- Rivelazione –
(Dettato ad Anita Wolf nel 1961)
Decimo piccolo mattone
L’incredulità di Tommaso ha fatto storia tra i credenti, al fine di indirizzarli a non essere come lui, ma di aver fede nelle cose dello spirito. Ma lo fu realmente, incredulo?
Cifr. [Giov. 20,24-29]: «Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli altri discepoli dunque gli dissero: “Abbiamo veduto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, non metto il mio dito nel posto dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Venne Gesù a porte chiuse, si presentò in mezzo a loro, e disse: “Pace a voi!” Poi disse a Tommaso: “Porgi qua il tuo dito, e guarda le mie mani. Avvicina la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente”. Tommaso gli rispose esclamando: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché m’hai veduto, hai creduto; beati coloro che non han veduto, e hanno creduto!”»
Cap. 1 Preparazione della venuta
Cap. 2 La decisione, dal Regno
Cap. 3 Tommaso e l’iscariota
Cap. 4 La visita di Filippo
Cap. 5 L’incontro con Gesù
Cap. 6 Epilogo
Preparazione della venuta
(scene dal Regno):
1. “Tommaso!”, la voce del Signore compenetra la grande casa. La si sente ovunque, ma la si sente né imperiosa né impaziente. E chi è chiamato, accorre velocemente. È un edificio meraviglioso, nel bel mezzo di un vasto campo che testimonia di mani attente e fedeli fino all’ultimo angolo. (Isaia 40,22: «Egli siede al di sopra della volta del mondo, da dove gli abitanti sembrano cavallette, Egli distende i cieli come un velo, e li dispiega come una tenda per abitarvi»).
2. Il Signore siede nel Suo spazio. Egli è conosciuto anche da coloro che Lo evitano. In cambio ha solo un sommesso sorriso. I Suoi occhi soavemente scuri sono incandescenti. Servo e ancella affermano che sarebbero più chiari del Sole quando splende al massimo del suo calore. Chiunque Lo serve, si dona a Lui per la vita e per la morte.
3. Fuori dal confine del dominio la situazione è in fermento. Una sacra legge circonda il paese come un muro. Nessuno può oltrepassarlo, se non osserva la legge. Nonostante ciò, sarebbe così facile! Infatti, i servi e le ancelle, il cui numero lo conosce il Sovrano, la osservano. E siccome la osservano così fedelmente, essi sono i ‘liberi’, nonostante l’obbedienza che Gli attribuiscono con gioia.
4. Su un lungo tavolo si accumulano i libri, molti piccoli e due grandi. Questi ultimi stanno lì aperti. Il Signore confronta con questi ogni piccolo libro. Secondo come stanno le cose, Egli li depone ai due lati. Il lato sinistro si accumula. Ma il buon Padrone di Casa non è irritato, solo un’ombra scorre sulla Sua alta fronte. Già di nuovo s’inerpica quel delicato sorriso nella Bocca e negli Occhi; e la Mano destra si posa con attenzione, anche se pesantemente, su questa catasta a sinistra.
5. Entra Tommaso, caratterizzato dalla sua fedeltà. Si ferma con riverenza davanti alla porta. “Signore, hai chiamato?”, dice come a una persona, alla quale questo vuol significare una onorificenza. Questo accade sempre, quando, oltre al servizio generale, qualcuno può svolgere una funzione speciale. Oh, quale gioia, quale onore!
6. Il Signore gli fa cenno di avvicinarsi. “Tommaso, ascolta! Io vado via, in quella parte che ho delimitato per Bontà, ma che non ho mai abbandonato. Tu sai, viene amministrata segretamente da Me”. – “Signore, Tu lo hai ordinato in maniera sommamente saggia. Nell’amministrazione hai impiegato molti di noi”.
7. “Sì, servite fedelmente”. – “Ahimè, non tutti”, dice Tommaso con tristezza. “Alcuni hanno rinunciato al loro lavoro e …”. – “Ma Tommaso!”. Egli prende la mano del servo che si è appoggiata sul tavolo. “Tu sai certamente quanto è difficile il lavoro, e che la povera libertà seduce troppo. A volte non aiuta nemmeno la buona volontà”.
8. Apre alcuni libretti sulla sinistra. “Dove qui e là c’è una crocetta, la somma è da pareggiare attraverso… un Sacrificio. Una tale croce significa che un’altra forza era all’opera e i Miei servitori si sono stancati. Diventare stanchi non è una colpa! Li lascerò dormire per un po’, per non aggravarli inutilmente”. [Mt. 26,44: «E lasciateli, andò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le medesime parole».]
9. “Tu sei troppo buono”, risponde Tommaso. “Con te?”. Tommaso arrossisce, ma dice con coraggio: “Spesso!” – Il Signore fa schermo ai Suoi occhi. “Certo, anche con te!” – “Signore, se mi vuoi assegnare una funzione, anche gli altri che formano con me un gruppo ne avranno una?”
10. “Alcuni. Gli altri seguiranno più tardi, …chi vuole. La via costa cara. Ma non il Mio patrimonio; questo è il Mio Reservatio mentalis. Venite con Me a una stazione principale; allora potrete operare e aspettarMi. E non siate preoccupati, se scompaio, tanto da sembrare che non Mi rivedreste più”.
11. “Signore”, interrompe Tommaso, “non posso contare il tempo nel quale Ti ho potuto servire. Ciò che ho sperimentato… Oh, chi potrebbe credere che Tu non puoi tutto? Nessuno Ti ha resistito!”
12. “Nessuno, Tommaso?”. – “Signore, è resistere, questo”, s’infervorisce il servo, “se qualcuno non Ti obbedisce più? Può andare! Quella volta [Ap. 12,7-8] la ribellione non ha portato via la minima cosa alla Tua Proprietà. Al ‘trasgressore’ ha portato solo danno”.
13. “Ti fa gioire questo danno?”. – L’interrogato avrebbe voluto volentieri rispondere con un ‘sì’; ma avrebbe rattristato il suo Signore. “Tu vedi il mio cuore, e… mi dispiace per loro. Essi hanno perduto ciò che presso di Te potevano mantenere. Ti prego, Tu intendevi che non avevamo bisogno di seguire dove può diventare pericoloso. Signore, dobbiamo, o non lo possiamo?”
14. “Entrambi, Tommaso. ‘Non lo si deve fare’ è un libero comandamento. Se lo si adempie, segue poi il ‘non doverlo fare’. Il riconoscimento spirituale dice se il ‘non dovere’ non sia da sospendere secondo la legge. Se ‘sì’, allora nel comandamento non ci sarebbe scritto ‘non ti è permesso’. Lo comprendi?”. – “Non del tutto; posso solo intuire vagamente. Se devo saperne di più, allora Tu me lo insegnerai”.
15. “Bravo!”. Il Signore Si alza. “Ti chiamerò al momento giusto. Ora mandaMi il prossimo”. Tommaso porta l’orlo della Manica del Signore alle sue labbra, e Lo guarda come se fosse un Amico, e non il Signore.
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La decisione, dal regno
1. “Cosa ha detto?”, indaga il più anziano che viene rispettato, anche se non è il superiore del gruppo. ([Mt. 23,8]: «Ma voi non vi fate chiamare ‘Maestro’; perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli».) Si sa che questo, il Signore non lo può soffrire. Sì… è vero…, Egli non fa nessuna differenza, anche se gli anziani hanno il posto di sorveglianza. Deve essere così; questo fa parte del comando.
2. Tommaso racconta la conversazione con il loro Signore. L’anziano servitore dice riflessivo: “Ti ha detto una buona Parola; invece a me mi ha ammonito tre volte, io devo pascere i Suoi agnelli [Giov. 21,15-17][1]. Egli sa certamente che io amo il Suo gregge. Se me lo chiede ancora una volta, allora dirò che dovrebbe sapere tutto, quindi dovrebbe anche sapere come io sto dinanzi a Lui e al Suo gregge”.
3. “Questo vale per tutti”, s’infervorisce Tommaso. “A ognuno Egli dà un incarico, e in aggiunta a questo, anche una Parola diversa; complessivamente fa parte dell’insieme, il lavoro e l’insegnamento. Ma ora… la difficile via! Per di più, c’era qualcosa…”, Tommaso medita tra sé, “…è impossibile, al nostro Signore non può succedere nulla! Noi siamo in tanti”, indica il gruppo, “non Lo abbandoneremo di certo! [Giov. 11,16: «Allora Tommaso, detto Didimo, disse agli altri discepoli: ‘Andiamo anche noi a morire con lui!’»]
4. “Nessuno!”, esclamano tutti i servi. – Anche le ancelle stanno vicinissime, esse pensano la stessa cosa. – “E ancora questo”, continua a dire Tommaso, “Egli ci porterà con Lui fino a una stazione principale [Giov. 18,1]. Allora significa aspettare e non essere preoccupati, come se avesse l’apparenza di non dover ritornare. Questo mi opprime potentemente sull’animo. Ha parlato anche della libera volontà. Come ci comporteremo allora?”
5. . Si riflette a lungo. Si guarda alle ancelle; quanto spesso risultava che, senza molte parole, avevano indovinato il pensiero del Signore. Negli occhi di qualche ancella c’è una conoscenza, che se Tommaso l’avesse, sarebbe molto felice. Alla fine, la prima dice:
6. “Se il Signore ci ordina di restare indietro, noi obbediamo”. – “Non era un ordine”, si eccita Tommaso, “piuttosto una disposizione a nostro favore. A ‘noi’ non può succedere nulla. Dunque, vogliamo lasciarLo andare da solo a percorrere la difficile via?”. – Oh, no, nessuno vuole questo, ma Lui, prima ha detto che avrebbero dovuto rimanere indietro e… Il più anziano prende la parola:
7. “Come Lui decide, deve avvenire!”. Ci si inchina a questa massima. A questo punto Tommaso vede negli occhi di un’ancella una scintilla. Egli – come le ancelle – non è d’accordo con quella massima. A lui splende chiaramente incontro: ‘Se io fossi Tommaso, rimarrei ai calcagni del nostro Signore!’. Questo lo accende. Serio, ma calmo, egli si rivolge al primo del loro gruppo:
8. “Tu adempi il comandamento del Signore a modo tuo, io lo adempio a modo mio, e questo suona così: può accadere quel che vuole, io non resterò indietro, anche se dovessi, morirei con Lui. Noi sappiamo della morte che c’è là fuori, oltre i nostri confini”.
9. Risponde l’anziano a Tommaso: “Credi che il Signore soccomberebbe anche là ‘fuori’, a ciò che ha lasciato, per lì? Quanto poco c’è da piantare nel nostro terreno, tanto poco il Signore è soggetto alla povera legge della costrizione! No, fratello Tommaso, la tua fede non è salda”. – Si formano due partiti.
10. Uno dice: “Io la penso come Tommaso”. – L’anziano dice: “Ognuno è libero di farlo, e…”. – “Certamente”, lo interrompe Tommaso, “osservare la Parola del Signore rivolta a me solo ‘letteralmente’, oppure osservare il movimento a cui Egli ha indicato espressamente [2° Cor. 3,6]. Lo ha forse fatto inutilmente? Io non arretro dai Suoi passi; avvenga ciò che vuole!”
11. Le ancelle si accalcano intorno a Tommaso. È la prima volta che l’anziano rimane solo. [Mt. 26,58: «E Pietro lo seguiva da lontano, finché giunsero all’atrio del sommo sacerdote; ed entrato, se ne stava a sedere con le guardie per vedere come sarebbe andata a finire»] Egli brontola, ma alla fine dice: “Bene, seguiamo uniti, non perdiamo di vista il nostro Signore …”. – “…e neanche dal cuore”, aggiunge l’ancella.
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Tommaso e l’iscariota
(sulla Terra):
12. Ora sono al di là del loro Regno, che in qualche modo è finito. La loro vita è difficile e triste, povera e incerta. Una cosa rimane: Il Signore è il loro Aiuto nella solitudine straniera. Essi sono un’isola nel ‘deserto del mondo’. C’è poco amore per il prossimo, nessuna legge compassionevole; al posto di questo, dominano tribolazione, sofferenza e morte. Adesso imparano a conoscere l’amarezza della morte nel povero ‘fuori’.
13. Esteriormente a loro sembra come se non avessero ancora conosciuto il Signore. Solo un sentimento incerto fa che Lo seguano. Uno si è intrufolato insieme a loro [Mt. 26,14]. Dal momento che il Signore lo tollera, anche i servi lo includono insieme. Tommaso non si fida di lui e lo sorveglia di nascosto. Non piace a nessuno. ‘Solo il Signore, nonostante qualche rigore contro questo estraneo, è gentile e paziente. Incomprensibile!’. – Talvolta riflette così Tommaso.
14. Si prepara un temporale. Opprime i servi. Così come loro, il Signore è talvolta triste; ma è sempre presente quando si ha bisogno di Lui. Ora si apparta più spesso. Tommaso è solo, insieme a uno della schiera. Essi s’intendono meglio di tutti.
15. “Sai”, dice al più giovane, “la faccenda non mi sembra a posto. La tristezza del Signore mi spezza il cuore. Lui può mettersi tutti in tasca, tutti i potenti (farisei e romani). Non ha proprio bisogno di aver paura; perché,…”. – “Non è né paura né tristezza”, contraddice il più giovane. “È una lotta per cose che non comprendiamo. Lascia che sia un mistero; al tempo giusto ci sarà rivelato. Ma lasciaci fare una cosa, caro Tommaso: restiamo fedeli a LUI, anche… anche se… dobbiamo disperderci”.
16. “Disperderci?”. Su Tommaso minaccia di precipitare un muro funesto. Nonostante il brutto dubbio, lo respinge: “Allora tutti si smarrirebbero”. [Isaia 53,6: «Tutti noi come pecore andavamo errando, ognuno di noi seguiva la propria via, e l’Eterno ha fatto cadere su di lui l’iniquità di noi tutti»] – “Possibile”, sussurra il più giovane. E continua a voce alta: “Dipende se Lo amiamo, se Lo serviamo e obbediamo. Questo si può fare, anche se si è completamente soli”.
17. “A dire il vero”, aggiunge Tommaso, “da quando siamo con Lui in questo povero paese che vorrei scrollarmi di dosso, ognuno è stato una volta solo. Ma abbiamo comunque sentito la Sua vicinanza che ci teneva uniti. Ciò che ora sembra venire su di noi, ci strappa l’uno dall’altro; e con ciò tutti possono smarrirsi”.
18. “Non io!”. Tommaso tende gli orecchi stupito. Abbracciando il giovane, riferisce: “Nel sogno il Signore mi ha detto: «Ora stiamo davanti alla stazione principale, di cui una volta vi ho parlato. Non avete bisogno di seguirMi; sarete in ogni caso dispersi. Ma chi non si smarrisce in Me, lo raccolgo per la Mia Magnificenza. Ognuno ritorna da dove siamo venuti. [Giov. 17,16: «Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo]. Io con voi e voi con Me!». Puoi interpretare l’immagine del sogno?”
19. Il più giovane appoggia la fronte al muro. Essi sono seduti sul muro di una casa crollata. Simbolo? – “Io non lo posso interpretare”, aggiunge ancora Tommaso. “Ho avuto spesso dei sogni [Gioele 3,1], dimoravamo con il nostro Signore nel Suo Regno. Ebbene – la stazione principale di cui Egli ha parlato ieri, è che ‘sarebbe andato per riscattare l’ultimo’. Suppongo che abbia inteso quel nemico di cui ha parlato spesso, quello che si è proposto di sconfiggere”.
20. “Può darsi che noi non siamo capaci”, dice di nuovo il giovane sottovoce, “non ancora, di incontrare l’arcinemico che ha così devastato il ‘fuori’. Un maligno potere che è al timone!”. Tommaso lo conferma senza parole. – Il più giovane dice rattristato: “Il Signore si lascerà sconfiggere, per …”.
21. “Impossibile!”, s’infuria Tommaso. “Ah, in casa tu sei stato protetto; io già da ragazzo ho dovuto faticare, e avevo così tanta nostalgia del Sole, – non quello del cielo”, indica in alto con ironia, “ho, – non gioia, non pace, non amore! In compenso c’erano botte, e non poche. A te lascio il buon tempo della giovinezza. Ma ciò che hai vaneggiato del Signore, che Egli fosse da sconfiggere, che Egli …”.
22. “Fermati!”, esclama questi. “Io non ho detto che il Signore sarebbe stato sconfitto; Egli lo permette!”. – “C’è differenza?”, dice Tommaso. – Il più giovane risponde gravemente: “Se si lascia sconfiggere, allora l’avversario non potrà mai gioire; si sentirà che soccombe da Colui che è stato facilmente sconfitto, per sempre… Tommaso! È questo ciò che si propone il Signore. Noi non lo comprendiamo ancora; ma presto ci sarà rivelato”.
23. Lui stesso, che ha bisogno di consolazione bacia Tommaso su entrambe le guance. – Questi sospira profondamente. “Se tutto fosse già passato!”. Lo esorta con una spinta. “Ma vieni, il Signore è già andato avanti; dobbiamo affrettarci a raggiungerLo”.
24. Si infilano in un buio giardino. Tommaso si unisce ai sette uomini che si trovano sotto un albero. Sono tutti stanchissimi, anche a Tommaso si chiudono gli occhi. Come da molto lontano sente ancora la dolce Voce: “Diventare stanco non è una colpa! Li lascerò dormire per un po’, per non aggravarli inutilmente!”
25. Nel sogno egli lotta con ‘uno’ che ridacchia[2]: “Dormite! Dormite! Cosa avete fatto veramente per il vostro Signore? Egli ha avuto cura di voi, ha tenuto lontano da voi tutti i fardelli. Tu dici che Lo avresti seguito, Lo avresti amato e avresti riconosciuto il Suo insegnamento. Ah ah ah! Questa la chiami fedeltà, e t’immagini ancora che avrebbe rallegrato il tuo Signore?”
26. Tommaso fa un balzo tormentato; altrettanto gli altri. Lontano vede una luce, e alla porta una fiaccola rossa. “Alzatevi!”, sussurra sconvolto, “sta accadendo qualcosa!”. Essi inciampano in sassi e radici. Tre si sono rifugiati presso il Signore. Tutti fanno pendere la testa, consapevoli della colpa. Ma… – benedicendo, Egli li fortifica, senza parlare. Eccetto il più giovane, più tardi nessuno sa precisamente cosa sia successo dopo.
27. Tumulto, scintillio di spade, lotte e grossolane imprecazioni. Solo il loro Signore se ne sta lì tranquillo. Questa è l’ultima cosa che Tommaso vede, e sente la Sua buona Voce: “…lasciateli andare!” [Giov. 18,8: «V’ho detto che son io; se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano»] Tommaso non se ne va; viene spinto, per giorni. Abbattuto, si accascia presso un pozzo. “Signore, perché mi hai abbandonato?”, piange.
28. Una pungente derisione come risposta: “Il tuo Signore è morto stecchito!”. – “Non è vero!”, Tommaso grida. “Mi state solo tormentando; Egli non può morire, Egli …”. Una risata fragorosa sferza la sua anima. Pensa ai suoi fratelli, a come potrebbero stare! … “Il giovane se l’è cavata bene? E se…”. Mezzo svenuto si raggomitola. “Acqua”, va gemendo.
29. A questo punto arriva a cavallo un capitano. Le guardie stanno come di ferro. In molti occhi balena la paura. Tommaso è troppo esausto per accorgersi di cosa stia succedendo. Sente soltanto: “Giù le catene!”. Non riconosce questa voce? L’ha sentita prima, quando il Signore andava con loro attraverso il povero ‘fuori’? Apre gli occhi imbrattati di sangue. Il superiore gli porge una coppa alla bocca.
30. “Amico Tommaso, ero nel nord e ho sentito il tumulto. Sono venuto qui di corsa – e arrivo comunque troppo tardi. Tu sai: il tuo Signore è anche mio! Sono contento che per primo ho salvato te; voglio ancora accorrere in aiuto agli altri. Riposati un’oretta”.
31. Anche se gli dolgono tutte le membra, oh, quanto gli fa bene l’aiuto del protettore. [Atti Ap. 10,1: «Or v’era in Cesarea un uomo chiamato Cornelio, centurione della coorte detta Italica, il quale era devoto e timorato di Dio con tutta la sua casa»]. Sulla via del ritorno viene a sapere ciò che è successo. Ah, il Signore è morto? Lo si è perfino sepolto? Mai più sentirà la Sua buona Voce! Mai più riceverà uno sguardo da Lui, colmo di luce e forza, mai più…
32. Quando giungono vicino a questo brutto luogo, Tommaso si ferma. “Mai più lì! Io non posso”, dalla sua bocca esce come un urlo. – “Se non volessi salvare ancora qualcuno”, dice il protettore, “nemmeno io andrei lì, dove è avvenuta l’atrocità. Perdona i miei; tu sai, sono stati aizzati”.
33. “Dimenticato!”. Tommaso prende le mani del salvatore. “Se dovessi trovarli, allora dì loro che sarò da mia madre malata. Lì possono mandarmi il messaggio. Ma che scopo ha, se il nostro Signore non vive più?”. Il capitano alza le spalle, lui stesso è profondamente oppresso. Tommaso aspetta finché i soldati si sono allontanati a cavallo. Poi va a casa, evitando qualsiasi luogo.
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La visita di Filippo
34. Una sera sente bussare alla porta della sua casetta. Tommaso spia da una fessura per vedere se sono sbirri. Ha preparato una via di fuga verso l’acqua; là è nascosta una barca. Nell’ultimo bagliore del Sole scorge uno dei fratelli. Apre in fretta. Senza parole, con le lacrime agli occhi, gli uomini si abbracciano.
35. La madre porta un pasto. L’ospite tocca appena il cibo, il suo viso risplende in modo ultraterreno. Tommaso lo scorge con stupore. Forse Filippo non sa cosa sia – magari è – ma le sue labbra già traboccano:
36. “Il Signore vive! Egli è stato da noi! Gli assassini sono andati strisciando per paura nella loro tana; poiché è stato emesso un decreto. Ma la situazione è ancora triste, e noi dobbiamo nasconderci”. – “Non capisco una parola”, interviene Tommaso, “riferisci in modo ragionevole com’è successo tutto”.
37. “Giorni fa sono arrivato con il capitano. Egli ha detto che il Signore era stato sepolto; lui volle esaminare la faccenda senza misericordia. La sua fronte era pesantemente rabbuiata. È venuto dal nord come una tempesta. Mi ha salvato, quando stavo alla fine”.
38. “Ma dove sei stato? Pensavamo, dal momento che non sei venuto, che fossi …”. – “…saltato giù?”. Tommaso ride rauco. “Ciò che ho giurato, lo mantengo! L’insegnamento del Signore, per me, rimane una luce più luminosa del Sole, più vera del giorno, più santa della notte! Solo che il Signore è morto; è con questo che devo fare i conti”.
39. “Sembri esausto”, dice Filippo coinvolto. “Cosa ti è successo?”. Tommaso riferisce brevemente. Menziona di sfuggita la sua perseveranza. Ma accentua con forza il meraviglioso salvataggio attraverso il tribuno romano.
40. Filippo si stupisce ed esclama: “O fratello; EGLI vive, EGLI è …”. – “Il romano ha detto che sarebbe stato ucciso”. – “Sì; ma il terzo mattino una delle nostre donne Lo ha visto. Puoi entrare nella Sua tomba …”. – “Lo credo…”, interrompe di nuovo Tommaso. “…Lo si è portato via in segreto, affinché il romano sia impotente contro i Suoi assassini. Così sembra il tutto!”
41. “No! Nessuno sa come si sono svolti i fatti. Egli è morto in modo orribile; ci sono migliaia di testimoni! Ora si sparge la voce che sia stato solo anestetizzato, poi avrebbe bussato alla tomba dall’interno e le guardie Gli avrebbero aperto; anche, che noi Lo avremmo rubato. Ma davanti a noi c’è la prova che Egli era morto e ora è vivo”.
42. Tommaso si tocca la fronte. Naturalmente, se il romano non lo avesse salvato, anche lui sarebbe impazzito. Ora lo coglie una sensazione strana e particolare. “Tu Lo hai visto?”, chiede alla fine, senza speranza che venga dato un ‘sì’.
43. “Noi tutti Lo abbiamo visto”, esclama subito Filippo. “Ci ha indicato dove dobbiamo riunirci; vuole darci la Sua eredità”. – “Davvero?”, chiede in maniera prolungata. “Nessun morto rivive! Questo è un impostore! Finge di essere il nostro Signore, per confonderci e renderci ridicoli. Sarà certamente così”.
44. Filippo contraddice eccitato: “È così come ti ho detto!”. – “Chi c’era vicino, quando si suppone che abbiate visto il Signore?”, Filippo elenca gli uomini, comprese le donne che spesso hanno servito diligentemente. [Luca 8,1-3: «E con lui erano i dodici, come pure alcune donne che erano state guarite da spiriti maligni e da infermità; Maria, detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, e Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode, Susanna e molte altre che assistevano Gesù e i suoi coi loro beni»]. Tommaso chiede del ‘solitario’. – “Quello ha tradito il Signore alla masnada, per denaro; poi si è impiccato”.
45. Tommaso è fuori di sé: “Che farabutto! Io non mi sono mai fidato di lui, nemmeno per due passi! Se fosse ancora vivo…”. Stringe i pugni. Filippo gli strattona la veste: “Hai ragione, egli era la pecora nera. Ma noi, siamo stati quelle bianche? Noi certamente non Lo abbiamo tradito come costui, ma Lo abbiamo lasciato solo. Se avessimo vegliato, …l’entrata poteva essere chiusa facilmente, e avremmo potuto difendere il nostro Signore”.
46. “Quanto è vero!”, si lamenta Tommaso. “Ma metti il caso che Egli avesse vinto quella morte del fuori, dimmi: Egli potrebbe venire da noi che Lo abbiamo abbandonato? Si cercherebbe degli uomini migliori di quanto siamo noi”.
47. “No, Egli ha posto su di noi il resto. Lo ha già spiegato, ed io devo venire a prenderti. Egli ti aspetta”.
48. “Sei sempre stato di poche parole, ma in cambio, una buona visione. Se lo dici tu, dovrei crederlo. Ah, – chi muore a questo ‘fuori’, non ritorna più! Se il Signore è morto, così penso adesso tra me e me, allora è andato nel Suo Regno, come me lo ha mostrato nel sogno. Un giorno Lo potremo seguire, quando saremo richiamati. Per il mondo Egli se n’è andato; qui non Lo rivediamo mai più”.
49. “Vieni e vedi!”, dice Filippo con fermezza. – Tommaso riflette: ‘Dovrei mettere la mia mano nella Sua destra, poggiarmi al Suo fianco, come lo ha fatto tanto volentieri il più giovane; allora…’ – Filippo scuote l’avvilito: “Conoscerai ciò che noi abbiamo potuto riconoscere”. – “Cosa?”. –
“La Legge della Vita su ogni morte!!”
50. L’anziana madre rabbrividisce in silenzio nel suo angolo; ma all’improvviso dice al figlio: “Và con lui; io credo che sia vero!”
51. La notte è favorevole. “Se avessimo una barca”, dice Filippo, “arriveremmo rapidamente sul posto. Il percorso via terra ha troppi pericoli”. – “La mia barca è nascosta sulla spiaggia”. Si affrettano. Presto si allontanano dalla riva. Non è così chiaro da essere visti e non troppo buio da perdere la scia da percorrere. Proprio giusto.
52. Sull’acqua non dicono una parola. Filippo è troppo occupato con ciò che si è verificato; e Tommaso lotta. Se il capitano non gli avesse detto che il Signore era morto e sepolto e lui Lo voleva vendicare, – oh, avrebbe creduto volentieri che Egli fosse risorto, ed ora … Non riesce a farcela con il corso dei pensieri. Inoltre sta ancora soffrendo fisicamente.
53. Non lascia l’Insegnamento, nonostante il peso e tutto il dolore che vuol schiacciare il suo cuore. Ah – aguzzerà gli occhi, se si presenterà un impostore. Come se qualcuno potesse sostituire il loro amatissimo Signore, il loro supremo Signore! …Non c’è nessuno!
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L’incontro con Gesù
54. Dopo due ore di veloce vogare sono arrivati. Il mattino è ancora lontano. Filippo conosce la via. Presto dai cespugli affiora una casetta abbastanza grande da offrire spazio a parecchi uomini. Bussa per dare un segnale. Dall’interno una sommessa domanda: “Chi è?”
55. “Vivere!”, risuona la parola d’ordine. Un catenaccio cigola. Alla luce della fiaccola sta il più anziano alla porta. Ah, che aspetto! È diventato un vegliardo con i capelli bianchi come la neve. Nonostante ciò, le spalle sono diritte e i suoi occhi splendono. Tommaso si sente lacerato al largo petto e viene attorniato strettamente dagli altri.
56. Quando ha finito la sua relazione, il più giovane dice seriamente: “Come in tutti, il Signore ha fatto un grande miracolo in te”. – “Sì”, confessa volentieri Tommaso, “il salvatore è venuto al momento giusto, altrimenti sarei morto”. – “Alcuni Lo hanno incontrato; Egli ci ha promesso il Suo aiuto”. – “Anche un forestiero che si rimproverava come ‘senza Dio’; ma è credente, e ama il Signore”.
57. “Dov’è adesso il Maestro?”, chiede Tommaso sottovoce. “Ho avuto il presentimento che non sia vero”. Ma nell’ultimo angolino del suo cuore, non c’era una speranza che Egli fosse vivo? Il dubbio vince la speranza. Non si rende conto delle cose sante che stanno accadendo. Le riconoscerà solo più tardi: nessuno ha aperto la porta, nessuno lo ha sentito, e nessuno ha detto una parola, come nessuno ha preteso una spiegazione. Era persino molto silenzioso in quel luogo. Poi all’improvviso… Tommaso crede di sognare, sente quella buona, tanto cara, tanto buona voce: “La Pace sia con voi!” [Giov. 20,26: «E otto giorni dopo, i discepoli si trovavano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Venne Gesù a porte chiuse, stette in mezzo a loro e disse: la pace sia con voi!»]
58. Su Tommaso si posa una Mano ben conosciuta. Egli cerca incredulo se è la verità. Qualcosa in lui crolla; qualcosa di differente sorge dalle sue macerie, qualcosa di meraviglioso, di travolgente, di incredibile. Ognuno è commosso che il Signore è venuto e per quello che sta succedendo con Tommaso.
59. “Mi conosci?”. – Che domanda! “Se il romano non mi avesse detto della Tua morte”, risponde Tommaso, “direi: ‘Signore io Ti conosco!”. “E nient’altro? Guarda la Mia destra, mettici la tua mano; guarda le Mie braccia spalancate per te, nelle quali ti puoi rifugiare. E credi, Tommaso, che sono Io!
60. Per il ‘povero fuori’ è un miracolo”, il Signore si rivolge agli altri, senza lasciare Tommaso dal petto, “per voi fedeli è una ‘Rivelazione di Vita’, che Io ho lasciato accadere così, e molto altro che riconoscerete a poco a poco. Io sono con voi tutti i giorni (Mt. 28,20), che Mi vediate oppure no.
61. Io non abbandono nessun servo e nessuna ancella. Vi ho legati saldamente a Me. Voi nella fede siete risorti dalla debolezza, dalla paura e dal cordoglio. Tommaso, hai dietro di te giorni pesanti; perciò ti chiedo una seconda volta: credi tu che sono Io?”
62. “Sì!”, esulta ad alta voce Tommaso. “Tu sei il mio Signore e il mio Dio [Giov. 20,28]. Oh, perdonami perché non volevo crederci”. – “Non c’è nulla da perdonare”, dice il Signore con grande bontà. “Ognuno ha dubitato [Marco 16,11: «Ed essi, udito che egli viveva ed era stato veduto da lei, non credettero»], solo il più giovane no. Solo quando Mi hanno visto tutti, la paura è scomparsa. Questa, Tommaso, è stata la stanchezza dell’anima che porta al dubbio e alla disperazione. Ma Io dico a te e a tutti: la stanchezza non è un peccato!
63. Ora vi siete risvegliati, anche tu, Mio Tommaso. Non riconosco nessuna colpa in voi. Ma se siete svegli, non dormite mai più; non lasciate più dominare in voi la stanchezza dell’anima! Credetelo fermamente:
Io, il Signore, sono sempre con voi,
e vi guido in tutta l’eternità!”
* * * * * * *
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Epilogo
64. La parabola insegna a osservare i lati positivi. Tommaso viene presentato come un miscredente. Egli non ha abbandonato l’insegnamento di Gesù, solo non riusciva a credere che il Crocifisso fosse risorto. I discepoli avevano visto come Egli guariva gli ammalati e come aveva risvegliato i morti, ma mai che gli ammalati avessero guarito se stessi; nessun morto si era restituito la vita. Inoltre, il tempo era così difficile, che poteva far impazzire un credente. A parte Giovanni, essi fuggirono; e Pietro, ‘la roccia’, rinnegò il Signore! Questo era stato peggio dell’opinione di Tommaso, secondo cui un morto non poteva risvegliare se stesso.
65. Raramente viene menzionato il fatto che ‘egli’ abbia convinto i fratelli di ‘andare a morire’ con il Signore. [Giov. 11,16: «Allora Tommaso, detto Didimo, disse gli altri discepoli: “Andiamo anche noi a morire con lui!”»] nella fossa dei leoni. ‘Andiamo a morire con Lui’ testimonia di una fede senza precedenti, di un coraggio sacrificale che non ha eguali.
66. Quindi è impossibile che Tommaso fosse caduto. Non viene mai esaminato: ‘Dove si è fermato Tommaso?’. Si può trovare facilmente che fu ostacolato. Perché proprio lui, che voleva morire con il suo Maestro, si sarebbe certamente annunciato. Non è azzardato dire che anche Giuda era in gioco, perché Tommaso lo osservava troppo da vicino. Entrambi avevano avuto spesso dei litigi.
67. L’antefatto (cap. 1 e 2) racconta di quell’essere, prima che uno spirito di luce passi alla materia. ‘Essi non sono di questo mondo’ [Giov. 17,16]. Il ‘fuori’ è la materia, nello specifico, il mondo, come emerge dalla parabola, nel senso più stretto è la Palestina. I passi del testo si riferiscono a persone, qui e là anche al rispettivo periodo e ai suoi avvenimenti. Il nome Tommaso è stato mantenuto, anche se gli spiriti dei figli della luce, nel Regno, portano un altro nome.
68. Possa questo piccolo Scritto diventare benedizione. Non vedere nell’altro il male, ma discuterne piuttosto solo il bene. Il Signore non ha indicato Tommaso ‘miscredente’ perché avrebbe abbandonato la Sua Parola; no, ma solo a causa della Resurrezione incompresa.
8 agosto 1961 - A. Wolf
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[1] [Giov. 21,15-17]: «Or quand’ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: “Simon di Giovanni, m’ami tu più di questi?” Egli rispose: “Sì, Signore, tu sai che ti amo”. Gesù gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo una seconda volta: “Simon di Giovanni, mi ami tu?” E Pietro gli rispose: “Sì, Signore; tu sai che ti amo”. Gesù gli disse: “Pastura le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simon di Giovanni, mi ami tu?”. Pietro fu rattristato ch’egli gli avesse detto per la terza volta: ‘Mi ami tu?’, e gli rispose: “Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che io ti amo!”»