pubblicato alla fine della raccolta: “Dieci piccoli
mattoni”
di A. Wolf
[Cifr. Genesi 2,8-15]: «Poi il Signore
Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva
plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi
graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al
giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da
Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi.
…. Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo
coltivasse e lo custodisse.»
Non c’è dubbio che la storia
del giardino dell’Eden, dalla sua comparsa fino all’evoluzione della
caduta di Adamo ed Eva, è un raccontino ad effetto per i piccoli nella fede. Il
credente, alla sua lettura, per secoli ha cercato di rappresentarsi un tale
giardino/paradiso terreno, e addirittura alcuni ricercatori ne hanno cercato le
origini sulla Terra, quale un luogo possibile realmente esistito.
Con questa rivelazione il Signore ci conduce con mano al
tempo degli storici eventi, in un’epoca nella quale il Signore-Dio aveva il
rapporto con le Sue creature/figli che dovevano sostenere la ‘prova della
libertà’ per recuperare le particelle animiche del
‘caduto’. Solo l’allontanamento volontario ne ha precluso anche agli uomini
della Terra il contatto con il Divino.
Il racconto vuole essere perciò
una verità rivelata sulla causa della perdita della Grazia, nonostante tutto l’aiuto fosse stato dato a tali primi
incarnati dalla luce, proprio i due primi primogeniti di Sadhana che nel Regno
non erano caduti. Vengono concessi sette anni in cui devono rappresentare la
possibilità del ritorno, affinché, se li avessero superati, essi avrebbero
costituito i genitori per ulteriori incarnati dalla luce e dalle tenebre, per
stimolarli al ritorno al Padre. Però occorreva dimostrare un servizio, con
regole da mantenere. Adamo già al settimo giorno alla sera pensa di poter condividere le gioie della sua vita appena
nascente, con un altro essere. Così gli viene donata Eva come primo desiderio
soddisfatto. Ma ciò denota anche, che, desiderare, significa allontanarsi
dalla Fonte della Vita per qualcosa d’altro, al di fuori dell’unico desiderio
che dovrebbe invece vivere nel cuore di un vero figlio: la perfetta affiliazione col Padre, il voler appartenere solamente a
Lui!
Adamo è confinato in uno
spazio ristretto, rispetto al presunto spazio aperto, non conosciuto, sulla
Terra, al di fuori dei confini stabiliti. E’ Dio stesso che gli spiega le
regole e la sua missione, i rischi che correrebbe se uscisse fuori, e il perché
non è ancora pronto ad affrontare le creature grigie che stanno lì
fuori. L’albero della conoscenza, da non
mangiarne i frutti è un escamotage, una prova psicologica di volontà e di
pazienza. Tutto ciò che esiste nel giardino è in rapporto allo stato d’animo
dei due rappresentanti del regno.
Tuttavia, nonostante Dio sia
immensamente misericordioso, il maligno è astuto, ed imperterrito impera nella
falsità. E quando riesce ad insinuare nella mente il cavillo del dubbio, scava
finché possa far breccia. È così che il dubbio pone il materiale di fronte allo
spirituale, e dall’allontanamento nasce il desiderio, e questo perché dalla
parte alta, divina, si scende verso il basso, in giù, dove la materia impera, e
stimola al far da sé, senza prima chiedere o, affidarsi ancora a Colui che
avrebbe potuto ricondurre allo spirituale. È così che nel ‘provato’, ogni
briciola della propria personalità deve essere messa alla prova – la prova
della libertà – per vedere se la supera, per vedere se riesce a dimostrare il
proprio amore e la propria fede al Creatore. La sottomissione è volontà! Il
servizio è rinuncia! Solo quando il figlio dimostra che non è nulla, che non ha
nulla da sé, ma tutto è grazia e dono da Colui che tutto è e tutto può, è
possibile ottenere l’affiliazione.
Il ‘come’ viene insinuato il dubbio all’invito della
disubbidienza è presentato in questa rivelazione in modo molto profondo
spiritualmente. Il ramo dell’albero ‘tende fuori’ e la coppia vorrebbe
preservarne il frutto dall’essere ‘rubato’ dal grigio. Qual meraviglioso
dolcissimo esempio! Ma chi ha fatto sì che quel ramo pendesse-oltre?
Al cap. 6,10 è inequivocabile: «… Non avete emarginato ‘la brama’, e poi vi siete stupiti
che un ramo è cresciuto al di fuori. Vi impongo questo peso: voi avete lasciato
crescere fuori il frutto!». Mentre per il grigio, l’insegnamento è,
che quello stesso frutto che potrebbe dargli la vita se ricevuto dalla Luce,
diventa portatore di morte e fa di lui un distruttore, se viene rubato o
preteso.
La coppia rimane fedele per
quattro anni, in ognuno dei quali essi crescono in determinate caratteristiche:
nell’Ordine, nella Volontà,
nella Sapienza, nella Serietà. Resteranno le ultime tre: Pazienza, Amore
e Misericordia. Le caratteristiche della
Divinità trasfuse nell’uomo che non sono mai maturate, un uomo rimasto a metà
tra il divino e – ancora permanente – nell’umano/terreno. La disobbedienza
porta alla morte, la morte della Vita in Dio, del rapporto con Lui, della vera
Vita in un Eden che avrebbe potuto essere eterno, ed attraverso le cui porte
anche i figli delle tenebre avrebbero potuto imparare, guidati, in breve tempo,
alla risalita. Ora tutto si è fatto più difficile e, più lungo il cammino: “altri settemila anni!” viene decretato!
Comunque, ciò non diviene
nell’immediato come riportato succintamente nella Genesi biblica. Dopo il primo
rapporto sessuale vengono perdonati. Dio spiega loro ancora una volta la loro
missione, anche il significato del frutto proibito, nonché i rischi cui
sarebbero andati incontro se avessero continuato ad ascoltare i grigi. Fuori il
maligno è in attesa, vigile, pronto ad irretirli non appena si riavvicinano al
portone. Anche questo denota chiarezza sul fatto che il maligno non poteva
trovarsi all’interno del Giardino dell’Eden, cioè non può introdursi
nell’interiorità dell’uomo se questi non vuole, laddove c’è lo
spirituale-divino, ma lui può solo attirare verso l’esterno, verso la
materialità, fin dove gli è consentito mettere alla prova. Sta nell’uomo non
lasciarsi irretire, se decide autonomamente di evitare di confrontarsi con lui,
a meno che non abbia superato i ‘sette anni’, cioè le sette virtù senza le
quali ben difficilmente riuscirebbe ad avere la meglio. Così, anche l’aiuto del
ramo seccato, al fine di non concedere subito dei frutti che avrebbero dovuto
anticipare l’ulteriore prova, denota l’amore di Dio verso i figli, nonché gli
altri elementi utili a fargli riflettere sulle sue tendenze sbagliate, come i
due mantelli, blu e rosso, il fiume che li lascia sprofondare, il fuoco non più
docile, il sapore amaro dell’acqua.
La mela, per quanto innocente nella sua essenzialità,
diventa l’oggetto del desiderio attraverso cui il maligno innesca il desiderio
della fertilità (cap.6,2): “Con il frutto
ho ottenuto il mondo. Tanti frutti dall’albero, tante stirpi voglio formare; e
mi obbediranno!”. Eva vuole anticipare i tempi dei sette anni, e questo suo
desiderio fa sì che agli occhi di Adamo, lei stessa, quale pulzella del
desiderio materno, diventa ancor più attraente e…, la sera, quando cala il
Sole, …lo fanno! (cap.6,5) – Dio però
perdona questo atto che di per sé è solo una conseguenza della disubbidienza
del desiderio di non fare la ‘volontà del Padre’, tant’è che sono perdonati e
per altre due volte vengono ammoniti e preservati con i mantelli. Perché allora
tendere ancora a seguire le parole del tentatore?
Non è un solo singolo atto
della disubbidienza, ma più volte essi vorrebbero porsi al di sopra dei buoni
consigli, …solo per ‘far da sé’. È questo che fa dell’uomo il ‘disubbidiente’,
colui che ‘decide’ senza prima conoscere né chiedere, né seguire la via di Dio,
pensando di essere sufficientemente maturo per far da sé, mentre ancora non lo
è. Ciò lo pone inevitabilmente a sbagliare, e quindi i suoi errori, affinché
siano corretti, lo portano a seguire una lunga via, tanto più lunga, quanto
autonomamente continua a voler far da sé, lontano dalla vera Vita.
Un ulteriore elemento di
riflessione è posto sull’essenzialità del serpente, poiché in questa
rivelazione si scopre che il serpente era sì un essere che in precedenza non
strisciava, avendo dieci piedi, e che in effetti fu il tentatore e per questo
condannato a strisciare, ma che lo fece perché irretito dallo stesso Lucifero,
l’oscuro, che lo influenzò.
Alla fine, i due non sono
maledetti da Dio, nonostante Eva si aspetti almeno una parola d’ira. La
Misericordia di Dio è infinita, Egli è paziente, servile ai figli, e così dovrà
prendere su di Sé la caduta, e lo riferisce a Lucifero: “In una terza ora saprai…”, per
recuperare il caduto e i suoi accoliti. – Ciò che non è riuscito ai figli,
dovrà farlo il Padre! L’uomo è, nonostante tutto, benedetto per Misericordia!
Dio pone sul loro capo le Sue mani e li affida ad un angelo che li aiuterà nei
primi tempi nella nuova vita a, …ricostruire. – Ma la porta del giardino
dell’Eden resterà chiusa per sempre!
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Il dettato: “Uomini
edificano – uomini distruggono”