– Rivelazione –

(Dettato ad Anita Wolf nel’aprile 1953)

tratto dalla raccolta

“Dieci piccoli mattoni”

 

Non puoi vedere il mio volto, perché l’uomo non può vedermi e vivere!” [Esodo 33,20] – Se così fosse, come potrebbe sussistere la veridicità che il Padre ha invece creato per Amore e vorrebbe vivere con i propri figli? Una serie di postulati vengono presentati per dimostrare tramite le S.Scritture l’insussistenza dell’affermazione letterale. All’inizio del dettato una supposizione capitale: la ‘caduta’ poteva essere ascritta ad una debolezza insita nella Divinità? – Inoltre, dal tempo di Adamo, si rendeva Egli visibile?

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Visibilità ed invisibilità di Dio

 

«… e videro il Dio di Israele»

[Es. 24,10]

 

Titolo originale: Sichtbarkeit und Unsichtbarkeit Gottes“

Traduzione a cura di Ingrid Wunderlich

Revisione testo a cura di: Amici della nuova Luce

 

Edito dal circolo degli amici di Anita Wolf - C/o Jurgen Herrmann

Hohenfriedberger Strasse, 52 - 70499 Stuttgart

Email:     bestellung@anita-wolf.de.

Sito:           http://www.anita-wolf.de 

 

 

 

Commento all’Opera

 

1. Riconoscere correttamente la visione di Dio fino alla Sua propria discesa sulla Terra, è irrisolvibile se lo spirito non ha la sua sede sovrana della voce nel cuore (la Parola interiore).

2. La facoltà trascendentale di uno spirito non-generato è universale, nonostante la limitazione creativa, perché è proceduto dallo Spirito primordiale e, da Lui, possiede solo una semplice proporzionale capacità; oltre a ciò, grazie a questa capacità, riporta l’anima allo Spirito originario, indipendentemente dalla forma esistenziale alla quale l’essere umano è legato.

3. Che lo spirito subordinato era, è e rimane una Parte originaria, deve condurre alla rivelazione che una parte dello spirito vede l’altra e, senza la vita, non possiederebbe nessuno scopo elevato. Anche qui vale la Legge dell’Ordine: «Il simile attrae il simile». Innanzitutto deve essere considerato il tempo-prima-di-Cristo, se a quel tempo c’era una visione di Dio.

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4. Prima della caduta di Lucifero, esisteva una sola Creazione spirituale. Quale motivo avrebbe avuto Dio, in quel tempo, di nascondersi davanti alle Sue creature-figli? Tutti gli spiriti parziali formati in una forma di esistenza personale vivevano con il loro Creatore in una mobilità autonoma e libera.

5. Per ciò che riguarda quegli spiriti puri, il fattore educativo non sarebbe stato necessario, anche se l’educazione gioca un ruolo da non sottovalutare, tuttavia non dev’essere messa in evidenza, dato che l’educazione diventò un ‘fattore di forza’ solo dopo la caduta, mentre nello spazio di tempo della loro vita ancora pura – prima della caduta – solamente lo sviluppo delle parti dello spirito vissute al di fuori di Dio-Ur (ur = originario-primordiale) valeva come santa manifestazione della Volontà della Divinità.

6. Percorrere da sé una parte della propria essenza spirituale – prima del ‘in principio’ e ‘…nel principio’[1] in cui esisteva solo lo Spirito primordiale – la parte staccata non avrebbe mai potuto volersi guidare ‘educativamente’ da se stessa. Questo esigeva il presupposto che le creature spirituali avevano bisogno di educazione, per il cui motivo erano poi da separare dall’unico Spirito primordiale.

7. In seguito a ciò, avrebbe dovuto seguire la logica, che gli spiriti di Dio, come una parte separata minore, avrebbero dovuto stare sotto il perfetto Dio-Ur. Per questo motivo, adottare lo scopo della divisione, avrebbe comportato un ripetuto richiamo. Ma se fosse stato effettivamente così, allora ci sarebbero stati problemi che avrebbero sconvolto tutti i sistemi di fede in sé, facendole addirittura crollare. Fin qui, sulla questione fondamentale importante (visibilità o invisibilità), sia ancora menzionato questo punto:

8. se Dio, la cui più alta rivelazione per gli uomini è stata Cristo, (quindi come) uno ‘Spirito duale’, il più Alto, avrebbe potuto staccare da Sé quello più Basso, pur comunque, essendo prima della scissione le due parti una singola Entità – bensì differenziata: Luce e buio – nella Divinità stessa? In tal modo, la Sua perfezione originaria, la Sua ‘Luce nella Luce’, si sarebbe messa in dubbio.

9. Alla parte oscura allontanata non poteva essere data liberamente nessuna vita da Dio. Così, il motivo dell’educazione sarebbe stato certamente giustificato, ma lo sviluppo derivato dalla separazione non avrebbe dovuto comportare nessuna colpa, dato che gli esseri viventi proceduti dalla divisione dello Spirito di Dio sarebbero stati del tutto – o comunque, prevalentemente – attaccati alla parte oscura, e non avrebbero potuto avere nessun altro impulso di vita che quello dell’abbassarsi.

10. Dichiararli ‘colpevoli’ per questo, senza darsi da se stessi né ‘luce’ né ‘oscurità’, bandirli lontani da Dio in un eventuale fallimento dell’educazione (la successiva caduta di Sadhana), e inoltre, volerli purificare attraverso innumerevoli sofferenze legate alla lontananza da Dio, avrebbe comportato l’amara conoscenza della negazione della Bontà di Dio, come se lo Spirito primordiale portasse in Sé una luminosità apparente, che piuttosto, avesse funzioni basse, inoltre, un’ingiustizia imperdonabile.

11. Dove resterebbe il perfetto Spirito? Si dovrebbe parlare di due parti di Potere che avrebbero dovuto darsi reciprocamente il cambio. Allora ogni spinta al perfezionamento sarebbe stata un miraggio; specialmente la via terrena della Grazia sarebbe stata priva di ogni valore.

12. Questo avrebbe avuto un effetto ancora più sfavorevole su Cristo. Infatti, se la Parte redentiva di Dio avesse voluto risollevare a Sé la Parte oscura separata, tramite il (futuro) Golgota, allora questo Sacrificio sarebbe stato poi da considerare solo come pareggio di ambo le Parti dello Spirito di Dio per Se stesso. In tal modo sarebbe andata perduta anche l’etica di una religione cristiana. – Questo, qui anticipato, è sufficiente, ma si offra un punto conclusivo, per affrontare la domanda fondamentale:

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13. Nelle alte espressioni della vita, non si tratta di sostituire le spinte di forza chiamate ‘natura’, escludendo il Creatore’. Soprattutto i miracoli della natura testimoniano lo sviluppo insito in tutte le cose, essendo condotte visibilmente ed invisibilmente da un impulso di volontà che deve valere come ‘pensante’ e non come ‘casuale’.

14. Presentare questo impulso come una forza impersonale è persino uno schiaffo all’uomo che, come essere vivente creato, è certamente da se stesso un prodigio, tra l’incommensurabile pienezza portentosa del macro e del microcosmo, il quale – dotato di volontà cosciente – vive la sua vita da sé.

15. Se però l’uomo ha già una volontà cosciente, ovviamente manifesta solo nello stato di veglia, quanto più la Forza creativa centrale e centralizzante deve appartenere ad una ‘Persona’, riconosciuta gradualmente dai saggi del mondo, indipendentemente dal fatto che all’inizio della Creazione, si stavano di fronte, ‘Spirito’ e ‘spirito’.

«Dio è Spirito e coloro che lo adorano, devono adorarLo nello spirito e nella verità»

                                                                             [Giov. 4,24]

«E tutti gli angeli di Dio Lo devono adorare»

                                                                                     [Ebrei 1,6]

16. La Bibbia pone la Parola come pietra angolare della dottrina cristiana. Ulteriori conoscenze da rivelazioni diramate da questa, anche se superano la Bibbia, non sono altro che la rivelazione dei misteri nascosti della Sacra Scrittura.

17. Da questa "Scrittura" è chiaro attingere se Cristo era a ‘immagine di DIO’, se e come collocare uno sguardo al regno della luce, alla materia, agli uomini, e quale fede procuri poi maggiore felicità, possedendo nel "dono di Dio" la Sua esclusiva ripercussione.

18. Il Regno prima della caduta è accertato biblicamente nei Giorni della Creazione [Gen. 1]. Allo stesso tempo sono inclusi gli uomini risvegliati ‘secondo la Sua…’ cioè contemplabile  ‘…immagine”, [Gen. 1,27][2], altrimenti l’immagine dell’uomo sarebbe falsa, impersonale rispetto a un Dio invisibile. Questi esseri viventi (figli della Luce, nella personificazione separata positiva e negativa, maschile e femminile) non sono identici con gli uomini Adamo ed Eva, che sono venuti nel mondo l’una dopo l’altro [Gen. 2,7-22][3].

19. Dio si è lasciato co-aiutare da coloro che ‘in Principio’ erano stati generati da Lui, secondo la Parola: ‘…facciamo gli uomini’. Lo potevano fare, se l’Immagine di base non fosse stata visibile? Un’Immagine occasionale posta in essi, non lo sarebbe stata, perché gli spiriti non sono più spirituali interiormente, che esteriormente. La loro visione interiore, che inoltre sarebbe stata una ‘contemplazione della Persona-Dio’, in seguito alla loro purezza doveva rivelarsi (anche) esteriormente.

20. La Bibbia conferma la visibilità di Dio, quella contemplazione che presupponeva una fraternizzazione in cui lo spirito parziale poteva ottenere l’esito di una specie di contemplazione. Quanto più alto si eleva il collegamento desiderato, più chiaramente gli è visibile Dio. La perfezione di UR come tale, non è tuttavia visibile, poiché in Essa dimora la Forza e la Potenza dominatrice che rimane invisibile.

21. Nondimeno, tale contemplazione porta a una tale beatitudine, da colmare completamente i ‘vasi’, fino all’orlo. Allora non si tratta di dimostrare fino a che punto Dio ‘sia’ visibile, bensì ‘se’ la possibilità esisteva già prima di Cristo.

22. Il ‘facciamo l’uomo…’ abbraccia inimmaginabili spanne di spazio e tempo. È indicativa la divisione eseguita da Se stesso tramite l’alto Atto dell’Opera, dimostra che gli spiriti proceduti dalla divisione, possedevano il Principio originario, anche se solo come un granellino rispetto a UR. Sotto questo aspetto avevano la contemplazione, ogni volta equiparata al loro proprio progresso.

23. La prima creazione dell’uomo è diversa dalla seconda nel 2° capitolo della Genesi. Con il 1° capitolo terminarono i sette Giorni per il Regno, da allora segue la materia, poiché, se secondo il capitolo 1,1 fu posta la semenza per la vegetazione ed ‘è germogliata’ (Gen. 1,11), secondo il cap. 2,5 non può significare che ‘nessun cespuglio era ancora germogliato perché non era ancora piovuto’. Solo dopo la conclusione dei sette Giorni del Regno comincia la materia, nella cui sequenza la coppia di uomini terreni viene creata in successione, e non contemporaneamente come nel cap. 1,27.

24. L’ipotesi che il capitolo 2 sia una più ampia rappresentazione del primo: esso ha una profondità di ruscello, e non di fiume! La storia della Creazione è un enorme dramma, non lascia spazio e ripetizioni narrative! La Bibbia, che rivela il celeste e il materiale, a volte mostra certe impurità. Questo, tanto più, dato che il Cosmo materiale è praticamente solo uno specchio di ciò che è stato conferito al regno della luce.

25. La contemplazione dei primi creati era nell’espressione personale. Se questo fosse negato, allora varrebbe da domanda: “Quale padre alla nascita dei figli va al piano superiore della casa e parla loro attraverso le fessure su cosa devono fare e non fare?”. Se questi sentissero solo la voce, allora mancherebbe il rapporto padre-figlio. Il loro ‘diventare colpevoli’ sarebbe colpa di Dio! Al contrario, Dio dice che Egli non solo è un Dio ‘vicino’, ma anche un Dio ‘lontano’ [Geremia 23,23][4]. Dunque, la Sua verità è al contrario! Egli è sì ‘vicino’, ma può anche essere ‘lontano’.

26. Con la benedizione donata ai primi nati egli si è avvicinato come eterno-vero Sacerdote. La vicinanza personale in un modo adeguato alle creature-figli rimane, persino nonostante la caduta di Sadhana, molto velata in Mosè.

27. Nonostante ciò, e nonostante l’atto di disobbedienza di Adamo-Eva, il Signore non si è velato; perché ‘Adamo si nascose con Eva dinanzi al volto del Signore’ [Gen. 3,8]. Ciò non sarebbe stato necessario, se non avessero visto Dio, prima. Ah, no! – «…si nascosero davanti al Volto di Dio!» …cioè: dalla contemplazione! – essi «…non osarono andare sotto i Suoi occhi»!

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28. Dio parla con Caino in un primo tempo in modo invisibile dopo il terribile atto di vendetta, poiché «…la voce del sangue di tuo fratello grida a Me dalla Terra» [Gen. 4,10]. Una cosa è certa: la visibilità personale di Dio è andata perduta e va perduta al mondo un po’ alla volta.

29. Ma ora: «si nascose davanti al volto del Signore» [Gen. 4,14]. Nonostante ciò, Dio stesso fa un segno di protezione su Caino [Gen. 4,15]. Solo dopo, il fratricida va «oltre dall’Eden verso Nod» – dallo spirito, alla materia, e perde la contemplazione del Signore [Gen. 4,1-16][5]. In tal modo andò perduto il collegamento interiore, la voce. La razza umana è, per questo – purtroppo – la vera amara testimonianza.

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30. Tuttavia Dio non si è nascosto davanti a tutti gli uomini. Un uomo di nome Enoch vive così compiacente a Dio, che diventa un’intera testimonianza di un collegamento interiore ed esteriore. Solo la sua età è storia! 365 anni, come ne ha di giorni un anno terreno. Lui raggiunge la perfezione. La ‘rimozione attraverso Dio stesso’[6] non potrebbe essere così rilevata, se Enoch non frequentasse confidenzialmente con Dio [Gen. 5,21-24][7].

31. Dio porta via Enoch. Dove? Là da dove era proceduto: dal Regno! ‘Ma dato che non siete del mondo’ [Giov. 15,19][8]. Dio ha dissolto il corpo di Enoch, ‘l’angelo incarnato’ sale in Alto[9]. Se costui poteva vedere Dio nel mondo, anche se come uomo era comunque sottoposto al peccato, quanto più nel Regno dov’è data la piena contemplazione di Dio.

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32. Noè costruisce l’arca che Dio stesso chiude. Questo dovette svolgersi nel modo in modo così naturale, come i flutti sono stati un avvenimento naturale. Chi dimostra che Noè non vide Dio? Lui era così gradito al Signore, che Egli pose al di sopra di lui ‘l’Arco del Suo Patto e della Sua Grazia’, che l’umanità vede ancora (l’arcobaleno) come lo vide Noè, anche se molto di rado, la cui contemplazione diventa lentamente sempre meno evidente [Genesi cap. 7-9].

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33. Il significativo Abramo[10] ‘Non del mondo’, sta in intima unione con Dio. Inizialmente è Abraham, il benedetto, che deve diventare un mediatore di benedizione. Ma già a lui, ad Abraham ‘Dio compare nella costruzione dell’altare’ [Gen. 12,7: «E l’Eterno apparve ad Abramo e disse: “Io darò questo paese alla tua progenie”»].

34. Melchisedec, Re di Salem, l’Entità sacerdotale di UR, come dopo Gesù è il «Sommo Sacerdote secondo l’Ordine di Melchisedec, l’unico eterno Sacerdote» [Gen. 14,18][11]. Si copre meno a causa di Abraham, che più per coloro che Lo contemplano nella ‘veste del mondo’, e parla di Sé come Gesù, del Padre che dimora in Lui. Abram dà al Dio riconosciuto in Melchisedec la decima, qui già nel servizio dei dieci Comandamenti. Solo Dio può dare ‘pane e vino’ come simbolo di un Sacrificio.

35. ‘Le parole date ad Abram nella visione’, …il sentire e il vedere [Gen. 15,1][12], il contemplare (Dio) è importante quando Egli fa di lui l’Abraham. L’uomo sommamente benedetto si china profondamente davanti all’apparizione. «E Dio ascese, dopo che ebbe finito di parlare» [Gen.17,22]. Questo sarebbe inutile, se Dio avesse solo parlato. Anche Sarai, che divenne Sara, ha la sua piena giusta parte nella contemplazione di Dio.

36. Nell’episodio di Sodoma ‘Abraham rimane fermo davanti al Signore e Gli si avvicina [Gen.18, 22-23][13]. La descrizione sarebbe falsa se esistesse solo un ascoltare. Una ‘contemplazione interiore’, per di più quella spirituale, dovrebbe essere sottolineata oltre ogni critica, nei confronti di una contemplazione solo fisica.

37. ‘Dio passò davanti ai tre uomini, quando ebbe finito di parlare con Abraham’ [Gen.18,2 / 33][14]; i due angeli andarono verso Sodoma [19,1]. Una tale distinzione non può essre coperta, soprattutto perché talvolta si dice «l’angelo del Signore» [16, 10]. «Ecco che gli comparve il Signore», come una visione; oppure: «ecco che Dio parlò». In genere Lo si ascolta, se con l’espressione non è data nessuna annotazione più precisa con un successivo fenomeno visivo.

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38. La lotta di Giacobbe «con l’uomo fino all’aurora» [Gen. 32, 23-32][15] è una perla di tutte le apparizioni di Dio presso gli uomini. Nessun angelo su Suo incarico, ovvero, …Dio stesso fa di Giacobbe un ‘Israele’. Che non operi nessun angelo lo dimostra il versetto 32 e 33[16]. Giacobbe, su richiesta, dice il suo nome; ma quando chiede all’uomo il suo nome, sta scritto: «Perché tu chiedi come Io Mi chiamo?»

39. Giacobbe lo sapeva; esigeva solo una conferma. Attraverso la Benedizione dalla visione chiama il luogo Peniel: = «Ho veduto Dio dal Volto, e la mia anima è guarita!» Interpretare una tale testimonianza, diversamente di quanto è data, significa peccare contro lo Spirito di Dio.

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40. Mosè sente prima una Voce: «…e sono apparso ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe come l’onnipotente Iddio» [Es. 6,3]. Ma presto: «Io stesso voglio stare dinanzi a te su una roccia all’Horeb» [Es. 17,6], là dove Mosè doveva far sorgere l’acqua per salvare il popolo che stava morendo di sete. Là dove stava il Signore, Mosè batte sulla roccia. Quindi lui Lo ha visto proprio là.

41. Mosè sale in alto, il popolo non può passare attraverso il recinto intorno all’Horeb. Sarebbe stato superfluo se Dio avesse voluto solo parlare. Egli non avrebbe avuto bisogno di salire sul monte per questo scopo, meno ancora il salire e scendere continuamente. Invece, ‘la vista di Dio, sul monte’, mentre la ‘voce del suo Signore’ solo in basso presso il popolo [Es. dal cap. 19].

42. Che a volte Mosè non possa entrare nel Tabernacolo del Patto, quando la ‘Magnificenza del Signore colma la dimora’ [Es. 40,34], è facilmente da comprendere, perché non avrebbe potuto sopportare proprio tutta la Gloria. Ogni contemplazione di Dio viene adeguata alla maturità di un veggente. Il comandamento di non farsi nessuna immagine di Dio, non conferma l’incontemplabile. Israele non doveva cadere alla sovente immaginazione primitiva di altri popoli, su Dio e sul culto.

43. Dio proibisce la forma fatta (vitello d’oro), perché imparerebbero falsamente di Lui. L’orrenda idolatria che Israele compie, dopo, è la dimostrazione inequivocabile che un’idea del Signore, che può aver luogo nella realtà oppure anche nel sonnambulismo, non è mai da sostituire con delle immagini.

44. Ma ‘il grande’ (Mosè) si attiva verso l’alto per avvicinarsi di più a Dio. E’ rilevante: «e parlò con lui dal Tabernacolo» [Lev. 1,1] – la Voce esce dall’interno all’esterno; mentre ancora più avanti: «…e il Signore parlò con Mosè nel deserto, nel Tabernacolo» [Numeri 1,1]. Non si sottolinea se Mosè vide il Signore nel Tabernacolo; ma è comunque certo, perché altrimenti le differenti relazioni sarebbero superflue, soprattutto dall’ascolto; si legge solo: «E il Signore parlò con Mosè e disse…»

45. E’ ancora da considerare, dato che Dio parlò nuovamente nel Tabernacolo, mentre in seguito, i settanta anziani videro davanti al Tabernacolo solo la Nuvola, e Dio parla a loro… ‘dello spirito di Mosè’. Il miglior esempio di una contemplazione il Signore l’annuncia ad Aaronne e Miriam, quando entrambi testimoniano contro Mosè [Numeri 12,1].

46. A loro, Egli dice dalla nuvola sulla porta del Tabernacolo, se ci fosse stato un profeta oltre a Mosè, che Egli avrebbe voluto mostrarSi a lui in visione oppure avrebbe parlato con lui nel sogno; ma dato che non c’è nessuno, perciò: «Ma non come il Mio servo Mosè, che è fedele in tutta la Mia Casa. Io parlo con lui verbalmente», ed egli vide il Signore nella Sua Figura, non attraverso oscure parole o parabole [Num. 12,4-8][17]. Non esiste maggior testimonianza che quella che dà Dio stesso.

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47. Giosuè è nello stesso collegamento con Dio come il suo grande predecessore. A lui viene promesso che Dio vuol essere con lui, «come con Mosè». La visibilità di Dio, nonostante la caduta di Israele che si diffonde largamente in modo grave, non viene tolta dai pochi eletti; anzi viene affermata più saldamente, e adempiuta [Giosuè cap. 1][18].

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48. «Quando la Parola del Signore era cara» [1° Sam 3,1], allora Dio chiamò tre volte nel sonno il fanciullo Samuele ; alla quarta volta «venne il Signore e si appressò a lui». Gli angeli di Dio vengono come messaggeri, non come Dio. «E il Signore apparve d’ora in poi in Silo; perché a Samuele il Signore si è rivelato presso Silo attraverso la Parola del Signore’ [1° Sam. 3,21].

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49. «Tanto vero è il Signore, il Dio d’Israele vivente…» (…in me) [1° Re 17,1] Un’inaudita testimonianza del Tisbita. Egli è Elia, che frequenta confidenzialmente con Dio, che riempie la dispensa e la brocca della donna di Sarepta [1° Re 17,16], risveglia il figlio dalla morte, chiude il Cielo per tre anni e mezzo, porta il Giudizio di Dio sul Carmel, che farà frusciare di nuovo la pioggia nel giorno nell’ora del Signore [1° Re cap. 18].

50. Un angelo lo nutre nel deserto, egli cammina quaranta giorni e notti fino al monte Horeb. Là parla con Dio di tutto ciò che ha fatto. Là egli può presentarsi dinanzi al Signore [1° Re cap. 19]. Non Lo vede come Potenza, Forza e Vigore nella tempesta, nel terremoto o nel fuoco, ma egli Lo vede nel soave fruscio: nel ‘modo coperto del Padre’, come lo può sopportare un uomo.

51. Umilmente, per autentico timore, copre il suo capo. Ma come a Enoch, non muore; egli ascende al Cielo in un carro di fuoco [2° Re cap. 2]. Uno spirito puro ritorna nel Regno. Lui, come tutti i suoi eletti predecessori, ha potuto vedere Dio sulla Terra, realmente, o come sonnambulo, da sveglio o sognando, allora, ancora con più ragione, dopo aver deposto il corpo, che non permette a molti uomini una contemplazione di Dio per Grazia[19] 

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52. «Ma avvenne un giorno, che i figli di Dio vennero e si presentarono dinanzi al Signore, anche Satana venne tra loro». Che i figli indicati qui non sono uomini, è del tutto sicuro. Già la Domanda di Dio, da dove venisse lui, Satana, e la sua risposta: «Sono passato attraverso il paese…», ne è la conferma [Giobbe cap. 1 e 2].

53. Possa essere lasciato lì se Satana vide oppure no! Per lui vale questo: i suoi occhi ‘fissano’, proprio come non vide alcuna Divinità in Gesù. [Matt. 4,3 e 4,6]. I figli di Dio (nella Luce) stanno dinanzi al Signore. Questo sarebbe inutile se non Lo potevano vedere. Loro sono contemporaneamente una buona barriera per Satana che avrebbe tollerato male la diretta vicinanza di Dio[20].

54. Giobbe, il portatore della Pazienza, passa attraverso il suo tempo di sofferenza all’inizio senza contemplazione. Dio risponde ai suoi amici che lo accusano. Due imponenti discorsi illuminano immediatamente la Maestosità di Dio [Giobbe cap. 38 e 42]. Giobbe trema dinanzi a ‘Dio nel tempo’, e chiama le sue domande umane giustificate ‘un grande peccato’. Egli non accusa gli amici. Qui vale come per Giacobbe anche la Parola: ‘Oh, non ti lascio prima che TU non m’abbia benedetto!’ (Gen. 32,28)

55. E la ricompensa? ‘Avevo sentito di Te con le orecchie; ma ora il mio occhio TI ha veduto’ [Giobbe 42,5]! Né immagine, né sogno! Egli vede il Signore che gli restituisce doppiamente ciò che ha perduto per colpa di Satana [Gb. 42,10]. Qui sono da riconoscere due cose sacre: Dio mostra che Giobbe resiste, perché accoppia la Pazienza e l’umiltà; e a Satana viene dimostrato che non ha potuto spezzare la fedeltà di Giobbe e che la Luce conserva la vittoria[21].

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56. I profeti che portano la conclusione della dimostrazione biblica di una visione della Persona-Dio davanti a Cristo, nonostante l’abbondanza, sono da cogliere solo casi singoli. Nella prima ricerca si constata facilmente quando qualcuno ‘sente’ e ‘vede’ il Signore, oppure quando ‘gli pervenne solo la Parola del Signore’.

57. «Questa è la visione di Isaia» [Isaia 1,1]. Inizialmente una visione del futuro, ma cresce fino alla visibilità del Signore. Isaia sta così direttamente in collegamento con il Padre, perché ciò lo richiede il suo compito come ‘profeta d’insegnante e di visione’, che sempre più avrà un profondo rapporto nella santa contemplazione di Dio, con cui verrà a contatto con ‘tutta la Magnificenza del Cielo’[22].

58. «Nell’anno della morte del re Uzzia, io vidi il Signore assiso sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo manto riempivano il tempio» [Isaia 6,1]. Lo vide nel sonnambulismo, perché il Creato è da contemplare solo spiritualmente. Queste sono delle Faccende del Regno, che quindi vengono anche rivelate solo secondo il Regno. Ma per Isaia, a ciò si allaccia anche la contemplazione ordinaria.

59. Il profeta è talmente sopraffatto, che viene portato all’esclamazione di dolore per se stesso [Isaia 6, 5][23]; perché, «…i miei occhi han veduto il Re, il Signore Zebaot!». È così svelato, che colpisce coscientemente il grande. Dalla consapevolezza sale la prontezza umana dallo spirito: «Eccomi, manda me!» [Isaia 6,8]!

60. Questa prontezza non ha bisogno di nessun mediatore (angelo) tra Dio e il profeta. Il collegamento è così forte, che è difficile distinguere quando Dio parla attraverso il Suo servo; quando trasmette direttamente questa Parola e l’immagine; quando parla il Suo spirito, oppure, unicamente l’uomo che non è molto lontano dalla sorgente di Dio. Alla fine, nelle Luci che seguono sulle nuove Rivelazioni, vi sarà ancora da cogliere altro dal ‘tempo antico’, qui in particolare da Isaia (Isa-i).

61. La Parola: «Io non ho parlato nel nascondimento, nel luogo oscuro della Terra; non ho detto inutilmente al seme di Giacobbe: CercateMi…’» (…in quell’orrida regione [Isaia 45,19]. E’ degno di Dio di raccomandare una ricerca, per poi parlare dal nascondimento? «Non puoi vedere il Mio volto, perché un uomo non Mi può vedere e vivere» [Es. 33,20], questo si chiarirà alla fine.

 

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62. Geremia quasi difficilmente può riferire la sua visione; ma «Dio stese la Mano e toccò la mia bocca’ [Ger. 1,9]. Da giovane combattente si trova nella lotta della Luce contro la tenebra. Egli porta dinanzi a Dio l’apostasia del popolo nel suo cantico lamentoso come un suo proprio peso. Lui piange per Gerusalemme; si accascia per la colpa della Giudea; supplica il perdono per i poveri.

63. Dio non vuole salvare Israele, «…nemmeno se Mosè e Samuele stessero dinanzi a Me…’ [Ger. 15, 1]; viene soffiato via per propria colpa. Ma la supplica di Geremia è così insistente, che trova ‘un resto’ di Misericordia. E’ un alto cantico della compassione e del co-soffrire.

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64. Ezechiele è come Daniele e Zaccaria, un profeta di visioni, ma rimane anche un predicatore come Isaia. Nelle sue visioni si deve occupare con l’Entità originaria; «i quattro animali somigliano a uomini con le ali, le quattro ruote, carboni», sono un mistero della Luce di grande Magnificenza. Viene sempre interpellato: ‘tu figlio d’uomo’, …figlio del Cielo mandato agli uomini.

65. Il Cielo aperto somiglia ad un Trono di zaffiri, sul quale siede UNO [Ez. cap. 1]. Cielo = l’Eterno; Trono = Dominio; zaffiro = Principio di Creatore. Egli vede quest’Uno nella continua sequenza del profetare. Rimane visibile al figlio d’uomo, benché nei fenomeni in sé mutevoli. Egli vede il Trono di zaffiro ancora in modo ampliato «…sul capo dei cherubini» [Ez. 10,1].

66. Lo porta via un vento e «…la Mano del Signore mi teneva» [Ez. 3,14]. Come tutti i grandi non si considera degno della Grazia. E nonostante ciò la visione meravigliosa: «Ecco, vi stava la Magnificenza del Signore» [Ez. 3,23]. E ancora: «Lo vidi lungo il suo fianco come fuoco; ma al di sopra dei suoi fianchi era chiaro come luce» [Ez. 8, 2]. Egli rileva questa visione come «divina» [Ez. 8,3], mentre gli è ‘disagevole’ la successiva immagine sul popolo degenerato [Ez. 9,8].

67. A volte sente soltanto, quando «cade su di lui lo Spirito del Signore» [Ez. 11, 5], oppure lo guida la «Mano del Signore». La contemplazione si manifesta sempre di più, soprattutto dove dice: «E mi ha guidato attraverso», come anche nel cap. 40, che viene guidato personalmente da Dio, «attraverso le visioni divine» [Ez. 40,2]. Attraverso la Guida del Signore segue l’ulteriore guida del ‘Ferreo’: l’angelo della corda per misurare.

68. Di nuovo, il vento del Signore (l’ATMA di Dio) lo conduce nel cortile interiore, nel celeste, dove menziona quattro volte «la Magnificenza del Signore» [Ez. 43,2-5][24]. Sente la voce già dalla casa, e «un Uomo sta accanto a me» [Ez. 43,6]. Costui non avrebbe potuto ben dire: «Questo è il luogo del Mio Trono e il luogo dello sgabello dei miei piedi, in cui voglio dimorare eternamente tra i figli d’Israele» [Ez. 43, 7], se non fosse stato il Signore stesso.

69. Con Israele non è inteso quello terreno, poiché non sarebbe risultato «…eterno è il dimorare di Dio fra loro», per il mondo non risulterà mai. Israele, secondo il «…seme come stelle nel Cielo e come la sabbia al mare» [Genesi 22,17], sono due differenti concetti. La scarsa sabbia non si lascia per nulla confrontare con le preziose (innumerevoli) stelle.

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70. Daniele, un veggente senza predica, riceve una visione sigillata, ma che in se stessa è un insegnamento di salvezza. Frequenta molto con l’angelo del Signore [Dan. 6,23]. ‘L’uomo Gabriele volò vicino…’ [Dan. 9,21]; menziona due volte il ‘Principe Michael’ [Dan. 10,13 e 10,21]. Ci sono di due vicende, molto da rilevare.

71. «Io continuai a guardare fino al momento in cui furon collocati dei troni; e un Vegliardo s’assise». Il magnifico ‘Vegliardo’ (Ur) conferma questa visione di Daniele. Questa si è ripetuta quasi ancora più potente [Dan. 10,4-6], quando dimorava presso il fiume Hiddekel, …la terza Entità originaria, Dio. «…e vidi questa grande visione. Ma non rimase in me nessuna forza ed ero molto angosciato» [Dan. 10, 8].

72. Allora lo deve toccare la mano dell’angelo, per risvegliarlo dal suo profondo svenimento; perché la Magnificenza del Signore era passata su di lui. Poi rimane fino alla fine la visione dell’inviato [Dan. 10,11] quello di rame, che pone la pietra finale di questa Rivelazioni sigillata. [Dan. 12,13][25].

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73. Qui di seguito, altre magnifiche testimonianze in cui agiscono il Signore, il Suoi angeli, oppure i profeti stessi. Quello che Dio dice ad Amos, è avvenuto senza intermediario. Quattro spaventose visioni mostrano la rovina di dieci tribù [Amos 1,3 – 2,5]. Rafforzato dalla visione del Signore, Amos annuncia temerario la loro fine, finché viene denunciato presso Geroboamo per ribellione.

74. La seconda immagine: «Vidi il Signore stare presso l’altare» [Amos 9,1]. Svela la Sua Parola come un giuramento, contemporaneamente per mezzo dello spirito del profeta, felicità e disastro, naufragio e Grazia, secondo dove l’uomo si rivolge.

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75. La preghiera di Habacuc si adopera, naturalmente quasi solo accennato, per gli innocenti, che soffrono con il crollo del popolo. La serietà della preghiera della Rivelazione di Dio al buon servo [Abacuc 3,1-4]. A mezzogiorno, non nascosto dalla parte più luminosa, appare il Signore, ed Egli fa «colmare il Cielo di Lode, la Terra colma del Suo Onore. Il Suo splendore era come Luce; dalle Sue Mani procedettero dei raggi; in ciò era nascosta la Sua Potenza». Questa Potenza che opera non vista, alla fine lo fa ‘gioire nel SIGNORE ed essere lieto in Dio, la mia Salvezza’.

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76. Anche se da Zaccaria viene quasi sempre un angelo, le sue immagini mostrano comunque un magnifico completamento di Ezechiele, di Daniele e di Giovanni (i quattro profeti d’immagini), quanto strettamente è unito con Dio anche nella contemplazione. Si mostrano chiaramente le differenze. Nella visibilità gli sta di fronte, sempre, o il Signore, o Dio [Zaccaria 3,1-2]; altrimenti, comunque: «E l’angelo che parlava con me» [Zaccaria 1,9]. Questi segni sono così precisi in tutto il libro della Bibbia, che nessuno può rovesciarli.

77. Proprio quando lui deve rivelare dell’alto sacerdote Giosuè e di Satana, mentre Dio a causa di Satana fa agire un angelo, allora Zaccaria vede Dio, come appunto in questa Parola personale rivolta a lui [Zaccaria 6,9] e non tramite un angelo. Zaccaria vale come piccolo profeta, ma il collegamento con il Signore è da chiamare grande, perché la magnifica fine, il suo proprio spirito purificato, puro, nell’autentica ripetizione, dice ciò che echeggia come ‘Parola del Signore’ mediante questa bocca d’uomo.

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78. Malachia, l’ultimo vecchio profeta, difficilmente può comunicare ciò che ha sentito e udito. Il popolo è caduto molto in basso, la Forza di Dio non opera quasi più. Quest’ultimo testimone deve tacere, ed attraverso di lui finisce il flusso di Grazia. Lui ha portato la rugiada del Cielo; chiama, attira e minaccia; e prega evidentemente dallo spirito che sta ‘sotto lo Spirito di Dio’.

79. Soprattutto il suo ultimo capitolo forma una conclusione molto marcata di antica rivelazione del Signore, visibile e udibile, il Quale è ‘da vicino ed anche da lontano’. Il Padre-Eterno, come lo chiama Isaia (in Isaia 9,5). Su questo Nome seguirà ancora una parola come conclusione.

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80. Ma sia esaminata anche la negazione della visione, appoggiata su quei testi biblici e della Nuova Rivelazione[26], le cui interpretazioni talvolta confondono, ma non il loro stesso contenuto. Dipende naturalmente dal fatto: ‘Così come credi, così diventi beato!’.

81. L’unico testo, affermando il Dio invisibile nel Vecchio Patto, dice: ‘Non puoi vedere il Mio volto; perché nessun uomo che Mi vede vivrà’ [Es. 33,20]. Su questo si annoti Paolo, il quale vide il Signore egli stesso. Di conseguenza, non avrebbe potuto più vivere [1° Tim. 6,16]. Purtroppo, rimane ignorato di che cosa si è trattato nella chiusura di quella visione.

82. Sulla via per Damasco, Saulo viene abbagliato da una «Luce». I suoi accompagnatori «erano lì ed irrigiditi; poi sentirono la voce e non videro nessuno». Saulo vede; e la Luce, la Potenza e la Magnificenza di Dio lo abbagliano. Spezzato da molte colpe di sangue, non lo può sopportare, soprattutto dopo che Cristo aveva parlato con lui [Atti Ap. 9, 3-7].

83. Mosè desidera vedere la Gloria di Dio [Es. 33,18]. Prima essi avevano visto «il Dio d’Israele» lui, Aaronne, Nadab, Abihu e settanta anziani, e «…dato che avevano visto Dio, mangiarono e bevvero» [Es. 24, 9-11]. EGLI quindi era visibile, ma la Sua Gloria può essere sopportata solo nel Regno. Ed è così!

84. Il volto indicato qui corrisponde a ‘Colui che abita in una luce in cui nessuno può venire[27], nemmeno «dall’albero in mezzo al Giardino», dal quale non si doveva mangiare [Gen. 2,9], quella Potenza di Luce del Creatore che Dio riserva eternamente a Sé. Ma, …se EGLI non viene fuori dalla Sua Luce ai Suoi figli?

85. L’alta ‘Immagine’ secondo la quale vennero creati tutti gli spirituali e i terreni, è la veste con cui la Divinità nasconde la luce e la magnificenza. Quella Parte originaria, che nessuno vede. Mosè lo sapeva, ma la sua nostalgia secondo la propria immaginazione fu la richiesta, Dio voglia mettere da parte la Sua veste benedetta. E questo ‘in più’ non fu dato.

86. Anche i celesti vedono della ‘luce inaccessibile’ solo la parte del Regno, che naturalmente comprende di più di quanto il mondo possa mai afferrare. La chiusura della visione di Mosè non si può generalizzare e non conferma che Dio fosse stato invisibile prima di Cristo. Sono da separare la visione di Dio e la Luce originaria.

 

* * *

87. Elia afferma che il suo zelo per il Signore era inutile. Il suo discorso, insostenibile dinanzi a Dio, ha bisogno di essere smorzato, il Quale benedice, e non rigetta. Sono mostrate solo due rinnegamenti dei due più grandi testimoni del Vecchio Patto. Loro, gli incarnati cherubini dell’Ordine e della Volontà[28], possiedono (nell’incarnazione) la cosciente immagine dal Regno. Loro percepiscono: ‘Dio si mostra loro magnificamente e, nonostante ciò, …quanto Egli ha coperto la magnificenza che hanno sperimentato nel Regno’.

88. Da entrambe le richieste (da Mosè e da Elia) c’è la nostalgia per il cibo del Cielo; inoltre, meno per sé, che fondamentalmente per gli uomini. Infatti, solo attraverso quel divieto è da frenare l’uomo nella sua brama ‘di essere dominatore su tutto’. Solo questi due testi confermano bene la contemplazione di Dio secondo la ‘Misura del Signore’, che Egli ha previsto per la salvezza dei figli.

89. Tutte le dimostrazioni di visioni indicano che i veggenti hanno continuato a vivere la loro esistenza fino alla fine. Vengono sempre rimossi, in un modo o nell’altro; come Enoch ed Elia; come Mosè, quelli che Dio ha sepolto (Zaccaria); quelli attraverso una morte naturale (Daniele) o quella del martirio (Giobbe). Per tutti fu la ‘rimozione dei benedetti’ che erano penetrati al confine più alto possibile di una propria esperienza terrena.

90. La citazione «nessun uomo che Mi vede, vivrà» [Es. 33,20], dovrebbe essere riferito nel suo testo ad ogni veggente, ad ogni visione che avveniva più spesso di quanto possa offrire una selezione. O quegli uomini come hanno affermato: ‘ho visto Dio con i miei occhi’, nello stato di veglia, nel sogno o nel sonnambulismo (nei due ultimi casi lo spirito vede insieme alla sua anima), oppure questi veggenti hanno sempre e solo percepito il Signore.

91. Ma questo sarebbe stato interpretato in modo estraneo al genere. Non dovrebbe essere nemmeno scritto da nessuna parte: ‘Ho veduto il Signore con i miei occhi, da Giacobbe fu aggiunto in più: «…e la mia anima è guarita». Questa visione fa scaturire comunque una percezione, non viceversa.

92. Secondo: questo ‘nessun-uomo-vivrebbe’ varrebbe ancora oggi. La gente prima di Cristo, soprattutto i grandi testimoni di Dio, sono da graduare più bassi che quelli dopo? E se Gesù parla di un nuovo spirito che dev’essere dato, allora, così, parla seriamente del rinnovamento del Suo Spirito agli uomini! Infatti, Egli stesso non può essere, prima o dopo, più vecchio o più nuovo. Egli è l’eterno Spirito!

93. Obiettare che Gesù era appunto, solo, il Figlio, è una moneta magra! In Lui ‘abitava tutta la Pienezza della Divinità corporalmente’ [Colos. 2, 9]. Era Lui meno santo e, per questo, meno contemplabile? Non esiste nulla di duplice tra Dio e Cristo! Dopo la ‘Sua Pasqua’ Egli era sotto ogni punto di vista, di nuovo, Dio! AverLo visto dopo [Giov. cap. 20 e 21] dovrebbe cadere sotto il motivo del ‘Dio incontemplabile’, se Egli non doveva mai essere visto?

94. Le versioni purtroppo più recenti, che Dio sarebbe diventato contemplabile solo con Gesù Cristo e solo da allora un Padre (visibile), sono – senza voler aggredire le Opere[29] – da confutare! Innanzitutto sia considerato la questione ‘Padre’: da ciò risulterà da sé o una non visibilità, oppure l’esistente visibilità.

95. La testimonianza di Dio tramite Isaia: ‘Io, Io sono il Signore e fuori di Me non c’è Salvatore’ [Is. 43,11]. Questo ‘essere’ vale sia per il tempo antico che il nuovo; altrimenti, avrebbe dovuto voler dire: Egli sarà? – Invece Egli manda a dire. Io sono il Primo e l’Ultimo e fuori di Me non v’è nessun Dio’ [Is. 44,6]. Ciò suona come una campana: ‘…fuori di Me non v’è…’. – ‘Io ti aiuto’, dice il Signore, e: ‘il tuo Redentore è il Santo d’Israele’ [Is. 41,14]. E ancora: ‘Il Signore, il tuo Redentore’ [Is. 44, 24].

96. Come starebbero ora le cose? Come, due Persone? Un Dio-Padre non contemplabile, ma il Dio-Figlio, sì? Questo è un controsenso! «E ci è nato un Bambino, un Figlio ci è dato, e l’Imperio è sulla Sua spalla; ed Egli si chiama Consigliere ammirabile, Dio potente, Eroe, Padre-Eterno, Principe della pace» [Isaia 9, 5]. Se questa Parola di conforto data ad una umanità, doveva valere solo per il futuro, allora ci starebbe stato scritto – ben in vista – delle frasi ovunque coniate, (ad esempio) precisamente: A noi nascerà un Bambino; Si chiamerà. La forma al presente è una espressione di ogni assolutezza, prevalentemente ciò che è.

97. Solo alcune citazioni dalla Nuova Rivelazione[30]:

98. «L’Amore dimora solo nel Padre e si chiama ‘il Figlio’» (GFD 3/6,6). Quindi, solo un Amore, che non è diventato visibile unicamente con l’Uomo-Figlio, se già prima esisteva la Figliolanza: «È». La forma della Parola della stessa citazione: «La Divinità uccide tutto» è fuorviante! La Divinità è lo Spirito universale della Vita, la Quale ha partorito da Sé tutta la Vita. Egli non crea nessuna vita per poi ucciderla Essa stessa!

99. La Divinità non sarebbe unita in Se stessa se la Parte invisibile facesse il contrario della Parte visibile. La vittoria sulla morte di Gesù sarebbe quella della Sua propria Divinità. – Se la PAROLA come Pensiero di Luce e come Creazione, ‘una con Dio come Dio stesso è l’Eterno’, allora questo testo è la più meravigliosa Verità sull’eterno-Padre come eterno-Salvatore[31].

100. Quando Sadhana nella caduta ha perduto la sua luce, ha già iniziato la guarigione: ‘Io ti aiuto, il tuo Redentore è il Santo in Israele’. Su ciò in Isaia 45,17 ed Ebrei 9,12. La Divinità poggia questa guarigione sull’Espiazione-Figlio. Appunto, questa nascita-Figlio ha avuto luogo nel momento della caduta, con questa anche contemporaneamente con il cammino-Espiazione del Salvatore o Pacificatore (la conseguenza della Riparazione).

101. «Quando l’uomo (senza indicazione di tempo!) tramite la rinascita giunge alla vera figliolanza di Dio, nella quale viene formalmente ri-generato da Dio, dal Padre ovvero dall’Amore in Dio, allora perviene alla Magnificenza della Luce originaria in Dio, che è veramente in se stessa la divina esistenza primordiale fondamentale» (G.V.G. 1/3,1). Prima di Cristo, non procedevano gli uomini alla fondamentale esistenza originaria, dalla Luce primordiale? Quelli che esistono oggi così arroganti, non sono nessun Maleachi (Malachia), meno ancora un Enoch! Era Dio, prima della svolta del tempo, meno Amore che finora?

102. «Dio era la Vita originaria, la vita perfettissima fondamentale in Sé e da Se stesso. Questa Vita ha chiamato gli esseri da Sé, e questa Luce, o Vita, era la Luce, e quindi anche la Vita negli esseri; e questi esseri e uomini erano dunque pienamente una misura equa della Luce primordiale che in essi condizionava l’essere, la Luce, e quindi anche una Vita del tutto simile all’eterna Luce primordiale» (G.V.G. 1/1,13). Solo in vista alla citazione: ‘La Divinità uccide tutto’ diventa una contraddizione impareggiabile.

103. Se la Luce originaria posta negli esseri e uomini, era una vita del tutto simile a Dio, allora Dio non è nessuna Entità nebbiosa! Se Egli, come Padre-Eterno, era un Centro riscaldante che ha fatto del Suo Amore primordiale il ‘Guaritore’, allora in Isaia questo ‘È’ è al posto giusto. Non è venuto solo ‘dopo’ un Redentore del tutto nuovo.

104. Ma l’eterno ‘Guaritore’ venne nel mondo solo quando la materia e la figlia della caduta avevano raggiunto il più estremo confine di spazio e tempo; con questa, la razza umana, in cui sono inclusi tutti i mondi. Perciò la comparsa del Guaritore ha a che fare solo condizionatamente con gli uomini di prima e, dopo-Cristo.

105. Cristo conferma ‘l’Amore come Luce originaria di Vita creativa fondamentale’. Questo significa che: o tutti gli esseri viventi possono giungere alla contemplazione di Dio, rispetto al loro grado di maturità; oppure tutti insieme ‘non possono vivere, al vedere il volto di Dio. Questo riguarderebbe anche gli uomini al tempo di Gesù e dopo, dato che la Luce primordiale forma eternamente il Suo Pensiero di Vita fondamentale. EGLI e tutte le Sue cose, sono ‘il’ e ‘la’ costante!

106. «Prima della venuta del Signore nessun uomo poteva mai parlare con il vero Essere divino. Nessuno poteva mai vederLo senza perdere completamente la vita, come si legge anche in Mosè: ‘Nessuno può vedere Dio e vivere». – «Già prima il Signore si è comunque mostrato anche spesso già prima personalmente ed ha istruito i Suoi figli, ma questo Signore, personalmente e veramente non era in realtà il Signore stesso, ma in ogni tempo era solo un angelo[32] a questo scopo, colmo dello Spirito di Dio». (S.S. 2/13,5)

107. «E nessuno degli spiriti angelici avrebbe mai osato immaginarsi la Divinità sotto una qualsiasi immagine». (S.S. 2/13,7) – «In Gesù Dio è ora diventato contemplabile ed avvicinabile a tutti gli uomini, spiriti e angeli». – Queste quattro citazioni portano in sé e in genere una non piccola contraddizione difficilmente superabile.

108. Se Dio in Se stesso rivela la Sua verità fondamentale dalla Sua Luce primordiale, allora non è solo dopo tempi, che nessun uomo comprenderebbe. Se Egli ha creato da Sé i figli, come può condannare la Sua nobile Creazione alla morte, se Egli si lascia vedere? In un altro punto si legge: «Più un uomo comincia a sentire in sé, vivo, l’amore per Dio e per il prossimo, più diventa misericordioso, più grande e più forte è anche lo spirito di Dio in lui» (G.V.G. 7/223,10). Ad un confronto, viene preteso qui dall’uomo un amore e una misericordia, che Dio, nel ‘nasconderSi’, non avrebbe ancora mai attivato, principalmente nel morire tramite lo spettacolo.

109.‘Dio in Se stesso è l’Amore più puro, e rivolge il Suo volto solo a coloro che nel puro amore del loro cuore cercano Dio per volere di se stessi, per essere protetti e guidati da Lui stesso’, (GVG 1/92 - ?) lo conferma la visione in ogni tempo. Rimane solo aperto: ‘Solo a coloro che…’?

110. Dio è l’AMORE, anche per i caduti. Resiste Dio al proprio Insegnamento: «Se siete gentili verso i vostri fratelli, che fate di particolare? Non fanno così tutti i pagani?». [Matt. 5,47]. Allora, non dovrebbe significare: ‘…rivolge il Suo Volto solo a coloro …’. Il Tutto-Misericordioso viene a tutte le pecore perdute, ai malati. I sani non hanno bisogno di nessun medico.

111. Sulle citazioni summenzionate c’è da dire: Dio non ha bisogno di nasconderSi davanti ai figli nati dalla Sua Vita originaria fondamentale. Egli si è nascosto per i caduti – per la loro salvezza, – mentre è rimasto visibile nella Luce. Inoltre, come ‘Redentore’, Dio è rimasto contemplabile ai figli fedeli anche dopo la caduta, ugualmente per quegli uomini che sono di una buona volontà ed erano e sono ancora testimoni vivi del loro Dio.

112. (ci si chiede): Egli si è servito di una creatura per mostrarSi alle creature in ‘pseudomio’? – Se ‘nessuno degli spiriti-angeli avesse mai osato immaginarsi la Divinità sotto una Immagine’, avrebbero osato ancor meno farsi passare come Dio. Se Egli avesse inviato degli angeli per questo, …avrebbero potuto sorpassare da innocenti il confine umiltà-amore.

113. Sì, il Principio della Forza di Vita di Dio è nel contemplabile! Egli invece frequenta Paternamente con i Suoi figli in Pazienza, Amore e Misericordia. Viene sempre rilevato dove agisce Dio stesso oppure solo un angelo. Non si vedono operare delle forze della natura, ma bensì la loro magnificenza che proviene dalle forze.

114. Gli uomini primordiali ‘devono essere stati quasi continuamente nella visibile unione con le Potenze del Cielo’. In un altra parte si legge: Se Dio non avesse assunto l’Umano per poter essere visto anche da noi uomini, dalle Sue creature, per che cosa Egli ci avrebbe ben creato? Che cosa ne avrebbe Lui, se non Lo potessimo mai vedere…?, per quale scopo avremmo una Vita senza il Dio contemplabile!’. (GVG 3/10 - ?)

115. Anche questo dimostra che Egli viene visto altrove. Interpretarlo solo all’oggi, è privo di amore per il prossimo e della Verità. La gente, prima di Gesù (come a volte è descritto), da inserire come ‘uomini animali’, è indiscutibile. Non è di nessuna colpa l’essere stati incarnati come pre-combattenti prima del tempo di Cristo, come nemmeno nessun merito personale, di vivere dopo il tempo di svolta e giungere così, privilegiati, alla contemplazione e alla figliolanza.

116. Quale arroganza, voler aver parte di quei Doni di salvezza, che sarebbero rimasti negati ai precedenti! Oh, – Dio ha usato una vita terrena per aiutare i caduti anche in questo modo. Dato che Michael e i suoi angeli hanno lottato contro Lucifero e contro il suo seguito [Ap. 12,7], esisteva senza dubbio prima della caduta ‘la fedele schiera’, messa alla prova nell’obbedienza e presso Dio nella Luce.

117. Se costoro non avessero avuto nessuna contemplazione, allora, nei tempi incalcolabili della Creazione, Dio sarebbe stato un ‘Dio distolto in Sé’, il cui Amore non sarebbe nessun concetto per tutti quelli che ‘vennero dalla Luce originaria della Sua Vita’. Questo è troppo insostenibile da poter essere superato. La Pienezza dell’Amore compassionevole di Dio è così maestosa, che nessun cervello d’uomo la comprime in nessun limite. ‘In Principio era la Parola’, l’Amore-Figlio nel Padre e, fin dal Principio, Dio era Atto in tutte le Sue Caratteristiche.

118. «Mille anni sono davanti a Te come un giorno che ieri è passato e come un guardiano notturno» [Salmo 90,4]. Poteva, l’Amore di Dio, metterSi alla prova nelle creature, mentre Egli si nascondeva nello splendore della Sua Luce? Mai! - La messa alla prova dei Suoi sette Raggi di Vita fondamentale, si mostra nel fatto che Egli, ‘dal Principio’, ha predicato il Suo Vangelo dell’Amore ‘alle creature’, …anche nella Legge, come sta scritto: ‘La Mia Compassione non può e non deve elevarsi al di sopra del Mio immutabile Ordine, perché quest’Ordine è in sé la Mia eterna Compassione!’.

l’Ordine = la Legge.

119. Inoltre, cosa avrebbe l’uomo del Dopo-Gesù, se i figli della Luce di Dio e i figli degli uomini non avessero mai avuto prima una contemplazione di Dio, nemmeno una figliolanza originaria? Ci renderebbe più ricchi? Loro operavano appunto per il Redentore, il Quale era ‘fin da sempre’ il Salvatore, e ciò molto meglio di quanto facciamo noi oggi. Tutti i Doni celesti condivisi tra loro in una vita pacifica si lasciano aumentare; perché così parla il Signore:

Quando i doni della Terra vengono consumati, finiscono;

quando i Miei Doni vengono consumati, aumentano!

120. Non solo per Amore, prevalentemente dalla Sapienza, era, è e rimane l’Onnipotente, il ‘Padre della Misericordia e Dio di ogni Consolazione’ [2° Cor. 1,3], il Quale non ha fatto sorgere i figli per indurli nelle tentazioni attraverso la non-Contemplazione. Oh, loro potevano vedere Lui, il Dio vicino, il Quale fin dall’Eternità chiama a Sé nel senso della Redenzione entrambi: le pecore e i caproni!

121. Sia annotato in breve che molto del dogmatico è un vecchio male, formulati nei Concili cristiani della prima storia, dove ci si odiava e ci si perseguitava a causa di opinioni e, per nulla, per via di autentiche ‘tradizioni’, fino all’inverosimile, dove per pura pretesa scorrevano fiumi di sangue. Sia qui menzionato: da innumerevoli lotte anticristiane di cristiani.

122. Solo nel concilio di Nicea la Trinità ha avuto il suo volto: Dio il Padre, Dio il Figlio, Dio lo Spirito santo. Con ciò la Dottrina del Dio-unico e il ‘Io sono il Signore, il tuo Dio’ [Es. 20,2] ha perduto il Suo Prestigio; questo, ancora di più, quando si voleva convertire i pagani per via della molteplice idolatria non con l’amore, ma con la spada, con quell’arma, di cui il Signore disse a Pietro: ‘Metti via la tua spada nel fodero’ [Matt. 26,51].

123. Per via della somiglianza dell’Essere, ovvero dell’uguaglianza dell’Essere di Dio-Padre e Figlio, i vescovi Ario ed Atanasio hanno provocato delle sanguinose faide. Si è arrivati che alla Chiesa che allora si stava formando, f assegnato il potere di stato, lo ha anche strappato se stessa a sé. Non venne più predicato il ‘Vangelo del Redentore’, ma raccomandato. Isaia lo ha predetto: ‘…che la città religiosa (l’Evangelo) è diventata la prostituta’ (chiesa sanguinosa), ed altri di tali danni da cancro poterono usurpare fino ai giorni nostri, ed hanno rubato alle chiese cristiane la migliore Benedizione.

124. Questo e molto altro sono quei vecchi mali che ancora oggi colpiscono le Chiese, e perciò non possono portare a nessuna vera vittoria. Non separarsi da questi mali, significa declino. Si crede di distruggere le Chiese se si discutessero cattive argomentazioni, dalle quali si potrebbero formare dogmi lontani da Dio, e il passato sarebbe ricompensato. Ma si preferisce nascondere tutto.

125. La lotta delle Chiese non è facile, …oggigiorno, e a questo punto dovrebbe trovare il suo riconoscimento. Oltre a questo, nessun errore è da coprire, perché da ciò non verrebbe nessuna guarigione. Il SIGNORE ha combattuto senza riserva il ‘dogma del tempio diventato’. Non sarebbe questo– rispetto al tempo –da imitare volentieri?

126. Con il modo di vedere Dio, ‘fin dall’antichità’ è allacciata la fede in un solo Dio, il Quale è il Redentore stesso, ‘il Salvatore di tutto il mondo’ [Salmo 98,3 / 1° Tim. 4,10], come sta scritto:

 

‘Dio è il mio Re dall’antichità,

Colui che opera liberazioni in mezzo alla Terra!’

Salmo 74,12

‘O Eterno, tu sei il mio Dio!

Io ti esalto, celebrerò il tuo nome,

perché hai fatto cose meravigliose;

i tuoi disegni, concepiti da tempo, sono fedeli e stabili!’

Isaia 25,1

‘TU o Signore, sei nostro Padre

e il nostro Redentore;

dall’antichità, questo è il TUO Nome!’

Isaia 63,16

* * * * *

 

(Alla verità della Bibbia non vi è più nulla da aggiungere! Chi la riconosce, è beato) – (A. Wolf  H.)

 

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[1] [Giovanni 1,1]: «Nel Principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio»]; - [Genesi 1,1]: «Nel Principio Iddio creò i cieli e la terra»]

[2] [Gen. 1,27]: «E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina»

[3] [Genesi 2, 7-22]: «E l’eterno Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale. E l’uomo divenne un’anima vivente. E l’eterno Iddio piantò un giardino in Eden, in oriente, e quivi pose l’uomo che aveva formato. E l’eterno Iddio fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi piacevoli a vedersi e il cui frutto era buono da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino, e  l’albero della conoscenza del bene e del male. E un fiume usciva d’Eden per innaffiare il giardino, e di là si spartiva in quattro bracci. Il nome del primo è Pishon, ed è quello che circonda tutto il paese di Havila, dov’è l’oro; e l’oro di quel paese è buono; quivi si trovan pure il bedelio e l’onice. Il nome del secondo fiume è Ghihon, ed è quello che circonda tutto il paese di Cush. Il nome del terzo fiume è Hiddekel, ed è quello che scorre a oriente dell’Assiria. E il quarto fiume è l’Eufrate. L’eterno Iddio prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino d’Eden, perché lo lavorasse e lo custodisse. E l’eterno Iddio diede all’uomo questo comandamento: ‘Mangia pure liberamente del frutto di ogni albero del giardino; ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai’. Poi l’Eterno Iddio disse: ‘Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che gli sia convenevole’. E l’eterno Iddio avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli dei cieli, li menò all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l’uomo gli avrebbe dato. E l’uomo dette dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli dei cieli e ad ogni animale dei campi; ma per l’uomo non si trovò aiuto che gli fosse convenevole. Allora l’eterno Iddio fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che s’addormentò; e prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d’essa. E l’eterno Iddio, con la costola che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la menò all’uomo».

[4] [Ger. 23,23]: «Son io soltanto un Dio da vicino, dice l’Eterno, e non un Dio da lungi?»

[5] [Gen. 4,1-16]: «Or Adamo conobbe Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: ‘Ho acquistato un uomo, con l’aiuto dell’Eterno’. Poi partorì ancora Abele, fratello di lui, E Abele fu pastore di pecore; e Caino lavoratore della terra. E avvenne di lì a qualche tempo che Caino fece un’offerta di frutti della terra all’Eterno; e Abele offrì anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso.  E l’Eterno guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e l’offerta sua. E Caino ne fu molto irritato, e il suo viso ne fu abbattuto. E l’Eterno disse a Caino; ‘Perché sei tu irritato? - e perché hai il volto abbattuto? Se fai bene non rialzerai tu il volto? - ma, se fai male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono volti a te, ma tu lo devi dominare!’ E Caino disse ad Abele suo fratello: ‘Usciamo fuori ai campi! E avvenne che, quando furono nei campi, Caino si levò contro Abele suo fratello e l’uccise. E l’Eterno disse a Caino: ‘Dov’è Abele tuo fratello?’ Ed egli rispose: ‘Non lo so; sono io forse il guardiano di mio fratello?’ E l’Eterno disse: ‘Che hai tu fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. E ora tu sarai maledetto, condannato ad errar lungi dalla terra che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue del tuo fratello dalla tua mano. Quando coltiverai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti, e tu sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra’. E Caino disse all’Eterno: ‘Il mio castigo è troppo grande, perché io lo possa sopportare. Ecco, tu mi scacci oggi dalla faccia di questo suolo, ed io sarò nascosto dal tuo cospetto, e sarò vagabondo e fuggiasco per la terra; e avverrà che chiunque mi troverà mi ucciderà’. E l’Eterno gli disse: ‘Perciò chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte più di lui’. E l’Eterno mise un segno su Caino, affinché nessuno, trovandolo, l’uccidesse. E Caino si partì dal cospetto dell’Eterno, e dimorò nel paese di Nod, ad oriente di Eden»

[6] Enoch-Raphael, l’arcangelo dell’amore, svanì e il suo corpo non fu più trovato. (vedi l’opera “Il governo della Famiglia” vol. 3 cap. 117,20)

[7] [Gen. 5,21-24]: «Ed Enoc visse sessantacinque anni, e generò Methushelah. Ed Enoc, dopo ch’ebbe generato Methushelah, camminò con Dio trecento anni, e generò figliuoli e figliuole e tutto il tempo che Enoc visse, fu trecentosessantacinque anni. Ed Enoc camminò con Dio; poi disparve, perché Iddio lo prese»

[8] [Giov. 15,19]: «Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel ch’è suo; ma perché non siete del mondo, io v’ho scelti di mezzo al mondo, perciò vi odia il mondo»

[9] (L’estesa vita di Enoch (365 anni), figlio di Iared, è possibile leggerla sul “Governo della Famiglia di Dio” di Jakob Lorber, attraverso cui la veridicità della sua vita si estrinseca nei capitoli dal cap. 39 del 1°volume al cap.117 del 3°volume, in cui Enoch viene richiamato con il corpo nel Regno dei cieli - quale consolazione della sua vita nella perfetta unione con Dio-Padre - subito dopo la nascita di Noè, suo pronipote al quale darà la sua benedizione al posto di Adamo defunto da tempo)

[10] Di A. Wolf vedi l’opera: “Il patriarca

[11] [Gen. 14,18-20]: «E Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino. Egli era sacerdote dell’Iddio altissimo, Creatore del cielo e della terra! E benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha dato nelle meni i suoi nemici!”. Abram gli diede la decima di tutto»; - [Ebr. 5,10]: «…ed esendo stato reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore d’una salvezza eterna, essendo da Dio proclamato sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec»; -  ed inoltre [Ebrei: tutto il cap. 7]

[12] [Gen. 15,1]: «Dopo queste cose, la parola dell’Eterno fu rivolta in visione ad Abram, dicendo: “Non temere, o Abram! Io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima”

[13] [Gen.18, 22-23]: «E quegli uomini, partitisi di là, s’avviarono verso Sodoma, ma Abrahamo rimase ancora davanti all’Eterno. E Abram s’accosto e disse: “Farai tu perire il giusto insieme con l’empio?”»

[14] [Gen. 18,2 e 33]: «Abraham alzò gli occhi, ed ecco che scorse tre uomini, i quali stavano dinanzi a lui; e come li ebbe veduti, corse loro incontro dall’ingresso della tenda, si prostrò fino a terra, …»”; - «E come l’Eterno ebbe finito di parlare ad Abram, se ne andò».

[15] [Genesi 32,27-30]: «Costui disse: “Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora”. Giacobbe rispose: “Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!”. – Gli domandò: “Come ti chiami?”. – Rispose: “Giacobbe”. – Riprese: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini ed hai vinto!”. – Giacobbe allora gli chiese: “Dimmi il tuo nome”. – Gli rispose: “Perché mi chiedi il nome?”. E qui lo benedisse».

[16] [Gen.32,32-33]: «Il sole si levava com’egli ebbe passato Peniel; e Giacobbe zoppicaca dell’anca. Per questo, fino al dì d’oggi, gli Israeliti non mangiano il nervo della coscia che passa per la commessura dell’anca, perché quell’uomo aveva toccato la commessura dell’anca di Giacobbe, al punto nel nervo della coscia»

[17] [Numeri 12,4-8]: «Il Signore disse subito a Mosè, ad Aronne e a Maria: “Uscite tutti e tre e andate alla tenda del convegno”. Uscirono tutti e tre. Il Signore allora scese in una colonna di nube, si fermò all'ingresso della tenda e chiamò Aronne e Maria. I due si fecero avanti. Il Signore disse: “Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non con enigmi ed egli guarda l'immagine del Signore. Perchè non avete temuto di parlare contro il mio servo Mosè?”»

[18]  Vedi di A.Wolf l’opera “Phala el-Phala”.

[19]  La completa storia di Elia-tisbita è spiegata in modo approfondito nell’opera “Il tisbita”.

[20] (Vedi il dialogo e il comportamento dei Lucifero ‘fuori’ dalle porte del luogo santo, nell’opera “Sancto Sanctorum” cap. 5)

[21]  La vita di Giobbe-Alaniel è presentata in modo integrale nell’opera rivelata nel 1966 ad A.Wolf “Sancto Sanctorum”, in cui i veri personaggi del racconto biblico, di per sé contorto, prolisso e a tratti errato, viene messo in luce al fine di comprendere il vero rapporto con la Divinità visibile.

[22]  Tutta la storia di Isa-i/Isaia quale l’incarnazione dell’arcangelo Zuriel, è stata rivelata nel 1956 nell’opera “E fu luce”.

[23] [Isaia 6,5]: «Allora io dissi: ‘Ahi, lasciami, ch’io son perduto! Poiché io sono un uomo dalle labbra impure, e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e gli occhi miei han veduto il Re, l’Eterno degli eserciti».

[24] «Ed ecco, la gloria dell’Iddio d’Israele veniva dal lato d’oriente. La sua voce era come il rimore di grandi acque, e la terra risplendeva della sua gloria. La visione che io n’ebbi era simile a quella che io ebbi, quando venni per distruggere la città; e questa visione erano simili a quella che avevo vavuta presso il fiume Kebar; e io caddi sulla mia faccia. E la gloria dell’Eterno entrò nella casa per la via della porta che guardava a oriente. Lo spirito mi levò in alto, e mi menò nel cortile interno; ed ecco, la gloria dell’Eterno riempiva la casa».

[25] Tutta la vita del profeta Daniele e la spiegazione delle sue visioni è stata rivelata nel 1968 ad A. Wolf Vedi di A.Wolf nell’opera “Babilonia, tu grande”

[26] La Nuova Rivelazione è l’insieme dei testi rivelati ai molti mistici che si sono succeduti a cominciare da Lorber, denominata anche ‘Nuova Teosofia’.

[27] Questo testo di Mosé trova una spiegazione nelle opere indicate nelle altre note a piè di pag. delle Opere di A. Wolf.

[28] I due cherubini incarnati delle caratteristiche dell’Ordine e della Volontà: sono gli arcangeli/principi rispettivamente Uraniel-Mosè e Michael-Elia. (vedi specchietto riassuntivo Spiegazione delle 7 Caratteristiche di Dio)

[29] Forse riferito ad esempio a Jakob Lorber, nel G.V.G. vol.8 cap. 57,14-15, in cui viene riportato il dialogo che Gesù che fece in seguito alla domanda di un romano.

[30] «Io sono l'unico, eterno Dio nella Mia natura trinitaria, quale Padre secondo la Mia natura divina, quale Figlio secondo la Mia natura perfettamente umana, e quale Spirito secondo ogni vita, azione e conoscenza»Vedi» (vedi di Jakob Lorber – G.F.D. vol. 1 cap. 2,10)

[31] [Spiegazione di Giov. 1,2]: «Egli era in principio presso Dio» - “Egli era nel Principio o nella Ragione-prima di ogni essere e di ogni successivo divenire, quale Ragione-prima, divina, presso Dio, in Dio e da Dio, dunque, Egli stesso in tutto e per tutto, Dio”. (vedi G.V.G. vol. 1 cap. 1)

[32] Tramite J. Lorber nel 1842 nell’opera “Il Sole spirituale” al vol. 2 cap. 13,7 Giovanni fa questa affermazione, ma senza alcun altro riferimento per capire il significato. Solo tramite Franz Schumi, dopo oltre 50 anni, nel 1900, viene rivelato che – prima di Gesù – Dio per la Sua visibilità, utilizzava il supporto animico dell’angelo Urkanus. (vedi “Spiritismo nella Bibbia e nella Chiesa” cap. 2,8)