– Rivelazione –

(Dettato ad Anita Wolf nell’aprile 1953)

quinto piccolo mattone

 

Non puoi vedere il mio volto, perché l’uomo non può vedermi e vivere!” [Esodo 33,20] – Se così fosse, come potrebbe sussistere la veridicità che il Padre ha invece creato per Amore e vorrebbe vivere con i propri figli? Una serie di postulati vengono presentati per dimostrare tramite le S. Scritture l’insussistenza dell’affermazione letterale. All’inizio del dettato una supposizione capitale: la ‘caduta’ poteva essere ascritta a una debolezza insita nella Divinità? – Inoltre: dal tempo di Adamo, si è reso Egli visibile?

 

 

Visibilità e invisibilità di Dio

 

Commento all’Opera

 

 

 

(Prima parte)

«e videro il Dio d’Israele»

[Es. 24,10]

1. Riconoscere correttamente la contemplazione di Dio fino alla Sua discesa sulla Terra, non è risolvibile se lo ‘spirito’ non ha la sede della sua voce sovrana nel cuore.

2. La facoltà trascendentale di uno spirito generato è universale, nonostante la limitazione della creatura, perché essa è proceduta dallo Spirito, da Ur, e da Lui possiede una facoltà certamente solo in proporzione; inoltre, grazie a questa facoltà, l’anima, indipendentemente dalla forma esistenziale alla quale l’essere umano è legato, viene riportata allo Spirito, a UR.

3. Il fatto che lo spirito superiore era, è e rimane una Parte originaria, deve condurre alla rivelazione che una parte dello spirito vede l’altra parte, senza la quale la vita non avrebbe uno scopo più elevato. Anche qui vale la Legge dell’Ordine: «Il simile attrae il Simile». Innanzitutto deve essere considerato il tempo-prima-di-Cristo, cioè, se a quel tempo esisteva una contemplazione di Dio.

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4. Prima della caduta di Lucifero esisteva solo una Creazione spirituale! Quale motivo avrebbe avuto Dio, a quel tempo, di nascondersi davanti alle Sue creature-figli? Tutte le parti degli spiriti formati in una forma di esistenza personale vivevano con il loro Creatore in una mobilità autonoma e libera.

5. Per quanto riguarda gli spiriti puri, il fattore educativo non sarebbe stato necessario, anche se l’educazione gioca un ruolo da non sottovalutare, ma questo non deve essere messo in evidenza, poiché l’educazione divenne un ‘fattore di forza’ solo dopo la caduta, mentre nello spazio di tempo della loro vita ancora pura – prima della caduta – solo lo sviluppo delle parti spirituali viventi al di fuori di Dio, di UR, poteva valere come sacra manifestazione della Volontà della Divinità.

6. Percorrere da sé una parte della propria essenza spirituale – prima del ‘in principio’ e ‘…nel principio’[1] in cui esisteva solo lo Spirito, UR, – la parte staccata non avrebbe mai potuto guidarsi ‘educativamente’ da se stessa. Questo richiedeva il presupposto che le creature spirituali avessero bisogno di educazione, per il cui motivo erano poi da separare dall’indiviso Spirito, da UR.

7. In conseguenza di ciò, avrebbe dovuto seguire la logica secondo cui gli spiriti di Dio stessero come un’inferiore parte separata, sotto il perfetto Dio, di UR. Per questa motivo, adottare lo scopo della divisione, ci sarebbero stati problemi che avrebbero sconvolto in sé tutti i sistemi di fede, facendoli perfino crollare.

8. Per quanto riguarda la questione fondamentale (visibilità o invisibilità), sia ancora menzionato questo punto: – Se Dio, la cui più alta rivelazione per gli uomini è stata Cristo, avesseun duplice Spirito’, il più elevato avrebbe potuto staccare da Sé Quello più basso? Allora, prima della divisione, entrambe le parti, sebbene diverse, dovevano essere una sola unità, cioè, Luce e tenebra erano nella stessa Divinità? Se così fosse, la Sua perfezione originaria, la Sua ‘Luce nella Luce’, sarebbe messa in dubbio!

9. Allora, alla parte oscura allontanata (la susseguente caduta di Sadhana), non poteva essere data liberamente nessuna vita proveniente da Dio. Certamente il motivo educativo sarebbe stato giustificato, ma lo sviluppo provocato dalla separazione non avrebbe dovuto comportare nessuna colpa, poiché gli esseri viventi proceduti dopo la divisione del Dio-spirito sarebbero stati completamente, o prevalentemente, legati alla parte oscura, e non avrebbero potuto avere nessun altro impulso di vita, se non quello della bassezza.

10. Ritenuti ‘colpevoli’ per non essersi dati né ‘luce’ né ‘tenebra’, bandirli lontani da Dio nel caso di un discutibile fallimento educativo , e in aggiunta a questo, volerli purificare attraverso innumerevoli sofferenze legate alla lontananza da Dio, avrebbe portato l’amara conoscenza negante la Bontà di Dio, come se lo Spirito, UR, portasse in Sé una luminosità apparente che, piuttosto, avesse funzioni inferiori, e inoltre, un’ingiustizia mai perdonabile.

11. Dove sarebbe lo Spirito perfetto? Si sarebbe dovuto parlare di due parti di Potere che potevano sostituirsi a vicenda? Allora ogni impulso al perfezionamento sarebbe stato un miraggio; specialmente il cammino terreno per la Grazia, sarebbe stato privo di ogni valore.

12. Questo avrebbe auto un effetto ancora più sfavorevole su Cristo. Infatti, se la parte redentiva di Dio avesse voluto rialzare a Sé la parte oscura separata, tramite il (futuro) Golgota, allora questo Sacrificio sarebbe stato da considerare poi solo come un pareggio di entrambe le parti dello Spirito di Dio per Se stesso. Con ciò sarebbe andata perduta anche l’etica di una religione cristiana. – Questo è sufficiente; tuttavia sia offerto un punto di partenza per giungere alla domanda fondamentale.

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13. Nelle alte espressioni della vita non si tratta di pulsioni di forza che si spostano e si separano, che posso essere chiamati ‘natura’, escludendo il Creatore’. Soprattutto le meraviglie della natura testimoniano uno sviluppo insito in tutte le cose, visibilmente e invisibilmente guidate da un impulso di volontà che deve valere come ‘pensante’, e non come ‘per caso’.

14. Presentare questo impulso come una forza impersonale, è perfino uno schiaffo all’uomo che, come essere vivente creato, è certamente per se stesso un prodigio tra l’incommensurabile pienezza delle meraviglie del macro e del microcosmo, il quale – dotato di volontà cosciente – vive la propria vita.

15. Se però, l’uomo ha già manifestato una volontà consapevole, ovviamente solo nello stato di veglia, quanto più la Forza creativa centrale e centralizzante, gradualmente riconosciuta dai sapienti del mondo, deve appartenere a una ‘Persona’, indipendentemente dal fatto che all’inizio della Creazione, ‘Spirito’ e ‘spirito’ stavano l’uno di fronte all’altro.

«Dio è Spirito, e coloro che lo adorano, devono adorarLo in spirito e in verità».

[Gv. 4,24]

«E tutti gli angeli di Dio devono adorarLo».

[Ebrei 1,6]

16. La Bibbia ha ‘la Parola’ come pietra fondamentale della dottrina cristiana. Ulteriori conoscenze di Rivelazioni che si diramano da questa, anche se superano la Bibbia stessa, non sono altro che la rivelazione dei misteri nascosti della Sacra Scrittura.

17. Da questa "Scrittura" è chiaro attingere se Dio era visibile prima di Cristo, se e come è da collocare uno sguardo al Regno della luce, alla materia e agli uomini, e quale fede procuri poi la beatitudine maggiore, che nel "dono di Dio" possiede il suo unico riflesso.

18. Il Regno prima della caduta è rappresentato biblicamente nei ‘Giorni della Creazione’ [Gen. 1]. In quello stesso tempo sono da includere gli uomini (spiriti) risvegliati ‘secondo la Sua…’ quindi contemplabile ‘…immagine’, [Gen. 1,27][2], altrimenti l’immagine dell’uomo sarebbe non vera, corrispondete a un Dio invisibile e impersonale. Questi esseri viventi (figli della luce nelle distinte personificazioni, positivi e negativi, nel maschile e nel femminile) sono uguali agli uomini Adamo ed Eva, i quali misero il piede nel mondo, l’uno dopo l’altro [Gen. 2,7-22].

19. Dio si è lasciato dare una mano da quelli che ‘in Principio’ erano stati generati da Lui, secondo la Parola: ‘…facciamo gli uomini’. Avrebbero potuto farlo se l’Immagine fondamentale (di Dio) non fosse stata visibile? Un’Immagine ‘solo’ posta in loro, non può applicarsi, perché gli spiriti nel loro interiore, non sono più spirituali che nell’esteriore. La visione del loro interiore, cosa che per giunta sarebbe stata una ‘contemplazione del Dio-Persona’, in seguito alla loro purezza doveva rivelarsi (anche) esteriormente.

20. La Bibbia conferma la visibilità di Dio. Questa contemplazione presupponeva una fraternizzazione in cui lo spirito parziale (quello creato) poteva ottenere l’esito di una specie di contemplazione. Quanto più in alto si elevava il collegamento desiderato, tanto più chiaramente gli era visibile Dio. La perfezione di UR, come tale, non può essere vista, poiché in Essa dimora la Forza e la Potenza operante che rimane invisibile.

21. Nondimeno, questa contemplazione porta a tali beatitudini, che rendono completamente colmi i ‘vasi’, fino all’orlo. A questo punto non si tratta di dimostrare fino a che punto Dio ‘è’ visibile, bensì, ‘se’ la possibilità esisteva già prima di Cristo.

22. Il ‘facciamo l’uomo…’ abbraccia inimmaginabili periodi di spazio e tempo! Richiamando l’attenzione sulla divisione eseguita da Se stesso tramite l’alto Atto dell’Opera, dimostra che gli spiriti proceduti dalla divisione possedevano il Principio originario, anche se solo come granellino rispetto a Dio. Sotto questo aspetto avevano la contemplazione, di volta in volta adattata al loro stesso progresso.

23. La prima creazione dell’uomo è diversa dalla seconda nel 2° capitolo della Genesi. Con il 1° capitolo sono terminati i sette Giorni per il Regno. Dopo segue la materia. Infatti, se nel capitolo 1,11 fu posta la semenza per la vegetazione ed ‘è germogliata’ [Gen. 1,11], secondo il cap. 2,5 non può che significare:‘nulla era ancora germogliato, perché non aveva ancora piovuto’. Solo dopo la conclusione dei sette Giorni del Regno comincia la materia, nella cui sequenza la coppia di uomini terreni viene creata una dopo l’altra, e non nello stesso tempo come nel cap. 1,27.

24. Supporre che il capitolo 2° sia una più ampia rappresentazione del capitolo 1°, è una profondità di ruscello, e non una profondità di fiume! La storia della Creazione è un potente dramma che non lascia spazio a ripetizioni narrative! La Bibbia, che rivela le cose celesti e quelle terrene, talvolta mostra certe incoerenze. Questo, tanto più che l’universo materiale è praticamente solo uno specchio di ciò che è stato conferito al Regno della luce.

25. La contemplazione dei primi creati stava nell’espressione personale. Se questo fosse negato, allora bisogna porsi la domanda: “Quale padre alla nascita dei figli si reca al piano superiore della casa e grida loro attraverso delle fessure cosa devono fare e non fare?”. Se questi sentissero solo la voce, allora si perderebbe il rapporto padre-figlio. Il loro ‘diventar colpevoli’ sarebbe colpa di Dio! Al contrario, Dio dice che Egli non solo è un Dio da ‘vicino’, ma anche un Dio da ‘lontano’ [Ger. 23,23][3]. Perciò è stata invertita la Sua verità! Egli è sì ‘vicino’, ma può anche essere ‘lontano’.

26. Con la benedizione concessa ai primi nati, Egli si avvicina come eterno-vero Sacerdote. La vicinanza personale in modo adeguato alle creature-figli rimane esistente, nonostante la caduta di Sadhana, molto velata in Mosè.

27. Nonostante ciò e malgrado l’atto di disobbedienza di Adamo-Eva, il Signore non si è velato; poiché ‘Adamo si nascose con Eva dinanzi al Volto del Signore’ [Gen. 3,8]. Ciò non sarebbe stato necessario se non avessero visto Dio in precedenza. Oh, no! – «…essi si nascosero davanti al Volto di Dio!» …quindi dalla contemplazione di Lui! Infatti, essi…: «…non osarono presentarsi ai Suoi occhi!»

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28. Dio parla con Caino in un primo tempo in modo invisibile dopo il suo terribile atto vendicativo, poiché dice: «…la voce del sangue di tuo fratello grida a Me dalla Terra» [Gen. 4,10]. Una cosa è certa: la visibilità personale di Dio è andata e va perduta sul mondo un po’ alla volta!

29. Ma ora: «Egli si nascose davanti al Volto del Signore» [Gen. 4,14]. Nonostante ciò, Dio stesso fa un segno di protezione su Caino [Gen. 4,15]. Solo dopo, il fratricida va «nel paese di Nod, a Oriente dell’Eden» – dallo spirito alla materia, e perde la contemplazione del Signore [Gen. 4,1-16]. Con ciò andò perduto il collegamento interiore, la voce. Il genere umano è perciò – purtroppo – la vera amara testimonianza.

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30. Comunque, Dio non si è nascosto davanti a tutti gli uomini. Un uomo di nome Enoch visse così compiacente a Dio che diventò un’intera testimonianza di un collegamento interiore ed esteriore. Solo la sua età è storia! 365 anni, come i giorni che ha un anno terreno. Egli raggiunge la perfezione. La ‘rimozione attraverso Dio stesso’[4] non potrebbe essere così accentuata, se Enoch non frequentasse intimamente Dio [Gen. 5,21-24][5].

31. Dio porta via Enoch. – Dove? Là, da dove era uscito: dal Regno! ‘Ma poiché voi non siete del mondo’ [Gv. 15,19][6]. Dio ha disciolto il corpo di Enoch, ‘l’angelo incarnato’ ascende alle Altezze[7]. Se questi poteva vedere Dio nel mondo, sebbene come uomo era comunque sottoposto al peccato, quanto più nel Regno, dove è data piena contemplazione di Dio.

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32 Noè costruisce l’arca che Dio stesso chiude. Questo dovette svolgersi in modo naturale, come il diluvio fu un evento naturale. Chi dimostra che Noè non vide Dio? Egli era così gradito al Signore che pose al di sopra di lui ‘l’Arco della Sua Alleanza e della Sua Grazia’, che l’umanità vede ancora (l’arcobaleno) come lo vide Noè, anche se molto raramente, come anche, dal tempo di Noè la contemplazione divenne a poco a poco sempre meno evidente per l’umanità [Genesi cap. 7-9].

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33. L’importante Abramo[8] ‘Non del mondo’, sta in intima unione con Dio. Inizialmente è Abraham, il benedetto, che deve diventare un mediatore di benedizione. Ma già a lui, ad Abraham ‘Il Signore compare nella costruzione dell’altare’ [Gen. 12,7][9].

34. Melchisedec, Re di Salem, l’Essenza sacerdotale di Dio, come più tardi Gesù sarà il «Sommo Sacerdote secondo l’Ordine di Melchisedec, l’unico eterno Sacerdote» [Gen. 14,18][10]si copre meno a causa di Abraham, che non, più per coloro che Lo contemplano nella ‘veste del mondo’, e parla di Sé come Gesù parla del Padre dimorante in Lui. Abramo dà al Dio riconosciuto in Melchisedec la decima, qui già nel servizio dei Dieci Comandamenti. Solo Dio può dare ‘pane e vino’ come simbolo di un Sacrificio.

35. ‘Le parole date ad Abramo nella visione’, …il sentire e il vedere [Gen. 15,1][11].È importante il contemplare Dio quando Egli fa di lui l’Abraham. L’uomo altamente benedetto si china profondamente davanti all’apparizione. «E Dio ascese, dopo che ebbe finito di parlare» [Gen.17,22]. Questo sarebbe superfluo, se Dio avesse solo parlato. Anche Sarai, che divenne Sara, partecipa a pieno diritto alla contemplazione di Dio.

36. Nell’episodio di Sodoma ‘Abraham sta davanti al Signore e si accosta a Lui [Gen.18, 22-23][12]. La descrizione sarebbe falsa se esistesse solo un ascoltare. Una ‘contemplazione interiore’, per di più quella spirituale, dovrebbe essere accentuata al di là di qualsiasi critica nei confronti di una contemplazione solo fisica.

37. ‘Dio passò davanti ai tre uomini, quando ebbe finito di parlare con Abraham’ [Gen.18,2 / 33][13]; i due angeli andarono verso Sodoma [Gen. 19,1]. Una differenza così precisa non può essere nascosta, tanto più che talvolta si dice «l’angelo del Signore» [Gen. 16, 10]. «Ecco che il Signore gli apparve» [Gen. 18,1], quindi una visione; e: «ecco che Dio parlò» [Gen. 17,3]. In genere Lo si ascolta, se con l’espressione non è dato un riferimento esplicito con un successivo fenomeno visivo.

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38. La lotta di Giacobbe «con l’uomo fino all’alba» [Gen. 32, 23-32][14] è una perla di tutte le apparizioni di Dio agli uomini. Nessun angelo in missione, ovvero, …Dio stesso fa di Giacobbe un ‘Israele’. Che non operi nessun angelo lo dimostra il versetto 32 e 33[15]. Giacobbe, su richiesta, dice il suo nome; ma quando lui chiede all’ʻuomo’ il suo di nome, sta scritto: «Perché domandi come Mi chiamo Io?»

39. Giacobbe lo sapeva; egli chiedeva solo una conferma. Con la benedizione proveniente dalla visione chiama il luogo Peniel: = «Ho visto Dio in Volto, e la mia anima è guarita!». Interpretare una tale testimonianza diversamente di come è stata data, è un peccato contro lo Spirito di Dio!

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40. Mosè sente prima una voce: «…e sono apparso ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe come Dio Onnipotente» [Es. 6,3]. Ma presto: «Io stesso voglio stare dinanzi a te su una roccia, in Horeb» [Es. 17,6], dove Mosè fece poi scaturire l’acqua per salvare il popolo che stava morendo di sete. Là dove stava il Signore, Mosè batte sulla roccia. Quindi lui Lo ha visto là.

41. Mosè sale, il popolo non può forzare la recinzione intorno all’Horeb. Questo sarebbe stato superfluo se Dio avesse voluto solo parlare. Per questo scopo egli non avrebbe avuto bisogno di salire sul monte, ancor meno che Mosè continuasse a salire e scendere. Ma: ‘sul monte era la contemplazione di Dio’, in basso presso il popolo era solo la ‘voce del suo Signore’ [Esodo dal cap. 19].

42. Che talvolta Mosè non potesse entrare nel Tabernacolo, quando la ‘magnificenza del Signore colmava la dimora’ [Es. 40,34], è facile da comprendere, perché in nessun modo avrebbe potuto sopportare tutta la Gloria. Ogni contemplazione di Dio è adeguata alla maturità del veggente. Il comandamento di non farsi nessuna immagine di Dio non conferma l’invisibile. Israele non doveva essere vittima dei concetti, spesso primitivi, di altri popoli su Dio e sulle funzioni religiose.

43. Dio proibisce la forma fatta (vitello d’oro), perché imparerebbero falsamente di Lui. L’orrenda idolatria che Israele compie in seguito, è una prova inequivocabile che una contemplazione del Signore, che può aver luogo nella realtà, oppure anche nel sonnambulismo, non può mai essere sostituita da immagini.

44. Ma ‘il grande’ (Mosè) ha il suo verso l’alto, più vicino a Dio. È rilevante: «e parlò con lui dal Tabernacolo» [Lev. 1,1] – la voce esce dall’interno all’esterno; e ancora più avanti: «…e il Signore parlò con Mosè nel deserto, nel Tabernacolo» [Numeri 1,1]. Qui certamente non viene accentuato se Mosè vide il Signore nel Tabernacolo; ma è comunque certo, perché altrimenti i differenti racconti sarebbero superflui, soprattutto con l’ascolto significa solo: «E il Signore parlò con Mosè e disse…».

45. C’è ancora da considerare che Dio parlò ancora nel Tabernacolo, mentre poi i settanta anziani videro davanti al Tabernacolo solo la Nuvola, e Dio parlò loro… ‘dallo spirito di Mosè’. Il miglior esempio di una contemplazione il Signore la comunica ad Aronne e a Miriam, quando entrambi testimoniano contro Mosè [Numeri 12,1].

46. A loro Egli dice dalla nuvola all’ingresso del Tabernacolo, che se ci fosse stato un profeta oltre a Mosè, si sarebbe mostrato a lui in visione oppure avrebbe parlato con lui nel sogno; ma dal momento che non c’è nessuno, allora: «Ma non così col Mio servo Mosè, che è fedele in tutta la Mia Casa. Io parlo con lui, faccia a faccia», ed egli vide il Signore nella Sua Figura, non con parole o similitudine oscure [Num. 12,4-8]. Non esiste testimonianza più grande che quella che dà Dio stesso[16].

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47. Giosuè sta nello stesso rapporto con Dio come il suo grande predecessore. Gli viene promesso che Dio vuol essere con lui, «come con Mosè». La visibilità di Dio, nonostante la caduta di Israele molto diffusa, non viene tolta ai pochi eletti; anzi viene promessa e adempiuta perfino più saldamente [Giosuè cap. 1][17].

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48. «Quando la Parola del Signore era rara» [1° Sam 3,1], allora Dio chiamò tre volte nel sonno il giovane Samuele; alla quarta volta «venne il Signore e si appressò a lui». Gli angeli di Dio vengono come messaggeri, non come Dio. «E il Signore continuò a manifestarSi a Silo; poiché là Egli apparve a Samuele» [1° Sam. 3,21].

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49. «Tanto vero è il Signore, il Dio d’Israele, vivete (in me)» [1° Re 17,1]. Un’inaudita testimonianza del Tisbita. Egli è Elia, che frequenta confidenzialmente Dio, che riempie la dispensa e la brocca della donna di Sarefta [1° Re 17,16], risveglia il figlio dalla morte, chiude il Cielo per tre anni e mezzo, porta il Giudizio di Dio sul Carmel, fa scrosciare di nuovo la pioggia nel giorno e nell’ora del suo Signore [1° Re cap. 18].

50. Un angelo lo nutre nel deserto, egli cammina quaranta giorni e quaranta notti fino al monte Horeb. Là parla con Dio di tutto ciò che ha fatto. Allora può presentarsi dinanzi al Signore [1° Re cap. 19,11]. Egli non Lo vede nella tempesta, né nel terremoto né nel fuoco come Potenza, Forza e Potestà, bensì Lo vede in un soave sibilo: nel ‘modo velato come Padre’, così come lo può sopportare un essere umano.

51. Umilmente, per autentico timore, «…copre il suo capo» [1 Re 19,13]. Eppure, come Enoch, non muore; egli ascende al Cielo in un carro di fuoco [2° Re cap. 2]. Uno spirito puro ritorna nel Regno. Se lui, come tutti i suoi eletti predecessori, ha potuto vedere Dio sulla Terra, realmente o come sonnambulo, da sveglio o sognando, Lo vedrà ancora di più dopo aver deposto il corpo, corpo che non permette a molti uomini la contemplazione di Dio, se non per Grazia[18].

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52. «Ma accadde un giorno che vennero i figli di Dio e si presentarono dinanzi al Signore, anche Satana venne in mezzo a loro». Che i figli qui menzionati non siano uomini, è del tutto sicuro. Già la domanda di Dio, da dove egli, Satana, venisse, e la sua risposta: «Dal percorrere la terra e dall’aggirarmi per essa…», ne è la conferma [Giobbe 1,7].

53. Può essere lasciato aperto se Satana vide Dio oppure no! Per lui vale questo: i suoi occhi ‘furono trattenuti’, proprio come non vide la Divinità in Gesù. [Mt. 4,3 e 4,6]. I figli di Dio (nella Luce) stanno dinanzi al Signore! Questo sarebbe inutile se non Lo potevano vedere. Allo stesso tempo, essi sono una buona barriera per Satana, che avrebbe tollerato male una diretta vicinanza di Dio[19].

54. Giobbe, il portatore della Pazienza, dapprima sopporta il suo tempo di sofferenza senza contemplazione. Dio risponde ai suoi amici che lo accusano. Due possenti discorsi espongono, improvvisamente, alla luce, la Maestà di Dio [Giobbe dal cap. 38 al 42]. Giobbe trema dinanzi al ‘Dio nella tempesta’, e definisce le sue domande – umanamente giustificate – ‘un grande peccato’. Egli non accusa gli amici. Qui vale come con Giacobbe anche la Parola: ‘Oh, non ti lascerò finché TU non m’abbia benedetto!’ (Gen. 32,28)

55. E la ricompensa? ‘Avevo sentito di Te con gli orecchi, ma ora il mio occhio TI ha veduto’ [Giobbe 42,5]! Quindi, né immagine, né sogno! Egli vede il Signore che gli restituisce doppiamente ciò che aveva perduto per colpa di Satana [Giobbe 42,10]. Qui si possono riconoscere due cose sacre: Dio mostra che Giobbe oppone resistenza, perché unisce la pazienza e l’umiltà; e a Satana viene dimostrato che non poteva spezzare la fedeltà di Giobbe, e che la Luce mantiene la vittoria[20].

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56. I profeti, che forniscono la conclusione della dimostrazione biblica di una visione del Dio-Persona davanti a Cristo, dalla loro molteplicità sono da prendere solo pochi casi particolari. Nella prima ricerca si accerta facilmente quando uno ‘vede e sente’ il Signore, oppure se ‘gli pervenne solo la Sua Parola’.

57. «Questa è la visione di Isaia» [Isaia 1,1]. Inizialmente una visione del futuro, ma aumenta fino alla visibilità del Signore. Isaia è in contatto così diretto con il Padre, che presuppone il suo compito come ‘profeta d’insegnamento e di visione’, colui che, sempre più, entra profondamente nella santa contemplazione di Dio, e verrà in stretto contatto con ‘tutta la magnificenza celeste’[21].

58. «Nell’anno in cui morì il re Uzzia, io vidi il Signore assiso su un trono eccelso e sublime, e il suo manto riempiva il tempio» [Isaia 6,1]. Egli lo vide nel sonnambulismo, perché il Creato può essere visto solo spiritualmente. Queste sono faccende del Regno, che quindi, sono rivelate solo secondo il Regno, ma per Isaia, a questo s’include anche la contemplazione ordinaria.

59. Il profeta è sopraffatto a tal punto, da essere portato all’esclamazione di dolore per se stesso [Isaia 6, 5][22]; perché dice: «…i miei occhi han veduto il Re, l’Eterno degli eserciti!». Il grande profeta Lo vede così svelato, che ne è colpito consapevolmente, e dalla consapevolezza sale la disponibilità dello spirito e dell’uomo: «Eccomi, manda me!» [Isaia 6,8]!

60. Questa disponibilità non ha bisogno di nessun mediatore (angelo) tra Dio e il profeta. Il legame è così forte che è difficile distinguere quando Dio parla attraverso il Suo servitore, quando riferisce la Parola e l’immagine, quando parla il Suo spirito oppure solo l’uomo, che non sta molto lontano dalla sorgente di Dio. Alla fine, con le Luci che seguiranno sulle nuove Rivelazioni, ci sarà ancora da apprendere qualcosa dal ‘tempo antico’, specialmente da Isaia (Isa-i).

61. La Parola: «Io non ho parlato nel nascondimento, in qualche luogo oscuro della Terra; non ho detto invano alla discendenza di Giacobbe: cercateMi… (…in quel luogo oscuro)» [Isaia 45,19]. Sarebbe degno di Dio raccomandare una ricerca, per poi parlare dal nascondimento? L’espressione «Non puoi vedere il Mio volto, perché un uomo non Mi può vedere e vivere» [Esodo. 33,20], diventerà chiara alla fine.

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62. Geremia può appena menzionare la sua visione; ma «La mano di Dio si stese e toccò la mia bocca’ [Ger. 1,9]. Da giovane combattente si ritrova in una lotta della Luce contro le tenebre. Egli porta dinanzi a Dio l’apostasia del popolo nel suo cantico lamentoso come un proprio fardello. Piange per Gerusalemme; si mortifica per la colpa di Giuda; implora il perdono per i poveri.

63. Dio non vuol salvare Israele, «…nemmeno se Mosè e Samuele stessero in preghiera dinanzi a Me…» [Ger. 15,1]; esso viene disperso per propria colpa. Tuttavia la supplica di Geremia è così incondizionata, che ‘un resto’ trova misericordia. Il suo è un alto cantico di commiserazione e compassione.

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64. Ezechiele è come Daniele e Zaccaria, un profeta di immagini, ma, come Isaia, rimane anche un predicatore. Nelle sue visioni deve occuparsi dell’Essenza originaria (di Dio); «i quattro animali somigliano a uomini con le ali, le quattro ruote, i carboni ecc.», sono un mistero della Luce dalla grande magnificenza. A lui viene rivolta la parola sempre con: ‘tu figlio d’uomo’, …figlio del Cielo inviato agli uomini.

65. Il Cielo aperto somiglia a un Trono di zaffiri, sul quale siede UNO [Ez. cap. 1]. Cielo = l’Eterno; Trono = Dominio; zaffiro = Principio del Creatore. Egli vede quest’Uno in continua sequenza del profetismo. Rimane visibile al figlio d’uomo, sebbene in apparizioni in sé mutevoli. Vede il Trono di zaffiro ancora in modo ampliato «…sul firmamento che stava sul capo dei cherubini» [Ez. 10,1].

66. Un vento lo porta via e «…la Mano del Signore mi teneva fermo» [Ez. 3,14]. Come tutti i grandi uomini egli non si considera degno della Grazia. E nonostante ciò, ha la visione meravigliosa: «Ecco, vi stava la magnificenza del Signore» [Ez. 3,23]. E ancora: «Vidi che dai suoi lombi era come fuoco; ma sopra i suoi lombi era splendente di luce» [Ez. 8,2]. Egli accentua questa visione come «divina» [Ez. 8,3], mentre la successiva immagine sul popolo degenerato gli è ‘fastidiosa’ [Ez. 9,8].

67. A volte sente solo quando «scende su di lui lo Spirito del Signore» [Ez. 11,5], oppure lo guida la «Mano del Signore». La contemplazione si manifesta sempre di più, soprattutto dove dice: «E mi ha guidato dappertutto», come anche al cap. 40, che viene guidato da Dio personalmente, «attraverso visioni divine» [Ez. 40,2]. Dopo la conduzione del Signore segue l’ulteriore guida dell’‘arcangelo’: l’angelo misuratore.

68. Di nuovo un vento (l’ATMA di Dio) lo porta nel vestibolo interno, nel celestiale, dove menziona quattro volte «la magnificenza del Signore» [Ez. 43,2-5][23]. Già dalla casa sente la voce, e «un Uomo stava accanto a me» [Ez. 43,6]. Costui non poteva certamente dire: «Questo è il luogo del Mio Trono e il luogo dello sgabello dei Miei piedi, in questo voglio dimorare eternamente tra i figli d’Israele» [Ez. 43, 7], se non fosse stato il Signore stesso.

69. Con Israele non è inteso quello terreno, perché “la dimora eterna di Dio in mezzo a loro”, per il mondo non avverrà mai. L’Israele (il celeste) secondo il versetto «…la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia del mare…» [Genesi 22,17], sono due concetti completamente differenti. La meschina sabbia non potrà in alcun modo essere paragonata alle preziose stelle del cielo.

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70. Daniele, un veggente che non predica, riceve una visione sigillata, ma in se stessa è un insegnamento di salvezza. Egli frequenta molto gli angeli del Signore [Dan. 6,23]. ‘L’uomo Gabriel volò vicino…’ [Dan. 9,21]; menziona due volte il ‘Principe Michael’ [Dan. 10,13 e 10,21].

71. Due episodi sono da sottolineare: «Io continuai a guardare fino a quando furon posti dei troni e l’Antico dei giorni si pose a sedere» [Dan. 7,9]. Il meraviglioso ‘Antico di giorni’ (il Signore) conferma la visione di Daniele. Questa viene ripetuta quasi ancora con più forza [Dan. 10,4-6], quando egli s’intratterrà presso il fiume Hiddekel, (il fiume Tigri) – la terza Essenza originaria, Dio[24] – «…e vidi questo grande Volto. Ma non rimase in me nessuna forza, e divenni molto sfigurato» [Dan. 10, 8].

72. Allora lo deve toccare la mano dell’angelo, per risvegliarlo dal suo profondo svenimento; perché la magnificenza del Signore si era posta su di lui. Poi rimane fino alla fine il volto dell’inviato [Dan. 10,11], l’arcangelo che pone la pietra finale a questa Rivelazione, sigillata [Dan. 12,13][25].

*

73. Qui di seguito altre magnifiche testimonianze in cui sono all’opera il Signore, i Suoi angeli, oppure i profeti stessi. Ciò che Dio dice ad Amos avviene senza intermediari. Quattro terrificanti visioni mostrano la rovina delle dieci tribù [Amos 1,3 – 2,5]. Rafforzato dalla visione del Signore, Amos annuncia imperterrito la loro fine, finché viene denunciato presso Geroboamo per ribellione.

74. La seconda immagine: «Vidi il Signore stare presso l’altare» [Amos 9,1]. Egli rivela la Sua Parola come un giuramento, allo stesso tempo per mezzo dello spirito del profeta rivela felicità e disgrazia, caduta e Grazia, a seconda di dove l’uomo si rivolge.

*

75. La preghiera di Abacuc intercede, naturalmente quasi solo accennato, per gli innocenti che soffrono con lo sfacelo del popolo. L’ardore della preghiera causa la Rivelazione di Dio al buon servitore [Abacuc 3,1-4]. Dal mezzogiorno, non nascosto dalla parte più luminosa, appare il Signore, e fa «colmare il Cielo di lode, la Terra colma della Sua gloria. Il Suo splendore era come Luce; raggi uscivano dalle Sue mani; in ciò era nascosta la Sua Potenza». Questa Potenza, che opera non vista, alla fine gli fa dire: «Io gioirò nel SIGNORE, esulterò in Dio, mio Salvatore [Abacuc 3.18]».

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76. Anche se a Zaccaria viene per lo più un angelo, le sue immagini sono comunque un meraviglioso completamento di Ezechiele, di Daniele e di Giovanni (i quattro profeti d’immagini), e mostrano quanto egli sia strettamente unito a Dio anche nella contemplazione. Le differenze si mostrano chiaramente. Nel caso della visibilità sta sempre ‘il Signore’ oppure ‘Dio’ [Zac. 3,1-2]; altrimenti: «…e l’angelo che parlava con me…» [Zac. 1,9]. Questi segni caratteristici sono mostrati così precisamente in tutta la Bibbia, che non possono essere stravolti da nessuno.

77. Proprio quando lui deve rivelare del sommo sacerdote Giosuè e di Satana, in cui Dio a causa di Satana fa agire un angelo, allora Zaccaria vede Dio, proprio come in questa Parola personale rivolta a lui [Zac. 6,9] e non tramite un angelo. Zaccaria è considerato un profeta minore, ma il legame con il Signore è da definirsi grande, poiché la grandiosa conclusione [a partire dal 9,1 fino al 11,3] è pronunciata dal suo stesso spirito, purificato e puro, nell’autentica riproduzione di ciò che risuona in lui come ‘Parola del Signore’, mediante la sua bocca umana.

*

78. Malachia, l’ultimo profeta dell’antichità, difficilmente può comunicare il suo udire e vedere. La caduta del popolo è profonda, la Forza di Dio non opera quasi più. Quest’ultimo testimone deve tacere, e attraverso di lui si esaurisce il flusso della Grazia. Egli ha portato la rugiada del Cielo; chiama, attira e minaccia, e chiaramente prega dallo spirito (dal suo) che sta ‘sotto lo Spirito di Dio’.

79. Tanto più, che il suo ultimo capitolo conclude in modo molto marcato l’antica rivelazione del Signore visibile e udibile, il Quale è ‘vicino e anche lontano’. “Padre eterno”, come lo chiama Isaia (Isaia 9,5). Alla fine, su questo Nome seguirà ancora una Parola.

 

 

 

(seconda parte)

 

80. Inoltre, sia messa alla prova anche la negazione della visione, sostenuta su quei passi della Bibbia e della Nuova Rivelazione[26], le cui interpretazioni traggono in inganno, non il loro insito contenuto. Di certo, dipenderà da ciò: ‘Come credi, così sarai felice!’.

81. L’unico passo, significando il Dio invisibile nel Vecchio Testamento, recita: ‘Non puoi vedere il Mio volto, poiché nessun uomo che Mi veda, vivrà’ [Esodo 33,20]. Su questo si basa Paolo, il quale lui stesso vide il Signore (la Sua luce). Quindi non avrebbe potuto più vivere [1° Tim. 6,16]. Purtroppo rimane trascurato di che cosa si è trattato con la chiusura di quella visione.

82. Sulla via di Damasco, Saul viene abbagliato da una «Luce». I suoi accompagnatori «stavano lì in piedi ed erano paralizzati; poi sentirono la voce e non videro nessuno». Saul ‘vede’; e la luce, la potenza e la magnificenza di Dio lo acceca. Schiacciato da molti delitti, non può sopportarlo, soprattutto dopo che Cristo aveva parlato con lui [Atti Ap. 9, 3-7].

83. Mosè desidera vedere la magnificenza di Dio [Es. 33,18]. Prima di lui, Aronne, Nadab, Abihu e i settanta anziani videro «il Dio d’Israele», e «…dal momento che avevano visto Dio, mangiarono e bevvero» [Esodo 24, 9-11]. EGLI quindi era visibile, ma la Sua magnificenza può essere sopportata solo nel Regno. Questo è quanto!

84. Il volto qui nominato corrisponde a ‘Colui che dimora in una luce a cui nessuno può avvicinarsi[27], anche «all’unico albero in mezzo al Giardino», dal quale non si doveva mangiare [Gen. 2,9], a quella potenza di luce del Creatore che Dio riserva eternamente per Sé. Ma essa stessa, non sarà forse data ai Suoi figli, dalla Sua stessa luce?

85. L’alta ‘Immagine’ secondo la quale tutti, sia gli spirituali sia i terreni, furono creati, è ‘la veste’ con la quale la Divinità nasconde luce e magnificenza. Quella Parte originaria che nessuno vede, Mosè la conosceva, ma il suo ardente desiderio verso la propria perfezione fu la supplica a Dio di mettere da parte la Sua veste benedicente. E questo ‘più’ non fu dato.

86. Anche i celesti vedono della ‘Luce inaccessibile’ solo la parte del Regno che, evidentemente, comprende più di quanto il mondo possa mai comprendere. La chiusura della visione di Mosè non si può generalizzare e non conferma che Dio fosse stato invisibile prima di Cristo. La visione di Dio e la Luce originaria devono essere separate.

*

87. Elia riferisce che il suo zelo per il Signore è stato vano. Il suo discorso, insostenibile di fronte a Dio [1° Re 19,10], ha bisogno di essere smorzato, il che benedice e non respinge. Siano evidenziati solo due visioni, al fine di rifiutare due dei più grandi testimoni del Vecchio Testamento. Loro, gli incarnati cherubini dell’Ordine e della Volontà[28] (caratteristiche del Creatore), possiedono la cosciente immagine dal Regno. Essi lo sentono: ‘Dio si mostra loro meravigliosamente, eppure, …quanto Egli ha velato la magnificenza che essi avevano sperimentato nel Regno’.

88. Entrambe le suppliche (di Mosè e di Elia) hanno origine dal desiderio di cibo celeste; non tanto per se stessi, quanto fondamentalmente per gli uomini. Infatti, è solo attraverso questa proibizione che l’uomo può essere tenuto a freno nella sua smania ‘di dominare su tutto’. Questi due testi confermano più che mai la contemplazione di Dio secondo la ‘misura del Signore’, che Egli ha previsto per la salvezza dei figli.

89. Tutte le dimostrazioni delle visioni dimostrano che i veggenti hanno continuato a vivere la loro esistenza fino alla fine. Essi, in un modo o nell’altro, vengono sempre portati via dal mondo : come Enoch ed Elia, come Mosè, che Dio ‘seppellì’, e quelli per morte naturale o per martirio. Per tutti loro fu la ‘rimozione dei benedetti’, i quali raggiunsero il limite più alto possibile per una visione sulla Terra.

90. La citazione «nessun uomo che Mi vede, vivrà» [Es. 33,20], secondo il tenore delle parole dovrebbe essere riferito a ogni veggente, a ogni visione che è avvenuta più spesso di quanto una selezione potesse offrire. O tali uomini, come hanno affermato: ‘ho visto Dio con i miei occhi’, nello stato di veglia, nel sogno o nel sonnambulismo (nei due ultimi casi lo spirito vede insieme alla sua anima), l’hanno visto, oppure questi veggenti, …hanno sempre e solo ‘percepito’ il Signore!

91. Questa, però, sarebbe un’interpretazione impropria! Allora. non dovrebbe nemmeno essere scritto da nessuna parte: ‘Ho visto il Signore con i miei occhi’. Anzi, con Giacobbe fu aggiunto in più: «…e la mia anima è guarita!» [Genesi 32,31]. La visione provoca comunque la sensazione, ma non l’opposto.

92. In secondo luogo, questo ‘nessun-uomo-vivrebbe’, varrebbe ancora oggi? Le persone prima di Cristo, soprattutto i grandi testimoni di Dio, devono essere classificate come inferiori a quelle persone che vengono dopo? E se Gesù parla di un nuovo spirito che deve essere dato, allora si tratta seriamente di un rinnovamento del Suo Spirito agli uomini! Infatti, Egli stesso non può essere, prima o dopo, più vecchio o più nuovo! Egli è l’eterno Spirito!

93. Obiettare che Gesù era solo il Figlio, è una misera moneta! «In Lui ‘dimorava corporalmente l’intera pienezza della Divinità’ » [Colos. 2, 9]. Era Lui meno santo e, per questo, meno contemplabile? Non esiste nessuna diversità tra Dio e Cristo! Dopo la ‘Sua Pasqua’ Egli fu, a tutti gli effetti, di nuovo, Dio! L’averLo visto dopo [Gv. cap. 20 e 21] dovrebbe rientrare nel motivo del ‘Dio invisibile’, se Egli non doveva mai essere visto?

94. Le versioni purtroppo più recenti, che Dio sarebbe stato visibile solo con Gesù Cristo e solo da allora un Padre (visibile), sono – senza voler toccare le Opere[29] – da confutare! Il ‘problema-Padre’ sia considerato per primo; da ciò si mostrerà da sé una invisibilità oppure l’esistente visibilità.

95. La testimonianza di Dio tramite Isaia: ‘Io, Io sono il Signore, e all’infuori di Me non c’è Salvatore’ [Is. 43,11]. Questo ‘Io sono’ vale sia per il tempo antico che per il nuovo; altrimenti, avrebbe dovuto voler dire: Egli sarà? – Invece Egli manda a dire: Io sono il Primo e l’Ultimo e fuori di Me non v’è nessun Dio’ [Is. 44,6]. Questo suona come una campana: ‘…fuori di Me non v’è…’. – ‘Io ti aiuterò’, dice il Signore, e: ‘il tuo Redentore è il Santo d’Israele’ [Is. 41,14]. E ancora: ‘Il Signore, tuo Redentore’ [Is. 44, 24].

96. E adesso? Come due Persone? Il Dio-Padre non visibile, invece il Dio-Figlio visibile? Che assurdità! «Ci è nato un Bambino, un Figlio ci è dato, e l’Imperio è sulle Sue spalle; ed Egli si chiama Consigliere ammirabile, Dio potente, Eroe, Padre-Eterno, Principe della pace» [Is 9,5]. Se questa Parola di conforto donata all’umanità, valesse soltanto per il futuro, allora qui sarebbe scritto, in vista delle frasi ovunque impresse precisamente: “Ci nascerà un Bambino; Egli si chiamerà”. La forma dell’essere fornisce l’espressione di tutto l’assoluto, prevalentemente, dell’esistente.

97. Ora alcune citazioni tratte dalla Nuova Rivelazione[30]:

98. «L’Amore dimora solo nel Padre e si chiama ‘Figlio’» [GFD 1/3,6]. Quindi, solo un Amore che non è diventato visibile unicamente con l’Uomo-Figlio, se già prima esisteva la figliolanza! La forma verbale della stessa citazione: «La Divinità uccide tutto» [GFD vol.1 cap. 3] è fuorviante! La Divinità è lo Spirito universale della Vita che ha partorito da Sé ogni vita. Essa non crea nessuna vita per poi ucciderla Essa stessa!

99. La Divinità sarebbe disunita in Se stessa se la Parte invisibile facesse il contrario della Parte visibile. La vittoria sulla morte di Gesù sarebbe quella della Sua stessa Divinità. – Se la Parola come Pensiero di luce e come Pensiero creativo è ‘una ed eterna con Dio come Dio stesso’, allora questo passo è la più gloriosa verità sull’eterno-Padre come eterno-Salvatore[31].

100. Quando Sadhana nella caduta perse la sua luce, già fu posta la guarigione: ‘Io ti aiuterò, il tuo Redentore è il Santo d’Israele’ (a ciò in Isaia 45,17 ed Ebrei 9,12). La Divinità poggia questa guarigione sull’Espiazione-Figlio. Proprio questa nascita-Figlio ebbe luogo al momento della caduta, con essa il percorso di salvezza o di riconciliazione, nel contempo, anche di espiazione (conseguenza della riparazione).

101. «Ma quando l’uomo (senza indicazione di tempo!) in tal modo perviene mediante la rinascita alla vera figliolanza di Dio, nella quale viene in piena regola rigenerato da Dio Padre, ovvero dall’Amore in Dio, allora egli perviene alla magnificenza della Luce originaria in Dio, che in se stessa è veramente la divina primordiale Essenza fondamentale» (G.V.G. 1/3,1). Gli uomini prima di Cristo, non provenivano dalla fondamentale Essenza originaria, dalla Luce primordiale? Quelli che oggi sono così presuntuosi, non sono né un Malachia, tanto meno un Enoch! Poteva essere Dio, prima della svolta dei tempi, meno Amore che successivamente?

102. «Dio era dunque la prima eternissima, perfettissima Vita fondamentale in Sé e da Se stesso, in tutto e per tutto. Questa Vita ha chiamato gli esseri da Sé, e questa Luce, o Vita, era la Luce, e quindi, era anche la Vita negli esseri; e questi esseri e uomini erano dunque, pienamente, un’immagine della Luce originaria che in essi determinava l’essere, la Luce, e quindi anche una vita del tutto simile all’eterno Primo Essere» (G.V.G. 1/1,13). Solo riguardo alla citazione: ‘La Divinità uccide tutto’ ciò è una contraddizione inconciliabile!

103. Se la Luce originaria posta negli esseri e negli uomini, era una vita completamente simile a quella di Dio, allora Dio non è un’Essenza nebulosa! Se Egli, come Eterno-Padre era un Centro riscaldante che fece del Suo Amore primordiale il ‘Guaritore’, allora in Isaia questo ‘è’, (versetto 96) è al posto giusto. Non è sorto solo ‘in seguito’ un Redentore del tutto nuovo.

104. Invece ‘l’eterno ‘Guaritore’ venne nel mondo solo quando la materia e la figlia della caduta raggiunsero il più estremo limite-spazio-tempo, e con esso la stirpe umana, nella quale sono inclusi tutti i mondi. Perciò la comparsa del Guaritore ha a che fare solo condizionatamente con gli uomini di prima e dopo Cristo.

105. Cristo conferma ‘l’Amore come Luce originaria della Vita creativa fondamentale’. Questo significa che tutti gli esseri viventi, o possono giungere alla contemplazione di Dio, corrispondente al loro grado di maturità, oppure tutti insieme ‘non possono vivere, se vedono il volto di Dio’. Questo riguarderebbe anche gli uomini al tempo di Gesù e in seguito, poiché la Luce originaria forma eternamente il Suo Pensiero di Vita fondamentale. EGLI e tutte le Sue cose, sono la perseverante e la costante!

106. «Prima della venuta del Signore nessun uomo poteva parlare con il vero Essere divino. Nessuno poteva vederLo senza perdere completamente la vita, come si legge anche in Mosè: ‘Nessuno può vedere Dio e vivere’» [S.S. 2/13,5] – «Già prima il Signore si è comunque mostrato anche spesso personalmente ed ha istruito i Suoi figli, ma questo Signore, personalmente, e veramente, non era in realtà il Signore stesso, ma in ogni tempo era solo un angelo[32] a questo scopo, colmo dello Spirito di Dio» [S.S. 2/13,5].

107. «E nessuno degli spiriti angelici avrebbe mai osato immaginarsi la Divinità sotto una qualsiasi immagine» [S.S. 2/13,7]. – «In Gesù, Dio è ora diventato contemplabile e avvicinabile a tutti gli uomini, spiriti e angeli». – Queste quattro citazioni portano in sé, ma solo in generale, una non piccola contraddizione, difficilmente superabile:

108. Se Dio ha rivelato la Sua Verità fondamentale dalla Sua Luce primordiale, allora, non è solo dopo tempi che nessuno può comprendere. Se Egli ha creato i figli da Se stesso, come può condannare a morte la Sua nobile Creazione, se si lascia vedere? In un altro punto si legge: «Quanto più un uomo comincerà a sentire in sé, in modo vivente, l’amore per Dio e per il prossimo, tanto più misericordioso diventa nel suo animo, e tanto più grande e forte è anche già divenuto lo spirito di Dio in lui» [G.V.G. 7/223,10]. Ad un confronto, qui dall’uomo viene preteso un amore e una misericordia che Dio, nel suo ‘nascondersi’, non avrebbe ancora mai fatto, soprattutto, intendendo uccidere per via della visione di Lui.

109.‘Dio in Se stesso è l’Amore più puro, e rivolge il Suo volto solo a coloro che, nel puro amore del loro cuore, cercano Dio per amore di Lui stesso, e con l’animo colmissimo di gratitudine vogliono imparare a conoscerLo quale loro Creatore, e hanno l’ardente desiderio di essere da Lui stesso, protetti e guidati!’ (GVG 1/92,16), lo conferma la visione di Lui in ogni tempo. Rimane solo aperto: ‘Solo a coloro che…’?

110. Se Dio è ‘l’AMORE’ anche per i caduti, allora si opporrebbe al proprio insegnamento, che recita: «Se siete gentili verso i vostri fratelli, che fate di particolare? Non fanno così i pagani?» [Mt. 5,47]. Perciò, non si dovrebbe affatto dire: ‘…Egli rivolge il Suo volto solo a coloro …’. L’Onnimisericordioso cerca la pecorella smarrita e i malati, poiché: «I sani non hanno bisogno di un medico» [Mt. 9,12].

111. A queste citazioni c’è da dire: Dio non ha bisogno di nasconderSi davanti ai figli nati dalla Sua originaria Vita fondamentale. Per i caduti si è nascosto – per la loro salvezza – mentre è rimasto visibile nella luce. Soprattutto come ‘Redentore’, Dio è rimasto visibile ai figli fedeli anche dopo la caduta, e così pure per quegli uomini che erano e sono ancora di buona volontà e testimoni viventi del loro Dio!

112. (ci si chiede): Egli si è servito della creatura per mostrarSi “in pseudonimo” alle creature? – Se ‘nessuno degli spiriti-angelici avesse mai osato immaginarsi la Divinità sotto un’Immagine’, ancor meno avrebbero osato spacciarsi come Dio! Se Egli avesse inviato gli angeli a questo scopo, essi avrebbero potuto oltrepassare il confine dell’umiltà e dell’amore senza alcuna colpa.

113. Veramente, il principio della forza vitale di Dio è incontemplabile! Egli, al contrario, frequenta Paternamente con i Suoi figli in Pazienza, Amore e Misericordia. È sempre dato rilievo dove opera Dio stesso oppure solo un angelo. Le forze della natura non si vedono operare, ma certamente vediamo la loro magnificenza che proviene da quelle forze.

114. I primi uomini ‘devono essere stati quasi continuamente nella visibile unione con le Potenze del Cielo’. In un altra parte si legge: Se Dio non avesse assunto l’Umano per poter essere visto anche da noi uomini, dalle Sue creature, per cosa ci avrebbe creato? Cosa ne avrebbe Lui, se non Lo potessimo mai vedere…?‘Per quale scopo avremmo una vita senza il Dio contemplabile’? (GVG 3/183,20-21 - e il vescovo Martino 30,18).

115. Anche questo dimostra che Egli viene visto altrove! Interpretarlo solo per l’oggi, sarebbe privo d’amore per il prossimo e della verità. Classificare gli uomini prima di Gesù (come uno scrisse), come ‘uomini animali’, è indiscutibile. Non è nessuna colpa essere stati incarnati come pre-combattenti prima del tempo di Cristo, come anche, non si ha nessun merito personale aver vissuto dopo il tempo del capovolgimento e, così, giungere favoriti, alla contemplazione e alla figliolanza.

116. Che arroganza voler essere partecipi di quei Doni di salvezza che, invece, sarebbero stati negati a coloro che li hanno preceduti! Oh, allora, Dio ha usato un cammino terreno per aiutare i caduti anche in questo modo! Dal momento che Michael e i suoi angeli hanno combattuto contro Lucifero e i suoi seguaci [Ap. 12,7], prima della caduta esistevano indubbiamente ‘le schiere dei fedeli’, messi alla prova nell’obbedienza e con Dio, nella luce.

117. Se questi non avessero avuto una contemplazione, allora nei tempi incalcolabili della Creazione, Dio sarebbe stato un ‘Dio ripiegato in Se stesso’, il cui Amore non sarebbe stato nessun concetto per tutti coloro che ‘provenivano dalla luce originaria della Sua Vita’. Questo è troppo inconciliabile da poter essere superato. La pienezza dell’Amore misericordioso di Dio è così maestosa, che nessun cervello umano può comprimerla nei suoi piccoli confini. ‘In Principio era la Parola’, l’Amore-Figlio nel Padre, e fin dal Principio Dio era l‘Azione in tutte le Sue Caratteristiche.

118. «Mille anni sono davanti a Te come un giorno di ieri che è passato e come una veglia notturna» [Salmo 90,4]. Poteva, l’Amore di Dio, essere messo alla prova sulle creature, nascondendosi nello splendore della Sua Luce? Mai! – La prova dei Suoi sette Raggi di Vita fondamentale si mostra nel fatto che Egli, ‘fin dall’inizio’, ha predicato il Suo Vangelo dell’Amore ‘alle creature’, …anche nella Legge, come sta scritto: ‘La Mia misericordia non potrà mai e non dovrà mai mettersi al di sopra del Mio immutabile Ordine, perché quest’Ordine in sé e per sé, è già la Mia eterna misericordia!’.

L’Ordine=la Legge.

119. Inoltre, cosa avrebbe l’uomo del dopo-Gesù, se i figli della Luce di Dio e i figli degli uomini non avessero mai avuto in precedenza una contemplazione di Dio, nemmeno la figliolanza originaria? Ci renderebbe questo, più ricchi? Essi operavano proprio per il Redentore, che ‘fin da sempre’ era il Salvatore, e questo, molto meglio di quanto facciamo noi oggi. Tutti i Doni celesti condivisi l’un con l’altro in una vita pacifica possono essere aumentati; poiché così parla il Signore:

Quando i doni della Terra vengono consumati, finiscono;

quando invece vengono consumati i Miei Doni, aumentano!

120. Non solo per Amore, soprattutto per la Sapienza, era, è, e rimane l’Onnipotente, il ‘Padre della Misericordia e Dio di ogni consolazione’ [2° Cor. 1,3], il Quale non ha fatto sorgere i figli per farli cadere nelle tentazioni attraverso la non contemplazione. Oh, essi potevano vederLo, potevano vedere il Dio vicino, il Quale fin dall’Eternità chiama a Sé, nello spirito della redenzione, entrambi: pecore e capre!

121. Va detto brevemente che molto dogmatismo è un male antico, formulati nei Concili della prima storia cristiana, dove ci si odiava e ci si perseguitava a causa di opinioni, e in nessun caso a causa di autentiche ‘tradizioni’, fino all’incandescenza, dove per pura prepotenza scorrevano fiumi di sangue. Ecco solo alcune delle innumerevoli lotte anticristiane dei cristiani.

122. Solo nel concilio di Nicea la Trinità ha avuto la sua espressione: Dio il Padre, Dio il Figlio, Dio lo Spirito santo. In tal modo la Dottrina del Dio-unico e il ‘Io sono il Signore, il tuo Dio’ [Es. 20,2] perse il Suo prestigio; tanto più che si voleva convertire i pagani a causa del paganesimo, non con l’amore, bensì con la spada, con quell’arma di cui il Signore disse a Pietro: ‘Rimetti la tua spada nel fodero’ [Mt. 26,52].

123. Poi ancora questo: – I vescovi Ario[33] e Atanasio[34] provocarono sanguinose ostilità per via della somiglianza sostanziale o uguaglianza sostanziale tra Dio Padre e il Figlio. Oltre a ciò si arrivò che alla Chiesa che si andava formando a quel tempo fu assegnato il potere dello Stato, in parte se ne impadronì lei stessa. Non fu più predicato il ‘Vangelo del Redentore’, bensì comandato. Isaia [Isaia 1,21] lo aveva predetto: ‘…com’è potuta divenire una meretrice (chiesa del sangue) la città fedele (l’Evangelo), questo e altri cancri del genere poterono continuare a crescere fino agli ultimi giorni, ed hanno sottratto alle chiese cristiane la migliore benedizione.

124. Questo e molto più sono quei vecchi mali che ancora oggi affliggono le Chiese, e perciò non possono pervenire a nessuna vera vittoria. Non separarsi da questi mali, significa una decadenza. Si crede di distruggere le Chiese se si risolvessero le malvagie dispute, dalle quali si poterono formare ‘dogmi lontani da Dio’, allora il passato sarebbe appianato. Invece si preferisce insabbiare tutto.

125. La lotta delle Chiese non è facile oggigiorno, e a questo punto dovrebbe trovare il suo riconoscimento. Oltre a questo, nessun errore deve essere nascosto, perché da ciò non verrebbe nessuna guarigione. Il SIGNORE ha combattuto senza riserva il ‘diventato dogma del Tempio’. Non sarebbe questo – rispetto al tempo – una buona cosa da imitare?

126. Con la contemplazione di Dio, ‘fin dall’antichità’ è associata la fede in un solo Dio, il Quale è il Redentore stesso, ‘il Salvatore del mondo intero’ [Salmo 98,3 / 1° Tim. 4,10], come sta scritto:

 

‘Dio è il mio Re fin dai tempi antichi,

Colui che opera tante opere di salvezza in mezzo alla Terra!’

[Salmo 74,12]

‘Signore, tu sei il mio Dio!

Io ti esalterò, loderò il tuo nome,

perché hai compiuto cose meravigliose;

i tuoi decreti, concepiti da tempi lontani, sono fedeli e veritieri!’

[Isaia 25,1]

‘TU o Signore, sei il Padre nostro

e nostro Redentore;

da tempi antichi questo è il TUO Nome!’

[Isaia 63,16]

* * * * *

 

(Alla verità della Bibbia non vi è più nulla da aggiungere! Chi la riconosce, è beato)

A. Wolf  H.

 

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[1] [Giovanni 1,1]: «Nel Principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio»]; - [Genesi 1,1]: «Nel Principio Iddio creò i cieli e la terra»]

[2] [Gen. 1,27]: «E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina».

[3] [Ger. 23,23]: «Non sono io forse un Dio da vicino, dice l’Eterno, e non anche un Dio da lontano?»

[4] Enoch-Raphael, l’arcangelo dell’amore, svanì e il suo corpo non fu più trovato. (vedi l’opera “Il governo della Famiglia” vol. 3 cap. 117,20).

[5] [Gen. 5,21-24]: «Ed Enoc visse sessantacinque anni, e generò Methushelah. Ed Enoc, dopo ch’ebbe generato Methushelah, camminò con Dio trecento anni, e generò figli e figlie e tutto il tempo che Enoc visse, fu trecentosessantacinque anni. Ed Enoc camminò con Dio; poi disparve, perché Dio lo prese»

[6] [Giov. 15,19]: «Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel ch’è suo; ma poiché non siete del mondo, io v’ho scelti di mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia»

[7] (La lunga vita di Enoch (365 anni), figlio di Iared, è possibile leggerla sul “Governo della Famiglia di Dio” di Jakob Lorber, attraverso cui la veridicità della sua vita si estrinseca nei capitoli dal cap. 39 del 1°volume al cap.117 del 3°volume, in cui Enoch viene richiamato con il corpo nel Regno dei Cieli – quale consolazione della sua vita nella perfetta unione con Dio-Padre – subito dopo la nascita di Noè, suo pronipote al quale darà la sua benedizione al posto di Adamo defunto da tempo)

[8] Di A. Wolf vedi l’opera: “Il patriarca

[9] «E l’Eterno apparve ad Abramo e disse: “Io darò questo paese alla tua progenie”».

[10] [Gen. 14,18-20]: «E Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino. Egli era sacerdote dell’Iddio altissimo, Creatore del cielo e della terra! E benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha dato nelle meni i suoi nemici!”. Abram gli diede la decima di tutto»; - [Ebr. 5,10]: «…ed essendo stato reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore d’una salvezza eterna, essendo da Dio proclamato sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec»; – ed inoltre [Ebrei: tutto il cap. 7]

[11] [Gen. 15,1]: «Dopo queste cose, la parola dell’Eterno fu rivolta in visione ad Abramo, dicendo: “Non temere, o Abramo! Io sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima”»

[12] [Gen.18, 22-23]: «E quegli uomini, partitisi di là, s’avviarono verso Sodoma, ma Abraham rimase ancora davanti all’Eterno. E Abram s’accosto e disse: “Farai tu perire il giusto insieme con l’empio?”»

[13] [Gen. 18,2 e 33]: «Abraham alzò gli occhi, ed ecco che scorse tre uomini, i quali stavano dinanzi a lui; e come li ebbe veduti, corse loro incontro dall’ingresso della tenda, si prostrò fino a terra, …»”; - «E come l’Eterno ebbe finito di parlare ad Abraham, se ne andò».

[14] [Genesi 32,27-30]: «Costui disse: “Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora”. Giacobbe rispose: “Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!”. – Gli domandò: “Come ti chiami?”. – Rispose: “Giacobbe”. – Riprese: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini ed hai vinto!”. – Giacobbe allora gli chiese: “Dimmi il tuo nome”. – Gli rispose: “Perché mi chiedi il nome?”. E qui lo benedisse».

[15] [Gen.32,32-33]: «Il sole si levava com’egli ebbe passato Peniel; e Giacobbe zoppicava all’anca. Per questo, fino al dì d’oggi, gli Israeliti non mangiano il nervo della coscia che passa per la commessura dell’anca, perché quell’uomo aveva toccato la commessura dell’anca di Giacobbe, al punto nel nervo della coscia»

[16] Vedi di A. Wolf l’opera “Quando morì Mosè”

[17] Vedi di A.Wolf l’opera “Phala el-Phala”.

[18] La completa storia di Elia il Tisbita è spiegata in modo approfondito nell’opera “Il tisbita” di A. Wollf.

[19] (Vedi il dialogo e il comportamento di Lucifero ‘fuori’ dalle porte del luogo santo, nell’opera “Sancto Sanctorum” cap. 5)

[20] La vita di Giobbe-Alaniel è presentata in modo integrale nell’opera rivelata nel 1966 ad A.Wolf “Sancto Sanctorum”, in cui i veri personaggi del racconto biblico, di per sé contorto, prolisso e a tratti errato, viene messo in luce al fine di comprendere il vero rapporto con la Divinità visibile.

[21] Tutta la storia di Isa-i/Isaia quale l’incarnazione dell’arcangelo Zuriel, è stata rivelata nel 1956 nell’opera “E fu luce”.

[22] [Isaia 6,5]: «Allora io dissi: ‘Ohimè, lasciami, ch’io son perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure, e dimoro in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi han veduto il Re, l’Eterno degli eserciti».

[23] «Ed ecco, la gloria dell’Iddio d’Israele veniva dal lato d’oriente. La sua voce era come il rumore di grandi acque, e la terra risplendeva della sua gloria. La visione che io n’ebbi era simile a quella che ebbi quando venni per distruggere la città; e questa visione era simili a quella che avevo avuto presso il fiume Kebar; e caddi sulla mia faccia. E la gloria dell’Eterno entrò nella casa per la via della porta che guardava a oriente. Lo spirito mi levò in alto, e mi portò nel vestibolo interno; ed ecco, la gloria dell’Eterno riempiva la casa».

[24] La quadruplice Essenza di Dio: Creatore, Sacerdote, Dio e Padre. Quindi la terza Essenza è Dio.

[25] Tutta la vita del profeta Daniele e la spiegazione delle sue visioni è stata rivelata nel 1968 ad A. Wolf Vedi di A.Wolf nell’opera “Babilonia, tu grande”

[26] La Nuova Rivelazione è l’insieme dei testi rivelati ai molti mistici che si sono succeduti a cominciare da Lorber, denominata anche ‘Nuova Teosofia’.

[27] Questo testo di Mosé trova una spiegazione nelle opere indicate nelle altre note a piè di pag. delle Opere di A. Wolf.

[28] I due cherubini incarnati delle caratteristiche dell’Ordine e della Volontà: sono gli arcangeli/principi rispettivamente Uraniel-Mosè e Michael-Elia. (vedi specchietto riassuntivo Spiegazione delle 7 Caratteristiche di Dio)

[29] Forse riferito ad esempio a Jakob Lorber, nel G.V.G. vol.8 cap. 57,14-15, in cui viene riportato il dialogo che Gesù fece in seguito alla domanda di un romano.

[30] «Io sono l'unico, eterno Dio nella Mia natura trina, quale Padre secondo la Mia natura divina, quale Figlio secondo la Mia natura perfettamente umana, e quale Spirito secondo ogni vita, azione e conoscenza» (vedi di Jakob Lorber – G.F.D. vol. 1 cap. 2,10)

[31] [Spiegazione di Giov. 1,2]: «Egli era in principio presso Dio» - “Egli era nel Principio o nella Ragione-prima di ogni essere e di ogni successivo divenire, quale Ragione-prima, divina, presso Dio, in Dio e da Dio, dunque, Egli stesso in tutto e per tutto, Dio”. (vedi G.V.G. vol. 1 cap. 1)

[32] Tramite J. Lorber nel 1842 nell’opera “Il Sole spirituale” al vol. 2 cap. 13,7 Giovanni fa questa affermazione, ma senza alcun altro riferimento per carpirne il significato. Solo tramite Franz Schumi, dopo oltre 50 anni, nel 1900, viene rivelato che – prima di Gesù – Dio per la Sua visibilità, utilizzava il supporto animico dell’angelo Urkanus. (vedi “Spiritismo nella Bibbia e nella Chiesa” cap. 2,8)

[33] Ario: L' eresia ariana del IV secolo prende il nome da Ario, il sacerdote alessandrino che negò la natura divina di Gesù Cristo, entrando in conflitto con il suo vescovo nel 319 e subendo la condanna all'esilio nel 325.

[34] Atanasio: vescovo di Alessandria fu uno dei quattro Padri della Chiesa d'Oriente che portano il titolo di "Grande" insieme ad Antonio Abate, Basilio e Fozio di Costantinopoli. Fu l'indomito assertore della fede nella divinità di Cristo, negata dagli Ariani e proclamata dal Concilio di Nicea (325).