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Il Libro di Grazia

“parte IV e V”

spiegazioni su: [Apocalisse cap. 21 e 22]

 

LA  MAGNIFICENZA  CELESTE

 

 

[ Il testo dell’Apocalisse di Giovanni ]

 

INDICE

Parte IV

Premessa   [Ap. cap. 21-22]   La  Magnificenza  celeste

Cap. 21,1-8      parte IV/I          Il nuovo Cielo = nuova conoscenza / La nuova Terra = il settimo Giorno della Creazione./ Il Trono bianco = La Magnificenza del Potere di UR

Cap. 21,9-27    parte IV/II         La comunità dei santi e le loro abitazioni

Cap. 22,1-5      parte IV/III       L’autenticazione della Creazione spirituale – La rappresentazione completata del settimo Giorno

 

Cap. 22    parte IV/IV  [Ap. 22, 6-15]     Il veggente di Dio e la sua testimonianza – L’ultima indicazione di Grazia e d’avvertimento al mondo

Cap. 22,6-10                              a) Il dialogo del principe angelico e del veggente

Cap. 22,7-15                              b) Il discorso del principe angelico

Parte V

Epilogo   [Ap. 22, 16,21]         La  santa  Voce –  la  Sua  Chiamata

Cap. 22,16-18                            a) Il santo appello di UR come Gesù

Cap. 22,19-21                            b) La parola conclusiva di Giovanni

 

 

Parte IV/I

Premessa

[Ap. 21-22]

 

La Magnificenza celeste

 

1. L’Alto Regno apre le Sue Porte. Nonostante ciò, l’ultimo profeta della Bibbia riceve anche qui delle immagini differenti, irradiate dalla grande visione, come dapprima l’ha ricevuto dall’ultimo sviluppo della materia anche il Portatore dell’Ordine, Mosè. A costui fu dato di partecipare, di contemplare qualcosa prima del Giorno dell’Amore, quello del dopo. Soltanto, di Mosè rimaneva coperta la maggior parte, fino al Tempo della Sera del sesto Giorno.

2. In principio (Giov. 1,1), ricavato dalla polarità del Potere fermo ed esercitante, le Condizioni e la Libertà, non riguardavano per nulla la visione mosaica (Gen 1,1); lo stesso procedeva anche dall’Essere complessivo di UR, perché le Opere quivi incluse avevano un proprio inizio e una propria fine, dalle quali sorse continuamente il nuovo Divenire. Ma già qui si trova già altamente inarcato il maestoso Arco del Patto del “Cavaliere bianco Fedele e Verace”. Il PATTO  si rivela nella previsione di Mosè, la GRAZIA nella visione posticipata di Giovanni. L’intera Opera della Bibbia è conclusa meravigliosamente sotto questo Arco: nel Tabernacolo = adagiato nella Custodia.

3. Quello che Mosè può vedere e Giovanni rivelare, lo ha riconosciuto una volta Raffaele come ortatore e come co-formatore del ricco Giorno dell’Amore nel suo primo rintocco: il magnifico Finale, la Cui  Incommensurabilità è UR stesso! Raffaele, il Principe d’Amore della Luce, diceva, molto tempo prima che accadesse la caduta nella Creazione:

4. “O Padre, onnisanto-Ur, quanto sei Benigno con i Tuoi figli. Sì, – Buono! Questo procede dalla Tua Benignità, la cui Acqua della Vita è inesauribile. In questa Bontà regale, il Bene, la Tua essenza, di DIO, è ben fondata, con cui Tu ci regali la Tua Rivelazione nel Giorno dell’Amore, come noi non lo possiamo quasi afferrare seriamente. Il Tuo Essere si rivela magnificamente! Tu ci hai preparato questo Mattino dell’Amore come una Sera di Festa. In verità, la sua pienezza non la si può quasi misurare già sin da ora. – Dì, Padre mio, che altro ci porta ancora il Giorno?!”

5. «Molta benedizione, figlio Mio Raphael, molto lavoro e anche l’amara decisione! Tutto l’insieme è però la Sera, che tu porti percettibilmente in te. Bada di non perdere nulla!»

“Perdere…?”, Rapahel guarda in su, seriamente. “Può l’Amore, o un’altra Caratteristica, perder mai qualcosa? Oh, Padre!”

6. «La Caratteristica stessa, niente! Poiché, sii certo: il Mio Io non perde nulla, anche quando un figlio perde se stesso, e con ciò il Mio Dono, che rimane sempre ciò che è!»

7. ‘Il Mio Io non perde nulla!!’ – Con ciò era posto l’irremovibile Fondamento, il Regno, che ora nella sua Magnificenza celeste dev’essere assegnato a tutti i figli secondo i Doni e anche secondo l’Eredità.

 

 

«Io t’esalterò, o mio Dio, mio Re,

 e benedirò il tuo nome in sempiterno.

 Ogni giorno ti benedirò,

e loderò il tuo nome in sempiterno.

L’Eterno è grande e degno di somma lode,

e la sua grandezza non si può investigare.

Un’età dirà all’altra le lodi delle tue opere,

e farà conoscere le tue gesta.

Io mediterò sul glorioso splendore della tua maestà,

e sulle tue opere meravigliose.

Essi proclameranno il ricordo della tua gran bontà,

e canteranno con giubilo la tua giustizia.

L’Eterno è misericordioso e pieno di compassione,

lento all’ira e di gran benignità.

L’Eterno è buono verso tutti,

e le sue compassioni s’estendono a tutte le sue opere.

Tutte le tue opere ti celebreranno, o Eterno,

e i tuoi fedeli ti benediranno.

Diranno la gloria del tuo regno,

e narreranno la tua potenza,

per far note ai figlioli degli uomini le tue gesta

e la gloria della maestà del tuo regno.

Il tuo regno è un regno eterno,

e la tua signoria dura per ogni età.

L’Eterno sostiene tutti quelli che cadono

e rialza tutti quelli che son depressi»

 

[Salmo 145, 1-14, Cap. 21, 1-8]

 

[indice]

Parte IV/I

[Ap. cap. 21,1-8]

 

Il nuovo Cielo = la nuova Conoscenza

La nuova Terra = il settimo Giorno della Creazione

Il Trono bianco = La Magnificenza del Potere di UR

 

1. «1Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati, e il mare non era più» [Ap.21,1]. – Dal Regno fluiscono sempre più forti dei santi Flutti. Chi vuole bagnarvisi, risorgerà da ogni morte in celestiale magnificenza. Il nuovo Cielo e la nuova Terra sono il settimo Giorno della Creazione nel Fasto glorioso, Magnificenza e maestosa Misericordia, di cui si dice: “Questo è il Giorno che l’ETERNO ha fatto. Festeggiamo e rallegriamoci in esso!” (Salmo 118,24). ([Salmo 19,8]: «La legge dell’Eterno è perfetta, ristora l’anima, e la testimonianza dell’Eterno è verace, rende saggio il semplice») 

2. Nuovo Cielo = nuova Conoscenza, provvisti con incredibile Benedizione; nuova Terra = dato di fatto, che dimostra un Giorno di Creazione con molti preavvisi incoronanti. Non c’è quasi bisogno di un’altra interpretazione del primo Cielo insieme alla prima Terra, qui c’è anche il sesto Giorno compiuto dell’Anno-Atto-Ur. Oltre a questo, ancora quella visione: il primo cielo = mondo (errato), immagine di una cosa senza precisa conoscenza; e la prima terra = formare in qualche modo su una base sostanziale-materiale.

3. A questa base peritura si allaccia il mare = vita caduta, nel senso complessivo di peccato, miscredenza, istintività, anche una certa sospensione di pesantezza sostanziale. Queste immaginazioni, più ancora la pretesa cattiva di cose creative, sono passate = cessano d’essere e cadono contemporaneamente su “l’altra morte” secondo il versetto 8.

4. E’ comprensibile che Giovanni veda solo il Cielo e la Terra in ciò che è sorto di Nuovo; e non è inteso il mare di vetro (Ap. 4,6 e 15,2). Il nuovo Giorno della Creazione riceve con ciò un’impronta essenzialmente diversa, che può già avere una spirituale-cosciente formazione nei figli dell’Eredità. Da questo risulta la conoscenza e la beatitudine come duplice Rivelazione del nuovo Cielo; perché lo si vedrà e si vivrà in esso!

5. Questo vale pure per la nuova Terra = nuova realtà. Cioè: UR riprende il Giorno nel suo Io, tutte le Opere, come prima. Ma, – Egli non dissolve l’Opera filiale con questa ripresa; questa conserva la sua propria vita personale, inoltre con quell’aggiunta di salvezza che dimorerà per sempre nella vicinanza del Suo Cuore, indipendentemente di come si formeranno dei nuovi  periodi di Creazione.

6. Un Raggio dalla Grazia del Patto, che ha creato più di quanto il popolo dei figli comprendesse nell’eternità, scese sulla vecchia Terra peccatrice, che ne ha fatto un asilo nido per il Giorno dell’Amore; ma non viene assunta dal Regno della Salvezza, che rivela nella meravigliosa magnificenza l’Essere e la Vita in UR, dell’Eterno-Verace.

7. «2Io, Giovanni, vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere giù dal cielo d’appresso a Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo» [Ap. 21,2]. – Il discendere viene osservato quasi sempre in modo come se la santa Città, il cui “nuovo Nome pronuncerà la bocca del Signore”, (Ger. 62,2), discendesse sul mondo. Se questo fosse il caso, allora quest’immagine sarebbe stata data prima di quella del nuovo Cielo e della nuova Terra, e il primo Cielo, insieme alla Terra e al mare, potrebbero  rimanere.

8. O al posto del vecchio è giunto del nuovo, cosa che conclude poi l’ulteriore visione, oppure la Rivelazione è piena di contraddizioni irrisolvibili. Ma il primo e l’ultimo Libro della Bibbia aprono e terminano un intero Giorno di Creazione. Il “Sia Luce” ha riempito dei Cicli, che hanno messo la pietra fondamentale per l’Anno-UR dell’Azione. La previsione di Mosè è il piede destro del maestoso Arco del Patto e della Grazia; e la post-visione di Giovanni è il piede sinistro immerso nella stessa Lontananza di UR. Sotto quest’Arco sta il Giorno dell’Amore di Dio!

9. Santa città = luogo, luogo di gioia ([Giovanni 14,2]: «Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore…»), nel senso dell’immagine anche la comunità dei figli rimpatriati; la nuova Gerusalemme = il Regno di UR; a Dio = al Suo Amore; dal Cielo = dalla santa Altura nell’Opera del Giorno donata ai figli di Spazio e Tempo, per loro realmente portati vicino visibilmente; discendere = rivelarsi all’improvviso in tutta la magnificenza. E’ da includere la via di Grazia che precede, e dato che tutti i figli stanno sotto la Custodia di Dio, il Regno-Ur preparato a nuovo per loro, discende certamente dalla Sua Altura.

10. La sposa adorna! Qual delizioso paragone! Tutti i figli – ora espiati – sono diventati ‘sposa’, che va incontro al suo sposo nella purezza. Ci è voluto il tempo del Giudizio, anzi quasi tutto il tempo del Giorno, che è stato impiegato per la  preparazione di questo “Alto-Tempo”. Con ciò è stato aperto il nuovo Cielo nell’Essenziale.

11. «3E udii una gran voce dal trono che diceva: “Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini. Ed Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli, e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio; e asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro e la morte non sarà più, né ci saran più cordoglio, né grida, né dolore, poiché le cose di prima sono passate» [Ap. 21,3]

12. La voce è il principe dell’Amore, dato che proviene dal trono = l’immediatezza dell’Onnipotente. Egli annuncia la gentilezza di Dio, perché l’Amore è il preparatore della via verso il nuovo Cielo e verso la nuova Terra; gran voce = annunciato a ciascuno, contemporaneamente la dimostrazione della veridicità.

13. Questo scende decisamente nella profondità del cuore, perché, guarda: è qui, nessuno dubiti più! Il Tabernacolo di Dio con gli uomini! Nessuno dica che sarebbe dimostrata la discesa al mondo della Città celeste. Lo SPIRITO ha la Verità! – Sul Tabernacolo c’è da dire di più, perciò viene  prima spiegato il “con gli uomini”.

14. Uomini = creature con una propria consapevolezza. «Facciamo l’uomo a nostra immagine» non vale nel primo rango per gli uomini terreni. Sono intesi degli spiriti altamente talentati creati dall’Amore di Dio, poiché Egli li ha fatti   dalla Sua immagine spirituale. Che molti son diventati un povero riflesso attraverso la caduta di Satana – trascinati con lui – è una faccenda del tutto a se stante. Diversamente, il Signore non avrebbe potuto continuamente promettere sulla Terra una ‘vita eterna con Lui’. Inoltre, è ancora inteso che tutti i figli, sia i portatori del co-sacrificio come anche coloro che sono soltanto inclusi nel Sacrificio-Ur, sono andati nella materia e ora hanno riottenuto la vita spirituale-celeste.

15. Il Tabernacolo portato da Dio al mondo, è ora del tutto presso i viventi, coloro che sono rinati dall’acqua e dallo spirito, dall’espiazione e dal co-sacrificio. Raccoglie e benedice tutti, grandi e piccoli. Il raccogliere e benedire è una parte notevole del Tabernacolo  = torrente, custodia, cura. In questo Tabernacolo abitavano una volta i nati.

16. Perché questa magnificenza viene chiamata ‘Tabernacolo’, dato che con la sua interpretazione compare la piena Luce del Regno? Il Potere, la Forza, la Potestà e il Vigore di UR devono essere inclusi nel Tabernacolo; e di Lui ce n’è bisogno della parte più piccola, per inondare magnificamente lo Spazio e il Tempo di un Giorno della Creazione, la cui magnificenza non può afferrarla una creatura.

17. Nemmeno i principi della Vita potrebbero sopportare questa magnificenza, se il maestoso risplendere di UR fluisse senza divisione. Un simbolo: il Tabernacolo accanto a una Casa del dominio scompare addirittura. Ma in ambedue dimorano degli uomini, i figli possono ridere, i poveri piangere, in cui influenza la vita e la morte. Di fronte all’imponenza di UR un Giorno di Creazione è un Tabernacolo (Capanna). Ciononostante in lui opera anche la santa quadruplice Entità: L’Atma-Ur! Egli non trattiene nulla per Se stesso, eccetto il Suo Potere di Creatore. Egli dà rispettivamente soltanto una parte, in cui si mostra paternamente la Sua custodia.

18. L’essere provveduti in ogni tempo, dà tanto quanto ogni singolo lo possa portare. E tutto è colmo fino all’orlo; perché ogni Mattino e ogni Sera di un Giorno il Creatore può dire: “Guarda, questo è molto buono!”. Quindi, il singolo Giorno è la ‘Capanna’ nel rapporto di un ciclo-Ur accanto o all’interno della magnificenza della Fortezza.

19. Per questo, l’annuncio di gioia: Ed Egli sarà con loro e loro saranno il Suo popolo = schierati intorno al Re, che sa coprire la Sua Dignità di Regnante; Egli stesso, Dio con loro, sarà loro Dio! Quale Testimonianza! Egli stesso nuovamente come UR, l’Eterno-Santo, l’Eterno-Unico e Verace, e così come PADRE (‘Padre-Eterno’, [Isaia 9,5]) guidando tutti i figli con la soave verga da Pastore. E sarà loro Dio = ognuno potrà ora frequentare Lui confidenzialmente nella Perfezione del sesto Giorno della Creazione, come inizio per il nuovo Cielo e per la nuova Terra.

20. Questa è la visibilità del Patto fra il Padre-Ur e il figlio-Ur. L’interiore dello Stesso, dell’uomo verso la sua sposa, è come una Fonte profonda che non vede ancora la Luce del Giorno, ma nutre le Fonti di tutti i Giorni. Dio asciugherà ogni lacrima! Con ciò decade qualche cattiva credenza, con ciò è deposta la Testimonianza di una piena redenzione. Perché se dal primo esistesse ancora la morte, ancora l’inferno, ‘mai’ si potrebbe rivelare la Parola del veggente, dal SANTUARIO.

21. E’ quasi superfluo parlare ancora della quadruplice messa in conto della colpa. La sospensione dice: “Credi, figlia Mia, è davvero così!”. In questo consiste la più grande Felicità dell’amore Paterno, di possedere di nuovo tutti i figli, anche coloro che erano perduti nella seconda morte. – Non vi sarà più morte, né sofferenza, né grido né dolore = la caduta e la materia da lei sorta, il peso del peccato, il pentimento e l’espiazione; nel complesso, l’Armaghedon, perché: il primo,  è passato! Tutto è passato, espiato, redento, e riportato a Casa nella Misericordia.

22. Nessuno va perduto. L’IO SONO, che non disperde, ma raccoglie, che non conduce solamente i Suoi figli fedeli, ma anche le pecore di altri ovili, appunto, i caduti, i precipitati, poiché Egli ha dato il Suo Sacrificio per tutti!

23. Ora, ancora un trono del nuovo Giorno, durante il quale suoneranno santamente le Campane della Festa. Anche qui  un duale. Come UR prepara il divenire dalle Condizioni a Lui riservate e dalla Legge della libera volontà ambedue i Fondamenti uguali nello Sviluppo e nella Forza, così anche i figli devono preparare le lampade del loro cuore, per la nuova Opera e, con ciò, per sé, per la Gioia di UR.

24. «5E Colui che siede sul trono, disse: “Ecco, io fo ogni cosa nuova!”. Ed aggiunse: “Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veraci» [Ap.21,5]. – Nessuna voce nel mezzo, UR stesso dice: “Io faccio ogni cosa nuova!”. Se è così, allora non esisterà più nulla del vecchio. Chi dice ancora: “Solo quello che viene a Lui; rimangono invece l’inferno e l’altra morte, come lo annuncia ancora il veggente”, a costu l’elogio funebre sia sospeso, fino al punto in cui se ne parlerà.  Tuttavia, GESU’ ha vinto la morrte!

 

L’Agnello di Pasqua, sacrificato e portato

in tutti i mondi attraverso la Resurrezione, 

è la reale Validità fra Colui che siede sul Trono  e

dei Suoi, fra la Luce e la tenebra, fra la morte,

la Luce e la liberazione da ogni oscurità materiale!

 

25. “Fermalo nello scritto!”, indica di nuovo il Testamento della Creazione scritto il quarto Giorno della Serietà. Con la firma di UR, il Documento ora sigillato è autenticato. Non ne avrebbe bisogno nei confronti di nessuno; ciononostante Egli lo ha fatto. Credere ancora di ‘rimanere-lontani-da-Dio’ è un oltraggio, è peccato contro lo Spirito Santo!

26. «Beati i misericordiosi, perché a loro sarà fatta misericordia!». Nel Giorno di Sabato (quello futuro, spirituale, nel Regno) varrà solo la Misericordia! Colui che è sul Trono = l’Onniregnante; fa tutto nuovo = l’Opera nella quale il Suo Amore, e una figlia quasi totalmente staccata da Lui, Gli staranno di fronte. Solamente un’alta santa Grazia del Patto era il sottile filo che teneva legata la precipitata a UR. Quello “Scrivi!”, come forma d’espressione, riguarda l’ultima visione del tempo, che non è appunto la Sera di Festa. Ma UR conferma il Compimento dell’affermazione, dicendo: «Perché queste parole sono fedeli e veraci». E DIO  era la PAROLA!

27. Nondimeno, il veggente può sapere ancora di più. Poi mi disse: «6E’ compiuto! Io sono l’Alfa e l’Omega, l’Inizio e la Fine. Voglio dare dalla Fonte, gratuitamente all’assetato, dell’acqua viva» [Ap. 21,6]. – E’ così! Non ci vuole di più; perché Ur mette dopo il Suo Alfa e Omega. L’Anno-Atto-UR con la sua prima grande Opera come prima Settimana di Creazione sarà un miracolo senza pari. Quando avverrà, porterà la sua incoronazione dall’Eternità-Ur in Spazio e Tempo!

28. “Voglio dare all’assetato!”. Si riferisce volentieri a sé (a lui, al veggente?) e ai credenti. Ovviamente, sono intesi anche loro, ma nella magnificenza celeste giace qualcosa di più profondo. A colui! Non un plurale, a cui certamente è deciso nel “colui”, anzi, secondo il decorso del mondo, persino preposto. Nonostante ciò: colui = al figlio precipitato!

29. All’inizio del nuovo Giorno a lui dovrà essere dato gratuitamente. Ha dovuto portare certamente dei pesi della Creazione, fino al ritorno; …ma che cosa è di fronte al Golgota?! Ora il suo peccato è da pareggiare solamente nell’essenziale, perché ciò che è precipitato insieme a lui (lei, Sadhana) giaceva sulla croce del Sacrificio di UR. Così Sadhana riceverà la redenzione prima gratuitamente dalla Fonte della Vita = la Grazia e la Misericordia. Dopo, gratuitamente a coloro che hanno bisogno del Dono; ma conquistato  dai figli nell’ereditarietà nella via di salvezza come eterno-vero frutto.

30.  «7Chi sarà vittorioso erediterà questi beni, e io gli sarò il suo Dio, ed egli mi sarà figliuolo» [Ap. 21,7]. – Il “chi” non ha nessuna limitazione, perché “il Compiuto” del Portatore della Croce possiede la validità-Ur. Può conquistare solamente colui che è vincitore; perciò la differenza dei figli dell’eredità, con coloro che hanno avuto la redenzione dalla Misericordia. Coloro che vincono la prima morte ed hanno la redenzione dalla seconda resurrezione, riceveranno l’acqua viva dalla Fonte, gratuitamente.

31. Ancora (qualcosa di) il bello: davanti stanno coloro che ricevono gratuitamente, dopo i figli d’eredità, perché fra UR come Portatore del Sacrificio e i figli d’eredità come portatori del co-sacrificio, sono da recintare dalla Grazia quelli della seconda morte, con cui anche a costoro sarà data la “Figliolanza”. Infatti, nel nuovo Cielo e nella nuova Terra cadranno tutte le differenze. Gli eredi andranno nella materia come delegati, ritorneranno a Casa come figli di UR. I precipitati saranno riportati a Casa da UR, nella Grazia, ed entreranno nella nuova Unità del Regno come graziati. – Con costoro è terminata la prima immagine Magnificenza celeste.

32. Nelle prime due immagini s’inserisce in modo strano un Atto intermedio del tempo – interpretato solo in modo terreno – ma può confondere. Alla conoscenza e all’animo viene posta un’alta pretesa. E’ ingiusto credere che l’Atto intermedio venga pronunciato ancora da “Colui che siede sul trono”. In realtà non l’ha detto nessuno, cosa che è confermata dalla seconda immagine.

33. «8Ma quanto ai codardi, agli increduli, agli immorali, agli omicidi, ai fornicatori, altri stregoni, agli idolatri e a tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e zolfo, che è la morte seconda» [Ap.21,8]. – Come fa Giovanni a mescolare questo male nella nuova Magnificenza, se non è dal Regno? Chi volesse dare ragione al veggente, deve riflettere che l’immensa visione lo ha completament trasformato. Lui – se stesso, un prigioniero per via della fede – vede l’ingiustizia del mondo. Così teme per i perduti.

34. Per questo ha valutato proprio quest’ultima parte della Rivelazione e, come uomo, lo ha detto con ragione: se i messaggeri dell’oscurità vogliono anche possedere la Magnificenza, allora sulla Terra devono modificarsi potentemente, altrimenti rimangono nella loro morte! Lui stesso, quindi, fa l’esclamazione intermedia per via dell’amore e del Vangelo, come avvertimento e come ammonimento.

35. Il Regno lascia mano libera al veggente; Esso stesso unisce così la propria Spiegazione. La seconda morte, secondo il senso, può essere sospesa, l’altra rimane nella Mano di UR. Queste due parti di morte sono mostrate finora soltanto come l’altra morte, perché appartenente a una regione essenziale. Alla fine del Giudizio, UR ha comunque svolto una separazione, ha strappato la vita cosciente alla ‘seconda’ morte, dissolvendo invece creativamente quelle formazioni (immaginazioni/deformazioni) provocate dalla follia dell’avversario. E questa è così ‘l’altra morte’, ora sottomessa unicamente all’Onnipotenza creativa. Se non fosse così, allora non ci dovrebbe star scritto: “E la morte non sarà più”, perciò nessuna. Quell’altra morte di questa immagine, dovrebbe chiamarsi veramente “Un altra morte” = una cosa del tutto diversa.

36. I codardi, gli increduli, ecc., per via del Regno non sono più coloro ai quali il veggente si rivolge con l’avvertimento nel tempo terreno. Loro sono soltanto l’oggetto che riceve una perfetta nuova formazione nell’alta santa Fonte di Mezzanotte di UR. Questo avviene nel  Fuoco, nel primo elemento di UR. Nello stagno = abisso inesplorato, il Fuoco del Creatore trasformerà tutte le scorie inutili dalla caduta di Satana. In questo modo è perfino incluso l’una e l’altra morte nel Regno, nella ricchezza Regale.

 

UR, non perde nulla!

[indice]

 

Parte IV/II

[Ap. cap. 21,9- 27]

 

La comunità dei santi e le loro abitazioni

 

1. La seconda immagine del tempo si occupa del perfezionamento, cioè: ogni magnificenza del Regno che prima si univa nell’allineamento, l’una all’altra, viene mostrata nel più sublime pareggio del Potere fermo e governante. E questa, nella stupenda, meravigliosa visione.

2. «9E venne uno dei sette angeli che avevano le sette coppe piene delle sette ultime piaghe; e mi parlò: “Vieni, e ti mostrerò la sposa, la moglie dell’Agnello”. 10E mi trasportò in spirito su di una grande ed alta montagna, e mi mostrò la santa città, Gerusalemme, che scendeva dal cielo d’appresso a Dio, avendo la gloria di Dio. 11Il suo splendore era simile a  una pietra preziosissima come pietra di diaspro cristallino» [Ap.21,9-11].

3. Quest’angelo è il principe della Serietà e non un portatore di coppe, poiché è importante sapere che la Serietà è stata la vera fondatrice del Sacrificio. Sull’alta maestosa Grazia del Patto viene istituito il Nuovo. L’indicazione alle piaghe proviene dal veggente, affinché il principe sia riconoscibile. “Vieni!”. Di nuovo un gradino più in alto. Oh, se tutti volessero interpretare giustamente questo ‘Vieni’ anche per se stessi! Vieni, non lasciarti affliggere di penetrare nella Onni-Luce, vieni, segui il tuo angelo, lui ti conduce nel modo giusto!

4. La donna = la comunità dei santi; la sposa dell’Agnello = la Creazione riportata tramite Cristo. La montagna = salda conoscenza, ha due predicati: grande = dimensione complessiva; alta = conducendo in Alto. Nel complesso, la redenzione. La montagna è contemporaneamente il sesto Giorno, sui suoi pinnacoli sorgerà il settimo. Questo si trova più in Alto, perché discende, un segno che troneggia al di sopra della grande ed alta montagna.

5. La nuova Gerusalemme! Il suo nome è preannunciato come splendore e luce della Fiaccola, come una bella Corona nella mano del Signore ([Isaia 62,1-5]: «Per amor di Sion io non tacerò, e per amor di Gerusalemme non mi darò pace, finché la sua giustizia non apparirà come l’aurora, e la sua salvezza come una lampada ardente. Allora le nazioni vedranno la tua giustizia, e tutti i re, la tua gloria; e sarai chiamato con un nome nuovo, che la bocca dell’Eterno fisserà; e sarai  una splendida corona in mano all’Eterno, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Non ti si dirà più “Abbandonata”, né la tua terra sarà più detta ‘Desolata’, ma tu sarai chiamata ‘La mia delizia è in lei’, e’Maritata’; poiché l’Eterno riporrà in te il suo diletto, e la tua terra avrà uno sposo. Come un giovane sposa una vergine, così i tuoi figlioli sposeranno te; e come gioisce lo sposo per sposa, la gioia dello sposo, così il tuo Dio gioirà per te»). O misericordia, risplendente dai Sette, maestoso Giorno di Festa! In Te sorge la Città “Santa-Luce !

6. Luce = nuovo mattino (Stella mattutina – diaspora); e santa = di nuovo diventato UR del tutto evidente! E questa immagine è così meravigliosa in ogni misura, che il veggente, diversamente così scarso in parole, ne parla due volte: prima nel proprio rapporto e ora nella sua visione celeste.

7. Ciò che UR dà, è la misura di Grazia sopportabile da tutta la magnificenza come anche dal Giudizio. Questa ‘misura di Grazia’ scende giù. Mosso dall’Ordine, fa di tutti i figli la sposa adorna, che viene sposata nel “Tempio della Santa-Luce” della maestosa Misericordia, che significa ugualmente l’Opera di Cristo.

8. Giovanni può descrivere la bella Città, tuttavia interpretare ciò che vale per l’alto Giorno di Festa, non corrisponde alla misura di Grazia del momento. Per tale motivo questo viene mostrato solamente. Ciò che è da riconoscere, deve valere per l’ultima via, perché su questa c’è bisogno della Chiamata del Salvatore: “Vieni”.

9. «La città aveva un muro grande e alto; aveva dodici porte e alle porte dodici angeli, e sulle porte erano scritti dei nomi che sono quelli delle dodici tribù dei figlioli d’Israele» [Ap.21,12]. – Il muro grande e alto corrisponde alla montagna grande e alta, ma anche alla recinzione. Dodici porte = dodici Raggi fondamentali, tre ad ogni lato relativamente da una Camera del cuore di UR, e cioè: Benignità, Umiltà, Purezza; Grazia, Forza, Verità; Longanimità, Pace, Conoscenza; Mansuetudine, Gioia, Dedizione. I dodici Angeli portano dei santi segni di collegamento. Benignità = Il Sole della Vita; Umiltà = Fiamma; Purezza = Colomba; Grazia = l’Arco del Patto; Forza = cavallo bianco; Verità = Stella mattutina; Longanimità = Mantello; Pace = Palma; Conoscenza = Libro; Mansuetudine = Agnello; Gioia = Rosa multipetali; Dedizione = Cuore.

10. Così si entra nel Regno. Le dodici tribù d’Israele non sono il popolo terreno. Ma: Israele = vincitore ([Gen. 32,29]: «E Giacobbe gli chiese; ‘Deh, palesami il tuo nome’. E quello rispose: ‘Perché mi chiedi il mio nome?»), spiritualmente proceduto dai 24 anziani, dei quali due come simbolo del Duale = UR e la Sua Opera, – aprono e sorvegliano una Porta attraverso un Raggio e attraverso il Suo Segno. Una domanda, se c’è veramente bisogno del muro, se la morte e l’inferno sono eliminati, sarebbe posta molto da miopi, perché il muro significa ‘spazio limitato’ e ‘un tempo ordinato a questo’. Tuttavia, ogni giorno della Creazione ha il suo muro = spazio e tempo, inizio e fine.

11. «13A oriente c’erano tre porte, a mezzogiorno tre porte, e ad occidente tre porte» [Ap. 21,13]. – Il Mattino il Creatore creò un Fondamento, sul quale già riposa dalla santa Notte il culmine della Perfezione, da cui il Sacerdote opera benedicendo. Al Mezzogiorno la caduta si era perduta al massimo e Dio discese dalla Sua Altura giù verso la povertà, per condurre come Padre la Sua Opera-Figlio alla Sera di Festa. Quindi, la sequenza ha un senso. Tre porte su ciascun lato del muro = ognuna delle quattro Entità porta le tre altre in sé: UR, l’Unico! Di questo se ne parlerà ancora più avanti.

12. «14E il muro della città aveva dodici fondamenti, e su quelli stavano i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello» [Ap.21,14]. – Le fondamenta sono i predetti Raggi fondamentali, e gli apostoli sono le radici del genere celeste. Significano pure i mesi dell’Anno-Atto-UR; e i nomi – non prevalentemente di persone – come ‘portatori del Santo Spirito’, sono il felice adempimento benedetto di queste grandi Opere di Anni. La visione, interpretata anche sotto l’aspetto terreno: l’uomo deve condurre una vita perfetta, affinché diventi riconoscibile l’opera del suo spirito (Anno; [Gen. 5,24]: «Ed Enoc camminò con Dio; poi disparve, perché Dio lo prese»).

13. «15E colui che mi parlava aveva una misura, una canna d’oro, per misurare la città le sue porte e il suo muro. 16E la città era quadrangolare, e la sua lunghezza era uguale alla larghezza; egli misurò la città con la canna, ed era dodici mila stadi; e la sua lunghezza, la sua larghezza e la sua altezza erano uguali. 17Ne misurò anche il muro, ed era di centoquarantaquattro cubiti secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall’angelo» [Ap.21,15-17]. – Una volta uno del Cielo misurò con una corda, poi il terreno con un bastone (Ez. 40,3; Zacc. 2,5; Ap. 11,1), e ora nuovamente un celeste con una canna d’oro. Il principe della Serietà misura tutta la città = il nuovo Giorno viene misurato. Intanto tre cose: Città = l’Interiore; Porta = l’accesso, il collegamento; Muro = l’esteriore, il circondario di ciò che è dato nel alto-santo Essere-Ur.

4. La città è quadrangolare = Quadruplice Entità, inoltre il –rimanere-uguale-a-sé. Lunghezza, Larghezza e Altezza, pure uguali, significa ancora, che ogni singola Parte di UR rivelata solo per i figli, rappresenta insieme tutte le altre Parti nello stesso rango: E’ sempre Lui, UR, l’Unico!

15. Il nuovo ottiene la lunghezza = il tempo; la larghezza = lo spazio; l’altezza = la perfezione, come Parti del Sacerdote, Dio e Padre date a ogni Opera. UR si è riservato la Creazione dalla Condizione nella Volontà e nell’Ordine: il Suo santo Frutto! Da qui sono venuti in ugual misura i sette Raggi e devono essere accolti nello stesso modo. La preparazione alla misurazione è l’inizio del nuovo Giorno, l’effettiva misurazione è il suo decorso.

16. Dodicimila stadi: Giovanni ha pensato qui all’eternità; ma spiritualmente: dodici = numero chiave per dodici segni di Porta; mille = unità; campo = fertilità; via = progresso dell’Anno-UR attraverso il suo primo Giorno di Festa. Celeste significa = il fondamento-Ur e la sua fruttificazione, pienissima unità fra Maestro dell’Opera e l’Opera.

17. Centoquaratanquattro cubiti = numero chiave dei 144.000. Del fatto che saranno chiamati il terzo e il quarto gruppo di Luce, dipenderà dalla Costruzione del nuovo Giorno. I sette principi (spiriti, stelle, fiaccole, candelabri) e i quattro guardiani (animali, ruote, vento, corna; secondo Ezechiele, Daniele, Zaccaria e Giovanni) rappresentano presso il trono la Parte-Ur, mentre quelli davanti al trono appartenenti a Lui come i 24 anziani e i 144.000 portatori del Comando, incorporano come Parte dell’Opera il Piano base e il popolo del Regno.

18. Una misura (un braccio) = innumerevoli moltitudini nonostante la ragione umana del campo, via, misura. Ma ce l’ha  l’angelo! Il principe della Serietà ha trasformato questo in una misura d’uomo = conoscenza. Se tutto rimanesse una misura d’angelo = misura di Luce, non sarebbe possibile nessuna interpretazione. La misura della Luce nella Rivelazione di Giovani è trasformata possibilmente comprensibile in una dimensione umana.

19. «18Il muro era costruito di diaspro e la città era d’oro puro, simile a terso cristallo. 19Le fondamenta delle mura della città erano adorne d’ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento era di diaspro; il secondo di zaffiro; il terzo di calcedonio; il quarto di smeraldo; 20il quinto di sardonice[1]; il sesto di cornalina[2]; il settimo di crisolito[3]; l’ottavo di berillo[4]; il nono di topazio; il decimo di crisopazio[5]; l’undicesimo di giacinto[6], il dodicesimo di ametista[7].  21E le dodici porte erano dodici perle e ognuna delle porte era formata di una sola perla; e la piazza della città era d’oro puro simile a cristallo trasparente» [Ap. 21,18-21].

20. Il veggente parla di nuovo due volte di una cosa. Prima confronta tutta la città con un diaspro, ora ancora solo il muro. Questo è spiegabile. Dapprima vedeva solo la Luce, e poi un poco alla volta gli divengono chiari i particolari. Così succede anche ai figli rimpatriati, il che significa davvero che sarà detto.

21. E: UR mette la Sua Luce ([Giov. 1,9]: «Venne nel mondo la Luce vera, che illumina ogni uomo») come prezioso anello (muro) intorno al luogo della Sua Opera salvatrice. Di oro puro = il Sacrificio-Ur del Golgota e la via del sacrificio dei co-attivi; quest’ultimo, certamente una parte del muro, come anche la più sublime Preziosità del Giorno dell’Amore. Perciò simile a terso cristallo = il compimento della salvezza. La Corona del Sabato di vetro in puro oro! Molato!

22. Le pietre fondamentali della città sono i portatori del co-sacrificio; il Fondamento stesso è UR eternamente Unico! Le fondamenta in pietra = ciò che è proceduto dalla Base e consolidato con ciò: la figlia nata liberamente da UR. Le dodici pietre fondamentali hanno lo stesso numero chiave delle Porte. Una pietra fondamentale e una porta è: motivare in UR la via della propria vita e camminarvi da sé, grazie alla libera volontà in vista dell’alta Meta.

23. Le dodici pietre preziose sono i gradini del superamento, fondamentalmente legati nei dieci Comandamenti dati al portatore dell’Ordine, Mosè, e dei due Comandamenti rivelati al Portatore dell’Amore, GESU’. Chi vive i Comandamenti, diventa una pietra preziosa. Le Porte designate come Perle, significano: come perle dal fondo del mare, così è da prendere l’alta Meta da UR. Ogni Porta è simile a una Perla = santa Unità, che benedice i figli liberi. Perché: “Quello che è nato dallo Spirito, è spirito” (Giov. 3,6).

24. Il perfezionamento di un figlio vale come una perla, un gioiello per tutti. Vie d’oro: oro = co-sacrificio dei figli terreni; via = la via dei rimpatriati attraverso l’Armaghedon. I figli liberi e, liberati! L’oro si riferisce ancora al ‘purificato attraverso la sofferenza’. Di questo fa parte prevalentemente la rinuncia della vita nella Luce da parte dei fedeli. Costoro avevano superato la loro prova della libertà nella Creazione prima della caduta; il loro amore per UR li ha spinti alla parte d’ombra luciferina. Per di più la loro via diventa d’oro, la loro via nella materia è giustificata davanti a UR e benedetta da LUI.

25. «22E non vidi alcun tempio in essa, perché il Signore Iddio, l’Onnipotente, e l’Agnello, sono il suo tempio. 23E la città non ha bisogno di sole, né di luna che risplendano in essa, perché la illumina la Gloria di Dio, e l’Agnello è il suo luminare» [Ap. 21,22-23]. – Non vedere, non è una dimostrazione che la santa Città-Luce fosse senza Tempio, altrimenti non esisterebbe nemmeno nessun trono ([Isaia 6,1]: «…e vidi il Signore assiso su un trono alto, molto elevato …). Esso E’! Così come la Città è di Luce, il muro di diaspora, le vie d’oro, nello stesso modo il Tempio nel quale tutto riceve la sua Santità. Santuario = simbolo dell’Onnisanto; trono = reggenza; Santo Focolare = esercizio della reggenza, Questo E’:  Il Signore, l‘onnipotente Dio è il Suo Tempio.

26. L’Opera di Cristo come Agnello ha i viventi e li guiderà sulle vette del divenuto nuovo e lascerà partecipare i morti alla redenzione sulla via dell’Amore-Grazia. E’ in vigore: “Il Signore, l’Eterno, è nel suo tempio santo; tutta la Terra faccia silenzio in presenza sua!” (Habacuc 2,20). Dove UR incontra i figli, se nel Suo Santuario oppure sul Campo della Creazione,  quivi sono presso e in Lui, nel vero Tempio.

27. La città non ha bisogno né di Sole né di Luna. In questa visione il Sole vale soltanto come riflesso di luce provocato dalla caduta, sia secondo i figli come anche secondo il corpo cosmico; la Luna come subordinata, le stelle come coloro che seguono. Il veggente intende questo con ciò: Non deve = non sarà più. Solo una Luce splende, la Luce-Ur! La magnificenza di Dio ha redento completamente tutti i figli attraverso il Suo “Agnello-Cristo”.

28. «24E le  nazioni cammineranno alla sua luce; e i re della terra le porteranno la loro magnificenza. 25Le sue porte non saranno mai chiuse durante il giorno poiché la notte quivi non sarà più; 26e le porteranno la gloria e l’onore delle nazioni» [Ap. 21,24-26]. – Nazioni = liberati; quelli che diventano beati = redenti dalla caduta; cammineranno nella sua Luce = sperimentare il nuovo Giorno secondo la ‘misura di Grazia’.

29. I re della Terra non sono qui coloro secondo i cap. 17,9 e 18,3, ecc., ma i portatori di Luce della verità. Il potere del loro spirito, la forza del Vangelo, la potestà della testimonianza, il vigore del loro agire, ha un unico sigillo: la Misericordia! Loro sono gli amministratori del sesto Giorno della Creazione, gli alti incaricati di Ur! Perciò non camminano come le altre nazioni che son diventate beate, ma continuano a creare con la ricchezza dell’eternità-Ur.

30. Sorgono due cose importanti, per cui si ha bisogno della Sapienza (Ap. 17,9). Le loro porte = le condizioni-Ur; non vengono chiuse (sospese); il Giorno = la misura di Grazia rimane illimitata. E la Luce-Ur fluisce attraverso le porte dentro e fuori. Non vi sarà notte = non più nessuna caduta. ‘Nessuna notte’ sfiora le sante Notti dell’Opera. Queste rimangono! In loro, UR opera sempre sovrano. Dalla Sua Fonte di Mezzanotte Egli ha tratto ogni Opera nuova, ora nel primo Giorno di Festa dell’Anno-Atto-UR nel dare il cambio al Giorno dell’Amore, E ai Suoi figli Egli dona la rispettiva corona. 

31. La magnificenza e l’onore delle nazioni è diversa da quella dei re. Il veggente delimita precisamente la valutazione. Gli stessi re porteranno la loro magnificenza alla santa-Luce, mentre quelli delle nazioni saranno portate dentro, e cioè non da loro stessi. La maestosa Opera-Cristo ‘Ur, come Gesù’ li porta dentro attraverso il Golgota. Perciò si piegano anche tutte le tribù dinanzi a LUI; e il Suo Onore è che ha trasformato la caduta di Satana nella parte della Sua Corona.

32. IL veggente aggiunge all’immagine (come dopo il v. 8) un avvertimento. «27E niente d’immondo e nessuno che commetta abominazione o falsità, v’entreranno, ma quelli soltanto che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello» [Ap. 21,27]. – Quanto si misconosce questa Parola, che fa ombra al Sole di Dio come delle nuvole! In realtà viene dimostrato il contrario.

33. E’ una conferma formata in modo strano da Giovanni, di quello che era stato detto prima. Non vi sarà nessuno caduto, nessuno perduto, che potesse portare il minimo danno al nuovo Sabato. La seconda parte della frase è inoltre la delicata conferma.

34. Certo, coloro che sono scritti nel Libro della Vita dell’Agnello, entrano nella Santa-Luce. Ma persino la magnificenza e l’onore delle nazioni vi viene portata, per di più dal Portatore del Sacrificio stesso, così è da riconoscere la buona volontà, che con la separazione della seconda morte in questa e l’altra morte, con la seconda resurrezione collegata con la seconda morte e con l’immersione dell’altra morte nel Fondamento-Ur, tutto il vivente viene scritto nel  libro della Vita e – veniva aggiunto.

Il Golgota è il Sigillo irremovibile

della piena Redenzione!

35. Allora non vi sarà più Lucifero; allora nel Giorno dell’Amore la figlia espiata per via della sua caduta, starà di nuovo così davanti all’Eterno-Santo UR, l’Eterno-Unico e Verace, come ciò che era prima della caduta: Sadhana, l’Amabile, la prima figlia della reggenza!

36. Questo dato di fatto era stato veramente preparato come il nuovo Cielo e la nuova Terra, ed aperta la Santa-Luce. La sposa della città d’oro porta come prezioso gioiello d’onore il Raggio della settuplice Corona di UR. Ed è questo il gioiello: il santo Giorno di Festa di UR!

Vedi, Io faccio tutto nuovo, perché queste parole sono fedeli e veraci!!”

 

«Allelulja, io celebrerò l’Eterno con tutto il cuore,

nel consiglio degli uomini diritti,

e nell’assemblea.

Grandi sono le opere dell’Eterno,

ricercate da tutti quelli che si dilettano in esse.

Quel che egli fa è splendore e magnificenza,

 e la sua giustizia dimora in eterno.

Egli ha fatto sì che le sue meraviglie fossero ricordate,

l’Eterno è misericordioso e pieno di compassione.

Egli ha dato da vivere a quelli che lo temono,

egli si ricorda in eterno del suo patto.

Egli ha fatto conoscere al suo popolo

la potenza delle sue opere,

dandogli l’eredità delle nazioni.

Le opere delle sue mani sono verità e giustizia;

tutti i suoi precetti sono fermi,

stabili in sempiterno,

fatti con verità e con dirittura.

Egli ha mandato la redenzione al suo popolo,

ha stabilito il suo patto per sempre,

santo e tremendo è il suo nome»

[Salmo 111,1-10 ]

 

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Parte IV/III

[Ap. cap. 22,1- 5]

 

L’autenticazione della Creazione spirituale

La rappresentazione completata del settimo Giorno

 

1. Il vangelo delle pecore dei due ovili (Giov. cap.10 “il buon pastore”), nell’ultima visione diventa la verità più sublime. «1Poi mi mostrò il fiume dell’acqua della vita, limpido come cristallo, che procedeva dal trono di Dio e dell’Agnello» [Ap. 22,1]. – Quale incarico giace sul portatore della Serietà! Perché è lui a garantire per il Tutto, perché la Serietà di UR ne aveva sigillato il Sacrificio attraverso il Testamento. Quale Ricchezza! Se là il settimo Giorno di Sabato non si realizzasse come ‘santa-Luce’, – Giovanni non avrebbe mai veduto l’immagine.  Con il ‘lui mi mostrò’ = lui vede le formazioni realizzate.

2. Il fiume puro e limpido = è il ‘purificato’ dalla prima e dalla seconda resurrezione: le pecore sulla destra come anche i capri sulla sinistra, tramite cui la nuova Creazione spirituale riceve il suo titolo. Nel senso dell’Anno-Atto-UR il fiume è la Vita redenta, che non conosce più nessuna scissione del fiume in quattro vene. L’Onnisanto si mostra ai Suoi così com’è, Lui: UR, l’Unico! La purezza in questa visione è = la Sua piena Rivelazione, da Volto a volto.

3. L’acqua viva = la quarta Camera del Cuore di UR è diventato il legame indissolubile tra il Padre e il figlio tramite la Dottrina di Gesù e il Golgota ([Giov. 14,7-9]: «“Se m’aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre, e fin da ora lo conoscete, e l’avete veduto”. Filippo gli disse: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gesù gli disse: “Da tanto tempo sono con voi e tu non m’hai conosciuto, Filippo? Chi ha veduto me, ha veduto il Padre; come mai dici tu: “Mostraci il Padre?”»). Chiaro come cristallo! Giovanni fa una differenza fra purezza e limpidezza. Nel senso della Creazione la purezza è l’assoluto, la limpidezza è la forma adeguata a un’Opera, mentre per i figli in vista della caduta e della redenzione, la purezza si riferisce alla purificazione, la limpidezza però alla perseveranza, che viene annunciata con il “come un cristallo”.

4. Cristallo = preziosità, già nel Mattino del Giorno di Festa, edificazione, direzione, corso e meta come il Dono del Mattino di UR, dal Suo tesoro. Perciò il fiume parte dal trono di Dio e dell’Agnello. In questa Posizione altamente importante, UR non verrebbe rappresentato come due Persone, se non vi fosse appunto da dire qualcosa di importante dell’Uno. – Dio e Agnello non sono nessuna dimostrazione di Trinità solo secondo la rispondenza dogmatica. Chi non vuole valutare secondo la Luce, non deve legare la Divinità in una cornice vuota! Con ciò, sbaglia!

5. Dio e Agnello = Pazienza – Amore! Il Primo per il magnifico Giorno dell’uomo come impronta, il Secondo dandoGli la perfezione. La ‘Pazienza’ ha preso il Tempo dal tempo-Ur per la generazione di un Figlio del Sacrificio, ‘l’Amore’ ha partorito il Redentore nel Suo Giorno! Questo è il mistero, dal fiume dell’unico trono, sul quale infine può sedere soltanto UNO. La Trinità è però anche una rispondenza, perché la Creatività dell’Entità-Ur non spetta a nessun figlio, ma solamente dalle altre tre Parti.

6. «2In mezzo alla piazza della città e d’ambo i lati del fiume stava l’albero della vita, che dà dodici raccolti, e porta il suo frutto ogni mese; e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni» [Ap. 22,2]. – Il fiume che scorre nel mezzo attraverso l’Opera del Giorno e nel suo genere esteriore dà l’inizio al settimo Giorno, diventa piazza. Quindi: il Principio mobile della libera volontà è diventato stabile = è pareggiato con le Condizioni-Ur. Fiume = Condizione, Leggi immutabili; piazza = libera volontà, Leggi mutabili, sono di nuovo uno.

7. Nel senso della redenzione – espressamente rilevato – è il fiume del SALVATORE; in mezzo = mediatore; ambo i lati = i figli già liberi e quelli liberati; stava l’albero della vita = UR e il Suo frutto. Chi riconosce la Vita del Salvatore come un fiume che scorre sempre e vi si ancora, dalla Rivelazione costruisce la sua eterna redenzione!

8. Dodici volte i frutti = osservare i dodici Comandamenti dai due Fondamenti della Creazione; dodici mesi = grande Opera dell’Anno-Atto-Ur. L’anno della Terra – certamente in condizione misera – è un’immagine riflessa. Ogni divenire è radicato nel Regno, indpendentemente se l’uomo lo forma in modo giusto o sbagliato. Ora è giustificato come albero della vita che porta frutti per tutto l’anno = anno dell’affrancamento, anno di liberazione! (vedi Levitico cap. 25).

8. Dalle immagini della Rivelazione attraverso l’accoglienza della stessa sorge un anello di Vita per ogni figlio = anno interiore, spirituale, che dalla prima fondamentale rinascita deve portare con sé dodici volte i frutti sull’albero della sua vita, fondati sul principio della libertà della fede e dell’azione.

10. Presentare ancora come nazioni coloro che sono stati liberati dalla seconda morte, è stato conservato per la differenza dei gruppi e non è nessuna diminuzione, altrimenti non sarebbero stati riportati prima la loro magnificenza e onore. Che a loro servono soltanto le foglie (tè) per la guarigione, significa due cose. Nel decorso di ciò che è stato dato si riconosce che il secondo gruppo (fino alla fine dei miscredenti, tiepidi) ha bensì parte in tutte le beatitudini, ma non può essere attivo nell’Opera, senza averne ancora bisogno.

11. Qui l’Amore regala volentieri gratuitamente. Foglie = continuo dare (rinverdire); inoltre si trovano anche al fiume e nel rapporto loro stessi portano il loro frutto. Loro sono ancora ciò che UR ha raccolto dall’altra morte, che in qualche momento serve come gioiello di un’Opera. Fino ad allora rimangono conservati come qualcosa di impersonale nel Suo fondamento, anche coperto. Con ciò è detto molto sulla Creazione spirituale in UR, e ciò – oh, meraviglia – attraverso un uomo, ‘Giovanni’.

12. Gesù ha guidato il Suo discepolo molto addentro nel Suo Giorno di Festa che tutto irradia; ma anche se alla lingua d’uomo troppo povera verso lo spirituale, come anche verso una comprensione terrenamente legata, la visione di ciò è da dischiudere soltanto in una stretta cornice. Nondimeno, è stata data una rappresentazione; questa è sufficiente per elevare verso sfere superiori.

13. «3E non ci sarà più alcuna cosa maledetta e in essa sarà il trono di Dio e dell’Agnello; e i suoi servitori gli serviranno 4ed essi vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte» [Ap. 22,3-4]. – Un’imponente Parola: “Non sarà più!”. – Incredulità e scetticismo sono esiliati. Dio e l’Agnello sono di nuovo soltanto come ‘UNO’ = Reggenza ed Esercizio nel Centro di UR disposto visibilmente, perché l’Amore del Sacrificio – basato sulla Benignità – sorregge il Suo Giorno, lo ha riscattato ed ha riportato il Bene della Corona una volta andato perduto.

14. I suoi servi = coloro che corrono accanto liberamente nell’Opera di redenzione; il servire = per la ricompensa; i liberati ricevono sì il Dono, ma chi misura la differenza fra ricompensa e Dono in questo             Giorno del Signore? E vedranno il Suo Volto! EMMANUEL, il Signore ZEMACH (?), non velerà più il Suo Essere; non sarà più necessario apparire come nuvola, come fuoco, oppure nel povero rivestimento d’uomo oltremodo graziato attraverso il Sacrificio. No! – Si vedrà UR da Volto a volto!

15. Significa ancora: avere uno sguardo in ciò che l’Onnisanto ha preparato per il Giorno di Festa. Dai Suoi occhi risplendono passato, presente e futuro inesprimibili, maestosi Anni della Creazione sul cui decorso Egli, per la gioia dei Suoi figli, copre il ‘Mantello dello sviluppo’. Soltanto – anche da questo i figli fedeli hanno la loro giusta parte dal “da Volto a volto”.

16. In questo modo portano il Suo Nome sulla loro fronte = la parte del Sacerdote, Dio e Padre si è manifestata in loro. Prendono in mano la creatività solamente quando sono incaricati per l’Opera. Quando questo è fatto, allora ripongono la parte del Potere dell’Opera di nuovo sul santo focolare come i più fedeli aiutanti dell’Altissimo.

17. «5E non ci sarà più notte; ed essi non avranno bisogno della luce di lampada, né della luce del sole, perché li illuminerà il Signore Iddio, ed essi regneranno nei secoli dei secoli» [Ap. 22,5]. – “Nessuna notte” non è ripetuto invano, perché il successivo gradino dice: i sei Giorni lavorativi saranno elaborati spiritualmente il Giorno del riposo. Per UR non esiste nessun arresto. Anche in questo Giorno si daranno all’Opera per conquistare la ‘Misura di Grazia della stessa’. Ma non saranno mai più separati da UR. Notte = separazione. Il Suo Nome sulla fronte, la Sua immagine nel Cuore, Egli è presente in loro in ogni tempo.

Quindi, vivranno in questo Giorno di Festa,

nella Luce delle Sue instancabili mani!

18. I liberi (servi) non avranno bisogno del luminare = insegnanti; nessuna luce del Sole = consigliere; Dio il Signore li illuminerà = li farà maturare in tutte le cose; regnare = faranno parte della Reggenza del Trono; di eternità in eternità (nei secoli dei secoli) = da un Giorno di Creazione all’altro. C’è ancora da riconoscere che un’eternità è un limitato spazio-tempo, non importa se un’epoca di spazio-tempo ottiene visibilmente il suo esistere oppure no.

19. Con la fine del Giorno dell’Amore, i liberi di Dio, in parte anche i liberati, potranno vedere nel panorama un suo Inizio e la sua Fine (l’Alfa e l’Omega) sul maestoso volto di UR. Questo lo dice la Reggenza, anche di eternità in eternità. Se non vedessero lo splendente finale dell’alto Giorno di Festa, – allora è impossibile che il potatore della Serietà come ‘principe del Torchio’ lo avrebbe rivelato a Giovanni.  Per quanto il puro spirito del veggente lo possa afferrare, il principe della Luce gli rivela il settimo Giorno compiuto.

 

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Parte IV/IV

[Ap. cap. 22,6-15]

 

Il veggente di Dio e la sua testimonianza

L’ultima indicazione di Grazia e d’avvertimento al mondo

 

1.     Alla Rivelazione – in sé conclusa – seguono quattro discorsi.

 

a) Il dialogo del principe angelico e del veggente   V.   6-10

b) Il discorso del principe angelico                              V. 11-15

c) La santa Chiamata di UR  come GESU’

     (anno dell’affrancamento) (vedi Levitico 25,8)  V. 16-17

d) la parola conclusiva di Giovanni                           V. 18-21.

 

2.     L’intera conoscenza è ora da dimostrare sulla base del messaggio del Regno. Poiché, non lo fa la conoscenza, bensì chi giunge all’Azione; quindi, diventa un vero figlio nell’Azione, nell’Anno dell’affiancamento, chi ha Sapienza.

 

[Ap. 22,6-10]

a) Il dialogo del principe angelico e del veggente

 

3. «6Poi mi disse: “Queste parole sono fedeli e veraci; e il Signore, l’Iddio degli spiriti dei profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve» [Ap.22,6]. – Questo “lui” è il menzionato portatore della Serietà, ma per la Terra è il Giovanni come profeta.

4. Il Signore, il Dio degli spiriti dei profeti, come alto Sacerdote Melchisedec, UR, ha dato ai Pensieri creativi una sostanza spirituale. Di ciò la testimonianza: “Voi siete il Sacerdozio regale” ([1° Pt. 2,9]: «Ma voi siete una generazione eletta, un regal sacerdozio, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato, affinché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa Luce»). Così al Pensiero seguì la Parola. Anche GESU’ come PAROLA! “Il Sacerdote nell’eternità secondo l’Ordine di Melchisedec.” ([Ebr. 5,6]: «Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec»)

5. La Parola divenne Atto: il Golgota. Chi è attivo spiritualmente, la sua anima riceve la Luce di Dio. Da ciò sorge la conseguenza: la figliolanza dal Padre! Infatti, «Dio non è ingiusto da dimenticare l’opera vostra e l’amore che avete mostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e che rendete tuttora ai santi» (Ebr. 6,10). Questa è la collaborazione nel servizio del Sacrificio, fatto per il Regno di UR.

6. Quello che presto deve succedere. – L’angelo non si è sbagliato? Giovanni era ultra fervente? Quasi duemila anni sono corsi su questo mondo come un vento di tempesta, e il “presto” non c’è ancora. Questo è duro da credere; ma il tempo di Grazia, malgrado tutte le lacrime di questa Terra, è posto alla figlia precipitata, affinché trovi il suo ritorno. Il ‘presto’ è appena un respiro del sesto Giorno della Creazione. Infine molti grideranno: “Presto arriva!”. Come anche la morte compare quasi sempre ‘troppo presto’.

7. «7Ecco, io verrò presto. Beato chi serba le parole profetiche di questo libro» [Ap.22,7]. – Questo discorso di Dio viene trasmesso dall’angelo a Giovanni solo come un’assicurazione data personalmente a lui. Malgrado ciò il veggente l’ha incluso con ragione nella sua Rivelazione; poiché, chi conserva la Parola della profezia che oggi non riconosce, domani dubita e il terzo giorno vi si china di nuovo. Chi la conserva = chi la tiene salda e agisce di conseguenza; costui è beato.

8. L’essere beati si estende sullo spirito e sull’anima, con cui diventa la diretta proprietà di base del cuore, della sede della Luce, soprattutto quando un figlio si lascia imprimere indelebilmente questa Parola che si mostra sulle fronti nella conoscenza dei beati: il Nome UR rivelato! Solo il nome scritto dal figlio può cancellarsi; ma mai quello inciso dallo Spirito del Fuoco di UR!

9. «8Io, Giovanni, son colui che udii queste cose. E quando le ebbi udite e vedute, mi prostrai in adorazione ai piedi dell’angelo che me le aveva mostrate. 9Ma egli mi disse: “Guardati dal farlo; io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli e profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. È Iddio che devi adorare!”» [Ap.22,8]. – L’adorazione è comprensibile, perché Giovanni si domanda: “Che cosa sono io, piccolo uomo? E che cosa è l’angelo di Dio?”. Ci si può chinare davanti a ciò che ci sconvolge interiormente. Quelli del Regno sanno dov’è da portare l’adorazione, ed è ciò che annuncia il principe: Adora IDDIO!

10. Questo è un insegnamento. Qualcuno che riesce a riconoscere la Parola, deve mettersi in gratitudine e umiltà accanto a coloro che non la possono comprendere immediatamente. Solo così viene la benedizione sul donatore e sul ricevente. La separazione tra il frutto e la foglia è una faccenda del Creatore, non è più una voragine tra i collaboratori e i soli viandanti nella Luce. Chi si lascia adorare, cioè chi si eleva sugli altri, ha già avuto la sua ricompensa, poiché allora è una pura conoscenza con cui vuole avvolgersi. Questo è il ‘serio insegnamento’.

11. Il principe si chiama un co-servo di Giovanni, dei suoi fratelli, dei profeti e di coloro che conservano la Parola. Può ancora stupire il “quattro”? Co-servo = anche lui ha sacrificato a UR la sua parte terrena, e con ciò è confermato che Giovanni era un angelo inviato sulla Terra. Le parole di questo libro = la Rivelazione (l’Apocalisse), nel duplice senso tutto il Libro della Bibbia, che riceve attraverso l’Apocalisse il suo sigillamento e desigillamento. Nel senso santissimo significa la Vita di Gesù, la “Parola vivente dal Principio”, la Parola-Ur della redenzione!

12. «Poi mi disse: non suggellare le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino!» [Ap. 22,10]. – Molti indicano la Rivelazione come un misticismo. Strano però, che a Daniele fu ordinato: “Suggella …poiché queste parole son nascoste e sigillate sino al tempo della fine.” (Dan. 12,9). Non oltre! Ora vengono rivelati vecchi misteri. Non suggellare = non lasciar segreti; inoltre: non tenere per te questa conoscenza ([Matt. 5,15]: «Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio; anzi la si mette sul candeliere affinché faccia lume a tutti quelli che sono in casa»). Se la Parola di Dio dovesse essere suggellata, allora sarebbe stata portata invano. Ma lo scopo finale della Creazione è: il  ri-conoscimento del Sacrificio del Golgota!

13. Il veggente ha deposto un’enorme testimonianza con ciò che ha rivelato, anche nel discorso personale con suo fratello dal Cielo, ed è – pure simbolicamente – l’unico che deve portare ora apertamente dei misteri, di cui persino Gesù parlava soltanto in modo velato ([Giov. 3,12]: «Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti?»)

[indice]

 

[Ap. 22,7-15]

b) il discorso del principe angelico

 

14. Per l’ultima volta si rivolge al mondo. Nel tratto a) e b) non ci sono più delle immagini del tempo, e queste non fanno parte della Magnificenza celeste. Lui è nell’incarico straordinario dell’Onnisanto. Qual profonda serietà! Chi se ne lascia assalire, diventa un assalitore, un assalitore del Cielo, che strappa a sé il Regno con la Forza.

15. «11Il perverso continui ad essere perverso, l’impuro continui ad essere impuro, e il giusto pratichi ancora la giustizia, e il santo si santifichi ancora» [Ap. 22,11]. – Due dei più incompresi, ancora quattro indizi formano un confronto. Nel modo più nascosto significano le condizioni-Ur e la libera volontà come anche le Leggi immutabili e mutabili.

16. Se la Parola riguardasse qualcosa di infinito, allora dovrebbe dire: “Chi è, lo sarà ancora”. Molti cristiani credono questo come irrevocabile. Chi non conosce la santa Legge dell’Ordine avviato dal sistema-Ur, parla dell’eterna dannazione, dell’eterna morte. Ma può, ciò, sminuire l’Onnipotenza di Dio o la Sua Benignità?

17. Chi “è” = era ed è cattivo, impuro, religioso, santificato, che con il “sia” corrisponde alla libera volontà. non è deciso se il cattivo debba rimanerlo irrevocabilmente. Se il “lo rimanga ancora” fosse realmente questo – rimarrebbe incomprensibile il perché Dio renderebbe un tale obbligo come trappola ai viventi, per punirli, per giunta in eterno. Chi crede questo, non ha capito l’Amore di Dio; una volta nell’aldilà arriverà un vuoto per lui.

18. La benignità di UR è il primo Frutto del Mese sul Suo Albero dell’Onipotenza, avendolo consegnato come seme il Giorno dell’Opera. Da lui sorge “Chi è, sia!”. Chi non vuole cambiare, lo cambierà l’Armaghedon, finché getterà da sé ‘l’abito del mondo’ come uno straccio da mendicante. La condizione è che ognuno deve piegare se stesso alla conoscenza, finché gli può essere dato il Frutto della benignità. Lo stesso senso si applica sui religiosi e sui santificati. Chi è, guardi di non cadere ([1° Cor. 10,12]: «Perciò, chi si pensa di stare ritto, guardi di non cadere»).

19. «12Ecco, io vengo presto, e con me è il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. 13Io son l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine» [Ap. 22,12-13]. – Il Signore ha preferito parlare sia della ricompensa che del Giudizio ([Giov. 12,47]: «E se uno ode le mie parole e non le osserva, io non lo giudico, perché io non sono venuto a giudicare il mondo, ma a salvarlo»). Con l’apertura dei Libri e del Libro della Vita si mostrerà la ricompensa, anche nel santo IO-SONO! Chi opera secondo la parola di Vita di Dio, avrà la beata ricompensa all’inizio e alla fine, nel primo e nell’ultimo, nell’eternità-Ur!

20. «14Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno diritto all’albero della vita e potranno entrare per le porte nella città. 15Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri, e chiunque ama e pratica la menzogna» [Ap. 22,14-15]. – Anche questo lo si interpreta come morte e inferno perenni. Allora Dio creerebbe anche degli esseri che hanno da restare morti per sempre? Dove sarebbe il Suo impulso di Vita-Ur?! Dato che non esiste nulla al di fuori di Lui, allora la morte e l’inferno dovrebbe essere una Parte di vita-Ur! Chi vorrebbe sostenere questo dinanzi al Suo volto? Uno stato di inconciliabilità – che sarebbe una dannazione o morte permanente – non si lascerebbe mai conciliare con ‘il GOLGOTA’!      

21. Non c’è nulla che non abbia origine dal Creatore! Ciò presuppone che ogni Pensiero creativo rimane nella Totalità! Dato che in UR c’è solamente risalita, presa dalla Quadruplice Entità e dalle sette Caratteristiche, una creatura vivente coscientemente libera non può sprofondare nell’impersonale. Così il nuovo Cielo, la nuova Terra come Santa-Luce, è rivelato per la solida fiducia di tutti i figli.

22. Questo fa parte dell’ultimo Avvertimento. Finché certi non riconosceranno il Golgota, fino ad allora restano fuori = al di fuori della redenzione benedicente;  cani = aizzatori; maghi = falsi interpreti; prostituti = coloro che arraffano ciò che serve loro; omicidi = uccisori della vita, la possibilità di vita, l’onore e soprattutto la fede; idolatri = chi è legato alle proprie opinioni; menzogneri = calluniatori, miscredenti. Se questi non la vogliono diversamente, allora devono rimanere fuori per l’ultimo Giorno dell’Armaghedon. La loro via del ritorno sarà lunga e amara. Ma poi…?  Dio è Buono!

23. Nel Giorno di Festa non saranno certamente il Frutto dell’Opera, nessun albero della Vita, che riceva potere, ma ovviamente foglie = gioielli. Gusteranno anche i frutti del Cielo, poiché il Golgoga ha incluso tutti. Soltanto la ricompensa e il Dono restano due cose differenti. Tuttavia gusteranno le beatitudini gli entrambi – provenienti dalla Bontà – ugualmente i figli liberi e quelli liberati. Tutti si sazieranno = beati!

24. Le condizioni-Ur, riconosciute dalla prima figlia del dominio, Sadhana, e dai principi angelici nel Giorno della Serietà, termineranno l’Anno dell’Azione in inimmaginabile Magnificenza. E tuttavia, solo nell’Anno successivo dell’AZIONE a tutti i figli il “E’ compiuto” sarà riconoscibile chiaramente. Il veggente, di questo può sentirsi un pochino benedetto. E’ enorme ciò che farà crescere il santo Anno dell’Affrancamento ([Levitico 25,8]: «Conterai pure sette settimane d’anno; sette volte sette anni; e queste sette settimane d’anni ti faranno un periodo di quarantanove anni. Poi, il decimo giorno del settimo mese farai squillar la tromba; il giorno dell’espiazione farete squillar la tromba per tutto il paese, e santificherete il cinquantesimo anno, e proclamerete l’affrancamento nel paese per tutti i suoi abitanti, ognuno di voi tornerà nella sua proprietà ed ognuno di voi tornerà nella sua famiglia») sotto l’influenza dei dodici Frutti personali di UR, fa divenire come irradiazioni di Base. –

25. Con la visione di Grazia la Rivelazione come messaggio del veggente è terminata, ma la Bontà di Ur aggiunge dal Suo Arco del Patto una meravigliosa parola conclusiva. EGLI saprà certamente il perché regala ancora una spanna alla Sua misura di Grazia. Possa l’umanità essere scossa; infatti ora parla la santa Voce stessa. L’Onnisanto-Ur, l’Eterno-Unico e Verace, si rivolge al popolo del Cielo e alle “pecore perdute dalla Casa d’Israele”. La santa Chiamata di UR penetrerà giù dall’Anno-dell’Affrancamento.

 

 

«Alleluja. Lodate Iddio nel suo santuario,

lodatelo nella distesa ove risplende la sua potenza.

Lodatelo per le sue gesta,

lodatelo secondo la sua somma grandezza,

lodatelo col suono della tromba,

lodatelo col saltéro e la cetra.

Lodatelo col timpano e le danze,

lodatelo con gli strumenti a corda e col flauto,

lodatelo con cembali risonanti,

lodatelo con cembali squillanti.

Ogni cosa che respira lodi l’Eterno.

Amen»

[Salmo 150, Cap. 22, 16-21]

 

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Parte V

Epilogo

 [Ap.. 22,16 fino a 22,,21]

 

La santa voce – La sua chiamata

 

Annuncio pienamente valido della venuta del Signore

 

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[Ap. 22,16-18]

 

a)    Il santo appello di UR come GESU’

 

1. «16Io Gesù ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese. Io sono la radice della progenie di Davide, la radiosa stella del mattino» [Ap., 22,16]. – Chi lascia inosservato questo, si trova davvero al di fuori del Regno. La breve parola contiene la Potestà di UR del Giorno dell’Amore, il cui inizio ha conosciuto la Parola del Creatore “Sia fatto!”, ed alla fine “GESU’ è Colui che dice: “Io sono il Signore, tuo Dio!”

2. E questo Signore un giorno ha rivelato: «Ecco, io mando il mio messaggero; egli preparerà la via davanti a Me» (Matt. 3,1).  UR Si mostra ora in anticipo per quello che Lui era, è, e che rimarrà. Che Lui si chiami come Gesù, conferma che su incarico come Figlio del Sacrificio del Golgota ha formato il Gioiello del Regno che risplende su tutto.

3. «Io ho suscitato uno dalla mezzanotte, ed è venuto dal luogo dove sorge il sole e l’ho chiamato per nome» (Isaia 41,25). La radice della tribù di Davide viene dalla Fonte di Mezzanotte di UR, come chiara Stella mattutina dal levante del Sole. Lui si è fatto un vaso = l’umanità di Dio, come SALVATORE, ed anche tutti i figli sono ‘l’argilla dalla Sua Mano’ ([Ger. 18,6]: «Forse non potrei agire con voi, casa di Israele, come questo vasaio? Oracolo del Signore.  Ecco, come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele»).

4. Quando DIO volle mostrare il potere della Sua ira sui vasi malriusciti, Egli sopportò i vasi dell’Ira con grande Pazienza, come Gesù! “Affinché annunciasse ai vasi della Misericordia la ricchezza della Sua magnificenza, che Egli ha preparato per la Magnificenza!” ([Rom 9,11-23]: «Poiché questa è una parola di promessa: In questa stagione io verrò, e Sara avrà un figliuolo. Non solo, ma anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand’ebbe concepito da uno stesso uomo, vale a dire Isacco nostro padre, due gemelli; poiché prima che fossero nati e che avessero fatto alcun che di bene o di male, affinché rimanesse fermo il proponimento dell’elezione di Dio, che dipende non dalle opere, ma dalla volontà di colui che chiama, le fu detto: “Il maggior servirà al minore; secondo ciò che è scritto: ‘Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù’.”. – Che diremo dunque? V’è forse ingiustizia in Dio? Così non sia. Poiché Egli dice a Mosè: “Io avrò mercé di chi avrò mercé, e avrò compassione di chi avrò compassione”. – Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. Infatti la Scrittura dice a Faraone: “Appunto per questo io t’ho suscitato, per mostrare in te la mia potenza, e perché il mio nome sia pubblicato per tutta la terra”. – Così dunque egli fa misericordia a chi vuole, e indurisce chi vuole. Tu allora mi dirai: “Perché si lagna Egli ancora? Poiché, chi può resistere alla sua volontà?”. – Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa formata dirà essa a colui che la formò: “Perché mi facesti così?”. No! Non ha, il vasaio, potestà sull’argilla, da trarre dalla stessa massa un vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile? E che v’è mai da replicare se Dio, volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità dei vasi d’ira preparati per la perdizione, e se per far conoscere la ricchezza della sua gloria, verso dei vasi di misericordia che aveva già innanzi preparati per la gloria…?»). Sia menzionato ancora una volta che l’angelo di Luce come inviato, è soltanto per il veggente, ma che costui ha da eseguire la testimonianza per tutte le comunità e per tutto il mondo. Così alla fine vengono anche fatti notare le comunità spirituali e terrene.

5. Le comunità del mondo come l’ira sui vasi d’argilla furono sostituite, redente; la Radice è UR, la progenie di Davide sono i figli della Luce. Il germoglio è Gesù, sorto nel segno della riconciliazione della Croce, il Quale ha portato nel Sacrificio il preparato “Annuncio della Ricchezza della Sua Magnificenza nei vasi della Misericordia”, come Magnificenza celeste.

6. Le comunità ora spiritualizzate, in collegamento dell’intenso Giorno di lavoro della Creazione dei figli e del maestoso Giorno di Festa, vedranno il primo Cielo come sesto Giorno come tempo di Liberazione del caduto (anche il loro cielo incorniciato – con stretta osservazione) come “E’ passato”, in più la Terra ed il mare come la pietra fondamentale, che deve servire come eterno Fondamento alla comunità della Luce. Poi per tutti i figli sarà diventata la Radice della Luce-Ur, la Stella mattutina del Santuario. Sì, da questi due sorse nella celeste Magnificenza l’altamente lodata città

Santa-Luce come Luogo libero raggiunto!

7. Una cosa santa: Io-Gesù, UR, Emmanuel, emetto su Me stesso – unendo con ciò un invito – l’ultima testimonianza. – La Sua voce chiama quattro volte. «Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. Chi ascolta, ripeta: “Vieni!”. Chi ha sete, venga! – Chi vuole, attinga gratuitamente l’Acqua della Vita» [Ap. 22,17].

8. UR è lo Spirito; la Sua Opera filiale la sposa. Il Suo Potere riconduce la creatura al Creatore, il Quale la unisce con il Regno alla prima chiamata “Vieni”. – Dalla Forza del Sacerdote, illuminando la Dottrina del Comandamento, segue il secondo “Vieni”. – A questo segue il terzo “Vieni” cagionato dalla Potestà di Dio ([Matt. 7,29]: «…perché egli le ammaestrava come avendo autorità, e non come i loro scribi»), in cui si trova pure il “chi ha sete”. Per questo la creatura divenuta spirito e anima, deve udire e parlare = ascoltare e ubbidire.

9. Così il figlio raggiunge il terzo ‘gradino-vieni’ della sua beatitudine. Oh, magnifica Rivelazione, proceduta dall’Amore e dalla Pazienza di Dio nel benedetto Giorno della Creazione! O tu, eterna Fonte di Vita dalla Parola: «Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo»  (Giov. 3,16).

10. Ogni figlio deve prendere su di sé la croce e seguire il Salvatore. Questo porta la ricompensa dell’elevato Amore! «Poiché io farò scorrere acqua sul suolo assetato, e dei fiumi sulla terra arida; effonderò il mio spirito sulla tua progenie e la mia benedizione sulla tua posterità» (Isaia 44,3).

11. Tuttavia, come quarto, cosicché il figlio non deve venire, bensì solamente, che è bene quando verrà. Questa Chiamata è Quella del Padre! Se uno ha accolto e segue il ‘triplice vieni’, per quanto era almeno possibile secondo la volontà, allora in lui la forza del Padre opera così: «Egli dunque si levò e andò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e fu mosso a compassione, e corse e gli si gettò al collo e lo baciò e ribaciò» (Luca 15,20).

“Chi vuole, prenda in dono dell’Acqua della Vita!”

12. I liberi, dal loro triplice “Vieni”[8],  portano il loro frutto all’albero della Vita; i liberati son parte del figlio perduto, ma tutti ricevono l’ultima volontà gratuitamente! E’ questa la Magnificenza del Vaso della Misericordia. Vaso = figlio in vista della redenzione; nella visione dei sette Giorni della Creazione, nel quale UR domina e regge come Padre. In questo Giorno del Giubilo tutto sarà dato gratuitamente.

 

Questo è il ‘Compiuto’ della Misericordia!

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[indice]

[Ap. 22,19-21]

 

b) La parola conclusiva di Giovanni

 

13. «18Io lo dichiaro a ognuno che ode le parole profetiche di questo libro: “Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in questo libro; 19e se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole del libro profetico, Iddio gli toglierà la sua parte dell’albero della vita e della città santa, descritta in questo libro» [Ap. 22,18-19].

14. Il veggente pronuncia la propria testimonianza con straordinaria chiarezza. Lui ben testimonia la visione che gli è stata data, ma con alta serietà il sacro Libro della Vita: UR come GESU’! Per lui quest’Ultimo menzionato è soprattutto l’Unico per il Quale si professa, perché il Libro della Bibbia è certamente la Testimonianza, non lo stesso Testimoniato!

15. Per questo motivo, per un alto diritto, lui potrebbe trasformare la sua testimonianza quasi in una minaccia. Chi nota l’ammonimento, può, da parte sua, essere anche un testimone per la “santa Voce”. Con ciò, la Grazia non si ferma qui, poiché, sebbene ora Giovanni, come uomo, pronuncia la sua testimonianza davanti a tutto il mondo con straordinaria sicurezza e impavidità, che esige stupore e riverenza, segue ancora una Benedizione.

16. Giovanni lo dice precisamente, perché il suo libro non si è concluso con la Voce santa = conservato nella santa Custodia; inoltre è la testimonianza retroattiva per Giovanni stesso e una validità di Diritto per coloro che sono pure testimoni secondo il genere, come l’Anno-Ur conducono alla conseguenza  del  Pensiero, della Parola e dell’Azione nella Magnificenza dell’Anno, al primo Anno dell’Affrancamento-Ur. La testimonianza retroattiva è: «Colui che attesta queste cose, dice: “Sì, vengo presto!”. Amen!» [Ap. 22,20].

17. Oh, Magnifico! Quando un figlio si dichiara per l’eterno-santo-Ur, che è venuto dalla maestosa Grazia del Patto come Salvatore e Redentore Gesù Cristo, Egli leva in alto la Sua mano di Giuramento ed attesta la Testimonianza dei Suoi figli, Sì – Colui che attesta questo al veggente, non è Altro che UR. Soltanto LUI unicamente può dire: “Sì, vengo presto! Amen!”.

18.Con questo i figli di Dio entrano nell’esperienza conclusiva, che vale per loro del tutto personalmente, e pongono la loro fede, la loro speranza, amore e certezza sul Messaggio di salvezza del Cielo: “Sì, vengo presto!”. Giovanni aggiunge nella sua semplicità ancora un’ultima richiesta:

«Sì,vieni, Signore Gesù!».

18. Nelle quattro parole si trova ciò che dev’essere detto, fatto, sperato, creduto, confermato, amato e, – compiuto con loro dallo Spirito e dalla sposa, dal Maestro dell’Opera e dall’Opera.

19. È necessario che ciascuno ascolti la santa Voce, che tenda alla santa-Luce, per giungere alla fonte di Grazia, per richiedere pure dal collegamento del “Padre-Ur” e del “figlio-Ur”: “Sì, vieni Signore Gesù!”

20. L’ultima parola di benedizione del veggente di Dio è anche una parola dall’eternità per tutti coloro nei cui cuori divampa la fiamma di Pentecoste, nei quali essa arde come una fiaccola, dall’alto e maestoso trono, il cui lembo riempie il Tempio, come una luce accesa al fuoco del santo focolare nel Duomo della santa-Luce, nel proprio Cuore di UR. – Sì, Amen!

«La Grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con tutti voi! Amen!» [Ap. 22,21].

                                                                                                                  

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[1] Sardonice: è una pietra molto antica. Citata in alcuni antichi testi sacri, era considerata la Pietra dell'abbondanza e dell'invisibilità.

[2] Cornalina: detta anche corniola è una varietà molto nota di calcedonio. La sua colorazione più pregiata è quella di un rosso-arancio, dovuto alla presenza di ossidi di ferro, mentre le tonalità più chiare sono da attribuirsi all'idrossido di ferro. Se si sottopone il minerale a un leggero riscaldamento, il suo colore diventa più intenso. Per la sua durezza, come per tutti i uarzi è molto adatta ai lavori di incisione oltre che alla produzione di sfere per le collane.

[3] Crisolito: varietà limpida e trasparente di olivina, usata come gemma. Lo stesso nome, con l'aggiunta di appellativi diversi, si dà anche commercialmente ad altre pietre preziose: crisolito orientale, varietà di crisoberillo verde; crisolito acquamarina, varietà di berillo giallo-verdolino; crisolito d'acqua, varietà di ozocerite verde-bottiglia.

[4] Berillo: un minerale appartenente alla classe dei silicati. Si rinviene in cristalli molto grandi esagonali dal colore azzurro o verde o giallo usate in gioielleria come smeraldi, acquamarina e berillo rosso.

[5] Crisopazio: crisopraso o crisopazio è una varietà di calcedonio che contiene piccole quantità di nichel. Il suo colore è tipicamente verde-mela, ma può prendere varie tonalità anche più scure. È considerata una pietra dura e viene utilizzata come gemma e per scopi ornamentali.

[6] Giacinto: è un genere di piante della famiglia delle Asparagaceae, originario del Mediterraneo orientale, dell'Asia minore e delle regioni tropicali africane. Il nome del genere deriva dal personaggio mitologico Giacinto, il ragazzo amato e successivamente ucciso per errore dal dio Apollo.

[7] Ametista: è una varietà violacea di quarzo, spesso associata a rocce basaltiche sub alcaline, fin dal 3000 a.C., in Egitto, Sudafrica e in Mesopotamia, una delle gemme più utilizzate per la creazione di gioielli, sigilli e intagli. Il termine deriva dal greco améthystos che significa "non ebbro". Una leggenda mitologica spiega che Ametista era una ninfa dei boschi di cui Bacco, il dio del vino, si era invaghito.

[8] Il tre volte ‘Vieni’, anche quello dei figli della Luce, uno per la 1° Terra e due per il secondo tempo della Terra. Il 4° ‘Vieni’ nel versetto 17 ricade prima sul Redentore, in secondo luogo sul Tempo supplementare di Grazia, che Giovanni chiama “mezzo tempo”, e anche “mezz’ora” (cap. 8,1; 12,14 e Dan. 7,15).