(Dettato ad Anita Wolf nel 1952)
Solo Dio, l’Origine di tutte le cose, poteva chiarire un concetto così apparentemente semplice, ma invece profondamente inafferrabile. L’Onnissanto ha dato in sacrificio il Suo Amore già ai primordi della Creazione, al sentore della prima caduta di Sadhana, e soltanto la Sua santità poteva redimere il ‘caduto’. Solo l’essenza del Dio vivente poteva ‘redimere’; un Atto prettamente della Divinità, che la Bibbia, nella sua complessa estensione, ha da sempre contenuto in modo invisibile, ma che solo ora può essere svelato dall’unico Salvatore e Redentore.
Un’altra Rivelazione sulla redenzione (estratto da “Doni del Cielo” di J. Lorber)
«Israele sarà liberata dal Signore,
tramite l’eterna redenzione»
[Isaia 45,17]
1. Nell’Atto poco conosciuto della Creazione, l’Onnissanto ha dato in sacrificio il Suo AMORE, già in quell’inizio, dove Satan divenne un omicida [Gv. 8,44: «Voi siete progenie del diavolo, che è vostro padre, e volete soddisfare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio, e non perseverò alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando mentisce, parla di quel che gli è proprio, perché è bugiardo e padre della menzogna»], proprio quella volta, quando tale figlia della Luce cadde per diventare Lucifero e cercò di attirare nella sua scomunica i figli del Cielo. In questa prima parte del sacrificio, il Signore ha mobilitato tutto per salvare i perduti, per preservare gli aggrediti dalla loro perdita della Luce.
2. Questo Sacrificio e l’eterna redenzione non hanno finora raggiunto nessuna giusta interpretazione. Si conoscono i cristiani solo a partire da Cristo, la redenzione solo a partire dal Golgota, e si fa entrare a forza Dio in un concetto temporale. Ma ci sono altri che credono nell’unico Dio, la cui fede esisteva già prima di Cristo, ed hanno chiamato sulla scena molti alti testimoni.
3. La croce del Golgota rende accessibile la redenzione e include in sé tutti i cristiani; ma questo non significa che non ci fosse già prima il Salvatore e Redentore, come lo dimostra la Bibbia:
[«Io sono il Santo in Israele, il tuo Salvatore!»]
[Isaia 43,3]
[«E tu non devi conoscere altro Dio
al di fuori di me, e nessun salvatore al di fuori di me!»]
[Osea 13,4]
4. Queste parole di Dio sono così precise che possono essere interpretate solo nella sua forma al presente. Non è Dio sempre presente? I Suoi pensieri, le Sue parole e le Sue azioni, non sono forse espressione della Sua presenza? Esiste un Dio passato, uno Dio futuro, quindi un Dio mutevole che di volta in volta deve guidare ciò che è necessario nel percorso? Soprattutto l’eterna redenzione? Oppure si vuol lasciare questo ‘eterno’ solo al futuro? Dove collocare allora, la conoscenza del:
«…di eternità in eternità!»
5. La Bibbia insegna ciò che è necessario sapere. Purtroppo i cristiani sono diventati molto superficiali; si è di poche pretese nella conoscenza. Quella forte fede che c’era prima di Cristo e nella storia dei primi cristiani è diventata debole; e il Simbolo, conosciuto dallo spirito, raramente prevale. Naturalmente ci sono persone che calano la rete della fede e della conoscenza nelle più grandi profondità, solo che vengono poco riconosciute, per lo più perfino combattute.
6. Ma le parole di Dio, testimoniano, indipendentemente dalla loro interpretazione. Oggigiorno la tanto insegnata ‘auto-redenzione’, contraddice quel sublime sacrificio dell’Amore primordiale e il posposto croce-necessità-sacrificio per la materia. Perché o si crede in Dio e in un’eterna redenzione, oppure non ci si crede! Allora la fede nell’auto-redenzione è una povera autosuggestione.
7. Gli auto-redentori insegnano che Dio non possa redimere colui che non vuol farsi redimere. Resta da vedere se l’Onnipotente non può farlo! L’opinione dilagante sull’auto-redenzione è il cattivo prodotto dell’era tecnologica, quel principale pericolo da cui Cristo mise in guardia [Mt. 24,11-12 e 24,23: «Sorgeranno molti falsi profeti e sedurranno molti. E per il moltiplicarsi dell’iniquità, in molti si raffredderà la carità». – «Allora, se qualcuno vi dirà: ‘Ecco il Cristo è qui, oppure è là’, non ci credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti che faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti»]. Ma di ciò non si riesce a notarlo, perché il molto amato EGO cerca di ottenebrare la verità di Dio.
8. Oggi è l’uomo l’eroe del giorno; oggi egli può fare quasi tutto ciò che vuole, ma è da vedere se tale concessione è del Creatore, poiché Egli mise i confini alla materia:
«Fin qui tu giungerai, e non oltre;
e qui s’infrangerà l’orgoglio dei tuoi flutti!»
[Giobbe 38,11]
9. L’uomo si sente vincitore sullo spazio e tempo, quindi non è grande il passo in cui lui, qui anche il cristiano (solo quello falso), faccia di sé l’auto-redentore. Egli non ha bisogno di nessuna chiesa, di nessun Cristo, di nessun Dio! Non gli entra in testa che chi vuol redimere se stesso, deve possedere la capacità di perdonare i propri peccati.
10. Il ‘gioco’ con tali pensieri è un impugnare la Santità di Dio. Dal punto da dove un uomo perdona la colpa di un’altro, fino al punto da redimere se stesso, non è stato che un passo, anche se ci sono voluti secoli. Il ‘noi uomini’ ha posato le sue trappole; e parecchi cristiani si sono impigliati, perché dal Cristianesimo non hanno risvegliato una testamentaria fede.
11. L’autentica fede conosce la chiara linea: Dio come Salvatore ha intrapreso l’eterna redenzione, beninteso: non solo una futura! Ma ciò che qualcuno può fare per contribuire alla redenzione, che non avverrà in nessun caso attraverso lui stesso, alla fine deve assolutamente, più esattamente, ‘può’, è l’osservanza dei comandamenti. E non solo per questo mondo, nemmeno solo per la materia; perché se così fosse, allora Dio dopo la caduta avrebbe dovuto formare delle Leggi a causa di uno sviluppo imprevisto. L’Onnisapiente ha previsto la caduta, – ma non l’ha predeterminata.
12. Nella Sua previsione, nell’‘inclusione della possibilità attraverso la libera volontà’, il Signore ha – prima che una creatura fosse posta sotto la Legge – collocato proprio la Sua Volontà di Dominio nelle Leggi della Luce, nel Fondamento dell’Ordine di ogni Creazione. In questo, nelle sante Condizioni, la prima delle quali è quella della vita, c’era da molto tempo – come l’eterna redenzione – la Legge che doveva essere data alla materia, non appena questa fosse apparsa tramite la caduta.
13. Che nell’Empireo[1] la Legge della Luce nella sua formazione strutturale sia diversa da quella data per la materia, si riconosce senza interpretazione; ugualmente, il tratto fondamentale delle diverse Leggi possiede una validità uniforme. Per questo il Creatore non aveva bisogno di nessuna norma; Egli sa cosa è bene per le Sue Opere. Se una gran parte è rimasta Luce, e una parte è precipitata in quell’abisso di insurrezione, – cos’è questo per il Creatore, per UR, che concatena le eternità che nessun essere umano può misurare, da allineare secondo il Suo ‘Diritto’ – alla Sua destra?
14. Ora ritorniamo di nuovo alla redenzione. La Parola iniziale della Bibbia è una testimonianza completa. In un’altra parte si spiega che Israele è stato molto più spesso il popolo della Luce, anziché il popolo di questo mondo. Tuttavia, chi mette insieme i testi come un mosaico, si renderà presto conto che il popolo dell’Antico Testamento gioca un ruolo solo ‘in seguito’.
15. Poteva certamente essere un riflesso, ma Israele nel suo reale significato, si riferisce unicamente al Regno. Proprio qui è radicata la redenzione fondamentale, che non è data a nessun uomo e a nessun popolo della Terra. Non la materia si erge nell’Empireo, piuttosto, la Luce cade nelle tenebre, per illuminarle e, quindi, redimerle.
16. Proprio così stanno le cose con la redenzione. Ciò che è puramente umano non ha nessun documento eterno. Esso scompare non appena l’essere umano lascia il mondo. Ciò che si può conservare è unicamente la fede; e le buone opere sono poi, per così dire, il suo biglietto d’ingresso, con cui viene aperta la Porta del Regno.
17. Questo può certamente essere visto come un aiuto, ma non è mai la redenzione stessa. Se si riconosce questo, allora l’anima ha partorito un’autentica umiltà; e senza pretesa dell’io l’uomo viene incluso nella redenzione. Paolo ne dà l’annuncio:
«Il quale sacrificò se stesso per redimerci»
[1° Tim. 2,14]
«…nel Quale (Gesù) abbiamo tutti la redenzione,
e attraverso il suo sangue, la remissione dei peccati»
[2° Col. 1,14]
18. Dio riversa la Sua chiarezza con poche parole, mentre l’uomo, quante parole usa per partorire le sue teorie? Anche affermare ‘Cristo in noi’ quale ‘Fratello nostro’ rappresenta un pericolo che può distruggere il cristianesimo. Chi lo afferma, può chiudere con la Bibbia e le Rivelazioni, …anche col Cielo! Anche con la Luce!
19. Con ciò si chiude naturalmente la grazia e la misericordia di Dio, per se stesso. Ed è senza Dio colui che cerca di mettersi accanto a Lui. I pensieri di un auto-redenzione, di un Dio-mio-Fratello sono il grande abisso che non si può superare. La redenzione non si può ottenere con niente altro che con questo:
«Mediante il proprio sangue è entrato una volta
per sempre nel Santuario, dopo averci
ottenuto una redenzione eterna»
[Ebr. 9,12]
20. L’uomo attraverso Dio-Cristo è indissolubilmente legato a Lui. Se questo Legame viene presentato come ‘redenzione’, non c’è bisogno di chiederlo; ma il quando ciò avvenga, è lasciato all’uomo. Di questo fa parte l’autentica fede, dalla quale provengono autentiche azioni, da cui può far agire su di sé la redenzione decisa. Se se ne avvale, allora ne sarà presto avvolto; ed è questa che gli donerà la beatitudine della Luce.
21. In questo caso diventerà un autentico figlio di Dio. Luogo e tempo giocano un ruolo secondario. Naturalmente è tanto più un guadagno penetrare presto e profondamente nella redenzione, non solo essere un cristiano superficiale, oppure uno con errori, ai quali ha dato ampi spazi.
22. La redenzione ha accolto i caduti anche secondo lo sviluppo nel loro legame con il Creatore, ma tutti dovevano giungere liberamente al riconoscimento, tuttavia in modo che la redenzione operi dall’inizio fino alla fine dello sviluppo.
23. Per questo scopo era necessario un Mediatore che intraprendesse un cammino di sacrificio a favore di tutti i poveri. Questo lo poteva solo l’Uno, il Padre della Misericordia. Di questo ne testimonia la Scrittura:
«Io so che il mio Redentore vive;
e come Ultimo si eleverà sopra la polvere»
[Giobbe 19,25]
24. La fede di Giobbe è una dimostrazione altamente meravigliosa dell’eterna redenzione, dell’eterno Redentore! Questo titolo supremo non può essere applicato a nessuno, se non unicamente a DIO.
25. Anche Isaia conosce questa certezza di salvezza, che annuncia la vera posizione tra Redentore e redenti. Egli ama ardentemente:
«Ma Tu, Signore, sei nostro Padre e nostro Redentore;
dai tempi antichi questo è il Tuo Nome!»
[Isaia 63,16]
26. Quale testimonianza questa: dai tempi antichi, quando Egli nella grande, sincera Misericordia ha lasciato spegnere la Sua Ira [Isaia 63,15: «Guarda dal cielo e guarda dalla tua dimora santa e gloriosa. Dove sono il tuo zelo e la tua potenza? Il fremito della tua tenerezza e della tua misericordia non si fan più sentire verso di me»], e l’atto della redenzione già prevista è iniziato nel momento in cui la figlia precipitata cadde con il suo seguito nel proprio abisso. Da quel momento in poi il Santo è già Redentore!
27. Se è così, come può l’uomo, contagiato dal materialismo, parlare di un’auto-redenzione? In tal modo egli vorrebbe ‘essere come Dio’ [Gen. 3,5: «Ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come Lui, avendo la conoscenza del bene e del male»], allora vorrebbe distruggere il santo COMPIUTO. Potrà farlo – per se stesso – come gli uomini dell’Eden avevano perso il ‘Paese di Dio’ per la loro brama.
28. Fin dove giunge indietro nel tempo la redenzione, lo chiarisce la prima parte della Bibbia, il cui tempo non pochi cristiani considerano escluso dalla redenzione. Ma Davide lo riconosce:
«Dov’è un popolo sulla Terra come il tuo popolo, Israele,
per il quale, Dio è venuto a riscattare come popolo per Sé?»
[2° Sam. 7,23]
29. Direttamente collegata alla caduta, la redenzione era pronta. ‘Dio è passato’, per ricondurre a Casa il povero abisso. Era impossibile per i caduti, nemmeno per i co-portatori del sacrificio, liberarsi da soli, come in genere un prigioniero non si libera da solo. Se a uno riesce, allora la libertà ottenuta con la forza è la sua peggiore catena.
30. La liberazione è solo nella mano destra del Redentore. Il re dei salmi manifesta un’ulteriore conoscenza, come:
«Nelle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai redento, Signore, tu, Dio fedele!»
[Salmo 31,6]
31. Sarebbe una magra conoscenza applicarla solo alla liberazione terrena. Una tale parola di fede, riconosciuta, e ognuno ascolterebbe la risposta dell’Onnissanto:
«Non temere, perché io t’ho riscattato,
io ti ho chiamato per nome; tu sei mio!»
[Isaia 43,1]
In aggiunta:
«Ma li voglio salvare dall’inferno e dalla morte;
morte, io voglio esserti un veleno;
inferno, io voglio esserti una pestilenza!»
[Osea, 13,14]
Qui inoltre c’è da aggiungere il successo della redenzione!
«Io ho dissipato i tuoi misfatti come una nube,
e i tuoi peccati come la nebbia.
Volgiti a me, perché ti ho redento!»
[Isaia 44,22]
32. Senza dubbio queste Parole sono condizionate rispetto al tempo che le ha ricevute. Il principio redentore riguarda secondariamente le necessità della materia, ma i prigionieri sono da liberare dalla stessa tramite la suprema somma di riscatto che esiste: il Sacrificio di UR dall’eternità, rivelato nelle ultime volontà attraverso il Golgota! Ciò che viene riscattato e sbucciato, è l’essenziale nocciolo dell’essere, con cui l’involucro, la sostanza, trova altrettanto la sua liberazione.
33. Chi sa lottare per liberarsi da tutti gli interessi dell’ego senza pensieri a proprio vantaggio e contribuire alla propria salvezza, possiede la vera semplicità di cuore. Egli si affida al Redentore, che redime tutti tramite il Suo sangue, e li porta a Casa. Questo lo produce la rinascita, attraverso la quale egli diventa un redento.
34. C’è differenza tra diventare redenti e (farsi) redimere? Dal tempo in cui il legame tra UR – Creatore-creatura – nei Suoi maestosi intervalli diede alla luce la quarta successione ‘Padre-figlio’, qui sia solo menzionato che i figli fedeli (angeli) riconobbero UR come Creatore, si seppero dipendenti da Lui e lo vollero essere. Proprio questo li rese creature libere. Nessuna creatura può operare o vivere senza la guida del Creatore. Sotto la protezione di un Creatore predomina la più alta libertà.
35. Da qui si dirama un via per la summenzionata differenza. Se un figlio-creatura si sottomette al suo Creatore per conoscenza, oppure se deve essere mantenuto e guidato dalla polarità del Potere del Creatore, comporta una certa ambiguità per quanto riguarda la redenzione. La Bibbia dà qui la giusta parola:
«Li si chiamerà il popolo santo,
i redenti del Signore!»
[Isaia 62,12]
36. Li si chiamerà, quindi non lo sono diventati essi stessi. All’occorrenza un individuo cattivo è da designare ‘buono’ per toccarlo moralmente. Questo a volte aiuta meglio alla conversione, che non, rimproverargli sempre le sue cattiverie. Anche in lui – in verità velata – dimora la parte spirituale che, nel corso della Creazione, aiuta la creatura ad arrivare alla figliolanza di Dio.
37. Questa parte spirituale ha fatto sorgere il popolo santo. Questo si riferisce alle epoche di Luce prima della caduta. Gli abitanti della Luce erano ‘santi nel SANTO’! Solo l’epilogo ‘i redenti del Signore’, è da attribuire al tempo della caduta. In questo tempo il popolo santo e fedele pregò di avere la possibilità di impiegare il suo ‘servizio di collaborazione’ durante un percorso nel mondo, innanzitutto per tutti quelli che dovevano essere redenti: quei poveri precipitati che avevano oltraggiato Dio! Per questi è rivolto il servizio di collaborazione come sacrificio, portato insieme e come cammino d’aiuto.
38. Inoltre, unicamente il Salvatore è il Redentore! Dall’‘essere redenti’ deriva l’ʻessere salvati’ e, per coloro che sono rimasti fedeli, redenti. Segue ancora una quarta cosa, che naturalmente ha le sue radici nel summenzionato servizio come principio di aiuto aggiuntivo. Anche se da questo si può immettere solo l’aiuto secondario, esso è comunque istituito dalla libera servitù dell’aiutante originario.
39. Nondimeno, non sarebbe necessario nessun aiutante, se nessuno avesse bisogno di aiuto. L’Onnissanto non ne ha bisogno per portare a temine la Sua Opera. Se Egli lascia servire i fedeli, è innanzitutto per la loro gioia e, in secondo luogo, per educarli alla disponibilità del ‘servizio’. Il loro servire è anche una forza che getta un ombra sulla materia in modo da stimolare anche i materiali a servire.
40. Ogni collaborazione del figlio deve passare attraverso la mano del supremo Aiutante, se deve diventare una buona benedizione. Questo avviene mentre il Signore impiega volentieri la libera collaborazione del figlio. Il valore della disponibilità al servizio, in questo modo non viene sminuito.
41. La collaborazione per se stessa conosce altre vie. In ciò sta comunque del tutto in primo piano l’aiuto di Dio; ma per se stesso è poi possibile solo e quando qualcuno si sottomette completamente al suo Salvatore, quando cerca di liberarsi da tutti gli smarrimenti dell’attività del mondo.
42. L’Altissimo include nel Suo aiuto la ‘spinta dell’anima risvegliata’, affinché l’uomo giunga alla gioia e, da questa, a nuova forza. Tale collaborazione conduce molto bene alla redenzione quando questa avviene; tuttavia rimane questo: la redenzione può essere conquistata solo attraverso l’immediatezza del Redentore e del Suo Sacrificio-Golgota liberatore della materia!
43. Nessun uomo può cambiare ‘il Piano’ del santo Aiutante! Finché qualcuno è troppo preso dal suo ego, fino allora – anche se forse non consapevolmente – pone Dio nella sua povera ombra, per sé, beninteso! Proprio su questo, il re dei salmi diede ancora una volta un’eloquente testimonianza:
«Io sono povero e misero,
ma il Signore ha cura di me.
Tu sei il mio aiuto e il mio Salvatore,
Dio mio, non tardare!»
[Salmo 40,17]
44. L’anima fissata saldamente nello spirito con l’Aiutante si riconosce come povera e misera, il che significa che ha in sé il Salvatore. Da questo legame di salvezza si diventa collaboratori nell’Opera: su se stessi e sugli altri, ai quali si serve come esempio. La collaborazione di Davide non si esaurisce nella semplice conoscenza, che può essere fuorviante. Usato correttamente, racchiude in sé molta buona forza.
45. La tecnica ha portato il ‘lancio del Moloch[2]’, a cui appartiene oltre all’auto-redenzione anche quella di Cristo, ‘Fratello nostro’ , con cui si vuole spogliare Dio della Divinità [Giov. 19.23: «I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora la tunica era senza cucitura, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: non stracciamola, ma tiriamola a sorte»]. In questo caso è perfino di secondaria importanza se Egli sia il dogmatico ‘Dio, il Figlio’ oppure l’eterno biblico Altissimo stesso. In entrambi i casi la fratellanza attribuita annulla la Divinità, oppure l’uomo diventa il ‘con Dio-Cristo’.
Quale mela marcia dal muro del paradiso!
46. Se, in seguito alla meravigliosa nuova Rivelazione, si riconosce che la stilizzazione di una dogmatica-trinità è diventata insostenibile, allora deve essere imboccata la strada superiore, oppure l’intera cristianità non giungerà mai all’unità secondo ‘l’insegnamento di Dio’
47. Certamente GESU’ come Uomo si avvicina agli uomini in senso fraterno, e nella Sua fratellanza ha preso su di Sé la necessità esteriore del Getsemani e del Golgota. Ma, per chi? Per Sé? Perché era solo un Uomo? Era solo il Figlio dell’Altissimo? Eppure Lui, quale il grande Medico e Aiutante, ha portato tutto per coloro che avevano bisogno del Medico e dell’ Aiutante?
[Matt. 9,12: «Ma Gesù, avendoli uditi, disse: non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati»]. La Sua parola più importante, come Lui si relaziona con l’umanità, suona così:
«Nessuno ha amore più grande di colui
che sacrifica la propria vita per gli amici».
[Gv. 15,13]
48. Per gli amici! Oh, quanto deve far rabbrividire il cuore per il fatto che il Salvatore chiama tutti gli uomini, amici! Quindi precisamente non ‘fratelli’ o ‘sorelle’. Anche Giovanni Battista si definisce in meravigliosa chiarezza ‘amico dello Sposo’ [Giov. 3,29: «Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo che gli sta vicino e l’ascolta, si colma di gioia alla voce dello sposo. Questo gaudio, dunque, che è il mio, si è compiuto»]; – [Matt. 23,8-10: «Ma voi non dovete farvi chiamare ‘maestro’; perché Uno solo è il vero Maestro, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno sulla Terra padre vostro, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei Cieli. E non fatevi chiamare ‘dottore’, perché uno solo è il vostro dottore: il Cristo»].
49. L’uomo ultramoderno adorna persino le chiese con immagini e figure moderne che non hanno alcuna somiglianza con l’immagine con la quale il Creatore ha creato le creature. Non c’è da stupirsi che la Chiesa nel suo complesso stia perdendo. Il simbolismo della sublime Rivelazione è assai velato; presto non ne rimarrà più nulla, se non ci sarà una svolta.
50. Solo quando tutti i cristiani avranno ritrovato la strada verso l’unico sublime insegnamento di Dio, verso quella fede proveniente da Dio, l’unica che rende beati, allora si riconosceranno tutti i punti dolenti. Allora non esisterà nessuna Trinità, nessun Cristo, nessun Fratello nostro, ma solo l’unico Dio, il Salvatore dai tempi antichi! In seguito cadrà nella polvere anche l’auto-redenzione, perciò nel Firmamento dell’eternità c’è scritto:
per tutti quelli che sono andati alla loro eterna redenzione!
51. Allora anche ‘l’uomo del mondo’ diventerà figlio di Dio, come lo sono tutti coloro che provengono dal Cielo. Non c’è scritto da nessuna parte: tu, sorella (o fratello), Sion e Gerusalemme, bensì:
«Esulta grandemente, o figlia di Sion,
giubila figlia di Gerusalemme;
Ecco, a te viene il tuo re;
Egli è un giusto e un soccorritore!»
[Zaccaria 9,9]
52. Se si vuole aiutare, si devono mettere a disposizione anche le proprie capacità, le proprie forze e, se necessario, il proprio patrimonio, più spirituale che terreno. Si diventa collaboratori, se non si vincola l’aiuto alla clausola di uno statuto. Solo tali doni – benedetti da Dio – passano attraverso la Sua alta mano soccorritrice!
53. La redenzione portata come ATTO pienamente valido (nell’Anno-Atto-Ur) rimane l’eterno Dono, senza il quale nessuno potrebbe essere redento. Il proprio agire arbitrario rimane non riconosciuto davanti al Creatore. Ma fin dove se ne avvalga un figlio che si lascia portare di là attraverso la redenzione offerta e ne approfitta, è una propria faccenda. Questa – reazione del figlio – viene procurata dal tempo della redenzione, ma non cancella l’atto redentivo! Non c’è eternamente nessuna forza auto-redentrice! Si può sempre e solo stendere la mano filiale verso la mano destra del Padre – tenuti e guidati unicamente da questa – per trovare la via del ritorno in Patria attraverso la redenzione.
54. Chi lascia trasparire questo dal suo spirito, lo scava profondamente nella sua anima, ama l’umiltà, non si lascia abbagliare dall’idolo dell’ego, o da ciò che viene attribuito alla fede cristiana; questi si trova su quella via che porta al ‘Sentiero dell’Altissimo’, all’unica redenzione eterna, alla liberazione, al diventare ‘figlio in Dio!’ In questi (figli) vive la Parola:
«Io so che il mio Redentore vive!» – Amen!
18.08.1952
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