(Dettato ad Anita Wolf nel maggio 1960)
tratto dall’opera
“Dieci piccoli mattoni”
Può
un abuso diventare benedizione? Giacobbe non ne ha il diritto! Ma Esaù ne saprà
conservarne il suo di diritto? Ogni gesto sotto gli occhi di Dio è però un
monito per ogni essere vivente su questa Terra, che può e dovrebbe essere
interpretato con la scienza delle rispondenze, e tutto potrebbe allora
diventare vera ‘benedizione’!
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[Genesi – cap. 25 – 32]
Premessa
1.
Giacobbe è il secondo gemello di Isacco e Rebecca.
Non ha nessun diritto alla primogenitura e all'eredità collegata ad essa. Deve
servire, secondo la legge del mondo che era stata apparentemente rilasciata da
Dio.
2. Solo di rado una Legge di Dio è stata interpretata in modo così sbagliato come proprio quella della primogenitura. Abramo l'aveva considerata puramente spirituale e vissuta rispettivamente fino in fondo.
3.
Dalla storia di Giacobbe risultano conflitti. La
sua astuzia verso Esaù ed il padre cieco non si può far coincidere con
4. Ma se viene valutato spiritualmente l'avvenimento di una volta - si apre il Mistero divino. Questo è da esaminare più difficilmente di quanto possa avere dapprima l'apparenza. Le quattro fasi della vita di Giacobbe decifrano appunto il tutto quasi da se stesse, e viene conquistata la visione della Luce.
5. Le quattro fasi hanno avuto spiritualmente ed anche tecnicamente il loro raggio di base dalla Quadruplice-Entità di UR. La conquista della primogenitura, qui mediante un pasto di lenticchie, avviene nel Segno del Creatore, nel principio dominante: la primogenitura ha il predominio su tutta l'eredità e di coloro che nascono dopo.
6. Il secondo cambiamento avviene tramite l'ottenimento della Benedizione dal diritto alla primogenitura, che è sottomesso al principio benedicente del Sacerdote da UR. Come terzo punto entra nella vita di Giacobbe il Principio di Dio che viene elevato nel simbolo della vita da sogno con la scala del Cielo. Il quarto punto, che determina il resto della sua vita, è la lotta della preghiera con ‘l'uomo di Dio'.
7. Giacobbe si è dato nella Mano del Padre. Le quattro stazioni, i quattro gradini del Cielo, fanno di lui un ISRAELITA! Si mostra com'era possibile, anche se secondo la misura umana ha commesso una amara ingiustizia a suo fratello Esau.
[Gen. 25, 29-34]
«Or
come Giacobbe s'era fatto cuocere una minestra.
Esaù
giunse dai campi, tutto stanco, ed Esaù
disse
a Giacobbe:
‘Deh,
dammi da mangiare un po' di codesta minestra rossa;
perché
sono stanco'. Per questo fu chiamato Edom.
E
Giacobbe gli rispose: ‘Vendimi prima di tutto
la
primogenitura'. Ed Esaù disse:
‘Ecco
io sto per morire; che mi giova la primogenitura?’
E
Giacobbe disse: ‘Prima giuramelo'.
Ed
Esaù glielo giurò, e vendette la sua primogenitura
a
Giacobbe. E Giacobbe diede a Esaù del pane
e
della minestra di lenticchie. Ed egli mangiò e bevve;
poi
si levò, e se ne andò. Così Esaù spezzò la primogenitura».
Il diritto alla primogenitura
8. Alla nascita Giacobbe tiene con la mano il tallone del fratello. La differenza di tempo della seconda nascita è minima. Qui non è da menzionare il diritto del mondo; qui è più importante il diritto dello spirito. Qui non si tratta intanto del vero diritto, ma della faccenda, perché è da pensare quanto segue:
9. Presso ‘i figli della Luce' ([Giov. 15,19]: « Il mondo amerebbe quel ch'è suo; ma perché non siete del mondo, ma io v'ho scelti di mezzo al mondo, perciò vi odia il mondo» . - 17,14: «Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo».) viene assegnato il privilegio alla parte materiale della forza, perché la materia all'interno del suo proprio campo può agire rispettivamente secondo la volontà, anche perché su questa base viene molto più facilmente guidata alla Redenzione. L'impiego di questa parte di forza luciferina si svolge con l'atto del concepimento.
10. Entrambe
le parti seguono una all'altra, come Esaù e Giacobbe. Che questo ultimo come
anima del Cielo presentato simbolicamente, che ha nella manina la parte di
forza del mondo, il tallone, indica che
11. Uno spirito con la sua anima, che è il corpo di uno spirito di figlio della Luce (angelo), assume nella volontarietà libera su una via del mondo, una parte di forza di Satana, per portarla a Casa. Tali parti di forza non sono esseri personali, loro stessi hanno da iniziare la loro propria incorporazione. Ma il Cielo le porta a Casa queste forze; sono il patrimonio d'eredità una volta dilapidato, quel diritto ad una primogenitura nella Luce.
12. Per
questo il materiale cerca, dominando nel suo elemento, di attirare giù a sé
13. Se allora i due fratelli combatterono per il diritto del primo, è in sé secondario, soprattutto perché il popolo da loro proveniente non ha adempiuto la missione così da essere diventata la salvezza del mondo. Perché l'Insegnamento di Dio dalla parte antica della Bibbia non l'abbiamo grazie al popolo, ma unicamente da Dio-Creatore che ha creato il Cosmo – anche l'Insegnamento, anche la fede.
14. L'episodio
Esaù-Giacobbe dimostra quella trasparenza che insegna a riconoscere il celeste,
cioè così: Esaù, la parte della materia, può risvegliarsi per primo nel proprio
campo, con cui non è dato che lui fosse il dominatore. Questo è
15. Perciò il corso della vita di ambedue non si può separare. E' strana l'immagine della loro esistenza. L'Esaù nato da rude, va a caccia, nel campo libero. La sua parte di forza materiale in ciò è del tutto nel suo elemento, presso la selvaggina nel bosco. Se ne va intorno, non si lascia guidare, non si dà alla ‘legge di casa' ordinata ed ordinante. Lui va e viene, come gli aggrada. Questo dimostra solo troppo chiaramente l'istintività dell'uomo.
16. L'uomo entra solo di rado nel Santuario di Dio (Casa) (come cristiano di miseria). Così anche Esaù. Quando ha fame, quando il tempo richiede il sonno nella casa, allora egli ritorna, cioè con il bottino, l'animale, che la famiglia usa come cibo. Rude, non facilmente da condurre, questa è la parte di Esaù nell'uomo.
17. Al contrario come non è da rappresentare più acutamente, Giacobbe cresce sotto la guida dello spirito del padre e quella dell'anima di sua madre. Se coscientemente, se incoscientemente – l'anima dalla Luce opera sempre purificante e guidante a Dio tramite il suo spirito. A volte ci vuole tempo, finché una Luce non arriva al proprio agire; ma non manca mai la via che le è stata data.
18. Il fanciullo cresce nel Tabernacolo (Custodia), fine, liscio, non ‘peloso' come l'animalesco dell'oscurità (istinti), viene educato dallo spirito, finché lui stesso non si può opporre alla parte della forza della materia. La ricchezza di Abramo, spirituale ed anche terrena, sarebbe perduta anche troppo presto, se non ci fosse da mettere ‘il figlio della Luce' al posto di quello dell'oscurità.
19. Con ciò inizia la lotta fra i due fratelli, come nell'uomo fra bene e male, sottomettendosi all'istinto del mondo libero oppure a quello della Custodia di Dio. Generato primordialmente, ogni figlio è spirito, anche lo spirito di quella che più tardi è caduta, che con ciò si è isolato, per entrare in azione solo di nuovo in un'incorporazione nel mondo. Nella lotta per bene e male, regna – come nella coppia di gemelli – il Principio dominante, il Creatore.
20. La parte da liberare nell'uomo è – quasi sempre impercettibile – legata obbligatoriamente allo spirito, perché senza spirito nulla può sussistere nella materia. Ma l'anima che gli appartiene ed è irradiata da lui, la conduce libera, finché ambedue non possono governare apertamente. Ma il simbolo ha ancora altro da annunciare.
21. Il Principio della vita da dare a Dio, il pasto di lenticchie rosse nel segno dell'amore incompreso, gioca un grande ruolo. Presto Giacobbe sente la sua maggiore Forza dello spirito; e non a danno di Esaù, tende la mano alla primogenitura. Nel senso mondano, questo sembra come se lui – falso ed astuto – rubasse i diritti di suo fratello. Soltanto, la storia futura dimostra il contrario ( Gen. Cap. 33 ).
22. L'anima dall'alto ha il diritto di costringere la parte di forza materiale per la sua utilità. Ora sta nel proscenio ‘l'istinto'. Malgrado ciò, l'inferiore lo sente precisamente, anche se si difende a lungo e con veemenza. A metà nel dubbio, a metà nell'avversità, Esaù dice, che anche lui dovrebbe morire come tutti gli uomini e non lo potrebbe aiutare il diritto della primogenitura. Il terreno lo tiene catturato e, per una cosa terrena, rinuncia allo spirituale.
23. Proprio così aveva rinunciato Sadhana, la prima figlia di Dio, alla sua posizione di potere nella Luce, ha dissipato la sua primogenitura e si era scambiata la materia per la sua Forza dello spirito. Ed oltre il ‘Giudizio' – il pasto nella materia – la via riconduce indietro. E' tipico, che tutti gli esseri dall'oscurità, una volta caduti con Sadhana (Lucifero) e la loro potenza di forza, che gli spiriti figli della Luce prendono su di sé, la desiderano solo dopo la materia, come anche i bambini piccoli sono solo attaccati all'istinto del corporeo. Perciò è anche il ‘diritto della Luce' di mettere nella sua guida ogni anima di Luce al di sopra di quella della materia.
24. Dapprima non vi sarà molto da percepire del predominio, dato che è l'istinto a condurre l'uomo. Proprio nel paragone: Esaù, il libero signore della caccia - Giacobbe, il figlio e servo della casa. La parte Esaù sente poco del predominio dell'anima di Giacobbe, che proviene dalla primogenitura spirituale. Ma negli uomini, la cui anima è venuta dalla Luce, non manca nemmeno la conoscenza. Quindi sull'anima di Giacobbe giunge un poco alla volta il diritto spirituale dalla primogenitura del Cielo.
25. L'anima
di Giacobbe, dalla madre (l'amore) che riconosce la parte migliore e la sostiene,
comincia ad estendersi. Allora si svolge una specie di rivolta fra bene e male.
Il male o imperfetto ha il ‘campo', perché l'uomo non possiede ancora
26. Ma
appena l'anima tende fermamente al buon pareggio, interviene
27. Ora i fratelli sono di età matura. Uno deve diventare il regnante, l'altro servo. Non diversamente fra Luce e mondo, fra intelletto e ragione. Anche se non facilmente riconoscibile, entra comunque in vigore la parola: «Siate intelligenti come i serpenti, ma senza falsità come i colombi».
28. Rebecca, la ‘ragione vedente', riconosce che Esaù non può essere legato alla casa; lui non bada né alle greggi, né da diventare una buona radice. Mentre Giacobbe serve il diritto, si mette sotto la ‘legge dell'arcicasa di Abramo', per rimanere sul sentiero dell'avo. E' comprensibile che la ragione cerca di spingere al dominio la parte migliore.
29. DIO aiuterà l'inganno alla vittoria, come ha fatto Rebecca? Oppure non è un inganno? E' intelligenza, che deve servire tutta la casa, non per ultimo a favore di colui che non sa cosa farsene della sua primogenitura? E' da cadere nel braccio all'intelletto, che agisce ciecamente secondo una regola (Isacco), proprio per il motivo, di conservargli il suo diritto di casa. Questo lo fa la madre, che aiuta il migliore dei figli al diritto della primogenitura, ed anche per conservare ad Esaù la sua parte.
30. Ambedue le cose sono da pareggiare e da mettere in quella posizione, che spetta ad ogni parte. Con ciò l'anima ottiene il suo predominio, e la ragione vince sull'intelletto. La parte della forza materiale non deve comunque rendersi subito conto che essa – per la sua salvezza – si deve subordinare alla Luce.
31. Si
tratta di ‘Luce e tenebra'. Dio è diventato Uomo per via della Redenzione senza
essere Uomo! Perché – EGLI è il Creatore! Giacobbe si veste in questo senso con
un abito di Esaù, quello esteriore, la scorza ruvida della materia, e così
chiede la benedizione che sostiene la buona anima, che gli deve concedere
32. Isacco sente nella voce che Giacobbe chiede; ma come l'intelletto lascia valere solo ‘l'afferrabile', così pure Isacco. L'abito di Esaù non può ingannare. Molti uomini che obbediscono unicamente all'intelletto, se lasciano governare solo questo, si sbagliano, sovente, gravemente – ed amaramente - -
33. Ma se la ragione giunge al dominio, allora avviene il paragone: Giacobbe, nella ‘casa del padre, rimasto nella legge e nel diritto, ottiene la benedizione ed è il primo. In certo qual modo è stato raggirato dall'intelletto, per mettere lo spirito di Luce al di sopra della materia. Con ciò sull'anima di Giacobbe è venuto il predominio, ed ha ottenuto la ‘sede del diritto'.
34. Naturalmente ora inizia con veemenza la lotta. L'istinto dell'inferiore s'inalbera e si mette dietro l'intelletto. Come Esaù, s'inalbera, che sono stati gravemente ingannati: il padre tramite l'abito ruvido, lui della primogenitura. Soltanto – si trascina nel giorno e, per una nullità, rinuncia al suo diritto, la primogenitura, per un piatto di minestra di lenticchie.
35. Il
pentimento giunge soltanto quasi sempre troppo tardi, oppure è così tiepido che
il primo piccolo vento lo soffia via presto. Tuttavia – la lotta fra
36. Quando
l'uomo ha - soltanto una volta - concesso per ragione al divino in sé il primo
diritto, allora non si allontanerà mai più di nuovo dal Creatore, anche quando
nella vita risulta qualche su e giù. L'unica benedizione significa - per
un'anima - che solo lo spirito nell'uomo deve dominare, anche se – come detto –
malgrado la conoscenza, malgrado
37. Quando l'uomo ha ottenuto questo, allora la sua anima ha ottenuto la benedizione dal diritto della primogenitura, e domina lo spirito, che si sottomette al Sommo Sacerdote, come un ministrante provvede insieme al servizio dell'altare del sacerdote.
(Gen. 28, 10-12)
“Or
Giacobbe partì da Beer-Sceba e se n'andò
verso
Charan. Capitò in un certo luogo e vi passò la notte,
perché
il Sole era già tramontato.
Prese
una delle pietre del luogo, la pose come suo capezzale e
si
coricò quivi. E sognò, ed ecco una scala appoggiata sulla terra,
la
cui cima toccava il cielo; ed ecco gli angeli di Dio
che
salivano e scendevano per la scala”.
38. L'anima di Luce o di Giacobbe nella sua propria lotta e in quella contro il mondo, deve in certo qual modo abbandonare (isolare) la potenza di forza materiale (Esaù), affinché nell'uomo vinca sempre di più il bene. Questo dà sovente una propria via, l'intelletto, estraneo agli usi mondani. Solo più tardi, dopo, si mostrerà che erano comunque vie della conoscenza, sentieri, sui quali conquistava - con l'eredità - ancora una ‘propria'.
39. Venire a casa solo con una libbra affidata (mina), non è compiuto molto (Luca 19, 22-24: «E il padrone di casa a lui: ‘Dalle tue parole ti giudicherò, servo malvagio! Tu sapevi che io sono un uomo duro, che prendo quel che non ho messo e mieto quel che non ho seminato; e perché non hai messo il mio danaro alla banca, ed io, al mio ritorno, l'avrei riscosso con l'interesse?'. Poi disse a coloro che erano presenti: ‘Toglietegli la mina, e datela a colui che ha le dieci mine'»). Giacobbe se ne va all'estero, abbandona la casa dei genitori, il fratello e – apparentemente il diritto ed il dovere della benedizione dalla primogenitura. Questo opera nell'uomo che la parte non ancora fermentata di Forza si senta ed agisca come dominatore, cosa che si svolge prevalentemente nell'età giovanile.
40. Allora si giustifica troppo poco. E solo quando la ragione ottiene il sopravvento (Giacobbe torna di nuovo a casa), è stabilito un pareggio. Tre volte sette anni (fino al 21°) viene dato il tempo alla parte nell'uomo di Esaù di svilupparsi, di riflettere, - di bramare la buona parte di se stesso.
41. Quando è iniziata la riflessione, allora l'anima di Giacobbe torna a casa con una grande ricchezza: non della materia, conquistata nel ‘paese straniero', ma dall'interiorità dello spirito, dal Regno di Luce di Dio, con cui è unita tramite lo spirito. Chi gusta solo il necessario della vita ciò che serve al corpo, di cui può far parte p.e. anche la buona arte, ed oltre a questo però non lascia languire né il cuore né l'anima, su costui vengono poi le ‘correnti dalla Luce'; ed il cuore insieme all'anima, diventano ricchi.
42. Così verrà ed offrirà dalla parte della forza oscura tutto il suo avere [Gen. 32,14-23][1] Ma non è ancora arrivato a questo punto; la via deve ancora essere vinta. Su questa via sovente lunga verso casa, risulterà una possibilità per la conquista della rinascita, la si può ottenere tornando indietro.
43. Questo percorso nel ‘paese dello spirito', che molti uomini non conoscono proprio, aiuta l'anima di Giacobbe ad elevarsi dal mondo, per vedere come si può salire verso l'Alto e, verso il basso, caricato con il Bene del Cielo, di cui il mondo, l'uomo, ha urgentemente bisogno.
44. L'anima
viene in proprio a contatto con DIO, perché
45. Nel paese della madre (nell'Amore di Dio) Giacobbe diventa ricco e famoso. Conquista quattro donne, quattro forti legami alla Luce. Soltanto, nulla viene dato gratuitamente; perché il divino per nulla proviene dalla Grazia. Per appropriarsi del ‘per nulla' ci vuole molta gratitudine; per Dio, per lo Spirito, per l'Amore, per un cuore puro.
46. Tre
volte sette anni dura il servizio, cosa che non risulta per nulla per ognuno
come numero. Dio ha sette Caratteristiche; e conquistare queste, tre volte,
significa ricevere
47. Chi
serve il Creatore non può comunque mettersi al Suo posto. Da ciò risulta: anche se Giacobbe ha servito tre volte sette anni, non
possiederà la ricchezza di Laban. Dopo ritorna
a casa, nella casa dei suoi genitori, da suo fratello. Ma gli è sempre davanti
48. In umiltà si china davanti a questa inaudita Bontà di Dio. Quando raggiunge questa posizione, aggrappa le mani nella Scala del Cielo. Quella parte del mondo (Esaù) verso la quale Giacobbe è di nuovo sulla via, si deve occupare del terreno; solo il cuore riposa saldamente nella Mano del suo Dio.
49. L'umiltà,
muovendo il cuore di Giacobbe, gli prepara quel cambiamento, che lui stesso
diventi ‘spirituale' nel suo spirito, come rinato, con cui può
attirare di là nella Luce anche la povera parte assunta del mondo. In questo
modo
La lotta della preghiera
[Gen. 32,25-32)]
E
quando quest'uomo vide che non lo poteva vincere,
gli
toccò la commessura dell'anca; e la commessura dell'anca di Giacobbe fu
slogata, mentre quello lottava con lui.
E
l'uomo disse: ‘Lasciami andare, ché spunta l'alba'.
E
Giacobbe: ‘Non ti lascerò andare prima
che
tu m'abbia benedetto!'. E l'altro gli disse:
‘Qual
è il tuo nome?'. Ed egli rispose: ‘Giacobbe'.
E
quello disse: ‘Il tuo nome non sarà più Giacobbe,
ma
Israele, poiché tu hai lottato con Dio e con gli uomini, ed hai vinto'. E
Giacobbe gli chiese: ‘Deh, palesami il tuo nome'.
E
quello rispose: ‘Perché chiedi il mio nome?'
E
lo benedisse quivi. E Giacobbe chiamò quel luogo Peniel,
‘perché disse: ‘ho veduto Iddio a faccia a faccia,
e
la mia vita è stata risparmiata'.
Il
Sole si levava com'egli ebbe passato Peniel;
e Giacobbe
zoppicava dell'anca. Per questo, fino al dì d'oggi, gli Israeliti non mangiano
il nervo della coscia che passa la commessura dell'anca, perché quell'uomo
aveva toccato la commessura dell'anca di Giacobbe,
al
punto del nervo della coscia”.
50. Prima
che l'anima di Giacobbe provveduta con il dominio dello spirito, riveda
apertamente il suo ‘diritto', viene fatta la lotta della preghiera fino
all'aurora. Ha da ricordarsi del suo essere di Luce. Se il Giacobbe diventato
ISRAELE, avrà paura di suo fratello, allora qui si adempie già
51. Da ciò risulta, che non in ogni paura c'è qualcosa di poco valore e di imperfetto dell'anima. La vita di questo mondo somiglia ad una nascita continua – fino alla morte del corpo. In ciò si afferma la lotta della preghiera fino all'aurora: finché i figli lieti come anche quelli redenti, possono venire nel Regno della Pace. L'anca è il solido sostegno, per cui Giacobbe lottava (Ap. 19,16: «E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE dei RE, SIGNORE dei SIGNORI».).
52. Esistono due tipi di paura: quella mondana e quella se ‘si viene trovati fedeli’ . In quest'ultima può oscillare anche la paura della vita naturale; come i martiri, malgrado la fermezza davanti al martirio, nella paura e miseria della vita, hanno chiuso gli occhi e non si potevano contare i battiti del cuore.
53. Giacobbe
aveva paura di Esaù, anche se sta saldamente sulla Scala di Dio del Cielo. In
indissolubile legame esclama: «sono troppo misero per tutta
54. Di
notte Giacobbe divide il suo avere, che ha da sacrificare al mondo, da ciò che
può tenere spiritualmente. Ed è rimasto solo (Getsemani) ! L'ANIMA ha
da affermarsi, perché lo SPIRITO ha iniziato il suo dominio con
55. Nella certezza che Dio opera nella vicinanza e nella lontananza, nel buio e nel chiaro, ora l'anima può incontrare il suo Dio; non solo più in Alto sulla Scala, che EGLI prepara ai Suoi figli, no – in basso sul primo gradino, che dalla materia conduce in Alto, il Signore viene come PADRE! L'apparente lotta esteriore non era altro che una grande resa dei conti. La può tenere forse qualcun altro che del tutto unicamente il CREATORE? - -
56. E' indicato erroneamente che con lui combattesse un angelo. E' santa quella Parola: «Perché chiedi, come Io Mi chiamo?» . Tu lo sai; e la resa dei conti la tiene il Signore prima del tuo ritorno, EGLI solo può benedire un'anima, che rimane instancabile durante tutta la sua vita nella preghiera, che non significa solo pronunciare delle parole. Solo DIO può fare di un Giacobbe un ISRAELE, un cittadino della Santa-Luce, della Città dove troneggia l'Onni-Santo.
57. «E sei stato superiore» viene interpretato, come se Giacobbe avesse vinto questo ‘uomo della notte'. “Chi può vincere DIO? - oppure un angelo, che viene su Incarico di Dio?”[2] - Oh! Giacobbe aveva vinto sè, ha dato sé, raccomandato la sua anima al Signore, ha superato sé.. Così è diventato il Figlio del Padre nell'Eternità. Non c'è più nulla che ostacoli la sua via nella Patria.
58. Ed
Esau, la povera parte nell'uomo? Lui è lieto che
59. Sia ancora aggiunto come simbolo: Giacobbe ha quattro mogli e dodici figli. Il ‘quattro’ si riflette nella santa Quadruplice-Entità di UR: Creatore, Sacerdote, Dio e Padre; il ‘dodici’ nei dieci Comandamenti del Sinai e nei due del Salvatore. Più tardi, il popolo si è diviso in dieci e due tribù.
60. A causa della non-osservanza dei Dieci Comandamenti, Israele (10 tribù) viene estinto, distrutto per via dei due Comandamenti di Giuda e Beniamino. Silpa e Bilha non erano state delle donne della tribù di Laban, altrimenti non le avrebbe date via come serve. Giacobbe ha quindi due libere figlie (lo spirito porta la semenza come le Stelle nel Cielo), e le due serve (la materia), quella semenza come la sabbia al mare. (Inoltre Gen. 22,17: «…io certo ti benedirò, e moltiplicherò la tua progenie come le stelle del cielo e come la rena ch'è sul ido del mare, e la tua progenie possederà la porta dei suoi nemici».). La storia non la si può quasi comprendere semplicemente; solo dallo spirito è da riconoscere che Giacobbe era un figlio dall'Alto, in più uno dalle prime file. Ma è nato al secondo posto, perché nel mondo regna dapprima ‘il mondo'; ma DIO sta al primo Posto, perché la creatura sta nel secondo.
61. Lo
spirito, il mandato dalla Luce, viene elevato al di sopra di ogni dominio del
mondo nella posizione del Cielo, ed attraverso il fedele servire (presso i
genitori), attraverso la dedizione a Dio (alla Scala del Cielo), attraverso il
servizio al prossimo (presso Laban), attraverso
l'auto superamento nella lotta della preghiera (al Peniel),
ottiene
«
Non Ti lascio, a meno Tu mi benedica!»
[inizio]
* * *
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piccoli mattoni]
[1] Gen. 32,14-23: «Ed egli
passò quivi quella notte¸ e di quello che aveva sotto mano, prese di che fare
un dono al suo fratello Esaù: duecento capre e venti
capri, duecento pecore e venti montoni; trenta cammelle
allattanti coi loro parti, quaranta vacche e dieci tori, venti asine e dieci
puledri. E li consegnò ai suoi servi, gregge per gregge separatamente, e disse
ai suoi servi: ‘Passate dinanzi a me, e fate che vi sia qualche intervallo fra
gregge e gregge. E dette quest'ordine al primo: ‘Quando il
mio fratello Esaù t'incontrerà, e ti chiederà: Di chi sei? Dove vai? A
chi appartiene questo gregge che va dinanzi a te? Tu risponderai: Al tuo servo
Giacobbe, è un inviato al mio signore Esaù; ed ecco, egli stesso vien dietro a
noi.' E dette lo stesso ordine al secondo, al terzo e a tutti quelli che
seguivano le greggi, dicendo: ‘In questo modo parlerete a Esaù, quando lo
troverete, e direte: ‘Ecco il tuo servo Giacobbe che viene egli stesso dietro a
noi'. Perché diceva: ‘Io lo placherò col dono che mi precede, e, dopo, vedrò la
sua faccia; forse, mi farà buona accoglienza'. Così il dono andò innanzi a lui,
ed egli passò la notte nell'accampamento. E si levò, quella notte, prese le sue
due mogli, le sue due serve, i suoi undici figliuoli, e passò il guado di Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente, e lo fece
passare a tutto quello che possedeva».
[2] La lotta di Giacobbe ‘con l'uomo
fino all'aurora' [Gen. Cap. 32]
è una perla di tutte le comparse di Dio presso gli uomini. Nessun angelo su
incarico, o DIO stesso, fa di Giacobbe un ‘Israele'. Che non opera nessun
angelo lo dimostra il versetto 30 e 31 «Il
sole si levava com'egli ebbe passato Peniel; e Giacobbe
zoppicava dell'anca. Per questo, fino al giorno d'oggi gli Israeliti non
mangiano il nervo della coscia che passa per la commessura dell'anca, perché
quell'uomo aveva toccato la commessura dell'anca di Giacobbe, al punto nel
nervo della coscia». Giacobbe su richiesta dice il suo nome; ma
quando chiede all'uomo il suo nome, sta scritto: «Perché tu chiedi come IO Mi chiamo?» Giacobbe lo sapeva;
esigeva solo una conferma. Attraverso la Benedizione dalla visione chiama il
luogo PENIEL: «Ho veduto Dio dal volto, e la mia anima è
guarita». Interpretare una tale testimonianza
diversamente di quanto è data, è peccato contro lo Spirito di Dio.
[3] Gen. 33,3-17: «Ed egli stesso
passò dinanzi a loro s'inchinò fino a terra sette volte, finché si fu
avvicinato al suo fratello. .. Poi Esaù, alzando gli
occhi, vide le donne e i fanciulli, e disse: ‘Chi son questi qui che hai teco?'
Giacobbe rispose: ‘Sono i figliuoli che Dio s'è compiaciuto di dare al tuo servo'. Allora le serve s'accostarono, esse e i loro
figliuoli, e s'inchinarono. S'acconstarono anche Lea
e i suoi figliuoli, e s'inchinarono. Poi s'accostarono Giuseppe e Rachele, e
s'inchinarono. Ed Esaù disse: ‘Che ne vuoi fare di tutta quella schiera che ho
incontrata?' Giacobbe,rispose:
‘E' per trovar grazia agli occhi del mio signore'. Ed Esaù:'Io
ne ho assai della roba. Fratel mio; tienti per te ciò
che è tuo'. Ma Giacobbe disse: ‘No, ti prego; se ho trovato grazia agli occhi
tuoi, accetta il dono dalla mia mano, giacché io ho veduto la tua faccia, come
uno vede la faccia di Dio, e tu m'hai fatto gradevole accoglienza. Deh, accetta
il mio dono che t'è stato recato; poiché Iddio m'ha usato grande bontà, ed io
ho di tutto'. E insisté tanto, che Esaù l'accettò. Poi Esaù disse: ‘Partiamo, incamminamoci, ed io andrò innanzi a te'.
E Giacobbe rispose: ‘Il mio signore sa che i fanciulli sono di tenera età, e
che ho con me delle pecore e delle vacche che allattano; se si forzassero per
un giorno solo a camminare, le bestie morrebbero tutte. Deh, passi il mio
signore innanzi al suo servo; e io me ne verrò pian piano; al passo del
bestiame che mi precederà, e al passo dei fanciulli ,
finché arrivi prsso al mio signore, a Seir'. Ed Esaù disse: ‘Permetti almeno che io lasci con te
un poì della gente che ho meco'. Ma Giacobbe
risposte: “E perché questo? Basta che io trovi grazia agli occhi del mio
signore'. Così Esaù in quel giorno stesso, rifece il cammino verso Seir. Giacobbve partì alla volta
di Succoth e edificò una casa per sé, e fece delle
capanne per il suo bestiame; per questo quel luogo fu chiamato Succoth (capanne).»