano. Non così!”, risolve lei
la questione. “Allora Egli non potrebbe nemmeno governare se il potere del
mondo fosse più forte di Lui. Sì, …Egli lascia andare i cattivi fino al bordo
della fossa scavata da loro stessi, li lascia cadere dentro, se con ciò sono
salvabili spiritualmente. Ma nessuna creatura figlio cade più profonda di
quanto le Sue mani di Padre non discendono nella Benignità.
12. Per quanto tremendo possa essere sovente una
caduta, si cade dentro alla mano di Dio – quasi sempre inosservato e – non
voluto. Di rado colui che precipita in queste Mani se ne rende conto subito.
Tuttavia nessuno è così stolto o cattivo, così che la cordiale Misericordia di
Dio non lo aiuti!
13. Nel fissare una svolta, lasciatevi anche guidare
dalla Luce che mi è stato permesso di portarvi: l’insegnamento su Dio, il
Creatore di tutte le cose! Le vostre anime provengono dalla Luce di Dio, e le
vostre vie sfociano in questa Luce. Perciò ‘Egli
c’era’, con la Benedizione della Sua maestosa Presenza”.
14. “Tu Lo hai visto?”, le viene chiesto timidamente.
- “Forse…”, un piccolo indugio, Harfia non vuol dare nessun dispiacere ai
suoi aiutanti, “…l’ho visto nella ‘visione’.
Questa però non è in nessun caso così grande
come quella di mio fratello. Oggi ne sono certa: non a caso Asnorba
mi abbia trovato, ha incontrato Daniel e con Jolea
riconosce la via della Luce”.
15. “Sì, cara figlia, hai ragione”. Jolea abbraccia la
ragazza. Lei si stringe alla donna come se fosse la buona madre.
- La mano di Asnorba si
poggia attenta sui capelli scuri. Lui dice
riflessivo: “Andiamo a dormire; dapprima ci devo riflettere. Sarà strano che
tutto ciò che hai detto non mi sembra estraneo, anche se non ho mai sentito
qualcosa di simile. Ma mi è come una gioia che mi colma profondissimamente”.
16. “Anche me”, conferma Jolea, “ed io – come posso dire? – ringrazio
il tuo Dio, figlia mia, che Egli ci ha fatto trovare te. E’
certamente avvenuto tramite tuo fratello, che a mio marito non è successo
nulla”.
- ‘Anch’io
ringrazio il Dio sconosciuto’, pensa il fabbro, ‘magari Lo conoscerò come Harfia’.
[indice]
Daniele davanti a
Nabucodonosor, risponde profetizzando il suo regno
Arioch e il ciambellano – Altre quattro settimane per
un'altra prova
[Daniele 1,1-20]: «1 Il terzo anno del
regno di Joiakim, re di Giuda, Nabucodonosor, re di
Babilonia, venne contro Gerusalemme, e l'assediò. 2 Il
Signore gli diede nelle mani Joiakim, re di Giuda, e
una parte degli utensili della casa di Dio; e Nabucodonosor portò gli utensili
nel paese di Scinear, nella casa del suo dio, e li
mise nella casa del tesoro del suo dio. 3 E il re disse ad Ashpenaz, capo de' suoi eunuchi, di menargli alcuni de'
figliuoli d'Israele di stirpe reale e di famiglie nobili, 4 giovani senza difetti
fisici, belli d'aspetto, dotati d'ogni sorta di talenti, istruiti e
intelligenti, tali che avessero attitudine a stare nel palazzo del re; e
d'insegnar loro la letteratura e la lingua dei caldei. 5 Il
re assegnò loro una porzione giornaliera delle vivande della mensa reale, e del
vino ch'egli beveva; e disse di mantenerli per tre anni, dopo i quali sarebbero
passati al servizio del re. 6 Or fra questi c'erano, di tra i
figliuoli di Giuda, Daniele, Hanania, Mishael e Azaria; 7 e il capo degli
eunuchi diede loro altri nomi: a Daniele pose nome Beltsatsar;
ad Hanania, Shadrac; a Mishael, Meshac, e ad Azaria,
Abed-nego. 8 E Daniele prese in cuor suo la
risoluzione di non contaminarsi con le vivande del re e col vino che il re
beveva; e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi; 9 e
Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo degli eunuchi. 10 E
il capo degli eunuchi disse a Daniele: 'Io temo il re, mio signore, il quale ha
fissato il vostro cibo e le vostre bevande; e perché vedrebb'egli
il vostro volto più triste di quello dei giovani della vostra medesima età? Voi
mettereste in pericolo la mia testa presso il re'. 11 Allora
Daniele disse al maggiordomo, al quale il capo degli eunuchi aveva affidato la
cura di Daniele, di Hanania, di Mishael
e d'Azaria: 12 'Ti prego, fa' coi tuoi servi una
prova di dieci giorni, e ci siano dati de' legumi per mangiare, e dell'acqua
per bere; 13 poi ti si faccia vedere l'aspetto
nostro e l'aspetto de' giovani che mangiano le vivande del re; e secondo quel
che vedrai, ti regolerai coi tuoi servi'. 14 Quegli
accordò loro quanto domandavano, e li mise alla prova per dieci giorni. 15 E
alla fine de' dieci giorni, essi avevano miglior aspetto ed erano più grassi di
tutti i giovani che avevano mangiato le vivande del re. 16 Così
il maggiordomo portò via il cibo e il vino ch'eran
loro destinati, e dette loro de' legumi. 17 E a tutti questi
quattro giovani Iddio dette conoscenza e intelligenza in tutta la letteratura,
e sapienza; e Daniele s'intendeva d'ogni sorta di visioni e di sogni. 18 E
alla fine del tempo fissato dal re perché quei giovani gli fossero menati, il
capo degli eunuchi li presentò a Nebucadnetsar. 19 Il
re parlò con loro; e fra tutti quei giovani non se ne trovò alcuno che fosse
come Daniele, Hanania, Mishael
e Azaria; e questi furono ammessi al servizio del re. 20 E
su tutti i punti che richiedevano sapienza e intelletto, e sui quali il re li
interrogasse, il re li trovava dieci volte superiori a tutti i magi ed
astrologi ch'erano in tutto il suo regno.»
1. Dopo la morte dei loro genitori, Daniel e i suoi amici erano stati accolti
da quelli di corte. All’inizio del governo di Nabucodonosor li aveva visti
presso il giudice Arioch e chiesti subito per sé.
Allora avevano un aspetto molto magro che non migliorava, anche se veniva dato
loro il cibo del re. Il loro sorvegliante al quale capitò l’ira del regnante,
si sfogò sui ragazzi. Daniel, quasi sempre l’oratore per gli amici, tolse
all’uomo la verga.
2. “Stolto, con ciò non otterrai ciò che il re vuole
da te! Dacci il cibo del nostro popolo, non la carne grassa e non spezie da
selvaggina. Dacci la nostra carne magra e molta verdura. E vedrai: nel giro di
dieci giorni avremo un aspetto del tutto diverso”.
- “Perché proprio nei dieci giorni?”
- “Non lo comprendi?”, ride Daniel,
ma aggiunge seriamente. “Significano i dieci Comandamenti di Dio che Egli ha
dato come santa Legge sul monte Horeb”.
*
3. “Tu lo devi sapere!”, viene gridato con scherno.
- Avviene ciò che i ragazzi volevano. Il guardiano
l’annuncia presso il re malato. Ma il medico avrebbe constatato dalle stelle
che entro dieci giorni sarebbero sani. – Allora si era compiuto il secondo anno
di governo di Nabucodonosor, prima che il popolo del Giordano nella sua ultima
parte venisse spinto a Babilonia. E proprio ora, quando Harfia
ha espresso quelle meravigliose parole presso Asnorba,
sono passati i dieci giorni.
4. “Portate i ragazzi! Guai, Aspenas,
se non mi piacciono!”. La voce tuona attraverso la sala.
- Il ciambellano superiore
china profondamente la schiena: “Dio Bel e re Nabucodonosor, vivano a lungo! Ho
fatto ciò che avevi comandato. Il sorvegliante Raziduk
ha indicato i dieci giorni”.
- “Credi che la colpa sia solo sua?”
5. “Si! …No?”, il
ciambellano risponde in modo mondano. “Non spetta a me dare la colpa
all’altro. Tu, o re, sei il più saggio di tutti i saggi; tu riconoscerai il
colpevole”.
- ‘Che canaglia’,
pensa Raziduk, ‘avevo chiesto a lui se dovevo adempiere il
desiderio dei ragazzi’. – Loro entrano: Daniel, Misael,
Hananja ed Asarja, uno più
bello dell’altro, robusti nell’aspetto e la pelle chiara e liscia. Negli occhi
risplende il lontano bagliore di Dio.
6. “Sono questi i deboli?”. – In fondo alla sala in
mezzo ai funzionari minori, stanno i tre prigionieri. Nel Sinedrio giudaico
loro erano i consiglieri migliori: Sadrach (Hananja), Mesach (Misael) e
Abed-Nego (Asarja). Da poco sono venuti al castello, ed attraverso la Guida di Dio hanno
subito incontrato Daniel. I tre consiglieri di Gerusalemme avevano ben
conosciuto i genitori di Daniel.
7. Allungano un poco il collo. Anch’essi verrebbero
puniti se l‘ira del re non si lasciasse lenire. Ma, o guaio! Lui pone tali
domande alle quali nemmeno un consigliere giudaico sa rispondere, meno ancora
un babilonese. Chi può sospettare che Nabucodonosor fa solo finta, come se
sapesse precisamente la risposta?
8. Chiede severamente se Babilonia sarebbe rimasta al
potere del mondo. Ognuno di corte crede che il loro popolo non naufragherà mai.
Vedono appunto il fasto della casa del regnante, la grande città, l’Euphrat con le molte navi, la loro posizione nei paesi
stranieri, i loro ‘pesanti’, i ‘marroni’, i ‘gialli’, i loro medici e molto
altro. Babilonia, la grande, rimane il simbolo del mondo.
9. “Nessuno dei consiglieri sa quale sarà il nostro
futuro?”. La fronte del re si rabbuia.
- All’improvviso si fa avanti Daniel. Guarda diritto
in quegli occhi duri dei quali già ad Arioch gli
incutono paura. Mai ammesso, …soltanto, ciò piace al regnante, quando qualcuno
lo guarda negli occhi. Ma non lo deve sapere nessuno.
10. E Daniel
comincia: “Il re vivrà a lungo”. Chi non lo desidera? La Rivelazione rimane
incompresa: “Babilonia, tu, grande, regnerai qui fino alla fine di questo
mondo! Per quanti popoli verranno, …Babilonia la grande troneggerà sempre (spiritualmente) finché non
verrà il primo Re (Gesù), che sarà anche l’Ultimo! Il Torrente su cui
Babele siede potentemente predominando su incalcolabili uomini, si riverserà
attraverso tutti i paesi, su tutti i popoli. Chi berrà di questo flusso, gli sarà succube fino alla
fine!”
11. “Chi è il re?”. A Nabucodonosor
non è nascosto che nei paesi schiavizzati ardono dei fuochi dai ribelli. Il
futuro sembra molto critico. Che Babilonia debba regnare su tutti i paesi e in
tutti i tempi, è il suo pensiero, giorno e notte. Sorge il sentimento che
rosicchia: ‘Che cosa intendeva il
ragazzo? Tribù, stirpi, popoli, sono venuti e andati; e se il regno dell’Euphrat…’. Il pensiero viene disturbato.
12. “Chi è il re? – Per il tuo tempo sei tu il più
grande, anche se la Persia tende la mano al timone del potere del mondo. Non è
ancora così, e …se arriverà al potere come tutti, è solo per un certo tempo. Il
mio Re è l’eterno-vero Dio! Non come ve Lo immaginate voi! Esiste solo quest’Unico-Dio, non importa quale nome Gli si
dà”.
- “Quindi sarebbe Bel,
il dio?”. Nabucodonosor mette una trappola.
- Dopo la dritta, il
veggente si infastidisce. Costui guarda l’infuriato con tutta calma,
dicendo:
13. “Se dai il nome ‘Bel’ all’Unico Dio perché non ne
conosci un altro, allora Egli è per te il vero Dio, che fa tutto e conserva
anche tutto! Egli era il primo che da Se stesso ha
creato tutto. Perciò Egli è anche l’Ultimo (Ap. 1,17). Il Suo Regno esisterà
eternamente, come fin dai tempi sconosciuti.
14. Ma se metti Bel sul tuo gradino, allora è un idolo
di un concetto di potere e in lui non vi è nulla di divino. Se ti metti nella
Mano del nostro maestoso Dio, allora Egli benedirà te e i tuoi sudditi, e tu
potrai creare molte cose buone”.
- Si resta come impietriti. Che cosa osa dire il
ragazzo ‘verde’ (immaturo)?
- La fronte del regnante si aggrotta duramente, mentre
Daniel continua imperterrito: “Non durerà
più a lungo, e un sogno ti dimostrerà la verità di ciò che ho potuto annunciare
ora”.
15. “Chi ti ha dato questo incarico? Dimmi il nome
e…”, ansima il re. La sua voce si incrina. Il giudice scrive una sentenza di
morte, …mentalmente. Soltanto…, l’inviato
alla grande Babilonia sta sotto il Patrocinio di Dio, e deve continuare a
profetare:
16. “Mi ha mandato il mio Re a dirti questo. Chiama i tuoi saggi e consiglieri quando
avverrà il sogno. Fa arrivare dalla Persia gli interpreti delle stelle e dei sogni,
affinché si mostri se ora io ho parlato nel Nome del mio Dio!”. Daniel si gira
verso i suoi amici che stanno sul gradino più basso presso il trono.
17. Nabucodonosor guarda attraverso le sue dita,
esaminando chi si china timoroso. Gli passa attraverso il cuore come un fulmine
se poteva contare sull’autentica fedeltà. ‘Ah!
Io regno su babilonia. Tutti mi sono sottomessi!’. I suoi occhi evitano
Daniel. E malgrado, avviene: lui e i suoi amici escono liberi, anche i
consiglieri e i servitori. Il reggente trattiene solo il giudice Arioch e il ciambellano Aspenas.
*
18. Dopo un
lungo tempo solleva il suo volto. Solo di rado chiede liberamente, come appunto
ora: “Che cosa pensate di questo ragazzo?”
- “Regnante di tutto il nostro mondo”, risponde Arioch, “è stato a lungo
con me e non ha mai detto qualcosa di simile. Era timido, ma non ribelle. Il
popolo del Giordano ha sovente avuto dei grandi saggi”, continua, “erano
intelligenti, buoni e dotati di una ‘visione’. Alcuni potevano operare
miracoli. Mosè ha fatto naufragare l’esercito dei faraoni, ottenne la loro
Legge dalle nuvole (Sinai), da uno, del fuoco dal Cielo
senza nuvole (Elia sul
Carmelo). Se Daniel sia un tale…”
19. “E tu, Aspenas?”. Nabucodonosor è insoddisfatto della risposta.
- Il ciambellano alza
leggermente la spalla. “Non so dire altro. Che cosa sappiamo di questo popolo?
Non c’era nulla da sapere dagli ostaggi, …molti uomini famosi. Persino nella
tortura, che aveva per conseguenza la morte, hanno chiuso la bocca. Ora, dopo
vent’anni da quando hai portato tutto il popolo a Babele, impareremo a
conoscerlo”.
20. “Voglio dominare, e non imparare!”. Nabucodonosor si alza di scatto, un segno della
massima ira. Certo: hanno ragione entrambi, e di loro si fida.
- “Re e dio Bel”, dice il
giudice, “aspetta se avviene …ciò che ha detto il veggente. Se si
adempie nel giro di una Luna, allora ti porterà molta utilità; se no, allora
lascia morire il giovinetto vanitoso”.
21. “Avvenga!”
- Arioch e Aspenas se ne vanno. “Ci è andata bene”, sospirano loro.
- “Avrei volentieri picchiato Daniel, da fargli
passare di aprire la bocca!”
- “Con ciò non avresti ottenuto nulla. Ho notato
nell’ultimo tempo, che nonostante la sua giovane età, è più intelligente che
dieci uomini intelligenti.
22. Come sapeva un anno fa, del segreto di Stato che
la Giudea, da vent’anni la nostra provincia, sarebbe stata trasferita? Ho riso;
ma lui ha detto: ‘Lo vedrai, ma non che
dopo cinquant’anni uno più grande ci porterà al Giordano, con tutti i nostri
tesori. E prima, a Babilonia si conteranno le ore’. – Una parte di questo
si è avverato”.
23. “Non farlo sentire al trono”, avverte Arioch.
- “Falso! Egli ha detto appunto, che Babilonia, che ha
chiamato ‘la grande’, regnerebbe su tutti
i popoli e in tutti i tempi, finché…, hm…, hm…, verrebbe il suo Re sconosciuto.
A te aveva annunciato il crollo; al re, oggi, una dinastia illimitata”.
24. Il ciambellano va su e giù. “Babilonia. Popoli
sono saliti e sono passati; su tutti era il potere del governo; solo, non
presso i caldei ai tempi del re Abraham (Abramo), come si chiama il padre della tribù di Giuda. Noi
trattiamo crudelmente e con potere. Questo potere…”, dice lentamente, “…schiavizzando i popoli – anche noi, Arioch – è magari quella ‘grande Babilonia’. Chi ama il re? Egli è il reggente! Ma anche lui
è nato come bambino, in fasce. Perché ci dobbiamo accucciare come schiavi? Ah,
…”. Ad un tratto Aspenas diventa pallido. Può…,
forse…, Arioch?
25. “Non così forte”, risponde costui. “La penso come te. Anche un re muore, e anche noi, e
tutti! Possa avvenire come vuole. Il giudeo ha certamente ragione. Aspettiamo”.
- Aspenas
fa un sospira di sollievo. “Ora ancora qualcosa: come stanno le cose con il
fabbro? La giovane giudea sarebbe una sorella di Daniel. Se lo sente il re, la
prenderà con sé; e se è bella, allora…”
26. “Mi informo”, dice il
giudice. “Il fabbro è stato bravo, e Nazarono
è un malvagio. L’ho conosciuto da tempo, ma non ho avuto l’occasione di
denunciarlo. Ora, …non getto tutto nella ‘grande
gola’!”. Il ciambellano non sospetta che il giudice intende il loro proprio
re.
*
27. Arioch va da Daniel.
Nabucodonosor ha fatto annunciare che avrebbe avuto il sogno, ora avrebbe
aspettato quattro settimane. Il giovane veggente guarda il giudice come uno che
è del tutto certo della sua faccenda. Questo confonde talmente, che Arioch dice con ironia:
“Ebbene, tu, dieci-volte-intelligente! Quattro settimane passano rapidamente”.
28. “Certo!”, lo ferma Daniel. “E tu, amico mio, lo vedrai …”
- “Io? tuo amico? Ma sei forse matto? Io, il primo
davanti al trono, e poi, l’amico di un giudeo venuto da chissà dove? Haha…!”
- “Non sono venuto da chissà dove, sono stato
trascinato qui contro ogni diritto di popolo! Quanto è misera la giustizia di
Babilonia! Ma oggi, non si parli ancora di questo. È vicino il giorno in cui
riconoscerai di più di quanto ti verrà mai in mente”.
29. “Ah, è così?, schernisce Arioch. “Volevo portarti
da tua sorella se, …se vivi ancora fra un mese. Ma se viene portata alla nostra
corte, tu sai che cosa le capita poi. Se sei intelligente, allora non rivelerai
mai che è tua sorella. Vedo nero!”
- “Per me?”, sorride Daniel.
- “Ma per chi? Non per il re, e per me non ce n’è
bisogno”.
30. “Vedremo! Dato che non la conosco, è facile
negarlo. A suo favore e, …al tuo, giudice Arioch!”.
Viene sottolineato duramente. L’uomo di Babilonia ha i brividi, nonostante il
calore estivo.
- Esce bruscamente. Asarja si getta al collo di Daniel: “Oh,
riguardati! Lui ci ha in mano! Dicci se tu …”.
31. “Niente paura, cari amici. Allora non conoscevo
ancora il sogno. La notte scorsa ho avuto lo stesso (sogno) come il re, …della ‘grande Babilonia’. Ah, guardate fuori!”
32. Nel cortile ci sono molti cavalieri di ogni genere.
I ‘veloci’, anche chiamati i ‘neri’, possiedono i cavalli veloci
dell’Arabia. Sono corrieri. Poi seguono ‘i
marroni’. Daniel conosce il segreto. I corrieri devono chiamare i propri
interpreti dei sogni, in più i persiani ed anche i saggi dalla Caldea. I
marroni li portano alla fortezza dell’Euphrat. Il re
spera in loro, non in Daniel, il ‘ragazzo verde’.
33. “Sembra pericoloso ciò che sta facendo il
babilonese; ma DIO mi ha ordinato di mettergli le briglie”. Questo fa voltare
il giudice, e quindi, ‘l’amico’ ha ragione”.
- “Noi siamo
i tuoi amici”, dice il più giovane.
- Daniel gli
accarezza i capelli: “Siamo sotto la protezione di Dio, caro Misael, “persino se dovessimo andare nella fossa dei
leoni”.
34. “Daniel!”. Un triplice grido.
- “Sono bestie!”
- “Queste non così gravi come lo sono le bestie umane!
Pensate ai nostri genitori! Nessuna cara mano di madre, nessuna cara parola di
padre abbiamo avuto nel tempo della gioventù. Piuttosto, la leonessa allatta
gli agnelli, prima che uno…”. Hanno un segno per indicare il nome del re; per
via delle spie lo pronunciano di rado.
[indice]
Daniele ottiene una
proroga su un giudizio
Il ringraziamento
nella preghiera
[Daniele 2,1-12]: «1 Il secondo anno del
regno di Nebucadnetsar, Nebucadnetsar
ebbe dei sogni; il suo spirito ne fu turbato, e il suo sonno fu rotto. 2 Il
re fece chiamare i magi, gli astrologi, gl'incantatori e i caldei, perché gli
spiegassero i suoi sogni. Ed essi vennero e si presentarono al re. 3 E
il re disse loro: 'Ho fatto un sogno; e il mio spirito è turbato, perché vorrei
comprendere il sogno'. 4 Allora
i caldei risposero al re, in aramaico: 'O re, possa tu vivere in perpetuo!
Racconta il sogno ai tuoi servi, e noi ne daremo la interpretazione'. 5 Il
re replicò, e disse ai caldei: 'La mia decisione è presa: se voi non mi fate
conoscere il sogno e la sua interpretazione, sarete fatti a pezzi; e le vostre
case saran ridotte in tanti immondezzai; 6 ma
se mi dite il sogno e la sua interpretazione, riceverete da me doni, ricompense
e grandi onori; ditemi dunque il sogno e la sua interpretazione'. 7 Quelli
risposero una seconda volta, e dissero: 'Dica il re il sogno ai suoi servi, e
noi ne daremo l'interpretazione'. 8 Il re replicò, e
disse: 'Io m'accorgo che di certo voi volete guadagnar tempo, perché vedete che
la mia decisione è presa; 9 se dunque non mi
fate conoscere il sogno, non c'è che un'unica sentenza per voi; e voi vi siete
messi d'accordo per dire davanti a me delle parole bugiarde e perverse,
aspettando che mutino i tempi. Perciò ditemi il sogno, e io saprò che siete in
grado di darmene l'interpretazione'. 10 I caldei risposero
in presenza del re, e dissero: 'Non c'è uomo sulla terra che possa far
conoscere quello che il re domanda; così non c'è mai stato re, per grande e
potente che fosse, il quale abbia domandato una cosa siffatta a un mago, a un
astrologo, o a un Caldeo. 11 La cosa che il re
domanda è ardua; e non v'è alcuno che la possa far conoscere al re, tranne gli
dèi, la cui dimora non è fra i mortali'.
1. L’ultimo giorno delle quattro settimane. Nella sala di residenza si trova la
‘pietra della saggezza’[6],
avvolta da un telo scarlatto. Tramite delle corna a forma ricurva, risuonano
striduli suoni attraverso il castello. Sulle torri e sulle mura viene suonato
l’allarme, lontano nel paese, lungo il fiume, su e giù. I monti rimandano il
segnale come un’eco di ritorno nella città.
2. Tutti i cittadini si spaventano. Solo nella casa
del fabbro la ‘piccola visione’ di Harfia ha bandito la paura. – A corte, i nobili del paese
entrano nella sala; dopo di loro gli indovini di sogni e stelle, circondati
dalla polizia gialla. Malgrado lo sfarzo, il tutto sembra un cammino verso il
boia – pensano i persiani e i caldei. I babilonesi, abituati a questo genere,
non pensano nulla di male. Nessuno sa ancora che cosa esigerà il re.
3. I ventilatori con le piume di struzzo stanno
abbastanza lontani; i ventagli sono fissati a lunghe stanghe. Nabucodonosor non
tollera nessuno nella immediate vicinanze. Anche Daniel e i suoi amici stanno
distanti insieme ai saggi. Ora marciano molti marroni finché, spalla a spalla, stanno lungo tutte le pareti,
mentre alle porte del re si radunano i gialli in tre file.
4. Un colpo di corno fa tremare la sala. I superiori
si inchinano, le guardie stanno lì fermi come il ferro. Arriva Nabucodonosor e
prende posto sul suo trono. Sa nascondere il ghigno diabolico. Oggi si deve
sentire che lui è il più potente di tutta la Terra (fin dove era conosciuta allora dai babilonesi).
5. Quando si siede, risuona un secondo segnale di
corno. Gli alti si possono drizzare, i minori stanno col capo chino. Un’immagine
di inaudito potere, un’immagine di tirannia e crudeltà. Lo sentono i due
uomini: Aspenas e Arioch.
Piegano intenzionalmente in dure pieghe la loro bocca.
6. “Voi saggi!”, la voce
regale risuona corrosiva. “Ho fatto un sogno che mi ha spaventato. Ditemi:
quale sogno è stato?”. Lotusja, il superiore dei
caldei, alzò la sua mano. Soltanto, …cedette alla paura quando lo colpì lo
sguardo di Daniel a lui sconosciuto. Più tardi ritornò la preoccupazione,
perché non conosceva il futuro. Ora…
7. “Il re viva in eterno!”, Lotusja non pensa al mondo; lui conosce la
dottrina dell’aldilà, anche se non molto profondamente. Ma il babilonese la
considera in modo mondano. “Dì al tuo servo il sogno. Un caldeo può
interpretare tutto”. Lotusja parla la lingua caldea,
incompresa dalla maggior parte dei presenti.
8. “L’ho dimenticato!! Vi faccio uccidere pezzo a
pezzo, vi faccio rovinare le vostre case anche con tutto ciò che vi è dentro,
di vivo, se non mi dite il sogno e lo spiegate! Ma se lo potete, allora vi
voglio onorare con molti doni”.
- “Lascia che ci consigliamo”. Lotusja parla con il suo gruppo nell’antico
caldeo, che al re è sconosciuto, amareggiandolo molto.
9. “Ti onoriamo, divino”, comincia di nuovo Lotusja. “Nascondi il
sogno in veli scuri. Toglili! Allora la visione e l’interpretazione saranno
facili”.
- Nabucodonosor sta
giocando un cattivo gioco; domina ancora la sua ira. Ah, fanno male i conti. …
Tutti! Tutti? C’è il veggente del Giordano che… Pah!
10. Si rivolge astutamente ai caldei: “Non ho preso
nessun velo; ho dimenticato il sogno. Ditemelo ed interpretatelo! Se no…”. Non
ha bisogno di ripetere la minaccia.
- Lotusja
dice: “Nessuno può adempiere la pretesa. Non esiste nemmeno nessun re”, cerca
di mitigare, “per quanto fosse anche potente, a desiderare questo. Sei potente,
e come dio-Bel, vedi quanto ti vogliamo aiutare con sincerità”.
11. Nabucodonosor sorpassa la lusinga ed interroga i
persiani. Loro agiscono come il superiore dei caldei. Schuthnaza, il superiore dei babilonesi,
alla fine aggiunge: “Tu sei onnipotente; salve a te come nostro Bel!” Il resto
suona tranquillamente, per cancellare la minaccia di morte. “Ci hai sovente
interrogato, e dimmi una cosa che non abbiamo potuto spiegare. Lotusja è particolarmente intelligente, e il persiano Sasmigal è così saggio che conosce la parola delle stelle.
Lui può risolvere la difficoltà.
12. Ciò che ora pretendi, o regnante dell’Euphrat, va oltre ogni linea di morte. Nessun dio ti rivelerà
il sogno, se tu lo hai dimenticato. Bel è il più alto degli déi;
e tu stesso sei Bel”. Il babilonese intelligente ha evitato il peggio. Questa
lusinga, che Nabucodonosor viene considerato come il più alto degli déi, gli ha legato la sua mano di boia. Intanto… Ma
contraddice:
13. “Aspetto ancora tre giorni. Chiamate subito gli
indovini! Se poi il sogno non viene steso dinanzi a me, né è annunciata la sua
interpretazione, devono morire tutti, insieme alle donne che possono predire il
futuro (1° Sam. 28,7-12). Nessuno sarà risparmiato! Gli annunciatori vadano nell’oscura ala!”
*
14. Questa è una casa nel posto più ripido, fin dove
giunge il castello. Non ha nessuna finestra. Un’apertura nel mezzo dà un po’ di
luce e aria alle celle. I saggi vengono ben assistiti. Persino un Nabucodonosor
non può evocare l’ira del re di Persia. Si danneggia molto, perché nei suoi
protettorati fermenta e arde con veemenza.
*
[Daniele 2,13-24]: «13 E il decreto fu
promulgato, e i savi dovevano essere uccisi; e si cercavano Daniele e i suoi
compagni per uccidere anche loro. 14 Allora Daniele si
rivolse in modo prudente e sensato ad Arioc, capo delle
guardie del re, il quale era uscito per uccidere i savi di Babilonia. 15 Prese
la parola e disse ad Arioc, ufficiale del re: 'Perché
questo decreto così perentorio da parte del re?' Allora Arioc
fece sapere la cosa a Daniele. 16 E Daniele entrò dal
re, e gli chiese di dargli tempo; che avrebbe fatto conoscere al re
l'interpretazione del sogno. 17 Allora Daniele andò
a casa sua, e informò della cosa Hanania, Mishael e Azaria, suoi compagni, 18 perché
implorassero la misericordia dell'Iddio del cielo, a proposito di questo
segreto, onde Daniele e i suoi compagni non fossero messi a morte col resto dei
savi di Babilonia. 19 Allora il segreto
fu rivelato a Daniele in una visione notturna. E Daniele benedisse l'Iddio del
cielo. 20 Daniele prese a dire: 'Sia benedetto
il nome di Dio, d'eternità in eternità! poiché a lui appartengono la sapienza e
la forza. 21 Egli muta i tempi e le stagioni;
depone i re e li stabilisce, dà la sapienza ai savi, e la scienza a quelli che
hanno intelletto. 22 Egli rivela le cose
profonde e occulte; conosce ciò ch'è nelle tenebre, e la luce dimora con lui. 23 O
Dio de' miei padri, io ti rendo gloria e lode, perché m'hai dato sapienza e
forza, e m'hai fatto conoscere quello che t'abbiamo domandato, rivelandoci la
cosa che il re vuole'. 24 Daniele entrò
quindi da Arioc, a cui il re aveva dato l'incarico di
far perire i savi di Babilonia; entrò, e gli disse così: 'Non far perire i savi
di Babilonia! Conducimi davanti al re, e io darò al re l'interpretazione'.»
15. Arioch
va da Daniel. “Tu, uomo del Giordano hai causato questo”, s’infuria iracondo.
“Guai a te quando sarà pronunciata la sentenza! Ti uccido io con la mia stessa
mano!”. Si sente svuotato. C’è troppo in gioco. Crede forse il re che, come
figura principale nera, rimanga vincitore? Per …sempre?
16. Daniel sorride
fra sé e sé.
- “Ti vien da ridere?”, sbuffa il giudice.
- “Non ho riso. Ero contento di qualcuno”.
- “Magari dei prigionieri, i quali sono i re dello
spirito e uomini famosi?”
- “No! Di te. Copri la paura di voi con la tua ira,
perché il re di Babilonia perde nel gioco duro? Questo ti strappa l’animo?”
- “Sei matto?”
17. Risponde Daniel:
“Hai già in mano la sentenza, ma sei diventato titubante perché ciò infrange il
diritto di ogni uomo? Perché se lo carica il re? Qualcosa di impossibile rimane
non risolto!”. Lui vede che il giudice aveva sperato di poter aiutare. “Quando
è da emettere la sentenza?”
18. “Domani, al sorgere del Sole”. Arioch si alza stanco.
- Daniel lo
trattiene: “Annunciami dal re”.
- “Vuoi…? Da dove prendi questo coraggio?”. Arioch teme per lui che,
…senza ammetterlo, …gli è divenuto caro.
- Gli amici
piangono: “Non andare, sei perduto!”
- “E se… Allora meglio io per tutti! Il giovane
veggente si alza deciso.
19. “Come vuoi! Ma non dare la colpa a me se il tuo
piano fallisce”.
- “Sei libero davanti al mio Dio!”
- Arioch si annuncia con
poche parole, perché con molte non si guadagna nulla.
- A Nabucodonosor
sta appena bene, per versare ancora più olio nel suo rancore. “Che entri! Mi
deve espiare!” Le guardie aprono.
20. Daniel striscia
dentro per salvarsi? Esso piega un ginocchio, si alza e dice: “Al re il mio
saluto! Sei stato grande quando hai dato a me tre giorni di tempo. Ancora più
grande nella sentenza che nessuno ha ancora pronunciato. Ma, (qualcosa di) …meglio? I
veri sovrani devono elevare la giustizia su tutte le cose. Aspetta ancora
quattro giorni, prima di macchiarti con quel sangue che non sarebbe mai da
lavare via. Allora sperimenterai la Potenza
del mio Dio!”. Chi non è sconvolto per quel coraggio di questo discorso?
21. Non smuove le guardie quando qualuno
viene ucciso, con o senza ragione, …quasi sempre senza. Nabucodonosor è per la
prima volta senza parola. Quando ha mai sperimentato questo? Il ‘mandato da Dio’ lo guarda senza paura.
- Al contrario, nella sua ira, il re dice forte: “Sia!”. Deve mantenere la parola pronunciata
davanti al servizio segreto, altrimenti perde il trono e il popolo.
22. Daniel esce senza chinarsi. Il re dice ad Arioch, passando velocemente davanti: “Il verdetto vale il
quinto mattino, se…”. Questo ‘se’
pende su Babilonia.
- Anche gli amici vedono il tempo concesso come l’ha
pensato il giudice: ‘Non sospeso, solo
rimandato’.
- Il veggente prega
i suoi amici: “Mettiamo la preghiera nelle Mani di Dio, così che mi voglia dare
il significato del sogno. Infatti, la grande Babilonia mi ha concesso quattro
giorni”.
23. Riferisce ciò che si è svolto. Pregano fino a
sera, non in lunghe litanie. La richiesta sale intimamente per proteggere i
prigionieri e loro stessi. E guarda, …nella notte viene data a Daniel l’immagine e il suo senso. Allora si
sveglia, e risveglia i tre compagni.
24. “Ringraziate anche voi il Signore, l’Altissimo!
All’uomo di satana viene legata la mano, e deve soffrire quattro giorni questa
pena, anche se la sua ira infuria in pesanti ondate”. Nel più alto segno della
luce e delle stelle, che era andato perduto già una volta nella ‘santa
quadratura’, s’inginocchiano, e Daniel
adora:
25. “Sia lodato il Tuo Nome, eterno, vero Iddio nella
Tua Magnificenza! Tu cambi il tempo e l’ora, senza sospendere il Tuo Ordine.
Hai distrutto il tempo del re arrogante. Tu insedi e togli di nuovo i reggenti
del mondo; e Tu sai facilmente imbrigliare un diavolo secondo il Consiglio
della Tua saggia Volontà. L’uomo non comprende, perché un potente è sovente a
lungo al timone. Ma tu sfracelli il potere dei potenti, anche quando schiavizzano
a lungo i loro popoli.
26. Mi hai aiutato ds
strappare il bottino al rapinatore. Chi si fa istruire da TE, a lui Tu dai la
Tua Sapienza e l’intelletto benedetto. Ciò che è profondamente nascosto, tu lo
levi alla luce del giorno; ciò che troneggia al di sopra di noi in maestosa
altura, lo porti ai Tuoi figli con care mani di Padre. Ti può essere nascosta
l’oscurità? La Tua Luce illumina l’interiore della Terra, come ciò che è
nascosto nel petto di un uomo.
27. Ti ringrazio, Padre di coloro che sono preceduti,
che vivono oggi e nel futuro in tutte le parti del Tuo Regno. Ti ringrazio per
la Tua Forza, per comparire come leone davanti allo sciacallo. Salve a Te, o
Signore, nell’elevatezza del Tuo infinito!”
[indice]
Il sogno del re e la
sua interpretazione
La conversione di
Nabucodonosor
[Daniele 2,25-36]: «25 Allora
Arioc menò in tutta fretta Daniele davanti al re, e
gli parlò così: 'Io ho trovato, fra i giudei che sono in cattività, un uomo che
darà al re l'interpretazione'. 26 Il re prese a dire
a Daniele, che si chiamava Beltsatsar: 'Sei tu capace
di farmi conoscere il sogno che ho fatto e la sua interpretazione?' 27 Daniele
rispose in presenza del re, e disse: 'Il segreto che il re domanda, né savi, né
incantatori, né magi, né astrologi possono svelarlo al re; 28 ma
v'è nel cielo un Dio che rivela i segreti, ed egli ha fatto conoscere al re Nebucadnetsar quello che avverrà negli ultimi giorni. Ecco quali
erano il tuo sogno e le visioni della tua mente quand'eri a letto. 29 I
tuoi pensieri, o re, quand'eri a letto, si riferivano a quello che deve
avvenire da ora innanzi; e colui che rivela i segreti t'ha fatto conoscere
quello che avverrà. 30 E quanto a me,
questo segreto m'è stato rivelato, non per una sapienza ch'io possegga
superiore a quella di tutti gli altri viventi, ma perché l'interpretazione ne
sia data al re, e tu possa conoscere quel che preoccupava il tuo cuore. 31 Tu,
o re, guardavi, ed ecco una grande statua; questa statua, ch'era immensa e
d'uno splendore straordinario, si ergeva dinanzi a te, e il suo aspetto era
terribile. 32 La testa di questa statua era d'oro
fino; il suo petto e le sue braccia eran d'argento;
il suo ventre e le sue cosce, di rame; 33 le sue gambe, di
ferro; i suoi piedi, in parte di ferro e in parte d'argilla. 34 Tu
stavi guardando, quand'ecco una pietra si staccò, senz'opera di mano, e colpì i
piedi di ferro e d'argilla della statua, e li frantumò. 35 Allora
il ferro, l'argilla, il rame, l'argento e l'oro furon
frantumati insieme, e diventarono come la pula sulle aie d'estate; il vento li
portò via, e non se ne trovò più traccia; ma la pietra che avea
colpito la statua diventò un gran monte, che riempì tutta la terra. 36 Questo
è il sogno; ora ne daremo l'interpretazione davanti al re.»
1. Arioch corre intorno come se la sua testa
fosse in un laccio. Non vuole eseguire la sentenza, ma ci sono abbastanza servi
che torturerano gli uomini con la voluttà di un
diavolo. Per un uomo, ci sono ben due boia.
2. È la nona ora del mattino. Di nuovo la sala del re
è colma di sfarzo, di polizia, guardie e soldati. I saggi vengono formalmente
spinti nella sala. Fra di loro ci sono donne altolocate, anche qualche povera,
piccola donna. Nonostante il consiglio giorno e notte che ogni gruppo ha
condotto, non è stato riconoscibile il sogno, meno ancora la sua
interpretazione. Daniel è la calma stessa.
3. Ci si piega fino al suolo, quando arriva il re e
nessuno vede come due paia d’occhi ardono gli uni negli altri. Chi è più
potente: la grande Babilonia, oppure il profeta? Nabucodonosor
respinge la sua rabbia; ma guai, se… Di nuovo questo ‘se’. – Una spada pericolosamente tagliente.
4. “Portate qui colui che sa il sogno e
l’interpretazione!”
- Arioch
risponde: “Io ho colui che può adempierti il tuo desiderio”.
- ‘Desiderio’,
è buono, pensa Aspenas.
Arioch conduce Daniel al trono. La sua stessa mano è
fredda, nonostante l’ardore estivo. La mano di Daniel
gli toglie il pesante giogo, …dal Bel.
5. Comincia con il suo discorso: “La cosa perduta, regnante dell’Euphrat, non posso rivelartela. Hai spinto una spessa
coltre sui pensieri che non ti sono sfuggiti di mente. Nemmeno io ho tolto
questo panno. Lo ha fatto il SIGNORE della Verità e della Magnificenza! Egli
rivela ciò che tu – per pura paura – avevi nascosto”.
6. “Non parlare troppo coraggiosamente!”, scintilla
come l’ascia del boia.
- Daniel non vi bada. Lui sente la Spada come Luce,
Scudo, Elmo e Corazza: le armi di Dio che egli porta. Il
veggente sta diritto davanti al potere del mondo e dice:
7. “Babilonia, tu, grande, regnerai fino alla fine di
questo mondo! Per quanti popoli verranno anche, troneggerà sempre Babilonia, la
grande, finché non verrà il primo-Re, il Quale è contemporaneamente, l’Ultimo!
Il fiume dove siede potentemente Babele dominando su innumerevoli uomini,
trascina il suo flutto attraverso tutti i paesi, tutti i popoli! Chi beve di questo fiume, gli sarà succube fino alla
fine!
8. Non parla la mia saggezza, non sono più che tutti
gli altri. Il mio Dio rivela il
sogno. Ascolta dunque! Era formato come la figura d’uomo. Il suo capo era come
di finissimo oro, il suo petto e le braccia erano d’argento; la sua pancia e i
suoi fianchi erano di rame; le sue cosce di ferro; i piedi in parte di ferro,
in parte di argilla. Nel sonno hai detto: ‘Così
è la mia Babilonia!’.
9. Cadde un sasso che nessuna mano aveva gettato.
Potentemente colpì i piedi e stritolò argilla e ferro. Allora l’immagine cadde
e fu stritolata insieme al ferro, l’argento, il rame ed l’oro. Rimase un soffio
di polvere. Lo soffiò via il vento come pula sparsa, finché non ne rimase più
nulla. Tu hai cercato di conservare ciò che ti sembrava così regale.
Inutilmente! Ti sei voltato; allora il sasso diventò un grande monte che
nessuno poteva abbracciare con lo sguardo. Colmò presto tutto il mondo. – Ora
dimmi se ho descritto abbastanza il tuo sogno”.
10. Mostrando sempre quella rigida maschera, persino
ad Arioch, che di rado indovinava ciò che passava
dietro a quella fronte che adornava il pesante cerchio d’oro. Ma oggi…? È come
se fosse stata strappata una coltre, nel cui strappo lo spavento del re stava
come una faccia deformata. – Daniel attende
un poco. Il re non deve ancora giungere alla fine davanti allo stato della
corte. La domanda è segretamente un avvertimento: “Vuoi saperlo ora il
significato? O te lo devo dire domani? …a te solo?”
11. ‘L’immagine
del sogno è giusta. Daniel vorrebbe solo svignarsela attraverso il «domani» o
«con te solo…»? Aspetta, fruttolino, ti passerà il
coraggio!’. – “Lo voglio sapere ora!”, s’arrabbia il
re duramente, e stringe forte i denti. Che cosa porterà
l’interpretazione per lui stesso, per il suo popolo, per il suo futuro?
*
[Daniele 2,37-49]: «37 Tu, o re, sei il re
dei re, al quale l'Iddio del cielo ha dato l'impero, la potenza, la forza e la
gloria; 38 e dovunque dimorano i figliuoli degli
uomini, le bestie della campagna e gli uccelli del cielo, egli te li ha dati
nelle mani, e t'ha fatto dominare sopra essi tutti. La testa d'oro sei tu; 39 e
dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, di
rame, che dominerà sulla terra; 40 poi vi sarà un
quarto regno, forte come il ferro; poiché, come il ferro spezza ed abbatte ogni
cosa, così, pari al ferro che tutto frantuma, esso spezzerà ogni cosa. 41 E
come hai visto i piedi e le dita, in parte d'argilla di vasaio e in parte di
ferro, così quel regno sarà diviso; ma vi sarà in lui qualcosa della
consistenza del ferro, giacché tu hai visto il ferro mescolato con la molle
argilla. 42 E come le dita de' piedi erano in
parte di ferro e in parte d'argilla, così quel regno sarà in parte forte e in
parte fragile. 43 Tu hai visto il ferro mescolato con
la molle argilla, perché quelli si mescoleranno mediante connubî umani; ma non
saranno uniti l'uno all'altro, nello stesso modo che il ferro non s'amalgama
con l'argilla. 44 E al tempo di questi re, l'Iddio del
cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto, e che non passerà
sotto la dominazione d'un altro popolo; quello spezzerà e annienterà tutti quei
regni; ma esso sussisterà in perpetuo, 45 nel modo che hai
visto la pietra staccarsi dal monte, senz'opera di mano, e spezzare il ferro,
il rame, l'argilla, l'argento e l'oro. Il grande Iddio ha fatto conoscere al re
ciò che deve avvenire d'ora innanzi; il sogno è verace, e la interpretazione
n'è sicura'. 46 Allora il re Nebucadnetsar
cadde sulla sua faccia, si prostrò davanti a Daniele, e ordinò che gli fossero
presentati offerte e profumi. 47 Il re parlò a
Daniele, e disse: 'In verità il vostro Dio è l'Iddio degli dèi, il Signore dei
re, e il rivelatore dei segreti, giacché tu hai potuto rivelare questo segreto'. 48 Allora il re elevò
Daniele in dignità, lo colmò di numerosi e ricchi doni, gli diede il comando di
tutta la provincia di Babilonia, e lo stabilì capo supremo di tutti i savi di
Babilonia. 49 E Daniele ottenne dal re che Shadrac, Meshac e Abed-nego
fossero preposti agli affari della provincia di Babilonia; mentre Daniele stava
alla corte del re.»
12. “Come preferisci”, risponde Daniel. “Tu credi di essere reggente dalla
perfezione del tuo potere? Ti sbagli!
Il mio DIO ti ha dato nella mano il governo per il tuo tempo. Ed Egli ti ha
dato tale potere, ma non per la morte e la crudeltà. Questo proviene dalla
bassa parte dell’anima. Dall’alto governo tu hai stabilito la brama di dominio;
dal potere della Luce hai fatto l’attività
di potere.
13. Il capo d’oro sei tu, ma hai l’oro fino, il
governare, che può essere benedetto dalla Luce, posto su piedi che sono
facilmente fragili; se ora il portatore del tuo capo fosse anche di oro, il che
significa che il governo sarebbe colmo di benignità, allora la Benedizione di
Dio sarebbe evidente tramite te. Invece no!
14. I tuoi avi sono morti. Così morirai anche tu,
mentre Babilonia rimarrà ancora. Ma non sarà mai governata dall’oro fino. Dopo
di te comparirà un altro, il cui regno è minore. Sì, il mondo percorrerà il suo
cammino nella tomba! La ‘grande Babilonia’ sprofonderà, quando il Mio Re verrà per Ultimo!
15. Il regno dell’argento viene dall’est (popoli fino a Cristo) e
sprofonderà nell’ovest. Il terzo avrà il potere ferreo (legioni romane). Il rame
scomparirà esteriormente; solo l’interiore si estenderà in lungo e in largo e,
..alla fine, distruggerà se stesso. Ma dallo stesso sorgerà il ‘regno del ferro’, che schiavizzerà molti uomini (dominio di Roma fin oltre il medioevo)! Odio, fuoco, sangue ed oppressione, fanno degli uomini, meno che un
granello di polvere sulla strada.
16. I piedi e le dita, in parte di ferro e in parte di
argilla, mostrano che ogni governo decade prima del completo naufragio.
Dominatori e reggenti, segreti ed alti, aperti e nascosti, stanno già con il
loro sorgere al bordo della loro fossa. Perché argilla e ferro sono il potere
del mondo che dà da se stesso il colpo mortale. Ogni casa (dinastia) regnerà
brevemente nel rapporto.
17. Più ci si basa sul ferro (armi), più un reggente sta sull’argilla.
Il peso ferreo macina l’argilla. Come entrambi non si lasciano mescolare,
quindi tutti i dominatori che regnano, nello stesso tempo non sono d’accordo.
Il forte opprime il debole, finché esiste il mondo debole, finché il ferro non
si spezza con la propria argilla.
18. Dopo giungeranno tutti coloro che sperano nella
fede, nel Regno dell’Eterno. Esso non è di questo mondo Il Regno dello Spirito
e della fede rimarrà in eterno. DIO è la
Pietra, sospettata e negata, invisibile e, comunque, esistente! Diventato
il monte, i figli di Dio, i re della Luce, serviranno sulla Sua Altura il loro
Padre-Creatore, e Lo onoreranno.
19. L’immagine del sogno è una ‘santa visione dei tempi’ fino alla fine di questo mondo. Riconosci
dunque che esiste eternamente un solo
Capo: l’oro fino lo possiedono i sette Spiriti di Dio: Governo, Dominio, Verità
e Giustizia, Fraternità, Amore e la soave Mano.
20. La mitezza non è una briglia molle; è la
misericordia che è da dare al popolo. Se agisci di conseguenza, allora si dirà
di te: ‘Vedete, si era rivolto a Dio ed è
tornato come un figlio perduto!’. Allora non sei tu la grande Babilonia, lo spavento di innumerevoli uomini. Se una
cosa sorge dall’altra, come un animale fa i piccoli, dipende comunque ancora
dal fatto, di chi si lascia sollevare dall’oscurità alla Luce, a Dio. EGLI fa
dal basso, l’alto; dal rigettato, il bene; dall’oscurità, la Luce.
Infatti: il Suo governare, era ed è, e rimane in eterno!”
21. Alla parola segue un solenne silenzio, penetrato
da un soffio di un mormorio come se degli invisibili dirigessero tutto, …anche
il re. Costui rimane seduto a lungo con la fronte appoggiata. I superiori
temono la sua ira. Quando mai avrebbe riconosciuto un diritto dell’altro?
Temono maggiormente i tre consiglieri giudaici. Se Daniel è perduto, allora
anche loro: Sadrach, Mesach
e Abed-Nego.
22. Diversamente pensano Arioch,
Aspenas, i persiani e i caldei. Loro riconoscono sia
ciò che si sta movendo nel re, sia quanto profondamente il giovane veggente ha
fatto Luce. Nonostante ciò, fanno solo segretamente un sospiro di sollievo; la
corte di Nabucodonosor è colma di diavoli
d’uomini. Magari oggi cambia; ma domani, …oppure dopo?
23. Finalmente alza gli occhi, e ordina: “Qua, un
altare che non c’è ancora in nessun tempio, incenso, mirra, nardo, oro! Voglio
mostrarvi ciò che può un dio!”. Intende se stesso? …come Bel? Il tesoriere
corre via. Presto degli schiavi trascinano ciò che è stato ordinato. Soltanto…,
nessun uomo cattivo cambia così rapidamente in un buono. Il re domanda astuto:
24. “Sei stato qui ed hai interrogato la mia pietra?”. Non indica a ciò che è
avvolto; nessun estraneo deve sapere che egli ha la ‘pietra della sapienza’. Sarebbe possibile che…
- Il profeta guarda
tranquillo: “Chiedi ai tuoi guardiani se sono uscito dalla nostra stanza. L’hai
fatta chiudere ermeticamente, e nessun guardiano avrebbe mai osato trasgredire
l’ordine”.
25. Il guardiano
striscia avanti sulle ginocchia: “Signore, prendi le mie mani oppure uccidimi,
se ho offeso il dovere!”. Aspenas conferma che i
giovani non sono usciti, nemmeno per un cammino all’aperto durante i quattro
giorni.
- “Davvero non hai toccato la mia pietra?”, chiede
nuovamente Nabucodonosor.
26. “Mi ha illuminato il mio DIO, non la pietra morta!
Ho svegliato i miei amici, ma ho taciuto loro la visione”.
- Il re si scervella. Avviene una cosa
incomprensibile: scende all’altare riccamente addobbato, e mette il pesante cerchio
che adorna la sua fronte, il simbolo del più alto potere del mondo, nel mezzo,
e fa cenno a Daniel, mentre la corte di stato si avvicina un poco.
27. Nabucodonosor getta nel fuoco sull’altare un
quarto dell’oro, dell’incenso, del nardo e della mirra. Il fuoco divora il
tutto. Il Dio di Daniel non accetta il sacrificio?
28. Il veggente
prega ad alta voce: “Signore, Tu sia ringraziato per la Tua azione! Hai
cambiato un cuore rigido. Non sorse nessun fumo né odore nel sacrificio; quindi
la Tua Luce l’ha accettato. Se è così, non rimane nulla di mondano. La Luce
prende tutto, …oppure nulla! A Te solo spetta la gloria, l’onore, il
ringraziamento e l’adorazione!”
29. Solo di rado il mondo sperimenterà che un re si
china alla presenza dei suoi sudditi. Il babilonese
lo fa davanti all’altare. “Ora so che esiste qualcosa che non si può
riconoscere da se stessi. Tu, misterioso Dio di Daniel, mi hai mostrato ciò che
nessun altro ha saputo dire. Perciò voglio credere in te, come l’ho fatto
proprio ora sotto i Tuoi occhi invisibili”.
30. Allora Daniel mette di nuovo al re il suo cerchio
d’oro. Persino gli uomini più duri sono commossi. E Nabucodonosor
dice ai suoi funzionari di corte: “Vi faccio sapere, ed ognuno deve badare a
questo, insieme a tutto il popolo: io innalzo te, Daniel, a principe, più
vicino a me, qui al mio trono!
31. I doni dell’altare, la casa bianca dei principi e
i beni del paese della provincia di Babele, sono la tua proprietà libera da
tasse. Regna là al posto mio. Sei il superiore di tutti i saggi, e nessun
consiglio deve avvenire senza la tua presenza. Se vengono qui i superiori dei
persiani e dei caldei, allora anche loro sono sottoposti a te finché sono nel
mio paese”.
32. Si porta un abito principesco. Alcuni pensano: ‘Ora farà di me come io faccio a lui e ai
suoi amici’. Mentalmente se ne vanno certe funzioni. Nonostante ciò si
giubila. Si è vissuto qualcosa di unico. Loro stessi, gettati fuori dal corso
abituato dal tempo, è come se egli sedesse su un nuovo trono, che starebbe più
in alto di quello vecchio. Oggi il re permette che gli si venga molto vicino.
33. Della regione di Babele fa parte il campo dei
giudei fra Sepharvaim ed Akkade.
Il ferro dev’essere battuto finché il fuoco arde sull’incudine. Perciò Daniel si siede a destra del trono sul gradino
superiore, e dice:
34. “Il re viva a lungo, …nella pace del mio Dio! Mi
hai offerto molto di questo mondo. I tuoi doni devono portare benedizione.
Solo, fammi restare con te; la conversione non è facile per governare oramai
nella giustizia, pure nella buona severità, che è necessaria per ogni popolo.
Se sono lontano da te, chi ti deve trasmettere il Consiglio del mio Dio?
35. Ci sono tre alti uomini che ti servono, se vengono
lasciati liberi: i dotti nella scrittura: Sadrach, Mesach e Abed-Nego. Metti loro come amministratori. Presto
riconoscerai quanto sarà stato buono il mio consiglio. Rilascia anche Joiakim dal suo arresto, che abiti presso i giudei. Non
come reggente! Ha convertito il suo cuore, perciò può riottenere la sua
libertà.
36. ‘Quanto è
astuto’, si sussurrano i maligni; ‘quanto
è intelligente’, pensano altri. L’intelligenza vince. Il popolo giudaico
non è ancora da rimpatriare, non ancora per lungo tempo. La lunga via nella
prigionia, la totale perdita dei beni, distrugge le città e i villaggi di
Canaan. – Dove si dovrebbe abitare? Tuttavia, tra i propri dotti la vita nel
paese straniero sarà più facile da sopportare. Così anche il popolo rimane nel
suo genere.
37. Daniel alla corte del re; – questa è la Guida di
Dio. Un Nabucodonosor può bensì convertirsi in un attimo, ma un animale rapace
non diventa un agnello; al massimo, si lascia ammansire. E questo è l’incarico
del mandato dal Regno.
[indice]
Daniele e il giudice, i fratelli
s’incontrano
1. Nel castello del re le cose si svolgono allegramente. Arioch
si stupisce che Daniel sia presente. Si è affidato a Dio, …anche se non nella
piena profondità. Il Suo mandato può avere gioia nei banchetti mondani? Se lo
chiede quando, dopo un caldo ricevimento, sale alla casa del principe.
2. Daniel lo
accoglie nel padiglione di marmo bianco. “Che cosa ti porta qui?”. Attira Arioch sui divani, allineati lungo una parte.
- “Molto”, sospira l’ospite.
“Mi hai aspettato, visto che non dormi ancora?”. Sovente il veggente sa cose in
anticipo. “Oppure sono stato annunciato? Nessuno sapeva che ora sarei venuto
ancora da te”.
3. Daniel ordina a un servitore di portare il succo di
melograno.
- “Non vino?”, chiede Arioch.
- “Se lo vuoi? Oggi abbiamo bevuto molto”.
- “Perciò vengo. Non manchi in nessun ricevimento del
nostro re; e lui si dispone sempre, quando non sei al controllo della provincia
di Babele”.
4. “Si sente a suo agio accanto a me, …per il momento.
Non è ancora sgusciato fuori dalla sua pelle di Babele, e si chiede a come
alcune cose sarebbero di nuovo da piegare”.
- “DIO ti ha afferrato; da allora sei un giusto
giudice. Certamente devi fare certe cose che tormentano la tua coscienza; ma
dov’è possibile, tu indebolisci qualche durezza di giudizio”.
5. Bada a questo: ‘Quando sono presente, certe cose si
possono evitare’. Quanto rapidamente lo riscalda il vino, così rapidamente
emette una sentenza di morte, e se qualcuno che non più del tutto in sé, dice
qualcosa di stolto... Perciò io lo distraggo e bevo il suo vino come acqua”.
- “Il vino rimane vino, mio caro!”
- “Precisamente! Ma con la Forza di Dio tramuto il
vino in acqua; come sarebbe possibile, fare pure dell’acqua, vino.
6. “Allora, piuttosto, dal vino pesante ne farei uno
leggero!”, esclama entusiasta Arioch.
- “Sì, proprio i beoni non conoscono più nessuna
differenza, altrimenti tutti i tavernieri verrebbero frustati”.
- “Hai ragione”, mormora Arioch. “Ma per me…”, si avvicina a Daniel,
“…lo puoi fare. E per Aspenas, che comunque regge
male i vini pesanti…”.
7. “Fallo pure da te”.
- “I o …?”
- Lo dice in modo esteso così a lungo, che Daniel ride
forte. “Non è un mistero. Bevi lentamente, mangia prima qualcosa che sopporta
molto liquido, e bevendo, pensa: ‘L’Acqua
di Dio’. Il vino è un dono nobile, ma viene bevuto solo raramente così, come
sarebbe di benedizione per ognuno. La prossima volta prova, allora non ti verrà
una testa pesante”.
8. “Come ti posso ringraziare?”
- “Con la tua amicizia. Sei un babilonese, io un
giudeo. I nostri popoli sono così diversi come la terra e il mare. Ma bada:
come i popoli hanno vissuto finora duramente nella sfida, così rimarrà fino
alla fine di questo mondo. Ma come abbiamo fatto amicizia noi, qui e là anche
due paesi giungeranno all’amicizia.
9. Il nostro mondo è mare e terra. Indipendentemente
dalle forze della natura, entrambi sono portatori di vita, fatti da Dio. Tu
pensa, che se Egli l’avesse dato, tutti dovrebbero anche orientarsi secondo
questa. Tuttavia noi stiamo sulla via dello sviluppo, per cui nella cornice
della nostra vita dobbiamo avere la libertà. Unicamente la libertà non è
interminabile. Lo hai visto quando ho saputo interpretare il sogno del re”.
10. “Lo comprendo”, annuisce il
giudice. “Ma se noi babilonesi siamo veramente una parte dei persiani e
dei caldei, perché ora l’odio mette fra di noi e loro dei confini come dure
mura?”
- “Quelle invisibili sono le più dure. Una muraglia
che separa una cosa intera in due parti, può separare certamente il qua e là
per lungo tempo. Ma poi…?
11. Conosci Sinear, la
montagna dei caldei, accanto a quella, una così bella città, UR[7]: simbolo di fedeltà, amore,
pace. Sinear era stata edificata per via di tribù
selvagge. Oggi non è più protezione e scudo, ma la vostra porta d’accesso. Una
volta possedeva un trono, presso il quale poteva accusare anche il più povero,
dove veniva espresso il DIRITTO, come oggi non ne esiste quasi più. Più tardi…?
Allora il diritto aveva l’aspetto di un piatto rotto”.
12. “Dimmi ancora molto dei popoli”, chiede Arioch.
- “Tu stesso sei istruito”, loda Daniel, “solo non sai ancora il collegamento che
risulta dallo Spirito; avete in voi il loro sangue. Nonostante ciò, oggi le
differenze sono diventate grandi, ciò risulta dal proprio sviluppo e dalla
costrizione di vita. Anche noi tramite il nostro patriarca Abraham portiamo in
noi qualcosa dei caldei.
13. Come popolo non esiste più nessuna Caldea, la
Persia è in salita e voi avete oltrepassato la vostra elevatezza. Ma quella Babilonia, ‘la grande’, avrà in
tutti i popoli la sua ripercussione; e questa si chiama mania del potere,
arroganza, spietatezza e bavaglio degli uomini, corporalmente ed anche animicamente”. Daniel si
alza.
14. “Guarda, si fa giorno. Riposiamoci ancora un
poco”, indica attraverso la finestra la vicina collina che viene indorata da un
primo raggio di Sole.
- “Posso rimanere?”
- “Non devi fare nessuna riverenza al re?”
- “No! Lui vuole formulare leggi che potrebbe fare
meglio lui da solo”. Il giudice ride, non è un suono lieto.
15. “Con quelle leggi che forgia, naufragherà, perché
con quelle, anche il popolo va a fondo. Lasciamolo stare ora. Anch’io sono
libero; potremmo intraprendere qualcosa”.
- “Lo volevo discutere con te”, risponde Arioch: “Ti ricordi del
fabbro, che a suo tempo fu accolto pietosamente dal re?”
16. “Sì; sono attratto dall’uomo. Lo conosci?”
- “Non molto; da lui ci sarebbe una giudea. Dallo
spione Borojka ho sentito che sarebbe saggia. Mi
stupisce che il manigoldo non l’abbia già portata in prigione”.
17. Daniel ascolta
dentro di sé. Chissà, …Arioch gli vuol dare la gioia
di trovare ora sua sorella, perciò dice svelto: “Vedremo chi è lei. Non voglio
dormire, solo mangiare qualcosa. Se vuoi, andiamo a cavallo. Ho anche da
riferire qualcosa di buono al fabbro, dal re”. ‘Ancora una volta’ aggiunge pure ulteriormente nel pensiero.
18. Daniel batte le mani. Dà ordini gentili, affinché
non abbia alcuna parola dura per i servi. Suo padre gli aveva pure raccontato
di Abraham, come avesse trattato servo e serva, che tutti si sentirono da lui
come figli. A ciò tende Daniel, dovendo lasciar valere la prudenza. Babele non
è una casa paterna come esisteva presso il patriarca.
*
19. Presto salgono in sella. Cavalcano
tranquillamente. Dato che il Sole sta appena sorgendo, soffia dal fiume l’aria
mattutina ancora fresca e dolce. Riconoscendo il giudice e il principe, la
guardia alla porta dell’est spalanca entrambe le ante. Inoltre comincia la
vivace vita nelle strade. La città si sveglia. Si sale leggermente, e si vede
già ardere il fuoco del fabbro.
20. “Lui è diligente”, dice il
giudice. “Fu denunciato, ma la sua onestà lo ha protetto. Ora vieni,
Daniel, oggi devi avere una grande gioia”.
- “Mi incuriosisci”. Gli occhi di Daniel vanno verso la casa. Nel cuore, canta e
risuona come adorazione, portata in anticipo per la Grazia di Dio. Nel
frattempo scendono dai loro cavalli.
21. Asnorba esce
dall’officina. Conosce il giudice; ma, …il più giovane nell’abito principesco?
Non è colui che doveva sollevare con lui la pietra?
Aveva bensì udito che Daniel era diventato un principe. Dato che non sapeva se
fosse esatto, non ne aveva ancora raccontato nulla a Jolea
ed Harfia.
22. Con riverenza saluta i due uomini e conduce i loro
cavalli al pascolo.
- “Un buon uomo, che assiste dapprima un animale”,
dice Daniel.
- Arioch
annuisce: “Sentirai cose buone di lui”.
- Il fabbro si è
lavato al pascolo, mani e volto, e si è tolto il grembiule di pelle. Ritornato,
apre la porta. “Vi prego sedetevi, vado a prendere una buona bevanda”.
23. Il tinello non è arredato severamente nel modo
babilonese. Qui opera uno spirito buono. Asnorba sorride fra sé. “Che cosa vi porta
da me?”
- “Molto”, comincia il
giudice. “Il re ti è ben disposto”. Da una tasca toglie un tubicino,
riempito con oro puro. “Ne devi fare qualcosa. Se gli piace, ti eleverà a primo
fabbro; inoltre, poi ti sarà affidata la scuderia. Allora potrai istruire i
giovani uomini, poiché per te, il solo lavoro diventerebbe certamente troppo”.
24. Asnorba
si scervella. Oh, quanto il re è come una bandiera al vento; e proprio coloro
elevati da lui, li lascia di nuovo ricadere secondo il suo beneplacito. Anche Nezarono lo aveva una volta fatto alto, e poi… Certamente
era bene che questo diavolo d’uomo venisse tolto dalla strada. Chiede al
giudice: “Che cosa pensi, debba fare dell’oro? Che cosa darà gioia al re?”
25. “Conia la sua testa, lo sceglierà come mezzo di
pagamento”.
- “Preferisco di no”, avverte Daniel.
“Più tardi si faranno tali monete, e con ciò si schiavizzeranno i sudditi! Daniel
prende il suo sacchetto. “Qui c’è argento; te lo regalo. Forgia dall’oro un
vaso, ed aggiungi l’argento nobile. Colmalo con buoni frutti, e allora vedrai
se e come il re ne gioirà”.
26. Il fabbro soppesa il metallo nella sua mano.
“Voglio vedere di farcela in una settimana”.
- “Non c’è fretta”, fa cenno il
giudice. “Il re non sa che sono stato già oggi da te. Ora un’altra cosa:
27. Daniel ha una sorella. Conosci il suo destino. Va
a prenderla, tu sai dov’è”. Lo dice leggermente sorridente.
- Ma il fabbro si spaventa. Harfia,
la buona ragazza a cui è affezionata sua moglie, i bambini e lui stesso,
…dev’essere consegnata alla corte? Perché se Daniel la porta con sé… O guaio…
28. “Non temere”, dice all’improvviso il profeta. “Ora so che cosa significa l’ultimo
sogno. Qui trovo la sorella; e qui in questa casa deve rimanere. E’ bene per
tutti se nessuno sa che mia sorella vive e dove. Guardatevi dal dire che la
vostra ‘cara serva giudea’, come la chiamate, è la sorella di un principe. Fin
dalla nascita eravamo figli di principi.
29. Come Nezarono, così può
succedere a me, e il destino di Harfia sarebbe
segnato. Ora portala. Fin dalla mia infanzia ho sperato in questo giorno”. Daniel trema quasi. Chi non lo comprende?
- Asnorba va, profondamente
toccato come allora quando il popolo del Giordano venne deportato. Si asciuga
di nuovo il volto, chiama Harfia e le dice: “C’è un
ospite che ti vorrebbe parlare volentieri”.
30. “Ah, padrone”, così lo chiama Asnorba, “chi è? Voglio rimanere con voi.
Prego, non mandarmi via!”
- “Rimani qui, l’ospite stesso ha espresso questo
desiderio. Prendi il tuo cuore nelle due mani, figlia, è una grande gioia che
ti capita”.
31. Arioch sta uscendo dalla
stanza. Si stupisce. Qual fine ragazza! In verità è bene lasciarla con il fabbro.
A corte non sarebbe mai sicura da tutti i lussuriosi. Trattiene il fabbro e
spinge dolcemente la ragazza attraverso la porta. I fratelli devono imparare
del tutto da soli a conoscersi.
32. Daniel sa che
troverà Harfia, ma lei no, che finalmente, lo trova…
ora, …dopo oltre due decenni. Unicamente il sangue della stirpe esercita quel
linguaggio che va oltre i paesi, i mari. “Harfia!”
Quale esclamazione, morbida, suonando, colma di nostalgia. E l’esclamazione di
rimando: “Daniel!”, lo esprime singhiozzando. Uno vola verso l’altra, e lui si
adagia nelle braccia della sorella allargate maternamente.
33. A lungo non dicono una parola. Poi si raccontano
che cosa hanno portato con sé i molti anni, finché Harfia chiede timorosa: “Come stai verso il
re? Sei diventato il suo principe. Vuoi ora portarmi con te?”
- “Lo farei volentieri, ma è pericoloso. Se ti volessi
proteggere, presto mi si eliminerebbe; e fin qui non posso venire sovente.
Darebbe nell’occhio e si verrebbe a sapere che sei mia sorella. Altri farebbero
di te la mia amante.
34. Adesso, …vedremo! Venire qui con il giudice non
darà nell’occhio; troveremo un modo affinché possa avvenire più spesso. La cosa
principale è che ci siamo ritrovati”.
- “Così è giusto”, dice Arioch dalla porta. La sua curiosità e la
gioia lo hanno spinto ad entrare presto. Dietro di lui compaiono Asnorba, Jolea e i bambini.
35. Arioch
continua: “Vi tolgo la preoccupazione, almeno finché…”, si limita, “…finché
dura l’incarico del re. Mi ha incaricato di esaminare se fai bene il tuo
lavoro”. Quest’ultima cosa riguarda il fabbro. “Devo persino sorvegliare la
scuderia quando si portano da te i nobili cavalli”.
36. “Allora avrai molto da fare”, Daniel si rivolge ad Asnorba.
“Certi ti invidieranno; ti tengo lontano la volpe”.
- “Intendi l’avvocato da strapazzo? Ma lo conosci
già?”
- “No; ma dalla sua casa correva qui un’ombra scura”.
- “E’ vero”, si fa sentire Arioch. “Nezarono
e la sua schiera, di cui fa parte Borojka, sono già diventati
abominevoli per il nostro superiore. Ora, la testa di questa serpe pende in un
laccio; c’è da aspettarsi come la faccenda proseguirà”.
37. “Non lo si può aiutare?”, chiede Harfia. “Mi fanno pena
tutti coloro che vanno in prigionia oppure nel carcere”.
- “Ragazza, hai un cuore caldo!”, Arioch la bacia sulla fronte. “Solamente,
non sai che Nezarono – come si dice – è un diavolo
incarnato. Passava sui cadaveri, ed io ho dovuto firmare qualche sentenza che
lui aveva disposto al re.
38. Almeno nove decimi. E quanti ne sono stati finora?
…li ha uccisi lui stesso! Mettere lui di nuovo al suo posto, significa
scatenare su dei poveri uomini un Satana. Noi tutti verremmo assassinati, e
altre migliaia. E se il re fosse al sicuro dal cane sanguinario, non lo fermerei
ancora per tanto tempo”.
39. “Sembra spietato”, aggiunge Daniel, “ma non restituirei a Nezarono
nessuna libertà, con cui la sua anima è da salvare. Se disponiamo diversamente
le prigioni, assumiamo funzionari migliori, allora agiamo in modo giusto. Non
si può fare troppo. Il re è solo da voltare un po’ alla volta, finché ascolterà
pure i suoi diavoli. Succederanno ancora molte cose”.
40. Chiede ad Arioch:
“Aiutami affinché io possa visitare di tanto in tanto mia sorella”.
- “Nessun problema, vi proteggo io”.
- Jolea offre un pasto.
Daniel abbraccia Harfia, devono ripartire. Non si può
sapere se il re li farà chiamare comunque.
41. “Sono grato a Dio e alla brava gente del fabbro
che lo hai trovato così bene”.
- “Anch’io”. Harfia sospira. Non sarebbe bello se
abitassero in Gerusalemme, nel palazzo dei loro genitori? Liberi e, …non
disturbati. Un sogno! La realtà è dura e ruvida, e nonostante ciò, irradiata
dalla Benignità di Dio. Di ciò, è da
riconoscere questo: il mondano esiste per essere superato!
[indice]
Il feticcio idolatra del re – I
giudei coraggiosi
[Daniele 3,1-19]: « 1 Il re Nebucadnetsar fece una statua d'oro, alta sessanta cubiti e
larga sei cubiti, e la eresse nella pianura di Dura, nella provincia di
Babilonia. 2 E il re Nebucadnetsar mandò a radunare i satrapi, i prefetti, i
governatori, i giudici, i tesorieri, i giureconsulti, i presidenti e tutte le
autorità delle province, perché venissero alla inaugurazione della statua che
il re Nebucadnetsar aveva eretta. 3 Allora i satrapi, i prefetti e i
governatori, i giudici, i tesorieri, i giureconsulti, i presidenti e tutte le
autorità delle province s'adunarono per la inaugurazione della statua, che il
re Nebucadnetsar aveva eretta; e stavano in piedi
davanti alla statua che Nebucadnetsar aveva eretta. 4 E l'araldo gridò forte: 'A voi,
popoli, nazioni e lingue è imposto che, 5 nel momento in cui udrete il suono
del corno, del flauto, della cetra, della lira, del saltèro,
della zampogna e d'ogni sorta di strumenti, vi prostriate per adorare la statua
d'oro che il re Nebucadnetsar ha eretta; 6 e chiunque non si prostrerà per
adorare, sarà immantinente gettato in mezzo a una fornace di fuoco ardente'. 7 Non appena quindi tutti i popoli
ebbero udito il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del saltèro e d'ogni sorta di strumenti, tutti i popoli, tutte
le nazioni e lingue si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nebucadnetsar aveva eretta. 8 Allora, in quello stesso momento,
alcuni uomini caldei si fecero avanti, e accusarono i giudei; 9 e, rivolgendosi al re Nebucadnetsar, gli dissero: 'O re, possa tu vivere in
perpetuo! 10 Tu, o re, hai
emanato un decreto, per il quale chiunque ha udito il suono del corno, del
flauto, della cetra, della lira, del saltèro, della
zampogna e d'ogni sorta di strumenti deve prostrarsi per adorare la statua
d'oro; 11 e chiunque non si
prostra e non adora, dev'esser gettato in mezzo a una fornace di fuoco ardente.
12 Or vi sono degli
uomini giudei, che tu hai preposti agli affari della provincia di Babilonia: Shadrac, Meshac e Abed-nego;
cotesti uomini, o re, non ti tengono in alcun conto; non servono i tuoi dèi, e
non adorano la statua d'oro che tu hai eretta'. 13 Allora Nebucadnetsar,
irritato e furioso, ordinò che gli fossero menati Shadrac,
Meshac e Abed-nego; e quegli uomini furon menati in presenza del re. 14 Nebucadnetsar,
rivolgendosi a loro, disse: 'Shadrac, Meshac, Abed-nego, lo fate deliberatamente di non servire i
miei dèi e di non adorare la statua d'oro che io ho eretto? 15 Ora, se non appena udrete il suono
del corno, del flauto, della cetra, della lira, del saltèro,
della zampogna e d'ogni sorta di strumenti, siete pronti a prostrarvi per
adorare la statua che io ho fatto, bene; ma se non l'adorate, sarete
immantinente gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente; e qual è quel dio
che vi libererà dalle mie mani?' 16 Shadrac, Meshac e Abed-nego risposero
al re, dicendo: 'O Nebucadnetsar, noi non abbiam
bisogno di darti risposta su questo. 17 Ecco, il nostro Dio che noi serviamo,
è potente da liberarci, e ci libererà dalla fornace del fuoco ardente, e dalla
tua mano, o re. 18 Se no, sappi o re,
che noi non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai
eretto'. 19 Allora Nebucadnetsar fu ripieno di furore, e l'aspetto del suo
viso fu mutato verso Shadrac, Meshac
e Abed-nego. Egli riprese la parola, e ordinò che si accendesse la fornace
sette volte più di quello che s'era pensato di fare;
1. “Ho progettato una legge, ditemi che cosa ne pensate”. Nabucodonosor mostra una tavoletta a Daniel, ad Arioch e ad Aspenas. Daniel vede il
minaccioso fantasma. Tranquillo esamina il progetto. Il re guarda molto
acutamente se e che cosa si mostra nel volto del principe. Nel veggente non si
muove nulla.
2. Senza dire una parola, la restituisce. Pure i
babilonesi rimangono muti con il volto imbarazzato. Daniel guarda il re con uno
sguardo che vuole avvertire; ma costui lo
scuote via. “Deve essere fatto!”, dice dispotico.
3. “Tu lo dovresti sapere, se questo sia per il tuo
bene”.
- “Non c’entra nulla! Il tuo popolo è da molto nel
paese ed io non ho preteso nessuna tassa. Allora i giudei si devono inchinare a
ciò che ho previsto nella valle Dura. E’ la minima cosa da pretendere per onore
che mi spetta. Oppure no?”
4. “Puoi esigere molto. La valle Dura fa parte della
provincia di Babele che hai assegnato a me alla presenza dei tuoi superiori.
Non ne avrei da dire una parola? Non hai preteso da me nessuna tassa, ma ho
sempre dato al tesoriere la metà dei beni e monete che ho potuto conquistarvi”.
5. Il re fa un
cenno di malavoglia. “E’ una faccenda tua di darmi una metà della ricchezza che
ti ho appena regalato. I tuoi giudei – forse anche tu? – non adorano Bel, il
mio dio, quindi nemmeno me. Questo è il tributo che esigo”.
- “Fallo, e ancora una volta si mostrerà su di te la
Mano del mio Dio! Lo hai riconosciuto qui in questa sala. Ma oramai Lo vuoi
rinnegare. Perciò avverrà ciò a cui non sei all’altezza”.
6. “Sarebbe bene che ti gettassi nel buco più
profondo!”
- “O sì, se tu vuoi regnare come ‘la grande Babilonia’! Io vado nella provincia di Babele; mi trovi
nel castello della collina di Dura. Se hai bisogno di me, manda lì qualcuno;
verrò per aiutarti”. Con un saluto e senza piegarsi Daniel
esce. Il re evita bruscamente il giudice e il ciambellano. Ah, lui sa bene che
cosa voleva dire il veggente del Giordano, questa ‘grande …’. Se non si avesse bisogno di lui, della sua
intelligenza, …della sua visione. Se… – Comanda da sé il fabbro.
*
7. Costui ha fatto una ciotola con l’oro del re, un
cestino senza manico con una larga fascia d’argento che adorna il recipiente.
Proprio oggi vuole andare, proprio mentre arrivano due messaggeri a cavallo,
conducendo con sé un terzo cavallo. Ha appena riempito il cesto con dei bei
frutti.
8. “Il re ti vuole vedere”, dice un giallo.
- Asnorba mostra agli uomini
il suo dono. “Lo hai fatto tu? Per chi?”
- “Per il re; glielo volevo appunto portare. Egli ha
dato l’oro. Il principe Daniel l’argento”, lo dice appositamente così.
- “Allora sbrigati!”. I
gialli si scambiano di nascosto gli sguardi.
9. Si apre la sala delle udienze. Sono presenti un
paio di funzionari e le guardie. Anche il re
guarda del tutto stupito la coppa. “L’hai fatta tu?”
- “Sì! Per la tua gioia, Daniel mi ha dato l’argento.
Ti prego, guardala con grazia. Vedi, ho mani grosse, che è a causa del mio
pesante martello da fabbro. Ma ho anche martellini molto piccoli, e tu vedi che
cosa si può fare con questi: – questa coppa!”. Asnorba la solleva.
10. “Mi hai rallegrato molto, fabbro della porta”. Il regnante ama l’arte; certi progetti dei
magnifici edifici di Babilonia provengono dalla sua mano. Ma come al solito,
vuole dapprima impaurire la gente, persino quando può impiegare bene qualcuno.
Perciò domanda spiando, com’è nel suo stile:
11. “Dì, Asnorba: puoi
guarire gli animali?”
- “No!”, risponde costui
per lo stupore di tutti.
- ‘Che stolto!
Si dice sì, anche se non corrisponde’.
- “Se il mio re ha cavalli e cammelli, dromedari che
portano pesi, allora so molte cose per aiutare a togliere
il male. Solo con gli elefanti, di cui ci si serve in guerra, non ho potuto
mettere nulla alla prova”.
12. “Questi sono fuori questione. Il mio cavallo
preferito è malato. Se puoi aiutare, allora metterò sulla tua officina una
tavola affinché ognuno veda ciò che faccio di te”.
- “Lo voglio portare sul mio pascolo”.
- “Il principe degli animali[8]
ti deve porgere la mia ‘Onice’. E
dammi subito notizie! Ma ora la cosa più importante: su un alto zoccolo deve
essere eretto ‘Bel’, al quale noi babilonesi siamo sottomessi, anch’io, quando
faccio la funzione all’altare di Bel. Altrimenti nel governare, io stesso sono
Bel. Chi si china dinanzi alla figura, si china anche davanti a me. Mi puoi
creare la figura? Il mio artista ti aiuterà”.
13. Asnorba ha imparato a
dominarsi tramite molte vicissitudini. Nessuno nota il suo spavento. Lui ha
riconosciuto il ‘vero Dio’; lui e i suoi Lo servono. Ma non lo si deve sapere.
Non si preoccupa di sé, no! …la sua paura è per i suoi cari ed anche per Harfia.
14. “O Re, l’artista conosce già il piano?”
- L’uomo viene subito chiamato. Fa subito uno schizzo.
Su un animale, davanti come un leone, dietro come un orso, si vede un tronco
d’uomo. Sulla schiena dell’animale siede un avvoltoio. La testa d’uomo porta
una corona; la mano destra tiene una sferza, la sinistra un bicchiere di vino.
‘Questo dev’essere forgiato?’ pensa Asnorba
profondamente agitato.
15. L’artista
mostra l’idolo: “La testa è il nostro re; la corona il suo potere, la sferza il
suo diritto. Il bicchiere di vino porta gioia, che tu doni al tuo popolo. Come
leone ti mostri a tutto il mondo; come orso sorvegli i confini del tuo regno.
Tutta questa immagine è Bel”.
16. “Proprio così la volevo avere”, mente il re. Gli piace moltissimo. Lui ordina di
fabbricare l’immagine in otto giorni. “Prendete tanta gente quanta ne avete
bisogno. E guai chi si oppone a questo alto lavoro! Chi ha famiglie, non se ne
deve occupare. Ma ognuno che ha aiutato, alla fine sarà riccamente
ricompensato”.
*
17. La figura è pronta. Arioch chiede a Daniel che cosa ne pensa.
- “Ancora nulla. Si vedrà che regna il vero Dio. EGLI darà un’immagine con la
quale Babilonia si irrigidirà!”
- “E noi?”, chiede Aspenas. “Ci hai insegnato il tuo Dio;
anche noi dobbiamo ora…”. Rimane muto. Prima non si pensava nulla quando ci si
piegava davanti ad un’immagine.
18. “Non vale per voi, amici, ma per il mio povero
popolo. Già oggi andrò al campo (dei prigionieri) per avvertire e, ..per
rafforzarli”.
- “Mi ha fatto pena Asnorba”,
dice Arioch. “Ha pianto
amaramente come non lo si sospetta di quest’uomo, perché aveva da collaborare a
fare ‘l’immagine idolatra’, come lui
la chiama”.
- “Non ha colpa davanti al nostro Dio; non vi
collabora il suo cuore. Se non avesse collaborato, allora davanti ai suoi occhi
avrebbero torturato moglie e figli, e lui sarebbe stato spinto in quel carcere che spinge i carcerati alla
follia. Che cosa avrebbe guadagnato? Nulla! Così con il lavoro ha pure
purificato la sua anima”.
19. Vicino ad Akkade sta
l’immagine dell’idolo su uno zoccolo alto dieci metri, di rame e marmo nero. I
giudei la guardano tristi. Ognuno vi deve passare. Il re ha chiamato i peggiori
sgherri per controllare la marcia. Chi non si china, viene annotato. Ogni uomo
con moglie e figlio vi deve passare sei volte. Questo dura settimane.
20. Ci sono alcuni che si inchinano colmi di rabbia
per salvare i loro parenti. Molti che non salutano, vengono crudelmente
picchiati. Un ufficiale giallo fa passare per ore i consiglieri Sadrach, Mesach e Abed-Nego,
finché crollano sfiniti. Non hanno ancora chiamato Daniel. Prima lui aveva
predicato al suo popolo di confidare nel Padre-Creatore, per quanto potesse
diventare terribile. Non ha sobillato nessuno di non salutare; ma,
naturalmente, non ha approvato.
21. Gli ufficiali
sono quasi sempre caldei. Sebbene il loro antenato Abraham fosse stato un
caldeo, querelano i giudei. “O re, gli stranieri e i babilonesi salutano con
riverenza la figura di Bel, ma non la maggior parte dei giudei, soprattutto i
consiglieri, il principe Daniel”, viene detto con un viso perfido, “chiamato là
come amministratore nella sua Babele. E’ questo che hai ottenuto come
ringraziamento per la tua bontà? Li hai liberati dalla loro prigionia, e per
questo hanno istigato i giudei, …contro di te”.
*
22. Vengono radunati i funzionari di corte; inoltre,
un grande contingente di pesanti, bruni e gialli. Daniel è presente. Il re
indaga continuamente gli occhi del veggente; ma questi sono come coperti. Nulla
rivela ciò che passa nel profeta. Vengono portati i tre consiglieri giudei,
pesantemente incatenati. Sono come scheletri, tanto sono stati torturati.
23. “Avete disatteso il mio ordine!!”, tuona il reggente. “Ho annunciato ciò che sarebbe
successo a colui che non saluta la mia immagine! Che ne dite ora?”
- Abed-Nego solleva
la testa. Dagli occhi scuri, infossati, arde un raggio che può più ferire,
spaventare più che un cattivo pensiero.
24. “Lo sappiamo, re dell’Euphrat”,
dice debolmente. “Ma tu sai che il popolo dei giudei conosce una sola fede. Hai saputo come lo ha
sperimentato il tuo predecessore, quando vent’anni fa ci ha schiavizzato. Ci
hai deportati qui con moglie e figlio e non hai lasciato dietro nulla, che
macerie e devastazione.
25. Noi rimiamo con la fede del nostro padre Abraham,
il cui padre una volta era re in UR, la meravigliosa città. Suo figlio era re
di tutta Canaan. Il suo paese è il nostro, la sua fede la nostra! Ci pieghiamo
solo davanti a DIO!”
26. E’ detto! I giusti – molto pochi – sono depressi.
Non solo per via dei prigionieri. Sta in gioco Babilonia. Daniel solleva di
nascosto la sua destra, ma Nabucodonosor lo ha visto. Non può ancora fare a
meno di questo veggente; ma se… Di nuovo questo fatidico ‘se’.
27. “Che cosa hai indicato?”
- “Tanto quanto nulla”, dice Daniel.
“Esegui la tua volontà, e DIO alzerà la Sua Destra, come l’ho appena fatto io.
Contro chi?”
- “Lo so”, risuona iraconda la risposta, “non onori né
me né Bel”. I perfidi gioiscono già ora della caduta del ‘grande’.
- Costui sorride
soavemente: “Tu lo devi sapere, re, come sto verso di te”.
28. “Ah, ecco? Da ora in poi ti chiamerai Bel-Tsazar secondo i miei idoli!” (da non scambiare con il re Bel-Sazar) “Il nome Daniel sia cancellato davanti a me!”
- “Che male fa? Nomi? Ciò che è basato solo su questi, sono fumo, passeggero
come un fuoco spento. Ma ciò che sono,
regnante dell’Euphrat, me lo ha detto DIO!”
29. Il babilonese
si rivolge di nuovo arrabbiato ai consiglieri giudei. “Volete ora onorare Bel,
salutare ora, me, in lui?”
- Sadrach
dice abilmente: “Ti abbiamo sempre salutato in ogni tempo, come lo hai preteso;
non adoriamo Bel, l’idolo!”. Mesach e Abed-Nego
ripetono la stessa cosa.
30. “Attizzate il forno di ferro, come se ci si
mettesse tre volte di più del metallo. E voi”, dice il re ai giudei, “dovete di
nuovo diventare più grassi finché la brace sale al cielo; perché il grasso
brucia meglio, che soltanto le vostre ossa”. Arioch
guarda Daniel disperato. Se costui è un profeta dell’eterno-vero Dio, perché
non ferma l’orrore?
31. Lo stesso dice
già: “Vuoi sentire, o re, come io
posso interpretare il tuo monumento? Il tuo artista lo ha pensato ed eseguito
per lusingarti; se è anche per il tuo onore, questo te lo dirà presto il mio
Dio!”
- Questa seria parola irrompe come un fulmine. Con il
massimo sforzo, il re si tiene diritto, lo sguardo fisso. “Haa,
rinuncio all’interpretazione e… al tuo Dio!!”
32. Daniel
riconosce la contesa nel duro cuore. Si rivolge verso l’uscita e dice, come a
caso: “Se hai bisogno di me, allora chiamami”. Si scioglie l’assemblea. Come in
una fuga, così si ritira Nabucodonosor nelle sue stanze, dove nessuno lo deve
disturbare.
33. Arioch, Aspenas e Daniel vanno su e giù all’ombra degli archi. “E
ora?”, chiede Aspenas.
- Daniel guarda al
Cielo. “Vi sia detto: gli uomini non bruceranno! Siate tranquilli. Ora li vado
a visitare in prigione”.
- “Non entrarci!”, avverte preoccupato Arioch. “Non attizzare
l’ira del re”.
- “Vediamo! Venite pure voi con me, ma innanzitutto
per me”.
34. Vanno su nel castello bianco. E là attende ‘uno’ nell’alta sala di marmo, vestito
con un’armatura sconosciuta.
- Il gestore
contorce le mani: “Principe Daniel, non ho potuto respingerlo, anche se tu…”.
“Conosco il cavaliere; hai fatto bene ad aprirgli il
castello”.
35. I babilonesi sono stupiti, quando Daniel saluta il
cavaliere, come mai il re. Da dove verrà il forestiero? Non è un… La loro
riflessione viene interrotta.
- “Sii salutato, amico dall’Alto”, suona riverente la
voce di Daniel e colma di grande gioia. “Ti
ha mandato qui il Re, e così ora so che EGLI ha raccolto la mia preghiera nelle
Sue mani dell’Onnipotenza”.
36. “Sì, Daniel; ma non
perdere tempo, vogliamo andare dai fratelli. Vedi, hanno dichiarato DIO in
vista di una grave morte. Ma nell’oscura cella dimora la paura. Da questa li
voglio liberare, così che non impazziscono ancora. E credilo: Dio ha tenuto
conto solo come erano saldi davanti al potere del mondo. La paura, che offusca
la chiarezza della mente, EGLI la mette nella coppa della Misericordia”.
37. Nella prigione il
cavaliere spinge dolcemente di lato tutti i guardiani. Sono confusi. Il
re ha assegnato un incarico particolare? Il giudice può entrare per interrogare
i prigionieri? Daniel chiude la porta. Ad un tratto nella stanza c’è una buona
chiarezza; ma nessuno vede da dove proviene. I giudei si gettano a terra, senza
presentire, nella loro paura, che si rivelerà la Magnificenza di Dio. Pensano
come i guardiani, che il forestiero sarebbe un nuovo giudice severo. Soltanto…,
la sua buona voce suona dentro nel loro spavento come… Parola di Dio:
38. “Cari fratelli, non
temete coloro che attentano alla vostra vita. Attraverso il coraggio della fede
avete affidato la salvezza della vostra anima al Creatore. Credete che GLI
sarebbe qualcosa da strappare?
- “No, mai! Ciò che DIO tiene nelle Sue mani, rimane a
Lui! Ma…”
- “Oggi non voglio ancora
dire tutto, ma io stesso verrò con voi, solo, per tutti, …non visto. Inoltre,
nella Magnificenza di Dio! Gli sgherri gioiranno in modo sadico, quando arderà
la grande fornace. Esercitano già la danza di gioia. Se poi la balleranno
ancora… E dove…?”
39. Il cavaliere va via senza altre parole. Cinque
uomini s’inginocchiano.
- Daniel li alza.
“Ora sappiamo che la grande Benignità di Dio è con noi”, dice interiorizzato.
“Mangiate e bevete ciò che vi viene dato”, si rivolge al superiore, “vi porto
in un’altra stanza”. Ordina alle guardie di aprire una cella illuminata. Chi
osa contraddire?
40. Egli è l’autentico figlio di Abia-Obadia, il quale, come giovane consigliere aveva aiutato
Israele una volta nella battaglia di Meggido, contro
il faraone Necho. Aveva anche stabilito con Necho una sicura pace. Daniel è un profeta, e il cavaliere
straniero…”
- “…è un angelo di Dio, così vero, quanto io credo nel
Signore del Cielo e della Terra!”
- “Sì, sì!”
- “Confidiamo fermamente!”
- “Nel Signore!”. I consiglieri si abbracciano. Ma,
ma…
41. “Se ci mettono comunque nella fornace?”. Un’amara
domanda.
- Quel ‘se’
ad un povero mondo. “Allora vogliamo soffrire per via del popolo. In noi,
ciascuno può riconoscere che la fedeltà della fede è da elevare su tutta la
paura del mondo”.
42. Daniel, Arioch ed Aspenas vanno di nuovo nel castello bianco. Il cavaliere
resta invisibile. Dopo un pasto, Daniel
chiede: “Volete conoscere il senso dell’immagine dell’idolo?”
- “Lo si può quasi indovinare”, risponde Aspenas.
- “Ascoltate dunque, il re ve lo chiederà comunque.
Lui presume che io ve la spiego. Non lo voleva sentire da me, per vergogna non
ammessa.
43. Quel che è successo nella sala, quando
Nabucodonosor – riconoscendo Dio – ha deposto il cerchio della sua corona, che
io gli ho restituito su incarico di Dio, lo opprime giorno e notte, …e molto di
più. Si pente anche che i consiglieri devono patire la morte del fuoco.
Soltanto, per lui non esiste nessun appello. Così credetelo fermamente: Dio agirà! Sul monumento di Bel vi sia
detto:
44. Un animale! Inoltre, rappresentato
differentemente, significa: brama di dominio e violenza su uno o molti popoli.
In ciò il leone è la stessa brama di dominio, e l’orso l’oppressione, così
viene rappresentata l’immagine come idolo. La testa dell’uomo è la volontà
dell’uomo, che giunge da sé oppure anche tramite dei potenti al cattivo
governare. Tali sanno imporre la loro volontà, dimostrata dalla corona sulla
testa.
45. L’avvoltoio sulla schiena è la paura di perdere il
potere del governare; e le grinfie, appunto questa paura che viene soppressa attraverso
le leggi per i sudditi. La verga è la crudeltà, anche l’avidità, cosicché venga
adorato con sottomissione dal suo popolo e da altri, come esecuzione di ciò che
lui ordina, …per paura, oppure dalla piccola mania del potere che si prende in
prestito dal dominatore.
46. Con il vino come bei discorsi oppure anche
l’occasionale indulgenza, viene annebbiato il senso dei sudditi. Il ‘buon
dominatore’ è però così facilmente fragile, come il bel bicchiere, qui formato
in parte da argilla. Ora, ancora più tardi, Bel, chiamato anche ‘Baal’, regnerà
e troneggerà come ‘Ascer’. Ascer
è l’immagine dell’inganno, Baal oppure Bel della mania del potere, a cui è
sottoposto l’inganno. Ricordatelo bene e ditelo al re, quando richiederà da voi
il senso dell’immagine.
47. Spiritualmente, però, nel simbolismo le cose sono
del tutto diverse di come si scopre da se stessi con l’immagine dell’idolo di
Bel”.
- “Dobbiamo chiamarti Bel-Tsazar?”
- “Alla presenza del re è bene per voi se osservate il
suo comando; altrimenti per voi rimango Daniel”.
[indice]
I tre uomini nella fornace – Il
quarto uomo
Il vero miracolo di Dio e un re
cambia
[Daniele
3,20-30]: «20 poi comandò ad alcuni
uomini de' più vigorosi del suo esercito di legare Shadrac,
Meshac e Abed-nego, e di gettarli nella fornace del
fuoco ardente. 21 Allora questi tre
uomini furon legati con le loro tuniche, le loro
sopravvesti, i loro mantelli e tutti i loro vestiti, e furon
gettati in mezzo alla fornace del fuoco ardente. 22 E siccome l'ordine del re era
perentorio e la fornace era straordinariamente riscaldata, la fiamma del fuoco
uccise gli uomini che vi avevano gettato dentro Shadrac,
Meshac e Abed-nego. 23 E quei tre uomini, Shadrac, Meshac e Abed-nego,
caddero legati in mezzo alla fornace del fuoco ardente. 24 Allora il re Nebucadnetsar
fu spaventato, si levò in gran fretta, e prese a dire ai suoi consiglieri: 'Non
abbiam noi gettato in mezzo al fuoco tre uomini legati?' Quelli risposero e
dissero al re: 'Certo o re!' 25 Ed
egli riprese a dire: 'Ecco, io vedo quattro uomini, sciolti, che camminano in
mezzo al fuoco, senz'aver sofferto danno alcuno; e l'aspetto del quarto è come
quello d'un figlio degli dèi'. 26 Poi
Nebucadnetsar s'avvicinò alla bocca della fornace del
fuoco ardente, e prese a dire: 'Shadrac, Meshac, Abed-nego, servi dell'Iddio altissimo, uscite,
venite!' E Shadrac, Meshac
e Abed-nego uscirono di mezzo al fuoco. 27 E i satrapi, i prefetti, i governatori
e i consiglieri del re, essendosi adunati, guardarono quegli uomini, e videro
che il fuoco non aveva avuto alcun potere sul loro corpo, che i capelli del
loro capo non erano stati arsi, che le loro tuniche non erano alterate, e
ch'essi non avevano odor di fuoco. 28 E Nebucadnetsar
prese a dire: 'Benedetto sia l'Iddio di Shadrac, di Meshac e di Abed-nego, il quale ha mandato il suo angelo, e
ha liberato i suoi servi, che hanno confidato in lui, hanno trasgredito
l'ordine del re, e hanno esposto i loro corpi, per non servire e non adorare
altro dio che il loro! 29 Perciò, io faccio
questo decreto: che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga,
dirà male dell'Iddio di Shadrac, Meshac
e Abed-nego, sia fatto a pezzi, e la sua casa sia ridotta in un immondezzaio;
perché non v'è alcun altro dio che possa salvare a questo modo'. 30 Allora il re fece prosperare Shadrac, Meshac e Abed-nego nella
provincia di Babilonia.»
1. “Dì, Daniel: è vero che i vostri consiglieri devono subire la morte del fuoco?
Che cosa osa fare il nostro re?”, chiede il fabbro.
Daniel ed Arioch erano usciti presto quel giorno in
cui doveva avvenire (l’esecuzione). Harfia e Jolea
piangono.
- “Ah, ora non ho voglia di consegnare al re il suo
Onice”.
2. “Ma è guarito?”
- “Sì, gli si dava troppo da mangiare e troppa erba
bagnata; sarebbe morto”.
- “Portalo indietro”, lo prega Arioch, “forse …”
- Daniel nega. “Non
piangete, care donne; oggi il Signore fa un miracolo. Non deve essere
influenzato, altrimenti se ne vanterà il re. Ed è meglio che venga il principe
degli animali a prendere il cavallo”.
3. “Gli può fare del male”, dice Asnorba, non senza motivo.
- “Costui fatica a fare il leccapiedi al re;
altrimenti gli succederebbe come ai nostri tre uomini. Lo vogliamo salvare da
questo”.
- “Ha parlato contro di te”, interviene il giudice, “non gli farebbe male se venisse
punito”.
- “Con una morte da fuoco?”. – Arioch naturalmente non lo desidera.
*
4. Si avvicina mezzogiorno. Da lontano si vede una
colonna di fuoco e il fumo della fornace. In basso, davanti al grande foro del
fuoco, stanno gli schiavi che con lunghe stanghe devono spingere nuovo cibo
sulla base del fuoco. A metà altezza della fornace ci sono tre passaggi larghi
come padelle, sulle quali viene solitamente spinto il ferro. Sull’altro lato il
ferro scorre liquido in giganteschi contenitori, ai quali sono attaccate
diverse officine regali.
5. Oggi si fa scorrere acqua fredda attraverso le
padelle, altrimenti i prigionieri sarebbero carbonizzati all’istante. Ma devono
soffrire. Stanno sulla seconda balaustra dov’è l’accesso alle padelle. Sulla
terza, dove si sorveglia il procedimento, si sofferma il re con i funzionari
comandati qui.
6. Molti si rallegrano di assistere allo spettacolo.
Ora che la brace toglie anche quasi a loro il respiro, alcuni rabbrividiscono e
guardano di nascosto ai consiglieri, che in vista di questo inferno sono vicini
allo svenimento. E nonostante ciò, …ci dev’essere uno che li sostiene e aiuta.
7. Si apre la porta di ferro. Un’immensa calura passa
attraverso l’edificio. Da scanalature impostate scorre l’acqua fredda, che deve
proteggere gli sgherri. Ma, o guaio…, nell’attimo in cui spingono i prigionieri
nella fornace con le stanghe, l’acqua, a causa della brace, è una cascata
incandescente. Muoiono con tormenti. Non colpisce gli altri schiavi che si sono
allontanati in tepo, perché il fuoco era abbastanza.
Li protegge anche il controsoffitto.
8. Ma, che succede al re?
Gli uomini stanno sì sulle padelle, ma ecco… “Vedete”, dice terrorizzato,
“erano tre che avevo condannato. Ora sono quattro nella fornace. Chi è il
quarto?”
- “Forse Daniel”, ghigna uno,
“che predica loro”.
- “No! Guardate! Camminano sulle padelle come su un
sentiero da giardino, e ora…, ora si fermano nel mezzo”.
9. Sono morti sei sgherri; mentre quattro uomini
stanno nella brace della fornace, …indenni. Ora il quarto comincia a lodare
forte Dio. Il suo canto penetra su fino al re. Questo è più potente che il
crepitare del turbine che infuria nella fornace. E’ una lunga adorazione
all’eterno-vero Dio che il re deve sentire. Dopo un’ora, i quattro uomini
escono ben conservati dall’inferno di questa arsura.
10. I giudei cadono a terra, hanno sperimentato
troppo: la paura, il quarto ‘uomo’, la salvezza. A loro sembra come se
tutto sia stato solo un sogno. Allora ritornano maestosi, riverenti. Sono gli
stessi uomini che sono stati spinti nella fornace? Oppure ne hanno chiamati
altri, per ingannare il mondo? Ma no! Portano i loro mantelli, le scarpe e i cappelli
con i quali erano stati vestiti per prolungare i loro tormenti.
11. “Dovete venire dal re”, dice un giallo. Il suo volto è deformato dalla paura;
guarda oltre al quarto, al corazzato. – Arioch,
Aspenas e Daniel vanno verso i giudei.
- “Il cavaliere”, sussurra Aspenas. “Se c’era dentro anche lui,
allora…”.
- “Incomprensibile!”. Arioch si agita continuamente. I
consiglieri giudei, nei quali si è dimostrato il miracolo, adesso sono calmi,
mentre molti babilonesi vorrebbero quasi morire di paura.
*
12. La grande sala è colma di uomini. Principi,
amministratori, consiglieri, e chi altro sta nel servizio a corte. Tutti sono radunati,
mentre arrivano una guardia, i giudei e il cavaliere. Nabucodonosor
impallidisce. Lo sguardo del forestiero …lo penetra come il potere del fuoco.
13. Aveva ordinato preziosi abiti e bastoni di
maresciallo per i tre giudei; non aveva pensato al ‘quarto’. Si alza come sotto
una costrizione. Davanti al trono stanno poltrone, affinché qualcuno vi si
possa sedere. Il cavaliere prende posto
sulla migliore, e il re si siede accanto a lui.
14. “Cancello i pensieri
che ti stai facendo ora”, comincia costui.
“Sei un principe del mondo, non un signore regale!
Paura e miseria, caricati su uomini innocenti! … L’hai tutta tu, e una volta
sarà da pagare. Considerala come Grazia di Dio, se succede ancora in questo
mondo. Nonostante la crudeltà esercitata da te sul loro popolo, gli uomini ti
sono stati sempre ben disposti e ti han voluto conservare bene la regione di
Babele.
15. Tu li volevi fare
abbassare davanti alla tua immagine idolatra di Bel. Non hai voluto riconoscere
DIO, ed in questo punto…”, indica dove stava l’altare, “…non Lo avevi adorato? Ma guarda…, lo devi riconoscere
da te stesso. E tu stesso ti devi voltare – se lo vuoi – all’eterno-vero Dio!
16. Ora lo farai, ma
resterai incostante fino alla tua morte. Vuoi onorare gli uomini. Ma loro hanno
un onore, che nessun mondo può dare: l’Onore
di Dio!”, il cavaliere si rivolge
ora ai superiori, “Voi assumete l’esteriore e lo
considerate anche così. In Onore di Dio! E per l’incrollabile fede non volete
più accettare nulla dal mondo. Soltanto, – servite il vostro popolo con questo
dono esteriore”. – Quale linguaggio!
17. “Chi sei?”, chiede timido Nabucodonosor.
Un raggio, provenendo dal cavaliere, lo ha continuamente toccato.
- “Non lo comprenderesti”,
dice lo stesso gentilmente. “Per il mondo sono Asarja, dalla
Luce sono un messaggero di Dio. Ecco, …allora sono proprio un nulla davanti a
te?”
18. “Nulla, non esiste per Dio!”.
- Viene istruito: “Tutte
le cose sono l’Opera Sua! Il ‘nulla’ se lo inventano solo gli uomini, e poi si
stupiscono quando si devono considerare come ‘nulla’, …come appunto tu. Persino
i tuoi migliori consiglieri erano davanti a te, sovente, meno che un nulla. Ciò
che si mette come peso su altri, un giorno lo si dovrà portare da se stessi…
così o così!”. Dicendo questo, il cavaliere guarda coloro i cui cuori
sono ancora impietriti, nonostante il miracolo, e ora non sono capaci di nessun
moto d’amore. All’improvviso il messaggero di Dio se ne va.
19. Ci vuole molto tempo, fin quando il subbuglio nel
re si calmi. Lui chiama i giudei accanto a sé. Loro ricevono magnifici abiti,
che rivelano un’alta funzione. Il re loda ‘il
Dio del buon cavaliere’. Si giubila con lui. Daniel, come unico, vede che
le parole dell’angelo si adempiranno. I fedeli babilonesi non lo sospettano;
conoscono precisamente il loro re.
20. Lui lo dimostra già, perché minaccia subito con
punizioni di morte chi non riconoscà l’eterno-vero
Dio e non Lo servirà. È rimasta il desiderio di dominare. Dopo che sono stati
lasciati andare quelli di corte, Daniel non
lo risparmia. Sono presenti Sadrach, Mesach, Abed-Nego, Aspenas ed Arioch. “Re, vuoi servire Dio? Oh, Egli è un ‘Dio della
Vita’, ma non della morte! Inoltre, ti servi della crudeltà babilonese.
21. E’ bene questo, mentre hai visto il miracolo di
Dio? La fornace non ardeva solo nell’interiore, ma le sue mura erano da
spezzarsi. Chi ti ha aiutato a risparmiare la tua grande città? L’immenso
turbine, attraverso il quale venne attizzato il fuoco, l’avrebbe distrutta fin
alle fondamenta, anche la tua fortezza. E ora continui a pensare a crudeltà e
omicidio? – Ricorda questo, principe del mondo:
Non si può
imporre la fede!
La fede viene
dallo spirito!
Questa, è la voce di Dio che l’uomo può sentire,
…se vuole!
La fede è il
Bene nobile della Luce!
La fede è
l’azione dell’amore!
22. Questa non la può generare nessun mondo, la genera
solo lo spirito da Dio! Perciò ora cambia, e sii un esempio al tuo popolo e a
tutti gli stranieri!”. Allora anche il re esce in silenzio come il cavaliere,
…solo, …del tutto diversamente.
*
23. Nella casa del fabbro – anche Aspenas
è presente – il veggente spiega il ‘miracolo
del fuoco’. Chiede seriamente: “Pensate allora che non sarebbe nessun miracolo,
come si è svolto? Le domande le poniamo alla fine. Asnorba
sa precisamente che le fornaci da fabbro si costruiscono per determinati gradi
di calore, per cui le mura e l’interno dello spazio devono essere misurati”. Il
fabbro lo conferma.
24. “Il compressore che genera il vento, protegge le mura
dall’arsura. Con del calore ultra alto c’è tempesta. Tre volte attizzato per i
tre uomini, si è sviluppato un vento per la tempesta omicida. Gli sgherri sono
morti nella prima pioggia sorta dall’acqua che è mutata attraverso l’arsura in
vapore incandescente. E il miracolo di Dio? Sembra naturale; soltanto…
25. Nel Cielo azzurro stava una nuvola. Da tempo è
passato il periodo delle piogge, e non l’ha portato nessun vento del sud, dal
mare. Venne
dalla Mano di Dio! Nell’immensa calura nessuno si accorse che
stavamo sotto questa pioggia del Cielo che bagnava le mura dall’interno e
dall’esterno, spingendo così il fuoco alle pareti. Questo ha anche raffreddato
le padelle dallo scioglimento del ferro. Avete notato, quanto rapidamente il
fuoco ha perduto in potere, quando i nostri fratelli stavano al di fuori della
fornace con il cavaliere di Dio?
26. Dov’è rimasta poi la nuvola? Il firmamento era
limpido. I nostri vestiti furono subito asciutti dal calore, nessuno se n’era
accorto. La nostra protezione è stata la PIOGGIA DI DIO! Vi dico anche che
nessun temporale avrebbe fermato la distruzione. Così il Signore rivela i
miracoli della Sua Potenza! Se fosse già venuto un temporale, …senza la
Salvezza di Dio, i nostri fratelli sarebbero morti subito, pure noi e tutta la
città.
27. Tenetelo per voi; si farebbe di ciò una favola e
lo si chiamerebbe un avvenimento naturale. Oh, …i miracoli di Dio sono del
tutto diversi di come lo si pensa, si crede e, …il povero piccolo uomo nega.
Gli elementi servono Dio; EGLI li ha fatti! EGLI li impiega secondo il Suo
saggio Consiglio e Volontà. Chi crede in questo, ne ha l’alta Benedizione,
anche se la stessa non si rivela sempre, non sempre allo stesso modo.
La Benedizione di Dio è la solida
strada della nostra via della vita attraverso il mondo!”
Un saluto di pace
Il terzo grave sogno
anticipa gli anni seguenti
[Daniele 4,1-37]: «1 'Il re Nebucadnetsar
a tutti i popoli, a tutte le nazioni e lingue che abitano su tutta la terra. La
vostra pace abbondi.
1. Sono trascorsi un paio di anni, in parte in buona pace, in parte con attriti
con i paesi assoggettati. I persiani e i caldei imparentati di sangue, hanno
pure portato qualche preoccupazione. Nonostante ciò, il re, che è ancora
oppresso dal ‘grande miracolo del fuoco’, fa annunciare
ovunque: “Dapprima molta pace!”
2. “Il saluto di pace non porta nessuna calma”, dice Daniel. Misael approva,
ed Asarja annuisce, colmo di presentimento che la
pace conquistata con difficoltà è un velo sottile che però nasconde ciò che sta
sotto. “Intanto la Giudea che in parte è rimasta risparmiata”, aggiunge Hananja, “sta di nuovo
rifiorendo un po’. Ma quanto di babilonese ha accettato? Se lo riporterà al
Giordano, se…”
- “…. se potrà ritornare di nuovo?”. Asarja è molto
pessimista.
3. “Non oggi né domani”, conferma Daniel. “Lo vedremo, quando saremo uomini
attempati”.
- “Così tanto durerà?”. Misael è sconsolato.
- Daniel prende le
sue mani nelle proprie: “Sembra che Dio ci abbia del tutto dimenticato, come se
la Compassione fosse spenta. Ma se confrontiamo il dare e avere di DIO con il
nostro, fin dal tempo dell’arcipadre Giacobbe, che ne
pensate? Quanto ne risulta di ammanco per Israele?”
4. “Non per gli altri popoli? Che cosa è della loro
resa dei conti?”
- “Sta tranquillo, piccolo! Non è escluso nessun
popolo, nessun uomo; ma lascia a Dio in quale modo avverrà ciò, quando e,
…dove! Babilonia naufragherà prima che il resto delle nostre ultime due tribù.
E coloro che una volta ci spargeranno, dovranno pagare duramente il tributo,
anche se non lo si riconosce subito. Ora venite, il re ha chiamato”.
5. Nella sala magnificamente abbellita sono già
radunati i funzionari di corte, secondo l’ordine, in parte con le loro donne.
Anche Asnorba era stato chiamato, insieme a Jolea. E c’è anche Harfia. Da
quando all’officina del fabbro sta scritto su una tavola: ‘Asnorba è il primo fabbro di Babilonia’,
la schiera degli invidiosi si è ritirata. Ora il fabbro può fabbricare belle
cose senza impedimento. Era già stato diverse volte ospite alla fortezza.
L’incontro dei fratelli è così affettuoso, che se ne confabula subito.
6. Il re l’ha
visto. “Chi è la ragazza?”
- Daniel risponde:
“Mia sorella; era venuta …”
- “Non me lo ricordare! Era…”, non può dire ‘…un errore’. È successo”.
- ‘Oh, sì’,
pensano i tre consiglieri giudei, che dopo la divina salvezza stanno sempre
vicino al trono. ‘È successo, e non può più
essere cambiato’. Oppure - ?
7. “Ascoltate il mio discorso!”. Nabucodonosor si drizza deciso. “Sapete che ho
avuto di nuovo un sogno che nessun babilonese, né persiano né caldeo, ha potuto
interpretare. Per questo non ho condannato nessuno a morte, perché mi era
venuto incontro il ‘Dio straniero’ con la Sua azione miracolosa. Non si deve
tentare il Dio di Daniel a compiere ancora una volta un tale miracolo”. Guarda
i giudei. Che cosa ne dicono?
8. Il veggente del
Giordano parla per tutti: “Il re viva a lungo! Hai ragione che non si deve tentare il Creatore.
Unicamente questo: EGLI non è mai da tentare! Questo premetterebbe di
soccombere alla stessa tentazione. Quello che Dio fa, nel piccolo come nel
grande, Egli lo fa una volta! Il
mondo non vedrà ancora una volta lo stesso miracolo del fuoco. Ma altri? Che
cosa sa l’uomo della maestosa Forza miracolosa di Dio?
9. Guardate un fiorellino, o il meraviglioso
firmamento. Potete contare le stelle, o le gocce di un ruscello? Come scorrono
tutte le gocce d’acqua in tutto il mondo, che scorrono tutte nei mari, e non
esiste nessun ruscello, provenendo dalla profondità,
che si secca?
10. Se il tempo povero di pioggia prosciuga certamente
i piccoli rivoli, tuttavia nessuna sorgente che dona continuamente acqua. Esistono
paesi che non conosciamo (allora,
il Nilo), dove il corso d’acqua trascina anno per anno i
flutti attraverso il paese. Non sono questi dei miracoli, persino maggiori di
quanto lo è stato il miracolo del fuoco? Allora, pronuncia solamente ciò che
hai pensato”.
11. Il re si china
di nascosto e dice: “Tu lo sai, superiore dei veggenti. Tu hai lo spirito degli déi, cosicché nulla ti rimane nascosto. Il tuo Dio ti
comunica tutto! Non voglio nascondere il sogno che mi ha spaventato. Ero
contento che il nostro paese era in buona pace e c’era calma nella fortezza. I
messaggeri sono venuti con regali e sono ritornati ai loro paesi con doni. Così
ho voluto che tutto il mondo giungesse alla pace; perché ho riconosciuto Dio,
al Quale obbedisce Bel-Tsazar-Daniel. Nondimeno, ho
sognato questo:
12. Nel mezzo del mio paese stava un albero. La sua
altezza giungeva fino al cielo, il suoi rami fino alla fine di questo mondo.
Portava molti frutti e tutti gli uomini si saziavano, in più anche tutti gli
animali. Allora venne un guardiano che esclamò con voce forte: ‘Abbattete l’albero e spezzategli i suoi
rami; toglietegli il fogliame e i suoi frutti, che tutti gli animali lo
fuggano, ma nel terreno lasciate il suo tronco insieme alle sue radici.
13. Dev’essere
legato con catene di ferro. Lo deve coprire la rugiada del cielo e si deve
nutrire come gli animali del campo. Gli sarà tolto il cuore d’uomo e gliene
sarà dato uno dalla creatura inferiore. Nel consiglio dei guardiani è deciso;
perché l’Altissimo ha Potere su tutti i ricchi di questo mondo. Abbasserà gli
altolocati, innalzerà soavemente i piccoli, finché una volta nel Castello del
Padre troveranno la loro tranquillità. E così sia!’
14. Io ero sconvolto. Certo, non consapevolmente,
sentivo come se il sogno riguardasse me stesso. Ora, Bel-Tsazar-Daniel,
annuncia ciò che significa. Non nascondere la verità, persino se è amara”. –
Che non c’è nulla di buono nel sogno, lo notano persino coloro che altrimenti
non si occupano di sogni.
15. Harfia guarda
preoccupata Daniel. Che succede se dice ciò che lei riconosce nella piccola
visione, lui nella grande? Anche lui esamina a lungo e preoccupato, se ‘dallo Spirito’
non può risultare una cosa più leggera. No, oh, no! …come se l’oscurità della
notte inghiottisse il paese, così si è posto come un panno nero davanti a tutta
la Luce.
16. Ecco che suona
inaspettatamente in modo soave: “Non ti rattristare,
superiore dei saggi, Io stesso sento il peso dell’immagine. Hai ordinato molte
cose buone per il popolo e per quello straniero. Mi opprime ancora la dinastia
dei persiani. Soltanto, … deve valere il saluto: ‘molta pace prima’!”. Questo rende ben leggero; ma se rimane,
…quando il veggente porterà la verità di Dio?”.
17. Dapprima Daniel
piega un ginocchio, poi si mette vicino davanti al re, dicendo: “Re, per questo
mondo sei il mio padrone. Perciò, e a causa del tuo cambiamento, preferirei che
l’interpretazione valesse per coloro che non vogliono sapere nulla del tuo
saluto di pace. Le prigioni sono quasi vuote; e voi amministratori, i tuoi
peggiori nemici, sono adirati. Per questi sarebbe bene se il sogno si adempisse
per loro. Ma Dio vuole che tu senta la verità.
18. Il cavaliere ha detto: ‘Tu sei un principe del
mondo, non un signore regale. Una volta avrai da espiare tutto. Consideralo
come Grazia di Dio, se avviene ancora in questo mondo!’. Questo significa il
sogno. Certi, quando sono diventati buoni, pensano che tutto il vecchio è stato
rimesso. No! Attraverso il fare del bene viene certamente perdonata una parte
della vecchia colpa; ma, …tutta? E così ascolta:
19. Tu sei l’albero, potente, sul seggio della ‘grande
Babilonia’. Giungendo fino al cielo, significa che perfino i tuoi principi si
devono chinare dinanzi a te. I rami fino alla fine di questo mondo indicano che
tu dai molte leggi a cui sono sottomessi tutti i sudditi fino ai confini del
tuo paese, e ancora oltre lo stesso, dovendo mangiare i loro ‘frutti’.
20. Il guardiano sta presso il seggio del governo con
altri tre. Era la PAROLA di DIO! La Sua alta VOLONTA’! Come ‘tronco delle
radici dell’albero’ rimane attaccato nel Terreno di Dio, nonostante
l’avversità. Devi abbandonare il tuo castello e vivere nel campo libero, finché
sarà rimesso ciò che macchia il tuo governare con sangue e crudeltà.
21. Il tuo regno rimarrà finché non è trascorso il suo
tempo, e non tu ne vedrai la sua
fine. Se riconosci la Legge del Signore che si adempie su di te, allora
ritornerai di nuovo quando la rugiada del cielo ti avrà purificato. I tuoi
nemici si pentiranno del trionfo. Come nell’alto esempio ti ho restituito il
cerchio d’oro, così sottostarà a te il regno per il tuo ultimo tempo di vita.
22. Pensa a ciò che fu detto una volta: ‘Il mio Re è il Primo, EGLI è eternamente
anche l’ULTIMO!’. Egli ha parlato, EGLI ha annunciato
la Sua Volontà! E’ una Grazia immeritata che si adempirà per te, anche se certi
la chiamano ‘punizione di Dio’. Dio
non punisce! Ciò che l’uomo percepisce come punizione, è la Benedizione
sconosciuta di Dio! Se ti atterrai saldamente a questa Consolazione, allora Dio
ti terrà alla Sua mano di Padre, finché non imparerai ad obbedire alla Sua
Volontà”.
23. Può la grande Babilonia comprendere e sopportare
la Parola di Dio? A volte è successo. Anche Nabucodonosor l’accetta. Ma un
grande darà definitivamente via dalla sua mano il suo potere del mondo? Il
babilonese lo sperimenterà su se stesso. Una rivolta segreta, eseguita dalla
maggior parte dei principi, amministratori e consiglieri, deporrà il re. ‘Dev’essere catturato!’. Allora Daniel
lo potrà salvare.
*
24. Lo porta dietro al suo castello sull’altura di
Dura nelle caverne segrete. Un passaggio noto solo a Daniel conduce alla
caverna più grande. Dei fedeli aiutano il loro re a superare il tempo mondano
senza Grazia. Regna un ‘regime dei
consiglieri’ che la Persia sfrutta, sostenuta da altri paesi. Sangue e
lacrime scorrono come un fiume attraverso il paese dell’Euphrat.
25. Arioch ed Aspenas sono stati deposti. Daniel li ha liberati. Così
stanno con il re nella caverna. Il giaciglio è duro, il cibo povero. Per la
loro protezione Daniel rimane più a lungo lontano; va da loro solo di notte.
Verrebbero strangolati se li si trovasse. Babilonia sta due anni sotto il
regime del terrore, dell’ingiustizia e della morte. Ecco, all’improvviso…
*
26. Inizia la domenica. Il cielo si è adornato con
seta blu. Il ‘consiglio di sangue’ è
stato arrestato dal popolo. Ecco che arriva il re su un cavallo bianco, al suo
fianco e in un lungo corteo dietro a lui, i fedeli. Lo segue un popolo
giubilante come un grappolo d’uva. Nabucodonosor
sale ancora una volta sul suo trono. Deve uccidere i traditori? Devono languire
nella prigione fino alla fine della loro vita?
27. “Daniel, consigliami!”. Una esclamazione, venendo
dall’anima più profonda.
- “.DIO ti consiglierà”, dice seriamente il veggente del Giordano. “Tu stesso sai che cosa
ha fatto il Signore su di te, fallo anche al tuo prossimo”.
- “Tu sei il mio prossimo, e i fedeli”, confessa il re, mentre il suo volto è ombreggiato dal lutto.
Si è anche ammalato, malato e vecchio.
28. Daniel dice
amorevolmente: “Non concedere ai tuoi nemici di fare ciò che è stato fatto da loro su di
te. Sono povere anime, senza un cuore
vitale che dica loro ciò che sarebbe buono o cattivo. Guarda: vivono ancora
secondo il corpo, ma sono morti! Non conoscono né Dio, né amore, né
compassione. Se ora vuoi fare di loro ciò che DIO ha fatto per te, allora
lasciali liberi e impuniti; ed hai fatto un miracolo, più santo e più grande
che fu quello del miracolo del fuoco”.
29. Si possono fare da nemici, degli amici? In questo
mondo, sovente non riesce; ma oggi aiuta la Luce. Il reggente segue il
consiglio e ordina da sé i prigionieri. La loro paura è più grave che una morte
di tortura, perché non presagiscono che Nabucodonosor darà loro la grazia. Li
licenzia dalla loro funzione solo con un serio ammonimento. Crollano confusi.
30. “Signore”, si lamenta uno,
“fa di noi, schiavi, ce lo siamo meritati”.
- “No, dovete essere liberi sudditi. Non dovete
giurarmi di conservare la fedeltà, ma a quel
Dio, che il profeta del Giordano ha portato a noi, e riconoscere LUI, che io ho
potuto riconoscere prima come re, nella mia crudeltà, nell’esilio, e ora di
nuovo qui sul mio trono.
31. Sì: Arioch, Aspenas e gli altri mi hanno cercato, e Daniel con i suoi
amici, i consiglieri giudei e molti altri mi hanno ricondotto al castello. Mi è
divenuta maggior magnificenza attraverso il consiglio di uomini pii. Perciò
lodo, glorifico e onoro io, Nabucodonosor, questo altissimo Re.
Tutto il Suo fare è Verità,
e le Sue Vie sono giuste!
32. Egli può abbassare l’orgoglioso, ma chi si china davanti a Lui, Egli lo
eleva nella Sua Luce”.
*
33. Nabucodonosor non governa più a lungo. Suo figlio
Bel-Sazar assume il governo alla sua morte. Con ciò la
‘grande Babilonia’ giunge ancora più forte sul piano.
[indice]
La mano di Dio: “Mene Tekel U-pharsin”
[Daniele
5,1-30]: «1 Il re Belsatsar
fece un gran convito a mille de' suoi grandi; e bevve del vino in presenza dei
mille. 2 Belsatsar,
mentre stava assaporando il vino, ordinò che si recassero i vasi d'oro e
d'argento che Nebucadnetsar suo padre aveva portati via
dal tempio di Gerusalemme, perché il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue
concubine se ne servissero per bere. 3 Allora furon
recati i vasi d'oro ch'erano stati portati via dal tempio, dalla casa di Dio,
ch'era in Gerusalemme; e il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine
se ne servirono per bere. 4 Bevvero
del vino, e lodarono gli dèi d'oro, d'argento, di rame, di ferro, di legno e di
pietra.
1. La provincia di Babele assegnata, non può essere
espropriata. Dei funzionari avvertono il
loro nuovo re di non provocare ‘il
veggente del Giordano’, come viene chiamato ancora ovunque. “Tuo padre”,
dicono, “ha voluto bruciare i consiglieri giudei, ma il loro Dio ha aiutato
attraverso il miracolo del fuoco, del quale si parla ancora ovunque”.
2. “Pah! Magia! Se la tenga! Tanto, in parte è un
deserto”. Non lo si tradisca, cosicché la provincia, grazie alla diligenza,
soprattutto lungo i fiumi, avendo campi fertili e grandi giardini, aiutano a
colmare le casse regali con alta percentuale. Sì, qualche giudeo ora è di nuovo
diventato ricco.
3. Daniel aveva portato da sé Harfia
quando a suo tempo era giunto al potere ‘il
governo dei consiglieri’. La gente del fabbro ne era rimasta molto
rattristata, ma Asnorba sapeva che presso il
fratello, che nessuno osava toccare, era sicura. Sovente vengono nella casa del
fabbro, e per tutti è poi un bel giorno di festa.
4. Bel-Sazar non ha ancora
comandato da sé il ‘principe di Dur’. A costui sta bene. Ora vive fra il suo popolo. Si
va da lui per chiedere consiglio e legge. I consiglieri Mesach,
Sadrach e Abed-Nego, che hanno ancora il privilegio
della guida, lo rispettano. Nell’ultimo tempo di Nabucodonosor i giudei han
potuto costruirsi delle sinagoghe come scuole per la gioventù.
5. Un annuncio rende ribelle il popolo giudaico. Bel-Sazar, dando un ricevimento, ha fatto portare le stoviglie
del tempio di Gerusalemme che venivano custoditi nel castello di Erech nel paese di Sinear. Gli
altolocati erano stati invitati insieme alle donne; c’era pure l’harem del re.
Solo la regina non è comparsa. Chi sa che Daniel le abbia insegnato a
riconoscere Dio?
6. Il ricevimento comincia a mezzogiorno. Il re alza quel calice in cui aveva accolto una volta all’anno il sangue
dell’agnello di Pasqua, colmo con vino rosso. Egli esclama: “Guardate, non sono
solo Bel, come lo era mio padre, …no! Sono io il dio degli déi,
e voi mi dovete adorare! Io sono anche il dio dei giudei, perciò bevo dal Suo
calice. Ma dato che Bel è il nostro dio principale, chiamatemi d’ora in poi
‘Bel-dio-Bel-Sazar’!”
7. Si giubila, si mangia, si beve e ci si diverte, e
non si teme di accoppiarsi pubblicamente. Bel-Sazar
bada comunque acutamente che i magnifici vasi non vengano danneggiati. Per
questo sono stati incaricati dei consiglieri segreti, e qualche ladro che ha
osato rubare un vaso, viene subito arrestato. Babilonia in questo tempo è
stracolma di stranieri. In seguito si festeggia l’incoronamento di Bel-Sazar per tutta una settimana.
8. Salendo al trono ha considerato intelligente
piangere per tre mesi la morte del padre. Ora mostra il suo animo, malato e confuso,
aggravato da una mania più grande di quanto era quella di Nabucodonosor nel suo
tempo peggiore. Il popolo non se ne accorge ancora. Lui risparmia ancora i suoi
sudditi, …intanto, mentre cerca di svuotare gli stranieri. E ora…
9. E’ tardi. Canti a squarciagola, deliri, alcolismo,
donne nude, …uno spettacolo da inferno! Dalle torri risuonano delle corna:
mezzanotte. Ecco, è come se un pugno gigante scardinasse le porte, e come una
tempesta, rumoreggia attraverso la sala. E’ un tornado dal deserto? Oppure è
l’aria di gelo qui sconosciuta, dal nord? I partecipanti alla festa si irrigidisono.
10. Proprio in quel momento il re solleva quel Calice
per – per non si sa quante volte già – svuotarlo. Lo lascia cadere al suolo
senza forza. Il vino rosso penetra nel suo abito. Ah, …avviene un altro
miracolo del fuoco?, Un altro, …che Nabucodonosor ha dovuto sperimentare? Una
mano, come un fulmine, saetta qua e là, lungo la parete bianca. Un’orrenda
immagine. La mano cancella continuamente ciò che lei stessa ha scritto, e
scrive per una mezz’ora.
11. Sono morti coloro che siedono presso le tavole?
Morti, e sobri? Si aggrappano con le unghie ai loro pantani. E quando la mano
corre via, diventa buio. Si sono spente tutte le torce. Gli schiavi, senza
invito, portano nuova luce. Allora si vedono maschere deformate dalla paura, il re è accovacciato pallido a morte sull’alto
seggio. Si sforza intimorito a riprendersi. Con grande sforzo rinsalda la voce:
12. “C’è qualcuno che, …che lo può spiegare?”. Chi osa
guardare il muro bianco, come se il fulmine scrivesse ancora? “Meno male…”,
dice Bel-Sazar,
ora già più forte, “…che alla festa sono venuti così tanti stranieri.
Chiamateli tutti qui, i preveggenti e i dotti! Voglio sapere che cos’era!”
13. In molte case si bussa alla porta; si risveglia i
dormienti. Mormorano i babilonesi e gli stranieri. Bel-Sazar
è un padrone poco amato. Lo voleva coprire con il ricevimento. E ora stanno
davanti al trono gli indovini di sogni e stelle, stanchi, arrabbiati, la
maggior parte pieni di paura.
14. “Dovete spiegarmelo!”, comincia il re, o…
- “…che cosa? Il fuoco è scomparso, la parte lunga,
bianca, sembra ostile”.
- “C’era una scritta”, vuole spiegare. “Voi siete
appunto la gente che…”
- Eccola di nuovo, la mano infausta, e le parole
rimangono fisse per un po’.
15. Uno che parla
la lingua antica, scuote i suoi capelli bianchi. “Per me sono segni
completamente estranei, re Bel. Conosco tutte le lingue, ma non questa”, indica
la parte dove la mano ha cancellato la scritta. “Nessuno potrà interpretarla!”.
- Nella sua isteria, fa subito uccidere gli uomini.
Pochi scanpano. Più di questo atto, come terrorizzati
dalla scritta, la maggior parte degli altolocati si distoglie da Bel-Sazar, e un po’ alla volta fuggono dalla sala.
16. Lui urla come
un animale: “Qua, con colui che la riconosce! Lo voglio ricompensare
riccamente, dev’essere il terzo regnante dopo di me!”. Oh, il babilonese è
sopraffatto dall’orrore degli uccisi innocentemente, non sente in sé il loro
sussurro, non presagisce che presto si troverà già davanti ad un Giudice al
Quale non potrà sfuggire.
17. Allora entra la regina. Il suo viso è fittamente
coperto, non vuole vedere nulla dell’orrore. Come prima donna è legata a lui,
che disprezza, un uomo scapestrato, la tigre, lo sciacallo. Oggi ne diventerà
libera? Quanto lo brama il suo cuore… E vorrebbe fuggire. Daniel glielo aveva
detto, presto sarebbe salvata. E’ giunta l’ora? Le costa molta forza di dire il
solito detto:
18. “Il re viva in terno! Non ti devi spaventare, e
non impallidire così”. Lei pronuncia una
menzogna, ma una che può salvare migliaia di uomini. Certo, gli strangolati non
ritornano in vita. Mentre la sua anima piange, continua a parlare: “Nel tuo
regno c’è un uomo. Lo hai allontanato dal castello, dove era il primo principe
del paese, molto onorato da tuo padre. Tu lo sai, egli stesso lo aveva salvato.
19. Fa venire Daniel, che ha ‘lo spirito del vero
Dio’. Tuo padre lo ha insediato come superiore dei saggi. Salverà molti da una
morte ingiusta”, la regina osa indicare
un’ora prima, che sarebbero morti più di cento uomini. Quanto sangue in
quest’unica notte!
20. Bel-Sazar pensa iracondo: ‘Chi sei, donna? Non vedrai il mattino!’.
- Ma la donna dice
incrollabile: “So quello che hai intenzione di fare. Fallo! Tu stesso ti
abbasserai in polvere e cenere!”. Uscendo dice ancora: “Trovi Daniel nella casa
del fabbro Asnorba”.
*
21. Lui non è lontano dal portone, il più vicino.
Daniel ha aspettato la chiamata? Sta davanti alla porta, nell’ultimo buio di
questa oscura notte, nella mano le briglie di un corridore. Strada facendo, la
breve domanda del messaggero: “Sapevi che ti
si veniva a prendere?”
- “Sì, nel sogno ho visto una mano che scriveva e
scompariva. E sotto stava scritto ‘Bel-Sazar’!”
22. I portoni sono aperti; le guardie si chinano
davanti a Daniel. Lo conoscono quasi tutti. Se qualcuno può calmare l’accesso
di collera, vincere l’ira del loro re, allora può farlo solo il veggente del
Giordano. Lui va fin davanti al trono; e Bel-Sazar, per le sue paure segrete, ignora che il
principe non ha salutato.
23. Nonostante ciò, indaga imperioso: “Sei Daniel, il
prigioniero che mio padre ha portato qui?”
- “Sei stato abbastanza sovente alla sua tavola e sai
come l’ho servito”. Bel-Sazar
fa un gesto veemente; poteva fare a meno della domanda. Solo l’orrore della
scritta… Finge molto come una maschera il reggente impavido, perciò continua
imperioso:
24. “Ho sentito che hai lo spirito degli déi. Tutti coloro…”
- “…che hai fatto assassinare!”, lo interrompe Daniel molto duramente.
- “Come lo sai?”. ‘Te
lo ha tradito il messaggero? Allora guai a lui!’.
- “Non lo spirito degli déi,
come dici tu, EGLI me lo ha mostrato
nel sogno”.
- Lo scapestrato rabbrividisce.
Ma per dimostrare che sta al di sopra di tutte le cose, dice ora come a caso:
25. “Io so che tu puoi fare ciò che nessun altro può.
Se mi risolvi ciò che qui è capitato a mezzanotte, allora ti voglio coprire con
doni, di più di quanto ha fatto mai mio padre. Devi stare nella porpora, devi
portare le catene d’oro da principe e riottenere il castello bianco. Devi…”
26. Daniel
interrompe il re: “Ora parlo nel Nome del mio Dio, Che tuo padre conosceva ed
ha onorato prima della sua morte. Tieni i tuoi doni, perché fra poco non potrai
più dare nulla! Conosci la sofferenza del popolo, ancora di più la sofferenza
degli stranieri. Una volta anche Nabucodonosor era come te, nessun regnante, ma
un tiranno. Tutti avevano paura di lui.
27. La Persia in unione con altri hanno potuto
rovinarvi. La ‘grande Babilonia’ può che sterminare un solo popolo, che
vivrebbe quattrocento anni nella fedeltà di fede, nella verità e nell’amore per
il prossimo, …senza guerre. Quando
avverrebbe? Questo mondo non ne ha nessuna ‘faccia’!
28. Nabucodonosor ha ucciso chi voleva, ed ha anche
elevato chi voleva: criminali che erano proceduti dal diavolo”.
- “Pure te e i consiglieri giudei, Arioch,
Aspenas ed altri che non tollero accanto a me”,
interviene cinicamente Bel-Sazar.
- “Molto bene, povero uomo dal fiume Euphrat! E la tua anima…?
29. Solo una cosa ti può salvare dalla tua pena dopo
la morte, perché fin dalla gioventù non hai visto altro che pura crudeltà, e da
ciò si è ammalato il tuo animo. Possa ciò giacere per te un giorno nella
Bilancia della Misericordia! Ma ascolta: hai visto come tuo padre si è piegato
temporaneamente, quando è avvenuto il miracolo del fuoco per i tre consiglieri,
come allora si è elevato e dovette fuggire davanti ai suoi principi. Il mio Dio
lo ha aiutato tramite me, perché aveva ciò che tu non possiedi:
30. Purtroppo lui ha riflettuto sovente troppo tardi,
se avesse agito erroneamente; non lo ha soltanto ammesso. Quando da re, una
volta, ha fatto una buona cosa, allora tu lo hai deriso e schernito con i
ragazzi. Questi ragazzi sono ora i tuoi consiglieri. Quali…? Gli anziani che
servivano fedelmente ed onestamente tuo padre, si sono allontanati da te. E
perché?
31. Sei diventato un tiranno maggiore di quanto ha mai
visto un popolo e, …hai portato qui i santi vasi del nostro tempio, che tuo
padre ha conservato saldamente, e li hai dissacrati. Hai bevuto dal Calice del
sacrificio con le tue labbra da diavolo. I tuoi servi e le donne di malaffare
hanno mangiato dai piatti e dalle scodelle; e nel ricevimento infernale hai
deriso il nostro – anche il tuo – eterno-vero Dio!
32. Hai posto sulla tua tavola i tuoi idoli; e l’idolo
della tua pazzia, della tua brama di potere e di sangue della tua crudeltà e la
tua ‘grande Babilonia’, era regnante
in questa gozzoviglia! Gli stessi vasi del nostro tempio non sono certamente
sacri, in sé, ma ciò che si consacra in essi nell’alta fede all’Altissimo. Egli
lo accetta come dono della nostra servilità, offerta a LUI! Perciò hai
dissacrato ciò che a noi è più sacro.
33. Perciò il Creatore dell’infinito ha steso la Mano
contro di te e contro tutti coloro che appartengono alla grande Babilonia. Era
la SUA MANO! EGLI l’ha immersa nella Fiaccola della Sua Serietà, come una volta
quando ha scacciato dalla Casa del Padre la figlia della Creazione (Sadhana), che si è sollevata contro di Lui. Allora cadde nel proprio povero
abisso.
34. La Fiaccola della Sua Serietà di Sacerdote ti ha
mostrato quella Scritta che sta nel libro della tua povera vita:
«Mene,
Mene, Tekel, U-pharsin !»
35. Scritta e Parola non sono note a nessun popolo,
nemmeno a nessuno che verrà ancora alla fine di questo mondo, con il suo
sorgere e naufragio!”
- “L’interpretazione, l’interpretazione!” grida
selvaggiamente Bel-Sazar.
- Il veggente dice calmo:
“Sarebbe meglio per te, non averlo chiesto. Ma così… o così… si adempirà su di
te la scritta di fuoco.
Mene: Dio
ha contato e completato il tuo regno, l’orologio del tuo mondo è finito;
Mene: il secondo vale per il tuo proprio orologio
della vita e dell’anima;
Tekel: Dio ti ha già pesato nella Bilancia del
Suo Ordine di Creatore e ti ha trovato troppo leggero dappertutto;
U-pharsin: significa che sarai diviso[9], il tuo corpo decadrà in cenere, la tua anima cadrà nella propria
oscurità, finché un giorno non avrà rimesso tutto!
36. Infatti, non come Nabucodonosor, al quale è
capitata la Grazia di espiare sulla Terra una parte dei peccati, quando giaceva
sul campo nudo; …no! A te non è rimasto nessun tempo! La tua anima dovrà
lottare gravemente nell’oscurità della pena, finché la magnifica Grazia e
Misericordia di Dio non ti manderà una piccola Luce.
37. U-pharsin
significa pure ‘peres’,
che i saggi conoscevano, ma non il santo-alto U-pharsin di Dio. Li
hai quindi assassinati del tutto inutilmente. E Peres è ‘la divisione’. Così sarà diviso il tuo regno. Persiani e medi (successori degli antichi caldei-sumeri) brandono già le spade.
38. Non chiedi cosa succederà un giorno a questi
popoli? Non ti chiedi che cosa farai quando ti chiamerà l’Alto Giudice?”
- Bel-Sazar, ignaro di ciò
che significhi, si spaventa; ma solo, perché nel suo paese abita un veggente
che può annunciare la cosa più segreta. Questo è il suo orgoglio. Nonostante il
rifiuto di Daniel, fa venire abiti da principe e lo eleva su tutti i suoi
altolocati.
39. Daniel l’accetta all’improvviso, su Incarico del
suo Alto Signore, il Quale gli mostra il caos che si riverserà già lo stesso
giorno attraverso Babilonia. E allora è bene, come primo principe mondano, ma
libero da tutto il mondo, anzi, …come principe
del Cielo, di evitare il peggio. Lo può fare, quando va incontro agli
uomini ‘come un uomo’.
Un simbolo anticipato
per Dio, come Salvatore e Redentore!
[indice]
Morto Bel-Tsazar 1°, un tumulto viene sedato benignamente
Arioch e i settanta per venti anni, poi il ‘peres’ – Babilonia soggiogata dai medi e dai persiani
Dario e un nuovo
decreto per trenta giorni – Una visita dall’Alto
[Daniele 5,30-31]: «
[Daniele 6,1-9]: 1 Parve
bene a Dario di stabilire sul regno centoventi satrapi, i quali fossero per
tutto il regno; 2 e sopra questi, tre capi, uno de'
quali era Daniele, perché questi satrapi rendessero loro conto, e il re non
avesse a soffrire alcun danno. 3 Or questo Daniele
si distingueva più dei capi e dei satrapi, perché c'era in lui uno spirito
straordinario; e il re pensava di stabilirlo sopra tutto il regno. 4 Allora
i capi e i satrapi cercarono di trovare un'occasione d'accusar Daniele circa
l'amministrazione del regno; ma non potevano trovare alcuna occasione, né alcun
motivo di riprensione, perch'egli era fedele, e non
c'era da trovare in lui alcunché di male o da riprendere. 5 Quegli
uomini dissero dunque: 'Noi non troveremo occasione alcuna d'accusar questo
Daniele, se non la troviamo in quel che concerne la legge del suo Dio'. 6 Allora
quei capi e quei satrapi vennero tumultuosamente presso al re, e gli dissero:
'O re Dario, possa tu vivere in perpetuo! 7 Tutti
i capi del regno, i prefetti e i satrapi, i consiglieri e i governatori si sono
concertati perché il re promulghi un decreto e pubblichi un severo divieto, per
i quali, chiunque, entro lo spazio di trenta giorni, rivolgerà qualche
richiesta a qualsivoglia dio o uomo tranne che a te, o re, sia gettato nella
fossa de' leoni. 8 Ora, o re, promulga il divieto e
firmane l'atto perché sia immutabile, conformemente alla legge dei medi e dei
persiani, che è irrevocabile'. 9 Il re Dario quindi
firmò il decreto e il divieto.
1. Bel-Sazar, in un secondo tempo chiamato ‘il primo’,
trova la sua morte prima che il Sole sia sorto del tutto. Attraverso Babilonia
si trascina un popolo selvaggio. Ci si infuria quando si viene a sapere che non
voleva nemmeno risparmiare i propri sudditi.
2. Un funzionario di corte trova la ‘lista di morte’ di molti cittadini. Ci
stavano elencati anche Daniel e un superiore, Asnorba
e i suoi. In genere, il babilonese era fedele al re. Finché non si dava
nell’occhio nella sua casa, non ci si doveva preoccupare troppo delle faccende
del re.
3. Bel-Sazar era odiato fin
dalla gioventù. Aveva reso difficile la vita a certi sudditi. I rivoluzionari
attaccano – mentre, come sovente – ci saranno sempre più innocenti, che
colpevoli, a lasciare la loro vita. Un grande mucchio, ben armato, penetra
nella fortezza e nelle case di cittadini famosi.
4. Ecco, davanti al castello è seduto il veggente del
Giordano su un cavallo bianco, dietro di lui i fedeli del popolo. Guarda con
calma all’orda che si precipita avanti gridando, travolgendo i loro gialli e i
marroni. Sono migliaia che si avvicinano sempre di più.
5. Arioch
avverte: “Prendono la mira con le frecce; copriti con il tuo scudo!”. Daniel
solleva la sua mano. Era necessario mettere una corazza sotto il suo mantello?
Glielo ha comandato il suo intelletto benedetto, ma non lo sa nessuno. Le
frecce penetrano nel suo mantello, …e cadono come sottili steli che una mano di
bimbo spiega. L’orda si blocca senza dire nulla.
6. “Il veggente del Giordano!”
- “Oh, tornate indietro; lui può cogliere il fuoco dal
Cielo!”
- “Le frecce non lo colpiscono!”
- Daniel si solleva
sulla sella ed esclama in modo che echeggi lontano: “Babilonesi, ascoltate!”.
Si fa silenzio fra la folla.
7. “Babilonesi”, comincia nuovamente, “Bel-Sazar non vive più. Lui…”
- Daniel viene interrotto: “Se lo hai ucciso tu, allora salve a te. Devi essere il
nostro re!”
- La folla, prima senza freno, irrompe in forte
giubilo: “Daniel, il veggente del Giordano!
Salve al nostro re!”
- Lui lascia
gridare l’orda per un po’, poi solleva nuovamente la mano e subito si fa
silenzio.
8. “Cara gente, un giudeo non può essere il vostro
re”. Che non vuole esserlo, è da tacere. “La forte Mano del mio Dio ha
abbattuto il tiranno. Voi sapete come dovevano morire i compagni del mio
popolo, ma il mio Dio li ha salvati!
9. EGLI mi ha mostrato che l’orologio di Bel-Sazar era già esaurito. Durante il suo breve governare ha
esercitato più orrore che altri in un tempo lungo. Volete avere un re?”
- “Tu o nessuno!”,
grida la folla.
- “Bene, dovete sapere, cari babilonesi, ciò che
intanto è il meglio per voi.
10. Qui c’è Arioch”, Daniel tira il suo cavallo al suo fianco, “lui è stato
un giudice severo, ma giusto. Lui e loro dovete eleggere”, indica dietro di sé
i fedeli, che attendono in fitte file. “Allora sceglierete bene! Arioch sia governatore, e al suo fianco devono regnare
settanta uomini, che regneranno in modo giusto e gentile.
11. Siete gente ricca, intelligente e lieta di creare.
Perciò avete sopportato certi padroni, il cui procedere era arbitrio. Ma come
sarà il futuro? Molti di voi hanno disprezzato e tormentato i miei giudei e
qualche piccolo popolo. Non caricatelo su un re”, fa cenno, quando sono
segnalati alcuni che esclamano e ben qualche pugno indica il centro del
governo.
12. “Venite domani sulla piazza del re; là Arioch annuncerà ciò che è per il vostro bene”.
- “Salve, salve!”. Questo continua nelle strade e lontano
attraverso il paese. Ci si abbraccia pubblicamente per la gioia. Pochi non sono
soddisfatti che avrebbero volentieri rapinato: castello, Bazar e ricche case.
*
13. Soltanto, …che Bel-Sazar
non viva più, che le prigioni non si riempiano più fino a scoppiare, e ora si
possa osare una parola aperta, questo rende pacifici i babilonesi. La folla dei
ribelli si scioglie.
14. “Hai aiutato noi e il popolo!”. Arioch abbraccia il
veggente del Giordano nella vecchia sala del re. Tutti si avvicinano. “Non
voglio sapere che cosa sarebbe stato se…”
- “Amico Arioch, credi nel
nostro Dio?”
- “Sì, Daniel; forse mi manca però qualcosa che
nemmeno io so bene che cosa”.
- “E’ vero”.
15. “Tu sei stato educato come babilonese ed hai
sperimentato così tanto alla corte del regnante, tale da uccidere il sentimento
dell’anima. Noi invece crediamo fin da quindici secoli nel nostro unico Dio, benché attraverso il servizio
idolatro e il cattivo governo, la pura Luce stava quasi per spegnersi. Noi
siamo nati così, a te è stato dato prima. Così ti è difficile confidare in Dio
senza riserva. Tuttavia, fondato sulla fede nel SIGNORE, hai potuto guidare e
vincere le orde”.
16. Aspersa, che fa
parte dei settanta uomini, dice: “Io credo tutto ciò che dici; ma dato che non
siamo così saldamente nelle mani di Dio, perciò non lo avremmo ottenuto”.
- Allora Daniel
prende la mano del ciambellano: “Dio guida tutti gli uomini!”
- “Ma non Bel-Sazar!”,
contraddice un altro.
17. “Sì, anche lui, soltanto, …in modo diverso di
quanto potete pensare. La scritta era la mano di DIO, il Suo Giudizio e la
morte. Come ci mettiamo noi nella
mano del Diritto di Dio, risulta dall’altro collegamento. tra Lui e noi. Non
così che siamo noi a dare lo spunto perché sia adempiuto il nostro fare e non
fare! Quello che facciamo nella fede, il Signore lo include nella Sua Volontà
di Dominio. Egli lo prende, per così dire, ‘in più’ per la nostra Benedizione e
per il procedere delle nostre anime. Comprendi?”
18. “Non del tutto”, confessa il
ciambellano. “Prendimi nella ‘scuola
del tuo Dio’, allora anch’io Lo riconoscerò”. Dopo questo discorso
spirituale si ordina il mondano. Questo dura molte settimane. Vengono eliminate
le vecchie leggi tiranniche, finché si scioglie un poco alla volta qualche dura
pressione che gravava sui cittadini di Babele. Ma con ciò, …è stata eliminata
la grande Babilonia?
*
19. Passano mesi. Sembra come se il pericolo sia stato
eliminato, quel ‘Mene, Tekel, U-pharsin’. Oggi è un
giorno dorato dal Sole. Arioch e molti consiglieri
sono ospiti al castello bianco. Lui pone la domanda che non lo ha mai
abbandonato: “Il nostro popolo si trova su una buona strada, inteso soprattutto
l’interiore; nondimeno, non si può togliere ‘Bel’ ai babilonesi.
20. Tu, Daniel, hai spiegato anche il ‘peres’. Con
ciò non era inteso solo il re. Anche noi saremo divisi. E’ da prevedere che un
aspirante al trono dalla casa di Nabucodonosor voglia una volta prendere il
governo? Dal suo secondo matrimonio ci sono ancora due eredi, soprattutto da
quello che si chiama Bel-Sazar. Costui attizza con
veemenza che lo si faccia re”.
21. “C’è tempo, Arioch.
Quello che un popolo si sceglie insieme ai re, si adempirà sempre, a meno che
ci si dichiari uniti per Dio. Questo non è il caso di Babilonia. Certamente si
è fatta pace, …ma è una calma morta. Il giovane principe dovrà attendere a
lungo, e non sarà il suo popolo ad
elevarlo su un trono. Quell’alta Mano, nella quale giace il ‘peres’ grave
di destino, lo eleverà solo in apparenza. Non gli sarà destinato il libero
governare sognato”.
*
22. Trascorrono altri due decenni. Arioch
è invecchiato, ma è ancora al suo posto. La Giudea si è ampliata, tanti sono
diventati molto ricchi, e le generazioni crescenti non pensano rattristati alla
vecchia patria. In certe case regna Bel: la lussuria del mondo! E nonostante
ciò, …sta fermentando. Sempre più spesso giungono notizie dal paese del
Giordano, di quanto giacesse ancora gravemente in ginocchio.
23. E in quel tempo muore Arioch,
compianto da molti babilonesi. Bel-Sazar, veramente ‘il secondo’,
…benché nessuno lo chiami così, perché il primo ha regnato troppo poco tempo,
preme nel consiglio dei superiori. E’ un uomo di circa quarant’anni e vorrebbe
governare come il suo avo (Nabucodonosor).
24. Allora Babilonia viene colpita dal ‘fulmine’, …l’inarrestabile ‘peres’. Dario parte dalla
sua capitale Ahmetha ed irrompe al nord su Babilonia
con una truppa ben ammaestrata, mentre Kores dalla
Persia, raccogliendo il suo esercito presso il castello di Susan, marcia verso
il sud di Babilonia.
25. S’incontrano entrambi nella capitale. Tutti i
superiori, anche quelli dei giudei sono ordinati lì. Tra di loro, Daniel dà di
più nell’occhio. Egli ha deposto completamente la sua dignità mondana. La figura,
il volto, gli occhi… Dove hanno mai visto qualcosa di simile?
26. Alla domanda chi fosse, risponde: “Sono il servo
di Dio e il Suo veggente”.
- “Che significa?”, chiede Dario.
- Daniel spiega agli
stranieri la sua fede, e aggiunge: “Non avreste mai avuto il paese; ma è la
magnifica Volontà del mio Dio di servirSi anche di
tale gente che non Lo conosce per nulla. Infatti, la ‘grande Babilonia’, stando
qui all’Euphrat da lungo tempo, non la vincerà nessun
uomo, nemmeno voi due reggenti. Potete dominare il paese dell’Euphrat, ma allora…
27. Chi vi salirà mondanamente, sprofonderà di nuovo,
in breve oppure a lunga scadenza. Chi invece riconosce DIO, potrà stare su una
altura oppure di lato, piccolo e non appariscente, ma comunque sarà uno
strumento di Dio!”
- Ce lo devi spiegare”, dice Kores, che vuole attirare dalla sua parte
l’uomo maturo. Dato che la regione Babele attraverso il frazionamento,
appartiene a Dario, e Daniel rimarrebbe quasi sempre con lui.
*
28. Kores è molto
impressionato dal veggente del Giordano, di ciò che indovina, soprattutto del
grande patrimonio di fede che costui sa riferire. Durante un importante
consiglio nel quale Dario – temporaneamente – desidera tenere i giudei a Babele,
Kores dà la
promessa di lasciarli andare nella loro patria.
29. “Il paese giace bensì al suolo”, dice lui, “dopo circa trent’anni; e dove stava il
tempio del famoso Salomone, non c’è più una pietra sull’altra (Neemia 1,3). Perciò i
superiori devono ritornare per mettere tutto a posto; artigiani che
costruiscono, e contadini che curino i campi e i giardini, e …”
30. “E il popolo?” chiede Dario.
Questo è ancora in cattività, dalla ricchezza conquistata deve pagare un alto
tasso. Ora che Babilonia è frammentata, si ha bisogno di gente che conosce il
mestiere, e degli stranieri che portino in gran quantità da paesi lontani i
magnifici tessuti, pietre preziose, oro, ebano e molto altro ancora, per
sgravare il commercio a poco prezzo, …per l’utilità dei vincitori.
31. Nonostante ciò, viene eseguita la volontà di Kores. Più tardi lui stesso vorrebbe vedere quel grande
tempio di Dio, ma non verrà mai a Gerusalemme. Si ritirerà con gran parte delle
truppe nella sua parte, lasciando nella loro funzione i superiori di Babilonia
ed insediando su di loro degli amministratori persiani.
32. Dario rimane. Manda il suo primo principe, il più
fidato, come governatore ad Ahmetha. Per la provincia
di Babele lungo l’Euphrat e il Trigris
fino al lontano nord insedia centoventi governatori, consistenti di due terzi
di quelli di Media che hanno da fungere come principi-capi.
33. Il profeta supera tutti, meno per il mondo, al quale è estraneo, che
più nel ‘senso del suo Dio’, per un autentico cammino di vita attraverso questo
mondo. Dario lo vorrebbe insediare come unico governatore su Babele-Media,
cosicché solo lui, il re, stesse ancora al di sopra di Daniel.
34. Il profeta
risponde: “Dio ha staccato la tua anima dal mondo. Tu stai al di sopra di me,
EGLI però al di sopra di te e di me. Qual è allora la differenza che abbiamo
dinanzi a Lui?”
- “Sei un uomo strano! Ciò che inizi, ti riesce anche.
Se ora considero la domanda dal tuo senso, allora siamo tuttavia davanti al tuo
Dio…”
- “…non ancora il tuo?”, indaga seriamente Daniel.
35. “Io non lo so, veggente del Giordano. Forse…”, un
piccolo indugio, “…se il tuo Dio è l’Eterno, l’Onnipotente che ha creato tutto,
allora sono sotto la Sua mano. Ma per il mondo? Noi viviamo qui. Non è facile
guidare uniti una grande folla di uomini. Ci devono esserci superiori ed
inferiori, comandanti e obbedienti, un re e il suo popolo”.
36. “Molto vero, Dario! E in che modo le due parti si relazionano
reciprocamente? Tutti i principi si danno molto da fare. Ma una cosa non la
possono fare ancora, e la maggior parte non la imparerà mai e, …nei tempi
oscuri che ci stanno dinanzi, ancor meno. E questo è: io sono ai superiori un
superiore, e al più basso un inferiore. Nel Consiglio dei principi la mia anima
sta in mezzo al popolo; e quando parlo loro, allora sono il loro principe!
Appunto uno, che mette la sua sofferenza, la sua mancanza e tutte le sue paure
nelle mani del Sovrano”.
37. Dario riflette a lungo su questo. Per un intero
anno ne parla in segreto con Daniel. Questo rinsalda la sua fede. Principi e
governanti guardano di sbieco a Daniel. Lui non li irrita mai; in ogni tempo
rimane l’uomo illuminato. Per quanto spesso qualcuno gli metta una trappola,
…lui non vi cade mai dentro.
38. Lo si deve rovesciare, è diventato più potente di
quanto lo sia Dario stesso. Gli si mettono molte cose sulla via, si sabotano le
sue disposizioni, ma nulla riesce di ciò che potrebbe essere di danno ‘all’arrampicatore’. Allora arriva un
giudeo. Daniel gli aveva imposto una punizione perché era stato più volte del
tutto inesorabile verso alcuni perfetti innocenti. Ora costui
sussurra nell’orecchio ai segreti consiglianti:
39. “Io so qualcosa. Chiediamo a Dario che proibisca
per trenta giorni che uno chieda qualcosa a qualcuno, a nessun uomo, a nessun
Dio, eccetto che a Dario. Crederà di essere posto da noi così in alto, che in
questo tempo si dovrà chiedere qualcosa solo a lui”. Daniel chiederà
giornalmente l’assistenza a Dio, il Suo Consiglio. “Hm…”, una pausa prolungata.
Potrà essere strano che il Signore aiuti sempre il veggente?
40. “Procuro testimoni contro di lui. Se Dario
conferma il decreto, allora Daniel lo deve punire. Allora…” Smisurato odio
toglie al traditore, parole e respiro. E, …i
trenta giorni? Non sono pari alle trenta monete d’argento di Giuda?
41. Il secondo principe accetta.
- “Vieni con me”, invita il
giudeo.
- “No,. Dario non vorrà ascoltarmi; io sono un piccolo
uomo”, finisce di parlare. “Va pure da solo”. Questo sta bene al principe, uno
della Media. Porta con sé trenta governanti e gli riesce di ottenere dal re il
decreto tramite lusinghe.
*
42. Un giovane va da Daniel:
“Chi sei? E come sei entrato senza annuncio?”
- Il lontano
sorride: “Lo puoi indovinare. Sono venuto dal tuo e
dal mio Signore”.
- “Da…?”, Daniel
cade sulle sue ginocchia. “Signore Iddio, sovente mi sei apparso nel sogno, ora
è la seconda volta che mandi qualcuno a me, nell’alta immeritata Grazia,
visibilmente, come nella carne e nel sangue”.
43. “E’ giusta ‘l’alta Grazia’, fratello. ‘Immeritata’, in quanto siamo tutti
racchiusi immeritatamente nella Grazia di Dio, …poiché siamo nati dalla Sua
Luce! Accogli con gioia ciò che EGLI ti offre”.
- “Lo voglio fare con gratitudine. E cosa mi porti?
Dev’essere qualcosa di grande, oppure di grave; lo sento da giorni che qualcosa
minaccia di venire su di me”.
44. “La tua percezione è
come una fonte che fluisce dall’alta roccia. Grande e grave! Se vuoi pesare
entrambi, allora non dimenticare che per Dio il grande è grave, la
gravità, grande e magnifica! Ho solo l’incarico di dirti questo. Devi
spezzare da te il povero potere dei servi”.
45. “Fratello della Luce, metti la mia gratitudine
nelle grandi mani di Dio”.
- “Affinché diventi più
grande?”
- “Non più cattivo”, sorride Daniel.
“A Lui sta bene quando adagiamo le nostre piccole cose nella grandezza delle
Sue magnificenze. E le Sue mani sono la cosa più magnifica”.
- “Egli pesa certamente il
tuo ringraziamento, fratello Daniel”.
- Un piccolo sospiro: “Spero che il peso non sia
troppo piccolo”.
- Il messaggero di Luce se ne va, e Daniel lo guarda a
lungo.
[indice]
Daniele è accusato – La
sentenza: nella fossa dei leoni
Dario costretto a
riconoscere il Dio dei giudei
[Daniele
6,10-15]: «10 E quando Daniele
seppe che il decreto era firmato, entrò in casa sua; e, tenendo le finestre
della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si
metteva in ginocchi, pregava e rendeva grazie al suo Dio, come soleva fare per
l'addietro. 11 Allora quegli
uomini accorsero tumultuosamente, e trovaron Daniele
che faceva richieste e supplicazioni al suo Dio. 12 Poi s'accostarono al re, e gli
parlarono del divieto reale: 'Non hai tu firmato un divieto, per il quale
chiunque entro lo spazio di trenta giorni farà qualche richiesta a qualsivoglia
dio o uomo tranne che a te, o re, dev'esser gettato nella fossa de' leoni?' Il
re rispose e disse: 'La cosa è stabilita, conformemente alla legge dei medi e
dei persiani, che è irrevocabile'. 13 Allora
quelli ripresero a dire in presenza del re: 'Daniele, che è fra quelli che sono
stati menati in cattività da Giuda, non tiene in alcun conto né te, o re, né il
divieto che tu hai firmato, ma prega il suo Dio tre volte al giorno'. 14 Quand'ebbe udito questo, il re ne fu
dolentissimo, e si mise in cuore di liberar Daniele; e fino al tramonto del
sole fece di tutto per salvarlo. 15 Ma
quegli uomini vennero tumultuosamente al re, e gli dissero: 'Sappi, o re, che è
legge dei medi e dei persiani che nessun divieto o decreto promulgato dal re
possa essere mutato'.»
.1. Per dieci lunghi giorni Daniel lotta giornalmente, tre volte, per via
dell’ordine, sul solaio oppure alle finestre aperte ad arco. A volte ha creduto
di vedere una testa emergere al di sopra della balaustra. Ma, distolto da
tutto, unito strettamente con il suo Dio, non nota le spie che lo sorvegliano
giornalmente.
2. Dario viene
informato. Compaiono trenta testimoni. “Si pretende intenzionalmente il decreto
controfirmato? Parla!”, comanda il re a quel principe che ha parlato ‘su incarico di molti’, come cerca di
lavarsi le mani da tutto.
3. “Mio re, c’è un avvocato”, quasi si strozza, “che,
…appartenendo alla regione persiana, …ci tiene molto a te. L’uomo si chiama Borojka. Ha sentito come Daniel maledice te e il tuo
regnare, perché tu non lasci andare il suo popolo, mentre re Kores lo avrebbe permesso. Inoltre, denunciamo che
disprezza il tuo decreto, …ogni giorno tre volte”.
4. “Bugiardo! Dario ha esaminato duramente il veggente
del Giordano, e non ha notato in lui nessuna ingiustizia. Ma la serpe (interiore) scava: ‘Dovrebbe… Contro di me… Io stesso gli ho
offerto di essere governatore di tutta la provincia. Lui non l’ha accettato,
certo; ma…’
5. “Senza un tribunale non emetto nessun verdetto!”
- Gli uomini imprecano. Uno
osa: “Re Dario, disprezzi il tuo stesso decreto? Quando tu e Kores avete occupato Babilonia, per le ordinanze avete dato
con i vostri nomi regali, che tutto ciò che ordinate sarebbe da eseguire senza
riguardo. E a causa di questo giudeo vuoi allontanarti dal diritto?”.
- Questo non si può accettare. Si tratta per delle
ore, e Dario ha pronto qualcosa contro tutti
gli accusatori, per salvare Daniel. Il Sole sta già calando, quando finalmente
dice: “Domani alla nona ora il profeta deve comparire davanti a me!”
*
6. Verso nord si insegue un cavallo. “Questo lazzarone!
Questo birbante! Se lo prendo in pugno, gli deve fischiare il respiro in gola,
per quanto è vero…”. ‘Per quanto vive l’Onnipotente, Asnorba,
tanto è vero ciò che ti insegna Daniel: che per Dio, vale altamente ‘l’amore
per i nemici’, quello grande!’. – Il
fabbro non vuole ascoltare quell’ispirazione, non adesso. Lui e anche il
povero animale arrivano esausti al castello dell’altura di Dura.
7. “Dov’è il principe?”
- Un guardiano sussurra:
“Sul solaio, dove non dovrebbe stare. Se non può smettere di pregare
continuamente, allora lo dovrebbe fare nella camera, e non laddove lo può
ascoltare ogni manigoldo – nonostante la forte sorveglianza”.
8. “Quando ti sei informato?”, chiede Asnorba.
- Il guardiano si
tocca la fronte: “Non siamo di ieri. Ma prima che lo vengano a prendere, ogni
farabutto deve sentire le nostre armi!”
- Daniel sente
parlare il suo più caro amico babilonese nel cortile, e scende.
9. “Asnorba! Sii il
benvenuto! Ti sei affaticato? Che è successo?”
- “Questo birbante, questo str…”
- “Ecco! Prendi dapprima un pasto e un vino; poi
racconta”.
- “Per questo non c’è tempo! Vorrei mangiare qualcosa,
ho anche sete”.
10. “Solo una cosa per volta”, consiglia Daniel.
- Asnorba,
parlando, si toglie la rabbia dal cuore. “Uno dei giudei – lo troverò ancora,
credilo! – con Borojka, hanno combinato tutto! Hanno
strappato dai denti del re quel ridicolo decreto. Mi stupisce solo che un Dario
c’è caduto.
11. Sai che cosa hanno preteso? Chi disprezza il
decreto, dev’essere gettato ai leoni. Daniel, fuggi verso Ameta,
là sei al sicuro!”.
- “La mia sicurezza è DIO! Egli non fa un secondo
miracolo del fuoco, ma può fare cose più imponenti!”
12. Una risata roca. “Ah ah ah, ecco, Dio può anche ammansire le bestie? Quelle
agiscono secondo l’istinto e la loro fame. Se Dio ammansisse i leoni, allora
domando: perché Egli non ammansisce la cattiva gente? Non sarebbe di maggior
Benedizione?”
- “Di questo ne parleremo, se …”
- “…se sarai ancora in vita dopo il miracolo di leoni…”.
13. “E se non…, Asnorba?”
- “…il tuo Dio non varrebbe nulla per me!”
- “Questo, Egli te lo perdona, …per via del tuo amore
di amico. Se io venissi sbranato, oh, …per il mio sangue verrebbero dei
vendicatori sul paese e sulla gente, attraverso i quali Dio farebbe lo stesso
come se Egli mi salvasse, anche se sarebbero differenti le vie.
La Volontà di
Dio abituata alla Salvezza, si adempirà sempre!”
14. “Hm”. Questo penetra profondamente nell’anima del fabbro.
“Hai certamente ragione, sei anche il veggente del Giordano. Ma lo crederà
quell’uno, Borojka?”
- “Comprendo il tuo rancore, lui ha danneggiato per molti
anni te e la tua casa, ha fatto anche male ad altra gente. Affida al Signore
ciò che Egli fa con il povero”.
15. “Borojka?”, Asnorba alza le sopraciglia. “Non lo conosci. Lo si chiama un creso”.
- “Come anima, giace nudo davanti al suo Creatore. Perderà
il suo tesoro, se muore; ma non la sua povertà. Durerà a lungo prima che
nell’aldilà meriti soltanto il perizoma”.
- “Rimane un omicidio, persino se…”
- “…se lo fanno i denti da leone?”
- “Non dirlo, non lo posso sentire!”, Asnorba inghiotte il vino.
16. “Quindi, non vuoi fuggire? Pensa ad Harfia! Come stanno le cose, non la posso proteggere; non
sarebbe meno insicura che da me”.
- “Ho provveduto. Un gruppo di artigiani e un principe
sono potuti tornare a casa ieri; ho dato loro mia sorella”.
- “Oh, questo è bene!”, Asnorba fa un sospiro di sollievo.
17. “Torna a casa, e vedrai quanto magnificamente il
Dio di noi due sa aiutare”.
- “Lo voglio credere”. Nonostante ciò Asnorba non è del tutto
libero dalla paura.
- Daniel lo
tranquillizza. “Ti deve accompagnare un uomo fedele; certamente sei stato
spiato che sei venuto da me”.
“Di nuovo non lo comprendo, oppure…”, dice il fabbro, “…ora sì, …tu hai solo bisogno
dell’Aiuto di Dio, io invece…”
18. “Anche tu! Ma i cattivi devono accorgersi che
conosciamo la loro cattiveria”.
- Asnorba
se ne va muto. Strada facendo dice a quello di Media: “Dura è sorvegliata;
Dario si guarderà dal mandare soldati; e quei pochi straccioni… ? Pah! Che vengano pure!”
- “Chissà. Qualcosa succederà; e né Dario né voi
fedeli potrete legare le grandi mani di Dio”.
*
[Daniele
6,16-28]: «16 Allora il re diede
l'ordine, e Daniele fu menato e gettato nella fossa de' leoni. E il re parlò a
Daniele, e gli disse: 'L'Iddio tuo, che tu servi del continuo, sarà quegli che
ti libererà'. 17 E fu portata una
pietra, che fu messa sulla bocca della fossa; e il re la sigillò col suo anello
e con l'anello de' suoi grandi, perché nulla fosse mutato riguardo a Daniele. 18 Allora il re se ne andò al suo
palazzo, e passò la notte in digiuno; non si fece venir alcuna concubina e il
sonno fuggì da lui. 19 Poi il re si levò
la mattina di buon'ora, appena fu giorno, e si recò in fretta alla fossa de'
leoni. 20 E come fu vicino
alla fossa, chiamò Daniele con voce dolorosa, e il re prese a dire a Daniele:
'Daniele, servo dell'Iddio vivente! Il tuo Dio, che tu servi del continuo, t'ha
egli potuto liberare dai leoni?' 21 Allora
Daniele disse al re: 'O re, possa tu vivere in perpetuo! 22 Il mio Dio ha mandato il suo angelo,
e ha chiuso la bocca de' leoni che non m'hanno fatto alcun male, perché io sono
stato trovato innocente nel suo cospetto; e anche davanti a te, o re, non ho
fatto alcun male'. 23 Allora il re fu ricolmo di gioia, e
ordinò che Daniele fosse tratto fuori dalla fossa; e Daniele fu tratto fuori
dalla fossa, e non si trovò su di lui lesione di sorta, perché s'era confidato
nel suo Dio. 24 E per ordine del re furon menati quegli uomini che avevano accusato Daniele, e furon gettati nella fossa de' leoni, essi, i loro figliuoli
e le loro mogli; e non erano ancora giunti in fondo alla fossa, che i leoni
furono loro addosso, e fiaccaron loro tutte le ossa. 25 Allora il re Dario scrisse a tutti i
popoli, a tutte le nazioni e lingue che abitavano su tutta la terra: 'La vostra
pace abbondi! 26 Io decreto che in
tutto il dominio del mio regno si tema e si tremi nel cospetto dell'Iddio di
Daniele; poich'Egli è l'Iddio vivente, che sussiste
in eterno; il suo regno non sarà mai distrutto, e il suo dominio durerà sino
alla fine. 27 Egli libera e
salva, e opera segni e prodigi in cielo e in terra; Egli è quei che ha liberato
Daniele dalle branche dei leoni'. 28 E
questo Daniele prosperò sotto il regno di Dario, e sotto il regno di Ciro, il
Persiano.»
19. Centinaia portano l’ordine che Daniel deve venire
subito. La sua gente sta per prendere le armi. Allora il
veggente del Giordano esclama: “Qui non si versa sangue! Sorvegliate il
castello; nessuno oserà penetrare non autorizzato. Mi accompagneranno due dei
miei comandanti”.
20. Rivolto ai messaggeri del re chiede duramente: “Ha ordinato Dario di penetrare
senza diritto?”
- Loro calano la testa. L’ordine è di portare Daniel
con tutti gli onori. Si cavalca frettolosamente attraverso la silenziosa notte,
i comandanti con il volto arcigno. Non perdono di vista Daniel. Così trottano
fino al mattino, fino alla capitale.
21. Là ci sono molti gialli, marroni e funzionari. Ci
sono apertamente due fazioni: i perfidi e i tristi. I perfidi sono in più.
Dario attende Daniel nella sala del re, alla sua destra stanno gli accusatori.
Il posto a sinistra è libero.
22. Daniel saluta il re con occhi aperti.
- “O profeta, sei stato accusato. Non sospettavo che
con il decreto fosse incluso il tuo Dio”. Ma quello che è scritto, è scritto. Dario non può strappare la legge. “Difenditi!
Allora voglio esaminare dove il diritto è di casa”.
23. Il secondo principe
presenta la sua accusa. Daniel tace.
- “Non hai nulla da dire?”
- L’accusato sta diritto. ‘La sua giornaliera preghiera a Dio…? Ma è una colpa?’. “Il
principe mi ha accusato”, dice Daniel, “ma
non ha dimostrato nulla. Dove sono i due che lo hanno sedotto?”
- “Chi?”, domanda curioso Dario.
Ah, qui c’è una lacuna negli accusatori.
24. “Borojka e il giudeo
Machado, che io ho dovuto punire per disobbedienza. Egli ha inventato un
decreto a tuo gran danno. Falli solo chiamare; li trovi nella casa dello
spione, alla porta più esterna”.
- Un ordine! Quelli di Media corrono via. Non ci vuole
molto, fin quando i due vengono spinti nella sala.
25. Daniel li mette alle strette con domande, confuta
punto per punto. Soltanto, …se tutto è da sospendere, non questo, perché ha
chiesto l’aiuto a Dio giornalmente, del tutto apertamente.
- Sovente si è sentita la sua voce nel cortile.
“Quindi è dimostrato che ha disprezzato la legge”, sbuffa il secondo principe, che è avido per il posto di
governatore. “Dev’essere gettato davanti ai leoni!”
26. Allora Dario
urla iracondo: “Anche i farabutti devono avere questo dubbioso onore!”
- Loro
piagnucolano: “Sii clemente, abbiamo…”
- “Via! Anche questo è un decreto!”. Dario copre il suo capo. Nessuno deve vedere la
sua lacrima che gli scorre dall’occhio. Si è così affezionato a Daniel e, …non
può aiutare nemmeno da re. Questa è un’onta!
27. Si va alla fossa dei leoni. Le sue mura sono in
parte scavate nelle rocce, alte molti metri. Dal vano centrale, una specie di
Arena, si può entrare in più vani. C’è una forte porta, attraverso la quale
vengono spinti i prigionieri. Il rifocillamento avviene dalla balaustra
superiore. Arrivati là, Daniel si rivolge a
Dario:
28. “Mi concedi l’ultima richiesta?”
- “Qualsiasi, Daniel, soltanto… “
- “Non ti avrei chiesto la libertà. Lascia andare il
giudeo, ha sette figli”.
- “Chiedi, …per costui?
– Daniel! Daniel, voglia aiutarti Dio! Ti concedo l’esaudimento, ma deve uscire
dal paese. Non deve farsi vedere mai più!”
29. Machado si
getta ai piedi di Daniel: “Se avessi saputo quanto sei nobile…”
- “Taci! Sovente ho ignorato la tua insolenza per via
dei tuoi figli, ma che hai oppresso gravemente poveri compagni del tuo stesso
popolo, l’ho punito. Voglia Dio accompagnarti e convertire a Sé il tuo cuore
duro. Ora va!”. Il giudeo striscia via, piangendo, colmo di vergogna e
pentimento.
30. Borojka nutre la
speranza che Daniel lo voglia liberare. “Tu
vieni con me”, ordina a costui. “Hai sfruttato così tante persone e portato a
morte qualche babilonese; hai tolto l’avere alle vedove e agli orfani. Il tuo
odio è il tuo inferno!”. – Viene aperta la porta. Questa conduce nella camera
delle caverne che è collegata con tutto l’edificio. Si trova un po’ più in
alto; una leggera discesa conduce nell’arena.
31. Dario stesso, con il cuore pesante, la chiude ed imprime
il suo anello di sigillo nella cera, affinché nessuno possa aprire. Borojka si aggrappa piagnucolando alla veste del principe; ma costui esegue un ordine di Dio:
l’anima di questo diavolo è da salvare solo attraverso la paura. “Non mi
toccare!”. – Per ore non succede nulla. Dario se ne va profondamente
preoccupato. I sorveglianti rimangono fermi sul muro del recinto.
32. Arriva la notte. Il re
si butta a destra e a sinistra. “Non si poteva annullare la legge? Questo non
sarebbe successo a Kores! Ora è troppo tardi. Domani
li giustizierò tutti”. Domani… – Sa Dario che cosa porta con sé il ‘Mattino di Dio’? Madido di sudore si
alza. Il Sole arde già sul fiume Euphrat, quando va
alla fossa dei leoni.
*
33. (Che era successo qui?): Borojka
era saltato alla gola di Daniel imprecando forte. Un colpo, ed è atterrato al
centro dell’arena. Là giacevano due leoni. Si gettano sul bottino ruggendo. Con
grida Borojka corre verso Daniel. Già più volte erano
comparsi i leoni, ma sbuffando leggermente se ne erano andati di nuovo. E’ un
miracolo…? “Ahh!”, ansima Borojka: “Non hanno fame di te? Si prendono
solo gli uomini buoni”.
34. “Te?”, chiede Daniel.
“Allora sei il loro mangime, ed io esco libero”.
- Borojka impreca, finché Daniel glielo vieta. “Se non stai subito zitto, ti
porto dalla leonessa che ha due cuccioli; con lei dimentichi il tuo imprecare”.
Questo ha aiutato. Dopo, Daniel prega fino
all’aurora del mattino per tutte le povere anime. La fine della preghiera è
questa:
35. “A Te, Signore, Padre di tutti gli uomini e dei
figli del Cielo, sia lode, onore, gloria e ringraziamento. I Tuoi consigli
rivelano i miracoli della Tua magnificenza! Tu puoi punire gli uomini che non
si lasciano condurre al vero amore, quelli che non Ti riconoscono, anche se
sentono di Te e sperimentano essi stessi la Tua grazia. La Tua punizione è la
buona disciplina, che sa toccare di nascosto. Se la sentiamo subito, non la si
chiede prima. Ma se ci indirizziamo in Te, nel Tuo Amore abituato alla
salvezza, oh, allora Tu ci guidi e siamo eternamente custoditi in Te. Così,
custodisci anche noi, ora, nella Tua santa misericordia, nella Tua volontà di
governo; con questa siamo aiutati in ogni tempo”.
36. Daniel ha appena terminato, dall’alto si piegano Dario e molta gente. “Tu, servo dell’Iddio
vivente!”, esclama lui. “Colui che tu hai sempre servito, ti ha potuto liberare
dai leoni?”.
- Daniel sta nel
mezzo, solleva il volto e dice: “Re Dario, Dio ti voglia dare la vita eterna.
Devi sperimentare chi è il mio
Signore, e poi, dovrai piegare il tuo ginocchio dinanzi a Lui, all’Onnipotente!
Guarda giù con tutti i tuoi, e testimonialo per tutta la tua vita, che cosa fa
Dio nei Suoi miracoli!”
37. Gli si avvicinano diversi leoni. Borojka si vuol nascondere, ma Daniel
dice: “Quanto meno ti puoi nascondere davanti a DIO per via della tua
cattiveria, tanto meno davanti agli animali!”. Ecco, …un salto! …lassù in alto,
sul muro, un grido di molte voci. …la madre leonessa ha fra le sue zampe il
cattivo. Daniel le mette una mano sulla testa ed accarezza i suoi piccoli.
Allora questo lascia, terribilmente soffiando, il fagotto d’uomo.
38. Lui accarezza tutti gli animali, e loro se ne
vanno; per questo appare una Luce. Daniel
parla: “Guarda, Dario, il mio Dio ha mandato il Suo angelo che ha tenuto chiuse
le fauci dei leoni. Io sono stato saldamente nella mano del mio Dio, e nulla di
questo mondo e la sua futilità mi scaccerà da lì! Quindi non ho fatto nulla che
sarebbe successo contro di te. Innocente davanti a te, così il Signore ha
mostrato che sono stato un principe fedele”.
39. “Non solo lo sei solo stato, mio buon principe, lo
devi rimanere d’ora in poi!”
- Viene spezzato il sigillo alla porta. Daniel esce
libero, mentre si deve trascinare Borojka. E’ ferito,
paralizzato. Fuori dalla fossa, Dario abbraccia il veggente, piangendo, ma con
il volto lieto.
40. “Che cosa faccio con coloro che hanno così
bestemmiato contro di te?”. Il suo rancore irrompe ancora una volta. “Tutti
insieme, donna e bambini, dovrebbero essere gettati nella fossa, dove…”
- “Che cosa, o Dario, ne può una donna? Soprattutto i
suoi bambini? Vuoi ora servire DIO? Allora serviLo
con l’autentico amore per il prossimo!”
41. Un giudice – non è un Arioch
– getta di nascosto due dei governatori nella fossa. Viene annunciato troppo
tardi a Dario. Lui lo depone subito. Poi annuncia, confermato dal suo sigillo,
che nei suoi paesi dev’essere riconosciuto e adorato solo ‘il Dio del veggente Daniel!’. Poi scrive di proprio pugno:
42. «Egli è il Dio vivente che rimane eternamente, poiché il
Suo Regno è imperituro e la Sua sovranità non ha fine. Egli è il Redentore ed
Aiutante nel bisogno, ed Egli fa segni e miracoli nel Cielo e sulla Terra. Ha
anche salvato Daniel dai leoni!»
43. Si onora molto il veggente, persino Kores manda un regalo. Egli accetta tutto, …per molti
poveri del suo popolo e per gli stranieri, ma rimane come prima, il ‘semplice
servo del suo alto Signore’.
[indice]
1° visione di Daniele:
rispondenze nel materiale e nel Regno
[Daniele 7,1-12]:« 1 Il
primo anno di Belsatsar, re di Babilonia, Daniele, mentr'era a letto, fece un sogno, ed ebbe delle visioni nella
sua mente. Poi scrisse il sogno, e narrò la sostanza delle cose. 2 Daniele
dunque prese a dire: Io guardavo, nella mia visione notturna, ed ecco
scatenarsi sul mar grande i quattro venti del cielo. 3 E
quattro grandi bestie salirono dal mare, una diversa dall'altra. 4 La
prima era come un leone, ed avea delle ali d'aquila.
Io guardai, finché non le furono strappate le ali; e fu sollevata da terra, fu
fatta stare in piedi come un uomo, e le fu dato un cuor d'uomo. 5 Ed
ecco una seconda bestia, simile ad un orso; essa rizzavasi
sopra un lato, avea tre costole in bocca fra i denti;
e le fu detto: 'Lèvati, mangia molta carne!' 6 Dopo
questo, io guardavo, ed eccone un'altra simile ad un leopardo, che aveva
addosso quattro ali d'uccello; questa bestia avea quattro
teste, e le fu dato il dominio. 7 Dopo questo, io
guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco una quarta bestia spaventevole,
terribile e straordinariamente forte; aveva dei denti grandi, di ferro;
divorava e sbranava, e calpestava il resto coi piedi; era diversa da tutte le
bestie che l'avevano preceduta, e aveva dieci corna. 8 Io
esaminavo quelle corna, ed ecco che un altro piccolo corno spuntò tra quelle, e
tre delle prime corna furono divelte dinanzi ad esso; ed ecco che quel corno avea degli occhi simili a occhi d'uomo, e una bocca che
proferiva grandi cose. 9 Io continuai a
guardare fino al momento in cui furon collocati de'
troni, e un vegliardo s'assise. La sua veste era bianca come la neve, e i
capelli del suo capo eran come lana pura; fiamme di
fuoco erano il suo trono e le ruote d'esso erano fuoco ardente. 10 Un
fiume di fuoco sgorgava e scendeva dalla sua presenza; mille migliaia lo
servivano, e diecimila miriadi gli stavan davanti. Il
giudizio si tenne, e i libri furono aperti. 11 Allora
io guardai a motivo delle parole orgogliose che il corno proferiva; guardai,
finché la bestia non fu uccisa, e il suo corpo distrutto, gettato nel fuoco per
esser arso. 12 Quanto alle altre bestie, il dominio
fu loro tolto; ma fu loro concesso un prolungamento di vita per un tempo
determinato.»
1. Bel-sazar (II), successore del primo, ottiene alcuni diritti. (simili a come Erode otterrà certi privilegi da Roma). Con ciò non cambia molto in Babilonia. I suoi attacchi, soprattutto
nella provincia persiana, bloccano notevolmente Kores
e Dario. Ma il popolo soffre sotto questo triunvirato.
2. Daniel sta nel
suo solaio. In alto si inarca la buia notte disseminata da innumerevoli stelle.
“Quale magnificenza”, sussurra. “O Signore, come risplendono pacificamente
tutte! Donaci una unica, che rende pacifici gli uomini, ognuno nella sua casa”.
Sente accanto a sé una Voce:
3. “Pensi, se ognuno
abitasse per se stesso nel proprio ambito, che questo porterebbe la vera pace?”
- “Non lo so; istruiscimi, cosicché possa giungere
alla buona Sapienza”.
- “Devi vedere molto fino
alla fine di questo ultimo mondo. ‘Pace’, Daniel, è questa, quando ci si unisce
fraternamente, fin dove è possibile umanamente. Il Cielo non pretende di più!
4. Tu sai da dove è venuto
il peccato nel mondo. Oppure pensi persino, che lo avrei causato IO? Che Io
prendessi una qualche parte di Me stesso per aggravare con ciò la Luce dei
figli e gli uomini? Allora dmMi: Quale Creatore sarei
e perché l’avrei fatto? Per liberare Me stesso? Per chi e per che cosa porterei
il Sacrificio (il Golgota) già da molto
preannunciato?”
5. “Signore”, supplica Daniel,
“non dire questo! Una volta dalla Tua Potenza, per pura Luce dalla magnificenza
della Tua Volontà, hai fatto sorgere la Creazione. Dov’era l’ombra che
macchiava il Tuo Capo? Il tempo non possedeva nulla che nessun figlio possa
calcolare, da cui sarebbe risultato solo un povero granellino di oscurità. Luce
nella Luce, …quindi il Tuo nome e la magnificenza sono tutte le Tue Opere!
6. La prima figlia della Creazione, sollevando se
stessa, si è creata nell’arroganza un buio nel quale cadde. E se Tu, magnifico
Padre-Creatore, hai creato per questa caduta la materia, per purificare
attraverso lei il peccato e la colpa, con ciò è anche benedetto il povero mondo
con tutti coloro che possono camminare dalla Luce e dall’oscurità attraverso
questo luogo.
7. Perciò Tu sei già pronto fin da vecchia data,
nonostante l’invio dei Tuoi figli del Cielo, di venire TU stesso, quando
inizierà il tempo della Magnificenza. Tu sei appunto, sempre onnipresente, e in
questo senso non hai mai bisogno di
venire!
8. Hai incontrato coloro che sono passati da tempo;
hai condotto per mano Mosè ed attraverso di lui tutto il popolo. Con Elia era
il Fuoco della Tua Potenza; con molti altri era la Tua Forza. Hai incontrato
me, hai spento il fuoco, e i leoni sono diventati miti. Signore, Ti ringrazio
per tutta la Tua Benignità”.
9. “La risposta vale
davanti al Mio seggio. Va a dormire; ti mostrerò ancora molte immagini che devi
conservare in silenzio, ma scrivere fedelmente. Viene il tempo in cui si
svelerà il Mistero”.
- Daniel segue l’ordine. Il suo spirito è lontano dal
mondo e porta su, con sé, l’anima. Sul giaciglio rimane solo il suo corpo.
- Un Cielo e un mare si
estendono all’infinito. Sotto questo Cielo, ma senza toccarlo, si ammassano
quattro forti venti. Si inseguono l’un l’altro ed infuriano sul mare. Un vento
inghiotte l’altro e lo rigetta di nuovo. Questo si ripete più volte, finché dai
venti si formano quattro animali, ma è così come se salissero dal mare.
10. Questo – muovendosi –
rappresenta la vita degli uomini senza-Dio, dei potenti e dei grandi, che non
lasciano riposare il ‘mare della vita’ dei sudditi. Una grande onda è come una
guerra, che corre devastando su ampie superfici. Il primo animale ha l’aspetto
di un leone, ha ali come un’aquila, potrà riguardare forse un popolo del mondo.
– Daniel riconosce in ciò la cosa più importante:
11. Vede un meraviglioso
mondo al quale Dio ha dato le ali della Sua Luce; l’oscurità restituisce
l’animale rapace. Così viene distrutto il primo mondo. Quel che veniva dal
Cielo, si solleva con le sue ali nel Regno. Questo è stato il primo tempo di
Grazia. Il corpo si rotola inquieto di qua e di là. – Perché questo bel
mondo di Grazia non è stato conservato dal Creatore?
12. “Non essere triste”,
sente una Voce. “La
prima struttura è spezzata; ma coloro che dalla Luce sono andati in questo
luogo, hanno portato con sé, amore e misericordia. Perciò l’animale aveva lo
stesso aspetto di un uomo. Tutti i sacrifici, Daniel, sono viventi come il tuo
cuore, che non morirà mai, nemmeno con la morte del corpo”.
13. Il secondo animale
somiglia a un orso che sta su un lato. – La
Voce dice: “Questi
sono i poveri esseri che conoscono un solo lato: la loro oscurità. Perciò ha
molti animali che tritano ciò che viene dato dalla Luce per il sacrificio. I
denti sono anche popoli di quel primo tempo dei due tempi assemblati, ma nella
sequenza si completa ora il ‘secondo tempo’.
14. Di tutti i denti che
ora vedi, tre in particolare significano ciò che è successo nel primo tempo e
che accadrà nei due tempi che s’intrecceranno l’uno nell’altro, e ciò che gli
oscuri, anche come uomini, come anche popoli, faranno contro i Miei inviati
della Luce. L’oscuro ordina all’animale: ‘Alzati
e mangia molta carne!’.
15. Ciò significa: –
Qualcosa gli riuscirà nell’ambito della sua povera forza; ma con il terzo
animale viene indicato che la Forza scomparirà come il vento, che non hai più
visto. Se per questo sono comparsi degli animali dei quali uno non significa
altro che i tre altri, allora scompariranno come la materia: il corpo degli
uomini, con la morte, (scompare) la loro attività, la mania del potere
e i popoli che si cancellano reciprocamente. Ma continua a guardare”.
16. (terzo animale) Ecco che arriva una martora[10].
Ha quattro ali sulla schiena
come un uccello, e quattro teste, e le vien dato potere. Lo spirito del
veggente cerca la spiegazione; è del tutto diverso dalle altre immagini. Le ali sono come luce, e le teste di questo animale sono
magnifiche da vedere. L’immagine si divide nel ‘terzo tempo’ di Dio; e
ciò che …questo porta con sé. Come va
interpretato? Di nuovo sente la Voce di Dio:
17. “Te lo voglio
spiegare: – Un animale significa forza, spiritualmente buona, mondanamente
cattiva. Questo terzo vincerà l’oscurità. Dalla fine di questo terzo tempo (Golgota) s’incroceranno due potenze: per primo, IO dopo il Mio
santo ‘è Compiuto!’ con la figlia
smarrita[11],
nel riflesso, la Dottrina del Mio Sacrificio, che
si userà attraverso ME per la Benedizione, attraverso il mondo per la maledizione
(guerra,
omicidio, oppressione, inquisizione, ecc.).
18. Il terzo tempo come
ultima svolta porterà quello a metà, ‘il tempo abbreviato’, per via del Mio
Sacrificio e di coloro che nel silenzioso servizio passano nella materia. Così
la Mia Luce sacrificata vincerà il mondo e, …lo ha già fatto, anche se ora non
puoi riconoscerlo. Perché:
ETERNO è il Mio Nome! ETERNO tutto il Mio fare!
19. Hai visto nel simbolo
il silenzioso servizio dei celesti, come le stelle fanno le loro percorsi
silenziose e magnifiche. Non le si conoscono; ma nessuno può sottrarsi dalla
loro Luce. Per il mondo Io verrò come Uomo (Gesù), e come – non da Uomo – lo abbandonerò di
nuovo (Ascensione). Ma nella Mia Grazia Io sarò rivelato
eternamente!
20. Nel primo animale hai
visto un cuore: il Mio Cuore vitale! Dalla sua terza parte Io vengo come
Salvatore e Redentore nella Potenza. Sì, …il terzo animale nella Potenza divina
ha quattro ali e quattro teste. Queste ali si chiamano Potenza, Forza, Potere e
Vigore, che dimorano in Me. Le teste sono il
Creatore, il Sacerdote, l’Iddio e il Padre, quindi nell’insieme, Io, la santa Entità-UR!
21. Per questo il terzo
animale è ora diverso dai rimanenti, rappresentato per te così, unitamente però
la Potenza creativa, contro quella povera costellazione a tre dell’oscurità,
nell’orso i tre denti, che riguardano anche i popoli di questo mondo, gli alti
e il loro cattivo pocedere”. Anche nello
spirito dura un momento, finché Daniel possa afferrare l’immagine. La
celestiale – lo sente precisamente – viene di nuovo nascosta. –
22. Il quarto animale.
Se fosse simile al terzo, …la santa Redenzione di Dio potrebbe rapidamente afferrare
tutto il mondo. Oppure, …sì, lentamente, tutti gli smarriti saranno inclusi
nella santa Redenzione[12],
…fin da sempre. Questa è la Misericordia!
23. “O Signore!”, supplica lui,
“che cos’è con questo quarto animale? Alla Tuo
Sacrificio non dovrebbe seguire la grande Grazia che assicurerà il ritorno della prima figlia?”. Non sente
ancora ciò che ha da significare. Vede un animale
orrendo molto forte, i cui denti sono ferrei, come divora tutto ciò che si
chiama ‘vita’; e ciò che non riesce
prendere con le fauci lo calpesta con i piedi grossolani. Allora sono da
chiamare ‘miti’ persino i primi due
animali ed hanno causato e fatto comunque molte cose gravi.
24. Questo ha dieci corna.
Questi, sono dieci popoli che alla fine del mezzo tempo si calpesteranno
reciprocamente? Certamente anche questo. Ma egli vede
i santi Comandamenti di Dio che Mosè ha avuto in mano. E come Israele
fece il vitello d’oro per il suo idolo, così l’umanità calpesterà i dieci
Comandamenti e con cavillosità (corna) farà altre leggi che servono il mondo e il suo
abisso, perché salgono da questo.
25. Dapprima si mostra solo
un piccolo corno, ma abbatte comunque tre grandi. “Queste sono tre epoche”, sente Daniel di nuovo. “Si chiamano: una volta il tempo dei primi cristiani, il
medioevo e il tempo dopo, dalle cui potenze si solleva ‘come un piccolo corno’. Ma i suoi occhi
vedono tutto (spionaggio). La sua bocca dice
da tutte le parti cose grandi (propaganda, stampa, radio, ecc.). E, …che cosa?
26. Ognuno spinge
all’altro il proprio atteggiamento. I potenti dei popoli parlano della grande
volontà di libertà, mentre invece affilano in segreto i denti, come l’animale
che chiude le sue fauci. Il corno significa pure il disprezzo dei Comandamenti
di Dio; e dove li si riconosce ancora, là si fa di Lui un uomo come avesse
avuto tutte le loro infermità umane e animiche.
27. Queste fauci, per questo, conducono appositamente,
grandi discorsi. Soltanto, …si tendono inutilmente le mani nell’Altura del
Cielo, così e anche diversamente. Se vogliono frantumare l’agire di Dio con il
corno, se si elevano con pensieri esagerati e con il loro potere così in alto,
vedendo il loro proprio mondo come una piccola palla da gioco, solo
riconoscibile attraverso la luce del Sole, rimane uguale! Ma fa attenzione che
cosa succederà ancora dopo”.
28. All’improvviso il quarto
animale viene soffiato via. Diventa calmo come prima e dopo la tempesta, dove l’uomo
non osa voltarsi se è successo qualcosa di terribile e se ritorna di nuovo.
E’ l’oscuro silenzio di una grande paura. L’umanità, può purificare questa
paura, imparando a donarsi al suo Creatore, per vincere il demoniaco mondano e,
…fare pace, pace dalla Luce?
29. Daniel percepisce il rigido silenzio, vede la
sofferenza degli uomini, persino congiure di potere, sconsideratezza,
tiepidezza, cieco in tutte le gioie di questo mondo. Vede un ampio firmamento.
Nell’inafferrabile Altura si forma una nuova Luce. Da entrambe le parti si
spinge di lato come a una tenda, coprendo ciò che solo prima era visibile; la
demoniaco, il mondo, gli uomini e la materia, tutto il povero abisso dalla
caduta della prima figlia del Cielo. E vede inoltre:
30. Un ampio cerchio,
circondato da mura di un chiaro alabastro[13].
In questo, corrono qua e là gli spiriti dei figli
della Luce. Là si trova un grande Seggio e molte sedie. Daniel LO vede, magnifico
e del tutto meraviglioso. Una delle figure di Luce dice: “Egli è il VEGLIARDO,
il PRIMO: UR, l’Onnipotente!”. Costui Si siede sull’alto Seggio e le figure
dinanzi a Lui sulle molte sedie.
31. Il Suo Abito risplende
più bianco che la neve, più chiaro che il Sole più splendente. I Capelli
sembrano di lana pura, ma non è da confrontare con i capelli di uno dei
vegliardi. “Guardala diversamente”,
viene istruito Daniel. “Il ‘Bianco’ dell’Abito e
del Capo è la Luce-Ur, primaria, di Dio. Il ‘Vegliardo’, come detto, significa
eternamente il Primo, il nostro Eterno-Santo-UR!
32. Esso è
contemporaneamente la Sapienza, e il ‘come lana’, è il suo soave Raggio che
rende beati noi figli. Non appena un figlio riconosce la Sapienza, esso stesso
giunge alla chiarezza. Vedi il Seggio come pure Fiamme di Fuoco, le sue Ruote
come quattro Covoni di Fiamme. E adesso non ne comprendi il senso perché stai
passando appunto la tua via del co-aiuto attraverso la materia.
33. Simbolicamente, il
Seggio è la Potenza del Creatore nell’eterno alto elemento del ‘Fuoco’. I
quattro piedi somigliano a ruote. Saldamente, nella loro Magnificenza
dell’Onnipotenza, esse stanno sul Fondamento-Ur di ogni vita; nella mobilità la
Potenza-Ur rulla su tutto ciò che ha creato dal Suo Fondamento. Nessuno spazio
e nessun tempo nell’Eternià-UR, dove la Potenza del
Creatore non possa giungere![14]
34. Include tutto
nell’ardore dell’Amore, vivificandolo nel proprio ardore di Creatore. Dal
Seggio giunge un lungo Raggio di fuoco, secondo le cifre a te note, mille volte
mille, che servono Dio, e diecimila volte diecimila che stanno dinanzi a Lui.
L’immagine vale per ogni tempo, da quando Dio Padre nel Campo della Potenza
dell’Amore si è creato il popolo dei figli (6° Giorno della Creazione, ved.
Opera Ur).
35. In collegamento dei
quattro animali con la Tenda della Luce che copre l’insieme della materia,
valgono dopo il ‘mezzo tempo’, i diecimila volte diecimila come i primi figli: i
principi, i guardiani, i più anziani e i portatori dei comandi, i serventi
primordiali, per il massimo Onore di UR, e per la benedizione e l’aiuto di
tutto il popolo dei figli. Hai appunto udito: ‘loro Lo servono’.
36. La folla che ‘sta
dinanzi a Lui’, a destra e a sinistra presso il
Seggio, sono i fedeli figli del Cielo e gli smarriti. Perciò viene tenuto il
Giudizio e vengono aperti i loro libri”.
- Daniel vede ora davanti al
Seggio un tavolo bianco, simile a un focolare, dal cui cassetto quel magnifico
Vegliardo prende tutti i libri. Al di sopra di essi vi giace un grande Libro. I
serventi aiutano nel confronto, poiché la loro via d’aiuto è già stata
calcolata.
37. Dapprima tocca ai chiari
che stanno alla Destra e libro dopo libro viene esaminato del tutto
precisamente la Scrittura del grande Libro. Ora stanno per il Diritto loro e di
Dio’, poiché i figli del Cielo hanno servito fedelmente, con cui viene
pareggiato ben qualcosa dalla via del mondo.
38. Quelli alla Sinistra
attendono tremando, nella paura tormentosa. C’è molto del cattivo, e viene
pronunciata qualche parola di punizione. Sì: “Andate,
voi sinistri, tuttavia non per sempre, ma così a lungo, finché voi stessi non
avrete rimesso così tanto, per quanto è possibile. Infatti, la riparazione è la
prima santa Legge che vale fino all’ultima ora del Mio Giorno della Creazione,
‘l’Amore’!
39. Quello che voi stessi non siete in grado di
purificare, …vedete, Io l’ho adagiato in anticipo nella ‘Croce del Golgota’, ed
Io stesso l’ho compensato per voi!”. – Questa è la fine dell’immagine. Nell’ignota lontananza sprofondano tutti gli animali,
provenendo dai demoni; e non vi è più nulla da vedere di loro, dei grandi di
questo mondo.
[indice]
2° visione: la rivelazione
sull’Amore quale Figlio riconciliante per i caduti
[Daniele 7,13-28]: «13 Io
guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno
simile a un figliuol d'uomo; egli giunse fino al vegliardo, e fu fatto
accostare a lui. 14 E gli furon
dati dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue
lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo
regno, un regno che non sarà distrutto. 15 Quanto a me,
Daniele, il mio spirito fu turbato dentro di me, e le visioni della mia mente
mi spaventarono.
1. Risvegliatosi, rientra subito in sé, verso quelle maestose Alture. Daniel
riconosce la prima parte dell’immagine, ma chiede ad un celeste come
considerarla.
- Costui ammonisce:
“Aspetta; ricevi ciò che i grandi hanno visto
finora e che si rivelerà a coloro che verranno dopo (Ezechiele, Zaccaria, Malachia, Giovanni). Anche se ognuno vedrà diversamente,
comunque, tutto è proveniente dalla Luce del Fondamento-Ur, un’immagine completa,
vale a dire, quella del sesto Giorno della Creazione, quello che era successo
prima e ciò che verrà ancora dopo la Benedizione della Sera”. Segue la seconda contemplazione.
2. La materia somiglia a una notte buia; al di sopra
s’inarca un chiaro giorno, una chiarezza come il profeta non ha ancora mai
visto. In questo chiarore si forma un
punto luminoso come in una nuvola bianca: Luce nella luce, incomprensibile
agli uomini. Se ne va come una nave. Su questa sta il capitano. Così sembra
essere a Daniel.
3. La figura ha l’aspetto come ‘il Vegliardo’, ma è
come un ‘Uuomo’.
Sono mani sconosciute del Cielo che portano ‘Lui’
davanti al Vegliardo, sul Quale ora risplende una Corona; e in questa, sei
altri segni, e sulla ‘Figura’ una
Croce che è contenuta nella Luce della Corona. Lui sente parlare il
meraviglioso Vegliardo, mentre dà la Croce
nelle due mani della Figura:
4. “Mio Amore, Tu porti
l’Immagine, la terza Parte-UR dal Cuore della Mia Magnificenza! Nella Riconciliazione devi essere come un
Inviato. Mio-Amore, sei stato eternamente Mio e rimarrai anche come ‘Figliuol
d’Uomo’ la Mia Parte; soltanto
esternato per riconciliare, e ripreso da ME dopo l’eterno ‘è Compiuto!’, come uno dei Miei sette Spiriti, Luminari, Fiaccole
e Stelle, che Io tengo insieme nella Mia Destra: per il Mio eterno-alto
DIRITTO!
5. Tu devi essere adorato
per via dell’espiazione, perché il Regno appartiene al popolo dei figli. Il Mio
Onore, possedendolo solo nell’eternità, lo poso su di Te come una Corona. Tu,
Mio-Amore, Reggente del sesto Giorno fin dalla prima Aurora del Mattino,
regnerai anche fino all’ultimo tramonto della Sera. Quello che si è formato e
si formerà in questo Giorno, è sottoposto a Te come ‘espiazione’, come quel
Figlio che porta la Riconciliazione dall’Amore.
6. Per quanti figli esistano, così tante volte l’Amore
dev’essere adorato. Questo non vale solo secondo il tempo, quando per questo
poverissimo mondo suonerà l’ora dell’espiazione (il Giudizio profetizzato), ma
già nel Giorno della Pazienza l’ho mostrato come Segno della Riconciliazione (Gesù e la croce), se
dovesse diventare necessario. Ricordalo, veggente, e racchiudilo in te; il
tempo per questo mondo non è ancora
maturo”.
7. Daniel si spaventa. Perché può contemplare e
sentire questo? Lui sa dai precedenti profeti come verrà il Salvatore. Ma si spera solo in quel Messia, che deve liberare dalla sofferenza esteriore. Non
vogliono sapere nulla del peso dell’anima. Non c’era un Judamäa
che predicava il Messia mondano? Lui – Daniel – aveva combattuto gravemente contro
costui. Può valere ora?
8. Raccoglie tutto il coraggio, – poiché il terreno
oscilla nella contemplazione di Luce, …e va da colui che ha già parlato
ripetutamente con lui, e chiede: “Signore, vuoi spiegare l’immagine al tuo
piccolo servo?”
- L’angelo sorride:
“Io non sono il tuo Signore; tu non il mio servo.
Guarda qui, il Magnifico sul Suo Seggio, EGLI
unicamente è il nostro Signore e Padre!
9. Egli è anche il nostro
Dio, che invierà il Suo alto Amore del Giorno come ‘eterna Redenzione’ per la
caduta, già da vedere come ‘un Figlio’. Egli è l’alto Sacerdote che ci benedice e ci
fortifica con la Forza della Sua Salvezza. Egli è il nostro Creatore che ci ha
creato dal Fondamento-Ur della Sua vita. Noi tutti siamo il Suo popolo, i figli
e le figlie. Ma continua a fare attenzione:
10. Tu hai riconosciuto
nei quattro animali i tempi spirituali per il vostro mondo e anche dei popoli
che verranno e scompariranno, mentre un tempo genererà l’altro e rimarrà
esistente come Tempo nell’Eternità-UR.
Tuttavia il Regno di Dio sarà preso dai figli della Luce attraverso la ‘Forza
della Croce’, …per i poveri che non
lo hanno ancora avuto. Infatti noi – come appunto vedi – viviamo già nel Regno
fin dall’inizio, dato che UR ci ha dato il Suo Respiro, dall’ATMA della Sua
Magnificenza di Creatore”.
11. L’angelo ripete
pazientemente ciò che Daniel dovrebbe notare dalla prima immagine. “Dopo la
fine del Giudizio si completa ogni contemplazione, poiché il Regno della Luce è
e rimane un’eterna sussistenza di UR! Quello che è in e al di sopra di questo,
il SANTO lo tiene EGLI nella Sua Mano e di ciò nessuno ne avrà una parte”.
- “Perché no?”, chiede modestamente Daniel. “Essendo figli di Dio e vivendo nel Regno
della Luce, allora ne dovremmo anche avere una parte”.
12. “Certamente! Tuttavia,
tra Luce e luce c’è differenza, …non nel suo genere d’essere. Dio ha velato una
parte della Luce per la nostra salvezza. Nessuna creatura può sopportare la
Luce-Ur primaria, altrimenti tutti dovrebbero essere essi stessi un creatore.
Allora non esisterebbe nessun Regno, come noi ne abbiamo parte così
magnificamente.
13. Quindi, ciò che
otteniamo, è ‘sotto’ il Cielo di Dio, sotto la Sua Protezione e Scudo. Sono i
Suoi Diritti per il nostro diritto, la Sua Sinistra per la nostra
riconciliazione, di cui abbiamo tanto bisogno, finché percorriamo la nostra via
del co-aiuto. Quando sarà passato il Giudizio, gli smarriti guidati a Casa,
allora nessuno si solleverà contro di LUI. Allora esisterà solo UR, il
Magnifico, l’Onnipotente, ed un solo popolo di figli”.
14. “Quando?”, chiede Daniel.
“Hai spiegato l’immagine; soltanto, la vedo come una piccola lontana stella in
incommensurabile Altura, in cui si mostra anche l’interpretazione
dell’immagine. O angelo, quanti tempi colmi di tormento e pianto dovranno
ancora passare, finché la ‘Stella della Salvezza’ si avvici
al nostro povero mondo terreno?”
15. “Il
mondo non lo può calcolare, eccetto la cosiddetta ultima-venuta[15],
che un giorno si chiamerà ‘la prima’. L’Amore di Dio come il Figlio è l’ultima venuta,
l’ultima Chiamata, perché ne hanno
bisogno i figli sulla via da viandante, con cui gli smarriti saranno respinti[16].
Questa unica
venuta[17]
come Figlio dell’Uomo, durerà, secondo il sesto
Giorno della Creazione ugualmente ancora seicento anni. Ma non hai bisogno di
contare se ci sarà più o meno di un anno. Lascia questo essere la Faccenda di
DIO!”
16. Nel profondo sonno lo spirito di Daniel, discende
nel mondo. Il Sole manda i suoi primi raggi, quando si risveglia all’improvviso.
Alzandosi vacilla. Come la traccia di un fulmine passa davanti a lui immagine
dopo immagine. Malgrado ciò sente chiaramente, quello che può annunciare e ciò
che deve rimanere nascosto. In lui risuona la Parola: ‘Il tempo per questo
mondo non è ancora maturo’.
17. E’ una doppio volto che i fedeli di Daniel vedono
oggi in lui. Gli occhi splendono come in un lontano bagliore, travolgenti; il suo
volto è chiuso, stranamente grigio, e nonostante ciò così gentile ed
indagatore, verso chi possa aiutare. La ‘grande,
sana visione’, come lui stesso la chiamerà, lo spinge formalmente qua e là.
Allora si decide di andare per un po’ di tempo nella solitudine.
18. Il guardiano del castello gli deve preparare una
borsa, come per i contadini quando portano con sé un po’ da mangiare. “Ho
l’intenzione di fare un piccolo viaggio; in questo tempo mi sostituirai”.
- “Principe”, lo interrompe l’uomo
di Media, “vuoi essere viandante come un povero contadino, e da solo? Ho
giurato nella mano di Dario di badare a te come ai miei occhi. Mi vuoi rendere
difficile il servizio?”
- “Oh, no! Come uomo di Media hai accettato molto
della vera fede in Dio, e perciò ti do un cenno.
19. In questa notte ho visto una grande immagine di
questo tempo, del successivo e del lontano e di ciò che avverrà. Per cogliere
questo nel modo giusto ho bisogno di solitudine. Il mio Dio – anche il tuo –
Che mi ha dato l’immagine, Egli è la Mia Protezione”.
- “Voglio prepararti tutto, signore. Ma che cosa dirò
se re Dario chiede all’improvviso di te?”
20. “Non ritorna presto da Ahmetha.
Nel frattempo sono già ritornato”. Il guardiano trascina un cesto gigantesco. Daniel prende allegramente la metà dal cesto.
“Portalo ai tuoi bambini, che gioiscono, anche la tua cara moglie. E ora bada:
non far entrare nessun forestiero”.
*
21. Daniel passa su un monte, attraversa una valle e
sale su un altro monte dove si trovano molte grotte. Ne trova una asciutta e vi
vive come un eremita. Tuttavia come veggente nota che vicino e lontano stanno
delle guardie. Il guardiano del castello ha mandato dietro a lui una piccola
schiera, ma ben armata. Ha insistito nel dire agli uomini che, in caso di
bisogno, se il principe Daniel fosse in pericolo, di intervenire subito e
“…proteggere il nostro buon signore”.
22. E’ come con Elia, il quale fu seguito dagli uomini
fino al Giordano quando sospettarono il suo addio[18].
Per lui non c’è ancora. Nonostante ciò sarebbe volentieri andato via, là dove
il Cielo gli si è rivelato con tutta la santa-magnifica contemplazione di Dio.
Rimane quaranta giorni nella grotta. In ciò vede il futuro; ‘anche come una
grotta, come una stalla, quella da cui venne Melchisedec
per benedire Abraham’.
23. Segue immagine dopo immagine. Solo che dovrà
aspettare l’ultima gioia, il REGNO, secondo la misura umana, consumandolo, e
molto spesso dimentica di mettere mano al cesto e mangiare. Nell’ultima notte
vede nuovamente una cosa magnifica, e una voce dice:
24. “Daniel, alzati e
torna indietro. Quello che vedi come in grande lontananza, resta saldamente
conservato. L’ultimo pane mangiato ieri sera, lo avevi nella tua mano. Così
vicino e ancora molto più vicino il
Signore ha da tempo ordinato l’eterna redenzione di tutti i figli. Gioisci, …e
non essere triste in modo mondano, perché non lo puoi vedere come uomo nel
mondo.
25. L’esperienza
dell’aldilà è quella che rimane eternamente, è incomparabilmente più magnifica
e molto più ricca di ciò che avverrà nel mondo. Ogni mondo passa; allora con
ciò dovrebbe anche passare la Magnificenza. Ma questa rimane come il santo
Possesso-Ur, come il Suo Tesoro regale, da cui Egli attinge Benedizione,
Grazia, Amore e la Beatitudine per tutti i figli”.
26. La Parola si perde come un soffio nella notte
silenziosa. Daniel si addormenta pacificamente fino alla prima aurora del
mattino. Davanti alla grotta incontra due guardiani. Si scusano. Il veggente dice: “Il Signore Iddio ama i
fedeli. Chiamate i vostri camerati, ora torniamo nel castello di Dura”.
[indice]
Un falso giudizio su
Susanna viene scoperto, e Dio impone il Suo
[Daniele cap. 13]: 1 Abitava in Babilonia un
uomo chiamato Ioakìm, 2il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia
di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. 3 I suoi genitori, che erano giusti,
avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. 4 Ioakìm era molto ricco e possedeva un
giardino vicino a casa ed essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano
da lui. 5 In quell'anno erano stati eletti
giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto:
«L'iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo
in apparenza sono guide del popolo». 6 Questi
frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che
avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. 7 Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era
solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito. 8 I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare,
furono presi da un'ardente passione per lei: 9 persero il
lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non
ricordare i giusti giudizi. 10 Eran colpiti
tutt'e due dalla passione per lei, 11 ma l'uno nascondeva all'altro la sua
pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei. 12 Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno
uno disse all'altro: 13 «Andiamo pure a casa: è l'ora di
desinare» e usciti se ne andarono. 14 Ma ritornati indietro, si ritrovarono
di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, confessarono la propria
passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere sola. 15 Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò, come al
solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva
caldo. 16 Non c'era nessun altro al di fuori
dei due anziani nascosti a spiarla. 17 Susanna
disse alle ancelle: «Portatemi l'unguento e i profumi, poi chiudete la porta,
perché voglio fare il bagno». 18 Esse fecero come aveva ordinato:
chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale per
portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani poiché si
erano nascosti. 19 Appena partite le ancelle, i due
anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: 20 «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi
bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi. 21 In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te
e perciò hai fatto uscire le ancelle». 22 Susanna,
piangendo, esclamò: «Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per
me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. 23 Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare
davanti al Signore!». 24 Susanna gridò a gran voce. Anche i
due anziani gridarono contro di lei 25 e uno di
loro corse alle porte del giardino e le aprì. 26 I servi di
casa, all'udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale
per vedere che cosa stava accadendo. 27 Quando gli
anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi,
perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna. 28 Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni
di perverse intenzioni per condannare a morte
Susanna. 29 Rivolti al popolo dissero: «Si faccia
venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm». Mandarono a chiamarla 30 ed essa
venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. 31 Susanna era assai delicata d'aspetto e molto bella di forme; 32 aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per
godere almeno così della sua bellezza. 33 Tutti i
suoi familiari e amici piangevano. 34 I due anziani si alzarono in mezzo al
popolo e posero le mani sulla sua testa. 35 Essa
piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. 36 Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel
giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha
licenziato le ancelle. 37 Quindi è entrato da lei un giovane
che era nascosto, e si è unito a lei. 38 Noi che
eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo
precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme. 39 Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi,
ha aperto la porta ed è fuggito. 40 Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato
chi era quel giovane, ma lei non ce l'ha voluto dire. Di questo noi siamo
testimoni». 41 La moltitudine prestò loro fede
poiché erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte. 42 Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i
segreti, che conosci le cose prima che accadano, 43 tu lo sai
che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi
iniquamente hanno tramato contro di me». 44 E il
Signore ascoltò la sua voce. 45 Mentre Susanna era condotta a morte,
il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, 46 il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di
lei!». 47 Tutti si voltarono verso di lui
dicendo: «Che vuoi dire con le tue parole?». 48 Allora
Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia
d'Israele senza indagare la verità! 49 Tornate al
tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei». 50 Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele:
«Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono
dell'anzianità». 51 Daniele esclamò: «Separateli bene
l'uno dall'altro e io li giudicherò». 52 Separati
che furono, Daniele disse al primo: «O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi
peccati commessi in passato vengono alla luce, 53 quando
davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre
il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto
e l'innocente. 54 Ora dunque, se tu hai visto costei,
dì: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un
lentisco». 55 Disse Daniele: «In verità, la tua
menzogna ricadrà sulla tua testa. Gia l'angelo di Dio
ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due». 56 Allontanato questo, fece venire l'altro e gli disse: «Razza di
Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito
il cuore! 57 Così facevate con le donne d'Israele
ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto
sopportare la vostra iniquità. 58 Dimmi dunque, sotto quale albero li
hai trovati insieme?». Rispose: «Sotto un leccio». 59 Disse Daniele:
«In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l'angelo di Dio
ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e così farti morire». 60 Allora tutta l'assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio
che salva coloro che sperano in lui. 61 Poi
insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la
loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla
quale volevano assoggettare il prossimo 62 e
applicando la legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente. 63 Chelkìa e sua moglie resero grazie a
Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakìm
e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto. 64 Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.
1. Daniel è in Akkade dove risiedono i consiglieri
giudei. Degli onesti, Mesach e Abed-Nego, sono già
defunti. Sadrach, da più anziano, era partito verso
Gerusalemme per eseguire gli ordini di Kores, ed
aiutare coloro che tornavano in patria uno dopo l’altro. Gli attuali delegati
non valevano più molto. Se oggi si fosse tenuto il giudizio secondo il loro
senso, allora sarebbero state danneggiate gravemente due famiglie, …nell’onore
ed anche nel patrimonio.
2. Daniel interviene come un fulmine. Uno di loro non
se la deve rovinare con lui; egli è il primo principe del paese di Babele,
l’amico più intimo del re e, …un autentico veggente. I giudici superiori Bazloth, Themoh e Zambolama si inchinano dinanzi a lui. Bazloth dice sottomesso, ma non solo Daniel
ne comprende il tono falso:
3. “Tu, principe Daniel, vedi ciò che ad altri è
nascosto. Ti prego, dai il giudizio. Questa donna è stata sorpresa quando
nell’assenza del marito si deliziava nel bagno con un altro uomo – perdona la
vergogna – come una volta la gente dell’Eden sotto un albero”.
4. “Ah, è così?”. Daniel
assume il giudizio, ma i giudici devono rimanere. “Dove sono i testimoni?”. Si
annunciano due giudici secondari. “Avete visto ciò che è successo?”
- “Sì”, dice uno. “Susanna era nel bagno del suo
giardino ed ha mandato via le sue serve. Il giardino è sempre severamente
serrato; questa volta stava aperta una porticina. L’amorazzo merita la
lapidazione”.
5. Daniel guarda
colmo di compassione la giovane bella donna che giace rannicchiata e
singhiozzando al suolo. La solleva e le spinge incontro uno sgabello. “Smettila
di piangere”, dice lui gentile, “e racconta
quello che è successo. La Luce di Dio scopre tutto!”
- Si confabula: “Ah, il puro principe, colui che contempla il Cielo, ha
anche due occhi liberi per la bellezza di questa donna. Aspetta…! Anche gli
sguardi si possono mostrare come adulterio!”. Lui ignora i perfidi.
6. Susanna dice che ama suo marito e non sa come il
ragazzo è entrato nel giardino. Le serve le avrebbero portato un vestito. Al
suo forte grido di aiuto sarebbero poi saltati giù in fretta tre uomini.
7. “Li conosci?”
- “Non dovrei dirlo”.
- “Perché?”
- “Perché più volte mi hanno già insidiato”. Anche
questo è strano.
- “Ah, è così!”. Da quelli di Media, che su ordine di
Dario accompagnano sempre Daniel, fa
condurre fuori dalla sala i due testimoni. “Avete tenuto un giudizio
regolare?”, chiede poi ai giudici, “interrogate anche l’accusata, oppure solo i
testimoni?”
8. “Sono due uomini onorevoli”, sostiene Themoh.
- “Quanto hanno pagato per un giudizio?”
- Themoh ansima malamente.
- La voce di Daniel
diventa dura: “Non mi ingannate! Non solo come veggente di Dio, no,…io vi
conosco perfettamente! Pensate forse che certe cose non mi vengano riferite?”
9. “Che ci guadagni? Ma te lo rivela DIO?”
- “Schernite come volete, voi tre siete subito sospesi
dalla funzione. Dario mi ha assegnato il tribunale superiore”.
- “Tu! Leccapiedi!”, s’infervorisce Bazloth. “Vuoi essere un
giudeo, e giri intorno alla barba di un pagano, perché è un re!”
10. Daniel ride:
“Non porta nessuna barba e…”, pronunciato pesantemente, “…è più credente di voi
tre messi insieme. Lui si inchina dinanzi al Signore, mentre voi come giudici
temete solo per la ricchezza, per il perituro. Di giorno vi mostrate come
uomini ben visti, di notte contate il vostro bottino, arraffate oltre ogni
diritto. Che cosa deve fare con voi il Signore?”
11. Si fa avanti un
ascoltatore. “Sono Kir-Arba, commerciante,
sono sovente come ospite nella casa di Jojakim, il
marito di Susanna. Lui ha conquistato la sua ricchezza correttamente, come io
stesso. Io so quanto piamente Susanna vive del tutto dedita a suo marito.
12. Anche i testimoni, scelti troppo presto come
anziani, e i giudici, sovente sono stati ospiti lì, perché Jojakim
tiene una casa aperta. Non voglio dire ciò che ho visto. Lo spirito di Daniel
vede meglio di quanto gli si potrebbe annunciare. Se Jojakim
non fosse proprio ora in viaggio di affari, …gli straccioni non avrebbero mai
osato denunciare Susanna, in più, …pure del tutto ingiustamente”.
13. “Molto vero! Il santo-vero Dio schiaccerà
rapidamente la cattiveria dei cattivi giudici!”
- Viene chiamato ad entrare il primo testimone. Daniel domanda: “Hai visto Susanna con un amante
sotto un albero? Che albero era?”
- “Un tiglio”, dice il
testimone senza indugio.
- Di nuovo, il veggente del Giordano pensa questo: ‘strano’, e dice; “Ah, è così!”
14. “Furfante! Ti colpirà il tuo peccato! Ti troverà
l’angelo di Dio se fuggi, anche se fino alla fine di questa terra! La tua bugia
è la tua morte! Non devi avere luogo di patria, né qui, né nel paese dei padri.
L’angelo di Dio ha in mano la pantera che ti sbranerà. Va via!”
15. Il giudice viene preso da orrore. Hanno trattato per
la loro sacca. Jojakim è ricco. Entra il secondo
testimone, senza sapere ciò che era già successo. Daniel gli pone la stessa
domanda come al primo. Senza riflettere, costui
dichiara: “Era una quercia!”. Iracondo dallo spirito, Daniel
risponde:
16. “Tu, genere di Canaan e non di Giudea, chi ti ha
chiamato ad esprimere falsa testimonianza? Volevate sedurre questa donna
innocente, e dato che non vi è riuscito, per questo l’avete voluta rovinare e
in più, rubare la sua eredità dei genitori. L’angelo di Dio vi segna! Come il
primo testimone, caccio via anche te. Dovete essere senza sosta e fuggitivi,
perché volevate uccidere una pura figlia di Juda,
come Caino ha rovinato il sangue innocente di Abele. Non devi vivere tra nessun
popolo. L’angelo di Dio troverà nel deserto un leone e la tua bugia sarà la tua
morte! Fuori!”
17. Terrorizzato, anche il secondo testimone corre
fuori. Davanti alla porta si sente all’improvviso un chiasso. I genitori di
Susanna hanno saputo troppo tardi che cosa era successo con la figlia. Jojakim era appena ritornato dal viaggio. Si sono
incontrati davanti all’edificio del tribunale. Quando sentono ora tutto ciò che
era successo, Jojakim ed Hilkia,
il padre di Susanna, volevano precipitarsi sui tre giudici superiori.
18. Daniel li tiene
indietro. “Ringrazia Dio con un canto, con un ricco dono per i poveri; Egli mi
ha portato qui. L’ho visto giorni fa in sogno che si sarebbe agito senza
diritto. Jojakim, diminuisci le tue feste. Molti
parlano bene davanti a te, ma dietro le tue spalle cucinano il loro veleno.
Ritorna a Gerusalemme ed aiuta là i poveri, finché la Giudea non si sarà
radunata di nuovo nella valle del Giordano, sulle alture della Giudea, nei
giardini di Izreel”.
19. “Lo faccio, Daniel”. Jojakim attira sua moglie al cuore. “Dimmi
quando devo partire per eseguire l’Ordine di Dio”, chiede al veggente. “Ora vi
prego, siate tutti ancora una volta i miei ospiti”.
- “Accettato volentieri, amico Jojakim.
Intanto unicamente io sono il primo giudice, finché non potrò scegliere con
Dario e con dodici anziani, un nuovo giudice per la Giudea”.
20. I giudici superiori vengono esiliati e non possono
venire in Giudea. Kir-Arba chiede: “Dimmi, ti prego, Daniel, perché i
falsi testimoni devono morire – anche se esiliati – mentre hai risparmiato i
giudici superiori. Non lo comprendo del tutto. E perché degli angeli, che
considero maestosi, puri e santi, devono adempiere il giudizio?”. Altri uomini
pongono pure le stesse domande.
21. Daniel risponde
seriamente: “E’ difficile riconoscere il santo Mistero, quello che Dio ci ha
preparato. Il Suo Mistero-UR rimane coperto, finché da ciò non ci si adempie
Opera dopo Opera e con ciò la Sua incommensurabile Grazia. Credetelo, amici:
basta un’unica Luce scintillante, per giungere in tutta l’eternità all’alta
Sapienza di Dio. Da ciò possiamo anche ottenere i sette Raggi del Creatore come
una parte di figlio delle Magnificenze di Dio.
22. Ora questo: – I giudici superiori volevano solo
arraffare molto denaro. Susanna non valeva nulla per loro. Non perché fossero
pudici maschi, ma il loro animo è povero. Vengono esiliati solo per via di questa povertà. Devono lottare
amaramente, finché un giorno non troveranno un luogo in un lontano paese
straniero dove si potranno addormentare, e prima della loro morte raccomandare
la loro anima al nostro Creatore.
23. Diversamente per quei testimoni. ‘L’amante’ era un ragazzo inesperto che
non sapeva che cosa c’era dietro. Non ha potuto comprendere la faccenda. Dato
che lo avrebbero rovinato e loro stessi non avrebbero più potuto dormire per
tale più forte lascivia, in più la brama del patrimonio ingiusto, perciò questo
‘grave giudizio di Dio’. La paura di essere esposti a un animale rapace e la
loro povera precoce morte, purificherà le loro anime una volta nell’aldilà.
24. Secondo il loro cattivo procedere, può giungere
per loro una salvezza nella stessa misura ed attraverso un angelo di Dio? Lo si
comprende solamente quando lo si considera secondo la Luce. In genere, quasi
tutti gli uomini, anche i buoni, considerano le cose in modo mondano. Invece
voi dovete sperimentare la cosa più profonda.
25. Prima che esistesse la materia, la prima figlia
della Luce si è allontanata dal Creatore. Se EGLI stesso l’avesse scacciata,
…non troverebbe la via del ritorno a Dio, in Patria, …ed eternamente lontana? Non esiste! La Misericordia pone qui due ‘punti di pareggio’:
o un rimpatrio attraverso la cordiale Misericordia del Padre, oppure un giorno
una dissoluzione nell’eterna dannazione (relegazione).
26. Dio ci ha prestato il Suo respiro dall’ATMA della
Sua Potenza creativa. Questo nobile Patrimonio non passerà mai, come il Creatore non perde mai
il Suo maestoso IO! Nonostante la caduta, la prima figlia deve rimanere
vivente, perciò l’Altissimo ha consegnato al principe Michael un’esteriore resa
dei conti e l’allontanamento collegato a questa (caduta).
27. Se ora un Figlio dall’alto incarico-UR ha
scacciato l’altro, allo scacciato è rimasta la Vita e la Forza. Con ciò è stata
data la via per il figlio creato nel Regno; ma presto risuona una Chiamata, che scuoterà il mondo come Parola (“E’ Compiuto!”). Allora la
prima figlia arriverà alla comprensione.
28. Ma ora la risposta sul perché degli angeli hanno
da condurre questi uomini nella morte. Kir-Arba li
chiama santi. Oh, riconoscete solo questo: Santo è unicamente il Signore!! Tuttavia, benedetti dalla Sua Santità,
i fedeli della Luce si sono conservati l’essere-santi. In tal modo possono
incontrare in ogni tempo il Padre-Creatore, il Quale è il nostro nell’eternità.
Questi angeli eseguono gli Ordini di Dio.
29. Un Tale ‘Ordine di Luce’ – vi stupite di questa
Parola? – Dio lo ha dato a due angeli. Come Michael ha dovuto scacciare la
prima figlia per conservarle Forza e Vita, così gli uomini, affinché non
perdano la Vita della loro anima.
Entrambi gli angeli aiutano alacremente, affinché dopo la morte giungano tutti
alla vera Vita. Quando si tratta di anime, comprendete ora ‘l’Ordine della
Luce’; perché ‘Luce’ è ‘Vita!’.”
30. C’è silenzio, come una volta nel tempio, quando il
sommo sacerdote uscì dall’onnisantissimo alla
moltitudine, per elargire la benedizione di Dio.
- Hilkia dice per primo, mentre stringe le mani a Daniel:
“Ah, quello che hai potuto insegnarci questa sera, conduce molto profondamente
nella meravigliosa Luce di Dio. Con ciò presumo che noi uomini giungeremo in
genere solo nel Regno alla piena chiarezza su Dio, non qui nel nostro mondo. Se
è così, allora è meglio per noi. Oppure potrebbe essere un ammanco?”
31. “No”, si annuncia Kir-Arba.
“Dio ha bisogno solo di pochi profeti che giungono alla più grande chiarezza.
L’uomo in genere è aggravato dalla materia, oppure lo spiego così: – Dell’alta
Sapienza di Dio non ne abbiamo bisogno, ovvero, non possiamo riconoscere la
cosa più elevata sulla Terra. E terzo: che cosa ci aspetterebbe nel Regno, se
avessimo già tutto nel mondo?”
32. “Precisamente”, conferma Daniel.
“Trascineremmo la maestosa Eternità di Dio nel temporale, premesso che lo
potessimo. Una fortuna santa-magnifica per noi è la barriera tra la materia
insieme con il suo breve tempo di vita e l’eternità della Luce, …non è da
considerare come separazione fra il nostro amore per Dio e la benedizione del nostro
Padre. Questa è la Porta che ci conduce inseparabilmente al Padre Creatore dopo
la vita mondana!
33. Ricordate: quando un profeta come lo sono io, per
immeritata Grazia …”
- “Fermati!” esclama Jojakim. “Per te non è immeritata! Sei
mandato! Ti si chiama ‘veggente del Giordano’, perché abbiamo vissuto nella
regione del Giordano e – lo voglia il Signore – vi potremo presto abitare di
nuovo del tutto uniti. Come non si può fare a meno dell’acqua, così non
dell’insegnamento di Dio che Egli ci ha già sovente annunciato tramite te. E’
da cancellare ‘l’immeritato’.”
34. “Hai buone intenzioni dalla tua veduta, Jojakim; osserviamolo dal punto di vista di Dio, allora
tutti i Doni sono ‘prestati’,
certamente come patrimonio nobile della Luce, ma appunto, anche la proprietà
non esternabile della stessa. Se lo portiamo con noi nel mondo, allora è e
rimane immeritato, e dopo la nostra morte terrena l’abbiamo da restituire.
35. La BENEDIZIONE, cari amici, che da ciò viene su di
noi, diventa ed è poi la nostra
proprietà, pure non esternabile, se ce la conserviamo con la Grazia di Dio e la
riconosciamo con gratitudine. Con ciò possiamo aiutare i poveri dell’anima,
anche qualche povero mondano, come a te, Jojakim, lo
ha ora raccomandato Dio.
36. Anche un veggente ha l’obbligo di conquistarsi per
sé i Doni di Dio. Dalla conquista benedetta che non è possibile nel mondo senza
la Benignità di Dio, si può diventare un buon insegnante, non solo nella
parola, che qualche uomo non comprende. L’autentico obbligo di vita è di pensare
agli altri, di portare la Parola di Dio per ognuno in modo che venga anche compresa.
37. Con l’Insegnamento o la Rivelazione va di pari
passo il pensare alla preoccupazione di un uomo per aiutare come possa essere
reso possibile. L’interiore viene benedetto attraverso una buona azione, e
questa diventerà Benedizione quando viene predicata la LUCE. Io sono un uomo
come voi; sono solo differenti i compiti, questi determinano ad ognuno la sua
via. Quindi, nessuno è lontano dal nostro Creatore, pur non potendo insegnare
oppure nemmeno aiutare nel mondano.
38. Credete forse che Dio benedirebbe in modo impari?
Chi nella semplicità del suo cuore si sforza di essere nella piccola cerchia
una persona buona, come esempio, è
anche un insegnante.
39. Chi agisce così, adempie l’obbligo che ha portato
giù nel povero mondo dal Regno. Così ritorna benedetto con il dono che può
portare al Padre. Egli vi benedice, e voi, cari della Media, siete inclusi.
Ora, Jojakim, preparati insieme a tutta la tua casa;
sarebbe bene se venisse con te anche Hilkia”.
40. “Ti ringraziamo, profeta del Signore, in
particolare per il fatto che hai salvato mia moglie”.
- Susanna appoggia la sua testa sul petto di Daniel; lui la bacia dolcemente sulla sua fronte. “Saluta
mia sorella Harfia, e ricorda: il SIGNORE ti ha
salvato! Io sono stato solo la Sua mano, il Suo alto Diritto, che Egli ha
concesso a voi amici”.
41. Ci si lascia rafforzati. Al corteo di Jojakim si aggiungono ancora in paio di giudei.
[indice]
Una meravigliosa
Parola, spiegata da un angelo
[Daniele 7,27]: «E il regno e il dominio e la grandezza sotto tutto il Cielo sarà
dato al popolo dei santi dell’Altissimo; il suo regno è un regno eterno e tutti
i dominì lo serviranno e gli ubbidiranno».
1. La Parola finale dall’ultimo discorso del Regno (Dan 7,27). Da allora
è trascorso un anno. Daniel è anziano e stanco, aggravato da qualche avversità.
Soltanto, …la Forza dello spirito che aiuta sovente il corpo tormentato, è
intatta. A volte è come se salisse con questa Forza in alto sulla Scala del
Cielo di Giacobbe. Ma se gli viene il pensiero, allora abbassa profondamente svergognato
il suo capo.
2. Allora dice a se stesso: “Stolto, saresti salito
nell’elevatezza celeste? Mentre non sai ancora il senso della grande immagine?
Hm…, il significato del ‘Regno, sì, ma non il ‘dominio’, ‘la potenza sotto
tutto il Cielo’. E il resto…?”
3. Lui abita ancora sull’altura di Dura, il magnifico
possedimento che Dario e Kores hanno sigillato a lui ‘per tutto il tempo’. Tutto il tempo?
Quando naufragherà Babilonia? I medi e i persiani, come esistono oggi? Gli
mancano anche gli amici, ai quali Daniel ha raccomandato di ritornare in
patria. Ma lui…? Se lui tornerà un
giorno in Giudea, allora non avrà bisogno di nessuna sede da principe ed anche
di nessuna casa. Lo capisce senza saperlo precisamente.
4. E’ solo, …e costantemente, l’ordine di ‘non
raccontare a nessuno né interpretare la visione’, e ciò che dovrebbe scrivere, ‘sigillare’, avvolgere in immagini
ancora incomprensibili. Questo è il proprio difficile lavoro del profeta e non
c’è nessuno con cui se ne possa discutere. Sì, sì, solo nei confronti della
Luce, del Cielo, del suo Creatore.
5. Ieri è tornato a casa dalla capitale, dove Bel-Sazar (II), non più duramente sorvegliato da Kores, fa il
suo gioco. Tutto è molto triste. Perché diritto ed etica giacciono come stracci
nei vicoli. Il fabbro, il suo migliore amico in Babilonia, è tornato ‘a Casa’.
Anche questo opprime il suo cuore. Quindi, che deve fare qui? Non sarebbe bene,
se lui… E’ come se accanto a lui stesse una Luce e qualcuno dicesse: ‘Rimani qui,
Daniel, hai ancora molto da fare! Perché non sei un profeta per via di te, ma
per via del compito che il SIGNORE ti ha assegnato’.
6. “O messaggero di Dio, sono un nulla, eccetto…”
- ‘…che tu sai Chi ti ha dato questa funzione’.
“Lo so”, sospira il
veggente. “Ma dov’è la Luce del mio spirito? Dove la Forza dell’anima
per eseguire l’Incarico di Dio? Dove, l’umiltà del cuore dinanzi al
Dio-Creatore? E dove, inviato di Dio, è la mia parte umana che ha da cooperare
essa stessa? Dove…?”
7. “Non chiedere troppo!”,
lo tocca una mano, ed accanto a lui sta
seduto ‘uno’ che gli sembra di
conoscere in qualche modo. Ma chi sia, …non lo presagisce.
- “Devi conoscere molto.
Il tuo spirito come scintilla dal mare di luce dell’eterna-santa Divinità,
risplende abbastanza chiaro per questo mondo ed in questo tempo. E’ destinato a
pochi figli viandanti di procedere così tanto, come te. Sii soddisfatto con la
tua parte”.
- Daniel annuisce di nascosto.
8. “Devi aver trasformato
l’orgoglioso (Nabucodonosor), hai tracciato duramente i confini di Bel-Sazar (I), hai convertito a Dio
due re stranieri, ed avrai da convertire un terzo. In questo paese! Osserva il
paragone: – Sei stato deportato dalla Giudea, piccolo e inerme, come bambinello
di questo mondo. Così corre la via dalla Luce nella materia. Questa è la
Babilonia per ogni figlio del Cielo, come per te in tutto il tempo della tua
gioventù.
9. Poi ha cominciato la
tua funzione, …per gli stranieri,
Daniel! Rimanere sempre con Dio, buono, fedele e senza peccato, è certamente
bello in modo celeste, ma incompleto, – per
via della caduta, ben inteso! Tu pensi che là sarà la più splendida
perfezione? Giusto, …per il nostro Padre-Creatore e per tutti i nati nella Luce
nell’Unione del Suo Regno.
10. Ma per il servizio per
tutti gli altri che non conoscono ancora la Patria, attraverso la caduta della prima figlia, persiste
quella via da viandante che conduce anche noi alla materia. Tutti i nati nella
Luce erano completi nella perfezione dell’Altissimo; ma sono da andare a prendere
i lontani, gli smarriti. Andiamo per loro
e rinunciamo alla nostra propria perfezione celeste, per conquistarla con ciò
per i caduti.
11. Gli stessi smarriti,
attraverso un mondo, devono tendere da sé nella loro deviazione, per diventare
così un figlio del Cielo. Devono percepire nostalgia per la Luce. Allora
subentra la ‘Benedizione della nostra via per i poveri’: la ‘BENEDIZIONE di DIO
da REDENTORE’, che li fa perire alla loro oscurità. Attraverso questa seconda
morte, come la si può chiamare, tornano nella Casa del Padre come figli che ritrovano la Patria.
12. La tua via è un
simbolo, …vale a dire, dalla nascita luminosa. Come uomo non conosci ancora la
tua Patria. Così nemmeno gli esseri conoscono la Casa del Padre. Prima della
morte verrai portato a Gerusalemme; altrettanto, ogni smarrito viene portato a
Casa, quando è morto a causa delle sue aberrazioni.
13. L’immagine successiva
ha bisogno di un’annotazione, affinché tu la possa ricordare e scrivere
chiaramente, nell’ermetismo, finché un giorno il SIGNORE aprirà ‘la Porta con la Sua Chiave’. Tu hai
riflettuto sulla grande Parola. Il tuo spirito, dimorando nella Luce, la poteva
comprendere, ma non l’anima dopo che è diventata di nuovo ‘terrena’, come hai parlato tristemente di te. Non sai quando sia
saggio quando ci si deve sforzare nella consapevolezza, da uomo, per
riconoscere il linguaggio di un’immagine? Mi dai ragione; e perciò fa
attenzione:
14. Il ‘Regno’ = è l’Onnipotenza di Dio in tutti i miracoli delle Sue
Opere; nell’Onnipotenza ‘l’Empireo’,
nella rivelazione ai figli quel lontano esteso ‘Infinito’, i cui confini non
possiamo vedere, la cui santa Quadratura ci include nel recinto della
Misericordia.
15. ‘Il dominio e la potenza
sotto tutto il Cielo’ = è ancora limitato
per la conoscenza umana. Ma se credi che questo sia un ammanco nell’adempimento
del tuo incarico e del dovere, allora ti sbagli. E’ un ammanco quando qualcuno
dalla pigrizia del sentire umano, non si sforza, quando dice soltanto a sé: ‘io
lo voglio certamente!’, ma poi cessa la volontà. Tuttavia l’Amore di Dio
soppesa tutto: la volontà, la fatica e l’ammanco.
16. Il ‘dominio’ = è quella terza
parte segreta–UR, da cui venne eternamente la Pazienza e l’Amore, camminando,
per via della caduta, alla Riconciliazione, come hai visto il FIGLIO. Sì:
dall’Amore, Dominante nel sesto Giorno di lavoro, è stato trasmesso il dominio
a tutti gli spiriti dalla Potenza-Ur, da quella Potenza, che giungerà alla
Rivelazione dall’Eterno-Santo ‘Io li ho
redenti’.
17. La ‘Potenza’ come parte primaria-UR
del Creatore è il Fondamento-UR di tutte le Opere nella rivelazione al popolo.
Perciò ‘sotto tutto il Cielo’ = sotto il governare di Dio! Solo EGLI ha tutto nella
Mano destra della Sua Santità ed Onnipotenza, nella Sinistra del Cuore il Suo
Amore e Misericordia. Chi non si mette sotto queste Mani, rinuncia da se stesso
alla Parte di diritto e della riconciliazione dell’alto Amore di Dio!
18. Che coloro che
giungono difficilmente al secondo passo – il primo lo fa Dio stesso per ogni
figlio, perciò Egli è il PRIMO, quel meraviglioso VEGLIARDO – …è da mettersi
sotto il governare di Dio, comunque magari solo per l’ultima ora di questo
sesto Giorno dell’Amore. Perciò ‘tutto il
Cielo’ sta su tutta l’Opera = tutto il governare di Dio, il Suo Regno, il Governo
senza fine!
19. Dunque, come può
appartenere questo Regno, Governo e Potenza, i Diritti dalla Maestosità di UR,
‘al santo popolo dell’Altissimo’? O Daniel, lo puoi afferrare bene dal tuo
spirito. Dillo tu stesso, affinché coloro per i quali verrà un giorno aperta la
‘Porta con la Chiave di Dio’, imparino a riconoscere che l’uomo – ma sempre
attraverso la Grazia di Dio – essi stessi sappiano molto bene risolvere una
difficile immagine”.
20. Daniel guarda
verso l’orizzonte nel quale il Sole dipinge le sue rosse ali serali, e anche
profondamente negli occhi dell’inviato della Luce. “Da qui attingo la Sapienza
che mi porti dal Padre. Sì, …chi è il popolo dell’Altissimo? Israele si
considera l’unico eletto, al quale verrebbe dato il ‘Diritto della Luce’ fino alla fine di questo mondo. Da giovane non
l’ho creduto nemmeno io”.
21. L’angelo
sorride: “Allora eri ancora un bambino ed avevi
come insegnante un incallito uomo del tempio, la cui arroganza non ti ha quasi
fatto trovare la verità. Ma continua”.
- “Preferirei che spiegassi anche l’ultimo
dall’immagine parlata. Solo che, …hai annunciato la Volontà di , e a questa mi
piego sempre, per quanto lo posso come uomo.
22. Il nostro popolo! L’ho visto nella sua profondità
e nella schiuma della sua bassezza. Molti hanno sfruttato il bisogno e la
preoccupazione dei loro fratelli, senza essere toccati dalle sofferenze delle
loro donne e figli, come hanno spinto via senza riguardo gli altri, per
giungere ad una funzione, con l’avidità di arraffare, imbroglio e molto ancora,
in più, ancora giudici ingiusti.
23. Nondimeno, sottopongo al Padre la fatica della
loro prigionia e l’ingiusto peso della vincitrice: Babilonia la Grande, avendo
contribuito, particolarmente nei primi anni, che troppi si sono allontanati
dalla Verità, dalla fedeltà, dall’amore e dalla fede in Dio. Io preferirei
piuttosto pensare a ciò che il SIGNORE ha detto:
«Invocami
nel giorno della disfatta:
io te ne trarrò fuori, e
tu mi glorificherai!» [Salmo 50,15]
24. Queste sofferenze non avrebbero dovuto cambiare
questo popolo? Ah, …ho lasciato cadere le lacrime nelle Mani dell’Altissimo, –
per l’anima di tutti i poveri della Giudea. Se lo smarrimento fosse solo
capitato qui in Babilonia, l’alta fortezza di ogni ingiustizia, allora ci
sarebbe certamente da chiedere: ‘Signore Iddio, fa che la Giudea-Israele sia il
santo popolo della Luce, – una parte dello stesso!’
25. Ma come stanno realmente le cose? Io stesso ho
indagato, non mi sono lasciato istruire da colui che aveva bisogno egli stesso
di un’insegnante come lo sei tu”. Daniel afferra la mano dell’angelo. “Ho letto
degli scritti segreti[19]
che hanno scritto Mosè, Giosuè ed altri. Ora so perché ho potuto ‘trovarli’.
26. C’era anche gente fedele che dall’infelicità dei
loro compagni, del popolo o di qualche forestiero, non si sono costruiti
nessuna casa, non si sono arraffati nessuna proprietà. Questi sono stati la ‘Mano di Dio’, per quegli Scritti. Da
ciò ho imparato com’è fatto il nostro popolo. Abraham lo aveva saputo: Stella e
sabbia! Oh, …le stelle!
27. Se queste fossero solo una decima, allora la Giudea farebbe parte del santo popolo. La
buona parte certamente; ma nell’insieme? Non è né eletto né santo! Lo dovrebbe dimostrare nel ‘percorso di vita’, oppure – Dio mi perdoni! – Egli si sarebbe
sbagliato come nessun conoscitore di uomini si può ingannare di un altro uomo!
28. Nulla! Né cosa, né popolo, né uomo, sono santi. I figli
del Cielo che il Padre-Creatore ha creato dalla Magnificenza, dall’Onnipotenza
della Sua Vita, sono il popolo
dell’Altissimo. E dove dimora LUI, che tu chiami tale Luogo, Empireo e
Infinito, là dimora il Suo popolo.
29. Una domanda, amico della Luce: – Tu appartieni a
questo? Perciò sei santo?”
- “No, santo è unicamente
il Signore! Noi sottostiamo alla Sua Guida. In questo senso portiamo in noi, come
inviati della Luce, una scintilla di questa Santità. Questo è lo spirito
dall’ATMA di Dio! Questa ce l’ha ogni nato nella Luce, non importa dove si
trovi. Ne fai parte anche tu, …ed altri”.
30. “…io?”. Una leggera gioia oscilla
nell’espressione. “Io posso sapere che sono proceduto dal Padre e che posso di
nuovo venire a Lui. Questa conoscenza è la Forza che mi fa portare ogni peso.
Al santo popolo dell’Altissimo = significa puro,
viene dato il Regno da dove ha avuto la sua Origine nella Profondità sconosciuta
di Dio, per rendere con ciò, felici i figli.
31. Dal magnifico Governo, come spieghi, loro servono
ed obbediscono. Perché sono Suoi! Egli li ha chiamati con il loro nome. Ben per
colui che sa aggiungere: ‘Sono Tuo!’.
Ho detto bene?”, chiede modesto Daniel.
32. “Bene! Per la materia
c’è da aggiungere qualcosa: ‘Ogni autorità Lo servirà ed obbedirà’ = è da considerare nella contesa degli uomini, perché il
celestiale si riflette nella materia. Non così, per vantarsene, no! – Quello
che è il santo simbolo della Luce, l’alto Nome, la Faccenda maestosa, se ne
appropria l’uomo del mondo. Un esempio lo insegna.
33. La ‘Croce’, presa dalla
quadruplice Entità-Ur, eleva in alto il Simbolo vero dell’Amore, ciò che
appartiene al suo Giorno. Non solo che con ciò viene annunciata la verità.
Certamente anche questo è nel senso; giusta è la tutela di tutti i Diritti
dell’Amore insieme alla conservazione
di ciò che il Creatore si è eletto nella Sua onnipotente Magnificenza, inteso
prima il Suo popolo di figli.
34. I segni della
maestosità: Bilancia, Spada, Falce, Torchio, Calice, Croce e Corona[20],
…che cosa valgono? Si pesa in modo sbagliato; con la spada si uccide; con la
falce viene arraffato; il torchio viene calpestato; si dà il calice ai poveri;
la croce, già una volta oltraggiata nel mondo, sarà un castigo di morte, quando
l’Amore di Dio stesso porterà il Suo Segno sulla Terra. E la Sua Corona? O
Daniel, ogni dominatore in tal modo strappa a sé il potere mondano!
35. Nondimeno, ciò che
viene oltraggiato lo incassa Dio come colpa, percentuale e interesse su
interesse. Gli oltraggiatori e i succubi la devono pagare. Il potere del mondo,
che si arroga in tutto, si deve arrendere in contrasto alla divina autorità
dell’AMORE. Raramente lo si fa per conoscenza; soltanto: tutte le cose servono
Dio per il meglio! Egli dà e prende, e in ciò è il servire e l’obbedire.
36. Questo, però, è il
secondo nell’immagine e nell’interpretazione. Il primo è l’eterno nell’intoccabilità’! Lo
hai compreso? Il Signore tiene la Mano su di te, affinché rimani benedetto fino
alla fine del tuo agire nel mondo, …per molti e per te. Ora ti do ancora un
cenno. – L’immagine che sta dinanzi a te, non la sperimenterai nel Regno, ma
dalla Luce in un luogo della Terra. Da lì, anche se non di provenienza,
arriverà il quarto re che hai da cambiare. – E ora me ne vado. Mi rivedrai,
…qui, ed anche nello spirito. Ti saluto”.
37. Si adagia un soave crepuscolo. Anche se ora senza
bagliore, a Daniel è sembrato come se un raggio si stendesse verso il Cielo.
Gli è sceso il chiarore, …come il Sole nel lontano orizzonte? Un soffio di vento sussurra: ‘Chi si affida in ogni tempo a DIO, non
perde nessuna chiarezza del Cielo’.
38. “O buon Padre, donami gentilmente la Tua Parola
nell’immagine, nella Rivelazione, attraverso l’angelo, con la voce della
natura. Tienimi stretto TU, mio Signore, mio Salvatore e Redentore! Libera il
nostro popolo, libera tutti i poveri e i lontani”.
39. “Li ho liberati! Se lo si rivela
subito per i lontani da Dio, se è da considerare come lontano nel futuro,
accettato oppure no, …IO SONO, e la Liberazione proviene da ME! Il Mio ETERNO
non conosce né prima neppure un dopo per la Liberazione, conosce il puro presente!! Questo ‘presente’ è preso dal tempo della Mia santa Eternità-Ur. Così
anche tu, figlio Mio, sei custodito nel Mio presente;
Io ti guido in ogni tempo!”
40. Nell’eco del
cuore, così magnifico come sono sorte infinite stelle, coprono al profeta le Parole di Dio. Solo quando lo risveglia una mano: “Principe Daniel, la notte è fredda,
vieni nella tua camera”, si accorge che si era addormentato. Ringrazia il
guardiano del castello che lo ha svegliato. Dal giaciglio lo spirito vola
insieme all’anima, su, nella Luce, …per l’adorazione nel maestoso Tempio
dell’Empireo.
[indice]
Astiages, un re pagano muore in Dio
1. La tirannia di Bel-Sazar (II), di cui è sconosciuto il secondo nome,
aumenta. Non osa toccare la provincia di Daniel. Molti giudei sono già tornati
in patria, ma non il grosso del popolo. A lui riesce di rifiutare ogni
richiesta di voler tornare nella Giudea. Daniel può fare poco. Egli ‘vede’
anche che il popolo non ha ancora la maturità per diventare di nuovo uno stato
sotto il proprio governare.
2. “Ah, Signore, che cosa devo fare. Vorrei aiutare.
Devo andare da Dario e informarlo?”
- “Non è necessario”,
dice una voce accanto a lui, “hai da percorrere un’altra via. Fa attenzione e non ti
spaventare se non senti nessun suolo sotto i piedi”.
3. Prima che Daniel si possa attaccare alle invisibili
mani, viene sollevato in alto e portato via. Non sa ancora, che il suo corpo
giace nel sonno e, non, che il suo spirito ha formato l’anima in una figura, e
che lui fa comunque il viaggio attraverso l’aria come ‘Daniel’. Non è spento il
suo sentimento umano. ‘Com’è possibile che corro attraverso l’aria più veloce
del vento?’. Le mani che lo conducono, sono il suo saldo sostegno.
4. Si apre un nuovo paesaggio. “Questo è Susan nel paese di Elam”,
spiega la voce, “e
le acque si chiamano Ulai. Qui devi parlare con il terzo
re che hai da trasformare. Lui era orgoglioso, caparbio, non voleva ascoltare
coloro che gli hanno predicato di te e del tuo Dio. Ma dato che ha levato
comunque la giustizia sul suo umore di dominare, naturalmente solo il magro
mondo, perciò poco prima della sua morte deve arrivare alla chiarezza. Va;
lascia tutto il resto a Dio”.
5. Daniel scivola dolcemente a Terra e si vede così
come se vi stesse il suo corpo. In alto sulle mura del castello risuonano
stridenti suoni di corna. Già corrono giù degli uomini pesantemente armati.
Quando vedono il singolo uomo stare presso l’acqua, si fermano ed abbassano le
armi.
- Il comandante
chiede: “Chi sei e che cosa vuoi qui?”
6. “Sono Daniel. Il Dio onnipotente mi manda da Astiages, per aspettare la sua ultima ora di vita”.
- La guardia retrocede terrorizzata.
- “Come lo sai?”, chiede il
comandante. “Quando sei partito? Dovresti aver saputo della malattia del
re quando stava appunto ancora sano sul suo trono. Parla! Oppure…”
7. “Io stesso devo annunciare la mia faccenda al re”.
- Si guarda Daniel di sbieco. “Vieni!” Non suona da
comando. Il comandante precede, la gente dietro a lui. Arrivati nel castello,
si annuncia il veggente del Giordano.
8. Astiages
soffre molto, ha l’aspetto di decadenza. Quando sente chi è arrivato, si drizza
faticosamente. “Chi?” chiede al medio.
- “Ho sentito da qualche messaggio chi sarebbe il
veggente del Giordano, e tutto ciò che sarebbe capace di fare. Come è arrivato
qui? E come sa che sono nascosto qui?”
9. “Signore, lui stesso vuole parlare con te”.
- Astiages
tende la mano alla sua bevanda che il medico gli miscela ogni giorno. Questo lo
aiuta per breve tempo, non viene però fermata la morte. “Lascialo venire!
Rimane la mia guardia e tu, mio medico, che abbia il tuo aiuto”.
- “Non ti avremmo lasciato solo; perché chissà…”.
- Daniel saluta nel
modo principesco, che fa scomparire qualche preoccupazione. “Mi ha mandato il
mio Dio”, dice lui, “per assisterti nell’ora della tua morte. Meno perché lo
meriti, siine certo; ma dev’essere un segno, che – chi cambia ancora
nell’ultima ora – può avere la riconciliazione. Se la vuoi, re Astiages, allora salutami come si usa fra principi”.
10. Queste sono parole di un grande spirituale ed anche mondano.
- Il re dice: “Sii benvenuto!
Non ti ho comunque conosciuto e non ti ho chiesto di venire qui. Quello che mi
hanno scritto Dario e Kores della fossa dei leoni e
degli uomini nella fornace, l’ho considerato come una favola, che potresti
governare un paese meglio che loro stessi e, …saresti solo un povero giudeo, un
prigioniero insieme al popolo. Come dovrei crederlo?
11. Chi ti ha portato il messaggio? Se sei tu, per il
quale ti sei ora annunciato, venendo dall’Euphrat,
allora devi già aver camminato da molto, mentre io giaccio malato da due sole
settimane. Mi è stato detto che l’acqua dell’Ulai
sarebbe salvifica. Ma, ah…”. Il re s’interrompe, stanco. Daniel lo guarda con
gentilezza.
12. “Vuoi un esempio di chi sono io?”.
- Un sorriso tormentato. “Qui non ci sono fosse di
leoni. Ci vuoi andare?”
- “Subito!”. La determinazione ha l’effetto di
convincere.
- “Sei tu. Soltanto, …come sei venuto qui ed hai
saputo prima, di me, mentre io stesso non avevo ancora nessun presentimento di
che cosa mi sarebbe successo?”
13. “Queste cose mi sono state dette sulla via.
Esistono cose che ci sono incomprensibili senza la visione dello spirito. Hai
messo da parte l’annuncio come una favola; e nuovamente somiglia alla favola
quando ti dico: ‘Il messaggero di Dio mi
ha portato qui attraverso l’aria’. Accontentati che sto dinanzi a te come
un ‘inviato di Dio’. Il mio corpo
giace nel castello di Dura, a te certamente non ignoto. Quello che vedi di me,
è la mia anima, che nel Regno di Dio, non di questo mondo, è il corpo del mio
spirito.
14. Ciò lo dovevi avere come segno. – Dopo la tua
morte, Astiages, la tua anima – come ora la mia – ti
sarà così visibile come il tuo corpo che porti e senti ancora. Se nell’ultima
ora della tua vita ti lasci convertire, allora ti vedrai puro e buono, anche se
non subito per via di qualche malefatta, comunque così come appunto vedi me,
nel corpo della tua anima”.
15. “E tutti i dolori sarebbero subito cancellati?”, il malato si alza.
- “La tua anima sentirà i dolori del corpo, ma non più
così duramente come adesso, perché, devi portare ciò che ha provocato il tuo
fare. Tu non ne sei completamente convinto, poiché ti senti come dominatore,
potente su tutti i sudditi, ed al quale non spetterebbe di soffrire, di
sopportare la malattia come, …nemmeno i tuoi idoli non soffrirebbero.
16. Tuttavia”, Daniel
sorride delicatamente, “i tuoi idoli non conoscono nessun dolore; sono fatti di
oro, di argento, di rame, di pietra, oppure di legno. Premi il montante del tuo
letto e senti se grida. Premi il tuo braccio ora già debole, e sentirai il
dolore dalla testa fino ai piedi.
17. O Astiages!
L’eterno-vero Dio non è un idolo fatto da mano d’uomo! Egli ci ha creato dalla
magnificenza dell’onnipotenza nell’immagine della Sua Persona-Ur. Egli ci ha
benedetti con il sentimento di vitalità. Se lo riconosci, se presto ti
piegherai dinanzi a Lui, ti si porterà a Casa, quando sarà la tua ora”.
- “Quale?”, di nuovo una timorosa domanda, colma di
incerta speranza, colma di avidità.
18. “Quando nell’aldilà avrai rimesso tutto: dalla
Benignità e Misericordia di Dio!”. Questo suona serio. “Può arrivare più
rapidamente di quanto credi; viene rimandata se continui a credere che come re
non dovrebbe succedere nessuna sofferenza. Se ti pieghi ora sotto la Volontà di
Dio, sul povero, ultimo giaciglio di questo mondo, allora nell’aldilà il tempo
della tua sofferenza sarà abbreviato.
19. Ma se lo fai solo per questo, allora devi
aspettare a lungo affinché tu possa sperimentare la Grazia di Dio. Davanti a
Lui – ricordalo – non esistono né alti, né re, né sudditi, né ricchi né poveri;
là esiste solo LUI, il Magnifico, e i Suoi figli! Se tu, per conoscenza e
pentimento delle tue ingiuste azioni diventi anche un figlio dell’Altissimo, allora diventerai libero da ogni
colpa che ti sei caricato sulla tua via del mondo.
- Vado solo prendere acqua dall’Ulai
e ti spiego cosa significa ciò. L’acqua chiude gli occhi del mondo ed aprirà
gli occhi del tuo spirito”.
- Daniel lascia la stanza. Non si sente nessun passo,
anche se, come d’uso nel paese, lui portava scarpe abbastanza solide. ‘Come mai?’, pensa il medico.
- Ed il re: “Ha
ragione, il veggente del Giordano e… Oh, richiamatelo presto indietro, solo lui
mi può ancora aiutare! La morte è più vicina di quanto dura un’ora di sabbia (clessidra). Andate a prenderlo, fate
presto!”
20. Alcuni si precipitano via. Nella parte bassa del
castello scorre tranquillo il fiume. E’ un miracolo della natura. Non si
comprende come mai la sua acqua si lascia fluire così soavemente e quasi senza
rumore; ma se si immerge una mano nell’acqua, allora si sente come si spingono
insieme le onde che si precipitano verso est, là dove giorno per giorno il Sole
comincia il suo corso.
21. Non ci sarebbe tempo per riflettere. Nonostante
ciò, gli uomini guardano come incantati. Daniel sta in mezzo sul fiume; e là è
come un’isola, un’isola d’acqua che lo porta. Senza essere chiamato si volta,
attinge l’acqua dell’Ulai con un vaso d’oro e la
porta su al morente.
22. “Daniel, cosa mi porti?”. Le mani di Astiages tremano, gli
occhi sono appesi al vaso d’orato.
- “Devi avere il meglio di ciò che Dio vuole darti
ora”, dice Daniel. La voce suona seria e colma di compassione. Anche ai ruvidi
guerrieri sembra come se stessero in un santuario. In quale…?
23. Daniel si siede
presso il letto. “Mi hai chiamato ‘un povero giudeo’, ‘un prigioniero’. Nel
dubbio umano hai ragione. Nasciamo poveri senza conoscenza né intelletto.
Nonostante la culla da re, anche tu non eri più di me o di altri. La durezza di
un re ha imbavagliato il mio popolo, per venti anni, poi è stato devastato il
paese, il popolo è stato scacciato via e due re non hanno avuto nessuna idea su
cosa ciò ha significato.
24. Spiritualmente l’Euphrat
era quella quarta corrente dell’Eden, il paese da tempo perduto, che l’umanità
non troverà mai più. Ci saranno sempre uomini che nella fede in un Dio ed
attraverso buone azioni troveranno spiritualmente
l’Eden. Allora saranno felici con e senza l’alto casato, felici anche con il
bastone da mendicante.
25. Dato che Israele, nonostante l’alto sapere, in
genere ha perduto Dio, perciò è venuto nel paese straniero; ma attraverso la
santa Misericordia, all’Euphrat, alla Corrente del
PADRE dal Cuore di Dio. Tu sei stato istruito per comprendere questo. Che in
ogni popolo, in ogni stirpe, anche con un ritorno, ci sono degli ingiusti. Lo
ha dimostrato il mondo e lo si dimostrerà duramente fino all’ultima fine.
Costoro rimarranno prigionieri del peccato, della loro colpa ed assenza di Dio!
26. Così anche tu sei stato catturato, Astiages, ed hai creduto di essere libero, perché per
potere, hai potuto elevare ed abbassare, come e quando ti è piaciuto. Oggi ti
devi liberare, facendoti catturare dal grande Dio. Oh, così come l’uomo nasce
povero, così povero e debole esce di nuovo dal mondo.
27. Io ho avuto genitori ricchi. Sono stati deportati
con me, come bambino in culla, la casa distrutta, derubati, tutto è andato
perduto. Ma una cosa ho ricevuto da DIO per questo: l’interiorità della fede di
cui Egli ha fatto di me il veggente. Questa ricchezza – intoccabile – mi
rimarrà anche sul mio giaciglio di morte.
28. Tu possiedi una ricchezza che non perderai? Scuoti
la testa distrutto dal dolore. Oh, …se conosciamo la nostra stessa povertà,
possiamo conquistarci la ricchezza del Cielo attraverso la Forza di Dio. Questa
ci rimane conservata sulla via del ritorno nella Luce.
29. Io sono stato incaricato di convertire tre re: Kores, Dario e te. Nabucodonosor era stato educato come
tiranno. Si mette troppo presto il potere nelle piccole mani di figli dei re.
Così si spiega quando giungono pure alla brama di dominio. Lui si è comunque
convertito, ma questo è avvenuto attraverso un miracolo. Questo è certamente
bene, ma non vale troppo.
30. Anche su di te è avvenuto un miracolo come il
mondo non ha ancora mai visto? Hai ragione. Ma lo hai solo sentito in te; e da
ciò il ritorno della tua anima. Proprio così anche con Dario e con Kores. Loro hanno sentito solo l’alto insegnamento di Dio
che ho potuto portare loro, cosicché ho potuto governare come un principe da ‘povero giudeo e prigioniero’.
All’inizio non hanno avuto un miracolo visibile.
31. Quindi, voi tre state separati. Ma questo: il
Cielo ha quattro direzioni, l’uomo quattro tempi di vita, il Dio-Creatore ha
quattro maestose Cose del Suo Essere. Di ciò la prima Parte, la Sua
inalienabile Proprietà, mentre per Amore, Sapienza e Misericordia ci ha dato
qualcosa dalle altre parti della Sua vita da Creatore. E al mondo sono stati
dati tre tempi; il quarto, giustamente il primo di Dio, la nostra Terra non l’ha
(ancora) conosciuto.
32. Prima dell’Eden era il secondo tempo, ora domina il terzo;
e se DIO stesso viene come santo Redentore nel mondo – al mio povero popolo –
allora arriva il
quarto tempo, che Egli abbrevia nella santa Misericordia per
l’umanità, per cui si chiama anche, ‘il mezzo tempo’.
Anche tu, per nulla ancora vecchio, hai regnato un ‘mezzo tempo’, per la Benedizione della tua anima, che non dovevi
condurre ‘tutta una cattiva vita’. Nell’aldilà
saprai perché ti è capitato questo.
33. Proprio così un giorno sarà abbreviato il tempo al
mondo, affinché l’ultima umanità, che nella sua pazzia sbranerà se stessa, …per
sé! Infatti, ciò che è di DIO, nessun uomo lo può distruggere, e sarà fermata
nella illusione della sua povera vita!”
34. Daniel accende una torcia, perché irrompe la sera.
Solleva il vaso d’oro: “Ulai, l’acqua di una fonte,
che finora nessuno ha trovato, come pure la regione della fonte dei fiumi della
Terra, non verrà mai trovata, è un simbolo per questo terzo tempo, di cui ho
parlato.
35. Così da Dio viene la terza Cosa (Gesù), come Mediatore e Riconciliatore.
Quando risuonerà il Suo ‘è compiuto!’, non si troverà nemmeno più il corso del
fiume. Ha una sostanza guaritrice per il corpo dei malati; ma l’Acqua che il
SIGNORE porterà come Riconciliatore, guarisce le anime di tutti gli uomini
smarriti. Una volta Egli dirà ad un altolocato:
«Se uno non è nato d’acqua e di
Spirito, non può entrare nel Regno di Dio!» [Gv. 3,5]
36. E tu, Astiages? Oh,
l’uomo deve lasciare agire per conoscenza la voce dello spirito. Ti ho portato
ora dal nascosto, l’acqua e lo spirito. Ti erano ignoti entrambi. E dato che,
sconosciuti a te, a un re di questo mondo, Dio vorrebbe adesso salvare la tua
povera anima, come succede sempre con qualcuno che si lascia condurre,
rivoltare, dalla sua Voce.
37. Essere rinato non significa che si deve nuovamente
venire sulla Terra come bambino. Ma, essere morto al suo mondo, rinato nello
‘spirito’, provenendo dalla maestosa Luce di Dio ed all’alta Verità della
Vita!” Daniel adagia dolcemente Astiages.
38. “Arriva la tua ora. Vuoi confessare un
credente-lieto il ‘sì’ a ciò che ho
potuto dirti, – come spirito, non come uomo – rivolto al Creatore di tutte le
cose viventi? Allora pronuncia il tuo ‘sì’
davanti alla tua gente. Dio l’accetterà con Grazia”. Nel re si svolge un
cambiamento. Dagli occhi irrompe un forte raggio, ed egli
dichiara ad alta voce: “Sì, messaggero di Dio, io voglio!”
39. Allora Daniel fa scorrere quattro gocce d’acqua
sul cuore, sulla bocca e sugli occhi. I regali stanno lì emozionati. Oh,
guarda: gli occhi si chiudono, la bocca diventa silenzio, il cuore cessa di
battere. Nessuno osa dire una parola, quando il veggente del Giordano lascia
silenzioso la stanza. Dove si reca? Si guarda in segreto a lui. Ed ecco, di
nuovo, quel miracolo: Daniel sta sulla sua isola d’acqua in mezzo all’Ulai.
[indice]
La grande visione
sull’Ulai: l’ariete e il caprone
[Daniele cap. 8]: «1 Il terzo anno del regno del re Belsatsar, io, Daniele, ebbi una visione, dopo quella che
avevo avuta al principio del regno. 2 Ero in visione; e, mentre guardavo, ero a Susan, la residenza reale,
che è nella provincia di Elam; e, nella visione, mi
trovavo presso il fiume Ulai. 3 Alzai gli occhi, guardai, ed ecco, ritto davanti
al fiume, un montone che aveva due corna; e le due corna erano alte, ma una era
più alta dell'altra, e la più alta veniva su l'ultima. 4 Vidi il montone che cozzava a occidente, a
settentrione e a mezzogiorno; nessuna bestia gli poteva tener fronte, e non
c'era nessuno che la potesse liberare dalla sua potenza; esso faceva quel che
voleva, e diventò grande. 5 E com'io stavo considerando questo, ecco venire dall'occidente un
capro, che percorreva tutta la superficie della terra senza toccare il suolo; e
questo capro aveva un corno cospicuo fra i suoi occhi. 6 Esso venne fino al montone dalle due corna che
avevo visto ritto davanti al fiume, e gli s'avventò contro, nel furore della
sua forza. 7 E lo vidi giungere
vicino al montone, pieno di rabbia contro di lui, investirlo, e spezzargli le
due corna; il montone non ebbe la forza di tenergli fronte, e il capro lo
atterrò e lo calpestò; e non ci fu nessuno che potesse liberare il montone
dalla potenza d'esso. 8 Il capro diventò
sommamente grande; ma, quando fu potente, il suo gran corno si spezzò; e, in
luogo di quello, sorsero quattro corna cospicue, verso i quattro venti del
cielo. 9 E dall'una d'esse
uscì un piccolo corno, che diventò molto grande verso mezzogiorno, verso
levante, e verso il paese splendido. 10 S'ingrandì, fino a giungere all'esercito del cielo; fece cadere in
terra parte di quell'esercito e delle stelle, e le calpestò. 11 S'elevò anzi fino al capo di quell'esercito, gli
tolse il sacrifizio perpetuo, e il luogo del suo
santuario fu abbattuto.
1. Sull’acqua scende una Luce che cambia nelle onde e nei colori. Daniel viene
racchiuso in una fiamma. A volte gli sembra come se venga sollevato insieme
all’isola d’acqua, che risplende come cristallo nella Luce, e il fiume gira
come in cerchio intorno all’isola.
2. Lui vede la magnifica meravigliosa figura celeste
ma, …l’immagine? O guaio! – «Comparve una Luce
proveniente da Est, da molto più in alto rispetto a dove stavano le stelle di
Dio. L’immagine proveniente dalla sera (Occidente/Ovest), si estende nella notte e fino a mezzogiorno (allo zenit). E’ un ariete che sembra correre verso Daniel.
All’improvviso rimane appeso alla riva di un fiume.
3.Verso l’alto si erge una
barriera di Luce. L’animale punta iracondo gli zoccoli nella sabbia (per scavalcarla). Dall’ira gli spuntano due corna, delle quali uno sovrasta
l’altro. Da tre parti arrivano degli animali per scacciarlo; ma esso li uccide
senza muoversi dal posto».
4. “Signore, che cosa significa?”
- “Ti viene mostrata la
prima parte dell’immagine. Per il mondo è un avvenimento esteriore, ma (rappresenta il tempo) dalla caduta della prima figlia e ciò che succede dopo nel mondo, quando sarà l’inizio
della fine. L’animale nel suo inizio è una forza, qui da vedere come primo
corno; quel dono che la portatrice della Forza (Sadhana)
aveva ottenuto, rappresentata come un secondo
corno, è l’usurpazione di Forza,
oltre alla Forza ricevuta.
5. L’ariete calpesta a
morte gli animali durante il percorso della sua
vita, (contro) la loro fatica di deporre il (suo) corno
di forza usurpata. Glielo concede la magnificenza della Volontà di Dio, ma a
ciò gli è stato posto davanti uno sbarramento, che tu conosci dalla rivelazione
ricevuta, cioè che il Signore ha iniziato la sua Opera come SALVATORE ‘già da tempo’, e da lungo tempo l’ha
compiuta in Sé. Ciò che viene
(donato) dapprima da una Rivelazione, è il dono all’oscurità, ai
suoi esseri, agli uomini.
6. Se qualcun altro gli va
incontro, allora tutte le Forze usurpate vengono fermate. Per il mondo è quel
tempo in cui verrà il Salvatore, quando ‘il potere della Sera’ afferrerà la
mano dopo la mezzanotte e dopo del mezzogiorno, mentre dal mattino, per gli
uomini, da tempo sconosciuto, risuonerà quella Parola, come l’ariete ha dovuto
sostare presso l’Ulai:
‘Fin qui e non oltre!’
7. Quando nell’ultimo tempo, il grande corno inonderà in parte
l’ovest, il nord e il sud, la Forza della Luce dall’est, per quell’aurora già
sorgente nella Mano di Dio del successivo Giorno della Creazione, essa rimarrà
comunque pur sempre la vincitrice, che il mondo lo rinneghi oppure no. – E così
continua a contemplare”.
8. L’isola di acqua viene di nuovo sollevata ed
abbassata. Daniel vede il corno dell’ariete, come la
‘grande Babilonia’, come un dominatore o un potere del mondo che durante il suo
tempo trionferà sugli altri. Dopo, la grande Babilonia comprenderà la sua
impotenza non appena suonerà il suo ‘Mene,
tekel, U-pharsin’
dell’ultima ora.
9. E dalla sera (Ovest) arriva un caprone percorrendo tutta la Terra, senza
toccarla con i suoi zoccoli. Tra i suoi occhi si trova un forte corno. Anche
questo è arrabbiato ed ha l’aspetto come se ne avesse il diritto. Oppure, solo
per il suo tempo? Per Daniel i secoli
avanzano. Il terzo tempo, dove nella risalita di quella Babilonia può regnare
l’ariete, spinge verso la sua fine. Dall’est arriva il ‘mezzo tempo’ come epoca
finale.
10. In questa svolta sta sul Piano ‘l’Alta Luce della
Divinità’. L’ariete, come simbolo del potere
del mondo e della prima figlia, muore. La figlia viene costretta dal santo ‘è compiuto!’ di risorgere come rinata
su una via del ritorno, anche se lunga; nel secondo senso: che la vecchia
Babilonia deve far posto alla ‘nuova’, ma ambedue sono comunque il ‘grande
animale’ in molte varianti.
11. Il caprone vale
anche come una visione del mondo, pure in varianti che si abbattono a vicenda,
che sono le stesse nel senso della grande Babilonia: arroganza, terrore, potere
iracondo alla cieca dei grandi e dei popoli, orrore, morte, rovina.
12. Quel corno più
grande viene spezzato ‘dall’Alta Luce’. Compaiono quattro
grandi corna rispettabili, forti nell’urtare i ‘quattro venti sotto il Cielo’. E in ciò sarebbero un buon segno,
ma formati mondanamente cattivi. Proprio nell’esercizio spirituale la forza
mentale degli uomini viene schiavizzata spietatamente, anche se verrà predicata
‘la Parola’.
13. Il piccolo corno (subentrato alle) dalle quattro corna sono i popoli insieme ai reggenti
nell’esercizio del potere. I re comandano e i sudditi hanno da obbedire. Se si
sollevano qua e là, la massa viene uccisa, meno secondo il corpo, che succede
anche, ma non vengono adempiute le giuste pretese.
14. Come può il piccolo corno fare cose così cattive?
Daniel lo vede crescere fino all’esercito del Cielo. Oh, …ora e più tardi,
coloro che vogliono riconoscere e conservare l’Alta Luce vengono in molte parti
oppressi ed estinti. L’esercito del Cielo sono gli inviati di Luce di Dio, le
stelle i loro aiutanti. Il corno li getta a terra
per costringerli ad adorare (riconoscere) il suo potere mondano.
15. Osa persino avvicinarsi al Principe del Cielo. Il
corno del caprone divora i molti sacrifici del suo servizio di co-aiuto,
…nell’aldilà e nella materia. Quello che viene sulla Terra, puro, dal Regno, è
un santuario dell’Altissimo; ma il potere del mondo spalanca le porte: L’alto
insegnamento di Dio diventa una fiaccola rossa (guerre di religione,
inquisizione).
16. “Signore, dov’è la Tua Forza, il ‘Fin qui e non oltre’?”
- “Aspetta”, dice un celeste (il portatore dell’Amore).
- Presso di lui sta un secondo che domanda: “Fino a quando
deve durare una tale visione del sacrificio e del peccato giornaliero, a motivo
del quale avviene questa devastazione, che entrambi, il santuario e l’esercito,
verrebbero essere calpestati?”. L’interrogante è un principe della
Luce. Il Portatore dell’Ordine dà la
risposta. Accanto ai due stanno ancora altri due.
17. “Fino a quando non
saranno passati 2300 sere e giorni; allora il santuario sarà di nuovo
consacrato”.
- “Quanti anni sono?”, chiede meravigliato Daniel.
- “Secondo l’orologio del
mondo sono sei più un piccolo tempo. Il ‘sei’ vale (anche) per
l’attuale Giorno della Creazione, nel quale il Creatore si era creato il Suo
popolo di figli. Non hai bisogno di calcolare i giorni secondo le ore, poiché,
anche se il Signore allunga oppure abbrevia, …questo è nella Sua Volontà
abituata alla Salvezza!”
- Daniel continua a chiedere come fosse da intendere
questo secondo il senso mondano.
18. Allora arriva un altro. Dall’alto risuona la voce di Dio: “Gabriel! Interpreta a lui la visione,
affinché la possa comprendere!”.
- ‘Gabriel?
Costui è venuto con il portatore dell’Amore che ha fatto la prima domanda’.
– E più tardi si accorgerà che l’altro presso il portatore dell’Ordine era il
principe della Volontà: di nome Michael.
19. La voce di Dio dal mezzo dell’Ulai:
– Dalla segretezza della Luce, fin nella rivelazione al veggente. Non solo il
profondo rispetto davanti al Signore, …è con la partecipazione dei principi che
fa tremare Daniel: “Non ne sono degno!”
- Gabriel permette
che Daniel rimanga sul suo volto nel suo spavento, …come segno d’espiazione per
il povero mondo. Però dice gentile:
20. “Attento, tu, figlio
d’uomo; perché questa visione fa parte del tempo della fine. In parte, quando
‘l’Alta Luce porterà ai caduti la svolta, ma per i figli di questo mondo,
cosicché a loro rimanga solo il ‘mezzo
tempo’. Nell’insieme vale per le ultime ore del Giorno, dopo la maestosa
Benedizione della Sera di Dio e la Pace della Sera scenda su tutto ciò che si
chiama ‘VITA’ ed è VITA”.
21. Il Raggio di Dio è così forte, che il veggente
perde il contatto con il suo io.
- Gabriel lo tocca dolcemente. Entrambi stanno ora
dinanzi a Dio sull’isola d’acqua dell’Ulai.
- “Io ti mostro come andrà nel tempo dell’ultimo
corno, poiché la fine ha il proprio tempo determinato da DIO”, dice Gabriel.
22. “Per l’epoca, ora e
fra breve, le corna dell’ariete sono i re di Media e Persia, non intesi Kores e Dario, che sono diventati buoni. Il caprone è la
sovranità della Grecia, esistendo già prima della ‘Sera’, ma naufragando con e dopo ogni bene, ciò al cui popolo gli
è proprio.
23. Infine, nel loro regno
– ricordati dello spirituale, il cui mondano è solo uno specchio – dalla prima
figlia con la forza usurpata, quando echeggerà nel Tutto, il ‘mene, tekel, U-pharsin’ di Dio,
molti usurpatori aumenteranno con una posizione di potere del mondo, che sarà
insolente come anche insidiosa; non da se stessa, sono gli uomini che le
daranno potere, sia attraverso la sottomissione, come pure anche per propria
spinta alla cattiveria ed astuzia.
24. Questo potere può
abbattere i forti. Ma per quanto furbo
si mostri questo ‘re del potere mondano’,
che molto dell’inganno gli riuscirà, …in seguito ti dirò un segno (croce) che
con gesto pacifico solleverà le sue armi, respingendo il ‘Principe di tutti i principi’, e su di lui si abbatterà ‘la Potenza della Salvezza’. E nessuno
vedrà la Mano, l’Agire, come e quando deve morire!
25. Si formerà un ‘nuovo
Evangelo’. Tuttavia, è del (derivato dal) magnifico ‘Vecchio’! Vecchio e nuovo sono eterni, gli Insegnamenti,
la Legge, la Benignità e la Volontà di Dio!
26. In loro si rivelerà
ciò che Dio farà giungere a tutti. Se
credi secondo il senso mondano, che Egli per questo avrebbe due differenti
pesi, allora hai ragione. Ma non è vero, poiché è la LUCE a dare il segno.
27. Ciò che certi credono
una punizione, la guida Dio è per avviare in loro la via del ritorno. Non
verrebbe questo, dalla Misericordia, come Benedizione a coloro che vogliono
anche conservare in questo mondo la Parola, la Legge, la Benignità e la Volontà
di Dio?”
- Dice Daniel: “Mi sono
sbagliato!”
- “Oh, no! Il mondo sposta
a volte la Luce di Dio. Sì, …infine non si riconoscerà più ciò che è vecchio, ci si solleverà come la prima figlia del Cielo,
che è pure quell’usurpazione di Forza che minaccia di spezzare l’anima.
28. Chi pensa che Dio
dovrebbe governare solo tramite loro, che solo i figli fanno di Lui il Padre, dovrebbero dare prima qualcosa a
LUI, affinché Egli lo possieda. Ciò è peggio che il peggiore potere del mondo,
perché, lo direbbe ‘nel Nome di Dio’!
Chi crede questo, è già suo nemico nella propria casa! Certo, …il Padre li
guarirà non appena giungeranno alla conoscenza. Ciò che attraverso il loro anticristo
spezzano sugli altri, lo dovranno pagare come propria colpa.
29. L’anticristo, come
saranno considerati i miscredenti, sono però i falsi insegnanti: ‘nel Nome di Dio’! Tieni questo nel tuo
spirito, poiché verrà anche il tuo tempo in cui potrai svelare tu stesso ciò
che ti è rivelato ora, oppure anche attraverso un inviato che il Signore ha
previsto per Sé. Questo può durare a lungo mondanamente; ma per il tempo della
Luce è un breve attimo.
30. Non comprendi ancora
il primo corno dell’ariete, il dominio del mondo, il secondo
come usurpazione del potere, per la fede. Lo
spirituale voluto, così lontano da Dio, come la sabbia del mare dalle stelle,
lo si porrà con il dominio del mondo sul Portatore.
Anche la prima figlia voleva porre la Forza di Luce di Dio sotto la sua propria, ed ecco che è caduta nell’abisso scavato da
se stessa.
31. Nel mezzo tempo[21]
regnerà la ‘nuova
Babilonia’. Allora si intaglieranno ‘orecchie’
come nel Bel, che devi svelare sotto un re che non conosci ancora. Con queste
orecchie si sentirà ciò che pensano i poveri uomini messi alla prova di
sofferenza, e i ricchi, di cui il corno del caprone ne divorerà il patrimonio.
32. Lo si chiama ‘potere della fede’, che certi grandi
conservano solo per sé. In questo modo il corno del dominio del mondo starà al
di sopra di quello del potere della fede, al quale solo il nome ne darà
l’impronta”.
- “Principe Gabriel, ma com’è possibile che questo
avverrà un giorno?”. Daniel è così
sconvolto, che piange. Il Signore non può proprio aiutare? Egli, non può …”
33. “Dio può tutto ciò che pensa la Sua Volontà!
Nessuno nell’intero circondario della Creazione, nemmeno noi principi, può
fermare la Sua Volontà! Oh, Egli lo potrebbe, e …lo farà! Persino ciò che Egli
omette, è l’espressione della Sua magnificenza di Volontà. Omettere è un
procedere santissimo del Suo segreto Essere-UR. Perciò non temere, perché:
‘Dio dimora nel Suo Cielo,
Egli può creare ciò che vuole!’ - [Salmi 115,3]
34. Perché il caprone è corso attraverso tutta la Terra e i suoi
zoccoli non l’hanno comunque colpita? Questa
è la duplicità della visione. Conservala; perché per questa, l’umanità non è ancora matura. Conosci il nome TERRA, il
terzo elemento di Dio, quel Fondamento per il maestoso ‘è’, ciò che Dio fa in tutte le Sue Opere. Il caprone vuole
distruggere due cose: il mondano e lo spirituale, ‘nel Nome di Dio’, come te l’ho mostrato.
35. Così esso può
calpestare facendo tremare il mondo,
i piccoli e i grandi. Non la TERRA, ma il mondo, poiché riguarda gli uomini, la
loro povertà e l’oscurità. Questo si chiama ‘mondo’.
‘Io ho vinto il mondo’,
insegnerà Dio come Salvatore. Ma per quanto riguarda
la Luce per quest’ultimo mondo, per
questo Egli imporrà sempre la magnifica alta TERRA!
36. A questa appartiene
l’Insegnamento, la Legge, la Benignità, la Volontà e ancora molto di più. Il
caprone vorrà distruggere questo in quegli
uomini, in coloro che aiutano i poveri nel co-servizio. Ma che nessuno zoccolo
colpisce la Terra, significa: – I
fedeli stanno sotto la Mano di Dio: Egli è la loro protezione e la loro
fortezza. Non l’abbatterà nessuno, allo stesso modo di come scomparirà Susan
sul monte, come un giorno tutte le fortezze e le case robuste di questo mondo.
37. Questo causerà poi la
sconosciuta Guida di Dio, che scuoterà il povero mondo. Soltanto, Egli si conserverà la TERRA[22]
come tutte le Sue Opere! Questo ora è sufficiente
per te, la tua anima deve ritornare nel suo corpo, che è ancora importante per
questo mondo. Vieni riportato indietro nel castello di Dura”.
38. Sollevato con l’isola d’acqua dell’Ulai, appare una Luce, come Daniel non potrebbe sopportare
da essere umano, anche se proviene da lui. Poi non sa nulla di sé.
- Una voce dice
preoccupata: “Sembra che si stia risvegliando dal suo svenimento. Tre giorni e
tre notti giaceva lì come morto”. Lo dice il
guardiano del castello ad un inviato che era venuto da Daniel dalla
parte di Dario.
39. Con il primo raggio di Sole del giorno dopo, il
veggente si risveglia. Un po’ alla volta ritornano i pensieri. Il suo corpo si
è ammalato, e si consuma di non avere nessuno con cui poter discutere della sua
visione, eccetto quel poco che Dario e Kores devono
ancora sapere: la morte di Astiages.
40. Dario (nel frattempo) manda una
procura (a Daniele) per smorzare la brama di potere di Bel-Sazar (II).
- Daniel ordina al
corriere: “Fai ritorno presto! Un altro andrà da Kores.
Dì all’orecchio al reggente (Bel-Sazar): ‘Astiages non vive
più! Le sue guardie lo hanno sepolto e ora sono presso Susan sul monte. Fanno
lutto ed hanno paura di cosa ne sarà di Edom. Perciò
hanno taciuto finora la morte del re. Non li si deve punire, poiché la fedeltà
è la protezione dei potenti. Tuttavia la Fedeltà di DIO sta al di sopra di
tutto il mondo!’. Il Mio Dio l’ha dimostrato anche a Dario e a Kores”.
[indice]
Il dialogo con
l’angelo-cavaliere sui profeti
Su Maledizione e
Giuramento, Serietà e Ira
La grande preghiera di
Daniele
[Daniele 9,1-19]: « 1 Nell'anno
primo di Dario, figliuolo d'Assuero della stirpe dei Medi che fu fatto re del
regno dei Caldei, 2 il primo anno del
suo regno, io, Daniele, meditando sui libri, vidi che il numero degli anni di
cui l'Eterno avea parlato al profeta Geremia, e
durante i quali Gerusalemme doveva essere in rovine, era di settant'anni. 3 E
volsi la mia faccia verso il Signore Iddio, per dispormi alla preghiera e alle
supplicazioni, col digiuno, col sacco e con la cenere. 4 E
feci la mia preghiera e la mia confessione all'Eterno, al mio Dio, dicendo: 'O
Signore, Dio grande e tremendo, che mantieni il patto e continui la benignità a
quelli che t'amano e osservano i tuoi comandamenti! 5 Noi
abbiamo peccato, ci siam condotti iniquamente, abbiamo operato malvagiamente,
ci siamo ribellati, e ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue prescrizioni,
6 non abbiam dato ascolto ai profeti,
tuoi servi, che hanno parlato in tuo nome ai nostri re, ai nostri capi, ai
nostri padri, e a tutto il popolo del paese.
1. Più re si consigliano chi dovrebbe subentrare ad Astiages.
Si sceglie Dario per quella parte dell’Edom che apparteneva
allo stato precedente dei caldei. Gli edomiti ne fanno il loro re. In questo
primo anno ad Edom, si chiede di nuovo a Daniel,
‘consiglio e conforto’. Nel suo seggio di principe
non c’è nulla da obiettare.
2. “Io stesso faccio i conti con Bel-Sazar (II), questo pizzicherà il naso a costui, che si dà delle arie”.
- Daniel toglie la
ruga che sta sulla fronte del re. “Lui è diventato piccolo. È solo bene se lo
incontri da solo – ma non senza la tua protezione”.
*
3. Nel solaio di Dura regna una pace che il mondo non
può dare. Il veggente va a prendersi i libri dei profeti e legge in Geremia[23]
dove Dio ha profetato, per cui la Giudea sarebbe da punire duramente, …per
settant’anni.
4. Quanti anni ci vorranno, prima che ci siano di
nuovo città, villaggi, campi, giardini, pozzi? Si immerge nella preghiera,
prendendo su di sé le colpe della Giudea. Lui sa bene: Dio solo è il Portatore
di tutti i pesi, sin da tempo dalla ‘Misericordia salvifica’.
5. “Signore, Tu sei un Dio che spaventa? Hai sempre
tenuto il Patto (Alleanza) e la Grazia a coloro che Ti amano, che osservano la Legge. Ma sotto il
Tuo Patto di Grazia stanno anche i lontani, perché per Te non esistono i
lontani. Noi abbiamo peccato molto, e siamo deviati dal buon diritto e dalla
Tua santa Legge.
6. Chi voleva sentire i Tuoi servi? Geremia è stato
esiliato ([Ger. 20,2]: “E Pashur percosse il profeta Geremia, e lo mise
nei ceppi nella prigione che era nella porta superiore di Beniamino, nella casa
dell’Eterno”.); nonostante avvenne ciò che egli
aveva predicato al popolo, ai principi e ai re. – Il Tuo Amore è giusto, mentre
noi dobbiamo vergognarci per tutti qui in Babele, lontani dalla patria, per
coloro che in Giudea si devono affaticare. Per via dei malefici ci hai respinto
e ci hai tenuto comunque nella buona mano di Padre. Tua è la Misericordia e il
Perdono! Non abbiamo ubbidito alla Tua voce. Tanti hanno mormorato contro la
Tua Legge. Ma:
‘Questo è l’amore di Dio: che
osserviamo i Tuoi Comandamenti;
e i Tuoi Comandamenti non sono
gravosi!’ - [1° Giov. 5,3]
7. Accanto a Daniel compare il cavaliere che stava nella
fornace. “Tu hai servito il Signore fin dalla gioventù”.
- “Messaggero di Dio, guarda i miei errori che vorrei
rendere non avvenuti. Oh, sì, …il nostro Dio è pietoso e un Padre di tutti i
figli. Non sarebbe empio, se gettassi l’ingiustizia commessa, soltanto sulla
Giudea? Adamo ha gettato la sua propria colpa su Eva e, …su DIO. Per amore
vorrei adeguarmi nell’insieme. Egli non fa nessuna differenza”.
- “Qualche volta sì”,
dice il cavaliere.
8. “Dio punisce i fedeli
con gli infedeli? Quale differenza nel procedere della divina Giustizia! In tal
modo può soffrire uno buono con il cattivo, se con ciò è rimessa una parte
della colpa attraverso la Grazia di Dio!
Chi si pone come giusto sugli ingiusti, rende ingiusto se stesso. Ma chi si
piega nell’umiltà dinanzi a Dio, rimane giusto. Anche una differenza!
9. Tu dici che questa
sarebbe una nostra faccenda? Dal punto di vista del pensare umano, certamente,
ma le Guide di Dio sono differenti nel genere,
Daniel, non nel valore della Grazia e
dell’Amore! Tu hai sostenuto fedelmente nel valore, la Guida, adeguandoti nella
cerchia degli aiutanti del Cielo”.
10. “Non ho mai pensato che si
dovrebbe aiutare Dio”, balbetta Daniel.
“Unicamente Lui è l’Aiutante. Se voglio contare i Suoi aiuti, …oh, io e tutti
gli uomini non troveremmo nessun numero, così immenso sarebbe”.
- “Nemmeno noi nella Luce,
fratello Daniel. Gli aiutanti non possono aiutare DIO, ma i loro fratelli e
sorelle, sì; e per questo – hai ragione – abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio.
Domani uno continuerà ad aiutarti, che è più grande
di me”
11. “Più grande?”, chiede stupito. “Tu indichi (chi fu) Asaria
per il mondo; altrimenti, un messaggero di Dio. Posso sapere chi sei tu? Questo
nome compare spesso in Giudea”.
- “Lo puoi sapere, anche
se non è importante; importante è la PAROLA, il Messaggio di Dio. E tu la
conosci molto precisamente. Il più grande non ti è estraneo.
12. Io faccio parte del
quarto gruppo davanti al Trono. Ho sbagliato molto sulla Terra, …come sommo
sacerdote al tempo di Isa-i, che mi aveva indicato la vera via. Poi ho sentito
come se il mio ingannevole potere del mondo fosse spezzato, da dove venivo e
dove potessi andare, se riconoscevo la Guida di Dio. Vicino a Dio, come primo
ringraziamento, anche grazie al profeta, mi è riuscito. Isa-i ti ha preceduto.
13. Lui, Geremia,
Ezechiele e tu siete un ‘blocco di Luce per il mondo’,
corrispondente come un segno della quadruplice Entità. Come profeti del
simbolismo sei tu, Ezechiele e due altri che verranno ancora (Zaccaria e
Malachia?), di nuovo in un’alta quadratura.
14. Questo ti sia rivelato
per la gioia. Quello che i tre del blocco di Luce avevano da rivelare, è un
libro aperto, così come il Creatore si mostra attraverso le Opere. Come
Sacerdote aveva incontrato Abraham, come Dio si è rivelato a tutti i figli
nell’Insegnamento, nella Legge, nella Volontà, nella Benignità, visibilmente o
invisibilmente, con Parole oppure nell’avvertimento della coscienza.
15. Come Quarto, si unisce
ancora il Padre. Mosè Lo conosceva. Ciò che EGLI conserva per l’ultima
Magnificenza, vale per il settimo Giorno della Creazione. Pertanto, quale
ultimo dei ‘quattro grandi veggenti’,
hai da sigillare la tua visione della fine del mondo, spiritualmente, dalla
Luce, per questo successivo Giorno nel quale il popolo dei figli, di nuovo
pienamente unito, darà Gioia al Padre”.
16. “Non voglio più mormorare, perché non ho nessuno
con il quale sarebbe da condividere la gioia e il peso delle immagini. Dio mi
voglia perdonare il mormorio”.
- “Già fatto! Ogni
veggente e i grandi erano molto soli; sovente sono rimasti incompresi, come
appunto anche tu. – La Pace di Dio sia con te”.
*
17. Daniel guarda a lungo dietro l’angelo. Si
annunciano dei governanti che hanno bisogno delle sue disposizioni, altri che
cercano consiglio ed aiuto. Così passano i giorni, finché Dario ritorna. Lui racconta quanto era piccolo
Bel-Sazar (II), quando ha letto lo scritto di Kores.
“Non gli ho tolto il titolo da re, possa splendere con questo; ma non può
emettere delle leggi. Kores lo ha severissimamente
proibito”.
18. “Una benedizione!”, esclama Daniel. “Bel-Sazar (II) ha picchiato sulla corona; era
difficile tenerlo lontano dalla provincia di Babele. Ora mi citerà sicuramente;
perché pensa…”
- “…non dimenticherà ciò che gli ho sussurrato
nell’orecchio? (cap. 20,40) Haha,
stava seduto lì come un omuncolo (nano), …accanto al
suo trono.
19. Ora qualcos’altro: – Se lasciassi andare tutti voi
(i giudei), questo porterebbe un gran danno alla provincia. Si svuoterebbero le
case, giacerebbero nella maggese i bei giardini e i ricchi campi; perché non si
lasciano insediare così tanti edomiti o medi; allora altrove si svuoterebbero i
villaggi. Che cosa c’è da fare? Se il vostro Dio avesse . . . “
- “Non più il tuo, re Dario?”
20. Il medio
afferra la mano di Daniel: “Che il tuo Dio è anche il mio, lo sai meglio tu che
io stesso. Se L’ho riferito a te, allora è perché di ciò lo voglio discutere
con te. Inoltre, …quante volte ti devo ancora dire che siamo amici? Nelle
udienze, dove certuni sono ancora da prendere con maggior prudenza, può
rimanere il ‘re’. Ma tra di noi,
nella più stretta cerchia di confidenti, siamo amici, …davanti al nostro Dio”.
21. “Dario, superi te stesso; ti ringrazio!”
- “Mi hai dato di più di quanto avrei potuto mai dare
io. Soltanto, …lasciamo questo da parte, per ora. Torniamo al ritorno del tuo
popolo. Che questo non possa avvenire in una sola volta, lo ammetti
certamente”.
- “Non ti tradisco; e se dovessi decidere io, la moltitudine rimarrebbe ancora
qui, per la benedizione e per l’utilità per te e per il mio popolo.
22. Io ho avuto l’informazione su quanto deserto sia
diventato il Canaan. Non ci sono quasi più strade. I rapinatori si sono molto
allargati, e nelle rovine dimorano animali selvaggi. Qui la Giudea è diventata
abbastanza ricca e non è in grado di affrontare un duro lavoro. Prima deve
intervenire la mano di Dio, affinché gli uomini giungano di nuovo alla
riflessione, ‘chi e che cosa sono’. E per il resto…?
23. Non capisci che la Giudea era del tutto
naufragata? Ha vissuto in modo mondano, a parte quelli che avevano mantenuto la
fede nel Signore. Un giorno si potranno contare anche in tutti i popoli di
fede, ma dato che dovevano diventare un esempio,
non eletti come unico popolo
del Signore – perché se fosse così, allora Dio sarebbe molto povero – ma
affinché agli altri diventassero una misura, finché tutti gli uomini potessero attingere salvezza e benedizione dalla ‘Sorgente della Grazia di Dio’. Tramite
le parole sono venuti maledizione e giuramento”
24. Daniel lega la destra, quando Dario dice
meravigliato che giuramento e maledizione sarebbero proibiti.
- “Per questi non esistono altre parole. ‘Maledizione’ significa = EGLI ha
deciso; giuramento = Egli lo ha fatto
dalla Serietà, appunto quella Caratteristica che Egli ha scritto sotto il
sigillo del Suo Testamento (vedi
Opera Ur).
25. E la Sua ira? O Dario, non ti arrabbi con i tuoi
figli se non ti vogliono seguire? E non è l’espressione di un amore, che non
vogliamo si rovinino? Così anche l’ira di Dio, che è buona e santa. Egli ha
agito così, dato come segno a tutti i
popoli della materia. C’era poco diritto e fede, quando la Giudea possedeva
ancora il paese del Giordano.
26. Mosè, che ha condotto così magnificamente il
popolo, ha visto nella grande visione il male, …già al monte Sinai. Egli ha
distrutto il vitello d’oro, un simbolo anticipato, così come Dio ha agito su di
noi. Ma come Mosè, nonostante la forza dello spirito, ha spezzato solo
l’animale idolatra, non l’allontanamento dei cuori cattivi, così il Signore ha
soffiato via l’esteriore nel popolo.
27. “Daniel, fatti interrompere. Hai rappresentato
maestosamente il tuo, …no, …il nostro Dio. Ora menzioni solo l’esteriore nella
vostra caduta, mentre Dio – appunto secondo la tua parola – non lo ha potuto
fare nell’interiore. L’esteriore è meglio che l’interiore?”
- “Così sembra, amico mio regale. Anche a me è giunto
da tempo l’ammonimento di considerare qualcosa meno nel senso mondano. Il caso
è il contrario.
28. L’interiore nella vita di un uomo sta sempre
nell’agire dell’Onnipotenza, sotto
l’Insegnamento, sotto la Legge, la Volontà e la Benignità di Dio. Sia che lo
riconosciamo oppure no, non cambia di essere legati a Dio. EGLI ci ha creato!
Nonostante ciò, ci ha assegnato la via dello sviluppo, che in genere vale
all’esteriore della vita. Ed Egli la spezza, quando e come è necessario.
29. Chi si orienta secondo questi segni nella libertà
del cuore, è circondato nella magnifica libera Volontà di Dio che conduce tutte
le Sue Opere. Ciò che Dio spezza così, sia uomo, sia popolo, sia un intero
mondo, …Egli solleva da ogni nocciolo di vita l’interiore; e la VITA, Dario,
questa appartiene a Dio. Egli ce l’ha prestata dal Suo Atma-UR.
30. Il Signore veglia su questa Vita. Egli veglia pure
sul nostro fare e non fare nel mondo. Non hai l’esempio nella gente, pure nel
tuo paese? Si crede di fare tutto da se stessi. E poi? …Essi stanno davanti ad
un abisso, sul quale non possono saltare”.
31. “Spiegato bene!”. Dario
abbraccia Daniel. “Ti ringrazio. Ci penserò sempre”.
- “Nonostante il mondano che incontrerai troppo
sovente come re, sarai sempre unito con Dio, nella Parola e nella Verità. Il
più interiore, la cosiddetta Vita o essenza, è saldamente nella Mano di Dio.
Non devi preoccuparti”. – Nel tempo, Dario se ne accorgerà. Quanto del mondo lo
sommergerà molto, a volte dimenticherà del tutto il Signore, allora ancora una
volta la ‘Luce’ starà davanti alla porta del cuore.
*
32. Le preoccupazioni di questo mondo, per gli uomini e
per ciò che ha da eseguire per il re, ritornano anche dal veggente del
Giordano. Ma gli ritorna un’ora in cui passato e presente passano come immagini
nel futuro. Si china, per lottare nella preghiera, per il passato e per il
futuro.
33. Lui prega:
“Signore, Tu guidi tutti gli uomini! Per via della Tua alta Guida ne sono
lieto, ma aggravato per colpa e peccato, …anche dei miei, caro Dio-Padre! Hai
portato via Israele dal paese del Nilo, dall’onta, dal languore. Ma non si è
voluto riconoscere la Tua Guida abituata alla salvezza. Quanto si serrano gli
uomini, quando sentono le Tue mani di Padre.
34. Allora Tu li guidi nella sofferenza del mondo,
come noi a Babilonia. Oh, ricordo: ben molti accettano la Tua verga e il bastone (Salmo
23,4); il bastone
con il quale spesso hai dovuto battere per la Benedizione, per educarci; la
verga con la quale nella Dignità della sovranità della Tua Magnificenza,
come Padre fedele, hai guardato ed anche accettato ogni singolo del popolo.
35. Lascia andare il passato, rivolgi di nuovo a noi
il Tuo volto. Metti da parte la Tua ira; erigi di nuovo la città di Gerusalemme
e il paese. Oh, la Tua Città si chiama ‘Santa-Luce’, che non si trova in nessun
luogo della materia. La Tua Città
della Luce e della Santità è la centrale-Ur del Tuo Regno. Il mondano naufraga,
ma quello che Tu hai creato dalla e nella Luce, rimane nell’eternità.
36. Dacci ancora una volta il Tuo Amore, finché…”.
Come un fulmine passa davanti a Daniel:
Gerusalemme nuovamente distrutta, e non sarà mai più come l’ha edificata una
volta Abraham (vedi “Il
Patriarca”). “Signore, noi possiamo anche portare l’iniquità dei
nostri padri. Tu hai perdonato settanta volte sette, …noi spezziamo il bastone
già al primo perdono. Quindi la Tua ira è giusta. Ma tutti coloro che verranno
dopo? Devono portare i loro propri peccati; non li aggraverai con le colpe che
sono passate da tempo. Per questo Ti ringrazio!
37. Come sei gentile con i fedeli, Sii quindi clemente
con gli infedeli. Fin da Abraham ci hai guidato due volte settecento anni nella
Pazienza e grande Benignità ed aspetterai nuovamente settecento anni, prima che
venga l’ultimo male (70
d.C.), dove poi una cosa si tira dietro l’altra – fino
alla fine di questo ultimo mondo – come ‘grande Babilonia’.
38. Il Tuo orecchio è sempre aperto per sentire le
nostre suppliche; i Tuoi occhi vedono ciò che facciamo noi uomini. O Padre, Ti
ho espresso la giusta supplica dalla mia povera bocca. Perdonami! Io parlo per
tutti; io sto con tutto il popolo dinanzi al Tuo volto. Non indurirti, Signore:
perché:
‘noi giaciamo dinanzi a Te con la nostra
preghiera!
Non speriamo nella nostra giustizia,
ma nella Tua grande Misericordia!’
39. Non lasciarci, mio Dio-Padre! Sii nostro Salvatore
e Redentore! Liberaci dal male della nostra anima e dal male di questo mondo.
Dà il segno della Tua Città santa-luce e del popolo del Cielo, affinché
possiamo ritornare nella Città, nella terra dei patriarchi”.
40. Dopo questa lunga preghiera di richiesta, Daniel
va per tre giorni nella grotta, nella quale si era nascosto Nabucodonosor.
[indice]
Gabriel spiega la
visione di Geremia: per quel tempo e per quello della fine
[Daniele 9,19-27]: «20 Mentre
io parlavo ancora, pregando e confessando il mio peccato e il peccato del mio
popolo d'Israele, e presentavo la mia supplicazione all'Eterno, al mio Dio, per
il monte santo del mio Dio, 21 mentre stavo ancora
parlando in preghiera, quell'uomo, Gabriele, che avevo visto nella visione da
principio, mandato con rapido volo, s'avvicinò a me, verso l'ora dell'oblazione
della sera. 22 E mi ammaestrò, mi parlò, e disse:
'Daniele, io son venuto ora per darti intendimento. 23 Al
principio delle tue supplicazioni, una parola è uscita; e io son venuto a
comunicartela, poiché tu sei grandemente amato. Fa' dunque attenzione alla
parola, e intendi la visione! 24 Settanta settimane
son fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la
trasgressione, per metter fine al peccato, per espiare l'iniquità, e addurre
una giustizia eterna, per suggellare visione e profezia, e per ungere un luogo
santissimo. 25 Sappilo dunque, e intendi! Dal momento in cui è uscito l'ordine
di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all'apparire di un unto, di un
capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata
e ricostruita, piazze e mura, ma in tempi angosciosi. 26 Dopo
le sessantadue settimane, un unto sarà soppresso, nessuno sarà per lui. E il
popolo d'un capo che verrà, distruggerà la città e il santuario; la sua fine
verrà come un'inondazione; ed è decretato che vi saranno delle devastazioni
sino alla fine della guerra. 27 Egli stabilirà un
saldo patto con molti, durante una settimana; e in mezzo alla settimana farà
cessare sacrifizio e oblazione; e sulle ali delle
abominazioni verrà un devastatore; e questo, finché la completa distruzione,
che è decretata, non piombi sul devastatore'».
1. Il mondo irrompe di nuovo sul veggente. E’ bene quando le immagini, sovente
spaventose e comunque ricche di Benedizione, non vengono in brevi successioni.
Se ‘una nuova’ discende su di lui,
allora tutto l’esteriore è appianato. Un piccolo miracolo: – Il guardiano del castello scaccia la gente, quando
il ‘suo principe’ si è ritirato. “Daniel ha la visione”, dice con energia ogni
volta.
2. Pochi giorni dal ritorno dalla grotta, Daniel
presenta di nuovo le sue richieste dinanzi al Signore. Questa volta è nella sua
camera, dove mette la sua preghiera come sacrificio della sera nelle mani del
Padre. Allora arriva una magnifica figura, volteggiando. Oh, ah, il maggiore,
che il cavaliere aveva annunciato (cap. 21,10). E’ il
principe Gabriel che già una volta gli axeva portato
il messaggio di Dio.
3. “Oggi vengo a te
per istruirti”, dice l’arcangelo. “Giorni fa, quando la
tua preghiera è salita al Cielo, sono uscito dal Santuario con il messaggio di
Dio. Ti meravigli che sono comparso come un fulmine, ma avrei impiegato dei
giorni per venire da te nel mondo?
4. Qualche Messaggio è da
portare in questo mondo secondo la misura del tempo, ed altri secondo la misura
dei secondi della Luce. Nella misura del tempo del mondo il portatore del
Messaggio sparge la benedizione di Dio attraverso le sfere. Questo richiede
tempo. Infatti, tu sai che nonostante il tempo, gli anni, giorni o ore di
questo mondo non sono da circoscrivere.
5. Sono esatti anche gli
anni, tre volte settecento, e senza un paio di spanne. Dio impiega il Suo
Orologio di Spazio e Tempo[24]
dal percorso stabilito dell’eternità per i Suoi figli; per gli uni
lentamente, per altri più velocemente, come per tutti i popoli. Nulla cambia la
costanza dell’Orologio di Luce di Dio! Io ho percorso la mia via secondo il
tempo della Luce, ma per te visibilmente come un fulmine. Si impara a conoscere
le differenze solo nell’aldilà.
6. Bada di comprendere la visione, poiché tu sei caro
e prezioso al Padre”.
- “Principe Gabriel, come posso, malgrado i miei
peccati come uomo, al nostro Padre…”
- “Fermati! Sarebbe
davvero un peccato, anche se non uno cattivo. Non lo comprendi? Se, nonostante
l’autentica umiltà dalla vera Luce, si dice qualcosa che non esiste proprio per
il Padre, allora non è né detto bene né fatto bene.
7. Al nostro Padre, tutti i figli sono cari e preziosi; cari
i buoni, quindi Gli sono anche preziosi. Con i cattivi il ‘prezioso’ è al primo
posto, appunto abbastanza prezioso per sollevarli dall’oscurità, …‘nel loro tempo’. Se si lasciano
sollevare da Lui, allora sono di nuovo cari, come una volta, prima di essersi
separati dall’Amore di Dio.
8. I numeri sono quasi
sempre simboli, che a volte sono giusti nel senso mondano. Dopo il ritorno in
Giudea seguiranno sette settimane, alle quali ne è da aggiungere una come atto
in anticipo, e una come finale. In questo tempo si opererà con fervore, per
spingere avanti la riedificazione.
9. Lieti per via del
ritorno, si porteranno molti sacrifici attraverso i quali sarà perdonata la
colpa. In quel tempo ogni profezia che riguarda la fine di questo ultimo mondo,
verrà sigillata. Questo non significa solo renderla ermetica, poiché, dietro a
questa sta l’alta Parola di Dio: ‘Questo
è certamente vero!’. – Quindi, ogni autentica visione si adempirà.
10. Dopo le settantadue
settimane (Ger. 25,8-11) viene unto un qualcosa di santo. Sai che
cos’è?”
- “No, Gabriel. E’ l’eterna Decisione, l’alto
Sacrificio (Golgota) nel nostro popolo, …che non ne avrà mai l’esclusiva parte? Per via di
molti, avverrà; per via di pochi, come
si adempirà? – Secondo l’esteriore? Infatti, è dato dall’Altissimo il come,
cosicché nessuno può cambiare qualcosa”.
11. “Ben riconosciuto! – Dopo
il ritorno, e tu stesso resterai qui
più a lungo, dove secondo l’ordine del re si riedificherà Gerusalemme e le sue
mura, passeranno sette settimane, finché si sceglierà uno come unto. Quanto
poco questa scelta ed unzione conservi la sua validità, lo si vedrà molto
presto, …anche in tutte le epoche dei tempi.
12. Nell’ultima epoca del
mondo si ungeranno molti, si incoroneranno molti e si chiameranno santi, anche
se si sa che solo il CREATORE è santo. Faranno nel Nome di Dio ciò che è
assolutamente l’opposto alla Sua Dottrina. Quindi cadranno anche, già nel tempo
della loro vita terrena, e più tardi con la loro morte. Infatti, come si nasce,
così si sotterra: nudi, poveri e vuoti!
13. Non diversamente
l’unto di Gerusalemme. Per settantadue settimane si erigeranno le mura e le
vie. Il popolo giubilerà; i buoni vecchi sacerdoti piangeranno (di gioia). Ma le lacrime saranno soffiate via e il giubilo
sprofonderà nella tomba. Ciò che si è scelto nel primo giubilo – Dio ed il
Santuario – diventerà una faccenda usuale. Perciò il Signore lo estinguerà
anche di nuovo.
14. Questo accadrà dopo il
più grande Sacrificio, perché il Portatore del Sacrificio (Gesù) verrà
riconosciuto e adorato da pochi. Dopo le settanta settimane seguiranno subito
un tempo di settanta e due anni, dove la Giudea troverà la sua fine come
attraverso una marea. Fino alla fine di tutte le contese, moltissimo diventerà
deserto e secco.
15. Questa marea riguarda
pure molti popoli. Porta lacrime, sofferenza, afflizione, morte e spavento.
Questo tempo diventerà peggiore di quanto era il diluvio di Noè. La contesa non
terminerà, da uomo a uomo, da popolo a popolo, cosicché il mondo verrà
sconvolto. Come un tempo, due tempi e quel mezzo di Dio, proprio così un giorno verrà una grande guerra e
una seconda (1914
e 1939?), che avranno per
conseguenza continui spaventi e rovine, finché ‘l’orrore’ sembrerà non finire.
Questi sono tre tempi.
16. Il
‘mezzo tempo’ (l’ultimo) di Dio spingerà gli uomini alla riflessione, …quando è
quasi troppo tardi, alla sera del mondo. La grande Babilonia (Ap. 14,8) starà
poi seduta su un trono, come nessun re ne avrà mai. Follia, orgoglio, brama di
dominio, avidità, arroganza, sono l’aia di questo mondo, che Dio spazzerà
(Matt. 3,12). E ciò che Isa-i ha annunciato al popolo,
vale per tutti i popoli della materia, finché l’ultimo scintillino non sarà
calpestato a morte.
17. Solo da questa morte si risveglieranno i
defunti a nuova Vita! Ciò significa: – Uno a cui è morta l’anima e non
ubbidisce a Dio, sarà calpestata la spinta dell’anima, sarà spazzata via
sull’aia della materia (nota 15 / cap. 16,15). E perché? Non sembra essere questo, crudeltà
e ira? No, Daniel! Chi insulterà queste parole – l’Agire di Dio – così, metterà se stesso sull’aia!!
18. Chi non ha finito di
consumarsi nel Fuoco di Dio, chi non ha sparso la pula del mondo, come deve
giungere alla Luce? Ciò che gli uomini chiamano duro e crudele, è la grande
Grazia di Dio che – come molto altro – è riconoscibile nel modo giusto solo
nell’aldilà. La si può certamente comprendere in questo mondo, ma secondo
quella parte di Benedizione che il Signore ha dato: l’uomo e il tempo!
19. ‘In una settimana il Signore rafforzerà il Sacrificio dal
Suo Patto’.
Questi non sono sette giorni, anche se si osserverà il servizio e il sacrificio
per sette giorni (la
settimana santa?). Quello
che avviene dall’Eternità di Dio, qui avràsolo il più
piccolo riflesso. Ma è importante, perché il Signore vuole includere ed
includerà tutto il piccolo nel grande, per via della povertà nella quale era
caduta una volta la bella figlia.
20. ‘Egli rafforza il Patto per tutta una settimana’. Questo vale anche per
tutti coloro che camminano attraverso la materia del mondo ‘su Incarico di
Dio’, il che significa che Dio adempie il Patto in loro in ogni tempo. Secondo
la Luce spirituale è la prima settimana della Creazione (Gen. cap.1) del Suo Anno-Atto-UR, quindi rilevato per i figli (vedi Opera ‘Eternità Ur...’).
Due terzi dal Regno sono i molti che non sono
caduti con un Terzo (Ap. 8,12). In questo mondo è al
contrario;: due terzi provengono dall’oscurità, un terzo dalla Luce.
21. Tu domandi dove sono
rimasti i due terzi della Luce e perché supera l’oscurità. Non solo questo
mondo, il più piccolo e il più povero, …è un terreno portatore attraverso il
quale passerà il Sacrificio di Dio. Se non fosse così – sarebbe da tempo
soffiata via! Non comprenderlo in modo sbagliato. Tutti i fedeli operano dalla
Forza e dalla Grazia di Dio, ma anch’essa viene inoltre benedetta – per se
stessa – per la povera figlia e per tutti i co-caduti. Ora hai visto ancora due grandi ali che arrivano da un
capo all’altro. Se fossero dalla Luce, sarebbero molto buoni. Questi altri
riguardano la materia, …da un capo all’altro con cui è da considerare tutto il
tempo della caduta.
22. Questo è come l’ombra
dell’avvoltoio che cade come terrore sulle sue vittime, quando scende in
picchiata su di loro. E se da questa immagine non si riesce a vedere
l’inesprimibile Pazienza di Dio, sovente nella Benedizione coperta, tuttavia Lui c’è sempre! – Egli è sempre
presente. Il mondo sarebbe scomparso già al primo colpo d’ala! Da ciò, potrebbe
sorgere per i buoni una nuova Benedizione? Per i defunti, una nuova vita? No!
Infatti, ciò che questo mondo spezza,
esso stesso non lo riedifica mai più!
23. Sotto il termine ‘mondo’ è da riconoscere in primo luogo la figlia perduta
insieme ai seguaci, in secondo luogo tutti gli incarnati sulle stazioni del
mondo (l’intera
Creazione materiale), per
quanto provengano dalla caduta. In terzo luogo, vale per tutto ciò che è contro
Dio, contro il Suo insegnamento, la Sua Legge, la Volontà e la Benignità,
quindi, quella ‘grande Babilonia’, di cui hai appunto abbastanza conoscenza.
24. Ancora qualcosa
sull’immagine dell’ala: – Una volta hai visto i quattro venti che si
scatenavano l’uno contro l’altro sotto il Cielo e sul mare (Dn. cap. 7,2). Tutte le immagini, chiuse o aperte, sono nel loro genere, in più, nella
loro interpretazione, ognuna un mosaico dell’immagine unita del Cielo. E così
fai di nuovo attenzione:
25. Qui hai trovato
quattro popoli che in parte si completavano, in parte tendevano a dividersi.
Non si scatenano ancora l’uno contro l’altro, ma presto si soggiogheranno l’uno
all’altro. Rimarrà il regno dei persiani; più tardi cambieranno il loro modo di
vivere, nella loro dimensione, in parte anche nel paesaggio.
26. Prima del tempo di
Adamo, Lucifero credeva continuamente di essere l’unico reggente nel cosmo. Ha
distrutto il suo primo posto di Grazia (Mallona) e il secondo (Atlantide?). Fin da Adamo regna il terzo tempo di Grazia. In questo
tempo si è reso conto che come la figlia smarrita lei dipende dalla Benignità
di Dio. Distende ancora le sue oscure ali da un capo all’altro. Ma fino a
quando?
27. Come è stato il suo
inizio, è il segno per la fine di questo ultimo mondo. Allora si metteranno
d’accordo rispettivamente quattro popoli su entrambe le ali, ma le ali si
trovano in duro litigio, finché non giunge l’abominio della desolazione su
tutti i paesi. In più gli orrori della guerra, della fame, della miseria,
dell’afflizione, rovina, catastrofi e, …molta morte.
28. Non piangere, Daniel”,
consola Gabriel, quando costui non può
fermare le lacrime.
- “Dov’è la Benignità di Dio? Dove il Suo aiuto che ho
sempre considerato magnifico? Dove la Redenzione di cui ha predicato Isa-i (Isaia)? Dove, angelo di Dio, è Egli
stesso?”
29. “Le tue domande
colpiscono al centro. Sappi solo questo: dove non fossero distese le ‘ali di DIO’, allora già al primo colpo
d’ala dell’avvoltoio, simbolo della caduta e del mondo, seppellirebbe rovine
come una morte eterna; in più la
desertificazione, finché DIO stesso non tracciasse una linea di fine, …da una
Sapienza che nemmeno noi angeli possiamo del tutto comprendere.
30. Da questa linea terminale
di Dio, sorgerà, per tutti i defunti e per le briciole della materia, una nuova
vita. Se, senza tale redenzione, pensata fin da sempre (Ebr. 9,12), non avesse
tracciato la linea di fine all’oscurità,
questa potrebbe distruggere il mezzo tempo di Grazia di Dio, che Egli
ha magnificamente misurato. Chi sa che cosa avverrebbe poi? Ma quanto è bene
che questo rimanga chiuso eternamente.
31. Una santa Decisione,
pensata nel proprio Consiglio! Questa è meravigliosa, e DIO la esegue anche.
Quando una Decisione è stabilita dall’Onnipotenza, allora il Signore chiede ciò
che noi avremmo da consigliare. Credi forse che questo sarebbe superfluo? Così
sembra, quando si vuole afferrare il Celeste solo dal pensare mondano.
32. E’ la nostra più alta
delizia, quando Dio chiede Consiglio a noi. Ma che cosa ha pensato Lui? Educati
nella Luce e rimasti appunto in essa, è possibile afferrare solo ciò che è
stato pensato. Noi restiamo nel procedere delle Opere, e notiamo certamente ciò
che può e deve divenire. Se ci possiamo appoggiare al ‘Consiglio dell’Altissimo’, allora nessun uomo può afferrare la
nostra beatitudine.
33. Quando si tratta di
una cosa difficilissima e noi sbagliamo, la Beatitudine non perde nessuna
oncia. E’ magnifico quando il SIGNORE discute con noi la Sua Opera (Gen. 1,26). Perciò, una volta un messaggero (Paolo)
annuncerà: «Chi ha conosciuto il pensiero del SIGNORE? Oppure, chi è
stato il Suo consigliere? O chi gli ha dato per il primo e gli sarà
contraccambiato? Poiché è da Lui, per mezzo di Lui e per Lui che son tutte le
cose. A Lui sia la gloria in eterno!»
- [Rom. 11,34-36]
34. Chi un giorno porterà
questa parola sulla Terra, già ora sta nella scuola per il mondo[25].
Per questo ti è stato annunciato in anticipo.
35. E ora accogli la tua
vicinanza al Trono di Grazia, …per il servizio, Daniel, non privilegiato sugli
altri, poiché, davanti e nel Cuore di Dio esiste per tutti i
figli un posto: quello della
Benedizione unificata, della Grazia, dell’Amore e – appunto perché necessaria –
della riconciliazione.!”
[indice]
La magnifica profonda
rivelazione e guida da Dio stesso su Esodo 19,5-6
1. La Giudea si ribella contro la giusta tassa e vuole tornare a casa, non
considerando l’impossibilità di abitare già ora come intero popolo in Canaan,
dove ci sono ancora così tante macerie, pur di raccogliere dove non si può
ancora seminare. Per questa avversità Daniel si è ammalato. Il guardiano del
castello manda a chiamare un medico. Ma chi aiuta contro i suoi pensieri
tormentosi? In una notte gli si sprigiona:
2. “Signore, perché questo viene su di me? Io sono
ancora imperfetto, ma Tu, lo consideri come peccato? Non è ciò che ci siamo
caricati? Tutti gli errori che non sarebbero da commettere, …o Signore, mi
tormentano. Buon Padre, lasciami la Tua pace!”
- Dalla porta si avvicina un passo silenzioso. Una
Luce! Abbaglia e consola, dà pace e toglie l’inquietudine dal cuore. Una Parola. Daniel, …non ha già sentito questa
voce?
3. “La pace sia con te! E’
bene che ti tormenti, ma è sbagliato, come
lo fai. Quando avrò finito di parlare con te, comprenderai molto e sopporterai
anche con leggerezza ciò che avverrà. Non aggravio nessun peso; lo fanno gli
uomini stessi, ma lo gettano sugli altri, non per ultimo su Dio. Se lo fanno,
allora essi stessi si costruiscono un muro che difficilmente superano; e
nessuna colpa si può gettare oltre.
4. Tu porti quattro cose: le
povere anime, il paese, il corpo e le immagini che sovente ti opprimono. Sii
lieto, Daniel, di ciò che ti è permesso e che sei in grado di portare”.
- “Solo con l’aiuto di Dio”, dice il veggente. Gli viene un brivido sotto un forte
raggio. “Lasciati salutare nella profonda riverenza, a te, santo, anche se non
so chi è venuto da me. E’ certamente l’intera Grazia di Dio”.
5. “Dovrei stupirmi Io
perché non Mi conosci?”
- “Lo sento nel cuore”, sussurra Daniel, “ma non ne sarei degno”.
- “Degno o indegno, lascia
questo al tuo Creatore! Credi che da te verrebbero solo gli angeli, mentre DIO
aveva già incontrato altri, come magari Giacobbe presso il Peniel?
(Gen. 32,31) Non può succedere anche a te?”
6. “Non sono né Abraham, né Giacobbe o Mosè, che il
Signore ha benedetto per la salvezza. Come potrei sperare che io…”
- “Che cosa ti ha
insegnato Gabriel? Lo hai dimenticato?”
- “No, Santo; ma con gli angeli …”
- “…ti tolgo il tuo
dubbio.
7. Tu pensi che persino Gabriel
sia ‘solo’ un messaggero. E cosa è l’uomo provvisto di un Incarico? Viene da se
stesso? Con il dono conquistato da se stesso? La differenza tra Dio e un
Gabriel non è così grande come se lo
immaginano gli arroganti; tuttavia egli è più grande di quanto lo possa
afferrare l’intelligenza del mondo! Comprendi questa misura?”
- “No, Santo, non la comprendo”.
8. “La tua ‘non-comprensione’ è una comprensione
benedetta. La differenza la si comprenderà poi, nella Luce. Perché dici ‘Santo’
a Me?”
- “Dio ha dato la Parola del (nel/al) popolo santo, e si è creduto che
fosse il nostro popolo giudaico. E questo, …no, nonostante molta buona gente
nell’insieme, è tutt’altro che santo. Credo che questo, non lo sia nessun popolo e nessuno, …eccetto DIO solo!”
9. “Molto vero, Daniel!
Riconosci quindi Chi sta al tuo fianco”.
- “O Signore, Padre mio e Dio mio, lo sento; ma come
uomo…? Tu vedi com’è fatto il mio cuore. Lasciami dapprima inginocchiare in
umiltà per ricevere la Tua benedizione, che mi renda degno di accogliere la Tua
Parola”. Daniel non ha mai afferrato la
solennità di una rivelazione di Dio così come proprio ora, quando sente giacere
sul suo capo le mani di Dio.
10. “Ora sei puro, per
sedere accanto a Me”.
- Daniel lo fa, mentre il sangue gli scorre beato
nelle vene.
- Dice Dio: “Guarda, dalla Mia Parola si toglie sempre ciò che va bene all’uno o all’altro.
Dove si tratta di una Promessa più alta, si dimentica volentieri che con la
Promessa – quasi sempre di Benedizione per i figli – devono precedere le
condizioni, altrimenti tutte le promesse rimarrebbero parole vuote. Io sono il
Creatore di tutte le cose viventi; perciò da Me non esistono Parole vuote!
11. Se la Promessa non si
adempie, perché allora viene lasciata inosservata la condizione, come qui con
il ‘popolo santo’? (Es. 19,5-6) Premesso che ‘santo’ significa, per
i figli, sempre = ‘la Mia
benedizione’. Perché sono Io, il SANTO, il Donatore della Benedizione.
Chiunque dicesse che lui può
benedire, non riceverà in tutta Serietà la Mia
benedizione. E perché?
12. Non che Io vi separi
da Me. Per lo sviluppo è benefico, non importa dove vi trovate, se nel Regno
della Luce oppure nelle parti più povere della materia. Purché voi rimaniate figli Miei ed Io eternamente il vostro
DIO! Benedire può (solo) colui che è santo. Questo Lo sono solo Io! Hai riflettuto
per molto quelle Parole:
«Or dunque, se ubbidirete davvero alla mia voce e osserverete
il mio patto, sarete tra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta
la Terra è mia, e così mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa».
[Es. 19,5-6]
13. Mosè salì sul Mio
monte (Sinai) e cioè nel terzo mese dopo l’uscita
dall’Egitto. Ed Io, come terza Entità, come DIO e REDENTORE, avevo preparato quel
tempo nel quale iniziare a rimpatriare la povera lontana – anche il popolo di Giacobbe – che si era sempre dato al
servizio idolatro.
14. Ho parlato di Giacobbe
e di Israele. E’ inutile nominarne due, se ne vale uno solo. Il popolo di
Giacobbe è quello del mondo, mentre Israele è il popolo della Luce. Ho prestato
loro solo il nome. Poiché il popolo della Luce era rimasto fedele, perciò fu
santificato, che significa sempre, benedetto, e non santo in se stesso. E il
popolo di Giacobbe che aveva ricevuto il nome ‘Israele’, …come immagine di
riflesso?
15. ‘Se ora ubbidirete davvero alla mia voce e osserverete il
mia patto!’. Questo ‘ubbidirete ed osserverete’ indica che non volevano ubbidire.
Subito dopo la ricezione dei dieci Comandamenti fu cancellato (il primo nome). Quindi il popolo di Giacobbe non poteva nemmeno essere
santificato. Non essere triste, Daniel; difficilmente un popolo del mondo
raggiungerà la meta. Non ti basta che ‘l’Israele
della Luce’ è stato santificato? Può, jl mondo,
ricevere e conservare ciò che appartiene allo SPIRITO? Fin dal patriarca
(Abramo), dalla radice della Giudea, di rado è stato eseguito ciò
che lui aveva insegnato ai suoi cari.
16. Ismaele è andato nel deserto,
ed era comunque il figlio del patriarca. Così pure, il popolo ha abbandonato la
Mia Parola e il mio Patto. Come poteva essere ri-allacciato?
Ciò che IO faccio per tutti in segreto, rimane sconosciuto ai mondani, …per
Pazienza, che è santa, e giocare con questa è molto pericoloso! Essa chiede
Consiglio ad ogni Caratteristica (ai sette arcangeli). Se
poi compaiono separatamente la Volontà, l’Ordine, la Sapienza e la Serietà, chi
potrebbe incontrare questa (la Sapienza), senza
morire? Non intendo la morte del corpo, ma quella dell’anima, …per il mondano
stesso, mai in vista della Mia Condizione-Ur, della VITA!
17. Tu sai come si
ribellano, se regna il mondano. Chi pensa a ciò che avrei da dire Io? Già ci si
è dimenticati rapidamente quanto è stato tolto loro quando ho guidato il popolo
all’Euphrat, …per Benedizione segreta, che tu conosci
molto bene.
18. Vuoi forse ricordare a
ME, che per via della buona gente devo lasciar agire
la Mia Grazia? Non ha combattuto anche Abraham, per salvare Sodoma e Gomorra,
se… Quanto han potuto portare via i Miei angeli? Tre, di due grandi città;
perché la moglie di Lot ha guardato indietro al
mondo. Persino Lot e le sue figlie non impararono
nulla dalla disgrazia (Gen.
19,30-3).
19. Del ‘così’ (dovete essere la mia nazione) è riconoscibile che il piccolo ‘così’ è il
Mio Ponte, costruito dalla Mia Pazienza. Ma esiste ancora?”
- Daniel osa
nuovamente una parola: “O buon Padre-Dio, non lasciarlo crollare, persino se,
…se si spezza tutto il mondo! Quello che hai creato TU, nessuno lo abbatte!
Solo per sé ognuno può far saltare il proprio ponte, come si costruisce il muro
da se stesso, sul quale non si può gettare nulla all’altra parte”.
20. “Precisamente! Questo
significa ciò che segue: ‘davanti a tutti i popoli’. È stato cancellato il ‘davanti’. Si
guardò con arroganza dall’alto in basso agli altri, li si escluse dalla Mia
Grazia. Ma quanto poco uno può benedire, tanto meno un uomo può togliere a un
altro il Mio Patto di Grazia! Perché:
‘Tutta la Terra è Mia!’
21. Pertanto, come sarebbe
da preporre questo popolo? Se tutta la Terra è Mia, riferito solo
simbolicamente al mondo, allora anche tutti gli uomini. Non si è voluto
riconoscere questo ‘davanti’ nel Mio
senso, che il popolo di Giacobbe doveva diventare un esempio; se per tutti i
popoli oppure solo per certuni, sia lasciato lì.
22. Chi vuole essere un
esempio? Bisognerebbe evitare ciò che il mondo ha da offrire. Quindi sono
andati perduti, Parole e Patto. Il ‘Mi sarete’ e il
‘così’,
ora sono coperti. Questo vale soprattutto per ciò
che segue: ‘Mi dovete essere un regno di sacerdoti e un popolo santo’. Che questo, in seguito, si riferisce a quanto è preceduto
in nessun caso a questo mondo, lo hai riconosciuto, …proprio come Me”,
sorride Dio ed afferra le mani del veggente:
“Immaginato, respinto con autentica umiltà. Mentre
difficilmente in moltissimi uomini si trova l’autentica umiltà, ma si copre ciò
che si presagisce.
23. Si accettò certamente
la Mia Parola portata da Mosè, ma c’era già l’orgoglio come se si fosse
diventati qualcosa, da sé. I peggiori
nemici di un uomo si trovano in se stesso, in primo piano la vanità: ‘Noi siamo!’, quell’errore nel quale era
caduta Sadhana. Lei ha dimenticato di dire: ‘Io sono divenuta!’
24. In certi smarriti lo
copro con il Telo di Luce della Pazienza. In coloro che per così dire ‘credono’, copro perfino l’ultima cosa
di loro, …per la segreta Benedizione-Ur che, tuttavia, si adempirà solo nella
‘Sera’ della Creazione. – Passarono solo pochi giorni, e giò
si erano dimenticati la Grazia della Mia Parola, …dimenticata insieme alla
magnifica Promessa (la
danza intorno al vitello d’oro).
25. ‘Verrà dato il regno’, vale per i fedeli nel nuovo Giorno della Creazione,
quando ciò che è stato rovinato nel sesto attraverso la caduta, sorgerà
regalmente con il Mio procedere sacerdotale; perciò il ‘regno sacerdotale’!
(Inizio della 2° settimana della
Creazione dell’Anno-Atto-UR). Per
gli smarriti e per coloro che camminano intenzionalmente con Me, vale l’ora del
riposo serale del Giorno, nel quale, attraverso il Mio santo ‘è compiuto!’, potranno giungere nel
Regno.
26. Oggi devi conoscere
molto, Daniel. Il Mio angelo ha detto che la CROCE, il simbolo del Mio Amore, è
già stata oltraggiata nel mondo. Vi si battevano a morte gli animali per la
pura gioia infernale di uccidere. Anche il tavolo da sacrificio di Abraham per
Isacco aveva tale forma (“Il
patriarca”). In seguito sarà
insignita come segno per redimere così con la Mia stessa Croce, di quel popolo
in cui dimorava il diavolo dei diavoli, per staccarli dalla loro voglia
infernale.
27. Un veggente ha bisogno
di insegnamento? Quando un inviato entra nella materia, la sua Luce è coperta,
…non del tutto. Ciò significa, togliere a Lucifero il ‘diritto alla contesa’.
Altrimenti egli mi accuserebbe che sarebbe facile combatterlo[26],
se Io mandassi giù la Mia superiorità. Ora dovrà
vedere che anche con poca Luce i figli del Cielo possono adempiere il loro
mandato.
28. Ti accorgi come nel sonno
il polmone respira, il cuore batte, volente o nolente? Quale Grazia! Sapendolo
oppure no, …il non-sapere è la cosa migliore. Chi proviene dal Regno della
luce, il suo spirito opera sempre, come batte il cuore fino alla morte del
corpo; e come il polmone respira da se stesso, l’anima brama la Luce, anche se
il mondo quasi la inghiotte.
29. L’esteriore è legato
all’interiore, come la luce dei figli alla Luce. Tu chiedi come starebbero le
cose con gli smarriti. Io li preservo dalla Mia Serietà della Santità! Non
pensare che la Mia Serietà sia un Giudice inflessibile! Oh, in tal modo Io
pareggio le Caratteristiche per loro; da un lato la Volontà, l’Ordine e la
Sapienza, dall’altro la Pazienza, l’Amore e la Misericordia.
30. Senza questo pareggio,
nessuno tornerebbe più a Casa. Dalla Mia Serietà ho preso i segni: Calice,
Croce e Corona. Puoi contare le Mie stelle? Tu ti stupisci di questa domanda.
Ma comprendi ciò che ti voglio insegnare? Tu hai visto il ‘lungo raggio di
Fuoco’ (Dn. 7,10), gli incalcolabili da Me contati!
31. Io conosco ogni
numero! Ma quanti figli ci sono, così molteplice ho preparato il talento, ad
ognuno uno diverso, perfino quando molti sembrano simili. Dunque, riconosci che
anche i Miei grandi sulla via da viandante hanno bisogno di guida ed
ammaestramento. Quindi cancella le tue preoccupazioni che non saresti maturo
per essere profeta, perché Io e i Miei angeli ti dovremmo ammaestrare.
32. Ti è rimasto ancora
incompreso il ‘mezzo tempo’, e che
senza la redenzione, pensata da sempre, sarebbe da distruggere (cap. 22,16 / cap. 16,15). Se questo non valesse come GRAZIA per il mezzo tempo, chi diverrebbe altrimenti
beato? Nessuno degli smarriti tornerebbe a Casa, e ai fedeli mancherebbe una
parte del Cielo. Tutti operano insieme, e lo fanno ancora per attirare a Casa Sadhana con il suo seguito. Sì, attirarli:
ed Io, Daniel, Io guido a Casa!
33. Se fosse possibile, gli
smarriti si rovinerebbero il tempo e perderebbero la loro ‘Beatitudine della Sera’. Tu pensi che per Me non sarebbero
necessari i ‘se’ e i ‘ma’. Non lo
negare del tutto, Mio Daniel! Nel ‘voi sarete’ si trova
il Mio ‘se’; e nel ‘così dovete’ oppure
anche ‘così
sarà’ , Io svelo il ‘ma’.
34. Dalla Mia Condizione
di Vita-Ur ho staccato il percorso di sviluppo dei figli, nel quale si trova
quella libertà che, senza la Guida
della Mia magnifica libera Volontà, non c’è nessuna libertà. La Libertà del
Creatore non conosce nessuna assenza di riva (sponda); ed
Io, Daniel, non creo nulla senza Riva!”
- “Signore, con il Tuo aiuto ho compreso ciò che mi hai
dato da sapere. Tuttavia, …avrei una domanda. Se io…, un ‘se’ per questo mondo. Oppure posso domandare semplicemente?”
35. “Daniel, i buoni figli
ne hanno di rado avuto il coraggio. Ma serve per la Beatitudine, se qualcuno,
stimolato da Me, chiede comunque”.
- “Quanto sei buono, santo, eterno-vero Dio-Padre!
Chiedo per via dell’‘Ulai’.
Esiste quell’acqua, oppure, perché doveva scomparire? E che cosa significa,
appunto, Ulai? Mi sembra come se ci fosse qualcosa di
spirituale che non appartiene a questo mondo. Posso avere il Tuo insegnamento?”
- “Puoi, figlio Mio;
perché per questo sono venuto qui. Quindi, fa di nuovo attenzione.
36. Come UR, anche la
regale città all’Euphrat è stata un simbolo
santificato, così anche l’Ulai. Guarda: l’Euphrat, il quarto fiume dell’Eden, è imparentato nel senso
con la Mia Entità-Padre; e la città regale, resa pubblica con questo nome, è
comunque coperta, perché, eccetto i Miei veggenti e i risvegliati nel mondo,
nessuno ha riconosciuto il concetto, il Nome ‘UR’, che non è da riconoscere
fino alla fine di questo ultimo mondo. Solo allora verrà rivelato il Nome al di
fuori del Mio Regno di Luce.
37. UR, …Questo sono Io,
sono anche contemporaneamente il Luogo dove tutti i figli hanno la loro Patria,
dove troveranno la loro pace in eternità per loro incalcolabili (Giorni della Creazione). Abraham venne da Ur, che significa: Io l’ho inviato, il
Principe della Mia Serietà. – E il popolo di Giacobbe? Si è allontanato molto
da Me, ha perduto il ‘diventate’ e il
‘così’.
38. Perciò Io l’ho guidato
alla Corrente del Padre, l’Euphrat, dove si è
lasciato educare in parte: dove è stato richiamato alla Mia Parola e al Mio
Patto. Se molti o pochi conserveranno questa Benedizione, non diminuisce la Mia
Guida! Io posso anche punire, come PADRE, se è necessario per la Benedizione.
39. Tu stavi in mezzo
all’acqua dell’Ulai, sonnambulo, non con il tuo
corpo; questo come segno che dalla Mia Fonte puoi attingere tutta la verità che
con l’Eden un giorno andò perduta al mondo. I fiumi sono da tempo cambiati, la
loro origine dall’unica Fonte. Questo significa che i mondani non sopportano la
Mia grande rivelazione, Me come UR, ma sempre solo quel tanto che è
necessario per il loro progresso.
40. Dov’è rimasta ora la
Fonte? Consideralo come parabola. Ulai è
linguisticamente = il ‘nascosto’. Ma come IO stesso sono uscito dal santo
Nascondimento, per incontrare tutti i figli, così ho fatto sorgere dalla
segreta Fonte-Ur della Mezzanotte, la Fonte dell’Eden, che simbolicamente svela
la Mezzanotte. Dall’Eden – in confronto con la Città Ur – venne anche il fiume Ulai.
41. Questo si esaurirà
quando Io – come FONTE di Vita – entrerò nel mondo, non da, ma come un ‘Uomo’ (Fil. 2,6-7 / Ebr. 7,3), nella naturalezza come SALVATORE e
REDENTORE! La fonte dell’Eden è scomparsa, i suoi fiumi rimarranno. Presso l’Hiddekel, la terza acqua dalla Fonte come segno della Mia
rivelazione divina, continuerai a conoscere ancora molto.
42. Come all’Ulai hai visto il tuo Dio-Padre, così ora Mi chiami in modo
giusto. Perciò, eccetto l’Ulai devi vedere solo
questi fiumi: l’Euphrat, il Fiume-Padre, l’Hiddekel, il Fiume-Dio. Chi attinge in questa profondità
della Rivelazione, costui Mi afferra del tutto, fin dove l’umanità lo potrà
riconoscere nel suo tempo. Io ti benedico, Mio fedele servo. Forza e pace
saranno con te”.
43. Dio si alza, mentre Daniel cade sulle sue
ginocchia. Anche dopo l’allontanamento di Dio, Daniel sente le Sue mani ancora
sul suo capo. Lo percepisce non come con gli angeli, per questo giubila nel suo
cuore al maestoso Dio, il buon Padre.
[indice]
Sull’Hiddekel con Dio e poi con tre angeli per un’ulteriore
immagine profetica
[Daniele cap. 10]: «1 Il
terzo anno di Ciro, re di Persia, una parola fu rivelata a Daniele, che si
chiamava Beltsatsar; e la parola è verace, e predice
una gran lotta. Egli capì la parola, ed ebbe l'intelligenza della visione.
1. Kores da tre anni aveva emesso una legge per
Babilonia che era stata utile. Alcuni che da questa speravano per sé un
guadagno, avevano scatenato uno scandalo. Furono puniti. Questo aveva commosso
Daniel, e solo il ‘grande conforto’ (cap. 23) che custodiva nel cuore come un tesoro, lo sta
aiutando.
2. Ventiquattro giorni dopo la Rivelazione di Dio,
Daniel chiama questo tempo ‘il primo mese’, perché il SIGNORE era venuto da lui
per la prima volta. Allora gli giunge un’ulteriore grande visione. Viene
portato via. Da chi…? Spiritualmente percepisce la rimozione personale. Ma
saprà com’è avvenuta?
3. Si trova presso l’Hiddekel, che non aveva
ancora mai visto. E come sta così presso il fiume la cui acqua scorre soave e
comunque potentemente, vengono su di lui dei pensieri:
‘Così opera Dio!’
4. Soave nel Suo Amore, potente attraverso i miracoli
delle Sue Opere. ‘O Dio-Padre’, fruscia attraverso di lui, ‘cosa fai con me
nella Tua Grazia! Non voglio più misurare se ‘degno’ o ‘indegno’; ma puro …come
un povero uomo? Devo comunque pensare all‘indegno’.
5. Da un rione vicino accorrono uomini che hanno visto
l’altolocato; lui porta l’abito da principe dei medi. Allora sale dal fiume ed
è comunque così come se venisse dallo Spazio del Cielo di Dio, immerso in una
Luce bianca sfolgorante, nonostante non consumi, ma è come l’acqua: soave, ed
anche potente. Sotto le Ali di Dio la può sopportare.
6. Gli uomini non vedono nulla (come in Atti Ap. 9,7). Ma il sovrannaturale li spinge indietro, lontano. Da lontano emergendo
dal basso, è un uomo. Daniel alza spaventato gli occhi. La figura! Oh, …sta in
mezzo all’Hiddekel. Nonostante ciò sembra vicino come
se stesse sulla spiaggia, direttamente dinanzi a Daniel.
7. L’abito, del lino più fine, viene tenuto fermo da
una cintura d’oro. Strano che il profeta si occupi prima di questo aspetto.
Attraverso il lino bianco risplende del blu più profondo del Cielo, più grande
che tutto il firmamento, come se l’uomo consistesse di un’unica grande pietra
preziosa; non attaccato nello spazio che è dato al mondo, piuttosto, come tutto
dovesse dapprima sorgere dalla santa figura.
8. Oh, …il volto! Gli occhi non sono come fiaccole?
Non vi si sprigiona fulmine dopo fulmine? Potente in modo inaudito e nel
contempo soave, inoltre, …lontano e vicino. Il braccio e il piede, è come
formato dal rame più chiaro, liscio (come in Ap. 1,15)
meravigliosi, stabili, come non ne esiste da nessuna parte sulla Terra, nel
mondo così gravemente mutabile, presso gli uomini ancora più mutabili.
9. Sul veggente viene sicuramente un’incommensurabile
fiducia. Ma come i coloni, solo al sentire quei grandi tuoni – per di più nel
cielo senza nuvole – si sono nascosti, così anche lui viene sopraffatto da uno
spavento, beato, che lo deruba della sua forza. La
voce suona imponente, come forti ondate. E come queste si adagiano sulla
riva, proprio così entra nel cuore del veggente, oltre alla paura, …una
maestosa pace.
10. “Servo Daniel, devi
vedere ancora molte immagini! Hai parlato con ragione del primo mese (i 24
giorni) dopo la prima
rivelazione di Me stesso. Io sono il PRIMO, per
tutte le cose viventi, nelle Opere
della Mia Potenza di Creatore, tali come le vedi, e le innumerevoli che l’uomo
non può conoscere, non può vedere.
11. Io non ho bisogno di
nulla per fare una forma. Il Mio ATMA, colmo di Potenza, ha creato i figli
della Vita. Hai anche ben riconosciuto i ventiquattro giorni. Si sono svolti
terrenamente, ma spiritualmente sono passati davanti a te gli anziani, notte
dopo notte (Ap. 4,4) ed ognuno aveva un dono nella mano. Per chi,
Daniel?”
- “Per Te, o Signore, solo per Te unicamente, buon
Dio-Padre!”
12. “E’ vero! Ma tu sai
che cosa faccio Io con i doni?”
- “Non precisamente, amato Padre. Tu non ne hai mai
bisogno, perché TU sei il Donatore di tutti i doni (Giac. 1,17). Tuttavia,
…ciò che ci si conquista nel servizio per riportare per altri e per sé,
accettalo gentilmente. Per questo Ti sia detto anche il mio ringraziamento,
anche se…”
- “…anche se non hai
nessun dono che potrebbe rallegrarMi?”
- Daniel abbassa la
testa, sospirando di nascosto: ‘Non ho
nulla!’
13. Dio ferma il
sospiro: “Mi ami tu?”
- Sconvolto il profeta
salta indietro. “Signore, perché me lo chiedi? Io Ti amo, …al di sopra di tutto
ciò che è nel mondo, al di sopra di ciò che è nel Cielo! Ma se Tu, domani,
allora…”
- “Lascia stare questo
pensiero, anche se lo ha generato l’autentica umiltà, quale dono che insieme
all’amore ho già custodito nello scrigno dell’eternità. Ti basta?”
- “Anche nell’eternità, o mio caro, buon Signore?”,
Lacrime cadono sui piedi di Dio.
*
14. Presto stanno lì due figure (come in Gen. 18,1-2). Dio benedice Daniel come da
lontano, …eppure così magnificamente vicino che gli svanisce ogni forza. Così
forte è questa Benedizione, …come l’Hiddekel, il
Fiume di Dio, forte e soave.
15. Un angelo solleva l’uomo e dice: “Tu caro Daniel, fa
attenzione a ciò che devo riferirti”. Il veggente si sente beato come lo
si conduce ad un bancone di sabbia, e lui sta seduto in mezzo ad entrambi gli
angeli.
- Il primo
dice: “Sono Raphael, un principe di Dio”.
- Il tremore
vorrebbe sopraffare di nuovo l’uomo?
16. Il principe
della Luce dice: “Non temere qui! Dal primo giorno della tua
conoscenza, quando hai potuto riconoscere Dio, sono salite a Lui le preghiere
del tuo spirito e la lotta della tua anima. Ogni figlio della Luce è libero di
aiutare i viandanti nella materia. Sono venuto per te, per questo, anche il mio
fratello”, Raphael indica il secondo angelo. “Tu lo conosci già”.
17. “Gabriel?”
- “Sì, il principe della
Luce della Misericordia”.
- “Oh, non lo sapevo ancora. Perché il Padre mi manda
voi alti?”
- “Adesso non lo comprendi
ancora, come uomo, ben inteso, ma come spirito, appartenendo ai ventiquattro
anziani, tu stesso sei ben informato”.
18. “Io…?“, chiede Daniel
stupito, “non può essere! Ho visto gli anziani. Cosa sono davanti a voi? Che
cosa, soprattutto dinanzi al Signore?”
- “Molto lodevole che
pensi questo. Se tutti gli uomini si rendessero solo conto delle loro bassezze!
Ma chi è strettamente unito con il nostro Padre, accanto a questa bassezza può
sollevare il benedetto ‘degno per Grazia’.
Nell’ultima notte dei ventiquattro hai visto tu
stesso che cosa può accadere nel sogno. Lì l’anima vede il proprio spirito, per
quanto provenga dalla Luce; nei poveri dall’abisso, l’uomo (che si trova) nel suo stato mondano vede l’anima che dimora in lui. Ciò
spesso ha l’effetto di paura. Non uno spavento di Beatitudine, Daniel, …come da
Colui a cui ti sei inginocchiato.
19. Ora ti giungerà una
nuova immagine di cui ha parlato il Signore. La visione riguarda una realtà
vicina. Dalla Persia arriveranno messaggeri; ascolta quelli per il re, quelli
per il falso principe respingili duramente; ciò è un simbolo per il tempo della
fine di questo ultimo mondo, un frammento di riflesso della caduta della
figlia. Quindi, fa attenzione!
20. Il principe (falso) Achymad ha
messo a Kores il laccio contro la legge e la
giustizia. Poi ne ha incolpato il re. Per aiutarlo, al fine di restituirvi i
tesori del tempio, ho lottato duramente per ventuno giorni con Achymad. Non con la Spada di Dio, questo lo ha fatto infine
un altro, e tu sentirai di lui. Io ho lottato con la CROCE.
21. Guarda ciò che fu e ciò
che sarà! La Persia, considerata adesso come Luce, al paragone, Achynad è la Sadhana. Dio nel
Segno del Suo Amore del Giorno, ha conteso (all’inizio, nel Regno) con lei con la Croce. Ventun giorni sono tre tempi:
allora, quello dell’arroganza, poi dell’allontanamento, e infine della caduta,
in cui stava in campo la Spada.
22. Achymad non ha saputo chi lo ha battuto. Lui credeva che fosse
stato uno di Media; per la sua salvezza gli ho lasciato questa supposizione.
Nel primo spazio di tempo gli ho indicato la sua ingiustizia, a cui ha
contraddetto con veemenza. Nel secondo gli ho dato il futuro; ma mi ha solo
schernito. Pertanto respingi i suoi messaggeri, soprattutto perché essi stessi
tirano alla fune del male.
23. Allo stesso modo ha
agito Sadhana, finché Dio ha spinto l’Amore dietro
alla Sua Volontà ed ha lasciato lottare il portatore della Volontà (Michael - Ap. 12,7). Nel terzo tempo venne Michael, uno dei
principi più nobili. Allora si combatté accanitamente, perché si trattava di
svincolare un diavolo dall’inferno. Achymad, già in
esilio, ha studiato invano come poter impedire ai suoi messaggeri di portarti
il suo scritto d’oltraggio. Che farai con questo?”
24. “Se è contro Kores, sarà
bruciato. Nessuno deve leggere il contenuto; non vivrebbe con l’esilio. Ma re Kores mi è molto caro, non si deve macchiare con il sangue
del traditore”. Un raggio passa sui due angeli. Daniel
non se ne accorge.
25. Raphael dice: “Del tutto nel Pensiero di Dio! Ti verrà mostrato ciò che
si riferisce al popolo di Giacobbe, al quale rimangono tre tempi; il tempo ancora benedetto dei profeti (fino al 400 a.C.), il ‘tempo vuoto’ (fino a C.) e
il ‘povero tempo’, dove non esisterà
più nessuna esistenza in Canaan. Ciò che irromperà ancora una volta, è
un’apparenza prestata. Lo sforzo passa, …presso tutti i popoli. L’umanità
guaderà ai fiumi colmi di sangue e lacrime, finché si perderà l’ultimo colpo di
campana del ‘mezzo tempo’. Quello che
succederà ancora in questo tempo di miseria, lo vedrai alla fine dei tuoi
giorni”.
*
[Daniele 11,1-28]: «1 tranne Micael vostro capo; ed io, il primo anno di Dario, il Medo,
mi tenni presso di lui per sostenerlo e difenderlo. 2 E
ora ti farò conoscere la verità. Ecco, sorgeranno in Persia ancora tre re; poi
il quarto diventerà molto più ricco di tutti gli altri; e quando sarà diventato
forte per le sue ricchezze, solleverà tutti contro il regno di Javan. 3 Allora sorgerà un
re potente, che eserciterà un gran dominio e farà quel che vorrà. 4 Ma
quando sarà sorto, il suo regno sarà infranto, e sarà diviso verso i quattro
venti del cielo; esso non apparterrà alla progenie di lui, né avrà una potenza
pari a quella che aveva lui; giacché il suo regno sarà sradicato e passerà ad
altri; non ai suoi eredi. 5 E il re del
mezzogiorno diventerà forte; ma uno dei suoi capi diventerà più forte di lui, e
dominerà; e il suo dominio sarà potente. 6 E alla fine di vari
anni, essi faran lega assieme; e la figliuola del re
del mezzogiorno verrà al re del settentrione per fare un accordo; ma essa non
potrà conservare la forza del proprio braccio, né quegli e il suo braccio
potranno resistere; e lei e quelli che l'hanno condotta, e colui che l'ha
generata, e colui che l'ha sostenuta per un tempo, saran
dati alla morte. 7 E uno de' rampolli delle sue radici
sorgerà a prendere il posto di quello; esso verrà all'esercito, entrerà nelle
fortezze del re di settentrione, verrà alle prese con quelli, e rimarrà vittorioso;
8 e menerà anche in cattività in Egitto
i loro dèi, con le loro immagini fuse e coi loro preziosi arredi d'argento e
d'oro; e per vari anni si terrà lungi dal re del settentrione. 9 E
questi marcerà contro il re del mezzogiorno, ma tornerà nel proprio paese. 10 E
i suoi figliuoli entreranno in guerra, e raduneranno una moltitudine di grandi
forze; l'un d'essi si farà avanti, si spanderà come un torrente, e passerà
oltre; poi tornerà e spingerà le ostilità sino alla fortezza del re del
mezzogiorno. 11 Il re del mezzogiorno s'inasprirà, si
farà innanzi e moverà guerra a lui, al re del settentrione, il quale arrolerà
una gran moltitudine; ma quella moltitudine sarà data in mano del re del
mezzogiorno. 12 La moltitudine sarà portata via, e il
cuore di lui s'inorgoglirà; ma, per quanto ne abbia abbattuto delle diecine di
migliaia, non sarà per questo più forte. 13 E il re del
settentrione arrolerà di nuovo una moltitudine più numerosa della prima; e in
capo a un certo numero d'anni egli si farà avanti con un grosso esercito e con
molto materiale. 14 E in quel tempo molti insorgeranno
contro il re del mezzogiorno; e degli uomini violenti di fra il tuo popolo
insorgeranno per dar compimento alla visione, ma cadranno. 15 E
il re del settentrione verrà; innalzerà de' bastioni, e s'impadronirà di una
città fortificata; e né le forze del mezzogiorno, né le truppe scelte avran la forza di resistere. 16 E
quegli che sarà venuto contro di lui farà ciò che gli piacerà, non essendovi
chi possa stargli a fronte; e si fermerà nel paese splendido, il quale sarà
interamente in suo potere. 17 Egli si proporrà di
venire con le forze di tutto il suo regno, ma farà un accomodamento col re del
mezzogiorno; e gli darà la figliuola per distruggergli il regno; ma il piano
non riuscirà, e il paese non gli apparterrà. 18 Poi
si dirigerà verso le isole, e ne prenderà molte; ma un generale farà cessare
l'obbrobrio ch'ei voleva infliggergli, e lo farà ricadere addosso a lui. 19 Poi
il re si dirigerà verso le fortezze del proprio paese; ma inciamperà, cadrà, e
non lo si troverà più. 20 Poi, in luogo di
lui, sorgerà uno che farà passare un esattore di tributi attraverso il paese
che è la gloria del regno; ma in pochi giorni sarà distrutto, non nell'ira, né
in battaglia. 21 Poi, in luogo suo, sorgerà un uomo
spregevole, a cui non sarà stata conferita la maestà reale; ma verrà senza
rumore, e s'impadronirà del regno a forza di lusinghe. 22 E
le forze che inonderanno il paese saranno sommerse davanti a lui, saranno
infrante, come pure un capo dell'alleanza. 23 E,
nonostante la lega fatta con quest'ultimo, agirà con frode, salirà, e diverrà
vittorioso con poca gente. 24 E, senza rumore,
invaderà le parti più grasse della provincia, e farà quello che non fecero mai
né i suoi padri, né i padri dei suoi padri: distribuirà bottino, spoglie e beni
e mediterà progetti contro le fortezze; questo, per un certo tempo. 25 Poi
raccoglierà le sue forze e il suo coraggio contro il re del mezzogiorno,
mediante un grande esercito. E il re del mezzogiorno s'impegnerà in guerra con
un grande e potentissimo esercito; ma non potrà tener fronte, perché si faranno
delle macchinazioni contro di lui. 26 Quelli che
mangeranno alla sua mensa saranno la sua rovina, il suo esercito si dileguerà
come un torrente, e molti cadranno uccisi. 27 E
quei due re cercheranno in cuor loro di farsi del male; e, alla stessa mensa si
diranno delle menzogne; ma ciò non riuscirà, perché la fine non verrà che al
tempo fissato. 28 E quegli tornerà al suo paese con
grandi ricchezze; il suo cuore formerà dei disegni contro al patto santo, ed
egli li eseguirà, poi tornerà al suo paese».
26. Daniel abbassa
il suo cuore nella silenziosa supplica (come fosse) ai piedi di Dio: ‘Signore!
O Signore!’ Un grido angosciato dalla profondità della sua anima, portato in
alto attraverso lo spirito; lui, un anziano presso il Trono di Grazia! Gabriel
sta davanti a lui. Così stava Raphael davanti ad Achymad.
È differente…? No, perché anche Daniel è ancora un uomo; sì, perché vale il
collegamento di Luce tra di loro.
27. Gabriel gli sfiora le labbra, simile ad un
delicato bacio che, rabbrividendo, fa dire a Daniel:
“Mio Signore, le mie membra mi tremano, soprattutto per ciò che devo vedere
ancora dell’ultimo tempo. Avrò poi la
forza di lamentare a Dio la mia angoscia? Per il mio popolo, per quelli di
tutto il mondo? Ma lo posso fare?”
28. “Non così”,
tranquillizza Gabriel. “Ne è responsabile ognuno se da se stesso fa del male,
oppure chi conduce i popoli ma non lascia agire quelle Forze affinché si
liberino dalla ‘corda del mondo’. Allora stanno appesi saldamente insieme e, …i
nemici si affrontano l’un l’altro. Il fatto che siano appesi insieme, anche se
è difficilmente riconoscibile, è Grazia coperta; altrimenti i popoli si cancellerebbero
del tutto, finché non ne rimarrebbe nessuno!”
29. “L’ultimo resterà vincitore”.
- “Lo credi? Guarda la
nuvola scura dalla quale irrompono invisibili raggi di morte che possono
rovinare tutto il mondo! Che ne dici?”
- “Sono un povero servo. Che cosa devo dire, se
l’immagine dell’orrore mi schiaccia? Mi manca persino il fiato”. Sfinito, il veggente si accascia.
- Raphael lo sostiene, e allora arriva un terzo che lo fortifica.
30. La sua ferma voce dice: “Non
temere, caro uomo! ‘Servo Daniel’, ti
ha chiamato il Signore. Egli ti manda a dire: ‘La Pace sia con te! E sii
confortato, sii confortato!’. Vuoi sentire l’ultima (spiegazione) dell’immagine, anche se sarai sopraffatto dalla
sofferenza? Se soffri con il tuo popolo e con gli uomini dell’ultimo tempo,
allora dovresti conservare per questi
il saluto di pace e consolazione di Dio”.
31. “Lo vorrei”, dice Daniel.
“Ma io sono solo uno, …nelle immagini. Come posso, nonostante la Grazia di Dio,
adempiere ciò che mi carichi come compito?”
- “Non importa se un
singolo capisce i molti, così, nella preghiera, nel procedere mondano
consapevole, cosicché su di lui venga guidato l’Aiuto. La propria volontarietà,
appunto nella preghiera e nel procedere mondano consapevole, è da considerare
e, fin dove è possibile a Dio, da sacrificare al Creatore. Sei l’unico che
solleva pregando le mani, che trae profitto con i Doni di Dio? Tu lo hai fatto
guardando al Signore, per la Giudea e per la Babilonia. Hai potuto portare
molto dalla Benedizione di Dio, per Kores, per Dario,
per Astiages e per i loro popoli. Hai potuto
convertire Nabucodonosor”.
32. ‘Con l’Aiuto
di Dio’, sussurra per sé Daniel.
- “Chi si piega alla Sua
Guida, non ‘lascia correre il carro del prossimo’,
non teme nessuna fatica per aiutare, spiritualmente ed anche mondanamente,
allora opera anche il proprio dell’uomo. Per questo non si deve essere
arroganti, perché altrimenti il proprio soffoca, come la buona semenza sotto le
spine.
33. Tu sai anche il perché
sono venuto e chi sono?”
- “No, eccetto, …che fai parte dei Principi?”, Daniel indica interrogando gli angeli.
- “Dio mi ha avvolto
deliziosamente, perché i tempi, dal passato, nel vicino futuro e alla fine del
mondo, mi ombreggiano. Per le tre oscurità mi assistono tre messaggeri di Dio.
Signore, quanto sei meraviglioso, nel Tuo disporre!”
34. “Di questa visione ti
sia mostrata la fine. Preparati! Nonostante ciò, su tutto splende la Luce di
Dio. Io sono Muriel, e ora vado come terzo contro Achymad,
che continua ad ardere. Se gli riuscisse la sua lite, …oh!, quella ‘grande Babilonia’ verrebbe già ora su
tutto il mondo! (inteso
il centro dei popoli di allora)
35. La Serietà di Dio può
costringere più facilmente il pensiero di un diavolo, che un uomo il difendersi
da una zanzara. Il persiano cadrà; ma il principe della Grecia sarà più duro”.
- “Che guaio! Come vuoi contendere contro costui? Oh,
voi, principi di Dio, potete bandire i diavoli. Tuttavia, …ho sentito che i
greci attaccano verso ovest per sopraffare Babilonia, la Persia, la Media ed
altri. In fatto di guerra devono essere più progrediti che noi al fiume Euphrat”.
36. “Sì”, conferma Muriel, “ma questo non
va ancora con il mondano, non ancora, adesso!
Infatti, per ciò che è vicino, Dio non ha bisogno di nessun veggente; questo
viene da solo. I lontani un giorno dovranno riconoscere quanto in anticipo il
Signore prepara nell’alta Benignità, anche se le immagini e la visione
rimarranno ancora per lungo tempo un segreto.
37. Ci saranno sempre
alcuni che riconosceranno la visione oppure ai quali Dio si rivelerà,
attraverso cui fluirà costantemente la Luce verso il basso, per salvare
l’ultimo resto degli uomini. Il corporeo è secondario. Le anime sono il patrimonio nobile, per le quali l’ETERNO avrà dato il
Suo Sacrificio, e lo darà! (Golgota)
38. Contro la Grecia si
eleva la Volontà di Dio. A me, la Serietà, aiuta Michael, il principe della
Spada e della Volontà. Supponi forse che lui sia più grande di quanto lo siamo
noi altri?”
- “Non lo so, Muriel; ma se fosse, allora, per la caduta,
è bene che la maestosa volontà, come ‘Magnificenza
dell’Altissimo’, operi su tutte le cose
39. “Questo è vero! – Ora va
nella colonia; la gente ha preparato un pasto per te. Là incontrerai il primo
messaggero di Achymad. Nell’ampio circondario puoi
bloccare questo male, e la regione rimane saldamente nella tua mano. Poi vieni,
noi ti aspettiamo qui”.
*
40. Daniel fa ciò che gli viene ordinato. Il maestoso
Aiuto di Dio lo assiste. I medi e gli elamiti, uniti presso l’Hiddekel, eseguono volentieri ciò che Daniel ordina. La
gran parte del paese e molta sofferenza umana sono preservati dalla guerra.
[indice]
Tre angeli spiegano la
visione, per allora e per il povero tempo della fine
1. “Dio ha aiutato ed ho sentito i vostri raggi”, Daniel
ringrazia gli angeli. “All’inizio il messaggero di Achymad
non voleva confessarmi nulla. Sarebbe stato quasi linciato, perché qui per il
paese sarebbe intercorsa molta sofferenza, se… E’ strisciato via. Se uno di voi
grandi aiutanti fosse anche stato qui…”
2. Muriel ferma il
pensiero: “Non arriverà lontano; Achymad lo aspetterà inutilmente”.
- “Come mai? Morirà strada facendo?”
- “Smarrirà la via; degli
stranieri lo cattureranno. E anche se non riconosce Dio, deve comunque lasciar
andare la sua malvagità. Questo basta, per portarlo una volta nell’aldilà sulla
retta via”.
3. “Ah, il Signore aiuta in modo più meraviglioso di
quanto pensavo! Volevo portarvelo, e mi son dispiaciuto di non essere riuscito
a portarvelo. Dunque…?”
- “…sta la Guida della
Luce sulla riflessione”, completa Raphael.
“Questa è la gioia di noi tutti”.
4. “Anche la vostra?”, esclama con stupore. “Sapevate
come sarebbero andate le cose”.
- “Certo, nonostante ciò
abbiamo avuto gioia come te”, dice Gabriel.
“Ogni anima portata a Casa diminuisce l’inferno di
Satana”.
- “In tal modo il Cielo diventa più ricco?”
- “Considerato nel senso
mondano, …sì, Daniel. La forza che è rimasta a Sadhana
nonostante la caduta, proviene dalla parte dell’Opera che ha formato l’Anno-Atto-Ur. Lascialo a gente povera di
sapienza, se per questo, Dio sarebbe diventato meno. Nella materia vale questa
regola: se si prende qualcosa da qualche parte, quell’ultima diventa più
piccola. Ma non è così nella Luce!
5. Nell’incommensurabile Reservatio mentalis
riposano i Suoi Pensieri di Potenza e Forza. Dal Pozzo del Vivente si attinge
da millenni. Milletrecento anni fa ha preservato Hagar
dalla morte del deserto, e Isacco ne ha bevuto quando ha abitato nel paese del
mezzogiorno (Gen.
cap.26), che significa: lui è stato
nella maestosa Santità di Dio.
6. Nessun uomo sa quando
la sua acqua spingerà dalla Terra, né potrà mai misurare la sua età.
Differentemente meno è da attingere dalla Fonte-Ur della Mezzanotte nel santo
Centro di Dio. Proprio come nel ritmo del tuo sangue il corpo riceve
continuamente forza vitale, così fluisce da eternità in eternità la Potenza-Ur
e la Forza-Ur attraverso Spazio e Tempo dalla Magnificenza della Volontà del
Creatore.
7. Il Cielo non aumenta,
quando agli smarriti suona l’ora di trovare
la loro Patria; essi ritornano solo all’Origine della Vita. Altrimenti il Cielo
diventerebbe più ricco tramite noi.
Mosè aveva ricevuto quella visione: «In principio Dio creò il Cielo e la Terra»
(Gen. 1,1). Solo dopo che Egli ebbe preparato una dimora
– il Regno della Luce – Dio creò i Suoi figli”.
- Daniel chiude gli
occhi, come se lo abbagliasse qualcosa, ed esclama:
8. “Il ringraziamento è troppo poco per ciò che mi
date. Dio ha detto che Egli non avrebbe bisogno di nulla per creare Opere, e fu
il Suo ATMA colmo di Potenza a creare i figli della Vita, grande e magnifico!
Noi possiamo incontrare il nostro Dio-Padre e, nonostante ciò, Egli è
l’Onnipotente, senza fine, eternamente è:
l’Esistente, e mai un Divenente!”
9. “Un giorno la grande
Babilonia la penserà in modo differente, vedrà Dio, piccolo e umano. Si dirà: ‘Anch’Egli è divenuto!’. Quei servi idolatri non spiegheranno la
domanda: “Chi?”. Oppure: “Quale Forza ha fatto il Divenente?”. –
Tu hai attinto nuova Forza per accogliere nuove immagini che riguardano il
vicino futuro. Questo riguarda il pareggio tra la Luce e la tenebra, il
Conforto del santo-vero Dio: ‘Quel che è
rimasto con Me, è saldo in Me. Quel che Mi ha lasciato, lo vado a riprendere!’,
…su Vie-Ur segrete!
10. Nel primo tempo di
Dario, in cui attraverso te era uscito dal suo ambiente pagano, l’ho aiutato
io, per lui in modo inconsapevole chi
era l’aiutante, cosciente che si trattava di qualcosa di serio. Egli è un re di
questo mondo, la sua volontà doveva valere. Tu vedi che le Caratteristiche di
UR che tu hai descritto come il ‘Vegliardo’,
per il mondo, (Dan. 7,9), agiscono insieme, anche se una Caratteristica si trova in primo piano per l’utilità di
qualcuno, di un popolo oppure di un’Opera.
11. Anche Kores è un tale inviato di Dio, anche se non uno della
prima fila. Lo seguono tre dal basso. L’ultimo sarà il più grande in ricchezza,
potere e paese. Unicamente, …al culmine dei popoli e del reggente, sta ‘il giù’!
Questo non deve avvenire in modo irrevocabile; ma l’effimero del mondo passa.
Il più fugace è il povero potere dei potenti.
12. La capacità del mondo
darà sempre il cambio del vecchio al nuovo. Nel senso buono come nel cattivo,
esisteranno sempre degli incrementi, ma che condurranno sempre fino alla loro
stessa fine. Più in alto mondanamente sta qualcosa, più profonda è la caduta.
Lo stesso con il quarto re.
13. Finché non verrà Dio
come SALVATORE, si limerà nell’esteriore, affinché splenda magnificamente. Si
raschierà ancora di più alla fede, riguardando ora il popolo di Giacobbe. La
‘voce dei suoi altolocati’ lascerà molto poco del patrimonio di fede in Dio. Non Lo si attenderà come Salvatore,
il Padre, come i veggenti Lo hanno annunciato. Ci si concentrerà sull’aiutante
materiale, il Messia.
«E’ Lui che salverà
il suo popolo dai loro peccati», (Matt. 1,21)
non lo si accetterà nemmeno:
«E nondimeno, eran le nostre malattie che egli portava,
erano i nostri dolori
quelli di cui s’era caricato;
e per le sue lividure noi
abbiamo avuto guarigione». (Isaia 53,4-5)
14. Non si deve spezzare
ciò che il mondo ha eretto in alto? Pertanto il falso insegnamento rimane senza
eco. Verrà soffiato nei quattro venti ciò che rimarrà una volta di tutti i
popoli, ognuno a suo tempo; il popolo di Giacobbe dopo il suo secondo naufragio
(70 d.C).
15. Il re dal mezzogiorno
(Dn. 11,5) per il
mondo è il potere (Roma?), per la Luce è il Salvatore e
Redentore. EGLI è il Re che regna di eternità in eternità. Perciò ‘mezzogiorno’,
è quando la luce del giorno è più forte, quando
l’ombra si nasconde in se stessa. Così Lucifero si nasconderà dalla Luce che
dapprima lo dovrà abbagliare, per guarirlo dopo.
16. Questo riguarda anche
chi vuole agire come Dio (seggio mondano chiesastico). Contro questo si sollevano i reggenti. Ma
dato che hanno bisogno l’uno dell’altro (Dn. cap.6) = i centri di potere si
affratellano. La ‘figlia’ di uno deve
andare dall’altro. Ma non serve nessun patto (figlia); ognuno
vuole arraffare per sé il predominio. Il re del mezzogiorno è = il trono dei
popoli. Dato che i loro re sono strettamente attaccati al mondo, perciò al loro
fianco sta in generale l’oscurità (la notte).
17. Coloro che dichiarano
la luce della fede, vengono oppressi dal potere della Dottrina (chiesa) e dal
trono. (reggenti
orientati mondanamente) Perciò
la figlia muore; perché ogni patto è uno stelo debole nella tempesta del tempo
che passa nel mondo.
18. Guarda il ramo;
questo è cresciuto da un tronco! (dalle radici) Questo attirerà con gran forza verso il campo
ciò che fa parte della mezzanotte. (Dn. 11,7) Scambia la Mezzanotte di
UR con il mondo! ‘Un ramo dal tronco’ = un grande dal Regno. Il Tronco è DIO! C’era il ramo e ritornerà come te lo ha
mostrato la grande visione.
19. ‘Come con un esercito’ proviene dalla forza di fede del ramo, con cui opera
contro molto dell’oscuro. Gli déi e le immagini sono
= i grandi e l’insegnamento, che vengono diffusi con fuoco, spada ed
incommensurabile grande sofferenza. Proprio così, anche se la Luce contro
l’oscurità sta su altro terreno (Dn. 11,8).
20. Il ramo che conduce
‘molte
preziosità in Egitto’, significa =
sveste i fregiati e mostra coraggioso ciò che si trova dietro. ‘Con corone e con oro’ si schiacciano
le masse e si toglie loro pure le ultime scarsità. Quello di mezzanotte passa
attraverso il paese. ‘Diversi anni’ sono
la lotta e la vittoria del ramo. L’altro cerca di spegnere il fuoco dell’araldo
con ‘i
suoi figli’ (Dn. 11,10) che fanno parte del suo trono, – solo dall’inizio
del suo governare, dopo l’agire di
Dio come Salvatore. Un’inutile iniziativa!
21. Per ultimo si tenderà
a ritornare ai patti (unione
di diverse Dottrine), ma da
ciò il gregge di fede avrà poca utilità. Solo avanti! DIO siede nel Suo
governare; il mondo vedrà ciò che il Signore fa nella Sua Onnipotenza:
‘Fin qui e non oltre; qui si fermerà l’orgoglio dei
tuoi flutti!’ (Giobbe 38,11)
22. Per molti uomini sarà
triste; ma Dio tiene la Vittoria del
Golgota! Una volta la Sua buona Luce (Dn. 11,12-16) si spegnerà
certamente come del tutto, che gli ultimi del Regno possono fare poco,
…terrenamente, Daniel. Nonostante ciò, la semenza più piccola germoglia. E come
da questa crescono perfino alberi, così un giorno da tutta la Semenza del Cielo
sarà ombreggiato l’intero povero regno delle anime.
23. Perciò, lascia che la
mezzanotte percorra unicamente la sua dura strada; ciascuno deve lasciare il
mondo, e con ogni decesso dei poveri potenti il loro procedere scende nella
fossa. E anche se per ultimo daranno con forza le loro figlie (Dn. 11,17) da entrambe le parti in moglie, quelle della Dottrina e
dal governare esteriore: i loro patti varranno ben poco! Gli ultimi uomini non accetteranno
più, affatto, tutto ciò che sarà offerto loro senza averlo considerato.
24. Perciò i grandi si
precipitano sulle ‘isole’ (Dn. 11,18), aggrediscono e rapinano
piccoli paesi, gruppi (partiti/associazioni), singoli, mondanamente ed anche spiritualmente.
Questo attraverso i millenni, prima, ora, e fino alla fine del tuo popolo, e
finché il ‘Signore del Cielo’ ritornerà improvvisamente per gli oscuri.
25. Fino ad allora non
finiranno contese ed oppressioni, in nessun paese, in nessun popolo; in più,
molto scandalo ed avversità, quasi sempre contro la Rivelazione di Dio (Dn. 11,18-27). Questo si riflette in tutti i tempi e non viene
risparmiato nulla di ciò che appartiene alla materia.
26. Questa dev’essere
purificata. Anche se l’umanità non lo comprende quando piange per via di tutta
la sofferenza e lacrime. Guarda o Daniel: pochi piangono davanti al Signore
nell’autentico dolore, …per gli altri! Innumerevoli somigliano alla moglie di Lot; nonostante il naufragio si rivolgono alla loro povera
ricchezza, per il grande danno delle loro anime. La moglie di Lot non ha pensato a Dio. Proprio così nemmeno l’umanità
penserà al Creatore. Ti stupisci ancora di ciò che ti dà a sapere la grave
immagine?”
27. Uno stanco sospiro. “Non mi stupisce, eccetto…”
- “Eccetto cosa?”,
chiede Raphael. – Muriel guarda serio nel
lontano futuro.
- “Dio, non può porre un arresto? Perché scorrono fiumi
colmi di sangue? Perché i mari si riempiono di lacrime? EGLI è l’Onnipotente;
la Sua Benignità e Misericordia dovrebbero essere colmi di Onnipotenza”.
- “Tu credi che non lo
siano?”, Muriel si gira di nuovo.
- “Lo vorrei credere molto fermamente nel cuore, e Dio
vede appunto, quanto…”
28. “Non essere triste”,
lo consola Gabriel. “Anche
Elia ha chiesto a Dio, quando il paese per tre anni e mezzo restò senza
pioggia. Muriel (il
bello) disse: ‘Il povero paese (materia) dev’essere
purificato, e ciò non si svolge senza dolore’. Se Dio mettesse in conto le trasgressioni nella piena misura, questo
mondo, come già il primo (Mallona), sarebbe da tempo dissolto; in ciò ancora la cosa più
importante: le loro anime non potrebbero essere salvate, ma solo nell’ultima
‘Luce della Sera’.
29. Dio ha calcolato ad
Elia sette anni su settant’anni (Il tisbita cap. 9,6): la Sua alta decima! Per Misericordia, sconosciuta agli
insensati, Egli ha tolto ancora una metà dalla Sua decima(i tre anni e mezzo di siccità)! Se venisse soppesato solo da Adamo ogni ingiustizia
del mondo e contro ogni sofferenza dell’umanità – qui perfino fin dalla prima
esistenza – quanto alta dovrebbe stare per Dio, …la decima? Egli calcola dal
giusto avere solo la metà di una decima, e la soppesa con tutta la malvagità
che è stata nel mondo fin dall’inizio. Da ciò puoi capire che cosa l’umanità
del mondo ha preparato a se stessa, ma la decima di Dio riempie solo una metà
di un singolo Comandamento”.
30. “Hai nominato i Comandamenti di Dio insieme
all’inizio di questo mondo. Solo a Mosè è stata data la Legge sul Sinai. Ma una
resa dei conti – dal senso della Legge – può anche essere impiegata a tempi del
passato? Da me stesso riconosco la resa dei conti del Signore, che è a buon
prezzo. Tuttavia Egli, che è il Giusto, non esige nulla, dove Egli stesso non
ha ancora dato nulla”.
31. “Per compassione la pensi
così per togliere il peso?”, risponde Raphael.
“Tu gioisci spiritualmente, perché Dio vuole
mettere in conto solo la metà della Sua decima. Questa è più che compassione,
percepita umanamente, persino se l’attingi dalla Compassione di Dio. Sei
convinto che un comandamento, è importante quanto l’altro, e che – se ne viene
menzionato uno – sono da considerare anche gli altri?”
- “Assolutamente!”, conferma Daniel.
32. “Allora rileggi la
Scrittura quando Caino ha ucciso Abele e Dio ha chiesto: ‘Che cosa hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a Me
dalla Terra!’. Egli avrebbe potuto domandare così, se Caino non avesse
conosciuto il comandamento ‘Non
uccidere!’? Abele stette dinanzi a Dio e chiese: ‘Padre, ho portato la Tua Luce giù nella materia; avrebbe dovuto
risplendere. Per quale ragione la povera anima di Caino dall’abisso, mi ha
tagliato la mia via di Luce?’
33. Dio disse: ‘Accusi tuo fratello?’. – ‘No, non accuso! Fa con lui ciò che Tu vuoi’.
– Perciò Caino fu solo esiliato[27], per espiare il suo atto di omicidio in una lunga
difficile vita. Questo per il fatto che conosceva i Comandamenti. Da ciò
risulta che – come questo – tutti gli alti Comandamenti di Dio erano stati dati
alla materia fin dal suo inizio, senza i quali ‘la santa Legislazione’ del reame di Lucifero non avrebbe potuto
sussistere”.
34. Daniel esclama:
“Stolto me lo potevo dire da me stesso!”
- Dice Muriel, “Certo, ma ciò che hai chiesto è uno dei molti segni per
l’ultimo tempo. Allora verrà rivelato anche questo, per la salvezza e la
benedizione dei buoni credenti. Infatti, tutto ciò che accade, buono e
soprattutto cattivo, Dio lo prende nella Sua maestosa decima. Di ciò ora sei
stato informato, e di ciò che appare santo da questo.
*
[Daniele 11,29-32]: «29 Al
tempo stabilito, egli marcerà di nuovo contro il mezzogiorno; ma quest'ultima
volta la cosa non riuscirà come la prima; 30 poiché
delle navi di Kittim moveranno contro di lui; ed egli
si perderà d'animo; poi di nuovo s'indignerà contro il patto santo, ed eseguirà
i suoi disegni, e tornerà ad intendersi con quelli che avranno abbandonato il
patto santo. 31 Delle forze mandate da lui si
presenteranno e profaneranno il santuario, la fortezza, sopprimeranno il sacrifizio continuo, e vi collocheranno l'abominazione, che
cagiona la desolazione. 32 E per via di
lusinghe corromperà quelli che agiscono empiamente contro il patto; ma il
popolo di quelli che conoscono il loro Dio mostrerà fermezza, e agirà».
35. Guarda ancora
quest’ultima cosa dalla prima parte dell’immagine. Ti si mostra come un
singolo, una unità (Dn. 11,36), perché i dominanti di questo ultimo
mondo ed anche la Dottrina saranno orientati solo da una parte, e cioè alla ricchezza, al potere e all’onore, per cui
impiegheranno volentieri le pure parole di Dio, ma dalla bocca di molti uscirà
comunque il falso, per giungere al consolidamento del seggio del potere del
mondo. Dato che uno pensa ed agisce come l’altro, perciò lo vedi come un uomo.
36. Benché i laici e gli
insegnanti lottino apertamente e di nascosto contro la verità di Dio, diminuirà
comunque la loro influenza, perché generalmente gli uomini giungono alla
propria riflessione. I potenti della Dottrina non riusciranno più a dominare i
loro credenti.
37. Infatti, ‘le ‘navi di Chitim’, come le vedi
nell’immagine, saranno un giorno i percorsi degli altamente ingegnosi (o informatici), legati non solo al (proprio) paese, a ciò che è ‘determinato’.
Le loro vie conducono lontano, sul mare. Questo significa che sono mobili nel
pensiero e molteplici nelle conoscenze. Di ciò si adira l’oscurità dei potenti
del mondo attraverso secoli, e quello che non ottengono nell’uno o nell’altro,
ci provano dopo con piani studiati nei tempi successivi.
38. Nella seconda parte dell’immagine
vedrai se il ‘Re dell’alto mezzogiorno’ è, e comunque rimane, vincitore! (Dn. 11,11) Quindi, può anche
raggrupparsi il povero potere dei grandi (Dn. 11,31), fingere oppure dare
buone parole di sconsacrare la Santità di Dio, …LUI stesso, abbassarLo,
fare di Lui un puro uomo, il Quale ha dovuto prima divenire, vincerSi, …e questo è: ignorare le feste e i sacrifici
quotidiani.
39. Ma quelli ‘dal popolo’, provenendo
dal Regno di Luce del Padre, terranno fermamente ciò che portano alla materia.
Certi si lasciano convertire da loro, come è stato possibile a te. Si
perseguiteranno comunque – soprattutto in questo mondo – si uccideranno certi,
prima, ora, più avanti e in futuro. Perché gli stolti e cattivi li scherniranno
e li chiameranno ‘miserandi’. Ma il ‘fin qui e non oltre’ sarà più forte,
quando questo mondo è giunto alla fine (Dn. 11,35). Allora esisterà ancora un ‘altro tempo’, di cui saprai più avanti.
40. Per ora basta! Presso
l’Hiddekel, il Fiume di Dio, ti è apparso Dio in
visione come prima nella Sua santa Figura. Sei ancora uomo ed hai bisogno di
riposo. Molta gente ha bisogno di te. Anche questa è una funzione, il lavoro
dal Regno per coloro che desiderano la Luce, che non l’hanno ancora, e per i
buoni, che devi conservare dalla Forza di Dio”.
*
41. E’ come un sogno e, nonostante ciò, realtà: Daniel
si sente nuovamente sollevato. Che per questa lunga immagine era trascorsa solo
una notte, gli è abbastanza incomprensibile, quando al mattino si risveglia
meravigliosamente fortificato. Nonostante ciò, gli giunge nuova Forza che Dio,
il buon Padre, gli dona.
[indice]
Una lite per i tesori
del tempio
Gabriele conforta
Daniele per il proseguimento del servizio
1. Sono trascorsi altri anni durante i quali Daniel ha faticato molto. Kores è deceduto. Il primo dei tre re nominati è arrivato a
governare. A causa di molte avversità non si è occupato di Babilonia, mentre
Dario con l’aiuto del profeta domina adesso tutto il paese.
2. Ha fatto portare la ricchezza del tempio, che Kores aveva raccolto, nella sua casa dei tesori ad Ahmetha (Esdra
6,2). Secondo le liste del tempio che quivi giacevano,
stranamente non mancava nulla. Daniel ed Artharas
custodiscono questo patrimonio. Chissà se è giunto il tempo che i tesori della
Giudea siano da portare di nuovo nel suo paese?
*
3. Ora Dario dimora nel castello di Dura. Il mondano è
assecondato.
- Il re dice
riflettendo: “Da tempo non hai detto più nulla di una nuova immagine. Dunque,
la rivelazione di Dio non c’è sempre. Si diventa disattenti con ciò di cui si
ha bisogno giornalmente, e bisogna prendere i doni della vita come se dovesse
essere così. Quanto avverrebbe più di questo, con la rivelazione di Dio della Sua
Magnificenza?”
4. Il veggente del
Giordano abbraccia il re. “Dario, dopo l’ultima immagine ricca di spaventi, ho pensato
che cosa verrebbe adesso. Gli anni senza rivelazione…? Si diventa facilmente
immodesti, quando uno sperimenta una grande Grazia e si pensa che dovrebbe
fluire continuamente. Ma che cosa sappiamo noi in realtà della grazia di Dio?
Non è rivelata ogni giorno?
5. Tra grazia e rivelazione esiste la differenza. Nel
senso più piccolo: se volessimo mangiare senza interruzione, dormire o
lavorare, che cosa sarebbe di noi? E’ stupefacente che dobbiamo adempiere una
cosa dopo l’altra, in cui è riconoscibile l’alta Guida di Dio. Solo nella
differenza dei Doni impariamo a riconoscerli davvero e, …a stimare i
particolari.
6. Qualche piccola immagine è affluita; l’ho
comunicato agli amici e a te. Quindi potevamo anche fermare l’agire al principe
Achymad, senza distruggere la sua anima. Ora ascolta
ciò che è avvenuto in questa notte. Consideralo come guida che oggi sei venuto
da me. Non solo degli avversari nel nostro popolo ostacolano la Giudea ad
ordinare il proprio paese, ho visto nel sogno che anche gli stranieri persiani
conducono l’accusa contro la Giudea.
7. Si vorrebbe andare a prendere i tesori, ma poiché
contro di te il falso è impotente, così impediscono di stabilire la base del
tempio e della città (Esdra
cap. 4 e 5). Oggi arrivano dei messaggeri, affinché tu sappia
che Kores una volta avrebbe ordinato di edificare la
Giudea a tempo debito. Non dire subito ‘sì’, Dario; fa come se dovessi dapprima
esaminare, come se non sapessi nulla di preciso.
8. Dato che regno anch’io, è bene per noi, e per i
calunniatori, fare ciò che il Signore mi ha ordinato. Dopo verranno gli anziani
dalla provincia di Babele e di Babilonia. Lascia che siano loro i testimoni; io
vado via per un paio d’ore”.
9. Dario confessa
il suo dubbio: “Mi stupisce come tu, stando nella Forza di Luce di Dio, puoi
spingere alle strette gli avversari; e tu saresti per me la migliore
protezione”.
- “Solo una
protezione, caro amico?”, sorride Daniel.
“La migliore protezione è Dio!”
- “Hm, l’ho anche inteso così. Tuttavia…”
- “Vedrai, Dario, quanto magnificamente ti aiuterà il
Padre del Cielo”.
*
10. E’ comprensibile che il
re, troppo spesso aggravato, vorrebbe volentieri Daniel con sé. – Quando
arrivano i messaggeri con le lettere e lo circonda uno staff di anziani, si
sente ad un tratto più sicuro. “Ecco”, dice solo dopo aver letto tutto, “allora
dovrò ben esaminare se, e come, tutto sia giusto.
11. Sono invecchiato”, fulmina i messaggeri, “ma non
così vecchio da aver dimenticato quello che è successo allora, dopo che il
grande Kores ha occupato Babilonia, …con me,
beninteso! Egli voleva appunto portare in patria il popolo del Giordano. Allora
non era ancora il momento, però ha raccolto i tesori del tempio e li ha
conservati. Ora sono nella mia città”.
12. Ordina al maestro tesoriere di partire per Ahmetha, di portare con sé sette testimoni, per vedere se
esisteva uno scritto del re Kores.
- Si fa avanti Artharas: “Re Dario, sono venuto appunto
per questo scritto. Volevo chiedere un sigillo; perché l’ho fatto scrivere due
volte, lo scritto originale si sta ingiallendo un poco. Dovresti esaminare
precisamente il testo”.
13. “Ah, ma guarda!”, esclama Dario
sollevato. Non è già questo un aiuto di Dio?
- Allora un messaggero salta su: “Tutto combinato! E’
degno di un re di fare un tale gioco?”. Adirati, due afferrano l’oratore, ed Artharas contende con
veemenza:
14. “Tu, manigoldo, calunni re Dario e me? Non ho
saputo che riceveva qui te e la tua gentaglia. Io porto la responsabilità per
ciò che mi ha ordinato una volta il mio nobile re Kores,
e ora sono sottoposto al nobile Dario. Scrivitelo dietro le tue orecchie
d’asino!”
15. “Lascia stare!”, ordina Dario.
“Voi messaggeri, ascoltate ciò che contiene lo scritto”.
- Ci vuole molto tempo finché venga letto l’ordine di
una volta di Kores e contrassegnato da lui. Le facce
degli inviati diventano lunghe e sempre più lunghe. E’ indubbio – nemmeno con
la peggiore cattiveria – i consiglieri di Gerusalemme, già ritornati in patria
da Babele, hanno ragione.
16. “Non sapevamo”, balbetta uno.
- “Re-ga-la-to!”, s’adira Dario. “La faccenda è da mettere a posto seduta
stante. Via! …Mi siete in abominio!”. Ma si volta, cosa che in genere non fa
quando i messaggeri salutano sottomessi.
- “Non li avrei lasciati così facilmente”, avverte Artharas.
- “Sei troppo buono, re Dario; ma questo viene dal …”
- “…veggente del Giordano?”, la domanda suona a metà
seria metà divertita.
17. “Precisamente! Lo ammetto, l’uomo sa troppo; ed
anche se è un giudeo, ha provveduto per Babele, per la Media e la Persia.
Soltanto, …troppa sapienza rende il governo e il reggente, molle”.
- Dario chiede
ancora più divertito: “Tu pensi che io sono un re molle?”
18. Artharas
cade spaventato sulle ginocchia: “Re, prendi la mia vita, se in me c’era di
questo un solo pensiero, di credere molle te! Ma i manigoldi ti vogliono
spingere da parte. Per fortuna anche quei consiglieri giudei ti sono fedeli,
dato che li hai sempre aiutati, che qui hanno vissuto quasi meglio che nel loro
povero paese al Giordano”.
19. Dario ride:
“Rialzati. Un uomo di cui mi fido non deve giacere debole davanti al suo re!”
- Artharas
salta su: “Hai contrattaccato da re! Se questo è il modo del veggente del
Giordano, allora mi sia un amico”.
- “Questo vale!”, Daniel
entra nella stanza. “Guarda, amico Artharas: qualche
volta si deve governare severamente! Chiedi al tuo re se ho consigliato
durezza, di non accettare l’ipocrisia, di mostrare inoltre agli uomini che
potevo vedere in trasparenza il loro modo di fare, prima che venissero qui.
Questa è la migliore misura per questi…”
- “…straccioni”, interrompe il maestro tesoriere con
volto raggiante.
20. “Mondanamente li puoi chiamare così. Ma sono solo
messaggeri, anche se lo sono stati volentieri. Altrimenti, …sono poveri uomini
che non conoscono nessun amore, nessuna fedeltà. Guarda solo la Guida del mio
Dio! Hai pensato che sarebbe un caso, il perché sei arrivato per la
consultazione, ed hai lodato altamente il ‘caso’.
21. Certe cose che non toccano lo spirituale, sono da
descrivere come ‘casuale’; altrimenti
è in primo piano la saggia Guida di Dio. – Per quale ragione hai spinto i tuoi
scrivani ad intraprendere presto il viaggio? Per quale ragione ho visto prima,
nottetempo, l’immagine che re Dario sarebbe venuto qui proprio oggi? Mi volevi
portare gli astuti, e i messaggeri hanno inviato la lettera, …nello stesso
giorno, alla stessa ora. Tutto questo dovrebbe essere un caso? Oppure è il
Creatore, che guida le Sue creature-figli, appunto così, come Egli mantiene e
conduce i Soli e le Stelle, e il nostro mondo?”
- “Hai ragione, principe Daniel”.
22. Ecco che viene nuovamente annunciato un uomo. “Chi
è?”
- “Credo di conoscerlo”, dice il
servitore, “è un altolocato”.
- “Allora fallo entrare”. Si apre la porta. E’ il
maestro tesoriere Mithredath (Esdra 1,8-9).
- “Ci viene molto bene per l’occasione”, saluta
gentilmente Daniel.
- Artharas annuisce. Ah,
come scorrono qui insieme i fili? Destino, …guida, …coincidenze.
23. Mithredath
racconta: “Sono venuti alcuni dalla Giudea per pretendere le loro cose sacre,
affinché io li dovessi dare loro. Re Dario, mi hai sgravato, quando hai preso
con te questi tesori dopo la morte di Kores. Io l’ho
detto, ma mi hanno accusato che li avrei venduti e preso il guadagno”.
24. La fronte di Dario si aggrotta duramente. “Sai chi
sono quelle persone?”
- “Uno si chiama Simsai, un
consigliere di Rehum, che…”
- “Sono informato”, s’adira il
re.
- “Quindi non erano giudei. Dunque, c’è da punire
quella gentaglia! Già altri inviati di questo Rehum
sono stati qui oggi con la stessa pretesa. Che cosa posso fare per te, Mithredath?”
25. “Dammi un sigillo che indichi che ti ho dato il
tesoro il giorno della morte del mio re. Spesso hanno cercato di rubarmi l’una
o l’altra cosa. Quando ai giudei un giorno saranno consegnati i loro oggetti,
si deve sapere che sono stato fedele senza un mio guadagno”.
- “Questo è vero”, conferma Daniel,
“ti ricompenserò. Ma te lo abbiamo già confermato, re Dario, Artharas ed io. Non bastava quella ricevuta?”
26. “Sarebbe così”, dice costui
triste, “ma non esiste più”.
- “Come mai”
- “L’ho mostrata a Simsai; costui
me l’ha strappato di mano e l’ha distrutta. Dato che non c’era nessuno con me
…”
- “Mithredath”, Dario ferma il discorso, “hai agito
intelligentemente nella tua vita, perché non hai posto nessuna guardia?”
- “Si sono annunciati come giudei, ed ho creduto…”
27. “Riceverai il sigillo, ma lo conserverò io”, Daniel spinge l’uomo anziano su una sedia. “Se
viene qualcuno di nuovo, non importa chi, indirizzalo a me”.
- Il persiano fa un
sospiro di sollievo, i suoi occhi sono lucidi. “Eccetto i nostri re Dario e Kores, non ho trovato nessun uomo che può agire così saggio
e da principe come te, un veggente del tuo Dio”.
28. “Egli è anche il tuo Dio, per via della tua
fedeltà”. Meraviglioso, che entrambi i guardiani del tesoro riconoscono DIO
nella stessa ora. Dario li porta con sé a Babilonia, per risiedere là per un
tempo. Inoltre, saranno catturati alcuni inviati di Rehum
che volevano eliminare proprio Mithredath. Vengono
portati ad Ahmetha. Là viene tenuto il giudizio su di
loro. Presso Dario, da quando ha riconosciuto Dio, non esiste nessuna pena di
morte.
*
(dopo anni):
29. Non appena Daniel è andato a dormire, viene
svegliato di nuovo. “Daniel, ti chiama il SIGNORE!”
- “Il Signore . ?”. Si alza in fretta. “Dove, dove?”,
esclama colmo di nostalgia. Le mani tastano nel buio della stanza. Ecco,
davanti a lui sta una Figura di Luce: Gabriel. Cadendo sulle ginocchia, il
veggente del Giordano ringrazia per l’alta Grazia, che per gli uomini può
‘ancora’ agire profeticamente.
30. Gabriel lo
alza. “Sono passati lunghi anni da quell’ultima
grande immagine (Dan. 11,1-35). Ti sei accusato e
sapresti già il perché il Signore ti ha tolto il dono della veggenza. Svuota il
tuo cuore; voglio consegnare con mani d’angelo i tuoi errori al nostro Padre.
Lui sa precisamente che cosa ne farà”.
- “Oh, oh, certamente!”, dice imbarazzato Daniel.
31. “Avrei dovuto sostenere diversamente i miei
fratelli nella Giudea. Giacevo pigro e…”
- “…malato”. Gabriel gli passa la mano sui capelli.
- “Ah, via. Ero pigro! Tu, il portatore della
Misericordia, copri volentieri gli errori dei poveri uomini, …su incarico del
tuo Re, che è il mio Creatore!”
- “E tuo Padre, non lo
dimenticare! Conosci in ciò una differenza?”
- “Ah, alto principe-angelo…”.
32. Di nuovo, il celeste
interrompe: “Sono tuo fratello, Daniel. Perciò non essere un uomo
piccolo; sii il figlio del Padre, così come lo sono io”.
- “Quale Grazia!”, Daniel
alza le due mani ringraziando. “Se faccio la giusta differenziazione. Dunque,
…mi puoi istruire fedelmente su quanto mi manca”.
- “Vedremo”. Un
caro, dolce sorriso d’angelo colma la stanza.
33. Daniel si sente
ben custodito e ride di nascosto, ma dice seriamente: “Nel Creatore si trova la
Volontà e l’Ordine sullo stesso piano, quel Fondamento, nel quale Egli ha
creato le Opere e le ha poste su questo, …nella magnifica Legge. Quello che è
dei figli e sale a Lui, deve dapprima toccare il Fondamento: per loro l’ordine e la volontà. Lo pensi
anche tu, fratello Gabriel?”, lo chiede un po’ titubante.
- “Sì, fin qui è giusto”,
informa la Luce.
34. “Allora mi è più facile estendere dinanzi al buon
Creatore tutti i miei errori. Ho servito Kores ed
anche Dario; non avrei fatto meglio ad aiutare i miei fratelli in Gerusalemme,
gettando da me la ricchezza dell’Euphrat? Avrei
dovuto condividere ogni miseria con loro! Ancora ora dormono sui sassi,
spezzano insieme il pane seccato, devono prendere su di sé mille avversità,
mentre io, …io, …ah”, ansima Daniel,
“…non mi sono voltato a vedere come la moglie di Lot?
Amo questo castello, l’ampio paese, il grande Fiume del Padre; e la cara
purezza, l’ordine e il buon comportamento, e…”
35. “Fermati, altrimenti
dimentichi il mondo che hai da presentare ansimando!”
- “Tu pensi che io ho parlato solo della mollezza dei
miei errori?”
- “Se lo vuoi sentire
così…, è esatto! La Volontà e l’Ordine del Creatore accettano la confessione.
Che cosa ne deve fare Lui di questa?”
“Sarebbe clemente, purtroppo immeritato, se cadesse
subito nelle mani del Padre. Soltanto, là stanno la Sapienza e la Serietà e
pretendono il tributo. Non dovrei temere di confessare i miei errori nella Luce
della Sapienza, non scoraggiarmi quando la Serietà esige il cambiamento”.
36. “Giusto, ma seguono
Pazienza e Amore. Chiamo l’ultimo per primo, perché l’uomo impara meglio quando
– non come la moglie di Lot – guarda indietro alla
strada della sua vita. Perché nella retrospezione sul passato, quando l’uomo
l’intende seriamente e desidera deporre gli errori, egli impara a riconosce il
presente e la forza di incontrare il futuro.
37. Hai sentito il
Consiglio del Signore. Lo ha visto il tuo spirito come una volta, prima che
venire come inviato sulla Terra. È stato bene, per i fratelli, che tu sia stato
qui nel paese di Babele. Dario ha potuto riconoscere subito gli istigatori. Qui
hai potuto procedere in modo migliore che in Gerusalemme. Là avresti potuto
dire solo com’era, e nessuno ti avrebbe creduto. Qui hai potuto dimostrare che
cosa è utile alla Giudea, …anche se, appunto, solo mondanamente.
38. Dal Giordano hai
potuto convertire i re? Non negarlo che sarebbe stata Opera del Padre. Questo,
comunque, ma la Benedizione di Dio può appunto fluire come EGLI vuole”.
- “Certamente”.
- “Il Signore ti ha
insediato presso l’Euphrat. Da lontano si può sovente
aiutare meglio che da vicino, così come Dio lo ha rivelato magnificamente:
‘Sono io un Dio solo da
vicino, non un Dio da lontano?’ (Ger. 23,23)
39. Volentieri Lo si mette
in lontananza, perché ci si allontana da se stessi da Lui, …gli uomini e gli
esseri, e allora i loro errori sarebbero piccoli dinanzi a Lui. Quanto poco
questo vale, lo sai da te stesso. Guarda solo indietro alla tua strada, il
lavoro dallo Spirito di Grazia di Dio. Hai portato Dio, vicino a persiani, ai
medi, e così a qualche babilonese, …qui al Fiume Euphrat.
40. Pensa ad Asnorba, dove Harfia era
custodita. Lui è arrivato nella Luce, ora anche sua moglie. Domani verranno qui
i figli, ai quali ora devi provvedere loro. Un punto di sgravio, non è vero?
Rimani nell’umiltà, perché questa che può essere richiesta a DIO, è la via per
il vero amore – per Dio e per i più vicini al mondo. E chi non sarebbe il tuo
prossimo?
41. Vent’anni furono
difficili, sottomessi in Canaan, più difficili ancora gli altri vent’anni qui
in Babilonia; e gli ultimi trenta anni si arrotondano nelle Grazie. Qui puoi
prenderti cura dei fratelli, delle loro mogli e dei figli, puoi preparare a
loro le loro vie. Sai che cosa si direbbe se lasciassi gli ultimi al loro
destino? Dario è anziano, può essere richiamato. Che cosa sarebbe poi, …con
coloro che sono rimasti?
42. Si direbbe: ‘Egli ci lascia soli! Come veggente sa che
cosa porta il futuro!’, certamente detto con scarso diritto. E’ deciso che
non venga nessun cattivo futuro? Tu lo riconosceresti, ma non sapresti se
potresti tornare a condividere anche l’ultima sofferenza con il tuo popolo.
43. Se vai via, allora
perdi la tua dignità di principe che ancora ti è utile per il mondo. Se torni a
Casa come ultimo dietro la Giudea, allora è un segno di misericordia per il
popolo, …anche per te! Ma bada: è un segno di misericordia per il mondo, per la
materia, per la figlia perduta! DIO lo segue per portarla a Casa. Così anche tu
riporta indietro il popolo, l’ultima figlia, l’ultima donna, l’ultimo uomo!”
44. Lacrime scorrono nelle mani dell’angelo. “Porta
questi a Casa, come ringraziamento, umiltà, amore ed obbedienza, come lo può
esigere il Padre-Dio”.
- “Domani ritorno di
nuovo, allora verrai a sapere la seconda parte dell’ultima immagine”.
Gabriel posa le sue mani sul capo profondamente chinato dell’uomo.
- Il veggente del Giordano si addormenta dolcemente.
[indice]
Pazienza, calice ultra
colmo; altra visione sull’ultimo tempo del mondo terreno
[Daniele 11,33-45]: «33 E
i savi fra il popolo ne istruiranno molti; ma saranno abbattuti dalla spada e
dal fuoco, dalla cattività e dal saccheggio, per un certo tempo. 34 E
quando saranno così abbattuti, saran soccorsi con
qualche piccolo aiuto; ma molti s'uniranno a loro con finti sembianti. 35 E
di que' savi ne saranno abbattuti alcuni, per
affinarli, per purificarli e per imbiancarli sino al tempo della fine, perché
questa non avverrà che al tempo stabilito. 36 E
il re agirà a suo talento, si estollerà, si
magnificherà al disopra d'ogni dio, e proferirà cose inaudite contro l'Iddio
degli dèi; prospererà finché l'indignazione sia esaurita; poiché quello ch'è
decretato si compirà. 37 Egli non avrà
riguardo agli dèi de' suoi padri; non avrà riguardo né alla divinità favorita
delle donne, né ad alcun dio, perché si magnificherà al disopra di tutti. 38 Ma
onorerà l'iddio delle fortezze nel suo luogo di culto; onorerà con oro, con argento,
con pietre preziose e con oggetti di valore un dio che i suoi padri non
conobbero. 39 E agirà contro le fortezze ben
munite, aiutato da un dio straniero; quelli che lo riconosceranno egli
ricolmerà di gloria, li farà dominare su molti, e spartirà fra loro delle terre
come ricompense. 40 E al tempo della fine, il re del
mezzogiorno verrà a cozzo con lui; e il re del settentrione gli piomberà
addosso come la tempesta, con carri e cavalieri, e con molte navi; penetrerà
ne' paesi e, tutto inondando, passerà oltre. 41 Entrerà
pure nel paese splendido, e molte popolazioni saranno abbattute; ma queste
scamperanno dalle sue mani: Edom, Moab
e la parte principale de' figliuoli di Ammon. 42 Egli
stenderà la mano anche su diversi paesi, e il paese d'Egitto non scamperà. 43 E
s'impadronirà de' tesori d'oro e d'argento, e di tutte le cose preziose
dell'Egitto; e i Libi e gli Etiopi saranno al suo séguito. 44 Ma
notizie dall'oriente e dal settentrione lo spaventeranno; ed egli partirà con
gran furore, per distruggere e votare allo sterminio molti. 45 E
pianterà le tende del suo palazzo fra i mari e il bel monte santo; poi giungerà
alla sua fine, e nessuno gli darà aiuto».
1. “Signore, è giorno chiaro e la gente attende con pianto. Devo…”. Daniel salta
su. O guaio, si era addormentato. E’ tardi in mattinata. “Mi avresti dovuto
svegliare prima”.
- “Principe Daniel”, contraddice il servitore del castello, “ho sperimentato molto
con te, la tua fronte mi mostrava che nel sonno eri altrove. Dove? Lo vorrei
sapere volentieri”.
2. Il medio si era convertito ed è dedito a Daniel;
gli manca ancora la sola conoscenza più alta. “Devo dapprima riflettere dove
sono stato”.
- “Presso il tuo Dio, nella Sua Luce”.
- “Ti devo di nuovo correggere”, espresso col cuore,
“il mio Dio è anche il tuo; la Sua Luce è anche in te, altrimenti non avresti
trovato Dio”.
- “Solo attraverso te”, sottolinea l’uomo. “Che cosa devo fare con la gente?”,
chiede.
3. “Ospitarla; alcuni avranno camminato molto”.
- Il medio si china
profondamente: “Perdona, principe Daniel; mi hai sovente ordinato di assistere
la povera gente oppure anche di consolarla. Ora l’ho di nuovo mancato di fare”.
- “Va bene, recuperalo con doppio amore”, accenna il veggente del Giordano.
4. ‘Dove sono
stato nella notte?’, si scervella a lungo dopo che il guardiano è andato
via. Il suo spirito vede di nuovo l’orrenda immagine. Dopo si fa chiaro, pur
come se Dio l’avesse coperta con un panno. Si vede solo la fine dell’immagine,
ma non ciò che copre il panno di Dio. Questo è incommensurabilmente grande.
5. In alto, sopra questa, si vede l’onniamato Dio-Padre, circondato dagli infiniti spiriti dei
figli della Luce (Ap. 7,9). In seguito Daniel si sente avvolto in questo panno. Ma l’oscurità…, anch’essa
un giorno sarà coperta? Che cosa succederà con me, se un giorno Dio piegherà il
panno di Grazia?
6. Un servitore disturba inavvertitamente la visione ed
annuncia che la gente aveva mangiato ed aspettava lui. Ancora una volta gli
viene portato molto di oscuro. Uno denuncia un grande furto; un altro supplica che vorrebbe tornare a casa. Per
nostalgia si sarebbero ammalati lui, sua moglie e i suoi figli. “Voglio andare
in Canaan”, brontola, “per quanto ancora, ora sono cinquant’anni. Non vogliamo
essere sepolti al fiume di Babele”.
7. “Aspettate”, consola Daniel.
“Sono qui da sessant’anni, credete che nemmeno io avrei nostalgia di arrivare
in Canaan? Mi trattiene il dovere, obbligato da DIO. Non ha senso ritornare a
casa, se non c’è ancora nessuna casa”.
- “Perché si costruisce prima il tempio?”, viene
chiesto in modo rude, “mentre migliaia di…”, Il mormorio aumenta.
8. Daniel ordina la
calma: “Dario, non ha fatto, più che molti re di Israele abbiano mai
considerato necessario? Rehabiam, Ahab,
Ahasja oppure Ahas e ancora
molti altri, …che cosa hanno portato al popolo? Quelli che camminavano sotto il
Compiacimento di Dio, non hanno più fermato il nostro destino. Quindi è giusto
da Parte Dio che dobbiamo soffrire, …per la nostra salvezza, per il ritorno
alla fede dell’intero popolo.
9. Voi dibattete che noi non avremmo da rimettere i peccati dei vecchi! Avete appena
mormorato contro Dio che prima verrebbe costruito il Suo Tempio. I re hanno conservato i nostri tesori. Potremmo
costruire case, seminare, raccogliere, commerciare ed ottenere guadagno. Non
pochi oggi sono più ricchi di quanto erano prima oppure lo erano le loro tribù.
10. Lo vedrò pure io che una Giudea ancora credente
farà il suo ingresso nel tempio?”. Tristezza ombreggia il volto di Daniel. “O cara gente, ascoltate: date dapprima
l’onore a DIO; osservate la Sua Legge e piegatevi sotto la Sua Volontà! Allora
siate certi che Egli vi consolerà, come
uno consola sua madre, come disse il profeta, colui che ha visto il Tempio
di Dio”. (Isaia 66,13).
11. I mormoratori e i lamentatori diventano
silenziosi. – Quando sono andati via, il medio
dice: “Principe, ti ammiro; tu hai una pazienza…”, dicendo questo, scuote il
suo capo già diventato grigio, “non c’è che dire! Hanno presentato ciò che non
si può cambiare ed hanno solo disturbato la pace della tua anima”.
12. “Ricorda che l’inquietudine di un uomo diventa più
forte, più vicino si mostrano le mete. Non presagisci quel che una volta era
successo in Canaan? Sul paese giaceva una sofferenza incommensurabilmente dura
su tutta la gente. Se parlo di me, allora in ciò si riflette il tutto.
13. Dopo la descrizione da parte di uomini famosi,
abbiamo avuto una bella casa, cose preziose, servitori e quant’altro. I
genitori rimasero fedeli nella fede in un Dio. Nonostante ciò, dovettero
condividere la sorte del popolo: si rubava, si incendiava e si scherniva
ancora: ‘Ecco, vedete come la vostra casa
sprofonda in macerie e cenere!’
14. Il padre fu incatenato, alla madre rimase un solo
vestito; a me, solo una fascia. Siamo stati deportati qui; e dopo vent’anni di
schiavitù, tutto il popolo. Comprendi che ora anche il peso più piccolo diventa
un gioco pesante? Lo voglio portare dall’alta Pazienza di Dio, che il Signore
ha da sopportare anche me”.
15. “Te…?”. Il medio spalanca gli occhi. “O principe,
credo… hm, che Dio… con la tua opinione…”
- “…insoddisfatto?”. Un fine sorriso è intorno alla
bocca del profeta. “Dio ha molta Pazienza con tutti gli uomini, perché il mondo
ci rende empi, il nostro mondo in noi!
Potrà essere la Sua Delizia, se si può dire così, di esercitare su di noi la
Pazienza. E’ sempre un maestoso pezzo di Dio, incomprensibile e coperto per la
maggior parte degli uomini.
16. Riconosciamo la Pazienza del Signore?”. Daniel ora lo dice piano per se stesso, “Forse
viene da questa la Sua Via per la schiera smarrita – a tutti”. Sprofonda in una
visione. Il guardiano della fortezza esce in silenzio. Il silenzio di una pace
che scende come rugiada dall’eternità di Dio riempie la stanza dove venivano
nutriti degli affamati, respinti mormoranti, consolati i lamentosi.
17. O Pazienza, tu, Calice stracolmo! E’ riempito con
il sangue? Sangue dell’Altissimo? Della caduta? Degli uomini? Di materia…?
L’Amore di Dio viene come un Uomo? Porta una Croce, grande e pesante. Non è il Vegliardo (Dn. 7,9), come Lo aveva visto? Non ci fu un tempo, rivelato in principio (Giov.1,1) e nel principio (Gen. 1,1), in più, nell’ultimo, che verrà su entrambi: Calice
e Croce, …sui materiali?
18. Nonostante il male, ora sa come l’oscurità deve
essere purificata, come una volta cadde nel ‘Telo bianco del Cielo’ tutto ciò
che si opponeva al Creatore. Solamente, …nel lungo tempo. Riflettendo, giunge
la sera sul paese. Nel solaio sta il giaciglio. Se da qui Daniel vede il
lontano firmamento, le infinite stelle, l’intera oscurità delle notti colme di
Grazia, allora si sente riposare al Cuore di Dio. Anche oggi è così.
*
19. La Rivelazione di Dio! ‘L’uomo-Gabriel vola’, l’alto portatore della Misericordia. Il
‘volare’ contrassegna la rapidità, inoltre, il venire dal Cielo. Un pensiero
passa attraverso l’animo di Daniel sul ‘bianco Telo’
di Dio, della Magnificenza del Padre come colore bianco, il segno della
riconciliazione, della grande amorevole Misericordia.
20. Isa-i parlò di questo ‘duro contro di me’, con cui dimostrò la sua stabilità. Mentre
Daniel sta cercando di indagare la volta stellata di Dio, arriva Gabriel.
Confuso, perché non ha visto l’arrivo, si alza in fretta. Gabriel lo prende per mano e dice:
21. “L’ultimo che vedrai
oggi e nel vicino futuro non accadrà in questo mondo”.
- “Mi porti al magnifico Ulai?”
- “No; questo rimarrà
sempre un simbolo, anche se ora è ancora reale finché fluisce fino alla
maestosa venuta della Pazienza e dell’Amore, come hai visto giustamente oggi.
22. Per la benedizione del
mondo, …immeritata, il che riferisce insieme a te. Verrà ancora mostrato,
quando sei nella Patria del Cielo. L’immeritato
del mondo! Che cosa si può meritare la materia? Che cosa gli uomini, anche
se c’è qualche piccolo ‘ben meritato’
di un singolo?
23. Qui c’è il tuo
mantello dalla Luce; mettilo e seguimi”.
- “Gabriel, tienimi saldamente alla mano, altrimenti
perdo la traccia”.
- Un sorriso: “Sai che
cosa significa il mantello, per te?”
- “No!”
- “Non sarebbe necessaria
nessuna spiegazione. Come spirito abbandoni il tuo corpo; ti lega a questo solo
il voto del nastro d’obbligo, una volta dato. Ora sei puramente dalla Luce, ciò
che diventerai di nuovo quando abbandonerai la materia”.
- “In ciò, si può notare quello che si era?”, viene
espresso in modo molto titubante.
24. “Lo vorresti sapere?”.
Un seria domanda.
- “Non vorrei tendere troppo in alto; forse, …no,
saperlo non mi sarebbe utile”.
- “E’ bene così, tu,
anziano presso il Trono di Grazia di Dio!”. L’angelo non dice di più.
Daniel lo accoglie di nascosto; deve rimanere quella gioia, quando un giorno
potrà tornare al Padre.
*
25. Com’è successo, in seguito Daniel non lo può
spiegare. Senza nessuna variazione si vede in un abito estraneo. Anche lui vola
via? Cammina alla mano dell’angelo? Accanto, o dietro a lui? Essi volteggiano
via come nella velocità del fulmine, e si trova di nuovo in un’isola di Sole.
26. A grande distanza la Terra sembra oscura rispetto
a tutta la Luce che è intorno a lui. Una corona, le cui punte riccamente
adornate risplendono verso l’esterno, e circondano quel mondo. Chi conosce di
questa magnificenza? Pochi percepiscono la Grazia di Dio, che è sempre
costante. Questa è la Corona per il mondo, inclusa nell’interezza della
materia.
27. “Che cosa vedi là?”
- “Oscurità! Se non fosse per la corona che circonda i
buoni, i cattivi, i deboli, i forti, gli amati da Dio e gli altri, chissà che
cosa diventerebbero sulla Terra”.
- “Molta sofferenza, dalla
quale il Signore sigilla i mondani. Soltanto, finché non è arrivata l’ora, si
soffrirà, …causata dalla propria colpa, che tu lo sappia soltanto!”.
Questo suona così severo, come se vi stesse la VOLONTA’, invece della gentile Misericordia. – “Che
cosa vedi ancora?”
28. “Coloro che presagiscono la Corona, che operano
per la fede. Tuttavia vi sta l’oscurità come un muro che li fa quasi spezzare.
Alcuni cadono. O guaio! Gli oscuri fanno come se volessero aiutare. Quale
inganno! (Dn. 11,34) Perché il
Signore lo permette?”
- “Tu pensi che sia la
Volontà di Dio? La Sua concessione? Oppure che Egli non lo possa impedire?”.
Di nuovo è chiesto severamente dalla bocca dell’angelo.
29. Daniel
respinge: “Nulla di tutto questo, anche se non capisco tale mistero”.
- “Questo è molto buono”,
consola Gabriel. “C’è
la Volontà di Dio, ma non così che i credenti debbano cadere. Questo dipende
dapprima dal decorso della redenzione pensata da Dio fin dall’antichità.
Ascolta la Grazia segreta:
30. Vedi, quando i figli
della Luce vanno nell’abisso, l’inferno si attizza. Non è assolutamente raro
che l’uomo attraverso la sua fede e la migliore conoscenza, percepisce in sé
che egli è ‘dall’alto’, che conosce
il peso del campo e della Vigna. Che cosa fanno allora gli oscuri? Non inteso
adesso, nell’inferno, volendo soffocare ogni Luce, sono degli incarnati, sia
dall’Alto come dal basso, che sovente possono far cadere qualcuno, …almeno
temporaneamente, come lo hai visto. (Dn. 11,35)
31. E’ giusto così: i
propri pensieri, sollevandosi, aprono la porta attraverso cui può strisciare questo oscuro. Prima, l’uomo sente con
gioia la sua fede, il suo servizio. Poi striscia fuori il verme: ‘io sono!’ Anche qui manca quasi sempre
il ‘io sono diventato’! Io posso
fare il lavoro. Anche un ‘posso’ può far sorgere qualche arroganza.
32. Quando tali cadono,
vengono riportati nello stato di umiltà. Dato che l’Eternità di Dio darà il tempo, cominciato dai Giorni della
Creazione fin nel più piccolo di questo ultimo mondo, che è il sempre continuo
avvenire: sono i poveri gradini per il mondo (reincarnazioni), la Scala del Cielo, per la Luce. L’ultimo dell’ ‘altro tempo’ è assegnato alla materia,
per la sua resa finale dei conti e per la finale redenzione.
33. Vedi l’altro re
(Dn. 11,36). Secondo l’immagine è il superiore dell’oscurità. Affinché
l’uomo si debba riconoscere, spaventare e voltare, è sempre un dominante, che –
indomito a dominare, a schernire i poveri, a scavare pienamente nella ricchezza
funesta – diventa re (oggi
presidente). Un titolo della
caducità, come qualsiasi cosa che appartiene alla materia.
34. Tali re parlano ‘contro il Dio di tutti gli déi’. Questo lo fa l’orrenda assenza di Dio. Qui gli déi valgono come seguaci nella nostra Verità di Luce. Oh,
ai crudeli riuscirà molto, – di ciò che si fa riferire alla materia, ma appunto,
solo così a lungo, finché sarà finita l’Ira di Dio’.
35. Tu pensi che non
rimarrà nulla del restante antidivino? Sì, …di ciò
non rimane nessun resto. Del restante rimane ciò che si chiama ‘VITA’: tutti i figli, dall’Alto e dal
basso. L’Ira di Dio è santa, nessuna distruzione! Ira significa = tirare,
educare, tirare via dal maligno, attirare in Alto nella Luce. Rimane intoccata
la giusta Ira del Signore, giustificata attraverso la giusta resa dei conti!
36. Questa è stata decisa
come la fine della materia, come la redenzione con il santo Finale,
l’espressione di quella Magnificenza di Volontà della Divinità-UR, con cui ha
creato tutto, lo mantiene ed infine l’incorpora
nella Luce. Questa è l’edificazione di Dio, oppure l’Inizio e la Sua Meta,
adagiato in ciò, l’Orientamento e il corso dei suoi figli.
37. Il ‘non badare agli déi dei padri’ (Dn. 11,37) significa qui le
conoscenze dei precedenti che hanno operato meglio, mondanamente oppure anche
nella fede. Con ‘amore verso la donna’ è
intesa = la ragione benedetta. Evitano il matrimonio, perché altrimenti non
possono ‘vagare’. Come ‘una fortezza’ (Dn. 11,38), …ti sei stupito di loro
da ragazzo, …(quando) consolidavano il loro male.
38. Un giorno si costruiranno delle mura, quasi
insuperabili; ma una cosa spingerà avanti l’altra. Si forgeranno pure delle
armi per distruggere le cose più solide, …finché non esisterà più nulla da
distruggere, inoltre, qualcosa per gettare giù i più forti. – Sei così
inorridito, e non puoi quasi afferrare come mai questo diventerà possibile, che
sotto, su e al di sopra di questo mondo, sotto, su e al di sopra di tutti i
mari, la loro atmosfera arderà dal riflesso del fuoco, acceso senza freno dalle
potenze trovate[28].
Allora…? (vuoi sapere
quando?) Quando coloro che hanno scatenato tale potenza e ciò
che riguarda questo stesso, si preoccuperanno, allora cercheranno invano di
mitigare di nuovo questo terrore.
39. Quando degli sprovveduti si accendono un fuoco nel
bosco, fatto con leggerezza, allora loro stessi di rado possono spegnere
l’incendio del bosco. Ma quella potenza di fuoco, che spezzerà l’ultimo confine
di Grazia, nessuno la spegnerà! Mi chiedi impaurito, se fosse la fine del mondo,
la fine della vostra umanità nell’ultimo tempo.
40. Daniel, chi sta al di sopra di tutte le cose, nel
Cielo e nella materia? Questa passerà, quando la povera figlia con il suo
seguito avrà trovato la via di Casa. Lascia il ‘Velo della Misericordia’ intessuto da DIO, ricopra su tutto,
dell’ultima oscurità; non lo sollevare! Ma sii comunque certo: il nostro
Dio-Padre conserva ogni figlio, su una via lunga o breve. Pesino i terribili e
che fino alla fine rovineranno gli uomini e il prezioso paese, un giorno –
sotto i dolori – saranno liberati.
41. E ora senti: ‘Loro aiutano a
fortificare le fortezze con il dio straniero’
(Dn. 11,39-40), si fanno signori su molti paesi ‘con carri,
cavalieri e con molte navi’ che
infuriano in avanti ‘dalla mezzanotte contro il mezzogiorno’, così considera il significato = il dio straniero è sempre
un potere del mondo della materia e non ha nulla a che fare con il Nome del
nostro Dio. Essi credono solo nel suo potere e onore, come Israele una volta
nel deserto ha glorificato – il simbolismo della materia – il vitello d’oro
come ‘loro dio’ (Es. 32,4).
42. Ora senti ‘di Edom, di Moab, dei più
aristocratici figli di Ammon’. Non dire che Edom sarebbe una
tribù di pagani, che i moabiti sarebbero stati pii solo al tempo del patriarca,
che gli ammoniti sarebbero gente cattiva, che il loro idolo Niesroch
verrebbe adorato ancora oggi. Vero, veggente dalla Luce?”. Gabriel diventa sempre più serio.
43. “E’ l’immagine dei
popoli fino alla fine del mondo. ‘Tribù’ significa = una
solidità in Dio, il tre come spirito, cuore e anima. Tutto il resto sprofonda.
Dio conserva lo spirito, fortifica il cuore e porta a Casa l’anima, …come il
pastore l’agnello smarrito!” (Giov. cap. 10). Diventando di nuovo gentile, il principe della Luce aggiunge:
44. “Quella ‘mano che si stende all’Egitto, Libia e agli etiopi sotto il
suo potere’ (Dn. 11,42-43), significa: I reggenti dominando come dei re, nell’esteriore si mostrano
gentili, come lo sono i liberi. Ma nella mania del potere incorporano l’oscuro,
che nell’immagine vedi come mori (etiopi). Quindi
non sono intese = le tribù, come non Edom, Moab, Ammon, né Egitto. Solo
così, secondariamente, transitoriamente, vale anche = per il mondano, ciò che è
stato nominato prima, per il tuo tempo e poco dopo.
45. Ora viene ‘un veemente grido (notizie) dal mattino (oriente) e dalla mezzanotte
(settentrione)’ (Dn. 11,44). L’immagine,
osservandola solo come guerra, i potenti dovrebbero vincere i mondani. Il
mattino porta certamente la Luce di Dio, la mezzanotte la raggiunge di nuovo.
All’improvviso comparirà la Voce della Luce, come dalla notte possono venire
sia l’aiuto come anche dei pericoli che l’uomo nota solamente quando stanno
dinanzi a lui. Non si dice forse: ‘Questo
era l’aiuto nel massimo bisogno’?, oppure: ‘Ah, quanto sono stato spaventato!’
46. Lo spavento viene dal
nascosto su tutti i cattivi; l’aiuto per i buoni dalla Luce. Entrambi
all’improvviso, ma realmente, come arriva veramente il mattino del Sole di Dio,
…talvolta dietro grosse nuvole. Perché così
si vuole nascondere lo spavento, ed appunto così si lascia sovente stare l’Aiuto davanti alla porta del cuore.
Lo si spera, ma non lo si crede sempre fermamente.
47. Ciò assomiglia anche
al grido della coscienza che nessuno può escludere. I cattivi conoscono
precisamente le loro malefatte, meno in quell’uno al quale manca per questo la
comprensione (i
poveri smarriti). I
potenti citano comunque il mattino così: = ‘Guardate
qui, qual grande cosa abbiamo creato’, come ha parlato Nabucodonosor
(4,30); e la mezzanotte così: = ‘Dietro la caducità di gloria e splendore,
nascondono la malvagità della loro anima’.
48. Prima o dopo, ogni potere
del mondo prende la via della pazzia, dell’impotenza di un potere arrogante;
mentre da DIO, sempre questa: ‘Fin qui
devi venire, e non oltre!’. Soprattutto alla fine del mondo. Proprio allora
si disprezzerà il Signore.
49. Molti uomini non
crederanno più in Lui, e alcuni credenti sottometteranno i propri sbagli al
loro Dio. Il loro misero umano, per così dire, lo scriveranno sul Corpo
dell’Altissimo. Proprio in questo, Daniel, ci sarà quella grande Babilonia che
alla fine regnerà maggiormente come la più grande regina: uomini dall’uomo stesso!!
50. Nella mania del potere
si arrogano di governare il paese e la gente; invece quei poveri credenti, di
poter fare ciò che secondo la loro opinione, Dio non può fare. Questo è il
significato di ‘buttar fuori dalla tenda fra i due mari’
(Dn. 11,45). Un mare è = un’immaginazione;
l’altro = la Verità. Il ‘Monte santo’
= la Rivelazione di Dio, viene circondato, dagli oscuri per distruggerlo, dai
falsi credenti per prendere dal monte ciò che non appartiene a loro.
51. Tutto avrà la sua
fine. Chi non giungerà alla comprensione non riceverà l’Aiuto in questo mondo!
– Ora basta! Ancora un paio d’anni, e prima che terrenamente come
spiritualmente, giungeai nella Patria, …come uomo,
nel Canaan; come spirito, insieme al cuore e all’anima nel prezioso Paese
dell’eternità, dove riceverai ancora molta panoramica dell’intera visione. Fino
ad allora compi il tuo dovere per molti poveri e per qualche grande. Servi
nell’amore il tuo prossimo”.
52. Chiaramente consapevole ed avvolto nell’albeggiare della felicità (promessa), Daniel
cerca le mani del suo angelo, come chiama Gabriel. E sono di nuovo mute lacrime
di ringraziamento: ‘Portale con te, e
posale nella cara mano di Dio!’
[indice]
Dio consola, ma la
gente cattiva pianifica
Ciro al castello di
Dura – Un altro Bel è spezzato e i sacerdoti puniti
[Daniele 14,1-2]: « 1 Il re Astiage
si riunì ai suoi padri e nel regno gli succedette Ciro il persiano. 2
Ora Daniele viveva accanto al re, ed era il più onorato di tutti gli amici
del re».
1. Come il vento di una tempesta, il tempo fruscia via. Oppure, sono gli uomini
che dettano la fretta? Se lo chiede Daniel, riposando nella mansarda del
castello. La cara altura di Dura, lo sguardo nell’ampia lontananza, il nastro
d’argento dell’Euphrat, …presto lo dovrà abbandonare.
Ne è triste? No, …è il sentimento giubilante: ‘A Casa!’. Dapprima nel paese del Giordano; ma poi, …poi?
2. Il blu del cielo è inarcato; lassù vanno i pensieri
di Daniel. “O Signore, attraverso la Tua
Grazia ho potuto colmare il mio piccolo dare. Ho mormorato per via della
fatica, caricatami sovente ingiustamente. Oppure è stato il Tuo maestoso
Diritto? Mio Dio, perdonami il molto che con me è andato storto!”
3. “Non è stato
moltissimo?”.
- Chi? …Che cosa? …Dove? Salta su. EGLI, …oh, EGLI!
Davanti a lui sta la Luce, così
vicina; deve soltanto stendere le mani, …per aggrapparsi saldamente alla Veste
del Padre. “Lo posso fare?”. Le labbra tremano.
4. “Perché no, figlio
Mio?”, chiede la calda voce di Dio.
- “Sì, sì. Ma quando compari invisibile… Come stanno
allora le cose?”
- “Non diversamente,
figlio dalla Mia Casa della Sapienza! Sollevare a Me le mani con autentica
fede, consacrare il cuore nell’amore a Me, essere sempre pronto a servire,
questo è pure come toccare Me, così come ora aggrappi le dita nel Mio abito.
5. L’interiore è il più
elevato. Dove si unisce con l’esteriore, ciò è il segno per il ritorno a Casa,
anche per un nuovo difficile servizio. Per te, ambedue! Oltre ai fedeli, sono
rimasti qui alcuni cattivi che vogliono tenere il loro patrimonio ingiustamente
conquistato. Ti impiego ancora una volta per loro. Avrai molta fatica;
soltanto, …la Mia Grazia rimarrà sempre con te fino alla fine della vita nel
mondo. Ne sei soddisfatto?”
6. “Sì, mio Dio-Padre!”, escla
con enfasi, per manifestare senza ulteriori parole, riverenza, gratitudine e
amore. Dio benedice Daniel. Nel Soffio santo-soave ‘l’Alta Luce’ se ne va. Immerso nel silenzio, l’uomo rimane
indietro; ma come un lungo Raggio di Fuoco, arde tra la Luce e l’umano. –
Presto il mondo entra di nuovo in primo piano.
7. L’anziano guardiano
della fortezza è morto, quello nuovo annuncia con voce sommessa: “Principe
Daniel, non voglio disturbare, ma si mormora che staresti proprio nella
funzione come signore di Babele, e non dovresti giacere così ozioso in
soffitta. Avrei volentieri scacciato la banda, ma tu non lo permetti”.
8. “Ciurmaglia! Ritornano continuamente. Così è con
certa gente. Allora si deve essere esercitare l’indulgenza, finché si accorgono
ciò che sono”.
- “Que-lli…?”, Così esteso,
che Daniel ride di cuore. “Sì, que-lli! Soltanto, molti non vogliono”, il suo volto
diventa serio. “Come ultimo aiuto devono essere lasciati a se stessi.
9. Non ti meravigliare. Chi non si vuole lasciare
aiutare, Dio senza alcuna grazia rivelata, lo lascia correre in una
disgrazia. Così la povera anima matura per sentire la chiamata della Luce.
Anche se sovente dura così a lungo, finché, risalendo dalla fossa dei peccati,
…la Scala del Cielo sulla quale l’anima può arrampicarsi, è pronta, …quasi
sempre con fatica. Lo comprendi?”
10. “Non del tutto. Ma li senti litigare nel cortile?
Questa è solo gentaglia!”
- “Sono i più poveri del mio popolo, Kambasy”.
- “Povero? Il pancione è grosso, le casse traboccano
e…”
- “…il cuore è deserto e vuoto. Adesso conducili nella
grande sala”.
- “Ah, la piccola sarebbe ancora troppo buona per
questi…”, il medio gesticola fra sé e sé.
11. Si saluta Daniel profondamente, con sguardo
sbieco. Lui ignora una cosa come l’altra. “Ci hai esortato”, dice il primo malignamente, a vendere qui le nostre
case per ritornare a casa. Il paese Canaan non ci è sconosciuto. È dove siamo
nati…”
- “…e dove siete diventati ricchi”, interrompe con
leggera asprezza Daniel.
- “Che ti riguarda? Occupati del tuo ciarpame, che
nemmeno tu hai portato qui!”, sibila uno a
voce alta.
12. “Molto vero, Sotai! La
mia ricchezza proviene da Nabucodonosor, da Kores e
da Dario. Loro avevano un’autentica fede nel Dio dei nostri padri. Voi non
avete nessun diritto di accusarmi di qualcosa”.
- “Ma tu, a noi?”
- “Precisamente! Voi dite che per voi dovrei essere
come ‘il signore di Babele’. Dunque,
ora ci sono. Hasupha ha ingannato gravemente un
babilonese ed io ho ripiegato questo furto. Pechereth
ha aumentato il suo denaro con una percentuale di usura in Persia e altrove. Kores lo ha pareggiato.
13. Devo nominare pure Hodadja,
Pelajar, Ranza e Sotai? So
già che cosa succede e…”
- “Non dire ora che te lo annuncerebbe Dio!”, sbraita Sotai.
- Uno sguardo lo fa tacere. Pochereth continua comunque a schernire:
“Sei certamente un profeta, ma molto ti viene portato; allora è facile
comparire come ‘veggente’.
14. Il Dio dei padri non è il nostro Dio, il vecchio
Patto non ci riguarda. Il Creatore deve rispettare la nostra libertà! L’ha
determinato LUI, o è stato il corso del destino che siamo nati qui? È Lui
oppure tu a darci l’ordine di andare in un paese a noi sconosciuto? Guarda tu
stesso che cosa ci rimane per noi dell’Onnipotenza di Dio!”
15. “Ah, è così! Pensi questo?”
- “Ebbene sì, perché anch’io sono profeta, e dico come
sussiste il rapporto fra Dio e l’uomo”.
- “E voi altri?”, chiede tranquillo Daniel.
- “Pochereth è la nostra
guida per lo spirito libero”.
- “Dite davvero, ‘spirito’?
Qui in Babele avete fatto grandi discorsi presso la gente; ma fate attenzione:
ho aspettato nell’incarico di Dio finché è germogliata la vostra semenza velenosa.
Infatti, è difficile togliere la semenza dal terreno, se è germogliata; così si
taglia l’erbaccia con la radice. Poi si brucia il tutto.
16. C’è già il fuoco; poiché – attenzione! – non è più
permesso ritornare indietro! Nessuno vi toglie il vostro avere, nessuna
carovana vi riporta a casa. Voi stessi vi siete resi estranei; perciò rimanete
estranei finché è estirpata la vostra erbaccia insieme alla semenza! Nel
secondo mese terrò l’assemblea come l’ha tenuta una volta Giosuè (Gios. cap. 24). Per lui
la prima e contemporaneamente l’ultima; per me l’ultima qui in Babilonia”.
17. Ranza ansima:
“Tu hai già un compratore per il tuo castello di Dura?”
- “Questo non viene venduto; perché sono venuto povero
al fiume Euphrat, e povero ritorno nel paese del
Giordano. L’uomo viene povero nel mondo, senza capitale viene portato alla
morte nella tomba! Esteriormente, …una cosa come l’altra.
18. La ricchezza del cuore, che ho potuto portare
quaggiù dalla Luce, la porto con me all’uscita: a Canaan, il simbolo della
Città di Dio ‘Santa-Luce’! Forse vi
aiuterà quest’indicazione: il pensare al tempo giusto al ritorno, affinché non dobbiate comparire un giorno, nudi e spogli
dinanzi a Dio, …come povere anime, non appena suonerà per voi l’ultima campana
di vita sulla Terra”.
19. Daniel esce senza salutare.
- “Gli metto sale nell’assemblea”, brontola Sotai quando hanno
lasciato il castello.
- Pelajar,
un po’ più mite, abbassa la testa. “Se ti riesce… Ci può capitare anche come a
coloro che una volta erano con Giosuè”.
20. “Lascia stare il vecchio! Quando una volta uno
grosso disse qualcosa, allora fu il ‘Sela’ come nei
Salmi di Davide che oggigiorno non si cantano più. Non ci lasciamo più guidare
come bambini. Vedrete ciò che farò io; allora terrà davvero la sua ultima
assemblea, …non così come pensate ora, ma davanti al popolo la sua lingua deve
imparare a tacere”.
- “Lo vuoi…”
- “…uccidere?”, buttato fuori con astio. “Non sono
così stupido, Pelajar, anche se…”
- “Non sono per lui”, dice Hasupha, “ma ucciderlo?”
- “Voi, bambini preoccupati! Chi è appeso all’angolo
del vestito, mi resti lontano!”
*
21. Sì, l’opinione inventata della loro fede…? Oh, una
facciata esteriore, per ottenere la vittoria per diritto e fede. Lui (Daniel) vede che cosa sarà, come portato
via dal mondo. La grande Babilonia si è allargata nel popolo giudaico. Molta
cattiva semenza è stata portata a casa. Ciò che vede, gli viene annunciato
mondanamente attraverso relazioni, non viceversa. Prima la visione e poi la
conferma mondana.
22. Una campana ammonisce al pasto. Ah, l’esteriore si
spinge sovente nello spirituale, come appunto, dove corre il suo spirito nella
Luce. Viene già oggi una vittoria? Al mattino sente qualcosa di nuovo. Ecco che
Kambasy si
precipita agitato nella stanza.
23. “Signore, delle magnifiche staffette sembrano
annunciare un alto ospite”.
- “Preparaci un tavolo nella sala d’oro, il trono del
re con la pelle blu da leone che era di Kores. Sei
avvisato!”.
- Il medio è lieto; una lode del principe gli è un
onore.
24. Daniel riferisce solo per lui: “Sarà Ciro. L’ho
aspettato già da tempo; solo in Persia il governo stava vacillando. Ora tutto
correrà certamente liscio”.
- Entrano quattro cavalieri della staffetta. Stanno
rigidi, sono gente eletta. Daniel saluta gentile come non lo hanno ancora
sperimentato alla corte di un governante. Stranamente toccati, loro salutano
con riverenza il principe.
25. Il primo
saluta: “Re Ciro, al quale Bel voglia dare una lunga vita, è sulla via per
venire da te. Ha trovato molte cose insoddisfacenti e vuole esaminare su chi
deve metterle in conto. E’ stato fatto il tuo nome. Il re ha delle lettere da Kores che riferiscono della ‘altezza del tuo spirito e delle tue capacità’, come sta scritto.
Tieniti pronto di cavalcare con lui o oggi o domani a Babilonia”.
26. “Quando arriva il re?”
- “Fra due ore”.
- “Fino ad allora potete riposare ed essere serviti”.
- “Non siamo mai stati accolti cos’ gentilmente da
nessuna parte”, dice il conducente della
staffetta. “Sei così, come posso dire….”
- “Lo saprai”, sorride Daniel.
Ha abbastanza tempo per cambiare il suo abito, per ispezionare la sala d’oro e
la stanza regale in cui abitavano sempre Dario e Kores.
27. Chiari corni e tintinnanti fanfare annunciare il
re di Persia. Lui cavalca un cavallo riccamente addobbato, il suo seguito e
nello sfarzo del paese. Daniel sta al portale, corre verso Ciro, per aiutarlo
dalla sella. Ciro è ancora giovane e molto
abile. Con un salto arriva davanti a Daniel; lo ferma quando questi vuole
piegarsi, e dice:
28. “Non così, amico di Dario! Prima che entri nella
tua casa, ti prego: aiutami in ciò che era così gravoso persino per Kores. La provincia di Babilonia dà molto da fare. Accanto
alla ricchezza, la città e il paese mostrano molta trascuratezza, di ogni
genere. Se mi vuoi aiutare, allora anch’io sono – come Dario – il tuo amico”.
29. “Ti sia concessa la tua richiesta, re Ciro, mi è
un caro obbligo ed è mio onore. Sii il mio ospite. Sono volentieri pronto a
servire”.
- “Questo vale!”. Ciro
si rivolge al suo seguito che – scesi da cavallo – attendono in silenzio. “Lo
avete sentito? Questo è un principe che non indugia a lungo, ma sa subito come
ci si deve comportare. Ve ne potete prendere ad esempio”.
30. Oh, sì, …nessuno si opporrebbe all’ordine, oppure
lasciar suonare una contraddizione. Ma in ciò, riposa l’autentica fedeltà? Ciro
non si dà a nessun inganno. Solo, non rifletteva come Kores,
se fra il popolo e il re, un’umanità libera potesse condurre lo scettro, senza
che il privilegio regale soffrisse una rottura. A lui il castello piace. Oltre
alla semplice bellezza, cela quella ricchezza che non si vanta.
31. “Per Bel!”, esclama entusiasta, “ne ho sentito
molto, ma ciò che vedo, supera ogni favola. E’ soltanto la tua opera, principe
Daniel?”
- L’interrogato
sorride: “Sì, re Ciro, me lo sono arredato io. Il fasto, che aggrava, non
abbellisce. L’ho venduto, e il ricavato…”
- “…lo hai saldamente conservato nelle tue
cassapanche? Si dovrebbe praticare così”.
32. “Permetti una contraddizione. Il ricavato è stato
per i poveri del mio popolo, il cui resto dimora da quarantotto anni qui in
Babele. Anche qualche persiano ha fatto la sua buona parte”.
- Ciro tira su le sopraciglia.
Ma pensa un po’! Solo un giudeo può avere tali pensieri. Lui – un re – non
agirebbe mai così. Adesso, ognuno secondo il suo proprio gusto.
33. Tuttavia non si astiene di fare smorfie. “Se
ognuno facesse come te, dove rimarrebbe un confine fra povero e ricco?”
- “Deve esisterne? Il reggente deve avere naturalmente
il privilegio nell’esercizio del potere, più nel suo lavoro per il popolo!
Quello che fa per i sudditi – nel bene – ritorna moltiplicato dal popolo al
trono.
34. Un trono si spezza, i suoi piedi si chiamano ‘pazzia di potere’. I re giudaici ed
altri ne danno la più sicura dimostrazione. Ma”, si interrompe Daniel, “invito te e i tuoi nobili a tavola”.
- “Anche il mio seguito?”
- “Per me non esiste nessuna differenza fra uomo e
uomo. In questo, il rapporto di diritto non ha mai sofferto tra padrone e
servitù”. A Ciro sembra stano; nonostante ciò si sente attratto ‘dall’uomo strano’.
L’invito di Daniel gli è caro, non per chiamarlo ‘principe’, lui, che non gli sarebbe diventato amico solo davanti
alla porta. “Ti ho atteso da tempo, re Ciro”.
35. “Perché non sei venuto da me? Tu sei il mio
vassallo!”
- E’ una minaccia, che il veggente deve comprendere?
Lui guarda severo il re. Ciro evita lo sguardo confuso. Non il giudeo, no, …è
catturato il persiano. Sente parole care che raggiungo il suo orecchio e, …il
suo cuore.
36. “Kores ha fatto di me un
principe libero; e anche presso Dario. Né di Astiages
sono stato un vassallo. Ho aiutato quest’ultimo nella sua povera ora della
morte (cap.
19). Come principe libero avevo da aspettare, finché mi
avessi chiamato di venire da te. Per te, come cosa? Amico, aiutante, oppure
servitore?
37. Inoltre, sono anziano, e davanti a me ho il grande
viaggio, il ritorno nel paese della nostalgia”. Daniel pensa solo al Regno
della Luce. Ciro può pensare ancora solo al mondano.
- “Come vuoi aiutarmi? Come mio amico, …qui hai la mia
mano. Quando mi abbandonerai?”
38. “Solo fra due anni; allora si può fare ancora
molto, di ciò che puoi avere dal mio servizio. Favorevole per il momento”.
- “Hai già calcolato il rimpatrio? Quanto ce ne sono
ancora del popolo?”
- “Circa cinquantamila uomini con la famiglia, il cui
ritorno non ha potuto essere realizzato finora.
39. Nel nostro paese non è rimasta più nessuna casa e
nessuna piccola capanna. Il paese di Giuda è stato del tutto devastato insieme
al terreno. Si può edificare di nuovo solo a fatica. …Tra due anni sono
completati i settanta anni dei quali Dio ha fatto annunciare attraverso i Suoi
messaggeri; ‘Settant’anni nella prigionia’.Dei
totali nella schiavitù in Canaan, cinquanta, qui in Babilonia.
40. Dio ha sette Caratteristiche, dalle quali Egli ha
dato al popolo giudaico la Sua santa Legge sul Sinai, che per proprio impulso
doveva diventare un esempio, dall’Insegnamento,
che penetrò al popolo. Ma si sono dimenticati quei Dieci Comandamenti e le
Caratteristiche di Dio. Da ciò risultò dieci volte sette anni. Con questo
calcolo e il diritto, io posso tornare quindi fra due anni nel paese del mondo,
che come uomo non conosco, e a Casa nella Luce, da dove sono proceduto,
…attraverso la Grazia del mio ‘Alto Signore’!
41. Impara ancora a comprendere questo, re Ciro, come
lo hanno imparato Dario e Kores, e farai del bene per
tutta la tua vita”.
- Nel frattempo la tavola fu sparecchiata.
- “Si parte, per andare a Babilonia?”.
- Il persiano dice
a Daniel: “Ho bisogno di te in questa città, perché non conosco abbastanza la
gente, le loro usanze, il loro comportamento. Posso confidare in te?”
- “Sì”. Nessun discorso, per quanto lungo, ha mai
convinto il re dell’onestà di quelle parole. Come appunto quest’unico ‘Sì’.
*
[Daniele 14,3-22]: « 3 I Babilonesi avevano un
idolo chiamato Bel, al quale offrivano offrirono ogni un giorno dodici sacchi di fior di
farina, quaranta pecore e sei barili di vino. 4 Anche il re venerava
questo idolo e andava ogni giorno ad adorarlo. Daniele però adorava il suo Dio
e perciò il re gli disse: «Perché non adori Bel?». 5 Daniele
rispose: «Io non adoro idoli fatti da mani d'uomo, ma soltanto il Dio vivo che
ha fatto il cielo e la terra e che è signore di ogni essere vivente». 6
«Non credi tu - aggiunse il re - che Bel sia un dio vivo? Non vedi
quanto beve e mangia ogni giorno?». 7 Rispose
Daniele ridendo: «Non t'ingannare, o re: quell'idolo di dentro è d'argilla e di
fuori è di bronzo e non ha mai mangiato né bevuto». 8 Il re
s'indignò e convocati i sacerdoti di Bel, disse loro: «Se voi non mi dite chi è
che mangia tutto questo cibo, morirete; se invece mi proverete che è Bel che lo
mangia, morirà Daniele, perché ha insultato Bel». 9 Daniele
disse al re: «Sia fatto come tu hai detto». I sacerdoti di Bel erano settanta,
senza contare le mogli e i figli. 10 Il re si recò insieme
con Daniele al tempio di Bel 11 e i sacerdoti di Bel gli
dissero: «Ecco, noi usciamo di qui e tu, re, disponi le vivande e mesci il vino
temperato; poi chiudi la porta e sigillala con il tuo anello. Se domani
mattina, venendo, tu riscontrerai che tutto non è stato mangiato da Bel,
moriremo noi, altrimenti morirà Daniele che ci ha calunniati». 12
Essi però non se ne preoccuparono perché avevano praticato un passaggio
segreto sotto la tavola per il quale passavano abitualmente e consumavano
tutto. 13 Dopo che essi se ne furono andati, il re fece porre
i cibi davanti a Bel: 14 Daniele ordinò ai servi del re di
portare un po’ di cenere e la sparsero su tutto il pavimento del tempio alla
presenza soltanto del re; poi uscirono, chiusero la porta, la sigillarono con
l'anello del re e se ne andarono. 15 I sacerdoti vennero di
notte, secondo il loro consueto, con le mogli, i figli, e mangiarono e bevvero
tutto. 16 Di buon mattino il re si alzò, come anche Daniele. 17
Il re domandò: «Sono intatti i sigilli, Daniele?». «Intatti, re» rispose. 18
Aperta la porta, il re guardò la tavola ed esclamò: «Tu sei grande, Bel, e
nessun inganno è in te!». 19 Daniele sorrise e, trattenendo
il re perché non entrasse, disse: «Guarda il pavimento ed esamina di chi sono
quelle orme». 20 Il re disse: «Vedo orme d'uomini, di donne e
di ragazzi!». 21 Acceso d'ira, fece arrestare i sacerdoti con
le mogli e i figli; gli furono mostrate le porte segrete per le quali entravano
a consumare quanto si trovava sulla tavola. 22 Quindi il re li fece
mettere a morte, consegnò Bel in potere di Daniele che lo
distrusse insieme con il tempio».
42. Ciro fa giungere dei funzionari di corte. Non pochi
desiderano quello stesso regime; l’atteggiamento persiano estranea molto, ma
solo perché esiste il diritto e i costumi, fin dove giunge lo sviluppo umano.
Ognuno si mostra sottomesso. Uno sguardo, scambiato con Daniel, mostra al re
ciò che si nasconde sotto l’inchino devoto.
43. Passano più giorni, colmi di leggi rinnovate, con
l’esame di molte lamentele presentate da alti e bassi. Viene eletto un
amministratore del territorio. Daniel rifiuta l’offerta. Adesso un banchetto
deve rafforzare il legame tra Persia e la provincia di Babilonia, nella cui
conclusione viene tenuto anche un servizio nella ‘casa di Bel’.
44. Dei servitori trascinano dodici sacchi di grano,
quaranta pecore, tre secchi di vino, pane, frutti ed ancora molto di più. Un
sacerdote di Bel posa i doni sull’altare di una grande superficie. Ciro chiede
stupito: “Lo mangia, …Bel? In quanto tempo?”
- “In un giorno, comandante di questo mondo”, risponde
Lusumacha, il
sommo sacerdote di Babilonia.
- “Incredibile! Bel è ben un grande dio”.
45. Ciro s’inginocchia davanti all’immagine; ognuno lo
imita, eccetto Daniel.
- Lysumacha
digrigna: ‘Aspetta, mio giudeo, questo te lo segno!’. Costui lascia
apparentemente inosservato i sacerdoti.
- Nel frattempo, il
persiano si accorge che Daniel gli sta diritto al fianco. Di malumore
chiede: “Perché non adori dio Bel? Come fa un re, lo dovrebbero fare tutti i
sudditi!”
46. Appena detto, gli viene in mente che Daniel come
principe libero non è suddito.
- Calmo, segue la risposta: “Oh, questo non è un
Creatore di tutte le cose viventi, Colui che io prego, per il Quale sono andato
nella fossa dei leoni. Lysumacha ne è informato”. Il
veggente lo guarda con sguardo da obbligarlo.
- Il sacerdote scuote selvaggiamente la testa; lui
dimostrerà al ‘principe reso grande’, chi è lui: il so-m-m-o sacerdote di tutta
la Babilonia.
47. Dice Daniel:
“Io non servo idoli creati da mani umane. Il Mio DIO, il Creatore, è fin dalle
eternità, che non si possono calcolare, la Vita stessa; dalla Sua Vita siamo
proceduti anche noi.
Ciò che gli uomini costruiscono, è caduco. Ciò che crea il Creatore, rimane
nell’eternità!
48. Re Ciro, nell’inverno muoiono erba e foglie; e
quando il Sole entra nelle lunghe scie, campi e bosco e prati diventano di
nuovo verdi. Chi fa questo? E’ il mio Dio, il Vivente, al Quale nessuno osa
mettere mano!”
- “Lo devo credere?”, Ciro
lo dice più per se stesso. Non ha torto il veggente del Giordano; soltanto,
…lui ha servito Bel pubblicamente, e come re non si può contraddire. E perciò
dice:
49. “Non credi che Bel, non vivente, non divorerà
tutti questi doni, dei quali sarebbero da saziare molti poveri? I morti non
hanno bisogno di nessun cibo!”. Contro ogni cordialità, Daniel ride un poco. Il re dev’essere salvato, come
Nabucodonosor, Kores, Dario, Astiages
ed altri.
50. “Non lasciarti sedurre. All’interno la statua è di
argilla, in modo che non crolli con il tavolo. All’esterno gli si è stato dato
una veste bronzea. Questa figura di argilla non ha mai mangiato, da quando
esiste”.
51. Allora Lysumacha
grida iracondo: “Altissimo re di tutto il mondo, non lasciarti sedurre dal
giudeo, che è venuto alla funzione e dignità solo in Babilonia! Lui ha
consigliato erroneamente i re, e il ‘miracolo
dei leoni’ è da tempo scoperto! Hai adorato Bel; vuoi ora che la tua
adorazione non valga nulla davanti al nostro popolo?”
52. Il veleno ha effetto. Il re si alza iracondo. A
Daniel non viene data nessuna amicizia e nessuna gratitudine per il suo buon
servizio. “Sì, voi sacerdoti dovete testimoniare che non ho affumicato invano
al dio Bel. E tu, giudeo Daniel, devi espiare, se mi hai abbassato davanti a
tutto il popolo!
53. Lysumacha mostrerà come
il dio Bel mangia il sacrificio. Se non è vero, allora dovete morire tutti; ma
se lo mangia, Daniel deve subire la morte per impiccagione!”
- Si resta terrorizzati. Solo Daniel
si presenta a testa alta: “Valga la tua parola di diritto, re, naturalmente
solo per me, se non ti posso presentare la verità. Ma lascia liberi i sacerdoti
quando si strapperà la loro rete di menzogna”.
54. “Non te lo prometto”, brontola Ciro, impressionato dall’impavido veggente.
- Quelli di Bel che provvedono al servizio, sussurrano
tra di loro. Lysumacha
dice a Ciro: “Valga il tuo ordine, perché il tuo scettro è giustizia. Davanti
ai tuoi occhi mettiamo oggi dei doppi doni. Poi tu stesso sigilla la porta con
il tuo anello.
55. Metti delle guardie, che nessun ladro rubi i doni
sacrificali. Domani apri tu stesso, e se dio Bel non ha mangiato tutto, allora
fa morire noi, insieme alle donne e ai bambini”.
- Daniel mormora:
“Povere anime!”
- “Che cosa dici?”, chiede spazientito Ciro.
- “Li ho compianti. Coloro che giocano con la loro
vita”. Lo sguardo del veggente riposa serio sul persiano.
56. Il tempio viene aperto. Guai! Guai! Daniel, amato
da molti babilonesi, è perduto! Costui guarda pensieroso il tavolo vuoto
dell’altare, mentre Lysumacha
ghigna arcigno. “Il tuo giudizio?”, dice lui anzitempo al re.
- Ciro guarda in silenzio il veggente, tristezza negli
occhi per via del giudizio. Il sommo sacerdote spinge che Daniel debba morire
subito. Ma lui si drizza in una maestosità, che il regnante non comprende
quasi, che fa spaventare gli usurpatori, e rende stupiti i gentili.
57. “O re, il tuo detto vale, se la verità si mostra
per la seconda volta. Gedeone, uno dei nostri giudici, ha chiesto persino al
SIGNORE di annunciare due volte come si doveva procedere (Giu. 6,36-40). Quindi,
lascia valere il diritto due volte dinanzi agli occhi di Dio”. Senza aspettare
un ‘sì’ del re, ordina a Lysumacha di portare come il
giorno prima, i doni del sacrificio, …anche doppi.
58. “Chiudi la porta, re Ciro, ma senza testimoni,
eccetto me e i miei fedeli”.
- “Perché?”, chiede rudemente il
persiano.
- “Domani mattina lo saprai chi è l’eterno-vero Dio e
Creatore!”
- “Non temi nessuna morte?”. Una domanda incerta.
- “No! Prima di tutto non mi colpirà, ma se fosse,
allora andrò per la gioia del mio sommo Re”.
59. Il popolo comincia a tumultuare. Molti esclamano forte: “Chi vuole tenere
Babilonia, deve fare ciò che ordina Daniel!”
- Nell’incertezza del suo governare presso l’Euphrat, Ciro acconsente
al desiderio.
- “Allontanati dalla porta e guarda ciò che ora
facciamo”.
- I servi di Daniel spargono della sabbia per tutto il
circondario.
- “Chi l’ha portata?”, Ciro
indica la sabbia.
- “Noi, già da questa notte”.
- “Tu menti! Se il mio sigillo non sarà intatto al
mattino…”
60. “Domani si rivelerà la verità!”. Il persiano
ispeziona l’edificio; ma da nessuna parte si mostra una porta, per quanto
piccola. Attraverso le finestre, alte molti metri, difficilmente si può
giungere nell’interno. Si stabilisce un triplice cordone intorno al tempio.
Perfino il cambio della guardia deve rimanere nelle tende nelle vicinanze.
61. Nella fortezza, il più orgoglioso possedimento di
Nabucodonosor, Ciro s’infuria: “Sono curioso
di cosa ne sarà! Se non ci fossero i rapporti scritti su di te, saresti da
tempo un uomo morto; perché…”
- “Lasciati interrompere”. Convincenti, come lo
possono fare i messaggeri di Dio, sono lo sguardo e il linguaggio di Daniel. “Parli sovente della morte, come se avessi
ottenuto un diritto dal Diritto di DIO.
62. DIO, ti ha dato il potere di vita e di morte?
Oppure te lo sei appropriato come ogni dominatore di questo mondo? Anche Kores pensava come te, finché, …si è lasciato cambiare dal
Creatore. Allora ha riconosciuto che nessun uomo deve uccidere l’altro, non
importa per quale motivo. E il suo governare è stato buono fino alla fine.
Oppure no?”.
- Ciro annuisce:
“Sì, è vero!”
63. Daniel
continua, “Dunque, allora lascia vincere la vita! Non è degno di un re, di
unire la Grazia con il diritto? Non adorna di più il tuo trono e lo scudo,
quando vi cade la Luce della vita, invece di molto sangue che macchia il trono,
le armi e te stesso?”
64. “Smettila!”, il
persiano va su e giù inquieto. Si è un re, quando non si possiede nessun
potere di dare ai sudditi la vita o la morte? “IL tuo pensiero è fallace!”
- Anche il veggente
va su e giù. “Domani si mostrerà la magnificenza di Dio; e in ciò si potrà
riflettere la tua maestà, se tu, …risparmi i poveri cattivoni.
65. Dei sacerdoti di Bel, fanne dei contadini; questo
è per loro molto peggio che una morte spaventosa. In tal modo impareranno a
piegarsi e a guadagnarsi il pane, e la loro arroganza si spezzerà in due. Così
ti mostrerai come nobile maestà. Questo è meglio che uccidere ventuno uomini,
insieme a donne e bambini, ai quali non è da imputare nessuna colpa per aver
fatto ciò che comanda loro l’uomo come sacerdote”.
66. Ciro esce subito dalla sala, e per questo entra Kambasy, il guardiano
del castello. Una domanda preoccupata: “Riuscirai?”
- “Sì, amico mio! Se Ciro si fosse ribellato ancora
una volta, domani sarebbe andato storto qualcosa, poiché l’uomo deve sostenere
la propria responsabilità; ma ora si rivelerà la magnificenza di Dio e la Sua
alta grazia”.
*
67. Come di rado, oggi il cielo è velato di grigio. “Un
cattivo presagio per coloro che strisciano”, sussurra Lysumacha ai suoi sacerdoti. “Si dovrà
stupire, non appena non troverà nessuna briciola sull’altare di Bel”.
- “Ha ha”, ride uno forte, “vado a prendere la donna e i bambini,
per quando il giudeo sarà appeso!”
- “Al palo!” (la croce)
- Ciro viene con il suo seguito; lui lascia che i suoi
guerrieri si chiudano intorno alla piazza del tempio. Anche Daniel è stato
separato dalla sua gente. Dodici persiani lo tengono in mezzo.
68. Dal porta si vede il tavolo vuoto. Daniel rompe il cordone e grida: “Re, guarda la
sabbia prima di entrare.
- “Sì, ma, che cos’è questo?” In tutta la sala, la
sabbia sparsa uniformemente, mostrava l’impronta di molti piedi, sia piccoli
che grandi.
69. Al comandante che doveva controllare le guardie, Ciro dice iracondo: “Se è stato disatteso il mio
comando, la tua testa è andata!”
- Il generale vuole prostrarsi, ma Daniel lo ferma e dice a Ciro: “Né lui né i tuoi
guerrieri hanno colpa; e nessuno è passato attraverso questa porta. Perché
davanti non si vede nessuna impronta di piede, nemmeno alle finestre attraverso
le quali senza scala nessun uomo vi può giungere.
70. Tu stesso, il tuo comandante e dodici alti della
tua guardia, e i dodici consiglieri di Babilonia e il mio Kambasy,
ed io, ora entriamo. Allora ti verrà mostrata la verità”. Un comando della Luce al mondo. Il re si piega al comando.
All’interno, Daniel ordina: “Togliete l’immagine
dell’idolo; è leggera, perché all’interno è cavo e vuoto. Somiglia anche
all’idolatria”.
71. La figura colossale, sollevata e messa al suolo,
si rovescia e si spezza. “Non è peccato”, osserva il
veggente del Giordano. “Era saldamente ancorata; altrimenti sarebbe già
caduta da tempo. Simbolo della grande Babilonia. Ora spostate il tavolo.
Attenzione che non vi capiti nulla!” L’avvertimento è giustificato. Sotto il
tavolo c’è un buco. Si guarda stupiti a Daniel. Come lo sapeva che… Il re
indaga.
- Daniel risponde:
“Anni fa ho sentito presso il fiume un forte picchiare. Ci sono andato. Si
scavava nella terra profondamente abbastanza di sbieco, affinché si potesse
passare nella grotta attraverso questo passaggio. Su richiesta mi si disse che
stavano cercando il rame. Questo era molto probabile, dato che in altri punti
si scavava per il rame e i tesori del suolo.
72. Ma mi venne una ‘visione’, di come i sacerdoti si lasciavano nutrire dai doni dei
loro credenti. Le impronte dei piedi sono le loro, delle loro mogli e dei
figli. Usano il passaggio di notte. Ora ordina al tuo comandante, a due
sacerdoti e ad un consigliere di scendere con me. Non è pericoloso. Sono
passato sovente dall’ingresso della grotta fin qui, per spiare i sacerdoti. I
miei servi hanno portato la sabbia nella notte attraverso questo passaggio”.
*
73. Il ‘miracolo
di Bel’ viene svelato, Ciro è così arrabbiato che vorrebbe rovinare
l’intera città. Perfino i babilonesi esigono la condanna per i sacerdoti.
Daniel lo impedisce; tuttavia alcuni trovano ugualmente la morte. Ciro è
accusato, ma non è stato lui. Da quel giorno lui crederà nel ‘Dio e Creatore di Daniel’, come lui
stesso Lo chiama. Si limiterà solo a mantenere più severamente il suo
atteggiamento persiano, come lo faceva Kores.
74. Daniel rimane nel suo favore finché risiede ancora
come principe della provincia di Babele. Ma a che gli vale? Accetta ogni favore
del re solo a vantaggio dei poveri; lui stesso rimane continuamente saldo nel
Favore e nella Grazia del suo Dio.
[indice]
Il serpente-drago
Daniele per la seconda
volta nella fossa con dodici leoni
[Daniele 14,23-42]: «23 Vi era un gran serpente-drago
e i Babilonesi lo veneravano. 24 Il re disse a Daniele: «Non potrai
dire che questo non è un dio vivente; adoralo, dunque». 25 Daniele rispose: «Io adoro il Signore mio Dio, perché egli è il
Dio vivente; se tu me lo permetti, o re, io, senza spada e senza bastone,
ucciderò il drago». 26 Soggiunse il re: «Te lo permetto». 27 Daniele prese allora pece, grasso e peli e li fece cuocere
insieme, poi ne preparò focacce e le gettò in bocca al drago che le inghiottì e
scoppiò; quindi soggiunse: «Ecco che cosa adoravate!». 28 Quando i Babilonesi lo seppero, ne furono molto indignati e
insorsero contro il re, dicendo: «Il re è diventato Giudeo: ha distrutto Bel,
ha ucciso il drago, ha messo a morte i sacerdoti». 29 Andarono
da lui dicendo: «Consegnaci Daniele, altrimenti uccidiamo te e la tua famiglia!».
30 Quando il re vide che lo assalivano
con violenza, costretto dalla necessità consegnò loro Daniele. 31 Ed essi lo gettarono nella fossa dei leoni, dove rimase sei
giorni. 32 Nella fossa vi erano sette leoni, ai
quali venivano dati ogni giorno due cadaveri e due pecore: ma quella volta non
fu dato loro niente perché divorassero Daniele. 33 Si trovava
allora in Giudea il profeta Abacuc il quale aveva fatto una minestra e
spezzettato il pane in un recipiente e andava a portarlo nel campo ai
mietitori. 34 L'angelo del Signore gli disse:
«Porta questo cibo a Daniele in Babilonia nella fossa dei leoni». 35 Ma Abacuc rispose: «Signore, Babilonia non l'ho mai vista e la
fossa non la conosco». 36 Allora l'angelo del Signore lo prese
per i capelli e con la velocità del vento lo trasportò in Babilonia e lo posò
sull'orlo della fossa dei leoni. 37 Gridò Abacuc: «Daniele, Daniele,
prendi il cibo che Dio ti ha mandato». 38 Daniele
esclamò: «Dio, ti sei ricordato di me e non hai abbandonato coloro che ti
amano». 39 Alzatosi, Daniele si mise a mangiare,
mentre l'angelo di Dio riportava subito Abacuc nel luogo di prima. 40 Il settimo giorno il re andò per piangere Daniele e giunto alla
fossa guardò e vide Daniele seduto. 41 Allora
esclamò ad alta voce: «Grande tu sei, Signore Dio di Daniele, e non c'è altro
dio all'infuori di te!». 42 Poi fece uscire Daniele dalla fossa e
vi fece gettare coloro che volevano la sua rovina ed essi furono subito
divorati sotto i suoi occhi».
1. Ciro si reca a Persepolis. Daniel è il suo
rappresentante dal Golfo Persico fino al fiume Charobas
e lungo le valli del Tigris fino a Ninive. Molti altolocati odiano questo ‘leccapiede’,
come insultano Daniel. Solamente, non solo ha i suoi fedeli di Media, oltre a
diversi del suo popolo e ad alcuni buoni uomini di Babele che lodano la
giustizia e la mitezza di Daniel, no, …piuttosto – anzi, dietro a lui – sta
sempre un angelo, invisibile, ma nella Forza del Signore.
2. Lysumacha non ha ancora
superato il fatto che l’idolo cadde, soprattutto che Ciro ha licenziato lui e
tutti i sacerdoti di Bel. Ognuno deve guadagnarsi da sé il proprio pane. Dietro
a loro stanno ancora molti. Costruiscono un profondo fossato, dentro il quale
dei temerari catturano un enorme serpente. Il popolo, che non ha ancora mai
visto un tale rettile, si inginocchia su ordine del sommo sacerdote, davanti al
‘drago’, …per adorarlo come nuovo
Bel.
3. “Questo è il nostro dio”, dice. “Daniel ha ucciso
Bel, il magnifico; ma è risorto, è ritornato di nuovo come drago. Sacrificate
molto, adorate il vostro drago che è vivente!”. A Lysumacha
riesce presto che quasi tutta la Babilonia ascolta la sua voce. Si sacrifica
giornalmente al serpente, su ordine, anche oro e alimenti.
*
4. “Fino a quando assisterai a questa magia?”, chiede
un giorno Kambasy
al veggente.
- “Finché la gente non è diventata povera a causa dei
sacrifici. Allora si precipiteranno su…”
- “…te, principe Daniel!”
- “E’ già possibile”, risponde lui, “ma questo sarà per me l’ultima prova di fede, …per questo
mondo. Con la stessa cambierà anche molto in Babele, almeno per un lungo tempo.
E questo basta per salvare qualche povera anima”.
5. “E’ difficile badare a te”, sospira il medio. “Ed io ho dovuto giurare al re che non
ti capiti nulla”.
- “Sì, mio caro, hai un grande peso con me. Ma non ti
dà gioia?”
- “Eccome!, perché servire te è un onore, soprattutto perché
sei un buon principe, un amico ed aiutante per tutti i servitori. Non ho mai
trovato un signore come te; per te tutta la tua gente va nel fuoco”.
6. “Lo spegniamo, prima che bruci”, ride Daniel. “Ma con il dragone”, dice più serio, “si
mostrerà presto la svolta”.
- “Ah, speriamo che Ciro getti davanti al suo dragone
il Lysumacha, …se tu non sei contrario”.
- “Lo dovrei? Quante volte ho esaminato che non si
desse nessun uomo ai leoni, prigionieri che non si possono proprio difendere”.
7. “Non è peccato per questa gente cattiva”.
- “Lo pensi? Non potresti capitare – senza colpa – in
una prigione? Allora ti minaccerebbe il pasto dei leoni”.
- Kambasy
si scandalizza molto. “Sì, hai ragione come sempre. Anche i prigionieri sono
uomini, perfino se certi sono gravi manigoldi”.
8. “Si deve riferire a se stessi il bene e il male,
pure il destino, se è meritato o se è immeritato. Se si vede se stessi in
questo, allora si impara con gli altri a sentire. Ognuno che non crede, che
arraffa denaro e patrimonio a spese degli altri, che fa del male al prossimo, è
povero. Se si impara a riflettere su questo, allora si può anche reagire, sia
nella casa piccola che nel paese grande, ognuno secondo la misura dei suoi
doni”.
9. “Sei terribilmente intelligente!”, il medio è commosso. “Ripeto: servire te, è un
onore! Lasciami essere con te”.
- “ma anche quando dovrò abbandonare Babilonia?”
- “Non riesco ad immaginare che Ciro ti licenzi; ma se
fosse, …qui la mia mano, principe Daniel, rimango al tuo fianco fino alla tua
morte!”
- “Ringrazio te e tutti coloro che sono così fedeli ed
onesti con me”.
*
10. Ancora una volta il tempo porta via delle
settimane nelle quali Daniel fa sorvegliare Lysumacha
e i sacerdoti del ‘drago’. Per la sua gente è un vero divertimento, il portare
via il bottino, notte dopo notte, che il principe fa distribuire a molti
poveri. Una volta il veggente del Giordano stesso vuole spiare quelli di Bel.
Un albero cavo gli offre un utile nascondiglio.
11. “Chi ha la mano nel gioco?” soffia uno. “Le ceste sono di nuovo vuote”.
- Lysumacha ride arrabbiato:
“Lo fa il ragazzo Daniel, fatto grande. Gli metto il laccio intorno al collo,
finché non gli rimane più fiato!”
- “Non gridare”, avverte uno,
guardando da tutte le parti. “Gli può essere riferito; allora guai a noi, prima
che gli metti il laccio”.
- “Che mi ascolti, perché…”. All’improvviso, Daniel si
presenta.
12. “Ti ho sentito perché ero venuto a vedere il tuo
idolo. – A chi potrà stare il tuo laccio?”. Dice questo, per salvare alcuni
attraverso la paura. Lo sciame di sacerdoti corre via. Due giovani babilonesi
rimangono fermi. Guardano indecisi a Daniel, nella fossa, dietro ai compagni.
13. “Perché rimanete qui? Non siete legati a Bel?”
- “Sì”, indugia uno,
“ma…”
- “Venite con me”, li stimola gentile Daniel. – Lì vicino si siedono in una casetta
vuota.
- Il più giovane
prega: “Non ci denunciare”.
- “A chi? Io sono il più alto reggente del re, dovrei quindi
accusarvi da me. E’ inutile, non è vero? Anche i sacerdoti sono sottomessi a
me. Come voi più giovani avete ricevuto il meno dalla rapina, avete anche
riflettuto che un animale non può essere un dio. E perché?”
14. “Perché un animale dev’essere rifocillato”,
confessa il più anziano. “Noi lo sapevamo
che Bel non può né mangiare né bere, ma il sommo sacerdote ci ha insegnato che
i sacerdoti di Bel possono prendere tutti i doni al posto suo, e ciò glielo
avrebbe rivelato Bel. La statua non era il vero dio, la forza nella quale
crediamo. Il popolo stupido…”
15. “Siete voi ad essere stupidi ancora oggi”,
interrompe spazientito il veggente. “Come vi
permettete di chiamare stupida la vostra gente che non ha né funzione né
dignità, e inoltre, ancora istupidirla davvero?”
- “Perdona, principe Daniel!”. È la prima volta che un servitore di Bel menziona il rango di principe.
“Non lo sapevamo diversamente; e dillo tu stesso, che il popolo in generale …”
16. “… e in particolare”, sottolinea Daniel. “Sono qui da quasi settant’anni nel paese
e lo conosco molto meglio che voi gente giovane. Ho imparato a conoscere i
babilonesi intelligenti. C’era il fabbro Asnorba, che
ha aiutato mia sorella, che ha saputo costringere perfino il Nabucodonosor
attraverso la sua arte, la sua abilità ed attraverso il suo coraggio. E
credetelo assolutamente: molti dei vostri credenti ridono del vostro
idolo-serpente.
17. Chi si lascia senza insegnamento è stolto, ma non
come lo intendete voi. Si sacrifica
quasi sempre per convinzione o paura. Elevarsi al di sopra di loro è
oltraggioso. Poiché, fate attenzione: il mio Dio, l’Eterno-Vero e Vivente, che
non ha ordinato nessun culto di
sacrificio, che vede l’adorazione del cuore che l’uomo Gli porta per amore,
EGLI accetta i sacrifici dei più poveri perché lo fanno di cuore serio e, non,
…per conoscenza delle cose.
18. Chi rende stupidi gli altri e sacrifica per
elevare se stesso, a costui viene anche calcolato come peso. Dio è giusto! Egli
aiuta i poveri ad uscire dalla miseria, ai grandi ingiusti Egli porta il
Giudizio. Voi non sapete che cosa significa ‘l’alto
Giudizio di Dio’. Se volete imparare come si può aiutare gli stolti, allora
venite da me nel castello di Dura. Là sarete al sicuro e potrete diventare veri
sacerdoti, forse persino nel mio popolo”.
19. “Lo vogliamo!”, esclamano i
due babilonesi, e dato che Daniel dimora più di rado nella provincia di
Babele per via del suo lavoro, è particolarmente rallegrato che possano
giungere alla fede in Dio presso di lui. Essi saranno riconosciuti, eccetto da
pochi che odiano il loro stesso profeta. Lui ringrazia interiormente Dio per
questa bella vittoria.
*
20. Ciro viene di nuovo spinto ad andare sul fiume Euphrat. Una truppa lo annuncia in anticipo. I cittadini si
tengono indietro. Regnerà bene? Nonostante ciò si raduna abbastanza gente per
vedere il corteo sfarzoso che è venuto con quattro navi. Daniel insieme ai
superiori che non devono mancare, si sono ritrovati presso la riva. Il saluto
fra Ciro e il veggente del Giordano è molto cordiale, che stimola di nuovo
l’invidia. Soprattutto alla presenza di Lysumacha.
21. Lo sforzo di Daniel porta un governare mite. Ma
allora, come in ogni tempo: oggi giubilando, domani uccidendo. Dopo giorni
ricchi di lavoro entra la calma nel paese. Solo la gente cattiva rovescia di
nuovo la sua vendetta. Lysumacha si fa annunciare dal
re. Arriva con abito a festa con trenta sacerdoti che ha comandato di venire.
22. Ciro alza le sopraciglia. “Ma che significa? Sei sospeso dalla funzione
e non hai nessun diritto di comparire come sacerdote!”
- Lysumacha si getta a
terra. Lui smorza l’ira del re con finta sottomissione: “Ascoltami prima,
giusto, che devi vivere eternamente e governare; perché tu…”
- “Ti condono l’eterno’”,
dice Ciro duramente.
23. “Signore, re e comandante…”, Lysumacha non si alza, “…tu hai visto come
il principe Daniel…”, il titolo gli viene difficilmente dalla lingua, “…ha
distrutto il nostro dio, l’alto Bel. Nonostante, ha potuto proprio distruggere
solo l’immagine, che noi sacerdoti abbiamo eretto con nobile intenzione…”
- “Allora? Era nobile l’intenzione?”. Ciro scambia uno sguardo con il veggente, se
forse…
- Daniel lo nega muto.
24. “Certo, per via del popolo abbiamo messo la
statua. Bel è dio; è ritornato, ora tuttavia come grande dragone, perché era
stata spezzata la sua immagine. Lui stesso mangia i doni. Vieni domani, vedrai
la verità delle mie parole”.
25. “Divora anche oro e pietre preziose?”, chiede Daniel.
- Lysumacha
si riprende presto. “Sì; ma dato che siamo i suoi servitori, restituisce ciò di
cui il dragone non ha bisogno”.
- “Studiato con molta astuzia”, dice Daniel in modo sarcastico. “Ma non trionfare
troppo presto, se credi che il tuo laccio sia adatto al mio collo”.
26. Si rivolge a Ciro: “Fra una settimana vedrai
l’idolo”.
- “Non domani?”
- “Allora verrà il velo di Iside dall’Egitto”.
- “Con questo paese ci sono sempre stati dei
dispiaceri”. Ciro corre fuori: “Lasciatemi in pace con la lite degli déi!”
- Il sacerdote di Bel
brontola a Daniel. “Il velo di Iside verrà su di te! Sei un principe, e vuoi
essere un veggente?”
- “Lascia questo a me, chi e che cosa sono”.
*
27. Di nuovo, come alla caduta di Bel, il cielo è
grigio di nuvole. ‘Il presagio cade su Daniel’, pensano i suoi amici. Si
conoscono abbastanza i serpenti, ma non questo animale gigante come finora non
lo ha visto nessuno,. Persino Ciro guarda stupito e rabbrividendo nel fosso; ma
interroga Daniel, e non quelli di Bel:
28. “Come si chiama il serpente?”
- “Lo puoi chiamare ‘Leviathan’, il genere di un coccodrillo. Difficilmente esisterà un
secondo esemplare dell’animale. Te lo devo interpretare?”
- “Non oggi”, rifiuta Ciro.
29. Nel frattempo gli aiutanti di Lysumacha
hanno portate delle ceste colmi di cibo, oro e gioielli. Si getta tutto davanti
al serpente. Dato che era affamato da molto, inghiotte con il mangime le pietre
e l’oro, ma sputa di nuovo l’inutilizzabile. “Ora vedi, re di questo mondo”,
dice forte il sommo sacerdote, “che Bel è
vivo e restituisce a noi che lo adoriamo, ciò che ci spetta: oro e gioielli. Ha
trattenuto il mangime per il corpo.
30. Così è dimostrato, che Bel vive. Che cosa vuoi
fare? Il potere del mondo è nella tua mano; si guarda a te. Come agisci tu,
agisce tutto ciò che serve per il bene del popolo”.
- “Nuovamente studiato con astuzia”, dice Daniel.
- Un silenzio senza respiro. Ma un Lysumacha
sa forgiare rapidamente un ferro ardente.
31. “Ciro, quest’uomo”, indica con disprezzo Daniel,
“ha distrutto l’adulazione di Nabucodonosor. Lo si è gettato ai leoni. Ah, era
un pezzo di legno, perché il re – purtroppo – si è lasciato confondere da lui!
Poi si è detto che i leoni lo avrebbero risparmiato. Menzogna e astuzia!
Gettalo alle bestie, ma per sette giorni e lasciali affamati; allora vedrai,
ciò che rimane del falso veggente di Dio”.
32. Il popolo istigato urla: “Ai leoni!”.
- Ciro crede a metà nel serpente e deve assecondare le
grida d’ira. Impaurito, guarda il suo principe. “Tu senti che cosa si desidera?
Io non posso…”
- “…né confidare in Dio, dal Quale sei lontano, né
calmare il popolo? Fa, come vuoi”.
- “Non hai paura?”
33. “No!”. Una parola dura per via del popolo, una
credente a Dio, e, …una titubante, nel profondo della sua anima. Lo si spinge
nella gabbia. Viene circondato e chiuso dalle guardie. Ma non ne esce nessun
suono, per giorni, solo di tanto in tanto il ruggito o il soffio, perché gli
animali sono affamati.
34. Alla sesta sera un
comandante vede come un uomo volteggia in alto attraverso l’aria.
Esclama spaventato: “Guai a noi! Io credo…”. Ciò che crede, …non lo comprende.
- Il volteggiante
esclama nella grotta: “Daniel, mi manda Dio. Sono Abakuk,
anche un profeta, uno piccolo. E’ venuto a prendermi un angelo quando volevo
portare del cibo ai mietitori. Lui disse: ‘Portalo
a Daniel, perché non ha mangiato per sei giorni. Anche una goccia d’acqua per
spegnere la sua sete!’ (ved. Bibbia, Abacuc).
35. O Dio”, si interrompe, “nessuna delle bestie tende
le fauci verso di te? Signore Zebaoth, grande è la
Tua Magnificenza, l’Onnipotenza dei Tuoi miracoli!”
- Con una fune fa scendere un cesto. Daniel rifocilla
prima i leoni; almeno per loro è come per un agnello grasso. Lui stesso viene
anche saziato con un pezzo di pane, ringraziando il Signore ad alta voce.
- Abakuk, che supplica sul
veggente la benedizione di Dio, fa come lui.
36. Il comandante manda a chiamare Ciro che era andato
via a cavallo, con dei corrieri, per richiamarlo d’urgenza. Ora comincia
l’ottavo giorno con una mattinata chiara. Chi può ancora dire che era stato
gettato un pezzo di legno ai leoni? Colmo di orrore, il
persiano vede Daniel stare seduto nella gabbia.
37. “Aprite la porta! Date loro da mangiare, che non
hanno fatto nessun male al mio migliore principe! Amico, esci!”
- Invece Daniel
prega: “Mio Signore, Creatore di ogni
vita e di tutto il mondo (inteso l’universo intero)! Hai steso magnificamente le Tue
mani, hai fortificato il mio spirito, hai elevato la mia debole anima che aveva
dimenticato la paura. La mia paura e afflizione che l’uomo non vince del tutto,
l’hai coperta con la Tua Grazia.
38. Come mi hai
salvato, così salva i miei nemici. Volta anche il cuore del re, sedotto da
coloro che lo volevano rovesciare. Le povere anime che agiscono così
crudelmente: uomini contro uomini, …Signore, quella grande Babilonia che agirà
così fino alla fine di questo mondo! Le crudeltà crescono; la grande Babilonia
inghiotte ciò che le viene nelle fauci.
39. Guai a
coloro che nell’ultimo tempo serviranno in modo satanico! Ma Tu, Signore, salva
tutti: le anime dalla paura e dalla pena del mondo, i cattivi dopo la
purificazione. Tu Santo, mio vero Dio, mostra allora la Tua cordiale Misericordia.
Tu ami i grandi e i piccoli, se sono poveri nel corpo o nell’anima. Salvare
ogni figlio, questo è il Tuo maestoso Procedimento di salvezza! Dio-Padre, Ti
ringrazio!”
40. Scende il Silenzio del Dio Creatore. Ciro era
caduto sulle sue ginocchia, del tutto dedito alla preghiera. Finalmente il principe-veggente si alza, accarezza ancora una
volta ‘i suoi’ leoni, come se fossero mansueti gattini, che il babilonese ama,
va verso il re, lo alza e dice:
41 “Avevo profetato che oggi avresti visto la magnificenza
del mio Dio, di quel DIO, che è
eternamente il Creatore di ogni vita. Se continui a credere in Lui, allora il
tuo governare sarà benedetto”.
- “Lo guro davanti ad ognuno: ‘Il tuo
Dio è il mio, la tua fede sarà la mia! Io voglio servire Lui, per quanto bene
posso, come uomo. Voglia EGLI aiutarmi!’ Tu, Daniel, rimani a me amico, che
lo sei già stato. Se il tumulto fosse stato…”
42. “Un popolo, se viene astutamente istigato”, Daniel indica i sacerdoti di Bel, “cade facilmente
dalla sua cornice. Non è facile poi ricondurlo pacificamente. Ma tu lo hai
visto: il mio DIO lo ha fatto, …per te, re Ciro. – Vieni con me, il dragone
dev’essere ucciso; è facilmente possibile che strisci fuori dal fosso, Allora
guai ad ogni vita che cattura!”. Daniel lo uccide con il pane avuto, nel quale
mescola veleno e zolfo.
43. Lysumacha
s’inalbera. – Va di casa in casa e confabula: “Re Ciro diventa un giudeo, e
vorrebbe essere un orgoglioso persiano! Volete piegarvi davanti ad un giudeo?”
- Allora si catturano gli istigatori. Qui nuovamente:
non Ciro li fa uccidere come da richiesta di Daniel ma essi trovano la loro
tomba attraverso degli ingannati.
44. Per purificarsi, più tardi viene accusato il
persiano. Tuttavia ciò accade solo durante il suo tempo, senza la sua volontà. Lui
si dà a Dio per quanto gli può riuscire. Il profeta porta questo dono come
‘sufficiente’ al suo altissimo Re – nella preghiera, nella fedele servilità per
gli uomini affidati a lui.
[indice]
Un bel dialogo tra
Daniele e Ciro
Dio consola – Il luogo
dell’assemblea è in pericolo
1. “Tu hai dal… hm…”
- “Leviathan”, aiuta Daniel
il re.
- Il persiano è inquieto perché si è lasciato
travolgere.
- Daniel colma la
vergogna: “Il popolo è vacillante e non è informato sufficientemente. Chi
grida, lo si segue, ignari di ciò che può seguire. Ti si vanta come l’uccisore
del dragone”.
- “Lo hai fatto tu, Daniel”.
- “All’inizio non volevi sapere che cosa significava
Leviathan”.
- “Avrei dovuto ascoltarti”, confessa apertamente il
re.
2. “Certo; ma attraverso il tuo rifiuto si è
manifestata la magnificenza del Signore. Quando terrò l’ultima assemblea,
alcuni…”
- “Qualcuno deve stare attento!”
- Ciro corre un
paio di volte su e giù. “Il grande spiegamento deve catturare i ribelli e…”
3. Davanti agli occhi severi il re abbassa lo sguardo.
“Sai, non ti capisco del tutto, strano uomo di Dio. Se guardo i sacerdoti di
Bel, tutti superbi ed eccelsi, quando annunciano un presagio con un oracolo, si
chiamano saggi davanti a tutto il mondo. Hha, Bel e
il dragone mi stanno proprio sullo stomaco, come si dice”.
4. “Ci si chiama ‘grandi’
e sovente si è piccoli; e lo spettacolo dei vestiti non è lontano. All’esterno
magnifico, interiormente molto sospetto! A motivo del tuo spiegamento, ascolta:
Dove DIO alza la Sua mano, non servono a nulla i grandi eserciti, poiché Egli
manda le Legioni della Sua Luce. Persino un principe li può rappresentare e non
c’è bisogno di nessuna folla. Si deve vedere che Dio mi protegge. Ogni potere
del mondo si spezza dinanzi al Suo Soffio, …se Egli vuole!”
5. “Se ti hanno risparmiato dodici leoni per sette
lunghi giorni, allora so all’incirca cosa significa
l’esercito celeste. Non è del tutto comprensibile, ma…”, il re si drizza, “…io
ti sono vicino, e perfino tu non devi disconoscermi”.
- Una fine risata: “Se Dio te lo indica, allora vieni
quando vuoi, …io ti riconoscerò! Ma per la tua protezione non ti conoscerò
davanti al popolo, ma i miei medi ti aiuteranno”.
6. Ciro continua a chiedere: “Come mai sei così
saggio, nel governo sei ben informato, meglio che io stesso – almeno per
Babilonia”, limita la sua confessione, “e stai comunque lontano dallo sfarzo,
tu ‘strano uomo di Dio’? Ma si può unire una funzione del Cielo con una del
mondo?”
7. “Non è facile. Il destino mi ha preso duramente. Se
un bambino viene educato mollemente, allora diventa una canna debole che per
tutto l’orgoglio cade nell’abisso. A noi attira il SIGNORE, e sul sentiero
dello sviluppo ci ammaestra. Se prendiamo sul serio la vita, senza che
peschiamo sempre nel torbido, allora la Serietà di Dio è il Conduttore del
nostro destino.
8. Qualche volta ho pensato da ragazzo: ‘Perché ho perduto la mia patria da bambino?
Perché sono morti i miei genitori nell’onta, in un paese straniero, ed io sono
stato buttato di qua e di là?’. Oh, proprio da ciò ho imparato la serietà
della vita, la maestosità e, …la benignità di Dio! Allora ho imparato a
disprezzare il mondo, senza negarlo, vi sono divenuto un principe, ma non per esso, …beninteso!
9. Ho riconosciuto la ‘facciata’ di coloro che
rivestono una funzione, ho visto l’abito della povertà ripieno di cuori ricchi.
Allora si impara a distinguere e come ognuno è da prendere. E tutto stava in
una maestosa mano di Dio. Dal proprio suolo del cuore l’uomo trae la sua povera
spiga oppure un ricco tralcio. Fin dal patriarca Abraham sono trascorsi
millequattrocento anni, dove il popolo attraverso la Grazia di Dio andava
qualche volta in alto, più volte in basso attraverso il proprio fallimento.
10. Nella ‘visione’ il Signore mi ha mostrato che ora,
io sono l’ultimo grande che Egli ha mandato nell’eterna Misericordia. Non è il
mio merito; è il Suo procedimento di salvezza per la redenzione. Sono soltanto
un filino della Sua forte Fune, una gocciolina dal mare della Compassione che
il Padre-Creatore concede a tutti. Se
qualcuno si serve della Misericordia oppure no, è tuttavia la sua specifica
misura.
11. Dopo di me verranno ancora quattro piccoli, perché
la Giudea diventerà sempre più piccola nella fede. Abakuk
ed Haggai (Aggeo) opereranno; a Zaccaria verranno mostrate molte
immagini future; ed il quarto uomo di Dio è Maleachi
(Malachia). Da questo, fino alla venuta di Dio come Redentore, passeranno
quattrocento anni concessi agli uomini.
12. Ma se non si attinge dalla ‘piccola’ grande ‘profondità
miracolosa’ di Dio, così la Giudea, come anche tutti i popoli, percorrono
la via di sofferenza scelta da sé. I quattro volte cento anni sono
simbolicamente la Potenza, Forza, Dominio e Vigore di Dio come Creatore,
Sacerdote, Dio e Padre, così come il Sole ci dà quattro tempi: mattino,
mezzogiorno, sera, notte. Sulla maestosa Scia viene Dio nella figura di un
Uomo, nella Sua santa Entità-Ur, tuttavia come eterno Redentore!
13. Questo vale dapprima per la figlia caduta, della
quale ti ho già riferito. Essa ha preso la piccola strada sbagliata ed è
precipitata come una stella dal Cielo. Se questo accade nel Cosmo, allora una
tale stella si raffredda, e nella distruzione le sue innumerevoli parti (asteroidi) cadono nel
Cosmo. A volte qualche piccolo pezzo colpisce altre stelle, come magari la
nostra Terra.
14. Così la bella Forza della prima creata è stata
distrutta dall’arbitrio, oppure, detto così: fu legata e dispersa in quattro
direzioni. In ciò, pure un alto segno: i quattro venti, simili alla santa
Entità-UR, catturarono quel che si era spezzato e si era sparso nella sua
Grazia. Diversamente da tutte le schegge, non potrebbero ridiventare una cosa
intera.
15. Oh, il Signore non intende fare altro che ‘riparare’, ‘guarire’ ciò che è rotto, perciò Egli è il SALVATORE. Che cosa è
dunque ciò che è perduto, sia una singola persona oppure una cosa? Come figlia
del Creatore è una propria persona, anche dopo la caduta. A ciò ti sia ancora
mostrata un’immagine. Più di tremila anni fa esisteva un Eden. In questo il
Signore aveva posto per l’ultimo tempo del mondo una coppia di uomini come
fedeli custodi.
16. Questi uomini hanno vacillato. Allora arriviamo al
Leviathan. Anche allora era un serpente. Non uno come nel fosso di Bel; allora
venne come una ‘voce’ nella mente di
quegli uomini. Non sarebbe stato così se non avessero interrotto l’insegnamento
di Dio. Oh, essi comprendevano e, …desideravano ciò che tale ‘voce’ aveva da
offrire loro: il loro stesso cuore mondano diventato povero.
17. Il maligno si rivolge da tutte le parti come
serpente. Ed egli accusa Dio ed tutti (come in Giobbe), ma non se stesso. A dimostrazione
di questo, è stato il processo di salvezza di Dio, la Sua Guida, che ha fatto
trovare il dispiacere ai maligni, li ha catturati ed elevati al loro dio. Per
quanto tempo, lo hai visto, proprio così quanto rapidamente è intervenuta la
mano di Dio, ed io su Incarico di Dio e con la Sua Forza ho dovuto uccidere il
serpente”.
18. “Non lo capisco del tutto precisamente, ma ora so:
riconoscere Dio come il BENE e soprattutto agire seriamente di conseguenza,
persino se l’Officina di Dio mi è ancora chiusa. Daniel, gli uomini – in genere
– non comprendono il Mistero, anche se è Dio a svelarlo. Sono sempre pochi a
comprenderlo, amarlo e riconoscerlo. Mi è sufficiente il poco che posso
conservare. Di fronte a te sarà insufficiente”.
19. “Ti interrompo. Hai riconosciuto la cosa più
deliziosa, amico mio, e cioè: ‘riconoscere
DIO come il BENE ed agire di conseguenza!’. Chi prende a cuore questo, ha
l’autentica visione della fede. Non si devono contare le Stelle del Cielo e le
gocce del mare, essendo così incalcolabili le vie e i pensieri di Dio, con i
quali Egli ci circonda per Benignità e ci guida attraverso tutta la vita”.
- “Sono sollevato”, Ciro
fa grato un sospiro di sollievo.
20. “Ora ancora questo: Dovevo gettare in prigione Lysumacha e il suo branco, altrimenti non sarebbe
subentrata nessuna calma. Qui ci sono molti che vorrebbero disturbare la pace.
Che cosa consigli? Che cosa devo fare con loro? Ucciderli sarebbe la cosa
migliore, e non lo permetti. Ma allora che cosa?”
21. “Porta i sacerdoti con te a Persepolis,
lascia liberi gli altri. La cattiveria non si estirpa attraverso una morte, la
cattiveria è un germoglio che può assalire gli ignoranti. I liberati saranno
troppo lieti per ammutinarsi di nuovo. In tal modo raccogli un ringraziamento,
che sarà aggiunto al buon governante”.
22. “Sono comunque scettico. Alla corte di Persia, da
ragazzo nobile, ho visto molte cose. Ma se lo dici tu, Allora è anche una Parola di Dio. Così avvenga, come tu, no,
…come lo vuole DIO”. Chiama per un vino dell’Euphrat,
e bevendo chiede a Daniel:
23. “Quando terrai la tua assemblea?”
- “Nella terza settimana. Domani vado al castello”.
- “Fino ad allora rimango, e ci vediamo, …prima che io
ridiventi persiano”. Leggermente in
tono scherzoso.
- Anche Daniel
ride. “Anch’io sono diventato un mezzo babilonese. Secondo il sangue, non sono
un autentico giudeo. I miei avi provengono da differenti popoli che si sono
inseriti in Canaan.
24. Come spirito, amico Ciro, non sono nulla di questo
mondo. Se rimani credente, anche tu per il mondo sarai morto nel cuore, ma
rinato per la Luce! Questo può avvenire qui; possiamo essere uomini, ma
spiritualmente figli di Dio. Conserva questo come il mio dono di addio”.
25. Ciro si volta a metà. Non ha bisogno di vedere
come i suoi occhi si bagnano dolorosamente. – Oltre al proprio seguito, Daniel
si circonda di una truppa d’elite persiana. Ben
protetto arriva sull’altura del Dura.
*
26. “E’ buono che sei arrivato, principe Daniel!”. Il guardiano lo aiuta dalla sella.
- “Perché? Tieni una buona disciplina, come il nostro Kambasy”.
- “Eh”, dice costui.
“Senza di me le cose vanno come vogliono”. Si intendono molto bene gli uomini,
e scherzano sovente. Questa volta il guardiano rimane serio.
27. “Degli altolocati della Giudea sono venuti con del
baccano; non sempre ci sei quando qualcuno ha bisogno di te. Hanno chiesto
quando sarebbe la tua assemblea e se vi potevano andare. Li ho cacciati via. I
più poveri…”
- “…li hai ospitati bene?”
- “No, perché era un branco del tutto diverso”.
*
28. Daniel si ritira nella sua camera da lavoro.
“Signore, mi dovrai prestare il Tuo grande aiuto, affinché con il diritto io
non dimentichi l’amore. Molti sono ancora poveri e solo alcuni ricchi
nell’anima. Allora mi vorrai…”
- “…prestare il Tuo grande
aiuto! Lo so, figlio Mio, come lo intendi”.
29. “Signore!, vieni come un buon Amico, quando ho
molto bisogno di te”.
- “E diversamente no?”.
Può un uomo domandare così gentile come il Signore?
- Sconvolto, il veggente
nasconde il volto nella veste di Dio. “Tu sei sempre presente”, singhiozza
stravolto, anche se non Ti vedo e non posso rifugiarmi in Te in tutti i poveri
affari del mondo”.
30. “Anche su questo
riposa la Mia benedizione. Finché un inviato serve, il servizio passa
attraverso la Mia mano. Hai chiesto il grande
Aiuto. Sì, l’assemblea non sarà facile. Alla fine si mostrerà se ho prestato un
Aiuto grande oppure uno piccolo”.
- “Signore, ho sbagliato chiedere”.
- “Non necessariamente”,
consola Dio. “Le parole non contano per Me, quando
l’uomo si affida alla Mia Guida”.
31. Daniel dice
felice: “Qual grande Conforto! Allora devo…”, s’interrompe. “O Padre, ho
sbagliato di nuovo a dire ‘grande Conforto’, come se Tu ne avessi giammai uno piccolo. Tu
sei appunto il grande Dio e Padre! Una volta… Tu consoli una volta, proprio
come Tu sei, anche, unicamente l’UNO! Così è anche con l’Aiuto. Ah, l’uomo
dimentica troppo presto il Tuo buon agire!
32. Il Tuo grande aiuto presso i leoni, nella fornace,
ed infine con il dragone. Inutile menzionare tutto! Mio Signore e Dio,
giornalmente, per circa settant’anni, il Tuo aiuto è stato accanto a me! Io
sono stato sotto la Tua maestosa custodia! Allora non è mai esistito un grande
o un piccolo; c’eri solo Tu nella Tua
magnificenza!
33. Guarda la mia richiesta: sono vecchio e viene
ancora preteso così tanto da me. Ma Ti ringrazio per il Tuo costante grande
Aiuto che Tu hai prestato. Mi hai benedetto riccamente, buon Dio-Padre, mi hai
fatto riuscire molto. Prendi il mio cuore e la mia anima come doni di
sacrificio per la Tua Luce”.
34. “Accetto i tuoi doni”,
dice seriamente Dio, con quella maestosa Serietà, che è portatrice della più
alta Benignità di Dio.
- ‘Oh, sarà
certamente il mio rimpatrio nel Cielo’, giubila Daniel riflettendo.
“Guidami alla Tua mano destra e fammi essere sempre sotto la Tua Grazia”,
chiede lui. “Mostrami ancora come devo
muovermi nell’assemblea, che cosa devo dire. Vorrei attirare tutti gli uomini
nel cerchio della Tua Luce.
35. “Farai i conti con i
grandi, anche con il resto del popolo, qui in vista di tutti coloro che in
Canaan hanno dimenticato la sofferenza nel paese straniero, …come anche ME. A
chi non riguarda la resa dei conti, si piegherà in umiltà, e tu vedrai chi ha
bisogno di conforto ed aiuto. Infatti, gli stessi litiganti mostreranno la loro
malignità. Lasciali mormorare un solo giorno. Come Mio fedele servo devi
portare tu le Mie parole, Il Raggio
anticipato di un’ultima Rivelazione che varrà per te, qui nel paese straniero.
E poi…”.
36. “O Padre, è una grande ingiustizia interrompere Te;
ma il mio cuore è stracolmo. Perché, con il Tuo ‘poi’, ritorno! Il terreno
qui è solo un riflesso, …nella Luce. Nessun mondo mi può offrire una casa!
Accetta in anticipo il ringraziamento dello spirito”.
37. “Accettato! Quello che
ne faccio IO, un giorno lo riceverai. I leoni non potevano farti paura, la
cattiva gente non lo doveva fare. Conforto e aiuto sono la Mia benedizione, e
l’Amore ti assiste”.
- Daniel non sa che il Signore è di nuovo andato via.
A lungo rimane immerso in silenzio, con onore, gloria e ringraziamento per ‘il conforto e l’aiuto di Dio’, che non
è né grande né piccolo, anche quando i Suoi Doni si mostrano differenti.
*
38. A destra dell’Euphrat,
presso Akkade, si trova un ampio terrapieno
verdeggiante. Con una grande folla di persone viene pulito quello spazio. Il
paesaggio cade verso la riva. E’ magnificamente adeguato per tenere qui
l’assemblea. Le precedenti hanno avuto luogo tra il popolo. Questa volta si
devono radunare gli ultimi giudei. Viene provveduto anche per alloggio e cibo.
39. Spie sgusciano di qua e di là, si tradiscono
attraverso domande stolte.
- Un comandante
contende: “Se non scomparite, vi denuncio al mio re”.
- Daniel, al quale
lo denuncia, lo inquieta. “Conosco i mandanti. Hai fatto bene a intimoriti. Ti
ringrazio”. Dona al persiano un cerchio. Più gioioso e fervente che mai il
comandante provvede al suo servizio. Dopo una settimana è compiuto il lavoro
preliminare. Delle guardie rimangono nei pressi, ovunque. Non si può mai
sapere…
40. Tre giorni prima il
comandante vede che l’acqua del fiume copre turbinosamente un largo
bordo del piano del prato. “Fulmine, che succede?”. Chiama qualcuno e questi
corrono rapidamente a monte del fiume, O guaio: due ore al di sopra del prato,
dove il fiume aumenta l’Euphrat, si ha – chi? –
costruito un muro fino all’altra sponda. Attraverso una boscaglia l’acqua è
stata spinta quasi ad uno stretto rivolo. In tal modo ha proseguito inondando
la riva a destra.
41. “Ma questo sembra, come se…”
- “…lo hanno fatto di proposito quegli straccioni!”,
interrompe un uomo il superiore.
“Comandante, questo va contro Daniel; la sua assemblea poteva essere inondata.
Ma guai a quei criminali quando li catturiamo! Lo devo comunicare al principe?”
- “Sì, parti subito!”
42. Daniel riceve
calmo il rapporto. Che Pochereth e compagni avrebbero
intrigato, lo sapeva. “Questa gentaglia! Non pensano nemmeno una volta del
danno che potrebbero fare alla propria gente, e ne potrebbero morire i bambini,
i vecchi, le donne e ancora di più. Devono aver fatto male i loro conti!”
43. Chiama Kambasy. “Tu
rimani qui; gli armati vengono con me!”. Spronano i loro cavalli il più
velocemente possibile. Quando arrivano alla barricata, si sono già radunati
degli uomini. Daniel constata contento che la maggior parte veniva da Akkade ed hanno già cominciato ad interrompere la diga. Ci
si affatica fino all’aurora. Gli uomini sono esausti e Daniel si tiene sovente
a qualcosa, per non accasciarsi.
44. “Signore, c’è già il Tuo grande aiuto che Tu hai
prestato! Guarda i molti fedeli!”. Presto l’opera è compiuta. Guarda dietro
alle acque che scorrono di nuovo nelle rive. “Fa che il male si esaurisca con
il fiume. Fiume Euphrat del Padre, togli il male con
la Caratteristica del Padre, la Misericordia”.
- “Vedrai, che cosa sarà
tolto!”. Daniel sente quelle Parole
accanto a sé.
45. “Fatto”, gioisce il
comandante. “Io rimango qui, non si sa mai…”
- “Non lo oserà più nessuno, per questo non ci sarebbe
nemmeno più il tempo. Gli uccelli del malaugurio sono andati a cavallo giorni
fa, per dimostrare la loro ‘innocenza’. Ma se puoi, …ringrazio te e la tua
gente per il buon servizio”.
46. Ringrazia anche cordialmente i giudei per l’aiuto
e che gli sono stati fedelmente dediti. Tutti sono stati diligenti. Alcuni
rimangono presso i persiani. Agli altri, Daniel
ordina di tacere. “Il giorno dell’assemblea si rivelerà”.
47. “Oppure ancora oggi?”, sussurra il persiano a se stesso. “Mi deve divorare Bel se
i criminali non vogliono confessare già oggi la loro opera”.
[indice]
I traditori si
tradiscono
Il magnifico Discorso
di Dio ai presenti tramite Daniele
Il giusto giudizio di
Ciro – L’ultimo magnifico discorso
1. “Eh, avete perduto qualcosa all’Euphrat?”. Il comandante galoppa verso un gruppo di uomini
che discutono animatamente alla riva. Lui era sempre al galoppo su è giù
ispezionando. Alla chiamata, gli uomini si vorrebbero abbassare. Vengono
circondati dagli uomini a cavallo. Un ignaro giudeo
esclama: “Ma questa è gente ben vista del mio popolo, onorabili e anche
ricchi!”
2. “Lo voglio credere”, dice uno
molto determinato.
- E’ Pochreth,
che con Sotai, Hasupha, Hodadja, Ranza, Pelajar e il
proprio seguito, erano scesi e non andavano più a cavallo, e ora fa finta di essere
onesto. “Daniel è il nostro principe; inoltre godiamo della protezione del re”.
3. “Questo lo vedremo! Ho sentito…”, il persiano mente
in modo astuto – ma inconsciamente dice la verità – “…che due settimane fa
avete scavato qui al fiume. Volevate trovare la pietra dei saggi?”. schernisce
apertamente.
- “L’ha presa il principe Daniel”.
- “E prima?”, minaccia lui
apertamente, “Siete andati su e giù, avete indicato il fiume e avete litigato.
Va anche senza la pietra dei saggi per accorgersi che cosa è successo qui. …Chi
siete?”
4. “Ma io”, finge uno
mite, “voglio chiarire la faccenda con Daniel”.
- “Magari lui sa ancora meglio di me chi siete voi
altri. Quindi avanti! – Voi, buoni giudei…”, dice gentile a quelli che avevano
aiutato a rompere la diga, “…rimanete indietro come guardie”, e quando i
prigionieri si vorrebbero lanciare sui cavalli, li respinge: “No, potete fare
la via a piedi; i vostri cavalli rimangono qui”.
5. A piedi è molto lontano, ed è difficile camminare
attraverso la notte senza Luna. Ma il comandante spinge inesorabilmente i
prigionieri. L’esercito di stelle impallidisce, dall’Euphrat
soffia freddo e non si è ancora mostrato il giorno, quando giungono sotto
l’altura del Dura. Daniel viene svegliato subito.
6. La sua seria calma li allarma. “Quello che avete
fatto, grida al Cielo. DIO vi giudicherà! Magari drizzerà ancora i vostri sensi
storti, voi, maligni dell’inferno! All’assemblea il popolo dovrà sentire il
fatto. Mondanamente vi giudicherà il re”
- Hasupha
fa chiasso: “Ci devi giudicare tu. Non sottostiamo al tribunale persiano”.
7. Il comandante
contraddice: “Qui è territorio persiano!”.
- “Fermo!”, Daniel si alza”.Non
lasciar trapelare nulla. Oltre a questo, Hasupha ha
confessato la colpa, …involontaria. Una truppa del governo vi porterà a Persepolis”, I criminali vengono ben sorvegliati; a questo
provvedono già i guerrieri stessi.
8. Il comandante
domanda il perché Daniel gli avesse imposto un ‘fermo!’.
- “Gli iniqui non lo devono sentire, come viene giudicata
la loro azione, altrimenti si svincolano facilmente per non aver voluto questo
o quello. Ora re Ciro ce la farà con loro. Vuoi rimanere con me?”
- “Volentieri, e ti ringrazio per la fiducia, principe
Daniel”.
9. Che Ciro si tenga nascosto, Daniel lo sente senza
saperlo precisamente. Scrive al re e ai colonnelli del tribunale persiano
affinché conservino la lettera del re e non opprimano i prigionieri, ma di
aspettare finché venga il re. A Daniel rimane un giorno di riposo, prima di
agire pubblicamente. Oggi non sarà disturbato.
*
10. Dal silenzio profondo della notte procede un nuovo
giorno, così splendente e puro, che anche coloro che pensano superficialmente
lodano quel mattino. Attraverso la valle dell’Euphrat
soffia continuamente un vento che smorza la calura del Sole e bianche nuvole
aiutano lenendo. Fin dall’aurora del mattino schiere di popoli camminano verso
il piano del prato: giudei, babilonesi, medi, persiani e ancora altri.
11. “Daniel non ha provvisto bene”, dice un brontolone. “Tiene la sua assemblea solo per
noi. Se ha invitato anche gli stranieri, allora…”
- “…dovrebbe schierarsi intorno noi e collocare gli
altri all’esterno? Un Daniel non ha bisogno di invitare nessuno; la gente viene
del tutto da sé. E se… Dovrebbe mettere in parata la gente, come re Ciro fa
marciare la sua guardia? Inoltre, credo che l’assemblea non è solo per noi”.
12. “Lo voglio credere”, dice un quarto uomo. “Dev’essere la sua ultima. Ci ha
sempre servito”.
- “Il re pagano”, brontola uno
astiosamente.
- “Stupido! Se Dio non lo avesse accompagnato ai re,
allora la Giudea sarebbe morta sotto Babilonia. Nessuno sarebbe mai tornato nel
paese dei padri. Noi che viviamo ancora qui, saremmo morti in questo paese
straniero”.
- “Precisamente! Quindi, aspettiamo che cosa dirà.
Allora potrà contendere chi vuole; ma io gli conservo la fedeltà”.
- “Anche io!”. “Anche io!”, viene esclamato da più
parti.
13. Le ondate di parole vanno su e giù, nonostante la
riconoscenza che Daniel ha pensato a tutto. Gli stanchi possono riposare sotto
ampie tende; dai carri coperti si possono comprare bevande e cibi. I poveri
hanno biglietti, affinché debbano ricevere gratuitamente il cibo. E’ provveduto
anche per gli animali.
14. Arriva Daniel. Si porta la sua parola di bocca in
bocca, oggi senza veemenza e, …senza ira. “Il Tuo grande Aiuto”, sussurra lui
fra sé. “Signore, mi hai fatto ben riuscire”. Ma comincia soltanto. Sale sulla
piccola collina, che era stata preparata nel mezzo, affinché tutti si possano
accampare intorno. E’ quasi silenzioso come nella notte. E lui comincia:
15. “Così parla il Signore: ‘Voi,
uomini di questo mondo, oggi dovete sentire la Mia voce. Chi vi parla? Il
popolo di Abraham lo potrà riconoscere, gli altri lo sapranno tramite il
veggente che esiste un solo Creatore,
il Quale ha creato tutto e conserva anche tutto. Egli non è né Bel né Baal,
nessun Nisroch, né Sebub,
non Aschera né Astante. Oh, tutti i nomi non contano
nulla, ma solo ciò che fate voi dei
nomi: un servizio idolatro! L’uccisione della coscienza! La rovina dell’animo!
La crudeltà, che nemmeno gli animali conoscono!
16. Regna il maligno! Non
date la colpa allo sconosciuto (Satana)! Non a coloro che insegnano gli idoli!
Costoro devono pagare la loro colpa perché si sono studiati gli idoli
dall’orgoglio, dalla bramosia e dal guadagno. Lasciate a Me, il Creatore, come
ho da trattare con i malfattori. Ognuno guardi nel suo proprio cuore quale
idolo lo governa. Chi è del tutto libero dalla colpa? Chi guarda senza
arroganza agli altri che stanno più in basso di lui stesso? Detto così, per il
mondo! Chi – domando IO – non cerca di riempire il proprio sacchetto a spese di
uno più povero, oppure di colui che non s’intende bene degli affari del mondo?
17. O uomo, e questo è
quell’idolo al quale tu sacrifichi giornalmente e di cui gioisci: ‘La grande
Babilonia!’. Non pensate a questo paese straniero la cui terra si chiama così.
I dotti nelle Scritture della Giudea non ne comprenderanno il mistero fin
quando IO solleverò il velo. E voi stranieri che Mi state molto vicini, non
abbassate lo sguardo, non abbiate dispiacere o ira, perché il paese ha questo
nome. Ciò che dico Io, finora era noto solo a pochi, ma un Daniel ve lo può
spiegare, per quanto qualcuno avrà bisogno di saperlo per questo tempo. Quindi:
ascoltateMi con il cuore aperto!
18. La grande Babilonia
esiste da un tempo che l’uomo non può afferrare, ma il suo decorso è un’eternità
strettamente limitata. Una volta era uno spirito che si è idolatrato per
arroganza, che si vedeva più elevato di quanto risultava dalla sua posizione.
Un esempio per gli uomini di questo mondo! Sovente ci si mette su un gradino
più alto di quanto spetta, si guarda giù agli altri, i quali sono appunto degli
uomini precisamente come lui. Ed appunto questo, con tutto ciò che ne sorse, è
la nominata ‘grande Babilonia’! Ma ora…
19. Perché il paese che
porta questi ricchi beni si chiama Babilonia? Chi ne può sapere qualcosa
essendo nato qui? Deve per questo appartenere alla grande Babilonia? Per nulla!
Cara gente che siete qui a casa! C’erano – come ovunque – anche qui, dei
malfattori di ogni genere; quindi, per questa parte si è giustificati che il paese
porta questo nome. Ma dinanzi a ME, Babilonia è tutto il mondo, l’insieme della
materia.
20. Quello spirito del
quale ho parlato, era provvisto con i Beni della Mia Luce, così come la Terra è
riccamente benedetta. Ma non li ha custoditi, li ha solo inghiottiti, come il
vostro dragone ha divorato tutto ciò che gli si gettava davanti. Quello che non
gli apparteneva lo doveva sputare dalle sue fauci: oro e pietre preziose. Un
simbolo che indica come la proprietà della Luce non la può consumare nessun mondo!
21. Chiedo ad ogni giudeo,
babilonese o persiano: ‘Che cosa avete
fatto con la ricchezza che era propria della valle dell’Euphrat?
Da chi venne il patrimonio? A chi ne è da ringraziare? Lasciate maturare voi i
frutti, oppure lo fa il Mio Sole, la Mia pioggia, il vento e la Benedizione?’.
Voi giudei – eccetto pochi – avete sparso il patrimonio della fede dei padri e
sperato in ME, che potesse prosperare bene per gli stranieri?
22. Vedo bene chi ammette
liberamente il proprio fallimento. Il popolo ha sempre pregato che Io volessi
preservarlo dalla sofferenza e purificarlo da tutti i peccati. Ma quante volte
l’ho fatto? Mi potete dire la somma? Che cosa è successo quando si è mostrato
il Mio Aiuto, …quando eravate ridiventati puri? Vi gettavate nel più vicino
fosso di peccati e poi vi stupivate ulteriormente se le ‘Nuvole della Mia
Serietà’ coprivano la Misericordia.
23. Proprio così la
deportazione qui in Babilonia. Chi è nato qui è comunque innocente dell’onta
del popolo. Soltanto, …tutti voi ne conoscete la storia; e ciò che è successo
qui lo ha da dire Daniel. Il Mio ‘Conto’ passa dalla sua mano, …guidata da ME,
come la sua bocca dice le parole del Mio Spirito!
24. Tutti hanno da
sussistere dinanzi a Me, oppure, … scomparire! Solo chi non può decidere da sé
viene liberato da una ‘colpa di popoli’. Se uno è gentile, oppure astioso o
avaro, se esercita l’amore oppure si consuma dall’odio, …ognuno lo deve portare
da sé dinanzi a Me, anche chi non Mi conosce ancora secondo il Mio Nome.
25. In ognuno bussa la coscienza,
la ‘Voce del Mio Spirito’,
persino in colui che fa del male. Perciò IO faccio la resa dei conti, ovunque,
in ogni tempo! E la grande Babilonia quando un giorno avrà raggiunto il culmine
(il tempo della fine), allora aprirò i
libri in cui ciascuna anima avrà da registrare il suo dare e avere.
26. IO non Mi adiro! Io vi
dico solamente dove dovete rivolgervi! La prima resa dei conti si svolge per
ciascuno dopo la morte, …se allora mette il suo ammanco nelle Mie mani con
pentimento e …fiducia, cosicché Io guarisca la sua anima. Se IO lo libero dalla
sporcizia del mondo, allora viene concluso il suo piccolo libro; allora gli
errori sono estinti anche nel (grande) ‘Libro della Creazione’. Però, detto per la vostra salvezza: questo non succede tanto per dire;
perché,
quello che l’uomo seppellisce nella sua anima,
è il peso della sua via!
27. Non pensate che IO
sarei severo e non lasci cadere nulla attraverso le Mie dita. Tuttavia: le Mie mani
non perdono nulla! Invece benedicono e perdonano, guariscono e salvano
ogni povera anima, mentre Io conservo tutto nella ‘Mano del diritto’ e
l’estinguo con la Mia sinistra. Ma non sperate solo sulla sinistra, che guarirà
ognuno che si nasconde nell’abisso, che si lascia coinvolgere entrandovi.
Perché ciò che non tiene la Mia ‘Mano di Diritto’, la Mano della Grazia non lo
estinguerà, per la salvezza di tutte quelle anime che sono attaccate al mondo.
28. La Forza centrifuga a
voi ancora sconosciuta tiene gli uomini saldi sulla Terra. Nonostante ciò
potete camminare come volete. Proprio così viene tenuta la Terra nel volo nello
spazio sulla sua orbita, sulla quale passa instancabilmente. Così ogni
creatura-figlio è legata a Me, e senza questo legame non può vivere. Solo
procedere nel bene o nel male, di questo è libero ognuno.
29. Usate falsamente
questa libertà, …e sfuggirete alla Benedizione del vostro Dio! Se quindi non
sarà osservato l’Ordine del Cielo, con che cosa saranno anche stese poi le Mani
del Mio Diritto e della Grazia? Oppure è da preferire la povera libertà
dell’uomo, che urta contro ogni spigolo? IO metto questi spigoli per la
salvezza dell’uomo, perché senza questi, egli sprofonderebbe nell’assenza di un
limite infinito scelto da se stesso.
30. Il Mio conto è stato
doloroso, oppure ha agito anche la Mia Benignità? Chi vuole voltarsi, chieda al
Mio veggente, che ho mandato per la Benedizione per voi e per i vostri re. Egli
aiuterà dal MIO AIUTO. Vi indicherà le vie da seguire dalla MIA SCIA, che,
…percorsa bene, …sfocia nel Regno della Luce. Oggi vi ho purificato e rivelato
un miracolo, poiché ognuno ha potuto sentire la Mia voce, voi, più di due volte
centomila. Così penetra la Mia Parola in ogni tempo attraverso tutto il Cosmo,
e con questa, la Mia benedizione e la Mia pace!”. Attraverso la folla
passa un soffio, come se ogni capo venisse sfiorato da una Mano soave.
31. ‘Per la tua gioia’, lo sente solo Daniel. ‘Ogni fatica
trova la sua ricompensa’.
- ‘O Padre, non
la mia fatica, ma…’
- ‘…la Tua, vuoi dire? E’ giusto! Ma Io parlo della fatica
dei tuoi settant’anni’.
- ‘Signore’,
respinge il veggente, ‘sul piano ci sta la Tua molta Fatica, che hai avuto con me. La devo
dapprima calcolare, prima di poter mettere il mio poco nella Tua maestosa
Bilancia dell’Ordine’.
- ‘Mettila sul piatto e una volta saprai quale peso ha la
Bilancia: nel dare, nell’avere!’
32. Il ‘silenzioso discorso di Luce’ non viene
disturbato; gli uomini sono catturati. Più riflessivi sono quelli che stanno
nel cerchio esterno degli ascoltatori. Perché molti hanno pensato: ‘Fino a noi
non suonerà nessuna Parola’, E invece ora…? Hanno sentito come vicino il
Discorso, pesante, del destino, imponente, e così soave, come una pioggia
meravigliosamente calda, come il vento dolce nella rugiada del mattino.
33. Senza cancellare il Discorso di Dio, il mondo si
spinge di nuovo in primo piano. Profondamente inciso, come con una matita di
ferro, rimane la ‘Parola dell’Amore’;
certo, in uno più saldamente, in certi aòtri un po’
più leggero. Ma non viene dimenticata, anche quando il mondano spingerà l’uomo
di nuovo nella quotidianità.
34. Un uomo anziano nell’abito stracciato va da
Daniel. Qualcuno lo riprende duramente. “Che
cosa vuoi qui? Non vedi che Daniel, il veggente, ha bisogno della sua calma?
Non hai imparato niente oggi dalle parole di Dio?”
- “Certo”, dice calmo l’anziano,
mentre i suoi occhi fiammeggiano, “mi voglio far spiegare ciò che non ho
compreso”.
- “Per questo hai abbastanza tempo domani!”
- “Domani…? Ognuno di noi può morire, e allora è
troppo tardi per stendere le mani alla salvezza dell’Altissimo. Quindi, fammi
passare!”
- “No, non ora!”
35. Daniel corre
verso il gruppo e fa cenno a Kambasy, che avevano
dapprima accordato. “Lascia in pace il mio vecchio
uomo!” Il ‘vecchio’ è pronunciato stranamente.
- Il medio,
giocando al meglio il suo ruolo, annuisce: “Non lo voglio spingere via dal
veggente del Giordano. Ma guardate gli arcigni”, indica dietro di sé, “sarebbe
bene se…”. Già si mettono in mezzo alcuni giudei che, certamente comprensibile,
si sentono più uniti con il veggente. Appartiene appunto al loro popolo,
…pensano loro.
36. Uno domanda:
“Che cosa vuole? Noi, i tuoi compagni di popolo”, indica a sé e ad un gruppo,
“avremmo ben il primo diritto di discutere con te il Discorso, che non…”
- “…non ti è fluito nel cuore?”, risponde molto severo
Daniel. “Dio, non ha forse parlato a tutti?
Ha riguardato anche voi”, intende i giudei, “la Parola d’amore di Dio, o solo
per gli altri la resa dei conti? Oppure, non era coniata per tutti insieme,
l’una come l’altra?
37. L’incarico di Dio è inizialmente di interpretare
all’uomo la ‘Parola’ come un segno per il povero mondo, Ephoseth.
Nell’uomo, non potrebbe trovarsi un angelo oppure un altro alto ospite che vi
debba esaminare anche su incarico di Dio? Forse, in te e in coloro che sono
venuti con te, manca”. Un piccolo sorriso. Gli altri si ritirano dietro Ephoseth.
38. Certi si sono portati le loro tende. Daniel spinge il suo braccio sotto quello
dell’anziano. “Vieni nella mia tenda e sii il mio ospite, ti voglio servire”.
- Ephoseth
arriccia il suo naso. “Non ti serve la smorfia!”
- Kambasy
lo ha visto. “Io, un medio, ho imparato tramite il principe Daniel ad amare
l’eterno-vero Dio, e per questo amore faccio ciò e come Daniel ha agito per me,
oppure, …come Dio agisce con tutti gli uomini, come oggi Egli ha rivelato le
nostre buone vie e, …la via dei cattivi. Daniel ha accolto come sommo dovere i
poveri, consolandoli e saziandoli. Perciò servo anche l’anziano!”
39. Un paio di giudei
strappano di lato Ephoseth. “Ci rovini la benedizione
di Dio e la pace! Lascia agire il profeta come vuole; mi sembra…”. Il
‘presentimento’ è inghiottito. Chi sa se Ciro non ha raccomandato alla sua
guardia di sorvegliare severamente l’assemblea affinché non possano capitare
malfatti e proteggere Daniel, mentre dei medi avrebbero da assistere Ciro? Così
ognuno ha provveduto per l’altro. Quale servizio d’amore, inoltre, …per tutti!
40. L’anziano getta
da sé gli stracci. “Ciò che hai annunciato, è così…”. Ciro
abbraccia Daniel.
- “Con nessuna parola non si può rendere la
Magnificenza ancora più magnifica!”
- “Sì, nessuno la può glorificare maggiormente di
quanto non sia! Non le si può nemmeno togliere nessun filino. Ci sono
certamente alcuni che modellano la Parola con la bocca sciolta, da chiedersi
dove rimane la verità. Oh, …chi lascia la sovranità di Dio così come EGLI
stesso si rivela, rimarrà nel buon diritto di Dio, …e anche nella Sua Grazia.
41. Perciò non essere rattristato, poiché ciò che
percepisci nessuno te lo può rubare o insozzare. Per un po’ di gente che ha
affrontato malamente il ‘povero anziano’, resta il re! Sono caratteri deboli,
ma tu devi agire come re. Non potevano nemmeno sapere chi si trovava nell’abito
da mendicante”.
42. Risponde Ciro:
“Tu hai insegnato ad affrontare umanamente gli uomini, sia poveri che ricchi.
Io rispetto il mendicante se è onesto, come ogni grande. Ora ti aspetti che io
infrange questo insegnamento? Perché i cattivi non volevano concedere la gioia
a un umile?”
43. “Va bene, amico mio!”, Daniel
gli offre un po’ di vino”. Se l’alta LUCE che giace in loro stessi non risuona
nessun eco in tali anime, un giorno potrà essere misurato anche con un ‘altra
misura, …quella dell’indulgenza. Verranno a sapere chi era il mendicante, e la
paura di te sarà la migliore medicina. Sarà sufficiente per guarirli dal
proprio male.
44. L’altro sarà da trattare domani”, Daniel distoglie il malumore del re, “la diga del
fiume. Ho mandato i criminali a Persepolis,
affinché…”
- “…si consumi la mia prima rabbia?”, interviene Ciro.
- “Non questa volta, anche se sei il loro principe e
giudice! Non dico per via di te: il fiume, tutto il paese di Babele sta sotto
il mio governo, e chi trasgredisce ha da contare sul tribunale persiano!”
45. “Essi sono qui”, riferisce uno dei superiori.
- Daniel è stupito. Dio stesso vuol punire i cattivi?
Lo avrebbero proprio meritato, ma…: ‘Non voglio
interferire nell’Opera della Tua Mano’, dice il
suo spirito.
- ‘In ciò fai bene’,
sente accanto a sé. ‘Qualche volta la morte è l’ultima salvezza di vita …per una
povera anima. E’ il Mio Giudizio, Daniel; vuoi evitare la crudeltà babilonese
su Incarico Mio?”.
46. Quindi il veggente dice al re: “Tieni domani il giudizio;
dopo l’assemblea lascia andare via senza impedimenti gli ultimi della Giudea,
…come ultimo dono che mi puoi dimostrare da amico”. Sul volto del profeta si
vede una serietà come quella nei deceduti che sono tornati a Casa nella pura
fede.
- Ciro contraddice
sommessamente: “Non l’ultimo dono, fedele principe; spero che vieni anche tu a Persepolis”.
- “Come vuole Iddio!”
*
47. Daniel si sente attirato via, molto lontano, non
solo verso il Canaan. – Così passa il primo giorno e fino alla sera arriva
molta gente, con ringraziamenti e buoni doni per il re e per il loro veggente.
‘O mio Dio-Padre, a Te il ringraziamento per questo giorno’, prega Daniel
quando è seduto sul suo giaciglio. ‘Lascia
regnare domani la Tua indulgenza e fa del bene ai buoni e …ai cattivi’.
- “Chi è buono dinanzi a
Me?”
48. “Signore, nessuno! Buono significa Benignità.
Questa è la Tua proprietà nell’eternità!”, dice Daniel
inginocchiandosi.
- “E tu stesso?’, i
fedeli? Vanno nel mondo servendo; e chi serve volenterosamente, è buono”.
- “Certamente, Signore, ma quando un servitore fa del
bene, è una parte della Tua Benignità che riveli attraverso di lui.
49. A questo riguardo cerchiamo anche di essere buoni
sulla Terra per quanto è possibile. Ma Tu distingui tra la Tua Benignità di
Creatore e il raggio retroflesso dal figlio, che su incarico Tuo e per amore
percorre le sue vie da viandante. Per la mia piccola via, Padre mio, Ti sia
detto grazie. Tu sei il mio unico alto amore!”. Una soave calma discende sul
dormiente.
*
50. Nel discorso del mattino Daniel
fa i conti con coloro che per avidità sono rimasti nel paese straniero. “Perdete
la ricchezza, dice Dio. Chi ha agito come voi, non si stupisca quando il mondo
gli toglierà di nuovo ciò che ha rubato! Non abbassate la testa”, esclama
Daniel, “la via è lunga fino nel povero Canaan. Ma ancora più lontano, quasi
infinito, è il sentiero nella Patria di DIO! Ma ora non pensate a questo.
51. Avete accettato l’insegnamento di Judamäa, avete anche predisposto scuole come enti, non per
gli altri, nemmeno per i vostri poveri compagni di vita. Questi non dovevano
imparare né a calcolare né a pensare, affinché voi li poteste derubare, così
pure gli stranieri. Su costoro avete congiurato l’Ira di Dio. Ma quello che la
Giudea aveva inteso bene ed anche interpretato così, lo avete raggirato del
tutto secondo il vostro senso.
52. Credete forse che il Messia verrebbe per fare
grandi voi e rovinare tutti gli altri? Vi stupireste se venisse un altro
Messia, come SALVATORE di tutto il mondo! Egli non verrà nel vostro tempo,
nemmeno mai così come voi lo desiderate sotto l’aspetto umano!
53. Non sono arrabbiato di voi, ma triste. Per fortuna
la Giudea ha qualche buono che ha esercitato onestamente il suo commercio, che
ha aiutato qualche povero compagno di popolo. Dio li benedice, poiché sono le
Luci della Giudea.
54. Ora, a voi altri che siete rimasti quasi poveri, a
voi dico su incarico del mio alto Signore: siate
consolati! Dio ha visto la vostra via, Egli ha reso ricchi i vostri cuori.
Avete fatto volontariamente la vostra piccola opera lontano dalla patria,
oppure nati qui. Vi siete piegati volenterosamente. Conosco ognuno di voi, che
nonostante l’amarezza e la preoccupazione è rimasto fedele ed onesto e saldo
nell’autentica fede”.
55. All’improvviso sta Ciro
sulla collina dell’oratore, alza la mano e la sua voce echeggia lontano: “Ho
giurato a Daniel di lasciar andare il resto del popolo. Ma con la sua resa dei
conti mi ha mostrato com’è da vedere questo. I miei consiglieri superiori vi
registreranno l’ultimo giorno dell’assemblea e poi verrete a sapere ciò che ho
inteso da tempo. Forse…”, dà uno sguardo su Daniel come muta richiesta: ‘Dì di sì, se il tuo Dio lo vuole!’,
“…posso essere un piccolo portatore della Volontà di quel Dio che attraverso il
veggente del Giordano è diventato anche il mio
Dio”.
56. Daniel annuisce
preoccupato. Come ha potuto lui annunciare
un giudizio ai ricchi? Lui non voleva ciò che vuole Ciro; ma ora…: “Si
dimostrerà la Magnificenza di Dio”. Lo dice gravemente sottolineato, poi indica
in giusta avvedutezza e amore come sarà il ritorno, che nessuno avesse da
soffrire mancanze. La folla non è da condurre così, questa volta come una volta
tutto il popolo sotto Mosè, …per quarant’anni attraverso il duro deserto.
57. Si avvicina mezzogiorno, ma presto ci si raduna di
nuovo; nessuno vuole perdere qualcosa. Proprio ora si portano i sei malfattori
insieme ad altri aiutanti.
- “Re, lascia cadere le catene”, chiede Daniel, “e vedrai come agisce ancora meglio il tuo
giudizio”.
- Ciro esegue malvolentieri la richiesta. Se fosse a
casa in Persepolis, non l’eseguirebbe. Ma qui, ora,
…così potentemente sotto la Parola di Dio e della Sua Guida…?
58. Ciro sta li in piena dignità di re. Srotola una pergamena e legge: “Hasupha, Sotai, Pochereth, Hodadja, Ranza, Pelajar e gli aiutanti, vi annuncio il verdetto della
giustizia: chi ha compiuto la faccenda deve morire, com’è usanza in Persia”.
Ciò significa: la morte per tortura.
59. I giudei cadono giù; speravano nella clemenza del
principe. Daniel tace. Si è mortificati. Chi vede come il suo spirito dalla Forza
di Dio circomfluisce il persiano? Ciro respinge
ancora la corrente di questo spirito e, più rude di quanto altrimenti è d’uso,
continua nella resa dei conti come sommo signore del tribunale:
60. “Volevate disturbare quest’assemblea e strisciare
via dal paese con il vostro bottino. Questo vi è andato male! Io avevo già sbarrato le vie, e ieri ho
fatto portare dai poliziotti ciò che avevate ammassato nei vostri scavi. Ah,
…la ricchezza di sei uomini! Di questa, si potrebbe costruire molto
magnificamente nella Giudea! Ora vedremo!”. Fa un impressionante intervallo.
61. “Gli aiutanti sono condannati alla galera a vita.
Voi pensate che il giudizio sarebbe cattivo perché ho trovato DIO? Ascoltate:
voi pensate che tramite questo vostro oltraggio l’assemblea che doveva tenersi
per voi sarebbe stata solo disturbata e quindi impedita, e quindi sarebbe
semmai da perdonare? – Ma non questa volta! Ora deve valere la mia volontà e,
…agire la giustizia! Perché così?
62. La diga che i diavoli hanno costruito, …voi
credete nel diavolo che dovrebbe da portare la vostra colpa”, lo esprime con
cinismo, “avrebbe inondato una gran parte del piano del prato, ma dopo, anche
tutte le città e i villaggi lungo il fiume fino al mare. Babilonia e la Persia
avrebbero subito un immenso danno. Gente, bestiame, campi, giardini e
boschetti, tutto sarebbe stato devastato dalla fiumana. Perciò… sì, perciò…”, Ciro vibra in se stesso, “…il mio verdetto è duro,
ma molto giusto. Oppure no?”
63. Alcuni uomini noti si fanno avanti, e un alto giudeo dice: “Re – voglia Dio benedirti
sempre! – hai detto il vero, e il verdetto anche se duro è giusto. Io stesso lo
emetterei così, e sono un dotto nel diritto del mio popolo. Abbiamo sentito di
questa notizia, ma dato che alcuni uomini, non per ultimo del mio stesso popolo
hanno servito il tuo comandante ed eliminato al momento giusto la cattiva
azione, non potevamo presagire che cosa sarebbe stato nella sua piena
dimensione come lo hai descritto ora.
64. Solo per via di coloro che hanno aiutato, ti prego
di cancellare la crudeltà della morte. Ecco, sono qui io stesso!”, il giudice
si getta davanti al re. “Prendi me come ostaggio, invece di quelli che non
hanno sospettato la dimensione di questo atto! Guarda le loro mogli, i loro
figli piangono; dovrebbero tornare a casa senza consolazione? Ma i sei…”, si
scuote, “…cadano nel tuo verdetto, perché hanno agito senza onore, e senza
onore devono anche morire!
65. Forse un giorno arriverà un tempo in cui non
esisterà più una condanna a morte; forse, …non lo so, …il SIGNORE ha agito
attraverso di te. Il veggente ti aiuterà di fare il giusto dallo Spirito di
Dio”.
- Tutt’intorno si sente un forte singhiozzare, ma
anche imprecazioni sommesse contro i criminali; e molte persone alzano pregando
le loro mani, …per i sedotti, e per il giudice.
66. Ciro si era aspettato tutto, ma non questo. In
quel concetto, quasi si perde. Il suo cuore è più mite che la giustizia
persiana. …Si è già sfilato la ‘pelle di
Babele’. Ordina di unire la Grazia con il diritto. E gli sguardi di fuoco
di Daniel gli penetrano attraverso l’anima.
67. Allora lui
stesso solleva colui che sta in ginocchio, chiude gli occhi, che nessuno veda
la sua lacrima, e dice gentile: “Tu, fedele giudice, non devi soffrire per gli
altri. Hai portato l’amore per gli amici e per i nemici, come ne ho trovato di
rado. Me l’ha insegnato Daniel. Quindi porta con te i cattivi aiutanti nel
vostro paese, tu stesso li puoi punire; perché del tutto senza… No, ognuno deve
espiare le sue cattive azioni!
68. I malfattori devono morire! Non lo cambio!
Eccetto, …domani tramite la spada, in Babilonia! Questo sia! Una volta hanno
agito come la ‘grande Babilonia’; Babilonia sia anche il luogo della morte!”.
Dicendo questo, il re spezza un bastone nero intorno al quale era avvolta la pergamena.
Sono sei pezzi, e li getta davanti ai piedi dei malvagi, che vengono portati
via.
69. Gli altri rimangono a terra, con animo spezzato.
Nel mezzo comincia a fiorire la povera gioia: salvati …attraverso Dio,
attraverso Daniel, e attraverso il giudice. Daniel dice al popolo di andare a
riposare. Il terzo giorno vogliano tornare tutti coloro che hanno bisogno di un
aiuto, da lui e da Ciro; il quarto giorno avrebbe parlato ancora una volta al
mattino, e al pomeriggio ci sarebbe stata poi la registrazione. Dato che a ciò
Ciro sorride, cade da molti il peso della resa dei conti.
*
70. Con qualche fatica è passato il terzo giorno. Ora
comincia il quarto. Al mattino attende una folla agitata. Ciro arriva con
Daniel, braccio sotto braccio. Ogni discorso si ferma. Oggi il veggente ha
l’aspetto di un pellegrino che sottolinea ancora la maestosità del suo spirito.
I suoi occhi passano su tutto il popolo e si rivolgono in alto, là dove le
bianche nuvole tracciano il loro corso. Daniel
comincia con il suo ultimo discorso pubblico:
71. “Re Ciro, che ho servito, lo ringrazio per la sua
fedeltà che ci ha mostrato. La tua svolta, re, è stato il frutto più bello che
Dio mio ha dato nella tarda età. Ti benedico, anche se la ‘pelle di Babele’ non
è completamente vinta, …né con te, né in Giudea, né lo sarà fino all’ultimo
tempo del mondo. Ma questa non può procedere quando un cuore si arrende a DIO!
72. Io ho visto presso l’Hiddekel
(cap.
24) la Guida del Creatore, nella Luce e nel mondo, fino
a quando suonerà la campana del ritorno. Vi ho detto del Messia, del Quale
Isa-i, uno dei nostri più grandi veggenti, ha annunciato come sarebbe da
aspettare il Salvatore. Quando Egli verrà come Uomo, rimarrà comunque DIO! Lo
si considererà come uomo. Tuttavia Egli viene puro, pur come un Uomo, nonostante la nascita nel mondo; infatti, la Pienezza
della Sua magnificenza, di Dio, dimorerà in Lui.
73. Nell’immagine trascendentale mi apparve il
Signore. Corporalmente come vedete me, così Egli stava accanto a me e mi ha
insegnato questo della parola di Mosé:
‘Chi vuole essere di esempio, dovrebbe evitare ciò che il mondo gli offre,
altrimenti andrebbero perdute, Parole e Patto. Il ‘divenire’ e il ‘così’
sono per adesso velati. Questo vale
soprattutto per ciò che segue:
«Mi sarete
un regno di sacerdoti e una nazione santa». [Es. 19,6]
Lo si riferiva puramente a sé (allo stesso popolo eletto); invece Dio, nella Sua Maestosità, lo vede diversamente.
74. Nessun uomo ne fa parte, se non ama il BENE e di
conseguenza lo fa. Una scelta nel mondo (esclusivamente per questo) sarebbe priva della magnificenza
del ‘popolo di Dio’, e poiché lo si è
pensato per sé, perciò si sono elevati molti falsi insegnanti che hanno portato
la Parola di Dio in bocca, mentre i loro cuori rimanevano aridi. Vi hanno
insegnato di comparire grandi e potenti, ed hanno chiuso per sé il Regno di Dio, che non sarà mai dato al mondo.
75. E oggi dopo anni colmi di sofferenze, lontani
dalla patria? Non è uguale alla via che conduce attraverso la materia? Ci si
aggrappa al caduco; persino la Luce più alta del Regno viene interpretata
mondanamente. Non si è detto che il Messia verrebbe solo per Israele, che ci si
potrebbe riscattare dai propri peccati? E ciò tramite un atto? Sì, ma,
…attraverso quale?
76. E’ bello se delle azioni conducono alla
redenzione! Voi sapete che cosa è stato della biga[29].
Chi non ha già fatto per sbadatezza e tiepidezza
qualche male? Chi è buono da se stesso? Non sta dietro a questo la Forza di DIO
che ci aiuta a pensare, a parlare e ad agire bene? Molti vorrebbero popolare a
lungo e sovente il mondo, perché a loro sembra proprio così magnifico.
77. Ma io ho detto a questi cattivi che il veleno
della semenza è il veleno del raccolto …per ognuno che uccide la sua coscienza.
Chi può cadere nella mano di Diritto di Dio? Chi vuol fare ciò che DIO è? Egli
può creare ciò che vuole; ciò che Egli fa, è fatto eternamente! Possiamo
redimere noi e il mondo? Dipende Dio
da noi, ha bisogno Dio di noi per completare un’azione? Abbiamo noi stabilito
il Cielo? Oppure lo ha creato il Signore come Padre di tutti noi, come Patria
dei Suoi figli per l’eternità?
78. Questo è il germoglio della ‘grande Babilonia’,
che usurpa presso coloro che portano nella bocca la Parola di Dio…, nota bene: …nella bocca, non nello spirito che DIO ha
dato! L’ho riservato per oggi, e non c’è da stupirsi che Ephoset, che non è venuto, ha invertito del tutto una
parola pronunciata una volta da Jiudamäa e poi l’ha
diffuso come suo insegnamento.
79. Jiudamäa mi ha chiesto
se il Messia dovesse venire. Una
domanda dubbiosa, un tastare fino al santo mistero. Oh, il nostro Creatore non
ha bisogno di nessun ‘deve’ per eseguire la redenzione. Egli ‘fa’ secondo la
Sua saggia Volontà. Egli non ha nessun altro ‘deve’, che quello della segreta Misericordia-Ur! Soltanto, non è
un ‘deve’, come ne abbiamo bisogno noi. Noi dobbiamo mangiare, dormire, essere
attivi, per non perdere la vita, …nel mondo, attaccata alla materia.
80. L’eterna perfezione di Dio, le Sue Opere, la cui
Origine nessuna creatura afferra, ma ne ha la Benedizione di Dio, è
l’Edificazione di tutte le Opere, come anche delle maestose Notti della
Creazione, per noi sconosciute, di inesprimibile alta Salvezza. Soltanto, …tra
questa origine e le maestose Notti, noi vi siamo adagiati, viventi, dal
Signore.
81. Sia menzionata ancora la corruzione, regnando non solo da ieri oppure da oggi. Perfino Jiudamäa poteva essere sedotto. Anche Mosè è stato
attaccato, si voleva creare un ‘tempo
nuovo’, altre leggi, e rinnegare quelle ‘obsolete
del Sinai’. Molte sono state messe da parte e – lamentandosi al Signore –
coloro che guidano il popolo alla verità e che dovevano conservare l’autentico
patrimonio della fede, hanno insegnato bei libri di prescrizioni abbelliti, che
a loro dire sarebbero compiacenti a Dio.
82. Ma come il Cielo, inarcandosi al di sopra di noi
non si può mai distruggere, così il Signore rimane il Dio dell’eternità, …anche del Sinai! Lo si può spingere del tutto
da parte, …per se stessi, con cui ci si distrugge la Benedizione dalla Legge
fondamentale. Invece le Leggi di Dio non si estingueranno mai, né per il mondo, né per l’intero Cosmo, la cui dimensione
nessun uomo può immaginare.
83. In questo ultimo giorno di Grazia sia rivelata la
Benignità di Dio, il Bene che vive e opera in tutti i popoli e in tutti i
tempi, …benedetto da Dio. Io vi ho taciuto di molto di ciò che mi era stato
riferito, perché dopo i maligni ritornavano dei buoni che si sono lasciati
liberare dal veleno della cattiva semenza. Per via di questi migliori il
Signore ci benedirà oggi per la Benignità della Sua Potenza, guidandoci sulla
via verso la patria, non soltanto mondanamente fino in Canaan, ma ogni anima
filiale fino a Casa nel Regno!
84. Dio ci ha anche dato la Benedizione attraverso i
re. Kores e Dario sono saliti lieti nella Luce. Ora
vi sta a fianco re Ciro. Il suo procedere avviene per Volontà di Dio, dalla
Benedizione della Legge del Signore, e cioè quella che dice: «Ama il tuo prossimo
come te stesso!». [Lev. 19,18] Chi trasgredisce questo comandamento, non tiene
conto di Dio, può lodarlo piano oppure ad alta voce! Perché «amare Dio sopra
tutto» [Deut. 6,5] è il fondamento della nostra redenzione e della felicità!
85. Il nostro procedere sotto ogni riguardo e in tutte
le cose, è sempre un tentativo, per di più, povero. Solo lentamente oppure di
tanto in tanto prosegue con una riuscita, quando mettiamo le nostre piccole
mani nelle grandi mani del Creatore. Se siamo onesti verso noi stessi, allora
nella nostra riuscita troviamo continuamente degli errori, se ci va bene,
magari la conoscenza di cosa si dovrebbe fare meglio.
86. Di fronte a questo sta il ricco procedere
dell’Altissimo. Oh, quando mai Egli fa dei tentativi per poi esternare dalla
Sua magnificenza un’Opera creativa? No! Egli prepara dalla Sua stessa
perfezione della Sua segreta Potenza-Ur creativa, le Opere, in particolare i
Suoi figli, dall’Edificazione dell’Opera, la direzione e il corso come proprio
sviluppo.
87. Se raggiungiamo la meta che è prevista da Dio in
ogni struttura che è ancorata al Suo eterno-vero procedere, allora la via dello
sviluppo è e diventa perfetta anche per ogni Opera, …in sé, indipendentemente
da come noi la percorriamo, la riconosciamo oppure la rinneghiamo caparbiamente
a nostro danno.
88. Niente, …neiente
impedisce il fare e il creare del Dio-Padre; e nessuno cambia la Sua via
dell’Ordine mostrataci in molti modi. Così come rimane l’alto firmamento del
campo delle stelle, e ugualmente anche l’Ordine della nostra natura ultraricca
benedetta, non ultima nella nostra stessa vita.
89. Ovunque qualcuno riconosce l’Ordine di Dio e si
piega alla Sua ‘potente realizzazione’
collocata magnificamente, …non perde nessuna meta, né nel mondo, dove tutto si
mostra in modo economico, né una volta nel Regno, dove verrà su di noi
gradualmente la perfezione, dove ogni gradino terminale rivelerà il
perfezionamento del figlio e di un’opera coniata saldamente in sé, proveniente
dalla mano del Creatore.
90. Quindi ora sono completati i settanta anni di Dio
che il popolo ha considerato come punizione. Sì, sotto un certo punto di vista
è stata ben meritata e ben fatta. Tuttavia l’ira e la punizione di Dio si
chiama Disciplina e Grazia. Egli ci educa con una Disciplina amaramente
necessaria e così salvifica, come un medico guarisce le ferite. La Sua Grazia
ci dona la liberazione quando è giunto il Suo
tempo, in cui Egli pone il nostro cambiamento, la nostra nobilitazione. Quindi
operano sempre le Sue mani, quella del Diritto e quella della Grazia!
91. In questo giorno, o popolo, accettate entrambe; piegatevi
nobilmente, andate nella Protezione e nella Pace del nostro Dio, il Quale è il
REDENTORE di tutto il mondo fin da sempre (Isaia 63,16), come lo ha annunciato Isa-i.
Portate con voi a Canaan i Doni di Dio. Voi ultimi dovete là essere i primi;
non per questo mondo, ma puramente per la fede, perché sotto molti fratelli
ritornati in patria negli ultimi anni, sta crescendo di nuovo l’erbaccia, la
‘grande Babilonia’, in tutti i poveri vicoli dell’umanità così povera. Dio, il
Signore, il Creatore di tutte le cose viventi, ci benedice e ci dona la Sua
Pace!”
92. A lungo c’è silenzio, come se non ci fosse una
grande folla sul prato. Si sente un pianto sommesso e anche forte. Ciro stringe
le mani del veggente, molti gli stendono nostalgici le loro braccia. Entrambi
passano attraverso le file, e presto irrompe gioia e ringraziamento, …un canto
di lode per il Signore.
93. Gli uomini si saziano, poiché è tempo di
mezzogiorno. Dopo ci si raduna di nuovo, affinché Ciro possa registrare i
giudei (che partono). C’è chi è consolato, e c’è chi ha paura.
[indice]
Il censimento dei
giudei e il conteggio dei beni
Una resa dei conti –
La restituzione del tesoro a Israele
L’ultimo insegnamento
di Dio tramite Daniele
[Esdra 1,1-11]: « 1 Nell'anno primo del regno
di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola che il Signore aveva detto
per bocca di Geremia, il Signore destò lo spirito di Ciro re di Persia, il
quale fece passare quest'ordine in tutto il suo regno, anche con lettera: 2
«Così dice Ciro re di Persia: Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso
tutti i regni della terra; egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio in
Gerusalemme, che è in Giudea. 3 Chi di voi proviene dal
popolo di lui? Il suo Dio sia con lui; torni a Gerusalemme, che è in Giudea, e
ricostruisca il tempio del Signore Dio d'Israele: egli è il Dio che dimora a
Gerusalemme. 4 Ogni superstite in qualsiasi luogo sia
immigrato, riceverà dalla gente di quel luogo argento e oro, beni e bestiame
con offerte generose per il tempio di Dio che è in Gerusalemme». 5
Allora si misero in cammino i capifamiglia di Giuda e di Beniamino e i
sacerdoti e i leviti, quanti Dio aveva animato a tornare per ricostruire il
tempio del Signore in Gerusalemme. 6 Tutti i loro vicini li
aiutarono validamente con oggetti d'argento e d'oro, con beni e bestiame e con
oggetti preziosi, e inoltre quello che ciascuno offrì volontariamente. 7
Anche il re Ciro fece trarre fuori gli arredi del tempio, che Nabucodònosor aveva asportato da Gerusalemme e aveva
deposto nel tempio del suo dio. 8 Ciro, re di Persia, li fece
trarre fuori per mano di Mitridate il tesoriere, che li consegnò a Sesbassar, principe di Giuda. 9 Questo è
il loro computo: Bacili d'oro: trenta; bacili d'argento: mille; coltelli: ventinove;
10 coppe d'oro: trenta, coppe d'argento di second'ordine:
quattrocentodieci; altri arredi: mille. 11 Tutti gli oggetti
d'oro e d'argento erano cinquemilaquattrocento. Sesbassar li riportò da Babilonia a Gerusalemme, in
occasione del ritorno degli esuli.
1.
Vengono posti tre lunghi tavoli. Daniel
indaga: “Cosa hai intenzione di fare, amico regale?”
- Ciro fa il
misterioso: “Anche un profeta può chiedere talvolta che cosa non sa ancora. Ma,
…presagire? Questo lo potrai sicuramente”.
2. “Sì, disporrai gli uomini come se ognuno fosse
conosciuto”.
- “Proprio così! Nemmeno solo da ieri o da oggi, come
hai predicato bene. Io ho esaminato a lungo che cosa può lasciare il paese,
…non chi sai? Ognuno può andare a casa.
Ma appunto che cosa, era il mio segreto”.
- “Oggi il Signore ti ha impiegato, quindi anche il
tuo procedere porterà benedizione, persino se alcuni…”
- “…vorranno mormorare? Questo non mi fa desistere dal
mio piano”.
3. I consiglieri preparano dei rotoli ed anche delle
tavolette. Nei rotoli stanno scritti i nomi che il reggente ha fatto reperire. Lui dice udibilmente: “Prima vengono i poveri
della Giudea, che devono avere il privilegio”.
- Questo
solleva qualche titubante e si sussurra: “Oh,
quanto è bene che il nostro veggente del Giordano è uno stretto amico del
persiano; quindi le cose si svolgeranno certamente in modo onesto”.
4. Altri guardano con aria acida. Tuttavia, …alcuni si
sono persino sottomessi alla Volontà di Dio.
- Il re dice ai
poveri: “Benedetti da Dio, potete ritornare a casa; ma aspettate alcuni giorni,
finché Daniel ha preparato il viaggio. Infatti, non dovete vivere così poveri
come siete venuti oppure nati qui e lo siete ancora oggi! Aspettate
tranquillamente”. IL suo sguardo limpido fa battere più veloce qualche cuore.
5. Un ricco
mormora: “Vuole tosare le nostre pelli? Non se ne fa niente, tu, uomo persiano
gonfiato!”
- “Nemmeno io offro il mio gatto”, risponde un altro.
- Ecco che vicino a lui sta Daniel.
“Non avete lasciato entrare nulla della Parola di Dio nei vostri cuori
freddi?”, dice seriamente con una pausa. “Quindi non sono nemmeno entrati la
Benedizione e la Grazia! Devo rivelare al re i vostri commenti?
6. Non lo faccio per via di voi, che sia ben noto! Non
avete accettato la salvezza del vostro Dio. Guardate come potete concludere il
giorno. Forse…”. Il veggente lascia intenzionalmente aperte le sue parole. Gli
uomini lo guadano abbattuti.
- “Si vedrà, ma non ho espresso tutto”, dice un terzo.
7. “Pensi che si calcoli secondo la percentuale?”
- “Possibile”.
- “Vi ho o sentito”, dice un
altro. “Mi si sono impresse le parole di Dio, e quello che vuole Ciro,
lo eseguo. Sarà la Volontà di Dio. Se siamo benedetti così, che possiamo tornare a casa sani, allora dovremmo sacrificare
volontariamente l’obolo”.
8. “Se rimani con il tuo obolo”, schernisce il terzo.
- Il buono si distoglie indignato e va al suo tavolo.
Ciro chiede gentile ai poveri: “Chi non è ancora stato chiamato?”. Loro vengono
e danno i loro nomi, posizione, moglie e figli. Viene registrato accuratamente.
9. Al secondo tavolo trattano i consiglieri superiori.
Anche lì ognuno viene esortato con gentilezza di indicare denaro e valori. Dato
che nel primo gruppo tutto si svolge ordinatamente, arriva Ciro e dice: “Cara gente, io so che non nuotate
nella ricchezza; ma ognuno ha tanto, da poter sacrificare qualcosa di ciò che
ha conquistato in Babilonia. Chi dà liberamente?”
10. “Per che cosa è?”. L’uomo si pente della domanda,
perché gli occhi del re scintillano aspri.
- “Te lo dico alla fine! Quello che ho indagato, è
preciso. Tu sei Hisebar, un avvocato, non di quelli
buoni. Veramente devi stare al terzo tavolo. Ma non procedo così severamente.
Anzi, …non severamente, e per questo, giusto. E la giustizia fa male a
qualcuno, vero?
11. Non te la svignare”, ordina Ciro quando Hisebar
vorrebbe svignarsela. “È appunto il tuo turno. Quanto ci vuoi dare
liberamente?”
- “Hm, …quello che vuoi avere; poiché…”
- “… non potresti difenderti? Oh sì, mio piccolo
giudeo, oggi potresti, perché è un Giorno di Grazia dell’Altissimo. Quindi,
diciamo: la metà! Va bene?”
12. “La metà?”. Hisebar diventa pallido. Non osa contraddire.
Un sorriso nascosto vola intorno agli occhi del re. Vuole solo dare un esempio,
affinché i duri imparino a diventare morbidi. Anche un Incarico di Dio!
“Dunque, diciamo un quarto. Sei d’accordo?”
- Hm, …un quarto, lo potrebbe dare.
13. “E poirché sei
volenteroso…”, dice Ciro, “…anche se non del
tutto liberamente, allora sacrifica due volte una decima”. Hispar
fa un sospiro di sollievo. Conquista persino fiducia, anche se non sa ancora,
per chi e per che cosa il re trattiene questa ‘tassa’.
- “Sei giusto, re Ciro, e ti ringrazio perché mi hai
aiutato”.
- “In che cosa?”
- “Di vincere me stesso”, confessa il giudeo
liberamente e apertamente.
14. “Così è giusto!”. Il
re svolge più di tali ‘insegnamenti’. Chiama Daniel: “Vieni, continua ad
aiutare qui; ora hanno bisogno di me al terzo tavolo”. Questo avviene, per
sollevare Daniel. I ricchi, poi, non devono brontolare del loro principe. Il
veggente non è informato a cosa servono le donazioni; ma il suo presagio lo
rende gioioso. Ringrazia continuamente nel silenzio ‘il Dio di tutta la gente’,
come lo dice il suo spirito.
15. Al terzo tavolo è già stato registrato oppure
chiamato ognuno, prima che arrivi Ciro. Di quasi tutti è stato constatato il
patrimonio. Daniel era l’indulgenza stessa, assolutamente non senza motivo. E’
bene che il persiano si sia riservato l’effettiva registrazione. Quindi un
giorno non avrà il dispiacere, se ritorna come ultimo uomo nel paese del
Giordano.
16. Il persiano guarda in modo impenetrabile; ma i
suoi tratti sono sciolti, come se lo circondasse qualcosa. I migliori
presagiscono: lui sta sotto la Luce di
Dio! Frattanto chiama un paio di ‘caproni’. Phelag,
che ha parlato del ‘persiano gonfiato’, diventa grigio come la cenere quando
viene chiamato il suo nome. Se Daniel…? Ah, maledice se stesso perché finché
dimorano ancora qui all’Euphrat sottostanno
naturalmente al tribunale persino.
17. “Phelag”, comincia
seriamente il re, “ho sentito…” Un uomo
dietro sostiene il vacillante, altrimenti sarebbe caduto subito. Il segno di una
colpa, oppure, …di una debolezza? Sì, stare qui per ore in coda, affatica
molto. “Stai forse male?”, Ciro non deve chiedere prima che cosa fa vacillare
il giudeo? “Ecco uno sgabello, ti puoi sedere.
18. Indica il tuo patrimonio; precisamente!”
- “Sì, alto persiano”, si fa coraggio Phelag. “Ho del denaro
babilonese, perché qui c’è solo questo e …” “…dieci grandi brocche colme con
pietre preziose, non è vero?”.
- La bocca di Phelag rimane
aperta dallo stupore. Come si sa del segreto tesoro?
19. “Primo, non mentire!”
- “Non mento”, cerca di svincolarsi Phelag. “Nessuno sapeva
che nella tassa includi anche le pietre”.
- “Non è una tassa, anche se la potrei pretendere.
Dovresti tornare povero nella povera Canaan, come sei venuto! Quanto hai del
denaro coniato?”.
- Ah, Ciro non sa nulla! Qualche pezzente ha tradito
solo le brocche. Che lo è stato lui stesso una volta, non lo sa.
20. “Lo dovrei dapprima contare”. Un consigliere
superiore lo consegna rapidamente: “Hai impacchettato tutto; stanno pronti dieci
cammelli che devono portare il tuo carico”.
- “I miei strumenti di casa, di cui ho bisogno”.
- “Tienili come vuoi”, s’immischia di nuovo Ciro. “Ma, …quanti fiorini coniati sono nei tuoi
sacchi?”
- “Ne ho due, con ognuno mille fiorini”.
21. Phelag li aveva
presentati (in un carro), sospettando il controllo, ma ora vedeva come anche gli altri erano
controllati, e tutto veniva spalancato. Ecco che un carro viene spinto di qua.
Su questo giacciono le dieci brocche, oltre a queste, otto sacchi con ognuno mille
fiorini di oro puro. Per i concetti di allora era un’immensa ricchezza: Dieci
brocche e dieci sacchi insieme!
22. A Ciro nulla è più odioso che la menzogna. Ha
fatto volentieri la grazia a qualcuno che gli aveva detto apertamente la sua
opinione, ma mai a dei menzogneri!
- Un conigliere annuncia: “Questo l’abbiamo trovato in
una stalla dell’uomo”.
- “Appartiene tutto questo a te?”. Ira divampa negli
occhi del persiano.
- Phelag
vorrebbe mentire già di nuovo. Ma qualcuno gli da’ di nascosto un colpo nel
fianco.
23. “Re”, piagnucola, “sei stato molto duro con noi
che siamo diventati ricchi con il lavoro…”
“Quelli …come te, …non mi devono venire con le bugie!
Affinché non continui a mentire, ti sia detto subito: simili come te sono già
stati sorvegliati da tempo. Nelle notti buie tu stesso hai trascinato i tuoi
tesori nella stalla, oltretutto, la tua unica diligenza. I tuoi poveri
servitori ti hanno dovuto conquistare la ricchezza. Ma non parlare di un lavoro
che ti dovrebbe essere costato sudore!
24. Non faccio tante storie! Che cosa vuoi
sacrificare? Oggi non sono né duro né severo; ma viene tolto a coloro che hanno
molto, e i poveri devono essere lieti”.
- “Con il mio denaro?”, chiede Phelag da stupido.
- Di nuovo uno da dietro gli dà un colpo. Ma non osa
voltarsi.
- Un consigliere se
n’è accorto e sorride: “Non serve a nulla dargli colpi nelle costole”.
25. “Quello che faccio con le offerte, è la mia
faccenda”.
- “Prendi una brocca e un sacco”, ansima Phelag.
- “In genere ho preso due decime, all’insensibile Paska un terzo. Ma dato che tu sei molto peggio, ne prendo
la metà. Oppure ti devo piuttosto prendere tutto?”
- “O sovrano, non rendermi povero, non…”.
- Il re fa i pugni (con se stesso).
- “Puoi venire con noi a Persepolis,
manigoldo! Non hai mai aiutato nessun bambino; e solo qualche volta qua e là
hai messo nella mano a una vedova ‘pietosamente’ delle monete che erano monete
cattive.
26. Sei l’unico completamente abominevole che rinuncio
di portare con noi! Daniel mi ha raccontato di Abraham che ha sacrificato
perfino l’ultima decima[30]
al SIGNORE. Dunque, …nove decime sono la ‘tassa’, come tu chiami i doni delle
offerte. Una decima è abbastanza, con ciò ti puoi comprare in Canaan un
terreno. Allora tu stesso devi naturalmente essere diligente”.
27. Daniel vorrebbe intermediare, ma Ciro stende le mani: “Chiedi a Dio se ho agito
male!”. No, …un esempio non può danneggiare; soltanto… “Non ti preoccupare,
Daniel! Ho parlato con il principe Sesbazar per la
tua protezione, intenzionalmente, senza di te, e gli ho ordinato di tenersi
lontano da te, in modo da poterti servire meglio”.
28. Daniel lo aveva sospettato, ma non ne era certo,
perché il benjaminita per molti anni era stato di
rado da lui, da quando si era eletto Sesbazar
principe, …con la sua approvazione. Ora Dio lo ha ordinato magnificamente, ahm,
quale giubilo sale al Trono nel Cielo all’Altissimo.
- Daniel dice a Phelag: “Sì, sei l’unico di cui mi vergogno, per tutto il
popolo!”
29. Phelag
insorge ancora una volta velenoso: “Hai un bel da dire con la ricchezza e il
grande castello, non provenendo per nulla dal lavoro delle tue mani…”.
- Un consigliere lo
minaccia: “Tu sta zitto se non vuoi sentire le catene!”. Questo per adesso
aiuta certamente, ma lascia covare vendetta. Che arrivi solo in Canaan, allora…
30. La registrazione procede rapidamente, nonostante
la folla. Ora la maggior parte rimanente è povera, allora vengono letti oppure
scritti solo i nomi di coloro che dovevano ancora essere censiti. Al terzo
tavolo le cose vanno più per le lunghe, anche se ci stavano gruppi più piccoli.
Sovente viene mercanteggiato. C’è ancora il turno di uno meno buono dopo Phelag.
31. Allora si spinge vanti uno:
“Re, prendi me, affinché…”, uno sguardo a Daniel, “…lui e tu abbiate anche una
gioia”.
- “Questo è da sentire! Come ti chiami?”
- “Io sono Aroboas, veramente
un medico, oltre a questo sono ancora commerciante ed amico del commerciante Hilkia (cap. 17)”. Daniel lo
conferma. Finalmente qualcuno che rappresenta il bene della Giudea.
32. “Sono successe certe cose”, comincia Aroboas. “Molta
cattiveria e molto odio. Perché – lo voglio confessare – Phelag,
Paska, Pochereth e compagni
hanno istigato contro il nostro profeta…”
- “Ma non contro di me?”, chiede furbescamente Ciro.
33. “Anche questo. Ma comprenderai che allora si può
usare un’altra misura. Siamo stati prigionieri per cinquant’anni, e prima
oppressi per vent’anni, …tre generazioni. Allora si deve accendere automaticamente
una vampata di ribelli. Non pochi hanno trovato buoni, Kores,
Dario e te, re Ciro, migliori di quanto sono stati certi re dei giudei. Ciò
vuol dire molto! Si voleva respingere Daniel. Phelag
e i suoi succubi sono i corruttori, tra l’altro, sotto il sacerdote di allora, Lysumacha. Sono stati istigati i babilonesi e i persiani
per ottenere con pressione da te il
verdetto dei leoni”.
34. “Lo sento solo ora”, s’adira con veemenza Ciro.
- “Daniel aveva vietato di riferirlo a te”.
- “O veggente del Giordano, mi hai fatto questa
onta?”, Ciro diventa di nuovo persiano.
- L’altro sorride
dolcemente. “Non era oltraggio. Era il segreto aiuto di Dio, …su di me. C’erano
alcuni che ti volevano buttare giù dal trono. E’ stato impedito attraverso il
miracolo di Dio”.
35. Il medico
continua a riferire: “Il principe Sesbazar ha
provveduto. Gli ‘alberi marci dei fichi’ non possono – almeno per un tempo –
crescere in Canaan. Io non istigo; ma i foruncoli del diritto sono da trattare
come le ferite. Il peggiore, Phelag, ha istigato che
Daniel sarebbe diventato ricco senza lavorare. Io ero contrario: lui ha
lavorato duramente, non per ultimo come primo principe dei re, ed è diventato
ricco attraverso un incessante lavoro.
36. Si poteva sempre evitare di colpire il veggente,
persino corporalmente; solo pochi continuano a strattonare ancora alla debole
fune dell’odio. Guarda, re Ciro, dietro di me stanno ancora undici ricchi
uomini, che pensano e vogliono agire come me. Chiedi a loro, e ti confermano
ciò che ti ho svelato”.
37. “Lo vedo negli uomini”. Contro Phelag
tuona: “Sei peggiore che il… il… sì, come si chiamava il dragone, Daniel?”
- “Leviathan”, dice questi seriamente.
- “Molto pus è sprizzato dalla cattiva ferita di
questo povero diritto mondano”.
- “Sì, sì, questo cattivo Leviathan, questo è Phelag! Avrei una gran voglia di togliergli anche l’ultima
decima, e inoltre…”
38. “Lascialo correre”, ammonisce Daniel. Da una
visione gli viene la Parola:
“Sulle nostre mani opera la Mano di DIO;
sul nostro diritto sta il Diritto di DIO;
sulla nostra volontà risplende la Volontà di DIO!”
39. Si fa silenzio, come se Dio stesso avesse
annunciato il verdetto da Giudice. Detto in anticipo: Phelag
non vedrà la patria. Morirà durante il viaggio, in mezzo al deserto. Quale
ammonimento per gli uomini! Allora, … come oggi!
*
40. Si spinge un carro. Aroboas dice al Re: “Non sappiamo per chi trattieni tutte queste offerte. Che con ciò fari del
bene, non c’è dubbio, persino se le dai soltanto ai poveri persiani. Ne hai il
diritto, ma mi sembra che non dimenticherai i nostri poveri.
41. Per la ricostruzione della patria ancora desolata
ci basta la metà del patrimonio. Il guadagno è stato ottenuto onestamente”. Il
persiano annuisce ripetutamente. “Allora prendi la metà di ciò che è su questo
carro. Non abbiamo tenuto o nascosto altro che l’attrezzatura della nostra casa
e i nostri animali. Ti prego, credi alla nostra onestà”.
- Questo sopraffa Ciro
talmente, che abbraccia gli uomini senza dire nulla. Ed il giubilo del cuore di
Daniel trabocca.
42. “Il Sole sta calando”, indica il profeta in alto
la luce dorata della sera, “ma a noi è sorto un Sole che, …voglia Dio che non
cali mai in ogni tempo. Si chiama fedeltà, amore, onorabilità e prontezza di
aiutare verso ciascuno”.
- “Sì, dopo la fatica del giorno, mi avete reso molto
contento”, ringrazia Ciro i dodici uomini.
43. Allora si spingono avanti gli
ultimi: “Lascia aiutare anche noi. Prendi da noi, o re, quello che
vuoi!”. E distendono i loro tesori: oro, unguento e qualche fine pietra
preziosa. Non sono i più ricchi dei ricchi, perciò il persiano prende come ha
previsto, solo ad ognuno due decime da tutto l’avere.
44. “Cara gente”, dice commosso, “la maggior parte ha
dato volontariamente la sua offerta. Le si portino nel castello di Dura.
Scegliete settanta uomini e ritornate domani dopo mezzogiorno. Allora si
concluderà ciò che avevo previsto. Verrete a sapere quello che Dio stesso mi ha
indicato, …in un sogno”.
*
45. Sono trascorsi quattro giorni colmi di fatica. Ha
dovuto far sorvegliare perché si aggiravano anche altri disturbatori della pace
(i maghi sacerdoti di Bel). Ma come si è disteso il Cielo magnificamente alto e magnifico, molto più
alta e molto più straordinaria stava la Grazia di Dio su quest’opera, che
doveva condurre alla pace. Ed è fatta! – Ora Daniel ha ancora da dire un’ultima
parola. Oppure, …è il Signore.
46. Eccolo qua, a settant’anni e non piegato. L’ultimo
raggio del Sole lo avvolge nel mantello di Luce: “Popolo
della Giudea, popoli di questo mondo dall’inizio fino alla sua fine: ho eletto
questo mondo che – nella corona di tutti i mondi – è il più piccolo, il più
povero. Voi pensate che sarebbe ricco in molti beni. Ma chi ha pensato al
valore dei beni? Non avete stabilito voi stessi la norma secondo la quale fate
il vostro commercio?
47. Sì, il luogo su cui
camminate è ricco, ignari del perché è così. Certe cose vengono nascoste per
via della strada che porterà nella patria i primi e gli ultimi. Non pensate
alle cose materiali, voi che tendete al Giordano. Queste finiranno, come tutto
il mondo, poiché solo così vi verrà aperta la via nella Luce. Chi ama il
caduco, la sua anima camminerà a lungo nell’oscurità, fin quando si stanca,
finché piange come un bambino. Allora vengo Io ed aiuto ognuno che arde nel
mare di fiamme della nostalgia di Me.
48. Credete voi che Io
discendo solo allora per riportare il
figlio smarrito? Devo porre dei tempi, questo e quello; oggi o domani, oppure
per fare nuovamente come voi uomini che pressate anche il tempo nelle vostre
norme? Molto sbagliato! I Miei Tempi, per voi incommensurabili, riempiono
immense eternità! Questi si chiamano da Me, GRAZIA e MISERICORDIA, il loro
fondamento è il Diritto della Mia Volontà!
49. Alcuni conoscono la
Mia ricchezza che ho prestato alla vostra Terra, che splende nei loro beni, ai
quali date la misura del mondo. Pochi
hanno il concetto fondamentale dell’interiore. IO non misuro in modo troppo
tagliente il non comprendere, perché l’uomo sulla sua via nella materia non
riconosce quasi il senso più alto della Vita, eccetto pochi che si lasciano
guidare da ME in tutte le cose.
50. Le Mie parole rivolte
al popolo del Giordano, valgono per tutti coloro che le ascoltano oggi, e
valgono per la materia dal suo inizio fino alla sua fine, e ovunque. Infatti,
ciò che dico IO, è così eterno, come IO stesso sono eterno! Chi può afferrare
la Mia eternità? Ma ciò che Io ora lascio fluire nella Mia Parola come
BENEDIZIONE, è da accogliere e conservare nel cuore come patrimonio nobile
imperituro.
51. L’uomo passa! Il suo
cuore è immortale, lo spirito e la sede della Luce. Questo non perde la Mia
Ricchezza che proviene dal Cielo ed appartiene al Cielo. Chi conosce il
Creatore così, il Quale è in ogni
tempo suo PADRE, rimane unito con Me, …anche da se stesso, come ho legato ogni
figlio al Cuore del Padre, prima che abbia riconosciuto se stesso
nell’esistenza vita.
52. IO non faccio nuovo il
Mio Patto che ho concluso con i Pensieri-figli quando riposavano ancora nella
profondità del Mio Spirito. Lo rinnovo solo di tanto in tanto, …per via della
materia e degli abitanti del mondo, perché questi – anche di tanto in tanto –
si staccano dal Patto e non potranno più conoscerlo. Ciò che si giocano con
questo, …oh, si consumerebbero dal dolore, se IO non
rivelassi loro continuamente il Patto come
uno nuovo!
53. Così anche adesso! Chi
oggi si entra nel Patto di Grazia e lo conserva fino alla fine del mondo al
quale ho dato le fondamenta della Redenzione, dal quale la Redenzione irradia
tutto, può rimanere oppure camminare, può stare nella povera ricchezza oppure
nella ricca povertà, potrà perdere i beni di questo mondo oppure anche
conservarli, …ma una cosa non la perderà mai:
ME, il Padre e la BENEDIZIONE,
che Io so dare!
54. Nessuno cade dalla Mia
mano, neanche chi si è svincolato da se stesso con le sue cattiverie. Con un
tale stile di vita sta al di fuori della Benedizione,
ma non al di fuori del Diritto!
Altrimenti non rimarrebbe vitale, né per il Regno, né tanto meno nel mondo. Io
conservo i figli nel Diritto, ma solo la Mia benedizione aprirà un giorno ad
ognuno la Casa del Padre.
55. Badate, di non perdere
la ricchezza delle Mie parole, della Mia benedizione! Non rinunciate a questa
per via delle cose effimere del mondo, che – come già detto – passano, mentre
continuano a splendere tutte le Luci del Cielo. Come queste, anche il cuore del
figlio può splendere eternamente, può essere un gioiello nel Santuario del
Padre!”
*
56. La coltre vellutata di una notte colma di grazia è
disseminata di innumerevoli stelle. Queste sono il maestoso ornamento nella
Casa e del Santuario del Signore. Allora un uomo dopo l’alto si accasciano,
come si china l’anima; gli occhi guardano in Alto, mentre lo spirito si eleva a
Dio. Tutti se ne vanno senza parlare, allo stesso modo del silenzioso cammino
delle Stelle.
57. Radunati nel castello di Dura, Ciro dice al principe Sesbazar
che era venuto all’assemblea: “Che cos’hai ottenuto quella volta attraverso Mithredath del tesoro del tempio? Veramente, secondo le
liste, dovrebbe esserci tutto”.
- “Re Kores mi ha dato una
copia di quelle liste, sulle quali certe cose dalle case dei principi che sono
state devastate, sono pure registrate”, informa Sesbazar.
58. Non è stato conservato meglio di quello nella casa
del tesoro regale! Kores mi ha detto: ‘Le liste valgono come il tesoro. Puoi fare fermamente
appello a queste. Si rispetterà la mia volontà’. Per me le liste sono come
i tesori stessi”. Ciro glielo ha chiesto, solo affinché davanti a molti
testimoni dev’essere consegnato tutto. Poi seguirà l’azione del re.
59. “Chi non è rimasto meravigliato che ho preso così
tante offerte? Daniel mi ha istruito del ‘Diritto
della riparazione’. Non ho neanche potuto eccellere in questo, dove lui si
è distinto del tutto facilmente. Io, ancora affetto con pesanti ali terrene,
l’ho potuto fare solo col pensiero. Oppure è un piccolo eccellere, se ora
considero il risarcimento, che si riferisce puramente allo spirituale, oggi per
l’esteriore? Ad un risarcimento tra popoli?
60. Quello che ha fatto Babilonia è da pareggiare. Phelag dovrebbe essere un esempio. Abrahamo,
dall’ultima generazione antica regale, ha dato dalla ‘battaglia del diritto’
l’ultima decima e, da questa offerta, …ricevette indietro molteplici volte il
sacrificato dalla mano dell’Altissimo. Questo mi ha fatto pensare. In genere
non è eseguibile nel mondo; ma di tanto in tanto?
61. Abbiamo sentito quelle parole del rinnovamento del
Patto, …di tanto in tanto. Così sono ben da considerare anche le riparazioni
umane. Basta ciò che ho sognato nelle prime ore del mattino: ‘Quello che ti
sei prefisso, è una riparazione da popolo a popolo. Per questo, sii benedetto!’.
Come breve fu il sogno, così lunga è la gioia del mio cuore. Perciò restituisco
le tasse, che potrei trattenere per diritto.
62. Canaan giace ancora al suolo, malgrado qualche
fatica sacrificata da uomini diligenti e buoni negli ultimi anni. Io so che
adesso non potete ancora ritornare, così come conosco l’annuncio di Giosuè: arrivare e possedere! C’è molto terreno
da ricomprare. Dunque, la decima dev’essere a favore del vostro popolo, sono da
distribuire ai poveri tramite Sesbazar ed i suoi
aiutanti; ma farlo in modo giusto, è la vostra faccenda.
63. Quello offerto dai più ricchi, appartiene
all’edificazione del vostro tempio. Con le offerte degli altri e quelle dei
malfattori potrete in un secondo tempo costruire pure scuole o sinagoghe. Con
diligenza ed aiutandosi reciprocamente, il paese al Giordano rifiorirà di anno
in anno. Desidero volentieri che voi giudei stessi raggiungiate la meta che Dio
vi ha posto, come me lo ha annunciato Daniel.
64. Consiglio ancora: “non andate via tutti insieme.
Lasciate ai vostri principi di suddividervi in gruppi per il rimpatrio. Quando
abiterete di nuovo nel paese della Benedizione, allora non ripenserete
all’odio, a Babilonia, non con rancore a Kores, a Dario
e a me. Ricordate che se non fosse stata la Volontà di Dio, io alla fine non
avrei potuto agire come il più piccolo portatore della Sua Volontà”.
65. Sono uomini seri, consapevoli della
responsabilità, ed anche il paese straniero li ha temprati. E …adesso? Pochi
che possono mandare giù i loro sentimenti. Quasi nessuno ringrazia con le
parole. Anche Daniel ringrazia muto. Porge a Ciro un rotolo. Un consigliere
vuole chiedere il perché il re non ha tenuto per sé le tasse.
- Daniel fa cenno: “Non l’intendi male; ma vuoi
diminuire la gioia del tuo re?”. No, il funzionario di corte non lo vuole.
66. Nel frattempo il persiano spezza i sigilli e,
facendo crescere lo stupore, legge: “Io,
Daniel, chiamato il veggente del Giordano e principe dei re, lascio con testamento
la proprietà consegnata a me in Babilonia, al regno di Persia, e cioè: il
castello è da sistemare per le vedove e per gli orfani. I miei valori sono
previsti per la conservazione dello stesso e degli uomini. Il patrocinatore
dell’eredità è il re Ciro, oppure chi egli sceglierà come patrocinatore.
67. Questo è il
mio ringraziamento per la molta bontà che è sempre stata data al popolo di
Giudea, come a me dai tre re, Kores, Dario e Ciro.
Voglia riposare sulla volontà, che qui è la mia ultima, la benedizione di Dio.
Sono certo che re Ciro onorerà questa mia volontà. – Scritto così, nel castello
di Dura, nella provincia di Babele, sotto il governo della Persia”.
68. Allora tutti giubilano: prigionieri e liberi,
persiani e babilonesi, e i giudei.
- Kambasy
chiede: “Re Ciro, ho giurato a Daniel di rimanere con lui fino alla sua morte.
Vorrei… Lui ha…”
- “Permesso! Anche un segno di quest’ora, che due
uomini da due differenti popoli si mantengano la fedeltà. Ma tu, amico Daniel,
vuoi davvero andar via da me?”
69. “Solo esteriormente; nel cuore rimane il nostro
patto, benedetto da Dio. Le mie ore sono contate. Il mio corpo dev’essere
sepolto là dove sono nato. Il mio spirito abbandona il mondo, ma…”
- “…ciò che tu, profeta, hai potuto portare agli
uomini dalla Luce di Dio, non si perderà, finché il mondo resterà esistente!”,
lo dice il principe Sesbazar,
e lo si approva.
70. La separazione è difficile quando il mattino
successivo Ciro se ne va. Gruppo dopo gruppo il popolo lascia il paese
straniero, portato a casa fino al Giordano dai soldati persiani. Ancora tre
giorni e le ultime settimane terminano per Daniel.
71. “Signore, quando mi chiami a Casa?”. Il veggente abita ancora sulla bella collina di
Dura.
- E sente: “Ancora qui, presso
il fiume della Misericordia del Padre, anche se interpretato così solo per il
mondo, vedrai l’ultima delle tue visioni, un esempio per i figli di Dio, per i
quali il mondo è un paese straniero. Poi vai verso
Canaan. Ma tu, uno degli anziani presso il Trono di Dio, ritorni a Casa!”.
- O giubilo! Questa Parola! A Casa! “Signore Iddio, Ti
ringrazio!”
[indice]
L’ultima visione del
veggente per il tempo della fine sulla Terra
1. L’autunno ha giorni meravigliosi che benedicono così magnificamente la valle
dell’Euphrat, come nei paesi più a nord lo fa la
primavera. Il Cielo s’inarca d’un blu azzurro, mentre il Sole terminando il suo
corso si riflette nell’acqua, la quale risplende come oro liquido. La prima
stella annuncia già la vicina notte.
2. Daniel sta sul terrazzo del castello, nel tempo
senza tempo, in tutto ciò che ha potuto vivere qui. Porta tutto con sé –
fugacemente – a Canaan, profondamente nascosto nella forza dello spirito sulla
via nel Regno. Stende le due mani come se volesse abbracciare il ‘caro paese’.
3. “Il mio tempo è finito; o Dio-Padre, sia riportata
a Te la mia riverenza, per tutto il magnifico nella Guida della mia vita,
affinché attraverso l’eterna Misericordia io possa comparire dinanzi a Te – anche
se nel semplice abito da viandante, come figlio Tuo, a cui hai dato
immeritatamente tanta ricca Grazia”.
4. La stella sale più in alto, il Sole è sprofondato.
“La Tua stella, o Padre, è la consolatrice sulla via peregrina. Ma la luce del
Sole, TU stesso, ci rimani presente nella Tua magnificenza. Qualche volta Ti
copri, come il Sole scompare ogni giorno per un certo tempo, affinché ci
possiamo fortificare nel sonno. Un santo simbolo! Dammi dalla profondità della
Tua rivelazione, ciò che hai annunciato come ultimo; e poi…”
5. Dei dolci venti soffiati dal balsamo del Cielo,
vorrebbero quasi spezzare quel cuore, dalla beatitudine ricevuta dall’ETERNO,
sacrificata all’ETERNO. Non lo disturba quando un bastone bussa al suolo.
Qualcuno si vuole annunciare. E’ Kambasy, che fin
dall’assemblea è ancora più devoto a Daniel, di quanto lo è già da sempre al
suo servizio. “Che cosa annunci?”
6. “Signore, Thamaro e Chylostar vorrebbero ancora parlarti. Devono aspettare
domani? Presto è tempo di dormire e tu hai bisogno di riposo”.
- “La tua preoccupazione mi fa bene, Kambasy”, ringrazia Daniel.
“Portali nella stanza dei rotoli (biblioteca). Da quando si sono distolti da Bel
ed hanno tolto i loro falsi abiti da sacerdote, sono stati trovati fedeli”. Il
servitore fa come gli è stato ordinato. Daniel lo segue lentamente.
7. Ospita i due babilonesi e chiede che cosa
desiderano.
- Thamaro
dice: “Il principe Sesbazar ci ha incaricato alla
partenza del gruppo principale di rimanere con te. Quando parti? Cinquecento
uomini sono l’ultimo gruppo. Il loro patrimonio e le famiglie sono già state
mandate via”.
8. “Il re di Persia ha stazionato dei soldati nella
vicinanze, affinché ti accompagnino”, interviene leggermente entusiasta Chylostar. “Pesanti
cavalieri con lance, e soldati con la spada. E per te ha mandato un carro da
portantina, per non stancarti nel difficile viaggio”.
9. “Portate liete nuove”, sorride Daniel, e pensa alla mano conducente di Dio. Se
non ci fosse questa, allora… Tuttavia
il dono muove il suo cuore. Scrive una lunga lettera, che Ciro più avanti
leggerà continuamente quando il suo animo persiano tenderà di riottenere il
sopravvento. “Domani mattina presto darete l’annuncio alla truppa”.
- “Non siamo stanchi. Il comandante e gli uomini
aspettano già, in modo da essere subito pronti per la partenza”.
10 “Come volete. Noi partiamo dopodomani quando il
Sole saluta il nostro Euphrat. Il punto di raccolta è
presso il proprietario del dazio sulla strada che conduce da Sepharvaim a Damasco. Ho già sentito dal principe Sesbazar che questa via, anche se più lunga, è migliore. Il
sentiero del sud attraverso il deserto di Siria, direttamente a Hesbon, non è buono. Per questo voglio esaminare la via del
nord”.
11. “Anche il comandante voleva scegliere questa
strada”, riferisce Kambasy.
- “È buona!”, annuisce gentile Daniel, e lascia andare
i messaggeri, non senza ringraziamento e senza dono. Dopo si ritira di nuovo
sul terrazzo. Inculca nella testa di Kambasy di non
disturbarlo.
- Il fedele osa: “Signore, sul terrazzo fa troppo
freddo di notte. Devo portare il bacino di carbone?”
- “Non è necessario, non rimarrò a lungo quassù”.
*
12. Con l’esercito di Stelle arrivato nel frattempo,
con la pace che il Cielo scuro-violetto dona, ora da solo, Daniel s’inginocchia
e prega con adorazione di un cuore colmo di gratitudine. Poi viene da lui una luce come non l’aveva mai vista. E’ Dio?
Egli cambia così, che per l’uomo esistono inafferrabili accrescimenti? Ma, …Dio
aumenta? E perché, se nelle Cose del Suo Essere è perfetto?
13. “Ti sforzi di pareggiare la confusione dei
pensieri”. Oh, una sola voce può
essere così cara, così potente, come se il più piccolo Soffio di questa,
frusciasse su tutto il mondo. Daniel abbraccia la Figura di luce, come se non
la volesse lasciare mai più. Allora sente che non lui abbraccia la luce, ma che lui stesso riposa nelle
forti braccia del Padre. Come avviene ciò, …non lo sa; solo la beatitudine che
gli vuole nuovamente spezzare il petto, la sente forte. “O mio Dio-Padre!”. Non
sa dire di più. Ed è sufficiente.
14. “Ti benedico per la
tua ultima parte della via terrena”, dice il Signore. “Alzati! Preferisco quando un figlio siede accanto a Me”.
Ah, sovente il veggente ha gustato questa beatitudine, ma oggi è come se fosse
già rimosso dal mondo. “Ora voglio discutere con te
le tue silenziose domande, Daniel”, Dio
sorride, “poi il tuo spirito deve ricevere l’ultima
immagine.
15. Tu credi ancora di non
aver mai sperimentato la Mia luce, come in questa notte sommamente benedetta
per l’umanità. Ancora una domanda: solo questa unica volta? E perché non le
altre? Oh, …in nessuna notte per la materia, come non esistono tempi di riposo
(sonno) per gli spiriti dei figli della luce, in cui la Mia
benedizione non è stata la loro coperta e la Mia pace non fu i cuscini per il
riposo; accettato oppure no, è faccenda del singolo, …nella materia.
16. Se ho preferito questa
notte, allora è solo per il fatto che nella visione data in te – molto in
anticipo – la ‘grande Babilonia’ deve trovare la conclusione (per il tempo delle fine). Tutto viene dapprima completato nella Luce, perfino se
per il mondo, questo dura ancora migliaia di anni. Ora ne sei informato. Nulla
si adempie in questo mondo e altrove, che la Luce non abbia preparato prima,
dall’inizio fino alla fine, tutto ciò che riguarda la materia.
17. Ora la domanda più
importante, se Io posso cambiare o aumentare la Mia Luce, dato che sarei
perfetto. Le Perfezioni non conoscono nessun accrescimento! Se Io sono già
perfetto (Matt. 5,48), allora in Me
stesso non esiste nessun cambiamento né nell’annuncio della Mia Parola,
della Mia Visibilità, né qualunque altra cosa che possiede eternamente in sé il
Mio Essere-UR.
18. Nonostante ciò hai
percepito bene, che Ti sono comparso in una più abbondante. Puoi presagire tu
stesso come avviene questo? Essendo uno dei Miei anziani, ciò ti sarebbe
possibile”. Ah, quanto è gentile il Signore!
- Daniel appoggia la sua testa sul Petto di Dio. Più
sussurrato che confessato, risponde:
19. “Padre, presagisco che cosa intendi, e nel cuore
mi è anche chiaro che nella Santità del Tuo Essere, nella Tua manifestazione,
non esiste nessun accrescimento; ma solo, che un figlio, avvicinandosi sempre
di più a Te, Ti può contemplare nella conoscenza più alta, naturalmente nella
benedizione della Tua pura santa Presenza.
20. Come da lontano si vede qualcosa più piccola di
quanto è realmente, così anche Tu quando ci vieni incontro sulla nostra via da
viandante. Se ci pieghiamo verso di Te, allora il rapporto è così come quando
ci avviciniamo ad un albero e poi possiamo vedere chiaramente il tronco, i
rami, le foglie, i fiori e i frutti. L’albero era già pronto, solo che da
lontano sembrava come confuso.
21. Una povera immagine che oso stendere dinanzi alla
Tua alta rivelazione. Unicamente così mi sembra, …come lo è anche con Te: più
Ti possiamo stare vicini, ancor più meraviglioso Ti vedremo, attraverso cui,
per noi sono collegati gli accrescimenti di tutta la magnificenza del Tuo
Essere. O Tu, mio Signore, Ti ringrazio per la Tua gentilezza di ascoltare le
mie povere parole”.
22. “Non sono così povere.
Anche Giosuè Mi ha visto come un albero[31],
da lontano, come naturale, ma nella vicinanza, gigantesco. Prima ha visto solo l’Albero della Vita”.
- “Lo credo; Giosuè era un grande spirito, io…”
- “Di questo ne parlerò
con te come una volta ne ho parlato con Giosuè quando stava seduto sotto il Mio
Albero della Vita. Ti dovrebbe bastare!”
- “Più che sufficiente, o Dio-Padre! Aspetto con
nostalgia l’ora, quando mi solleverai a Te”.
23. “Ma non sei sollevato,
ora?”
- ‘O guaio! Ho offeso il Signore!’, si dispera Daniel.
- La meravigliosa voce domanda: “Perché
ti rattristi? Il Mio figlio non comprende la richiesta interrogativa, quando
cela l’espressione del Mio Amore?”
- “Appunto per questo!”, Come un soffocato singhiozzo,
esso sale dalla gola dell’uomo. “L’ho sentito, come magnificamente mi hai
consigliato di sedermi accanto a Te e mi ha dato ciò per cui mancano le parole.
E… Signore: hai visto com’era fatto il mio cuore sotto il Tuo Raggio? rimbomba
24. “Certamente! Ed Io
dico proprio come te: ‘appunto per
questo’!”, risuona come un dolce sorriso.
- “Sono liberato”, giubila l’uomo, e si appoggia più
forte nel forte braccio del Padre. “Ma ho inteso il sollevare, così: via da qui, su, nella Luce, e poter rimanere per
sempre con Te, Signore della mia anima, Tu Eterno-Santo, Eterno-Unico e
Verace!”
25. “Sei sollevato, anche
se ancora dimori nel mondo. L’ultima immagine non è la conclusione della tua
vita, è l’ora che la Mia benedizione ti ha preparato”. Dio si alza.
- Daniel stringe alle sue labbra l’orlo dell’abito
regale. Ogni parola della bocca sarebbe ora troppo scialba per esprimere ciò
che nell’uomo lo spirito ha da ringraziare DIO.
*
[Daniele cap. 12]: « 1 E in quel tempo sorgerà Micael, il gran capo, il difensore de' figliuoli del tuo
popolo; e sarà un tempo d'angoscia, quale non se n'ebbe mai da quando esiston nazioni fino a quell'epoca; e in quel tempo, il tuo
popolo sarà salvato; tutti quelli, cioè, che saran
trovati iscritti nel libro. 2 E molti di coloro che dormono nella
polvere della terra si risveglieranno: gli uni per la vita eterna, gli altri per
l'obbrobrio, per una eterna infamia. 3 E i savi risplenderanno come lo
splendore della distesa, e quelli che ne avranno condotti molti alla giustizia,
risplenderanno come le stelle, in sempiterno. 4 E tu, Daniele, tieni nascoste queste
parole, e sigilla il libro sino al tempo della fine; molti lo studieranno con
cura, e la conoscenza aumenterà'. 5 Poi, io, Daniele, guardai, ed ecco
due altri uomini in piedi: l'uno di qua sulla sponda del fiume, 6 e l'altro di là, sull'altra sponda
del fiume. E l'un d'essi disse all'uomo vestito di lino, che stava sopra le
acque del fiume: 'Quando sarà la fine di queste maraviglie?'
7 E io udii l'uomo
vestito di lino, che stava sopra le acque del fiume, il quale, alzata la man
destra e la man sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno, che ciò
sarà per un tempo, per dei tempi e per la
metà d'un tempo; e quando la forza del popolo santo sarà interamente infranta,
allora tutte queste cose si compiranno. 8 E io udii, ma non compresi; e dissi:
'Signor mio, qual sarà la fine di queste cose?' 9 Ed egli rispose: 'Va', Daniele;
poiché queste parole son nascoste e sigillate sino al tempo della fine. 10 Molti saranno purificati, imbiancati,
affinati; ma gli empi agiranno empiamente, e nessuno degli empi capirà, ma
capiranno i savi. 11 E dal tempo che
sarà soppresso il sacrifizio continuo e sarà rizzata
l'abominazione che cagiona la desolazione, vi saranno milleduecentonovanta
giorni. 12 Beato chi aspetta e
giunge a milletrecentotrentacinque giorni! 13 Ma tu avviati verso la fine; tu ti
riposerai, e poi sorgerai per ricevere la tua parte d'eredità alla fine de'
giorni'».
26. Dorme, …oppure giace sveglio sul suo giaciglio?
Attraverso le finestre non ancora chiuse vede un largo cerchio di stelle, e
allora sembra come se si stacchi una stella
e scivoli giù. Lui dorme, ed è così stranamente sveglio, come se vivesse
coscientemente ciò che il suo spirito riceve.
27. Alla prima segue una seconda stella. Entrano come magnifiche figure e lo rapiscono. Ma né verso
l’Hiddekel, né all’Ulai. Kambasy sente dei forti respiri quando esamina di nascosto
se il veggente del Giordano sta ancora seduto sul suo terrazzo. Delicatamente
mette una coperta sul suo signore e veglia alla porta fino all’aurora.
- E’ nella ‘visione’,
pensa Kambasy.
Allora nessuno deve disturbare il principe.
- Sì, …lui và in alto.
28. Daniel sente il dialogo delle figure stellari che man mano si percepiscono come due angeli. Uno
lo conosce bene: è Gabriel. L’altro ha un aspetto severo, quasi santo, ma non
come Dio, come…
- Allora Gabriel
dice già: “Non ti meravigliare. Ascolta ciò che
dobbiamo riferirti. In verità, non per te, lo devi solo conservare per il
futuro di quelli del mondo, che ora vedrai in grande lontananza”.
29. Ah, è piccolo, irradiato da una strana luce. La
Terra percorre lentamente la sua via, l’umanità giungerà alla conoscenza, forse
solo allora, quando l’ultimo tempo di Grazia non dev’essere interrotto.
Inoltre, vede che c’è un edificio nel quale lui sta con degli angeli, in un
qualche luogo nella Luce, dove dimorano gli alti principi. Allora lascia cadere
i propri pensieri ed ascolta ciò che gli angeli discutono tra di loro.
30. Il serio (Muriel-Dio) dice: “Ho l’incarico per via degli uomini, come se parlassi al posto di Dio. Ciò che tu mi dirai, principe
Gabriel, dev’essere così come se tu parlassi a Dio. Daniel lo dovrà riconoscere
così”. Rivolto a lui, aggiunge: “Ciò che tu
vedrai e sentirai è l’ultimo tempo di Grazia, del quale hai appunto pensato che
un giorno potrebbe (secondo te) essere interrotto.
Già possibile! Ma noi lo lasciamo al Signore, il Creatore di tutte le cose
viventi. E la visione…?
31. Quanto gravosa sarà la
redenzione, anche se il grande avversario è vinto! Lui deve ancora percorrere
solo come povero figlio la lunga via di ritorno al Padre. Gli oscuri
spargeranno nuovamente la sua semenza, anche se ella prima cattiva semenza non
ci sarà più nulla. Dio l’avrà raccolta nella Sua Croce.
32. Gli uomini, del tutto
alla fine, ammaliano il loro mondo con innumerevoli fili, che non vi è quasi
più alcuna via di fuga. Ovunque regna la distruzione, che non riguarda solo il
campo planetario, ma più l’immagine
di Dio. Tuttavia guarda: ci sono anche molte Luci, piccole e anche grandi, che
svolgono la loro opera di co-aiuto, la quale non va eternamente perduta”.
33. Gabriel solleva
la mano e dice al serio: ”Nello stesso tempo verrà Michael, il principe della
Volontà che starà (in aiuto) per i figli del tuo popolo”.
- (Muriel-Dio): “E’ inteso il popolo terreno, che Daniel
abbandonerà e al quale non appartiene proprio, non secondo il corpo, ma solo
servendolo come spirito?”
- Gabriel lo nega.
34. “Qui sta la Serietà al
Posto di Dio, perciò è inteso il popolo dei figli. Tu hai visto i viandanti con
il bagliore delle loro lampade, che aiutano gli smarriti attraverso la Forza
dell’Altissimo. Michael è il Portatore di quella Caratteristica che presso UR
era originariamente la prima, dalla
cui Fonte fluì la Potenza alle Opere, come il Creatore l’aveva prevista e
formata.
35. Solo il primo Raggio
porterà l’ultima resa dei conti e presterà l’aiuto del Creatore. E certamente,
Raphael, che è il dominante del Giorno, l’Amore, in verità dovrebbe rimettere
così questo conto. Sono giuste entrambe! Lui presenta alla Volontà il suo
diritto, ed agisce per l’Amore! Questo avviene per via dell’errore nel quale la
prima figlia si è recata. Il serio (Muriel) sta per Dio; io (Gabriel) per il popolo dei figli, inclusi gli ultimi uomini della
materia. Più questi sono poveri, più grande è la chiamata d’aiuto al Signore e
la nostra Forza d’aiuto, benedetta da LUI! Siine certo ancora una volta!
36. Infatti, per il mondo ‘arriverà un tempo
così miseramente povero, come non è mai stato da quando esiste la materia’.
(Dn. 12,1) E ciò
che arriva, in cui Dio raccoglierà nella Sua Croce tutto il pro e contro di
questo Giorno della Creazione, anche
se immensamente difficile, non avrà quel peso che nell’ultimo tempo gli uomini
stessi si creeranno. Distruggeranno per
sé il Tempo di Grazia di Dio, …ma non per l’eternità!
Eternamente, rimane la GRAZIA”
37. Il serio
indaga: che cosa ne sarà con i portatori
delle lampade?
- Dice Gabriel: “Finché c’è
gente in quel mondo, fino ad allora non esisterà nessuna tribolazione come sarà
alla fine. I figli ‘siano rassicurati,
tutti coloro che stanno nel Libro della Vita’ (Dn. 1,1)”.
- (Muriel-Dio) “E gli altri? Se io fossi solo un Dio dei
buoni, misero sarebbe il Mio Amore. Tu, portatore della Misericordia! Che cosa
sai rispondere?”
38. (Gabriel) “Quello che il Signore ha piantato nei nostri
cuori! Sì, i poveri che si perderanno da se stessi, che vivranno mondanamente
oppure saranno morti così, continuando a non riconoscere la magnificenza di
Dio, che non si lasceranno nutrire dalla Forza della Luce, li coprirai Tu con
la Pazienza e l’Amore, con il Regno della Terra-Luce sotto cui dormiranno;
quindi, non essendo spiritualmente vivi, ‘si risveglieranno solo nell’aldilà’.
(Dn. 12,2)
39. Ma dopo, tu non
chiedere troppo all’Amore. Questi sanno che si risveglieranno per il loro
disonore e per la loro infamia, la cui purificazione durerà molto a lungo, così
a lungo come un’eternità! (relegazione) Tu manderai loro degli insegnanti, la cui
luce splenderà dal Tuo splendore. Tutti questi poveri dormienti evidentemente
si spaventeranno quando sarà trascorsa la loro ‘povera eternità’; e i loro insegnanti cammineranno come stelle nel
Firmamento davanti a loro (Dn. 12,3).
40. Questo avverrà
nell’ultimo tempo della Sera al popolo dei figli; perché, dato che gli smarriti
si sono scavati da sé le tombe delle loro anime, perciò verranno anche per
ultimi alla vista della Tua magnificenza. Attraverso la resa dei conti verranno
a sapere della purificazione, che per loro sarà l’inizio della loro Beatitudine
e gioia”.
41. (Muriel-Dio): “Quindi, potranno gustare poco della
Beatitudine della Sera? Sarebbe dato nel diritto; ma se li ha coperti la
Longanimità, allora verrebbe anche per loro una lunga Sera, per la preparazione
per il successivo Giorno della Creazione. Se esiste un solo popolo, come Io sono pure un solo Creatore, allora i buoni e i cattivi non si lasceranno
separare per l’eternità, a meno che non fossi
Io a respingere gli ultimi da Me per l’eternità”.
42. Gabriel
risponde: “Non esiste eternamente nessuna
separazione che non sia da riallacciare, …attraverso la Longanimità,
l’espressione della Pazienza e dell’Amore! Che cosa Ti vale il secondo di una
eternità? Che cos’è nella percezione dei figli? Tu lo sai sicuramente. Persino
da noi, che Tu hai dapprima eletto per la Luce, la Beatitudine dell’ultimo
attimo del Giorno non è mai esaurita. La Tua Longanimità che fluisce
eternamente, dà ad ogni figlio la sua misura, stracolma, che in vista della
nostra Beatitudine, trabocca.
43. Una volta il Portatore
della Volontà parlerà di questa misura: ad ogni figlio, il suo! Nulla Ti andrà
perduto, Perché solo dalla Magnificenza del Tuo Essere proviene tutto. L’ultimo
dalla caduta fluirà indietro nella purificazione: tutte le anime, ora e fino
alla fine della rovina. Ma Tu le solleverai dalla purificazione verso l’alto,
poiché pure loro fanno parte dell’intero popolo dei figli. Gloria e Onore sia
portato a Te, Tu, Signore nella Tua magnificenza!”
44. E il serio (Muriel-Dio) dice: “Gabriel, ora fra te e me è pareggiato tutto nel Forum
della Giustizia e come Raggio anticipato per l’ultimo tempo della visione. Io,
ora un principe del Signore. porto il raccolto dinanzi al volto di Dio”.
All’improvviso è scomparso, come dissolto.
- Daniel non ha potuto vedere come si è svolto.
45. - Gabriel si
rivolge ancora una volta al veggente e dice: “Nascondi
queste parole per le orecchie del tuo tempo, e qui…”, gli dà un rotolo,
fittamente scritto, “…hai gli appunti su ciò che devi scrivere. Sigilla lo
scritto attraverso delle immagini oscure, poiché sarà aperta una cosa dopo
l’altra solamente quando si adempirà il tempo per ciascuno. Prima di allora non
avrà senso riconoscere la chiarezza sulla fine della materia e dei mondi.
46. Alcuni riconosceranno certamente
nell’oscura parola la Luce, ma questi sono i buoni che tacciono. Quello che
seminano come pensieri lo raccolgono
tutti i portatori di lampade e
diffondono il loro bagliore che hanno ricevuto da DIO. Così anche tu, l’ultimo grande nel vecchio tempo. Il tuo lavoro
non andrà perduto per l’umanità, perfino se si svelerà solo alla fine. Ciò che
fluisce giù dalla Luce, rimane sempre Luce!
Gli uomini smarriti lo possono coprire o negare; tuttavia, …c’è, com’è sempre
presente, il Creatore in mezzo alle Sue Opere! ‘Mantieni questo saldamente nel cuore’ (Dn. 12,4). Adesso
fa ancora attenzione a ciò che ti mostrerò”.
47. Un fiume, più potente che tutti i fiumi nel mondo.
Magnifica è la riva destra, alla sinistra la spiaggia è deserta. Là affluiscono
rapidamente le onde pure. Strano, sembra che fluissero in su. Gabriel è andato
via. Daniel senza aiutanti sembra perduto. Chi potrà essere il serio?
- Qualcuno accanto
a lui dice: “Se in questa resa dei conti del mondo – in anticipo – parla un
principe come ‘voce di Dio’, nessun
uomo verrà a conoscere il nome. E’ necessario saperlo?”
- “No; soltanto mi sono affezionato e perciò lo avrei
conosciuto volentieri”.
48. Al fiume stanno due uomini, quello a destra
nell’abito da principe, quello alla sinistra nell’abito di lino, perfettamente
puro. E’ formalmente contrapposto a tutta la rudezza della spiaggia. Il principesco fa cenno a Daniel. Quando giunge
alla riva da lui, costui grida forte: “Allora,
quando si vorrà finire con tali meraviglie?” (Dn. 12,6)
49. Daniel dice
modesto: “Presso di te è meraviglioso; presumo che questo sia il Paese della
Luce. E’ comprensibile se qui tutto è formato in modo ultraricco, perché Dio ha
unicamente Doni ultraricchi. Presso la riva spoglia – certamente nessuna
meraviglia – sta il mondo, gli uomini senza Dio, esseri senza spirito e Terra
senza benedizione. Quale meraviglia intendi quindi?”
50. Il principesco
insegna: “Visto dalla tua conoscenza del momento
hai ragione. Ma non sono meraviglie quando Dio si rivela magnificamente?”
- “Mi vergogno”, si lamenta Daniel.
“Ah, il mondo è ancora nella veste animica, e si è
stupidi e maldestri nel pensare e nel parlare, …anche nell’agire”.
51. “Sì, ed è bene che tu
– almeno inizialmente da parte mia – venga alla conoscenza di queste meraviglie
di Dio. Ma ora osserviamo l’altra spiaggia. Nell’immagine riguarda la materia.
E’ stata povera fin da quando è stata creata da Dio per un maestoso scopo, e
rimarrà povera fino alla sua fine. Un segno della caduta! Invece l’uomo
nell’abito di puro lino sta bene nella regione grigia? Ha un aspetto di una
figura così ben formata. Che cosa pensi, veggente Daniel: chi ha da incarnare?
52. Daniel guarda
continuamente quell’uomo puro. “Sta là per i molti che percorrono la materia
nella via del co-aiuto, che nella sofferenza ed afflizione lavano i loro
vestiti nelle acque delle loro lacrime? E visibilmente, ne fanno parte coloro
che si lasciano attirare dal pantano, dal grigio del loro basso stato, sia solo
subito sul letto di morte del mondo, oppure nelle sfere scure della materia. Ma
se si lasciano risvegliare, allora potrebbero essere così puri, come l’uomo
nell’abito chiaro di lino”.
53. “Con loro durerà a
lungo, prima che giungano alla purezza”, dice il
principesco.
- “Sì”, sospira Daniel
mentre i suoi occhi risplendono. “Ma Gabriel ha parlato con il serio della Longanimità di Dio;
questa Longanimità resta lasciata per la purezza ai poveri. Tuttavia – ora lo
ammetto – questo è con ragione un santo-maestoso prodigio del nostro caro
Signore!”
54. “Continuiamo ad
ascoltare che cosa ha da annunciare quello
nel lino”.
- “Sull’acqua di là si muove raramente qualcosa. E’
come se si muovesse il terreno nudo, grigio, come se vi stessero – certo ancora
non viste – infinite schiere dietro all’uomo
nell’abito di lino. Lui ‘solleva in alto le mani come se volesse afferrare la Tenda
del Cielo’:
55. “È ‘il Giuramento di
DIO per tutti, il distacco deve durare un tempo, due tempi e un mezzo tempo’
(Dn. 12,7); per
la fine del mondo vale un tempo per i portatori di lampade sparsi; due tempi
per gli uomini senza Dio, per gli esseri senza spirito, e da ciò, la Terra resa
povera dagli uomini, senza Benedizione. Nell’ultimo tempo l’uomo stesso se lo
spaccherà ad un ‘mezzo’.
56. Quando nel disastro
non si sa più dove andare, allora si piange. Ma se si mostra la Longanimità che
è intoccabile come la Volontà di Dio, il Creatore, allora ogni mondano prega di
nuovo ai suoi idoli d’oro, commercio e brama della carne. Se le distrazioni
(gli svaghi) di tutti gli amanti di Dio un giorno termineranno,
di cui ha parlato il serio al veggente”, l’uomo nel lino indica Daniel, “allora si rivelerà tutto il procedere creativo di Dio.
57. Questo accadrà prima
che passi l’ultimo mondo, quando l’ultimo figlio potrà bussare alla Porta della
Luce per ultimo[32].
Nei giorni della più grande oscurità opererà una Luce speciale (l’inviato)[33],
per raddrizzare gli ultimi portatori di lampade (i fedeli incarnati dalla Luce) con la Forza dell’Altissimo. Il ‘punto finale’
del mezzo tempo dividerà gli uomini[34].
Ognuno dovrà riconoscere, volontariamente oppure
no, una Grazia, inafferrabile nella
sua maestosa Dignità, tenuta come Giudizio anticipato; e chi allora si volterà[35]
(cambierà), deve trovare ancora il suo nome alla destra
nel Libro della vita!”
58. Daniel ha ascoltato con fervore; ma lo ha
compreso? Lui presagisce soltanto che cosa dicono i due alti. Là vede una
spanna di tempo come coperta da un panno scuro. Sotto questo cambiano luce ed
ombre e per lui non è da riconoscere chi rimane vincitore. E’ il desiderio del veggente del Giordano, anche la sua fede, che la
Luce mantenga la vittoria. Tuttavia non è chiaramente riconoscibile; perciò
dice a quello nell’abito principesco:
59. “Mio signore, che cosa sarà allora? Se io stesso
avessi ancora solo un ‘mezzo tempo’
per provvedere al mio ultimo, non sarebbe bene se giungessi (prima) alla conoscenza di ciò che è stato
detto? (Dn. 12,8) Mi è stato ordinato di scrivere le
immagini solo sigillate, ed io so il perché questo deve avvenire così.
60. Anch’io sono un piccolo portatore di lampade, il
cui lavoro fa parte della semina. Allora io stesso avrei volentieri conservato
in me il profondo contenuto di ogni visione; ma la Benedizione, che il SIGNORE
ha dato per questo, la vorrei lasciare ancora scorrere, come…, sì, come questo
fiume del Cielo lascia fluire la sua pura acqua nell’ampiezza della Creazione.
Vedi, o principesco, per me si tratta di questo”.
61. L’amico della Luce sorride maestosamente. Non
negando comunque, dice consolando: “Va, Daniel; è nascosto e sigillato fino all’ultimo tempo’
(Dn. 12,9). L’andare, vale per il ritorno nella Casa
nel Regno del Padre, significa inoltre, essere ancora attivo. Tu volevi
conoscere volentieri il nome di quello serio,
ed hai sentito accanto a te una voce: ‘E’
necessario conoscerlo?’
62. Questo riguarda anche il tuo desiderare. E’ solo presentito
che la Luce conserverà la vittoria? Se no, …che cosa varrebbe la redenzione
fondamentale di Dio? Allora Egli dovrebbe cominciare daccapo in un nuovo Giorno
di Creazione, per pareggiare la perdita in questa lotta. Profondamente
sconvolto tu pensi del tutto e con ragione, che sarebbe oltraggioso solo
pensarlo, per non parlare di esprimerlo con le parole.
63. Calmati, mio amico!”.
Il principesco prende le mani di Daniel. Una corrente fruscia attraverso il
veggente. “Per cancellare il tuo dubbio mondano, ho
parlato della possibile perdita del
Diritto di Dio. Sappi che è anche un presentimento, saldamente ancorato nella
Luce della fede, un puro patrimonio di semenza per questo mondo come ultimo,
per ora e fino al tempo nel suo pieno naufragio.
64. Attraverso l’autentico
presentimento fino alla chiara conoscenza, attraverso la vera Luce della fede
dei portatori delle lampade, molti saranno ancora purificati, mentre gli
inviati della Luce non sempre hanno bisogno di saperlo. Anche qui la domanda: ‘È necessario che qualcuno lo sappia?’.
– Tu pensi: ‘Se lo sa solo DIO, (perciò) inosservato dagli
uomini, e ignorato, tuttavia, come eternamente, lì è il Creatore! Questo è
venuto puramente dalla Luce di Dio, tu ultimo Grande nel vecchio tempo.
65. Ancora dalla Benedizione
dai semi: oltre alla purificazione, chi le si sottomette volontariamente, molti
vengono solo purificati tramite tribolazioni che hanno caricato su di sé come
mondani ed oscuri. Gli inviati vengono affermati tramite la semenza,
soprattutto perché loro stessi sono i portatori dei semi. Allora non ha
importanza se uno può spargere un granellino, l’altro da tutta la mano, un
terzo dal grembiule pieno, un Grande che trascina i sacchi dei semi.
66. Purificare, pulire ed affermarsi, sono da riferire a tre gruppi della materia. Il quarto
gruppo sono i Grandi. (p.e.
Abraham, Mosé, Elia ecc.) Anche se fino al ‘quasi
troppo tardi’, i senza Dio non vorranno badare a tuta la Luce benedetta, pur di non rinunciare alle
gioie del loro mondo, per questo impareranno ad apprezzarla i comprensivi,
e non si chiuderanno alla rivelazione di Dio
(Dn. 12,10). Un po’ alla volta riconosceranno: qui il mio povero
mondo, senza Dio; …là, la redenzione con Dio.
67. Ti sia affidato un
arcano luminoso. Fa attenzione! Il mezzo
tempo della fine degli uomini ha una parte destra e una sinistra, come le
rive qui al fiume. Poi seguono, quando sarà deposto il sacrificio giornaliero, un orrore di devastazione, quasi schiacciando tutta
l’umanità nell’abisso, solo ancora 1290 giorni (Dn. 12,11).
68. I sacrifici
giornalieri sono i doni e le preghiere. Ma questo è uno dei grandi guai
(Ap. 8,13); molti
credenti s’insabbieranno in se stessi. Considerano le preghiere giornaliere
come superflue, eccetto quando si radunano per tenere un ‘servizio di Dio’
(messa), che all’ultima fine sarà magro. Alcuni curano seriamente
la preghiera come sacrificio del giorno, e se questo lo fanno da soli (Matt. 6,6), allora Dio stesso la esegue, per diminuire il disagio.
69. Questi sono i
sacrifici del cuore, ben inteso, non per la contemplazione esteriore come
avvenne nel tempio di Gerusalemme, come avverrà più avanti nelle case che si
chiameranno templi (chiese, in genere). L’indisciplina crescerà
poi come un dragone, il quale parlerà con molte teste ed agirà con molte corna (Ap. 12,3). I
giorni 1290 come numero chiave sono 42 mesi che corrispondono ad un anno, a due
anni e ad un mezzo anno.
70. Il senso di tutti gli orrori
della devastazione significano = “Un
tempo è il potere dei mondani che si stende sul mondo, sotto il cui governo si
devono piegare tutti gli uomini, poiché uno dipende dall’altro, e si riferisce
in particolare a tutti i popoli. La libertà dei popoli diventa illusione, per un unica volta,
come non è mai stato - il prodotto finale della ‘grande Babilonia’!
71. I secondi due tempi
sono = la divisione che risulterà, nonostante l’illusione. Infatti, cercare la
libertà, è il Dono-Ur segreto, di Dio per gli uomini nella materia, impiantato
in tutti gli esseri nella caduta, i quali stavano precisamente così nella ‘l’illusione del potere della prima figlia’,
e come esseri o uomini vi sono catturati fino alla fine.
72. Ci saranno due
partiti, ognuno catturato con il ‘diritto
dell’illusione’. Tuttavia, …come i portatori delle lampade svolgono la loro
opera nonostante l’oscurità, …così qualche superiore (reggente, politico) lotterà per quanto possibile per la libertà, ma quasi
sempre solo orientato mondanamente. Da ciò sono anche da riconoscere i due
tempi = due parti d’orientamento nel mondo.
73. Il mezzo anno è il
tempo rivelato della Grazia, vale però anche ai ‘mezzani’, che oggi gridano
‘Osanna’ e domani ‘Crocifiggi’. Elia una volta provocò con ragione Ahab e quelli di Baal dicendo: ‘Fino a quando zoppicherete sui due piedi?’ [1° Re 18,21] Tu vedi, quanto è tutto da interpretare in modo
molteplice.
74. Ai quarantadue mesi
vengono pure allacciati così tanti giorni, che nel confronto è sempre lo stesso
conto. Spiritualmente è la fiducia dei portatori di lampade, la fede dei
comprensivi e la speranza di quella alta-magnifica fine nella quale unicamente
il SIGNORE preserverà. La via del ritorno
a Casa dei fedeli viene illuminata così pienamente, come lo possono sopportare.
E questo è molto, ricordalo, Daniel!
75. Per gli altri è l’Orlo
del lungo Abito (Ap. 1,13), tessuto dalla Luce velata per trovare la loro via di Casa. Dei
quarantacinque giorni valgono quarantadue per la Rivelazione, come mostrato nel
simbolo della visione. Tre giorni sono tre gradini per i trovatelli della Casa: la loro morte terrena come Grazia, che sarà
riconoscibile solo nell’alta Luce; la loro via da una sfera oscura nell’altra.
Terzo, è il riconoscere quando avranno trovato la via di Casa dall’Armarghedon del loro cammino nell’aldilà ed avranno
ottenuto il loro ‘Hefata’.
76. Questa è la fine di
tutta la visione che tu hai ricevuto come uomo e come spirito. Verrà uno che
seguirà le tue orme nella Rivelazione (Giovanni). Tu come ultimo grande
nel vecchio tempo, lui come il primo grande
nel nuovo tempo che, …nell’intera visione della redenzione, dall’inizio della
caduta fino alla sua ultima purificazione, …è il grande ‘mezzo’ (tempo).
77. Infatti,
dall’eterna-alta Sorgente di Grazia fluisce sempre la metà di tutti i Suoi Doni
per tutto il popolo di figli, perché noi possiamo portare insieme solo la metà
di ciò, ogni figlio per la sua parte, un pezzo. Questo è sempre così grande,
che i vasi del figlio traboccano. Ora tu sai il Mistero-UR dei tempi,
soprattutto quello dell’ultimo ‘mezzo tempo’!
78. Ora torna indietro per i tuoi ultimi giorni nel
mondo, e riposa. Riposare, significa: adesso non devi indagare più
profondamente di quanto hai potuto vedere, poiché, quando risorgerai dalla
Terra nel giorno della morte del tuo corpo e giungerai alla tua parte
d’eredità, poi, vedrai che con il tuo presentimento, come pensiero, parole e
attività, potrai lavorare in un ricco campo.
79. La semenza l’hai ricevuta da DIO, anche la forza
per seminare; ora
aspetta nella calma del tuo spirito, fin quando da questa semenza cresceranno
le spighe (Dn. 12,13). Il riposo non è assenza di azione; il riposo è la piena dedizione a Dio,
l’aspettare la Rivelazione attraverso l’ALTISSIMO stesso!”
[indice]
Il ritorno a Casa di
Daniele – a Canaan e nel Regno di Dio
1. ‘Finalmente sembra che si sta svegliando’, pensa preoccupato Kambasy
chinandosi su Daniel. “Non hai dormito?”, chiede il servitore che fin dalla
mezzanotte è rimasto seduto presso il giaciglio. Ora è quasi mezzogiorno.
Lentamente si aprono quegli occhi chiari. In essi si trova un raggio del Cielo
che per entrambi gli uomini fa molta paura. Guai! Ecco come appare uno che
prima della fine della sua vita apre ancora una volta gli occhi, per poi
chiuderli per sempre. Ma il loro buon signore vuole tornare nel paese del
Giordano, e tutti sono rallegrati di farlo con lui.
2. Adempiono con fervore il loro servizio. Daniel si stupisce del perché il chiaro giorno
scorre già nella stanza. “Che cosa è successo? Perché state qui presso di me?”.
- Kambasy
lo calma; perché pensa che Daniel si sia ammalato. “Hai dormito del tutto
magnificamente, e noi siamo”, mente un poco, “entrati appunto ora, per vedere
te”.
3. “Ho dormito troppo”, Daniel
contende con se stesso. Allora passano le immagini dello spirito, e quasi lo sopraffa ‘l’ultima
necessità’. Un raggio di Sole fugge sul suo volto, come un saluto
dell’Eterno. Si lascia aiutare eccezionalmente per mettersi il suo abito da
giorno.
- “Ho preparato per il viaggio il tuo miglior abito da
principe”, dice un servitore, “anche quello che hai scritto, e un paio di belle
cose di qui del castello, purtroppo…”
4. “… proprio poco”, mormora Kambasy.
- “Tu lasci troppo indietro della tua proprietà,
principe Daniel”.
- “Ho dato in eredità il castello per uno scopo buono,
per quanto ne possiamo servire. Il poco deve rallegrare gli altri. Inoltre…”,
guarda gentile i due mediani, “…dopo la mia morte potete tornare nella vostra
patria; potete anche rimanere, dopo che avrò rimesso tutta la mia gente al
nostro principe Sesbazar. Ma ora avanti! Domani non
vogliamo essere gli ultimi nel punto d’incontro”.
5. Arriva un comandante
con un paio di giudei, dai quali risplende dagli occhi la gioia di tornare a
casa. Uno dice: “Prima ero inquieto, perché dovevo far parte dell’ultima
truppa. Mia moglie ha solo riso: ‘Stolto…’,
ha detto del tutto impropriamente, ‘…io,
fossi uomo, mi sarei nascosta per andare con Daniel. E’ un onore chi può
accompagnarti fino a casa’. Che ne dici, nostro
veggente del Giordano?”
6. “Che ha parlato saggiamente”, ride Daniel. “Con l’onore”, diventa di nuovo serio,
“non vogliamo giocare. Noi, cui domani possiamo tornare in patria, lo
consideriamo come sommo onore quando DIO è la nostra guida sulla via.
Camminiamo con LUI! – Vedete, cari uomini, è così come una volta quando Mosè
poté guidare nel paese del patriarca il nostro popolo Israele, con Dio come una
Nuvola e come una Colonna di fuoco,
7. Noi non abbiamo bisogno di questi segni; Dio ci ha
dato altro: tutti sono arrivati bene nella patria. Se a noi capita lo stesso,
allora il Signore ha fatto lo stesso prodigio anche per noi, come lo ha potuto
sperimentare Mosè. Conserviamolo come il ‘possesso
più prezioso’!”. Gli uomini si voltano in silenzio, grati e pronti a
sacrificarsi per Daniel se, …dovesse diventare necessario.
8. Alla porta il superiore
dice a Daniel: “Ora mi hai indicato la via, ti ringrazio”.
- Daniel lo guarda andar via. “Signore, Tu ami i
pagani così come Mosè ha potuto dire: ‘Quanto
Tu ami il popolo’.” – Gli sale dal cuore: “Quando
gli uomini cadono nell’abisso, – non possono cadere più in basso dove aspettano
le Tue mani di Padre, per raccoglierli e, …raddrizzarli di nuovo nella
Benignità”.
9. Per molti durerà più a lungo; ma …alla Festa della
Sera nel Tuo maestoso Giorno dell’Amore della Creazione, …ah, la Beatitudine
sommergerà tutto. Il veggente trascorre l’ora dell’addio sul terrazzo. Il suo
sguardo scivola fino al fiume Euphrat, che giace
nello splendore del Sole della sera come un nastro d’oro nel paese. Nell’ampio
circondario le belle colline, le valli verdi, i giardini pensili, un po’
alitati dall’autunno.
10. Nell’ovest dove si trova la patria terrena,
scintilla ancora una volta nel chiarore, come se il Sole gli volesse dare il
suo ultimo saluto sulla via. Sorgono le stelle. “Siete proceduti dall’Eterno,
all’Eterno ritornate di nuovo; anche noi uomini. Signore, mio Dio-Padre, Ti
ringrazio per la Tua Benignità!”
*
11. La notte passa lentamente attraverso il paese. Nel
cortile del castello il carro aspetta con la portantina, il regalo di Ciro.
Davanti sono imbrigliati quattro nobili cavalli persiani; un esperto conduttore
riesce a domarli. La gente che deve rimanere indietro nel castello, sta in due
file e non c’è quasi nessuno che non cerca di nascondere vergognoso le lacrime,
quando il veggente del Giordano se ne va. Dà ad ognuno la sua mano e ad ognuno
un dono. Eccetto Kambasy viene pure il medico del
castello con due medi.
12. Quando arrivano alla locanda del dazio, il bordo
del cielo si arrossa.
- “Ma siete così tanti!”. Daniel
saluta gentilmente il comandante.
- Costui sorride:
“Di questo ti può dare l’informazione il nostro re. Le strade percorribili in
questo tempo non sono libere da manigoldi; perché questi provvedono per
l’inverno. Per il tempo della tua vita non sei uscito da Babilonia, dove le vie
sono severamente sicure. I militari e la gente delle carovane che viaggiano
lontano, si devono proteggere da sé sulle strade straniere.
13. ‘Sì, sì,
l’auto protezione è già buona’, pensa Daniel. Dio può proteggere gli uomini
tramite gli uomini e, molto di più, come a LUI compiace. Ma si dimostra anche
che Ciro aveva provveduto giustamente. Si avvicinano dei ladri, ma nella folla
essendoci a cavallo quelli pesantemente armati, essi si danno subito alla fuga.
Si arriva tranquillamente nella valle sinistra del Giordano.
14. Il superiore manda via quattro soldati. Daniel
chiede della loro meta.
- “Agiscono su ordine del re”, si svincola il persiano e ride: “Questi non si perdono”.
- Chissà se mente. Anche Kambasy
ha ‘imbrogliato’, quando l’ultimo giorno stava sulla in Dura con il servitore
davanti al giaciglio. Dio farà magari un piccolo sorriso di tali ‘cari
mentitori’…?
15. Nella supposizione che i persiani cavalcano oramai
verso casa, Daniel si è sbagliato. Il comandante
rode di nuovo: “Sai, principe Daniel, il re mi ha dato l’ordine di osservare la
tua patria. Ho sentito che i tuoi uomini restano con te fino a Gerusalemme,
anche se sono a casa altrove, almeno la maggior parte”.
16. “Hai mandato i quattro messaggeri a Gerusalemme?”
- Il comandante ‘ignora’ la domanda ed ispeziona la
truppa. Nella gioia della patria si mescola un piccolo dispiacere. ‘Ora non sono nessun principe, al quale si
mettono gli onori; sono un viandante, uno dei molti che percorrono le piccole
vie della loro vita’. –
17. In Siria il paese ha un aspetto curato e ben
custodito. Non lontano dal lago Merom si passa il
Giordano che – già certamente ripida sul pendio – somiglia ad un largo
ruscello. Ma da Hazor, vicino al lago di Kinnereth (Genezareth), la
miseria del paese abbattuto schiaccia tutti i giudei. Persino i persiani sono
scandalizzati. Si vede ancora quanto insensatamente una volta le culture erano
state distrutte, semplicemente per la voglia di distruggere.
18. Non ci sono più i piccoli villaggi o le cittadine.
Il terreno viene coltivato faticosamente; ma ovunque si prepara al veggente il
più gentile benvenuto. Gli si portano piccoli doni. Lui
respinge: “Cara gente, voi stessi ne avete bisogno così disperatamente. Nessuno
pensi che non lo rispetti. Il vostro grande amore è il regalo più meraviglioso,
e questo lo porto con me. Presto riceverete di quel tesoro che Ciro ha raccolto
per voi”.
19. Passano attraverso il paese deserto. Quanto è
difficile eliminare la desertificazione che è durato cinquant’anni e
ristabilire di nuovo i campi una volta fiorenti. Tutti i persiano ammirano una
cosa: l’immensa diligenza della gente. Dove si vede seduto qualcuno ozioso?
Donne, uomini anziani ed anche bambini aiutano, affinché il buon nome di
‘Canaan’ possa giungere al suo vecchio pieno diritto.
20. Finalmente si vede Gerusalemme, la città alla
quale il Cielo ha dato il suo nome[36].
“Ma questo è travolgente”, esclama Kambasy,
trattenendo il respiro. Non si vede da lontano quante macerie coprono ancora la
povera città, quanti vicoli sono appena passabili, come là, dove una volta
stavano dei magnifici palazzi, ora l’erbaccia cresce alta.
21. Ciò che travolge, è la posizione di questa città.
Sulla collina di Moriah sta una parte del tempio che
splende nel raggio del Sole.
- “Se questo lo potesse vedere il re!”, si entusiasma l’ufficiale. Oh, …l’entusiasmo passa quando si
raggiunge Gerusalemme. Nella massima fretta sono state eliminate delle macerie
quando dei messaggeri hanno annunciato l’arrivo di Daniel. Un paio di tratti di
strade non sono ancora pronti.
22. Dove stava il palazzo dei genitori, Harfia ha costruito con molti amici una modesta casa. Il
giardino è curato. Così, Daniel trova tutto al meglio ‘a casa’; lui non sa quanto
magnificamente una volta hanno abitato i suoi genitori. Oppure sì…? Ah, questo
non ha bisogno d’essere, lo sente molto precisamente. Si rallegra per Harfia, che ha una graziosa casetta.
23. Il saluto dei fratelli è muto, doloroso e,
…illuminato dal bagliore della gioia. E nessuno disturba. Daniel è anche stanco
del lungo viaggio; sente come hanno ceduto le forze del corpo negli ultimi
anni. Il mattino dopo viene il principe Sesbazar con
gli anziani già eletti della città e un sacerdote, che più avanti diventerà il
sommo sacerdote, quello unico dopo il ritorno dalla prigionia babilonese.
24. Daniel non può difendersi dall’onore che gli si
porta da tutte le parti. Da un paese straniero sono venute delle carovane per
aiutare il popolo tornato a casa. Il ‘tesoro di Ciro’
dell’ultima assemblea è già distribuito secondo la lista, affinché i poveri
dovessero avere la loro parte. Daniel deve solo ancora esaminare e – dove
necessario – cambiare.
25. Nonostante la scomparsa delle forze, può svolgere
molto. Il comandante viene ogni giorno per vederlo.
- “Ma puoi rimanere così a lungo?”, chiede Daniel l’ottavo giorno. “MI rallegro, che ti ho
ancora, e ti devo anche un grande grazie; tu ed i tuoi persiani ci hanno
accompagnato bene…”
26. “Re Ciro non mi sgriderà. Inoltre, …ho sognato
nella prima notte, qui nel paese, che accanto a me stava uno che disse: ‘Rimani! Io ritorno quando dovrai andare
verso casa’. Ciò che questo significa non lo so,
tuttavia, …per me è come un ordine del re. Come posso comprenderlo?”
27. Stanco, ma con l’occhio limpido, il profeta risponde: “Hai accettato la buona fede,
caro amico persiano, quindi un messaggero di Dio ti ha portato l’ordine. Presto
vedrai il perché”. Tace sul suo
presentimento di ciò che si avvicina. Perché deve precipitare ‘tutta la sua cara gente’ nel lutto per
lui? Il suo tempo è ora trascorso.
28. Il dodicesimo giorno, Harfia
vede che per lui sta arrivando la fine. Fa chiamare il principe Sesbazar, gli anziani e il comandante. Presto sono
radunati. Il volto di Daniel è chiaro, stanco umanamente, ma spiritualmente è
sereno in modo meraviglioso. La Luce dal suo spirito sovrasta le mancanze del
suo corpo.
29. I giudei lo
percepiscono con sofferenza: ‘L’ultimo
veggente del loro popolo se ne va’. Daniel si
drizza un poco, sostenuto da Harfia e dal suo medico.
Ognuno viene al giaciglio e riceve il saluto d’addio del morente. Nessuno degli
uomini lo dimenticherà mai. Ciò colpisce come una fiamma i loro cuori, una che
consuma e che scalda, che rinnova così meravigliosamente.
30. Non sembra loro come se cadesse da tutti la fatica
della prigionia, come se la miseria che si accumula continuamente davanti a
loro, diventa un peso sempre più leggero, …in anticipo? Un presagio colma la
stanza. Allora uno dopo l’altro si inginocchia, e Daniel
dice la sua ultima parola sulla Terra:
31. “Amici miei, siate lieti nel Signore che ci ha
consolato, guidato così magnificamente in patria, in quella terrena, alla quale
si collega la nostra eterna Patria. Dove ho fatto l’ingiustizia a qualcuno, me
lo voglia perdonare, affinché possa essere portata al Padre; a me di sgravio,
ai perdonanti in benedizione.
32. Sono stato settant’anni in un paese straniero e
solo pochi del popolo così a lungo come me. I miei amici Misael,
Hananja ed Asarja dimorano
già in quel Canaan che è celeste, e non di questo mondo. Su questo rivolgete tutti i vostri
pensieri! Tutto ciò che non è stato buono nel paese straniero, lasciatelo
cadere; invece ciò che Kores, Dario e Ciro hanno
fatto di bene, custoditelo come un gioiello e non dimenticate coloro che vi
hanno aiutato, che vi hanno servito, …come anche me”.
33. Fa una pausa, il parlare lo affatica, ma il suo
spirito opera più forte nella Luce di Dio che lo circonda. “Oggi vi posso
ancora dire qualcosa, affinché il popolo sia preparato per ciò che deve
arrivare. Mi sentirei bene se dovessi annunciare solo il bene, ma chi guarda
nell’occhio alla sfida e la riconosce, può superare facilmente il peggio.
34. La via giudaica è mancante se – mondanizzata –
rovina le Rivelazioni, com’è già avvenuto. Si attende l’aiuto, a fronte di ogni
avversità. All’animico, quale causa delle mancanze
della vita, non si pensa. Ma Dio manderà con Pietà i Suoi veggenti, e se si
ascolta la chiamata, allora la Giudea non sprofonderà mai! Ma, ah, …vedo una
grande nuvola che volteggia sulle tribù e non vuole andarsene, perché la Giudea
stessa è la nuvola scura, …la sua predisposizione verso il mondo, la sua fede
diventata povera!
35. Ai veggenti seguiranno quattro volte cento anni e
(verrà),
…il SALVATORE annunciato dagli antichi. Non si aspetta LUI, il Consolatore,
nell’afflizione dell’anima, il Salvatore nella morte della propria fede. Si
spera in quel Messia, considerandoLo nell’esteriore, come lo fece Othniel (Giud. 3,9) . Se il popolo spera in un tale, allora aspetterà
inutilmente fino alla fine di questo mondo!
36. Arriva il
Salvatore!”. Il volto di Daniel sembra fa quasi paura, tanto ha l’aspetto
santo. “Guai, Giudea, se non LO riconosci, se LO disprezzi, perché non è un
giudeo! Guai, Giudea, se ti perdi in questo mondo! La nuvola scende sempre più
in basso, ombreggerà su tutta l’umanità.
37. Vedo il nostro mondo, una palla da gioco tra le
grandi Luci del Cielo, un punto oscuro nelle nuvole oscure. O amici, insegnate
alla gente come verrà il SALVATORE,
il Redentore di ogni anima, il Salvatore dal peccato, dalla paura e colpa!
Credete in Questo, donate a Questo il cuore. A Questo sacrificate volenterosi l’animo e lasciate andare ciò che
può separarvi dall’Aiuto del Salvatore.
38. Amate Dio e il vostro prossimo, tanto bene quanto
ognuno lo può. Non contate su una ricompensa, cosicché non perdiate la
ricompensa del Cielo. Siate gentili verso tutti, non solo tra il popolo. Voi
sapete come hanno agito i re stranieri, vi hanno restituito i vostri tesori, e ancora
di più. E’ radicato nel popolo di disprezzare i pagani. Oh, quale errore, e
così si disconosce i Comandamenti di Dio!!
39. Sia menzionata solo una cosa: ‘Non uccidere!’, sta scritto. ‘Non devi uccidere i tuoi fratelli’. Ma
con gli altri lo puoi? – Ah, no, Dio non lo ha permesso! I Comandamenti del
Sinai valgono per tutti e sono da osservare da tutti gli uomini. Così lo vuole
l’amore per il prossimo, che Dio ha comunicato attraverso Mosè (Lev. 19,18). E chi è
il tuo prossimo, povero uomo nel tuo povero mondo? Non è ognuno che ha bisogno
di sostegno e di aiuto? (Luca
10,29-37)
40. Se la Giudea, come simbolo della Luce, non per sé, ma imparasse a essere come
un popolo di aiutanti per tutti i popoli, solo allora – come simbolo – diventerà una Luce per gli uomini, che DIO
nella via del Salvatore porta alla Terra. Se perderà questa meta e la Via di
Dio, allora, dopo il Salvatore non
verrà mai più su di essa la menzione! Essa diventerà così piccola, …e
disprezzata dagli altri popoli. E anche questi non avranno nessun vantaggio ad
essere un simbolo di Luce per gli altri.
41. Consolatevi, voi che fate lutto! La luce rimane Luce! Quello che il mondo
rovina, lo riedifica l’Eterno nella Sua Bontà; quello che l’uomo disprezza, LUI
lo accetta; quello che i popoli distruggono, Egli lo riedifica comunque di
nuovo nell’ultimo Giudizio del mondo, …naturalmente in modo diverso di come lo
penserà poi l’umanità.
42. Dio, l’Eterno, non lascia scorrere nulla dalle Sue
mani, poiché ogni Creazione proviene dalla Sua pura Luce. Egli non ha fatto
nulla di eterno per il mondo. Ogni uomo che – almeno prima lui stesso –
percorre la stessa via, si lascia purificare nel Fuoco di Dio, e questo lo
aiuta a portare gli smarriti su una buona via. Aiutate, voi fedeli amici;
mettetevi nelle fila di coloro che la Misericordia del Padre manda sulla
Terra!”
43. Nuovamente, dopo un intervallo in cui Daniel si
trasfigura sempre di più e il bagliore intorno a lui diventa sempre più forte
nella sua chiarezza, tanto che qualcuno protegge i propri occhi, Daniel esclama beato: “Signore, o Signore, sei
venuto TU? Mi prendi TU alla Tua mano? Eterno, caro Padre, io… io…”. E tace! La
Beatitudine non è da esprimere a parole terrene, non da quella bocca che ora
terrenamente diventa fredda, che però ha ‘la
lingua per il Regno della Luce’.
*
44. In tutto il paese regna un lutto silenzioso per il
loro ‘caro grande’. Quello che lui ha potuto seminare non andrà perduto per gli
uomini, anche se sovente sembrerà come se si adempie l’oscura profezia, …sul
suo popolo e sui popoli fino alla fine del mondo, finché anche la ‘grande
Babilonia’ non sarà morta.
45. La ‘Semenza della Luce’ è così forte, che spingerà
sempre le sue spighe: o trenta, …o sessanta, talvolta cento volte nei cuori
liberi che si sono dati a
«D I O»
[indice]
[5] Asarja: da meditare il fatto che questo nome sulla Bibbia è
citato più volte (Esdra 7,1 e 7,3 / 2° Cron. 15,1 e 21,2 e 23,1 / 28,12 / 29,12. Inoltre quale
sommo sacerdote figlio di Giovanni in 2° Cron. 26,17
e 26,20 e 31,13. Poi in Ger. 42,1 e 43,2. Anche in 1°
Re 4,1 / 4,5 Solo in 2° Re al cap. 15
viene citato un Azaria figlio di Amazia re di Giuda
che divenne a sua volta re) Qui in Daniele (550 a.C.) è da prendere in
considerazione perché è anche il nome dell’angelo (il corazzato/cavaliere) che
poi va ad aiutare nella fornace, come anche, nel libro di Tobia (530 a.C.),
l’angelo-aiutante che guida Tobi nel suo viaggio, si
denomina di essere stato sulla Terra come Asarja, il
figlio del grande Anania. Perciò probabilmente lo stesso angelo.