- Rivelazione –

( Dettato ad Anita Wolf )

tratto dall’Opera

“Dieci piccoli mattoni”

 

La preghiera per eccellenza, l’unica vera e consigliata da Gesù, così da mettere nella mani del Padre il tutto di se stessi attraverso sette richieste.

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La preghiera: “Padre nostro…”

 

 

«Voi dunque pregate così:

“Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato io tuo nome;

 venga il tuo regno;

sia fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta nel cielo.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano;

e rimettici i nostri debiti, come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori;

e non ci esporre alla tentazione,

ma libraci dal maligno.»

[Matt. 6,9-13]

 

Commento all’Opera

 

                         1.      Nel Sermone sul Monte che apre e circonda il Cielo, è intrecciato anche il ‘Nostro Padre’. Nel contenuto di tutte le Parole di  GESU’ non  si deve manipolare nulla. Chi lo fa, è uguale al servo del burlone.

                         2.      Ma la Parola di Dio non elimina la ricerca del Mistero più profondo. «Cercate nella Scrittura, perché credete di avervi dentro l’eterna Vita: ed è lei che testimonia di Me» [Giov. 5,39]. Un’indicazione, che non si deve solo ingoiare la Parola di Dio, altrimenti uno giudica se stesso.

                         3.      Chi lo sa, come sono da afferrare le Parole di Gesù, da riconoscere le loro profondità di salvezza, come lo può il linguaggio adeguato alla Terra ed al magro intelletto di un uomo? Fin dove opera almeno la pura volontà è da giustificare, anche se non del tutto maturo nel modo conclusivo. Ogni opinione può essere un gradino; e ben per colui che in ciò si fabbrica la sua scala del Cielo.

                         4.      «Ho ancora molto da dirvi, ma ora non lo potete ancora portare» [Giov. 16,12].  Questo vale per i discepoli di Gesù alla fine dei Suoi anni d’insegnamento, mentre il ‘Nostro Padre’ cade nel loro inizio, inoltre è pregato per la grande folla. E’ strano che migliaia che non potevano quasi guardare oltre il loro punto di vista, poterono sentire il non facile Sermone sul Monte.

                         5.      Non in ogni caso esiste una traduzione fedele alla lettera fino al cosiddetto punto-I. Le lingue dipendono dall’accettazione sentimentale e certe cose possono avere un differente contenuto. Oltre a ciò, la Parola di Dio è sempre colma di Vita. Non è da seppellire nelle lettere morte; trionfa su tutti i confini di lingue e popoli.

                         6.      Questo si mostra prevalentemente nella preghiera:

«Padre nostro nel Cielo»

                         7.      Si dice in generale: «Padre nostro che sei nel Cielo». Il senso è ben lo stesso; ma vale la Parola di Gesù ‘Nostro Padre’. - Che sei nel Cielo, è una glorificazione. L’uomo glorifica sovente il giorno al mattino e non sa che cosa gli porta fino alla sera. Ma qui nel Discorso al santo Padre è inclusa la lode del Suo Dominio:

«il Tuo Nome sia santificato»

                         8.      Anche qui la circoscrizione: «Sia santificato il Tuo Nome». Il senso vuole significare, che Dio riveli Se stesso, e ciò avvenga attraverso «il Tuo Nome» all’inizio, prima che «sia santificato». Il ‘Santo’ è inciso nel Nome e non viceversa. Il Signore Si è sempre rivelato secondo il Nome, per offrire agli uomini una possibilità di avvicinamento. Se imparano a conoscerLo secondo il Nome e l’Essere, allora Egli rivela anche la Divinità, il ‘Io sono Santo’! E’ quindi meglio usare il tenore delle Parole di Gesù’, se in ciò si trova la via di collegamento del Padre-Figlio-Padre.

«Il Tuo Regno venga»

                         9.      . Perché viene sfiorato così brevemente il Regno? Oh – Israele non si aspetta nessun Regno di Dio, nessun ‘Messia Redentore’. Un re della casa di Davide deve spezzare Roma. Il peso del peccato è secondario  (oggi ancora per molti). ‘Liberi da Roma’ erano le parole. Ora il Salvatore immette un seme di nostalgia nei cuori: il Padre è nel Cielo, e il Suo Nome santificato porta il Regno. Persino all’animo più semplice può essere riconoscibile che ‘questo Regno non è dalla Terra [Giov. 18,36: «Gesù rispose: Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fissi dato in mai dei giudei; ma ora il mio regno non è di qui»].

                       10.    C’era qualcosa di aggiunto; perché solamente «Il Tuo Regno venga» fa scaturire la domanda: Dove? A chi? – Sì… a tutti!’ Doveva ben valere per i giudei; ma mancava la volontà. Perciò: «Il Regno di Dio vi viene tolto e sarà dato ad un popolo che porta i suoi frutti» [Matt. 21,43].

                       11.    Nessuno viene escluso; il Regno di  Dio ha la Potenza! Dove i credenti giudicano secondo la misura di un inferno, Dio emette il Giudizio della Compassione. Viene pregato in questo senso: Il Tuo Regno venga a noi tutti. Ai dormienti di entrambi gli ovili [Giov. Cap. 10], allora questa richiesta trova la sua migliore forma più alta: nell’unica valevole spiritualmente:

«La Tua Volontà sia fatta sulla Terra come in Cielo»

                       12.    La richiesta, pronunciata così, impedisce una comprensione più profonda. La volontà che testimonia del GESU’, come se Egli fosse venuto solo per eseguirla, deve avere la sua meta nella fine. Non si può adempiere la Volontà di Dio terrenamente, a meno che non sia stata portata giù dal Cielo; ma, non era da portare giù, se non era in vigore prima nella Patria UR! Qui stesso viene adempiuta nella Legge della Luce. Il Redentore è venuto dalla Luce nel mondo con l’assoluta: La Tua Volontà sia fatta, come in Cielo, quindi anche sulla Terra!

«Dacci oggi il nostro pane quotidiano»

                       13.    , «Vedete gli uccelli sotto il Cielo …», il Pane di Dio, che viene dal Cielo, sono la testimonianza di ciò che Gesù pensa dapprima allo spirituale, dopo al terreno, come nelle guarigioni Egli chiede prima la fede e poi guarisce l’infermità corporea.

                       14.    Egli ha certamente preposto nella ‘Preghiera per tutti gli uomini’ il Cibo spirituale a quello terreno, come Egli ‘non è dalla Terra’, ma ‘dal Cielo’ [Giov. 3,13: «E nessuno è saluito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figliuol dell’uomo che è nel cielo»]; - [Giov. 8,23: «Ed egli diceva loro: voi siete di quaggiù; io sono di lassù; voi siete di questo mondo; io non sono di questo mondo»]. Egli ha pure dapprima istruito e poi saziato i cinquemila [Luca cap. 9].

                       15.    “Dacci il Pane della Vita di questa Terra”. Così la richiesta ha il suo vero senso. La vedova di Zarpath [1° Re, cap. 17, 8-16] ha dato dapprima all’uomo di Dio, non pensando alla fame sua e del figlio. Quindi è venuto a lei il ‘Pane della Vita’, perché Elia è rimasto con lei. In seguito la dispensa e la piccola brocca erano sempre colmati. Dio mette il più grande valore sul Pane spirituale.

«Rimettici i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori»

                       16.    Contro questa richiesta viene peccato di più, non siano contati i cristiani, non ci pensano proprio per nulla a perdonare ai debitori, per non tacere del tutto sulla restituzione del denaro[1]. Deve bensì regnare l’Ordine. Chi ha offeso, deve chiedere perdono; chi deve una somma, la deve anche pagare, se è possibile senza miseria. Questa è una naturale premessa.

                       17.    Il Vecchio Patto conosceva l’Anno della remissione [Deut. cap, 15; Ger. 34,17: “Perciò, così parla l’Eterno: ‘Voi non mi avete ubbidito proclamando l’emancipazione ciascuno al suo fratello e ciascuno al suo prossimo; ecco, io proclamo la vostra emancipazione’, dice l’Eterno, ‘per andare incontro alla spada, alla peste ed alla fame, e farò che sarete agitati per tutti i regni della terra’»], dove tutti i debiti, che non erano nemmeno da estinguere con buona volontà, dovevano essere rimessi. Questo non è più possibile oggi nel senso del Vecchio Patto. Non lo sospende tuttavia e non che si debbano rimettere pure delle offese; possibilmente anche la colpa oggettiva. Per questo non ci vuole naturalmente nessun anno esteriore; tuttavia ‘anno’ significa ‘tutto un tempo’ ed in questo tempo deve davvero essere ‘del tutto’ perdonato.

                       18.    Quando ci si perdona - ma si pronuncia la richiesta come studiata - uno allaccia da se stesso la irremovibile condizione che nemmeno la propria colpa viene perdonata, da cui non risulta chiara la Parola: «Perdonami, come io perdono!» Sembra quasi un porsi più alto al di sopra di Dio. E’ impossibile che il Signore abbia formato la condizione della Parola così da non lasciare nessuno spazio che è necessario per l’ulteriore conoscenza. Così l’uomo si richiederebbe il suo proprio Giudizio.

                       19.    Gesù dice: «Non dovete credere che Io vi accuserò dinanzi al Padre; vi è uno che vi accusa: Mosè (la Legge) [Giov. 5,45: «Non crediate che io sia colui che vi assumerà davanti al Padre; v’è chi v’accusa, ed è Mosè, nel quale avete riposta la vostra speranza»]». Ha Egli quindi reso la richiesta in Giudizio? - Se qualcuno dice, “Ho perdonato!”, ma non può mai dimenticare, allora questo riguarda pure la richiesta. Se Dio non dimenticasse in questo senso? Che cosa allora? - -

                       20.    Viene sempre rilevato chiaramente il collegamento di Luce e tenebra. Il Signore insegna il totale perdono. Ma Egli allaccia la condizione: come tu fai all’altro, così sia fatto a te! Ma Egli lascia aperta al debole uomo una Porta di Grazia, attraverso la quale si può passare - se si vuole. E’ inclusa nella quinta richiesta:

«E perdonaci la nostra colpa, come noi vogliamo perdonare tutti i nostri debitori tramite la Tua Forza»

                       21.    Nonostante ciò, rimane: “come io – così a me!”. ‘Come io voglio perdonare con la Tua Forza, è pari all’anno della remissione di un cuore colmo di spirito. Chi supplica così il suo anno di perdono giornaliero, per lui vale il: ‘Coloro che aspettano il Signore, ricevono nuova Forza [Isaia  40,31], di includervi i suoi debitori’, con cui la condizione dalla richiesta diventa la Benedizione dell’adempimento.

«E non indurci in tentazione»

                       22.    Quel messaggero di Dio che apriva impavido la Sacra Scrittura al popolo, Martin Lutero, riconosce il vecchio errore di traduzione di questa richiesta. Egli lascia così il testo dalla traduzione, ma nell’interpretazione fa notare questo errore: “Dio non tenta nessuno …’.

Se la Misericordia viene su tutti, com’è possibile che Dio tenti un figlio d’uomo, per poi punirlo, se era sotto la ‘tentazione divina’? EGLI ha preso su di Sé  la punizione, affinché noi avessimo pace [Isaia 53,5: “Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare col patire, pari a colui dinanzi al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna»]! Ma se così è, allora Dio non insegna che Egli tenta, cosa che si manifesta veramente nella traduzione non fedele alla lettera.

L’uomo si deve affidare alla Guida di Dio, appunto, quando si trova nella tentazione. Oh - magnifica quella chiarezza: e guidaci, affinché non cadiamo in nessuna tentazione!

                       23.    Aiuta, quando seduce il peccato, quando il mondo tenta. Allora il guidarci nella tentazione contraddirebbe la Benignità di Dio, se con ciò suonasse secondo la lettera ed il senso: «E non guidarci (Tu) nella tentazione». PregarLo di non farlo, sarebbe del tutto sbagliato.

                       24.    Non solo falsi amici, il mondo ed altro sono covi della tentazione; no: l’uomo bramoso del mondo cede solo troppo volentieri alle sue proprie bramosie. Inoltre qui c’è da scoprire la radice di ogni male. In questi casi, come i più difficili, mettere tutta la Forza e l’interiorità nella preghiera: «Padre, guidaci TU alla Mano, affinché non vacilliamo e non cadiamo, quando noi stessi ci offuschiamo le Tue Vie», è il vero senso della richiesta altrimenti formulata in modo incomprensibile.

«Ma liberaci dal male!»

                       25.    La settima richiesta volteggia in qualcosa di complessivo, ‘dal male. Se nel ‘dal’ si vede la propria bramosia, allora il testo è giusto. Ma dato che dei mali causati anche da mano estranea possono travolgere, allora necessariamente dev’essere ampliato il ‘dal’. Si vuole avere la liberazione solo da un male? Non sarebbe da esprimere la richiesta, che Dio ci voglia liberare da tutti i mali, liberare tramite la Sua Grazia e Misericordia? Il ‘dal male non è da interpretare persino alla precedente tentazione?

                       26.    Ma non solo il male animico, anche malattia, sofferenza e miseria fanno parte dei mali che riguardano gravemente l’uomo, quindi possono essere inseriti nella richiesta di liberazione ‘da tutti i mali’. Dipende solo se la volontarietà del ‘portare a croce’ è abbastanza forte, che si prega bensì in questa richiesta nella fede, nell’amore, nella speranza, che si lascia comunque al Signore di togliere questo, quello o più mali; ma se non è così, il saper poi quanto fosse buono, salvifico, non ancora, non subito, di esserne liberato.

                       27.    Dio libererà volentieri e subito dal peso del male, quando si porta il male nella pazienza.  Più in questo, anzi prevalentemente, si trova il senso della richiesta di liberazione da tutti i mali. Con questa cosiddetta richiesta di arrotondamento con la somma riassuntiva: ma liberaci da tutti i mali, la Preghiera del Signore come tale è conclusa. Comprende l’allocuzione ‘Nostro Padre’, l’adorazione ‘nel Cielo’, e le sette richieste.

                       28.    Con Parole di inaudita scarsità è aperta agli uomini la sconfinatezza del Regno. Ognuno può formarsi nel cuore vivamente il Regno di Dio, nella fedeltà, adorazione, amore e nel ringraziamento. GESU’ ha incorporato ‘tutta la pienezza della Divinità[Col. 2,9: «Poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità; …»]; e la stessa pienezza è nella Preghiera ‘Nostro Padre nel Cielo’.

                       29.    La forma della Parola non vieta di penetrare in maggior profondità, soprattutto nel ‘Nostro!’ Di pensare a tutti, nella successione della Croce del Sacrificio, nella quale CRISTO ha incluso tutti i figli nel Cielo e nella materia, i grandi ed i piccoli, i lontani ed i vicini. Questo lo conferma ancora la lode che è la conclusione per l’orante:

Nostro Padre nel Cielo,

Il Tuo Nome sia santificato,

Il Tuo Regno venga a noi tutti,

La Tua Volontà sia fatta, come nel Cielo, quindi anche sulla Terra,

Dacci il Pane della Vita di questa Terra,

E perdonaci la nostra colpa, come vogliamo perdonare tutti i nostri debitori tramite la Tua Forza,

E guidaci, affinché non cadiamo in nessuna tentazione,

Ma liberarci da tutti i mali.

Tuo è il Regno, Tua è la Forza, Tua è la Magnificenza, nell’eternità!

Amen!

 

                       30.    Il Suo Regno è: l’Opera del Creatore! La Sua Forza è: la Conservazione benedicente e guidante tramite il Sacerdote! La Sua Magnificenza è: la Rivelazione come il Dio che fa miracoli a tutti i Suoi figli! - Ed i tre punti adagiati nel quarto, ‘nell’Eternità’, è: nell’ ETERNO PADRE.

 

«Poiché un fanciullo ci è nato,

 un figliuolo ci è stato dato

e l’imperio riposa sulle sue spalle,

sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente,

Padre eterno, Principe della pace..»

[Isaia 9,5]

 

A. Wolf

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[1] Vedere nella raccolta “Dieci piccoli mattoni” il capitolo: “E rimettici la nostra colpa”.