- Rivelazione –

(Dettato ad Anita Wolf tra il 1952-1962)

tratto dall’Opera

“Dieci piccoli mattoni”

 

 

L’esistenza di Dio nelle S.Scritture non poteva che essere spiegata da uno dei suoi autori per eccellenza. La venuta del Cristo, il simbolismo, la redenzione, il significato della Trinità e della infinita Misericordia, sono solo accenni che solo un profondo conoscitore delle S.Scritture potrà trovarvi, e sprofondare nella spiegazione delle stesse attraverso un cammino tra i vari punti enunciati. Un bel mattoncino!

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Fratello Giovanni

 

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Commento all’Opera

 

«Questo è il nostro discepolo

che rende testimonianza di queste cose,

e che ha scritto queste cose;

e noi sappiamo che la sua testimonianza è verace»

[Giov. 21, 24]

1. Chi tiene aperti gli occhi, ancor più il cuore per le cose di Dio, percepisce uno sviluppo come afferrato in un vortice e sbattuto qua e là nell’impatto e contro-impatto di forze irresistibili, oppresse e quasi estirpate attraverso i potenti del mondo, ma sempre risorgendo laddove lo si suppone di meno, con crescente forza e grande chiarezza, a cui gli oppressori stanno di fronte stupiti, impotenti.

2. Nel procedere di questo mondo si formarono tracce largamente percorse, tra le quali si trovano poche approvazioni marcate. Nonostante ciò, combattenti nobili e coraggiosi hanno sovente epurato la via, hanno nuovamente marcato le ‘linee d’orientamento’ e salvato l’alto Bene del Regno. Senza mancanza di colpa, nonostante l’epurazione, non restò del tutto chiaro; i passi del gregge fedele non sono stati del tutto guidati nella vera Via della rivelazione.

3. Solamente essi vanno e portano il loro frutto: chi il cento, chi il sessanta o trenta volte [Matteo 13,8]. Questo esclude la continua liberazione della via pre-segnata da un unico paio di piedi? (di Gesù) – Dio ha lasciato calpestare la sua santa Traccia con molti piedi, rapidi e lenti, grandi e piccoli, intelligenti e stolti, di coloro che cercano e Gli corrono accanto, che non è quasi da riconoscere se non la direzione. Con ciò è collegato lo scopo che – allora come ora – dev’essere trovato.

4. Chi è chiamato a quell’espressione «Pasci le Mie pecore!»? [Giov. cap. 21,15] – I figli corrono nello smarrimento; il discepolo segue il Signore! In questa duplicità, il cui punto di gravità grava sulla successione dell’incarico del lavoro assegnato, viene dato il diritto della purificazione delle vie, e se non fosse necessario per la purificazione, allora Dio non avrebbe avuto bisogno di inviare insegnanti e profeti della Luce nel mondo delle tenebre. I mondani hanno messo a tacere il vero cammino di Dio.

* * *

5. Proprio l’invio dei profeti prima e Adamo dopo, fino ai grandi veggenti inviati nel tempo moderno [Swedenborg, Böhme, Lorber, Mayerhofer, Dudde ed altri], viene indicata l’immensa necessità di rendere continuamente utilizzabile dagli inviati di Dio la via della verità data e percorsa, resa indistruttibile con il Golgota. Loro sono gli operai del Regno, i servi di Dio che adempiono volentieri ogni incarico [Ap. 22,9].

6. Se qui spicca Giovanni, allora, a causa della sua impostazione della chiave sulla via della fede, tramite lui, dal Regno, viene rivelato al mondo – bisognoso di redenzione – la nuova profondità e la verace Pienezza, la santa Orma che indica la direzione. La si deve seguire – per quanto possibile – non sulla larghezza del mondo, no, …sulla strettezza dell’unica Orma di Dio.

7. La base dell’osservazione forma ciò che dà lo ‘Spirito di Dio’, da cui sono da esaminare le domande per estrarre da queste la loro conoscenza. Perché, (solo) chi tende all’elevatezza, giunge in alto. E’ da valutare spiritualmente che i giganti dei monti della Terra finora imprendibili, possono essere vinti anche un po’ alla volta.

8. Chi a questo punto sorride, può mettere da parte la Scrittura. Qualcuno, può vincere il monte attraverso la tecnica, il coraggio e le capacità, nel procedere di questo mondo? No, – (ma) …attraverso la fede!O caro viandante, fermati! Non considerare solo l’andare avanti, non dimenticare la retro visione; non misurare solo l’esteriore, misura anche l’interiore!

9. Non con la scissione nucleare, non con il supporto autorevole di conquiste tecnologiche può essere paragonato, ma è il cuore che indica il meraviglioso supporto di autorevolezza che non deve dapprima essere usato per servire, che ‘funziona vivente da se stesso’. Qui viene menzionato perché, stranamente, il vincere dei più grandi guardiani (come sentinelle) terreni, va mano nella mano con un incremento della rivelazione più alta.

10. Sorridi pure, sapiente; il tuo sorriso non è sapienza! Se questo mondo non fosse maturo per entrambi, al ritorno, come al naufragio, secondo a quale frutto esso tende, l’uomo non avrebbe mai conquistato la sua tecnica che, (da una parte) si affretta e, (dall’altra) …giunge al ‘precipizio’!

11. Che fin per duemila anni la crescente tecnologia [Gen. 4,22] ha originato la politica del mondo, può valere, ma anche, che ogni esagerazione del progresso del mondo ha condotto a molte catastrofi sotto la crescente perdita della fede.

12. «Non dite voi: “Sono ancora quattro mesi, allora viene la mietitura’? Ecco, Io vi dico: alzate i vostri occhi e osservate i campi come già sono bianche da mietere». [Gv. 4,35]. Questo lo si riconosce nello sviluppo mondiale e nel suo stato attuale. Qui la via può anche deviare per un ramo laterale, il quale conduce alla …ristrettezza dell’unica traccia di Dio.

13. «Tutti quelli che Lo udivano, si stupivano della sua intelligenza e delle sue risposte». [Luca 2,47]. La Bibbia (il Vangelo) menziona solo una frase di quei tre giorni significativi, quando il Signore da ragazzo, dimorò nel tempio[1]. Sarebbe ignorare la traccia di Dio, lasciare inosservati quei (tre) giorni, solo perché la Bibbia non annuncia nient’altro? Il dogma non tollera un’altra (eventuale) comprensione? Soltanto, avviene che, …le impronte di Dio passano attraverso Spazio e Tempo, soffiando via ogni dogma!

14. Giovanni, tendendo alla profondità di Dio, alla fine della sua epistola afferma: «..delle molte cose che Gesù ha fatto…» e inoltre: «il mondo non le afferrerebbe se fossero scritte». [Gv. 21,25] – A quel tempo non si poteva conquistare le vette più alte, né in modo terreno né spiritualmente. Giovanni sceglie la forma dell’espressività dallo sviluppo storico, sopratutto non avendo ancora avuto la visione che ebbe a Patmos[2].

15. Quest’ultima insegna inequivocabilmente che lo spirito del passato collega il presente al futuro, rivelando cose che sono anche difficilmente comprensibili. Se dunque il tempo non fosse maturo ad accogliere la Profondità di Dio [Rom. 11,33], allora l’apostolo che annunciò l’immaturità, non doveva lasciare in nessun caso il libro non-sigillato così oscuro. [Ap. 22,10]

16. Nel cambiamento di una maturità del mondo e (nell’attesa dell’attuazione) delle ‘parole non sigillate della profezia’ viene data certamente della sapienza dalla Luce, che Dio, dalla Sua sublimissima impronta, non ne fa un mistero coperto, e nessuno deve rimanere fermo alla lettera. Del tutto al contrario:

lo scoperchiare la pietra tombale,

è il Simbolo nella pienissima Magnificenza!

17. Se Dio ha rivelato Se stesso personalmente davanti a Gesù, allora l’uomo di oggi non deve affliggersi alla tomba sigillata. La svolta del tempo ha nuovamente aperto il sigillo. «Io sono la Luce del mondo» [Gv, 8,12] non solo benedice un’epoca di tempo, perché dapprima si legge: «Ma Tu, o Signore, sei nostro Padre e nostro Redentore; in ogni tempo il Tuo nome è questo. [Is. 63,16] – Il santo ‘Amen’, come ‘CRISTO’, non ha né aperto prima, né chiuso dopo, alcuna rivelazione.

18. Per comprendere qualcosa di nuovo, si deve dapprima comprendere qualcosa del vecchio. La Bibbia annuncia come la fede unica nel Dio d’Israele era diventata una fede idolatra. Tuttavia Isaia porta la più ricca rivelazione sull’essenza di Dio, sulla Sua venuta, vecchia e nuova nel mondo. Il grande profeta insegnante riconosce un solo Signore, il Quale è nello stesso modo: Padre e Redentore, …da sempre!

19. Egli non conosce nessun Figlio accanto al Padre, fuoriuscito da Lui, prima o dopo. L’unicità del Suo insegnamento non si può raggirare. Esso non annuncia un Salvatore solo per il futuro. Quest’importanza dell’essenza del Dio uno [Es. 20,2-3] non viene quasi toccato dai dogmatici, perché non può essere spiegato con la versione della Trinità (Concilio 322 d. C.).

20. Il Salmo 85,5 e il 106,21: «…Dio, nostra salvezza ». – «Dimenticarono Dio, loro Salvatore…». Nuovamente, Isaia 43,3: «…Io sono l’Eterno, il tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo Salvatore…». Ed Osea 13,4: «…sì, allora tu non devi riconoscere altro Dio, e fuori di Me non c’è nessun Salvatore». Sarebbe strano se questo presente positivo e la conferma del passato, fossero valutati come un’immagine onirica del futuro.

21. L’Evangelo di Giovanni già nel primo capitolo mostra la ‘A’ e la ‘O’ di Dio (il principio e il verbo), eppure «l’oscurità non Lo comprese» [Gv. 1,5], che vale anche per quelli che si erano ‘preparati’ per Dio. Isaia, insieme a molti dei suoi pari nella massima fede, ha ripetutamente impedito che la Luce di Dio sulla Terra venisse spenta, ha ben pulito il vicolo della fede molto consunto, ha indicato nella piena dedizione l’unica maestosa impronta che nessuna opinione, nessun concilio, nessun dogma potrà mai frantumare.

22. Chi apre il simbolismo della Scrittura, rende la lettera ‘il pane della vita’, vede il cambiamento della rivelazione di Dio al popolo eletto, in parte non buono. Fino alla seconda prigionia in Babilonia la vecchia catena dei grandi uomini di Dio è cessata. Solo ai tre profeti delle immagini, Ezechiele, Daniele e Zaccaria, fu riservato di scuotere al risveglio ancora una volta il popolo che si stava perdendo nel terribile tempo di Babele.

23. Ogni preesistente profeta d’insegnamento, di fatto, ha adempiuto la sua ricca misura; non esisteva ‘un più’, tranne gli ultimi due profeti, Aggeo e Malachia. Ai tre profeti delle immagini del tempo antico si aggiunge il grande del tempo nuovo: Giovanni! Spiegare il misticismo di questi quattro, va oltre l’ambito di questo piccolo scritto.

24. Dal patriarca (Abramo) fino all’ultimo dei profeti (Malachia) speravano tutti nell’UNO; la fede nell’unico Dio era l’immagine non offuscata della personale contemplazione di Dio. Nessuno pensava al mandato di una seconda figura di Dio come Salvatore. Persino nelle prigionie e nonostante l’idolatria, la fede nel Dio unico si era conservata bene in Israele.

25. Questo cambia solo dopo la seconda prigionia in Babele; e non stupisce che la Giudea nei quattro volte cento anni, fino a Cristo, rimane senza evidente guida del Cielo. È anche difficile biblicamente estrarre un Messia mediatore, dato che anche fin da Salomone si sacrifica anche sovente a Baal e ad altri idoli. Si chiamano pure alcuni aiutanti ‘Liberatori’ ([Giudici]: «[3,9] Poi i figliuoli d’Israele gridarono all’Eterno, e l’Eterno suscitò loro un liberatore; Othniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb»; [3,15] «Ma i figli d’Israele gridarono all’Eterno ed egli suscitò loro un liberatore: Ehud, figlio di Ghera, Beniaminita, che era mancino. I figli d’Israele mandarono per mezzo di lui un regalo a Eglon, re di Moab»; [3,31] «Dopo Ehud, venne Shamgar, figlio di Anath. Egli sconfisse seicento filistei con un pungolo di buoi; e anch’egli liberò Israele»)

26. L’‘Io-sono’ nella Sua rivelazione è naufragato con il naufragio del popolo. Che i giudei nei quattro secoli abbiano avuto degli uomini prima di Gesù che volevano salvare, è certo; soltanto, non bastava più la forza del popolo. Si abbandona il terreno della fede per salvarsi dalla decadenza popolare. Qual grande pre-ombreggiamento, per la sacrificazione dell’UNO!

27. La storia riferisce quanto poco riuscì questo Atto (per loro). Non si aspetta più il Dio d’Israele che ha dato i Comandamenti di base sul Sinai, che Si mostra sempre benevolo come unico-Salvatore. Chi aveva promesso il Dio-Messia? …il Santo? Giammai!

28. Se ‘l’Io sono’ e ‘il tuo Redentore’, che è ‘il Santo in Israele’ [Isaia 41,14] possedessero il dogmatico principio di ‘Figlio’, allora doveva eternamente esistere una seconda Persona: venuto dal Cielo, asceso al Cielo! La logica dovrebbe conoscere un ‘noi siamo’; oppure: ‘Io sono il Santo in Israele, ma Mio Figlio diventerà Redentore!’. Dio avrebbe scelto questa forma, sussistendo essa per diritto.

29. Nessun profeta ha visto una seconda Persona! Anche l’uomo in Zaccaria [Zacc. 6,12] chiamato ‘Zemach’, interpretato in modo autentico, significa: mandato  per l’aiuto’, che Dio porta certamente a Se stesso. EGLI precede, non solo come colonna di fuoco o di nuvola. In Babele (Babilonia?) i superiori cercano una via d’uscita e trasformano la Parola di Dio nella loro lingua, cui il popolo crede con gioia: per la Giudea nel mondo, un regno regale di tutti i regni regali! E da ciò attinge la sua resistenza che è così dura, che Kores lascia il popolo «salire di nuovo a Gerusalemme» [Esdra cap. 1,3]. Solamente che: «Il Mio Regno non è di questo mondo!» [Gv. 18,36]

30. Questo rimpatrio è una vittoria transitoria. Per questo la Giudea scambia il resto dell’autentica fede, nell’Idolo: ‘Messia, Re solo dei giudei’, per concentrare il dominio del mondo sul trono di Davide. Questa è l’ora della nascita della meta del potere finale, come nessun’altra nazione possedeva prima, nonostante le estensioni.

31. L’unica vera destinazione è perduta. La splendente impronta dell’unico Dio viene ampiamente calpestata, sprofonda nel vortice della mania di potere. Pure ogni popolo per il desiderio del potere, si è seduto «…sulla bestia, e si è sempre autodistrutto» [Ap. 19,19]. Farisei avidi cercano – e trovano – da antiche sacre scritture, il loro diritto al dominio, che seppellisce con il frivolo oro della caducità, l’autentica destinazione.

32. Da questa discesa è da comprendere l’incomprensione e l’odio contro Gesù. Loro aspettano il re, ricco come Salomone, potente come Cesare. Questo, il povero Nazzareno non lo porta, nemmeno con il Suo Potere miracoloso, che Lui pone solo ai poveri, ai malati e ai perseguitati. In Lui si vede sì il fautore dei miracoli, ma mai il Messia, nemmeno il SANTO, che è il loro PADRE e REDENTORE.

33. I farisei vedono che «mi è dato ogni potere in cielo e sulla terra» [Matt. 28,18]; conoscono ogni autentica tradizione, ma nulla li disturba nel servizio al potere degli idoli. Oh, loro conoscono il Fanciullo con gli occhi scuri, soavi, colmi del lontano Fuoco, le Cui domande li ha confusi, le Cui risposte hanno ucciso la loro retorica. Conoscono ‘l’uomo Zemach, davanti al Quale si inchinano i messaggeri celesti, sprofondando in adorazione.

34. Non si va oltre senza di LUI, perché il ‘pungolo nel deserto’ (Giovanni Battista) testimonia di Lui: «Dopo di me verrà colui che fu prima di me, perché egli era prima di me!» [Gv. 1,15] – Solo che Egli non è il loro Messia, come viene atteso, predicato e, soprattutto, come si ha bisogno di Lui. Se Egli fosse così, allora per loro sarebbe stata molto benvenuta ‘la pienezza della Sua forza’.

35. Nei trentatré anni in cui Dio compì molte cose meravigliose, che quel tempo «…non sarebbe contenuto nei libri che sarebbero da scrivere» [Gv. 21,25], il popolo Gli dedica un solo giorno nel quale giubila a LUI nella massima ira dei superiori (sacerdoti) [Gv. 12,13]. Per giunta, tutta la magnificenza di fede durò solo un paio d’ore, non offrendoGlisi altro che un «Osanna al Figlio di Davide»; oppure: «Benedetto sia il regno del nostro padre Davide!» [Matt. 21,9].

36. Colui a Cui si giubila e che dice: «Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me non ve ne sarà alcuno» [Is. 43,10] è profondamente immerso nel santo cordoglio. Gli uomini stanno senza comprendere davanti alla redenzione animica, diventata necessaria per loro. Che solo Dio stesso porti la redenzione, di ciò tacciono quelli che lo sanno. Anche Abramo non dovette sacrificare suo figlio, bensì un ariete. Ma Caifa volle «…che un (solo) uomo muoia per il popolo, piuttosto che tutto il popolo si rovinasse» [Gv. 11,50]. Ma se Gesù fosse stato quel re che li avrebbe liberati da Roma, Caifa per questo avrebbe volentieri sacrificato il popolo.

37. La porta chiusa della ‘grande cordiale Misericordia’, Giovanni l’ha annunciata nelle Opere e negli insegnamenti di GESU’ agli uomini. Nondimeno, ora è quasi come allora: non si conosce più l’unico, vero Dio! Chi conosce ancora qualcosa di Lui, Lo vede dietro nuvole che gli occhi dell’uomo non compenetrano.

38. Le Chiese hanno Cristo, chiamato ‘Figlio di Dio’. Come i giudei, essi sono passati oltre ‘il Padre e il Redentore dell’antichità’, al Messia. Essi avevano bisogno di questa rappresentazione, altrimenti difficilmente sarebbe stata accettata la loro sfera insieme alla misura d’insegnamento.

39. Il cristiano vuole il Redentore, e Lo vuole avere gradevole. Dato che EGLI era venuto nel mondo per testimoniare della verità, e non ad erigere un regno mondano [Gv. 18,36-37] – a cui i seri cristiani non pensano più – affinché il loro Salvatore dovesse avere un Proprio contatto con loro. La Sua impronta doveva coincidere con quella dei viandanti cristiani. Cristo-Gesù doveva essere un po’ più piccolo del Dio-Padre, doveva essere solo ‘il Figlio’, al Quale il dogma avrebbe conferito l’umano: il vero Uomo!

 

40. Paolo unisce nell’alto Diritto di Dio, il Figlio con il Sacerdote Melchisedec; egli in seguito non fa di Gesù una Figura sacerdotale subordinata, bensì, piuttosto, l’unico Sacerdote. Lui[3] menziona Melchisedec in termini puramente terreni «Sacerdote di Dio, l’Altissimo», spiritualmente «Re di Giustizia, … Re di Salem, e Re della Pace». [Ebr. 7,2] – Salem non era una città terrena.

41. Con queste alte qualifiche ognuno deve riconoscere che Paolo vede nel re Melchisedec, DIO stesso. Lo testimonia così: «Presentato senza padre, senza madre, senza avi, egli non ha né inizio di giorni, né fine di anni, …» [Ebr. 7,3]. Questo è da riferire solamente a DIO, perché ogni creatura sorge dal vivente-Ur, di conseguenza ha nel tempo un inizio e una fine.

42. Anche se Paolo considera il suo tempo come immaturo, per porre sul collegamento fra Dio, Melchisedec e «Gesù, diventato un sommo Sacerdote nell’eternità secondo l’Ordine di Melchisedec» [Ebr. 6,20] l’ultima Luce sul Candelabro. Con un piccolo sforzo, il mistero è comunque chiaramente visibile.

43. ‘Senza inizio, senza fine’; quindi di natura divina. Così alla Trinità verrebbe ancora una quarta Persona-Dio: Melchisedec! Non è un Simbolo. Quanto meno lo è Cristo, ma che Lo si vorrebbe dimostrare scientificamente. Ci si aggrappa alle ‘persone dogmatiche’, sebbene Dio, il Santo Spirito come ‘Colomba’, rimane personalmente inspiegabile.

44. Differenti rivelazioni non riguardano Persone-Dio (fisiche). Se Dio compare una volta «…sotto lampi e tuoni nel cespuglio in fiamme» [Es. 3,4-6], e un'altra volta, «con lui Io parlo a tu per tu, e lui vede il Signore nella Sua Figura» [Num. 12,8], se Israele Lo sperimenta ‘nella colonna di fuoco o nuvola’, e la grandezza di Dio nella « Magnificenza, il Cui lembo riempie il tempio» [Is. 6,1], allora tutto ha soltanto uno scopo: educare i figli magnificamente liberi!

45. Una separazione tra Dio, Melchisedec e Gesù, insieme al ‘Santo Spirito’ che Paolo ha ricevuto [Atti. 9,17], quando si sa che le Forme degli Esseri non sono delle personalità, è comprensibile! Dio può mostrarsi con ‘un Raggio della Vita fondamentale’, o con ‘più Raggi’, oppure con tutti, dato che per le creature-figli, vale quella Parola: «Ora vedete che Io solo son Dio, e che non v’è altro Dio accanto a Me» [Num. 32,39].

46. Può essere effusa una Figura come ‘Spirito Santo’? Oppure con ciò, si tratta soltanto di una Forza? Dio, il PADRE, dovrebbe creativamente disporre diversamente su Dio ‘il Figlio’, e Dio ‘il Santo Spirito’; perché ne viene mandato solo Uno, mentre l’altro viene riversato, che è pure un ‘mandato’. «…ma son io con il Padre che mi ha mandato» [Gv. 8,16]. «Ma quando sarà venuto il consolatore che Io vi manderò da parte del Padre, lo spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me» [Gv. 15,26].

47. Secondo l’interpretazione, il Padre manda il Figlio, questo Santo Spirito che risulta una dipendenza per Entrambi. Così, è secondo la lettera! In tali Inviati è impossibile discernere la vera personale Divinità, perché nessun Dio deve essere inviato. Egli verrà, parlerà o agirà sempre da Se stesso, come Egli vuole, …per la Gloria del Suo nome.

Dio senza alcuna dipendenza. Questo è (il vero) DIO!

48. La contemplazione interiore della conoscenza è eternamente ordinata, e nessun veggente avrebbe visto Dio secondo l’esteriore, se a ciò non fosse preceduta la piena contemplazione interiore. Sotto questo aspetto non è possibile menzionare senza dogma i molti testi che sottolineano ‘l’insegnamento di un Dio’. Nondimeno, qui viene svelata ancora qualche ‘Luce’ per l’ulteriore riflessione.

49. Non ci si può rallegrare, avendo nello Spirito Santo il collegamento con l’Altissimo, riconoscere il Padre e Redentore in UNO? Non come molti piedi sulla larga via che si sono calpestati bene la Sua immagine? Un triste risultato, quando Gesù domanda: «Chi dice la gente che sia il Figliuol dell’Uomo?» [Mt. 16,13]. Non si sale più in alto, (solo) designando LUI come un Profeta.

50. Ma nemmeno i discepoli vedono appena la profondità del «Io e il Padre siamo Uno» [Gv. 10,30 / Gv. 14,7-9]. Il prima del Golgota può valere per la Salvezza: «Tu sei Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente». Per coloro che stanno lontani, vale persino il ‘non dire’ che Gesù era il CRISTO (mandato) [Matt. 16,13-20 / Giov. 6,69].

51. In questo punto marcato, dove il Signore è alla ricerca proprio di un’opinione pubblica, Egli – che non ha bisogno di chiedere per sapere – appunto qui Egli non chiama Sé ‘il Figlio’. Solo che Egli, Gesù, che era il Cristo, ha svincolato l’interrogazione, chiaramente illuminata dalla Gloria del Cielo, che farebbe tremare le anime se stesse lì il Cristo senza ‘mantello’ (senza la spoglia mortale, col corpo).

52. Non ne sono maturi coloro che vogliono avere il loro Redentore da Figlio, che sarebbe più digeribile per la razza umana. Davanti a Costui si può stare prima diritti, non ci si deve piegare dinanzi a Lui come dinanzi ad un Creatore! – Davvero, se il Figlio, Dio per Se stesso, è proprio una Persona, per quale motivo starebbe più vicino agli uomini che Dio-Padre?

53. Se questa opinione si basasse sulla redenzione in Gesù, allora sarebbe comprensibile vedere in Lui ‘il Dio tutto vicino’ [Gv. 14,7], che contemporaneamente è ‘da lontano’ [Ger. 23,23], eternamente santo, davanti al Quale, cherubini e serafini gettano le corone [Ap. 4,10]. Non si dovrebbe frequentare con il Figlio, diversamente che anche con il Padre Suo, se esistessero due Déi? Nonostante ciò, lo si fa. Da dove prende il cristiano – indipendentemente a quale confessione appartenga – il cuore, per incontrare il Dio-Figlio, con un po’ meno umiltà che il Dio-Padre? Perché il Figlio redime e, …rende beati?

54. Se Egli è venuto come mandato, allora, non è radicata nel Padre la santa Volontà di redimere? Un Figlio di Dio non avrebbe mai potuto redimere diversamente da Se stesso, se il Padre, il Mandante, non Gli avesse dato con l’incarico anche la facoltà di farlo.

55. «Io non posso far nulla da me stesso; come odo, giudico, e il mio giudizio è giusto, perché cerco non la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato». [Gv. 5,30] – Se Gesù fosse stato destinato qui solo come mandato, senza un Proprio diritto alla Volontà, allora Egli non sarebbe Dio, (ma) il Figlio! Come Dio, nonostante fosse un ‘Uomo’, ha dovuto operare anche con la Propria volontà. Infatti un Golgota, senza la Volontà di Gesù di redimere, non avrebbe aiutato l’oscurità!

56. Il Vangelo di Giovanni non è un cibo facile, come non lo è il resto della Bibbia, ma nessun testo dovrebbe rimanere oscuro, il che non è stato causato né dallo scrivano, né tanto meno dal Datore dell’incarico. L’umanizzazione di un Messia, il popolo nel suo tramonto poteva facilmente approvarlo. Si diceva appunto: «Voi dite: “E’ vano servire Iddio! Che profitto c’è ad osservare le sue prescrizioni?”» [Mal. 3,14] Non c’è da stupirsi se (il profeta) disse: «…a loro non lascerà né radice né ramo» [Mal. 3,19].

57. Giovanni annuncia con dolore: «Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andarono più con Lui» [Gv. 6,66]. Quanti aspettano ancora oggi, …un Messia umano, ‘ un regno di questo mondo’! La loro speranza è legata all’esteriore, e questo esteriore non ha nessuna sussistenza.

58. E’ da osservare che prima del Golgota, Cristo ha coperto molto l’Essere-Dio per via degli uomini, ha concesso ai fedeli solo uno sguardo nel Suo Io. E solo Giovanni lo poteva comprendere; e lui mette la sua conoscenza su questo, come eredità all’inizio del suo Vangelo. I primi cinque versetti sono di una chiarezza quasi travolgente, che poi si riflette nelle immagini da Patmos (l’Apocalisse) incomprese quasi da tutti.

59. Quanto poco Gesù si rivela prima del Golgota nella seconda condizione che dovrebbe appunto condurre all’errore, tanto meno è da insegnare un-DIO come Trinità. Egli testimonia la Sua Divinità-Ur nella domanda: «Chi è mia madre? Chi sono Miei fratelli?». Questa domanda trattata sovente troppo mollemente, dimostra che Egli – per Sé – non è legato né al mondo né alla natura. Se Egli fosse anche il Figlio di Dio, comunque innato, ma non l’unico, perché l’interpretazione intellettuale ha bisogno dell’aggiunta: «Chi fa la Volontà del Padre Mio nel Cielo, è mio fratello, sorella e madre»? [Matt. 2,48-50]

60. L’affinità interiore tra Gesù e gli uomini qui indicate, esprime quella tra Dio-Padre e tutti i figli. Quanto errato è il dogma ‘Maria, madre di Dio’, proprio così sbagliato è (il termine) ‘di Dio’, ‘il Figlio’ come seconda figura. In fondo, nel dogma madre-di-Dio dovrebbe essere incluso anche (la figura del) il Padre, perché Maria non può partorire un-Dio, appartenendo all’Altro sotto l’aspetto creativo, altrimenti, lei sarebbe la dea, la creatrice della trinità, con o senza forma, divisa o indivisa. Quali confuse non-chiarezze portano con sé i dogmi!

61. Se lo si riconosce, allora questa conoscenza porta fuori all’attaccarsi alle cose umane di una figura-Figlio, poiché solo stando al di sopra delle cose con idee mondane si trasmette la vera Luce a chi è predisposto alla fede, sia per ciò che riguarda la Persona, come anche tutti i modi e le rivelazioni delle cose di Dio.

62. Molti credono solo nel ‘Principio’, in ‘una Forza senza aspetto, senza forma. Il dogma trasmette la stessa convinzione in quanto Dio «abita in una Luce inaccessibile» [1° Tim. 6,16]. (invece) Gesù dice: «Egli era la Luce vera, … quella che viene nel mondo» [Gv. 1,9]; «Io sono la Luce del mondo, chi mi seguirà non camminerà nelle tenebre, ma avrà la Luce della Vita» [Gv. 8,12]. Invece con il Dio del profeta «…camminiamo nella Luce del Signore» [Isaia 2,5].

63. Se già nel 700 a.C. si poteva camminare nella Luce di Dio – e l’esclamazione (del profeta) non è una Parola vuota – come può Paolo descrivere Dio in una Luce inaccessibile? Perfino Gesù parla delle «…dimore nella Casa del Pare Mio» [Gv. 14,2]. Il dogma si appoggia volentieri su Esodo 33,10 (la colonna di nube), purtroppo schematicamente unilaterale, perché ci si dimentica volentieri il perché in un altro testo il Signore spiega a Mosè il ‘Suo volto non contemplabile’[4].

64. Se Dio restasse invisibile, allora anche il principio doveva passare sul Mandato. Se Gesù fosse rimasto visibile (solo) nella Sua umanità, ma non più dopo l’ascesa al Cielo perché il principio non doveva lasciarsi trasferire ugualmente ad una parte della Divinità, e al contrario sull’altra, allora si sgretolerebbero dogma e fede.

65. A questo, sta di fronte ciò che è scritto: «E il verbo si fece carne ed ha abitato fra noi, e noi vedemmo la sua gloria, gloria come l’unigenito figlio del Padre, pieno di grazia e di verità» [Gv. 1,14]. Questa testimonianza e quella dell’apostolo pagano sono letteralmente impareggiabili, perché il principio deve valere per ogni parte della Divinità, altrimenti sarebbe disunita in se stessa.

66. Dato che non lo è, non è necessario verificare se ‘la Luce inaccessibile’ vale (solo) per Dio-Padre, visto che ‘le tenebre non hanno riconosciuto la Luce’ [Gv. 1,5] al Dio-Figlio.

Dio rimane Dio! Non, qui così, e là diversamente!

67. Entrambe le testimonianze, quella di Paolo e quella di Giovanni, sono una rivelazione unificata. Dato che entrambe fanno parte del Nuovo Testamento che da molte parti viene valutato più alto del Vecchio Testamento, non c’è nulla che impedisca loro il pareggio.

68. Paolo non si poggia dogmaticamente al detto di Mosè; per lui vale «In principio era il verbo e il verbo era presso Dio, e Dio stesso era il verbo » [Gv. 1,1]. Un’identità! Se questo ‘verbo’, da cui «sono state fatte tutte le cose e senza di questo nessuna cosa è stata fatta» [Gv. 1,3] ‘si è fatta Carne’, allora, «Dio era il verbo», l’Altissimo stesso che è venuto nel mondo, a prescindere se era EGLI oppure ESSO, ed è comparso in una Figura comprensibile agli uomini.

69. Gesù non era quindi né come Uomo, meno ancora come Dio, una seconda Persona proceduta dalla Parola di Dio, dato che EGLI «ha dato ai molti che Lo hanno accolto, il potere di diventare figli di Dio: coloro che credono nel Suo nome» [Gv. 1,12]. L’incomprensione sull’incarnazione di Dio è legata alla Luce inaccessibile.

70. Come principio di Potere, la Luce-Ur del Creatore è inaccessibile, perché altrimenti ritrasformerebbe le figure create, di nuovo nell’Essenza-Ur. Ma di questa Luce, Giovanni dice: «In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini» [Gv. 1,4]. Se così è, allora dalla Luce-Ur defluisce una Forza, che cerca di conservare sempre e le conserva anche, le creature insieme alle Opere.

71. Su quale base la Luce inaccessibile come forza-vitale, è da pareggiare con la Luce che, per questo, è veniente dagli uomini? Non riesce molto meglio, questo, nel campo della Creazione, perché il Creatore può recarsi più facilmente nella regione più profonda, che, viceversa, …le anime scialbe sul monte spirituale della conoscenza?

72. Se Dio dimora nella Luce inaccessibile, chi Gli impedisce di fuoriuscire per incontrare le creature-figli? Egli vuole conservare le Sue creature elevate a figli, assolutamente nella vitalità. Se la Luce-Ur è inaccessibile, allora lo Spirito-Ur può concentrare la Sua Fonte-Luce per visitare i figli come ‘gloriosa-Parola rivelata’, nella Forma che viene concessa:

‘nel Cielo e sulla Terra’.

73. Dio può uscire temporaneamente dalla Luce-Ur, non secondo la debole fede ‘Dio-può-tutto’. Il potere dell’Amore ha ricevuto la prima Mano dal Creatore dell’Ordine e della Volontà, ma senza abbandonare mai la via dell’Ordine-Volontà! L’eccellente Ordine dà prevalentemente alla Volontà l’espressione e la forma, in cui si stanno di fronte UR e il Lavoro delle Sue mani nella somma santa Contemplazione.

74. A tal fine, Dio ha creato un certo isolamento dell’inaccessibile Luce per moderare la Potenza-Ur. Esso è magari da rappresentare in modo tale che l’Opera ‘nello splendore di Soli dell’Empireo di Dio’ è un meraviglioso isolamento creativamente disposto: quel macrocosmo che sarebbe da considerare nei confronti della indivisa centrale-Luce-Ur, come ‘microbo’ di un unico Giorno di Creazione[5].

75. Una parte di Luce-Ur viene investita secondo la formula «Ai tuoi occhi, mille anni davanti a Te sono come il giorno di ieri che è passato» [Salmo 90,4] relativamente in una Creazione (Giorno), perché nulla di creato può sopportare il Nucleo-di-Luce-UR. Nondimeno, ogni vita organica ha bisogno di una parte di (quella) Luce, indipendentemente dalle differenti condizioni di vita organica sulle stazioni di Soli e di mondi.

76. Il flusso di Luce viene suddiviso in modo sommamente saggio negli spazi delle Creazioni spirituali e materiali. Così come la necessaria Luce della vita viene guidata su un’infinita maestosa Scala del Cielo da una sfera all’altra fino allo spazio più oscuro dei mondi più piccoli (come il globo materiale di questa Terra), anzi, viene guidata-giù, …così Dio uscì dalla Luce-Ur per incontrare le Sue creature. Questo, il dogma lo riconosce, ma non si riferisce a Dio personalmente, bensì ad una mediazione a mostrarsi al mondo. Questa convinzione fece sorgere il Figlio-Mediatore, come Figura-duale.

77. L’Amore di Dio Lo ha spinto all’Auto-rivelazione proveniente dalla Volontà-Ur, la Cui magnificenza si chiama ‘Pietà’. Questa Figura d’azione della Misericordia fu necessaria quando la figlia portatrice della Luce volle diventare una portatrice del potere. La sfida alla Santità e alla Potenza del Dio-UR ha espulso dall’Empireo l’essere bramoso del potere, ma non dalla conservazione creativa, così come, anche Adamo ed Eva sono stati certamente espulsi dall’Eden, ma non dal loro mondo.

78. Questo fu esternato, per cui esistette quella ‘Luce inaccessibile’ paolina in relazione alla Giustizia. Per i fedeli del Regno non è necessario schermare la Luce. – Che la redenzione valesse per il ‘fuori’, lo si comprende senza spiegazione.

79. La redenzione non è una singola parte. Dio è un ‘Dio del Tutto’! Il Signore misericordioso, clemente, che ‘non contenderà per sempre né terrà l’ira in eterno’ e, ‘il ‘noi’, esclude un’eterna dannazione [Salmo 103,8-10]. Il Salmo viene chiamato ‘Lode della Misericordia del Signore verso gli uomini empi e deboli’. Se contrariamente a questo titolo regnasse l’eterna morte e l’eterna dannazione (Ap. cap. 20 viene frainteso) allora la più potente predica di GESU’ non dovrebbe iniziare con nove beatitudini, fra cui la più regale è: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» [Matt. 5,7], l’unica la cui causa e conseguenza sono unificati.

80. Lo vuole Iddio, se Egli stesso non adempisse il lodare? (Preisung) Un’eterna punizione è crudeltà! Anche Paolo, nonostante (citi) la Luce inaccessibile [1° Tim. 6,16], conosce ‘l’eterna redenzione’ [Col. 1,14 / Ef. 1,7)]. Nessun dogmatico farebbe  della ‘cordiale Misericordia di Dio’ un eterno pantano ardente con il fuoco’ [Matt. 25,41], senza alcuna eterna redenzione. Può Dio pretendere la compassione dagli uomini deboli, se Egli stesso non perdonasse in eterno? EGLI – di Cui Paolo testimonia potentemente: «…Dio ha rinchiuso tutti (quindi senza eccezione) nella disobbedienza, affinché Egli Sia misericordioso con tutti! Oh, …qual profondità di ricchezza!» [Rom. 11,32-33].

 

81. Proprio come l’eterno-Santo, l’eterno-Unico e Verace come PADRE e REDENTORE, Egli è venuto ‘nel Principio’ dalla Luce-Ur per incontrare i figli, iniziando proprio così la Sua via nell’adempimento supremo e volontario del Proprio sacrificio attraverso l’ultimo Atto di Misericordia con la croce, il segno di maestosità dell’Amore riconciliante, verso l’esterno, davanti alla Porta, davanti alla Sua Città di Luce-santa! [Ebr. 13,12-14].

82. Il Suo ‘rifugio’, che «…non è di questa Creazione» [Ebr. 9,11], ha l’eterna redenzione. «…il Figlio dell’Uomo è venuto a cercare e rendere beato ciò che era perduto» [Luca, 19,10]. «I forti non hanno bisogno del medico, ma i malati» [Matt. 9,12].

Dove c’è la più grande Misericordia, là c’è la Verità!

83. Attraverso la confusione dogmatica il cristianesimo è disunito nei suoi articoli di fede. Questo, proviene forse dalla Luce inaccessibile (citata prima), oppure perché nessuno avrebbe visto Dio? Non è forse un Dio che ci dà la Sua rivelazione? Verrebbe forse da qualche ‘parola oscura’ [Cor. 13,12 / Giov. 16,25], oppure da certe formule che – volute e non volute – …coprirebbero i Propri errori?

84. La chiarezza si otterrebbe se venisse rinnovata la formale confessione di fede, di cui solo pochi cristiani ascoltatori si preoccupano. Gli articoli (delle fede cattolica) ‘Dio il Padre’, ‘Dio il Figlio’, ‘Dio il Santo Spirito’, contraddicono la Dottrina di un unico-Dio. Nella frase ‘…una santa Chiesa cristiana’. si manifesta apertamente l’errore, perché la confessione dell’unica-Chiesa ne conserverebbe il senso solo quando esistesse anche una sola Chiesa.

85. Le parti della Chiesa (varie Chiese) non permettono di giungere alla fede in una (sola) Chiesa. I vari dogmi non sostengono l’insegnamento di DIO. Potrebbe accadere il contrario! Se le linee guida dogmatiche derivassero dalla Rivelazione di Dio, allora avrebbero l’autorizzazione come insegnamento; ma nella sua struttura, basata su chiare spiegazioni, si dovrebbe lasciar inserire la Luce di base della Rivelazione di Dio. L’insegnamento del Dio-unico e gli articoli di fede del Dio-trino (attualmente) sono incompatibili con la (vera) Dottrina e la conoscenza (superiore), meno (ancora) con il dato di Fatto di DIO.

86. Dio è l’UNO che non si nasconde nella Sua Luce! Inoltre. non viene nemmeno partorito un Dio (2° articolo di fede). EGLI è! Attraverso la caduta e la redenzione condizionata da questa, stette nel santo-Diritto, e pure nel santo-Dovere, che solamente Colui che stava al di sopra dell’avversario poteva scegliere ed eseguire l’Atto del sacrificio. Costui, era

l’Eterno-Santo-UR, l’Eterno-Unico-Verace!

87. Dio pone pure la Sua Luce sempre davanti alla finestra, mostrando così agli smarriti la direzione verso Casa. Dio stesso elargisce il santo diritto alla redenzione; perché: «Chi è stato il suo consigliere?» [Is. 40,13]. Quasi ottocento anni prima, Isaia svela già la medesima cosa riguardo al Signore, l’Eterno-Unico [anche Rom. 11,34].

88. Dio adempie anche il santo Dovere come la Sua Opera, dall’Opera. Sì: (dice Gesù) «…il Padre che dimora in me compie le sue opere» [Gv. 14,10]. Questa frase significa: ‘Se Io fossi un proprio Figlio personale, allora il Mio stesso Padre non potrebbe dimorare in Me come Persona. In tal modo Io potrei mostrare solo l’immagine del Padre tramite Me’. – Se questa dovesse essere l’opinione delle Chiese, allora, come indicato, dovrebbe venire a decadere una seconda Persona.

89. Il Padre in Gesù: molto importante! L’Uomo, la Figura esteriore che Dio ha assunto per via della redenzione, non opera miracoli. A causa degli uomini, Dio si manifesta in modo umano, perché altrimenti non sarebbero stati compresi dal mondo né i Suoi insegnamenti, né i Suoi Atti; né allora e né oggi.

90. Dio ha vincolato il Suo Dovere magnificamente libero del tutto meravigliosamente all’Opera, per cui vi cade doppiamente la Benedizione della Redenzione: dall’Amore di Dio e dal Suo Diritto. Da ciò si sviluppa l’obbligo di Benedizione piantato ai figli nel cuore: «Nessuno ha amore più grande di questo: dare la sua vita per i suoi amici!» [Gv. 15,13]. L’Onni-Santo si collega con l’indicazione della Sua via, con quella di tutti coloro che credono in Lui [Gv. 13,15-16].

91. Il meraviglioso Operare di Dio mostra la Parola: «Le feste proclamano l’opera delle sue mani» [Sl. 19,2]. Essa è rivelata e fatta da Lui come un’Opera di lode del Maestro tramite se stessa. Proprio così, in vista alla redenzione, il Diritto della redenzione è anche legato al Dovere della redenzione, …come viceversa.

92. Prevedendo il Giorno dell’Amore[6], Dio ha suddiviso una parte della Luce in variegati corpi celesti, con cui fu abrogata quell’inaccessibilità. Dio si è rivelato, e il Suo Luogo-Luce in relazione ai Giorni della Creazione è divenuto dimora per i figli. Questo fu il Suo Atto di pre-redenzione – con cui è rimasto saldamente conservato ai figli di Dio anche dopo la caduta dal Cielo di Lucifero – il ‘Rifugio’ (la Dimora in Dio) come Custodia, come santo ‘Recinto’ [Ap. 21,3].

93. Questo Atto proviene dalla Parola che dice: «…in principio era con Dio ed era Dio stesso»! Il «Sia la Luce» [Gen. 1,3] non è stata la prima (cosa) creata, perché altrimenti la Luce inaccessibile avrebbe perso il carattere di ‘eterno’. La Creazione della Luce ‘nel principio’ seguì dopo il «in principio era la Parola». Il testo ‘in principio-era-la-Luce’ fu solo una conduzione alla materia da erigere prima per i caduti, che rese contemporaneamente esprimibile la redenzione.

94. Tutto il salvifico come sublime struttura, l’Arco dell’alleanza e della Grazia, che «…il cavaliere bianco tiene nella sua destra» [Ap. 6,2], sono parti fondamentali della redenzione, che Dio ha giudicato necessaria nel diritto del suo divenire, in cui anche il Giudizio finale giace come ‘meta del santo orientamento’.

95. Se la vera via è stata costruita fin da sempre, allora Dio non avrebbe avuto bisogno di una seconda via per la materia, ma una Forma speciale fondata sul fatto, perché il mondo non avrebbe sopportato il Suo Io-Ur. «Se vi ho parlato delle cose terrene e voi non credete, come credereste se vi parlassi delle cose celesti?» [Gv. 3,12]. Se Dio si fosse manifestato ‘senza Mantello’ (la spoglia carnale), allora l’umanità avrebbe dovuto piegarsi, e ciò avrebbe avuto per conseguenza una non buona redenzione vincolata.

96. Dio non ha bisogno di nessuna onnipotenza per risollevare i caduti. Egli lo ha fatto attraverso quella croce alla quale Si è lasciato innalzare [Gv. 12,32]. Il Suo Amore si è adagiato al povero mantello terreno, per cui non c’era bisogno di nessun uomo procreatore. E se Egli avesse generato l’Amore dallo Spirito Santo, dalla santificante Volontà di redenzione per la caduta, si poteva persino raggirare la madre corporea [Ebr. 7,3].

97. Cominciare a sminuzzare il mistero del perché Dio abbia scelto una madre, non è destinato a questo piccolo scritto. Sia aggiunto, che ciò è avvenuto a causa degli uomini, perché in Cristo potessero avvicinarsi a Dio, mentre diversamente avrebbero dovuto sottomettersi al loro RE. Nondimeno, il motivo principale si trova nella liberazione della prima figlia caduta, Sadhana (Lucifero).

98. Qui nessun dogma aiuta alla conoscenza, anche se ha una sua buona parte; qui c’è unicamente l’Insegnamento di una giusta occhiata. Di che cosa si tratta, ha la sua origine nel testo «In principio era la Parola». Molti testi che – visti materialmente – non sono da portare a un unico denominatore, sarebbero da appianare con la prima frase dell’Evangelo di Giovanni.

99. Qui lo Spirito Santo trionferebbe sulle macerie marce del pensare alla lettera, e porterebbe ai sapienti e ai credenti la Rivelazione di Dio [Ger. 31,33-34]. La replica che macerie marce non sono un solido fondamento, ha il suo diritto in relazione al mondo; (ma) nell‘Assoluto spirituale sta a disposizione la Benedizione del sommo santo Redentore, la cui Essenza di Base risulta dalla Parola del Creatore:

«E vide che tutto era molto buono!» [Gen. 1,1]

100. Nonostante i dogmi, entrambe le Chiese sono da ringraziare parecchio. Con serietà e diligenza hanno elevato in Alto il divino del Salvatore. Mentre invece esistono altre comunità, misantrope, che hanno alquanto formato del tutto certi cattivi dogmi. L’insegnamento animicamente più malato, che ‘solo lei rende beata’ e che avrebbe il predominio in Cielo, esiste in molte.

101. Diversamente stanno le cose con quei cristiani che il solo camminare-insieme non accontenta ‘il cuore carnale’. È questo cuore il portatore della viva fede. Mentre con ‘i palazzi abbandonati’ non è inteso una casa di dominio, ma quegli edifici d’insegnamento nei quali l’alto Spirito di Grazia dimora sovente scarsamente. Invece un cuore vivo si ricorda della Promessa.

102. La ‘Parola’ porta un’incessante energia: la Nuova Rivelazione, che per molti cristiani ascoltatori è una pietra di scandalo. Essi vi passano oltre senza esaminare, indifferenti alla preziosità. Se in essa vi è nascosto ‘l’oro’, dopo non lo si indaga. Si vuole essere lasciati in pace con il vecchio.

103. «La pietra che i costruttori hanno scartato, è diventata la pietra angolare» [Salmo 118,22]. Se è la santa Opera di Cristo, allora, dalla ‘Promessa e Certezza’ rimane innanzitutto ‘la pietra fondamentale di Sion’, la comprovata, preziosa Pietra angolare [Is. 28,16], ancora oggi la grande via sulla quale scorre la stretta impronta di Dio, la Parola, ancor prima, come dalla stessa Rivelazione di Dio.

104. Dio è il santo Viandante che esclama incessantemente: “Seguite Me!”. Chi inciampa su una rivelazione della Parola sempre fluente dal più antico, fin nell’eternità, ha a malapena un cuore carnale, illuminato dallo spirito di Dio.

105. Le Chiese stanno inesorabili, ignoranti di fronte alla Nuova Rivelazione, confusa con comunità misantrope. Presso qualche fine oratore del pulpito – certamente spesso involontariamente – ha già lui stesso portato una nuova Luce dallo scrigno del suo cuore, ma la maggior parte teme di cogliere l’ORO dalla pietra angolare.

106. L’Oro di Dio, come anche la grigia pietra degli uomini, si trovano ovunque; solo, che ‘il bambino viene gettato quasi tutto con l’acqua del bagno’! Ci si urta contro le escrescenze che si accumulano nelle pietre grigie, senza riflettere che il dottrinario delle parti disunite delle Chiese è anche un ammanco ugualmente grande, soprattutto la suddivisa unica-Divinità nelle sue Persone trinitarie.

107. Se uno non rimanesse rigidamente attaccato alla vecchia struttura, come nacque col sangue nei primi concili cristiani, allora i sordi avrebbero udito le parole del libro, e gli occhi dei ciechi avrebbero visto dalle tenebre e dalle oscurità e, ‘…avrebbero compreso anche molte cose che Gesù ha ulteriormente insegnato e fatto’ [Gv. 21,25].

108. È impossibile enumerare tutte le opinioni che conducono all’illusione e al dogma. Invece, ‘fratello Giovanni’ trascina via la pietra pesantissima. L’inno delle Chiese dei giorni tristi di ‘Cristo, Fratello mio…’, è diventato un po’ alla volta un sensibile inciampo. L’inno non ha più nulla a che fare con l’inciampo nel suo scopo puro; mantiene solamente, …la sua buona, calda Luce.

109. Molti cristiani soccombono fortemente nell’esteriore. Meno ancora si domina il pericolo interiore, meno ci si confronta con gli occhi nei propri. Il massimo pericolo è l’idolo EGO! Esso è la radice di ogni male, e non può essere ignorato che l’umanizzazione di Dio in CRISTO che sta allargandosi inarrestabilmente, rappresenta il più grande pericolo di base.

110. «…ma va dai Miei fratelli» [Gv. 20,17]. Questo testo (…che prosegue con: «…salgo al Padre mio e Padre vostro») sta in contraddizione alla Dottrina di Cristo e alla rivelazione di un Dio-unico. Anche la nuova Parola ha una ‘piega’ che spinge al limite della via della fede. Sebbene la Luce sia ‘davanti alla finestra’, si osserva quasi soltanto la candela, meno il chiaro bagliore.

111. Maria-Maddalena, la prima cercatrice dopo i giorni di angoscia, dove accadde «Io percoterò il pastore…» [Matt. 26,31 – (…e si disperderanno le pecore)], si sente come rimossa. Forse per questo il Signore parla dei Suoi fratelli, con i quali Egli intende i discepoli.

112. La Bibbia conosce per ‘Gesù, il fratello’, solo quest’unico versetto. Come FIGLIO, Egli stesso non poteva proprio percuotersi. Perché Dio-Padre percuoterebbe dunque Suo Figlio? Ma dopo, Egli indica: «Non dovete farvi chiamare rabbi; perché uno solo è il vostro Maestro: CRISTO; ma voi tutti siete fratelli» [Matt. 23,8-10][7].

113. Quanto è santo! – E’ quasi inutile la ripetizione ammonitrice dell’unico Maestro! In questo notevole versetto Egli non si definisce come Gesù, l’Uomo. Egli solleva il ‘CRISTO’, il Maestro e l’unico Padre nel Cielo. Inoltre, ‘Cristo’ non è un nome, ma una Caratteristica del Redentore dell’Opera. Altrettanto così incisivo è: «Voi tutti (non Io, oppure noi!) siete fratelli».

114. Come sarebbe allora da pareggiare, che per quattro millenni, il santo ‘IO SONO’ è stato la base (Vecchio Testamento) di questa Dottrina di Dio? Non è mai esistito un ‘Noi-siamo’. Ma ora, il tempo della fine (gli ultimi tempi[8]) ad un tratto lascia acquisire una Trinità, le cui tre singole Figure sarebbero eternamente divine.

115. Solo attaccandosi (noi) alla lettera, si genera il terreno sul quale ‘Cristo, nostro fratello’ può proliferare così forte. Sebbene l’ultimo tempo (il tempo della fine[9]) aizzerà la prostituta della brama dell’io nella grave forma di fede e indigenza, tale che «…saranno sedotti nell’errore anche gli eletti» [Matt. 24,24], nell’ultima fine (la rimozione) è comunque giusto, quando il SIGNORE farà chiamare i figli alla sbarra del Giudizio.

116. Per i discepoli, il Signore era l’unico Maestro, nel Quale essi – anche solo un po’ alla volta – vedevano il Dio del Cielo e della Terra: (Tommaso) «…Signore mio e Dio mio!» [Gv. 20,28]. Ci porterebbe troppo oltre, menzionare quei testi che insegnano a riconoscere sia il prima che il dopo il Golgota, Gesù come ‘unico Dio’ e gli uomini come ‘i figli del Padre nel Cielo’.

117. La testimonianza di Tommaso[10] non è stata un atto di contrizione, ed è ingiusto chiamarlo ‘miscredente’ per via della sua comprensibile domanda. Gli scompigli sul Golgota avevano inoltre cagionato a considerare come dubbiosa la Resurrezione.

118. Paolo (Pietro) ha lasciato oscure contraddizioni dietro di sé: 1°) equiparare Gesù al sommo sacerdote Melchisedec [Ebr. 6,20]; 2°) denominare Lui come Tale; 3°) «Perciò egli doveva diventare in ogni cosa simile ai Suoi fratelli, …affinché egli diventasse misericordioso» [Ebr. 2,17]. 

119. Quale Padre o Figlio, Dio è misericordioso! Oppure: Egli, prima, era crudele? Dio non deve nemmeno; lo fa secondo la Sua saggia Volontà!

120. Se la contraddizione derivasse dagli insegnamenti del Salvatore, allora questa sarebbe insufficiente. A quale genere di lettura si dovrebbe poi credere? «Non si deve servire due padroni» [Matt. 6,24], altresì, certamente non bisogna credere a due differenti punti d’insegnamento.

121. «…per la qual ragione egli non si vergogna di chiamarli fratelli» [Ebr. 2,11], indica una verità di certo nascosta. Questo dimostra appunto la Sua Sovranità. Egli li chiama solo ‘fratelli’, ma invece ha spesso sottolineato: ‘Fra di voi (non fra di noi!) nessuno è di più dell’altro’. Nemmeno Paolo ha mai pensato di designare il Signore come fratello secondo il Suo Essere-Dio.

122. Se il ‘Santo d’Israele’ non Si è mai dato altro (appellativo) che ‘Figlio del Padre’, allora – ripeto – ciò fu unicamente per via degli uomini, ai quali a quel tempo era troppo difficile riconoscere nel Nazzareno il Messia celeste, per non parlare di riconoscerLo qualeDio’, che ‘in principio era la Parola e nel principio ha creato la Creazione’.

123. Egli, sia prima che dopo il Golgota, era l’Unico-DIO! Un accrescimento si riferisce alla crescente rivelazione ai figli, e non – come sta nella ‘Lettera agli ebrei’ – che Dio doveva dapprima diventare qualcosa. Una dimostrazione questa, che l’imbarazzante “Gesù, Fratello nostro!”, è falso! Ma, ah, …il meraviglioso ‘Oro’ (Gesù) viene respinto, insudiciato dalla grigia pietra dell’umanizzazione del Signore.

124. Chi conosce più precisamente l’Apocalisse, comprende con quale riverenza Giovanni descrive LUI come «…l’Agnello ritto in mezzo al trono» [Ap. 5,6], l’innalzamento di eserciti celesti in modo incredibilmente perfetto. Non c’è da nessuna parte una scena che lascia concludere ad un appellativo fraterno. Che sia stata data una santa Distanza, perché sarebbe il Linguaggio del Giudizio, è un’amara povertà d’animo. Dove rimarrebbe la Pienezza della salvezza di questo ricco Libro di Grazia?

La vera adorazione è l’autentico prezzo dell’amore!

125. Umanizzare Dio, è ‘l’interesse usurante della grande Babilonia’. I mondani vogliono conquistarsi lo spazio; le Chiese non conoscono più nessun insegnamento del Dio-Uno; il dogma sulla Nuova-Rivelazione che si sta formando, vede in Gesù appena più che un Fratello. Qual mondo falso!

126. Certamente in molti opera un’esuberanza emotiva; ma proprio questa riflette una superficialità che porta all’afflizione, perché il dovere benedetto, anche benedicente, da subentrare per la pura Dottrina del Dio-Uno di nuovo rivelata, ha per questo il suo grave ammanco. Qualcuno nel proprio ambito vede troppo stretto.

127. Se sorgessero dei coraggiosi combattenti, …la Parola di Dio di nuovo data potrebbe di nuovo essere da tempo la ‘stella del Mattino’ degli uomini [2° Pietro 1,19 / Ap. 2,28]. Ma finché predominano cattive opinioni sul PADRE e sul REDENTORE, fino ad allora la vera Luce non può essere diffusa. Non c’è da stupirsi del magro procedere sulla grande meravigliosa via di Dio.

128. Forse alcuni coraggiosi percepiscono lo Spirito che conduce all’ulteriore purificazione della Via. ‘Tempo e ora’ sono stati dati; infatti, anche la Rivelazione attende l’ultima resurrezione:

la seconda venuta di CRISTO!

 

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[1] Su Luca 2,47 c’è ma meravigliosa rivelazione dettata a J. Lorber nel 1859 ‘I tre giorni nel Tempio’.

[2] Nell’isola di Patmos egli scrise l’Apocalisse. (vedi l’opera “Il prigioniero”)

[3] Da diverse rivelazioni è diventato noto che la ‘Lettera agli ebrei’ fu scritta da Pietro, e non da Paolo. (vedi ad es. quella a Franz Schumi in “Le dieci  contraddizioni religiose” cap. 1,6 / 5,6 / 9,1)

[4] Es. 33,20 viene spiegato tra l’altro in uno dei testi dei “Dieci piccoli mattoni” al n. 5 «Visibilità e invisibilità di Dio».

[5] Comprendere il concetto di grandezze tra la realtà fisica della Creazione materiale in confronto alla grandezza del Regno dello spirito non è cosa semplice; qui l’espressione è ‘microbo’, tra un unico giorno di Creazione e la indivisa Luce-Ur, che non è altro che il Regno di Dio, espressivamente, l’Uomo spirituale. Un ordine di grandezza è espresso al cap. 12 delle “Dodici Ore” rivelato a Lorber. Ma qualcosa si può comprendere anche nella 3° Pietra miliare “Golgota”, tra il cap. 7 e il cap. 8, quando, dopo che Sadhana aveva offerto a Gesù un Sole-centrale, ritenuto un magnifico dono rispetto alla sua conoscenza della Creazione di un Globo-involucro, grandezza secondo gli occhi suoi, che però viene considerato ‘un piatto di lenticche’ da Gesù. Dono che diventa un nulla, quando Michael e Raphael portano Sadhana a vedere qualcosa del Regno, che lui ha rifiutato e di cui non ne aveva alcuna conoscenza. Davanti alle differenti ordini di grandezza e magnificenze, Sadhana crolla, ritenendosi un nulla.

[6] Il “Giorno dell’Amore” è descritto precisamente in “Eternità-UR in Spazio e Tempo come sesto Giorno della Creazione.

[7] (nota) - Di 24 versetti nel Nuovo Testamento non vi è uno che parli di un ‘Figlio di Dio’, solo del ‘Figliuol dell’Uomo’, come Colui che è venuto per gli uomini e per la caduta della figlia come Figlio = Espiazione, perché le creature non avrebbero potuto mai redimersi da se stesse. Vi possono solo contribuire.

[8] Qui impropriamente ‘tempo della fine’, poiché quest’ultimo tempo non è ancora iniziato, e siamo ancora ‘negli ‘ultimi tempi’, cioè il tempo delle rivelazioni, quello iniziato negli ultimi quasi 200 anni con la dettatura di moltissime opere ai molti nuovi profeti/scrivani iniziando da J.Lorber in poi.

[9] Il tempo della fine: cioè l’ultimo tempo prima del Giudizio, che inizierà dopo l’avvenimento, dopo la grande catastrofe dovuta all’impatto, dopo l’incendio mondiale. (vedi il fascicolo 109 raccolta/dettati rivelato a B.Dudde)

[10] ‘Il Tommaso credente è da leggere in questo piccolo Scritto “Dieci piccoli mattonI”.