(Dettato ad Anita Wolf nel 1963)
tratto dalla raccolta
“Dieci piccoli mattoni”
Tratto
dal testo “Dieci piccoli mattoni” questa rivelazione rappresenta un ‘appendice’
per una conoscenza profonda del primo peccato dell’uomo: “La disubbidienza”.
Non è solo un racconto sui primi passi dell’uomo,Adamo ma un monito sul
significato della vita proveniente da Dio che diventa non-vita se si sceglie
consapevolmente di ‘fare da soli’ senza di Lui. Il Giardino dell’Eden
attraverso cui tutti avrebbero potuto abbeverarsi …alla Fonte della Vita, è
chiuso per sempre!
(da Adamo al Giudizio)
«Io sono il Costruttore,
e voi dovete essere i Miei edificatori!»
Commento all'Opera (a cura di “Amici della Nuova
Luce)
(revisione testo 02/2021)
“Questo Scritto non deve
essere storia, ma un ammonimento. E’ meno importante se gli eventi nell’Eden
vengano descritti così o diversamente; qualunque rivelazione serve a capire
come l’uomo distrugge così facilmente, e quanto difficile sia una
ri-edificazione”.
(A. Wolf
- Ottobre 1963)
“Il nome
‘UR’ e il dittongo ‘ur’
La fusione del Creatore e della Creazione: la
vocale e la consonante. In questo Nome fondamentale della Divinità si fondono
tutte le cose, le svelano e le cristallizzano. Il meraviglioso duale, esternato
da SÈ, da UR, adattatosi a LUI, anche uguagliato. EGLI, l’Eterno PRIMO (la vocale ‘U’), e tutte le cose la
seconda, la divenuta (la consonante ‘R’), oppure: il Primario e il
secondario”.
-
Nella
traduzione del testo si trovano tuttavia molte espressioni legate al dittongo ‘ur’, come: profondità-ur; spirito-ur; Eternità-ur;
dimora-ur; ecc., dittongo che nella lingua
tedesca corrisponde letteralmente a: ‘originario’, ‘primordiale’, e sottintende
perciò di qualcosa che in sé è divina, proceduta da una Divinità che in Sé è
origine di tutte le cose e perciò primordiale. Solo in questa lingua tale
dittongo si identifica con la sua essenzialità legata sia al Nome della Divinità, in maiuscolo ‘UR’, sia al senso da dare a un elemento esistente da sempre, primordiale-originario, ‘ur’. Quindi viene tradotto per le altre lingue: profondità primordiale; spirito originario; eternità
primordiale; dimora originaria; ecc.
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1 ) L’Opera unica e perfetta
2 ) Le creature scendono in campo
3 ) Purezza
e destino
4 ) Dio svela i Suoi piani
5 ) Il
comando d’Amore
6 )
7 ) Una
dolorosa tentazione
8 ) Insieme,
nella prova
9 ) Tutto
è compiuto
10 ) Una
progenie divisa
11 ) …e
la storia continua, con Noè
12 ) Ripresa
e decadenza dei popoli
13 ) Il
giusto regno
(si
consiglia la lettura del testo dopo aver letto l’opera “Eternità-ur in
Spazio e Tempo”)
L’opera unica e perfetta
1. Soli, stelle, mondi, dai giganti fino alla più piccola luna: il Signore, UR, ha fatto tutti i Suoi sistemi della Creazione. Dai primi costruttori[1], messi nell’Opera, altri ne furono provvisti con il loro proprio sviluppo. Qualcuno (ai giorni nostri sulla Terra) ha studiato moltissimi corpi celesti, misurate distanze, grandezze, forze di luce e di irradiazioni, che per farlo occorre della tecnologia, ma non necessariamente quell’incondizionato ‘spirito razionale-divino’.
2. Chi, invece, anziché nella forma delle (cose) esistenti, riesce a penetrare nei misteri degli scopi di una Creazione? Sarebbe da iniziare da lontano, per spiegare l’immenso pre-edificio, al punto che ciascuno riconosca lo scopo. Saltando (il tempo) di una spanna, vi sia indicato Lucifero il distruttore che, una volta, con il nome di Sadhana, era il portatore della luce. Tale ‘distruttore’ è (è stato) la radice di una Creazione-parziale, nella quale camminano un’infinità di poverissimi pianeti, del tutto contrari alle grandi luci del Cosmo della santa armonia del Regno.
3. Il ‘piano di salvezza’ richiesto per la caduta, non richiedeva che gli uomini penetrassero fino al germoglio primordiale del dominio creativo, ma Ur, per questo, ha concesso liberamente una strada, nella misura in cui uno spirito-parziale (un figlio) vuol riconoscere volentieri l’Opera dello Spirito-creatore. Lo spirito possiede il Dono trascendentale dell’investigazione (1° Cor. 2, 9-10: «Le cose che occhio non ha veduto e che orecchio non ha udito e che non son salite in cuor d’uomo, son quelle che Dio ha preparato per coloro che l’amano. Ma Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; perché lo spirito investiga ogni cosa, anche le cose profonde di Dio».)
4. Nello sviluppo di un Ciclo-ur sorse l’Anno-Pensiero-ur, nel quale nacque una nuova Opera dal Maestro dello Spirito di Dio. Da questo, rimasero del tutto colmi, ‘Spazio’ e ‘Tempo’. Lo stesso (avvenne) nel successivo Anno-Parola-ur, che ottenne già in una splendida anteprima la forma sostanziale interiore e l’essenziale realtà.
5. A questa formazione interiore ne seguì una esteriore, entrambe armonizzate reciprocamente all’Anno-Pensiero-ur, rese dipendenti l’un l’altro nella netta apparizione. Nessuna esteriorità che in precedenza non avesse avuto la formazione interiore, e ora seguì per il terzo-Anno dall’epoca regnante, il fondamento delle Leggi: l’ancoraggio delle Opere!
6. Si stabilizzarono la consapevolezza della Forza interiore ed
esteriore, poiché dapprima furono create le basi, prima che vi dovessero vivere
come creature i pensieri-spiriti resi isolati. Da ciò risultò la terza grande
Nascita: l’Anno-Atto-ur[2].
Qui sia annotato che gli ‘Anni’ della Divinità hanno la loro suddivisione[3],
come le ha
7. La caduta della ‘primogenita’ della luce (Sadhana), come lotta tra luce e tenebra, è un insegnamento sulla variabilità di quasi tutti gli uomini, religiose e mistiche, ma non è noto in generale quando sia avvenuta. Questo periodo di tempo non si lascia mai misurare in anni terreni; invece lo spirito che può contemplare l’ultrasensoriale, trova punti di riferimento persino nelle tradizioni, le quali indicano le direzioni dell’epoca.
8. La caduta come atto indica che avvenne in uno spazio di
tempo legato ai fatti. L’Anno-Atto-ur è la basa sul
quale si svolse lo sviluppo delle esistenze creative.
9. I dogmatici falliscono quando riferiscono questo testo alla
Trinità[4].
Non si può evitare di ammettere, che il concetto della Trinità sia proceduto da
una formulazione religiosa unicamente dopo Gesù, che quindi non si lascia
retrodatare al quel tempo biblico, il primo documentato.
10. Che ‘prima’ del sesto Giorno biblico esistessero già creature che potevano essersi sviluppate ad alti spiriti figli della luce, risulta proprio da Gen. 1,26 («Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza …»). Per questo i precedenti cinque Giorni della Creazione di quella prima settimana dell’Anno-Atto-ur offrivano Spazio e Tempo, che certamente in modo mondano non sono afferrabili[5].
11. In contrasto ai primi sette grandi spiriti (doppi[6]),
alcuni principi-angeli proceduti dopo Sadhana[7]
– che consistevano rispettivamente di un cherubino e un serafino – non
lasciarono che in loro sorgesse la voglia di deviazione come nella primogenita che ebbe la voglia di
esaminare
12. Da quel primo momento, fino alla vera e propria caduta in cui Sadhana – non secondo l’essenzialità interiore – divenne ‘Lucifero’, trascorsero ‘Ore’ del Giorno della Creazione, il cui tempo terrestre non si potrà mai calcolare.
13. Già in merito al gioco dei pensieri di Sadhana comincia il processo di un’Opera che richiese un’elevatissima condizione-ur. Nessuna propria personalità fu distrutta; per i ‘caduti’ venne preparata la via per il ritorno a UR sotto l’impiego di tutte le forze del Cielo, mobilitati all’Anno-Atto-ur rispetto all’Azione (da svolgere).
14. Il sesto Giorno (della Creazione) domina la sesta Caratteristica di Ur: l’AMORE! Risparmiate la domanda: ‘Per quale motivo la condizione-conservazione starà al primo posto?’. La conservazione è dovuta al fatto che UR ha dato un’esistenza di vita dalla Sua Vita a tutte le creature, anche se ai grandi spiriti, ai primi figli della Luce, dona la gioia della Creazione, che loro – come gli uomini, ma non secondo il loro genere – possono procreare, senza mai invecchiare o persino morire, come avviene materialmente.
15. Un uccisione di Lucifero oppure un’eterna dannazione sarebbe assurda! Spazio e Tempo appartengono ad UR, avvolti da Lui, compenetrati dalla Sua pulsazione! «Dove me ne andrò dinanzi al Tuo Spirito?» [Salmo 137,7]. La ‘caduta’ dovrebbe essere dissolta nella sostanza di base dalla quale fu tratta. Invece UR edifica! Egli cambia, completa un perfezionamento dopo l’altro! Egli non distrugge mai ciò che aveva formato in Pensieri e, nell’Anno-Parola-ur, renderà in Azione. Perché? Perché non potrebbe mai ricollocare da nessuna parte ciò che è distrutto, se non nella Sua fonte dell’Onnipotenza.
16. Meno ancora, Egli distruggerebbe il Suo ‘grande Pensiero’, Sadhana, a causa della caduta. Tuttavia è stato necessario trovare una ‘soluzione’ per la sproporzione provocata da lei. Su ciò la santa profonda Parola: «…avendo procuratoci una redenzione eterna» [Ebr. 9,12]. Riferire il termine ‘eterno’ al futuro soltanto, significa cecità. Eterno è ciò che era, che è, e che rimarrà!
17. Il Piano e l’Opera della redenzione sottostavano prevalentemente alla Pazienza e all’Amore, senza lasciare impartecipi le restanti Caratteristiche nell’Atto-Soluzione. Tutte le sette Forze di Salvezza avevano piuttosto – se non diversamente possibile – da incassare il ‘prezzo di riscatto di una Soluzione’ alla fine di questo sesto Giorno della Creazione, con cui la ‘Soluzione’ doveva diventare possibile prima, mentre solo il mattino del Giorno di Sabato rivela la conclusione di questo Processo di Salvezza.
18. Dagli spiriti figli della Luce ci si aspettava il coraggio del sacrificio. Venne condotta la battaglia della ri-edificazione, la guerra della Redenzione. Nel Regno esiste soltanto una battaglia. Sulla Terra continue guerre hanno estinto interi popoli, distrutto etica e cultura. Ur invece voleva conservare Sadhana! Oltre a questo, portare alla libera conoscenza del suo smarrimento e della trasgressione alla Parola e, con lei, tutti i poveri figli ed esseri. Il Regno della Luce era preparato.
19. Al caduto fu data una parte della sfera (il macro globo-sfera della Creazione) come ‘Spazio’, inoltre il ‘Tempo’ in cui i ‘poveri della Creazione’ si dovevano lasciar condurre al ritorno, alla redenzione! Spazio e Tempo erano strettamente limitati in contrasto alla libertà della luce, ma abbastanza estesi per pareggiare anche là le condizioni e la libertà.
20. La struttura, la materia, con l’esistenza della vita rilegatale, dal Regno venne ricondotta del tutto centralmente. Ugualmente, anche Lucifero ottenne il suo centro: la prima stazione dove, per lui, cominciò l’Opera della redenzione. E’ noto che il suo primo mondo scoppiò (Mallona).
21. La Bontà del Padre, di Ur, riaccoglie di nuovo per la
seconda volta la figlia caduta giù. Egli creò
22. Senza questa pre-irradiazione, l’ulteriore sarebbe risultato difficile. Il fondamento della luce, anche se gli aiutanti avessero abbandonato la materia (rifiutarsi di incarnarsi), non era da distruggere, poiché loro, gli edificatori, avevano ricevuto dal Committente la forza necessaria, non in aggiunta. La loro fedeltà li differenziò da Lucifero e dai suoi esseri.
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2] - Le creature scendono in campo
23. Di nuovo un silenzio tra quel secondo e il terzo tempo nella terza Epoca-Anno (Anno-ur), allorquando la terza-Entità-Dio[9] spostò la terza articolazione delle Sue Caratteristiche, Pazienza e Amore, anticipandoli nel piano della Redenzione[10]. Proprio sotto la priorità di entrambe le Caratteristiche Egli creò le creature: nel quinto Giorno – della Pazienza – gli animali, e nel sesto Giorno – dell’Amore – i figli.
24. Nel terzo tempo di Grazia[11], Lucifero tende al grande colpo contrario. Che gli venga offerto l’aiuto, non lo sospetta e non lo vede. Egli prepara i suoi esseri e li manda come uomini nel mondo[12].
25. Gli aiutanti[13] sono dotati di ‘luce’; Satana provvede i suoi[14], mandati con raffinatezza. Nel campo del suo mondo lo può fare. Da ciò, certamente cade (si perde) qualche buona Opera, ma non le fondamenta, quella pre-incorporazine della Dottrina di Gesù! Gli intrusi – come esseri umani – distruggono, ma non estirpano il Bene della Luce.
26. Ur tiene indietro l’impulso dell’essenza di ‘Creatore’,
27. Le forme dell’incarnazione vengono create dalla materia [Gen. 2,7]. Negli alti il loro ‘spirito’ rimane come bene nobile, la forza interiore della Vita, ‘l’anima’ dalla luce, il ‘corpo’ dalla sfera dello spirito. In questo (nel corpo) vengono incarnate le particelle della forza di Satana (in modo animico). Esse si staccano quindi – come esseri umani – parti di Forza dai mondi, con ciò, dal ‘caduto’, senza derubarlo della sua esistenza. (così) Di nuovo, uomini della luce e dell’ombra si fronteggiano. Ad entrambi viene tolta la reminiscenza.
28. Quelli della luce hanno dato nella Mano di UR la loro figliolanza da tempo conquistata, e scendono nella materia ‘nudi’ e ‘spogli’, e nel giusto pareggio si devono pure lasciare incarnare i bassi, anch’essi nudi e spogli. Ad entrambi i generi rimane la facoltà dello sviluppo, che si riferisce al bene e al male, a ricchezza di conoscenza e povertà di conoscenza. Così inizia l’ultima battaglia tra luce e tenebra:
Uomini edificano –
uomini distruggono!
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29. Adamo si desta: un incarnato dai primogeniti di Sadhana che non erano caduti (Orytam). Il primo giorno: sole, luce, calore, fiori, animali e molto altro. Cuore ed occhi bevono. Egli mangia i frutti che gli cadono nelle mani; la sua bocca si china alla fonte. – La prima notte Adamo non sa ancora che allora si può dormire. Lo intimorisce il cambiamento del firmamento. Con mani tese corre dietro al ‘suo Sole’.
30. Le stelle scintillano nella magnificenza, giubilando da creature. Nel secondo giorno egli vive tutto ancora una volta. Nella terza notte, Dio gli insegna un linguaggio; nella quarta la scienza del mondo e del cielo, dello spazio e del tempo; nella quinta le piante e gli animali. La sesta notte gli porta vicino il suo mandato: l’umanità, l’esistenza, senso, scopo, adempimento…, ma non vede ancora ‘Colui’ che gli parla.
31. Alla settima sera lui stesso pensa già: ‘Se potessi condividere con qualcuno tutte le gioie della vita, e servirGli’. Il servizio era un insegnamento principale nella notte[15].
- Allora Dio gli compare nel sogno… Privo del corpo, il suo spirito può afferrare ciò che Egli dice:
32. “Adamo, Io sono l’Eterno-Santo, l’Eterno-Unico, il Dio-Verace. Io ti ho creato, affinché tu viva e sia utile all’Opera. Ti ho dato il Mio Giardino dell’Eden. Non lasciarti sedurre ad investigare ciò che è dietro il recinto! In te dimora un grande pensiero dal Regno, una parte avversa dell’essere che non vuole riconoscere il Mio Onni-Dominio”. Dio gli spiega sia lo scopo della vita nel Cielo, come anche la materia per causa della caduta.
33. Di Satana, il Signore
dice: “Lui è in agguato davanti alla porta dell’Eden.
Ma fa’ attenzione: Io sono l’unico Dio, per ogni figlio sono
34. Io l’ho predeterminato così; in tal modo le sue forze vengono portate a Casa attraverso i figli. Una volta spogliata della forza, la figlia caduta deve farsi aiutare dal Padre. Oltre ogni peso, portato volentieri dai figli, sta la Mia Grazia paterna. Chi si affida a questa, lo tiene saldo!
35. Tu devi aiutare a edificare su questa Terra. Gli uomini di Satana abitano al di fuori dell’Eden. Lui infuria perché questi riotterrebbero – con la nascita nel mondo come esseri – il loro spirito una volta perduto, fin dove ne sono capaci. Quindi edifica, e non distruggere! Nel momento in cui abbandonerai senza di Me il paese dell’Eden, gli uomini saranno i distruttori del loro mondo! Se Io fermo il peggio, allora è dalla Mia Potenza, dalla quale creo le Mie Opere.
36. Satana ti vorrebbe sedurre. Non lasciare entrare i suoi esseri per paura di perderli. Io stabilisco sette anni, nei quali devi rimanere nell’Eden. Allora devi raccogliere per te, per il mondo, le Forze delle Mie Caratteristiche. Quando le avrai tutte, allora esci. Allora Satana non avrà mai il potere su di te, su nessun inviato dalla luce.
37. Se esci troppo presto, allora perderai molto, e solo il tuo spirito insieme alla tua anima nata dalla luce, possono essere – preservati dalla Mia mano – il baluardo[16] che poi ti può ancora aiutare. Un ritorno alla luce dopo l’uscita dal mondo, sarà molto difficile.
38. Se osservi questi sette anni nella fedeltà e nell’amore, allora presto gli uomini di Satana verranno all’Eden, e una volta entrati li puoi istruire tu, finché si lasceranno redimere da Me. Questo atto darà a te e a molti figli la capacità di cooperare per ciò che deve avvenire all’autore della materia. Ti mostro una visione. – Se hai nostalgia di Me, allora prega ed Io ritornerò”.
39. Adamo vede in un sogno il perché e il come è divenuta la materia; uno sguardo cade anche nel Regno: innumerevoli schiere percorrono nello splendore della luce una magnifica via. Gli sembra come se lui stesso le conducesse attraverso l’Eden, e – giubilando – camminasse in mezzo a tali schiere.
40. Una seconda visione: le porte che aveva visto in precedenza erano delicatamente adornate da fiori. Nel sogno …non ci sono più i fiori. Un rampicante pungente e, lui, con un piede fuori, alla mano una donna, del tutto fuori, che si rivolge a lui spaventata. Il rampicante tiene fermamente i loro corpi. Allora arrivano alcuni, davanti ai quali si vela il capo. Curvo, strisciando, piangendo ed ansimando faticosamente.
41. Arriva un angelo. Il suo volto porta lo splendore della prima schiera e l’oltraggio della seconda. Nelle due mani tiene lo spadone. Oh, per quale scopo? - ‘Per togliere dal mondo l’Eden di Dio!’.
- “No!”, Adamo grida e… si sveglia. Ha troppo della luce del Cielo in sé per non comprendere le due visioni. La prima: se rimane nell’Eden il tempo di Dio. La seconda: se l’abbandona ostinato. – Se ne guarderà! Adamo prega, piangendo, che si vogliano raddoppiare le sue forze.
42. Il giorno dopo incontra il Signore. Lo vede come nel sogno. Non era già stato prima, da questo magnifico Signore? Dio sorride ed ascolta la richiesta di Adamo di dargli una aiutante. Allora anche negli Occhi di Dio c’è quel bagliore doppio dello splendore e della tristezza, come dall’angelo nella notte: ‘La caduta di Sadhana ha cominciato con i desideri!’
43. “Nel giardinetto dei gigli troverai ciò che desideri. Tu hai da sviluppare la doppia forza: per te e per la donna”. L’uomo sa già che cos’è l’inquietudine?
- Adamo sente battere il cuore contro le sue costole e vacilla nella capanna. C’è come una mano che prende qualcosa dal suo interiore; ed è un dolore sconosciuto.
44. Il Sole è già alto quando arriva al giardinetto dei gigli, la parte più bella dell’Eden. Là crescono alti alberi. C’è anche la fonte da cui gorgheggiano quattro ruscelli. Sono diventati molto larghi, non formano ancora nessun ostacolo. Vi passa al di sopra come su un muschio o come soavi sentieri.
45. Ecco che un essere fine, come un soffio, sotto una palma. I capelli chiari scendono come un mantello. Dorme. Adamo si avvicina con cautela. Non pensa più al dolore che al mattino lo aveva colpito contro le sue costole. In lui c’è solo giubilo: ‘L’aiutante che DIO mi ha dato…!’. La sveglia con un bacio.
46. Fino alla sera rimangono nel giardinetto, ...abituandosi ad essere ‘uno’. Adamo porta la donna nella sua capanna. Davanti all’ingresso dice “Eva” = ‘donata da Dio’. Lui giace accanto a lei, mano nella mano. Nel loro santo buon amore vedono insieme nelle notti, Dio, il Signore, e seguono le Sue parole.
47. Qualche volta guardano al ‘portone’. Allora è come se al di fuori sgusciasse una sagoma umana. Corrono sempre alla fonte che mostra loro le visioni, o al bacino del fuoco dove la sua fiamma parla. Questi parlano loro dei sette anni che Dio ha raccomandato di aspettare. Loro ne comprendono lo spirituale; ma il materiale e ciò che è attaccato a questi tempi, lo sanno solo in modo impreciso.
48. Il presentimento sta nel battito del cuore come una chiara stella, …ma prolifera già il seme della materia? Il frumento di Dio è ancora alto, …e i cardi devono abbassarsi al suolo. Per vedere Dio così come Egli ha promesso, si può volentieri aspettare sette anni. Il concetto tempo è ancora plasmato giustamente.
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49. Il quarto anno sta volgendo al termine, un bagliore di quel quarto Giorno nel quale Ur ha scritto il Testamento della Creazione con Sadhana e con i sette principi[17]. Gli uomini al di fuori del Giardino sono aumentati. La vita li prende nella dura scuola. Sovente strisciano intorno all’alta siepe dell’Eden. Adamo ed Eva hanno l’insegnamento di Dio, percepito di notte, fedelmente impiegato, e il Suo Giardino fa in modo che imparino a vivere com’è necessario.
50. Nella dodicesima notte prima della fine dell’anno, Dio parla del Testamento fin dove lo possono comprendere. Adamo ed Eva sono felici e adorano. Che cosa dovrebbero fare lontano dall’Eden? Vivono qui come compiace a Dio. Non hanno nessun desiderio per ciò che è ‘fuori’.
51. Dio dice: “Vi guido Io fuori; dovete vedere la fatica che Satana dà al Mio Cielo. Agli uomini è dato di avere nostalgia di ciò che non possiedono, una crosta da abbattere da Satana. Solo qui il libero servizio procura il successo. Siete rimasti fedeli quattro anni, avete aspirato all’Ordine, alla Volontà, alla Sapienza e alla Serietà. Nell’insegnamento sulle sette fiaccole avete pensato che le ultime tre, Pazienza, Amore e Misericordia, sarebbero da saltare. Non ingannatevi, figli Miei!
52. Nulla di Me è più facile o più difficile, perché Io sono Santo! Anche la Bontà, la Grazia, Longanimità e la Mansuetudine! Nel gioco contrario con Satana è da esercitare la Pazienza, che ha da riferirsi meno a lui che più agli uomini suoi succubi.
53. Voi curate gli animali e le piante, una pre-ombra alla prova della vostra vita. Sono formazioni della Mia Sapienza e Pazienza. Non vi sarebbe facile avvolgere nella Pazienza e nell’Amore coloro che nasceranno dopo, che inizialmente sono più impacciati che un agnello neonato. Voi ancora non lo comprendete. Aspettate ancora! Nel sesto anno verrete a sapere come divengono i bambini nel Cielo, così lo potrete fare nell’Eden.
54. Ho ordinato di non prendere nessun frutto dal primo dei quattro alberi alla fonte. Non domandate del perché deve avvenire così. Il non-chiedere è un non-desiderare! Il frutto dell’alto albero è il simbolo della Potenza del Creatore! Non può essere di nessuno, anche se ho dato qualche Opera nelle mani dei figli. Le Mie mani di Creatore afferrano tutte le piccole mani creatrici. A questo riguardo ho poi donato l’alto Frutto. Questa è la differenza.
55. In questo modo dovete aspettare sette anni, finché Io stesso vi darò il primo frutto della vita. Quando l’avrò donato, allora la sua Luce passerà attraverso il povero campo, finché l’ultimo stelo vuoto diventerà una spiga di frumento. – Ora abbiate pazienza; impiantatelo in voi reciprocamente, finché l’amore procurerà i vostri frutti e la Misericordia darà la Benedizione per la conservazione”.
*
56. Adempiranno loro le condizioni di Ur? Per Adamo ed Eva il primo Albero della Vita è un Santuario, alla cui ombra loro si accampano volentieri (Salmo 91,1), ma che non ha ancora lasciato cadere nessun frutto.
- Adamo prega intimamente: “O santo frutto della Creazione, sei così magnifico da vedere; gustarti non sarebbe proprio bene per le creature. O Eva, un volta conosceremo l’insegnamento quando Dio ci donerà i frutti. Aspettiamo fino al momento come compiace al Signore”.
57. Eva sorride: “Un bambinello è il giusto frutto come l’abbiamo visto nel Regno. E questo…”, lei rabbrividisce leggermente, “…è il Dono più bello che Dio ci vuol conservare finché non diventerà maturo”. – Si fanno forza reciprocamente. Anche un Dono di Dio, rivelato attraverso gli uomini.
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58. I quattro alberi sono cresciuti.
- Adamo esclama: “Presto potremo uscire”.
- Eva indica in alto: “Un ramo del primo albero giunge fino al portone. Speriamo che non ne cada nessun frutto”.
- “No, è l’Albero della Creazione! Non ne cade nessuno oltre il recinto”.
- Ben riconosciuto; lo notano nella luce della fiamma presso il bianco braciere del sacrificio.
59. Il giorno dopo, questo ramo tende fino a terra, e un frutto all’esterno del recinto è facile da cogliere.
- Adamo mormora: “Se cade, …allora lo vado a prendere, nessun uomo d’ombra lo deve conquistare”.
- Lei ammonisce timorosa: “Non possiamo uscire, non sappiamo che cosa succede là fuori”.
- “Va bene! Ma Eva, il frutto deve rimanere per il paese dell’Eden, lo colgo dall’interno”.
- Eva contraddice: “Non ne possiamo raccogliere perché altrimenti…”, si blocca rabbrividendo.
60. “Adamo! Adamo! Un uomo ombroso (uno scuro) sta vicino alla porta”.
- Adamo fissa lo sguardo fuori. Nonostante il disagio, lui tranquillizza la sua donna: “Il recinto di Dio è la nostra protezione. Non usciamo, e lui non può entrare”.
- Mentre lo dice, quell’uomo fa un rapido balzo verso l’alto e, ricadendo, ne strappa il frutto.
61. La prima esclamazione di paura echeggia attraverso l’Eden. Adamo scuote il cancello quando l’uomo porta il frutto alla bocca. “Non devi mangiarne! Muori!”, esclama forte, senza alcun dubbio che sia compreso. “Dio lo ha proibito!”.
- L’uomo si spaventa a causa dell’avvertitore, prima invisibile; contemporaneamente, anche per via dell’avvertimento stesso.
62. Ecco che ne arriva ‘un secondo’ che somiglia al primo uomo. Quello che ha preso il frutto guarda Adamo come fosse un miracolo.
- Il secondo ride: “Morire? Al contrario, si riconoscerà ciò che in genere è nascosto: la vita è ovunque, buona o cattiva, debole o forte, alta o bassa, povera o ricca!”
63. Che insegnamento è? Lo scuro proviene dal paese dove vi domina l’altro che è arrivato, Satana e la materia. Di conseguenza crede a queste parole.
- Ad Adamo manca però una chiara differenza; ma
- Il secondo guarda di sbieco verso Adamo e dice: “Chi mangia di questi frutti, diventa potente su tutti coloro che non li gustano”.
64. Adamo risponde seriamente: “Dio ci ha detto il contrario! La disobbedienza porta alla morte!”.
- “Che cosa ne sa un incatenato della morte? Ti mancano i tempi! Da quando mangio dall’albero e vivo ancora, io combatto contro Colui che vuole trattenere da solo il Potere. Egli ha proibito il frutto affinché rimaniate ciechi nella Sua preda”.
65. “Non è vero!”, s’infervora Adamo.
- “Siete liberi se dovete rimanere dentro? Ah, questa siepe non vi fa vedere il duro muro. Fuori non vi è nulla che possa fermare i vostri piedi. Il frutto dà la libertà”, il secondo indica l’albero, che all’improvviso porta foglie secche.
- Eva supplica: “Adamo, Vieni; non possiamo farci nulla, che l’ombroso si è preso il frutto”.
66. “Se non cerchiamo di impedirlo, Dio si adirerà”.
- “Egli non ci rimprovera!”. … Corrono via.
- L’uomo grida dietro di loro: “Ritorno di nuovo domani; vedrete se allora vivo ancora!”.
- … Presso il focolare, Adamo dice una preghiera, e nel sogno il Signore insegna come e quando gli uomini fuori devono morire.
67. Lui dice: “Io do la morte interiore ed esteriore. Quest’ultima può liberare, l’anima si lascia condurre dalla Luce. Prendere i frutti somiglia a strappare da sé quella Forza che viene data solo con riserva. Ma Io voglio salvare; perché Mia è la creatura!
68. Se un’anima incarnata agisce nel
male, accanto alla morte del mondo passa quella interiore, e dopo deve languire
a lungo, prima di perdere le catene della materia. Dopo la morte del corpo,
quelle sono da strappare solo attraverso la Compassione, quando l’anima è senza
forze. Questa è la seconda morte. (Ap.
20,14). La
morte non significa perdere la Vita cosciente. Allora non ci sarebbe nessun
pentimento e …nemmeno nessuna liberazione.
69. Dopo il mondo la vita continua nelle sfere della trasformazione. Uno spazio di Grazia e un tempo di Grazia! Il recinto dell’Eden che l’oscuro chiama ‘muro’, è tale per lui e per i suoi esseri; per voi è protezione e gentilezza dalla Mia Benignità. La sua sconfinatezza del mondo finisce già al prossimo mare, che non si può superare, come i quattro Fiumi della Mia Fonte.
70. L’uomo imparerà faticosamente come ci si rende utile un elemento, ma non si vince mai la Forza-ur di tutti gli elementi! Voi non portate delle catene, e poiché siete uniti con Me, amando, perciò Io dico: ‘Non andate alla porta, poiché sentirete solo inganno!’ Tuttavia, se andate, allora armatevi. Le frecce della materia sono velenose, veloci ed acute; feriscono prima che ve ne accorgiate.
71. Nondimeno, Io benedico il vostro fare e non fare e vi proteggo con la Mia luce. Se vi attenete saldamente a questa, vi rimane conservato anche l’Eden”.
- Dopo, Adamo ed Eva dormono fino al primo raggio di Sole. Fortificati, svolgono la loro preghiera, e il bagno in un ruscello come lo fanno giornalmente. Adamo raccoglie dei frutti ed Eva pulisce la loro capanna.
72. Durante il pasto, Eva chiede: “Perché dobbiamo evitare il portone? Nell’Eden mi sento del tutto protetta; i marroni non ci possono danneggiare. Ma noi possiamo aiutarli. Pensa, Adamo, se ci venisse uno e la sua anima fosse da portare a Dio. Forse lo seguirebbero anche degli altri”.
73. Adamo riflette sulla
faccenda: ‘Il Signore non lo ha proibito,
ha solo avvertito dall’inganno. Oh, ora uno può dire quello che vuole, non lo
ascoltiamo. Anch’io sono tentato di salvare una povera anima’. Non riflettono
che loro stessi non hanno ancora nessuna maturità per aiutare altri alla
maturità.
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74. Da tempo l’uomo è in agguato alla porta, con un incerto desiderio di penetrare nell’Eden dove abitano i chiari, mentre lui insieme alla sua stirpe è di pelle scurita, di statura più piccola ma più forte. Dietro di lui sobilla l’oscuro nel suo falso cappello di piume. Questo riesce; e lo scuro schernisce:
75. “Ve l’ho detto che rimango vivo. Ora sono diventato il capo su molti, …da quando ho gustato il vostro frutto. Ah, il vostro giardino, in confronto al mio paese, è solo una foglia ad un albero. Con il frutto ho ottenuto il mondo. Tanti frutti all’albero, tante stirpi voglio formare; e mi obbediranno! Per questo do loro una parte nel mondo.
76. Dov’è ora il vostro Dio? Non esiste nulla di ciò che non si vede! Ora il paese dell’Eden appartiene a me, perché ho avuto il primo frutto della vita. E se ne mangiate cento, siete comunque sottomessi a me. L’ho saputo”, si vanta l’oscuro, ispirato da Satana. “Ma se abbandonate l’Eden, vi do volentieri un territorio nel mio mondo. Sì, ancora di più: proprio voi dovete regnare con me!”
- Adamo tira via Eva con sé. Dietro di loro risuona un’orrenda risata.
*
77. Corrono oltre la loro capanna, la loro custodia. Più avanti, oltre un fiume, non sentono quasi che il loro piede sprofonda nelle onde per ostacolare la fuga precipitosa. Passano anche oltre il bacino di fuoco, guardandolo timidamente.
78. Non fa cenno la fiamma? Solo presso il prato dei gigli Adamo si ferma. Oh, Cielo! Sono sfuggiti dal luogo, non dalla freccia del tentatore! Ciò a cui li spinge il cuore, ciò che mette rapidamente fine a ogni irrequietezza, ‘lo fanno’ solo quando cala il Sole. – Il focolare! Giornalmente stavano quattro volte in questo luogo, ed è qui che Adamo si ricorda di essere lui il responsabile per tutti e due davanti a Dio. È lui che avrebbe…
79. Una fervente preghiera. Ma… Loro morirebbero del frutto, …l’oscuro vive! Adamo piange le prime lacrime, ed Eva con lui nella sua afflizione. La fiamma risplende più chiara. Quando attraversano il fiume per tornare alla capanna, esso li porta come sempre. Questo li tranquillizza. Di notte il Signore riappare, li consola, e dice:
80. “Ho compassione, benché abbiate disatteso il Mio consiglio. Vi ho spiegato che la morte e la Vita non sono fenomeni. Perché vi siete lasciati catturare? Perché l’uomo vive ancora per il mondo? Fino alla vostra maturità dovete rimanere qui, ciò si riferisce alla Rivelazione e alla Parola. Potete imparare in un giorno ciò che è possibile solo in sette anni? Potete abbracciare la Creazione con uno sguardo, se non conoscete ancora nemmeno la piccola Terra?
81. Rimanete obbedienti; così si possono salvare gli uomini di Satana e diventare liberi dalla morte alla quale soccombono per causa sua. – In quattro anni sono venuto da voi in qualche notte, visibilmente più sovente anche di giorno. Vi ho insegnato l’Opera del distacco, come dovrebbe voltarsi il sesto Giorno della Creazione. Non potete mai dire a Me: ‘Signore, non lo abbiamo saputo precisamente’.
82. La Porta dell’Eden significa: dovete entrare nel mondo solo nell’obbedienza e nel servizio sacrificante. La parte del mondo piantata in voi può stendere i rami, altrimenti non viene liberata. Questi sono gli istinti inferiori, i subordinati. Portano quasi sempre soltanto foglie. L’anima dalla luce dev’essere la cima, lo spirito il tronco forte. Proprio così vi ho spiegato l’Albero della Vita, le cui radici sono collegate con il cuore della Vita, il cui polso vive unicamente dal Mio ATMA.
83. Non avete emarginato ‘la brama’, e poi vi siete stupiti che un ramo è cresciuto al di fuori? Vi impongo questo peso: siete voi che avete lasciato crescere fuori il frutto! Ma dato che il peso è cresciuto dalla scheggia che ho preso dal mondo, nel servizio sacrificante per la salvezza di Satana, voglio in più benedire il peso per via della Mia bontà. L’uomo del mondo è un ‘portatore di morte’. Il frutto ha fatto di lui non il dominatore, bensì uno che distrugge.
84. Lui nel mondo scintilla potentemente, timbrato dal ‘segno della morte’. Persino il vostro lavoro così bello e utile nel Paese dell’Eden, fuori sarebbe da chiamare ‘misero’. Se manterrete gli anni che ho premeditato unicamente per gli sciolti (i distaccati), allora dominerete voi il mondo; non dalla forza di Satana che distrugge sempre, lo potrete dalla Forza dello spirito, il cui dominio è servilismo e aiuto! Così edificate; e così ritorna ciò che una volta si è dato per perduto.
85. Io vi consiglio: invece di andare al portone, andate al ‘focolare’. Davanti alla porta è meglio incontrare Me, che la materia! Satana si torce come un serpente ed assale all’improvviso la vittima. Guardatevi dall’avvicinarvi a lui! Io appaio quando svolgete fedelmente il vostro servizio, persino presso il focolare della vostra capanna che un angelo ha aiutato a costruire.
86. Domani all’alba troverete due mantelli: quello blu serva ad Adamo, significa ‘Forza’; quello rosso ad Eva, significa ‘Amore’. Fino a quando rimanete obbedienti, vi proteggeranno i mantelli del Cielo. Non ne avete comunque bisogno, ma dovete notare che con voi ci sono Forza e Amore. Ricordate ancora, che l’anno dell’insegnamento della Pazienza è solo incominciato. Come lo volete completare senza l’Eden? Senza la Pazienza non si può conquistare né il Mio Amore né ancor meno la Misericordia. Badate di avere Me più spesso presso di voi. Siate benedetti!”
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87. I mantelli della Grazia di Dio giacciono stesi su di loro. Ah, quanto sono meravigliosi! Per quattro giorni rimangono lontani i giorni rivolti all’esterno. Solo lentamente riprendono di nuovo il tema, interrogandosi su che cosa sia ben un serpente. Certamente qualcosa di cattivo. Gli animali della Terra sono così miti; ognuno si lascia accarezzare.
88. Due volte si informano con cautela se qualcuno sta al portone. Adamo presso il focolare dice: “Signore, nulla ci può sedurre!”. Alla terza volta notano che il primo albero porta solo alcuni frutti sul ramo secco oltre il recinto. Lo ha fatto diventare Dio così, per Grazia, per rendere loro facile fermare il desiderio che l’oscuro ha acceso. A volte sono stati assaliti dal gustare, pur se loro non soccombano a nessuna morte assoluta, poiché la voce del tentatore non è morta.
89. Quando ammirano ancora l’Albero e si avvicinano al portone, vi è di nuovo un ‘uomo del mondo’. Costui esclama: “Rimanete voi chiari, ed ascoltatemi; non vi succederà nulla!”. La chiamata paralizza la loro volontà. Si può sentire ciò che l’altro ha da dire, ma poi, …si và via.
90. L’oscuro seduce: “Molte volte il Sole ha fatto la sua orbita ed io vivo. Ho mangiato tre frutti, ho tre figli miei. Vi ho conservato un paese in cui potete dominare; non da non-liberi, come nel vostro giardino. Là non avrete figli perché sul vostro Albero non ci sono frutti. Ne ho conservato due, se venite presto da me.
91. Non vi dà da pensare? Il vostro Dio vi ha preso i vostri frutti della vita. Egli non ha potuto togliere nulla a me. Che cosa vi permette e che cosa vi vieta il vostro Dio? Io sono il proprietario di un mondo e faccio del tutto secondo la mia volontà. Se venite, allora siete liberi, intelligenti sulla vita, e potenti”, …rosicchia il serpente al bene negli uomini dell’Eden.
92. Come intontiti, i chiari si distolgono. Con indugio il loro passo conduce alla capanna. Una volta guardano indietro. Il distruttore fa un perfido cenno. Alla sorgente del ruscello che appartiene alla parte della capanna, dove stavano seduti sempre volentieri, si accasciano. A lungo tacciono, aspettando; ma la luce se ne va.
93. Adamo sospira: “Già alla prima parola dovevamo fuggire”. Lo aveva trattenuto Eva?
- Lei dice: “Non avremmo dovuto andarci per nulla, come lo ha consigliato il Signore”.
- “Perché ci ha preso i frutti? L’altro ha tre figli! Dio ha promesso che dopo sette anni ne avremmo. Ora tutti i frutti dei figli sono cresciuti fuori, nel mondo. Dio non ha mantenuto le Sue stesse promesse. Ora tutta questa Terra appartiene solo all’uomo d’ombra. Dio è più grande che l’uomo-ombra, e non ci andiamo più. Non voglio perdere Dio”.
94. “Nemmeno io!”, piange Eva forte… Ma già si insinuano dubbi e desideri.
- Adamo chiede: “Potremmo strappare il potere all’oscuro?”.
- Eva risponde: “
95. Lei chiede: “Cosa potrebbe succedere se ci andassimo ancora una volta? Solo un passo fuori, per prendere un frutto. Non ne abbiamo bisogno di due; DIO li moltiplicherà per noi. Dopo rimaniamo per sempre lontani dalla porta. Se l’uomo-ombra vuole entrare, allora il Signore ci dirà se e quando sarà venuto il suo tempo”.
- …Adamo annuisce.
96. Un consiglio del mondo, …nel cuore. Le loro candele vacillano. “Forse è un bene se lo facciamo. Dio ci aiuterà. Lasciamo qui i mantelli del Cielo, non li dobbiamo perdere”. Con la loro riflessione si sfilano già da sé, la Forza e l’Amore: il buon Dono di Dio.
97. Liberati, bevono dalla piccola sorgente. L’acqua, finora dolce e fresca, ha un sapore amaro. Ah, come cambia il loro Eden, ma non cercano la colpa in sé. Chiedono solo: ‘Perché?’. Con un dolore sconosciuto vanno alla capanna. La loro adorazione è ancora pura, le preghiere salgono ancora dallo spirito. Pregano finché cala il Sole.
98. Nel sogno compare il Signore. Ripete il lungo discorso di ciò che Egli ha insegnato della Vita, della differenza tra l’Eden e il mondo, il simbolo del frutto dell’Albero della Vita ed altri simboli. Quando albeggia già il giorno, Egli dice ancora:
99. “Non dovete servire per via di Me e nemmeno per via di voi, ma per i lontani, affinché trovino di nuovo il Cielo. Dovete essere obbedienti al posto loro! Per le vie della prova do la libera disposizione: Dopo i sette anni non avrete bisogno di nessun frutto! Come le stelle nella notte, la Mia Luce vi illuminerà sempre.
100. Vi avverto di nuovo: vi riesce ben facile aprire il portone, ma, tenerla aperta? …la traccia per ritornare svanirebbe presto. Satana vi ha rosicchiato solo ancora esteriormente; ma una volta insinuatosi, costerà un amaro pentimento, prima che sia da bandire in voi. Ve lo indica l’amarezza dell’acqua.
101. Ora la decisione: Io, oppure lui! Dove ora vi rivolgete, questa è la vostra meta. Chi agisce a metà, cade sempre di nuovo dalla parte sbagliata. Agire obbedientemente, è l’azione per la povera caduta!”. – Dio stende i ‘mantelli del Cielo’ su entrambi i dormienti.
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102. Il Sole splende ancora così chiaro come sempre? Manca una luce al servizio mattutino presso il focolare del sacrificio? - “Chissà se distruggiamo l’Eden, se noi…”.
- Adamo lo percepisce: ‘Si
è spezzato qualcosa’. Ma che cosa? Certamente
103. Che anche in lui l’avversario scavi, non vuol saperlo. Lei ascolta il delicato suono che l’attira in modo santo, ma la ‘chiamata del mondo’ supera la dolce voce. Se l’ascoltassero entrambi, …quanto sarebbero forti contro l’astuzia di Satana! Dalla mezza domanda di Adamo, Eva nota nel desiderio che anche in lei il dominio cerca di avviarsi.
104. “Dio ha detto che dovremmo essere in guardia, affinché dietro di noi la porta rimanga aperta. Quindi Egli non lo ha vietato di andare a prendere un frutto”.
- “Certamente! Ma solo dopo sette anni non avremmo bisogno dei frutti per ottenere ciò che Egli ci ha promesso”.
105. “Dopo sette anni gli altri ci sarebbero molto in vantaggio e non sarebbero più da raggiungere”.
- Adamo chiede: “Perché il Signore non ci ha lasciato nemmeno un frutto?”.
- “Appunto! Non dovrebbe essere un segno, perché i frutti sono cresciuti al di fuori della porta del recinto? Dio ha anche insegnato la libertà del nostro essere”.
106. Che Adamo come primo e primo istruito, debba rispondere per Eva, lo mette da parte. “Hai ragione; andiamo!”. …..
- Li spinge qualcuno? Perché corrono formalmente? Regna una calma sinistra come prima della tempesta, dal destino pesante, dà le ali ai loro piedi.
107. Dà sollievo che non vedono nessuno? – “Adamo, tu sei forte e tieni aperta la porta. Guarda, c’è un frutto molto vicino; torno subito”, Eva guarda con desiderio all’albero. – “Dio dovrebbe aver detto…?”. – Lei si volta spaventata. No, non c’è nessuno. Esce, …tenuta dalla mano di Adamo.
108. Il frutto all’albero, …cammina, quando Eva vuole tendervi la mano. Un passo…, ancora un altro…, e nuovamente manca una spanna. Adamo lascia andare Eva. Con il passo successivo la perde di vista. Lui è assalito dalla paura. “Torna indietro, Eva! Aspettiamo, così come il Signore ha comandato!”; …troppo tardi!
109. Lei non lo sente. C’è qualcosa di buono in lei; lo fa innanzitutto per Adamo. Dio, un giorno lo valuterà? … Finalmente! Eva ha raggiunto il frutto. Lo coglie con precauzione. E’ amabile da vedere. ‘Anche i frutti dell’Eden erano così belli?’. Eva si guarda intorno. Due, tre passi, subito è alla porta.
110. Ma, ah, …dei rampicanti spinosi si attorcigliano intorno al suo corpo. A loro davano gioia delle piccole navi di nuvole bianche; ora l’azzurro è coperto da uno strato grigio. Terribile! A fatica, sanguinando, Eva vi si libera. ‘Devo essere venuta da qui, …oppure di là? No, là… dall’altra parte!’. – Paura e rimorso la frustano senza meta.
111. “Alla porta getto…”.
- ‘…via il frutto?’. Perché allora lo tieni ancora stretto? Perché non subito? Potresti ritrovare l’Eden, anche se poi non sarebbe più così come DIO l’ha dato.
- “Adamo lo deve vedere! Allora…”.
- …è troppo tardi!
112. In lontananza rullano i tuoni, …mai sentiti! Un pallido fulmine saetta nel firmamento. Eva striscia attraverso un cespuglio. Oh, che cosa…
- Ecco, …le ardono incontro due occhi fosforescenti. Le viene incontro un corpo tondo, allungato. Eva grida terrorizzata.: “Adamo! Adamo! Il serpente mi vuol divorare!”.
- Rinnovato rullo di tuono al di sopra di lei.
113. Adamo si tiene ancora stretto allo stipite. Sconvolto, vede come scompare il Sole; lo spaventano delle nuvole sferzate dalla tempesta; in più, fulmini e tuoni. Guai! Lui ha peccato: …contro Dio, …contro Eva, contro… Ah, no, lui non voleva nessun frutto, lui voleva… – ‘Vedremo che cosa hai voluto!’, echeggia nel suo cuore con un battito cupo.
114. Il Cielo brucia. Da quale parte divampa il bagliore di fuoco?
- ‘Devi aspettare sette anni!’.
- “Ma …”
- ‘Non esiste nessun ma contro il Mio Comandamento!’.
- Lui ansima. La luce è distrutta, il Paradiso, …distrutto! Adamo crolla sulle ginocchia; si tiene ancora alla trave, Eva deve comunque tornare. …perché lo fa aspettare così a lungo?
115. Quattro fulmini, come lanciati da una mano, saettano sulle quattro Colonne del Cielo. Allora sente il grido acuto di Eva. E’ in pericolo! E lui… – Non è anche lui in pericolo? Si raddrizza; ha ancora un piede sulla soglia dell’Eden, ma… non rivolto verso l’interno.
116. Lui corre verso la voce di lei. Anche a lui gli si blocca
il cuore quando vede il serpente. Si getta su Eva, le strappa di mano la mela e
la getta nelle fauci della serpe. Questa l’ingoia, attorcigliandosi con
veemenza; la sua forte coda sradica alberi, getta pietre nell’aria. Anch’essa
vuol fuggire, …e
117. Tra i due esseri umani e la serpe si erge un muro di protezione, invisibile, sconosciuto. Ma c’è! Adamo adagia Eva su un muschio sotto il rampicante. Lì scorre anche un ruscello. Con alcune foglie va a prendere acqua, lava e rinfresca Eva e, dopo, …se stesso. Quanto faticoso gli sembra questo lavoro.
118. Nell’Eden c’era il lavoro, ma nessuna fatica. Sovente lo ha aiutato un angelo. Quando pioveva deliziosamente, lui proteggeva la capanna. Ora la pioggia scroscia; colpisce fredda i loro corpi nudi. Hanno fame. Nell’Eden si stendevano le mani e si otteneva senza fatica i frutti, Man-hu ed altro. Qui alcune bacche pendono dal cespuglio. Ne assaggia una. Non sono per nulla così buoni come le bacche del Paradiso, ma almeno calmano la fame.
119. La notte è fredda e buia, il giaciglio è duro e bagnato. Una stanchezza plumbea chiude gli occhi di Eva. Adamo è senza sonno. Non osa pensare a Dio e nemmeno pregarLo. Anche, …dove? La magnificenza del Giardino è sprofondata, …spento il magnifico fuoco chiaro di Dio; le porte …chiuse. Non troverà mai più tutto questo, …distrutto! …distrutto!
120. Eva si porta nel nuovo - povero giorno - il suo cattivo sogno. “Non troviamo più l’Eden; sono colpevole dinanzi al Signore!”.
- “Non tu da sola”, la tranquillizza Adamo, anche se nella sua anima rosicchia già la serpe: ‘Mi sono tenuto stretto alla porta’. – “Vieni, ti riporto indietro”, la vuol coprire. Forse…
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121. Cercano a lungo. Finalmente brilla qualcosa di bianco fra gli alberi. Chissà se Dio tiene aperto per loro il Suo Giardino? Davanti all’ingresso sta un principe-angelo. Adamo prega pentito di farli passare. Soltanto, che una spada si stende incontro a lui. Lo Spadone di Dio! Adamo lo ha visto nel sogno nel duomo del cielo. Parla una Voce forte; suona quasi come il brontolio del tuono che li aveva spaventati il giorno prima.
122. “Io sono Michele. Custodisco il Giardino da quando è stato creato. Lo custodisco ancora così a lungo, finché si inaridisce. Da ora in poi sulla Terra non esisterà più nessun Paradiso! Non io, non Dio ha chiuso l’Eden; voi lo avete fatto! Avete anche distrutto il Paradiso. Per sempre su questo mondo!
123. Rimane aperta ‘una’ via: si chiama lavoro, fatica, peso e preoccupazione. Dal servizio e dalla conoscenza della vostra colpa, dal pentimento e dall’espiazione, per questo possono legare pace, gioia, fede e contentezza, alla bontà di Dio, cuore, spirito, anima ed animo. Se vi riesce questo, allora Egli vuole adagiare in voi il Suo Raggio come un Giardino, affinché dopo la vostra via nel mondo possiate di nuovo trovare l’ingresso nel Regno di Luce”.
124. La parola suona severa, ma una grande compassione segna il
volto dell’angelo, anche se l’occhio s’adira fiammeggiante. Adamo riconosce
125. Vengono fermati i passi e i pensieri. Guai! Conosce troppo bene la voce di Dio. Svelto corre dietro un albero, tira su di sé e su Eva i rami per sfuggire all’Onnipotenza. – Povera paura! Che cos’è il monte più alto, cosa tutto il mare del mondo, che cosa l’ampio firmamento, contro COLUI che significa: … ‘Egli vede tutto!’?
126. Ecco. Egli è già lì, del tutto diverso da come Lo hanno sperimentato prima. Nell’Eden andavano incontro al Signore; ora chiudono gli occhi. Attraverso un unico atto d’obbedienza avrebbero ottenuto il paradiso del mondo; e quanto li avrebbe resi beati! Ora…? Tutto è distrutto! Solo paura e timore feriscono il cuore.
127. “Adamo, perché ti nascondi?”. Nudo e spoglio, dinanzi al volto del Signore, giace ai Suoi piedi. “A nessuno riesce mai di coprirsi davanti alla Mia luce; non esiste nemmeno nessuno spazio e nessun tempo che offra un rifugio invisibile dinanzi a Me!
128. Tu conosci la Mia magnificenza di cui ti ho dato molto nelle tue mani. Ma sono disposto ad aiutarti a edificare di nuovo qualcosa dalle macerie che hai lasciato dietro di te. Naturalmente non l’Eden, ma con fatica e sudore un buon terreno che ti deve servire. Questa è Misericordia, che ti preparerà la Mia resa dei conti. Perché non hai obbedito ed hai disprezzato i Miei consigli?”
129. Adamo cerca un nascondiglio interiore; e questo è più stolto che l’esteriore. Vi si divincola. “Non è… veramente… la donna che Tu mi hai dato, mi ha sedotto! Con Eva è diventato un altro Eden. Tu, l’Onnipotente e Onnisciente, sapevi proprio quale tentazione mi avrebbe portato con la donna. E non mi hai aiutato, non mi hai preservato da questa! Se Tu non mi avessi dato Eva, allora…”
130. Dietro Dio divampa diritto in alto un fulmine.
- Adamo retrocede terrorizzato.
- Dio esclama: “Eva, vieni fuori! Adamo ti ha accusato; ha accusato anche Me, perché dalla Sapienza e dall’Amore ho dato te a lui; inoltre, dal suo proprio desiderio, affinché ci fosse sempre qualcuno intorno a lui. Ora accusa chi vuoi!”
131. Eva giace dinanzi ai piedi di Dio. Non ha compreso l’accusa di Adamo. Quello che lei dice è verità, terribile e… giusta: “La serpe mi ha sedotto.(ha detto:) ‘I frutti, (sono) …senza morte!’. Ho pensato che non avrei mai avuto figli se… ‘Dio avrebbe dovuto dirlo…’, mi ha gridato il cattivo. Mi sono lasciata sedurre; io…”
132. Non è come se passasse una delicata Mano su tutte le ferite che porta il corpo di Eva dall’atto della disobbedienza?
- Dio comanda: “Adamo! Rialza Eva, ti è stata affidata! E della tua accusa ne parliamo più tardi”.
- Allora dal cespuglio esce un serpente con dieci piedi.
- Eva non se ne accorge; singhiozza: ‘Dio non ha nemmeno un Parola d’ira per il mio peccato’.
133. Dio viene tra lei e il rettile. Accanto a questo sta un oscuro essere, bello e dominante, da demone. Ma che cos’è accanto a Dio? Si attorciglia allo stesso modo di come lo fa il serpente, entrambi avvinti sul posto, …davanti al piede di Dio.
134. Dio dice alla figura: “Perché aggravi i figli del Cielo? Per causa tua è sorto
l’Eden, per la terza volta. Alla quarta, dove esistono ‘Croce e spine’, verrà
di nuovo su di te tutta la colpa! Lucifero, fai ancora in tempo, puoi ancora
tornare senza che tu debba espiare a lungo e amaramente. Se ti pieghi
volontariamente, allora dirigerà il percorso indietro nella Luce, dove tu
diventerai di nuovo ciò che eri prima: Sadhana, l’amabile, la figlia della
Creazione!”. Severa, maestosa e buona è
135. Satana lotta e… vince, come vincente! Provocando, mostra gli uomini: “Tu sei un Signore nel Tuo Regno, io nel mio. Io Te li ho tolti!”.
- Adamo si accascia accanto ad Eva; lo schiaccia la sua disobbedienza, senza ancora conoscere l’amarezza delle cattive conseguenze. E’ giusto che Dio lo punisca. – O uomo, quanto poco conosci la Bontà di Dio! E Lo sente parlare:
136. “Satana, per causa tua sono andati nel mondo, e ora sono in ginocchio nella colpa dinanzi a Me! Tu sei l’autore del loro peccato”.
- “Ché m’importa? Giudicali, se credi di doverlo fare!”.
- La risposta di Dio suona come una minaccia: “Riconosci in entrambi, Orytam ed Hagar[18], che amavi di più? Devo condannarli perché tu hai provocato la colpa della Creazione?”
137. L’oscuro non vuol sentire che ora per la terza volta per lui suona il distacco. A metà girato, dice : “Io faccio quello che voglio! Il mondo è mio con tutte le sue creature. Da dove vengono è uguale, ma non dove vanno. A questi provvedo io, affinché Ti abbandonino e diventino succubi a me!”
138. “Ti ho sentito!”, risponde Dio. “Ora sappi: Io e i Miei costruttori ci preoccupiamo di ogni anima, neanche importa da dove venga, neanche dove va! Annotatatelo! Questo vale anche per coloro che tu hai fatto precipitare nell’abisso: nessuna anima deve rimanere staccata in eterno dalla Mia luce! Ciò a cui tu tendi, all’eterna dannazione, non succederà mai! Il tempo, Satana, non ha nessuna importanza per Me; nonostante ciò, lo misuro, siine certo! Perché Mia è l’Eternità su eternità!
139. In una terza ora saprai [Marco 15,25][19] ciò che ti sei preparato da te!”.
- Allora Lucifero fugge.
- Ora Dio dice al serpente per via degli uomini: “Tu sei l’immagine di ogni male. Come segno devi strisciare sul ventre e mangiare la terra per tutta la tua vita! Gli uomini ti devono perseguitare; il seme di una donna ti schiaccerà la testa. E quando questa è morta, allora moriranno anche le membra! Striscia via, tu, verme dell’oscurità!”
140. Dal serpente cadono i piedi e il corpo giace al suolo. Si divincola non diritto, ma storto in avanti ed entra nel cespuglio. Gli uomini tremano. Che cosa farà il Signore con loro?
- E Dio dice: “Alzatevi, ho ancora da parlare con voi”.
- Loro obbediscono e si vergognano. Non ci sono più i mantelli del Cielo, stanno dinanzi a Dio, nudi e spogli, interiormente ed esteriormente, mentre Egli porta un lungo abito e un lungo mantello.
141. “Avete peccato! Come il bene, così anche il male raccoglie la sua ricompensa. Ve l’ho indicato, che la vostra vita dell’Eden valeva per coloro che hanno perduto la loro luce per la loro caduta. Avete saputo di che cosa si trattava. Perché avete gettato al vento il Mio insegnamento?”.
- Gli uomini non trovano nessuna risposta.
142. “Non sapete dire nulla? Sono stato sovente da voi, nella veglia e nel sogno, insegnando o ammonendo, e non era necessario che vi lasciaste sedurre. Nonostante ciò, voglio lasciar riposare su di voi la Mia compassione, affinché anche all’esterno del Paradiso possiate ancora aiutare nella Mia Opera.
143. Fra più di settemila anni i Miei principi aiuteranno insieme alle schiere a riedificare di nuovo ciò che Satana e l’uomo distruggeranno. Questo lo offro Io perché anche voi siete usciti per portare a Casa ciò che si è perduto”.
144. Dio si rivolge a Eva: “Eva, hai caricato su di te molta colpa, perciò devi soffrire molto. Volevi avere figli secondo la misura di questo mondo. Nel sogno ti avevo mostrato quand’è che avresti potuto avere dei figli. Hai spinto da parte l’immagine e la Parola. Ora devi partorire ogni figlio nel dolore; perché hai bramato i figli per l’onore di questo mondo.
145. Tuttavia, dato che sei stata meno come seduttrice che come sedotta… – e Adamo ha accusato ingiustamente Me e te – stendo la Benedizione su di te: devi aspettare gioiosa un figlio, partorirlo con dolore, gioiosa prenderlo al petto (Giov. 16.21). Trasforma ogni pianto, dal dolore in conoscenza, perché sei diventata colpevole attraverso la disobbedienza.
146. Porta a Me ogni gioia quando avrai dei figli nell’amore, nella riverenza e nell’adorazione, e quando una donna alla precoce morte di un bambino: «Dio me lo ha dato, Dio me lo ha tolto, sia lodato il Suo Nome» (Giobbe 1,21). allora in tal modo pagherai una parte del biglietto di colpa di questo mondo. La prima figlia è caduta; attraverso le Mie figlie è da rimettere la maggior parte dalle colpe della morte”.
147. E ad Adamo: “Dato che hai spinto il tuo peccato a Me, tuo Dio, e ad Eva, tua aiutante, devi lavorare la terra nel sudore della tua fronte, affinché possa portare frutti. Devi trascinare faticosamente le pietre dal povero campo, spezzare piegato la zolla, per spargere la semenza che Io ti farò ancora trovare. Dal primo raccolto devi raccogliere tu stesso la semenza, la devi pulire dall’erbaccia che il maligno getta tra il frumento.
148. Sii benedetto per Misericordia. Costruisci una nuova capanna, e un altare sia il simbolo del focolare del Mio Santuario. Da ora in poi chiamaMi ‘Dio, il tuo Signore’. Prega, chiedi, supplica, e non dimenticare di pregare!”
149. Dio insegna pure come devono rendere fertile il terreno, come poter ricevere ed educare i figli e tutto ciò che richiede la vita senza l’Eden, poi continua: “Rendete anche utili i buoni animali per quanto è possibile, ma non sovraccaricate nessuno, poiché li ho creati Io. Vi deve rimanere il ricordo dell’Eden, e da quello, imparate come dovete vivere ed agire”.
150. Il Signore posa benedicendo le Sue mani sul loro capo, che il peso dalla loro colpa li fa premere fino a terra. Dalle tristi nubi irrompe un raggio di Sole. Ed ecco che accanto a loro sta una guida, li rialza e dice: “Venite, ora vi conduco nel nuovo paese che Dio vi dona. Là costruite la vostra vita, nuova, povera e, nonostante tutto, ricca, dato che la bontà di Dio è venuta abbondantemente su di voi”.
151. Entrambi non sospettano quasi che è un angelo. Ha l’aspetto giovane ed amabile, ‘come noi nell’Eden’, constata sospirando Adamo. Il giovane aiuta loro a fare abiti, ad intrecciare scarpe, raccogliere frutti ed edificare la capanna nel nuovo spazio. Poi va a prendere degli animali e così dispone un campo da pastore e da terreno agricolo.
152. E’ una regione tutt’intorno circondata da monti e sembra come se fosse anche un Eden, e i monti sarebbero il recinto di Dio. Hanno camminato per sette giorni, c’è stata molta fatica da superare. L’angelo ha aiutato certamente, ma non ha tolto da loro tutti i pesi. Loro hanno bisogno di questa scuola per la vita di questo mondo.
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153. L’angelo se n’è andato e loro costruiscono. Voglia Dio che non succeda nulla che possa distruggere la loro opera. Adamo lavora al di fuori dalla capanna, mentre Eva talvolta l’aiuta, e lei lavora in casa, che un po’ alla volta ingrandiscono e migliorano. Vedono quasi sempre nel sogno ciò che serve loro.
*
154. Hanno due figli, Caino e Abele. Alla nascita, attesi nel timore, poi ricevuti con gioia, Adamo costruisce oltre all’altare della casa al quale servono lui ed Eva, due altari da campo. Caino ottiene una parte del terreno, Abele gli animali. Sul loro altare depongono di tutti i loro frutti quattro pezzi: sull’altare di Caino quattro covoni di frumento, su quello di Abele quattro animali primogeniti. Questo è il suo grande ringraziamento di sacrificio, portato a Dio per ogni Benignità. Egli esorta i figli a pregare e sacrificare giornalmente, a tenere annualmente una festa principale di ringraziamento e di gioia, e portare a Dio i doni migliori.
155. Entrambi i figli obbediscono a Dio, volenterosi e ben educati; Caino qualche volta contro la volontà; Abele è disposto volentieri. Caino calcola quale utilità porterebbero anno per anno i quattro covoni, lo stesso per gli animali. Sì…, – se Dio fosse soddisfatto con degli animali vecchi oppure con la paglia, allora i loro sacrifici non costerebbero molto. Oh, come potrebbero crescere, terreno e mandrie…
156. Lui fa i conti ad Abele, di quanti campi si lascerebbero coltivare con i doni del sacrificio.
- Abele ride del fratello: “Tu, stolto! Il Signore ha benedetto i tuoi grani e il mio bestiame. Ora dieci mucche hanno portato due vitellini, altrimenti solo uno; molte pecore ne avevano tre, alcune persino quattro agnelli, e tutti erano forti e sani. Così Dio ci moltiplica il sacrificio portato. Puoi far crescere tu le spighe? Puoi forse creare tu un giovane animale? Non adirare il Signore; perché…”
157. “Tu, più giovane, non hai nulla da dire a me più anziano!”, salta su Caino.
- Abele si spaventa. Caino non ha mai parlato così. Perciò cerca di calmarlo.
- Ma Caino mormora: “Se i nostri genitori non avessero dovuto abbandonare il Paese dell’Eden, come ci hanno raccontato, allora…”
158. “Non parlare di questo!”, supplica Abele. “Non ci spetta! E non sminuire il sacrificio, altrimenti distruggi te e anche il paese!”
- Caino se ne và senza parlare. Nel campo di grano più bello rimane con i suoi pensieri. Sottovoce, dice tra di sé:
159. ‘Se Abele avesse ragione…?’. – ‘…Ah, Adamo mi loderebbe’. – ‘Perché non sa che non ho sacrificato nulla del nuovo campo’. – ‘Di questo non se ne è ancora parlato’. – ‘E se una volta misurasse i miei magri covoni?’. - ‘Ah, ho abbastanza paglia; intorno a questa, lego poi piene spighe da ogni campo, in modo che il mio fuoco deve divampare fino in Cielo!’. – Caino torna a casa soddisfatto, senza preoccuparsi che Adamo possa comunque controllare una volta i covoni.
- Arriva il tempo del raccolto e del sacrificio.
*
160. I giardini che Eva cura bene hanno portato ricchi frutti. Adamo prepara con cura il suo altare, Eva porta con cura ogni dono. Sull’altare di Caino si ammucchia addirittura un monte di covoni. Chi vede che all’interno è messa la vuota paglia? Solo all’esterno e al di sopra giacciono i covoni pieni.
- Adamo mostra là: “Guarda, Eva, quanto alto e bello è l’altare di Caino. Certamente Dio ha dato una ricca benedizione sul terreno”.
161. “Anche l’altare di Abele compiacerà a Dio”, sorride Eva.
- Stanno alla porta di casa quando vengono accesi i sacrifici. Il fuoco di paglia di Caino sprizza chiaramente. Ma poi…?
- Oh, spavento! Un fitto fumo si trascina dal suo altare giù sul terreno. Solo una debole colonna di fuoco e anche questa è mescolata con molto fumo, sale lentamente di sbieco verso l’alto. Non si doveva anche divincolare di lato il serpente? …non diritto?
162. L’altare di Adamo e di Abele rivelano i doni per Dio; l’altro…
- Adamo vorrebbe aiutare Caino, ma finché divampa il fuoco, non si deve abbandonare l’altare. Finalmente…
- Eva porta l’acqua dalla sorgente, con la quale gli uomini puliscono le pietre del loro sacrificio. Mentre continua a fumare la paglia di Caino, Abele e i genitori accorrono verso l’alto dove sta il povero luogo del sacrificio.
163. “Che cosa è successo?”, chiede Adamo profondamente preoccupato.
- “Non lo so, padre Adamo. Hai visto quanto ho sacrificato; ma un cattivo vento è passato sull’altura ed ha schiacciato giù la mia fiamma. Ho appunto portato al Signore…”.
- Abele lo guarda: “Esaminati se hai agito bene”. Non dice altro. Era stato testimone involontario durante il monologo del fratello.
164. Adamo si rivolge adirato ad Abele.
- Costui alza le spalle: “Non spetta a me accusare Caino. Lui stesso lo deve confessare, …davanti a Dio!”.
- Eva prega Caino: “Non hai ancora tante esperienze come noi genitori. Se hai fatto un’ingiustizia, allora dillo; padre Adamo, io e Abele, ti aiutiamo”.
165. “Abele…?”. Cattivi sguardi cadono sul fratello. Caino infuria in silenzio.
- Vanno nella casa per prendere il pasto di ringraziamento. A nessuno gusta il pasto. Dio non dovrebbe punire sempre per la loro disobbedienza? I figli se ne vanno. Adamo parla con Eva.
- Lei dice: “No, la punizione sarebbe anche caduta sull’altare di casa. Il vento sull’altura soffia sempre più forte che nella valle. E’ possibile che una tempesta abbia soffocato giù il fuoco”.
- Adamo si lascia tranquillizzare volentieri.
*
166. I fratelli si incontrano. “Per che cosa dovrei esaminarmi?”, comincia Caino cattivo. “Vuoi metterti nella pelle del padre!”.
- “Oh, no, altrimenti avrei parlato”.
- “Che cosa?”, una presa al braccio di Abele.
- Costui dice ancora calmo: “Ho sentito le tue parole, …della paglia”.
167. “Hai origliato?”. – Una nuova presa, dolorosamente dura.
- “Lasciami andare!”, ansima Abele. “Stavo cercando un agnello smarrito e così ho sentito il tuo monologo. Non mi sono stupito che la tua paglia non ha dato nessun fuoco di sacrificio”.
- Arrabbiato che Abele lo possa tradire, Caino abbatte suo fratello. Costui cade ansimando. Gli si chiudono gli occhi; il volto diventa severo e silenzioso. Molto strano.
168. Caino grida, si getta sul fratello e grida disperato: “Abele, non l’ho voluto! Ti voglio servire. Alzati!”. Il bel volto tace. Caino piagnucola. Nella sua terribile visione vede un uomo alto. Pieno di paura getta il suo mantello peloso su Abele.
169. Una voce, forte, potente, bruciando il cuore dell’omicida, suona al suo orecchio: “Caino, dov’è tuo fratello?”.
- “Io… Non lo so!”, balbetta. ‘E se Dio solleva il mantello?’.
- “Rispondi!”, comanda Dio, “Dov’è tuo fratello Abele?”.
- “Devo essere il custode di mio fratello?”. Ah, non è ribellione; è sconfinata paura che si nasconde dietro a queste parole senza senso, come Adamo dietro un albero.
170. “Tu come primo figlio di Adamo, sei suo custode!”, dice severamente Dio. “Guarda: la Vita proviene da Me, e chi distrugge questa, deve prendere su di sé il peso della condizione della Mia Vita. Questo peso, Caino, è ancora molto più pesante che il peso dell’Eden che portano i tuoi genitori!
171. Al tuo fianco ti ho dato Abele, perché lui è venuto dall’alto. Perché lo hai ucciso? Perché ha visto la tua ingiustizia e …ha taciuto?”.
- Caino piange amaramente: “Non lo so, o Signore! Amavo Abele. E’ venuto su di me come il cattivo vento che ha schiacciato il mio sacrificio”.
- “Non era nessun sacrificio! La tua paglia era buona per l’asino, non per il tuo Dio! Oppure?”.
- “Signore! Signore, io non so quello che ho fatto!”. Lacrime di pentimento gocciolano sul mantello sotto il quale giace Abele.
172. “Non lo sai? Fa attenzione: preferisco l’obbedienza, che un sacrificio. Se fatto bene, serve anche per la benedizione; fatto male, è una maledizione! Ora ti sei distrutto la casa paterna, l’amore e la benedizione di Abele. Che cosa si deve fare con te?”
- “O Signore, guidami altrove, dove nessuno mi conosce, dove si …”.
- “…dove non ti si mostri con il dito e ti chiamino ‘fratricida’?”.
- Caino tace.
173. Nelle Parole di Dio vibra una grande Bontà, quando Egli continua a dire: “Hai
mancato amaramente, hai rotto il flusso del sangue che fluirà fino alla fine di
tutti i giorni del mondo, inesorabilmente, orrendamente! E se non ci fosse la
Mia bontà, Caino, perché tu provieni dal basso, allora ogni vita che appartiene
al mondo e che gli apparterrà ancora, annegherebbe in questo fiume. Io sono e
Mi chiamo:
SALVATORE!
174. Il tuo pentimento arriva troppo tardi; ma la Mia Bontà ti vuol salvare. Non subito…”, respinge Dio, quando Caino vuole ringraziare, “…perché non il pentimento, ma l’ESPIAZIONE è il ponte che conduce alla riconciliazione. Va via, povero, nudo e spoglio! Lotta per un terreno, non per te, ma per un popolo che verrà dai tuoi fianchi. A questo sacrifica, e non più a Me! Se vuoi essere solo l’amministratore, allora voglio scrivere la tua via nel libro dell’espiazione, il tuo avere, anche se piccolo, nel libro della Bontà che non lascerà rovinare i poveri. Hai distrutto; ora riedifica di nuovo!”.
175. Dio fa un segno che brucia sulla fronte di Caino come un fuoco, e va via. Caino alza il suo mantello, bacia Abele sulla fronte pallida e lo copre di nuovo. Porta con sé null’altro che il suo perizoma sul corpo, nessun frutto, nessuna bevanda. Dall’ultima collina guarda indietro timoroso. Là giace, nel raggio dorato del Sole, la sua patria; su di lui ci sono nuvole scure, davanti a lui un bosco scuro.
176. Dopo settimane faticose arriva in un’ampia valle. Un contrasto alla nera foresta vergine, ma nessun confronto con il luogo paterno. E là incontra uomini nella figura simili a lui, ma soltanto non così chiari e belli come Adamo (i grigi), come i fratelli più giovani. Tuttavia, …finalmente, gente.
177. Non hanno capanne, né campi, né greggi; vivono solo con ciò che arraffa la loro mano. Il ‘contadino’ vede quanto sudore ci vuole per farne ciò che era la sua patria. Caino impara a conoscere gli uomini, e loro si subordinano a lui. Lui diventa il loro padrone …e rimane comunque il loro primo servitore. La sua vita è miseria, chiama il paese ‘Nod’.
178. Al suo primo figlio, Hanoch (Gen. 4,17) costruisce una città, ammonisce lui e tutti che sono dalla sua linea, di servire Dio e di essere sottomessi a Lui. Promuove l’agricoltura e l’allevamento di bestiame, una prima tecnica, l’arte dell’artigianato e molto altro. Finché vive Caino, può conservare la sua stirpe a Dio.
179. Soltanto, il mondo ha bevuto il fiume di sangue, e questo, lo rimette costantemente. Il quinto membro di Caino, Lamech[20], è un cattivo tra i cattivi, un distruttore di tutto il buono che Caino ha edificato con il pentimento e l’espiazione. Sembra come se la bontà di Dio della quale parlava Caino, non possa conservare il mondo.
[indice]
*
11] - … e la storia continua, non Noè
180. … Quando però trova Abele, Adamo lo depone sotto il suo altare. Impaurito che dalla colpa dell’Eden possa sorgere maggior pericolo, Adamo tiene una severa disciplina. Costruisce villaggi, città; vengono stabilite officine di rame e ferro, strumenti ed anche tessuti. Con ciò inizia il commercio (tra i suoi figli) e …il calcolo del guadagno. Gli altari diventano ancora l’interiorità del servizio religioso.
181. Per circa cinquecento anni si edifica, compiacenti a Dio; per ulteriori quattrocento anni non si può evitare che il bene dalla fatica rimanga inosservato. Oh, sì, viene fatto moltissimo per la vita esteriore, ma viene al potere l’egoismo per procurarsi funzioni e onori e, per questo, schiavizzare gli altri.
*
182. Persino l’uomo del diritto, Noè, che vorrebbe fare del mondo ‘una terra’, non ferma la decadenza. Ogni stirpe forma da sé un popolo, che distrugge la fede e l’umanesimo. La fedeltà è spezzata; i giudici si lasciano corrompere; i poveri vengono oppressi! Esistono già società, precursori dello schiavismo.
183. Noè si lamenta delle privazioni presso il Signore.
- Egli arriva e domanda: “Che cosa desideri?”.
- “Nulla Signore, …che presto Tu metta fine ad ogni abominio!”.
- “Con che cosa?”. Una grave domanda: sì…, – con che cosa!? - “Signore, Tu governi tutti i mondi; Tu sai meglio ciò che deve succedere”. Questa è vera fede.
184. “Non sai darMi nessun consiglio, figlio della Luce?”.
- Noè guarda stupito il volto di Dio. “Con me non c’è altro che mia moglie, i miei figli e figlie, e la gente che fa parte di noi. Preghiamo ancora presso l’altare al Tuo focolare. Ma là sotto…”, Noè indica in un’ampia pianura, poiché lui sta con Dio su un monte, “…regnano vizio, gozzoviglia e ruberia, brama di dominio e molti cattivi esseri. Persino i poveri che devono pagare il peso con la loro morte, non Ti servono”.
185. Il Signore dice: “Ebbene, non c’è nessuno che sollevi la mano verso di Me per ringraziamento o bisogno? Devo distruggere il paese, il mondo, perché – Io – non li possa conservare per Me? – Non, finché il Mio Atto del sacrificio non salvi la prima figlia?”
186. “Signore, Tuo è il mondo, quello che vi è sopra, al di sopra e al di sotto! Se Tu lo distruggi, la Tua Opera non viene comunque distrutta, perché conosci così tante vie di salvezza, come il Tuo Cielo ne ha di stelle. Nessuno le può contare! E forse, Signore, se togli le loro anime dalla Terra, abbrevi la loro vita per insegnare a posteriori in altre regioni, quello che qui perdono, se…”
187. “Questo sarebbe già un consiglio”, sorride Dio.
- “Un pensiero, Signore, nessun consiglio”.
- “Sì, poiché tu insieme alla donna hai vissuto pio e nobile ed hai piantato la vostra tribù come un albero della vita in quell’Eden che si chiama amore, fedeltà, fede ed obbedienza, perciò Io voglio conservarvi come ‘semi di luce’ per questo mondo, poiché il maligno è appunto nel mondo e germoglia continuamente come i cardi, persino quando vengono strappati dal campo”.
*
188. Viene costruita l’arca. Noè fa radunare il raccolto. Ma che cosa fare con i molti animali?
- “ConservaMi le creature”, dice Dio alla domanda di Noè. “E se naufraga una parte, allora è il peso che gli uomini devono portare, per via dei quali viene il diluvio su di loro”.
- Lo annuncerà
[indice]
*
12] - Ripresa e decadenza dei popoli
189. Nuovamente, sotto la guida di Noè, nella grande parte della Terra che l’umanità si è distrutta risorgono nuove e buone popolazioni. Il diluvio ha reso immensamente fertile la Terra. E’ come se la pioggia dei quaranta giorni dal Cielo avesse portato giù una grande ricchezza, generato tutto nei paesi e rigenerata la Terra.
190. Per trecento anni, in retrospezione alla catastrofe, gli uomini si lasciano guidare secondo la fede. Ma loro dimenticano – anche oggi – lo dimostra la torre di Babele. Nonostante ciò, la Bontà di Dio dura continuamente. Deve essere alluvionato il mondo ancora una volta? Ma allora, Dio prenda piuttosto uno dei Suoi grandi, per continuare ad aiutare i poveri uomini.
*
191. Compare Abram[21]. Nella sua fedeltà vengono edificate sette tribù che nel frattempo sono diventate pagane. Egli edifica! Proceduto da UR, spiritualmente dalla Luce, terrenamente dalla città, il simbolo del maestoso Nome criptato ‘UR’, dal paese la cui più alta scienza è l’astronomia, così cammina con i pochi suoi dall’est fin su al nord, da lì verso sud e passa attraverso l’ampio paese. Dal suo punto, dal sud, viene continuamente illuminato l’ovest con la luce della fede (Gen. 13,14).
192. Ancora qualcosa di imponente dal tempo di Abram: – Detto in generale, governa solo da UR, il Creatore, ciò che si può riconoscere fin alla confusione delle lingue. Ora entra in primo piano il sacerdote: l’insegnamento nel segno del riconoscimento del sommo Sacerdote-Melchisedec. Il tempo dell’insegnamento sacerdotale va fino alla venuta di Dio come Redentore, cosa che ci è confermato dai profeti.
193. Abram fa una grande breccia nell’oscurità. Egli conduce le sette tribù di pagani, più tardi chiamati Canaa (Canaan); predica loro il suo insegnamento del Dio unico; vince i cattivi re (Gen. cap. 14) e governa il paese a destra e a sinistra del Giordano, fino alla montagna del nord, fino all’Egitto, …nella fedele fede nel Signore.
194. Da ciò, l’umanità potrà trarre nutrimento (spirituale) ancora oggi, poiché ancora oggi non esiste nessun altro Dio che Colui a Cui il patriarca tributava l’obbedienza. Quale edificazione, che ha attraversato il mondo per millenni! E l’ammonimento del patriarca era: “Edificare! Edificare, …non distruggere!”
195. Tuttavia, inarrestabilmente, apparentemente sovente
travolgendo
196. Sì, dove sono le antiche culture dei popoli? Dove sei tu, puro paese dei re e delle stelle presso il fiume Eufrate? Tu, ricco luogo di un Ra? Chi vi ha elevato sul seggio del mondo, …e poi è precipitato nella dimenticanza? Dove sei, popolo della Bibbia, guidato bene da Mosè attraverso il deserto? Che cosa ha portato questo grande giù dal Cielo? Quanto magnificamente parlava di lui il Signore: «Non vi è nessuno come il Mio servo Mosè! Con lui parlò verbalmente, e lui vide il Signore nella Sua figura» (Numeri 12,7-8).
197. Dov’è la tua fede, popolo della Sacra Scrittura? Non solo il dogmatismo dei tuoi farisei, …piuttosto la tua idolatria, commessa fin da Mosè fino al tempo di Cristo, ha distrutto molto del tuo essere una volta così bello, della cultura ed arte. Ciò che è rimasto – come tuttavia presso tutti i popoli che sono finiti – sono dei resti dai quali qui e là fioriscono ancora delle rose.
198. Volevi dei re, nonostante l’esperienza di come la brama di potere dei potenti agisce distruttiva. Lo avevi un RE! Egli non era abbastanza buono per te? Ti era troppo lontano, nonostante la rivelazione colma di Grazia? Oppure ti era troppo semplice perché Egli governa magnificamente tutto l’Infinito solo con dieci Leggi?
[indice]
*
13] - Il giusto regno da venire
199. Ora il NAZZARENO, ovviamente cavalcando semplicemente su un asino! Quello che i patriarchi hanno edificato con molta fatica – attraverso l’idolatria, attraverso l’uccisione dei profeti, attraverso la Parola Mene-tekel[22]: ‘il Suo Sangue cada su di noi e sui nostri figli’, – ha divelto l’abisso che doveva inghiottire te, popolo biblico, prima o poi.
200. E nonostante il Sole possa essere velato per settimane, …esso è comunque! Pure così splendono
201. E Roma, l’imperio dei ‘Cesari’? E’ naufragato dal giudizio di Pilato? Certamente, ma non solo! I romani hanno seminato sangue, e il loro raccolto è stato il naufragio! E’ Dio che fu consegnato ai farisei, e inutilmente Pilato si lava le mani… davanti a Dio! Nonostante ciò, da quegli uomini buoni che possedevano Roma, sorse un nuovo popolo: attraverso la Benignità di Dio!
202. Lui – l’eterno Edificatore – conserva la materia. In essa, alla base di ogni caduta sta già il nuovo, forse nascosto, ma preparato già attraverso le Mani dell’Onnipotenza per la resurrezione. È il ‘flusso di luce’ per l’interiore dell’uomo, per il mondo intero, per la redenzione della materia.
203. Se – come lo dimostra il tempo di millenni – sono state estirpate stirpi e razze attraverso le proprie colpe, con guerre e oppressioni, in ciò è da vedere il procedimento puramente esteriore, non così come lo voleva avere Dio. Che dei popoli debbano morire secondo lo sviluppo per far posto al nuovo, che siano da seppellire vecchie opinioni, costumi o capacità, e non si cada nel ciclo di quel progresso che si chiama ‘ascesa’, è una versione di poco prezzo.
204. Quale sarebbe allora lo scopo di mettere degli uomini nel mondo, per estirparli di nuovo quando il Creatore (scientemente, la natura!) considera venuto il tempo per loro? Allora tutto, anche l’etica, sarebbe superfluo. Se non esistesse nessuno scopo dell’esistenza per l’intero cosmo, per i figli dell’Empireo (angeli) e per gli uomini, sorti dall’Eterno e possedendo nell’Eterno il suo corso, allora non sarebbe mai stata pronunciata la maestosa Parola «è compiuto!»
205. «E tu, Betlemme Efrata, che sei piccola tra le città nella Giudea, da te Mi deve venire COLUI che sarà SIGNORE in Israele» (Michea 5,1). La materia è stata premiata, poiché per essa è stato pagato l’alto prezzo dal Creatore! Premiato è stato il nostro mondo, il più povero tra tutti i mondi! Premiato è il popolo della Bibbia che doveva servire d’esempio, indipendentemente dal fatto che ne fosse degno, oppure se anche su di esso ‘l’ascia stava già alla radice’ (Matt. 3,10).
206. Anche l’uomo è premiato. Ai quattro nominati valse il ‘prezzo’ che il Signore ha pagato con il
Suo Amore per ciò che è precipitato, e ciò attraverso un ‘Giudizio’ che
207. La brama di distruggere non è mai da incoronare. Gli
schernitori chiedono, il Cristo sospira. Dove rimane
208. Si continua a dire: ‘È buono che esista un Dio e un Cristo, …anche un Golgota’. – Ma vedete, i cristiani si estinguono nel Nome di Dio, di Gesù, del Vangelo e della Sua Bibbia! Considerato che si combattevano reciprocamente già i primi portatori sacerdoti fino al sangue, questa gente ha persino ragione. Quale oltraggio, ‘il peccato contro lo Spirito Santo’ che non viene perdonato, che è difficile e da rimettere faticosamente.
209. Nella guerra dei trent’anni[24] – dove soprattutto nel paese tedesco non rimase risparmiata nessuna città e nessun villaggio – assassinati con una crudeltà che nessun diavolo – tranne l’uomo – può inventare, lo fecero nel Nome di Dio, di Gesù, del Vangelo e della Bibbia! I portatori ecclesiastici che avrebbero potuto imporre un arresto, coloro che dovevano edificare l’Opera di Dio sulla Terra, davano invece denari per queste idolatrie, per una colpa da caricare su di sé, …contro lo Spirito Santo di Dio.
210. E… oggi? I portatori delle chiese sono volenterosi di sopportarsi reciprocamente? Di aiutare il mondo senza mettersi la corona? Sono disposti a edificare nel Nome di Dio, di Gesù, del Vangelo, della Bibbia? Sono pronti a ‘gettare davanti al Trono sul quale siede UNO’, le corone di questo mondo?
211. Si lascia spargere, Dio, la sabbia negli occhi, mentre si fa questa o quell’altra buona azione, fissata sulla colonna pubblicitaria di questo mondo? – E poi, …dire: ‘Signore, abbiamo aiutato nel Tuo Nome!’. – Che cosa ne dirà Dio? La coscienza, colei che non si può opprimere, che non si può mai uccidere, questa si alza e dice precisamente se e come il Signore esaminerà il dare e l’avere di tutti gli uomini, soprattutto dei portatori ecclesiastici. Poiché,
Io sono l’Edificatore,
voi dovete essere i Miei edificatori!
Chi non raccoglie con ME,
è contro di ME!
212. Chi disperde è un distruttore, non scrive nessuna colpa dell’altro che nella sabbia, passandovi sopra con mano misericordiosa, cancellando, finché restano da vedere solo le ‘sante cose nella luce’. Nessun uomo ha da tenere una resa dei conti, chiunque sia. Non disperdere, ma raccogliere; non distruggere, ma aiutare a costruire, edificare l’intera povera umanità, il povero mondo, finché la materia non sarà dissolta, riscattata nella santa Redenzione di Dio, riportata per l’intera caduta.
Edificare!
Edificare, …non distruggere!
213. Voglia essere questa la parola conduttrice per tutti coloro che, dalla maledizione del mondo, possano farne
la BENEDIZIONE di DIO.
* * *
[indice]
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[1]
Primi costruttori - altri: i primi furono i primi angeli-figli creati, i sette
rappresentanti delle sette essenziali Caratteristiche di Dio, detti anche
arcangeli (cherubini) insieme alle loro compagne (serafini), più Sadhana a cui
nello Spazio e Tempo originario dei primi sei Giorni della Creazione fu
lasciata la libertà di creare. – ‘Altri’: in un tempo successivo, i loro figli
e i figli dei figli, che poterono operare con la forza di Dio. (vedi l’opera “Eternità-ur in Spazio e Tempo”)
[ndr]
[2] L’Anno-Atto-ur: – è
un rappresentativo Anno della Divinità, nel quale Egli opera proponendosi un
fine e portandolo a termine. Quindi questo citato potrebbe essere considerato
il ‘terzo’ dell’evoluzione delle Sue caratteristiche in cui è avvenuta la
creazione dei rappresentativi sette Giorni della Creazione attuali, in cui
siamo ancora al sesto, quello della caduta, nel cui giorno, prima della sua
fine che sarà all’alba del settimo Giorno in cui Dio si riposerà come Padre,
tutti i caduti dovranno ritornare come spiriti redenti-espiati al Regno. (vedi
l’intera opera “Eternità-ur in Spazio e Tempo”)
[3]
Una spiegazione particolareggiata viene data in “Eternità-ur”
cap.6,313-314.
[4]
Alla Trinità: –come se Dio si riferisse nella richiesta, al ‘Figlio’ e allo
‘Spirito santo’.
[5]
Anche qui rimandiamo il lettore alla grande Opera già nominata “Eternità in
spazio e tempo”, nella quale viene fornita una grande panoramica sui sette
Giorni della Creazione da parte della Divinità-UR ai primi spiriti creati.
[6] Doppi: – perché
tutti gli spiriti creati all’inizio, ad eccezione di Sadhana, erano maschili e
femminili, quindi sette coppie iniziali: Uraniel-Urea
/ Michael-Elya / Zuriel-Helia
/ Muriel-Pargoa / Alaniel-Madenia
/ Raphael-Agralea / Gabriel-Pura-
[7] Dopo
Sadhana: – nel sesto Giorno della Creazione, come viene riportato nell’Opera “Eternità-ur”, furono creati da Dio per loro, tre coppie di
‘nuovi figli’ per ogni coppia dei primi arcangeli, e una coppia per Sadhana (“Eternità-ur” cap.6,13). Successivamente Sadhana in modo
autonomo cominciò a creare figli, i cui primi due (“Eternità-ur”
cap.6,16) – maschio e femmina – che però seguirono Dio-UR, saranno citati più
avanti (cap.9,17).
[8]
Da ricordare i grandi incarnati con il loro cammino di vita che ha segnato la
storia sulla Terra. Ad es.: Uraniel-Mosè,
Michael-Elia, Zuriel-Isaia, Muriel-Abramo, Alaniel-Giobbe, Raphael-Enoch, Gabriel-Zuriel, Perutam-Giosuè, e
altri come Zaccaria, Daniele, Debora, Samuele, Ruth, ecc.
[9] La terza
Entità: – Delle quattro essenzialità-entità della FDivinità,
esse sono: 1° il Creatore, quale fuoco eterno; 2° il Sacerdote, quale acqua; 3° Dio, quale terra; 4° l’aria,
quale Padre. (vedi in “Eternità-ur” cap.
4,67-103)
[10] Dall’opera
“Eternità-ur” viene spiegato che lentità-essenzialità
di Dio sono quattro: Creatore-Sacerdote-Dio-Padre;
mentre le Sue Caratteristiche dominanti sono: Ordine-Volontà-Sapienza-Serietà-Pazienza-Amore-Misericordia.
Quindi, nel tempo della manifestazione della terza essenzialità, DIO, nel sesto
Giorno della Creazione, dell’Amore, in cui la Pazienza avrebbe dovuto operare
insieme nell’attesa della redenzione dopo l’eventuale ‘caduta’, i figli creati
avrebbero sostenuto la ‘prova della libertà’.
[11]
Terzo tempo di Grazia: – una fase dello sviluppo del tempo nel 6° Giorno della
Creazione in cui, dopo l’allontanamento volontario di Sadhana sempre più
ottenebrata e diventato Lucifero essendosi posto nella condizione di credersi
la stessa Divinità, sulla Terra dove avrebbe dovuto incarnarsi l’Entità-Dio,
sapendolo dall’origine, persiste nell’antagonismo, sperando che con la
disubbidienza dei primi uomini venuti dal Cielo, avrebbe potuto minare la
futura incarnazione della Divinità.
[12] Uomini del
mondo: – sono i pre-adamitici che esistevano sulla Terra all’epoca del Giardino
dell’Eden in cui fu posta la prima coppia dal Cielo. Esseri esistenti e presso
i quali si recherà Caino con la sua famiglia dopo essere stato segnato perché
fosse riconosciuto e non più ucciso, con i quali costruirà la prima città Hanoc.
[13] Gli
aiutanti: – sono i non caduti, i figli fedeli, che nel loro servire accettano
l’incarnazione terrena poer il loro cammino di
co-aiuto.
[14] I suoi: – è
evidente che anche dalla parte dell’oppositore, poi diventato inferno con quel
terzo degli angeli che lo seguirono, anch’essi possono incarnarsi, quindi agire
non solo sul piano animico, ma anche direttamente
sulla Terra in modo diretto-materiale. A ciò vengono considerati quattro
categorie fondamentali di incarnati: I piccoli e i grandi dalla luce, e i
piccoli e i grandi dalle tenebre. (vedi “Karmata” vers.25)
[15] Il servizio
nella notte: – nello spirituale è sott’inteso che non esiste notte, perciò c’è
un’eterna attività. E tuttavia, poiché comunque il tempo ha delle fasi, con ‘notte’
viene inteso non solo il riposare dall’opera compiuta ‘nel Giorno’, ma il
pensare alla preparazione di ciò che si dovrà compiere nella successiva opera.
[16] Baluardo: –
fortificazione composta da terrapieni e strutture di sostegno, quale mezzo di
valida difesa, roccaforte.
[17] Sul quarto Giorno della Creazione nel quale
Ur ha già scritto il Suo Testamento alla presenza della figlia della Creazione,
Sadhana, e dei sette più sette principi della Luce, cherubini e serafini, è da
leggere nell’Opera “Eternità-Ur in Spazio e Tempo”. A quel tempo, Sadhana è
ancora l’amabile prima figlia di Dio, la pura figlia obbediente. (vedi “Il
Testamento di Dio con la Creazione”, Opera
Ur, cap.6,245).
[18]
Orytam ed Hagar sono i nomi
spirituali dei primi due figli creati autonomamente da Sadhana, i quali però
non seguirono la madre e rappresentarono due dei più importanti ‘figli di Dio’
tramite i quali il genere umano fino ad oggi vive sulla Terra. (vedi “Eternità-ur”
cap.6,17)
[19]
Cifr: «Era l’ora terza quando lo crocifissero, ..»
[20]
Lamech e il suo regno nella prima città Hanoch. Si rimanda il ricercatore all’Opera “Il
governo della Famiglia di Dio” dettato
a Jakob Lorber nel 1840-1844 quale rivelazione degli
eventi mosaici da Adamo al grande diluvio.
[21]
Vedi l’opera di A. Wolf “Il patriarca”.
[22]
Mene, mene, tekel U-pharsin:
– Una scritta su un muro alla corte del re Bel-Sazar
fatta in modo soprannaturale da una mano invisibile per imporgli un limite.
(vedi Daniele 5,25 – “Babilonia tu grande” cap. 12)
[24] Per guerra
dei trenta anni s’intende una serie di conflitti armati che dilaniarono
l’Europa centrale tra il 1618 e il 1648. Fu una delle guerre più lunghe e
distruttive della storia, iniziata tra gli stati protestanti e quelli
cattolici, poi estesa a quasi tutte le nazioni europee.