(Dettato ad Anita Wolf nel maggio 1960)
“Primo piccolo mattone”
Può un abuso diventare benedizione? Giacobbe non ne ha il diritto! Ma Esaù ne saprà conservare il suo, di diritto? Ogni gesto sotto gli occhi di Dio è comunque un monito per ogni essere vivente su questa Terra, che può e dovrebbe essere interpretato con la scienza delle rispondenze, e tutto potrebbe allora diventare vera ‘benedizione’!
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[Genesi – cap. 25 – 32]
Premessa
1. Giacobbe è il secondo gemello di Isacco e Rebecca. Lui non ha nessun diritto alla primogenitura e all'eredità spirituale ad essa associata. Deve servire secondo la legge del mondo che era stata apparentemente permessa da Dio. La benedizione data ad Abramo doveva essere il seme per la primogenitura, come le stelle: spiritualmente incalcolabili.
2. Raramente una Legge di Dio è stata così male interpretata come proprio quella della primogenitura. Abramo l'aveva reputata puramente spirituale e vissuta convenientemente fino in fondo.
3. La storia di Giacobbe genera conflitti. La sua dissimulazione nei confronti di Esaù e il padre cieco non si concilia con la benedizione eseguita su di lui. Se Giacobbe avesse agito correttamente, allora la Benedizione di Dio sarebbe applicata; se invece il suo modo di agire era illegale, allora la benedizione era fuori luogo. Dio non benedice dove viene perpetrato un inganno.
4. Se quel passato avvenimento fosse, però, interpretato spiritualmente, si aprirebbe il Mistero divino. Metterlo alla prova è meno difficile di quanto possa sembrare a prima vista. Le quattro fasi principali della vita di Giacobbe chiariscono il tutto quasi da se stesse, e ne consegue la visione della Luce.
5. Le quattro fasi hanno ricevuto spiritualmente e anche materialmente il loro raggio fondamentale dalla quadruplice Essenza di Dio[1]. L’acquisizione della primogenitura, in questo caso mediante un piatto di lenticchie, avviene nel segno del Creatore, nel primo principio dominante: la primogenitura ha il dominio su tutta l'eredità e su tutti i discendenti!
6. La seconda trasformazione avviene tramite il ricevimento della benedizione proveniente dal diritto della primogenitura che sottostà al benedicente principio del Sacerdote proveniente da Dio. Come terzo punto subentra nella vita di Giacobbe: l’elevante Principio di Dio nel simbolo dell’esperienza del sogno con ‘la Scala del Cielo’. Il quarto punto, che determina il resto della sua vita, è la lotta supplichevole con ‘l'uomo di Dio'.
7. Giacobbe si è consegnato nella mano del Padre suo. Le quattro stazioni, i quattro richiami del Cielo, fanno di lui un ISRAELE! Diventa chiaro come questo era possibile, sebbene secondo la valutazione umana egli fa a suo fratello Esaù un amara ingiustizia.
[Gen. 25, 29-34]
«Or come Giacobbe s'era fatto cuocere una minestra, Esaù giunse dai campi tutto stanco e disse a Giacobbe: “Deh, dammi da mangiare un po' di codesta minestra rossa, perché sono stanco”. Per questo fu chiamato Edom.
E Giacobbe gli rispose: “Vendimi prima la primogenitura!”
Ed Esaù disse: “Ecco io sto per morire, che mi giova la primogenitura?”
E Giacobbe disse: “Prima giuramelo!”
Ed Esaù glielo giurò, e vendette la sua primogenitura a Giacobbe. E Giacobbe diede a Esaù del pane e della minestra di lenticchie. Ed egli mangiò e bevve, poi si levò e se ne andò. Così Esaù disprezzò la primogenitura».
Il diritto alla primogenitura
8. Alla nascita Giacobbe tiene con la mano il tallone del fratello. La differenza di tempo della seconda nascita è minima. Qui non è da menzionare il diritto del mondo; qui è più importante il diritto dello spirito. Qui non si tratta intanto del vero diritto, ma della faccenda, perché è da pensare quanto segue:
9. Presso ‘i figli della Luce' ([Giov. 15,19]: «Il mondo amerebbe quel ch'è suo; ma perché non siete del mondo, ma io v'ho scelti di mezzo al mondo, perciò vi odia il mondo» – 17,14: «Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo») viene assegnato il privilegio alla parte materiale della forza, perché la materia all'interno del suo proprio campo può agire rispettivamente secondo la volontà, anche perché su questa base viene molto più facilmente guidata alla Redenzione. L'impiego di questa parte di forza luciferina si svolge con l'atto del concepimento.
10. Entrambe le parti seguono una all'altra, come Esaù e Giacobbe. Che questo ultimo come anima del Cielo presentato simbolicamente, che ha nella manina la parte di forza del mondo, il tallone, indica che la Luce cerca di trattenere la parte oscura a lui affidata, per poi una volta portarla con sé a Casa. Solo più tardi, secondo come procede lo sviluppo di un embrione nel ventre materno, la scintilla spirituale subordinata viene insufflata all'incirca al settimo mese.
11. Uno spirito con la sua anima, che è il corpo di uno spirito di figlio della Luce (angelo), assume nella volontarietà libera su una via del mondo, una parte di forza di Satana, per portarla a Casa. Tali parti di forza non sono esseri personali, loro stessi hanno da iniziare la loro propria incorporazione. Ma il Cielo le porta a Casa queste forze; sono il patrimonio d'eredità una volta dilapidato, quel diritto ad una primogenitura nella Luce.
12. Per questo il materiale cerca, dominando nel suo elemento, di attirare giù a sé la Luce e di insediarsi nel cuore della sua dimora, per respingervi lo ‘spirito di Dio' che regna lui e la sua anima di Luce. Questo si lascia dimostrare meglio nella coppia di gemelli Esaù-Giacobbe.
13. Se allora i due fratelli combatterono per il diritto del primo, è in sé secondario, soprattutto perché il popolo da loro proveniente non ha adempiuto la missione così da essere diventata la salvezza del mondo. Perché l'Insegnamento di Dio dalla parte antica della Bibbia non l'abbiamo grazie al popolo, ma unicamente da Dio-Creatore che ha creato il Cosmo – anche l'Insegnamento, anche la fede.
14. L'episodio Esaù-Giacobbe dimostra quella trasparenza che insegna a riconoscere il celeste, cioè così: Esaù, la parte della materia, può risvegliarsi per primo nel proprio campo, con cui non è dato che lui fosse il dominatore. Questo è la Luce ! Ma questa deve combattere per il diritto del dominio, quindi contro la materia, per liberarla tramite la sottomissione e di guidarla allo spirito, che la vuole e può liberare.
15. Perciò il corso della vita di ambedue non si può separare. E' strana l'immagine della loro esistenza. L'Esaù nato da rude, va a caccia, nel campo libero. La sua parte di forza materiale in ciò è del tutto nel suo elemento, presso la selvaggina nel bosco. Se ne va intorno, non si lascia guidare, non si dà alla ‘legge di casa' ordinata ed ordinante. Lui va e viene, come gli aggrada. Questo dimostra solo troppo chiaramente l'istintività dell'uomo.
16. L'uomo entra solo di rado nel Santuario di Dio (Casa) (come cristiano per necessità). Così anche Esaù. Quando ha fame, quando il tempo richiede il sonno nella casa, allora egli ritorna, cioè con il bottino, l'animale, che la famiglia usa come cibo. Rude, non facilmente da condurre, questa è la parte di Esaù nell'uomo.
17. Al contrario come non è da rappresentare più acutamente, Giacobbe cresce sotto la guida dello spirito del padre e quella dell'anima di sua madre. Se coscientemente, se incoscientemente – l'anima dalla Luce opera sempre purificante e guidante a Dio tramite il suo spirito. A volte ci vuole tempo, finché una Luce non arriva al proprio agire; ma non manca mai la via che le è stata data.
18. Il fanciullo cresce nel Tabernacolo (Custodia), fine, liscio, non ‘peloso' come l'animalesco dell'oscurità (istinti), viene educato dallo spirito, finché lui stesso non si può opporre alla parte della forza della materia. La ricchezza di Abramo, spirituale ed anche terrena, sarebbe perduta anche troppo presto, se non ci fosse da mettere ‘il figlio della Luce' al posto di quello dell'oscurità.
19. Con ciò inizia la lotta fra i due fratelli, come nell'uomo fra bene e male, sottomettendosi all'istinto del mondo libero oppure a quello della Custodia di Dio. Generato primordialmente, ogni figlio è spirito, anche lo spirito di quella che più tardi è caduta, che con ciò si è isolato, per entrare in azione solo di nuovo in un'incorporazione nel mondo. Nella lotta per bene e male, regna – come nella coppia di gemelli – il Principio dominante, il Creatore.
20. La parte da liberare nell'uomo è – quasi sempre impercettibile – legata obbligatoriamente allo spirito, perché senza spirito nulla può sussistere nella materia. Ma l'anima che gli appartiene ed è irradiata da lui, la conduce libera, finché ambedue non possono governare apertamente. Ma il simbolo ha ancora altro da annunciare.
21. Il Principio della vita da dare a Dio, il pasto di lenticchie rosse nel segno dell'amore incompreso, gioca un grande ruolo. Presto Giacobbe sente la sua maggiore Forza dello spirito; e non a danno di Esaù, tende la mano alla primogenitura. Nel senso mondano, questo sembra come se lui – falso ed astuto – rubasse i diritti di suo fratello. Soltanto, la storia futura dimostra il contrario [Gen. Cap. 33].
22. L'anima dall'alto ha il diritto di costringere la parte di forza materiale per la sua utilità. Ora sta nel proscenio ‘l'istinto'. Malgrado ciò, l'inferiore lo sente precisamente, anche se si difende a lungo e con veemenza. A metà nel dubbio, a metà nell'avversità, Esaù dice, che anche lui dovrebbe morire come tutti gli uomini e non lo potrebbe aiutare il diritto della primogenitura. Il terreno lo tiene catturato e, per una cosa terrena, rinuncia allo spirituale.
23. Proprio così aveva rinunciato Sadhana, la prima figlia di Dio, alla sua posizione di potere nella Luce, ha dissipato la sua primogenitura e si era scambiata la materia per la sua Forza dello spirito. Ed oltre il ‘Giudizio' – il pasto nella materia – la via riconduce indietro. E' tipico, che tutti gli esseri dall'oscurità, una volta caduti con Sadhana (Lucifero) e la loro potenza di forza, che gli spiriti figli della Luce prendono su di sé, la desiderano solo dopo la materia, come anche i bambini piccoli sono solo attaccati all'istinto del corporeo. Perciò è anche il ‘diritto della Luce' di mettere nella sua guida ogni anima di Luce al di sopra di quella della materia.
24. Dapprima non vi sarà molto da percepire del predominio, dato che è l'istinto a condurre l'uomo. Proprio nel paragone: Esaù, il libero signore della caccia - Giacobbe, il figlio e servo della casa. La parte Esaù sente poco del predominio dell'anima di Giacobbe, che proviene dalla primogenitura spirituale. Ma negli uomini, la cui anima è venuta dalla Luce, non manca nemmeno la conoscenza. Quindi sull'anima di Giacobbe giunge un poco alla volta il diritto spirituale dalla primogenitura del Cielo.
25. L'anima di Giacobbe, dalla madre (l'amore) che riconosce la parte migliore e la sostiene, comincia ad estendersi. Allora si svolge una specie di rivolta fra bene e male. Il male o imperfetto ha il ‘campo', perché l'uomo non possiede ancora la Benedizione per la primogenitura scambiata.
26. Ma appena l'anima tende fermamente al buon pareggio, interviene la Forza dello spirito. Isacco è diventato cieco, ora agisce secondo l'intelletto e, non distingue quale fanciullo diventerebbe l'autentica radice della sua tribù. Come l'unico figlio di Abramo e Sara, crede di aver agito bene, se il nato primo Esaù diventa il membro di base di un popolo. Sì – l'intelletto giudica secondo il mondo, e sovente la ragione deve soccombere.
27. Ora i fratelli sono di età matura. Uno deve diventare il regnante, l'altro servo. Non diversamente fra Luce e mondo, fra intelletto e ragione. Anche se non facilmente riconoscibile, entra comunque in vigore la parola: «Siate intelligenti come i serpenti, ma senza falsità come i colombi».
28. Rebecca, la ‘ragione vedente', riconosce che Esaù non può essere legato alla casa; lui non bada né alle greggi, né da diventare una buona radice. Mentre Giacobbe serve il diritto, si mette sotto la ‘legge dell'arcicasa di Abramo', per rimanere sul sentiero dell'avo. E' comprensibile che la ragione cerca di spingere al dominio la parte migliore.
29. DIO aiuterà l'inganno alla vittoria, come ha fatto Rebecca? Oppure non è un inganno? E' intelligenza, che deve servire tutta la casa, non per ultimo a favore di colui che non sa cosa farsene della sua primogenitura? E' da cadere nel braccio all'intelletto, che agisce ciecamente secondo una regola (Isacco), proprio per il motivo, di conservargli il suo diritto di casa. Questo lo fa la madre, che aiuta il migliore dei figli al diritto della primogenitura, ed anche per conservare ad Esaù la sua parte.
30. Ambedue le cose sono da pareggiare e da mettere in quella posizione, che spetta ad ogni parte. Con ciò l'anima ottiene il suo predominio, e la ragione vince sull'intelletto. La parte della forza materiale non deve comunque rendersi subito conto che essa – per la sua salvezza – si deve subordinare alla Luce.
31. Si tratta di ‘Luce e tenebra'. Dio è diventato Uomo per via della Redenzione senza essere Uomo! Perché – EGLI è il Creatore! Giacobbe si veste in questo senso con un abito di Esaù, quello esteriore, la scorza ruvida della materia, e così chiede la benedizione che sostiene la buona anima, che gli deve concedere la Forza.
32. Isacco sente nella voce che Giacobbe chiede; ma come l'intelletto lascia valere solo ‘l'afferrabile', così pure Isacco. L'abito di Esaù non può ingannare. Molti uomini che obbediscono unicamente all'intelletto, se lasciano governare solo questo, si sbagliano, sovente, gravemente – ed amaramente - -
33. Ma se la ragione giunge al dominio, allora avviene il paragone: Giacobbe, nella ‘casa del padre, rimasto nella legge e nel diritto, ottiene la benedizione ed è il primo. In certo qual modo è stato raggirato dall'intelletto, per mettere lo spirito di Luce al di sopra della materia. Con ciò sull'anima di Giacobbe è venuto il predominio, ed ha ottenuto la ‘sede del diritto'.
34. Naturalmente ora inizia con veemenza la lotta. L'istinto dell'inferiore s'inalbera e si mette dietro l'intelletto. Come Esaù, s'inalbera, che sono stati gravemente ingannati: il padre tramite l'abito ruvido, lui della primogenitura. Soltanto – si trascina nel giorno e, per una nullità, rinuncia al suo diritto, la primogenitura, per un piatto di minestra di lenticchie.
35. Il pentimento giunge soltanto quasi sempre troppo tardi, oppure è così tiepido che il primo piccolo vento lo soffia via presto. Tuttavia – la lotta fra la Luce e l'oscurità continua in misura rafforzata. Perché ora giunge la resa dei conti. Ma Giacobbe ha ottenuto la benedizione dal diritto della primogenitura: non può essere data due volte.
36. Quando l'uomo ha - soltanto una volta - concesso per ragione al divino in sé il primo diritto, allora non si allontanerà mai più di nuovo dal Creatore, anche quando nella vita risulta qualche su e giù. L'unica benedizione significa - per un'anima - che solo lo spirito nell'uomo deve dominare, anche se – come detto – malgrado la conoscenza, malgrado la Luce , avviene qualche giù. Quest'una cosa si riferisce fondamentalmente all'UNICO DIO!
37. Quando l'uomo ha ottenuto questo, allora la sua anima ha ottenuto la benedizione dal diritto della primogenitura, e domina lo spirito, che si sottomette al Sommo Sacerdote, come un ministrante provvede insieme al servizio dell'altare del sacerdote.
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La Scala del Cielo
[Gen. 28,10-12]
«Or Giacobbe partì da Beer-Sceba e se n'andò verso Charan.
Capitò così in un luogo dove passò la notte, perché il Sole era tramontato.
Prese una delle pietre del luogo, se la pose come guanciale e si coricò.
E fece un sognò: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima giungeva al cielo; ed ecco che gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa».
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38. L'anima di Luce o di Giacobbe nella sua lotta contro il mondo e le tenebre, deve in un certo senso abbandonare (isolare) la potenza della forza materiale (Esaù), affinché il bene nell'uomo vinca sempre di più. Questo crea spesso un percorso a sé stante, estraneo all’intelletto, estraneo alle abitudini mondane. Solo più tardi, in un secondo tempo, si mostrerà che erano comunque vie della conoscenza, sentieri sui quali acquisiva per propria eredità ancora qualcosa di ‘proprio'.
39. Tornare a casa con la sola sua libbra affidata (mina), non è compiuto molto [Luca 19,22-24: «E il padrone gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Tu sapevi che sono un uomo severo, che prendo quel che non ho messo in deposito e mieto quel che non ho seminato; perché allora non hai consegnato il mio danaro alla banca, ed io, al mio ritorno, l'avrei riscosso con gli interessi?”. Poi disse a coloro che erano presenti: “Toglietegli la mina, e datela a colui che ne ha dieci”»]. Giacobbe girovaga in terre straniere, lascia la casa dei genitori, il fratello e – apparentemente – il diritto e il dovere della benedizione derivante dalla primogenitura. Essa opera nell'uomo affinché la parte ancora non fermentata della Forza si percepisca e agisca come dominatrice, il che si svolge prevalentemente nell'età giovanile.
40. Ecco che lui di ciò si rende troppo poco conto, e solo quando la ragione ottiene il sopravvento (Giacobbe torna di nuovo a casa), è stabilito un equilibrio. Tre volte sette anni (fino al 21°) viene dato alla parte Esaù nell'uomo di svilupparsi, di riflettere, di bramare la parte buona di se stesso.
41. Una volta subentrata la riflessione, l'anima di Giacobbe torna a casa con grandi ricchezze: non acquisite dalla materia in ‘terra straniera', ma dall'interiorità dello spirito, dal Regno della Luce di Dio con il quale essa è collegata tramite lo spirito. Chi si limita a godere solo delle necessità della vita e di ciò che serve al corpo, a cui può appartenere p.e. anche la buona arte, ma oltre a ciò non lascia languire né il cuore né l'anima, allora su di lui verranno i ‘flussi provenienti dalla Luce', e il cuore insieme all'anima diventano ricchi.
42. Allora essa verrà e offrirà alla forza oscura parte di tutti i suoi beni [Gen. 32,14-23]. Ma non è ancora abbastanza, il cammino deve ancora essere vinto. In questo cammino spesso lungo, ascendendo in sé, ci sarà l’opportunità per l’acquisizione della rinascita, e la si potrà ottenere anche all’indietro.
43. Questo percorso nell’ambito dello spirito, che molti uomini non conoscono affatto, e neanche vogliono conoscere, aiuta l'anima di Giacobbe a elevarsi dal mondo, per vedere come si può salire e scendere, carichi del Bene celeste, di cui il mondo, l'uomo, ha così terribilmente bisogno.
44. L'anima entra nel proprio contatto con DIO, perché la scala del Cielo con i suoi pioli di conoscenza unisce Luce e mondo. In cima sta il SIGNORE; gli angeli si librano in basso verso l'anima che giace ai piedi della Scala. E salgono. Essi mettono nella mano del Signore la nostalgia, la riverenza, la gratitudine e il ringraziamento di Giacobbe come buon impulso dell'anima. Non c'è da stupirsi se la benedizione derivante dal diritto della primogenitura aumenti sia interiormente che esteriormente.
45. Nel paese della madre (nell'Amore di Dio) Giacobbe diventa ricco e rispettato. Guadagna quattro mogli, quattro legami forti nella Luce. Tuttavia nulla viene dato gratuitamente; poiché il Divino ‘gratuito’ viene dalla Grazia. Per appropriarsi del ‘gratuito' ci vuole molta prontezza nel servizio: per Dio, per lo Spirito, per l'Amore, per un cuore puro.
46. Tre volte sette anni dura il servizio, un numero che in nessun caso è per tutti. Dio ha sette Caratteristiche[2], e acquisirle tre volte significa riceverle dalla Grazia del Sacerdote, dalla Longanimità di Dio e dalla Mitezza del Padre, insite nella Divinità primordiale. Il Creatore, la prima delle quattro-Essenze, rimane eternamente riservato all'Essere primordiale (il frutto dell'albero che era proibito).
47. Chi serve il Creatore, non può mettersi al Suo posto. Da ciò risulta: anche se Giacobbe ha servito tre volte sette anni, non possiederà la ricchezza di Laban[3]. Ma gli sarà data la giusta ricompensa. Dopo ritorna a casa, nella casa dei suoi genitori, da suo fratello. Ma la Scala del Cielo fluttua sempre davanti a lui; gli sembra come se tutti gli anni, tutti giorni, anzi tutte le ore negli anni fossero quei gradini della Scala, come se interiormente fosse in parte già salito in alto.
48. In umiltà s’inchina davanti a questa inaudita bontà di Dio. Quando raggiunge questo stato, si aggrappa alla Scala del Cielo. Quella parte del mondo (Esaù) verso la quale Giacobbe è di nuovo sulla via, egli deve occuparsi delle cose terrene; solo il cuore giace saldamente nella mano del suo Dio.
49. L'umiltà, muovendo il cuore di Giacobbe, gli concede quel cambiamento, così che lui stesso diventa ‘spirituale' nel suo spirito, come rinato, con cui può attrarre alla Luce anche la povera parte assorbita dal mondo. In questo modo la Scala del Cielo non rimane solo un'immagine, essa diventa Realtà superiore: la rinascita dallo spirito di Dio, quindi, riunito indissolubilmente con il Signore.
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La lotta della preghiera
[Gen. 32, 25-32]
«Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì alla commessura dell’anca, e la commessura dell'anca di Giacobbe fu slogata, mentre continuava a lottare con lui. E l'uomo disse: ”Lasciami andare, perché spunta l'aurora”.
E Giacobbe disse: “Non ti lascerò se prima non mi avrai benedetto!”.
E l'altro gli disse: ”Qual è il tuo nome?.
Ed egli rispose: “Giacobbe”.
E quello disse: “Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele, perché hai lottato con Dio e con gli uomini, ed hai vinto”.
E Giacobbe gli chiese: “Deh, palesami il tuo nome”.
E quello rispose: “Perché chiedi il mio nome?”. E allora lo benedì.
E Giacobbe chiamò quel luogo Peniel, perché disse: “ho veduto Dio a faccia a faccia, e la mia vita è stata risparmiata”.
Il Sole si levava com'egli ebbe passato Peniel, e Giacobbe zoppicava dell'anca. Per questo, fino al dì d'oggi, gli Israeliti non mangiano il nervo della coscia che passa la commessura dell'anca, perché quell'uomo aveva toccato la commessura dell'anca di Giacobbe, al punto del nervo della coscia».
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50. Prima che l'anima di Giacobbe ottenga visibilmente il suo ‘Diritto’, dotato col dominio dello spirito, la lotta della preghiera deve essere combattuta fino all'aurora. Essa deve ricordarsi del suo essere di Luce. Se Giacobbe diventato ISRAELE, avrà paura davanti a suo fratello, allora qui si adempie già la Parola : «Nel mondo avrete paura!» ([Giov. 16,33: «Vi ho dette queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto il mondo»]). Persino dopo la discesa dello Spirito Santo, i discepoli di Gesù ebbero talvolta paura.
51. Da ciò risulta che non ogni paura è qualcosa di poco valore e di imperfezione dell'anima. La vita di questo mondo è uguale a una nascita continua, …fino alla morte del corpo. In ciò si afferma la lotta della preghiera fino all'aurora: finché i figli felici, come anche quelli redenti, possono venire nel Regno della Pace. L'anca è la presa salda, per la quale Giacobbe ha lottato [Ap. 19,16: «E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: Re dei re, Signore dei signori»].
52. Esistono due tipi di paura: la paura del mondo e quella se ‘si viene trovati fedeli’. In quest'ultima può trasparire la paura nella vita naturale, come quella dei martiri che, nonostante la fermezza davanti al martirio, chiudevano gli occhi per la paura e l’angoscia, e i battiti del cuore non si potevano contare.
53. Giacobbe ha paura di Esaù, anche se sta saldamente sulla Scala di Dio verso il Cielo. In indissolubile legame egli esclama: «Io sono troppo piccolo per tutta la misericordia e tutta la fedeltà che Tu hai usato verso il Tuo servitore» [Gen. 32,12: «Liberami, ti prego, dalla mano del fratello mio Esaù; perché ho paura di lui e temo che egli venga e colpisca me e tutti, non risparmiando né madre né figli»]. Più tardi si definisce anche ‘il servo di Esaù’, perché vuol guadagnarsi l'amore del fratello (la comprensione). Si tratta di andare incontro alla materia in modo servizievole, perché raramente si diventa ‘signori', se si assume una posizione dominante. L'amore ha vinto l’inferiore e, con ciò, lo eleva spiritualmente in alto [Gen. 33,4: «Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero»]. Questo si ottiene nella lotta della preghiera, attraverso una sola notte, il che significa: l'intera esistenza nel mondo oscuro! Eppure, non è forse questa, irradiata dalle stelle che operano ancora più intensamente, anche se non si possono vedere? Il segno è questo: DIO aiuta! Egli è vicino quando ci si sente abbandonati nell’angoscia e nell’afflizione!
54. Di notte, Giacobbe divide i suoi averi, ciò che deve sacrificare al mondo, ciò che può tenere secondo lo spirito. Ed è rimasto solo (come Gesù nel Getsemani)! L'ANIMA deve affermarsi, perché lo SPIRITO ha iniziato il suo dominio con la Scala del Cielo. Sì – all'anima brillano le stelle di Dio, l'aiuto di Dio le è vicino.
55. Nella certezza che Dio opera nella vicinanza e nella lontananza, nel buio e nel chiaro, adesso l'anima può incontrare il suo Dio; non più solo in cima alla Scala, che Lui costruisce per i Suoi figli, no, – sotto, al primo gradino, che dalla materia porta in alto, il Signore viene come PADRE! L'apparente lotta esteriore non era altro che una grande resa dei conti. La può forse sostenere qualcun altro che non sia unicamente il CREATORE?
56. È interpretato erroneamente che lui lottasse con un angelo. Santa è quella Parola: «Perché chiedi tu, come Mi chiamo Io?». Tu lo sai! E la resa dei conti la tiene il Signore prima del tuo ritorno a casa, LUI solo può benedire un'anima che rimane instancabilmente nella preghiera durante tutta la sua vita, il che non significa esprimere solo delle parole. Solo DIO può fare da un Giacobbe un ISRAELE, un cittadino della Santa-Luce, della Città dove troneggia l'Onnissanto.
57. «E hai prevalso» [Gn. 32,2] viene interpretato come se Giacobbe avesse vinto questo ‘Uomo della notte'. “Chi può vincere DIO? – oppure un angelo che viene su incarico di Dio?”[4] – Oh! Giacobbe aveva sconfitto se stesso, si è sacrificato, ha raccomandato la sua anima al Signore, ha superato se stesso. Così è diventato figlio del Padre, per l'eternità. Nulla più sta sulla via che ostacoli il suo ritorno a Casa.
58. Ed Esaù, la parte povera nell'uomo? Lui è contento che sia ritornata la Luce. Gli anni gli hanno insegnato che senza la guida di Dio non esiste nessuna vera vita. È meravigliosa quella scena fraterna, dove ognuno vuol servire l’altro, ognuno vuol subordinarsi all'altro, senza rinunciare alla propria indipendenza, il che significa anche responsabilità [Gen. 33,3-17]. La Luce vuole, per redimere! La materia deve, per essere redenta.
59. Sia ancora aggiunto come simbolo: Giacobbe ha quattro mogli[5] e dodici figli. Il ‘quattro’ si riflette nella santa quadruplice Essenza di Dio: Creatore, Sacerdote, Dio e Padre; il ‘dodici’ nei dieci comandamenti del Sinai e nei due del Salvatore. In seguito il popolo si divise in dieci, più due tribù.
60. Col mancato rispetto dei dieci comandamenti, Israele (dieci tribù) viene annientato, Giuda e Beniamino vengono distrutti a causa dei due comandamenti. Zilpa e Bila[6] non erano donne della stirpe di Laban, altrimenti non le avrebbe date via come serve. Giacobbe ha quindi due ragazze libere (lo spirito porta la semenza come le stelle nel cielo) e le due serve (la materia, quella semenza come la sabbia al mare). [Gen. 22,17: «…io certo ti benedirò e moltiplicherò la tua progenie come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare, e la tua progenie possiederà la porta dei suoi nemici»]. La storia può essere difficilmente compresa in modo oggettivo; solo dallo spirito si può riconoscere che Giacobbe era un figlio proveniente dall'alto, per giunta, uno dalle prime file. Ma fu secondo di nascita, perché nel mondo governa dapprima ‘il mondo'; DIO, comunque, sta al primo posto, perché la creatura sta al secondo.
61. Lo spirito, emanazione della Luce, viene elevato allo stato celeste al di sopra di ogni dominio mondano, e attraverso il fedele servire (presso i genitori), attraverso la dedizione a Dio (alla Scala del Cielo), attraverso il servizio al prossimo (presso Laban), attraverso l'auto superamento nella lotta della preghiera (al Peniel)[7], ottiene la benedizione proveniente dal diritto della primogenitura: l'autentica rinascita – o nuova nascita – dello spirito, dal meraviglioso:
«Non Ti lascio, a meno che Tu mi benedica!»
[inizio]
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[1] La quadruplice Essenza di Dio: Creatore, Sacerdote, Dio e Padre.
[2] Le sette Caratteristiche di Dio: Amore, Sapienza, Volontà, Ordine, Serietà, Pazienza, Misericordia.
[3] Laban, fratello di Rebecca, era il padre di Lia e Rachele che diede in mogli a Giacobbe insieme alle due serve Bila e Zilpa.
[4] La lotta di Giacobbe ‘con l'uomo fino all'aurora' (Gen. cap. 32) è una perla di tutte le apparizioni di Dio presso gli uomini. Nessun angelo su incarico, solo DIO fa di Giacobbe un ‘Israele'. Che non operi nessun angelo lo dimostra il versetto 30 e 31 «Il sole si levava com'egli ebbe passato Peniel; e Giacobbe zoppicava nell'anca. Per questo, fino ad oggi gli Israeliti non mangiano il nervo della coscia che passa per la commessura dell'anca, perché quell'uomo aveva toccato la commessura dell'anca di Giacobbe, al punto nel nervo della coscia». Giacobbe su richiesta dice il suo nome; ma quando chiede all'uomo il suo, sta scritto: «Perché chiedi come Mi chiamo?» Giacobbe lo sapeva, esigeva solo una conferma. Con la Benedizione dalla visione chiama il luogo PENIEL: «Ho veduto Dio dal volto, e la mia anima è guarita!». Interpretare una tale testimonianza diversamente di quanto è data, è peccato contro lo Spirito di Dio.
[5] Le quattro mogli di Giacobbe: Lia generò Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Zabulon, Issacar, e Dina. Ma questa era femmina e non faceva parte dei patriarchi delle 12 tribù.
Rachele generò Giuseppe e Beniamino, la quale morì dando alla luce quest’ultimo.
Bila, la serva di Rachele generò Dan e Neftali.
Zilpa, che era la serva di Lia, generò Gad e Aser. E da questi sorsero le 12 tribù d’Israele
[6] Bila era la serva di Rachele, e Zilpa la serva di Lia. Rachele e Lia erano le figlie di Laban, il fratello di Rebecca, la madre di Giacobbe. Giacobbe ebbe quindi quattro mogli: Rachele e la sua serva Bila, e Lia e la sua serva Zilpa.
[7] Peniel: Luogo dove Giacobbe lottò con Dio.