- Rivelazione –

(Dettato ad Anita Wolf nel 1959)

 

Nono ‘piccolo mattone’

 

Maria Maddalena, oppure, di Màgdala? Una figura discussa in tutte le epoche di interpretazione del Vangelo. Fu giudicata colpevole di meretricio e condannata dal Tempio alla lapidazione, e quindi è sempre stata considerata una ‘poco di buono’. Gesù, invece, la perdonò, e quindi fu riscattata e accorpata al Suo seguito. Ma essa, merita questo appellativo?

 

 

Maria Maddalena

 

detta anche

 

 Maria di Màgdala

 

Commento all’Opera

 

«E siccome continuavano

a interrogarlo,

egli, rizzatosi, disse loro:

“Chi di voi è senza peccato,

scagli la prima pietra contro di lei”»

[Giov. 8, 7]

                   1.                     Quando Lo vede, le si blocca il cuore. Lei non sa chi EGLI sia; ma il fascino del Suo essere l’assale. Molti uomini vanno e vengono da lei, ma lei li disprezza tutti. Quanto più la corteggiano, tanto più le sono ripugnanti. Quando ancora non conosceva la vita, quando prendeva per vera ogni parola, ingenua come una bambina, fiduciosa come un animale, aveva ancora gioia nei doni che le portavano la maggior parte degli uomini. Ma ahimè – il sogno finì presto, quando divenne più saggia e imparò a conoscere la ‘società’.

                       2.                 Recentemente le avevano parlato di un Uomo che avrebbe operato miracoli. Avevano deriso e schernito ‘l’Uomo di Nazareth’ ad alta voce. Lei non aveva deriso, sebbene rifiutasse il fatto che facesse miracoli. Non aveva ancora visto nulla. Con un’energia che nessuno conosce, si era formata un’immagine della vita, il cui tratto fondamentale si chiama ‘intelligenza’.

                       3.                 Ora sta splendidamente vestita sulla via e segue con lo sguardo l’Uomo. Egli indossa una semplice veste da carpentiere. Lo seguono altri uomini, altrettanto vestiti poveramente, come si usa andare sulle vie della provincia. Contrariata, lei aggrotta la fronte: ‘Cosa ho io a che fare con LUI?’. Oppure: – ‘Dovrebbe essere costui il Fautore di miracoli?’. Il suo sguardo cade su una donna che, in ginocchio al bordo della via, ha gli occhi come colmi dello splendore del Cielo, mentre fissano LUI, …l’Uomo che passa oltre.

                       4.                 Sono stata guarita”, mormora quella donna, ma con voce abbastanza forte da farsi sentire da chi si trova nelle vicinanze. Alcuni si battono la fronte, altri ridono, due interrogano l’anziana. Lei (La Maddalena) sta a sentire e sorride: “Donna”, dice alla poveretta, “la tua malattia è stata miseria e fame; non ha bisogno di un miracolo per guarire. Te lo stai immaginando!

                       5.                 Immaginando? Dodici lunghi anni piena di dolori?”. – “Ciò nonostante, è immaginazione! Ecco, prendi …”. Lei è generosa, ma lo fa senza alcun sentimento interiore, solo per un impulso al quale va dietro. Non se lo spiega mai il perché non può vedere un povero senza fargli un dono.

                       6.                 Prende il suo prezioso scialle. “Vendilo!”, dice mettendolo in mano alla poveretta. “Ma non lasciarti dare troppo poco, è un autentico scialle di seta proveniente dalla ricca Arabia. Con la vendita di questo puoi viverci per molto tempo”. Senza aspettare un ringraziamento, lei si affretta a tornare a casa. Ma riflette continuamente: ‘Chi era? – Chi è quell’Uomo?’

                       7.                 Siede sul terrazzo con la fronte tra le mani. I pensieri si accavallano; tutto passa davanti a lei. A un tratto le sembra come se gli occhi profondi di quell’Uomo la guardassero da lontano. Istintivamente si copre il viso con entrambe le mani, come se dovesse vergognarsi davanti alla chiarezza che s’irradia davanti a lei, che non vede, ma solo sente. Essa le toglie un velo dopo l’altro, finché sta in questa luce come nuda. Nuda e spoglia. E il suo corpo porta una malattia che viene dalla sua anima.

                       8.                 A questo punto dai suoi occhi scorrono vergogna e dolore e, – no, non è collera per il fatto che lei stia così miserevole dinanzi a Lui. Comincia a scorrere la sua vita come se la raccontasse a quell’Uomo, i cui occhi profondi l’hanno toccata. Quanto più dice tutto e non si risparmia, tanto più le sembra come se le venisse messa addosso una veste dopo l’altra, delicatamente e lentamente. Nessuna delle sue domestiche ha una mano così soave come quella che si percepisce solo nell’interiore.

                       9.                 Da quanto tempo è rimasta seduta, interiorizzata, non lo sa. La sua serva favorita la chiama a bassa voce: “Padrona, gli ospiti aspettano”. Gli ospiti? Ha invitato qualcuno? Oh, questi arrivano, anche se nessuno li vuole. E negarsi, come fanno le donne di alto rango, non le riesce. Non ha mai saputo perché. Quando un favorito la adulava, il suo cuore ne era mai coinvolto? No, mai! All’improvviso lo comprende: interiormente era vuota, come bruciata completamente; e fisicamente poteva opporre resistenza solo a fatica. Ora lo sa: si è sempre disgustata! In tutta serietà non ha nulla da rimproverarsi; lei è veramente libera.

                     10.              Libera? Oh! Di nuovo si vergogna. Come scaglie le cadono dallo sguardo interiore: “Libera!”. Così gli uomini mi hanno considerata; e la maggior parte è solo interessata alla mia ricca tavola, alla mia bellezza e al fatto che tollero le carezze. Essi hanno fatto con me, proprio ciò che volevano. Per loro ero un giocattolo, un passatempo molto bello, e nulla più.

                     11.              Tutto ciò è stato causato da quell’Uomo i cui sguardi seri e severi erano rivolti dritti in avanti, e forse non l’ha nemmeno notata, sebbene lei indossasse il suo abbigliamento migliore? Nondimeno, lei vede i Suoi occhi che ancora non ha visto. Lentamente placa l’agitazione ed entra nella sala dove gli ospiti, solo uomini, siedono schiamazzanti. Viene subito circondata. Uno di loro domanda: “Dove hai il mio scialle che ti ho regalato ieri?”. Ma lei non dà nessuna risposta e fa apparecchiare la tavola.

                     12.              Si parla di nuovo dell’Uomo dei miracoli proveniente dalla Galilea. Colui che le aveva dato il costoso scialle, Lo offende. Allora dice lei in modo penetrante: “Desidero che alla mia tavola nessuno venga criticato, se non lo si conosce!”. Schiamazzando interrompono il suo discorso e uno le mette il braccio intorno al collo. “Ma tesoro …”. Lei lo respinge riluttante. “Ora conoscete la mia opinione e come ospiti dovete indirizzarvi conformemente”. – “Vuoi renderci scortesi? Ti abbiamo pagato per ogni più piccola gentilezza. Non dimenticarlo!”. Minaccia uno di loro.

                     13.              Lei va verso di lui. Il suo sguardo e la sua voce sono molto freddi: “Tu? Non dovresti sapere che la mia ricchezza è l’eredità di mio padre? Io non ho chiesto doni a nessuno! Quello che avete portato – per favore, la maggior parte è nei miei cassetti; potete riaverli, se volete. E poi, …la mia porta è aperta,… per uscire, non per entrare!

                     14.              Si spaventa di se stessa. Cosa sta dicendo? È questo che voleva? Finora è stato bello e pieno di svaghi. No, no, la sua anima piange: ‘Non voglio più avere a che fare con questo!’. Esce bruscamente dalla sala. Alcuni uomini ridono allegramente e bevono ancora il forte vino. “Fa i capricci”, dice uno, “li si devono spezzare. Altrimenti, dove dovremmo…”. – “Questo non è stato un capriccio”, borbotta quello che lei ha respinto. “Ha uno nuovo con il quale va a letto, come con nessuno tra noi. Oppure…”, sogghigna perfidamente, “…che ne direste se alcuni di noi affermassero che lei… Lo faccio io!. E si allontana in fretta.

                     15.              Un paio di giorni più tardi lei sta di nuovo seduta sul terrazzo. Sempre la seguono quegli Occhi profondi; non riesce più a staccarsene. “Se fossi con LUI, diventerei pura come lo ero una volta, prima che il mondo mi avvelenasse”. Ecco che all’improvviso si precipita da lei la sua serva, pallida di terrore: “Padrona, sono… dal Tempio”. – “Cos’è questo balbettio? Cos’è successo?”. – “Non lo posso dire”, piagnucola la serva.

                     16.              Diritta, ma con uno strano battito del suo cuore, scende. L’aspettano quattro del Tempio. Lei capisce subito cos’era successo. “Seguici!, dice uno bruscamente. “Sei stata denunciata; già da tempo sei una spina nell’occhio del sinedrio; prostituta!. – “Io, una prostituta?”. Stupita, dimentica tutto ciò che la circonda, compresi gli Occhi che, nonostante la profondità agivano sempre in maniera consolante. “Io una prostituta?”, ripete senza intenzione. Come la si può etichettare come tale, solo perché la visitano molti uomini, di solito molti in una volta, dai quali, in tutta serietà, non si è mai fatta toccare?

                     17.              Lo sgherro spinge. All’improvviso è calma. Può elencare tutti gli uomini, e in più ci sono altolocati del Tempio. Ordina alla sua serva ciò che deve fare. Lo zio le vuole bene; lui la proteggerà, proteggerà lei e i suoi averi. Con calma segue gli sgherri.

                     18.              Nel Tempio non la lasciano parlare. Non può dire nulla di ciò che ha pensato strada facendo, una verità che non si vuole affatto sentire. Viene accusata, incriminata e… condannata, prima che se l’aspetti. Lo spavento sta nel suo sguardo smarrito. Per di più viene legata, porta ancora la sua semplice sopravveste che aveva preso in fretta e furia. Ma la si trascina già fuori attraverso una via secondaria, e del tutto inorridita, piena di strazio, ora si accorge dove la portano: alla lapidazione!

                     19.              Per la strada il povero corteo viene fermato. Adirato, si fa avanti uno del Tempio: “Il popolo è sempre in mezzo, quando non se ne ha bisogno!”. ‘Lei’, grazie alle sue buone azioni, ha molti amici tra il popolo, ma ora non conosce nessuno che potrebbe aiutarla. Lo zio, certo, costui avrebbe i mezzi per sottrarla indenne all’alto Consiglio, perché è un amico di alcuni altolocati romani. Ma gli uomini…

                     20.              Si rende conto con cruda chiarezza che solo quel farabutto l’ha querelata presso il Sinedrio, al quale ha mostrato la porta, già prima, quando la sua sgarbata affettuosità l’aveva resa furibonda. E costui appartiene al Tempio. Ma nessuno aveva giudicato. Per anni erano entrati e usciti dalla sua casa; ora non c’è nessuno a proteggerla. ‘Oh, questi uomini, questi…’ – la si spinge avanti e cade, già vicina alla fossa della lapidazione.

                     21.              Il popolo non nota nulla del povero corteo. I suoi occhi velati dal pianto non percepiscono quasi più nulla. Ad un tratto sente una voce, oh, …e che voce! Così severa, così seria, così profonda; non osa alzare lo sguardo. Tutt’intorno si fa silenzio, come se tutti i vicoli fossero vuoti. Allora vede LUI, vagamente per via delle lacrime, ma Lo riconosce nella Sua foggia, nel Suo Essere, che invia di nuovo un Raggio che la denuda e l’avvolge con mano dolce e soave.

                     22.              Cosa le toglie? Le cose terrene? Il mondo? E cosa le dà? Non si accorge nemmeno che Lui parla con gli sgherri, con il templare che, adirato, serra i pugni. Oh, …come si vergogna dinanzi a LUI! Come può non pensare che lei sia una prostituta? Altrimenti, non la si avrebbe trascinata qui!

                     23.              Forse lo è ai Suoi occhi. Quante cose vorrebbe adesso che non fossero mai accadute. Chissà se anche LUI la condannerà? EGLI parla con severità e serietà; così non sente il suono dell’Amore che fuoriesce come una soave campana dalla Sua bocca. Ah, EGLI ha ragione, e ancora una volta, ragione! Mentre lei ha sbagliato tutto.

                     24.              Giace al bordo della fossa, una povera creatura nella polvere che migliaia di piedi hanno sollevato. Poi la corda che le sue mani delicate portano si allenta. Vagamente si accorge che le catene cadono e che qualcuno le mette ai suoi piedi. È un uomo giovane dal volto dolce e amichevole. “Non aver paura”, le sussurra all’orecchio, “il Maestro ti salverà!

                     25.              Il Maestro? È quello con lo sguardo profondo? Come da lontano vede che Egli traccia con il Suo indice destro dei segni sulla sabbia, che poi il Suo piede destro cancella, come se con ciò fosse cancellata l’accusa e il giudizio negativo. Qualcuno le asciuga le lacrime e il sangue che le gocciola dai polsi. Sente la meravigliosa Voce rivolta a lei:

                     26.              Non c’è nessuno qui che ti accusa ed esegue la sentenza?”. Stupita, si guarda intorno. Non si rende conto che quel giovane la sostiene energicamente. Dov’è lo spietato templare che l’ha accusata di trasgressioni che non ha mai commesso? La sua vita è stata certamente spensierata, ma non certo malvagia, da potersi giustificare una lapidazione. Dove sono gli sgherri che le baciavano il collo scoperto, e lei non poteva, non le era permesso di difendersi?

                     27.              Alla fossa non c’è nessuno; ci sta soltanto LUI nel mezzo, sul vicolo! Alcuni uomini intorno a Lui e là dietro centinaia che attendono in silenzio. Allora lei dice del tutto confusa: “Non c’è nessuno. Ma Tu … Ti si chiama Maestro, ed io credo che Tu lo sei, che aiuti tutti gli uomini; anche me! No, non c’è nessuno”. Non sa bene ciò che dice; ma il suo cuore si contrae deliziato. Guarda sempre in quegli occhi profondi, come se non potesse mai staccarsi da quello sguardo di grazia.

                     28.              Uno di loro borbotta: “L’alto Consiglio non avrebbe condannato se …”. – “Taci!”, viene rimproverato. “Il Maestro non sarebbe mai venuto qui, se non avesse riconosciuto l’ingiustizia del Tempio. Non hai notato come d’un tratto Egli camminava il più velocemente possibile? Non riuscivamo quasi a starGli dietro. Nemmeno alcuni dei Suoi discepoli riuscivano a stare al passo con Lui. Solo qui Lo abbiamo raggiunto di nuovo”. Allora sentono parlare il Maestro: “Se il Sinedrio non ti può condannare, altrettanto non lo faccio Io. Va’, sii timorata e buona, ed evita questo mondo. Allora Dio ti accoglierà nelle Sue grazie”.

                     29.              Oh!”, singhiozza ad alta voce. Un miracolo! Lei lo ha sperimentato su se stessa. Chi, altrimenti, esce dalle fauci del Tempio, se vi è caduto? Si getta a terra, si avvinghia ai Suoi piedi, e non le importa se sono impolverati dalla strada. Vi preme sopra il suo volto, pulisce i piedi con i suoi capelli e li bacia, quei piedi che avevano camminato così velocemente per salvarla.

                     30.              Maestro, ciò che Tu comandi, lo farò. Non Ti posso aprire la mia casa perché è impura, come impuro è il mio cuore, ma i poveri vi dovranno trovare il loro buon posto. Solo una cosa, o Maestro: non mandarmi via! Lascia che Ti segua, tutte le volte che vuoi, tutte le volte che posso, devo rivedere Te, i Tuoi occhi, il Tuo volto, devo sentire la Tua voce che mi hanno tolto gli stracci della mia vita e mi hanno coperta con una veste di cui non ho nessuna idea”.

                     31.              Allora Egli dice ad alta voce: “Come tu hai pulito i Miei piedi con lo splendore del tuo capo, così ho pulito Io il tuo cuore, …e anche la tua casa. Va’ e aspetta finché Io venga a te, per tenere un pasto insieme”.

                     32.              Confusa, beatamente felice, non sa come si sente. Allora guarda Lui e il giovane che la solleva. Esitante, tende le mani per sfiorare il lembo della Sua veste. La sua bocca tace, ma il linguaggio del suo cuore le spezza quasi in due il petto. Si volta in silenzio.

                     33.              La portano a casa due donne. In una riconosce quella alla quale aveva dato lo scialle. Anche le donne tacciono profondamente scosse. Lei le ringrazia senza parole, entra nella sua camera e indossa una semplice veste bianca.

                     34.              E poi… aspetta LUI, …il suo Maestro che l’ha salvata.

 

Dedicato alla mia migliore, più degna amica,

per il 78° compleanno.

1959 - A. Wolf

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