– Rivelazione –
(Dettato ad Anita Wolf nel 1963)
Che
un figlio della Luce, incaricato di un grande compito, non possa cominciare a
operare facilmente qui nel tenebroso mondo scelto per la redenzione dalla
caduta, soprattutto in un tempo difficile, lo dimostra la preparazione
spirituale del terzo angelo-guardiano Perutam,
per la sua missione terrena quale Giosuè.
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“Phala El Phala”
[1250-1125 a.C.]
(
Giosuè / Perutam )
«Da allora furono aperte le Porte».
«Beato chi legge
e beati coloro che
ascoltano le parole della profezia».
[Ap. 1,3]
Personaggi - ( 1a Parte – su Dysothera )
Tao-Mana Dio, il
Reggitore del Tutto
Abaturan sacerdote
e reggente della stella Dysothera
Phroebe moglie
di Abaturan
Chata 1°
cittadino e rappresentante del reggente
Myo-Chata moglie
del 1° cittadino
Dyso-Chata nome del
3° angelo guardiano Perutam su Dysothera
Sopher 2°
cittadino
Bela-Sopher moglie
del 2° cittadino
Luosartum 3°
cittadino
Phroebe-Luosartum moglie del 3°
cittadino
Midgurd 4°
cittadino
Nusar ricercatore
di stelle
Vasto un
ragazzo
Chersta-Vasto una
ragazza
Mugona Sole-centrale
primordiale della Serietà
Dysothera Sole-centrale
galattico (su cui risiedono i personaggi)
Atareo Sole-centrale
di Sadhana andato distrutto con la sua caduta
Personaggi - ( 2a Parte – su
Trigidur )
LISHI-ANA UR-Dio nella Rivelazione di
Persone e del Discorso
Karmosha reggente
della stella Trigidur e 1° anziano
Hera moglie
di Karmosha
Ja-Ardua nome
del 3° angelo guardiano Perutam nella sua incarnazione di Luce su Trigidur
Alrinna una
vicina
Necoador un
anziano
Crispar è
lo stesso Nusar su Dysothera, il ricercatore di stelle
Reegany una
aiutante sul sole Trigidur
Maras un almanaccone non ancora
incarnato nel mondo
Prudon il grigio, non ancora
incarnato nel mondo
Vladda un altro essere non ancora
incarnato nel mondo
Fraola una
donna più matura del gruppo su Trigidur
Rayjutam-Ralgar Il quarto angelo
guardiano (solo citato)
Damanona Sole-centrale
originario spirituale tra l’Empireo e i Globi-involucro
Trigidur stella
- Sole-centrale irradiato da Damanona
Sadhura Il
settimo Sole-centrale irradiato da Damanona
Mira
Personaggi
- ( 3a Parte – sulla Terra )
Mirjam moglie di Aaron
Abida principe
di Benjamin
Ahi-Eser principe
di Dan
Deguel principe
anziano di Gad
Eliab principe
di Sebulon
Elisama principe
di Ephraim (traditore)
Elizur principe
di Naftali
Gamliel principe
di Manasse
Nahesson principe
di Giuda
Nathanael principe
di Isaschar
Pagiel principe
di Asher
Selumiel principe
di Simeone
Ahira principe
di Ruben
Benaja consigliere
Caleb giovane
aspirante alla guida di Israele
Chargo anziano
Chol-Hosar un
costruttore di pozzi, di Issacar
Hadad figlio
del principe Ben-Hur, poi successore di Giosuè
Hesabal Giudice
di Isaschar
Ismahael figlio
di Ben-Hur-Hadad
Isora moglie
di Kahathael
Jaddua anziano
Jeroboas (Geroboamo)
comandante delle forze armate di Israele
Kahathael aspirante
principe di Gad
Khamnat Giudice
di Sebulon
Melaon un
anziano (sobillatore)
Nisroch uno
sgherro di Gerico
Othniel giovane
consigliere, più tardi giudice in Israele
Pinehas figlio
di Eleasar, sacerdote
Rahab la
prostituta di Gerico della stirpe di Gerico
Rehum principe
di Sebulon successore di Eliab
Sanhus figlio
di Kahathael e di Isora, più tardi principe di Gad
Zinsbar
Zippora moglie
di Mosè, defunta
Assodi atro nome di un
cosiddetto ‘diavolo‘
Luoghi citati
Arnon (fiume) - Aroer -
Baal-Hazor - Beth-Sean - Beth-El - Bethlemme - Cades - Dibon - Edom - Elath -
Furt (fiume) Gerico
- Haran - Issacar - Issale - Jabes-Gilead - Jarmuk (fiume) - Madian - Moab -
Ramoth-Gilead - Sin (deserto)
- Tel-Araba - Thimnath-Heres - Thimnath-Serah - Rafidim
Personaggi - ( 4a Parte – nel Regno)
UR-DIO il
Creatore
Perutam il
3° angelo guardiano (Giosuè)
Uraniel il
cherubino portatore dell’Ordine (incarnato in Mosè)
Urea il
serafino compagna di Uraniel
Alaniel / Madenia portatori
della Pazienza (sarà Giobbe)
Raphael / Agralea portatori
dell’Amore (Enoch)
Orytam 1°
angelo guardiano (Adamo)
Hagar angelo
compagna di Orytam
Muriel / Pargoa portatori
della Serietà (Abramo)
Begiana moglie
di Giosuè
Layja la compagna
spirituale di Perutam
Harim in ebreo-spirito
dell’epoca di Mosè
Pherida un ebrea-spirito del
tempo di Mosè
Osnie Un ebreo-spirito del
tempo di Mosè
Ia
parte: Dio / Tao-Mana
Cap.
1 Su Dysothera l’arrivo dell’angelo
guardiano – Gli insegnamenti di Tao-Mana
Cap.
2 Alla festa della permanenza
Cap.
3 Insegnamenti del Padre e di Dyso-Chata
fino alla partenza
IIa
parte: Dio / Lishi-Ana
Cap.
4 Su Trigidur l’arrivo di Perutam come
insegnante Ja-Ardua
Cap.
5 La permanenza
Cap.
6 Crispar e Ja-Ardua insegnanti della Luce – Lishi-Ana meraviglioso
insegnante dei figli - La partenza
IIIa
parte: Dio / Emmanuel
Cap.
7 Uraniel, benedetto, parte per la Terra, poi segue
Perutam-Giosuè - Trent’anni impegnativi
nel deserto – Giosuè viene chiamato sul monte - Dio interviene nelle contese –
Aaron riconosce gli errori - Giosuè
co-guida altri dieci anni fino ai moabiti - L’arrivo
Cap.
8 Giosuè guida fino a Gerico – Il colloquio
con Dio – Ancora opposizioni – Dio consola – Arriva un angelo-guida che insegna
e aiuta: è Mosè – La battaglia, l’incendio, Rahab è salva – Un solo arrestato
- Un principe tradisce – Primi giudici
in Israele
Cap.
9 Guidare Israele - In Silo, infondate
accuse - Nel Tabernacolo, il Padre - Un’elevata visita - Un altare a Beth-Sean
- Un giudizio su due cattivi - Sanhus di Gad al primo posto - Hur-Hadad nuovo
giudice - Un vandalo viene ammansito - Dio consola - A Sichem l’ultimo messaggio
di Giosuè, poi il voto - Il giuramento e la pietra - La partenza
IVa
parte: Dio-UR, l’Eterno-Santo, L’Eterno-Unico e Verace
Cap. 10 Sulla via
verso il Cielo, davanti all’Albero della vita
Cap. 11 L’accoglienza
di Urea – Un’ultima prova è superata - Alla mano di UR
Cap. 12 Nel
Santuario, il Padre insieme ai Suoi figli benedetti
Alcune spiegazioni delle parole:
Alluiha = Alleluia!
Cheru-Serpha = Trono o Seggio della Divinità
Chlumba = una specie di gazebo
Damanona = un Sole spirituale/materiale (chiamato anche Mira)
Kybatum = lo spiazzo/balconata della torre
Mi-Ara-Mi = un particolare ringraziamento, anche ‘Amen’
Urlafa = culla, simbolo della mangiatoia di Gesù
Yitu-Aca = misticismo e lingua della stella
Dove il dogmatismo disturba la libera
conoscenza, manca lo Spirito di Dio, e se questo non alita, mancherà
l’autentica chiarezza. PHALA-EL-Phala: due
volte cinque lettere, uguali ai Dieci Comandamenti del Sinai, più due lettere
come rispondenza dei due Comandamenti d’amore, ‘EL’ (Dio).
L’Opera non è facile da leggere; nella
prima, nella seconda e nella quarta parte ci si deve far trasportare nello Spazio e nelTempo dell’ultra terrestre. Chi comprende bene la Parola del
Salvatore «…ma
dato che non siete del mondo» [Giov. 15,19] costui sa che nessuna creatura fu
partorita nella materia. Là dove i figli rimasti fedeli operano, là dove questi
figli fedeli attendono l’occasione della loro prova per dimostrare la fedeltà
con il co-aiuto, là il Padre, sebbene con un nome diverso, opera e insegna.
Ogni occasione, ogni atto avviene per la crescita spirituale di ciascuno, e ciò
viene fatto con colloqui continui nei quali insegnano coloro che sono titolati
a farlo, occasioni in cui il Padre, Tao-Mana oppure Lishi-Ana in questa
rivelazione, ma anche UR, compare tra i figli non caduti per donare
insegnamenti su insegnamenti. L’esperienza passata in un incarnazione, che altro
non è che il ricordo che nello spirito resta indelebile di come si è affrontata
una prova, viene sempre messa alla luce per farne tesoro, per imparare, per
capire, per riaffermare quanto appreso ed evitare che l’esperienza possa
portare ad una retrocessione. Perciò anche la caduta di quel terzo dei fratelli
e del primo spirito creato – Sadhana – fa fare esperienza, al fine di
continuare a crescere nella conoscenza degli errori da non commettere e nella
comprensione del procedere della Divinità-Padre per il recupero dei caduti.
Sul titolo della rivelazione, l’esperto V.
Mo. Linz scrive quanto segue: “Dato che l’antico ebraico conservava le radici
del linguaggio primordiale, sarebbe un’indicazione valutarla in ebraico, ‘Phala’ = Miracolo, atto miracoloso” (non
vocalizzato sarebbe Paalha), ebraico ‘El’=
Dio, la Luce di Dio. La parola temporale ‘phala’ = (non si potrebbe
vocalizzare) ‘phlh’ (ma pronunciato
come ‘Phalaa’). Con ciò, per noi, per poterlo leggere “Phala El Phala” il cui
significato è: Dio (come Luce rivelata) ha esternato da Sé un atto miracoloso. Il titolo mi
fu rivelato in sogno”.
Possa questo libro diventare una
benedizione per gli amici della Luce.
Anita Wolf
* * *
Commento al testo
(dagli “Amici della Nuova Luce”)
Con la presentazione
della vita spirituale di Giosuè, quale
il terzo dei quattro angeli guardiani prima della sua incarnazione, espressa
nella prima e nella seconda parte del libro, ci viene rivelato che, sebbene
egli sia il figlio-bambino di una coppia di angeli, Chata e Myo-Chata, è come
se fosse da sempre un adulto. Nello spirito, ciascuno di noi è un’entità creata
ai primordi, ma nello sviluppo ciascuno resta per la Divinità un bimbo nella
fase della sua crescita. Inoltre, ancora una volta viene rimarcato come l’infinità
del tempo della Creazione è ancora nel suo primo Giorno, nel quale dovrà
avvenire il recupero della totalità dei caduti. Pertanto, nulla può essere
immaginato riguardo agli altri sei Giorni che seguiranno in epoche lontanissime
per i quali, il Padre riconosciuto da tutti i figli, dai fedeli e dai redenti,
ha già preparato inimmaginabili creazioni da portare avanti e da far vivere
nella vita spirituale futura.
Una
riflessione particolare credo sia importante sul tempo di come questo viene vissuto nello spirito, poiché più volte
si percepisce come, mentre lì sembrano passare pochi giorni, sulla Terra
passano invece molti anni, centinaia e più. In parte, questo si è già esplicato
nell’opera “Karmata” con il cammino spirituale di un piccolo angelo poi incarnato
come Jakob Lorber, e perciò qui con Perutam, il terzo angelo guardiano, non è
altro che una conferma di questo concetto ‘tempo’.
I linguaggi, a
tratti non immediatamente percepibili, derivano dal linguaggio del Cielo,
perciò è solo per Grazia che ci è possibile seguirli. A differenza di altre
rivelazioni, in questa si esplica molto la vita spirituale degli angeli non
caduti, come pensano, operano, guidano, ai quali il compito di co-aiutanti
diventa per tutti la base di vita in questo primo Giorno della Creazione per il
recupero del primo caduto e di tutta la sua schiera. Un ‘lavoro’, cui tutti
sono soggetti in un tempo lunghissimo con incarnazioni anche ripetute negli
infiniti mondi della Creazione. Grandi e piccoli della Luce cui, assoggettandosi
a un tale ‘lavoro’, per amore dei fratelli caduti diventa anche una scuola di
vita, per crescere nella comprensione dell’immenso progetto di recupero del
Padre e della Sua infinita Misericordia.
I dialoghi che
si sviluppano nel Regno nelle varie sfere di vita dei figli-fratelli non
caduti, sono ricchi di insegnamenti, e non necessariamente pronunciati dalla
Divinità-Padre, ma si nota come la sapienza viene concessa a coloro che
occupano posti sempre più elevati. Qui, tramite un angelo-guardiano, anch’egli un
cherubino come i primi sette arcangeli, e anch’egli con accanto un serafino.
Anche il rapporto-rispondenza del mondo spirituale presentato come mondi-luce
che in cascata illuminano e portano vita spirituale-materiale all’intero
universo spirituale e materiale, è espressione di insegnamenti di non poco
conto.
Ciò che fa
riflettere è il progetto del Cielo per la preparazione dell’incarnazione di
Gesù, anticipata migliaia di anni prima con la preparazione dei figli che con la
loro incarnazione sulla Terra, pur con la reminescenza, devono seguire un
percorso prefissato, guidati spiritualmente, ma liberi nella loro libera
volontà, di restare fedeli al Cielo. E’ chiaro che un vero profeta che annuncia
la volontà di Dio, nella realizzazione di quella profezia vi ha concorso
anticipatamente tutto il Cielo. Cosa che non può avvenire assolutamente, quando
si tratta di false profezie propinate dagli spiriti del mondo dei caduti, che
non si avvereranno mai.
Poteva, il
libro di Giosuè biblico, non avere le sue correzioni? Solo dopo aver seguito
gli avvenimenti citati in questa rivelazione, si può comprendere come la Parola
nella Bibbia, per quanto vasta, è tuttavia inficiata e contorta per i grandi
errori che riporta, non soltanto per la sequenza/cronologia degli eventi, ma
soprattutto per certe affermazioni che nella S.Scrittura invertono spesso sia
il senso delle cose che il comportamento dei personaggi e quindi
dell’interpretazione perfino errata di Dio, che se ne può trarre. Correzioni
queste, che ancora una volta ci devono spingere a quelle indicazioni di non
prendere alla lettera tutta la Parola biblica, ma solo il senso della fede
contenuto in essa. In particolare, essendo proprio questo libro uno dei più
efferati per ciò che riguarda il comportamento degli ebrei guidati nella Terra
promessa da Giosuè, i quali su richiesta del Signore parrebbe dovessero
uccidere le popolazioni là presenti, al fine di poter poi prendere possesso
delle terre da assegnare alle 12 tribù, proprio questo aspetto doveva essere
chiarito (cap. 9,215-220). Cioè: poteva, un Dio d’amore, che aveva intimato il
comandamento di ‘non uccidere’, proprio Lui, imporre di uccidere? Tema questo,
sempre caro agli oppositori della vera fede, per presentare un Dio omicida e
condottiero. Niente di più falso! Perciò la necessità nel nostro tempo di fare
chiarezza su queste assurdità contenute sulla Bibbia, e contenute anche nei
libri di Mosè.
Peraltro,
anche l’evento di Gerico e delle sue mura cadute per la forza del Cielo, spesso
così mistificato dai negazionisti, doveva essere preso in considerazione
dall’Alto, affinché qualunque dubbio, ora, può anche essere messo al bando.
Infatti, proprio il cap. 6,17-21, uno dei più crudi e difficili da digerire
della Bibbia, è completamente falso! Non per la caduta delle mura che ha sempre
rappresentato una sorta di mistero nell’interpretazione letterale, ma per lo
sterminio seguente che non dovrebbe neppure essere ipotizzato, e solo
comprendendo le tematiche dei vari personaggi di quel tempo, adesso si capisce
perché fu riportato così, evidentemente artatamente mistificato. Infatti, come
poteva, un popolo, guidato da un angelo (Gios. 5,14), quindi al servizio di
Dio, indicare lo sterminio del nemico? Non sarebbe andato ciò, contro il comandamento
“non uccidere”, che proprio questo popolo doveva osservare più di altri?
Inoltre: perché passare a fil di spada anche le donne, giovani, vecchi e
perfino il bestiame che, di per sé,
avrebbe fatto loro comodo, dopo quaranta anni di ristrettezze, proprio adesso
che si erano stabiliti nella terra promessa?
E ancora: La
città non fu distrutta, ma data in custodia agli anziani della tribù di
Beniamino. E neppure tutto ciò che riguarda il cap. 7 biblico può avere
attinenza con la realtà che ci viene svelata in questa rivelazione, poiché
l’unica ribellione legata a Gerico, fu Da parte di Elisama, principe di
Ephraim, ma solo per un capovolgimento del potere di Giosuè, pensato con pochi
uomini durante la presa di Gerico, a cui non seguì nessuna lapidazione, né si
trattò di possesso di beni preziosi rubati. Che le sue parole furono distorte
storicamente lo si può intravedere al cap. 9,22-32, in cui Giosuè a sua difesa
annota proprio questa eventualità, che poi gli scribi adottarono evidentemente
di nascosto dopo la sua morte.
Dio / TAO-MANA[1] - Ia parte
Su
Dysothera l’arrivo dell’angelo guardiano – Gli insegnamenti di Tao-Mana
«Allora giubilarono tutti i figli di Dio»
[Giobbe 38,7]
1. Un flusso di luce e magnificenza. Una casa su un’ampia distesa pianeggiante. La porta è aperta. Dalle finestre cristalline rispecchia la luce mattutina. Nessun vetro più puro del nostro mondo si lascerebbe confrontare con questo cristallo, La casa è costruita a forma di quadrato, ma il giardino, nel mezzo in cui si trova, è rotondo ed è recintato da una siepe a muro che ha due ingressi. Attraverso una si entra, dall’altra si esce.
2. Il padrone di casa, Chata, sta rispettosamente alla
porta e saluta gli ospiti con il saluto di pace che suonerebbe così:
‘Pace
ti doni Tao-Mana, nostro Dio;
porta
la Sua pace nella nostra casa!’
3. Ogni ospite alza il palmo della mano destra incontro alla luce, che arde come d’oro da un grande Sole (Hagarma) e dona un soave calore che cade sulla loro Stella di Luce DYSOTHERA. Nella mano sinistra si portano i doni, che si regalano alla padrona di casa per la ‘Festa dell’arrivo’. Chata è un uomo alto, fine, molto maturo secondo il suo essere.
3. Ogni ospite alza il palmo della mano destra verso la luce di un grande Sole[2] che brilla come color oro e dona un soave calore che cade sulla loro stella di luce Dysothera[3]. Nella mano sinistra si portano i doni per darli alla padrona di casa per la ‘Festa dell’arrivo’. Chata è un uomo alto e raffinato, molto maturo secondo il suo essere.
4. Anche sua moglie è abbastanza alta, di statura mgnifica. Le gote, altrimenti di un rosa delicato, in questo giorno sono più scure, talmente lei è colma di gioia celeste. I suoi capelli biondi riccioluti cadono fino alla cintura, la quale cinge sotto il suo seno, sull’abito di un rosa pallido. Oggi non deve ricevere gli ospiti, perché li riceve il primo figlio della casa.
5. Questo avviene diversamente che sulla Terra. Qui regna la legge della luce. Sta scritto nel Libro-Ur che contiene anche la Legge per la materia. Tutto viene unicamente da LUI! Su Dysothera non esiste nessuno spirito che stia al di sotto delle leggi [Gal. 4,5], soltanto nelle stesse. Loro vivono queste leggi fino in fondo.
6. Non diversamente la bella Myo-Chata. Il nome aggiunto a quello dell’uomo indica il legame tra di loro. Il suo nome proprio, al primo posto, vale per lo stesso rango dalla luce. Infatti lui e lei sono due candele di un unico candelabro, come la Divinità-UR che qui si chiama TAO-MANA, che significa Padre-Creatore oppure Dio-Sacerdote, il che ha proprio svolto in tali candelabri la prima creazione dei figli.
7. Myo-Chata siede su una sedia. Accanto a lei siede il sacerdote, il quale è contemporaneamente anche il reggente e primo insegnante.
- Lui posa la mano sulla spalla di lei: “Come ti senti, cara figlia?”. La sua voce sembra come un caldo raggio di Sole. Quello che dice, ha un unico peso per tutti gli abitanti della stella: è sempre importante. Sia che trasmetta la Dottrina di Tao-Mana, oppure che si adoperi per le famiglie sotto sua guida, tutto rimane uguale.
8. La domanda non è rivolta ad una preoccupazione materiale.
- “Bene, Abaturan”, dice la donna. “La gioia supera tutto, se sono matura spiritualmente, e forte, per ricevere il figlio dalle Mani di Tao-Mana, voglio stare nella tua ombra”. Lei intende che il figlio deve diventare pure lui un maestro e un sacerdote.
9. “Che nome gli darai?”
- Una domanda d’esame. I genitori di luce possono scegliere un nome, e non è un peso se lo fanno in anticipo. E’ comunque meglio sceglierlo solo quando – soprattutto da un punto di vista più elevato – arriverà il nuovo cittadino del Cielo. Chata è il primo, un co-reggente del regno della stella. E non lontano c’è la padrona di casa Myo. Spiritualmente è intelligente ed è ben vista tra la sua gente.
10. Lei china il suo capo in riverenza, “Lo so. È meglio aspettare finché il figlio non arriva dal Santuario. Allora Tao-Mana ci regalerà il nome”.
- “Molto bene, cara figlia. Ricordatevelo tutti:”, Abaturan lo dice agli ospiti, mentre Chata chiude già la porta, “siete liberi di scegliere un buon nome ai figli affidati, che a volte diventano più alti di voi stessi. La nostra lingua ne è perfino ricca.
11. Dysothera si trova nel campo di Mugona (Sole-centrale primordiale della Serietà), che Hagarma[4] irradia, tramite cui ci giunge rivelazione, luce e calore. Le irradiazioni si mostrano anche sovente nella forma, come quei figli con il cui arrivo si rivela il loro nome che devono portare sulle stelle”.
12. “E’ il nome che porta nella propria posizione del Regno?”, Chata abbraccia sua moglie nel santo gesto di preghiera, quando un figlio rende felice una casa.
- Il sacerdote spiega: “No, solo quando uno appare senza essere generato. Tao-Mana ha ricchissimamente provvisto ogni spazio nel quale vivono quei figli della Creazione che nella caduta (di Sadhana-Lucifero e dei suoi) erano invece rimasti fedeli alla Divinità, anche con una propria lingua, benché l’Empireo[5] conosca la sola lingua-Ur vocale.
13. E’ proprio così: Sulla via del cammino, fintanto che si vive qui nell’Empireo, si comprende ogni lingua che viene parlata qui e là. Come mai? Tutti i generi sono soltanto parti di una lingua espressa ad immagine quasi inafferrabile di Tao-Mana. Oh, la conoscenza più profonda di ciò che si riflette in tutti i Suoi insegnamenti. Noi la comprendiamo, non importa con quale linguaggio Egli la esprima.
14. Questa è la Sua porta aperta! Persino in quella lontananza che nel libero dovere dobbiamo ricercare, dove non si trova quasi un pallido riflesso della lingua della luce, una povera creatura dello spazio (l’uomo) comprenderà l’insegnamento dalla parola e dall’immagine, se si lascia aprire la porta del cuore. Dipende solo da questo; anche da noi, e… ciò dappertutto”.
15. Bela-Sopher chiede: “Quando viviamo secondo la ‘Luce nella luce’, perché non abbiamo un’unica lingua? Noi sappiamo che siamo proceduti da Tao-Mana, nostro Creatore-Padre. Sulle stazioni di Luce – essendoci passata con Sopher attraverso alcune – abitano soltanto dei figli della luce, senza influenza di quella lontananza che vediamo sovente nell’immagine degli insegnamenti. Ma perché non parliamo la lingua del Santuario?”
16. Sopher annuisce: “Anch’io ho riflettuto su questo. Ti prego, Abaturan, dicci che cosa è giusto!”
- Costui risponde: “Certamente! Bela-Sopher ha parlato anche per gli altri. La spiegazione è facile. La nostra vita sarebbe bella se avessimo tutto, se potessimo tutto, se non dovessimo conquistare niente? Dove sarebbe la nostra gioia, l’unica a donarci il progresso?”
17. “L’ho capito!”, esclama Luosartum, il terzo cittadino e quale sostituto insegnante. Sua moglie si procura molti meriti per via dei bambini che da stelle subordinate ricevono qui il loro ulteriore ammaestramento.
- Abaturan risponde gentile: “Bene! Spiegalo. Abbiamo ancora un po’ di tempo”. Lui intende fino all’arrivo del figlio per la casa.
- Luosartum indica il sole che attraverso il suo movimento nello spazio ora irradia la stanza degli ospiti:
18. “Se questo sole stesse fermo, e se la nostra stella non si muovesse, allora ne verrebbe illuminata una sola parte. Invece, attraverso il mutevole ‘avanti’ arriviamo in quel punto in cui si mescolano insegnamenti e conoscenze, fin dove – osservato dal punto di vista creativo – non c’è più bisogno di ampliamento. Se questo fosse la fine della conoscenza creativa, allora con l’arresto della nostra vita si fermerebbero tutte le nostre gioie. Cosa, …allora? Ma ancora: ah, molto di più. Oltre il limite di questo ultimo limite procede il Raggio della Bontà del Creatore: – La Sua luce e il Suo operare, la Sua dottrina e le Sue opere!
19. Allora – non abbiamo bisogno di saperlo adesso – Egli mette il Suo popolo, non appena è di nuovo pienamente raccolto, davanti ad una nuova Porta. Aspetteremo felicissimi, finché EGLI la aprirà lentamente, cosa che è ancor più miracoloso che se fosse aperta d’un tratto. Questa è la gioia da cui sorge la Vita: l’eterno permanere!”
20. Abaturan conclude: “La dottrina di Tao-Mana giace nella vita che ci educa. Phroebe-Luosartum pensa che se viviamo di luce e nella Luce della Divinità, perché abbiamo bisogno dell’educazione come la povera lontananza ne ha amaramente bisogno? Beh, …non è difficile!”, Abaturan sorride soavemente:
21. “La nuova Porta di cui parlava Luosartum è, per il nostro regno della luce, quella meravigliosa rivelazione che ci indica che la Divinità non conosce nessun arresto, e perciò tutte le opere, specialmente i loro figli, sono legati al progresso della Creazione. Questo progresso è unico e diverso, affinché ogni creatura se lo possa conquistare sui propri gradini di mutamento.
22. Giorno e notte si allineano quasi senza differenza, a parte le Notti maestose quando si sperimenta il Santuario. Noi edifichiamo, raccogliamo, istruiamo i nostri figli e teniamo il nostro servizio per Tao-Mana. Ciononostante, nessun giorno somiglia all’altro. Non ne percepiamo la differenza perché il progresso è appeso proprio spiritualmente al decorso della luce della nostra stella.
23. Se potessimo vedere il corso di Dysothera, allora ci accorgeremmo quanto corre veloce. Sarebbe possibile vederlo se, per questo, i nostri occhi fossero ombreggiati dalla mano del Creatore. Lo scopo della velocità rimarrebbe comunque incompreso; senza una rivelazione speciale, e il vedere ci servirebbe a poco.
24. Potremmo vedere camminare in modo maestoso anche i corpi nello spazio e il Dysothera, proprio come volteggiano le nuvole bianche su di noi, simili a grandi navi. Per le creature, nel concetto ‘lentamente’ giace la cosa più bella della nostra vita: sviluppo, insegnamento, azione e buona conseguenza della conoscenza.
25. Tao-Mana non ha bisogno di progresso, dato che Egli ha creato proprio dalla Sua Perfezione ciò che riguarda il genere, cosa che nelle Opere inconsapevoli si estende anche al loro essere (animo). Diversamente è inteso per noi. Qui si stanno di fronte, genere ed essere, o anima. Il genere indica la nostra origine. Il Perfetto crea il perfetto! (Gen. 1,31) L’anima, come cosa propria, lasciata alla creatura-figlio, Egli l’ha posta davanti alla Porta della perfezione e le ha trasmesso la meta finale del perfezionamento.
26. Indipendentemente dal fatto che Egli ‘metta davanti alla Porta’, e sorveglia (fino alla) la fine[6], lo tiene nel santo Anticipo nelle Sue mani di Creatore-Padre. Anche la via che noi chiamiamo sviluppo oppure vita, la governa Egli stesso dalla Sua Natura, dal Suo Essere, perché EGLI è uniformemente ‘il TUTTO’.
27. Nessuna creatura può essere portatrice di questo ‘Tutto’; noi rimaniamo sempre una parte di Tao-Mana. Questo è per noi molto più meraviglioso, poiché solo così ci troviamo al centro del Governo di Dio, solo così siamo custoditi dalla Sua Perfezione-Ur. Se non fosse così, …la prima (figlia) caduta sarebbe un eterno precipitare! Non ne rimarrebbe nulla che l’Essenza-Ur e la Sostanza-Ur, da cui il Signore si è creato il Suo primo figlio.
28. Certo, Tao-Mana potrebbe certamente creare un nuovo figlio dalle potenze raccolte; ma persino per la perfezione dell’Unico, il Perfetto, una nuova Creazione non sarebbe mai ‘la primizia’! Se il Creatore dissolvesse in Se stesso le potenze di un figlio che ha perduto il pieno scopo della vita – cosa che finora non è mai avvenuto – perché l’essenza della creatura ha rovinato il genere; allora sorgerebbe sempre qualcosa di completamente nuovo. Dovrebbe avere un nuovo nome, con cui sarebbe collegato ad una via del tutto nuova; in più, un nuovo scopo di vita o di creazione.
29. Nessun progresso, se si distrugge! Tao-Mana ha creato in modo perfetto! Proprio il nostro sviluppo, quello fino al punto della fusione d’insegnamento e di conoscenza, è una perfezione, anche se quasi sempre incompresa. Non avremmo raggiunto nessun grado di perfezionamento sulle stazioni spaziali, se non possedessimo il perfetto genere da Tao-Mana, con cui possiamo portare la nostra essenza alla perfezione, …attraverso il Suo Governo!
30. Sia menzionato ancora una seconda cosa: se senza quella caduta saremmo proceduti più rapidamente nello sviluppo. – Se ciò lo potessimo percepire nel tempo, non lo so. E’ anche senza importanza di farsene un’idea oppure persino – come succede nel povero spazio – di inventarsi qualcosa per ottenere questo o quello con esercizi fisici. Mancheremmo di molto!
31. Tao-Mana sa come il nostro sviluppo sia anche da collegare con la lontananza. Egli ha retrocesso il Suo Orologio della Creazione; Egli lascia andare lentamente il corso delle lancette. EGLI, il Signore del tempo, può appendere il Suo operare: Creazione, divenire e sviluppo, al Pendolo del Suo Orologio di Spazio e Tempo, e non importa se pendola di più o di meno. Nel ritmo del Pendolo tutto ciò che è trascinato ha quel ritmo.
32. Secondo: Egli ha disposto su un lento tempo il Pendolo dell’Orologio-Ur di Spazio e Tempo, affinché anche la povera lontananza possa tenere il passo e non rimanga ferma, quando un giorno il Suo più veloce detterà il decorso del tempo. Anche a noi, che possiamo servire, così è resa facile la strada.
33. Se passassimo dalla luce nella lontananza, nel ‘flusso fulmineo di un Universo’, …perderemmo molto[7]. Rimarrebbe bensì il genere del perfetto, ma dal proprio personale, che ha bisogno del progresso per la beatitudine, verrebbe tagliato molto. Non saremmo proprio in grado di giungere nella povera lontananza in un ‘volo di luce’. E se invece fosse stato così, allora la nostra entità avrebbe avuto bisogno di più aiuto di come potremmo aiutare noi stessi. Questo sia detto così, per gli incarnati …dalla Luce[8].
34. Noi possiamo aiutare, benché su una via da viandante è Tao-Mana il nostro Aiutante. Come avete appunto visto, gli esseri delle tenebre, incarnati nella materia, si lasciano aiutare soltanto contro volontà. Si ribellano di accettare l’insegnamento dalla Luce. Per questo l’Orologio dello Spazio e del Tempo è disposto diversamente, e noi facciamo bene ad orientarci su questo.
35. Quindi, per via della povertà il nostro procedere è lento, sempre su una via, sovente quasi non percepito. Il decorso di stella e Sole[9] sono un simbolo, perché l’ombra si muove in modo lumacoso, generando come un procedere della Luce. Il mattino porta, il mezzogiorno ha, la sera toglie la Luce: Arrivare, rimanere, andare, ci mostrano il corso delle Opere e dei Tempi.
36. Noi abbiamo bisogno dell’educazione a causa della nostra anima, ma anche – disposto pietosamente nel Pendolo della Creazione, per la ‘lontananza’ (i caduti) – un gradino dopo l’altro: dalla Luce, giù nell’oscurità; e da lì, …di ritorno nella Luce.
37. Arriva il figlio della casa!”, esclama Abaturan all’improvviso. “Egli ha una missione più grande; ma è come noi – un figlio – come Tao-Mana ci ha creato. Le funzioni affidate alle creature sono differenti, altrimenti non avrei bisogno di insegnare, non avremmo bisogno di aiutarci. Se fosse così, il nostro regno di luce sarebbe più povero che il mondo più povero.
38. Quando lui qui sarà adulto, assumerà il mio posto, perché io andrò oltre, per servire chi ha bisogno di aiuto, di servizio e di amore. Tali vie (dell’incarnazione) non sono facili, portano apparentemente più perdita sapienziale: ‘Da dove? Perché?’, e… ‘Per dove?’. L’ultimo viene aperto prima per via della via, perché ogni procreazione dalla luce somiglia ad un’incarnazione nella povera lontananza, ma non è come là, senza conservazione della fede.
*
39. Arriva la luce della casa”. Chata apre e vi penetra – come se lo avesse aspettato – un ampio raggio di Sole.
- Myo domanda: “Che cosa manca alla casa, sacerdote Abaturan, tanto da sottolineare ‘Arriva la Luce della casa’?”
- La domanda è gradita al superiore; non riguarda nemmeno uno sbaglio, piuttosto quella dedizione a Tao-Mana, con cui il progresso viene conquistato secondo la Luce. Perciò il sacerdote dice:
40. “Non preoccuparti, la vostra luce splende pura. Nel Regno, ancora di più che nella lontananza, i figli portano una benedizione come ampliamento della beatitudine che è propria di una casa. Tu, Chata, io e tutti gli ospiti siamo abitanti di questa stella. Quando avremo completato il corso [2° Tim. 4,7: «Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede»] allora Dysothera ci riaccoglierà. Fino alla Sera di questo Giorno di Creazione, in cui Tao-Mana si è creato i figli, saremo uniti e felici. Ma questo ‘figlio della luce’ serve ad uno scopo santo-grande”.
41. “Voglio sacrificare a Tao-Mana la mia Luce per rallegrarLo”, confessa Myo.
- Nusar pronuncia: “Lo vogliamo tutti. Egli siede sovente su una torre per misurare l’orbita dei corpi celesti, la loro velocità, il grado di luce e del calore, anche come e in qual numero di gradi colpiscono quelle stelle che si trovano nel mantenimento di luce di Hagarma. Nusar ha anche registrato come questo procede. Al suo lavoro manca certamente ancora la maturità sulla quale ‘poter costruire il prossimo’, come l’intende lui stesso.
42. Si acconsente. Oh, – ognuno vorrebbe dare una gioia a Tao-Mana, amarLo, onorarLo e servirLo. Mentre Myo sta al suo posto in casa, Abaturan le resta accanto, gli altri si recano davanti alla casa, Chata a destra della porta. Così si guarda nel raggio di sole che si è formato in uno spiraglio.
43. Nella sua parte centrale si vede una forma ingrandirsi sempre più; avvicinandosi viene verso la stella e vi entra. Poi si ferma un momento e riflette: ‘Da dove sono venuto? Dove sono ora? Dove devo andare?’. E’ certamente difficile confrontarlo come sulla Terra, quando un neonato nel primo anno impara a conoscere l’ambiente, senza conoscerlo coscientemente. Qui un’annata è paragonabile a sette anni terreni; e come un bambino di sette anni quella sagoma à verso la casa dove il raggio indica.
44. Un bel bambino! Qui sono tutti belli; si distingue solo il lavoro che compiono gli spiriti dei figli della Luce. Non esistono gradi di valore. Ogni servizio è consacrato ad UR, sia grande che piccolo, sia vicino che lontano.
45. Il figlio si trova al recinto. Supplicando allunga entrambe le mani. Chata e Bela-Sopher gli corrono incontro. Il bambino va verso la casa tra i due adulti. E’ del tutto diverso da come sulla Terra; egli è maturo per le stelle, nonostante il necessario sviluppo. Ma che questo figlio è situato più in alto nel Santuario, lo si nota nel suo spirito. Solo la sua anima adattata alla vita della stella in cui ha ricevuto la sua prima incarnazione della via, deve ancora crescere, maturare, come ovunque.
46. Nessuno lo saluta ancora. Il primo diritto spetta alla madre, dai cuori di lei e di Chata si è unito un raggio per la ‘via di figlio’.
- Myo allarga le braccia. Sul suo grembo c’è un panno bianco. Con delicatezza vi adagia il ‘bimbo’, lo stringe al petto e dice:
47. “Ti saluto, figlio dal Santuario di Tao-Mana! Tu sei un nuovo Raggio per noi; ma la nostra stella proviene dalla tua specie, poiché ciò che il Creatore ha creato, lo ha posto nel progresso della Sua Magnificenza sul Suo ricco Sentiero. Hai portato molta ricchezza con te”. Myo prende la mano di suo marito; “Chata, dì la preghiera di lode, ed Abaturan voglia trasmettere la benedizione di Tao-Mana per la ‘Festa dell’arrivo’. Con questa Benedizione abbiamo ricevuto con gioia il nostro primo figlio su questa stella”.
48. Chata prega: “O Essenza del tutto, Creatore-Padre Tao-Mana, hai benedetto la mia casa! La Tua bontà che corre attraverso lo Spazio, si rivela di tempo in tempo, ci fornisce la via e il corso; colma i cuori dei Tuoi figli. Ci hai insegnato ed inviato maestri per guidarci alla piena conoscenza.
49. Tu ci hai creato nel principio [Gen. 1], che è sempre un iniziare, quando da una stella giungiamo ad un’altra. Ma Tu tieni magnificamente nella Mano da Creatore la fine della via. Tao-Mana, Santo, siamo sempre con Te! Nulla ci separa, perché Tu Solo governi tutti i Tuoi Giorni della Creazione.
50. Oh, la Tua Guida! Noi possiamo servire, possiamo partecipare alle Opere. Tu il sesto Giorno hai elevato il Tuo Amore al maestoso servizio che il Tuo Lavoro abituato alla Salvezza ci pone. Non abbiamo nessun merito, se non sei TU a darcelo: quella Forza che ci rende viventi, che è la nostra Vita. Nondimeno, Tu accetti la nostra buona volontà come un dono da noi.
51. La mia gratitudine sia per Te il Sacrificio per il figlio; porterà molta Luce dalla Tua Luce. Questa è una meravigliosa Rivelazione; quindi chiamo il figlio secondo la nostra stella: DYSO sia il nome. Myo, la mia aiutante di Luce, deve indicare la seconda parte del nome. In onore a Te ed alla meditazione, o Tao-Mana, che sei santo, meraviglioso e magnifico”.
52. Myo ringrazia affettuosa: “Il nome della stella e della casa sia per il figlio che ci ha donato Tao-Mana”. Per la madre la nascita era stata non dolorosa, non fisica come in un mondo. Tuttavia, nella Luce, per la caduta, alla nascita, che si è svolta spiritualmente[10], è anche fissato un ‘co-peso’: – I genitori vedono nell’arrivo di un figlio la sua via fin giù sulla povera lontananza, qualche volta, sovente incarnato sui mondi della materia, a volte anche profondamente oppressi, benché mai separati secondo lo Spirito di Dio.
53. ‘Preoccupazioni di Luce’ viene indicato da UR, e Lui benedice colui che porta il co-peso da se stesso oppure in visione, …nel battito del Pendolo dell’Orologio di Tempo e Spazio di Dio[11].
- “Dyso-Chata!”. Myo stringe il bambino al cuore.
- Baciandola, lui dice: “E il tuo nome, madre? Non devo averlo?”. E’ giusto, nella Luce, che la prima parola del figlio sia per la madre.
- “Mi chiamo Myo-Chata. Siamo uno”, lei indica Chata. “I nostri nomi sono scritti nel ‘Nome’ Tao-Mana; siamo uniti con Lui nell’eternità”.
54. Abaturan, il reggente e sacerdote, posa le sue mani sull’altare di casa; poi, uno dopo l’altro sugli ospiti. Ecco che arriva l’Onnipresente tra loro. Se visibile, oppure invisibile, non lo si chiede. Il sapere della Sapienza splende: ‘C’è LUI !
55. Abaturan adora: “Tao-Mana, Signore della Creazione, Santo delle opere, Amante dei figli, Eterno dell’azione! Il figlio è venuto dal Santuario; il suo percorso era ampio. Su tutte le stazioni di Luce vale per primo il Tuo insegnamento, da cui dipende il progresso del nostro essere. Come una stella supera l’altra in chiarezza (1° Cor. 15,41), proprio così Dyso-Chata supererà me nella funzione.
56. Ma che importa, Tao-Mana? TU mi hai messo al mio posto. Se mi rimane conservato per la Tua Magnificenza, …possa essere più grande o più piccolo, è il posto attraverso il quale mi è permesso e posso servire. Ma come le stelle fervono nella chiarezza per annunciare il Tuo dominio, così pure i Tuoi figli che hanno ottenuto una funzione maggiore.
57. Tao-Mana, Ti ringrazio! La stella, ed anche il mio posto, giunge anche alla maggior chiarezza nella perfezione nel divenire, anche se si trova (già) in una prima fila dei Soli. Oh, la cosa maggiore ricade sul nostro popolo di stella. Oggi hai donato questa Benedizione, questa Magnificenza e Bontà.
58. Tao-Mana, io inizio questo Tuo invio nella YITU ACA (linguaggio mistico della stella), affinché dopo quattro anni (circa 28 anni terreni) lui assuma la carica di sacerdote. Lui dovrà istruire ancor meglio il Tuo popolo di come è stato possibile a me. RingraziandoTi, discendo per la via, quando il maggiore opera per il Tuo Onore, con la Tua benedizione per quei cari che finora ho potuto assistere. Possano loro, come molti altri che sono preceduti, iniziare la via che i genitori di Dyso-Chata hanno anche visto per il loro figlio della stella.
59. Tao-Mana, Tu chiami ‘preoccupazioni di Luce’ per il timore della via. Ah, – quanto Tu stesso sei preoccupato per ogni figlio, in particolare per i poveri che hanno abbandonato la Bontà, la Luce, l’Amore e la cordiale Misericordia (i caduti)! Proprio a loro va il lavoro. Sì, ora comprendo perché Tu hai detto ‘preoccupazione di Luce’. Il pensiero non mi è ancora del tutto maturo; ma quando ritorni, altamente amato Signore, allora insegnacelo.
60. Tao-Mana, Signore della Creazione, Santo delle opere, Amante dei figli, Eterno dell’Azione, lascia che festeggiamo la festa dell’arrivo, di fare il giusto soltanto nel Tuo Nome-Amore. Lascia venire su di noi la Tua benedizione, giù sulla nostra via; di ritorno una volta con la Tua Bontà, per riprendere di nuovo le sedie, che Tu ci hai preparato.
MI …ARA …MI !” (esclamazione
di gratitudine, Amen!)
61. Abaturan s’inginocchia presso l’altare della casa, davanti a lui il figlio (della Luce), ai due lati i suoi genitori, gli altri intorno a loro. Dyso-Chata tiene nella mano una candela rossa. Nessuno se ne stupisce. Ogni spirito di figlio della Luce porta con sé la sua candela. Il colore rosso indica la provenienza. Lui proviene quindi dalla regione del Focolare del Santuario, dalla terza delle quattro sedie dei guardiani[12].
62. Allora sulla Dysothera giubilano dei figli di Dio, e si percepisce il giubilo di tutti sulle stelle. Abaturan accende la candela al fuoco dell’altare. Essa divampa chiaramente; dopo comincia a bruciare costantemente, calma e forte. Nella sua fiamma si vede lo spirito di Dyso-Chata. Oh, gioia, quale beatitudine Tao-Mana ha donato loro con il figlio!
63. Il sacerdote ringrazia: “Tao-Mana, Signore, Santo, Amorevole, Eterno! Amare Te sempre di più come nostro Creatore tramite l’insegnamento, con cui impariamo – fin dove delle creature ne sono capaci – di riconoscere la Tua santa Entità-Ur; anche l’amore del Giorno che ha acceso tutte le candele dei figli. TU non le lasci spegnere, e nell’ultimo Sacrificio d’amore della Tua Azione…”, ora Abaturan ha una visione del futuro (la croce), “…conserverai presso il Fuoco del Tuo Focolare tutti coloro che i poveri caduti non hanno più.
64. Tao-Mana, ora vediamo che cosa significa questo”, dice descrivendo con la mano in cerchio su tutti gli ospiti e gli abitanti della casa. “Finora abbiamo creduto che la propria candela avesse per ognuno lo stesso valore. Ora, anche questo è certo: lo spirito che Tu ci hai insufflato, è la Fiamma della nostra Vita.
65. Come Tu hai dato ad ogni Opera il Tuo Spirito di Vita, l’interiore e l’esteriore dallo stesso UR, rappresentato il più magnificamente in tutte le Opere, quindi, come simbolo, anche le nostre candele sono rese contemplabili. Le loro fiamme indicano se procediamo, se rimaniamo fermi oppure – Signore, custodisci! – se come una ‘povera stella cadiamo dal Cielo’ (Ap. 9,1).
66. Tao-Mana, riconosciamo chi Tu ci metti come filo conduttore, e ora giubiliamo alla festa dell’arrivo: il Tuo terzo guardiano dal Santuario istruirà il popolo della nostra stella. Questo è un procedere, pietosamente donato da Te. Ah, …le Tue beatitudini non cessano mai nell’eternità!
67. Tao-Mana, custodisci questa candela rossa; lasciala ardere in futuro. I Tuoi alti insegnamenti che Tu stesso hai predicato già sovente, non sono mai stati dimenticati. Tu sai – come tutte le cose – pure anche questo: che Ti lodiamo, Ti onoriamo, Ti glorifichiamo e Ti ringraziamo, nella riverenza, nell’amore e nell’adorazione. Come poteva mai andarci perduta una delle Tue parole, …abituate alla salvezza?
68. Tao-Mana, i Tuoi insegnamenti portati da Te stesso oppure attraverso i superiori, ci hanno mostrato il progresso. Lo abbiamo riconosciuto con gioia e con gratitudine. Nessun numero del Cielo potrà mai misurare tutta la pienezza della Tua Bontà! Questa è la cosa più meravigliosa di tutte le Tue Opere! Ma non basta:
69. Tao-Mana, il Tuo Spirito di Creatore ha attizzato benedicendo la nostra scintilla di luce; Tu l’hai nutrita insegnando dallo Spirito sacerdotale che potevamo vivere anche senza di Te, come se fosse la nostra propria e venisse da noi stessi. Tuttavia, nulla fin dalle eternità è mai stato senza di Te! Nulla è esistente senza di Te e nulla sussisterà senza di Te nell’eternità. Solo riconoscendo questo, ci indicherà cosa significa la VITA. Da ciò ne risulta un quarto, santo:
70. Tao-Mana, Il Tuo Spirito paterno ci ha legati alla Tua Essenza, anzi, legati per Grazia. Sia che leviamo costantemente gli occhi a Te oppure Ti sfuggiamo, nessun cammino, nessun fare o non fare viene adempiuto senza di Te! Questo lo hai preparato TU nel santo Anticipo al popolo filiale, perché con ciò – ora che è avvenuta la grave caduta – giace la povera lontananza (i caduti) sul fondo della Misericordia; come sfracellati, ma non morti; come sciolta da Te, – ma attraverso il Tuo santo Anticipo, legati con Te nell’eternità.
71. Tao-Mana: chi, nel corso del suo divenire, …può commisurare questo santo Anticipo? Nondimeno, alla Sera della Tua Magnificenza del Giorno dell’Amore, viene rivelata questa Cosa sublime, quando per noi si aprirà la Porta[13]. Il nostro arrivo, rimanere, andare, sia per quella strada il cui inizio si chiama ‘riverenza’, e la fine si chiama ‘amore’.
Tao-Mana,
Signore della Creazione, Santo delle Opere,
Amante
dei figli, Eterno dell’Azione! Mi-Ara-Mi”.
72. Ora Chata stende una coperta bianca sull’altare, il cui orlo rosso proviene dalle mani di Myo. La coppa d’argento con il fuoco rimane al centro. Egli posa dietro questa il suo candelabro della casa con le due candele. A destra del fuoco dell’altare si trova l’alta Croce del Giorno, a sinistra la stella a sette punte, che il popolo di Abaturan si è conquistato da se stesso attraverso la grande fedeltà.
73. E’ stata preparata una buona cena. In cima è seduto Abaturan, a destra il padrone di casa, a sinistra il figlio, di fronte Myo ed intorno tutti gli ospiti. Sui piatti cristallini giacciono i ricchi Doni di Tao-Mana, che la stella benedetta dona.
74. Nel frattempo il popolo si raduna, non essendo stato escluso, ma ogni volta una stirpe festeggia la prima parte della festa della ‘nascita’ nella casa, la seconda parte nel grande boschetto del sacerdote. Il pranzo non dura a lungo; in tal modo non si unisce nessuna festività come magari nel mondo.
75. Camminando intorno all’altare della casa si canta un cantico. Quando per la prima volta il primo figlio festeggia con loro, ognuno porta una piccola candela che viene accesa camminando intorno al fuoco dell’altare. Più tardi le si gettano nel grande bacino del sacrificio, che è l’altare della stella. Anche la gente della casa porta con sé delle piccole candele che sono state accese al proprio altare di casa.
76. Una lunga colonna passa attraverso una chiara vallata, poiché la casa del primo cittadino Chata si trova su un’altura. Oltre c’è un fiume il cui ponte scintilla come di marmo bianco. Si apre un bosco curato con differenti alberi; ovunque degli animali gentili, miti. Durante le camminate si ha sempre pronto del pane da darle a loro. C’è anche un prato, disseminato di fiori. Dietro a questo sale una via dolcemente su per un monte, la cui cima forma un ampio piano. Al suo centro si trova la casa del sacerdote, che il reggente possiede di volta in volta.
77. Rimane però proprietà del più anziano della stella, se una volta ritornato mette il suo cammino nelle Mani di Tao-Mana come dono di sacrificio, e riottiene di nuovo la sua sedia benedetta ed incoronata. Allora è per sempre il padrone della casa. Lo sa ognuno; lo sa già ora Dyso-Chata quando entra con Abaturan nella sua casa, seguito soltanto dai suoi genitori.
78. Un’alta stanza viene illuminata da una volta dolcemente arcata. Alle sue pareti si trovano dei simboli dell’Empireo, alle quattro colonne dell’altare della casa i simboli della stirpe. Sull’altare – in piccola forma – si trovano i sette segni del Giorno, come nel Santuario sul santo Focolare di UR. Davanti, sulla tovaglia gialla dell’altare, si vede nel quadrato in alto a destra un Sole, simbolo della Divinità; a sinistra una stella, simbolo della Creazione; nel mezzo in basso una luna sorgente, formata come una bella lampada con una fiammella, simbolo del popolo, qui contemporaneamente il segno della casa e della stirpe.
79. Abaturan toglie dall’altare quattro chicchi d’oro, simbolo del seme, della crescita, del raccolto e del ringraziamento e li tiene nel fuoco. Tao-Mana li deve benedire.
- I genitori della stella fanno lo stesso.
- Myo dà i chicchi a suo figlio, ma chi ha insegnato al figlio cosa dire, come agire? Il suo spirito vede come opera UR presso il santo Focolare? Lo ispira qualcuno? Gli spiriti di Luce non hanno necessariamente bisogno di essere visibili.
80. Unicamente… alla Sua comparsa, UR ha allacciato la Benedizione per i figli. Dal modo in cui agiscono Abaturan e i genitori, Dyso-Chata nota subito come lui deve portare il suo sacrificio. Ripete le parole del sacerdote:
81. “Tao-Mana, Signore della Creazione, Santo delle Opere, Amante dei figli, Eterno nell’Azione! A Te consacro il mio arrivo, la mia permanenza e la mia partenza. Lascia che la Tua Gloria sia il seme”, egli posa i chicchi davanti al fuoco, “di ciò che Tu mi hai affidato”. Li prende di nuovo in mano.
82. “Fa in modo che da ciò Ti venga in Onore il raccolto, per l’aiuto di coloro che ne hanno bisogno, per la gioia di coloro che sono nella Luce”. Dyso-Chata tiene i chicchi nel fuoco. “A Te sia portata la lode e il ringraziamento”. Li lascia cadere nella fiamma. Ecco che sale nuovamente una colonna bianca. Dopo s’inginocchiano, ognuno ad un angolo dell’altare, alzano le loro mani come dei boccali, per ricevere ciò che la Divinità vuole dare.
83. Una Parola: “Tutto il vostro lavoro è benedetto. Con Gioia da Creatore guardo il fumo che riempie il Mio Santuario. Orakania ed Hagarma (vedi nota 4) stanno al primo posto della Mia Magnificenza. Il Mio Regno, l’essere-ricco’, è consacrato ad ogni figlio. Quando una volta tutti saranno pronti per il Regno nell’eternità, non esisteranno più Porte chiuse.
84. Ai fedeli che hanno scelto il servizio, sono comunque aperte; ma l’ultima rimane riservata alla Sera della Festa. I fedeli potrebbero certamente passare, …per i lontani e per sé, ma nell’ultima Porta loro stessi terranno saldi la maniglia. Solo quando invierò quel Raggio di Luce sul quale il primo figlio troverà la via del ritorno a Casa, tutti i figli passeranno attraverso l’ultima Porta; ed inizierà la Sera di Festa del Giorno dell’amore.
85. Abaturan percorrerà la via del co-aiuto. E’ lasciato libero se a percorrerla fino alla fine sarà sovente amara. Non avete bisogno di incarnarvi sempre; pure un’unica ‘via dello spirito’ pretende la stessa dedizione. Senza sapere: da dove, perché, per dove può condurre fino al povero abisso; ma, …non dentro! Infatti, da ciò vi preservi il Mio Sacrificio!
86. Tuttavia, il vivere nello stato spirituale tra coloro che sono così difficili da guidare può accorciare la via. La Luce nel figlio si oppone contro ogni caduta della materia. Allora l’ultima parte di un lavoro può rimanere sospeso, mentre gli incarnati – ma soltanto i caduti – possono accorciarsi il tempo di vita[14].
87. Ogni via degli spiriti di figli della Luce, incarnati oppure spirituali, è giusta davanti al Mio volto. Devo punire, dove unicamente il ribrezzo dall’operare demoniaco spinge i figli verso Casa?[15] Oppure, in un altro caso, dove l’essere pietoso dovrebbe sollevare i poveri caduti, lasciar regnare l’ira, addebitandola a Me, che il Mio Io-Ur non conosce proprio?[16]
88. I Miei figli vicini Mi restano stretti, loro possono vivere dove vogliono. Una volta rimasti fedeli (nell’incarnazione), sono introdotti, inestirpabili, nel Mio Sacrificio, che un giorno Io prenderò per tutti i caduti! E siatene certi: presso di ME non rimane comunque nulla di ultimo, non rimane indietro nessun povero resto! Nel Mio ultimo è adagiato l’ultimo in modo santo, ciò che nessuno può terminare. Un giorno, con ME compirete per il buon servizio e per amore, il vostro ultimo tratto.
89. Io, il Creatore, che nella volenterosa Magnificenza governo l’Opera, raccoglierò facilmente gli ultimi pezzi, con cui sarà saziato il lontano affamato. Perciò cammina, Abaturan! Io sono l’Inizio e la Fine della tua via; ti vengono indicati la direzione e il corso. Quando raccogli dal povero campo una spiga, hai fatto molto. Qui, su Dysothera, è e rimane la tua sedia, che Io ti ho preparato.
90. Chata e Myo, anche voi ritornate pure riccamente benedetti a Casa dalla vostra via su questa stella. E dato che voi tre, come pure il vostro popolo, riconoscete in Dyso-Chata il ‘più alto’, che è venuto fin qui per un (certo) tempo dal Santuario, è per tutti già la prima mattonella per le vie, che iscrivo come dono di sacrificio nel Mio Libro del Focolare. Per lui, il figlio, la vita sulla stella è la prima pietra miliare della sua strada. Di questo, di più con la Benedizione successiva nel boschetto; i fedeli Mi chiamano, alzano già in alto le candele e sanno che sono venuto qui”.
91. Con la Comparsa di Dio le famiglie s’inginocchiano ed Abaturan, davanti all’altare, alza gli occhi; perché vedere LUI, ah, …quale benedizione, per quante volte succeda anche. Si alzano di nuovo, non senza ringraziamento, sia per la venuta di Dio, che per la Sua parola. Entrambe sono la più sublime benedizione.
92. Tao-Mana precede verso l’altare, si reca dietro a questo. Il popolo della stella si tiene schierato in due file. Un gruppo di piante alte forma un mezzo cerchio, ombreggiando il luogo verso il fondo. C’è una somiglianza con il Quadrato della Sedia e del Focolare nel Santuario di UR.
93. Abaturan, Myo, Dyso-Chata e Chata stanno davanti all’altare, mentre gli altri, un gran numero di magnifiche figure: uomini, donne ed anche bambini, gettano le loro candele nel bacino di fiamme, poi, da un angolo all’altro dell’altare, fin nel davanti, formano un ampio mezzo cerchio.
94. Il sacerdote adora: “Tao-Mana, Signore della Creazione, Santo delle Opere, Amante dei figli, Eterno dell’Azione! Inarrestabilmente abbiamo la beatitudine di comprendere Il Tuo arrivo, il Tuo insegnamento, il Tuo volto e il Dono: la Tua rivelazione. Nel nostro principio ci insegnarono dapprima i più alti; poi Ti potevamo vedere, e il Tuo Amore ci tenne saldamente nel Tuo Santuario, dove noi, benedetti dalla Tua mano, ricevemmo nella maestosa consacrazione la nostra funzione d’insegnamento.
95. Tao-Mana, ad ognuno Tu hai dato una sedia; le nostre sono anche una parte della tua Sala dell’Altare. Ci sono certamente delle differenze, poiché dobbiamo aiutare perfino i piccoli, obbedire ai più grandi, perché solo con questo Ti sono da portare il Rispetto, l’Onore, il Ringraziamento, l’Obbedienza, il Servizio insieme all’amore e alla gioia.
96. Tao-Mana, grazie per il tuo terzo figlio guardiano. Guidato da lui, attraverso la Tua Fedeltà, noi procediamo. Sei venuto da noi già sette volte[17] da quando la figlia della Creazione è caduta dal Cielo. Istruiscici come possiamo aiutare questo figlio. Pochi sono scesi nella valle oscura; perciò – non vedo ancora nulla di preciso. Non abbiamo ancora potuto mandare abbastanza forze?
97. Tao-Mana, con la Tua settima venuta credo che le nostre vie di co-aiuto giungano fino alla lontananza più distante. Santo, parla Tu, poiché il Tuo insegnamento è la Forza di cui abbiamo bisogno costantemente, e che vorremmo chiedere. Mi-Ara-Mi!”
98. UR stesso ha bisogno di una Candela? Egli l’ha posta per la gioia dei Suoi figli? Qualcuno se lo domanda meravigliato. E perché è rossa? Oppure, perché anche Dyso-Chata ne ha una rossa? Nondimeno, sospettano che da ciò verrà l’alto Insegnamento, che tutti insieme attendono con gioia.
99. Ed UR dice: “Figli Miei, ogni popolo di stella è una parte dell’intero popolo, ed ha da sperare tutta la Rivelazione. Il tempo più lungo è ancora davanti a voi, c’è ancora molto da fare: da Me, da voi! Dedizione a Me, e una volenterosità che Io trasformo in quella Forza che avete chiesto, di cui avete bisogno.
100. La vostra domanda, se Io abbia bisogno di una candela, e quale simbolo sia collegato con ciò, può valere. Anche Dyso-Chata lo ha chiesto. Il suo servizio è nel Santuario, in cui avete ricevuto qualche Benedizione. Non avete mai visto che Io ho portato una candela, benché anche sul Mio Focolare stiano sette candelabri con ognuno due candele[18]. Riconoscete già che ora tengo nelle Mani una Candela per voi, e ce ne occupiamo.
101. Le candele sono come i figli, per diffondere la Luce. La vostra esistenza è la fiamma che la rende viva; la Vita è il genere, il suo essere, come si adegua alla Mia Creazione, come si sottomette alla Mia Volontà. Di conseguenza arderà la fiamma; forte, piccola, oscillante oppure ferma.
102. Se aumentate nel servizio e nell’amore, allora si vedrà il simbolo; non che le candele crescano. Metto dei segnali soltanto per l’insegnamento e per la conoscenza, persino nel più lontano angolo della materia. Proprio là devono servire i segni, se, come e in quale modo vive qualcuno. Lo imparate ancora; ho assegnato a Dyso-Chata la funzione d’insegnamento per questo. Con ciò troverete ancora molti segni che – chi vuole - conducono al progresso. Sì, fino alla Sera della Festa c’è ancora molto da fare.
103. Nusar”, Tao-Mana chiama costui ad avvicinarsi, colui che ricerca la scienza della stella, “perché hai pianto? Non ti è una gioia di ascoltare il Mio insegnamento?”. Anche nella Luce può esserci un timore: quello beato. –
104. Nusar si fa avanti e dice: “Tao-Mana, Padre di tutti i figli! Ti prego, guarda le lacrime che piange la mia ‘insufficenza’. Che la mia candela è più piccola che quella di coloro che stanno più in alto nella funzione, lo so. E’ anche gioia, affinché possa perfezionarmi. Ma che tutte le nostre candele – che erano uguali – siano state così piccole che le abbiamo messe nel Tuo Bacino del Sacrificio, è il mio dolore.
105. Sei venuto sette volte, ma il nostro dono non è stato sette volte più grande. La Tua candela è il contenuto del Tuo insegnamento, che possiamo ascoltare. Oh, la mia pochezza mi ha oppresso!”
- In molti parlano anche le lacrime. Soltanto – chi lo vede? – la buona Mano del Padre le raccoglie. Ed Egli dice:
106. “Figlio Mio, le lacrime valgono per Me diversamente che da voi. I Simboli non hanno appunto bisogno di crescere, come la conoscenza, nell’azione e nel servizio d’amore del figlio. Se crescereste nell’interiore come anche nell’esteriore, - dimMi, Mio Nusar: dove dovreste stare? Allora non dovrebbero essere offerti ai Luoghi del Cielo, uno spazio più ampio? Guardate i miracoli della Mia Creazione: la crescita esteriore è limitata; l’interiore – non legato a nessun tempo, a nessuno spazio – è adeguato all’Infinito del Mio Essere-Ur, così come il vostro spirito e la vostra Forma riflette la Mia immagine. Così, il Mio Esteriore, secondo la vostra contemplazione, non è più grande che prima nel Santuario.
107. Tu porterai con te il dono, il tuo sapere, nella materia. Te lo insegnerà Dyso-Chata quando sarà venuto il tempo per questo. – Gioite, perché i vostri doni di sacrificio erano buoni. Ora avete riconosciuto che ho portato la Candela soltanto per voi. Ma con essa c’è allacciato qualcosa di meraviglioso. Ascoltate:
108. Dapprima rappresenta l’Unitarietà del Mio Io-Ur, per cui per voi è da vedere l’ultragrande e il più meraviglioso con una luce, simile al fuoco. Questo fa scaturire la gioia, come voi – secondo la vostra opinione – non l’avete ancora sperimentata. In ciò avete comunque ragione, perché Io dono gioia ai Miei figli, che nel loro accrescimento di doni sono il Mio Amore.
109. Per secondo, vale per il Mio popolo. Sì, Io amo tutti i figli, e loro Mi sono valorosi. Cari coloro che hanno sostenuto nell’essere fedeli la loro prova di libertà nella Creazione per l’Opera, abbastanza valorosi gli altri che hanno bisogno di Aiuto e di Misericordia. Il ‘valoroso’ si riferisce anche a voi, perché Mi è preziosa la vostra fedeltà. Il ‘caro’ è riservato a tutti gli altri finché non ritrovano la via per la loro Patria.
110. Come terzo, osserviamo il colore. Voi domandate perché non avessi una Candela blu, che riguarda la Creatività. Dapprima opero come Creatore e svelo la Parte del Mio Essere dall’Essere-Ur, un po’ alla volta, benché ne risulti complessivamente il Mio Io unitario. Intanto la cosa più importante:
111. Ho creato il Mio popolo nella Potenza di Creatore e nella Forza di Sacerdote dal Mio Potere divino sotto l’impiego della Caratteristica della Pazienza, ma anche dell’Amore, perché il sesto Giorno della Creazione, in cui voi vivete, è sottoposto all’Amore. Voi avete riconosciuto che la Mia Divinità ha scelto il caldo rosso come rivelazione per i figli. Pure così vi diviene chiaro che sono venuto da voi per Amore.
112. Abaturan pensa che la settima Mia venuta svelasse la Misericordia, dove dominerà il colore ‘bianco’. Ben detto! Ma tu e molti di voi provenite dalla sesta Sfera, dove Dyso-Chata è guardiano presso la terza Corrente per tutto il popolo, e per l’oscurità. Perciò sforzatevi di servire il Giorno dell’Amore, con cui servite nello stesso volume e sullo stesso livello tutte le Caratteristiche. Lo indica sempre il Tutto unitario, come lo dice la Mia Candela”. UR la mette ora presso il bacino del fuoco, la prende di nuovo nella Mano sinistra e continua ad insegnare:
113. “Siano spiegate ancora due cose, per quanto lo potete afferrare. Con riverenza guardate la Mia candela che ora, come quella della vostra Stella, rimane al suo posto”. Dio indica il posto dove era rimasta dapprima per un momento. “E nel bacino del fuoco vedrete se Mi venite sempre più vicino, anche se non vi separa nulla da Me e dal Mio Amore.
114. Come potete unirvi con Me, se non esiste nessuna separazione? E ancora: avete ben sostenuto la prova della libertà della Creazione e non esiste nessuna differenza, anche se i principi, i guardiani, i più anziani e gli angeli comandanti hanno portato il peso principale della decisione e lo porteranno fino alla fine del Giorno.
115. Se una volta Mi avete dato
il voto di osservare, quanto più allora Io, ciò che ho giurato davanti a Me
stesso [Ebr. 6,13: «Poiché quando Iddio fece la promessa ad
Abramo, siccome non poteva giurare per alcuno maggiore di lui, giurò per se
stesso»]! Ho ancorato il Mio Voto nel
Testamento (la promessa ad Abramo). Io conservo la vostra fedeltà persino quando qualche
volta non rimane molto del voto nel su e nel giù della via. Ma rimane questo:
Poiché
la Parola dell’Eterno è diritta
e
tutta l’Opera Sua è fatta con Fedeltà!
116. Ora comprendete il venirMi vicino. Tuttavia, Creatore e creatura non si trovano sullo stesso gradino! Non potevate dare nessun voto, se Io non avessi scritto prima il Mio Testamento e non l’avessi lasciato al popolo di figli, in più la Ricchezza di tutti i Giorni della Creazione. Le creature rimangono nel seguito del loro Creatore, da cui risulta quell’alta Beatitudine, la cui ricchezza dura per tutti i Giorni, che ho radunato nell’Opera di Spazio-Tempo (Ciclo-Ur).
117. Voi siete uniti con Me; ciononostante Mi dovete afferrare sempre di più. Io stendo le Mie mani ed afferro così ogni Giorno della Creazione, la cui maestosa Totalità vi rimane nascosta. Voi potete vedere oppure magari riconoscere il Tutto con gli Occhi del Creatore? All’inizio del Giorno tutti stanno su quel posto dal quale ogni creatura può camminare verso di Me grazie all’Insegnamento e alla conoscenza, dallo sviluppo e dal perfezionamento; esteriormente, quando vi faccio visita oppure quando vi chiamo nel Santuario, nell’interiore attraverso la vostra volontarietà, nell’osservazione dei Comandamenti, nell’amore ed attraverso la disponibilità di aiutare ciascuno.
118. La parte spirituale è unita
con Me, anche quella dei caduti, perché il Mio Essere vicino sovrasta la
lontananza. La beatitudine aumenta creativamente, più ci si avvicina a Me. Lo
offrono il Mio Insegnamento, l’Amore, la Vita e l’indissolubile Unione.
Perchè
Io sono, Mi chiamo e, vi do la Vita!
Quindi, anche i figli devono essere
legati al Mio ETERNO.
119. Il vostro ‘Eterno’ è bensì limitato creativamente, perché ogni Giorno porta con il mattino e con la sera un inizio e una fine. Dalla Notte, il riflesso della Mia luce sconosciuta, risulta il procedere per l’Opera del Giorno successivo. In questo modo il vostro ‘Eterno’ rimane velato; perché così lo conservo per voi.
120. Proprio questo è l’essere unito con Me. I caduti conoscono l’afflizione della Creazione e – la morte della Creazione. Esteriormente come il più alto, l’ultimo avvertimento per coloro che uccidono il sentimento di eternità, la fede in Dio, che per conseguenza ha il morire del sentimento. Questa morte, per quanto sia difficile, rimane sussistenza creativa[19], quindi sempre temporanea, perché Io ho posto la creatura su un gradino di esistenza con la possibilità di percorrere anche da sé la sua via verso di Me. Appunto con questo è allacciato l’essere ‘Eterno’.
121. Io non dò nessuna morte, altrimenti in Me dovrebbe esserci stato il principio (della morte). Questo distruggerebbe il concetto dell’immutabilità del Creatore! (il sempre esistito!) Tra Me e voi esistono dei punti di contatto nell’infinita incessante limitatezza dell’Opera, temporaneamente sulla via del cammino, l’inizio, lo scopo, la benedizione dallo scopo, e anche la sua fine ogni volta su quel gradino, che limita un tratto di vita.
122. Ogni gradino è una pulsazione dell’Infinito, non del tutto comprensibile a voi – intralciati dalla caduta – ma non nascosto. Alcune cose hanno bisogno di uno sviluppo più lungo, per cui vi splende la Mia Candela. Nell’infinito la Mia pulsazione somiglia ad un Ciclo-Ur, il cui Spazio e Tempo rimane nell’insieme irriconoscibile come Io l’ho risvegliato in un Mattino, come cala simile al sole della sera, per far posto ad un nuovo Ciclo.
123. Ogni Giorno è anche come una pulsazione che si riflette nelle parti singole come pure nei figli. Il vostro sangue di Luce è il simbolo della Pulsazione-Ur; e negli esseri e negli incarnati è persino generato il battito del cuore.
124. C’è qualcosa di più connesso a questo di quanto gli incarnati siano in grado di supporre; e non è da ‘uccidere’! Esso è appeso al Pendolo del Mio Orologio di Spazio-Tempo. – Finché nei figli della materia batte il cuore, fino ad allora il polso è contemporaneamente il segnale di ammonimento ed avvertimento di tutto ciò che infrange la Legge della Vita, contro la Misericordia. Nessuno può cancellare i Miei Segni di Luce! Un deliberato mancato-ascolto è un auto inganno.
125. Ora allaccio la seconda domanda che si lascia spiegare meglio attraverso ciò che è stato detto. Sorge dalla vostra fedeltà, ed è questa: ‘Com’è possibile che Tu – perché sei il Creatore – Ti mostri così manifestamente, come Tu ci hai creati, nonostante l’Infinito, il Non-Afferrabile, rimanendo maestosamente Santo, e ciononostante, così magnificamente vicino, caro?’
126. Dyso-Chata ve lo insegnerà più tardi. Adesso, appeso allo sviluppo della via, egli impara prima con voi ciò che serve ai poveri. La Mia Luce ha da offrivi di più; unicamente la Benedizione che ne deriva rimane uguale. Poco o molto non è la misura del proprio sviluppo uguale per chiunque. Per lo più dipende dal fatto a chi potete portare una rivelazione. Su ciò, ancora un insegnamento:
127. Fin dal vostro progresso, l’infinito e la Mia personale comparsa, soprattutto dato che non ne conoscete nessuna differenza, era un problema principale. Già secondo il Mio stesso genere la forma dei figli, in più l’insegnamento, l’amore e i doni che vi rendessero capaci di frequentare Me come un Amico con un amico [Es. 33,11], come il figlio con il padre, indicandovi l’Infinità-Ur. Ma, …comprenderlo? Ne manca ancora. E viceversa: notare nell’Infinito ‘la visibilità del Mio Essere’ è ancora una cosa difficile.
128. I Miei doni, tutto il sovrappiù dell’amore, dall’insegnamento, come vi guido da una conoscenza all’altra, …tutto questo lo potete prendere da voi stessi. Il sovrappiù vi rivela l’Infinità, la Mia continuità. Da ciò è riconoscibile quest’ultimo, il Mio Macro, e non c’è bisogno di una visione del Tutto, cosa che non è nemmeno possibile alle creature.
129. Come si mostrerebbe il Mio infinito, se non fossi con voi personalmente? Vedete, i Giorni della luce si allineano in Anni di stella; e voi avete già vissuto molti di tali anni. Luce e benessere, gioia e pace, il servizio Mio e del prossimo, …tutto è venuto da Me, senza che Io sia sempre visibilmente tra di voi.
130. Le Mie mani – invisibili – vi guidano; la Mia bocca – inascoltata – v’istruisce. Così imparate a comprenderMi nell’infinito, come anche vicino attraverso la Forma. Entrambe le rivelazioni rimangono del tutto uguali nell’Opera. Quei Doni che Io giornalmente vi do attraverso la VITA, valgono meno degli Insegnamenti oppure quando vi preparo il Tavolo della Gioia durante una Festa?
131. Quello che per così dire ricevete da Me stesso, sorge dalla Fonte dell’Infinito. Con questo vi sono così vicino, quanto vicino Lo sono anche personalmente. Su questo, dipende l’accoglienza del Mio Essere vicino anche nell’Infinito, con cui si mostra la Mia Bontà dall’Origine del Creatore fino alla Misericordia come chiave di volta della rivelazione Paterna, come ‘Pienezza dei Miei doni’.
132. Che cosa è ora più vicina: la Visibilità oppure quella Salvezza che provoca segretezza? Ambedue non sono il Mio Io? Questa Parola vale per tutto il popolo. Anche se alcuni non la vogliono notare, la Benedizione dalla Parola rimane preservata alla Creazione, ma innanzitutto si rivela unicamente ai volonterosi.
133. Nulla è esistente al di fuori dell’Infinito-Ur! Già da lì viene sparsa la Benedizione, come la semenza sulla terra. Una parte della terra l’accoglie gioiosa e si lascia fare volentieri la profonda aratura. In tal modo ottiene la Benedizione proprio con il seme, da cui risulta un campo ricco.
134. Alcuni accettano malvolentieri il seme. Allora la Benedizione opera innanzitutto quando esso stesso nota quanto povero è stato il raccolto. Qui di nuovo: ‘Nulla va perduto!’. Per quanto tardi arrivi la conoscenza, così pure una Mia benedizione include il voto diventato povero, dalla Bontà del Creatore fino alla Misericordia, la qualità del Padre. In questo riconoscete: ‘Anche come Infinito, Io vi sono vicino come quando Mi rivelo visibile’. (Ger. 23,23) Per voi sono un Amico; ai caduti, per Misericordia, sono un Salvatore, un Aiutante, un Medico o un Redentore. Infatti, Io non vengo solo quando qualcuno chiama!
135. Nella materia l’afflizione e la morte sono in sé una chiamata. Echeggia qualche grido come se Io non lo sentissi, per via del disdegno, perché la fede nell’Aiuto somiglia ad uno stelo di paglia. Questo è quell’Aiuto dal Mio Essere-lontano, che può ed aiuterà davvero! Conservatelo nel vostro spirito, per chi– anche se spesso più inconsapevolmente – lo porta nella povera lontananza. – Ora ancora qualcosa sulla preoccupazione di luce. Su questo lasciamo parlare Myo-Chata”.
136. Figlio e madre sono cari e valorosi a Dio come le candele sul candelabro nuziale. Myo si reca a sinistra dell’altare e dice: “Tao-Mana, Signore, Santo, amorevole ed eterno! Ti ringraziamo. Mi hai chiamato, anche se dapprima ho bisogno io dell’insegnamento. Solo lo spirito, acceso al Fuoco del Tuo Santuario, mi rende capace di rivelare il nostro pensare o sapere.
137. Preoccupazione di Luce! Quanto è inesprimibilmente maestoso il Tuo Essere, lontano e vicino. Tu, Tao-Mana, sei preoccupato per tutti i poveri. Non hai bisogno di pensare che cosa e quando deve avvenire qualcosa, per conservare qualcosa alla Luce che le appartiene in eterno; per ritrovare qualcosa di perduto, per drizzare il suo scarso sentiero affinché giunga di nuovo là, da dove era caduto: a Te!
138. Non posso quasi sfiorare con le parole la Tua maestosa preoccupazione e maestosa Fatica. La Tua preoccupazione non è nessun bisogno, il Tuo impegno non è nessun peso. Hai raccolto tutte le difficoltà e i fardelli dei poveri, anche quelli che già, nel decorso della materia, si svilupperanno, aumenteranno. Tu prendi su di Te la Fatica fino alla fine della materia! La preoccupazione di luce è Assistenza, l’alto duale come il Tuo Essere Vicino e Lontano. Fin dalla caduta hai adottato provvedimenti per i poveri, per preparare a tutti una via per ritrovare la Casa.
139. Tu hai incluso tutti nella Magnificenza di Creatore e Guida, Tao-Mana, ed hai deciso che la Tua preoccupazione di luce irradi meravigliosamente la Creazione. La Luce della tua Candela lo svela: ‘La materia viene spazzata, finché non crollerà come una casa di carte’. Ma dalla Tua Bontà e Misericordia diventerà dapprima come un involucro vuoto, non più utile ad altro che sprofondarla nell’Abisso della Tua Fonte-Ur. Ciò che una volta ne vorrà sorgere, …oh, Tao-Mana, non abbiamo bisogno di saperlo ora.
140. Quelli della casa di carte, gli affaticati dalla lontananza, gli aggravati dalla Luce, li togli in anticipo e nessuno è eternamente perduto. Spazzi il fare e non fare dei figli, persino se nel su e giù della via non rimane più molto del voto. Metti il grano nella Bontà, mentre la pula e ciò che la povertà lascia indietro, va’ in Misericordia. Chi può magari sapere qualcosa, approssimativamente, di ciò che ne farai?
141. Dà, affinché le nostre candele irradino su quelli senza Luce. Lasciaci condividere la Preoccupazione, come hanno fatto i Tuoi grandi: il primo strappo che la materia ha dovuto subire attraverso di loro[20]. Ah – quanti ‘strappi’ salvifici sono già avvenuti!
142. Tao-Mana: possa Dyso-Chata portare il Tuo insegnamento affinché maturiamo fortemente, per scegliere la via in discesa. Anzi, Tu ci tieni nella Tua mano, siamo indenni attraverso il Diritto dell’Amore e della Potenza. Tu ci riporti di nuovo a Casa! Ci conserverai la nostra figliolanza”.
143. Myo è in ginocchio davanti all’alto Amato. All’istante Egli è circondato fittamente da tutti. I Suoi occhi splendono profondamente santi, che basta un unico Sguardo per distribuire delle Benedizioni, che nessuna parola e nessun sentimento possono misurare. Fluiscono come un’Acqua salvifica intorno ed attraverso i figli. Spiriti beati! Può sondare l’uomo, …ciò che ha da significare questo?
144. Dio risponde: “Qui non ci sono candele piccole che illuminano la povertà. Figlia Mia, Mi dai Gioia! Mi hai portato l’Onore dal tuo stesso spirito. In ciò osserviamo il Nome TAO-MANA, in Vista del grande Nome-Ur (Gesù). Tutti – ed ho molti Nomi – sono meravigliosi e maestosi. Allo scopo della redenzione, ben nominato con Provvidenza e Previdenza, ho nascosto quell’unico Nome, in cui tutti avranno la loro Posizione-Ur. Nel Santuario non sarà velato, e prima che si passi all’ultimo spazzamento (pulizia, cacciata), lo annuncerò anche alla povera lontananza.
145. I Miei Nomi valgono per tutte le Opere della Magnificenza di Creatore. C’è ancora da andare oltre: Ogni figlio, perché è diventato vivente dalla Mia Vita, somiglia ad un Nome, che spetta a ME e che porto Io. Ho preso i figli dal Mio Essere; quindi sono eternamente fissati al Mio Io-UR.
146. Da ciò attingete la conoscenza che TAO-MANA è anche un grande Nome, appunto quello: ‘Io sono l’Eterno-Santo UR, l’Eterno, Unico e Verace’! Dato che ogni figlio con il suo proprio ‘io’ è una parte del Mio Io-UR, nel TAO si mostra tutto il finito, il che nell’Infinito non significa transitorietà, bensì il ‘Divenuto’, proceduto da Me.
147. Voi pensate allora che TAO starebbe meglio al secondo posto, nel caso che MANA riguardasse il Mio Spirito, lo Spirito perfetto! E’ inutile dire ‘lo Spirito più Sublime’. Nella Perfezione non esiste nessun aumento. Al contrario, invece, tutte le Opere, tutti i figli, vengono perfezionati secondo il tempo, da un tratto di Vita fino all’altro.
148. Perfetto significa: essere compiuti in sé stessi senza cambiamento! Questo Lo è unicamente il Creatore; altrimenti tutte le Opere che Egli ha creato, non sarebbero soggette alla possibilità di perfezionamento. Ciò che si deve perfezionare, può essere d’aiuto all’altro, soprattutto attraverso una buona via d’esempio. Ognuno può prestare co-aiuto, così come il figlio fedele prende su di sé un co-sacrificio.
149. Io sono l’Aiuto, Io stesso porto il SACRIFICIO! Voi avete scelto bene, attraverso un Mio Cenno, il Nome TAO-MANA. Il Perfetto, MANA = leva in alto le Opere, TAO = per la possibilità di perfezionamento; notate: in una visuale oltre a Sé. Non per guardarle solamente nel Giubilo del Creatore, ma come ‘l’Opera nell’Opera’, così come ho alzato su di Me la Candela affinché poteste vederla fino all’ultima fila.
150. Così il vostro proprio è elevato al primo rango. Io sono il PRIMO e l’ULTIMO, che inizia e conclude ogni Giorno, che ad ogni mattino dona nuove Beatitudini. E’ comprensibile che un’Opera ottenga un rango soltanto per via di se stessa, con cui la Mia Bontà e la Mia Misericordia si rivelano sempre.
151. Non metto un limite che qualcuno si tenga lontano da Me. TAO-MANA ve lo indica ancora: ‘Figli di Dio, siete delle creature nel principio della finitezza. Dallo Spirito siete benedetti nel santo Infinito ed elevati al Seggio della Luce di Dio!’ Perciò lasciate valere il Nome; in esso si rivela il Padre-UR! Stendo su di voi le Mani benedicendo. Chiamerò anche ciascuno quanto prima nel Santuario, prima che vada per la sua strada”.
153. Se fosse possibile di smuovere le stelle attraverso l’adorazione, …questo, ora avverrebbe.
- UR se n’è andato, anche esteriormente, nella Luce, ma senza separazione. Egli è lontano e vicino allo stesso tempo.
[indice]
Alla
festa della permanenza
«Allora si dirà:
Oh, voi figli dell’Iddio vivente!»
[Osea 2,1]
1. Molto popolo tende dalla casa di Chata verso il boschetto di Dio; davanti c’è Dyso-Chata che ha ottenuto la funzione di Abaturan. Nel maestoso fuoco dell’altare si può riconoscere la sua via di co-aiuto. Ha sempre agito bene. Per la meta del perfezionamento interiore ed esteriore della stella, tuttavia, Dyso-Chata ha portato l’insegnamento della conoscenza ampliato.
2. Egli sta al focolare, alto di aspetto, la gentilezza del suo essere – se necessario – toccherebbe il cuore di ogni ascoltatore. Qui non è necessario. Tutte le persone sono unite con Dio. Il tocco è dato soltanto per il progresso, per cui ognuno ringrazia di cuore. Dyso-Chata dice:
3. “Amici miei! Tao-Mana ha indicato che noi finora, da quando il sacerdote maestro Abaturan ha iniziato la sua strada del sacrificio, siamo progrediti. Vedete”, indica la candela che UR durante la festa ha posato sull’altare, “ciò è riconoscibile in questa Luce, presso il bacino del fuoco.
4. Tao-Mana ha detto: ‘La forma è sempre limitata; ma per crescere dallo SPIRITO, aumentare nell’anima, per superare noi stessi nel servizio d’amore, - non c’è nessun limite eccetto quello che la creatura ha ricevuto e di cui ha bisogno’.
5. Ci ha indicato il limite; ma nella Sua illimitatezza della Bontà e Misericordia che rivelano il Suo Essere, possiamo passare da un essere all’altro senza essere notati, passare da una conoscenza all’altra. Collegato a questo è il passaggio da un grado d’amore all’altro, con cui testimoniamo a Tao-Mana la nostra riverenza e adorazione.
6. Davanti al Santuario…”, Dyso-Chata vede ora ciò che deve dire, “…UR-Luce ci viene incontro. Oh, Tao-Mana è qui come il Santo-Lontano, come se Egli fosse presente personalmente, com’è già successo graziosamente molte volte. Con la cui Vicinanza Egli ci rivela proprio l’illimitata Divinità dell’Essere Luce-UR.
7. Noi non notiamo nessun limite da un gradino all’altro, ma solo quando il nuovo è avvicinato all’esistenza. Poi però è dietro di noi, non è più percettibile, quanto meno si può pre-percepire ciò che sta per arrivare. Infatti, entrambi sono una parte dell’illimitatezza del Creatore, in Cui aumenta il nostro perfezionamento. Il nostro spirito – detto per noi – è la Parte più sublime del Creatore, che EGLI ha generato e da cui ci ha fatto nascere. EGLI è il nostro PADRE, e la Sua Luce è la nostra MADRE.
8. Voi avete fatto un gran passo quando Tao-Mana mi ha mandato, mentre i genitori della Stella”, un caldo sguardo cade su Chata e Myo, “hanno insegnato la vostra esistenza ed io ho ri-ottenuto un aperto contatto con il Santuario. Allora Tao-Mana mi ha trasmesso la funzione del più anziano, e guardando indietro è stato percepibile il progresso. Perché…? Non sarebbe più eccellente se lo potessimo vedere, per imparare in questo, per fortificarci?
9. Oh, se Tao-Mana ha predisposto l’avanti, allora è certamente per il nostro meglio. Noi siamo delle creature temporanee ed abbiamo un inizio che non abbiamo vissuto coscientemente. Nuovamente, solo in retrocessione sappiamo quando e come siamo divenuti. In seguito si può percepire questa gioia che il nostro spirito ha ricevuto nel divenire.
10. Io indico la cosa più difficile, cioè quanto eternamente buona è la Guida del Padre, di non percepire coscientemente il procedere. Voi avete sperimentato la ‘grave caduta’, quando la prima figlia di Dio cadde dalla sua sedia di Luce (Ap. 9,1), giù in uno spazio poveramente limitato, di cui credeva di essere più grande che il seggio del Cielo (Dominio) che le era stato assegnato come primogenita[21].
11. Questo è stato un inganno cosciente! A questo è allacciato il ‘santo e giusto’, altrimenti non verrebbe mai l’ora della conoscenza e della sottomissione. Santa è la resa dei conti, giusto è un miracolo della Misericordia! Incosciente invece è l’inganno, perché con la caduta lo spirito era nascosto nel figlio. Non spento! E’ quella povera candela che si trova nel Santuario al bordo sinistro del Focolare. Essa non è ancora rischiarata, presumiamo soltanto, che la Mano nascosta di UR custodisca la fiammella malata.
12. Da cosa? Può spegnersi una Luce custodita? Dipenderebbe se il primo riconoscesse quel maestoso percorso che Tao-Mana ha preparato prima della caduta per la sicurezza dei figli, e se si lascerà attirare (al Golgota) o persistere nella caparbietà.
13. Nel libero servizio la via del co-aiuto è da intraprendere per Tao-Mana; per compassione per i caduti, per i grandi come per i piccoli, per quel terzo, anche per noi. Credete voi che non ne abbiamo bisogno? Oh, la redenzione arriva, persino quando i poveri devono morire. Tao-Mana ha soltanto una Mano ed un solo percorso, per conservarSi le Opere? Egli opera con entrambi, unitariamente, ma ha previsto due percorsi, che nella maestosa Sapienza si mostreranno come uno .
Perché Egli è Un (solo)[22] UR!
14. Voi domandate timorosi: ‘Se ora UR lascia morire la povera candela? Che ne sarà? Entrambi i percorsi risulteranno comunque un insieme? Sì, amici! Come due mani operano un solo lavoro, due piedi percorrono un’unica via, quindi anche il Senso-UR e un Suo unico Percorso! In lei (in Sadhana), Tao-Mana unisce entrambi attraverso il Governo della Sua Bontà e Misericordia in una unica Meta di redenzione!
15. Anche se la candela si spegnesse, l’Opera di un Giorno sprofonderebbe di certo in una notte (ma) la cui maestosa Magnificenza non si potrebbe mai sognare. Quello che UR crea per Se stesso, rimane celato. Ma quello che da ciò attinge per noi, ci viene dato come Dono rivelato. Questo è molto, cosicché delle eternità non sono da colmare di Benedizione (cioè già piene di questa) da ciò che UR ci avrebbe preparato[23].
16. Solamente, che con ‘la morte di questa candela’ saremmo come spenti, e non sapremmo se e quando ci sarebbe un risveglio. La materia conosce la morte del corpo come ‘simbolo’. Molti materiali (materialisti?) non sanno che la vita, nonostante ciò, non va perduta. Oh, meno lo credono, e di questo se ne rallegrano.
17. Se venisse quel sonno della Creazione, allora UR ci risveglierebbe in un nuovo ciclo, …magari soltanto per i fedeli. Per la salvezza è ancora velato se costoro (i caduti), la cui candela vacilla debolmente, potrebbero risvegliarsi pure loro. Anche noi non sapremmo subito se dapprima vivevamo e che cosa era avvenuto prima, ma una volta arriverebbe la conoscenza che noi non avevamo perduto la nostra Vita[24].
18. Comparirebbe un rosso mattutino della Creazione (di una nuova), dove si potrebbe portare la propria parte all’Alto Altare della Divinità. Da questa il Creatore riparerebbe il Suo primogenito, per il quale noi andiamo (nella materia) per amore. Questo sarebbe quel secondo percorso che colmerebbe il primo (quello di Gesù) di Tao-Mana. Che cosa sono per Lui, Tempo e Spazio, …che Egli ha creato per la benedizione del Suo popolo?”
19. Tao-Mana ci annuncia: ‘Non perdete né Me né la vostra vita (nel servire con l’incarnazione). Io vi porto ovunque passano i vostri piedi; Io vi avvolgo, ovunque voi comincerete o finirete, fino a quella Porta che non viene chiusa. Io rivelo quell’unico Mio percorso, anche se nella fatica della via ne sapete poco[25].
20. Se la vostra fede splende dallo spirito, allora là riconoscerete anche molto (nel mondo), dove non avete bisogno di sapere su quale sedia siete seduti nella Luce. Là vi basta sapere che siete figli Miei. Esercitate questo fedelmente, …e siete presso di Me ed Io presso di voi. Per questo dò una Parola d’insegnamento; il Mio inviato Dyso-Chata ve lo spiegherà. Vedete: La Luce non conosce nessuna umiltà, perché non conosce l’orgoglio!’.” –
21. Chata dice inoltre commosso: “Tao-Mana, Signore, Santo, Amorevole, Eterno, Tu sia ringraziato! Non abbiamo sperimentato fin dall’inizio lo sviluppo di quel figlio, ma quello di quando si è elevato nell’orgoglio. Lui era presso di Te con i suoi alti e bassi. Se con lui l’orgoglio fosse capitato nella Luce, allora, per estirparlo di nuovo, sarebbe da inserire quell’umiltà che Tu hai insegnato quando i Tuoi cari grandi si sono formati le loro vie nella lontananza (sulla Terra). Ti prego, com’è da intendere?”
22. “Pensato bene!”. Ah, …la gioia colma i cuori fino a traboccare; perché Tao-Mana è arrivato ed ha parlato Lui stesso. Egli benedice i Suoi figli, sposta di nuovo in avanti la candela e posa la Sua destra sul libro dell’altare, continuando ad insegnare:
23. “Quando Sadhana si è allontanata dal Mio Amore, lei stessa si è costruita un muro. Sì, lei è venuta nel Santuario, …come forma vuota. La cosa più nobile in lei, la Parte dello spirito, era velata; lei non doveva più stare nel Campo della Luce. Perciò la Santità della Luce non ha preso nessun orgoglio. E dove questo non dimora, non serve nessuna umiltà, che ho creato solamente come Dono per la caduta, con cui era da pareggiare l’orgoglio della creatura.
24. Voi vi siete affidati alla Mia Volontà. Detto a causa vostra in questo modo, la vostra prova della libertà della Creazione viene eseguita come nell’umiltà. L’umiltà è santificata da Me per via del Sacrificio, che voi portate alla povera sorella. L’umiltà è la Forza del Cielo che fa rinvigorire un cuore. L’umiltà è la Luce dello Spirito. L’umiltà è il bastone dell’anima! Questa solleva il capo del credente, persino quando il materiale lo spinge nella polvere e nella cenere.
25. Per via dello sviluppo la Mia Bontà fa notare il progresso sempre sul gradino successivo. Non per costrizione, che non lascerebbe nessuna via autonoma! La Mia Guida e la Mia Volontà sono i limiti della via che vogliono avvertire per preservare dalla caduta. Sadhana li ha disattesi e è forgiò da sé i vincoli nella sfrenatezza. Perché l’ho concesso? Non sarebbe stato possibile che almeno i poveri creati rimanessero nella Luce, invece di conquistare ora la figliolanza attraverso la via faticosa, che i fedeli hanno ottenuto attraverso prove superate come proprietà?
26. La figlia attraverso la quale doveva sorgere casualmente per tutti il legame con la Luce-Ur – eccetto i Miei principi, i guardiani e i più anziani – aveva bisogno di una prova di libertà prescelta. Nel genere della prova dei principi, si è potuto riconoscere come doveva essere la sua. Il procedere dei principi è stato come nascosto, in modo che non notassero proprio nulla, neppure per alleggerire la loro prova, per rendere più difficile la prova di Sadhana. No! A questo riguardo lei come ogni figlio doveva provvedere soltanto per se stessa.
27. La prova dei principi è valsa per le generazioni future. Con la sublime interazione – già come Insegnamento anticipato – c’è la redenzione fondamentale: l’attraversamento come simbolo del Segno del Giorno (la croce), cosicché il REDENTORE farà di Sé il povero Servo, affinché la povertà possa di nuovo ritrovare la Mia Ricchezza.
28. La prova di Sadhana consisteva nel riconoscere il progresso, soppesarlo con quello della ‘quiete’ dei Miei principi e, nel non contare su se stessi. Lei si è sforzata; tuttavia poneva il valore sul fatto di essere la prima figlia e perciò (voleva) dominare su tutti gli altri. Che non potesse dominare i sette principi, lo sapeva, …persino nella caduta. Lei dimenticava che Io sono il Regnante!
29. Io avevo assegnato a Sadhana un terzo della Luce e della Forza come Parte dell’Opera, ai setti principi gli altri due Terzi, con cui, contemporaneamente, era soppesata insieme la Parte per tutti i figli. Il gioco della sua primogenitura diventò per Sadhana la scala del suo progresso, la pura parte del sapere ‘io sono’. (invece) Lei travisava: ‘Io sono diventata’! Questo fu l’inizio della sua caduta.
30. In questo, la sua conoscenza
cadde; ebbene, così: Lucifero sa quanto profondo è il suo abisso, che non può
conservarsi se non lo conserva il Mio ATMA, lui e le sue deformità. Egli sa ciò
che Io ho avviato apertamente fin dalla sua caduta.
31. Lui non vuol conoscere la Mia Azione: la REDENZIONE, la Mia Via: la MISERICORDIA! La Misericordia è molto santa, molto giusta! – Adesso, ancora qualcosa: il perché è avvenuta la concessione (della caduta), se Sadhana era da liberare dal suo Lucifero adottato[26], senza sacrifici, e da ricondurre di nuovo a Casa senza il suo seguito. Ascoltate: Se la caduta fosse stata voluta (dalla Divinità), nessuno avrebbe avuto alcuna colpa. Nemmeno Io avrei da provare qualcosa a causa di Me. E l’averla concessa? Non sarebbe stata comunque, in questa, la Mia Volontà? Oppure così: (poiché) Io non avrei potuto impedirlo, in tal modo l’Onnipotenza – almeno nella caduta di Sadhana – per quel terzo della Mia Opera, sarebbe andata perduta per quel popolo filiale.
32. Allora non avreste potuto risvegliarvi nuovamente in nessuna Opera. Non perché non potessi farlo, ma perché quella Parte dalla Mia elaborazione di Forza, sarebbe rimasta in Me stesso, nella ‘Luce della Luce inaccessibile’! Questo può essere solo detto, non spiegato. Il Mio Amore per le Opere, sorte dalla Volontà, dall’Ordine, dalla Sapienza, dalla Serietà e dalla Pazienza, incoronate con la Misericordia, che non deve mai essere scambiata con la Compassione per la caduta, non conosce nessuna Concessione. Ogni passo della via di ogni figlio è pianificato in anticipo, nella cui pianificazione si forma la sua libertà limitata.
33. In secondo luogo, la Concessione sarebbe ‘pure, Guida’. In ciò non esisterebbe nessuna libertà della volontà, che Io ho lasciato ai figli dalla Mia Magnificenza di Volontà. La caduta era nel ‘piano della possibilità’ solamente inclusa, prepensata per la salvezza di tutti i figli. Nella materia questo piano si mostra come una Concessione, che però si opporrebbe alla Mia Forza, Magnificenza, Bontà e Misericordia. Voi lo conoscerete meglio sulla via del co-aiuto.
34. Sarebbe stato meglio se Sahdana fosse precipitata senza seguito? Fu previsto, non pre-pensato; così l’incrocio della redenzione stava sul Piano. Questa era stata considerata in anticipo, …per via delle creature. Io esaminai la caduta e dalla riflessione trassi l’Effetto del Governo della Mia Creazione. Altrimenti si sarebbe avverato l’insegnamento di Dyso-Chata (vers. 15-16) e non ciò che ora è da intendere, rivelato con le Mie Opere nella Luce inaccessibile.
35. Ogni Opera è una rivelazione al Mio popolo. Il Mio pensare in anticipo non conosce nessuna lacuna, nessun ‘solo dopo’! La vostra libertà è una parte dell’Opera, altrimenti non esisterebbe nessuna libertà. SANTO e GIUSTO si riferiscono al percorso delle creature. Il Giusto è avere dei figli; il Santo è il Mio Avere. Entrambi devono essere pareggiati solo attraverso il debito nella CROCE.
36. Chi cammina in modo ‘santo’ lungo il bordo della via, cammina al bordo della via della Giustizia, la cui seconda parte ne diminuisce o cancella la colpa (il debito) – risultante dalla penombra di una viuzza. Il peccato, che proviene sempre dalla propria cattiveria, è soggetto alla prima parte, dove si dice per via della redenzione: “Paga!”
37. Io non ho avuto bisogno di nessuna divisione, e perciò non ho staccato Sadhana dal suo seguito nel suo baratro, questo non dalla caduta auto voluta. Dato che le creature sulla base del Mio Anno-Atto-Ur sottostanno allo sviluppo che proviene dalla via dell’Opera, per tutti vale esclusivamente quella seconda parte dalla Giustizia, che può diminuire oppure anche rimettere le colpe (debiti).
38. Oltre allo spirito e all’anima dalla Luce, per la via del co-aiuto, si aggiunge ancora la potenza di forza di Lucifero, che è da condurre all’anima attraverso il sacrificio e il servizio del vostro spirito. I peccati cadono sotto il ‘pagamento’, perché Sadhana, nonostante gli alti Doni e Talenti propri, si è staccata da Me; non attraverso una colpa come seguito del peccato, ma la sua ‘causa fondamentale’ è la sua caduta!
39. Lei ne era responsabile! I fedeli attraverso le vie di co-aiuto riscattano molto di quelle nude colpe, con cui Sadhana aveva incatenato a sé i co-caduti. La sua colpa fondamentale, che ha per conseguenza tutti i peccati e la colpa degli spiriti di figli della Luce incarnati, l’ho presa su di Me, perché nessuno avrebbe potuto risolvere la stessa.
40. Soltanto delle colpe successive vengono estinte dai fedeli. La Meta della Mia Redenzione guarirà la caduta! Dato che i fedeli conservavano il loro spirito, loro sono partecipanti all’opera di redenzione e alla Benedizione di redenzione che ne risulta. Questa poi, attraverso il Mio Sacrificio ed attraverso le vostre vie di co-aiuto, viene preparata a coloro che si sono staccati dalla Luce. Di fronte alla redenzione sta la fuoriuscita, il DISTACCO.
41. La povera schiera non era nemmeno da guidare alla Luce rivelata con una benedizione costrittiva, perché avevano ricevuto una vita senza spirito attraverso un atto di libertà ed erano mantenuti solamente dal Mio Potere di Creatore con un piccolo ‘sfavillare’ di spirito. Inosservato dalla prima figlia, la conservazione delle loro povere forme attraverso la Mia Forza nel Segno del Giorno-CROCE fu il forte supporto che impose lo ‘Stop’. Ma già nel principio (Giov. 1,1) prima che avvenisse la caduta e prima che diventasse necessaria la redenzione, ho scelto il secondo Supporto dalla Parte che impone ‘l’Alt’, eleggere Me per Croce, …come segno del Mio Amore per i figli.
42. Appiglio e sostegno, come i piedi e le mani, sono le parti della Giustizia. Due piedi corsero senza sosta, finché la figlia cadde nel suo abisso. L’altra coppia (di Piedi), segretamente nella Luce, corse avanti, in apparenza come se seguisse, per ‘trattenere’ l’ultimo, affinché non avvenisse nessuna dissoluzione.
43. Un paio di mani si liberarono di scatto; l’altro (paio di Mani) fornì l’appiglio di quel sostegno! Per la prima, attraverso il seguito, si attua il meglio. Nel seguito essa vede il suo peccato e la colpa. Vede – questo è il principio salvifico – come i Miei Piedi e le Mie Mani operano l’appiglio e l’arresto, affinché i co-caduti possano giungere nell’Empireo anche se su una lunga via.
44. Volente o nolente, …al figlio (figlia) viene indicata la via, gli viene impiantata la nostalgia, per sfuggire al tormento della lontananza. Non sente ancora il duro taglio del badile nel suo duro campo dell’anima. Ma se così tanti esseri sono da portare via, tanti tagli di badile sentirà. Chi prende su di sé dalla ‘forza’ della primogenita, a questo riguardo fa parte del Mio Aratro, che ovviamente opererà più che tutti i tagli di badile.
45. La redenzione sono i tagli
del badile e l’Aratro. Il Mio Sacrificio
è la semenza! Poi da un arresto e un appiglio, segue ancora un ritorna
indietro (Golgota); dopo, ancora un ritorna a Casa! (Armaghedon) – Ora
sapete quanto è stato importante, che il seguito rimanesse con Sadhana,
da cui venne già creato un lungo tratto della via di salvezza. Perché
Tutte
le cose devono servire al meglio
a Me
e alla Mia Opera!
46. Anche l’altra possibilità come secondo percorso potrebbe portare la redenzione. Ma Io sono l’UNO, l’ETERNO, Io penso tutte le cose solo una volta e faccio tutto solo una volta! Ciò che si ripete, è formato così per la vostra Benedizione. Sì, un secondo percorso si può compiere attraverso il primo; allora, dopo la prima contemplazione, ognuno potrebbe portare la sua parte all’alto Altare della Divinità. Proprio questo ho assegnato al primo percorso, cosa che vale certamente per Me e per le Mie Opere, la cui conseguenza, però, è giunta in genere a vantaggio dei figli fedeli. Questo è riservato al secondo Giorno della Creazione, poiché questa parte dei Doni fa parte del ‘Bene della Corona della Misericordia’!
47. Ma sappiate questo: Via ed
azione sono parti del sacrificio che potete deporre sul Mio Altare. Io raccolgo
i doni riportati indietro, e dal figlio caduto faccio un figlio nuovo; non un altro, beninteso! Una volta (un giorno) lui entrerà nel Santuario
in una nuova purezza!
48. Qualcosa che si ripete è per voi sempre nuovo, mentre io non ho mai bisogno di fare qualcosa di nuovo in un ciclo. Ciò che viene alla rivelazione, è concluso; viene solo ancora deposto sulla via dello sviluppo. La Mia Struttura dà la direzione e il decorso; la Mia Meta indica dalla Struttura la sua Abilità.
49. Non c’è nulla di male nel vedere qualcosa come del tutto nuovo. Da un lato il progresso fornisce costantemente qualcosa di nuovo, con cui maturate per il tempo finale di ogni Creazione; d’altra parte, nella retrospezione di un Giorno è da riconoscere che nelle Mie Notti, Io formo in anticipo ogni maturità. Questa dona appunto quella beatitudine che si lascia aumentare in, da ed attraverso se stessa. - -
50. Se ora termina la ‘festa della permanenza’, in cui l’insegnamento di Abaturan è stato: ‘Restiamo saldi!’, poiché, quando Sadhana voleva sedurre tutto il popolo, questa è stata la prova più difficile con cui la Luce dovesse lottare, oppure diventare un’intera caduta”.
51. Tao-Mana chiama Dyso-Chata (Perutam-Giosuè) accanto a Sé: “Rivela nuovamente la tua confessione che hai tenuto davanti a colei che è diventato Lucifero, quando ha cercato di sedurre voi quattro guardiani. Non è stato facile innalzare la barriera e tenerla, senza con ciò estinguere il vostro amore per colui che stava cadendo”.
52. Dyso-Chata dice: “Tao-Mana, UR, Tu sapevi che la nostra parola di lotta era soltanto una chiamata al pentimento, con la quale abbiamo cercato di ricondurre nella Tua Luce la prima figlia che stava perdendo se stessa. A quel tempo eravamo afflitti perché alla nostra chiamata non seguì nessun ascolto. Ma TU hai utilizzato la nostra chiamata per il grande percorso sul quale TU hai lasciato riecheggiare la Chiamata del Creatore. O Tao-Mana, UR: per questo Tu sia ringraziato nell’eternità! – Era questo che ho detto alla mala insistenza della nostra povera primogenita quando era ancora Sadhana, ma era già diventata anche Lucifero:
53. ‘Temi di nuovo il tuo Dio! Servi Lui nuovamente con animo retto! Lascia andare il tuo idolo, l’egoismo, con cui perdi DIO, il PADRE, che ci è permesso amare! Lascia stare di là a cui tendi infruttuosamente le tue mani! Lascia che il Creatore guidi un flusso d’Amore fra te e la tua slealtà. Ma se non vuoi, allora diventerai una povera serva al di fuori dall’Eden, nel paese di Nod. Non puoi sedurre me e nemmeno i miei, che UR mi ha dato, poiché, io e la mia casa vogliamo servire UR, in eterno!’
54. Invece Sadhana se n’è andata via. L’ira ha distrutto la sua amabilità, l’odio il suo cuore. Per lei ho messo la candela rossa sull’altare della casa, e Tu mi hai donato una candela rossa. Possa rimanerle il mio detto, santificato e conservato da Te, come una Luce dal Santuario. Tao-Mana, UR, Signore della Creazione, Santo delle Opere, Amante dei figli, Eterno dell’Azione! Fa che con la Tua benedizione possiamo essere sempre al servizio!”
- Allora UR passa attraverso le loro file; ed è come un agricoltore che esamina le spighe del suo campo. Buone spighe, …perché i Suoi occhi splendono soavi, scuri.
*
55. Più tardi viene tenuto un pasto; anzi, il Cibo del Cielo non è soltanto Insegnamento. Su ciò una parola, irradiata dallo Spirito di Dio. Sul davanti, su un posto elevato del terrazzo a forma di mezzo cerchio, sta il sacerdote. Ed anche i suoi occhi ora scintillano, nel riflesso di quello splendore, magnifico-santo, che tutti possono vedere. Dyso-Chata, nel Raggio della guida di UR, dice:
56. “Amato popolo! Tao-Mana, il Signore, il Santo, l’Amorevole ed Eterno, ha aperto la Sua Magnificenza nella Bontà. Ci ha esentato da quel peso che l’umiltà, conseguente all’orgoglio, non esiste nella Luce, che può essere praticata soltanto nella materia. Ma grazie alla Bontà di Tao-Mana, ha un buon posto. Presto, però, irromperà l’oscurità. Noi lo vediamo certamente nel fuoco dell’altare, che possiamo portare questa umiltà nell’afflizione. Ma come con quale forza, se nella Luce non abbiamo bisogno di esercitare l’umiltà?
57. Tao-Mana ci avvolge nel mantello dello sviluppo dalla Sua Perfezione-Ur, come anche in noi lo spirito è la spinta della nostra vita, tuttavia dalla forma com’è il nostro corpo dell’anima e nella luce del mantello dello sviluppo, in cui la parte del nostro spirito può operare magnificamente.
58. Che l’anima abbia bisogno dello sviluppo, altrimenti il nostro spirito disimpara l’attività nella materia, è la parte principale di quell’umiltà che noi dobbiamo esercitare. Il nostro spirito è luce; questo la tiene salda per sempre.
59. Non soltanto per via della caduta, stando ora in prima fila, vale lo sviluppo, perché nell’avanti si trova ogni aumento della Vita. La Condizione-Ur, alla quale Tao-Mana annoda tutte le Opere e da cui proviene la Forza per il progresso, alla quale dobbiamo piegarci liberamente, legati a ciò per esercitare fedeltà ed obbedienza.
60. Questa è la dedizione come dodicesima Perla che i più anziani conservano, poiché inserire il perfezionato nel nostro sviluppo, libera la via del co-aiuto per la lontananza. Tao-Mana, UR, che non ha bisogno del nostro servizio, lo accoglie nel Suo maestoso SERVIRE, con cui soltanto possiamo aiutare i caduti. Magnificamente l’Onni-Eterno ci conduce dalla Mattina della Creazione fino alla Sera, dalla Sua Santa perfezione fino al nostro divenire perfetto. Nelle maestose Notti della Creazione Egli forma tutto nuovo per tutti, ciò che Egli ha già preformato in un Ciclo-Ur.
61. Inserirsi, dall’Insegnamento e dalla Guida, amarLo fiduciosi, è la Forza della dodicesima Perla che noi possiamo chiamare umiltà, non da confondere con quella della materia. Solo il servire è uguale nei due generi. – Ora parliamo ancora molto sulla via.
62. Tao-Mana al mio arrivo diceva che la vita (spirituale) sulla stella è stata la mia prima pietra miliare sulla mia strada. Questo riguarda la via del co-aiuto. Finché questa conduce attraverso l’Infinito, ogni via rimane la propria: ‘Trovato fedele, perciò invariabilmente appartenente all’Empireo!’. Tuttavia mi annovero del tutto con voi, come lo ha fatto Abaturan nonostante ‘la supremazia sacerdotale’. In questo pareggio è ancorata ogni pietra miliare; dalla prima prova della libertà sono da adempiere tutte le altre.
63. Io insegno certamente su incarico di Tao-Mana, ma fra noi a questo riguardo non esiste nessuna differenza, essendo tutti figli. Io sono con tutto il cuore, uno di voi. Dei compiti non separano nessuno dal popolo del Padre e non lo elevano su coloro ai quali è destinato il suo servizio.
64. Voi avete osservato volentieri la distanza. Va bene soprattutto se adeguato alla nostra gioventù, quando il primo si trova sacerdotalmente nella funzione quando ha da annunciare una rivelazione oppure quando Tao-Mana parla attraverso di lui. Ma quando ci conciliamo, oppure teniamo una festa di casa o di gioia, che sia da ospite presso di voi o voi presso di me, allora unitariamente siamo una parte del popolo del Padre.
65. Come Tao-Mana preferisce vedere quando ci avviciniamo a Lui con fiducia, ma ascoltiamo con riverenza il Suo insegnamento, così deve avvenire tra di noi. Con questo ammonimento concludo questa festa della permanenza. Ancora una volta andiamo al focolare del fuoco; e questa volta sono fiori che vogliamo spargere su questo”.
66. Tutto il popolo si affolla dietro Dyso-Chata. Arrivati all’altare, egli ringrazia: “Tao-Mana, Signore della Creazione, Santo delle Opere, Amante dei figli, Eterno nelle opere, Ti preghiamo, fa che la Tua benedizione, dataci alla festa, sia sempre con noi”. Un silenzioso premio sale in alto, visibile come un fumo bianco. Dyso-Chata va avanti, con lui in fila, Chata, Myo e quattro bambini.
67. Solennemente camminano intorno al focolare, posano i loro fiori variopinti e ritornano ognuno nella sua casa. Nel futuro tutti gli insegnamenti porteranno un buon progresso, anche nella gioventù. Benedetta è la stella, benedetto il suo popolo, benedetta ogni azione.
[indice]
Insegnamenti
del Padre e di Dyso-Chata fino alla partenza
«Voi siete figli del
Signore, vostro Dio».
[Deut. 14,1]
1. Il primo mondo che UR ha creato come Ponte del ritorno, esiste ancora. Se fosse stato usato dai caduti si sarebbero potuti risparmiare il ritorno più difficile. La ricchezza della luce viene portata ancora solo come ospite nella lontananza, finché un figlio della Luce visita la materia; ma Satana deve vedere ciò che viene sacrificato per lui. Egli chiude inutilmente i due occhi con forza. La sua dura crosta viene colpita di nuovo, dove su di lui attraversano i sacrifici. Uno di questi raggi incrociati parte[27] da Dysothera.
2. Molti, provvisti con la Forza di UR, che loro chiamano TAO-MANA, discendono con Pazienza ed Amore dalla terza Parte del Cuore di UR, da cui risulta il percorso del Sacrificio del Santo. La partenza non strappa nessuna lacuna nell’Empireo. L’ottavo Sole ha formato con inafferrabile Grazia del meraviglioso Atareo, oramai distrutto da tempo, uno dei più importanti Portoni. La sua prima coppia di Sole, Orakania e Hagarma, sono delle Porte d’uscita e d’entrata: in giù… e di ritorno. I Soli abitati vengono anche chiamati stelle; altri sono puri portatori di luce e calore.
3. E’ una mattinata luminosa. I raggi della stella giungono nella lontananza, come pure quelli del sole[28] che serve un ampio campo dello Spazio e ne limita il suo tempo. Grati e gioiosi si osserva la magnificenza della Creazione. Si va verso l’altare, che è santo per ognuno. Non come nel mondo, dove stanno sovente più in alto che il SIGNORE dove deve essere adorato. I focolari che UR stesso prepara sempre, sono il simbolo del Santuario. Questa è la differenza tra la Luce e il mondo.
4. Nonostante ciò, sulla Terra ogni altare può significare il simbolo come l’Arca dell’Alleanza su cui stava seduto ARIEL, il ‘Fuoco del Creatore’, anche il Creatore come nell’Apocalisse. Il Patto di Grazia include chi conserva ARIEL come il Santissimo.
*
5. Oggi essi posano di nuovo alcune piccole candele nel cerchio del fuoco, Dyso-Chata una più grande. Egli adora ed insegna: “Tao-Mana! Signore, Santo, Amorevole ed Eterno! Gloria, onore lode e ringraziamento, riverenza, amore ed adorazione siano Tuoi! Ci hai dato un tempo ricco, affinché la Tua Luce diventi in noi la fiaccola. Hai anche benedetto la mia pietra miliare, e posso sapere che il prossimo è in fila”.
- Si sollevano gli occhi verso l’alto. E’ già tempo, che Dyso-Chata se ne vada di nuovo? Non era… Egli indica ammansendo tutt’intorno:
6. “Tranquillo, amato popolo! Chi vi è più importante: Tao-Mana, oppure io?”
- “Non c’è problema!”, annuncia Nusar, l’esaminatore del Cielo, come viene chiamato allegramente. “Hai chiesto il perché noi…”
- “Fatti interrompere, amico. La mia domanda non riguardava il vostro dare e avere nei confronti di Tao-Mana. Nella risposta della domanda si può mostrare anche qualcos’altro”.
7. “Allora non hai da sentire da noi ciò che tu sai del Santuario”, risponde Nusar. “Eravamo felici quando sei arrivato. Ma, …se te ne vai? Siamo magnificamente informati sulle Preoccupazioni della Luce. Ci sarebbe forse anche un ‘cordoglio della Luce’ se ci lasci?”
- “Cordoglio della Luce”, mormora ognuno.
- Dyso-Chata sorride amabilmente e seriamente:
8. “Tao-Mana è per voi al di sopra di tutto. Vieni qui, Nusar, guarda nel fuoco e riferisci ciò che indica”.
- Nusar si avvicina svelto, ma afferra la mano del sacerdote come se con ciò potesse vedere meglio. Felicità arrossa le sue gote.
9. “Arriva Abaturan! Si trova già su un gradino del ritorno. Per questo te ne vai”, Nusar si rivolge a Dyso-Chata, “tu gli lasci di nuovo la sua sedia. Sì, lui ci appartiene! Nonostante ciò, con noi rimane il cordoglio; perché ti vogliamo molto bene, e separarci ci duole sempre. Oppure la gioia del ritorno di Abaturan può coprire un cordoglio?”
10. “Sì! La ‘festa della partenza’ lo può irradiare. Questo vi meraviglia; ma prima ognuno deve guardare nel fuoco, affinché notiate ciò che Tao-Mana vi prepara”.
- “Anche noi?”, chiede un ragazzino.
- “Certamente! Soltanto che il turno è prima per gli adulti”.
- Il ragazzino annuisce: “Ho solo chiesto, affinché noi giovani non…”. Si blocca imbarazzato.
11. “…foste dimenticati?”
- Un annuire ancora più imbarazzato.
- Dyso-Chata va verso la gioventù che durante le feste forma sempre un gruppo. Gli vengono incontro delle domande dalla bocca dei giovani, e lui risponde volentieri.
12. Nel frattempo la contemplazione del fuoco è terminata. Il primo cittadino del momento (sostituto) dice: “Dyso-Chata, ho percepito la riflessione di Nusar, e nonostante la grande gioia sul ritorno di Abaturan, non so com’è da pareggiare la gioia con il nostro cordoglio. Com’è possibile che – anche se non è schiacciante – porta con sé dell’insospettato? Temo che questo non piaccia a Tao-Mana; è insoddisfacente e – perfino – è anche uno spettacolo di cordoglio”.
13. “Non necessariamente, caro Midgurd. E Nusar mi accompagna fino alla prossima pietra miliare. Ma è libero di decidere”.
- Nusar si avvicina, sottolineando: “Quello che vuole Tao-Mana, questo sarà fatto. Ma, …con me? Ah, non riesco bene a risolvere. Di certo l’onore spetta unicamente ad UR. Se lo si potesse riferire a se stesso, non lo avrei meritato. Oppure lo si vede nel Focolare ciò che ne risulta per me?”
14. “Solo nel Santuario, quando si deve lasciare la Luce”.
- “Anche una parte del cordoglio”, dice Luosartum, “rinunciare a tutte le magnificenze che Tao-Mana, UR, ci dona in ultra misura”. Phroebe, stando accanto a suo marito, si vela il capo, pure triste.
15. Dyso-Chata ferma quella malinconia: “Muraglia di Luce! Il fuoco vi ha indicato quanto triste è l’esistenza dei poveri esseri, e quella dei nostri amici che hanno preso su di sé dalla Forza qualcosa del buio. Là generale peso e sofferenza, il cordoglio sui mondi.
16. Muraglia di luce e preoccupazione di luce hanno lo stesso suono. Per noi non esiste nessuna separazione, né lacrime eccetto quelle della gioia. Noi percorriamo la nostra via, da Tao-Mana e di nuovo di ritorno a Lui. Quello che possiamo sacrificare in questa, è poi pura Gioia di UR, se lo facciamo di pieno cuore per quelli che caddero. Nessun sacrificio pareggia tutto il nostro più o meno; lo pareggia Tao-Mana! Noi stiamo nella prima parte principale dello sviluppo, ma già all’ombra di quell’evento (caduta). Così un certo qualcosa cade nell’inconsapevole che non si riesce a risolvere così facilmente.
17. Qual beatitudine, di misurare la Forza sull’imperfetto, da una pietra miliare all’altra, finché abbiamo ritrovato tutti la via verso Casa alla Sera della Festa! Nel Regno di UR siamo a Casa. Alla Sera della Festa sarà aperta proprio ogni Porta nella Casa del Padre; e noi gusteremo la grande Bontà di Dio, perché noi – dalla Luce – siamo cresciuti nella Sua Luce.
18. Non sarebbe bene di interrogare il Fuoco di Dio solamente per via del sapere”. Dyso-Chata lo fa notare. “Ma siate lieti; posso togliervi il peso del cordoglio e dell’addio. Molti di voi hanno sperimentato la festa dell’Arrivo, quando Tao-Mana ha detto che siete ben progrediti. Questo si è ripetuto alla nostra bella festa della Permanenza.
19. Non pensare, cara Bela-Sopher, che lo avessi portato io. E’ il Dono di Tao-Mana! Io sono stato soltanto il portatore. Non ho ancora vissuto sovente la festa della Partenza. Alla partenza di Abaturan non è stato percepito in modo grave, perché vi ha assistito DIO. Avete visto e udito Lui! Egli verrà quando serve. Dapprima dovete dimostrare la gioia della fede, di sapere Lui nella Sua maestosa visibilità, anche nella Sua Entità velata per il nostro bene.
20. Ogni via di co-aiuto è un progresso per tutti. Se non si è notati, non diminuisce la Benedizione. UR tiene la catena della comunità nello spirito con entrambe le Mani; i suoi anelli rimangono insieme. Voi pensate che staccandosi il primo membro (Sadhana), con lei (si staccherebbero) molti piccoli anelli. Certamente, se lo si osserva dal punto di vista della conoscenza di un figlio.
21. Satana doveva aprire la sua tana, affinché gli esseri si incarnassero per lo sviluppo. Tuttavia, già da sempre, prima che un figlio nascesse alla vita, UR ha pre-pensato una Porta speciale e la Redenzione fondamentale! Egli ha preso nella Mano sinistra il primo anello dei figli dalla Condizione-Ur, i successivi anelli della volontà della libertà nella Mano destra.
22. Con le Caratteristiche – senza che fossero nella successione di Volontà, Ordine, Sapienza, Serietà – Egli creò i figli dalla Pazienza, dall’Amore e dalla Misericordia, la Pietra bianca (Ap. 2,17), che ha da suggellare il ciclo dei figli, non però da seppellire. Specialmente dalla Pazienza Egli non ha escluso il primo anello alla catena, che la Sua Destra (Diritto) tiene sempre.
23. Chi ci dice poi, se da ciò, non provenga di nuovo un’ulteriore catena, perché entrambe le mani di UR tengono tutti gli anelli? Se da ciò, a quel tempo non fosse stata prevista la via di ogni primo anello, per cui rimase anche come singolo nella Sua mano sinistra? Questo è da riconoscere, perché l’anello nel divenire figlio diventò anche il primo, ed è rimasto il primo,…nonostante il tradimento di fedeltà e la caduta.
24. Se si farà fondere alla catena per ultimo, allora Tao-Mana, UR, aprirà una finestra dalla luce inaccessibile, le Sue mani lo inseriranno e chiuderà la catena. Allora non esisterà più nessun primo, nessun ultimo.
UR non ha nulla da
cambiare!
25. Del perché solo pochi di voi sono andati nella lontananza, ce lo spiegherà ancora Tao-Mana. Egli ci vuole far visita. I Suoi rimpatri sono una grande parte della Grazia dell’Alleanza: La chiamata e il rimpatrio non hanno per noi nessuna differenza. Vogliamo salutare Tao-Mana, UR, come nostro più caro Ospite già davanti alla casa”.
2. Ecco che si avvicina il ragazzino che ha chiesto la contemplazione del fuoco e dice: “O sacerdote Dyso-Chata, perché non andiamo su quel monte dove si è visto prima Tao-Mana?”
- “Quando Lo hai visto?”
- “L’ultima volta; allora ho visto sul monte la Sua Luce”.
- Anche una ragazza ha visto la Luce.
27. Il sacerdote prende per mano i due ragazzi e dice: “Egli è il Padre di tutti noi, ma nel Suo popolo esistono degli adulti e dei bambini. Andando via si aumenta in saggezza, in età e in Grazia. Se si raggiunge attraverso lo spirito il grado di maturità di adulti, allora si viene anche trasportati nel loro stato. Materialmente vale di più la maturità del corpo che – sia vecchio che giovane – è perituro. Dato che voi due”, Dyso-Chata intende i figli, “avete guardato voi stessi per Tao-Mana e Lo avete potuto vedere, perciò ora dovete avere la consacrazione che fa di voi degli adulti. Sapete come si svolge questo?”
28. Il ragazzino esclama: “O sacerdote, anche se lo sapessimo, allora il tuo insegnamento ci dà la consacrazione. La Benedizione ce la dà Tao-Mana, UR! E’ giusto?”
- “Bene. Vasto! E tu, cara Chersta-Vasto?”
- La ragazza annuisce con occhi scintillanti, con un gioioso “Sì”, e domanda: “Siamo insieme, perché aggiungi il mio nome a quello del ragazzo?”
29. Dyso-Chata lo conferma. A te, persino parte della mia casa”.
- Molto felici, entrambi chiedono: “Perché questo ci era nascosto? Nella scuola stavamo insieme”.
- “Per il meglio di ogni spirito di figlio della Luce è necessaria l’unione, la maturità benedetta; nella Luce è sempre la maturità della conoscenza”, vengono istruiti.
30. “Mettete le vostre mani sul focolare”.
- I volti infantili appaiono seri. Tutti i bambini gettano dei fiori rossi sull’altare e adornano gli abiti degli eletti. Dyso-Chata solleva la mano destra, mette la sinistra sul libro dell’altare. Accanto a lui stanno ora i più anziani della stella. Egli dice:
31. “Il Signore, il Santo, l’Amorevole ed Eterno vi ha messo nello stato di maturità. Volete operare per amore per Lui? Percorrere la strada che EGLI vi indica? E’ difficile rinunciare alla Luce; il sentiero sul mondo è sassoso. Volete questo? Allora dite ‘sì’ per ricevere da Tao-Mana, UR, la consacrazione”.
32. Un lieto, serio “Sì” echeggia fuori nell’infinito. Dyso-Chata chiede ancora: “Volete obbedire ai più anziani?”
- “Sì!”
- Due anziani portano i due bambini fino a Dyso-Chata, dove s’inginocchiano, insieme agli anziani che diventano i loro protettori (padrini) affinché si possano affermare.
33. Il sacerdote sparge alcune scintille sui bambini. Nell’impulso dell’azione che fa battere i loro cuori, posano le fronti sui piedi del sacerdote, …un’atto anticipato verso Tao-Mana. Non viene detto, che questo tocca a UR; viene riconosciuto pienamente il lato infantile dell’azione. Ai consacrati si portano buoni auguri.
- Una ragazza dice a Chersta: “Anche noi ci siamo quasi”. Indica un ragazzo che sta presso Vasto. “Ora studiate diligentemente”, fa costei apprezzandoli un po’.
34. Si va incontro ad UR. Chersta e Vasto per primi; vengono presentati a Tao-Mana. Tutti portano dei fiori rossi. Arrivati al Monte di Dio, in alto si trova già l’Alta Luce: UR, il più Amato. Per due terzi salgono loro, per un terzo discende il Signore. Qual è questo segno? E perché Egli va lentamente? In discesa è più facile che in salita. Oppure, …no? Gli anziani lo riconoscono come santo simbolo; Dyso-Chata vede però il senso profondo.
35. Un tappeto magnificamente verde separa il terzo superiore dai due terzi più in basso del Monte. Ha l’effetto di un punto di riposo, e non si può ancora dire quale parte della via ne ha più bisogno. Liberi nel loro spirito, avvolti dalla Luce, accerchiano UR; abbastanza vicini come per appoggiarsi a Lui, ma nella distanza della giusta adorazione per la luce. Vasto e Chersta rabbrividendo profondamente posano le loro fronti sui piedi di Tao-Mana. E l’Alto dice:
36. “Popolo Mio! Siete venuti per raggiungerMi. Con ciò avete conquistato molto. Mi siete venuti incontro con rami rossi, immagini della pazienza e dell’amore; Amore e Pazienza siano dunque la vostra ricompensa. Chi ha terminato la sua via di co-aiuto, ottiene una visione d’insieme che – anche se ritardata come nella caduta – giunge fino a Casa, nel Mio Santuario. Da ciò costruiamo ai poveri il loro tratto per ritrovare la Casa. Adesso portateMi il vostro benvenuto; poi entriamo in una casa che potete scegliere voi stessi”.
- Allora irrompe un giubilo, come quasi mai udito; e sovente si ha giubilato.
37. Come il giubilo, così la solenne adorazione percorre silenziosa nell’Empireo. La venuta di UR offre un continuo accrescimento. Ogni volta si pensa: ‘La beatitudine ha raggiunto il suo apice’. Ma in UR non esiste di certo nessun culmine, dove Egli direbbe: ‘Ora avete tutto! Ora basta!’ –
38. Presso il focolare dell’altare Egli posa la candela della stella al centro sul davanti, indica l’adornamento del pavimento e dice: “Popolo Mio! Non potete misurare la gioia catturata da voi, ma nel legame che avete creato attraverso la via verso il Mio Monte, siete in grado di conservare l’eco della gioia.
39. Chi si può conquistare e conservare l’eco, di cui fanno parte i lontani, ha anche incassato poi nel rapporto di Creatore-Padre = figlio-creatura, pure un tutto intero, come ora Io la Mia Gioia di voi. Questa è lavata con puro Olio. Questo pretende una maggior dedizione a Me? Certo è, che questo è da calcolare in aggiunta; tuttavia un opposto può essere un buon nutrimento.
40. Non così come se Io avessi creato degli opposti, altrimenti questi sarebbero stati in Me. Il suo autore è lo sviluppo; ma la Guida spetta a Me, perché non ho creato dagli opposti, ma dal PERFETTO. Come ogni Previsione, non era una pre-destinazione. Similmente ho allacciato la possibilità di un opposto, al libero divenire dei Miei figli.
41. Dyso-Chata vi ha insegnato la Mia catena e l’anello di figlio. Attraverso la caduta, a cui seguirono tutti gli opposti, c’è ancora da insegnare qualcos’altro. Un opposto fornisce l’incrociare di due cose che si lasciano completare solamente quando uno sperimenta la dissoluzione nell’altro. La caduta è la lontananza; la Mia luce, la Patria. Non la lontananza, gli smarriti vengono ricondotti a Casa! Se quella (Sadhana nella materia) in tal modo si svuota, allora crolla in se stessa, e l’opposto verso la Patria viene riparato.
42. Se volete aiutare, allora prestate gioiosi questo aiuto dai Raggi d’incrocio che ho creato dalla Pazienza e dall’Amore. Questo è autentico Olio per ogni lampada. Voi pensate che la Mia luce non abbia bisogno di nessuna lampada. Certamente, visto dal Punto di vista-UR. Ma per voi sono necessarie le lampade attraverso la caduta.
43. Che cosa sono ora dei Raggi d’incrocio? Come sono formati? Che cosa fanno? La dichiarazione di lotta è una chiamata all’annientamento? I caduti erano liberi di opporsi, perché un piegarsi per costrizione[29] non è un piegamento nobile. Non ne ho bisogno, per portare magari attraverso la Forza i figli alla ragione.
44. Nessuno si difende dal Mio Potere di Creatore, nonostante la libertà che ho concesso a ciascuno. Un Dono della Pazienza! Ma come Io li formo, sta nella Sapienza e nella Serietà della Forza sacerdotale che vuole benedire, aiutare, guarire, salvare. Il Sacerdote non ha posto nessun obbligo, perché lo possiede il Creatore; altrimenti non sarei COLUI che ha creato tutte le cose, che conserva tutto.
45. L’obbligo ottiene solo la costrizione, quando (innanzitutto) riporterò il Potere di Dio tramite i Raggi d’incrocio, dopo aver formato per lui il Mio Sacrificio, il cui piedistallo o altare si chiama: ‘Fare di tutto il cuore, sotto il compito di una gioia, ciò che si riferisce unicamente a Me’[30]. Nel secondo rango (secondariamente) riguarda la figliolanza conquistata, che i fedeli hanno da dare, se vogliono servire la povertà[31].
46. La Sapienza fornisce l’Agnello, la Serietà lo sacrifica[32]. Dev’essere questo, Gioia, sacrificare alla caduta la Mia Santità? Ma se la Gioia fosse soltanto il proprio percepire accresciuto, allora non esisterebbe nessun sacrificio, provenendo dai Raggi d’incrocio. Come Gioia la Mia Luce conosce unicamente il servizio al prossimo! Così sarebbe anche stato se non ci fosse stata la caduta. Non è troppo severo? Oh, sembra severo; ma nei Raggi d’Incrocio pongo la reciprocità, il contro di un’opposizione.
47. Il Sacrificio giace nella Pazienza, che fra la Formazione e l’Effetto è la portatrice della Meta. Non la Meta stessa! Co-proprietari dell’effetto sono i fedeli, perché – se il primogenito dovesse sbarrarsi e non riconoscere il servizio del Sacrificio portato da Me stesso[33] – ai fedeli rimane comunque assicurata la Meta del Creatore, poiché Mi conservo le Opere, così o così, come Mi compiace per la Gioia.
48. Il Compiacimento è il Partner della Mia Gioia. Un servizio sulla reciprocità, che proviene dai Miei e dai vostri sacrifici, ha consistenza eterna, perché dalla Gioia e dal Compiacimento ho creato i Miei figli per Me. La dedizione come servizio al prossimo è una conseguenza del bene di Luce e di Vita conquistato in anticipo (nell’incarnazione), la giusta ricompensa che spetta ad ogni sacrificante.
49. Che cosa provocano i Miei Raggi d’incrocio? Dov’è la Porta attraverso cui la caduta avrebbe una via d’uscita, mentre, nonostante lo stridente trionfo, percepisce la sua impotenza al muro auto costruito? Non esiste un Ponte per ritrovare la via verso la Patria, appoggiato sui Piloni del Mio Sacrificio, per preparare, dopo la porta della via d’uscita (Golgota), la via verso Casa? Oppure, non dovrei Io, fare degli eredi solo tra i servitori?
50. Oh, anche per voi vale ogni Raggio d’incrocio. Solo a voi portano la Beatitudine, la più amara pena per la caduta. Se per lei da ciò si lascia tessere la gioia, questo rimane ancora velato. Ma sia detto questo: persino le vie del co-aiuto cadono nel campo dei Raggi d’incrocio, perché sono i vostri sacrifici.
51. Il massimo del vostro servizio è, di aggiungervi un tempo di luce. Io benedico ogni chicco di seme che viene dato, ogni granello di sabbia che aiuta a costruire il Ponte per far ritrovare la Patria. Una via di co-aiuto può essere un progresso per un intero popolo solare. La strada di Dyso-Chata è per voi di una tale benedizione. Non vi ha detto che la vostra stella fa parte della sua casa? Ed Abaturan, che ha rilasciato dalla Mia mano una ricca benedizione alla sua uscita, …da ME? –
52. Anche la consacrazione è benedetta. Venite, Vasto e Chersta!”
- I guardiani conducono i due giovani verso Tao-Mana. Rabbrividendo, s’inginocchiano.
- “Siate benedetti, figli dalla terza casa di guardiani. Ben per voi, se vi sentite come ‘figli’! Nonostante ciò, ora state nella cerchia degli adulti che hanno da portare la maggior responsabilità. Ho parlato dei granelli di semenza e di sabbia. In verità, nessun piccolo starà dietro ad uno grande, se il lavoro viene fatto bene e fedelmente.
53. Tendete verso il tutto, che giace anche nel piccolo; rimanete volentieri piccoli, perché così rimanete figli Miei. Non esiste maggior onorificenza che il magnifico ‘FIGLIO MIO’! Accettate anche sempre l’insegnamento da Abaturan”. UR guarda paternamente alla gioventù; il Suo sguardo benevole vale anche per i grandi.
- Dyso-Chata s’inginocchia, e tutti lo imitano subito. Egli alza le due mani, pregando con fervore:
54. “Tao-Mana, Signore della Creazione, Santo delle Opere, Amante dei figli, Eterno nell’Azione! Tu non chiedi mai del grande e del piccolo, quando un cuore Ti ama. TU ci hai amato per Primo, noi Ti amiamo! Quando il Tuo Spirito-Ur ci ha creato, il Tuo Amore stava già sopra di noi. Tao-Mana, UR, Mi-Ara-Mi!”
55. UR risponde: “Ho conservato la vostra figliolanza per ME!”. Egli posa le due Mani sui due bambini consacrati. Poi chiede gentile in quale casa volessero andare. Si sceglie la casa del sacerdote. “E tu?” chiede UR al guardiano. “Io scelgo la casa di Nusar, perché farà parte con Me nel cammino (tempo di Gesù)”.
- Costui balbetta: “Io sono …”
- UR lo interrompe: “…non ancora maturo perché da molto sei senza la aiutante che fa parte di te? Vedremo che cosa succederà nella tua casa. Voglio passare oltre la tua soglia”.
- “E’ troppo piccola, e questo, o Tao-Mana, lo considero come un ammanco”. cerca di obiettare Nusar
56. “Aspetta!”, Dyso-Chata lo sospinge in avanti sorridendo. “Dove s’accampano i figli del Padre, là c’è il tuo terreno”.
- “Allora voglio correre e ritornare e seguire Tao-Mana. EGLI mi preceda”. Così parla lui, uno spirito dell’Empireo.
- Il volto di UR risplende.
- Nusar, ritornato svelto, si china: “Signore, l’abitazione è pronta. Entra con la Tua benedizione”. Ed entra dopo Dio.
*
57. Sono migliaia che vedono Tao-Mana, ed ognuno si sente come se stesse seduto al Suo fianco. Sì, nella Luce cadono tutti i muri, senza che vengano abbattuti. Lo spirituale ha sempre un’ampia visuale. – Dopo una tavola a festa, …Dio entra per la prima volta da Nusar, e gli chiede:
58. “Hai una richiesta? L’esaudimento si può dimostrare in modo differente, inoltre non è legato al tempo, perché il richiedente ne dà il motivo. I materiali (materialisti) chiedono cose periture; e si meravigliano perché non l’esaudisco e perché sovente avviene il contrario. Non sanno che il contrario è la BENEDIZIONE, che non può riposare sulla loro richiesta”.
59. Nusar chiede modesto: “Tao-Mana, posso chiedere qualcosa prima che ponga la richiesta del mio cuore?”
- “Sì; con le domande, nessun figlio viene a Me inutilmente. In alcuni ci sono buone richieste, sovente ignote allo stesso interrogante. Una cosa è da notare: si richiede una risposta, per venire a conoscere qualcosa di ignoto”.
60. “Tao-Mana, Tu hai scelto la mia casa. Io non ne sono degno perché mi manca la donna aiutante. In quasi tutte le case ardono le due candele (uomo e donna)”. Incerto alza le spalle.
- “Lo credi?”, chiede UR gentilmente.
- Nuovamente, Nusar si china profondamente. “O Padre, noi sappiamo della Tua alta Meta, anche se noi figli non la possiamo visionare. Ti prego, aiuta i poveri che si ribellano al Tuo aiuto. Porta il mio granello di sabbia per la costruzione del Ponte, per attirare con questo uno smarrito a Casa”.
61. “Figlio Mio!”, UR solleva colui che è chino. “La tua richiesta pareggia completamente l’incerto della
tua domanda, anche il dubbio che tu solo non avresti potuto preparare per Me la
tua casa. Sappiatelo tutti:
Richieste che sono per la povertà,
sono
come le gocce
nel Mare-Ur
delle Mie benedizioni!
62. Questo non impedisce di chiedere per se stessi. Ciò che serve a ciascuno e porta la Mia benedizione, è il buon Fondamento della richiesta per i poveri. Chi non si spiritualizza, cosa che è persino necessario nella Luce, …solo diversamente che nella materia nella quale non si svolge quasi nessun inizio di spiritualizzazione, difficilmente imparerà dal Fondamento dello Spirito l’autentico linguaggio dell’intercessione.
63. Nusar può servire da esempio. Quindi tolgo il peso della sua richiesta, perché in questo caso non ne esiste davanti a Me”. UR posa la Sua mano sulla spalla di Nusar ed indica a Dyso-Chata e ad alcuni altri: “Costoro, anche Abaturan, sono per così dire ancora soli. Pensi tu, Nusar, che Dyso-Chata abbia scelto la tua, soltanto dall’insufficienza della sua casa?”
64. “No, Tao-Mana! Egli lo ha fatto per la mia gioia, per preparare a me il Tuo ingresso. Voglio posare per lui nelle Tue mani il mio ringraziamento. Lui è venuto dal Tuo Seggio di Guida ed ha assunto il dovere per la nostra stella, per cui non necessitava la aiutante. Questo non è un confronto con me”.
- Dyso-Chata interviene: “Come mai le nostre due cose sono differenti?”
65. Nusar risponde: “Tu sei il reggente finché ritorna Abaturan, e tu sei responsabile davanti al Volto di Tao-Mana”.
- “Nonostante ciò, ognuno può chiedere o domandare ed assumere la responsabilità per se stesso”, dice costui. “Davanti ad UR non esiste nessuna differenza nel rango, per il fatto che siamo figli Suoi, nati dalla Sua Luce, insufflato dal Suo Spirito.
66. I doveri di un voto sono differenti, da cui risulta la posizione. Questo non ci eleva, a parte che ci si deve far guidare volentieri da colui che è più alto nella posizione del dovere. Ora la differenza può ben scomparire come nebbia”.
67. “Questa è anche la Mia opinione”, sorride UR.
- Vasto, stando seduto vicino a Chersta, dice seriamente: “O Tao-Mana, la Tua opinione! E’ la Tua Volontà di creare eternamente del Bene, e vorrei far valere eternamente la Tua Opinione”. Ecco che subentra il silenzio solenne, come sul monte quando avevano adorato UR senza parlare.
68. “Mi avete preparato un’onorevole Entrata, poiché ciò che uno dice e fa, proviene dal cuore di tutti voi. Ora c’è ancora da togliere un ultimo pezzetto, che Nusar ha caricato inutilmente su di sé. Nonostante ciò, ‘l’inutile’ non era vano. Io l’ho ben iscritto al tuo percorso celeste”, gli dice UR.
69. “Devi percorrere un tratto con Dyso-Chata. Se le vostre donne non sono con voi, allora stanno svolgendo ancora qualcosa dopo di voi; è anche possibile, …che attendano già”, UR sorride di nuovo meravigliosamente. “Possono anche aspettarvi in un altro luogo. Nell’Insegnamento che ora segue, noterete di cosa si tratta. Ascoltate:
70. Quando tutti saranno preparati per il Regno
nell’eternità, non esisteranno più Porte chiuse. Dyso-Chata conosce quelle
aperte e quelle chiuse, e vi ha insegnato che una volta staranno tutte aperte.
Conoscete ancora la cosa più magnifica dell’insegnamento?”
71. Dalla gioventù una ragazza esclama: “UR non ha nulla da cambiare!”
- “Molto bene! Vieni qui, ragazza Mia!”
- La ragazza guarda alquanto ansiosa perché con ciò era stata impertinente.
- Dyso-Chata la porta avanti, ed UR attira la piccola accanto alla Sua sedia, dicendo:
72. “Questa è una lode, ascoltare da una bocca giovane l’Onore, Mia piccola figlia! Ti ricordi solamente della cosa più importante?”
- La ragazza si stringe delicatamente: “No, amato Tao-Mana. Noi bambini ci siamo consigliati, ognuno ha presentato qualcosa. Solo, non potevamo ricordarci di tutto; certe cose erano anche troppo difficili per noi, specialmente quello da una finestra”.
- “Vi ha preoccupato?”, chiede UR, mentre i Suoi occhi benedicono tutti i piccoli.
- “Non so”, dice la ragazza. “Abbiamo sospirato un po’, dato che dobbiamo imparare diligentemente, per far parte degli adulti, presto”.
73. “I sospiri sono molto buoni, una fonte da cui sorge la nostalgia. Quest’ultima sviluppa quella Forza, con cui viene compreso l’incompreso. Ogni piccola meta è un tassello della grande, in cui splendono sempre nuove mete, perché nel Creatore non c’è nessun arresto. La tua annotazione era anche una buona meta. – Ora va’ di nuovo verso la gioventù. Io continuo ad insegnare di Porte e di una Finestra”.
- Tutti ascoltano pieni di aspettativa.
74. “Quando tutti saranno preparati per l’eternità, sarete preparati dal Mio ATMA! Chi si potrebbe sviluppare se non fossero generate in essi alcune facoltà? Pronto, magnifico, come i Miei esseri della Creazione, così entrava ogni figlio dal Mio Atma nella Vita autoconsapevole.
75. Anche l’auto consapevolezza è una parte della Parte spirituale dell’Atma. Non chiedeteMi come si può sviluppare il proprio. Se ogni facoltà proviene dal Mio Atma, dove rimarrebbe la responsabilità, la personalità del figlio? Non è del tutto naturale che Io sappia dare ciò che Io stesso possiedo? Come la Mia Opera, anche i figli devono portare la Mia immagine, indipendente dal fatto se sembrano le foglie di un albero.
76. Nonostante la differenza, una somiglia all’altra, i figli e le foglie. Ma nemmeno una è così precisa come l’altra nel più piccolo particolare. Io sono l’Albero, e i Miei figli sono le foglie. Io ho preso le Forze dalla Mia Magnificenza di Creatore, dalle quali ho creato per Me il popolo.
77. Com’è possibile che esistano
delle differenze? Molto semplice! Sono contenute nella Mia luce irraggiungibile
da cui ho preso le scintille dell’Atma. Dato che non avevo nulla da cambiare,
questo indica anche che nella Fonte del Creatore giace la continuità e
la molteplicità della vita. Così siete
stati preparati, fin da prima con delle facoltà come riflesso delle maestose
Facoltà del Creatore. Così come
ho fatto sorgere Opera su Opera, così si possono sviluppare tutte le facoltà nei
figli.
“Ogni
dono proviene da Me!’
78. Nonostante ciò, a causa delle facoltà, è da portare la responsabilità. Qui comincia il proprio della creatura. Qui essa sta di fronte al Mio volto. Ho anche il Diritto di chiedere: ‘Che cosa hai fatto con i maestosi Doni dell’Atma, col Mio Patrimonio?’. Dal Diritto sale il conto. …la Mia resa dei Conti, quando è necessario.
79. Questo non ricade solamente sulla materia ma, diversamente, anche sulla Luce, benché, poiché dalla preparazione ho collocato pronto l’impiego dei talenti con molte possibilità per facilitarvi il vostro sviluppo, unicamente, …non così facile che diventasse verità il fatto che voi non foste in grado di svilupparvi da voi stessi, se ogni facoltà fosse provenuta dal Mio Atma.
80. Se voi siete portatori della Mia immagine dell’Essenza interiore ed esteriore, allora dallo sviluppo attivato, la propria responsabilità dev’essere una faccenda del tutto personale, poiché – come già detto – la preparazione crea la messa a disposizione al fine di poter impiegare i Doni liberamente. Ma ora si tratta di questo:
81. ‘Quando tutti saranno preparati per il Regno nell’eternità!’ (vers. 74). Questo ha l’aspetto come se in ciò, giacesse quel che è preparato. Oppure ne esiste un terzo che aprirà tutte le Porte? Ecco, qui manca ancora la chiarezza; solamente Dyso-Chata lo conosce in parte dal Santuario. Oggi però non facciamo nessun salto; piuttosto, soltanto il passo successivo: la Preparazione, l’essere preparati per ottenere qualcosa. E, …che cosa verrebbe dopo?”. Oh, quanto gentile l’altissimamente Amato guarda ognuno.
82. Ecco che si alza Nusar e dice: “Tao-Mana! La Tua domanda è in sé già una risposta. Se la preparazione fornisce il venir preparati, ma la responsabilità nel libero dare della scintilla dell’Atma è tuttavia da portare da sé, allora al terzo posto sta: ‘Siamo pronti, noi, a valutare i Tuoi Doni, seguire nei fatti, l’Insegnamento, per essere pronti da tutti questi pezzi per il Regno nell’eternità?’
83. Essere pronto per accogliere Te e il Tuo insegnamento e fare ciò che Tu puoi aspettarTi da me, perché io ho la parte dello Spirito del Creatore. Chi potrebbe ostacolare il Tuo Lavoro, dicendo: ‘Non porre nessuno sul percorso della Libertà, sulla Parte della Tua Forza di Volontà!’. E’ sufficiente se noi, attraverso la Guida, siamo i Tuoi figli. Allora non c’è nessun rischio se costoro volessero riuscire come lo prevede la Tua Magnificenza di Creatore!’
84. Non del tutto indovinato, la libertà ha fatto cadere la primogenita. Preparata al meglio, preparata per la via, …non preparata da se stessa, di impiegare i Doni con gratitudine. Tao-Mana, aiutaci affinché siamo pronti quando Tu chiami, quanto Tu ci istruisci e ci fai istruire. Fa in modo che con il Tuo Aiuto possa diventare anch’io un aiutante”.
- Tutti s’intonano a questa richiesta.
85. UR risponde: “Figli Miei, dipende dall’essere pronti. Meno per la Mia eternità, perché Spazio e Tempo sono Parti-Ur fondamentali di Me stesso. Quindi rimane così: ‘Quando tutti saranno preparati per il Regno nell’eternità!’. Se il Mio Regno è pronto ed Io voglio riportare di nuovo coloro che dimorano nell’ovile forestiero, allora dovete essere sempre pronti ad eseguire la Mia Volontà.
86. Di questo fa parte lo stare davanti alla Porta. Io conosco il Tempo quando si deve aprire questa o quella. Una rimane chiusa, attraverso la quale Io porto le Opere nello Spazio di lavoro oppure le riprendo di nuovo nella Fonte della Mezzanotte, che i primi potranno vedere solo in futuro nello Spazio di Luce[34], poiché nessuna creatura può sperimentare la Mia Fonte-Ur nella Mezzanotte del Creatore!
87. La nostra primogenita voleva aprire questa Porta. Allora l’ho voltata in segreto e la disobbedienza diventò muro per la sua salvezza. Probabilmente ancora senza rendersene conto, il muro attizza la nostalgia di essere liberata un giorno tramite il Mio Sacrificio, in più l’ardente desiderio che il suo muro possa cadere di nuovo.
88. Questa per i poveri diventa in seguito una Porta di Grazia, per i fedeli la loro ultima. Con ciò non è inteso che voi, prima non abitavate nell’Empireo; la vostra beatitudine e gioia raggiungeranno il loro culmine quando il Mio popolo abiterà unito nella Luce, perché dove ci sono delle lacune, là ci sono i dolori, …anche nel Regno!
89. Dalla Mia abbondanza Io do ciò che il Mio popolo può sopportare nell’insieme. Se manca un anello, allora la parte dello stesso ritorna nell’eternità, perché oggi non aumenterebbe la vostra beatitudine. Nondimeno, …la parte ritirata per la salvezza vostra e della caduta, questa manca, …manca proprio a tutto il popolo! Una volta chiusa la falla del popolo (con il Golgota), allora la visione giungerà anche nell’unica Finestra di Luce nascosta. Allora sentirete l’ultima Rivelazione del sesto Giorno; di questa non esiste nessuna Previsione, perché l’ultima Benedizione del Giorno rimane l’ultima.
90. Ancora un’indicazione: – Attraverso le Porte si può passare, si può anche abbassare la maniglia, se la Mia Santità non vi ha messo il chiavistello. Con ogni ulteriore conoscenza l’apertura da sé va Mano nella Mano con la Mia apertura. Quest’ultima permetterà il giusto afferrare della Porta; dall’esterno verso l’interno, un avvicinarsi sempre di più a Me. Allora Io apro dall’interno e così lascio splendere incontro dalla Mia Luce interiore.
91. Con le Finestre è diverso e comunque è uguale. Attraverso queste si può guardare nella Stanza. Ma così ci sarebbe poco da vedere, se dentro fosse buio come davanti alle Finestre. Se si vuole vedere una stanza dall’esterno, allora dev’essere illuminata dall’interno oppure all’esterno dev’essere ‘giorno chiaro’.
92. La Luce inaccessibile non conosce nessuna oscurità. Per via della caduta le Imposte sono state chiuse. tuttavia quello che i Miei fedeli possono portare dalla luce della Stanza, la porto fuori IO, perché Io stesso abito sempre nell’interno e da nessun’altra parte. Soltanto, nulla Mi lega alla stessa, alla Stanza serrata per voi.
93. Io ho preso dalla Mia Santità il Mio Abito e il Mio Mantello = Figura e Forma; non soltanto ora oppure più tardi, per incontrare tutti i figli. Ho preso tante scintille dall’Atma della Mia Luce velata, per quanti figli esistono – non intendo lo Spirito, che è dato con la procreazione di Luce – per lasciare a loro stessi il progresso della conoscenza con la facoltà impiantata.
94. Bela pensa in qual modo queste scintille entrino in voi. Anche il vostro spirito verrebbe dalla Mia luce, perché non ne possiederei due specie; oppure, se la Luce rivelata fosse una minore che la segreta Luce dello Spazio. Ben pensato, cara figlia! Facciamo un esempio pratico”. UR pone una grande candela davanti al Suo Posto, chiude le due finestre che la stanza possiede e conduce tutti davanti alla casa. Là Egli continua ad insegnare:
95. “Dalla candela, come confronto alla Luce incontemplabile, non penetra nessuna scintillina attraverso le imposte. Ma ora tolgo un legnetto per guardare attraverso di esso e…”
- “Posso io?”, chiede Bela.
- UR glielo permette.
- Indicando alla fessura, lei dice: “Noi vediamo un minuscolo raggio della luce dello Spazio del Creatore, perché il foro è molto piccolo. Ciononostante il raggio ha la stessa chiarezza rispetto alla Tua intera candela. Così, penso, è proprio con la Scintilla dell’Atma della Tua luce velata.
96. Quello che ne abbiamo ha la stessa luminosità, corrispondente alla grandezza di una scintilla. Anche il Tuo insegnamento proviene da quella parte che Tu ci doni con la Tua contemplazione della rivelazione, poiché, vedere TE è una visione della Luce velata. La Figura è il graziosissimo velo (Es. 34,33), affinché possiamo godere della Tua magnificenza senza scomparire. E ancora qualcosa. Posso?”. Lei guarda Tao-Mana in modo interrogativo.
- Lui accenna concedendolo.
97. Bela indica al foro: “Se dalla luce dallo Spazio della Tua magnificenza velata di Creatore ci viene incontro così tanto, allora vediamo abbastanza per nutrircene eternamente, cosicché il nostro spirito conservi per sempre la sua forza vitale”.
- Bela si reca al lato di Sopher, ma UR la richiama e dice:
98. “Per la gioia di Dyso-Chata, oggi ci sono più lodi. Bela ha potuto trasmettere il Mio insegnamento proprio secondo il tempo. Così ognuno ne ha accolto una buona parte. Ora spengo la candela stessa, perché attraverso la vostra conoscenza essa è aumentata. Poi c’è ancora dell’altro da discutere”.
99. Quando tutti hanno ripreso i loro posti, Dyso-Chata dice: “Eternamente buon Tao-Mana, UR! Dalla Parte del Cuore del Padre ci hai persino donato una seconda Luce. Ma come può diventare più grande la Candela della luce dello Spazio attraverso la nostra conoscenza? Da guardiano della Tua terza Corrente del Cuore di Dio, ho già sperimentato sovente come hai ‘sospinto’ verso di noi la Parte che è la Tua Parte-Ur. Riguardo alla Tua Parola, l’ho chiesto come (lo ha fatto) una tua cara figlia”.
100. UR risponde: “Tu sai che una domanda o un discorso, …entrambi vengono guidati dalla Mia Luce velata, per il vostro progresso e per la vostra gioia”.
- “Tao-Mana, UR, la Tua indicazione è un forte bastone; oppure, detto così: il bastone che una volta ho ricevuto da Te, è cresciuto di una buona parte. Ti sia portato nell’onore, la lode e la gratitudine. Sia ancora osservata la Parte coperta:
101. La Tua luce dello Spazio non diventa più grande da ciò che un figlio può compiere. Se dalla Sostanza di luce Tu crei nuove Opere, nemmeno l’insondabilità della luce non diminuisce. Diversamente, la stessa non esisterebbe! Se si formassero delle lacune, come in uno stagno la luce non si riempirebbe da se stessa. Dalla luce dello Spazio proviene il Mattino del Giorno della Creazione, vi scendono le sue Sere, nel cui decorso è anche adagiato il Tuo popolo di figli. L’arrivo, la permanenza, la partenza; facoltà e doni. Questo lo valuta il nostro spirito; perché lui sa che la Tua Bontà ci dà la nostra Parte.
102. Ciò che viene su di noi dalla Candela della luce dello Spazio, è la cosa più meravigliosa della Bontà: pensare, parlare, agire da sé; nondimeno, sapendo di farlo dalla Forza della scintilla dell’Atma. Tao-Mana, UR, Signore, Santo, Amorevole ed Eterno, in riverenza a Te un Mi-Ara-Mi!”
- Ci si intona nell’esclamazione di ringraziamento. E’ un ‘Amen’ il cui eco ricade su tutti gli spiriti dei figli della Luce.
103. UR dice: “Figlio Mio, dal Tuo Seggio, ma anche dalla pietra miliare
della via, hai guardato profondamente nella Mia magnificenza. Da ciò si è
conclusa la festa della partenza. Nel termine, sia illuminato ciò che
Abaturan ha insegnato; ma allora il tempo e la profonda contemplazione non era
ancora una briglia. Sì, …il tempo, quella dimensione che voi sperimentate nello
Spazio senza misurare, perché la misura del passato è caduco creativamente.
Solo in ME i Tempi sono e rimangono una cosa, alle quali allaccio le Mie
Azioni.
Atto-compito
sono Spazio e Tempo nell’Eternità-Ur!
104. Egli ha retrocesso il Suo Orologio della Creazione; Egli fa andare lentamente il corso delle lancette; EGLI, il Signore del Tempo, può, appendere il Suo Agire: Creazione, Divenire e Sviluppo al Pendolo del Suo Orologio di Spazio e Tempo, e non importa se pendola più ampio o più stretto. ‘Al Ritmo di questo Pendolo tutte le cose hanno il loro ritmo’.
105. Che questo, solo pochi lo hanno capito, non è un errore. Riguardava la lentezza del Mio Pendolo. Nel lento comprendere, più giusto, nell’afferrare, la conoscenza sarà permanente. Esse sono un eterno prodotto permanente della Luce-Ur.
106. L’Orologio della Creazione retrocesso! Così, non doveva cadere l’Ordine dai cardini? Io sono nel senso della Luce velata di Spazio e Tempo, così la Volontà e l’Ordine non potevano completarsi a vicenda, poiché la VOLONTA’ ferma l’Orologio del tempo, mentre il Mio ORDINE lavora ineluttabilmente pianificante. Che cosa significa in genere, ‘retrocesso l’Orologio’? Non andava bene? Non andava avanti?
107. Tutte le Opere dipendono l’una dall’altra, come lo rivela l’orbita dei Corpi del cielo. La Luce velata è la Mia propria coppia di Lancette, quella dell’Infinito delle Mie Opere. Se ai figli era da trasmettere ciò che è stato pensato e preparato per la loro più sublime beatitudine, allora dovevo pensare in anticipo la via e il percorso, per così dire, tenere Consiglio con Me stesso. L’Obbligo non è un non-poter-diversamente; questo lo concede la Mia magnifica-libera Volontà.
108. Dato che ho assemblato in Me Spazio e Tempo, e nel precedere di questo Divenire interiore necessitavo il Tempo per lo Spazio, così procedette il suo Cammino l’Orologio della Luce nel battito del Pendolo dell’Ordine. Ma non solamente questo, perché doveva essere preparata un’alta Opera dei figli; bensì, nello sviluppo embrionale dei Miei figli ho previsto il loro essere; – sottolineo ancora una volta: non predeterminato!
109. Se dovevate arrivare alla vita autoconsapevole, allora dal Mio Obbligo abituato alla salvezza, l’Orologio di Luce doveva essere riportato indietro fino a quella posizione in cui dovevano procedere le Lancette dell’Opera e dei figli, altrimenti, molto della meraviglia sarebbe diminuita per la parte essenziale. Mi procurerebbe un giubilo, se Io accorciassi il Tempo Luce-Spazio? Oppure, i Miei figli dovrebbero semplicemente essere guidati da Me e vivere (così) la loro esistenza? Allora non ci sarebbe nulla di beato, su cui i figli potessero giubilare e perciò ringraziarMi.
110. Se e fin dove, l’Orologio-Luce conserva il suo corso, è una Mia faccenda! Quelle Lancette che riguardano voi, le avevo già disposte quando ho risvegliato in Me un popolo. Così lo ha inteso Abaturan, senza vedere lui stesso il senso più profondo.
111. Come mai allora lo ha potuto svelare? Vedete, voi coltivate i giardini e i campi (non inteso fisicamente) e sapete che la semenza necessita del suo tempo, prima che germogli dal terreno. Questo somiglia alla rivelazione data in precedenza, perché solo dalla conoscenza acquisita procede meglio la sua crescita.
112. Ora fuoriesce la semenza di Abaturan. Dato che proveniva dalla Mia Luce velata, nessun’altro la può spargere se non IO solo. Segue ancora questo: ‘Egli lascia passare lentamente il corso delle Lancette’. Questo si riferisce certamente alla caduta, ma solo come la sua conseguenza. Oppure credete, che Io debba intervenire rapidamente nelle rotelle dell’Orologio, perché si è insinuato un ammanco?
113. No! Certamente il ‘procedere lentamente’ è comunque destinato alla previsione della caduta, ma mai dalla causalità. Non è indicato il Mio Tempo di Luce, poiché il Mio operare segreto non è una faccenda delle creature. E questo, è dal Mio Lavoro abituato alla guarigione, per i figli! Infatti, di tutto questo non ne ho bisogno per Me! Il Mio Giubilo di Creatore, che risuona attraverso il Mio Petto al cospetto di milioni di anni di Opere, sorte nella Mia Officina di Luce, è impossibile che s’ingrandisca quando un nuovo mondo, come una Perla, riempie il Mio torace di Creatore! Altrimenti Mi dovrei accrescere, cosa che annullerebbe l’Io sono perfetto.
114. Gli accrescimenti sono i gradini verso la perfezione che corrispondono alla creatura e al suo genere. Ciò che non ha bisogno di essere cambiato è PERFETTO! Tuttavia Io ho posto dalla propria Perfezione le Opere sulla via verso la perfezione. Sì, il Raggio che potevate vedere attraverso il foro, aveva la stessa chiarezza secondo la grandezza come la possiede tutta la Mia Candela di Luce-Ur.
115. Le Opere secondo l’Origine sono perfette, ma allo sviluppo previsto si avvera però il ‘lento’. Anche qui un esempio di Abaturan dai Corpi del Cielo: l’Orbita maestosa e veloce corrisponde alle coppie di Lancette dell’Orologio Spazio-Tempo, di cui una annuncia il Mio Tempo di Luce, l’altra il Tempo dell’Opera.
116. Nell’Infinito-Ur con le Opere di millenni il Pendolo oscilla ampiamente, perché il più stretto non sopporta la velocità. Nel flusso della Luce del Mio Potere di Creatore sono uniti l’ampio e il veloce. Stretto e lento sono adeguati al tempo di vita dei figli. In ME nulla s’accresce; quindi il più ampio ed il più veloce nel Mio Orologio da Creatore può riguardare anche soltanto il Mio IO.
117. Questo lo avete compreso senza stendere le vostre mani verso l’ultima Porta della conoscenza. Ascoltate ancora un esempio: voi potete giungere nel volo veloce da una stella all’altra, anche a Me nel Santuario, ma siete ritornati lentamente verso il Monte e verso di Me. Io ho adeguato i Miei piedi da Creatore ai vostri passi. E qual è stata in ciò la cosa più bella?”
118. “Oh”, esclama un bambino, “abbiamo sperimentato tutte le meraviglie della natura (spirituale), i cari animali e – abbiamo visto Te, amato Tao-Mana, sul Monte, finché vi siamo saliti, così pure ritornando sulla via, in più l’insegnamento che Tu hai rivelato. Se tutto andasse velocemente, non comprenderemmo i miracoli del Tuo insegnamento, della Tua Creazione”
119. Tao-Mana solleva la Destra: “Vieni qui, figlio Mio!”
- Allegro, lui corre avanti.
- Dyso-Chata ride: “Ebbene, piccolo, nonostante la tua opinione sei saltato veloce”.
- Non sapendo che cosa intendesse, il bambino guarda Tao-Mana.
- Egli dice, sorridendo pure: “Giusto, ben per illuminare l’ultima frase dall’insegnamento di Abaturan. ‘Nel Ritmo di questo Pendolo tutte le cose hanno il loro ritmo’. Nessuno sa dove sarebbe da iniziare il lento oppure il veloce. Ora, chi Io chiamo, …nel suo cuore può accorrere a Me con passi di tempesta del suo cuore, a cui lo spinge il suo amore.
120. Quando succederà questo, vi spinge la scintilla di ATMA che è appeso all’ampio, veloce Battito del Pendolo dell’Orologio di Luce. Perciò badate: il solo spirituale può percorrere vie veloci, nel profondo, nell’alto, nell’ampio e nel vicino verso di Me! Le spanne di queste vie vi sono ignote, ignoto l’avanti nella Legge del Tempo della Luce dello Spazio! Proprio questo vi assicura in ogni Giorno della Creazione il massimo grado di perfezione nel ritmo di tutte le cose, al Pendolo dell’Orologio dei Misteri.
121. Il bambino corre, ma passo
per passo: un segno del divenire, affisso alla santa Legge dell’Orologio di
Spazio e Tempo. Nella materia opera la catena; nella Luce l’Alleanza
della Grazia che ad ognuno dà la sua sedia nella Luce. Non gliela toglie
nessuno! Non ho tolto nemmeno la sedia alla primogenita; persino nel Santuario
essa si trova al vecchio posto. Un figlio può lasciare la sedia solo da se
stesso. Così pure il Patto della Grazia, perché ciò che ho creato Io, rimane
esistente.
Io
non perdo nulla!
122. Questo ritenetelo saldo nel flusso del sangue del vostro spirito. Non era un Cibo leggero; ma voi siete come questo bambino…”, UR posa la Sua mano sulla testa riccioluta, “…da quando l’insegnamento di Abaturan è corso a Me nel fulmineo flusso del vostro spirito, anche se il tempo del corso delle stelle ha impiegato molti secoli.
123. Dov’è la Mia Luce, là sono Io stesso, visibile o invisibile, come lo richiede il progresso. Dyso-Chata, dopo ti chiamo nel Santuario. Da lì la via conduce alla successiva pietra miliare, da dove poi senza interruzione conduce in giù nella materia. Chiamo anche te, figlio Nusar.
124. Quando la materia divora i suoi propri tempi, presto si spezzerà il primo posto di Grazia[35]. Sul secondo (la Terra) e nel secondo tempo (dopo Adamo), Dyso-Chata porterà la sua fiaccola nell’abisso (la Terra)”. Tao-Mana si rivolge a tutti: “Tutti vengono chiamati nel Santuario prima della loro via di co-aiuto. Senza Benedizione presso il santo Focolare, nessuno esce”.
*
125. Si guarda sopraffatti Tao-Mana, mentre s’inginocchiano aspettando finché il Signore e andato via. Un canto di lode e di ringraziamento riecheggia, a seguirLo come una luce attraverso la Luce che UR ha lasciato. – Si discute l’insegnamento. Al sospiro di un primo (una prima ipotesi) che solo pochi avrebbero intrapreso la via del co-aiuto, Dyso-Chata risponde gentile che la materia si troverebbe ancora nelle scarpe di bambino[36], e Satana-Lucifero avrebbe aperto la sua porta soltanto di uno spiraglio[37], per cui ‘il fronte di Luce’[38] non sarebbe ancora cresciuto nella piena larghezza.
126. Qualcuno domanda: “La materia sarà estirpata dal fronte di Luce?”
- “Sì, ma nessuna creatura, nessuno dei caduti verrà distrutto. E noi, che scenderemo dalla Luce nell’abisso per aiutare l’oscurità nella via del co-aiuto, saremo noi stessi una parte dell’ampio fronte.
127. Il principio della forza cattiva e le forme d’apparizione che sorgono da lui (dal maligno) sono sottoposti alla decadenza, quale conseguenza della caduta. Tao-Mana ha detto: ‘Mi sono cari i fedeli, ma abbastanza preziosi gli altri che hanno bisogno d’Aiuto e di Misericordia’. Così devono conservare la loro vita, per quanto poveri e scarsi siano”.
128. Nusar si siede accanto a Dyso-Chata, chiedendo con buon senso: “Si può portare la propria conoscenza nella materia?”
- Dyso-Chata risponde: “Certamente, poiché la specie viene conservata, sebbene rimanga come sotto un velo[39]. La Luce non vuole opprimere, nonostante un ampio fronte. ‘Largo’ è l’accerchiamento della materia per la salvezza dei caduti, ma, allo stesso tempo, al ‘fronte’ opposto, per l’aiuto a tutti i soccorritori. Satana non cede mai alla Luce.
129. I legati si nascondono, solo la Luce cade fin nella loro fossa. Come le nostre sedie di cui parlava Tao-Mana, così ci rimane anche la specie. Quello che ne abbiamo attinto ce lo portiamo nella materia come parte della Luce. E questo è sufficiente per penetrare nelle fenditure.
130. Là si lascia cadere dentro una piccola scintilla. Se nell’incontro (luce-tenebra) viene riconosciuta, allora questa è un’evidente vittoria. L’altro non è da meno, se un abitante della fenditura rimane accovacciato nell’angolo buio. Badate: nessuno spirito lascia le fenditure della materia senza lasciarvi la scintilla iniziale dalla Luce di Tao-Mana, …anche dalla propria!
131. Degli incorreggibili la calpestano, perché una tale scintilla tormenta la loro anima. Qualche volta si accertano se l’hanno calpestata a morte. Ma lei vive non appena batte la loro coscienza. Alla lunga è insopportabile. Se poi diventano in sé folli, allora la scintilla esce dalla fenditura. Se lentamente o velocemente, rimane riservata all’Alleanza di UR. Come ora la nostra piccola scintilla conserva la sua specie e cammina seducendo, dopo è la seconda vittoria. Il compimento delle due vittorie giace nel senso di Tao-Mana abituato alla salvezza.
132. Il tuo dono, caro Nusar, farà splendere l’impulso di guardare in su agli incalcolabili eserciti del Cielo del Creatore, per chiedere a loro, conforto, forza e aiuto. Questo lo vedrai nella successiva pietra miliare”.
- Uno dei bambini che si appoggiano a Dyso-Chata, dice all’improvviso: “Ora ci viene tolto il capo! Se solo tu potessi rimanere con noi!”.
- Dyso-Chata attira i bambini al suo cuore, tranquillizzandoli.
133. “Gioite del reggente della vostra stella. La mia partenza darà il cambio al suo arrivo. Midgurd assume la guida fino al suo arrivo. Vogliamo ringraziare ancora una volta nel boschetto dell’Alto”.
*
134. Midgurd stesso prega a lungo, e alla fine dice: “Tao-Mana, Signore della Creazione, Santo delle Opere, Amante dei figli, Eterno dell’Azione! La nostra vita giace nella Tua mano. Ovunque si mostra un inizio, una via ed una fine, un arrivo – rimanere – partire. Conducici alla Tua Mano destra; ci hai considerati fedeli; con la Sinistra attira ognuno al Tuo Cuore. Noi, le creature-figli, abbiamo bisogno del Tuo ATMA e, …del Tuo sangue (spirituale)!
135. Fa che nella Tua Costanza possiamo rimanere costanti nel Tuo maestoso Amore, e amorevoli. Dalla Costanza è proceduta Opera dopo Opera, dalla costruzione fino alla Meta; l’Amore era la Direzione ed il Corso, da qui i figli furono previsti per la perfezione. Tao-Mana, UR, Signore, Santo, Amorevole, Eterno! A Te sia offerta la gloria, l’onore, la lode e il ringraziamento in tutta la riverenza. Amore e adorazione per tutti i buoni Doni! MI-ARA-MI!”
136. ‘Mi-Ara-Mi’ echeggia eoni di volte attraverso Spazio e Tempo. Su queste ali il terzo guardiano va nel Santuario, seguito da uno spirito che nella luce conosce la via dei corpi celesti.
[indice]
DIO / Lishi-ANA[40] - IIa parte
Su
Trigidur l’arrivo di Perutam come insegnante Ja-Ardua
«Ché tutti
quei che son condotti dallo Spirito di Dio,
son figliuoli
di Dio».
[Rom. 8,14]
1. Nella casa si trova una Urlapha (culla/mangiatoia); in questa si adagia il bambino. Non è un neonato inerme come nel mondo, ma sottoposto allo sviluppo fisico e spirituale. Qualche buon vicino è accorso. E’ sempre un avvenimento di gioia quando arriva un bambino proveniente da Lishi-Ana. La madre stende un velo sul bambino e sulla culla, per proteggerlo dall’ambiente circostante, visto simbolicamente.
2. Questo non sarebbe proprio necessario; nel loro mondo, della stella, non esiste gente cattiva. La stella (Trigidur) fa parte di un sole che si chiama ‘Damanona’ e che non fa parte dello Spazio materiale, ma aiuta ad irradiarlo. E’ un essenza di luce. Solamente il suo branco, come si chiamano le stelle che orbitano intorno ad esso, sono delle stazioni di passaggio dal Bordo esteriore dell’Empireo verso la materia più alta, quella parte che attraverso una più forte influenza di luce non fa parte della materia dell’abisso.
3. In queste parti marginali di Luce vanno tutti gli spiriti prima di rivolgersi alla materia nell’abisso. Proprio qui è arrivato Perutam, il terzo guardiano, che già è incarnato nella materia come in modo soffiato. In tali parti di bordi della Luce arrivano anche gli uomini/spiriti, che dal letto di morte si sono, per così dire, rivolti a Dio. Loro sono salvati, ma non ancora maturi per le regioni superiori; hanno anche quasi sempre dei gravi pesi da riparare, che fanno parte della regione dell’abisso della materia. A causa loro la donna di casa fa bene a coprire la culla insieme al bambino.
4. Lo conferma Karmosha, suo marito. “Bene, fedele Hera; nostro figlio Ja-Ardua è un inviato da Lishi-Ana. Quelli che sono in cura da noi e portano degli abiti così oscuri, difficilmente sono da condurre su un percorso di Luce. La sfera oscura avvolge anche in parte il mondo della nostra stella Trigidur. Oh, quale grazia, che la splendida Damanona ci copre coi suoi raggi, come hai coperto tu Ja-Ardua con il tuo velo. Quando sei pronta, andiamo nell’alto padiglione (Tempio). Là vi ho chiamati i nostri amici.
5. Hera si mette un mantello giallo ricco di pieghe, Karmosha uno simile. Li si mettono leggermente sulle spalle, con una magnifica chiusura a corda ciascuno legato davanti alla cintura. Una vicina mette nei capelli di Hera dei fiori gialli e mette anche questi sulla culla. Karmosha solleva in alto la stessa con il bambino. Sulla soglia di casa s’inginocchia quattro volte, chiedendo:
6. “Maestoso Lishi-Ana, dà la Tua benedizione al bambino; Tu ce l’hai donato, a TE appartiene il suo arrivo. Fa di lui una Luce! Noi siamo proceduti da Te, percorriamo la nostra via, in giù – in su, e Tu ci tieni nella Tua mano. Ora apri la porta nell’alto padiglione, perché lo hai sempre fatto Tu stesso. In ciò riconosceremo di quale spirito è il bambino che proviene secondo la visione del mio sogno, dal più interiore del Santuario”.
7. Karmosha percorre la via curata che conduce dalla casa sulla via larga. Qui tutto è ordinato al meglio. Solo dove abitano le anime affidatarie è quasi sempre poco buono. Là ci vuole molta fatica, finché qualcuna crea ordine intorno a sé e in se stessa. Nella stessa misura si mostra poi la ricompensa della fatica, perché tutti i trigiduriani aiutano i poveri.
8. Accanto a Karmosha camminano Hera e la vicina, a loro segue la stretta parentela. Entrambe le donne portano delle coppe colme di puro olio, gli uomini delle ampolle gialle di cristallo. Le altre donne si sono messe delle corone di fiori. Camminano solennemente, negli occhi uno scintillio serio.
9. Si sale un monte, poiché nella Luce ogni casa-tempio si trova su un’altura[41]. Ai chiari la salita non procura nessuna fatica. Ma se è da condurre a Lishi-Ana un affidatario, la salita gli diventa ben difficile. Tuttavia, dato che gli aiutanti aiutano a portare i loro pesi, la via verso il tempio di Lishi-Ana è libera per gli oscuri, e l’aiuto viene sempre eseguito con gioia.
10. Oggi ci si sente portati in su. Davanti alla porta riccamente intagliata dell’alto padiglione si trova la stirpe. Karmosha è il primo dei sette più anziani di cui tre assistono i trigiduriani, tre gli affidatari. Ogni anziano ha accanto a sé due aiutanti uomini e due aiutanti donne. I trigiduriani sono di statura bella; una testa fine, le espressioni fini indicano la loro origine. Karmosha posa la culla davanti alla Porta larga che risplende misteriosamente. Non si vede da dove proviene questo atto, ma si sa:
da LISHI-ANA.
11. Hera toglie il velo e il bambino si sveglia. I suoi occhi scintillano. Qualcosa di meravigliosamente santo, si sta svolgendo. Tutti i bambini che qui ricevono un’incarnazione di Luce, sono, come già fatto notare, sottoposti allo sviluppo, anche se lo stesso non è da confrontare con quello della materia profonda. Ci si allinea celestialmente, perché la spiritualità sta al primo posto.
12. Ja-Ardua chiede di uscire dalla culla.
- Karmosha, profondamente commosso dal miracolo, mette in piedi il neonato. Fin dove i più anziani conoscono la storia della stella, una cosa simile non si era mai verificata. Quando degli alti inviati di luce apparivano senza nascita non ci si stupiva, agivano subito come dei re e sacerdoti (sulla Terra?[42]). Certo, anche gli incarnati portano con sé le loro funzioni, ma queste divengono solamente nel corso del tempo dello sviluppo. Ja-Ardua – come lo dimostra il miracolo – nonostante la nascita è un inviato superiore di Lishi-Ana.
13. Il bambino bussa. – Come nelle funzioni religiose, oppure quando gli affidatari vengono benedetti in anticipo per continuare il viaggio, si apre la porta. Ma è sempre diverso. Durante le feste si aprono entrambe le ante verso l’interno, e la Luce dell’alto padiglione fluisce fuori su coloro che attendono.
14. Se si portano dei bambini, allora si apre l’anta destra, ancora verso l’interno; e in ciò la magnificenza non è minore. Per gli affidatari, cui dapprima è permesso deporre i loro abiti oscuri e, secondariamente, vengono vestiti con abiti più chiari, si apre la parte sinistra della porta verso l’esterno. Allora la Luce risulta smorzata, la magnificenza della casa viene molto indebolita per entrambi, tuttavia incomprensibile per i ritornati. Quelli che guidano e coloro che sono tornati indietro la vedono sempre in piena chiarezza, per quanto sia appunto misurata per la stella di luce. E questo è molto.
15. Oggi la porta si apre verso l’interno; strano, è anche come verso l’esterno: dentro, …fuori! Karmosha si china profondamente. Chi è il bambino? Nonostante la visione del sogno, non lo si riconosce. Alte figure di luce, senza nascita, come Karmosha ha potuto vedere due volte[43], sono usciti ogni volta dall’alto padiglione. Non si è mai visto come e quando siano entrati prima nel Tempio. Il bambino, magari, …dovrebbe essere un sacerdote regale?
6. Le donne prendono in mano le loro corone, gli uomini aprono le loro ampolle per spegnere le candele. Lishi-Ana non ne ha bisogno. Alla fine di una festa si accende nuovamente la sua luce al focolare del padiglione, che arderà fino alla successiva festa per Dio. Si posano solamente le corone; e se bruciano subito, allora è il segno di un’alta Grazia.
17. Karmosha precede, lo segue Hera con il bambino, subito dopo la stirpe. Una passatoia centrale, larga, interrotta nel mezzo da barriere d’oro, conduce al focolare del padiglione. Gli affidatari rimangono quasi sempre indietro presso la grata, mentre i curatori operano come mediatori tra loro e il sacerdote regale. Quando si apre di nuovo la barriera, si rimane presso di loro. Quelli che attendono, ricevono comunque una ricca benedizione. E …oggi?
18. Si apre la grata. Karmosha è adesso il rappresentante di un sacerdote regale; infatti, Trigidur si trova sotto una tale guida. Oggi tutti possono entrare nel recinto del focolare; dopo, la grata si chiude da sé. C’è l’alto guardiano del padiglione che apre e chiude le porte e la barriera:
LISHI-ANA!
19. Karmosha va a sinistra del focolare, mentre il sacerdote regale funge a destra. Nessuno va mai al Posto che spetta unicamente all’ALTO. Quando viene LUI, cosa che succede di tanto in tanto, si rimane fermi presso la grata, tuttavia all’interno del recinto del focolare. E quando Lui chiama, quando Lui li benedice, essi accorrono. Lishi-Ana viene quasi sempre in mezzo a loro.
20. Con una liturgia solenne inizia la ‘nascita’. Poi Karmosha prega: “Maestoso Lishi-Ana, dalla Tua Santità e Magnificenza Tu hai aperto l’alto padiglione. Nell’umiltà, di cui abbiamo bisogno per la bassa stazione della via, chiniamo il capo; tendiamo in alto i cuori al Tuo Cheru-Serpha (Trono o Seggio della Divinità), da dove scorrono i Tuoi Fiumi di Benedizione.
21. Maestoso Lishi-Ana, con nostro figlio hai inviato a noi la Benedizione. Oh, fa che tutti coloro che prendono il passaggio (la via del co-aiuto) vengano di nuovo sollevati dall’abisso della materia nella Tua Luce, e fa trovare nella conoscenza della loro caduta il Tuo Luogo del Regno, che loro vedono solo da lontano, mai conosciuto; nemmeno mai sospettato, che TU sei il Padre di tutti.
22. Maestoso Lishi-Ana, Creatore della Luce e Reggente! Indica la Tua Volontà attraverso il ‘figlio della Benedizione’. Quello che Tu hai pensato e sarà pronunciato, deve determinare la nostra azione, guidare i nostri passi, elevare il nostro cuore a Te. Tutto ciò che è fatto solo in TE, raggiunge nella Tua eternità l’eterna sussistenza!
23. O Lishi-Ana! A Te consacro il figlio con la mia funzione. Dà alla festa della nascita l’alta Consacrazione con la Tua venuta!”
- Si forma un semicerchio davanti al focolare del padiglione. Stupiti della grazia, vedono nella solenne gioia come Ja-Ardua si reca all’improvviso a destra, là dove stanno i sacerdoti regali. Oh, oh! La chiara voce del bambino dice:
24. “Lishi-Ana! Creatore, Sacerdote, Dio e Padre! Ti saluta il mio cuore, Ti serve il mio spirito, Ti adora la mia anima, il mio animo si dà a Te. L’inizio della mia via giace nel Tuo Cuore; il Tuo Spirito irradia il mio; i Tuoi miracoli guidano la mia anima, che rimane al servizio delle sante Leggi.
25. Non conosco ancora il prima e il dopo, ma la vivacità in me batte secondo il Polso creativo. Il Tuo Spirito mi ha spinto fin qui; qui rimango, qui voglio imparare e poi insegnare, non appena la campana del Tuo alto padiglione annuncerà il mio servizio. Questo padiglione è un’immagine del Tuo Santuario, che la mia nascita non può coprire del tutto. Tutto ciò che Tu dai, ha una consistenza eterna. Insegnami ad agire secondo il Tuo compiacimento affinché il Tuo Spirito mi conduca sulla retta via.
26. Qui vedo”, Ja-Ardua indica la stirpe, “buoni spiriti, il cui inizio di vita è provenuto pure dalla Fonte del Creatore. Essi portano sulla fronte il Tuo Segno, sono proceduti da Te e ritorneranno una volta con qualche patrimonio nobile, con qualche peso. Il primo è preso dalla Tua Santità e dalla Magnificenza, l’altro viene raccolto dal povero campo. Dal peso Tu fai la benedizione in Onore del Tuo Nome, che ricompensa i portatori del peso, che redime coloro che si sono allontanati.
27. Lishi-Ana! Nessuna richiesta rivela la Benedizione, Tu stesso sei e ti chiami BENEDIZIONE, e tutto ciò che tu fai è Benedizione. Pertanto, Tu sei anche Colui che Benedice, che forma la pienezza dei pensieri in parole ed azioni. Allora dici e Ti chiami
ALLUIHA – LISHI-ANA”.
28. Ja-Ardua s’inginocchia, e lo si imita profondamente commossi “Condisci per noi il Cibo della Tua rivelazione. Riconosco la Legge di Trigidur, alla quale hai dato una buona orbita. Donaci la Benedizione della Tua Santità, la Pace della Tua Magnificenza. Alluiha! Alluiha!”. L’invocazione viene ripetuta due volte. Indubbiamente, per ognuno, Ja-Ardua è un figlio dall’alta Sfera. Sembra ancora piccolo, come era stato sollevato dall’urlafa (culla). Ma nel suo discorso sembrava un sacerdote regale, nonostante la figura infantile.
29. Gli uomini accendono le loro ampolle, questa volta prima. Il fuoco sull’ARIEL arde alto, consuma velocemente le corone di fiori, quale segno che sarà elebrata un’alta Festa. Le ampolle vengono appese ad anelli predisposti, il cui argento è diverso che quello nella materia. Ora ci si trova sette passi lontano dal focolare del padiglione, in file diritte, Karmosha vi sta un passo davanti. Si canta a più voci una preghiera.
30. Scende una pace solenne. Al focolare del padiglione compare una Luce dorata, una Stella con innumerevoli Raggi. Poi si vede LUI, il Cuore del Santissimo: LISHI-ANA! Ci si china quattro volte, mentre Karmosha sta nella prima fila. Ora non esistono i primi: ora è venuto LUI, il Re come Reggente, il Sacerdote come il miglior Maestro.
31. Lishi-Ana toglie dal focolare del padiglione il catino di fuoco, un Atto eseguito raramente. Il ringraziamento fruscia in alto silenziosamente, ma comunque con cori eoni di volte. Lishi-Ana soffia sul fuoco, allora si forma in una alta Fiaccola gialla. Così il fuoco viene sollevato di nuovo sull’Ariel (la parte superiore del focolare - Ez. 43,15-16) E ora Lishi-Ana dice:
32. “Figli Miei! I vostri primi che formano ovunque nell’Empireo una popolazione, ognuna come un forte ramo all’Albero della Creazione, hanno fatto bene ad erigere dalla visione che hanno ottenuto nel Santuario, un tempio sulla più alta cima del monte. E’ giusto anche il nome ‘alto padiglione’.
33. Monte e padiglione sono pari all’adorazione e alla riverenza, che non sempre hanno bisogno di una parola. Sul monte e nel padiglione hanno accesso i fedeli, anche un povero che lo desidera. Se oltre a questo viene aperto il ‘recinto del focolare’ allora è possibile il collegamento interiore ed esteriore con Me.
34. Soltanto, nessuno deve afferrare la maniglia! Non perché non lo dovreste, poiché siete usciti come spiriti dei figli della Luce e lo siete ancora, anche se vi soffia intorno già il ‘vapore materiale’. Il mondo della stella è fissato alla Luce attraverso l’irradiazione di Damanona, grazie alla vostra prova di libertà superata, in modo che il povero vapore non vi può preoccupare.
35. Certo, ogni povera anima che la Mia Misericordia guida a voi, porta con sé il vapore del mondo. Voi l’accogliete senza con ciò separarvi dalla Luce, ma la percepite come peso e fatica, che loro vi preparano. Questa è una parte della prova di umiltà, fatta pietosamente come stazione antistante, in cui vedete quelle tracce su cui delle parti di forza della materia toccano il vostro essere. Proprio queste sono le parti povere animiche nell’incarnazione in un mondo. Nondimeno, Io conduco sulle tracce pure le Parti di Forza della Mia Luce.
36. Qui la Bontà copre ogni peso. Devo aggravare chi serve i poveri per la libera volontà? Il peso viene comunque, quando nell’ultima stazione dell’aiuto le Parti di Forza si uniscono con voi. Siate tranquilli quando in coloro che voi curate, molta poca Luce rischiara l’essere materiale.
37. Provengono proprio da Satana, dove non hanno lasciato entrare alcuna Luce che, inarrestabilmente, sta davanti alla loro porta. Osservate il parallelo: loro volevano aprire, e il raggio sarebbe fluito dentro. Loro portano con sé la lavagnetta della loro vita che vedono per la prima volta quando possono continuare il cammino. Proprio voi lo sapete come solo alla fin fine, attraverso le afflizioni, che sono il Mio metodo di guarigione, tendono alla maniglia chiara e,… quasi sempre titubanti, la aprono. Per questo i fedeli non devono tendere alle porte dei padiglioni e dei recinti.
38. Tra l’Empireo e la materia predomina un’interazione che si svelerà quando potrà concludersi la Sera di Festa del Giorno dell’Amore. Tuttavia sarete introdotti gradualmente. Dei portatori di pesi liberi da peso[44] devono conoscere i loro pesi,. altrimenti potrebbero premere molto, anche …schiacciare. Per questo, però, non Mi sono fatto il Mio popolo di figli (per nulla).
39. Osserviamo la vostra stazione antistante, su cui vi trovate. Venite vicino al focolare del padiglione e presentateMi le vostre richieste. Prima, però, sia benedetta la festa della nascita, con essa il figlio, che porta il suo candelabro nel mondo dell’abisso”. Karmosha ed Hera lo conducano presso il focolare del padiglione; davanti, Ja-Ardua si china profondamente.
40. Karmosha, chinandosi pure, dice: “Maestoso Lishi-Ana! La TUA Luce basta nell’eternità in tutti luoghi del Tuo governo. E fuori dallo stesso non esiste nulla, poiché …la materia? O Lishi-Ana, Tu raccogli sul suo suolo il Tuo raccolto che i caduti Ti vogliono negare. Essi vogliono, Lishi-Ana, ma …possono? Ovunque essi vogliano volteggiare il loro scettro, là siedi TU sul Tuo Cheru-Serpha come nel Santuario. Tu mandi i portatori della dignità e il seguito, con Luci grandi e piccole[45], come compiace al Tuo processo di guarigione.
41. Tu hai inviato qui un grande candelabro”, Karmosha posa una mano su Ja-Ardua, “un segno che molto deve accadere; però non hai prescelto la nostra Trigidur solo come luogo di Grazia. Fino a che punto arrivano le Mani della Tua grazia, …chi ha bisogno di saperlo? Tu lo conservi per Te per il nostro benessere? – Allora lo rivelerà il Tuo Tempo ciò che Tu vuoi farci riconoscere.
42. Lishi-Ana! Ja-Ardua è Tuo figlio, ora contemporaneamente un figlio di Trigidur. Sulla sua nascita abbiamo ricevuto la parte della Benedizione che fai ricadere anche su di noi. Alluiha, Alluiha, maestoso Lishi-Ana!”. Il ringraziamento eccheggia. Eoni di voci lo portano attraverso Spazio e Tempo.
43. Lishi-Ana posa le mani su Ja-Ardua. Soltanto… queste Mani che creano, che allineano e conservano innumerevoli Opere, possono posarSi allo stesso tempo su tutti i figli. È più facile contare le gocce d’acqua di tutte le fonti, fiumi, laghi e mari, piuttosto che le Opere che crea la Divinità, e le Azioni che non fa semplicemente una dopo l’altra.
44. UR dice: “Cari figli, siete usciti con la Mia benedizione, a portare la Mia Semenza sul povero campo. Il Seminatore sono comunque Io solo, però invio i Miei aiutanti affinché possano dimostrare il loro servizio. Nessuno può seminare, se Io non tengo nella Mia destra la mano del figlio. Come aiuto volentieri i figli attraverso i figli, li istruisco per aumentare la gioia e la Benedizione, così succede con la Semenza della Luce.
45. Non pensate che le vostre candele siano piccole perché a voi è venuto un grande candelabro. Davanti alla porta oscura dell’abisso ognuno ha bisogno di Protezione, Forza e Benedizione, per osservare il voto dato liberamente. Per questo vi serva un esempio. – Intorno al vostro Sole orbitano delle stelle di cui alcune sono dei Soli inferiori. Anche la vostra Trigidur è una di questi, poiché una unione di mondi stellari (Ammasso stellare o Galassia) orbita intorno ad essa[46]. Appartiene al seguito di Ja-Ardua, di cui qualcuno è anche preceduto, cosa che vedrete nel fuoco del padiglione.
46. La Damanona volteggia con le sue famiglie di stelle intorno ad un Sole superiore (il Sole della Luce di Dio). La Mia Luce del Fondamento dell’Opera ricade sui sette Soli-centrali-primordiali. Questi, potrebbero nutrire i loro successivi gruppi di Soli, se non avessero la Luce fondamentale del Centro-Ur? Si procede gradualmente: e così il più piccolo mondo di stelle riceve, rispetto alla sua grandezza, la Luce Fondamentale dell’Opera sulla via del Sole. Visto da questo punto di vista, ognuno splende da se stesso.
47. Lo stesso vale per il popolo. Io sono la Luce-Ur fondamentale, senza la Quale i primi (arcangeli-Ur ed altri arcangeli)[47] non avrebbero nessun candelabro. Se splendono particolarmente forte, allora meno per via degli spiriti dei figli della Luce ai quali vengono inviati in missione. Lo noterete ancora per quale scopo principale questo avviene. Ciononostante, anche i più piccoli devono essere fortificati, a volte anche molto consolati.
48. Bisogna che per la Beatitudine della Sera della Festa i gruppi si guidino reciprocamente. In ciò la disponibilità di servire viene esercitata, cosa che non è secondaria. E’ naturale che ogni gruppo più anziano guidi quello più giovane, il quale poi, essendo guidato esso stesso, assuma la guida del gruppo successivo. Dato che Io guido i primi, tengo Io come Padre di tutti i figli, ognuno, alla Mano.
49. Così anche con il guardiano che invio. Davanti al Mio Seggio, che voi chiamate ‘Cheru-Serpha’, lui è uno dei primi, guidato e provveduto con dei Doni, ma un maestro nel campo della funzione. In prima linea, la funzione è per la materia.
50. Se Mi volete tenere in mezzo a voi, visibilmente e invisibilmente, allora ascoltate Ja-Ardua; lui porta la Mia Parola dal Santuario”. Lishi-Ana dice a lui: “La tua via del co-aiuto è già benedetta; ma per i figli fedeli sulla Trigidur il tuo voto insieme al dovere diventa un bastone, il cui capitello deve splendere come una stella, anche se questo non viene visto nell’abisso”.
51. All’improvviso alcuni spiriti di figli della Luce che hanno percorso la loro prima via del co-aiuto, stanno accanto ad ogni incarnato[48]. Consegnano loro un bastone. Non è difficile da indovinare che essi saranno degli angeli guida. Oh, con gratitudine si accoglie il Dono. Lishi-Ana sorride gentile, realistico. Allora nessuno si lascia trattenere; gli angeli e i trigiduriani Lo circondano. Ed Egli li benedice.
52. La fiamma del fuoco è così alta, così magnificamente chiara, che in essa ognuno può vedere ciò che ora rivela: adesso discende un incarnato, al suo fianco sta il suo angelo. Si nota chiaramente che lo stesso è più maturo nella conoscenza che il guidato, che però fa anche parte della schiera più alta.
53. Egli giunge in un mondo (non necessariamente la Terra, il cui corso del tempo è appunto pre-adamitico), dove degli spiriti incarnati non conoscono la loro provenienza, come i poveri esseri che ricevono la loro pre-incarnazione per una (successiva) incorporazione salvifica più tardi. Con un ‘Ah’ si osserva l’immagine.
54. Hera domanda: “Lishi-Ana, sono degli spiriti giovani, perché altri aiutino? Non hanno poca forza soltanto degli esseri poveri?”
- “Esatto!”, risponde Lishi-Ana: “Ascoltate! Quando i forti devono cadere, i deboli devono essere tolti. Vi stupite? Nel popolo di Luce esistono pochi grandi, invece molti piccoli che Mi rallegrano molto. Entrambe le parti possono far agire le stesse Forze. In tal modo si guadagnerebbe solo poca Benedizione.
55. Solo nella materia, dove – come nella Luce – ci sono pochi grandi e molti piccoli, si confronta la misurazione di Forze. La caduta ha innescato un Intervento, che non colpisce né la Condizione né la libera volontà. La Stessa è il pareggio della Forza, fatto tramite la Mia Forza di Volontà. A ciò che Io faccio come Creatore, nessuno si può opporre! Lo vedete in colui che va verso il sacrificio, che compirà molto aiuto sugli esseri, in modo che avrà bisogno dell’aiuto dell’angelo guida. Riconoscete in questo che lascio volentieri a voi l’aiutare,
che però, sono Io stesso l’unico vero Aiuto!
56. Vi ho spiegato le tracce che potete vedere, ma non le parti di forza della materia, che appunto su queste tracce vi vengono incontro e che significano il patrimonio da restituire. La visione dev’essere un Insegnamento. Ora, Alrinna…”, Lishi-Ana chiede alla vicina, “…che cosa c’è da riconoscere?”
- “Moltissimo”, dà lei come risposta. “Ma chissà se lo vedo in modo giusto?”
57. Ja-Ardua dice: “Si vedrà. Se è così, allora il mio parlare è libero”.
- Alrinna viene rincuorata. “Vedo una strada irradiata dalla luce, su di essa una moltitudine di irregolari macchie oscure. Corrono veloci verso il portatore del sacrificio. Oh…”. Alrinna si blocca, vede come si vogliono già precipitare sulla loro Vittima. Alcune sembrano delle cattive maschere, stando vicinissime davanti al Figlio della Luce. Ognuna si tira dietro ad un nastro molte macchie.
58. Le piccole smorfie si spingono tutt’intorno e… sciò! Vengono spinte dentro. Le macchie non entrano nel Portatore del sacrificio”. Alrinna guarda in modo interrogativo Lishi-Ana.
- Egli le annuisce e dice: “Vi spiego l’immagine, con cui anche le domande segrete troveranno la loro soluzione.
59. I particolari saranno svelati un po’ alla volta nel
decorso dell’accaduto. E’ una cosa importante, perché siete aiutanti liberi.
Dovete riconoscere la vostra via, benché nell’abisso della materia non ne
sapete niente oppure solo molto poco. Ma badate a questo:
‘la conoscenza dello spirito è la forza
della sapienza,
che lo aiuta a compiere il suo percorso
di co-aiuto!’
60. Le smorfie sono la parte di forza, quello sforzo dell’inferno per respingere gli aiutanti, oppure di precipitarli nella fenditura. Se questo riuscisse, allora verrebbe su di loro l’eco della loro orrenda risata! Perché solo l’eco? Oh, …questo è ancora abbastanza difficile! La Misericordia costruisce una barriera alla risata (Giobbe 38,11), altrimenti l’eco schiaccerebbe anche i caduti.
61. Questo accade mentre metto su di voi, attraverso la via di co-aiuto, le forze che Sadhana aveva disperso. Un Atto creativo dell’Intervento di salvezza! Le smorfie sono forme di desiderio dei caduti che vogliono scacciare il vostro spirito, impaurire la vostra anima. Persino degli alti incarnati possono avere queste paure in un cattivo sogno, provocato da vicissitudini, oppure nella persecuzione dagli oscuri di un mondo.
62. Tuttavia… più un incarnato dalla Luce si sforza di darsi a Me per conoscenza (autonomamente), meno degli oscuri lo possono confondere. Le smorfie sono la parte che un figlio della Luce prende su di sé: il cosiddetto patrimonio di rimpatrio. Per non perdere questa Forza, benché l’oscuro veda che non può mettere da parte ‘la Mia cura salvifica’, per lui vale questo: la lotta contro ogni Luce ad ogni costo!
63. Le macchie sono i poveri esseri. I non-liberi ed inseguiti si ‘devono’ precipitare sulle vittime. E a questo cattivo ‘devo’, Io sottraggo una parte di forza. Gli esseri sono incatenati a questa; da Parte Mia ne sono soltanto legati, perché così sono più facili da liberare, prima che esso stesso giunga all’incarnazione in un mondo. A costoro è più facile avvicinarsi. Che c’è da stupirsi, …se l’oscuro si precipita su ogni manifestazione di Luce?
64. Questo lo ‘incrocerò’ nel doppio Raggio della Misericordia. Questo può ardere, tagliare quasi fino alla morte di un essere; soltanto, è salvifico come la forte pomata di un medico. Quello che il demone fa a suo vantaggio, Io lo inverto nel contrario! Il vostro spirito durante la via del co-aiuto rimane anche unito con Me. Per mostrare questo all’oscuro, il vostro corpo di Luce, la vostra anima, forma il primo involucro intorno allo spirito. Non per proteggere lui, ma Lucifero deve vedere il:
‘Fin qui e non oltre!’
65. All’anima, il primo involucro dello spirito, se ne aggiungono altri due. Dalle parti di forza della materia Io formo due corpi intorno alla vostra forma dell’anima, anche questi non per la vostra protezione. Tuttavia, tra le due forme dello spirito di Luce e quelle due dalle parti di forza della materia esiste un Ponte, altrimenti le forme di materia non avrebbero nessuna manifestazione di vita.
66. Il legame che risulta nello stile di vita più spirituale o più materiale, si svolge tra l’anima e le parti di forza adeguate animicamente, le cui prime o provengono dalla Luce oppure da quei poveri esseri i cui ultimi sono il patrimonio di rimpatrio raccolto. Negli esseri c’è il puro legame della loro anima al corpo fisico.
67. Secondo la Mia Entità avete quattro parti di Vita, di cui quelle della Luce sono sempre viventi, le altre sono vitali temporaneamente. Infatti, il patrimonio di rimpatrio diventa di nuovo ‘sostanza di vita’ soltanto sul santo Focolare. Il corpo è perituro; serve allo scopo di facilitare la vostra via di co-aiuto, per preparare ai poveri le loro vie di ritorno e di rimpatrio: per voi come ben meritata, agli altri come libero Dono straordinariamente concesso”.
68. Un primo di nome Necoador, ha una domanda.
- UR dice amorevolmente: “Ho invitato a parlare”.
- “Chi vuole interrompere Te, maestoso Lishi-Ana?”
- Egli risponde seriamente: “Nessuno Mi può interrompere se Io non ne do la libertà. A Me nessuno ferma i Pensieri, né le Parole né le Azioni!”
69. Necoador ringrazia: “O Lishi-Ana, ci sei venuto incontro con la Tua Santità e Magnificenza! Ma ho una domanda: “Se qui abbiamo solo spirito e anima, ma materialmente (avremmo) quattro parti, che Tu inoltre colleghi con la Tua maestosissima quadrupla-Essenza, – la Luce, allora, starebbe dietro la materia?”. Mi sembra che la sacra, quadrupla-Entità, nell’oscurità sia al posto sbagliato”.
70. Lishi-Ana loda: “Ben pensato, ma dove manca qualcosa, lo aggiungo Io, raramente in modo palese, non immediatamente per l’uso. Non riconosciuti e immeritati, i Miei Doni rimangono velati[49]. Questo non esclude il ‘flusso della Benedizione’. Senza di questa, nessun essere vive, e le vostre vie del co-aiuto rimarrebbero inadempiute. Voi partecipate alla Benedizione evidente, a volte anche alla sua visione, perché Io calcolo la via del sacrificio dal voto.
71. Lucifero deve notare che Io non rendo più difficile la sua via di come lui stesso se l’aggrava. Per questo al corpo di materia e al patrimonio di rimpatrio (parte dell’anima materiale) stanno di fronte due parti di Luce. Lo spirito pareggia la materia grossolana, l’anima quella parte di forza. Le Forze, passando nel pensare cosciente, sono più leggere che il corpo? Dal principio salvifico quella Forza è il peso più grave; ma il desiderio corporeo è l’istinto molto maggiore che dà molto da fare all’anima.
72. Pertanto il corpo soggiace allo spirito, affinché l’anima riesca a superare prima gli istinti. Chi li domina, conquista per l’anima, dal suo spirito, quel peso, sostanza e forza principali, attirando le parti materiali sulla via della Luce. Se questo viene fatto una volta, viene perfino nobilitato il corpo.
73. Come mai questo, se nella morte il corpo ne sperimenta la dissoluzione? Ebbene, – (in tal caso) essendo entrambe le parti materiali unite, lo sono pure lo spirito e l’anima. Gli istinti del corpo passano nelle porzioni di forza, perché anch’esse – benché siano le più basse – sono delle manifestazioni di vita che (così) non cadono in nessuna dissoluzione. Quello che succederà con la sostanza morta corporea, lo rivelerà un successivo Giorno della Creazione. Una possibile nobilitazione del corpo dipende perciò unicamente dal suo istinto.
74. Lo spirito non è mai da mettere alla pari dell’istinto! Nel confronto, quando si tratta della materia dell’abisso, un piccolo passo è da valutare come buono. Il più povero lo sostengo attraverso la sua povertà, cosicché un piccolo (dalla Luce) ottiene una lode, mentre invece, persino al contrario, un grande (dalla Luce) raccoglierebbe piuttosto un rimprovero.
75. Si aiuta i piccoli, quando dal loro punto di vista si valuta il loro fare e non fare, (mentre) un figlio maturo, non con troppa lode. Chi inoltre, si mette ancora da sé in prima fila, nonostante gli sforzi, si troverà più basso che un povero ‘diavolo’.
76. L’equiparazione alla quadrupla-Entità vale pure per i fedeli; e unicamente dei più alti vicini possono essere d’aiuto. IO stesso incontro Satana! Questo non è una contraddizione alla Parola che la Luce e l’oscurità si trovebbero di fronte alla pari. Né a voi né ad un qualunque essere Io rendo la via difficile. Da ciò è indipendente il principio conducente. Io retrocedo certe cose, senza esclusione. Ciò che viene retrocesso rimane solo inosservato finché, fino a quando Lucifero avrà la prima nostalgia del ritorno (Golgota). Se lascerà libero corso alla stessa, se l’opprimerà, ciò non cambia nulla al fatto che dopo le prime scintille di nostalgia, ciò che era stato retrocesso gli apparirà apertamente: il Mio procedimento di Salvezza! (nota 33)
77. Come nell’Empireo ogni figlio esiste come spirito e anima che somiglia ai due Fondamenti della Creazione (basi), alla consapevolezza di Forza interiore ed esteriore – che per Me sono la Polarità di Forza esistente e governante – così un incarnato materiale ha in sé anche due forme: una interiore ed una esteriore. In ciò Satana deve vedere, per Grazia, che l’oscurità centrale incontra una stessa centralizzazione di luce.
78. Nonostante ciò, la Luce conosce quattro forme di vita. Accanto alla vostra propria, allo spirito e all’anima, regnano quelle due alte: la Mia visibilità e la Mia vicinanza invisibilie. Voi, in quanto un eco, formate alla santa quadruplice-Entità: cuore, spirito, anima e mente. Io vi ho creati come un’Immagine di Me stesso.
79. Del tutto diverso, tuttavia nel giusto compromesso, è con gli esseri pre-mondani e con gli incarnati. Anche loro due specie: l’interiore come principio animico, l’esteriore come figura. A Lucifero è stato mostrato che persino dopo la caduta gli è rimasta la vita. Che poi, lui se l’è rovinata, che le ha rubato la sua elevatezza, questa è una sua faccenda.
80. Lui non vede ancora ciò che una volta gli renderà più facile il ritorno e il rimpatrio. Il suo spirito è stato tolto via, ma non tagliato. Ogni spirito fa parte del Mio Reservatio mentalis, che non è mai da toccare. Al tempo del ritorno Io allaccerò dalla magnifica libera volontà, Lucifero e il suo spirito, per formare nuovamente il vaso, bello e nuovo.
81. Osservate ancora: gli esseri, come incarnati, sono una divisione a tre di sostanza, forza e sensazione. Una parte della loro anima viene investita nel corpo. Per voi è il parrimonio di rimpatrio. Osservate come l’inferno incatena i suoi incarnati. La forza dell’anima legata in esso viene ostacolata attraverso il corpo. Per lei, la sensazione è quella parte dello spirito che viene data durante una nascita nel mondo, che si lascia impiantare nell’anima. Il Mio procedimento di salvezza è che lo spirito irradia anche attraverso la povera anima.
82. Loro (i demoni) usano la loro forza legata in esse per l’agire del male. Ma ho sbagliato qualcosa? Vedremo! Ogni manifestazione di forza è una perdita di forza, Per voi, …un guadagno di Forza. Attraverso il bandire delle forze più cattive, queste vengono escluse con ogni azione, con parole e pensieri, perché uno oscuro non può più fare nulla con quella stessa parte di forza.
83. Tuttavia la cattiveria di qualcuno trabocca formalmente. Dove rimane l’esclusione? Esistono diavoli e demoni. Questi ultimi, bensì piccoli in numero, sono la cova forte. Se si lasciano incarnare, allora sembra come se si strappino delle funi. Dimorano a lungo nell’abisso della materia. Solamente, …anche loro perdono la loro forza, non appena la stessa viene impiegata.
84. Ma il più povero Mi vale abbastanza per chinarMi giù, per salvarlo, ma non senza resa dei conti. Dopo la loro morte, per loro non esiste più nessuna via del ritorno nell’inferno degli esseri, per non parlare di una via di Luce, cui loro tendono inutilmente sforzandosi, con cui agivano attraverso il corpo del mondo e come esseri.
85. La piccola parte dello spirito viene isolata; pure così inizia la redenzione. Allora non si stanno di fronte delle forze uguali, ma vengono abbagliati da luci. Tante volte hanno rifiutato il Mio aiuto, tanti raggi penetreranno in loro, finché non potranno nascondere più nulla da se stessi.
86. Questo è il Mio aiuto, che
arde, taglia, che agisce come un’aspra pomata. Senza forza, l’essere non si può
più opporre al Mio intervento, anche se infuria come nel suo vecchio inferno.
Il Mio Diritto nella Mia mano destra
pretende la resa dei conti!
87. Oppure è da dire: ‘Io sono il Creatore, li solleverò di nuovo per Me?’. – No, figli Miei, così non va! Il bene, continuamente abusato, richiede l’espiazione per via del Diritto. Mai per Me, anche se la Santità esige l’espiazione!
88. Sono le fedeli vie del sacrificio, per le quali il diritto d’espiazione sta al primo posto, perché nell’incarnazione in un mondo sottostà la morte, la miseria e il peccato. Ed Io, il fedele e giusto Dio, lo espio! Questo, in più per la redenzione, che aiuta, di cui loro non ne hanno bisogno, eccetto quando agiscono contro una conoscenza migliore. A questi poveri esseri viene dedicata la parte principale della redenzione.
89. Ma nessuno deve congiungere le mani nel voler essere solo religioso: (cosicché) faccia tutto Io! Quale inganno! Un giorno nessuno potrà dire che l’intendeva onestamente (così). Ognuno vedrà l’idolo auto intagliato. Io non calcolo troppo aspramente, perché la via del co-aiuto viene valutata. Per coloro ai quali devo esaudire ciò che chiedono nella loro vanità, e per coloro che tendono a ciò che spetta di fare unicamente a Me, non se la caveranno così ‘senz’altro’. Ognuno può agire, ma per Me non esiste un pio fervore!
90. Coloro che si trovano nella Luce della Croce della Misericordia, si dilettano nell’arroganza della loro religiosità. Alcuni agiranno come se possano salvare, guarire o benedire, cosa che è unicamente una Faccenda Mia! Non domandate perché non metterò nessuno chiavistello. Guardate soltanto nel fuoco del padiglione, e vi spiego l’immagine.
91. Se l’arroganza proviene solamente dal materiale oppure anche dall’animico degli incarnati, c’è poca differenza. I piccoli della Luce sono più esposti al contagio. Perché? Ebbene, i demoni vengono sopraffatti dai grandi della Luce, i diavoletti tramite i piccoli. Se in ciò i nostri piccoli vacillano, questo costerà agli oscuri un grave danno d’insegnamento.
92. I demoni come incarnati si daranno più raramente un aspetto divino; per questo, più uno mondano. I diavoli[50], che proprio attraverso la fede rendono i credenti arroganti, vengono ispirati da demoni. Dato che conservate anche da incarnati la vostra volontarietà, attraverso il ‘vapore’ non vedete chiaramente la luce che viene apportata per aiutare, perciò è possibile, che i ‘diavoli del nimbo[51]’ vi seducano.
93. Ma siate senza preoccupazione! Ai maligni viene sottratta molta forza, e questo per un Diritto alto, santo. La loro diavoleria rimane la loro colpa, ma non la vostra propria mancanza. Lo Spirito fornisce sovente la possibilità di discernere la menzogna dalla Luce, l’inganno da DIO, e di sapere ciò che spetta a ME! Chi vi tende, con e senza seduzione, su costui cada poi il peso.
94. Lo stimolo attraverso i demoni viene pesato. La Mia bilancia dell’Ordine pesa precisamente! Degli smarrimenti, che voi stessi fate per fascino, ricadono sulla Luce e – ascoltate bene – su di ME! Siete terrorizzati…? Oh, qual bontà si vede qui! Chi deve aiutare a portare ai cari piccoli il loro peso della via del co-aiuto? Se Io redimo gli oscuri quando si convertono, allora con più ragione redimo i favoriti del Regno. Certamente viene fatta la resa dei conti; ma dopo segue la consolazione, e loro ‘entrano nella Gioia del loro Padre’!
95. Sia le aspirazioni che le seduzioni riuscite sono il peso e il fardello dei seduttori. Perciò (i sedotti) sono da salvare quando la coscienza addormentata si sveglierà all’improvviso. Questo lo produce la Mia Volontà abituata alla salvezza, di spronarli a un ritorno. Una pesante pietra da molino, che macina il duro chicco.
96. Se poi tali esseri dopo aver lasciato un mondo e se la grande resa dei conti anticipata[52] è avvenuta davanti alla Porta della Luce, allora quei pesi su spinta dei demoni vengono di nuovo tolti da tutti i piccoli. Solamente, …tanto come Io prendo su di Me i loro pesi, così Lucifero nel pareggio della Giustizia deve portare il peso degli esseri e dei demoni.
97. Il peso della colpa originaria giace comunque su di lui, perché lui non era e non è in nessun modo un sedotto. Egli seduce! Ho indicato che anche i fedeli della Luce possono vacillare. Questo risulta dalle parti di forza della materia (che devono portare), così nello strano effetto di scambio la stessa confusione è di nuovo da riparare. Tuttavia, sotto l’aspetto della redenzione, che è prevalentemente dedicata ai caduti, ricade sul demone più alto.
98. La voce dello spirito come coscienza, non dorme in nessuno della Luce, e dà così tante Forze, che perfino la parte di Forza accolta può resistere nel legame con l’anima del Cielo. I demoni cercano bensì di respingere oppure anche di far cadere gli spiriti dei figli della Luce attraverso le seduzioni.
99. Qui su questo piano vengo Io come Aiutante. Colpa e peccato della seduzione rimangono attaccati all’inferno; l’oscillare o il cadere dei sedotti lo prendo Io su di Me, …dopo la ‘resa dei conti’! Della strana alta meta dell’effetto di scambio sia ancora dato qualcosa: è molto meglio non scaricare da sé qualcosa che accade per infuenza. Io non ascolto i querelanti che accusano altri con e senza ragione.
100. Devo sentire ciò che succede? Per presentare delle lamentele, per questo ci sono gli angeli. Sgrava, (se stesso) quando un altro conduce l’accusa. Chi difende se stesso, si aggrava quasi sempre. Raramente un incarnato sarà completamente libero dalla colpa e dal peccato. Quindi, per se stesso, non ha nessun diritto di giuste lagnanze.
101. Non confondete il lamentare o il dire, cari figlioletti. Io sento i silenziosi sospiri. Tuttavia nell’Empireo non esistono lamentele, …contro nulla! Oppure sì?”. chiede Lishi-Ana seriamente.
- Allora tutti alzano i loro occhi, poi dicono: “No!”. Nel Campo di Luce, tutto va bene.
102. Karmosha risponde: “O maestoso Lishi-Ana, la Tua Santità e Magnificenza ha fatto tutto bene. Tu ci ascolti gentilmente quando noi domandiamo o diciamo qualcosa davanti a Te, quando Ti contempliamo, o nella preghiera, o nel servizio del padiglione. Sovente abbiamo ricevuto la Tua Parola attraverso alti inviati, nella fiamma del focolare del padiglione o attraverso il nostro cuore. Quando siedi sul Tuo Cheru-Serpha, sei comunque santo magnificamente vicino, come proprio vicino in mezzo a noi. Per questo, maestoso Creatore-Re Lishi-Ana, hai portato gloria, lode, gratitudine e onore!
103. Ti prego: spiega quella differenza tra una lamentela e quel Tuo ‘dire’. Perché non dobbiamo venire noi stessi a Te?”. Karmosha guarda con timore. Cosi si strappa un legame riccamente benedetto. Sarebbe separato da LUI, al Quale va il suo amore.
- Ma ecco che suona consolante al suo orecchio:
104. “Figlioletti, anche il più infernale dell’inferno non vi separa da Me! Io sono vicino ad ognuno. L’espressione del cuore, o l’espressione della vostra bocca, trova sempre la via verso di Me. Allora non serve nessun intermediario. Nondimeno, coloro che su Incarico guidano e proteggono, possono sempre presentarMi tutto, e allora è come se voi stessi state davanti al Mio Cheru-Serpha. E proprio così precisamente, potete sentire la Mia risposta che quasi sempre porta l’angelo-guida, anche se non vi accorgete apertamente di questo.
105. Potreste servivi, aiutarvi, dare gioia reciprocamente, se Io stesso facessi tutto? Allora la vostra beatitudine sarebbe molto magra, e nessuno potrebbe essere spirito tutelare, perché secondo questo non esisterebbe nessuno da proteggere, a parte i poveri esseri. Così non avreste nemmeno bisogno di nessun insegnante, e la missione del Mio (angelo) guardiano sarebbe anche inutile. Invece la vostra gioia è stata comunque, pura e grande, che egli sia venuto da voi come Ja-Ardua, non è vero?
106. La vostra vita è preparata così magnificamente, che una rivelazione, scorrendo attraverso un inviato, trasmette un’uguale beatitudine, come se la portassi Io stesso. Ogni rivelazione è una Mia Parola, un Dono, …nella materia anche un Aiuto, non importa attraverso chi si compie.
107. In parte staccati dalla luce, i fedeli hanno il desiderio di ricongiungersi con lo (stesso) Spirito. Questo desiderio è buono finché non viene smossa la brama di mettersi in luce, istigata dalle parti di forza accolte, oppure ascoltando la seduzione dei tentatori, che non sono soltanto degli essenziali diavoli. Nell’abisso della materia, sovente gli incarnati si seducono reciprocamente.
108. Il peggio è l’imitazione, persino dell’Altissimo, cosa che annuncio attraverso pochi profeti. Ma guai a colui che la sua caduta è causata da lui stesso! Qui includo l’insegnamento sul portare lamenti ed essere in grado di dirMi qualcosa.
109. Parlavo della vostra volontarietà e dell’influenza. Questa prima la potete avere sempre. Considerato che il Potere della luce sta di fronte al potere del mondo, non deve vincere la Mia Luce? Voi dite ‘sì’ e non sapete se lo raggiungerete così, senz’altro. Se no, per voi decade il diritto di lamentela. Se un incarnato dice velocemente: ‘Il mondo mi ha sedotto’. A tale lamentela sono sordo, poiché lasciarsi sedurre è la colpa propria di ogni incarnato. Questi accusatori sono scellerati! Nascondersi dietro altri è una parte principale della materia.
110. Se anche alcuni riescono ad accusare se stessi, il che diminuisce la resa dei conti in anticipo, allora devono comunque avere la Benedizione coloro che dicono: ‘Mi sono lasciato sedurre! La prossima volta…’. Sia lasciato lì cosa succederà dopo. Questo non riflette un autentico pentimento, di conseguenza, la forza per resistere rimane scarsa.
111. Ma se uno dice: ‘Mi sono lasciato sedurre; la colpa è la mia. Aiuta, Signore, che non ripeta ancora una volta questo errore!’, questo scagiona anche il seduttore in vista della redenzione, non alla resa dei conti. Questo è un discorso del cuore, in cui un figlio Mi può dire tutto. La redenzione – lo ripeto – precede sempre la resa dei conti.
112. Avrete abbastanza tempo per
iniziare le vie del co-aiuto. Ja-Ardua continuerà ad insegnare dalla funzione che
ha assunto per amore. E siate certi: Io sono con voi, benché non sempre
visibilmente presente.
Il Mio Spirito opera ovunque,
dall’eterna Lontananza, dalla santa
Vicinanza!
113. Chi lo ascolta, lo accoglie; chi lo tiene, ha Me con sé in grande pienezza. Ricordate l’alta Meta dell’effetto di scambio che si riferisce all’ulteriore, Creatore e creatura, Maestro dell’Opera e Opera, i Fondamenti, che operano il peso del pareggio: Io per tutti, voi per voi, reciprocamente e per i poveri esseri.
114. La Meta più alta è il Mio aiuto, in cui è incluso per Grazia e Misericordia il vostro voler aiutare. Se da ciò attingete la vostra meta di figlio, allora la via conduce, veniente dalla Luce, attraverso la materia nel servizio del co-aiuto, indietro nell’eterno Recinto della LUCE-santa!”
115. Lishi-Ana, come si chiama Dio su Trigidur nell’alto amore, adorazione e riverenza, nel senso stranamente più alto della lingua della stella: LUCE-PADRE, impone ad ognuno le Sue mani. All’uscita del padiglione sta Ja-Ardua, aprendo le due ante. Chi vede se ondeggiano verso l’interno e verso l’esterno? UR non ha bisogno di Porte, anche se Egli le usa per via dei figli ed in segno della Sua Presenza.
116.
Lo si vede in grande lontananza, e comunque splendendo vicino la maestosa LUCE,
allontanarsi nella luce. Con ciò, è finita la festa della nascita.
[indice]
«Non sapete voi
di che spirito siete figli?»
[Luca 9,55]
1. “Sembri ricco, Ja-Ardua, per questo mi sottometto a te”. E’ Karmosha che dice questo. Non suona di rassegnazione, no. – Le mani di due amici si uniscono.
- Ja-Ardua lo vede così e ride allegro: “Tu…? Mio caro Karmosha, noi continuiamo ad operare insieme. Lishi-Ana lo ha benedetto, non diminuirà la Benedizione”.
- “Lo credo”, dice sommesso Karmosha. “Ma ricorda: ogni popolo sopporta un solo superiore. E… la mia via di co-aiuto?”
2. Molti della festa se ne erano andati via. Anche Hera è via già da un po’, poiché già lunghi tempi per la preparazione sono trascorsi. Ja-Ardua ha ottenuto la funzione pubblica, è molto rispettato dai trigiduriani. Abbraccia Karmosha, come un figlio il padre, ma parla come un amico:
3. “Non dipende dalla durata di una permanenza, ma soltanto dalla funzione. Più è importante, più tempo è necessario. Ascolta la mia retrospettiva che ho avuto poco fa”.
- Entrambi gli uomini vanno verso la Chlumba (gazebo) che è collegata con la casa attraverso un passaggio. Il tetto chiaro poggia su quattro colonne; un muro basso, rotondo, è la recinzione, che serve contemporaneamente come sedile. Proprio là gli uomini si siedono.
4. Ja-Ardua racconta di TAO-MANA, della stella di luce Dysothera, su cui abita il più anziano Abaturan ed aggiunge: “Anche lui vi è stato per lungo tempo un reggente nella funzione, poiché doveva operare per gli abitanti della stella. Lui ha percorso la via del co-aiuto solo tardi, mentre molti, arrivati dopo di lui, lo avevano già preceduto. Proprio così succederà a te, caro Karmosha; perché…”
5. “Ti interrompo! C’è una grande differenza, se uno può giudare una stella di luce oppure operarvi per un tempo. E…”
- “Ora ti interrompo io”, dice Ja-Ardua, “E’ certamente una buona credenza ciò che pensi. Io lo so fin dall’immagine in retrospettiva, ma l’ho sospettato prima, e cioè:
6. Tu qui sei il reggente permanente. Quelli che sono stati prima, davanti alla tua venuta, a differenza di Abaturan, hanno solo preparato il popolo. Sul Sadhura hai ricevuto la nascita di Luce. Sadhura è il settimo sole che orbitava intorno all’Atareo. Il quarto angelo-guardiano di Dio, Rayjutam-Ralgar, ha chiamato così il sole, derivato dal nome Sadhana.
7. Questa è la tua provenienza esteriore; noi conosciamo quella interiore: da Lishi-Ana-UR, l’Eterno! Tu hai posto resistenza a Sadhana, non soltanto al seguito, come lo devono fare i nostri eserciti di figli. Perciò sei diventato un reggente, in più in un posto che – per via della caduta – è difficile.
8. Lishi-Ana ci ha rivelato le tracce e il vapore che si stende sulle nostre regioni esterne. Per questo sei qui a lungo, non per via dell’insufficienza”.
- Karmosha riflette; ‘Così meravigliosamente Lishi-Ana guida ogni figlio?’. Oh, …per Lui, tutti sono cari e valorosi. Che lui, Karmosha, possa guidare una stella di luce, gli sembra essere fin troppa Grazia.
9. Ja-Ardua rimuove il dubbio: “Lishi-Ana ha molti gradi di Grazia, oppure – una (sola) Grazia?”
- “Secondariamente, su chi e per quale scopo viene applicata. EGLI non ha gradi. Per via della vita, qualcuna ci deve essere. Ma, …altrimenti?”, Karmosha guarda Ja-Ardua, come se lui qui non fosse il primo. In vista della funzione nel Santuario, in questo ha ragione.
10. Costui dice: “Ammiro la tua conoscenza. Come parte integrante di Lishi-Ana, la Grazia non conosce graduazioni, non nel Suo impiego. Per i figli ha l’effetto secondo il merito, nel maggiore dei casi, immeritato. Ma esistono due gradi: l’uno per la Luce, dove è un caro Dono e non una ‘eccezione’; nel Regno non si misura nessun merito né demerito.
11. Agli oscuri vale il grado di ‘immeritato’ e ‘dato liberamente’, differenti nell’impiego e nell’effetto. Per noi la Grazia è la Corona della Misericordia, per la materia è unico, ‘dall’eterna Redenzione e Compassione’! Tu sai se per te agisce per un certo grado o per un caro Dono, una ricompensa per la fedeltà?”
- Karmosha ci pensa su, veramente, non perché debba riflettere, ma per dedizione ad UR. Da ciò sale in lui il delicato fiore della saggezza: “Hai ragione quando lo misuri secondo il Dono di Lishi-Ana. Da come la vedo io, …le cose stanno leggermente diverse.
12. Non saremmo noi, perché proceduti dal Creatore, una Parte della Sua Divinità? Soltanto: siamo ancora imperfetti, altrimenti non avremmo bisogno di un procedere. Da quale delle Sue parti la Divinità ci ha creato? L’UR, perfetto, non ha forse dato alle Opere, la Perfezione? La Grazia che è capitata a me, la considero un Dono in vista che su Trigidur posso rimanere il primo. Per di più, come minimo necessitavo della perfezione; infatti, il perfetto, da cui fluiscono tutti i Doni di Grazia, rimane riservato alla Divinità.
13. Da (esseri) imperfetti non siamo pari all’Essenzialità di Dio. Non dovremmo considerarci ‘divini’. Quindi, come ha detto un affidato: ‘…le due cose rimangono aperte’. Io ho sempre potuto dare una risposta a tutte le domande, ma quella volta … gli ho detto, perché è un almanaccone[53], che dovrebbe spazzare la sua capanna, altrimenti la conoscenza non avrebbe potuto essergli portata dentro, …nella sua anima”.
14. “Ci consulteremo con i tuoi aiutanti, perché tali domande sorgono abbastanza sovente, chissà perché solo con gli esseri che si trovano sulla via del rimpatrio. Non hai pensato così qualche volta?”
- “Certo”, risponde Karmosha, “ma per me non era un problema. Ah, …attendo con gioia il tuo insegnamento, allora sarà illuminato di nuovo un angolo del mio cuore”.
- “Ricordati bene dell’angolo del cuore!”, Ja-Ardua sorride. “Chissà quali altri ‘angoli’ vedrai ancora”.
*
15. Incomparabili sono le serate della stella di luce in confronto alle più belle serate d’estate del (nostro) mondo. Un dolce soffio e un soave sussurro veleggiano sui campi di luce. I raggi d’incrocio di molti soli illuminano i corpi abitati dello spazio di luce, come ‘la lampada della mamma’ nella camera dei bambini.
16. Si sta seduti nella Chlumba di Ja-Ardua. Karmosha, il primo, due si sono allontanati e due si sono aggregati, (insieme a) dodici aiutanti uomini e dodici aiutanti donne. Inizialmente si condivide l’opinione, pur se è ben differente, ma non ha l’effetto di distrarre. Un’aiutante di nome Reegany, conferisce:
17. “Io sono passata dal processo di lavoro del settore sei degli affidati, dove abitano gli almanacconi. Il primo stava seduto davanti al suo edificio e parlava con fervore agli ascoltatori. Ho notato che il suo spazio dove si trova la capanna era pulito, nonostante l’ammonimento finora trascurato. Il solo voler ‘dimostrare’ agli altri ciò che lui considerava intoccabile, era in genere ed è, tutta la sua occupazione.
18. Alla fine l’ho ammonito che si ripulisse. Lui brontolò che questa era una questione secondaria, che dipendeva dal pensare. Da allora mi nega il saluto. Questo è stato sbagliato”, s’interrompe Reegany. Si deve essere pazienti quando negli esseri non c’è subito un progresso.
- Allora Ja-Ardua prende le sue mani nelle proprie. “Nessuna paura”, dice cordialmente, “è bene di mostrare a loro di tanto in tanto che hanno bisogno di voi, non viceversa. Karmosha ha scosso il ‘signor professore’. Sarebbe ora di andarli a prendere?”
19. Si acconsente.
- “Propongo Crispar[54]. Anche lui è un almanaccone, certamente uno il cui pensare conduce alla sapienza. Questo ci permetterà molti colpi di badile”.
- Crispar è pronto. “Voglia illuminarmi Lishi-Ana”.
- “La cerchia dell’almanaccone è grande”, ricorda Reegany, “tutti credono in ciò che dice”.
- Ma Crispar si mette il suo mantello; senza di questo non si va mai dagli esseri. Il simbolo: ‘Non facciamo nessun passo senza Lishi-Ana’.
*
20. L’almanaccone sta seduto, per la prima volta rimuginando veramente. Non ha mai riflettuto sul fatto del perché il ‘loro mondo’ (la stella di luce Trigidur) sia arredato così magnificamente, ma lui insieme agli ascoltatori sono ospitati miseramente. Come da molto lontano, sorge in lui un’immagine: ‘Io ho già vissuto una volta; soltanto: come, dove, quando… come qualcosa…
21. Gesticola: “Così ci si affligge! I trigiduriani sostengono che esisterebbe un Dio buono e giusto. E’ giusto che noi viviamo nella scarsità, mentre altri, magnificamente e nelle gioie? No! – Non esiste nessun Dio! Solamente una forza; ma appunto, questa, siamo noi stessi. Questsa è la vita, è lo sviluppo di cui fanno parte anche i corpi dello spazio.
22. Se esistesse quel Dio, come ci si sforza di indottrinarci, allora addio con lo sviluppo e la vita! Come creati, noi dovremmo comunque esere come Dio, almeno come coloro che tendono ad istruirci. Oppure, siamo il gioco del capriccio di un Dio, per cui si spiega la diversità?
23. Vapore! Si proviene dallo sviluppo più basso e ci si forma da se stessi. Lo stesso filo d’erba non cresce mai quando viene spezzato. Anche noi…”, l’almanaccone sospira di nascosto; “…siamo soltanto l’erba. Con la morte, la vita è finita”. Inconfondibile, suona come estremamente lamentoso.
- Allora un piccolo uomo, grigio, il senso è come la sua pelle rinsecchita, dice:
24. “Sbagliato! Tu lasci valere i sentimenti; io il nudo essere: è così e non diversamente! Non ha senso occuparsi del se e del ma”. Solleva un pezzo di terra e lo lascia cadere sbriciolato. “Ecco che hai un esempio”, ride seccamente. “Tutto rimane quello che è, anche in forma diversa. E… una forza? Non è come la terra sbriciolata?
25. La terra conserva la forza; un chicco di seme germoglia dalla propria forza e da quella della terra, finché…”
- “… muore”, interviene amaramente l’almanccone. “Si sono fatte ricerche, …anche tu”, ribatte con veemenza quando l’altro vuole contraddire. “E cosa abbiamo guadagnato? Qualcuno mi può dare una risposta?”
26. “Sì!”, dice una voce dietro di loro. “Un altro…”, mormora l’almanaccone. “Non sei mai stato qui, il che avrebbe certamente poca utilità”.
- “Per te, …o per me?”, Crispar aveva ascoltato non visto.
- “Forse, mi porti tu qualche utilità? Ah, non mi servi nemmeno come allievo!”. Una smodata superbia impregna la frase, affinché il novellino sia cacciato. Solo l’uomo grigio pensa arrabbiato: ‘Io non mi lascerei offendere da lui, anche se è un almanaccone’.
27. Crispar sorride: “Chi vive nell’oscurità, non vede nessuna luce”.
- “Come mai?”
- “Intendi me?, risponde Crispar.
- Nell’ultima fila qualcuno sussurra: “Ora diventa interessante; finalmente qualcosa di nuovo”, poi nascondendosi: “…e da voi non abbiamo mai avuto nessun guadagno”.
28. “L’unica conoscenza tra di voi!”
- Quando costui se ne vorrebbe vantare ancor più, Crispar ribatte: “Non è da te.”, poi intendendo l’almanaccone, “Maras pensa che lui sappia tutto. Vogliamo fare la prova sull’esempio?”
- Maras rimane stupito.
- Il grigio s’affanna: “Maras deve riguardarsi che nessuno sia al di sopra di lui!”. Ciò, perché ci sarebbe, come così sovente, una riprovevole lite.
29. Rispar la ferma: “Non soltanto Maras potrebbe inciampare”.
- “Non noi”, grida il grigio. Contro un trigiduriano (il Rispar) ci si difende insieme. “Non ci ammaestri!”
- “Lo vedrai, Prudon, chi può ammaestrare chi, ovviamente, solo se ti sforzi di venire con noi”.
- “Si tira fuori dal cappio!”, scherniscono i due almanacconi.
- E i loro ascoltatori s’intonano ridacchiando: “Proprio ora veniamo con voi. Altrimenti…”
- “…resteresti qui da codardo”, finisce Crispar la frase.
- “Dove?”, chiede Prudon. Lui è la prudenza stessa.
30. “Il nostro superiore vuole parlare con voi”.
- “Ma come si chiama?”, chiede Prudon.
- “Ja-Ardua”.
- “Non è vero!”, salta su Maras. “Si chiama Karmosha, un uomo superbo, inavvicinabile”.
- “Non proprio così orgoglioso come lo sei tu”, lo corregge Crispar. “Karmosha è certamente il primo, ma sta andando in viaggio, per il cui tempo è venuto qui un inviato di Lishi-Ana”.
- Le domande s’intrecciano.
- “Venite; vedete; e ascoltate”, taglia la confusione Crispar.
*
31. Sulla via verso la casa del superiore, per la prima volta vedono la bella regione. Bosco, prati, laghi e fiumi, case in mezzo a dei graziosi giradini, vie pulite, larghe, che a loro sembrano come miracoli. I due superiori attendono al cancello del giardino.
- “Siate i benvenuti!”, Ja-Ardua offre ad ognuno la sua mano.
32. Questo bel gesto è sconvolgente. Soltanto, …passando oltre la cordialità del padrone di casa, Maras risponde orgoglioso: “Abbiamo seguito il tuo invito. Ma ci hai attirati qui. A quale scopo? Ah, ritorniamo di nuovo indietro.
- Karmosha lo ferma: “Mi conosci, Maras. Vi ho già tentato a fare qualcosa?”
- Ecco che si annuncia l’oratore dell’ultima fila: “Solo che ancora non ti è andata bene…”
33. “Poi tocca anche a te, Vladda”, s’arrabbia Ja-Ardua. “Prima entra”.
- Per le anime degli assistiti, se necessario, nelle case c’è un padiglione arredato semplicemente e comodo. Ai poveri sembra magnifico. Per la prima volta fanno dei confronti. Manca soltanto la comprensione.
- Diventando furioso, Maras tende di nuovo verso la porta, mentre dice:
34. “Qui non c’è posto per noi! Oppure…”, lo dice minacciando Ja-Ardua, “…soppesi la mia ricca conoscenza con il fasto esteriore?”
- “Vi guido nella stanza più semplice”.
- Ah… Che cosa? Ah, li si vuole imbrogliare?
- Prudon aggiunge: “Per noi è troppo amaro confrontare la tua casa con le nostre capanne. Ma mi sembra che ci fai sentire con intenzione la nostra povertà; e questo è vile! Vieni, Maras, scompariamo”.
35. Ja-Ardua li lascia andare, mentre un paio dei primi e anche gli asistenti infermieri vorrebbero rimanere.
- “Fate spazio!” Maras alza arrabbiato la mano.
- Ecco che Reegany sta davanti a lui. Si può picchiare questa bella ragazza? Lui la spinge grossolanamente da parte e si precipita fuori, con il suo seguito. Gli assistenti si recano ad una finestra del padiglione e guardano tristi dietro a loro.
36. “Non andranno molto lontano”. sorride Ja-Ardua: “La Luce contro la quale si difendono inutilmente, li ha sospinti. Questa non è costrizione voluta da Dio; Lishi-Ana li fa ora condurre al ritorno tramite noi. Anche nella grande caduta è avveuto questo: un cherubino ha combattuto di fronte alla primogenita. La libertà creativa di un figlio, su ambedue i lati! Sadhana era libera di sollevarsi; e Michele, di vincerla.
37. Gli esseri diffondono molto del vapore materiale. Questo ricade sui trigiduriani. Contro questo ci possiamo difendere. Venite a Kybatum (la balconata della torre)”. La torre ha cinquanta gradini. La scala è fatta di pietra bianca e gialla, simile al marmo. La torre quadrata porta in alto una piattaforma della stessa pietra, circondata da un fine reticolato.
38. Si vede il torrente che separa il loro campo di Luce dai campi spogli, e come Maras cerca di trovare un ponte. Ma i suoi occhi sono trattenuti (velati).
- “Questo è l’effetto dei gradi di Grazia”, dice Ja-Ardua
- Karmosha chiede: “Possa aiutarli Lishi-Ana”.
- “Egli lo fa già; badate!”
39. Si sente litigare gli almanacconi. Uno vuole andare a destra, l’altro a sinistra; ognuno considera giusta solo la propria via. Tre volte passano vicino alla casa, senza volerlo. Precipitosamente corrono via e si trovano nuovamente presso l’acqua, non sapendo che sono legati al loro posto per via del loro essere, e tuttavia il servizio dei trigiduriani li sta liberando da questo.
40. “Ritornati per la quarta volta, riconosceranno che c’è in gioco un’altra Forza, alla quale non resisteranno mai. Gli almanacconi sono troppo orgogliosi per ammettere i loro errori, il loro seguito troppo tiepido per soppesare da se stessi una faccenda. Ma ora suona l’ora della Grazia. Non pensate che Lishi-Ana abbia solo aperto la Porta. No! – Una conoscenza orgogliosa e la pigrizia di pensare a se stessi l’hanno chiusa in anticipo. Se dipendesse da questo, per lungo tempo non sarebbero ancora liberi. La vostra fatica troverà la sua ricompensa”.
*
41. Gli esseri si sono ammutoliti; a nulla serve il loro cercare. L’acqua scorre misteriosamente, il ponte è come scomparso per loro. Anche se non lo ammettono, tutti pensano: ‘Che cosa dobbiamo fare ancora, su quel vecchio posto, deserto e vuoto?’. Dall’altra parte, oltre l’acqua, vedono la riva scarsa, mentre la spiaggia dove si sono seduti, ha l’aspetto caro e gentile.
42. Vedono delle magnificenze del tutto sconosciute. Non calcolano quanto tempo sia passato per loro; e non sono mai stati toccati quando qualcuno del loro gruppo se ne è andato. Di nascosto guardano verso gli alberi carichi di frutta.
43. “Qui, amici, mangiate!”. Ja-Ardua, uscito, si siede in mezzo a loro e posa una cesta colma di frutti, come se fosse stato sempre così. Lo si guarda stupiti, ma si prende il dono. Ora sentono che cosa sia la fame. Non quella corporea come negli incarnati in un mondo nella materia. Solo, non ne sanno ancora niente. Mentre mangiano, a loro sorge qualche lucina. Ja-Ardua si tiene in silenzio.
44. Finalmente Maras non si trattiene più; non lo ammetterebbe, perciò, tanto per dire, dice: “Ci hai seguito; che cosa vuoi ora da noi?”
- “Nulla”, dice rilassato Ja-Ardua, “perché non ci potete dare niente”.
- “Ah, ecco, ma tu a noi?”. Prudon ricade nel suo vecchio tono.
45. “E’ possibile… Come questi frutti”.
- “Ah, sarebbe andato anche senza di te”, schernisce Vladda.
- Maras ribatte: “Sto trattando con il forestiero!”
- “Che cosa?”, chiede Ja-Ardua.
- “Io… Eh…”
- “Se non sai dire altro, posso dirlo io”, s’inviperisce di nuovo Prudon.
- “Quindi?”, lo stimola Ja-Ardua.
- Prudon ha l’aria da importante: “Io… Eh… Penso che…”
- “…non sai altro?”
- “Non riesci a farmi perdere la calma, per questo sono troppo intelligente!”, dice Prudon voltando le spalle a Ja-Ardua.
- “Farti perdere la calma è costata sei volte un tempo di vita!”, risuona seriamente.
46. “Che cosa?”. All’improvviso si volta di nuovo.
- “Se sei abbastanza intelligente, a te non c’è nulla da mostrare!”
- “Sei stato bravo, straniero”, ripaga Maras per la nota velenosa.
- Ja-Ardua si alza: “Sono venuto fin qui per ascoltare la vostra stupida lite. Prima avete perscorso con Crispar un ponte, che però ora è scomparso. Com’è successo? Non vi indica che esistono delle cose che vanno molto oltre il vostro povero sapere? E come mai che io lo so?
47. Come l’ho visto? Come ho sentito ciò che avete trattato? Com’è stato possibile guidarvi fuori dalla vostra regione, per liberarvene? Com’è nata la nostalgia per i frutti, benché finora sul povero campo non avete avuto né una buona bevanda né un buon cibo?”
48. “Non li conoscevamo”, ammette timidamente Maras.
- “Non sapevi tutto?”, indaga Ja-Ardua.
- “Le mie domande non erano un problema”.
- “Non problemi”, Prudon si dà di nuovo importante. “Delle cose secondarie, da noi non hanno peso. Soltanto…”
- “…problemi!”, Ja-Ardua sorride piano.
49. “Non è un problema esaminre dov’è rimasto il ponte sul quale vi ha guidato Crispar?”
- “Queste sono bagattelle”.
- “Per te, Prudon! Vieni qui da me, Fraola”, Ja-Ardua fa cenno a una donna che è vestita più pulita; non ha nemmeno un aspetto così afflitto. Si avvicina titubante. In genere veniva disprezzata, nonostante faccia parte della cerchia degli ascoltatori.
50. “Non temere, nessuno ti può fare niente. Cos’hai pensato quando il ponte non si trovava più?”
- Fraola guarda verso Maras. Chissà che cosa l’aspetta, se parla!
- Ja-Ardua la tranquillizza. Ecco che la fiducia entra nel suo cuore, un sentimento – ah – non l’ha ancora conosciuto. Sommessamente Fraola dà la risposta:
51. “Ci hai deviato la via. Ho quasi sospettato che ci volessi liberare. Già nel tuo padiglione mi era sembrato così. E’ stata sbagliata la mia riflessione?”
- “Eccome!”, interviene velenoso Maras.
- “Ora devi tacere”, lo comanda Ja-Ardua. “Non sei più tu il primo; lo è diventata Fraola, perché tratto con lei”. Rivolto a lei, continua a dire:
52. “Diventerai vedente. Vieni!”.
- “Qui! Rimani!”, grida ferocemente Maras, “Qui comando solo io!”
- “Te ne accorgerai chi comanda qui!”. Ja-Ardua se ne va tranquillamente, senza vedere cosa sta succedendo dietro di lui. Accanto a lui, la donna.
- Tutti gli altri li guardano confusi. Da loro non ha mai potuto decidere una donna? Nemmeno gli uomini, E’sempre successo ciò che voleva Maras. Solamente Prudon ha sovente contraddetto, e anche Vladda.
53. Prudon si sente quasi scoppiare, non anche… Allora si alzano quelli che – chissà per quanto tempo – stavano accovacciati nei loro anfratti, morti nell’anima, come senza manifestazione di vita. Timorosi strisciano anche loro. Se il forestiero vuole minacciarli? Ma costui conduce Fraola alla mano.
- Lei si volta e fa cenno: “Venite!”
- Loro non osano avvicinarsi del tutto.
- Ja-Ardua li lascia fare; solo al cancello del giardino si volta verso il povero gregge. Il suo volto è cambiato, è diventato ancora più gentile. Ma che cosa c’è nel suo sguardo? Non è una grave serietà? Oppure…
54. Lui apre il giardino. Allora Fraola domanda se dovesse andare a prendere Prudon. Lui lo nega, perché vede che verranno, ma le anime non lo comprenderebbero ancora. Nel grande padiglione c’è una tavola apparecchiata. I trigiduriani si siedono in mezzo agli invitati. Timidi, diventando solo un po’ alla volta più alleggeriti, i poveri giungono alla conoscenza: ‘Che cosa sono stati finora? Perché era proprio così cattivo da noi?’
55. Necoador va ad una delle finestre larghe. Fuori dal giardino stanno Maras e Prudon. “Litigano, Ja-Ardua; ognuno ha ostacolato l’altro a venire con noi. Ora sono soli. Ora posso…”
- “Sì! Va e domanda che cosa vogliono”.
- E’ difficile insegnare loro che la lite serve a poco, finché dopo un lungo avanti e indietro Maras chiede della cerchia di ascoltatori e pretende che siano licenziati.
56. “Gli ascoltatori rimangono; li avete già perduti”. Esteriormente come insensibile, Necoador fa come se tornasse indietro. “Crispar vi condurrà oltre l’acqua sul vostro vecchio campo. Certo, poi sarete soli e non è quasi possibile che qualcuno venga di nuovo da voi. Non volete sapere nulla di Dio; ora Dio vi ha abbandonato, mentre ora il vostro seguito va’ alla Sua scuola”.
57. I due non trovano nessuna contraddizione. Come annientati, si appoggiano al recinto.
- Guardando indietro, Necoador dice: “Quello che gli altri e voi vi siete preparati, è vapore, chiacchiera che non serve a niente!”.
- La solitudine, che li minaccia, spinge rapidamente gli almanacconi verso la casa. Non lo sentono chiaramente, ma così è come se vivessero in un grande mondo, dove non avrebbero nessuna comunità eccetto con se stessi.
58. Hanno perduto il pranzo. Ma a loro viene offerto del pane e una bevanda, senza spiegazione, il che aiuta spiritualmente. Già sono attraversati da una piccola Forza. Sì, si sentono al sicuro, nonostante ciò, i due vorrebbero fuggire, per conservare la cosa propria. Ja-Ardua disturba la loro incertezza:
59. “Vi aggrappate a ciò che sta sprofondando. Quello che ho da dirti, Maras, vale per tutti. Spesso siete stati invitati a pulire la vostra dimora. Era comprensibile che questo si riferiva meno all’esteriore; l’interiore era in primo piano. Non lo avete voluto mai lasciar valere, perché…”
- “…gli altri magari no?”, interviene Maras a metà oppresso, a metà arrabbiato.
60. “Certo; valeva solo l’opinione tua oppure di Prudon”, abbassa gli orgogliosi almanacconi. “Da ora in poi la prima tra di voi è Fraola”.
- Allora lei chiede: “O salvatore, lascia che rimangano i primi, non voglio stare in prima fila”.
61. “Tu stai nell’obbligo di Dio! Gli almanacconi ne hanno un altro, e questo…”, Ja-Ardua lo dice gravemente sottolineando, “…spedisce all’inferno! Prima che vi istruisca, dapprima dovete guardarvi indietro. Io non sono il Salvatore, Fraola; io compio solo l’incarico del vostro SALVATORE!”
- “Tu ci hai portato via dal luogo dell’’afflizione”.
- “Aspetta! Dovete vedere che cosa avverrà con voi, se siete di buona volontà”. Ja-Ardua li conduce fuori casa.
*
62. In un bassopiano si trova una pietra. Ja-Ardua vi soffia sopra e si sviluppa un fuoco. Come avviene questo? Solo ora quei poveri si accorgono quanto dolorosamente freddo, e quanto ardente fosse il loro luogo? Quel fuoco riscalda senza bruciare; rischiara senza che abbagli.
- Fraola supplica: “Lasciaci venire qui quando…”
- “…voi vi lasciate guidare”, completa Karmosha con amorevole serietà.
63. “Ja-Ardua, inviato qui da Dio, Lishi-Ana, vi porterà ad una nuova porta. Voi stessi vi dovrete passare ed andare oltre”. Egli suddivide il gruppo.
- Gli almanacconi e i peggiori sono gli ultimi; oltremodo, a loro vantaggio. Nei ‘casi alquanto più leggeri’ devono trovare in anticipo il sostegno, affinché non s’irrigidissero dal più forte spavento. Ed essi vedono…:
64. La loro caduta con Lucifero! I peggiori si portano da se stessi qui, gli altri trascinati. Gli ultimi stanno davanti al fuoco, Fraola in mezzo a loro. Certo, non devono ancora riconoscere che in parte è successo solamente tramite l’ingiusta creazione dei figli di Sadhana; tutavia vedono come hanno servito volontariamente e senza riflettere hanno cercato di compiere ogni incarico.
*
65. Una Mano chiara li solleva dal loro pantano. L’inferno ha ancora potere su di loro, ma non sono ancora costituiti in modo che possano rispecchiarsi nel fuoco, oppure come lo sono persino questi trigiduriani. In questi luoghi sono brutti da vedere, ancora molto poco simili ad un essere umano. Ciononostante hanno intelletto, ma essendo distaccati dall’inferno nell’immagine del fuoco; viene anche aggiunta un’influenza spirituale. Tuttavia, dato che tra lo spirituale e gli esseri non si può stabilire un legame più stretto, rimangono sottomessi all’influenza del loro inferno.
66. La Mano chiara li conduce attraverso molti stadi. In ciò sperimentano secondo la loro provenienza il loro basso stato. Le esistenze pre-terrene sono state delle porte per la futura piena incarnazione, per conquistare la figliolanza di Dio. E la Mano chiara è la Misericordia di Dio per la meta.
67. Ancora: dalla stella Trigidur si ritorna nella materia, la quale – da Satana – è una componente fissa dell’inferno. Deve intraprendersi l’incorporazione nella materia, la porta per la loro figliolanza a Dio. Questa è la parte più difficile dell’intera via di redenzione; ora loro ‘sanno’ di che cosa si tratta. Poi, la scintilla ‘spirito’ verrà unita con il loro povero essere in modo indissolubile.
68. I luoghi con esistenze non troppo difficili sono provveduti per accogliere gli esseri piccoli[55]. Solo che, per ora rimane loro velato. La cosa più difficile viene mostrata per iniziare il proprio ritorno, affinché – quando arrivano alla volontà del ritorno – la loro via, secondo l’incarnazione, li condurrà su una stella di luce, e dopo, attraverso una completa redenzione, troveranno il ritorno a Dio.
*
69. Dopo che ognuno ha ‘visto’ la sua via, si sente sospirare ed anche ragionare qualche esclamazione di “Ah” e “Guai!”. E’ comprensibile che i caduti si sentao sbattuti qua e là. Sono ancora troppo legati, per staccarsi dal vecchio, dopo una sola contemplazione. D’altra parte, la contemplazione ha attizzato la nostalgia: ‘Voglio incamminarmi ed andare da mio Padre’ (Luca 15,18). Sì, …lo vorrei volentieri, ma… farlo?’
70. Come gli uomini si separarano difficilmente dalla ricchezza, così un caduto non si lascia, senz’altro, staccare dalla caduta. I trigiduriani vedono la loro lotta, ed aiutano nella silenziosa preghiera, nel silenzio che non schiaccia. Vengono di nuovo condotti in casa. Arrivati là, Ja-Ardua comincia con un serio insegnamento per la buona salvezza del povero gregge:
71. “Maras, hai posto con astuzia la domanda sul perfezionamento e sulla perfezione. Karmosha non ha dato nessuna risposta, tanto non l’avreste nemmeno compresa. Tu eri superbo, ma senza nessuna idea da dove provenisse la domanda. Il tuo Satana, che conosceva la differenza, te l’ha insufflata. Anche un vapore! Egli sapeva che non poteva riottenervi, dopo che la Mano chiara vi avrebbe sollevato dall’oscurità. Ma tentare era la sua meta. È andata male, come vedi, eccetto, …uno.
72. Oppure vuoi ritornare di nuovo nel crepaccio?”
- Maras s’indurisce: “Non me ne importa nulla! Se ci ha creato il tuo Dio…”, vuole risuonare sprezzante, “…di Cui tu dici che Egli sarebbe il Creatore di tutte le cose, allora mi stupisce…”
- “Tieniti il tuo stupore, perché non conosci le connessioni.
73. La differenza tra Creatore e creatura non si riferisce a questo, bensì alla differenza in sé. Nessuna creatura può essere ‘CREATORE’! Ciò che ‘si forma da se stesso’ ha il suo acquisto di base nel Creatore. Ogni acquisto di base si riflette nella ‘Sua Perfezione divina’, che come tale non è mai trasferibile sulla creatura.
74. Tuttavia, da questo acquisto di base una volta ci fu un effetto retrogrado sulla creatura, sulla Condizione-Vita, quei Doni tramite i quali essa può agire come da se stessa. Nessuno può agire senza ‘Dono’. Pure le imitazioni sono come un agire morto, perché non vi è nessun elemento creativo.
75. Come per agire da se stessi, il Creatore ha preso dall’irradiazione della (Propria) Luce. Egli ha soppesato al meglio questa parte che era trasferibile sulla creatura. Questo ha dato la differenza, che inoltre – a malapena comprensibile – è il collegamento permanente tra Lui e noi sulla base della condizione-Vita. Per Lui, l’acquisto di base; per noi, come da noi stessi.
76. Ciò che il Creatore allinea inarrestabilmente, è l’espressione della perfezione. Il riflesso da ciò, nuovamente sulla base-Vita, è l’elisir, la spinta che porta ‘la via della creatura’ alla perfezione. Se abbiamo un’Opera su un gradino del divenire, meglio ancora, perfezionati da noi stessi, poi, in vista di ogni sviluppo, che è sempre creativo, abbiamo raggiunto un riflesso dalla Perfezione.
77. Ben inteso: il riflesso! Mai la formazione stessa! Per le creature significa ‘dover essere’. Il Creatore ha formato per noi questo concetto di tempo – e questo per alta Dedizione. Egli possiede l’essere come il divenire! Hai brontolato, Maras, …anche gli altri”, indica tutt’intorno Ja-Ardua, “perché Reegany ti ha ricordato la purificazione. Per comodità hai detto che l’esteriore sarebbe una cosa secondaria. Proprio questo esteriore è il riflesso del vostro interiore. Oh, i ribelli hanno devastato, …per sé, e reso deserto e vuoto ciò che il Creatore ha creato magnificamente …per Sé!
78. Osservate la formazione spirituale: essa testimonia di Cose deliziose di ogni genere. Allo stesso modo il Creatore ha preparato tutto l’esteriore così magnificamente, che perciò non è una cosa secondaria. Dopo hai certamente riflettuto del perché la nostra parte giace davanti a voi bella, mentre la vostra è oscura, povera e solitaria.
79. La tua teoria dello sviluppo è pertanto sbagliata. Per questo, che noi, siamo come ‘l’erba’, in parte è giusta. Creazione e sviluppo sono per il Creatore il predestinato ‘divenire’, il ‘perfezionarsi’ su tutti i gradini, che relativamente – quando li raggiungiamo – è il procedere sul successivo.
80. Tu ti sei reso conto che una volta è esistita già una Vita. La contemplazione del fuoco te lo ha dimostrato. Anche se nella caduta, è proprio, comunque, la vita, perché l’Opera di Creazione è appunto sorta dal VIVENTE. Solo che voi non siete ancora pronti per vivere per la Luce, nemmeno una volta per un mondo materiale. Invece è da dire che dapprima dovete sviluppare voi stessi, cioè prima, procedere avanti.
81. Dovete ancora vivere fino in fondo dei gradini intermedi, finché sarete pronti per ricevere una Luce spirituale in una prima piena incarnazione. Dopo maturerete per la Luce. Avete vissuto su diversi gradini quasi come uomini. E poiché siete stati creati senza lo Spirito di Dio[56], cosa che riveste una grande differenza del creare divino, dovete diventare ‘figli di Dio’, per Compassione. Perché siete stati creati dal primo figlio della vita (Sadhana).
82. La forza della prima figlia che lei stessa ha frantumato, viene raccolta, per fare del ‘creato’ anche del creativo. DIO crea, per darvi la ‘scintilla’ dello Spirito! Questo è il Suo santo grande Piano di salvezza: lo sviluppo; ma non una come lo pensa ora Maras. Tu pensi che la Vita e voi stessi siete ‘Forza’. Maras, se è così, come potresti, dal dopo, creare te stesso prima, da te? E perché così amaramente povero?”. Questo colpisce. Ahm, …tutto è vapore!
83. Ja-Ardua, continua a parlare: “Riferisci il tuo argomento solo sulla materia, che non tornerebbe mai lo stesso filo d’erba, allora può valere, benché nella Luce nulla viene tagliato. Il cambiamento dalla radice attraverso la Forza vitale avviene solo quando una nuova Opera creativa viene formata. Nella materia la natura muore. Ma persino da questo morire, l’Alto Creatore fa sorgere sempre nuovamente del nuovo, per il vivente, per le creature.
84. La radice rimane! La Forza del Creatore opera il sorgere fondamentale di tutte le cose. Anche se materialmente è solo un piccolissimo rintocco di ciò che è la Luce come ‘eterno Principio’ del Creatore. Allora, comunque, la vita si rivela in un rintocco, scambiandosi, e da ciò, sempre rinnovandosi.
85. Prudon si è denominato ‘troppo intelligente’, per perdere la sua calma. Soltanto – la sua calma era ‘morte’. Tu ridi? La fiamma ti ha indicato sei volte un’esistenza, in genere per ottenere un po’ di vita dalla Luce.
86. Non devi storcere la bocca perché ho parlato della vita in sei volte (stadi, non incarnazioni). Gli stadi per sviluppare un’anima dagli esseri, si chiamano esistenza e non Vita! Guidati attraverso i gradini dell’esistenza sulla Trigidur, così avete iniziato per voi la vita, i cui portatori sono spirito e anima. Solo qui siete diventati anime, accanto alle quali ora rimane la scintilla spirituale che si unirà con il vostro essere in una piena incarnazione.
87. Dovete diventare dei ritornati a Casa. Siete stati legati; ciò che Lucifero ha ordinato, lo dovevate adempiere. Ebbene, …Maras e Prudon, certamente sospinti, erano pessimi istigatori. Per questo la via di voi due è anche molto difficile. E che dopo i gradini dell’esistenza siete stati strappati dal vostro pantano, non dovete ascriverlo a voi stessi. Questa è pura Grazia, naturalmente, non per voi soli.
88. No! – Satana doveva vedere che anche dei vassalli più solidi possono essere strappati liberamente; un preambolo per lui stesso, per cui voi ora siete delle figure. Quello che ne potrà diventare tramite la Compassione divina: la vostra salvezza, questa avviene per voi, se… voi la volete. E di ciò, dipende. Ora Fraola deve guidare il vostro piccolo gregge, perché nel povero libero gioco, è stata strappata via con i piccoli. Per questo, sul Piano c’è la santa Giustizia del Creatore: sedotti da Lucifero, guidati da DIO alla Luce; ma anche Fraola deve dapprima incarnarsi.
89. Nella contemplazione del fuoco avete pensato: ‘Che cosa siamo noi pochi, contro il regno di Satana?’. L’inferno non è un regno, è solo uno spazio che il Creatore ha creato per i caduti. Sulla nostra Trigidur esistono Magnificenze su Magnificenze; accanto a queste, il vostro povero campo. Non è diverso con l’Empireo, nel quale – non all’esterno – si trova l’inferno. Vi credevate di essere grandi; ora vedrete quanto poveri eravate di fronte alla Ricchezza di Dio.
90. I fedeli vi aiuteranno a costruire un ponte per riportarvi a Casa e per richiamarvi. Il vostro luogo, inserito sulla stella di luce, corrisponde all’inferno, delimitato, un pezzo a parte. Al di là dell’acqua (come l’Eden), unicamente, …all’interno dell’Infinito, perché all’esterno non c’è nessuna esistenza. Delle vie di collegamento vengono create solamente dalla Luce, affinché tutti gli esseri possano abbandonare i loro posti, sperperati sui gradini dello sviluppo, per giungere nel Regno della Luce.
91. Questo lo fa il nostro Dio, il nostro Lishi-Ana, il Quale vuole salvare ogni smarrito e, …lo può fare! Solo LUI, anche se indica diversi percorsi. Come ogni acquisto di Base, così la salvezza stessa è …la Sua Opera!
92. Satana sente l’impotenza contro il Piano di salvezza di Lishi-Ana, e ogni cattiveria provoca la Giustizia; toglie voi esseri dall’oscurità.
93. Vi trasmetto le Parole di Lishi-Ana. – Vladda…”, chiama Ja-Ardua, “…puoi ritornare sul campo, perché hai schernito, per il fatto che non doveva essere Karmosha, il superiore, a portarvi la Parola. Il molto lavoro, fatto per voi dai trigiduriani, era la via sulla quale mi ha mandato Lishi-Ana!”
- Chi vuole ritornare, se i poveri non possono nemmeno comprendere la realtà della conversione?
94. Fraola chiede: “Guidaci a Lishi-Ana!”
- “Anche i peggiori?”, chiede Karmosha.
- “Noi siamo un (solo) gregge; non dovrebbe mancare nessuno”.
- Reegany si siede accanto a Fraola, col viso raggiante: “Ora sei una piccola sorella. Chiederò che tu possa venire una volta sul nostro mondo di Luce e…”
- “…includici anche noi”, supplica all’improvviso Maras. In modo vago percepisce un decisivo: ‘Avanti, …nella Luce! Ritorno, …nell’oscurità!’
95. Ja-Ardua dice: “La Grazia di Lishi-Ana si rivelerà. Se volete seguire, allora la cattiveria deve sprofondare dietro a voi. Non dovete volgervi al vostro luogo dove credevate di esercitare un potere arbitrario. Più tardi riconoscerete che nonostante tutto, siete stati deboli”.
96. Ja-Ardua, Reegany e Karmosha conducono. Gli esseri si stupiscono. Quando mai hanno visto tal ampi, magnifici campi? In ciò vengono guidati sulla ‘via dei poveri’. Non li deve convincere il maestoso fasto della luce; solo la loro propria conoscenza, per quanto sia piccola, è il gradino che – così detto – conduce come primo piccolo passo dall’inferno verso il Cielo.
97. Anche la magnificenza velata dell’alto padiglione, soverchia. Dallo sfarzo? Oppure dell’inafferrabile Bontà che si ottiene …senza meritarlo? Dall’anta sinistra della porta entra un raggio. Ora stanno nel tempio davanti alla grata; Ja-Ardua e Karmosha a destra e a sinistra. I trigiduriani intorno a loro in semicerchio. Gli esseri sono chiusi nel recinto dei figli di Dio viventi di luce.
98. Karmosha prega: “Santo-maestoso Lishi-Ana! Gloria, onore, lode e ringraziamento perché ci hai aperto. Gli esseri non sono ancora cittadini della santa-Luce, però, se una volta sono passati attraverso la porta, Satana non li può più rapire. Insegna loro a riconoscere, che Tu, o Lishi-Ana, sei il Creatore che li includerà nella Sua Opera di luce; sei il Sacerdote che li benedice; sei il Dio che li sorveglia; sei il Padre che vuol fare di loro, i Suoi figli. Alluiha – Alluiha!”
99. Il Signore sta presso il focolare, per i poveri esseri Eglì è ‘solo’ un ‘Bagliore’. Il sentimento non si lascerà conservare quando più tardi percorreranno la via di un mondo; soltanto, …sarà conservato come la santa Redenzione, come tutta la volontà per il ritorno. Nulla va perduto nel Piano di SALVEZZA di Dio.
100. Egli parla: “Per l’eterna misericordia Mi chino verso coloro che sono senza Dio. Non c’era nessuna (Mia) volontà che la prima figlia, creata senza il Mio Spirito, si staccasse con il seguito. Anche i creati Mi avevano visto e sentito. Ognuno poteva decidersi, se – prima della caduta – voleva far parte del popolo della Luce che avrebbe procurato poi, ad ognuno, il Respiro di vita.
101. Se dalla caduta fondamentale si escludono tutti i piccoli che sono rimasti indietro nel loro stadio di Vita, perché già creati da quella forza gravemente frantumata, così da un alto grado di Grazia avvantaggiando la figlia primogenita, voi che non avete ricevuto nessuno spirito, dovete sapere che non voi meritate il grado di Grazia, benché dovevate essere allontanati dal luogo oscuro.
102. Come siete venuti fin qui? Lo avete voluto? Siete venuti da voi stessi? Siete entrati liberamente nel Mio alto padiglione? Non conoscete nessun ‘sì’. Ebbene, i vostri fedeli aiutanti vi hanno dato la prima spinta per la conoscenza, cosicché la Mano chiara vi ha sollevato dall’oscurità. MIA era questra Mano chiara! Là, sono Io stesso! Io, il Creatore-Dio, il Salvatore e Redentore!
103. Come PASTORE vengo a prendere i più poveri dal deserto di Satana; e loro vengono (Giov. 10,16), anche se non comprendono la Mia chiamata. Quando seguono i diavoli, aggiungo al grado di Grazia ancora una striscia di Grazia: non lo vieto loro, anche se per loro quasi mai è giunto il loro tempo. A chi credete che Io abbia parlato nel vostro inferno? Voi, tre diavoli (Maras, Prudon, Vladda), non lo sapete; solo i piccoli hanno raggiunto un grado d’umiltà, senza pensare a sé. Perciò voglio dire:
104. Fraola
è un membro dell’ultima frantumazione della forza di Lucifero. Un’ulteriore
grado di Grazia. Questi piccoli hanno perciò anche meno oscurità in sé, che Io
ho concesso; inoltre Satana non potrà mai caderMi nella (dalla?) Mia mano destra.
105. Voi, che ancora chiamo proprio ‘diavoli’, vi siete superati in malvagità. Quando ho liberato i piccoli, voi li avete seguiti. Siete corsi dietro nei loro gradini d’esistenza, per continuare ad opprimerli. Ma, …una cosa non vi è riuscita: non li avete riportati a Satana!
106. Avete invece catturato la Mia Luce in voi; ma non è ancora un ‘distacco’. Dapprima vengono portati via i piccoli, gradualmente, come Satana si era creato degli esseri (simili a lui). Voi diavoli, dopo l’abbandono di questa stella, siete liberi di essere liberati attraverso una nascita, …oppure di uscire e ritornare nel vostro buco. Ma non i piccoli. Questi sono ora già Miei e diventeranno figli Miei quando li condurrò nell’esistenza uomana.
107. Costerà molta fatica prima che passino attraverso la porta della luce, benché la loro co-caduta venga calcolata leggermente. La ‘colpa’, sorta dalla disobbedienza di Lucifero, riempie il suo abisso infernale. La propria colpa e una parte di quella colpa, di Lucifero, ricade sui diavoli e sugli stessi demoni. Dopo un amaro sviluppo in un mondo devono comparire davanti a Me.
108. Maras ha supplicato mia figlia di includere tutti nella preghiera di poter ritornare qui. Voglio annotarlo nella sua striscia di Grazia, benché la sua supplica sia sprigionata solo dalla paura, e non per desiderio di sfilarsi dalla malignità. Ad ogni gruppo viene preparata una via speciale; alcuni camminano anche lentamente; alcuni veloci. Qualcuno …ritornerà alla sua sedia!”
- Ma è possibile questo? Persino i trigiduriani sospirano timorosi.
109. “Ricordo il vostro sospiro. Inoltre, tutti i luoghi della Misericordia sono buoni. Tra i figli del Regno della luce non esiste nessuna differenza, perché i cari grandi continuano ad aiutare con gioia, e i Miei cari piccoli si lasciano guidare volentieri. Ciò che un giorno avverrà nel pareggio, sarà la ‘Beatitudine della Sera’, quando l’intera caduta – anche per la Luce – sarà purificata[57].
110. Chi vuole confessare la sua colpa? A chi piace tornare volentieri a casa senza chiedere ancor prima il tempo e quali ulteriori rimedi sono da accollarsi? Avete quel pentimento che porta alla liberazione nell’espiazione? Chi si appoggia sui gradi della Grazia, non ricade così facilmente, poiché, come Io cerco gli smarriti ed anche li trovo, allora li tengo stretti nella Mia mano!”
111. Oh, che cosa si può dire? Cosa fare affinché sia giusto? Fraola è scossa. Che cosa è lei dinanzi a LUI, che lei ora riconosce come CREATORE? Se una volta è caduta… Guarda a Reegany e piange: “Non posso chiedere io stessa, per diventare una figlia. Qual differenza tra noi: ‘Tu sei grande, io sono piccola! Tu hai l’aspetto nobile, io preoccupata! Tu hai l’abito bianco, il mio è sporco e strappato, perché…”
112. Reegany consola: “Chi vuole seriamente, gli riesce anche. La SERIETA’ ci spinge in tutte le cose della vita. La SERIETA’ ci dà la possibilità di raggiungere delle mete fissate. Per questo aiuta la Grazia, e molto di più di Doni meravigliosi da Lishi-Ana; ma l’impiego degli stessi li ha assegnati a noi”.
113. “Voglio tentare appena qualcosa”.
- “E’ sufficiente, povera anima!”. La ‘Luce’ cammina fino al recinto; il Suo Raggio penetra oltre: “Benedico la tua via, piccola creatura-figlia, alla fine Mi sarai una cara figlia. – Reegany, la vuoi assistere sulla sua via?”
- “Lishi-Ana!”. Un’esclamazione di gioia. “Lasciami fare il Tuo incarico sotto la Tua benedizione!”
- “Allora va con l’essere e, quindi, porta indietro la figliolina!”
- Allora riecheggia un ‘Alluiha! – Alluiha!’, fuori, lontano nello spazio e nel tempo.
114. E quell’uno? Vladda mormora fra sé e sé: ‘Se ritorno al più elevato, sarò il primo del gruppo, perché non mi sono lasciato catturare”. Non si accorge che viene condotto già sul povero campo.
- Solo più tardi lo riconoscerà, dopo che sarà sprofondato di nuovo nell’oscurità. Il suo pentimento giungerà troppo tardi, per lungo tempo.
115. Nell’alto padiglione regna della sofferenza …per un’anima. Lishi-Ana la cancella: “Certamente, risprofondata, per ME non è comunque perduta! I caduti possono perdere solo se stessi. Ricordate, il piccolo ‘gradasso’ ha gustato la Luce, ma in modo immeritato ed incosciente, e questa gli rimane attaccata. Prima o poi, quasi sempre tardi, il piccolo raggio di luce comincierà a vagare ed attirerà l’essere dalla caverna”.
116. Le mani di Dio diventano visibili.
- Prudon chiede singhiozzando: “Posso avere un’aiutante come l’ha avuta Fraola, per ricevere la liberazione attraverso le strisce di Grazia?”
- Allora si solleva un solenne irradiare, non molto forte, ma gli esseri ce l’anno fatta. Si vede la libertà e la beatitudine? In un certo senso sì, poiché la differenza del loro povero campo e dell’amore che ora hanno sperimentato, è imponente.
117. Lishi-Ana dice: “Karmosha, convoca la vostra stirpe successiva; da essa si annunceranno gli aiutanti. Ma ricordatevi del loro essere: Io sono il Pastore che vi ha tirato fuori dall’inferno e vi guiderà nel Mio Regno di luce dopo i vostri tempi di cammino”. La ‘Luce’ rimane ferma, finché il padiglione non si chiude dopo tutti.
118. I poveri si lasciano guidare volentieri. Maras e Prudon vanno persino, mano nella mano. Non è ancora nessuna fraternità che li unisce, ma non esiste nessuna salvezza, se l’animosità non viene sepolta. Rispetto alla loro facoltà, Ja-Ardua spiega la rivelazione. Poi vengono rifocillati con un pasto. Con ciò, in realtà e simbolicamente, le loro anime assumono buone forze.
119. Vengono portati sulla vecchia piazza. Ma come si stupiscono! C’è di nuovo il ponte e il campo, e le capanne sono mutate. Nulla è ancora così magnifico com’è il campo di luce, ma al confronto di prima, trovano il tutto meraviglioso. Ne prendono possesso con gratitudine. Un po’ alla volta vengono incarnati nella materia. Per questo arrivano altri esseri sulla Trigidur, per sperimentare anch’essi la loro salvezza.
120. Che gioia! Tutto un gruppo, eccetto quell’uno smarrito, è stato salvato nel faticoso servizio. “O Lishi-Ana, Creatore-Luce, Alto Sacerdote, Dio-Padre, UR! TU hai aiutato, ci hai affidato i Doni con cui abbiamo potuto aiutare i più poveri. TU ci hai salvato! Alluiha – Alluiha!”. Un’esclamazione di gratutidine e giubilo, eoni di volte, che rieccheggia nell’Empireo.
121. Suona la profonda campana dell’alto padiglione. Chi può iniziare la via del co-aiuto? Tramite l’Alluiha sono accorsi molti abitanti della stella. La comunità di luce è molto grande, alla quale Karmosha tiene l’ultima predica. Dopo, lui prega:
122. “Gloria, onore, lode e ringraziamento siano Tuoi, Lishi-Ana! Aiutami a servire Te in riverenza, amore e adorazione. Dalla Tua Magnificenza di Creatore ci hai donato il genere di vita, affinché possiamo perfezionarci dai Doni della Luce. Possiamo! E questa, …è la nostra beatitudine.
123. Noi Ti chiediamo: fa che la scintilla del Tuo Spirito di Creatore possa avere sempre il dominio in noi; nutrila con la Tua Forza di Sacerdote. Conservaci la via! Allora terremo stretti la vera Vita, con cui ci benedice il Tuo Spirito divino, da sempre guidato qui dalla Tua Misericordia paterna, di Cuore.
124. Io vedo la Tua Via, le Opere, com’è avvenuto per noi il cammino dalla Tua santa quadruplice Entità. Da questo hai dato una Parte altamente giusta. Ci hai dato in eredità la Tua ‘Pienezza di Grazia’. Ci hai lasciato leggere il Tuo Testamento, nella Tua Eredità hai inserito i nostri sentieri, hai fatto camminare i nostri piccoli piedi sulla Tua unica Via!
125. La Tua Campana dà Conoscenza, Insegnamento, Amore e Benedizione! E cosa prendi Tu? La volonterosità dello spirito, il servizio dell’anima! – O Lishi-Ana, il Tuo prendere è il più sublime dono! Guidami TU, Aiutante di tutti i figli; sii il mio Salvatore quando la materia irromperà su di me; sii il mio Medico quando mi ferirà l’oscurità; sii il Mio Salvatore quando l’anima avrà bisogno della redenzione. Mi do nelle Tue mani, santo-maestoso Lishi-Ana!”
126. Affidarsi così alla Divinità, prima che uno spirito si lasci incarnare, non può esistere nessuna via sbagliata. Anche la comunità prega, come per ogni membro, quando devono percorrere le loro vie. Su incarico di Lishi-Ana il superiore più vicino posa le sue mani su coloro che se ne vanno. Ecco Ja-Ardua. Profondamente commosso, gli dice:
127. “Amico mio! UR ti chiama nel Santuario. Là Egli ti affiderà il Dono con cui potrai usurare cento volte. Rayjutam, dalla cui casa di guardiano provieni, ti darà una buona guida. Ma sopra tutto, sta l’unica-maestosa Guardia del Creatore-UR!
Come vedi, alla porta c’è già il messaggero che ti viene a prendere”.
*
128. Alta gioia! Finalmente è ora; Karmosha può sacrificare dai Doni di Lishi-Ana il suo dono filiale. Si congeda. Ognuno gli invia molti auguri di benedizione.
129. Uno spirito di figlio della Luce lascia la Patria, per portare l’AMORE nella povera lontananza, per il servizio.
[indice]
Cap.
6
«Affinché diventiate figli della Luce».
[Giov. 12,36]
1. Damanona diffonde la sua luce in una meravigliosa forma a ventaglio. E’ il Dono di Lishi-Ana, oppure è un segno che Egli vuol dare ai Suoi figli? Oppure, è il riverbero che scintilla incontro ad UR? Ogni Sole-infinito ha ricevuto la sua luce dal Centro-Ur, rispetto al suo genere e alla cerchia di stelle che ha da accudire. Perciò quel sole può splendere né troppo chiaro né troppo scuro, e rimane indipendente dai figli dell’Empireo.
2. Queste sono alcune questioni di cui si parla su Trigidur. Fin dalla festa della ‘permanenza’ è passato un tempo benedetto. Ja-Ardua ha consolidato la sua poizione sulla stella e svincolato anche qualche povero essere a Satana. Per ogni gioia, ogni vittoria, ringrazia Lishi-Ana e con ciò mette una grande parte nella mano ai primi della stella. Proprio questo lo rende così degno d’essere amato.
3. Anche ora, con tutte queste domande, dice gentilmente: “Per buona parte le potete chiarire voi stessi. Ciò che manca, lo chiediamo a Lishi-Ana-UR. Su questo, può dire qualcosa Crispar; non per nulla si chiama ‘ricercatore dell’Infinito’, perché si occupa volentieri con il Firmamento di luce”.
4. Crispar sorride: “Se dipende da questo, allora è meglio che parli colui che Lishi-Ana ha inviato dal Santuario”. Tutti sono d’accordo.
- Costui lascia valere la gioia, ma quando gli si affida il discorso, risponde: “Amici miei, fratelli e sorelle, non è così che avessi da esaminiare da solo come insegnante ciò che avete imparato durante il mio periodo d’insegnante.
5. Siete stati fedeli, la vostra conoscenza non è piccola. Se aumentiamo la ‘vita’ da quella prima Condizione-Ur in età, sapienza ed intelligenza, allora non è perché non ne possedessimo niente, no! Perfetto è il Creatore, perfette le Sue Opere: quelle del nucleo della Vita – questi sono i Suoi figli, quelli del guscio della vita – lo sono i Soli, le Stelle e ciò che Egli ha creato magnificamente per la maestosa gioia per Sé e per noi.
6. L’aumento dei Doni della vita dipende dallo sviluppo: questo è il posto di base della nostra beatitudine. Tuttavia la stessa sarebbe scarsa se non avessimo da darci nulla reciprocamente, se non sperimentassimo mai nuovamente la Benedizione di Lishi-Ana. Da ciò, aumentiamo, cresciamo. In che cosa? Per dove? Cresciamo dentro alla Sua Magnificenza, che si rivela su di noi, ed impariamo sempre di più ciò che il Creatore-Padre ha preparato alle Sue creature-figli.
7. Nessuno misura la Profondità del Creatore; l’Altezza del Sacerdote non ha nessuna misura; l’Ampiezza di Dio non si può circoscrivere; la Vicinanza del Padre è così meravigliosa, che diventiamo silenziosi quando possiamo portare dal ‘tutto’ la nostra parte nella vicinanza del Padre, per riposare là il ‘Giorno della Magnificenza’ (il 7° Giorno della Creazione) da ciò che abbiamo operato su ed intorno a noi in questo Giorno di lavoro.
8. Dalla Pienezza-Ur cogliamo una Grazia dopo l’altra.
Vediamo se è aumentata o diminuita? No! Nondimeno, ogni cosa ha il suo su e
giù. Non dal Potere creativo di DIO, ma dal su e giù dei figli. Più siamo
diligenti, maggiore è anche la benedizione. Ascoltare diligentemente è appunto
importante; ma con l’aprire unicamente
le orecchie, non si è fatto molto (Giac. 1,21-27).
9. “Comprendo”, esclama Crispar. “Si tratta di trovare una risposta alle domande che ti sei posto e progredire su una varietà di cose. Porto volentieri il mio piccolo dono, affinché venga su di noi la Pienezza di Lishi-Ana”.
- “Ben riconosciuto! Anche voi tutti (lo riconoscete)”, dice Ja-Ardua indicando i primi e il popolo.
- Crispar, che non sa ancora di aver vissuto con Ja-Ardua sul sole Dysothera, inizia con il suo discorso:
10. “Fratelli e sorelle! Vedete a che cosa serve la diligenza, se con noi non ci fosse la benedizione di UR? A chi servirebbe la Benedizione, se non se ne servisse? Perciò a Te, maestoso Lishi-Ana, per la Tua Luce come Dono, sia ringraziato mille volte! Ti prego, per le nostre cose della vita, dacci la Tua benedizione”. Subentra un piccolo silenzio di consacrazione; ognuno ringrazia dal più profondo del cuore.
11. E Crispar insegna: “Possediamo un comune Dono di Grazia che riguarda il nostro Trigidur. Nonostante ciò, ognuno possiede un proprio Dono, con cui ci dobbiamo servire nell’amore. La Pienezza a cui accennava Ja-Ardua, indica che in essa dimorano incalcolabili Doni come scintille di luce e calore di un Sole e – forse – è stata preparata una scintilla di Dono per ogni figlio.
12. Come i soli irradiano sulle loro stelle, così Lishi-Ana sui Suoi figli. Una scintilla ad ogni singolo, il tutto a tutto il popolo. L’ho visto così quando cercavo di studiare i percorsi della luce. Ma ci sono dei limiti fin dove si può ricercare. Proprio questi sono una parte della maestosa Magnificenza del Creatore.
13. Il Damanona ha differenti campi di forza-luce che danno certi segnali. Ho visto nel gioco di raggio e colore di un sole molto lontano, che questo supera in grandezza il Damanona. Le armonie di raggi e colori che risuonano come imponenti cori, indicavano che il Damanona con molti soli traccia le orbite più meravigliose intorno a questa lontana Luce.
14. Ogni cerchio di soli suona una sinfonia, con cui armonizzano i suoni del Cosmo. Il sole lontano è in certo qual genere un maestro che dirige il suo coro principale. Ho visto ancora di più. Anche il Sole lontano raccoglie i cerchi dei suoi raggi in un gioco unitario di suoni e colori che diffonde – come il Damanona – a forma di ventaglio.
15. Più tardi mi sono apparsi dei soli simili che percorrono le loro orbite-Ur imponenti intorno ad una luce ancora più grande. Da quel sole, per me ancora più grande, partivano pure dei raggi di suoni e colori. Ho calcolato la posizione ed il corso degli spazi dei soli, ed ecco, …mi si è fermato il cuore”. Crispar tace un momentino. “Inimmaginabile come ogni corpo dell’infinito possiede la sua orbita ed il fasto, ma si uniscono tutti insieme nella più sublime armonia. Un gioco di inaudita comune magnificenza!
16. Tutti i soli, persino quelli dello spazio materiale, hanno differenti campi di forza-luce. Nell’insieme unitario non si riconoscono differenze. Non si può misurare, ma vedere come dai più forti campi di forza-luce irradiano le stelle più lontane e vengono anche guidate, e come i raggi di ritorno cadono sempre sullo stesso campo, mentre il sole intorno al quale orbitano per così dire le stelle, ricevono la loro parte ed il percorso dai campi di forza-luce più deboli.
17. Dato che in genere le stelle vicine ad un sole non sono così grandi come quelle lontane, quelle lontane hanno certamente anche bisogno di maggior irradiazione; certamente non solo perché gradualmente sono maggiori, ma ogni sole ha da accudire tutto il suo spazio nel quale camminano le sue stelle.
18. Nessuna stella si somiglia a un altra, per non parlare di due soli, anche se un’unione di luce possiede l’equilibrata velocità, forza di raggi e calore. Nelle orbite d’incrocio sono da calcolare le differenze. Negli spazi dei soli risultano insieme un’indescrivibile maestosa immagine dell’Ordine.
19. Il segno di Lishi-Ana! Se (è così) precisamente, ce lo dice Ja-Ardua: Il Creatore corrisponde al sole più sublime che nutre il gruppo più grande, di cui un sole è da considerare come Ja-Ardua. Gradualmente si scende fino a tutte le stelle più piccole, magari anche fino ai mondi, - questo come i poveri esseri, quello come il popolo della Luce come simbolo.
20. Come i piccoli mondi non hanno nessun raggio di ritorno, anche gli esseri non possono sacrificare a nessun Lishi-Ana. Ogni stella dell’infinito restituisce dalla luce ricevuta insieme a un raggio di ritorno dalla propria ricchezza. Lo ha insegnato il Damanona con il suo raggio a forma di ventaglio. Se impieghiamo i Doni e non dimentichiamo il ringraziamento, allora il riflesso dei Doni scintillerà incontro ad UR secondo il cuore.
21. Tutte le luci, attraverso la magnificenza con cui il Creatore le ha create, adorano LUI. Quanto più noi che siamo Suoi figli. LodateLo per la Sua pienezza e lasciate a Lui ciò che vi è contenuto da parte nostra. La forma a ventaglio indica ancora l’irradiazione che un grande trae dalla sua strada di co-aiuto”.
22. Ja-Ardua molto rallegrato aggiunge questo all’insegnamento: “Questa era una ricca predica del fatto come il meraviglioso Creatore ha creato le Sue Opere; era anche una ricca parola del cuore. Ti ringraziamo, fratello Crispar”.
- “Ma non a me!”, dice costui del tutto intimidito. “Potevo parlare della pienezza, e la Pienezza proviene da UR! A LUI soltanto spetta il ringraziamento”.
23. “Sì, ma tu, oltre alla Pienezza, hai anche indicato il raggio di ritorno che fluttua avanti e indietro fra tutti i soli e le stelle. Proprio così è per noi. UR ci dà la Pienezza, e nel rapporto spetta solo a Lui la pienezza della nostra adorazione, della riverenza, amore e ringraziamento. Dei quattro pezzi rimane a Lui solo l’adorazione. Onorarci reciprocamente significa rispettare, amare ed anche ringraziare; è un raggio di ritorno di ciò che ci dona Lishi-Ana. Onoro i nostri principi-angeli, ed ogni altro se ne è degno. Questo soprattutto con coloro che non sono solo ascoltatori, ma dai pensieri e dalle parole formano le azioni.
24. Un buon insegnamento è pari ad una buona azione, degna di gratitudine, in cui vive il vero amore”. Crispar si schiarisce la voce: “Voglio bene ad ognuno, non c’è differenza. Ma come mai che per te un sentimento più forte colma il mio cuore? Bene. – Ritengo che per te, per il superiore, spetti l’onore. Allora è giusto, oppure sarebbe da considerare diversamente?”
25. “Rimane la tua buona opinione, amico Crispar. L’amore non è diverso quando dei gruppi si stanno più vicini. Lo hai visto nella magnificenza. Ogni spazio di soli ha il suo proprio genere, il singolo si unisce poi nell’armonia. Su questo, ancora un esempio d’insegnamento. In una casa è importante tutto: il fondamento senza il quale non si può costruire nessuna casa, come pure il tetto dal quale – detto bene – risulta la protezione.
26. Lishi-Ana è il Fondamento su cui stanno le Opere. Come Unico sublime, Egli è anche contemporaneamente il Tetto. E i muri? Ci circondano come il santo Recinto di UR. Fondamento, muri, tetto somigliano alle tre dimensioni: profondità, ampiezza, altezza, la Rivelazione di UR, come EGLI ce la porta, l’accudisce e la protegge.
27. Si abita nella Casa, racchiusi dalle tre dimensioni nello spazio della camera-PADRE! L’Empireo è la Casa che la Divinità ha creato per noi. Altrettanto così è con l’amore. I rapporti sono differenti, uniformi nel sublime eco dell’Amore di Dio, se ci prendiamo un costante esempio nella meravigliosa maestosa Creazione.
28. Quando abbiamo portato il gruppo a Lishi-Ana, quegli esseri credevano che quella regione fosse vasta. La materia somiglia ad un sassolino in rapporto all’Infinito, naturalmente anche una stella o un sole di fronte a tutta la Magnificenza del Creatore. Come però la Luce fluisce attraverso il Cosmo, così il più piccolo o il più lontano è ristretto nello Spazio interiore di una Casa.
29. Nel Cosmo non opera nulla che per noi non sia uno specchio. Lo stesso è viceversa. Ciò che si compie in noi, si mostra anche nel Cosmo. L’infinito è l’esteriore, l’Empireo è l’interiore della Casa del Padre. Ma l’Empireo somiglia al primo Fondamento, e l’infinito al secondo Fondamento della Creazione. Su entrambi riposa l’Opera di figlio-Ur e causa-Ur! Le differenze sono perfino importanti nel gioco dell’insieme, ma imposti nello stesso rango dal Creatore.
30. Il sole che Crispar ha visto è il Sadhura che con sette Soli sorelle orbita intorno ad un Sole più grande. Gli otto formavano un anello di protezione intorno all’Atareo, prima che scoppiasse; dopo sono diventati uno spazio di soli per sé. Il loro percorso principale corre intorno ad uno dei ventiquattro Soli-centrali. I relativi soli a loro subordinati insieme al seguito di stelle sono precisamente adeguati nonostante la propria orbita, velocità e giro intorno al proprio asse.
31. I Soli-centrali non sono subordinati, ma la Luce fondamentale procede dal Centro-Ur oltre ai sette Soli-centrali-originari. Le quattro prime sfere d’anello hanno un proprio limite, un percorso d’Ordine proprio. Le sette sfere d’anello sono unite attraverso le sette sfere di raggio che passano attraverso loro.
32. Il Damanona si trova nel settimo cerchio della sfera, il Sadhura con i suoi Soli sorelle sono a casa nel punto d’incrocio della quinta e sesta sfera, in mezzo al raggio della settima sfera[58]. Crispar ha visto come il Damanona volteggia intorno al Sadhura, e questo, intorno ad un Sole-centrale. Questo riguarda l’Orbita esterna, oltre a questo ancora quella irradiazione che unisce i singoli spazi di soli che camminano anche lontani. Questa cosiddetta circolazione di irradiazione è un principio fondamentale altamente significativo nell’Empireo.
33. Questo è fissato al primo Fondamento, alla Polarità del Potere di UR, i reali percorsi dei Soli nelle sfere al secondo Fondamento, come un infinito paragonabile con la Polarità del Potere dominante. Nessuna ruota è senza un asse; nessun infinito è senza Empireo; nessun raggio di ritorno è senza un raggio fondamentale; nessun Potere dominante è senza un persistente, costante, potere fisso!
34. Solo la visione delle reali orbite dei soli, certamente importanti e provenenti da un ricco Dono, è pari, per l’ascoltatore di buona volontà. Tuttavia la visione delle orbite dei raggi ci indica che l’amico Crispar è diventato attivo dall’ascolto; egli ha sondato fin dove è possibile la magnificenza delle Opere del Creatore.
35. Egli vide in genere che le stelle vicine a un sole sono più piccole, le lontane più grandi, su cui si orienta l’irradiazione dal campo di luce-forza. Un Simbolo! Lucifero insieme alla materia si trova al bordo più lontano della Ruota della Creazione. Egli era – e rimane – come Sadhana, la prima figlia nata nella Luce. Perciò il suo spazio, il più lontano dal Centro-Ur, ha bisogno di un’irradiazione più intensa dalla regione centrale dell’Empireo.
36. Lui ha la via di ritorno alla Casa del Padre più lontana. Perciò per lui giunge il Raggio principale dalla polarità del Potere permanente. Se lì come colonna stanno gli otto soli-sorelle nel punto d’incrocio della quinta e sesta sfera d’anello, allora vediamo che a Sadhana e alla zona di macerie dell’Atareo non è stato tolto il muro di luce e di protezione di una volta.
37. Maestosi splendono i miracoli di Lishi-Ana! La quinta sfera è quella della Pazienza, la sesta quella dell’Amore. Pazienza ed Amore si uniscono nell’Espiazione (il Figlio-Gesù), per riportare di nuovo per l’inaudita Longanimità, sulla ‘lunga via’, la povera lontananza nel Centro-Ur attraverso la settima sfera della Misericordia.
38. Così Lishi-Ana ci rivela la Sua guida. Nulla che non valga per noi figli; e noi non possediamo nulla che non ri-irradi nella ricchezza della luce dell’Empireo. Perciò tutte le piccole stelle, come persino i mondi della materia, rimangono schierati intorno al loro Sole-principale. Pure così i nostri piccoli, il favoriti del Regno, devono percorrere solo una piccola via. UR li tiene sempre amorevolmente uniti intorno a Sé (Matt. 19,13).
39. Più grandi sono i Corpi dello Spazio di luce, più ampie orbite percorrono. Questo corrisponde alle vie di co-aiuto dei grandi spiriti…”
- “…come lo sei tu!”, viene interrotto Ja-Ardua.
- Egli sorride: “Certo, ma UR chiama compiuta ogni via di chi la percorre con buona volontà. Le piccole stelle splendono secondo la loro grandezza come tutte le grandi. In ciò non esistono differenze di valore.
40. Vi sia ancora intrecciato: alcune stelle attorno alle quali fluttuano dei corpi del Cosmo a loro subordinati rispetto alla loro regione orbitale, sono pure da considerare ‘Soli’, perché continuano a viaggiare per la Luce ereditata oppure per la propria. UR, l’unico Sole più sublime è il Donatore, e noi, come Stelle, siamo coloro che accolgono. Se ri-irradiamo i Doni della (Sua) Luce, allora siamo simili a piccoli Soli, ma di fronte a LUI siamo sempre soltanto una Stella.
41. I principi della Luce assumono le vie più difficili, fino all’ultimo bordo della materia profonda, dove comunque può andare ognuno. Ai nostri più piccoli viene abbreviata, perché la loro via è la volontà del co-aiuto”. Ja-Ardua interrompe l’insegnamento. “Venite, amici, Lishi-Ana ci chiama nell’alto padiglione. Vedremo cose Meravigliose!”
- ‘Sì’, sospira Crispar, ‘sta venendo a prenderlo’.
- Ja-Ardua lo alleggerisce: “Anche a te attende la via”.
- I figli della luce gioiscono, per quando sarà giunto il loro tempo, per sacrificare ad UR la via del co-aiuto …per Sadhana.
*
42. Nell’alto padiglione arde la fiamma; la magnificenza dell’ATMA avvolge tutti gli abitanti della stella. Lishi-Ana è presso il Focolare del padiglione. Riverenza è il piede destro, l’amore quello sinistro, - così accorrono e stanno dinanzi a LUI con il volto raggiante, attendendo la maestosa Rivelazione che l’alto Amato porta.
43. Lishi-Ana alza due volte il bacino del fuoco.
- Ja-Ardua e Crispar indossano quei mantelli con i quali sono venuti. Durante una permanenza ne hanno degli altri; li si lasciano indietro, così come un uomo perde il corpo della materia con la morte.
44. Lishi-Ana dice: “Figli Miei! Oggi la porta è rimasta invisibile, cosa che alcuni hanno riconosciuto come simbolo che gli altri hanno ugualmente la stessa parte nella gioia. Infatti ora non esiste nessuna differenza nel prendere il Mio Dono, nemmeno nel vostro, portato a ME. Lo vedete nel divampare della fiamma, quanto Mi rallegrate.
45. ‘Doni restituiti, alto Amato Lishi-Ana!’, pensa Ja-Ardua.
- “Il Dono, come l’essenziale, proviene da Me; il ritorno è la vostra parte, cresciuta in alto dal servizio. IO, il Donatore, voi i beneficiari, di ciò rimanete non toccati. Su questa intoccabilità ho posto la reciprocità, altrimenti non sareste capaci di riportarMi il minimo.
46. Questa non è una contraddizione. La prima Fiaccola del Fuoco del Creatore, la Mia magnifica libera Volontà come Potere stabile, come stabilità, l’ho aggiunta dopo per il vostro bene nella quadruplice Creazione del Mio Ordine, affinché dal Potere dominante dobbiate divenire delle libere creature-figli.
47. La libertà dei figli non offre nessuna illimitatezza. Proprio nel magnifico Recinto considero ciò che è restituito come ‘dono dei Miei figli’ per la vostra beatitudine, e per la Mia gioia. Oggi non esiste nessuna porta per insegnarvi questo. Chi arriva alla rivelazione, non ha bisogno di altro che ME!
48. Ora non vale più nessuna porta esteriore? Oh, questo non sarebbe proprio bene! Lo sviluppo, la cui più ricca magnificenza ha l’Empireo, nei nuovi gradini ha sempre bisogno di porte. Più gradini di sviluppo oppure anche di conoscenza sono una sfera di conoscenza. Siete arrivati in una nuova sfera. Tra le sfere d’esistenza e di conoscenza Io stesso apro le porte; perché: …Io sono la Porta! (Giov. 10,7)
49. Non avete bisogno di bussare? Per via dell’esteriore certe cose potrebbero rimanere escluse; il collegamento interiore richiede che si bussi. Come? Preghiera e ringraziamento! L’autentico amore portato a Me è il proprio dono del patrimonio riportato, il chinare la volontà e il servizio nella materia è anche l’umiltà e la speranza che IO sia il Salvatore, il Redentore, l’Aiutante e il Guaritore. Non c’è altro Aiutante all’infuori di Me! (Isaia 43,11)
50. Alcuni non comprendono la materia profonda, ma per questo vale l’insegnamento sui demoni e sui diavoli come co-precipitati, quegli esseri come i co-trascinati. La materia profonda è la regione dei demoni; la materia in genere più leggera da qualche parte (mondi superiori), è quella degli esseri.
51. La separazione della regione si estende di più sull’essenziale, e questo per la magnifica Misericordia. Ho insegnato che quando i forti devono cadere, molti deboli devono essere tolti prima. Soppeso le due parti sulla Bilancia dell’Ordine. Dove dei demoni possiedono il sopravvento, là vanno i Miei grandi. Anche il loro operare viene dapprima pesato, molto particolarmente per la schiera dei cari figli della luce. Chi diventa un ‘portatore di pesi libero da pesi’, perché dovrebbe avere inoltre, meno Aiuto?
52. Non è stato riconosciuto precisamente che il corpo materiale alleggerisce la via del co-aiuto. Ora fate attenzione: (questo) a voi deve servire per purificare la parte da riportare indietro (i caduti) e portarMela come dono di raccolto. Questo è il peso. Dato che il corpo, innanzitutto, è materia, dalla Mia Bontà del pareggio vi diventa protezione. Contro chi? Ebbene, …contro Satana, perché lui vi vuole accusare, e lo farà prima che egli stesso arrivi al ritorno.
53. Se si presenterà davanti a Me[59], …e lo può fare, allora vi accuserà, soprattutto i grandi. Tuttavia il Mio Diritto imposto respingerà la sua accusa, perché è ingiustificata. Con ciò accuserà la sua stessa materia, che voi – per la sua utilità – prendete su di voi. Questo non se l’aspetta. Io ho provveduto a questo, prima della caduta. Le vostre vie del co-aiuto indicano questo, che lui accusa seriamente se stesso.
54. Solo, nessuno pensi che allora voi non pecchereste se il vostro corpo è una faccenda di Satana. Pensato così, allora ogni conto circa la Bontà del pareggio è sbagliato! Allora, le parti riportate che devono essere restituite di nuovo tramite la grande salvezza di Lucifero, non verrebbero nobilitate per fare di lui – di nuovo – SADHANA, la Mia bella figlia della Creazione.
55. Non per questo vengono sovente menzionati i primi come i grandi luminari del Regno, perché sarebbero preferiti ai Miei piccoli. Loro prendono su di sé delle parti di forza dei demoni, la Mia schiera quella per i poveri esseri. In vista della capacità di carico di ogni figlio, i pesi rimangono tra di loro del tutto uguali. Non dipende dalla quantità, bensì dal modo come viene fatto qualcosa.
56. Appunto perché i loro luminari sono più grandi, dal Diritto affermato è da respingere qualunque accusa di Satana. Poprio così: ‘Satana! Tu hai impiegato il più grossolano della tua grossolanità per sedurre coloro che servono te nella via di co-aiuto, e soprattutto per accusare ancora davanti a Me. Quanto ti sei sbagliato nel conto!
57. Io, dal ‘Diritto dell’eterna Redenzione’, ho messo di fronte qualcosa di grande dalla Mia Luce, di fronte al tuo cattivo pezzetto. Il tuo senso è ‘pelle per pelle’? (Giobbe 2,4) Il Mio è la Giustizia per l’Espiazione! Tu vuoi rovesciarli, ma non puoi. Allora ti lamenti contro. Porta qui i tuoi piccoli, ed Io metterò di fronte a loro i Miei piccoli!’. – Questo dibattito gli ha già causato molto fastidio e lo infastidirà ancora a lungo finché resiste alla sua propria redenzione. Ad ogni piccolo favorito, Io dico: ‘Il tuo servizio è una grande parte della magnificenza del Regno!’
58. Non nell’immutabile, …ma nella previsione della Redenzione ho previsto il Diritto di pareggio dalla Mia bontà di pareggio anche su di voi per Lucifero: Se un prìncipe della luce cadesse a causa dei grossolani pezzi gettati davanti ai suoi piedi, questo causerebbe nella sfera di dominio nella regione della sua Caratteristica una sensibile perdita, cosicché allora, tutti gli spiriti dei figli della Luce della sua Casa dovrebbero aiutare a sopportare questa perdita.
59. E’ giusto questo? Oh, nella Sapienza ho lasciato a Satana libero gioco per misurarsi coi principi[60] Lui non ha riconosciuto che il ‘blocco dei sette principi’ non si può spezzare, dato che essi hanno sostenuto pienamente la loro prova di libertà. Ma doveva riconoscere, che una libera volontà, creativamente, sta sempre sotto la Mia Volontà creativa!
60. Con ciò si ottiene il contrario. Ogni principe della luce che mantiene la fedeltà in tutta la sua casa, di cui fa parte la strada del co-aiuto, per proprio merito della prova di libertà compiuta, procura con ciò una vittoria alla sua sfera, che l’intero inferno non può distruggere.
61. Il guadagno è due volte più grande di come sarebbe stata una perdita. Invece la perdita di tempo che voi subite a causa della via del co-aiuto, nel Diritto del Pareggio lo metto in conto in tutta severità a Satana, soprattutto, avendolo lasciato sedurre gli aiutanti fin dalla Redenzione di base. Certamente, ognuno deve mettere il suo conto, affinché Satana non possa dire che l’avevo voluto IO.
62. Consideriamo ancora una cosa importante: – qualche sasso viene gettato anche davanti ai cari piccoli, perché Satana pensa così di poter ‘calpestare la massa’, e poi ce la farebbe con i grandi. Invece la Mia Meta è: il rimpatrio dei poveri esseri, perché loro – e Lucifero è il più misero – prima dell’incarnazione in un mondo sono solo una dualità: sostanza grossolana e forza grossolana. I corpi degli incarnati (dalla luce) in confronto ai corpi degli esseri (delle tenebre) sono da chiamare ‘fini’, perché, dalla Mia bontà di pareggio in modo fine, quindi in segreto, sono da riportare attraverso loro i beni perduti di Sadhana.
63. Anche la dualità è un confronto: Luce e oscurità, patria e terra straniera. Questo poggia sulla bontà di pareggio e sul Diritto di pareggio come fondamenti, quei Portatori di tutte le Opere. Gli esseri devono accettare in sé questo confronto, assoggettandosi a questo, nella loro libera volontà.
64. Se si lasciano incarnare (i piccoli delle tenebre), anche se per il motivo di opprimere i figli della Luce al fine di rovinare la larga strada ai grandi, è allora che poi si manifesta in modo evidente l’Aiuto. Quello segreto opera sempre. L’Aiuto evidente è che attraverso la scintilla ‘SPIRITO’ essi diventano una trinità, con cui il peso più grave viene pareggiato dal confronto anzidetto, certamente solo attraverso la Mia Grazia e la Mia Misericordia.
65. In questa trinità manca, dalla caduta, il confronto con Me-Creatore; nell’incarnazione nel mondo (in un), manca il confronto con Me-Padre. Non sarebbe molto meglio viceversa? – Ascoltate: Sadhana voleva perfino mettersi alla prova in modo creativo, ed ha sfidato il Potere del Creatore. Se lì avesse operato la Mia parte di Creatore, allora non sarebbe esistita per nessuno una salvezza. Dopo di ciò, potete vedere quindi che cosa significa ‘MISERICORDIA’!
66. Come per il bene dei figli ho spostato la Mia Volontà al secondo posto, l’Ordine al primo, così, per gli esseri, il Creatore all’ultimo; e si è manifestato sul piano la Parte-Ur del Sacerdote, di Dio e del Padre. Dopo un’incarnazione nel mondo (in un) vale per loro poi anche il Mio Tutto: Creatore, Sacerdote, Dio e Padre.
67. Per il loro vantaggio il ‘Padre’ passa in secondo piano, poiché quello che si devono conquistare, che è possibile con la Misericordia redentrice, lo può procurare il loro ritorno, il che riesce quasi sempre dopo il percorso in un mondo. Allora diventano ‘figli’ che hanno ritrovato la via verso la Patria; allora vado loro incontro già da lontano come ‘PADRE’ (figliol prodigo).
68. Ancora un grande Scambio fatto da ME, e non esiste eternamente nessun proprio guadagno, benché la moneta del salario quotidiano conserva continuamente la sua validità per la disponibilità al sacrificio. Questo è il distacco! Nessuno può liberare chi è incatenato, con o senza colpa. Per voi è lo SCIOGLIMENTO – badate, e non confondetevi – dal voto, per sacrificare la vostra beatitudine per un certo tempo.
69. Voi lo avete dato a Me, ed Io lo riscatto per Satana. Il poterlo dare, non prevederebbe l’intero Scioglimento? La Mia ‘Previsione’ che fu anche ‘pre-supposta’, lo ha indotto. Questo è il Mio aiuto, che non sorge prima, dall’acquisizione creativa che opera eternamente, come Lo sono eternamente Io, il Creatore! Ma se ciò che è sottomesso all’Aiuto dipendesse dalla caduta, allora, nel divenire dei pensieri degli stessi figli creati, avrei previsto, predestinato – per chissà quale motivo – la caduta? Questo non è avvenuto!
70. Il Mio aiuto valeva originariamente per il percorso di sviluppo, fare di ogni figlio la scintilla nell’immagine della Mia Luce. Questo, nel genere essenziale, è proprio ‘una realtà dell’Empireo’, rimane uguale nel nocciolo, se scintilla, raggio, fascio di raggi, oppure come il Sole. Tuttavia cose singole non sono il Sole; tutto splende solamente rispetto alla sua grandezza. Vi ho posto liberi in un percorso di sviluppo perché voi dovevate risplendere.
71. La Conduzione, l’Insegnamento, la Guida, la Rivelazione, erano i quattro Aiutanti. Se ho trasferito questi sulla caduta, allora il Diritto di pareggio insieme alla Bontà di pareggio includeva dapprima i fedeli. Oppure, si può dire così: Il Mio aiuto per loro non si è interrotto; in vista della loro fedeltà non è nemmeno mai cambiato. Semplicemente, si è aggiunto ulteriormente, proprio, il segreto scioglimento dal voto.
72. Prima della caduta non era necessario nessun voto. I figli sapevano di provenire dal Mio Fuoco di Creatore. La confidenza tra Me e loro conosceva unicamente la Mia alleanza che avevo creato per loro. Se ora le sette case dei principi avevano conservato la Mia alleanza e la loro fedeltà nella reciprocità, perché, dopo, avrei dovuto aggravarli per via della caduta?
73. Loro, lasciandosi caricare, sono diventati ‘portatori di pesi liberi da peso’; uno scambio che nella caduta ha creato il voto e lo scioglimento. Da parte Mia, l’alleanza e lo scioglimento; dalla vostra, fedeltà e voto. Quindi, dal Mio aiuto vitale – come già detto – che valeva primariamente per lo sviluppo, per voi ne è derivato lo SCIOGLIMENTO.
74. Colpito dalla caduta, altrimenti i voti insieme alle vie del co-aiuto non sarebbero dei sacrifici, è iniziato subito lo scioglimento, dato che amavo i Miei figli, ma non per Amor Proprio. Io ho unito lo sviluppo con il servizio. Quest’Atto non poteva avere nessun contributo filiale. Così come l’Aiuto è stato partorito dall’eternità del Creatore e fluisce nell’eternità dei figli, così anche lo scioglimento dalla Previsione fino al santo ‘COMPIUTO’!
75. L’Aiuto per lo sviuluppo valeva anche per Sadhana prima della sua caduta, perché allora non era necessario nessuno scioglimento. Unicamente la Mia Alleanza stava sul Piano. Null’altro! Questo era – detto per voi – la santa eredità che era stata data ai figli. E per questa, non c’è in eterno nessuna propria conquista.
76. Questo era del tutto diverso per Satana. Al posto della Mia Alleanza venne la Legge, e cioè in quella parte che, senza Pareggio, genera immutabilmente la conseguenza, se e come si infrange contro la Legge. La Parte fondamentale della Legge, il senso dell’Alleanza, rimane esistente senza cambiamento, senza rinnovamento, come IO in eterno non MI devo mai cambiare, mai rinnovare!
77. Questa Parte fondamentale è lasciata in eredità nei Fondamenti della Creazione come una ‘durata eterna’. Egli conserva la validità negli Eoni-Ur, indipendentemente dalla capacità di cambiamento delle Opere. Invece la parte del seguito a cui sottostanno anche i figli fedeli, vale per l’intera materia. Questa, è ora mutabile, giacché i poveri esseri sono decisamente sottomessi ai cambiamenti? Lo vedremo.
78. Una parte dev’essere come il Tutto. I rami sono dello stesso legno del tronco. Dal legno del tronco si possono costruire le case, dai rami i tetti o intrecciare recinti. Questo vuol dire che il tronco e il ramo, nonostante lo stesso genere, si impiegano differentemente. Dalla Parte fondamentale della Legge è derivata la Parte seguente, come perfino dall’Aiuto rinsaldato provengono tutte vostre mutevoli vie di co-aiuto. La struttura di base è anche qui lo stessa: ‘Il MIO AIUTO’! Sì, nella Legge non c’è mai nulla da rinnovare. Ho stabilito il Mio aiuto per il popolo filiale prima d’averlo chiamato in Vita.
79. Da ciò risulta il durevole nella Legge come l’ho ‘pre-organizzatato a favore del Mio popolo. In questo, si trova – mai predeterminato – il ‘Giudizio’ contenuto nella Parte del seguito della Legge, a seconda di come agiscono gli incarnati. Di conseguenza si mostrerà differente. Sì! – Può persino essere ampliato, ma anche diminuito, non toccando in ciò la solidità della Legge fondamentale.
80. Questa è la Mia Alleanza, in cui, dopo, ho incluso il Giudizio per Misericordia. Diversamente nessun caduto potrebbe sopportare la Mia Grazia nel Giudizio. Ma perché no? Vedete, senza solido Fondamento non c’è nessuna capacità di cambiamento; senza una solida strada non c’è nessun passo. Sarà utile un esempio.
81. Le formazioni dello Spazio si muovono. In ciò cammina e muta lo Spazio? Notate che il Trigidur va per la strada dei Soli? No! Lo indica solamente il cambiamento delle posizioni dei soli e delle stelle. Voi stessi camminate avanti e indietro. Quindi tutto dipende dal riflesso posto in alto, bordato dalla Mia Alleanza, dalle Fondamenta, cosa che insegna a riconoscere quanto segue:
82. IO, immutabile. L’esternato-mutabile attraverso ‘la Legge pre-giudicata’. Nello Spazio le formazioni sono magnificamente ordinate nella solidità; su di esse i Miei figli si muovono liberamente. Il vostro corpo preformato, definito – anche come incarnato – deve comunque crescere. Non è necessario fare altri confronti. In tutte le Mie parti Io sono immutabile, su qualunque base anche le Mie Opere si muovono sui ‘percorsi del divenire’ e su queste si possono sviluppare. Appunto questa Base è la Legge fondamentale.
83. Se nella materia predomina il seguito della Legge invece che l’Alleanza, allora anche in questa è evidente la verità. Non può, la Mia Alleanza, essere molto migliore per i caduti, che la Parte ramificata del seguito della Legge fondamentale? Ma che cosa vale maggiormente: la Mia Alleanza o la Mia Legge? È Mio il Potere! Il ‘Mio Potere e il suo Impiego’ sarebbero minori? Oh, l’Alleanza e la Legge possiedono immutabilmente il ‘MIO’! Questo testimonia l’Amore che ho avuto per i Miei figli quando erano ancora un embrione nel Mio Fuoco creativo.
84. Con l’indicazione all’Alleanza e alla Legge, alla vostra fedeltà e voto, concludo l’Insegnamento. Oltre, potete cercare voi stessi. In sovrappiù vi dico: il Mio Insegnamento è il Suolo solido su cui non c’è nulla da scuotere, ma quello che dovete cercare e che potete trovare, è la vostra capacità di cambiare nel Raggio di luce della conoscenza!”
85. Lishi-Ana tace, e come risvegliandosi si guarda in sù. In un fitto cerchio stanno intorno al Focolare del padiglione. Lishi-Ana, UR, si trova in mezzo a loro. E qui vedono un confronto: loro nel padiglione saldamente stabilito come l’Alleanza, e la santa Legge di Lishi-Ana; nella conoscenza ampliata esteriormente verso il focolare del padiglione, interiormente nel progresso avanzati nella loro vita.
86. Al loro rinnovato ringraziamento l’Empireo dà la Risposta. Oggi seguono UR sul Suo Monte, ed attendono finché Egli scompare al loro sguardo sulla strada regale. Non scomparsa è la Magnificenza dell’ora di consacrazione. Ja-Ardua mette la Parola di Dio in fondo, per la fine della sua permanenza qui. Discute con Crispar la sua via, di cui quest’ultimo riconosce in genere egli stesso; perché prima che si vada nella materia, tutti gli spiriti dei figli della Luce vedono la loro via di co-aiuto. Solo che la visione viene di nuovo coperta con il passaggio attraverso la porta del mondo.
87. Raramente qualcosa passa nella consapevolezza mondana, eccetto quando c’è da eseguire un Incarico (come profeta p.e.).
- Crispar chiede: “Nella materia è utilizzabile il mio dono? Se penso – questa visione di Grazia fin dentro al secondo anello di sfere, - di certo, difficilmente sarà possibile annunciare, se in genere, non posso portare con me il sapere della Luce”.
88. “Lo possiamo”, dice Ja-Ardua, “anche se pochi lo sanno, per il bene di Lucifero, altrimenti si lamenterebbe che è stato violentato. In un certo qual modo è una violazione, ma è giusta in UR. Lishi-Ana ci ha insegnato la Bontà del pareggio e il Diritto del pareggio. Satana non può superarli senza urtarsene. Un urto, previsto nella Misericordia.
89. Molti incarnati per piacere a se stessi hanno la pretesa d’esser loro i creatori di una cosa. Ma guai a chi si riflette nella presunzione! Nessuno è un creatore o un maestro (Matt. 23,10), poiché la facoltà di impiegare dei Doni ricevuti, è la Forza che ogni figlio riceve dal Creatore.
90. La Sapienza della luce rimane davanti alla porta materiale, perché gli spossati non possono sopportarla. Tutto il loro sapere sarà (come) una scheggia di un vaso rotto. Tu, amico Crispar, scenderai ancor prima di me nella prima parte dell’ultimo tempo dello scioglimento. E’ un popolo buono, al quale porterai la tua sapienza del Cielo. Tramite questa si lascerà calcolare l’Alta Luce di Lishi-Ana, quando e dove cadrà sul luogo dell’ultimo scioglimento[61]“.
91. Ad alcuni che presto inizieranno la via del co-aiuto, Ja-Ardua indica dove e come devono agire. – Nuovamente è un ringraziamento ad UR, che riecheggia dall’Infinito. Dopo un pasto e una preghiera davanti all’altare della casa, si svolge una parola d’addio. E’ comprensibile che Ja-Ardua prenda per sé come linea di condotta il meraviglioso discorso di Lishi-Ana nell’Alto padiglione. Egli dice:
92. “Amati amici! La mia partenza, certo in un piccolo riflesso, sarà come l’arrivo, la permanenza o la partenza di Lishi-Ana. Una piccola scintilla vi rimane. Per noi non esiste nessuna separazione, persino quando non ci si vede sempre. Noi fondiamo le nostre scintille, che abbiamo accolto in noi dalle maestose parole di UR”.
93. Esse sono da trattenere, anche se non si può portare tutto con sé. La materia non sopporta la ‘Grazia del Giudizio’. Trattenete ciò che Lishi-Ana ha insegnato. Karmosha ritornerà presto con molta Sapienza; insieme a lui imparerete ciò che manca dall’Insegnamento di Dio, prima che ognuno prenda la propria strada.
94. Abbiamo sentito dello scioglimento, che cancella per così dire un voto dato liberamente. Lishi-Ana ha inteso questo? Tanto, non è un Dono quando lo si riottene o si riprende. Un voto è da osservare (Salmo 50,14); ciononostante ne veniano sciolti. Nella materia è difficile pagare un voto dato nella Luce. Proprio ciò che non possiamo mantenere attraverso l’oppressione, viene sciolto da noi. Dal Diritto del pareggio!
95. Lishi-Ana ha qualcosa da pagare? No! Noi assumiamo una parte della colpa che Lucifero ha casuato. Senza colpa, nella materia diventiamo colpevoli, più o meno: ed è questo che Lishi-Ana intende. In ogni caso è importante riscattare la cambiale presa liberamente. Qui, pure il maestoso confronto: noi sciogliamo, …UR ci riscatta!
96. Questo è quell’Aiuto dalla Previsione che era un’onnipotente pre-Azione senza predestinazione. UR ci ha messo su quel Suo percorso sul quale possono scorrere i nostri sentieri, nel meraviglioso anticipo orlato dall’Alleanza di UR, per catturare dei caduti nel maestoso Recinto di UR. Non da legare, perché la loro caduta è la propria catena. Il loro scioglimento si formerà diversamente che quello per i figli della fedeltà. Noi veniamo sciolti dal voto attraverso la colpa; i poveri dalla colpa attraverso la Legge …liberati …riscattati!
97. Noi andiamo nell’abisso come ‘scintille’ e possiamo operare come ‘raggi’ nella fusione della forza dei nostri pensieri. La pietosa Alleanza di UR è già nel magnifico anticipo il segreto scioglimento, cosicché, anziché incatenati dai caduti, restiamo i LEGATI, per cui Egli include la nostra fedeltà ed anche il voto.
98. Durante la lite del Cielo dei principi siamo rimasti sulla nostra giusta posizione. Soltanto, abbiamo conservato anche da noi la fedeltà. Se fosse successo soltanto per l’Aiuto di Dio, allora Satana, un giorno potrebbe chiedere il perché la Forza di Dio non ha aiutato per lui. UR non diminuisce il Suo Aiuto, come non diventa nemmeno differentemente grande.
99. Già prima del divenire, UR aveva i pensieri-figli. Il seguito della Legge si mostra diverso solamente nella materia, perché là, fedeltà e voto possono morire, riferendosi semplicemente a noi. I degenerati non conoscono nessun voto. Ma tra di loro non vi è nessuno che prima della caduta non sia stato istruito o guidato. Quindi è giusto se vengono a stare sul lato sinistro (Matt. 25,41). Loro si distolgono; nel Seguito, UR si distoglie. Per sempre? Se sì, a che cosa servirebbe allora la ‘Grazia nel Giudizio’?
100. Se UR avesse fatto la Sua santa Eredità, la Sua Alleanza, unicamente per noi, allora mancherebbe sempre una parte del Suo Amore. Solo nella caduta la Sua Alleanza ha preso il posto della Legge. Se però proveniva da Lui, l’Alleanza insieme alla Legge, allora entrambi devono essere una unità, tendendo ad un’unica Meta, anche se le vie tra Rivelazione e Compimento si possono mostrare diverse per ognuno.
101. UR insegna Edificazione, Direzione, Corso e Meta. L’Edificazione e la Meta, immutabili, riguardano l’Alleanza; la Direzione e il Corso per lo sviluppo creativo è la parte del seguito della Legge che appoggia la facoltà di cambiamento delle Opere, nel Recinto del Suo Patto! Egli ha stabilito l’Aiuto. Allora è aperta anche qui la domanda: soltanto per noi? Questo sarebbe nuovamente soltanto una parte, oltretutto, quella da meno, perché ci siamo lasciati circondare dalla Sua Alleanza.
102. Certamente il Diritto di pareggio e la Bontà di pareggio hanno incluso dapprima i fedeli. Se questo era per UR più facile o più difficile, non lo potremo mai capire e non ne abbiamo nemmeno bisogno. Ma che dei caduti non possano sopportare la GRAZIA nel Giudizio, risulta dal fatto che dopo un atto di pentimento e conoscenza che spinge al ritorno e al rimpatrio, il peso del pentimento li travolge.
103. ‘Violentare’. Satana si infurierà quando si mostrerà di nuovo l’ampio Fronte di Luce[62]. Se il Giudizio copre la Grazia, mentre gli esseri vengono sul lato sinistro dove la luce non può splendere, allora è lo stesso Aiuto dell’Alleanza, ma rivelato diversamente. Nessuno dica che per UR nulla sarebbe condizionato dal tempo, che sarebbe quindi secondario se a tutti, alla fine, spettasse la Grazia di Dio. Gli esseri potrebbero perseverare, e noi diventare peccatori, e ciò senza alcuna importanza, tanto, l’ALLEANZA avrebbe già un Rimpatrio per tutti. – Ah, questo argomento è una trappola, disposta da sé!
104. UR non ha per Sé nessuna spanna di tempo. La percezione del tempo in collegamento con la Grazia del Giudizio, accresciuta come peso dal pentimento, ha un doppio effetto sugli esseri: cioè dall’Alleanza e dalla Legge fondamentale. Questo è il loro proprio tempo d’esistenza, e quello (ulteriore) che rubano a tutti i figli del co-aiuto.
105. Noi pure possiamo sentire doppiamente il tempo della vita; non buono dalla via materiale, buono dalla Luce, …nel ringraziamento ad UR e nella nostra beatitudine. Non per ultimo questo doppio proviene dal Potere di UR e dal suo utilizzo, rivelato nell’amore e dalla nostra facoltà di cambiare, che può renderci beati.
106. UR ha dato ad ogni Opera dal Suo Genere immutabile il cambiamento nella Legge pre-giudicata. Dalla santa Perfezione affluisce tutto a noi, ma questi doni sono anche da accogliere e da perfezionare per se stessi. Il cuore ha la sua salda sede in noi, un meraviglioso simbolo della Divinità-UR. Tuttavia il suo battito può essere costante, veloce e lento, del tutto secondo come noi stessi lasciamo riecheggiare in noi, questo o quello.
107. Chi conserva i Doni di Lishi-Ana nella Costanza, ottiene per sé, una perfezione perfetta per ogni progresso. UR ha donato dalla Polartità del Potere permanente e dominante la capacità di cambiamento, con cui ora conquistiamo la perfezione. La perfezione appesa al progresso è la parte centrale della Vita, eternamente dall’Eterno, rimanendo nella Permanenza!
108. Vedete, voi trigiduriani avete afferrato il senso del Nome LISHI ANA, per interpretarlo affinché diventi una Colonna solida, mancante ancora della ‘Pietra bianca’. Ma non fa male. Se avessimo tutto, ci mancherebbe la spinta ad una conoscenza più ricca. Infatti, solo l’avanti dà la beatitudine, e di questa fa parte per primo l’avanti della conoscenza.
109. Così allora ascoltate: – Noi conosciamo il Nome di Dio, il Quale vive in noi. Per via della molteplicità delle Sue Opere Egli porta molti Nomi, rivelando Se stesso Egli li prende dall’UNO. A voi e al vostro luogo, UR ha rivelato un maestoso Nome. (questo Nome) E’ noto pure su tutte le stelle che hanno da accogliere, come il Trigidur, i rimpatriati, e questo significa:
110. LISHI = rivelazione di Luce, anche ai poveri! Se essi Lo incontrano in seguito alla caduta, allora è una rappresentazine ‘luminosa’, con e senza visione. Infatti anche il Suo insegnamento è un contemplare, fin dove questo serve alle creature. Ovunque UR c’incontra nell’Insegnamento e nella Persona, là è la ‘Sede della Luce’, un pezzo del Suo Seggio (Cheru-Serpha). Contemporaneamente ‘Lishi’ significa = il primo Fondamento, la Polarità di Forza permanente, la costante.
111. ANA = è la Raccolta di ciò che UR crea. Egli ‘lo raccoglie’ per la Sua dignità di Governo, raccogliendo anche le due parti dei figli, nell’Alleanza e nella Legge fondamentale. ANA significa pure = ‘Radunanza’. Quando Egli ci chiama, oppure viene a noi nella maestosa Bontà, ci schiera sempre intorno a Sé. Lo abbiamo potuto sperimentare sovente, – raccolti intorno a Lui.
112. Nel punto di vista di entrambe le Parti del Nome, l’ANA ricade sul secondo fondamento e la Polarità di Forza regnante. Anzi vedete: Lishi è il Creatore, Ana il Suo popolo. Per via della materia al bordo della luce la parte del Suo Nome è sempre al primo posto, come una Protezione per noi, come una difesa contro l’irruzione di Satana.
113. Sul sole Dysothera il Nome TAO-MANA di UR vale al contrario: Il TAO a noi, il MANA a Lui. Là Egli mette i figli davanti a Sé per vedere che cosa fanno e che cosa succede? Deve forse guardare intorno a Sé? Oh, noi sappiamo che Egli guarda sempre a noi. Se avete questo davanti agli occhi e nel cuore, allora andate incarnati con la Forza, con gli occhi (sapienza) e il cuore (amore), consolati nella povera lontananza. Là la buona volontà eleverà il vostro cuore, renderà sapienti e vedenti i vostri occhi!
*
114. Il ‘venite!’ di UR risuona quattro volte: per me, per Crispar, per voi e per gli estranei. Metto il vostro ringraziamento nel Santuario, sul santo Focolare davanti al Volto di Dio”.
- Ognuno si spinge intorno a Ja-Ardua; anche Crispar viene colmato di Luce. Entrambi sono una alta Benedizione.
115. Ja-Ardua prega ancora con la comunità: “Maestoso Lishi-Ana-UR! Ti sei rivelato nella Santità e Magnificenza come Creatore, Sacerdote, Dio e Padre. Gloria, onore, lode e ringraziamento Ti siano portati. Seguo il Tuo ‘Vieni!’ pieno di grazia nel cuore e con i miei piedi. Anche i tuoi figli sul Trigidur accoglieranno la Tua chiamata ‘Vieni!’, non appena il Tuo Raggio li condurrà alla Citta Santa-Luce.
116. Il Tuo figlio di questa stella (Karmosha) ha pronunciato una volta una Parola significativa dall’Angolo del Cuore. Già nel Santuario egli ha ascoltato il Tuo Alto Insegnamento che hai dato al buon popolo. Pure l’Infinito ha ascoltato, e per questo fluisce la Tua Benedizione. Per dove? Solo nella Luce, …che è Portatrice della Tua Benedizione?
117. O Lishi-Ana! Anche dove la Benedizione non ha nessun suolo (parabola del seminatore), opera il suo percorso. Riconosciuto oppure rifiutato… ‘Che cosa vale per TE?’. Tu compi ogni Tua opera per il Tuo compiacimento. Il Tuo giubilo di Creatore fruscerà sopra di noi quando la ‘semenza della Benedizione’ maturerà per il ricco raccolto. Fa che possiamo essere ‘raccolto e mietitori’; raccogliere dei covoni ed essere il Tuo buon frumento.
118. Maestoso Lishi-Ana-UR! Gloria, onore, lode e ringraziamento; e a Te, eternamente un ‘Alluiha’ … ‘Alluiha’!”
- Due Fiaccole divampano in alto. La Luce del Trigidur, risplende ancora più magnificamente del Damanona, libera la strada nel Santuario per Crispar e per Ja-Ardua. Le fiaccole dell’altare caminano accanto, portate dalla Mano invisibile.
[indice]
DIO / IMMANUEL - IIIa
parte
Uraniel benedetto parte per la
Terra, poi segue Perutam-Giosuè
Trent’anni impegnativi nel deserto –
Giosuè viene chiamato
Dio interviene nelle contese – Aaron
riconosce gli errori
Giosuè co-guida altri dieci anni
fino ai moabiti
«Tal è l’eredità dei servi
dell’Eterno e la loro giustizia…»
1. La terza porta del Santuario si apre. La Magnificenza fluisce fuori, o dentro? Oh, dal Centro-Ur fluisce fuori: Luce, Vita, Magnificenza e, …Bontà. E i figli possono riportare la loro parte secondo la misura che hanno nei loro cuori.
2. UR siede sul Suo alto Seggio, il cui lembo riempie il Tempio (Isaia 6,1), davanti a Lui una schiera dei Suoi primi. Perutam viene da Trigidur, accanto a lui i portatori di fiaccola, Uraniel e Michael. All’uscita della sfera questi si erano rivelati, non là solamente per lui (Ja-Ardua), ma per via dei poveri che venivano guidati dai loro luoghi d’espiazione su Trigidur.
3. L’incredibile riempie Perutam presso il santo Focolare davanti al Volto del Suo alto amato UR. La luce vibra dal canto del coro. Perutam apre le due mani per accogliere ciò di cui ha bisogno per la strada del co-aiuto; per dare ciò che può sacrificare il suo spirito al Padre. UR si reca al lato del regnante del Focolare, solleva in alto il Libro della Vita e dice:
4. “Figli Miei, è bene che abbiate scelto il Mio Percorso che conduce all’abisso di Satana. Un segno sono i portatori delle fiaccole che hanno guidato fin qui Perutam. Questo non è avvenuto per via di lui, perché non ne ha bisogno, ma la Mia Guida conduce ogni figlio, anche i Miei cari grandi.
5. Le fiaccole sono la Mia Luce; i portatori rappresentano ambedue i Fondamenti della Creazione. L’evidente di questo, vale per le strade del co-aiuto nell’oscurità e per la via del ritorno di tutti i figli: ai fedeli come ritorno a Casa dal campo di lavoro, ai precipitati come rimpatrio, affinché diventino figli di Dio.
6. Voi pensate che soltanto Io vi salvo il percorso della Luce. Certamente, ma dalla prova della libertà vi ho posto sul tratto (di strada) ed in questo senso diventate Miei cari aiutanti. Davanti a questo vi siete sempre chinati nella riverenza. Chi si china, lo elevo in alto; egli si trova sotto il Segno del nostro Giorno, libero nella luce! Voi siete andati nel vicolo del sacrificio sulla prima ed anche sulla seconda grande stazione d’Aiuto, avete riportato molto del patrimonio di ciò che era stato sperperato ciecamente dalla primogenita. Questo fa di voi i cari aiutanti. – Per la figlia della Creazione e per la sua schiera.
7. Alzati, Perutam! Grandi ed anche piccole buone candele scendono prima di te (p. e. Uraniel come Mosè). Compi bene tutti i gradini intermedi che hai da percorrere per via di certe anime, oppure che hai compiuto abbastanza nella terza Spinta di grazia”. Quanto suona gentile la voce di Dio, che sconvolge ogni figlio.
8. Perutam risponde: “O UR, Eterno-Santo, Eterno-Unico e Verace! Nel padiglione del Tuo Santuario possiamo chiamarTi con quel Nome che ci ridona l’eterno Eco saldamente formato. La Tua domanda è la Grazia stessa. Ci indica che possiamo ancora una volta prestare la prova delle libertà per la povera caduta.
9. Per Sadhana restituiamo la figliolanza – già conquistata – a TE. (vedi in “Opera-Ur”) Tu, eterno buon Padre-UR, non hai bisogno di sentire prima la risposta. Tu conosci tutte le cose; e noi sappiamo che la direzione ed il corso è una faccenda propria come quella della via del co-aiuto, offerta tramite la Tua Bontà, ma la Costruzione e la Meta in tutte le cose rimane eternamente la TUA FACCENDA!
10. E’ stato fatto abbastanza per la terza Spinta di Grazia? TU hai fatto abbastanza prima che i figli fossero, ed hai adagiato nella Tua sufficienza la piccola sufficienza dei figli. Come si allineano i gradini, lo lascio totalmente a Te. La Tua Parola è la Luce del mio piede (Salmo 119,105), e la Tua Volontà sia il mio bastone da viandante!”
11. “Ben riconosciuto!”, loda Iddio. “La vera beatitudine della vita è il progresso, da conquistare solamente nella luce ed unicamente sul Mio percorso. Da ciò ricade un riflesso nell’abisso, altrimenti i nostri poveri esseri non potrebbero mai sperimentare la redenzione. Le loro catene vengono certamente strappate nella materia, ma la liberazione dal carcere arriva quasi sempre dopo una via del mondo. In ciò il Mio splendore irradia sul riflesso della vostra strada del co-aiuto.
12. Il Mio guardiano ora seguirà le orme del portatore dell’Ordine (Mosè) come lo ha previsto la Mia Volontà di guida”.
- Uraniel ed Urea[63] che hanno ricevuto la Benedizione per il ‘terzo tempo di Grazia’, stanno a destra e a sinistra del santo Focolare. Mano nella mano lasciano il Santuario, sorvegliati dagli occhi di UR.
*
13. Su Israele è capitato qualcosa di orribile. Ogni giorno si chiama ‘fatica’, e il duro giaciglio si chiama ‘peso’. Infine, si aveva sperato fortemente che l’aspirante al trono che si chiama Musa (Mosè) avrebbe lenito le loro piaghe. Ci si era sbagliati; veramente non in lui al quale il faraone ha dato la sorveglianza e che ha cercato di alleggerire in segreto qualche peso, ma i servi della sferza guardando storto a Musa, gli rendono difficile la sorveglianza.
*
14. Gli anni corrono. Musa ha quasi raggiunto i cinquant’anni. A quel tempo – è quando inizia la via del terzo guardiano – un uomo alto passa attraverso la desolata parte delle capanne del popolo di Giacobbe. Lui è, per quanto si nota, l’unico che nessun egiziano osa toccare. Il suo essere principesco, fine, tiene lontano l’orda rude. Lo si chiama ‘il principe-sacerdote’ perché è proceduto da una linea rimasta pura del Ben-Jamin (Gen. 35,18) ed ha il dono di un sacerdote.
15. Egli indirizza i cuori gravemente tormentati e nelle capanne rotte, aiuta le donne, custodisce i bambini, lava le ferite degli uomini e va a prendere l’acqua. Nessuno lo ostacola. Chi chiude la bocca agli sbirri che il faraone non lo senta? Chi lascia cadere le fruste quando quest’uomo passa attraverso le file degli egiziani?
16. Il suo nome è Nu-Anim, chiamato dal popolo ‘Nun’; perché si dice: ‘Nun ritorna; Nun ci aiuta; ed altro. – Musa, chiamato così dagli egiziani anche se si chiama Mosè (Es. 2,10) vede l’operare di quest’uomo. Allora il suo cuore trabocca per i suoi poveri fratelli. (un giorno) Un colpo delle sue mani colpise il peggiore dei servitori della tortura. E’ un omicidio? Un Giudizio di Dio per domare altri attraverso la morte di un battitore?
17. Mosè fugge; ma Nun continua ad agire. Il suo ragazzo, Joshua (Giosuè) cresce bene, di cuore puro e con un corpo forte. E’ amato dai giovani e dai vecchi. Solo alla mano del padre, più tardi anche da solo, passa tra il popolo aiutando qua e là. – E nuovamente passano degli anni sul mondo. …Allora succede:
18.
“Padre, è tornato di nuovo!”. Joshua si
precipita nella capanna.
- “Chi, figlio mio?”
- “Musa!”
- “Ah!”, un sospiro – e parlando fra sé e sé: “L’ho visto nel sogno, lui è un grande. Signore…”, esclama colui che è provato nella sofferenza del popolo, “…ci vuoi salvare Tu? Hai ora aperto il Tuo Santuario?”
- Gli risuona udibile: “La Mia Porta è aperta, giorno e notte! Soltanto, …chi ci bada, se la Luce della Mia Santità penetra nel vostro buio?”
- “Hai ragione, Signore!”, Nu-Anim si china fino a terra.
19. “Per via di pochi che badano alla Mia Luce, la porta è aperta per le pecore che sono andate dal Mio Pascolo nel deserto. Preparatevi; il giorno è vicino!”
- “Signore!”, esclama mezzo soffocato.
- Joshua afferra la mano di suo padre: “Chi ha parlato con te? Non ho visto nessuno”. La prima grande Rivelazione che Joshua sperimenta.
20. “Hai appena trent’anni[64] ed hai sperimentato Dio, il Signore. EGLI ti ha chiamato! Per che cosa? Non abbiamo bisogno di saperlo subito. Ma preparati, il Giorno di Dio è vicino!”
- “Insegnami la preparazione”, chiede Giosuè.
- Allora Nu-Anim conduce suo figlio nella più profonda simbolica della fede.
*
21. Mosè ha agito, ed Aaron ha parlato. L’Egitto giace dietro ad Israel, come un cattivo incubo. Ma, …il grande deserto? Inghiotte gli uomini; distrugge la fede, nonostante la grande Bontà di Dio che giornalmente compare su Israele. Mosè potrebbe quasi scoraggiarsi, se non avesse dei fedeli aiutanti accanto a sé.
22. Nu-Anim aveva condotto suo figlio da Mosè prima dell’esodo: “Che sia tuo servo (discepolo - Es. 24,13)”.
- Mosè lo aveva guardato a lungo e, ‘…vide la mano di Dio sul suo capo’. Attraverso il peso della responsabilità, diventato molto serio, Mosè disse: “Deve diventare il servo di DIO, tuttavia rimanga presso di me”.
- Giosuè allora era diventato molto oppresso a servire quest’uomo severo, ma adesso sa da tempo quanta bontà c’era dietro a quela severità.
*
23. Avevano camminato rapidamente, erano quasi fuggiti per lasciare dietro di loro l’Egitto. La Luna era diventata piena quando avevano abbandonato il deserto Sin. Sospirando si guarda indietro; timorosamente in avanti, poiché li attende il grigiume. Rafidim, dove Mosè vorrebbe da tempo farli accampare per concedere riposo agli uomini e agli animali, è povera d’acqua[65]. Con Giosuè e diversi fedeli si trova nella calura, nella confusione degli arrabbiati che gridano per avere l’acqua.
24.Si guarda al lontano Horeb, le contrafforti si estendono fino a Rafidim,
- “Padre Mosè”, esclama Giosuè, “ecco un uomo che ti fa cenno”.
- “Hai occhi acuti”, risponde Mosè, “i miei sono già offuscati, tanto ho ottant’anni”.
- “Non vedo nessuno”, s’immischia Aaron, “e finora ho avuto una buona vista”.
25. “Si vede chiaramente”. Giosuè ombreggia i suoi occhi.
- Mosè dice: “Vogliamo esaminare che cosa vuole da noi”.
- Vanno verso una roccia, lontana milleseicento piedi (500 m.) dal bordo del campo. Qual segno? Non è il terzo tempo della Grazia, come ha detto il Signore nel sogno? E non sono tre mesi, da quando sono usciti dalla tirannia dell’Egitto?
26. Grazia? Questo deserto è impietoso! I milleseicento passi sono un segno della rovina, passa attraverso la mente di Mosè.
- Giosuè è stranamente legato a lui. Ha ancora bisogno di insegnamento, finché lo spirito conquisti su di lui il dominio. Ma ambedue hanno ora la Grazia e il segno: l’acqua …in mezzo al deserto; battuta dalla roccia con il bastone di Mosè (Es. 17). In mezzo al povero mondo la meravigliosa Rivelazione di Dio.
27. Ma hanno appena provato la Grazia, che il popolo mormora. Amalek, attirato dalle grida e sentendo dell’acqua che scorre, secondo lui così scarsamente, per conto suo rende la zona discutibile. Naturalmente, …perché Rafidim e ciò che ne fa parte è una regione di Amalek; solo che prima nessuno ha litigato per questo luogo scarso d’acqua. E con Israele, Mosè ha di nuovo un peso.
28. “Se quello stupido ragazzo, ‘l’uomo’ dell’acqua”, – non si dirà mai ‘DIO’ – “non lo avesse attirato, allora…”
- “…saresti morto di sete”, viene interrotto il mucchio arrabbiato. “Sia un segno, se è stato Dio”, si schernisce Giosuè.
- “Va verso Amalek!”, dice Mosè che teme del male; perché Amalek con seicento combattenti bene a cavallo, provocando, getta in aria la sua lancia.
29. Giosuè è coraggioso e… vince. Non soltanto su Amalek. Dice grato: “Dio ha aiutato, …contro il nostro popolo!”
- “Contro Israele?”, lo chiede stupito Aaron.
- Mosè sorride fine: “Ha più intelletto di qualcuno dei nostri anziani. Non sentitevi colpiti”, lui ammansisce diversi che litigano con Giosuè. “Esclamate ‘Osanna’, perché è venuta l’acqua, ed Amalek sarà scacciato; la crocifissione sarà per lui pure il suo carico. Il suo sguardo riposa su Giousé con malinconia.
30. Il ‘giovane servo del Signore’ entra sempre di più nella via miracolosa di Dio. Dopo un lungo tempo presso ‘l’acqua di Dio’ si tende verso l’Horeb. La camminata è dura. Ovunque soltanto deserto o nemici. Mondo deserto = materia nemica! Un segnale, come non può quasi diventare più maestoso: in mezzo al deserto, l’acqua di Dio; in mezzo alla roccia, la Rivelazione dei Comandamenti di Dio!
*
31. Dio chiama di nuovo per salire sul monte, che a Mosè è, ah, così santo, che ogni volta gli tremano le ginoccia. Possono venire con lui quattro fedeli e settanta dei più anziani, per vedere Iddio (Es. 24,9-11). Questo vale per il popolo. Giousè, sette passi dietro a Mosè, può vedere la Magnificenza del Signore, per quanto la sua anima la sopporti. Senza corpo, – oh, non vi sarebe nessuna barriera tra UR e i suoi ‘cari aiutanti’. Lui e Mosè rimangono in alto quaranta giorni.
32. Questa è la seconda Rivelazione per Giosuè. Da essa risulta la seconda epoca dell’obbligo: la Permanenza, da adempiere dopo Mosè, assunta liberamente nel Santuario, affidata nel cuore al suo ALTISSIMO. Lo sa già, anche con Mosè; nel sogno ha visto l’uscita dal Santuario; solo non precisamente. Deve ancora sviluppare tutto ciò che arriva, per il suo dovere.
*
33. Segue la terza contemplazione preparatoria. Lontano dal Sinai e… con la meravigliosa Legge, è assorto dalla Fedeltà, dall’Amore e dalla Guida di Dio. Certo, qualcosa è da comprendere. Sono in fuga da trent’anni, ancora dalla fatica del loro cammino; ancora lontano dal paese che il Signore ha promesso. Ma, per loro, sarà un nuovo paese? Non è di Abrahamo, il principe della Serietà, preparato magnificamente sotto la Bontà di Dio? Non è uno Specchio per il Regno, che rimarrà eternamente la Patria dei figli di Dio?
34. Giosuè, ora un uomo di sessant’anni – Mosè ha già centodieci anni – parla di questo con costui. Ora è seduto nella sua tenda, la fronte appoggiata nella mano. Il suo cuore è diviso; pieno di gioia sulla miracolosa Guida di Dio, giorno per giorno; pieno di tristezza per il mormorio di Israele; pieno di dubbio se Dio aiuterà, perché lui – Mosè – scusa troppe volte il povero popolo, invece di badare unicamente alla Santità di Dio, anche se Israele vuole perire. E comunque, …nell’interiore la fede dimora profondamente, portata dalla Luce nel cattivo mondo. Anche un segno della contesa tra Luce e tenebra, da eseguire dal portatore dell’Ordine.
35. Da trent’anni sono senza patria, senza salvezza, perché Israele non vuole ascoltare. Non tutti! Nel popolo ci sono molti fedeli. Ma, …la massa? Nel frattempo viene giù la Man-hu (la manna), piovono quaglie, …ma si fa chiasso: ‘Chi ha appiccato il fuoco? (Numeri 11,1) …Dio? Ah, …Mosè, per opprimere il popolo! In Egitto si aveva…’. Le piaghe sono dimenticate; il piano soffiato via. Si pensa ai grossi pesci dal Nilo.
36. Mosè giace nel Tabernazolo di Dio, che EGLI ha spinto a farlo. Tutti i pesi sono sulle spalle stanche. Davanti alla tenda attende Giosuè, certo, temendo, ma non scoraggiato. Egli sente il lamento del molto amato e ciò che il Signore risponde a questo. Allora raccoglie la forza dello spirito; vieterà ai monelli, se a Mosè…
*
37 Lo spirito di Mosè arriva sui settanta e più anziani, la fiamma dell’Ordine del santo Focolare è nel Santuario. Giosuè vede la Luce blu come una fiaccola. Gli uomini proclamano la Volontà di Dio. Nel frattempo molti altri nel campo vorrebbero operare profeticamente, ma senza avere questo Spirito dell’Ordine.
38. Giosuè prega: “Mosè, manda me, voglio gettarli giù; non devono abusare delle forze del tuo spirito!”
- Costui, ancora rattristato dalla resa dei conti di Dio, che prende sempre su di sé per Israele (vedi ‘Quando Mosè morì’), contende: “Sei tu il combattente per me? Io stesso sto diritto dinanzi a Dio! Preferirei che tutti avessero il mio spirito, invece di picchiarsi e mormorare!”
39. Aaron non respinge i pensieri maliziosi, e Miriam, sua moglie, istiga forte: “Finalmente all’aspirante del trono gli vengono messe le briglie in mano”, intende Giosuè. “Sei tu che hai da dare il cambio a Mosè. E ciò è proprio ora. Per ogni sciocchezza, Mosè corre dal Signore, invece di condurre lui stesso”.
- Improvvisamente Giosuè interviene: “Lo saprete chi riceve la guida”, dice piano affinché Mosè non lo senta. “Né tu né io lo vogliamo per me, se non è DIO a scegliermi”.
40. “Eri un uomo verde quando ho incontrato il faraone!”, dice Aaron arrabiato, e contende con Miriam. “Dovevo essere io a parlare, Mosè non aveva la lingua e…”. Si girano verso il campo.
- Mosè segue con i settanta a una certa distanza.
- “E…?”, chiede aspro Giosuè. “Senza Mosè? Avrei voluto vedere che cosa avresti potuto fare davanti al faraone! E’ noto il tuo coraggio, Aaron, ma i fatti, il Giudizio di Dio, passavano solamente attraverso la mano di Mosè!”
41. “Ti infervori solo per la barba”, ghigna Miriam. “È il popolo che decide chi arriva al timone”.
- “Di te, pensa solo la lingua!”. Giosuè si ricompone tranquillo: “Su di te, Aaron, si meraviglia persino il Signore. EGLI solo è il Reggente!”
- Pure costui, più tranquillo, risponde: “Mosè è ancora seduto sulla sedia”.
*
42. Costui (Mosè) non sente nulla dei risentimenti, è troppo affaticato. Appena è finita un’indigenza, già altre due stanno davanti alla porta, senza sosta. Quasi spaventato, dopo la terza notte sente la ‘Voce di Dio’ accanto al suo letto. Giosuè stava ancora seduto davanti alla tenda e conversava con i guardiani. Lui vede che Dio va verso Mosè, ed è impaurito. Benedirà, oppure terrà la resa dei conti? Dura un po’, finché il vento della notte apre la tenda.
43. Dio dice a Giosuè: “Figlio Mio, la Mia benedizione fa di te ciò che era previsto nella Luce. Domani si vedrà chi è il reggente del popolo: IO, il Creatore! Per il luogo, se nell’Empireo oppure sul mondo, Io scelgo secondo la Mia Volontà quei figli che guidano la supervisione, dove e come compiace a ME!
44. Per primo, Mi servivano trent’anni per spezzare l’ultimo chiavistello dell’inferno (tanto quanto per l’inizio della funzione d’insegnamento di Gesù). Non Io ho bisogno degli anni; sono l’ultimo pre-cortile del Mio Santuario della Grazia. Tutti gli aiutanti – tu conosci la Rivelazione – devono vedere nelle ‘Cifre della Mia salvezza’ la loro opera di cifre: poiché Io conto - conto Spazio e Tempo, e quello che avviene nel mezzo!
45. Hai servito fedelmente trent’anni in mezzo alla schiumana del mondo ed hai sessant’anni. Una metà vale per la parte materiale, l’altra per il sangue spirituale. Se in ciò vedi la tua via, noterai che ti mancano dieci anni nella cifra della Luce ‘sette’. Non per via della maturità, che sussiste dinanzi a Me, no, …per il popolo e per la meta che pone al mondo i MIEI Segni fino alla sua fine: nel complesso, la Redenzione dalla caduta.
46. Sii fedele: Io sono con te, così come Lo sono con il Mio portatore dell’Ordine. Ho anche Pazienza con coloro che si lasciano sciogliere difficilmente dalla materia. Ricorda solo, che molti non sono mai stati nel Mio Santuario; come possono allora essere cari figli? Lo devono solo diventare, Giosuè. Agitati con serietà, ma non agitarti troppo di fronte alle anime.
47. Domani si fisserà che non Mi fermerò nemmeno davanti ai grandi, se il Mio zelo giudica (Es. 20,5). Ora annuncia ciò che ha da dire il tuo spirito”.
- “Signore, se la Mia gratitudine fosse così grande come la Tenda del Cielo!”
- Dio sorride: “Pensi tu che il ringraziamento di un figlio possa riempire l’ampiezza dell’Infinito?”
48. “Mai!” Inginocchiato, Giosuè mette la mano nelle pieghe di Dio. “Ma dal momento che Tu sai tutte le cose, allora anche il mio ringraziamento. Purtroppo è piccolo”.
- “Non ti deve preoccupare. I figli, i grandi e i piccoli, corrispondono ad un ringraziamento grande o piccolo. In ciò, nessuno Mi è più vicino o lontano”.
- “Quanto sei Buono! Signore, benedici Mosè e il popolo; benedici anche tutto il mondo”.
49. “Ci rifletterò!”. Dio Se ne va; rimane indietro un uomo sconvolto fin nella più profonda profondità del suo essere. ‘Non sono mica un Mosè! Come mai che il Signore ha parlato con me così a lungo?’ I mori[66] non hanno sentito niente, ma hanno percepito la Luce; ed hanno sentito la Benedizione.
*
50. La Grazia vuole riferirla il giorno seguente; non vuole abbreviare il sonno di Mosè, anche se la sua anima trabocca. Mosè è stato informato… da Dio stesso.
- “Che cosa ti ha detto?”, chiede Giosuè, mentre al mattino siede di fronte a Mosè.
- “A Me?”. Ah, …lui ha sempre avuto da presentare il conto per i peccati degli altri, ma a Giosuè concede la maestosa rivelazione di Dio. Lui lo ha già da tempo eletto come ‘successore’, non solo per via della sua fedeltà, anche per via delle sua capacità che possiede il suo spirito, a lui, Mosè, di pari nascita.
51. “Tra di noi ci sono degli spiriti di figli della Luce incarnati”, dice Mosè, “e se Israele non fosse così cieco, saremmo già da tempo arrivati a Canaan, inteso meno il regno terreno, che piuttosto il ‘Regno dell’eternità’. Il Signore può fare tutto con l’impiego della luce. Lo aumenterà meravigliosamente, quando… il mondo si troverà alla sua fine. Ma alla tua domanda, caro Giosuè, Dio non ha annunciato nulla di buono per due.
52. Non spaventarti, sono Aaron e Miriam”.
- “Aaron? Si era vantato…”
- “Lascia stare”, lo ferma Mosè, “nonostante la tua prudenza, mi è stato riportato maliziosamente”.
- “Vigliacchi!”, digrigna i denti Giosuè. “Sarebbe bene…”
- “Trattieniti fermo”, ordina Mosè. “Me lo ha ordinato Dio”.
- Giosuè riconosce: “Egli ha indicato la loro meschinità. Oh, sì, il popolo, che somiglia agli agnelli. Ma Aaron? Mi ha dato una fitta, come se non il SIGNORE lo battesse sulla lingua”.
53. “Chiama il gran duca Hur, tuo padre e l’anziano consigliere Abeldan”.
- “Ed Eleasar? E Ithamar?”
- “No, non devono vedere la meschinità dei loro genitori. Dopo potranno aiutare a portre il peso”. Nessuno penserebbe così nobilmente, come il servo del popolo.
- Giosuè sospira. Il servo di DIO si corregge.
54. Dio invita Aaron a portare lì dei profeti tramite i quali EGLI si rivelerebbe in visione oppure in sogno. Ma poi non ce n’è nessuno:
«Non
così il Mio servo Mosè, che è fedele in tutta la Mia Casa.
Io
parlo con lui verbalmente, ed egli Mi vede,
il
Signore, nella Mia Figura,
non
attraverso parole oscure o parabole».
[Num. Cap.12]
55. Si percepisce come Dio frequenta con il Suo servo. Non c’è nulla da ridire. Tutti i testimoni lo sapevano. Aaron è terrorizzato per via della resa dei conti di Dio, soprattutto perché il Signore si distoglie da lui e Miriam all’improvviso ha uno sfogo. Ma è del tutto giusto che la moglie, davanti a tutto il popolo, porti la punizione, mentre Aaron conosce solamente la resa dei conti, soprattutto non in pubblico?
56. E’ quasi mezzanotte quando ognuno cerca un breve sonno. Giosuè vede qualcuno davanti alla sua tenda. Risplendono una mezza Luna e delle stelle. Dev’essere un forestiero. Come è entrato nel campo? Sente soffiare dentro in un soffio, un… Già viene interpellato:
- “Qualcuno è malato? Perché non si chiama il medico? Oppure…”
- “Vieni!”, ripete il forestiero senza rispondere alla domanda.
- Incerto di quel che sarà, Giosuè tiene il passo con lo straniero attraverso il deserto. Quanto rapidamente camminano e quanto tempo passa, …lui non lo sa. “Chi sei?”, chiede lui cordialmente.
- “Sono una guida (femminile) dalla Luce”.
- “Una guida donna? Come mai? Non viene guidato un uomo da un angelo, una donna da… ebbene… sì… da un angelo femmina?”
58. “Questa volta non pensare nulla, Giosuè, lascia fluire attraverso di te la Magnificenza di Dio”.
- “Se soltanto fosse così semplice!”. L’uomo afferra la mano chiara. “Allora vorrei ringraziare Dio con l’ampiezza del Suo Cielo. Lui mi ha rimandato al ‘piccolo ringraziamento’, che Gli basterebbe. Tu dici il contrario”.
- “Come mai il contrario? Quello che noi, figli di Dio, diamo, è piccolo nei confronti dell’Altissimo. Oppure no?”
- “Hm, …certamente, ma per questo un uomo non può far fluire attraverso di sé la Magnificenza di Dio, che è infinita dall’Infinità del Signore”.
59. “Dipende se ci si apre completamente, e così si riceve la ‘Corrente piena’, …secondo la misura con cui il Creatore ci ha creato”.
- Qual buon cenno dalla Luce! ‘Aprirsi totalmente’, quindi anche confidare pienamente nella guida, persino quando lui ha…, hm, …al fianco, una Guida donna. La notte beve il sorriso di un angelo. Ora stanno alla base di un monte.
60. “Sali!”
- Giosuè domanda timido: “Vieni con me? Rimani con me”, chiede lui, “il tuo essere mi è diventato così caramente confidenziale sulla breve via, e…”
- “La via era lunga”, dice l’angelo seriamente. “Bada: la salita non è molto facile; io veglio finché ritorni”. Dà a Giosuè una lampada nella mano, magnificamente formata.
61. Giosuè guarda in su. Non ci sta qualcuno? Colui che lo ha fatto chiamare? Non pensa proprio a Dio perché non c’è Mosè, il quale parla sempre con Dio e Lo vede ovunque – per Israele – quindi anche per lui. Che lui abbia potuto vedere Iddio, lo ritiene una Benedizione che ha avuto tramite Mosè.
62. Nel frattempo è arrivato in cima, allora vede LUI. La sua piccola luce della lampada è aumentata; la Luce di COLUI che siede su una pietra bianca irradia lontano. Lui gli fa cenno di avvicinarsi. Giosuè segue il Cenno. Non ha bisogno di coraggio per seguire la Luce, ma procede con titubanza. Impossibile che… Ma chi altro dev’essere che… No, Mosè non c’è, sul quale il Signore…
63. “Vieni qui, figlio Mio, ti ho aspettato qui”.
- Questo è troppo per Giosuè. Si precipita in avanti, è coperto da brividi, le lacrime scorrono. “Signore! O Signore!”. Di più non riesce a dire. La mano di Dio lo tocca dolcemente, e ad un tratto è seduto accanto a Lui, non sapendo com’è avvenuto questo. Nuovamente gli si sprigiona un’esclamazione: “Signore! O Signore!”
64. “Ti sembro così superpotente?”. Chiede Dio gentilmente. “Con ragione non ci tieni molto ai sogni; ma alcuni sono delle visioni. Lo sai, vero?”
- “Sì, Signore!”. La voce di Giosuè si rinsalda.
- “Quindi sai anche, che quattro notti fa sei stato preparato per incontrarMi qui, non solo verso Mosè, come pensi sempre. Se un altro inviato, a causa di un servizio, fa un passo indietro, non c’è nessuna deviazione per un proprio collegamento, che ognuno ha da stabilire con Me.
65. Tu pensi giustamente che il collegamento verrebbe solo da Me! Quello causale, sempre. Da ciò ne consegue il ri-collegamento di ritorno che deve essere originato dal figlio. Tu l’hai raggiunto, altrimenti non staresti seduto qui”.
- Giosuè osa interrompere: “Signore questo lo opera solamente la Parte della Tua Grazia. TU hai chiamato, Tu hai dovuto farmi guidare perché altrimenti non Ti avrei trovato”.
66. “No?”.
- Che cosa cela la Parola interrogativa? – “Signore…”
- “Nessuna preoccupazione. Non Mi hai ancora mai trovato?”
- “Attraverso la Tua Bontà”, risponde Giosuè. “Il Tuo insegnamento è stato la via: in ogni tempo nel cuore; nella via di questo mondo attraverso la Tua rivelazione”.
67. “Giusto! Ed Io svelo: ‘Solo ancora un paio d’anni, e tu dovrai portare il giogo del fedele servo, tu stesso un servo nel Mio alto Servizio’. Guarda, Giosuè, Mio caro aiutante: servo e serva, loro stessi devono stare diritti come ha detto il buon senso di Mosè. Inoltre, ognuno deve lasciar splendere la sua lampada; ed Io vedo…”, Dio indica a quella magnifica che arde davanti ai piedi di Giosuè, “…la tua, splende chiara e pura”.
68. “Signore, lo ha fatto la Tua Grazia”.
- “Non metterMi tutto nella scarpa”, sorride Dio, “altrimenti stai davanti a Me, povero e nudo. E questo non lo vorresti, vero?”
- “No! – Oh, no! Se solo potessi portarTi almeno un autentico chicco di semenza”.
- “Questo si vedrà, Perutam”.
- Rabbrividendo di felicità, Giosuè si china, per baciare l’Orlo di Dio. Il Signore lo tiene indietro.
69. “Hai compreso il nome ‘Perutam’?”
- “No, Signore, non so chi sia”.
- “Bene, allora rimanga nascosto per via della tua umiltà che ti sei conquistato. Lo sente il tuo spirito ciò che Io ho rivelato. – Tu hai sentito per la terza volta la grande Chiamata e l’hai seguita interiormente ed esteriormente. Quindi devi essere la spalla destra di Mosè, per levargli il peso che il popolo ha preso su di sé volonterosamente come fosse il proprio. Chi porta così le colpe estranee, è un ‘portatore di pesi libero da peso’; e colui che porta un tal peso, non ha bisogno di pagare la materia.
70. Anche tu lo sei, Mio Giosuè. Quello che ti manca in conoscenza non è un ammanco, è soltanto il resto della tua via del co-aiuto. Questa è intanto solo terminata quando un giorno, come ogni messaggero, …nel ritorno a Casa vieni nel Santuario. Quando il Dono di riporto viene posato sul santo Focolare, solo allora è compiuta la misura. Solamente, ancora questo, che non ti deve spaventare.
71. Per via di te hai la Mia Grazia; proceduto dalla Luce sei in grado di avere questa visione. Dato che come tutti gli aiutanti percorri puro questa via per i poveri caduti – ora vedrai delle immagini successive – così puoi servire per l’Opera. Voi fedeli potete aiutare a lavare la Ferita della Creazione; ma guarire, Giosuè, lo posso solo IO!”. Questo suona santamente serio.
- Giosuè non sente nessun mondo intorno a sé; ne è rapito.
72. “Perché scelgo la notte per incontrarti? Vedi, anche se gli uomini non lo comprendono, che nulla, venendo dalla Luce nella materia, manca di simbolo, lo puoi notare che nell’incontro fra Me e te succede qualcosa di particolare. E’ sempre una Benedizione per i fedeli e per il processo di salvezza per la nostra Lo-Ruhama. (Osea 1,6)
73. La ‘notte’ nel collegamento con una via di co-aiuto, significa ‘materia’; primo, perché gli aiutanti discendono da essa; secondo, perché non vedono la loro propria Luce. E questo perché, affinché Satana non debba arrogarsi di fronte a Me ‘che sarebbe facile percorrere la vostra via con il sapere della Luce’. Lo fa comunque, ma a suo danno. Perciò la Luce viene quasi sempre velata, per impedirle il massimo nell’oltraggio.
74. Anch’Io comparirò nella notte della caduta. Quando comparirò come Uomo la sottile candela si starà spegnendo. Il Mio Amore, ora il Dominante del Giorno, andrà all’Espiazione e alla Pacificazione, come procedente da Me. Ma non isolato; viene come ‘FIGLIO’, caricandosi l’Espiazione e la Pacificazione nell’ultima Fase, dalla terza Parte-Ur, dalla Mia alta Entità, dalla Camera del Cuore di Dio.
75. Se un messaggero ottiene una terza grande rivelazione – le più piccole si adattano solo per lui – allora è quella parte che dalla Mia Figliolanza irradia sulla materia. Se accettata oppure no, non diminuisce l’irruzione nell’oscurità con cui Io prendo ciò che non appartiene all’estraneo.
76. Ora su di te cade una parte fin nella profonda valle della morte, della rovina. Ciascuno di tali Raggi è un campo tramite cui metto uno scoglio per recintare la materia. Tu pensi che da quello non verrebbe mai fuori, se il Creatore, recintandolo, non ci sarebbe di certo mai in eterno nessuna fuga. Hai persino ragione, dapprima devo anche guidare il Pensiero. Vedi, niente deve sfuggire, nessuno nascondersi, perché con la Figliolanza voglio salvare tutti.
77. Per certi dura a lungo, come
la tua via fin qui, mentre attraverso la percezione del tempo della materia ti
pareva breve. Appunto nel collegamento con la Figliolanza Io attendo molto a
lungo, che però non significa nessuna inattività.
La
Mia ATTESA è la più alta dischiusa d’Azione per la caduta!
78. Per la salita non facile la guida ti ha dato una lampada. Ma per te non è stato molto difficile. Come mai?”. Dio afferra la mano che si solleva. “Mi vuoi di nuovo mettere qualcosa nella scarpa! Quello che fate voi, rimane eternamente la vostra parte, benché senza la Mia Benedizione non può essere conquistato nulla. Ma questo, Giosuè, ricade sul ri-collegamento di un figlio: e di questo sei informato.
79. Ogni Rivelazione porta all’alto simbolismo del Mio Empireo. Questo è in Alto! Non là”. Dio sorride quando Giosuè osserva il Firmamento. “In ‘alto’ è la Mia Perfezione-Ur, a cui conducono i vostri gradini. La tua collina sarebbe ancora piccola, pensi? Oh, ovunque dimorano i fedeli, nel Regno, su i mondi d’esecuzione oppure di nuovo ritornati a Casa, là stanno sul loro monte della propria perfezione, che Io nel corso della Creazione continuo a perfezionare.
80. Non posso discendere dalla Mia Altura per visitare i figli, per rallegrare, consolare, ammonire, com’è appunto necessario? Tu dici gioioso: ‘sì’! Per te questo monte non è più così piccolo, è la percezione del tempo nel quale ti trovi attualmente. Abbastanza per un Perutam, quando nonostante la notte vede la guardiana alja base del monte.
81. La Mia e la loro luce splende fuori, lontano; e c’è anche la tua lampada. Questo significa, che nell’unione tra Me e il tuo ‘angelo accompagnatore’, così plasmato da te, la tua luce si distende su un gran pezzo di oscurità, che Satana vuole intralciarti. Egli può fare certe cose e te ne accorgerai. Ma ogni malfatto toglie qualcosa del suo essere, …per la sua salvezza.
82. Si deve essere in grado di poter affrontare dei monti. Spesso sono la traversa messa davanti. Tu pensi che il tuo occhio, per quanto era da intendere spiritualmente, era insufficiente, per cui avevi bisogno di una lampada. No! Per venire da Me non ci sarebbe stato bisogno della stessa, nemmeno di una guida. Ma Satana deve sentire extra questo Aiuto. Questi sono i ‘punti d’urto’ che non può raggirare. Ma che la tua lampada diventi più chiara, dipende unicamente da te.
83. Tu sei andato dietro a Mosè; ma se si trattava di alleggerire il suo peso – molto meritato, troppo poco riconosciuto dal popolo – allora ti sei messo di traverso. Per questo e per molto di più ancora, Io ti ho aspettato, qui in questo mondo oscuro, una volta (lo farò) nel Regno, per quando porterai il tuo covone dal campo della Creazione nella Casa. – Se hai ancora altre preoccupazioni, allora puoi presentarli ora davanti a Me”.
84. Giosuè non sa che cosa può accadere spesso nel Regno. Si appoggia al petto del Padre. “Signore, posso dire ‘PADRE’?”
- “Se per te Lo sono, allora è anche la Mia Gioia”.
- “Oh, pensavo…”
- “La Mia Gioia è la Beatitudine dei figli!”
- “Certo, Padre; Ti crei la Tua gioia tramite le Opere”.
- “ E… I Miei figli non sono la Mia Opera?”
- “Voglio darTi molta gioia come meglio posso, in questo povero mondo. Amato Padre”.
- “Questo si lascia ascoltare, è maturo anche per l’Empireo. Ora parla”.
85. “Perché Miriam è stata punita? Dipendeva da Aaron, perché non ha educato la sua lingua. Lui soffia sempre nel suo corno; sovente contro Mosè. Ora è stata esclusa da tutto il popolo; ma hai risparmiato Aaron. Non lo comprendo bene”.
86. “Non è molto difficile. Finché Miriam porterà la sua punizione, Aaron non avrà nessuna visione nello spirito. Io Mi sono allontanato da lui, Giosuè, il che pesa di più. Ora l’ho ‘esiliato’, allontanato da Me. Lui voleva offendere Mosè e fare delle osservazioni a Me, su chi dovessi mettere sul seggio del popolo.
87. Per questo ho dato nuova Forza a Mosè. Sono venuto da te e metto te sul suo seggio nell’Israele del mondo. Mosè lo deve fare apertamente. Quando volto a qualcuno le Spalle – e di certo solamente per il suo bene, non per sempre – allora costui ha molto da recuperare. L’uomo la chiama ‘punizione’; Io la chiamo ‘educazione’, che è sempre benevola. Non era nessuna ingiustizia nei confronti di Miriam”.
88. “Signore!”, si indigna Giosuè, “non intendevo che…”
- “Va bene. Umanamente eri vicino a pensarla così. Ma ricorda: – Il Mio Nome è GIUSTIZIA!”
- Giosuè respira come liberato. “Ognuna è la Tua Guida! Padre, Tu hai permesso che Aaron e sua moglie si comportassero riprovevolmente, e li hai coperti di Grazia, …come anche me. Ma nell’ammissione si è visto che Tu rendi tutte le cose servibili; inoltre, per il meglio di ogni figlio. Ti sia reso un eterno ringraziamento, o Padre!”
89. “Cos’altro pensi?”
- “Perché Mosè non è qui? Lui poteva aiutarmi a portare la Pienezza della Grazia; Tu hai dato troppo”.
- “Questa è una faccenda Mia! Oppure no?”
- “Sì, certo, mi preoccupa solamente il perché lui non vive questa notte di salvezza”.
90. “Lui la vede e si rallegra che ti ho chiamato. Con l’ammissione e la Guida hai ragione. Io permetto il legno di traverso di Satana; sarebbe male se lo si chiamasse ‘guida’. Invece questo: Io guido ogni servente oltre il legno trasversale di Satana, anche se qualche volta qualcuno vacilla. Allora ancora di più!”
91. “Di nuovo la Tua grande Bontà! Ora ancora per mia guida. Mi è parso nuovo che ne esistono tali. Nel piccolo, l’ho riconosciuto salendo il monte”.
- “Quale?”
- “Che le Tue figlie sono pari ai Tuoi figli! Me lo ricordo bene: ‘Il Tuo Nome è Giustizia! Tu hai creato una parte dei Tuoi figli dalla Tua mano destra, l’altra dalla sinistra; entrambi sono le Tue mani’. Pensavo solo, che un uomo avesse un angelo protettore maschile; una donna uno femminile”.
92. “Quasi sempre”, insegna il Signore. “Lo hai riconosciuto spiritualmente, altrimenti non saresti arrivato all’angelo femmina, che per il mondo è comunque giusto”.
- “Accanto a Te, mio buon Padre, mi è facile di penetrare alla conoscenza. Da giovane sono venuto dalla tirannia dell’Egitto, ma la sofferenza della gente era come un proprio peso. Anche mio padre la portava”.
93. “Per questo è stato riccamente benedetto insieme a tutta la sua casa”.
- “Ancora una cosa, Padre: – Nell’Empireo i figli sono legati in un matrimonio come nel mondo. Soltanto là vivono nella più sublime armonia. Io pensavo che si rimanesse uniti anche su una via nel mondo. In molti matrimoni c’è lite e contesa. Se fossero uniti dalla Luce, non esisterebbe questo. La mia guida ed io, siamo uniti? Ma se è così o diversamente, riconosco la sua guida, poiché Tu, o Padre, lo hai deciso così”.
94. “In questo, fai bene. In genere gli assistenti stanno sempre più in alto che un protetto, perché questi primi operano con la loro Forza di luce; gli ultimi sono ostacolati dal peso materiale. Nel tuo caso – come anche in alcuni altri – tu con la guida sei su di uno stesso gradino. Voi siete, anche se non sposati, uniti nella Luce. Lei fa parte della cerchia degli angeli-guardiani. Dovevi riconoscere il servo, la serva. Entrambi figli Miei.
95. La ‘spinta’ la potevi percepire già prima quando ho chiamato Mio figlio con il suo nome del Cielo”.
- “Chi?”, chiede Giousè.
- “Colui che siede accanto a Me”, sorride Dio.
- “Ma intendi me? E cosa significa ‘Perutam’?”
- “La tua flessione[67] non permette di presumere ciò che ti appartiene dal Cielo. Per la via terrena, secondo il Mio senso, ma durante una Rivelazione un figlio devia dalla via mondana, e allora non deve servire Satana. Quello che lo aiuta comunque, passa nuovamente solo attraverso le Mie mani.
96. Ora porto di nuovo con Me i nomi dei Miei angeli-guardiani, perché per questa notte abbiamo finito di parlare”.
- “Già?”, Giouè si infiamma (d’amore), “Non chiamarmi immodesto, caro Padre; ma poter rimanere con Te, come per me in questa maestosa notte… ah, fedele Custode, santo Tesoro, lasciami essere nel Tuo cuore, poiché terrenamente…”. Il vento della notte porta via il sospiro.
97. “Sii consolato, figlio Mio! E’ meglio per la nostra figlia perduta, nel mondo, di aiutare nella Luce velata, con cui viene preparato il suo ritorno a Casa. – Spargi la Mia benedizione che ora hai ricevuto”.
- “Sì, Signore; e fammi aiutare a lavare ciò che Tu stesso devi guarire. Guarisci insieme, anche la mia anima”.
98. “Questa notte ha cancellato tutto; va in Pace!”
- Giosuè alza in alto la sua lampada. Che magnifica luce! Se la può conservare? Scendendo il monte, gli viene un canto nel suo spirito:
‘Verso di Te,
o Signore, è sempre il mio desiderio,
verso di Te, o Padre, voglio sempre andare;
e in mezzo al
mondo, in tutto il timore,
starai Tu, o
Eterno, al mio fianco!’
99. Il ‘caro angelo femminile’ lo prende per mano. Giosuè la ringrazia senza parlare, intimamente, con la preghiera: ‘Guidami nella misura della tua Luce’.
- Lei, arrivati al campo, dice: “Sono stata con te da quando ti hanno adagiato nella culla. E rimango accanto a te. Questo fa parte della via del co-aiuto: della mia. Quello che facciamo dalla Luce, prima e dopo, è un principio e una conclusione”.
- Ancora una stretta di mano. La Luce fugge… per l’occhio esteriore.
100. Giosuè si ferma riflettendo, finché lo nota un guardiano (un moro). I superiori a volte sono fuori di notte, quando il fuoco del Tabernacolo di Dio si abbassa. Ancora, …solo?
- “Signore”, lo chiama piano, “da dove vieni?”. E svelto apre l’ingresso.
- Giosuè guarda in alto. Ah, sì: …da dove viene? Dov’è la sua permanenza? Dove sta andando? Dato che è un guardiano fedele, Giosuè lo informa:
101. “DIO mi ha chiamato; lo deve sapere solo Mosè”.
- L’uomo mette un dito sulle labbra e fa luce lungo il sentiero di Giosuè. Arrivato poi nella tenda, da lui sale nuovamente un ringraziamento dall’interiore del suo spirito. L’est si sta arrossendo, quando Giosuè va da Mosè.
- I guardiani salutano: “Il signor Mosè si sta proprio ora alzando”.
- “Va bene”. Giosuè si lascia andare su una sedia dei guardiani.
102. Non molto dopo, Mosè lo chiama di entrare. “Non dire nulla”, comincia subito, “ho vissuto tutto. Sono felice che la scelta che deve riguardare te, sia anche la Volontà di Dio. Anche se ci vuole ancora un po’ di tempo”, anche un piccolo sospiro. “Ora il popolo deve sapere un po’ alla volta che tu diventerai la guida dopo di me, …per il mondo”.
103. Ci vuole molto tempo! Prima ci conduci a Canaan e…”
- Mosè si fa ombra sul viso, sorride però di nuovo come un vecchio combattente. “Comunque sarà, …ti deve riconoscere Israele. Tu sai trattare meglio di me con la gente che somiglia a cattivi figli. Tu sei equilibrato, mentre io…”
- “Fermati!”, Giosuè va avanti e indietro. “Il tuo paragone è ingiusto. No…”, respinge, quando Mosè vuole dire qualcosa, “…non contro Dio, contro di te, Padre-Mosè, sei ingiusto.
104. Nella fede irremovibile in Dio, per te allora invisibile, tu sei stato davanti al faraone, hai guidato il popolo dal Nilo, e con immensa tensione dello spirito e del corpo, oramai da trent’anni attraverso il deserto! Hanno caricato tutto su di te, …anche la più grande sporcizia!”. Giosuè si asciuga la fronte, bagnata di sudore. “Dio ha parlato sprattutto dell’inchino, che ne è compiaciuto, ma non era inteso questo, che ti abbassassi davanti a me, mentre ho ancora molto da imparare, …da te, il buon servo di Dio!”
105. “Va bene così”. Mosè si stira nuovamente. “Il più delle volte agisco inesorabilmente, altrimenti mi muoiono le povere pecore nel deserto”. Compassione trema nella vecchia voce. “Anche tu agirai ancora più severamente, quando tu – come me – avrai da trascinare il peso”.
106. In Giosuè sale un pensiero: “Se pensi che si faranno dei paragoni fra te e me, che tu saresti severo, mentre io …ah, allora ci vado di mezzo! Nessuno ti deve…”
- “Come ti ha parlato DIO, figlio mio?”
- “Abbi anche pazienza con coloro che si lasciano difficilmente staccare dalla materia”
- “Lo vedi, dopo hanno sempre ammesso la loro ingiustizia”, dice morbido Mosè.
107. “Dopo! Questo fa male! Gli anziani vogliono sapere tutto meglio, ma la gioventù…”
- “…chiudiamo un occhio!, sorride Mosè.
- Giosuè lo guarda con stupore.
- Ancora un sorriso fine. “La Grazia di Dio e il peso di questo mondo non sono adeguati per la gioia?” All’improvviso nuovamente un’alta severità:
108. “Questa maestosa notte mi ha tolto il peso. So che siamo sotto il fedele Capello di Dio ed Israele è nella buona Mano, guidati dal Signore, per quando io… me ne potrò andare. Non deve rallegrarsi il mio spirito? Non deve far gioire la mia anima? Tu sei predestinato per questo tempo”.
- “Ti ringrazio, padre Mosè. Tra un’ora sono di ritorno. Aaron voleva venire da me”.
- Con fermo proposito si rivolge verso la sua tenda, non presumendo il ‘legno trasversale’ che Dio aveva accennato.
*
109. Tornato a casa, si presentano davanti a lui alcuni uomini. “Vogliamo parlare con te”, dice il primo.
- “Così presto? Non c’è tempo?”
- “Non si rimanda un male sulla lunga panca!”, dice il secondo ingrugnito.
- “Aha!”, Giosuè fa cenno di entrare nella tenda. “Allora?”, chiede al primo:
110. “Perché Aaron e sua moglie sono stati colpiti?”
- “Questa è una Faccenda di Dio”, dice Giosuè.
- “Dio?”, schernisce il terzo. “Noi sappiamo chi è che fa i ‘miracoli’!”
- “Se lo sapete, allora è finito il parlare”. Giosuè si indurisce. Di nuovo dovrebbe andare contro Mosè, questi…
- Uno s’arrabbia: “Dio bastona chi testimonia della Verità?”
111. “Quale?”, Giosuè comincia lentamente ad ardere. Oggi si devono abbassare le fauci di maldicenza.
- Il quarto litiga: “Aaron è rispettato da tutto il popolo, è anziano, e i suoi figli sono i migliori sacerdoti. Lui è sempre buono, quando noi qualche volta… il duro deserto ci ha resi duri. Ricordalo, tu che spingi da parte Aaron, per tormentarci come il vecchio che non è più buono a nulla, per schiavizzarci. Il miracolo proviene dalla dura testa di Mosè. Valga quindi: durezza contro durezza!”
112. “Ancora dell’altro?”. Le brevi domande tolgono formalmente l’intelletto ai cinque uomini.
- Il quinto imita con scherno la domanda. “Questo sarebbe già abbastanza dopo che Mosè ha chiuso lo spirito ad Aaron. Noi senza di lui non riceviamo nessuna autentica Parola di Dio. Voi, tu e Mosè, avete inviato i vostri sgherri per spiare ai confini di Canaan (Num. 13). Voi stessi vi siete nascosti nella vostra tenda; non vi hanno visto per alcuni giorni”.
113. Interviene un altro: “Di notte sei stato lontano dal campo. Chissà dove. Solo al vecchio lo hai riferito veloce. Noi abbiamo catturato la vostra clientela; inutile volerci ingannare. La marcia nel deserto è stata del tutto vana, non siamo arrivati fino a Canaan”.
114. Giosuè si procura l’ascolto con forza: “Avete finito? Voler difendere il buon servo di Dio, sarebbe oltraggiare DIO! E’ possibile che non vedete il Giordano se…”, tocca i cinque, “…se il Signore non vi chiama prima!”
- “Non puoi difendere Mosè!”, esclama uno, riscaldato.
- “Molto vero! Ma diversamente da come pensate voi! Ora andatevene, siete diventati ripugnanti! Vi si dovrebbe…”, Giosuè si ferma.
115. ‘Non saranno quei poveri che non sono mai stati nel Santuario? Saliti dalla profondità, affinché ora vengano salvati? Signore, la mia collina è passata, la mia lampada spenta’.
- ‘No, Giousè; se IO non Fossi Dio, potrei sentirMi male anch’Io per via di questi bugiardi che sono davanti a te come un legno trasversale!’
- ‘Che cosa devo fare?’
- ‘Agisci secondo il tuo cuore, ed agisci bene’.
116. Sarebbe sbagliato se i bugiardi si accorgessero della ‘Parola di Dio’. Ma devono avere una parte della Grazia. Giosuè si rivolge di nuovo agli uomini: “Venite qui di sera, ma non senza i vostri principi; allora vogliamo chiarire l’accusa che osate presentare”.
- Gli uomini erano entrati pretendendo; imbarazzati, strisciano via. – Si fa sera.
*
117. Entrano cinque principi e gli uomini.
- Eliasaf, il prìncipe di Gad, è arrabbiato. Lui, per primo, dice: “Giosuè, tu sai come sto verso Mosè e verso di te. Gli insensati…
- Giosuè taglia gentilmente il discorso: “Lasciali parlare, caro principe; si vedrà chi deve mangiare la minestra”. Versa del vino nei loro bicchieri. Una rara delizia.
118. “Non ci lasciamo catturare con il tuo vino”, si tizzisce il prìncipe Nahesson di Giuda. Nonostante ciò, lo beve d’un sorso.
- Una risata: “Solo se ti piace”.
- “Tu ridi, Giosuè? Siamo qui per le nostre cose”.
- “Lo so, principe Gamliel”.
- Il principe di Dan, Ahi-Eser, dice arrabbiato: “Non pensare che ci puoi spingere sotto le tue pelli con la tua chiacchierata! Se lì Mosè non risolve, ci sarà una ribellione!”
- “Non secondo il tuo modo!”, interviene rapidamente Eliasaf. “Voi siete solo nove uomini, ma dietro a voi stanno le vostre tribù. E voi avete sedotto Gad!”. Amareggiato, solleva un pugno.
119. Giosuè cattura: “Ci regaliamo le minacce a vicenda? Il Signore provvede alla resa dei conti!”
- Il principe Elisaf brontola: “Ci penserà il mago del Nilo!”
- “È possibile. Di fronte a voi principi voglio difendere il servo di Dio, dato che...
- “Non di fronte a noi?”, si scalda l’uomo di Gad.
- “Taci!”, gli ordina Eliasaf, “per la tribù parlo io, il loro prìncipe!”
- Si arrivava quasi a menar le mani.
120. La forte figura di Giosuè si stende imperioso, da far abbassare persino i principi. “Facciamola breve! Per via del popolo voglio strappare la vostra rete di bugie. Voi sapete di cosa si tratta, ma siete troppo vili per ammetterlo”.
- “Ci chiami vili?”. Nahesson non riesce più a dominarsi.
121. “Parlo io!”, Giosuè alza la mano. “Se non lo tollerate… prego, potete andare”.
- Si rimane accovacciati. “Avete avanzato che Mosè avrebbe picchiato Aaron e sua moglie. A una ertaora il Signore rivelerà la verità”. Giosuè si siede di nuovo, la sua calma non manca l’effetto.
122. “Aaron ha detto che la moglie di Mosè sarebbe una mora. Voi lo sapete che suo suocero Jethro, il medianita, era un sacerdote (Es. 3,1). Essi sono solo più scuri di noi a causa dell’influenza del Sole, quindi non sono dei negri come dalla lontana Africa, e sapete che proprio Jethro seguiva ancora precisamente la dottrina di Abraham, comunque, più precisamente di noi; per non parlare del vitello d’oro”.
123. Gamliel osa: “Prescritto! Ma Mosè è stato con te quaranta giorni sul monte; tutti pensavano che il Fuoco di Dio vi avesse consumato”.
- “Per via dei peccati loro, o i vostri?”, chiede molto aspramente Eliasaf.
- “Non l’intendevo così”, evita Gamliel. “Ognuno aveva paura che senza Mosè non si sarebbe andati avanti”.
124. “Ferma questa opinione, Gamliel, ne parleremo ancora. – La mora era stata evitata felicemente. Inoltre tutti gli uomini sono figli di Dio; EGLI li ha fatti! Quindi nessuno si deve elevare sugli altri. Qualche principe ha di nuovo accolto qualche bassa egiziana. Non te lo ha già fatto notare una volta Mosè?”. Giosuè guarda Elisama, la cui moglie è una meticcia.
125. “E inoltre, la figlia di Jethro era di pia fede, come si usa nella casa del patriarca, Aaron non la doveva disprezzare. Se però il vitello d’oro è caduto in prescrizione, allora molto di più lo è il matrimonio di Mosè con Zippora, che inoltre è defunta. Oppure no?” – Si tace.
- Solo Eliasaf annuisce affermando.
126. “Se è stato offeso”, continua Giosuè,
“spettava a DIO punire Aaron. Riguardo al fatto che ‘Mosè fa i miracoli’, dico di cuore: ‘Sì, dalla Forza di Dio che lo riempie!’. Per quelli fatti a suo
tempo davanti al faraone, l’acqua nel deserto, Man-hu (la manna) e le quaglie, tutto l’aiuto
nelle cose gravi, suscitate sulla via nel deserto…”
- “Appunto!”, esclama Nahesson tra di loro: “…non avete nemmeno mai ringraziato Mosè”,
.... (forse manca testo – n.d.r.)
- Giosuè ignora lo scherno.
127. “Elisama ora penserà certamente che i ringraziamenti sono dovuti unicamente a Dio. E… quando ti chiederà di ringraziarlo? Io ho chiesto il perché Miriam ha dovuto sopportare apertamente la sua punizione e, invece ad Aaron solo in segreto.
128. EGLI ha detto: ‘Io sono andato via da lui’,”; ciò che pesa di più’ lo omette. “,‘IO l’ho esiliato, l’ho allontanato da Me. Voleva offendere Mosè e fare a Me delle osservazioni su chi dovessi mettere sul seggio della guida’.
- “Quando ha parlato con te il Signore?”, chiede Eliasaf commosso.
129. “Stanotte”. Giosuè è ancora sopraffatto dalla Grazia che gli era capitata. “Volevo tacere volentieri per via di Aaron, ma mi hanno accusato che commetterei dei segreti fuori dal campo”. Gli uomini si piegano oppressi. Innegabile, …che dietro Giosuè si trova una Luce. Allora continua: “Anche Mosè lo ha vissuto in spirito. Qui devo subito farvi notare:
130. Si è criticato di aver passato molto tempo nella tenda, mentre (prima di parlare) gli uomini dovrebbero andare a prendere (verificare) la notizia. Voi sapete che Mosè stava male. Il Signore lo ha lasciato riposare pietosamente. Il cuore ultracolmo mi ha spinto verso di lui, cosa che è stata male interpretata. Di Aaron si dice adesso, che lui vi portasse l’autentica Parola di Dio? Ciò che è successo dopo l’episodio del vitello d’oro, sia brevemente menzionato.
131. Quello che è stato sacrificato all’idolo vitello, DIO lo ha soffiato via attraverso il suo servo (Es. 32,3-20). Il Signore elevò Aaron; ma lui e i suoi figli Abihu e Nabad lo fecero in barba al popolo. Mosè aveva educato Eleasar e Ithamar, e voi avete confessato che loro sono i vostri migliori sacerdoti. Mosè aveva protetto Aaron dalla furia del popolo, perché tutto l’oro era andato perduto.
132. Aaron accusò Israele che lo avrebbe costretto, tuttavia fu lui a dire: ‘Questi sono i tuoi dei che ti guidano fuori d’Egitto’. (Es. 32,4 e 22) A me che allora ero un ragazzino, ha detto che quando doveva parlare davanti a faraone, parlava lui perché Mosè non lo poteva. Certo, allora ero ancora un uomo più giovane”.
133. “Non volevo dire questo”, cerca di arginare Ahi-Eser. “Tu sfiguri il suo essere buono. Tu e Mosè si potrebbero rispettare, ma mai amare, perché non siete così trasparenti”.
- “Possibile!”, Giosuè rimane tranquillo. “Se sfiguro, lo dirà il SIGNORE!”.
- La Luce dietro Giosuè , non notato da lui stesso, aumenta. Sul suo capo si stende una Mano come di un uomo si sente la Voce di Dio:
134. “Sfracello la vostra bugia! Giosuè è buono con il più povero, ed avete detto sovente: ‘Con Giosuè, uno se la passa meglio che con Mosè. Lo fa perché ha l’animo buono’. Ma ora non dite che IO lo avrei sollevato davanti a Mosè! Oh, voi non spezzate l’elezione che proviene dalla Mia volontà! Aaron agisce per calcolo, che uno se la passasse meglio con lui, invece che con il Giosuè sovente severo, oppure persino con Mosè che ‘sgrida’. La bugia sia sfracellata! Lo volete voi, che Mosè deve togliere dalle mani il bastone del miracolo, oppure fate – come già sovente – la ribellione.
135. Ribellatevi!”, la voce di Dio aumenta, “e noterete che anche il Cielo ribellerà, …contro di voi! Io non ho punito Aaron; ho dimostrato solamente, quali Mani stanno su Mosè. – Tutto il resto lo annuncerà Giosuè”.
- Per un po’ di tempo la Mano di Luce rimane visibile. Eliasaf si getta sulle ginocchia; gli altri, leggermente chinati, hanno guardato timidamente alla Rivelazione. – La Luce svanisce.
136. Giosuè ringrazia in silenzio, perché Dio svolge il cattivo tempo. Dedicato alla Luce, dice gentilmente: “Gamliel ha rivelato che tutti avrebbero avuto paura, se avessero dovuto continuare a camminare senza Mosè. Oh, perché oggi gli volete togliere il ‘bastone della guida’ che solo il SIGNORE riprende? Quando sarà chiamato a Casa? Forse allora piangerete e griderete di Mosè; forse…”, Giosuè tentenna, lui stesso oppresso dall’immagine interiore.
137. “Se Aaron (sull’Oreb) voleva diventare la guida perché il Fuoco di Dio avrebbe divorato il Suo servo e me, per cui Aaron vi ha creato quell’idolo, allora nessuno doveva disperare. Inoltre, il simbolo era noto: il vitello è un animale irragionevole; così irragionevolmente Israele sarebbe stato scacciato dal sicuro Nilo.
138. Si diceva anche: ‘Mosè ci ha guidato male, pieno di irragionevolezza ci ha tolto il tetto e ci ha esposto al deserto. Solo gli animali corrono per paura nel pericolo, dal quale fuggono. L’oro era il preambolo di portare Israele in Canaan. Mosè vedeva che il deserto ci avrebbe inghiottito, per questo ha poi distrutto il vitello insieme all’oro’.”
139. Giosuè termina il discorso: “Egli ci serve da trent’anni. Nonostante il deserto il popolo è cresciuto e finora lui lo ha conservato. Non ci sarà mai più una tale Grazia nel deserto, una ‘strada di Grazia’, per lunghi quarant’anni …come lo ha previsto Dio che ha salvato tutto un popolo da ogni afflizione.
140. Sono defunti degli anziani, degli ammalati ed anche dei bambini. Dove passa forse la morte da noi? Tutto il mondo somiglia a un deserto, perché a molti manca la conoscenza. Se voi riconoscete la bontà di Dio, allora si compirà anche la quarta decima del cammino, e Canaan, come simbolo del Regno di Dio per il mondo, aprirà ad Isrtaele le porte”. Giosuè dà ad ognuno la sua mano. Viene accettata, dalla ‘sovrapressione della Rivelazione’, come la chiamerà più tardi Ahi-Eser.
141. Eliafas, rimasto indietro, abbraccia Giosuè. “Lo sapevo che Dio ti ha eletto, quando… che…”. Dopo un po’, riprende: “Se Mosè prima, prima che noi…”.
- Giosuè finora ha respinto da se questa possibilità. Ora anche lui dice oppresso: “Vogliamo supplicare che ci rimanga conservato”.
*
142. Il principe va di notte da Aaron, per portargli la ‘Parola segreta di Dio’. “Rimanga tra di noi, è da conservare il rispetto davanti al popolo. Tuttavia non deve accadere a causa dei chiacchieroni”, intende i nove uomini. “Quella è stata una dichiarazione di lotta contro Mosè. Ma che ti ha fatto? Si è elevato davanti a Dio e ad Israele, nonostante tu hai… lo sai tu stesso. Mettiti dalla sua parte e… stai presso Dio!”
143. Aaron lotta con se stesso. Il ritorno non è facile. Non si chiacchierebbe se lui …Aaron …si mettesse d’un tratto dietro a Mosè? E dietro a Giosuè? – Allora gli si mostra una clessidra. Devono essere trascorsi i suoi giorni? E Miriam? Non deve ripensare anche per lei? La molta Grazia che gli è capitata nonostante il vitello d’oro, …ah, sì, ci si dovrebbe…
144. “Ho sbagliato molto”, comincia piano, “la via nel deserto ha contribuito molto…”
- “Oh, Aaron”, dice Eliasaf, “rivolgiamoci a Dio, allora non dovremo mai cercare delle scuse. Con ciò, ostacoleremmo la base della salvezza”.
- Ancora una piccola lotta. – Aaron da la mano a Eliasaf. Le labbra rimangono mute, solo gli occhi pronunciano la confessione.
- Il principe si alza in silenzio. Sulla via di ritorno alla tenda, guarda grato alle stelle. “O Signore, è stata la Tua Vittoria!”
*
145. Aaron prega al Tabernacolo di Dio per la guarigione di Miriam.
- Mosè attende finché arriva lui stesso. Il Sole mattutino fluisce dorato sulle tende.
- Allora il medico porta la donna al Tabernacolo di Dio, proprio come salvata. “Aaron, Aaron, portala a Mosè; lei è guarita! In altri si compie lo stesso miracolo”.
- O Dio! Lui salta su dal sedile di pietra.
146. “Guarita?”. Incredulo guarda, nonostante la speranza, che Dio volesse pensare a loro due. Si inginocchia, un rivolo di lacrime scorre nella sabbia.
- Il medico lo tocca dolcemente: “Aaron, sei giustificato davanti al Signore; e guarda… quando comparirai mano nella mano con Mosè davanti ad Israele, anche gli altri si convertiranno”.
- Allora Aaron si reca svelto nel campo. Come un fuoco si diffonde la notizia: ‘Miriam è guarita!’ –
147. In quel giorno Giosuè è presso Mosè. Gli racconta della serata con gli uomini e con i principi.
- Mosè dice pensieroso: “Il deserto li ha induriti tanto. Loro hanno ragione. Vorrei andare avanti, almeno fino a Kades, e poi senza grandi soste verso est, affinché i mormoratori notino che Dio apre Canaan”.
148. “Senza Aaron? Lui non viene se Miriam rimane espulsa”.
- Mosè sospira: “Il peso non cessa mai. Il Signore ha parlato solo di sette giorni; oggi è l’ottavo”.
- “Oggi Egli guarisce lei ed Aaron”.
- “La sua anima?”
- “Sì!”.
- In quel momento risuona nella tenda il piatto di bronzo. “Ti prego, guarda chi è”. Mosè è ancora stanco dalla malattia.
- Entrano Aaron e sua moglie. La gioia per la guarigione, il pentimento nei confronti di Mosè fa piangere Miriam con veemenza.
149. Mosè li attira al suo cuore. “O figlia, non piangere! Dio ti ha benedetto! Già oggi abbandoniamo il luogo. Come questo deve sprofondare dietro a noi, così anche ogni male”.
- “Mosè!”, Aaron si getta giù.
- “No!”, Giosuè lo alza. “E’ la tua buona volontà. Ma se ci dai la mano da vero fratello, allora hai fatto meglio che baciare una scarpa”.
150. “Che valga questo!”. Gli occhi di Mosè qualche volta stanchi divampano chiaramente; gli scintillano delle lacrime sulle guance. “Già oggi staremo mano nella mano davanti ad Israele e faremo di tutto per risparmiare il popolo”.
- “L’ho compreso da tempo, Mosè”, risponde Aaron tremando, “ma ho pensato che non fosse buono il voltarsi davanti alla massa. Da ora in poi voglio stare con te; anche con te, Giosuè, perché…”, un breve indugio: “Il principe Eliasaf è stato da me”.
151. “Ha parlato con te?”, chiede Giosuè.
- Aaron annuisce. “Me lo ha reso così facile, e vuole tacere”.
- “Anche noi!”, esclama cordialmente Mosè. Questa gioia lo butta quasi a terra, il suo cuore è diventato debole, ma con la forza dal suo spirito passa attraverso il campo con Giosuè ed Aaron.
*
152. Giosuè stabilisce il campo presso Cades nel deserto Sin e procede fino ad Edom, ad ovest di Tel-Araba. Nel frattempo alcuni mormorano: “E’ scappato!”
- Il principe Pagiel sente il loro mormorio, e dice ferreo: “Se fosse rimasto, il vostro discorso sarebbe: ‘Guardate quanto si nasconde da vile!’.”
- Il sacerdote Ithamar, appena arrivato, dice più soave: “Vendete le vostre anime all’Asmodi? Chi vi deve redimere?
Non attestate il falso contro il vostro prossimo. [Es.
20,16].
153. Voi non osservate i Comandamenti, ma volete avere la Benedizione di Dio e il paese che Egli ha dato ai patriarchi!”
- Davanti ad Ithamar ci si abbassa in vera vergogna; davanti a Mosè solo per pura paura. E proprio lui avrebbe meritato altro. Giosuè ha ragione: dopo la sua dipartita si piangerà.
*
154. Si abbandona Cades, dopo che Aaron ha ricevuto un bastone verde e Miriam è stata sepolta (Num. Cap. 17 e 20). Allora Giosuè arriva di corsa da Edom, coperto di polvere. La sua serietà cancella la gioia dei fedeli, preme l’odio degli infedeli. Non risponde a nessuna domanda, ma si precipita nella tenda di Mosè.
155. “Egli non vuole”, dice esausto.
- “Non potevi parlare con il re di Edom?”
- “Sì, oltre Tel-Araba. Ha giurato di sterminare Israele”.
- Mosè va su e giù un paio di volte. Quanto volentieri sarebbe andato al Tabernacolo di Dio per chiedere un Consiglio. Come già sovente, non vorrebbe versare del sangue, anche quando è stato provocato. Ma deve correre all’orecchio di Dio per ogni faccenda? Non ha ricevuto il suo spirito dal Suo Spirito?
156. “Non vogliamo battere Edom; Israele ne ha ancora bisogno come amico, …più tardi. Cavalca domani fino ad Elath; giriamo intorno ai confini di Edom. Porta con te degli esperti cercatori di vie e fin da Elath preparaci i campi fino al fiume Arnon, che – com’è noto – è il confine fra Moab e gli amorrei. Là Israele deve accamparsi ancora una volta per lungo tempo. Vienimi incontro, Giousè, come… come sei venuto da me dal Signore”.
157. Giosuè risponde: “Tu sei venuto prima di me, inviato da Dio al popolo che cammina nella tenebra. La tua fiaccola dovrà splendere a lungo, finché diparti da dove sei proceduto”.
- “Sì! Da DIO è la nostra venuta; la Sua Bontà ci dona la permanenza. Nella Sua Grazia sfocia la nostra partenza, a Casa, nel Regno”.
- Allora tutti coloro che sono radunati, sentono la Voce di Dio:
158. “Proceduti da ME, compiuta la via e ritornati a Me, è la Mia Verità di Luce! Io ho aperto la via al popolo di Luce verso gli smarriti, per portarli a Casa, come vi conduco come Simbolo ancora a Canaan. Questo è il Mio Segno dell’eterna Compassione. Voi sapete di cosa si tratta. Io vi consolo!”
159. Oh, la buona Voce! Se si tenesse sempre aperto cuore ed orecchi per questa, se… Con l’indicazione dalla Parola di grazia si discute la loro continuazione della via. Il giorno dopo, Giosuè lascia di nuovo il campo. Mosè manda dietro per delle singole tappe dei fedeli gruppi di uomini che devono tenere i bastioni.
*
160. I quarant’anni si compiono. Ma il popolo è ancora lontano dalla vecchia, nuova patria: vecchia dal patriarca; nuova perché la si deve conquistare. Si è passati oltre il piccolo Arnon. Il campo si trova tra Dibon ed il luogo Aroer, una regione dei moabiti. Giosuè ha spinto fino al Giordano di fronte a Gerico dei messaggeri, lui ritorna indietro. Si fa un sospiro di sollievo.
*
161. Ma poi, …l’ultima ribellione[68] poco prima della morte di Mosè ha profondamente disdegnato Giosuè. Con forza pensa alla Parola di Dio: ‘Non sono quei poveri che non sono mai stati nel Santuario, saliti dall’abisso, che ora verrebbero salvati?’. Soltanto, …prende saldamente nel suo pugno destro la spada del patriarca …dal Potere di Dio.
*
162. Mosè ha detto l’ultima parola al popolo, che il SANTO ha parlato attraverso la sua bocca (Deut. 32). E ora, …ora si nota che cosa significa. All’esterno del campo, quindi lontano dal mondo, invece vicino al Tabernacolo di Dio, spintisi vicino alla Luce, seguiti dal fedele portatore dell’Ordine, il cherubino Uraniel (Mosè), il buon Insegnamento dell’eterna Misericordia. Il popolo vive ancora in questo mondo e viene anche – come simbolo – rispedito al muro del campo. Nel Tabernacolo di Dio, creato da Lui stesso, come Custodia del Suo Amore, rimangono Mosè e Giosuè.
163. Nell’ARIEL splende la Fiamma di Dio. Mosè si vede giù nell’Alto Santuario, posando il patrimonio di riporto nelle mani di Dio. Anche Giosuè lo riconosce. Commosso e confuso, che cosa dev’esere senza Mosè, guarda verso l’Ariel. Allora gli viene la fiducia: Davanti a lui e dietro, al di sopra ed anche al di sotto di lui la Bontà di Dio gli prepara la via che egli ha da percorrere nella propria responsabilità. ‘L’Onnisanto mi guiderà’.
164. Quando Mosè si vuole inginocchiare, Giosuè sussurra: “Tu hai compiuto la tua grande opera; sia la mia faccenda, offerta a Dio”.
- Allora entrambi vedono Dio nella Sua Magnificenza, che toglie loro quasi il fiato. Due figure di Luce portano delle sedie, una grande per il Signore, e due più piccole. Dio Si siede tra i figli dei Suoi figli. Egli indica ciò che significa la via di Mosè, e dopo, nella maestosa Verità per l’intera caduta. E aggiunge:
165. “La parte di tutte le le caratteristiche di Sadhana ritornata attraverso la sua caduta alla Mia Fonte-Ur. La Misericordia l’ha sollevata e l’ha data ai Miei sette principi. Attraverso le vie del co-aiuto di tutti i fedeli, allacciati alla Mia propria Via della redenzione, questa parte doveva essere portata nella sua povera casa, affinché – com’era accettata la parte – sarebbe di nuovo diventata chiara.
166. Durerebbe a lungo finché l’abisso – tuttavia attraverso una Guida segreta dalla Luce – aprisse una porta. Questo avverrà quando per la prima volta discenderanno dei fedeli. Come delle gocce un po’ alla volta perforano il sasso più forte …e la roccia non si può difendere, così la Luce opera nell’oscurità di Satana.
167. Al primo attacco, quando la roccia è stata rotta e non si lasciava più chiudere, affinché l’inferno rimanesse aperto e tutti gli esseri trovassero la loro uscita, allora la parte così alta di Sadhana fu da portare talmente saldamente nella materia, che ‘Lo-Ruhama’, come si chiama la povera figlia, pensò con paura al tempo, quando questo sarebbe diventato invano contro la Mia Bontà.
168. A questo è legata ogni via del co-aiuto, anche se IO sono la ‘Breccia’ (il Golgota). – Tu, Mio Uraniel, non hai portato per la prima volta la fiaccola dell’Ordine nella materia da altre parti e anche su questo mondo. I suoi uomini, per la maggior parte appartenenti all’abisso, mai stati prima nel Santuario, combatteranno contro la Mia Grazia, coscientemente ed incoscientemente. Quindi regnerà caos al posto dell’Ordine, e invece della buona volontà, cattiveria o tiepidezza.
169. Il sapere morto trionferà sulla Sapienza; sulla Serità prevarrà la pazza gioia. La Pazienza rimarrà senza timore; l’amore sarà dipinto nelle variazioni che coprono l’eogismo; l’assenza di misericordia regnerà nel mondo! E ciononostante, …i sacrifici attraverso le vie del co-aiuto di tutti gli spiriti dei figli della Luce aiuteranno incessantemente a costruire le strade sulle quali un giorno la povera lontananza è da riportare a Casa.
170. Tu Mi hai visto; il tuo spirito desiderava anche una visione, come avviene solamente nella Luce. Allora ho detto: ‘Non puoi vedere il Mio Volto; perché nessun uomo che Mi vede vivrà’ [Es. 33,20]. Ma voi e gli altri Mi avevate visto (Es. 24,10-11) e non ne siete morti.
171. Fin dalla prima visione, dapprima con la Magnificenza coperta, non siete stati più dei puri uomini terreni; ed è impossibile che dopo la Mia Contemplazione poteste essere al servizio del mondo. Infatti, avete continuato a vivere secondo la vostra ricca fatica, così come il povero gregge affidato al vostro amore sarebbe da salvare.
172. Strappare Israele al deserto era la parte principale della vostra fatica; la ‘ricchezza’ di ciò era lì per le anime, per stacccarle dalla materia. Mio Uraniel, tu lo hai compiuto bene come uomo-Mosè; e tu, figlio Mio, Giosuè, sei stato il fedele sostegno. Nel Mio diritto, dal Mio alto Diritto, Mosè ti ha eletto davanti a tutto il popolo. Vuoi anche tu essere per quaranta lunghi anni il portatore dei pesi libero da peso? Da ciò ti calcolo dalla Mia Bontà dieci anni, perché sempre avuto nel cuore e davanti agli occhi i Dieci Comandamenti.
173. Pongo questa alta scelta su di te. Deciditi! Guardando in su alla Mia Magnificenza, vuoi prendere su di te la ricca fatica? Quello che succederà nel piccolo con il popolo, è un eco di quella lotta tra la Luce e la tenebra, certo, abbastanza forte, in modo che il mondo non ne dimenticherà nulla fino alla sua fine. Tutto è orientato sulla salvezza di Lo-Ruhama! Quello che succede è solamente la ricaduta della grande Salvezza che ho riservato fin da sempre e fino alla fine della materia”.
174. Mosè chiede: “Eterno Padre di tutti i figli, è Tuo figlio, in Cui hai la Tua Gioia. Come me, quindi benedicilo nella Tua Bontà. Il mio cuore si è sempre rallegrato in lui. Io sapevo che Tu, Onni-Santo, mi hai dato in lui una Parte della Tua Bontà, un Bastone dal Tuo Amore. Laciami porre come uomo il mio ultimo grazie davanti ai Tuoi piedi, i quali preparano ad ogni figlio la via del co-aiuto, alla povera lontananza il suo sentiero per il rimpatrio”.
175. Mosè, quando riceve da Dio la Benedizione di conclusione per il mondo, muta.
- Giosuè lo vede scosso. Allora pronuncia la confessione: “Mio Signore e Dio, Padre e Redentore! Da TE accetto la via dell’obbligo; deve diventare la ricca fatica del mio amore, a me affidato dopo Mosè, nell’amore per il prossimo, per la povera sorella (Sadhana) e per il popolo.
176. Signore, Tu chiedi se io voglio assumere quarant’anni della ricca fatica della Tua Benedizione. Mi hai messo in conto – immeritatamente – dieci anni che ho potuto servire Mosè. Eccomi qui, Signore, manda me! Lascia regnare le Tue mani davanti e dietro, al di sopra e anche sotto di me nell’eterna Misericordia”.
177. Dio dice: “Ti voglio benedire per la tua funzione”.
- Giosuè si sente rapito.
- “Ora va! Quello che ho ancora da parlare con il Mio buon servo, deve diventargli celeste per via della sua fedeltà. Il popolo è anche nella paura, e ne ho Compassione, nonostante la trasgressione dei Comandamenti. Avrai un segno (il mantello di Mosè), e ci sarà molta Forza nella tua opera”.
178. Mentre Mosè si appoggia alla spalla di Dio e cela il suo capo al Suo petto e le sue lacrime cadono sui piedi di Dio, Giosuè non vorrebbe andar via né da Dio e né da Mosè. Insieme lo accompagnano un pezzo lungo la via. Si volta sovente. Il Santo e Mosè attendono, finché dietro di lui si chiude la porta del campo. Giosuè non potrà mai descrivere com’è uscito dal ‘Santuario del Cielo in mezzo al deserto del mondo’ e, nella sua tenda, non lo abbandonerà mai il sentimento che lo aveva invaso.
[indice]
Giosuè
guida
fino a Gerico – Il colloquio con Dio – Ancora opposizioni
Dio consola – Arriva un angelo guida che
insegna e aiuta: è Mosè
La battaglia, l’incendio, Rahab è salva
– Un solo arrestato
Un principe tradisce – Primi giudici in Israele
«Guai a colui che contende col suo Creatore,
egli, rottame fra i rottami di vasi di terra!
L’argilla dirà essa a colui che la forma: ‘Che fai?’
oppure l’opera tua dirà: ‘Egli non ha mani?’»
[Isaia 45, 9]
1. Giosuè conduce il popolo dal ‘Monte del Cordoglio’ (Nebo), dove non fu trovata la tomba di Mosè, fin quasi al fiume Jarmuk, perché a destra del Giordano si trovano delle tribù ben armate. Che cosa starebbe là in agguato per loro? Non c’è nemmeno un buon passaggio. Costretto, ritorno di nuovo indietro. A sud di Jabes-Gilead fa accampare. “Per breve tempo”, consola gli uomini stanchi.
2. Sora sa seduto nella tenda, riflettendo se Dio volesse aiutare. Nu-Anim è ritornato da poco a Casa; con ‘ricca fatica’, risuona nel suo cuore. Sì! Ma centocinquant’anni sono una bella età; lui stesso presto ne avrà settanta. Non meno di suo padre si occupa del popolo.
4. Ininterrottamente arrivano degli annunciatori, dal movimento del nemico e dall’ultima tenda. Il ringraziamento per la molta fatica non è sempre abbondante. Non si era aspettato altro; perché a Mosè capitava lo stesso. Se… Nella sua riflessione, pochi minuti d’intervallo, entra un giovane uomo con un saluto reverenziale.
4. “Che succede, Sanhus?”
- “Mio padre ha mandato un messaggio”.
- “Dove si trova ora?”
- “Con venti uomini vicino al Giordano. Il principe Pagiel è andato da lui. Di fronte, alla stessa altezza, si trova Gerico, che i caananei tengono con circa mille uomini pesantemente armati. Hanno avuto dei rinforzi. Alcune truppe si spostano verso nord. Mio padre pensa che ora ci sarebbe l’occasione di passare il Giordano. Ha trovato un largo passaggio”.
5. Giosuè sospira. “Battiti, sei fedele e coraggioso. Kahathael (il padre si Sanhus) voglia far annunciare la minima cosa. Il principe Pagiel si annunci quando sarà tornato; terrò un consiglio dei principi. Chiedi se noi – intanto – potremmo sorprendere con la metà dei nostri guerrieri. Qui tutt’intorno non c’è nemico; la metà protegge facilmente il campo. Devo dapprima prendere piede, prima che il popolo sia da esporre ad un destino incerto. Potresti essere di nuovo qui da me entro la sera?”
6. “Sì, signore”.
- “Sanhus, tu lo sai, …Dio solo è il nostro Signore”.
- “Oh, sì”, risonde costui seriamente. “Ma DIO ha messo te come nostro signore in questo mondo. Ci rivolgiamo anche ai principi con i loro titoli”.
- Giosuè spiega: “Loro sono principi di sangue”.
- “Ah sì? E tu?”, s’infervorisce il giovane. “Che cosa sta più in alto: la Casa di Dio, oppure quella di un uomo?
7. Ho visto il Magnifico[69], proprio a chi era stato dato il mantello di Mosè. Lo porti tu! Il nostro gran duca Hur ti tiene molto in alto. ‘Non dal sangue proviene l’elezione’, dice lui, anche se lui proviene da una casa di principi. Si avrebbe solamente i due nipoti delle due mogli di Giacobbe, ma non le ragazze, elevate ai ‘primi del nostro popolo’, da cui più tardi divennero i principi. Hur deriverebbe dal primo nipote di Giuseppe dalla linea di Rahel; il faraone lo ha decorato con la dignità di gran duca. Tu, Giosuè, provieni dal primo nipote Ruben, il primo figlio di Giacobbe. Di conseguenza tu sei il nostro primo principe. Soltanto, …meno dal sangue, piuttosto dalla Forza dello Spirito, dalla Luce, tu sei dopo Mosè il più elevato di tutto il popolo”.
8. Giosuè annuisce gentilmente: “Certo; soltanto ci si fa troppo volentieri un idolo. Più saldamente è da lodare ‘UN SIGNORE’!”
- “Bene, quindi ti chiamo pubblicamente ‘principe Giosuè’”.
- “Piccolo adulatore!”, e dopo una pausa: “Ora va, in modo che tu possa ritornare per la sera”.
- “Sissignore, principe Giosuè!”. Sanhus si pone come un guerriero.
- “Non nella tenda”, Giosuè alza la mano, “il prìncipe Hur ti sia come un padre”.
- Il ringraziamento del giovane non conosce parole, i suoi occhi splendono chiari.
*
9. Giosuè, riflettendo, si meraviglia perché non arriva già di nuovo qualcuno. Raramente ha tempo di tenere un intimo colloquio con Dio. Fino ad oggi sono quarant’anni che Israele – guidato sotto la mano di Dio e di Mosè – ha passato il Mar Rosso. Per lui sono precisamente il giorno d’oggi, dieci anni da quando può servire accanto a Mosè, …Dio ed Israele.
10. “Signore”, dice piano, “Tu calcoli molto precisamente; ma Canaan è lontano, anche se sarebbe da raggiungere in quattro giorni con il popolo. Se ci hai assegnato il paese del patriarca, perché i pagani si possono ribellare?”
- Allora entra Dio nella tenda, e come un Amico, il Signore si siede di fronte a lui. Spavento e gioia irrompono su Giosuè. Lui salta in piedi.
11. “Rimani seduto! Voglio parlare con Mio figlio per scoprirgli ciò che lo aggrava, inteso mondanamente, perché anche a Mosè succedeva questo. Ma Mio figlio sa che IO l’ho scelto, e il ragazzo doveva annunciare ‘la stirpe della Luce’, allora al posto della questione può regnare la fiducia. Oppure no?”
- Giosuè afferra la Mano di Dio e vi si pone la sua fronte.
12. “Signore, devo imparare ad interscambiare le domande con fiducia. Lasciami posare nelle Tue mani la mia fatica di questo tempo, dalla Tua Ricchezza di grazia”.
- “Dà qua, devi notare che Io so tutto e guido tutto!”, risponde Dio
- “Questo certamente, mio buon Padre-Dio. Tu vedi anche, se e come mi fido di TE.
- “Ecco perché sono venuto da te, figlio Mio”.
13. “Quale Grazia! Il popolo brontola e mi accusa di essere quarant’anni senza casa. Io avrei voluto erigere Il Tuo vessillo edificato su quel suolo che Tu avevi dato ad Abraham. Se tutto va bene, in quattro giorni saremo là; se però è una solida base, lo sai soltanto Tu”.
14. “Condivido la tua preoccupazione”, dice mite Dio.
- “…Come? Ma… Tu non ne hai bisogno…”
- “…di essere preoccupato?”. Nuovamente quel buon Sorriso. “Se IO condivido le tue preoccupazioni, non pensi che almeno la metà dei pesi decade?”
- “Ah, è così!”. Gli occhi di Giosuè traboccano. “O Signore, Tu sei il miglior Padre; non ne esiste un altro allinfuori di Te!”
15. “Allora bada: qualcuno pensa che i tempi si dovrebbero compiere secondo il suo orologio, soprattutto quando una Rivelazione delinea i tempi degli uomini. In sé è giusto. Nella buona fede hai aggiunto ai quarant’anni ancora quattro giorni. Vuoi contare quante volte il popolo si è distolto da Me? E quanti Comandamenti, ed anche quante volte sono stati infranti?”
- “Quante volte, …quante volte? Signore, non lo so, è stato purtroppo sovente”.
16. “Appunto! Se calcolassi da mille la Mia Decima, allora ci sarebbe da aspettare ancora quattro anni, prima che si aprano le porte”.
- “Signore!”. Un’esclamazione di spavento.
- “Si direbbe apertamente che da Me non ci sarebbe nessuna Grazia, altrimenti i quarant’anni si sarebbero compiuti”.
- “Lascia chiacchierare i chiacchieroni! Ma vorresTi caricarTi il peso?”
- Un sospiro abissale, e poi…
- “Con la Tua Forza”.
- Allora Dio prende le mani dell’uomo nelle Sue; e vi è un alto Bagliore che si sprigiona da Occhi santi-scuri.
17. “Era soltanto una domanda d’esame, Giosuè. Per via di Mosè voglio dividere i quattro anni, in modo che ne valgano solamente due”.
- “Grazie! Grazie! Ce la farò!”
- “Non Mi chiedi, Giosuè, se non volessi dividere pure per te, la cui fatica riempie le tasche del tuo mantello dalla Luce?”
- “Ah, Padre, Tu hai già condiviso pietosamente le preoccupazioni con me”.
18. “Ma guarda! Allora rimangano dei giorni: dieci per i Miei Dieci Comandamenti. Su questo, taci; devi imparare a conoscere i mormoratori. In faccia, alcuni sono cordiali, dietro le spalle alzano il pugno. Come IO apra questi, lascia che sia la Mia preoccupazione. Nel sogno hai visto la Mia luce. Come la palpebra dell’occhio è chiusa, così l’anima guarda sotto le ali del suo spirito la Mia Magnificenza coperta. Questo è molto per un uomo!
19. Da questa visione ed ancora altre, percorri la tua via del co-aiuto. Ed affinché i mormoratori si mordano la lingua, prima di Gerico devono avere il ‘loro’ miracolo. Sarebbe meglio che agisse la FEDE; ma per via della povertà, portata dalla loro schiavitù, voglio pietosamente aiutarli”.
20. “Padre, intendi la servitù della gleba al Nilo?”
- “No; è la povertà d’anima, è la schiavitù prestata a Lucifero”.
- “Allora fammi servire ancora più gioioso il povero popolo, come un servizio che spetta a TE”.
- “Tu sei e rimani benedetto, Giosuè”.
- “Padre, vuoi condividere ancora un’altra preoccupazione? Purtroppo il mondo è appeso a me come a dei pali che legano i piedi. Gerico è fortificata, i nostri uomini sono stanchi e, …come devo preservare gli uomini, quando sollevano le loro armi?”
21. “Ti ho detto, che Issale deve avere il ‘suo’ Miracolo, per via di te. Con te combatterà uno, al quale il mondo non resiste”.
- “Sì, o Padre-Dio, TU sei l’Uno!”
- “Anche questo, figlio Mio; soltanto, che Io aiuto dalla Mia Lontananza, che ti è sempre vicina. E vicino ti sarà un principe dell’esercito del Cielo. Anche su questo taci; perché Io esamino chi crede nel Mio aiuto.
22. Il quarto giorno solleverai il Mio vessillo davanti a Gerico; e dopo, al sesto, cadrà il tallone. Per Satana sarà un segno che ora nel sesto Giorno della Creazione cadrà il suo tallone. Tu non vuoi versare nessun sangue per via del Comandamento ‘Non uccidere!’. Vedi, se questi smarriti potessero essere aiutati senza la morte fisica, allora sii certo che non ci sarebbe bisogno di attaccare la città!
23. Essa è come Sodoma, solo che non morrà come Sodoma. Con la morte si può salvare qualche anima …per l’eternità. Vi provvederai tu, affinché Israele non diventi crudele. Dove lo si fa in segreto, la Mia Mano interverrà.
24. Io amo i Miei pagani. Ovunque, dove esistono degli spiriti dall’Alto ed esseri dal basso. Dei prigionieri si lascino servire sette o quattordici anni gli uomini, ventuno anni i ragazzi. Sono da preservare i vegliardi e i bambini; ma anche le giovani ragazze sono da impiegare. Se lo fai, allora in Canaan il tuo nome non sarà dimenticato, così come non lo sarà il nome di Abraham.
25. All’inizio della tua funzione ti ho mostrato il Libro della Vita che è aperto nel Santuario, il quale diceva: «Questo Libro della Legge non si diparta mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte, avendo cura di mettere in pratica tutto ciò che v’è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese». [Giosuè 1,8] La VITA è la più alta Legge della Luce, la prima Condizione-Ur che valeva per il popolo di figli.
26. Si è giurato la fedeltà, e ciò era – come raramente – ben intenzionato. Si è temuto meno la Mia ira; di più quella di Mosè, che secondo la loro opinione sta accanto. Proprio così temono i pagani; sono più scoraggiati di come pensi”.
- “Che cosa devo fare con la prostituta Rahab? Abbiamo acconsentito di risparmiarla”.
- “Con ragione! Non solo per questo, perché ha lasciato andare i tuoi uomini; la si chiama una prostituta perché serve il ‘Dio del patriarca’. Per questo ho guidato la tua gente nella sua casa tramite un angelo”.
27. “Sia fatto, eterno buon Dio”. Giosuè si china profondamente. “Come mi aggrappo ai Tuoi piedi, trattengo la Benedizione che mi hai dato. Lasciala venire su Israele e su tutti i pagani, affinché da questo paese vada come su questa Terra come simbolo della Luce la TUA VERITA’, finché una via larga ed anche difficile guidi i caduti fino all’Empireo”.
28. Ho benedetto questo mondo”, dice Dio profondamente serio, nello sguardo l’ardore soave del Fuoco del Creatore. “L’ho eletta come quello dei mondi più bassi. Io discendo nella sua povertà; e la tua immagine, salita dalla buona richiesta, diventerà Verità!”.
- Il Signore impone le sue Mani su Giosuè. La loro soave pressione si sentirà a lungo, nonostante Dio sia andato via esteriormente. Rimane indietro la Sua Grazia, …fino al presente.
*
29. Eleasar, Ithamar, i principi ed alcuni dei più anziani si radunano. Si discute per il pro e il contro. Giosuè considera ogni buon consiglio.
- Infine, Hur chiede: “Qual è la Volontà di Dio? Che cosa vuoi fare domani?”
- Giosuè si passa la mano sulla fronte, e dal suo spirito trae il Consiglio di Dio:
30. “Durante il nostro cammino il popolo ha fatto molto male davanti al Signore, …non solo i piccoli”, dice lui seriamente. “Dio non potrebbe attaccare ai quarant’anni, ancora quattro?”
- “Ancora …qualcosa? Te lo ha annunciato Lui?”, si domanda con veemenza.
- Ithamar interviene: “Sarebbe ben il Suo Diritto. Egli ci può far attendere altri quarant’anni, finché impariamo ad osservare la Sua Legge”.
31. “La Legge della Vita”, sottolinea Giosuè.
- Qualche occhio brilla, e un anziano dice: “Se domani non conquistiamo Canaan, la maggior parte del popolo cade da te!”
- “Ah, è così?”, lo chiede Hur per esteso. “Hai già pronte le liste?”
- “Liste?”, balbetta costui. “Non ne ho bisogno; il popolo…”
32. “Non mandare avanti nessuna folla, se sei tu il conduttore del gruppo!”, dice Giosuè alzandosi. “Vado al Giordano per ispezionare la situazione”.
- “Non andare”, lo avverte Pagiel, “là sta in agguato della gentaglia”.
- “Come lo sai?”, si preoccupa Hur.
- Ed Eliasaf supplica: “Evita il pericolo, se perdiamo te, siamo perduti anche dinanzi a Dio”.
- I principi Abida, Eliab, l’anziano dei primi Abeldan, l’anziano principe Deguel ed altri, sono d’accordo.
33. “Lo scrivano delle liste”, dice, “…che mandasse altri in avanguardia, ma avrei assicurato me stesso”.
- “E’ vero?”, Ithamar va verso il sobillatore. “Te lo segno, davanti a Dio, credilo!”
- “Non ti scaldare per via del sobillatore”, tranquillizza Eleasar suo fratello. “Da sacerdoti dobbiamo …”
- “…coprire la cattiva bocca menzognera?”, Isthamar è fuori di sé.
34. “Ce ne sono ancora altri, lui non è solo”, Giosuè liscia le onde. “Ciò che riguarda il pericolo, …ora, Mosè non si è mai tirato indietro quando si trattava del tutto. Dio mi ha dato la funzione, dalla mano di Mosè nella mia; quindi agirò come Mosè. Per la vostra tranquillità, mi possono accompagnare due principi”.
- Presto viene circondato, ma alcuni arrivano titubanti. Ora, …saranno timorosi, Giosuè cerca di scusarli. Si sceglie Abida e Pagiel.
- “Il prìncipe Hur mi sostituirà. Qui la delega”, Giosuè consegna l’anello di Mosè.
35. “Porta con te dei guerrieri”, chiede preoccupato Eliasaf.
- Giosuè lo tranquillizza: “Buon amico, un mucchio, darebbe subito nell’occhio”.
- “Quando ritorni?”. La domanda di Nahesson non tradisce preoccupazione.
- “Difficile da dire”, annuncia brevemente Giousè.
- “Allora andiamo?”
- “Dipende, Melaon. Se ora vuoi continuare a sobillare, …non ho nulla in contrario. Non sobillarti solamente nella tomba!”
- Ci si lascia oppressi.
*
36. Giosuè si spinge fino da Kahathael, che si indigna.
- “Anche tu sei in pericolo come me”, risponde Giosuè. Lui, Kahathael e un esploratore guadano di notte nel fiume Furt. E’ molle: non ci si potrebbe passare con i carri. Ma …pesantemente caricati? Dovrebbero condurre (per mano) i bambini e i malati e in alcuni punti il fiume è limaccioso. Tuttavia, …che Dio dividerebbe anche a lui i flutti, non gli viene in mente, …per modestia.
37. Al di là, l’uscita del Furt è buona si estende fino alla successiva altura e per una buona larghezza. Giosuè viene spiato per vedere se e quando sarebbe tornato.
- Uno di loro che di notte aveva spiato con Melaon, dice all’improvviso: “Giosè è l’uomo di Dio; lui ci porta avanti, lo dimostra il suo ritorno. Possa durare ancora un po’, che c’è di male? Non mi piaceva la faccenda di Melaon, ma ora mi tengo strettamente a Giosuè”.
38. “Tradiscimi subito!”, dice Melaon che l’opprime la paura che Giosuè possa venire a saperlo.
- L’altro ride sprezzante: “Non è necessario informarlo. Lo informerà Dio come Lo ha fatto con Mosè”.
- Ci sono ancora certe ondate qua e là, quando si viene a sapere che Giousè non avrebbe ancora dato il segnale della partenza. Chi lo sa che nei quattro Giorni di Dio ne manca ancora uno?
39. “Dio non è con lui!”
- “Bada alla tua lingua, miserabile!”
- “Perché non siamo già di là?”
- “Sotto Mosè saremmo…”
- “Lo avete fatto arrabbiare più di quello che si può scrivere!”. Fin nella notte profonda si litiga e si prende parte (alle calunnie).
- Hur si annuncia solo molto tardi presso Giosuè. “Vieni”, dice lui, “ci sarà un tumulto sanguinoso se non ti fai vedere”.
40. Giosuè diventa riflessivo. “Il Signore ha detto: ‘Lascia chiacchierare i chiacchieroni’. Devo tacere delle Sue disposizioni per quattro giorni, per via del popolo. Tu sai che con popolo intendo sempre tutti”.
- “Giusto! Purtroppo i nostri giovani che si son fatti grandi incolpano di tutto i nostri piccoli”.
41. “Ascolta, amico Hur: Dio ha fatto la resa dei conti nella severa Bontà, come non ho mai saputo”. E gli riferisce il colloquio. “Egli ha ordinato di mantenere quattro giorni, solo il quarto devo partire, senza il popolo. Domani lo annuncio. Dopo il sesto giorno, Gerico dev’essere raggirato; il decimo, Israele deve passare il Giordano”.
42. Hur abbraccia impetuoso Giosuè. “Domani è il quarto giorno; non sarebbe bene dirlo, per evitare un bagno di sangue?”
- “Devo imparare a conoscere coloro che spingono, e trovare la fiducia d’Israele, per il Signore, …e anche per me. Per questo devo tacere. Dal Santuario, Lui mi ha mostrato il Libro della Vita, affinché l’avessi davanti ai miei occhi, giorno e notte. Quello che DIO comanda, lo osservo!”
43. “Io con te!”
- “Per Lui”, perfeziona Giosuè. “Se non sei troppo stanco, passa con i fedeli attraverso il campo”.
- “Posso dare loro una speranza?”
- “Naturalmente!”
- Mentre Hur veglia, Giosuè si sprofonda nella preghiera. E’ indisturbato. Ecco che nuovamente entra il Signore, si siede accanto a lui e dice:
44. “Oggi ti rendo grande, per indicare a tutti che Io – come con Mosè – sono sempre con te (Giosuè 3,7). Il ‘rendere grande’ non comincia soltanto, vale solo per questo mondo. Questo parla al popolo come se lo fossi tu stesso. I buoni se ne accorgeranno, che IO ho parlato con te; gli altri. …Sì, Mio Giosuè…”, Dio mostra il Suo santo buon sorriso, “…tanto copriamo una metà: Io dalla povera parte dell’anima, tu dalla loro fatica di questo mondo.
45. Qualche cosa può essere calcolata per la loro imperfezione e paura del male, però lo devono pagare. Se ne metto una metà sulla ‘paura del mondo’, allora è per la Mia pura Bontà che assume la metà della tua ricca fatica. Ne sei contento?”
- “O Signore, Padre-Dio, …solo contento?”. Giosuè posa di nuovo la sua fronte nelle mani di Dio. “Tu vedi come traboccano il mio spirito e il cuore, la mente e l’anima”.
46. “Allora continua ad ascoltare: – Chiama al raduno il popolo al mattino presto, …non ha bisogno di essere svegliato”, dice Dio con un fine, “si avrà già formulato la pretesa per presentartela. Oppure devo farla seppellire dai flutti del Giordano, come gli egiziani nel Mar Rosso?”
- “No, mio caro Signore”, supplica Giosuè. “Ah, moltissimi sono simili a giovani agnelli. Tuttavia, …ho riflettuto sovente sul perché hai lasciato andare a morire gli egiziani. Oppure non sei stato Tu? È stata unicamente la loro tomba la propria colpa?”
47. “Ad ogni propria colpa corre dietro la rovina, sia mondanamente oppure come tormento della coscienza. Migliorare se stessi non è solo la strada per la redenzione, perché ogni colpa giace nella caduta della figlia della Creazione. Non così, Mio Giosuè, che con ciò, in genere, decadesse la colpa. Ad ogni anima do l’ammonitore (la coscienza), per liberarsi da male. Non esiste nessuna auto redenzione, come lo pensa qualcuno così, il Suo massimo male è la follia e l’arroganza!
48. Gli arrabbiati del faraone vi hanno inseguito in modo satanico. Anche se ancora in modo impreciso, Satana suppone da tempo che nel Segno del Mio Popolo del Cielo Mi sono eletto il popolo di Giacobbe, nel quale per tutti ‘la Mia eterna Redenzione’ tirerà la linea di conclusione, con cui cadrà la veste dell’inferno.
49. Gli egiziani volevano rompere il Mio Piano. IO ho liberato gli uomini di Satana attraverso la morte dalla morte, per dimostrare che la Mia Volontà non è mai da cancellare! Come Sodoma è un simbolo, indimenticabile fino alla fine di questo mondo!”
- “Signore, quanto è breve la riflessione che ho avuto, sulle Tue Cose abituate alla salvezza”.
50. “Dì al popolo: ‘E’ il quarto Giorno della Serietà di Dio, in cui una volta Egli ha scritto il Testamento della Creazione, giunto su di noi attraverso l’Alleanza con Abraham. Oggi passo oltre ed il SIGNORE sarà con me, ma dipende dal fatto, se voi Lo seguite volontariamente. Lascio qui per la protezione la metà dei comandanti e dei guerrieri, l’altra metà viene con me.
51. Quando i leviti solleveranno l’Arca dell’Alleanza di Dio e i sacerdoti vi daranno il segnale di partenza, allora seguite alla distanza di duemila cubiti (Giosuè 3,4). Quando il deserto scomparirà dietro a voi, allora lasciate ogni male dietro a voi. Purificatevi per cinque giorni, perché domani il Signore farà un miracolo!’
52. Stasera alzerà il vessillo davanti a Gerico, da domani fai suonare le trombe, una volta (al giorno) intorno alla città, fino al quinto giorno. Il dodicesimo, l’ottavo dopo oggi, quando Israele accamperà già da due giorni in Canaan, al mattino presto si metterà in macerie la città, affinché tutta Israele passi attraverso il fiume Giordano come una volta il Mar Rosso. Facendo questo, l’Arca dell’Alleanza dev’essere portata sette volte intorno a Gerico; le sette trombe principali davanti all’Arca dell’Alleanza, i tromboni accanto a tutto il popolo.Nel momento in cui alzerai il vessillo, ti verrà incontro il Mio angelo e rimarrà ancora a lungo non visto, finché non ci sarà pace in tutto il paese.
53. Attraverso la tua mano e la tua bocca si segue la Mia volontà. Perché? Il Mio popolo di luce, che ho creato dall’ATMA, deve poter aiutare nelle Opere della Creazione. Un simbolo della Beatitudine, che vale solamente nell’Empireo. Israele come parte di un intero popolo somiglia ad una foglia in un frassino pieno di foglie. Quello che i buoni figli fanno da loro stessi, lo accolgono dapprima dalla Mia mano.
54. Quando il mondo matura per la
disfatta, si sente dire: ‘Ho dovuto
riconoscere nella libera volontà un Dio’; oppure: ‘Ognuno deve redimere se stesso’, e nell’arroganza: ‘Dio ha bisogno del nostro aiuto!’ Si
adulerà questo idolo di più e più a lungo che al vitello d’oro presso il Sinai. Ma
in ogni tempo varrà la redenzione o la resa dei conti, la remissione o la
riscossione del debito (Matt. 18,34). Adesso preparati, la
Mia Benedizione rimane sul tuo capo”.
*
55. Come sempre, profondissammente commosso, Giosuè conserva la ‘preziosità’ nello scrigno del cuore. – Il campo è ancora calmo, deve costringere gli stolti, liberare i timorosi dalla loro paura, aiutare gli aiutanti, come lui ha l’Aiuto di Dio. Allora prende nella mano destra la spada del Signore[70], del patriarca.
56. L’esercito di stelle già impallidisce. I cattivi se ne vanno, i fedeli si radunano intorno a Giosuè. Egli copre le manchevolezze. Il suo volto, irradiato dal rosso del mattino, mostra la gentilezza del suo essere. Questa soffoca ome un caldo vento attraverso il campo. Dio aveva ragione: ‘Non c’è bisogno di risvegliare’. Giosuè divide i guerrieri e i fedeli e gli infedeli, l’altra metà rimane.
57. Eliasaf, mentre sono in disparte, chiede colpito: “Perché non posso venire con te?
- Giosuè indica la direzione verso Gerico: “Amico, di là è difficile per i più anziani. Credimi, il lavoro più importante è nel campo, affinché non si segua al di fuori del tempo indicato. Ed affinché non abbiate questa difficoltà, porto con me gli ‘storti’. Ora sai perché lascio te, Selumiel, Elizur ed Ahira qui con il popolo?”
58. Lo si ringeazia senza parole. Nahesson brontola forte: “Completamente sbagliato dividerci! Io ed Ahi-Eser siamo i topi per la trappola”.
- “Te ne accorgerai”, risponde sarcasticamente Hur. “E’ bene che una metà rimanga per la protezione del campo”.
- Ahi-Eser esclama, “Ah, Giosuè sceglie molto arbitrariamente!”
- Il disdegnato (Giosuè) gli mette la sua mano con la spada sulla spalla:
59. “Gamliel può sostituirti; magari lui sa che i superiori devono servire il popolo”.
- “Il dovere di un principe è per il campo?”, punzecchia grossolanamente Elisama.
- Eleasar solleva il alto il bastone di Nu-Anim: “Il nostro onore è da conservare ovunque!”
- Adesso Giosuè ordina che si possono formare.
- Ithamar conduce i trombettisti; ma Eleasar rimane volentieri, per via del popolo.
60. Sorge il Sole quando finalmente partono le colonne. Si arriva non visti fino al Giordano; anche nella valle la cui uscita è presso la riva. Là Giosuè s’inginocchia e molti seguono il suo esempio. Lui solleva la mano con la spada del patriarca ed esclama forte:
61. “Signore, Tu che sei il nostro rifugio, passa davanti a noi! Il Tuo Diritto ci conduca, la Tua Bontà ci aiuti! Il Tuo Piede fa tremare il mondo, sotto il Tuo sguardo l’uomo scompare! Ma Tu mi hai dato il vessillo che devo erigere nel paese di Abraham. Non farci incontrare l’ira dei nemici; fa che siamo portatori di pace. Nel Tuo Potere di Creatore giace la nostra via!”
62. Nahesson abbassa la sua fronte. Mosè aveva colpito anche lui dal Diritto del Signore, ma tutti insieme erano guariti dalla Bontà di Dio. Un po’ alla volta si ritira. Dio è con Giosuè. Può ancora resisterGli? L’imbarazzo passa sul suo viso. Ancor prima del passaggio cerca in avanti Kahathael. Costui aveva controllato ogni posizione, notte dopo notte, che poteva diventare pericoloso, in più aveva calcolato la larghezza della colonna. Giosuè assume con lui la guida attraverso il Furt.
63. Nahesson si rivolge a Kahathael: “Non sarà meglio passare di notte?”, ma gli si oppone sfiducia. “Penso solo…”, il principe si blocca imbarazzato, “…che ho visto davanti a me quando Mosè mi ha guarito”.
- “Anche me”, dice l’altro semplicemente. Nulla è più lontano da lui, che dire: ‘Mi hai sedotto tu’.
- Nahesson ricomincia: “Hm, voglio servire Giosuè”.
64. - “Sinceramente?”. Uno sguardo penetrante che viene chiaramente restituito. Kahathael indugia: “Dimostralo, giudeo! Se rimani alla parte destra di Giousè, …io rimango alla sua sinistra, …allora questo sia il segnale della tua sincertà. Quelli di Gerico getteranno giù le fiaccole; nessuno dei colpiti si salverà. Se da questo puoi salvare Giosuè, come ho pensato, allora la tua nuova colpa sarà estinta, così come sprofonda il deserto dietro di noi.
65. Sul muro essi nascondono delle piastre che poi gettano giù incendiate. Si deve appunto aspettare che dopo essere stati gettati cadano a terra. Solo allora devi saltare indietro, non di fianco, perché allora potrebbe colpirti un altro”.
- “Come hai potuto scoprirlo?”, chiede sorpreso Nahesson.
- “Hanno colpito così le loro stesse spie. Questi erano arrivati vestiti come noi. Quando si sono avvicinati al muro, loro hanno creduto che fossero degli israeliti”.
- Nahesson ha i birvidi, non vorrebbe proprio bruciare.
66. Senza riferire questo discorso a Giosuè, Kahathael chiede a costui se poteva rimanere al suo fianco. “Ed io dietro a te, prìncipe Giosuè”, esclama Sanhus forte.
- Nonostante il gran peso, ognuno sorride.
- “Sentite! Sentite!”, dice Giosuè, a tutti, “Kahathael se l’è meritato. Lui ha assicurato senza sosta i sentieri fin dalla partenza dal ‘monte del cordoglio’, dove giace il nostro Mosè, ed egli ha trovato il fiume Furt per Gerico.
67. Noi giriamo intorno a Gerico; si deve vedere quanti siamo. Rimaniamo lontani dal muro. Ora avanti, …sotto la Protezione e lo Scudo di Dio”. Presto si passa guadando il fiume. Nel periodo del raccolto trascina molta acqua, ma la forte curva in alto diminuisce la forza dell’acqua.
68. A mezzogiorno hanno già raggiunto la prima altura. E’ vietato far chiasso e rumori di armi. A volte si sente uno sbuffo da cavallo e le ruote dei pesanti carri. Il sole tende verso ovest, quando si avvista Gerico. Il silenzio della sera porta verso la città dei comandi dati ad alta voce.
*
69. Degli alleati di Canaan dovevano attaccare alle spalle Israele fin dal nord. Ma per quanto i gerichiani spiano, …il campo rimane vuoto.
- Il re impreca: “Gli amorei e gli altri dovevano stare in agguato da Baal-Hazor. Avrebbero dovuto vedere il passaggio ed anche arrivare”.
- “Così era stata l’intesa”, dice una spia che nasconde a fatica la sua paura. “Tu hai riso quando ho portato il mio messaggio, che il re Giosuè…”, i pagani avevano sempre parlato di Mosè come re, “…sarebbe arrivato con la metà dei suoi coraggiosi, in ventimila. L’amorreo tende per la pace. Possiede la lettera col sigillo di re Abraham. Ho temuto che andasse volentieri a nord, ma non solo a Baal-Hazor. Sarà al sicuro oltre il Giordano, nella regione a lui sigillata dal patriarca”.
70. “Non farti più vedere!”, brontola il re.
- La spia corre via.
- Nell’andare su e giù, il re si rivolge ai suoi: “Abbiamo una città forte, delle porte robuste, grandi muri larghi. Quante fiaccole sono pronte?”
- “Ogni uomo ne ha cento”.
- “Allora siamo assicurati”, pensa il comandante rassicurato.
71. Un uomo della città annuncia: “Abbiamo pochi alimenti. Se veniamo accerchiati, allora…”
- “…allora attacchiamo di notte quando loro sono stanchi. Noi possiamo dormire a turni”.
- “Voglia aiutarci Baal”, esclamano in coro.
- Un comandante si lamenta: “Dobbiamo aiutarci da noi”. C’è ancora fiducia in Gerico.
*
72. I parenti di Rahab si sono chiusi in casa. Non hanno paura degli israliani; alla loro casa è appeso anche il ‘segnale rosso di protezione’. Ma …quella gente?
- L’anziana zia dice: “Il Dio dei grandi patriarchi ci proteggerà!”
- Gli uomini annuiscono, ma da dentro hanno murato la porta attraverso la quale si entra nella città.
73. Nel frattempo Giosuè si avvicina al primo portone. Sulla collina fissa quel vessillo bianco che Mosè aveva portato dall’Egitto. Egli lo aveva visto spiritualmente nel ‘tappeto bianco nel Quadrato delle Colonne di Governo’[71], e lo aveva steso nel Tabernacolo di Dio davanti all’Arca dell’Alleanza, dicendo:
74. “Questo è il Santo Vessillo di Dio, la nostra protezione e la nostra difesa”.
- In alto a destra, sono intessute di scarlatto (rosso giallino), quale segno per il mondo che vedrà il ‘Lustro di Dio’ (Golgota), sette ragazze pure che tessono il milgior scarlatto nel telo bianco. Ora il Vessillo di Dio è innalzato, dando agli israeliani una nuova fede che fa tremare Gerico. In più, ancora, quando ad un tratto si sentono sette potenti trombe.
75. Al primo tono c’è all’improvviso, non lontano, un cavalierie (Giosuè 5,13). Non si era visto da dove fosse venuto. Giosuè fa un sospiro di sollievo. ‘Ti voglio far grande davanti al popolo’, aveva detto Dio. Gli occhi chiari del cavaliere si abbassano come fuoco nei suoi. Non era mancato molto che si volesse respingere Giosuè. Dapprima avevano giubilato, perché sarebbe più cordiale di Mosè; poi si era alzato il pugno contro di lui. Non si faceva proprio come con Mosè? Il severo governo, per salvare il popolo? E per via del popolo, lui domanda forte:
76. “Chi sei, o armato? Sei un aiutante di Dio?”
- “Tu mi conosci”, dice il nobile. “Da tempi lontani, che il mondo non afferra, stavamo insieme dinanzi al volto del Signore. Ma si sa…”, si guarda intorno, “…che DIO ti ha eletto, dico: ‘Mi hai visto anche sul monte Sinai, nel Tabernacolo di Dio, e quel giorno quando sei andato via dal monte del cordoglio (il luogo di morte di Mosè).
77. Io rimarrò, certamente non sempre visibile, finché non hai pacificato il paese, finché questo vessillo”, non lo indica, “possa di nuovo essere disteso dinanzi all’Arca dell’Alleanza”.
- “…che cosa? Tanto visibilmente l’Altissimo ha benedetto Giosuè? Non è molto di più di come è accaduto a Mosè? Non di più, non di meno; ma Dio è con noi! Non si osa soltanto dirlo forte, però si sente: ‘Solo ora crediamo fin dove Dio opera miracoli’. Ci si vergogna davanti al cavaliere.
78. Costui dice sorridendo silenziosamente: “Sono un principe dell’esercito del Signore, e sono venuto per eseguire la Sua volontà. A Giosuè viene tolto il peso del sangue dal capo. DIO colpirà Gerico per via dell’oltraggio. Nahesson…”, il cavaliere si rivolge a lui che minaccia di crollare. “Tu pensi che cosa avrà da accadervi a causa di tutto l’oltraggio, se Dio faccesse i conti con voi come con questa città. Ascoltate!
79. I vostri vecchi sono andati via per via di una piccola fame. Hanno abbandonato il Paese di DIO come quelle povere anime che abbandonano la Luce di Dio; sono andati all’estero, come gli altri che sono caduti nella materia. Vi stupisce che Dio vi ha battuto? Nella Bontà avete scontato la schiavitù e i quarant’anni nel deserto.
80. Se continuerete a peccare, a non osservare nessuna pace come ha fatto qui Abraham – anche lui un principe dell’esercito del Cielo – allora Dio vi colpirà ancora sovente, …non nell’ira che Egli non conosce!”
- Allora Giosuè cade ai piedi dell’angelo; riverenza, amore, gratitudine e gioia sono i doni che posa nelle mani della Luce: “Che cosa dice il Signore del Suo servo?”
81. “Non sono il tuo Signore! Tu non il mio servo. Togliti i calzari, il luogo dove stai, è santo (Gios. 5,15), poiché qui sventola il Vessillo di Dio!”
- Giosuè si toglie frettolosamente i sandali, e tutti lo fanno con fervore, per una mezz’ora. Poi il cavaliere va intorno alla città, alla sua sinistra Giosuè, Kahathael, Hur e Nahesson. Seguono i suonatori di trombe, guidati da Ithamar, dietro a loro, mezzo esercito.
*
82. La luce della Luna splende sul paese. E’ mezzanotte, il quinto Giorno secondo la Parola di Dio, quando il principe inizia la marcia intorno a Gerico. Alla fine il Sole mattutino manda il suo raggio. Intorno alla città si formano quatro gruppi di campi. Nahesson si ferma presso Kahathael. Riconosce sempre di più il suo errore e cerca di riparare, cosa che gli è possibile in qualche modo.
83. Uno sussurra ad Ahi-Eser: “Questo crolla”.
- “E’ già crollato”, digrigna costui arrabbiato. “E’ un traditore”.
- “Lo siete voi!”.
- Ci si volta terrorizzati. L’angelo! I suoi occhi di fiamma ardono, la spada fiammeggiante tintinna, “E’…”, comincia il più anziano.
- “Cioé…”, balbetta Ahi-Eser
84. Il principe della Luce interviene: “Vi dico che siete peggio di quelli di Gerico, e meritate di morire con la città. Non vedete, che là dove il Creatore manda un principe dell’esercito del Cielo, Egli rivela il Suo Aiuto? Se ora lo fa giungere attraverso Giosuè, allora lui è certamente il miglior strumento nella Mano dell’Altissimo. Oppure no?”
85. “Non sei tu questo
strumento?”, interviene Ahi-Eser.
- “Sì, …per l’animico, che è assolutamnte necessario; per il terreno, pure importante, Dio ha scelto Giosuè. Che cosa preferite: la salvezza della vostra anima, oppure del vostro corpo?”
- Non c’è risposta.
- L’angelo continua: “Io non minaccio, solo che voi troverete molto difficilmente la via nel Cuore di Dio”.
86. “Mosè ha insegnato”, si svincola il più anziano, “che Dio stesso è la Parola, che noi l’avremmo da prendere nel cuore; allora Egli dimorerebbe in noi, e non viceversa”.
- “L’avete in voi? Sarebbe bene se arrivaste alla sapienza. Mosè ha insegnato che Dio era la Parola attraverso la Sua presenza; tuttavia dimorerebbe nella bocca e nel cuore di un uomo, se lo stesso operasse secondo questa. Mosè aveva ben visto che se tutta Israele avesse osservato la Parola del Signore, con questa avrebbe tenuto in modo giusto la Sua Legge.
87. DIO in Persona non dimora mai in un figlio; ma si deve portare la Sua PAROLA come una memoria in sè! Nel cuore di un figlio può aver luogo soltanto il riflesso della Luce. Se ce l’ha, allora ha anche la Vita, che viene su tutti i figli. Quanto meno qualcuno può portare in sè degli uomini, tanto meno la pienezza della Vita, impossibile includere in sè Dio, il Creatore e costante Rinnovatore della pienezza di Vita per i figli!
88. Oh, viceversa: tutti i figli hanno spazio in abbondanza nel cuore dell’Infinito! Questo ve lo ha insegnato Mosè. E’ sua la colpa se voi lo avete dimenticato oppure se ne avete raggirato una falsa interpretazione? Se si dice: ‘Signore, entra dentro di noi’, allora non è intesa la Personalità, non quella pienzza di Vita, da cui EGLI ha creato e crea tutte le Opere, con cui Egli le conserva.
89. Chi lascia regnare Lui, senza mettere le sue mani nel grembo, chi esegue la Sua Legge, opera secondo quella memoria che Dio vi ha raccompandato per la vostra salvezza”.
- Si sono radunati molti ascoltatori. La Luce continua a parlare:
90. “Quando Dio ha dato i Dieci Comandamenti (Es. cap. 20), ha ordinato di erigere un altare dalla terra. Mosè non ha preso questa”, l’angelo lascia scorrere una manciata di sabbia tra le sue dita, “egli conosceva il simbolo di quella parola. Inoltre, l’altare su cui Mosè sacrificò, era di pietra, quello dell’Arca dell’Alleanza era solo di legno. Non l’avreste potuto spostarla insieme all’altare.
91. Altare significa ‘luogo santo’, la terra come un elemento di Luce ‘realtà’. Così lo conosceva Mosè. I sacrifici del fuoco e del ringraziamento, che egli portava sempre all’Altissimo, raramente erano animali; no – gli olocausti di Mosè consistevano nel servizio, portato a DIO spiritualmente, mondanamente per il mondo. Ha preso su di sè il peso del cammino nel deserto e il peso che i mormoratori”, uno sguardo di fuoco tutt’intorno, “gli hanno troppo sovente gettato sulle vecchie spalle.
92. Dio ha fatto i conti con Mosè… L’olocausto, offertogli, ma nel sacrificio di ringraziamento, lui ringraziava come se lo avesse fatto Israele. Ah, le richieste le aveva giorno per giorno, più e più; il vaso della Pazienza è quasi traboccato! Il ringraziamento copriva invece appena il suolo del vaso. Mosè lo colmava fino all’orlo.
93. Da questo, preventivamente
preso per il portatore dell’Ordine, il
Signore ha detto:
‘In
quale luogo Io fonderò la memoria del Mio Nome,
là
Io verrò a te e ti benedirò’. [Es. 20,24].
94. Questo ‘tu’ valeva per Mosè; da questo il Signore ha trasferito il ‘tu’ a tutti gli uomini, perché la Luce conosce solamente il ‘tu’! Voi avete rimproverato Giosuè, per cui Giosuè è stato accusato da diversi che sareste stati così strappazzati, che il nemico vi avrebbe potuto attaccare più facilmente. Chi è così cieco”, il principe guarda Ahi-Eser, “chi non vede il vantaggio dell’accampamento?
95. Si può osservare la città da quattro postazioni. Se accampaste insieme, rimarrebbe inosservato metà muro. Questo dev’essere un paragone: Primariamente si deve esaminare da ogni lato ciò che è buono e utile, quindi da conservare e di ciò che è marcito ed inutile è quindi da estirpare.
96. Ogni motivo delle Opere della Creazione ha quattro lati. Là l’ATMA di Dio passa attraverso il maesotoso quadrato della Vitalità dell’eterna Luce! Chi si sorveglia in tal modo, giunge al buon risultato. Nell’esame del prossimo si devono accoppiare pazienza ed indulgenza. Per i propri errori grossolani si prende volentieri una misura piccola, per i più piccoli del prossimo una misura grande. –
97. Ora riposiamo. Domani, dopo il giro, parleremo ancora”.
- Giosuè suddivide le guardie.
- Pagiel dice commosso: “E’ necesssrio, dal momento che ci vigila il Cielo?”
- “Sì, amico mio”, spiega l’angelo. “Io veglio sulle vostre anime. Così, secondariamente…”, un caro sorriso, “contemporaneamente sulla vostra (vita) terrena. Ma spiritualmente dovete essere vigili in ogni tempo, e anche qui davanti a Gerico”.
- “Oh, allora voglio vegliare anch’io”, risponde Pagiel. Quasi tutti si annunciano.
98. Giosuè decide: “Per Kahathael, che merita il sonno, viene Sanhus al mio angolo. Anche Hur riposa. Alla destra c’è Pagiel, alla sinistra Eliab e di fronte a noi Nathanael con relativamente tre uomini. Adiba, Abeldan e Jeroboas danno il cambio dopo quattro ore. Qui lo faccio io stesso oppure Hur”. Con ciò la questione mondana è regolata.
*
99. Scende la sera, così piena di pace come se non ci fosse nessuna guerra. Da Gerico non si vede nessuna spia.
- Giosuè, dopo che il principe della Luce ha rivelato tali cose, dice: “Vorrei che avessimo quella pace che Abraham ha promosso. Ma questa ci sarà solo temporaneamente”. Un sospiro soffocato.
100. In tono più allegro la Luce dice: “Sospirare udibilmente non danneggia. Se inoltre è giustificato, allora alleggerisce l’anima. Il tuo desiderio di pace è grande, perciò a te riuscirà di più che alla maggior parte che ti seguirà. Ricorda: – I figli di Giacobbe e la prima tribù avevano rigettato tutti la fiducia in Dio. Coloro che ingiustamente si chiamano pagani, sono rimasti qui nel paese perché avevano ricevuto dal patriarca una leggera sigillata. Questo è un alto segnale di Luce.
101. Canaan è stato preparato tramite Abraham, il principe della Serietà, il portatore dell’Altissimo. Egli è proceduto da UR; essa mondanamente è una città, spiritualmente la maestosa Centrale-Ur di Dio. Da quest’ultima siamo venuti nel mondo, come tu, io ed altri. Anche Isacco conosceva il collegamento con la Luce, dato al mondo come alta meta; e questo lo ha anche insegnato ai suoi figli.
102. Presto però è stato spinto da parte il senso del Cielo sotto l’influenza della materia. Esau pensava ai beni di questo mondo, e Giacobbe dovette servire per la Verità, il che lo insegna la sua via verso Laban. Essi osservarono ancora l’Ordine del patriarca, ma la ricchezza attirava. Non si osservava strettamente ‘la legge della casa di Abraham’, si saccheggiavano i paesi e non si contava molto sulla Benedizione di Dio, da cui tutto dipende. Ma quello che il principe della Serietà ha preparato, l’Altissimo non lo ha lasciato calpestare.
103. Le tribù rimasero – come nel paese – con la dottrina del patriarca. Inondati da foresteri, alcuni hanno perduto l’alto bene. La propria casa abbandonava il luogo di Benedizione per riempire la pancia, come Esau ha regalato la sua primogenitura per la minestra di lenticchie. Che c’è da stupirsi, poi, quando va perduta la Benedizione di Dio? E come Giacobbe ha dovuto servire Laban, così il popolo il faraone.
104. Giacobbe ha dovuto riconquistarsi la Benedizione al Peniel. DIO lo aveva incontrato (Gen. 32,31), nel deserto il popolo, inoltre, Si è rivelato ad Abraham e a molti altri, come anche a te personalmente. Ora tutto Israele deve combattere per conquistare la benedizione e il paese, perché gli avi lo hanno abbandonato per via del caduco.
105. Tu domandi: ‘Che ne possiamo noi, se i nostri avi hanno abbandonato il paese di Dio? Dobbiamo pagare noi ciò di cui noi non abbiamo colpa d’aver causato?’. Oh, non vi viene messa in conto la colpa, ma soltanto perché siete del sangue di quel popolo. Questo vale per tutti i tempi per tutti gli uomini. Ma pagare la colpa altrui è possibile, non per ultimo per una stirpe o per un intero popolo.
106. Tu sai che Sadhana ha abbandonato l’alto Paese della benedizione di Dio. A lei era stata assegnata una parte del Regno della luce come pure ad ogni Casa di principi attraverso il Testamento di Dio. I principi sono rimasti: nel paragone, le sette tribù, assistite da Abraham; la figlia è andata, come è andato (via) il popolo di Giacobbe. Qui hai il collegamento, in più il maestoso riflesso, che deve significare per questo mondo fino alla sua fine il Simbolo della luce.
107. Verrà mondanizzato (tutto), ma la Verità rimane ciò che è: ‘Verità‘! Perciò alla fine ritornerà la Verità di Dio, come Israele è ritornato a Canaan. Ma così come non rimarrà qui, così nessun uomo su questo mondo. Nell’ultima conseguenza, solo il SIGNORE prenderà la colpa della Casa e del fondamento di Sadhana, perché questo non lo potrebbe fare nemeno un prìncipe della luce. Tuttavia, quello che è provenuto ancora da questa colpa e sorgerà ancora, l’assume il buon popolo della luce.
108. Tu domandi: ‘Che cosa paga la figlia e la sua casa?’. Oh, non lo si deve calcolare; questo sta scritto nel Testamento ed è unicamente la Faccenda di Dio! Egli può benedire e dissolvere, dare oppure rimettere una colpa. Sia certo: la colpa dell’autrice la deve pagare chi una volta l’ha provocata. Questa se la deve caricare la figlia. La cosa più pesante, la ripacificazione, gliela toglie l’eterno buon Padre; ma Egli non l’ha ancora rimessa.
109. Non è facile riferirlo con un
senso mondano; nel senso della Luce è il vero percorso. Lo si può comprendere
con buona volontà. Più tardi si dirà: ‘Qui
c’è il santo paese’; e: ‘Voi siete il
popolo eletto’. Entrambe le cose non sono giuste. Nessun uomo è santo,
nessun luogo che appartiene alla materia lo è.
Santo è unicamente il SIGNORE!
110. Dio ha scelto Israele da Abraham, il principe della luce, Muriel, nel cui quarto Giorno della Creazione il SIGNORE ha scritto il Suo Testamento. E’ stato scelto come simbolo per tutti i popoli. Sempre nel paragone verso tutta l’Opera, è da considerare ‘una scelta’. Canaan non è quel luogo, per via di lui, che il Santo utilizzerà per ‘l’ultima Chiamata di ritorno’. Potrebbe averla solo Israele la scelta più alta, sovente riprovevolmente caduto dalla fede, come il futuro ne insegnerà ancora? Se soltanto per via di lui, allora in questo popolo non dovrebbe esistere nessuna ingiustizia. Sarebbe da se stesso un simbolo della Luce. Ma non lo è!
111. Ha Dio sbagliato così tanto di ciò che risultava fin
dall’inizio della Benedizione e della Luce per raccogliere del caduco come
cocci? Ogni popolo ha dei figli del Cielo incarnati, ed anche degli esseri
poveri. Gli uni sono ‘le stelle del
cielo’, gli altri la ‘sabbia del
mare’, come lo ha inerpretato Abraham. In ciò si valuta solamente il
numero, e non il senso. Già Mosè ha censito Israele; e si censirà da se stesso
fino alla fine di questo mondo.
112. Tu pensi: ‘Perché Mosè si è sforzato così tanto per il mantenimento del popolo, difendendolo sempre davanti al Signore? Non poteva convenire questo, cioè, non lasciarsi caricare, per aiutare di pareggiare le colpe? – Trattandosi di un popolo, anzi di tutto il mondo, allora ciò sarebbe stato soltanto inutile!’. Ma allora, Dio non avrebbe rivelato nessunissimo santo Simbolo!
113. Nulla verrebbe dalla luce nella materia; non ci sarebbe nessun ritorno né un ritorno a Casa per i caduti. Rimarrebbe il crepaccio (separazione), che Sadhana si è creata nel suo distacco. E del popolo-Ur creato resterebbe qualcosa eternamente separato da Dio, cosa che metterebbe in dubbio il Suo Potere di Creatore. No, Giosuè, dal Suo Potere e dalla magnificenza delle Sua caratteristiche, dai quali Egli si è creato tutti i figli, Egli si mantiene l’intero popolo!
114. Il Potere eccelso indica quanto eternamente Egli unisce i fedeli e i caduti. Perciò anche Israele è soltanto un simbolo, affinché la caduta debba riconoscere la Magnificenza dell’Altissimo, appunto la Sua meta liberatrice, la Sua mediazione, la Sua redenzione! Questo è così santo, che ognuno che osa cavillare su ciò, non solo dall’eredità della caduta cade nel peccato, bensì diventa per se stesso un autore di colpa.
115. Non chiedere chi può resistere. Degli autori colpevoli devono rispondere di se stessi. Ognuno deve pagare la colpa dell’essersi ‘lasciato sedurre’; ma la seduzione come causa fondamentale è a spese del seduttore[72]. Dato che questo non si potrebbe mai pareggiare senza l’aiuto di Dio, perciò Dio stesso è il Liberatore delle colpe trascinate dopo, il Mediatore tra autore della colpa e sedotti, il Redentore di ogni causa di colpa!
116. Non noti l’elevata interazione? Il Liberatore, il Mediatore, il Redentore, esce e… dapprima i piccoli come sedotti, poi il legame tra questi e degli autori della colpa, infine Lucifero come primo autore della colpa ritornano, come anche tutti che nella sua ombra hanno creato delle colpe. Un flusso di Miericordia!
117. Perciò non ti preoccupare affatto, se un uomo possa sussistere davanti a Dio. Se Egli venisse solamente come Giudice, allora sì; ma allora ogni pareggio sarebbe inutile, oppure, come ho detto: nulla della Luce sarebbe venuto nella materia. EGLI viene nella Sua Mgnificenza e nella Sua Forza. La Corona è in eterno la Misericordia!”
118. Sprofondato in sè, gli occhi velati, Giosuè siede su una pietra. Inconsciamente beve le lacrime. Il principe della Luce posa delicatamente la sua destra sul capo dell’uomo, e attende finché l’anima si è rifugiata nel suo spirito, per accogliere l’elevato, per conservarlo, per il mondo, quando l’uomo – esteriormente solo – avrà un disperato bisogno dei Doni.
119. Ma lo spirito, come Perutam, è pari a un guardiano. Ora guarda in sù. Ebbro di beatitudine, come per nulla nel mondo, abbraccia il cavaliere di Dio. Il suo ringraziamento silenzioso è un olocausto, che compiace all’Altissimo.
120. L’angelo dice: “Al mattino hai ringraziato: ‘Oh buon Padre-Dio, che ora ho raggiunto più della metà dell’altamente benedetta età del Tuo Mosè. Se posso operare per metà quello che il Tuo Uraniel come Mosè ha operato, allora è una Misura di grazia che riposerà su di me’. Non hai aspettato se Dio ti desse la risposta, non perché l’avresti perduta; ti bastava di saperti nelle Sue care mani. Ora il Padre ti manda a dire attraverso di me:
121. «Figlio Mio, tu farai il tuo Tutto, perché vuoi prestare tutto l’aiuto
per la nostra figlia. Se qualcuno fa splendere una candela piccola o grande,
non viene misurato. A causa della via c’è certamente una resa dei conti per la
salvezza di tutti gli aiutanti, con loro anche per i lontani. Siine consolato!
122. Dieci anni hai operato sotto Mosè con un alto e raro sentimento del dovere; e procederai ancora per trent’anni nel paese che Uraniel ti ha anunciato»“.
- Giosuè guarda in su quasi spaventato. Il nome? Per modestia, non chiede il nome dell’angelo. Dovrebbe…? Potrebbe…?
- Il prìncipe della Luce sorride e continua senza interruzione il discorso di Dio:
123. “«Tu sospiri nel silenzio. Chiami gli anni ‘la Mia Grazia’, oppure un peso?»“.
- Come se DIO fosse con lui, Giosuè risponde: “Signore, Tu conosci meglio Israele; ma entrambe le cose devono valermi con gioia come l’alto Peso della Grazia”.
- “«Ben riconosciuto! Perciò ti sia ancora una Parola: ‘Dalla Mia santa Entità-UR sale quel numero della Luce che si rivela continuamente nella simbologia della materia’. Questa è La Mia Cifra di salvezza ‘quattro’, dal Mio ‘UNO’, come l’eterno UNICO. Così ho rivelato il Mio Cuore ai figli, come Io lo suddivido nelle quattro Camere, affinché su questo percorso ogni figlio Mi afferri nel modo come deve essere per il suo meglio.
124. Spiritualmente, in questo Predominio, questo ‘quattro’ si dimostra come Benedizione oppure come avvertimento. Cosicché è questo da riconoscere: divido il Peso più pesante! Così fin da Abraham: duecento anni decaduti solo sul Mio Aiuto e Pazienza, duecento anni di servizio alla casa in Egitto. Se il popolo Mi avesse obbedito, avrebbe dovuto passare solamente vent’anni attraverso il deserto. Dato che presso il Sinai, alla vista della Mia rivelazione, il popolo si è ascritto al vitello d’oro, per questo ha dovuto sopportare la ‘quarta decima’, …quarant’anni!
125. Mosè l’ha guidato quarant’anni; tu ne hai quaranta; quarantamila guerrieri stanno sotto la tua mano. Su Canaan cadranno trent’anni, gli ultimi venti su di te – come primo – nella funzione di giudice. Poi ti aggiungo come ultimo Dono, dieci anni di riposo. Il tempo dei giudici durerà ancora circa quattrocento anni.
126. Nel Simbolo dei tuoi trent’anni di lavoro qui in Canaan, venendo Io come SALVATORE, rimarrò trent’anni, agli stessi attaccati però la decima come anni di funzione d’insegnamento. Simbolicamente sui quarant’anni di deserto Io rimarrò quaranta giorni nel deserto e succederà molto per quanto si riferisce ai Miei quaranta.
127. Ti domandi sconvolto: ‘Signore, come mai che conti l’alta decima su di me?’. Fa attenzione: Dovere e amore! Per questo ti viene inserita la decima. Ma ti basti questo per indicare che Io sono sempre con te!»“
*
128. Giosuè va nella piccola tenda come in sogno, ma nessun sonno cala sulle sue palpebre. Chi potrebbe dormire, avendo sentito tale Rivelazione? “La voglio sempre avere davanti agli occhi e nel cuore”, mormora rabbrividendo. La sua gratitudine sale come un fumo d’incenso, e questo è compiacente a Dio. Davanti alle porte di Gerico, il cavaliere di Dio veglia tutto solo.
*
129. L’ottavo giorno dopo il grande discorso di Dio, nel quale si gira per la quarta volta intorno a Gerico, gli assediati cominciano a tremare. Si risparmiano le frecce e le fiaccole per la tempesta. Si era intrufolato un traditore, ma non ha ricevuto alcuna ricompensa. Lo si è impiccato. Soltanto, ora si sa che non si deve contare sull’attacco. Di nuovo nella città risuonano le stridule trombe, e risvegliano la paura.
130. Si pongono molte domande al cavaliere; anche Nahesson ha un colloquio con lui, dopo di che si è annunciato alleggerito a Giosuè. Ora fa parte della guardia fedele. Gamliel attizza contro di lui. Con cattiva intenzione va di traverso all’angelo di Dio, una piccola codina di uomini dietro a lui.
131. Il principe della spada guarda a Gerico.
- Hm, Hm, come si fa a sfidarlo? Infine Gamliel glielo chiede, e deve suonare molto gentile: “Guardiano di Dio, per chi fai qui la guardia? Dio non ne ha bisogno. Per quanto ne so, voi angeli siete degli esseri puri, più per i pensieri che si ricevono soltanto di tanto in tanto, una ‘veste’ quando l’Altissimo vuole inviare un pensiero”.
132. “Vuoi avere una risposta?”
- “Non spetta alla mia domanda?”
- “Non necessariamente!”, gli occhi dell’angelo ardono. “Ma poiché sei più stupido che cattivo, voglio occuparmi di te”.
- “Permetti?”, salta sù Elisama, “È spirituale, sgridare stupido un uomo che è nella funzione e nell’onore?”
- Viene respinto duramente. “Con coloro che nonostante la Bontà di Dio rimangono cattivi, il Cielo non ha nulla a che fare! Gamliel è ancora da salvare per via della sua stupidità; i cattivi rimangono accovacciati sulla barca bucata finché sprofondano!”
- Pallido in viso come la cenere, Elisama strisca via.
133. “Mi hai chiamato il guardiano di Dio”, dice il celeste a Gamliel. “Per chi veglio, te lo potevi dire da te stesso. Non credere che ti voglia ferire. Dico soltanto come stai davanti al volto di Dio. Era intelligente la domanda, per chi veglio e che Dio non ha bisogno di angeli guardiani? Sono stato inviato per l’Altissimo, per me stesso, oppure per il popolo? Se per questo, che lo sai, perché allora la domanda, che ti scopre, che però non mi può ferire?
134. La tua opinione che cosa
siamo noi angeli, la discuto con te; perché forse…”, uno sguardo
lontano, che perfora Gamliel, “…lasci entrare in te
il celeste. Hai colpito precisamente:
– Noi siamo ‘Pensieri di Dio’!
Creature create da LUI ed appartenenti a LUI. Egli ha elevato il popolo di figli dal Suo santo Patrimonio di
Pensieri, che ricade anche sugli uomini. Oppure non vuoi essere un Pensiero di
Dio?”
- Gamliel comincia a comprendere l’angelo; soltanto, lui è ancora troppo convinto della ‘loro faccenda’, che Giosuè non vede troppe cose. Già continua ad ascoltare:
135. “Su questo ti sbagli di più di quel che è permesso, che saremmo soltanto Pensieri. Dio è venuto con degli angeli che sono andati verso Sodoma come esecutori di una parte del giudizio. Allora portavano solo una ‘veste’, come hai cercato di parafrasare, per rubarci la nostra personalità? Questo significa violare il settimo Comandamento! Abraham non aveva bisogno di un tale ‘gioco’; e i sodomiti non videro i due angeli. Per che cosa poi la spedizione in una figura temporanea?
136. Ora, non dire pure che non saremmo figli di Dio! Allora me ne andrei da te, come Dio si è già distolto un po’ da te, perché questo significherebbe ferire la Sua Santità! Quello che il Creatore ha creato, è santo nel senso di: ‘lavoro delle Sue mani’. Solo, nessuna creatura come tale è santa. Questo Lo è nell’eternità soltanto il SIGNORE! Non scambiatelo!
137. Voi sperate nel Cielo. Ma questo sarebbe messo male (per voi), se voi uomini di questo mondo che quasi sempre andate nella fossa da cattivi, vi abitaste soltanto. I cattivi non vi entrano; i buoni sono da contare, soprattutto in Israele, di cui non ne farai parte ancora per molto. Ma andiamo avanti:
138. Prima di Adamo c’era buona gente; dapprima erano angeli. Adamo, Eva, Enoc, Abraham, Sara ed altri fino su a Mosè e a Giosuè, che prima della loro vita terrena erano nati nella luce, partoriti dal Patrimonio dei Pensieri-Ur della Divinità. Non ti dev’essere difficile crederlo, poiché come ‘angelo’ come mi chiami ironicamente, dovrei saperlo, soprattutto, se tu fossi un puro Pensiero inviato da Dio”.
139. Gamliel interrompe spaventato: “Non volevo descriverti disdegnandoti…”
- “Risparmiati il tuo parlare! Conosco la tua mente, che non può essere tollerata. Sarebbe meglio per te che non la tollerassi tu stesso. Aspetta, ti devo una rivelazione: per Dio nulla è più santo, se non che il Suo senso maestoso di invertire gli smarriti, per cui Egli, evidentemente…”, uno sguardo un po’ allegro che sgrava Gamliel, “…invia appunto i Pensieri”.
140. Indicando il campo da dove arriva proprio Giosuè in compagnia di alcuni fedeli, il mucchietto di Gamliel si ritira rapidamente; solo Ahi-Eser rimane ancora fermo, indeciso. Da lontano Elisama e il suo seguito vedono che cosa deve succedere qui. Ma l’inizio della sera vela una chiara vista. Si rivolgono di malumore alla parte del loro campo.
141. Le parole dell’angelo avevano convertito in buona parte Gamliel ed Ahi-Eser; e dato che li fa stare seduti dalla sua parte, Giosuè non domanda nulla su di loro. Chissà…? Brevemente accennando, il cavaliere ripete il colloquio con Gamliel.
- Eliab sussurra a Kahathael: “Lui ha chiacchierato da stupido!”
142. Nel frattempo il principe dalla Luce si alza e solleva la sua spada, la quale scintilla acutamente nell’ultimo rosso della sera, “Questa è la spada di Michele. Egli me l’ha prestata per esercitare con essa la Volontà di Dio! Non chiedete se io non abbia nessuna arma. Nell’Empireo esiste solamente una Spada: il Simbolo della Volontà del Creatore! Ogni principe dalla Luce porta un simbolo diverso, ma nella nostra unità ognuno ne può anche impiegare un’altro.
143. La mia è la bilancia dell’Ordine e questa…”
- Giosuè interrompe balbettando: “Dio ti ha chiamato Uraniel; io…”
- “Aspetta”, lo ferma gentilmente l’angelo. “Voglio dapprima domandare a Gamliel, ad Ahi-Eser ed anche a Nahesson, che cosa avevano promesso una volta a Mosè, quando vi siete ammalati dopo la grande disgrazia[73] ed egli vi ha ridato la salute dalla Forza di Dio. Siete rimasti fedeli, …oppure avete combattuto contro Giosuè?”
144. Questo suona molto severo. Di nuovo un po’ addolcito: “Non spaventatevi, non voglio condurvi all’ammissione con la forza, ma sareste in grado di incontrare Mosè? Che cosa direbbe lui, che avete spezzato la promessa? Che cosa, soprattutto DIO?”
- “O messaggero di Dio”, supplica all’iimprovviso Nahesson, “rimani tu con noi; rimedia a ciò che ho fatto di male contro Dio e contro Mosè”.
145. “Si può dare ascolto alla richiesta, se lo vuole Dio. Contro chi si fa un’ingiustizia, si deve chiedere il perdono”.
- Gamliel risponde: “Vorrei chiedere perdono; ma hai detto che il Signore si è distolto da me, e Mosè non è fra noi, perché allora…”
146. “Lui è qui”, dice Giosuè, “si è fatto riconoscere”.
- Gli amici sono sorpresi. “Come? Dove? Perché non ci si mostra?”
- Dice l’angelo: “Non ci ha pensato nessuno, eccetto Giosuè ed Ithamar, che un uomo, quando abbandona il mondo, non entra nel Regno della luce nella sua figura che invecchia. Nel momento della morte terrena, lo spirito si sfila il corpo. Com’era uscito dalla luce, è di nuovo là, eccetto che l’operare ingiusto può anche togliere qualcosa dalla bellezza del Cielo.
147. DIO mi ha richiamato. Ho riottenuto la mia veste di Luce, che si riferisce meno all’esteirore”, indica alla sua veste argentata, “che più su quella entità che avevo prima della via del mondo. Ora dovete vedere chi sono”. L’angelo si volta appena, e poi… Mosè sta lì come lo si era visto l’ultima volta.
- Si è fatto un silenzio come di notte. Solo Giosuè ed Ithamar vanno al lato del rivelato, che si ritrasforma nella luce dopo essere rimasto un po’ fermo nelle sembianze di Mosè, affinché ognuno possa convincersene. Quando si scioglie il primo irrigidimento, i tre principi cadono dinanzi a lui senza una parola. L’angelo non ha bisogno di nessuna parola, per notare ciò che sta passando nel loro interiore.
148. Lui dice: “Io sono Uraniel, il portatore dell’Ordine. Affinché nessuno mi desse il cattivo necrologio che non sarei stato degno di portartvi a Canaan, Dio per questo vi ha dato me, affinché mi debba mostrare come Mosè. Non mi colpisce se alcuni pescano nell’offuscata pentola delle loro opinioni. Solo per l’entrata nel paese ha avuto luogo la visione del patriarca.
149. Ancora un’indicazione che può portarvi alla fede. Nell’ultimo terzo della mia vita (80-120 anni) vi ho condotto; e la terza Parte la Divinità si annuncerà come REDENTORE. Ogni figlio della Luce rispetta l’Ordine di Dio, la Sua Legge, che il Signore ha piantato nella materia. Israele doveva essere la testimonianza della Legge.
150. Dato che il popolo di Giacobbe ha abbandonato il paese ancestrale, la Legge stava su di esso, per cui doveva portarla il portatore dell’Ordine. Il Creatore nella Sua santa Misericordia ha liberato dal terzo Campo-Ur il Suo terzo angelo-guardiano per guidare Israele nel paese, nel senso della Redenzione. Quel Simbolo per cui Giosuè, il terzo guardiano, vi conduce adesso. A me nulla era nascosto; Dio mi ha chiesto se vi volessi guidare. Ho visto il santo collegamento; inoltre mi è bastata la piena misura di Grazia con cui sono stato per quarant’anni il servo di Dio e d’Israele.
151. Ora andate a dormire, domani vedrete come al solito il ‘cavaliere di Dio’. Solo quando non sarò più visibile per voi, diffonderete che sono stato il vostro Mosè. Questo rafforzerà la forza del cuore ed anche la fede. E non dimenticate di obbedire a DIO. Se rimane conservata almeno la buona decima del popolo, allora DIO vorrà volentieri conservare tutto il popolo”.
152. Il cavaliere viene salutato silenziosamente da tutti gli israeliani.
- Giosuè rimane fermo presso di lui. “E’ soltanto”, si strofina imbarazzato la fronte, “perché mi hai insignito così apertamente. Ciò mi opprime di più, che mi deve rallegrare”.
153. “Ti può rallegrare per via di molte fatiche che ti sei assunto. Per un certo tempo ne saranno entusiasti, ma non per dieci anni, e generalmente sarà dimenticato. Per alcuni, questo è persino bene; ma tu mantieni il vero sentiero di Dio, allora un giorno ciò che è Magnifico ti sarà di nuovo rivelato”.
*
154. Il giorno dopo, Elisama punzecchia contro Ahi-Eser, Nahesson e Gamliel che stanno insieme.
- Quest’ultimo dice calmo:”Io stesso ho agito male. L’angelo che si è dato a riconoscere ha indicato il nostro male”.
- “Perché non continuiamo a lasciarci fuorviare da Giosuè?”, chiede arrabbiato Elisama.
- “Prima ho pensato proprio così”, risponde Gamliel, “ora è dimostrato che lui è l’eletto di Dio. Tra breve sarai anche tu di questa convinzione”.
155. “Mai!”, Elisama fa i pugni. Nahesson le apre con dura pressione. “DIO ti aprirà i tuoi pugni, come a noi il cuore attraverso la Sua luminosa Rivelazione”.
- “Aha”, dice velenoso Elisama. “Miracoli notturni sono fantasticherie da diavolo!”
- “La maestosa colonna di fuoco di Dio che ci guidava così sovente sulla via di notte, era fantasticheria del diavolo?”, spumeggia Ahiu-Eser aspramente.
156. “Avevano giurato nella mano di Mosè di non deviare dalla via di Dio. Molti sono stati puniti duramente; noi, i seduttori, siamo stati inclusi nella guarigione[74]. Tanto, tu sai ciò che è successo, quando noi, come Mosè ci ha predetto – dopo sette settimane abbiamo attraversato la foce del Giordano. Noi, la truppa in avanguardia, siamo arrivati attraverso il fiume e guariti là del tutto. Era impossibile esporre tutto il popolo alla corrente. Con piena ragione – lo ammetto oggi – Giosuè ci ha costretto a ritornare indietro,
157. Appena guariti abbiamo dimenticato il giuramento di fedeltà. Questo è stato certamente il motivo del perché Giosuè ci ha richiamati. Non lo volevamo sentire che il passaggio non era da vincere. Proprio tu, Elisama, dicesti: ‘Mosè una volta ha diviso il Mar Rosso; Giosuè non può nemmeno dividere il Giordano!’. Così è sembrato, ma le trattative con le tribù a sinistra del Giordano ci hanno procurato abbastanza cibo. Per questo Giosuè non ha raccolto nessun ringraziamento. Per questo, ieri l’angelo di Dio ha fatto con noi i conti.
158. Ora”, conclude Ahi-Eser il suo discorso, rimango nella fedeltà dietro a Giosuè!”
- “Anch’io!”, esclamano Nahesson e Gamliel insieme.
- “Per me, volentieri”, schernisce Elisama. “Chiederò al ‘vostro’ angelo che cosa è rimasto aperto del primo discorso. Questa volta non mi lascio spingere da parte”.
- “Tu stesso sei strisciato via”, lo prende in giro Gamliel.
159. Quando Elisama se ne va, Nahesson dice: “Andiamo…! (vuole andare) Contro un cherubino che era il nostro Mosè, si ribella invano”.
- “Lo deve sapere Giosuè?”, chiede Ahi-Eser.
- Nahesson dice: “No, non ne vale la chiacchierata”.
- Ora i tre principi prendono servizio, avendolo ricevuto da Giosuè da poco. Una stretta di mano lo ha sigillato.
*
160. Nel frattempo l’angelo si è lasciato ‘trovare’ da Elisama. Costui irrompe per così dire con la porta in casa. “Vorrei sapere certe cose che non mi sono piaciute del tuo primo discorso”.
- “Parla dunque: hai dimenticato di salutare! Ora… anche il cielo ti può dimenticare”.
- “In confronto a Dio, che lascio valere”, comincia Elisama.
- Viene interrotto. “Davvero?”
- “Ma lasciami prima parlare”, esclama impaziente Elisama.
161. “Hai detto che non si potrebbe portare Dio in sé, può essere; però, ‘soltanto il riflesso della Luce’ sarebbe poco. Inoltre, non si potrebbe avere in sé nessun uomo. Lì hai sbagliato. Nel grembo materano cresce un uomo, e una volta partorito, fa il suo primo respiro”.
- “E poi?”, chiede brevemente l’angelo.
- “E poi? Vorrei avere una risposta”.
162. “Se DIO non si impietosisse di te, non starei mai a tua disposizione! Ma giusto: – Un omino fa il suo primo respiro dopo la nascita. Anche l’embrione respira, ma al ritmo di sua madre. Un tale divenire è come uomo nel grembo materno, non è ancora nessuna propria persona. Che il mio paragone era un esempio, risultava dall’indicazione sulla maestosa Persona di Dio. Lo hai capito, vuoi solo contraddire”.
163. “Per quanto mi riguarda”, respinge con un cenno Elisama, “alla fine, ognuno lo vede secondo la propria opinione. Difficilmente potrai confutare l’altro punto. Hai detto che Mosè rare volte sacrificava animali. Il suo olocausto sarebbe stato ‘il servizio’, per Dio e per il popolo; e il suo ringraziamento lo avrebbe fatto al posto di Israele, con la preghiera, non con gli animali da sacrificio.
164. Forse…”, Elisama lo dice tanto per dire, “tu provvedi al tuo servizio, che non è collegato con Israele, perciò non puoi nemmeno sapere che Mosè sacrificava animali”.
- “Se soltanto lo sai tu!”. Uno sguardo di fuoco, ed Elisama continua ad ascoltare con timore.
165. “Proprio per la carne avete oppresso duramente Mosè. Come mai che poi avrebbe potuto sacrificare animali? Che cossa avreste fatto, se i pochi animali da traino e da macello fossero stati sacrificati, e voi affamati avreste guardato soltanto il fumo? Vuoi accusare DIO dell’assurdità, dato che secondo la tua opinione Mosè avrebbe agito su Ordine di Dio?”
166. “Mmh, sì”, balbetta Elisama, “forse Mosè lo ha detto soltanto così, per sé…”
- “Devo chiamare Mosè?”, risuona severamente. “E’ vicinisso a me! Inoltre, …se finora non ho fatto nessun servizio in Israele, perché ora sarei venuto io da voi? Puoi balbettare senza riflettere. In verità, se lo chiedo al giovane Sanhus, lui lo sa meglio di te!
167. Animali, simboli per la materia; l’uomo l’ha superato. Sangue, significa servizio, se necessario fino alla morte, soprattutto il servizio libero per tutti, il proprio viene retrocesso. Questo è il maestoso senso del sacrificio, cui Dio a ha parlato a Mosè. Oltre a ciò, affinché il popolo, aggrappandosi a segni esteriori – anche tu fai parte del popolo, Elisama – giungesse alla fede che un sacrificio portasse la pacificazione, Mosè per questo ha sacrificato qualche volta degli animali, ma soltanto, quando il popolo era sazio. Adesso lo vorrai confermare?”. Un ordine, non una domanda.
- Per metà contrito, per metà rammaricato, Elisama mormora caparbiamente ‘sì’.
168. “Ora presenta la tua ultima domanda”.
- “Come sai che io…”
- “…ancora una stupidata?”
- “Non è stupido”, digrigna Elisama. “Ti sei presentato come un angelo, e dall’aspetto lo potresti essere. Chi ha già visto che angeli si coricano sul mantello per dormire come gli uomini? Lo hai fatto il primo giorno. Se lo hai fatto ogni sera, non ho potuto sbirciarlo. A me basta comunque quella volta.
169. Dio non dorme mai, e non posso immaginarmi che un angelo debba dormire. Inoltre, se sei un guardiano che aiuta a sorvegliare l’esercito, così prendi molto alla leggera il tuo dovere. Perciò credo, che sei un uomo, forse un nemico dei gerichiani, per cui ci vuoi aiutare”.
170. “Hai finito?”
- Elisama tace.
- “Hai visto se ho davvero dormito?”
- “Non proprio”, indugia costui.
- “Allora? Rimani sempre in piedi quando non dormi?”
- “No; ma coricare…”
- “Smettila di chiacchierare! Dio stava seduto alla tavola di Abraham e ‘mangiava’ il cibo che Sarai aveva preparato.
171. Noi dalla Luce non dormiamo come gli uomini, ma come creature abbiamo bisogno di riposo, che è soltanto spirituale. Ho osservato questo riposo, meno per me, ricordalo! Con il mio riposo veniva su di voi il buon riposo. Rifletti su questo, forse sei ancora da salvare. Sei vicino alla rovina perché sei cattivo per cattiveria”. Con questo, l’angelo cavaliere se ne va.
*
172. Il decimo giorno si gira per la sesta volta intorno a Gerico. Prima, il cavaliere ha radunato tutti i comandanti. Lui dice: “Ascoltate, voi uomini d’Israele, parlo su incarico di Dio. Quello che avete giurato a Dio dopo ogni caduta, lo dovete finalmente osservare una buona volta, non soltanto per l’ingresso nel paese del patriarca. Non viene contato quello che avete troppo sovente mancato. No! – Come questo ‘paese della Benedizione’ giace davanti a voi, come lo dovete possedere, così sia il vostro obbligo di mantenere la Legge del Signore.
173. Oggi è il decimo giorno dopo che Dio ha dato l’Incarico di occupare il paese, …non di soggiogarlo; ricordatevelo precisamente! Perché Egli vi ha fatto attendere i giorni ? Ebbene,…ricordate quel tempo sul monte Sinai, e già saprete se e come avete osservato la Legge, oppure,…l’avete infranta.
174. Dio ha scritto sulla prima tavola quattro Comandamenti. Questi quattro stanno di fronte ai vostri quarant’anni di cammino. La seconda tavola aveva sei Comandamenti. Ogni infrazione ha offeso le caratteristiche di Dio. Voi non potete svolgere così semplicemente la riparazione; per questo il Signore dà i simboli della Luce, in cui potete misurare il suo Diritto e la vostra ingiustizia.
175. Con le sette trombe principali, simbolo delle Caratteristiche, avete girato sei volte intorno alla citta, dal quinto a decimo giorno. Questo vale dal quinto al decimo Comandamento di base. I due giorni che sono ancora da attendere, si riferiscono ai Fondamenti di Dio, anche alla luce e alla materia. L’undicesimo giorno serve alla vostra preparazione, e il dodicesimo in rapporto al numero delle tribù. Domani si deve attraversare il Giordano, a mezzogiorno entrare in Canaan e alla sera occuperete Gerico devastato.
176. Perciò sovete portare l’Arca dell’Alleanza per sette volte intorno alla città. Quello che succede dopo, lasciatelo a DIO! Giosuè ordinerà la questione terrena. – Ora seguite; oggi precedo io, la mia arma dev’essere la fiaccola”.
- Alla sera arriva il messaggio che il campo era tranquillo. già dopo il primo giorno, Gamliel ed Elisama, senza la volontà di Giosuè, si sono uniti al gruppo dei gerichiani; Eleasar insieme ai restanti avevano impiegato molta fatica per evitare una ribellione e tenere Israele abbastanza calmo.
*
177. Giosuè, nonostante il pericolo, entra nel campo. Kahathael non cessa di accompagnarlo. Quando fa annunciare: “Domani tutto Israele va a Canaan!”, nessuno pensa più al sonno. Appena è passata la mezzanotte, il popolo si prepara ordinatamente. Dei comandi risuonano lontani nella notte chiara, vengono anche portati di bocca in bocca. L’ampio arco del campo, arrivando fino a Sittim, si è molto avvicinato. Non si bada all’affollamento.
178. Il “santificatevi” (Giosuè 3,5) viene rigorosamente eseguito. ‘Come sarà? Che cosa vedremo? Ci capiterà del bene?’. – Su Israele scende un’ora silenziosa. ‘La Fiamma di Dio non stava attraversando attraverso la folla proprio adesso, …quella che aveva illuminato sovente la via nel deserto?’. La tenda di Giosuè è ancora l’unica in piedi. Si guarda a questa quasi immobili. È stato Dio! Ma allora… “O gente, ringraziate il vostro Signore!”
179. “Egli lo è!”
- “Giosuè: ti rendo di nuovo grande! Nessuno ti deve resistere, come non si resisteva nemmeno a Mosè. Tuttavia gli schernitori che dicono che non potresti dividere il Giordano, li deve colpire la forza dell’acqua”.
- “Caro Signore, risparmiali!”, supplica Giosuè. “Ricorda, che sono figli piccoli e stupidi”.
180. “Sono uomini, Giosuè! Ma per via della tua richiesta voglio soltanto strapparli, affinché si accorgano chi sei. Prendi il bastone bianco di Nu-Anim nella tua sinistra, la spada del patriarca nella tua destra e cammina davanti all’Arca dell’Alleanza. Scegli dodici sacerdoti come portatori, guidati da Eleasar. E una cosa, Giosuè”, Dio mette le Mani sul suo capo: “Riguarda i Miei uomini!!
181. Caccia via soltanto l’essere pagano, non la gente; bandisci ogni disordine e fa ordine; spezza gli altari pagani e costruisi delle capanne a tutti i poveri; togli gli idoli e offri piuttosto del pane. Estirpa gli usi; per questo, eleva la Mia Legge. Lo farai, … per questo ti faccio grande.
182. Non è facile guidare Israele. Quando si noterà del disastro, allora si saprà dove si deve andare; se è passato, allora ci si dimentica il suo Dio. Ma quello che hai portato qui dalla Luce, rimarrà fino alla fine dei tuoi giorni”.
183. Giosuè afferra l’aito di luce: “Pietoso Padre-Dio. Ti ringrazio! Le Tue parole devono essere sempre il mio bastone. Nella mia casa sia fatta soltanto la Tua Volontà”.
- “Hai una richiesta, Giosuè?”
- “Sì; ma il peso della Grazia non ha lasciato il tempo di pensare a me. Oh, mi hai affidato il popolo come una sposa, per la quale avrei sempre da provvedere”.
184. “Appunto per via della fedeltà”, dice bonariamente Dio, “devi pensare a te, quando avrai vinto Gerico”.
- “Signore, Santo, Padre, meraviglioso Dio!”. Di più Giosuè non riesce dire.
- “Va bene, figlio Mio; con te l’anima è benedetta”.
- Il Bagliore di Dio cammina attraverso gli uomini fittamente ammassati.
185. La moglie di Kahathael e una giudea delicata servivano Giosuè, il quale, venendo dalla tenda, va verso la giudea e dice: “Begiana, Dio ci ha esaudito. L’ora è molto vicina”. Alcuni lo sentono, ed è una gioia che si concede di cuore a Giosuè. Ad Isora dice forte: “Prima della morte di Mosè hai agito come sacerdotessa della Luce, perciò devi camminare presso l’Arca dell’Alleanza accanto ad Eleasar. Per tutte le nostre donne devi rimanere alla destra; Begiana, per tutti i figli, alla sinistra”.
- Regna grande giubilo, particolarmente presso le donne.
*
186. La notte fugge. C’è una stella nel profondo ovest, laddove conduce la strada del popolo. Chi non sospira grato? Certo, qualche carro ondeggia, qualche bambino piange, qualche vecchio che cura gli animali si trascina, ma come nell’ultimo tempo di Mosè, ora si è un popolo unito. Viene sostenuto, portato e sospinto. A mezzogiorno si arriva al fiume.
187. Giosuè solleva il bastone di Nu-Anim, abbassa la punta della spada sul fiume. “Signore, Dio dei nostri padri, e anche il nostro buon Padre! Hai compiuto la Tua parola e ricondotto il popolo nel paese che gli era diventato proprio, grazie ad Abraham. Ora continua ad aiutare, affinché il Tuo Nome, la Tua Legge, passi attraverso tutto il paese. Lascia che noi e tutti coloro che vengono dopo di noi, ricordino sempre quest’ora nell’adorazione, lode e gloria, per la Magnificenza del Tuo Nome!”
*
Oh, sì; anche qui valga:
«A Te la lode e
l’onore, gloria e ringraziamento Per la fedeltà avuta finora,
che Tu, o Dio, mi hai
dimostrato ogni giorno nuovamente.
Nella mia memoria
scrivo:
il Signore mi ha fatto
cose grandi che finora mi hanno aiutato!»
(La corale è di Amelia
Marchesa di Schwarzburg-Rubollstadt
- 1699)
*
188. Il Giordano ha molta acqua. Un vecchio dice: “Sono passato anche attraverso il Mar Rosso e stava tranquillo, come muri di pietra. Così anche qui il Signore costruirà i muri d’acqua!”
- Eliasaf, che sente questo in quel momento, dice seriamente: “Questa è vera fede! Ti ringrazio, caro vegliardo”.
- “Non c’è di ché”, risponde costui. “Ciò che è saldamente radicato nel mio cuore, non me lo può prendere nessuno. La cosa più salda è la Grazia di Dio”.
- Allora qualche occhio si riempie di lacrime.
189. Appena la spada tocca l’acqua, il flusso si accumula al di sopra della piega. La spinge verso nord un forte vento? Il Signore usa il vento per rivelare la Sua grande Magnificenza? Già Giosuè, Hur e Kahathael camminano sul fondo del fiume, i piedi baciati soltanto da una leggera onda. Si vede, che Kahathael ha trovato un buon passaggio.
190. Nel mezzo, dove si allarga il passaggio, si fermano Giosuè e i sacerdoti con l’Arca dell’Alleanza, attendendo finché è passato il popolo (Gios. 3,14-17). Con il capo chino si saluta lo Scrigno di Dio. Dall’altra parte ci si raduna rapidamente. È vietato giubilare e gridare; ma il ringraziamento e la gioia fanno echeggiare la lode a Dio fino al Cielo. Non lo si può evitare.
191. Dodici nobili portano dodici grandi pietre all’Arca dell’Alleanza (Gios. cap. 4). Giosuè erige con queste una costruzione in mezzo al Giordano, le cui quattro pietre superiori spunteranno più tardi anche dall’alto livello dell’acqua. Con un rituale religioso il santuario viene sollevato dal fiume e portato alla collina successiva. Eleasar vi tiene un culto religioso; e chi può, piega il suo ginocchio.
*
192. Ci si accampa fuori Gerico. Nessuno pensa ancora alle tende, solo le donne preparano il cibo. Si spingono verso la piazza di Giosuè; quivi sta UNO con una Spada (uno spadone per due mani), come non Lo si è mai visto. Passa di bocca in bocca: “L’angelo di Dio”.
- “Allora è proprio così; ho sempre detto che dopo è facile parlare”.
- “Giorni fa avete ancora offeso Giosuè”, dice Pagiel che spia ciò che viene detto. “Ma riconoscete come il Signore è con lui con la Sua Grazia”.
*
(La caduta di Gerico – niente di più falso!)
[Gios.
6,15-21]: «[15]Al settimo giorno essi si alzarono al sorgere dell'aurora e
girarono intorno alla città in questo modo per sette volte; soltanto in quel
giorno fecero sette volte il giro intorno alla città. [16]Alla
settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo:
«Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in vostro potere la [17]la
città con quanto vi è in essa sarà votata allo sterminio per il Signore;
soltanto Raab, la prostituta, vivrà e chiunque è con lei nella casa, perché ha
nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati. [18]Solo guardatevi
da ciò che è votato allo sterminio, perché, mentre eseguite la distruzione, non
prendiate qualche cosa di ciò che è votato allo sterminio e rendiate così
votato allo sterminio l'accampamento di Israele e gli portiate disgrazia. [19]Tutto
l'argento, l'oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra per il
Signore, devono entrare nel tesoro del Signore». [20]Allora il
popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì
il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della
città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto
davanti a sé, e occuparono la città. [21]Votarono poi allo
sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall'uomo
alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l'ariete e l'asino.»
- - -
193. Le trombe risuonano nella città. Come colpi, si scuotono le case, …e la gente. Si invocano gli idoli; la folla striscia nei suoi angoli. Persino il re, fingendo coraggio e forza, aggroviglia in segreto la sua barba. Ancora vegliano sul muro, ancora ci si istiga a vicenda. Per quanto…
194. Un comandante dice: “Non si può tenere la citta, il potere è troppo grande”.
- Arrabbiato, il re gli spinge la sua lancia nel corpo. Senza suono, il coraggioso crolla al suolo. Già la maggior parte dei migliori viene assassinato. … Il settimo colpo di tromba risuona, per la settima volta viene circondata la citta. …Ora il principe della Luce solleva la sua arma.
*
195. Senza che lo sapesse Giosuè, Kahathael si è ritirato su presso Rahab. Prima che se ne accorga, ne arriva un altro: Sanhus. Il giovane sorride per scacciare la preoccupazione del padre: “Dove aiuta l’angelo di Dio, quivi aiuta il Signore!”
- Rahab li ha notati. “Venite”, fa loro cenno, “i nostri uomini vi mostrano la via. Voi aprite comunque dall’interno una delle porte; ma le trombe di Dio hanno vinto Gerico e distrutto il coraggio della città”. Rahab indugia. “Oh, siate compassionevoli con la gente!”
196. “Certamente”, risponde Kahathael. “Scorrerà bensì il sangue da ambo le parti. Prima che il Sole cali, Gerico dev’essere vinta. Avanti!”
- La tribù di Rahab ha preparato diversi abiti, nel caso avessero dovuto fuggire. Ora Kahathael si avvolge in un abito da guerra dei cananei, ugualmente lo fa un fratello di Rahab. Sanhus rimane, per preservare la casa dai propri combattenti. Non ognuno può sapere qualcosa del segno rosso del riguardo.
197. Vengono gettate delle fiaccole su Israele, frecce sussurrano qua e là; vengono appoggiate delle scale e di nuovo rovesciate, si sente qualche grido di dolore e di morte – uimori di battaglia. L’angelo cavaliere sta alla prima porta, alla più larga e più robusta, fa cenno a Giosuè e chiama una truppa dei più coraggiosi: “Venite! Presto la porta si aprirà. Non falciate coloro che aprono; uno è della casa di Rahab, l’altro è Kahathael”.
198. “Kahathael?”. Giosuè ed altri si guardano stupiti. Nella confusione della battaglia, nel fumo delle fiaccole e delle prime ombre della sera, non si può riconoscere ogni singolo. Solo ora si vede che egli manca, pure così il giovane Sanhus, ambedue, prima, non lasciavano mai Giosuè.
199. “C’è anche Sanhus là dentro”, dice sorridendo il principe della Luce.
- “Com’è successo?”. Per la risposta non c’è tempo.
- I pesanti chiavistelli digrignano piano. Ci sono alcuni ragionevoli che la continua sete di sangue del re li ha allontanati da lui e ora proteggono i due uomini.
- “Andate dietro alla porta”, sussurra Kahathael, “affinché i primi attaccanti non vi travolgano”.
- “E tu?”, chiede uno.
- “Io?”. Una breve riflessione per sé. “Necessariamente, muoio per voi; perché voi siete migliori che gli altri sul muro”.
- “Rimango accanto a te”, dice il fratello di Rahab.
- La porta si apre…
200. L’angelo di Dio sta nel mezzo; subito dopo, Giosuè, i superiori e i guerrieri. Già divampano degli incendi. Nessuno potrebbe dire chi abbia gettato il primo, se attraverso delle fiaccole, se per la caduta da una mano morente, oppure da frecce incendiarie lanciate senza meta. Grida di guai ovunque. “Non lo dimenticherò mai”, diece Giosuè a Kahathael, “hai aiutato ad evitare il peggio”.
201. Delle mura cadono e il coraggio di quelli di Gerico, faticosamente attizzato, sta crollando, coperto da macerie e dall’incendio.
- Giosuè si precipita avanti: “Spegnere!”. Si precipita nella prima casa per salvare della gente che piange, ma non si trova subito l’acqua, ce ne è anche troppo poca nella città.
202. Nonostante il Comandamento di Dio e come Giosuè prima dell’attacco aveva raccomandato tutti i guerrieri, non è possibile evitare né l’incendio né il versamento di sangue, perché qualche uomo si difende ancora; perfino delle donne gettano dei sassi agli attaccanti. Non si può aiutare la povera città. Due piccoli rioni, fra i quali quelli in cui vive la tribù di Rahab, si possono ancora salvare dall’incendio (Gios. 6,22-25).
203. Finalmente si riesce a dominare l’incendio, si trova anche il re sotto le macerie della sua casa, alla luce delle fiaccole riportano insieme i feriti; amico e nemico. I morti vengono portati fuori dalle porte. Per il resto della notte sono appostate delle guardie, e qualche cananeo si annuncia volontario.
204. Un vapore grigio giace su Gerico, qua e là sale ancora un fumo di incendi, si sentono dei lamenti di donne abbandonate di bambini perduti di uomini storpiati, nel dolore ottuso in mezzo alla loro devastazione. Qualche nobile non riesce quasi più ad assistere all’orrore. Bensì, …anche nelle proprie file si sentono piangere delle donne, i cui mariti, fratelli o figli, sono morti, oppure ora, feriti, giacciono nei campi del dolore.
205. Il mattino dopo si cerca invano l’angelo. Dopo che stava grande nel bagliore del primo incendio davanti ad Israele, ora era fuggito. A causa dell’afflizione capitata su Giosuè, non si poteva più badare a lui. “Va bene”, dice ad alcuni, “lui ha fatto la sua parte; ora facciamo anche la nostra parte”. Volonterosamente, ognuno segue i suoi ordini.
206. Giudica i prigionieri. Casa per casa, rovina per rovina viene ispezionata. Possibilmente lascia insieme le famiglie. Quest’azione commuove qualche cuore di nemico, i quali dicono piangendo: “Se avessimo saputo come avresti agito…”. Soltanto, non sempre le buone parole sono adeguate.
207. “Non devi preoccuparti per i bambini”. Una voce ben nota. “Begiana! Devi rimanere nel campo; qui sei in pericolo!”
- Giosuè si asciuga il sudore dalla fronte e dalla nuca. E’ esausto, ma non si concede nessun riposo, anche se i principi lo aiutano. Ecco che Isora sta davanti a lui e dice:
208. “Noi, che abbiamo potuto andare con l’Arca dell’Alleanza, adempiamo per questo il nostro dovere, che è per l’Altissimo. Nel campo aspettano delle donne, invitate da noi. Dacci gli orfani e le donne malate. Se DIO ha concesso la pace, allora vogliamo – come LUI su di noi – esercitare misericordia”. Davanti ad una tale nobiltà della donna coraggiosa, si inchinano persino i sacerdoti.
209. Un uomo pesantemente incatenato viene portato avanti. Il comandante Jeroboas, che lo ha catturato, annuncia: “Lui è lo sgherro Nisroch. Tu stesso devi interrogarlo sulle sue cattive azioni, Giosuè. Intorno a lui giacevano più di venti dei nostri. Non posso dire come giacevano. Non lo dimenticherò finché vivo”. Jeroboas si passa la mano sul viso.
210. Giosuè ordina: “Portami là!”
- “Signore”, supplica il comandante seriamente, “ti prego, non andare! Lascia che io ed alcuni coraggiosi scaviamo una fossa, …nella quale possiamo adagiare i resti”.
- Giosuè, per via di questo rapporto, impallidisce. Ma prima di giudicare deve vedere le malfatte del criminale. Porta con sé come testimone il principe Pagiel. – Giosuè scivola su una pietra sporca di sangue. “Oh, …avevi ragione! Scava una fossa. Cerca chi manca ancora. Questi sono poi i nostri dispersi!”
- Pagiel chiama altre guardie che devono portare il prigioniero sulla piazza del giudizio.
211. I due principi hanno l’aspetto esausto. “Non domandarmi”, dice Giosuè a coloro che lo aiutano. “Ma tu!”, è scosso dall’ira, “devi rendermi conto; e quest’unica volta non deve essere concessa grazia! Per il tuo malefatto tutta la città di Gerico dovrebbe essere estirpata da uomo, donna e bambino!”
212. Viene rivelato che il prigioniero è l’alto sacerdote di Canaan. Lui sacrifica uomini, amministra anche i tesori del tempio. Giosuè emette un verdetto di morte, l’unico. Malinconico, appoggia alla sera la sua fronte nelle due mani. “O Signore! Signore! Quanta sofferenza, afflizione, lacrime e …i morti. Volevo mantenere la Tua Parola, …ed accuso! Ma chi? Me stesso? I nemici, i nostri guerrieri, che nell’ebrezza del sangue non hanno badato alle Tue ‘Parole di Dio’? Ah, può Israele essere benedetto, quando il primo passo nel paese è accompagnato da pianto, incendio e morte?”
213. Sfinito si addormenta.
- Begiana, guardando lui, lo difende. “Non hai colpa”, mormora lei e riferisce ad Ithamar ciò che ha sentito.
- Costui va nella tenda. Giosuè giace sulla sua pelle, il volto trasfigurato. ‘Grazie, grazie, o santo buon Padre-Dio!’.
214. Il sacerdote alza le due mani. “E’ sbagliato ringraziare per la vittoria; non può darti gioia. Il mondo percorre la sua via dello strazio, dalla caduta della figlia, oltre tutte le stazioni di sofferenza fino alla fine, che le Tue mani, o Creatore, tessono. E alla fine si vedrà il perché su questa strada del mondo succede così tanto di maligno, così tante difficoltà”.
215. “E molti peccati che non sarebbero necessari!”, dice Dio accanto a Ithamar. “Se viene pareggiato sulle vie del pianto, allora lo fa la Mia Grazia! La tua domanda posta a ME, del perché vengono colpiti i buoni, risolvila dal tuo spirito. Coloro che se ne vanno nei dolori, hanno compiuto la loro via di co-aiuto; e il dolore, figlio Mio, è una perla nella loro corona.
216. Gli altri che cadono nella fossa con i loro peccati, li tolgo IO, anche, …per Grazia, per strapparli dai loro vizi. Una volta passata la via di un mondo, non esiste nessun ritorno da Satana e dai diavoli. Nell’inferno dei perduti, come voi chiamate quel luogo dove i deceduti cattivi hanno da passare il loro ‘Armaghedon’, non esiste nessuna possibilità di peccare come su questo o su un altro mondo.
217. Anche questo lo fa la Mia Grazia. Nel loro Armaghedon sono da rimettere le colpe della materia. Possono avere la redenzione diversamente? Tu lo sai, Mio sacerdote nel mondo: Io non conosco altra volontà per i caduti, che portarli in su, liberarli, redimere tutti!
218. Dillo ai fratelli (sacerdoti). Chi l’accetta, lo riceverà come da ME. Seppellite bene i nemici; gettate nel buco solamente il malfattore. Non pensate che questo non è amore per il nemico, da Me abbastanza sovente predicato. Questo fa parte dell’Armaghedon di questo Assodi. Là gli assassinati da lui lo stuzzicano costantemente, anche coloro che sono già redenti.
219. Costoro portano volentieri la semenza della preghiera per l’omicida davanti al Mio volto. Questi vi siano un segno come dovete agire”.
- “E Giosuè?”, chiede Ithamar, “che cosa c’è da fare per lui?”
- “Guarda come splende il suo volto! Ciò dimostra abbastanza che il suo spirito dimora nell’Empireo. Ci ascolti pure. Ma volentieri accoglierà da te ciò che Io ora ti ho detto”.
220. Oh, questa gioia, questa beatudine! Non è quasi da afferrare che lì vicino, un campo di macerie testimonia che la guerra non è ancora terminata. “Ah, così sulla Terra dimorano insieme, Luce e tenebra, che ambedue si devono portare proprio insieme. Signore Iddio: che la Luce mantenga il sopravvento!”
*
221. Il nuovo giorno porta nuovo peso. Hur arriva presto, mentre Giosuè si sta lavando. Già abituato, chiede del disastro. Hur dice titubante: “Ieri avevo ancora convocato i principi nella mia tenda ed ho aspettato fin oltre mezzanotte, perché in fondo non tutti si trovavano subito. Sono venuti tutti, …eccetto uno”.
- “Chi?”, chiede agitato Giosuè. Non aveva più visto Pagiel ed Eliasaf, di cui si è maggiormente affezionato.
222. “Elisama”.
- E’ comprensibile che Giosuè si risollevi, ma richiama subito all’ordine: “Ognuno mi è prezioso”.
- Hur nota ed accetta questa lotta tra dovere e amore.
- “Lo si deve cercare; andrò io…”
- “…non ne parteciperai”, lo interrompe Hur. “I superiori, informati, attendono davanti alla tenda. Le gravi preoccupazioni per il campo e per la città del disastro. – No, hai davvero bisogno del tuo riposo!”
- “Voi non di meno”, vuole contraddire Giosuè.
- “Dividiamoci nel riposo”, osa scherzare Hur.
223. Un sorriso doloroso; “O amico, hai trasferito la tua fedeltà su di me e…”
- “…dovere e amore, che eserciti in tutti i punti”. Hur chiama dentro i superiori e Giosuè ordina chi deve andare alla ricerca. “Qualcuno sa, dov’è Kahathael?”
224. Il più anziano, Chargo annuncia: “Mi ha incaricato di comunicare che è andato a cercare Elisama. Sanhus, alcuni altri e un centinaio lo hanno seguito”.
- “Troppo pochi”, si agita Giosuè. “All’hinterland non c’è da piangere. Che cosa possono fare cento guerrieri? Dov’è andato?”
- “Da qualche parte verso il Giordano. Si dice che Isora ha avuto un sogno e gli ha indicato la via”.
225. “Ah!”. Ognuno fa un sospiro di sollievo.
- “Allora va bene. Ti prego, Jeroboas, fa seguire Kahathael con un centinaio. Abeldan, va a prendere la prima guardia di Jeroboas (quattro uomini), ho qualcosa da ordinare loro. Venti di voi altri con altri accompagnatori vanno a cercare in Gerico gli ultimi uomini. Portateli nella tenda da ospedale, anche chi non è ferito. Portate a me i tesori trovati. Ai viventi non dev’essere tolto nulla. Non ricostruiremo Gerico come l’abbiamo trovata, come città di idoli. Gli anziani (della tribu di) di Ben-Jamin saranno più tardi i suoi custodi.
226. Domani è il nostro primo giorno di riposo, se …si trova Elisama. Allora…”, le guance di Giosuè si arrossano, “…mi sarà data in sposa Begiana. Anche se sono vecchio…”, lui ride imbarazzato, “…ma il Signore me l’ha promessa”.
- Si augura ogni bene a Giosuè, ma lui pensa felicemente: ‘No, il popolo di Dio ha molte anime buone’.
227. La gente di Jeroboas entra. Si vede ancora l’orrore che i rudi guerrieri hanno vissuto il giorno prima. Giosuè chiede, non lo ordina, di conservare il silenzio sui dispersi.
- “Signore”, dice uno: “Le mie labbra non potranno mai esprimerlo!”
- “Nemmeno noi”, lo esprimono gli altri tre.
- “Bravi!”, li ringrazia Giosuè. “Per la vostra fedeltà sarete ricompensati.
228. Autentica fedeltà non è da pagare con nessuna cosa del mondo; dovrete anche rimanere sotto Jeroboas che sarà proclamato comandante dell’esercito nel ‘giorno del ringraziamento’ che istituirò,. Lui non sa ancora niente e…”
- “Non preoccuparti, deve avere l’onore da te”, interviene il primo:
- “Riceverete anche la vostra ricompensa lo stesso giorno”. Giosuè li nominerà comandanti di un centinaio alla festa del ringraziamento.
*
229. Scende la notte. Nelle macerie di Gerico ci sono molti cani randagi; qua e là un ululato; da qualche parte una stanca fiammella; pianto sommesso. Kahathael non è ancora tornato. Nel Cielo c’è una grande Luna, si può vedere lontano. I vecchi mori di Mosè galoppano avanti e indietro. Proprio adesso sono di nuovo fuori.
- “Ecco, rimani qui!”, esclama uno al compagno”. Poi corre avanti e indietro, verso il campo, verso Giosuè.
230. “Signore, stanno arrivando”, grida verso la tenda! Ci si lancia sui cavalli pronti, e si corre incontro alla carovana. Non lontano dal campo s’incontrano. Quando si nota Giosuè, si salta giù dalla sella. “C’è stata battaglia? Avete dei feriti, oppure… oppure dei morti?”, chiede Hur in fretta.
231. “Una piccola battaglia con dei manigoldi che ci seguivano da tanto. Tra loro abbiamo trovato, hm…”, Jeroboas si schiarisce la voce, “…abbiamo trovato il principe Elisama, legato, e trenta dietro di lui”.
- “Dove?”, indaga Giosuè. “All’ansa del Giordano. Dovevano essere quasi sfiniti. Uno è già stato buttato nel fiume e non è stato più possibile salvarlo, anche se ci abbiamo provato”.
232. Elisama giace su una lettiga; alcuni possono camminare, in parte accovacciati sulla sella. Si trascinano dietro un centinaio di ladri. Giosuè va verso la lettiga. “Ti aiutiamo, Elisama”, gli dice così calmo anche ai suoi stessi ribelli.
- Allora essi sanno: ‘Solo con Giosuè c’è la vera patria del loro popolo’. Il suo volto silenzioso è più forte che qualunque parola espressa in modo forte.
233. In disparte dal gruppo, Kahathael riferisce: “Passavo lungo la via che mi era stata indicata da Isora. Una traccia fresca indicava che proveniva dai nostri. Mi sono meravigliato molto che solo così pochi seguivano il principe. Che cosa voleva intraprendere con trenta uomini? Non possiamo interrogare Elisama; è troppo debole, è stato picchiato.
234. Uno ha detto che Elisama voleva andare a sinistra del Giordano, ma la pioggia aveva cancellato la nostra via; sono deviati troppo a nord. Poi, arrivati alla piega, volevano andare di nuovo verso sud lungo la riva. Era la loro meta di unirsi con altre tribù, per…”
“…combattere contro Israele?”, Ilizur è arrabbiato. Tutte queste liti contro Giosuè, mentre coloro che lo hanno riconosciuto dopo Mosè come il miglior superiore, inoltre, eletto da Dio…, questo lo fa infuriare; in questo momento odia Elisama.
235. “Anche questo”, conferma Kahathael. “Più tardi Elisama stesso avrebbe voluto prendere il governo!”
- Natanaele grida con disprezzo: “Ah, i pagani ci avrebbero governati!”
- “Ha anche cercato di conquistare i manigoldi. Questi hanno solo riso: ‘Presto saremmo stati decimati, non appena tutto il Canaan lo avesse voluto; aspettiamo solo la miglior occasione per la disfatta’.
236. Elisama, troppo fiducioso, aveva rivelato molto, ma dopo che i manigoldi hanno saputo tutto, lui e i suoi trenta uomini sono stati sopraffatti. È stato bene che i guerrieri che dovevano seguirci ci hanno incontrato. Nessuno della banda dei manigoldi è fuggito, così il tradimento non è stato divulgato”.
237. “Un’azione coraggiosa”, loda Selumiel.
- Kahathael respinge. “Senza l’indicazione di Dio tramite la mia cara moglie, non li avremmo quasi trovati. Chi sospettava che andavano verso il deserto?”
- “Anche un segno di Dio”, dice Abida. “La loro anima da deserto ha annunciato loro la via. Perciò vogliamo ricordarci: – Con Dio nel paese di Dio, interiormente ed esteriormente; senza Dio, nell’ampio deserto!”.
238. “Pretendo un tribunale”, dice Pagiel. “Tu non lo vorresti, Giosuè, …e lo comprenderei; allora si riunirà il Consiglio dei principi”.
- “Vedremo,” Giosuè dà il segnale di partenza e cavalca accanto ad Elisama, il quale chiude gli occhi per sfinimento fino allo svenimento, soprattutto davanti al caldo sguardo (di Giosuè) che dona perdono. ‘Oh, se avesse…’
*
239. In tutti sono passati degli anni pieni di fatica, il peso della vittoria sui cinque re degli amorrei (Gios. 10,1-11). Il Sole splende sul volto del popolo di Israele. Per arginare lo spargimento di sangue, Giosuè ordina al Sole di fermarsi. Lui ben capisce che esso non si sarebbe fermato nella sua orbita, ma all’improvviso arrivavano delle nuvole ed oscurano il campo di battaglia (Gios. 10,12-14).
240. Ancora: – Gli arrabbiati pretendevano di calpestare i re sul loro collo.
- Invece Giosuè dice: “Non su questo, ma sul sacchetto che era stato conquistato con bugia ed inganno. Questo sia il collo, per evitare ancora del peggio”.
- Si obbediva contro voglia, ma si pretendeva di estirpare tutte le tribù. Con preghiera e supplica Giosuè teneva le briglie del popolo davanti al Signore. Qualche superiore era da punire, essendo della convinzione che il dominio su Cannan doveva conquistarsi con violenza.
241. Giosuè aveva detto: “Voi stolti, che cosa sarebbe poi di voi, se il SIGNORE fosse sempre un severo Giudice con voi, senza Clemenza né Grazia?”
- L’anziano Eleasar, Ithamar, il figlio di Hur, i nipoti e molti altri stavano dietro a lui. Egli aveva lodato Iddio finché gli erano gocciolate le lacrime nelle mani.
242. Da vent’anni erano nel paese, colmati con lavoro e faide, anche contro la ribellione tra le proprie file. I pesi non erano il meno, così come li aveva portati Mosè. Soltanto costui stava sovente da solo davanti al Volto del Signore, prendendo su di sé il peso del popolo; Aaron non stava sempre dietro a loro. – E ora…
243. “Signore, trent’anni fa ho accolto anch’io il popolo. Davanti al Tuo Occhio il mio errore pesa significativamente di più che il mio giusto intraprendere; ma, …davanti alla Tua Grazia? Soppesali entrambi, Ti prego! Israele, ora pronto e diventato grasso, si gonfia scontento, gli mancherebbe un giudice, che debba giudicare ciò che io faccio secondo la Tua volontà e dell’operare del popolo.
244. Accanto a Mosè stava mio padre, un giusto davanti al Tuo volto. Dato che la mia vita si china a terra, dà un fedele giudice che tenga in onore il Tuo bastone-bianco, in modo che io – dov’è ancora necessario – possa portare la spada del patriarca, quel santo simbolo della Tua giusta punizione. Aiutami, o mio Dio e Signore, e mantienimi il sentiero, affinché non vacilli mai oppure eviti di cadere e rimanga nell’onore del Tuo Nome”.
245. “Ben detto, Giosuè, un seme che cade nel campo del tuo cuore”.
- O santa, cara Voce!
- Dio sta accanto a
Giosuè. “Sono venuto per mostrarti che sono con Te.
Nel mondo regna afflizione e paura, peccato e rovina. Se Io riflettessi su
tutto questo senza Grazia, allora afflizione e paura non potrebbero quasi
essere messi in conto. Ma, …così? Tu, però: sai quanta Grazia dimora in Me?”
- “Signore!”. Più indignato che stupito, suona l’esclamazione.
246. “Non osi dirlo? Preferisci fare il conto con la Grazia, invece che con Me, il Creatore? Ti dico, figlio Mio: – Nel Mio essenza di Creatore dimora la Mia Grazia, Nel deflusso della Mia Bontà di Creatore, quel primo Pilastro davanti al Tabernacolo, stabilito per tutti i Miei figli come fedele Custodia. La Longanimità e la Mansuetudine sono il terzo e il quarto angolo. Soltanto, …nessuno creda che fra i quattro Pilastri non si svolga nessuna resa dei conti. Proprio là, la Mia Magnificenza di Creatore va mano nella mano con la Mia Misericordia.
247. Chi ha bisogno della Mia Compassione deve piegarsi all’Altezza del Creatore; perché il CREATORE adagia il figlio nel braccio del Padre! Dapprima guardo l’errore insieme al vostro giusto operare; poi vi raccomando la Mia Grazia di Sacerdote, che educa, e non soltanto accarezza. Tu hai sentito il peso del servizio. Tuttavia la tua mano una volta dura era la Mia mano, o Giosuè. – Devi avere un segno. Bada: relativamente dodici principi, dodici sacerdoti, dodici anziani, pure relativamente dodici uomini dalle tribù devono eleggere un giudice.
248. Sì, il popolo è pronto e grasso sui suoi benefici, che non voi avete fondato. Non è abbastanza grande il Paese, che quelli che una volta hanno vissuto pacificamente sotto Abraham, ne potrebbero vivere? Uno di Manasse dà la pioggia, uno di Gad il vento, uno di Ruben il Sole? Oppure lo faccio soltanto Io?!”
- “Tu Solo!”, giubila Giosuè.
249. “Tu hai sentito le Mie istruzioni nella lingua della luce, che il mondo conosce appena; e tu hai – per quanto possibile – estirpato l’essenza pagana, oppure hai scacciato coloro che non volevano dimorare in pace. Ora si tratta solamente del fatto di cosa voi, la gente, farete del paese: un Tabernacolo della Mia Pace, …un luogo pieno di odio e lite.
250. Scacciare ed uccidere i vinti è la pula della caduta, della materia. Educare loro, come Io educo un figlio; rivoltare, come volgo a Me gli smarriti; concedere benevolenza e longanimità, come Io ho sacrificato Benevolenza e Longanimità e sacrificherò ancora per l’ultima Parola del Sigillo (“È compiuto!”), questo, Giosuè, Israele lo deve ancora imparare.
251. I pagani che non vi hanno tolto nulla (dite che) devono essere estirpati; tuttavia si introducono i loro costumi. Non ci si vuole nemmeno attenere a nessun voto, non si vuol riconoscere la Mia buona severa educazione. Così si vacilla nella fossa scavata da se stessi! Dove resta la gratitudine di tutta la Grazia avuta? Non si dovrebbe agire pacificamente, come ho agito Io con voi?
252. Ma per tutti, in parte venendo dal povero abisso, in parte portando il peso di una via del co-aiuto, c’è la Grazia come giusto giudice: Il Mio Diritto come eterna Misericordia! – Tu sai che cosa porta con sé l’alto effetto dello scambio?”
- “No, lo si può soltanto supporre”.
- “Pronuncia la supposizione”, dice Dio molto gentilmente.
253. Giosuè preme il suo volto nell’abito di Dio: “O Padre, Tu hai due mani abituate alla salvezza. Nella Destra giace il Diritto, nella Sinistra la Tua Grazia. Con ogni azione – anche la Tua Parola ne è una – Tu le inserisci entrambe, Tu crei ugualmente con le due Mani. In noi uomini, poiché non siamo dei creatori, in genere la sinistra è più una mano del co-aiuto; è la destra che compie un’opera. Ma per Te tutto è santo e perfetto. Tu poni la Grazia nella Destra per i tuoi figli del Cielo, il Diritto nella Tua Grazia per i poveri caduti. E’ più o meno giusto?”, termina Giosuè contrito.
254. “Non solo più o meno. La tua supposizione, provenendo dall’anima, è la conoscenza del tuo spirito. Egli lo ha lasciato fluire nell’anima, e lei lo deve poi valutare. Perciò qualcosa arriva dapprima come oscurato oppure impreciso. Il senso si manifesta in modo puro, quando l’anima si lascia unire con lo spirito.
255. Tu vuoi un giudice. Credi che sia necessario per sgravarti davanti ai Miei occhi?”
- “No, Signore, non ce n’è bisogno, ma se Israele deve piegarsi davanti ad un giudice, allora la sua via potrebbe ben essere conservata nella Tua Luce. Ho richiesto il giudice dal Tuo Diritto di Grazia”.
256. “Bene! Ma non ti stupire chi riguarderà la Mia Scelta, soprattutto in vista della conoscenza dell’arma del patriarca. E’ ancora un simbolo della spada del Cielo: può colpire e proteggere. Se questa spada tocca le anime morte con un colpo, allora cade da loro la rigidità della morte, e la loro via, certamente lenta, riconduce nella vita della Luce.
257. Adesso prepara la scelta, ma non dire nessun nome chi tu desideri come giudice. Questo sia lasciato agli altri”. Un Sorriso pieno di Bontà splende nello sguardo di Dio.
- Il ringraziamento di Giosuè segue il Creatore-Padre (che si allontana) come un lungo raggio di fuoco.
*
258. Il municipio si riempie di uomini. E’ in Silo, dove hanno eretto nuovamente il Tabernacolo di Dio, come lo ha costruito Mosè. Giosuè vi è entrato per lasciare ai votanti la libertà di ascoltare e di esprimersi.
- Un anziano dice: “Non sono contrario che debbano essere scelti soltanto dodici rispettati del popolo. Soltanto, il Signore ha dato dieci Comandamenti, anche qui si dovrebbe prendere come linea di condotta la Legge del Signore”.
- Subentra un pro e contro, portato dalla serietà dell’ora.
259. Ithamar come presidente del gruppo dei sacerdoti, è contrario: “Va bene, Jaddua, se pensi unicamente alla rivelazione di Dio sul monte Horeb. Ma ricordo i Comandamenti che il Signore ha saputo dare continuamente al popolo. Chi sa ancora come sono?”
- Il delicato sacerdote lo chiede appositamente, nei cui confronti non ci si sente come figli, se gli si dà una risposta.
260. Chol-Hosar, un uomo dei dodici di Issacar, risponde: “Israele ha sovente dimenticato i dieci Comandamenti di Dio. Mosè li ha raccolti su incarico di Dio in due comandamenti: «Ama il prossimo come te stesso». [Lev. 19,18] Devi amare il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la forza». [Dt. 6,5] Chi l’osserva, osserva tutta la santa Legge”.
261. “Come sai questo, così alla lettera?”, chiede un anziano.
- Chol-Hosar confessa solennemente: “Tengo volentieri dei colloqui con l’alto sacerdote Ithamar. Come sapete, sono un costruttore di pozzi, e questo può anche essere dal Cielo, perché ci vivifica il ‘Pozzo di Dio’. Si deve costruire un pozzo all’anima, da cui attingere sempre dalla Luce di Dio e dalla vita della conoscenza”.
262. Qualche alto è svergognato. Ithamar dà al coraggioso la mano. Questo vale di più che qualunque parola.
- Selumiel, ora il più anziano della vecchia tribù dei principi, ha la precedenza di questo voto. Come primo punto domanda chi deve diventare giudice come ha incaricato Giosuè. Egli stesso dice convinto:
263. “Di per sé, questo non sarebbe necessario. Giosuè ha sempre agito nel senso del Signore, per quanto uno lo possa, ma accetto la sua richiesta. Affinché Israele, attraverso gli uomini del popolo, possa votare senza ostacolo, non impressionati da noi superiori, sia lasciato dapprima a loro la proposta o la scelta”.
- Si accoglie ciò volentieri, in più Selumiel.
264. Ithamar collega subito: “Parli per primo Chol-Hosar; siate certi che prima non ho parlato di nulla con lui”. “Il tuo onore non si tocca”, escalma Hur-Hadad, il figlio del vecchio Hur. Il costruttore di pozzi, altrimenti un uomo semplice, si alza dignitosamente: “Superiori e padri d’Israele, non vi stupisce, se indico colui che è l’unico indicato per Israele. Chi ci ha giudicato bene finora, come lo faceva il padre dell’uomo? Ero ancora giovane, ma so ancora, quanto il non corruttibile, Nu-Anim, giudicava giusto e buono”. “Intendi Giosuè?” chiede un superiore. Un solido “Sì!”
265. “Che cosa dice Selumiel?”, chiede intelligentemente Kahathael, anche se a lui stesso il ‘Sì’ arde in bocca.
- L’altro risponde: “Mi astengo dal parlare, si ascolti volentieri il Mio detto. Se è necessario, decide poi la maggioranza oppure il nostro Pur (sorte)”. Il principe Pagiel, anche già molto anziano, si alza:
266. “Amici, sono stato sempre dalla parte di Giosuè; nessuno può desiderare più di me stesso che egli diventi il nostro giudice pubblico come lo è anche stato senza essere eletto. Tuttavia il peso è troppo grande e mi preoccupa che potremmo perderlo troppo presto per l’ultrapeso, perciò propongo Hur-Hadad”.
267. Nathanael loda: “Vera amicizia! Ma pensa: Giosuè ha portato per trent’anni il doppio peso. Chi conosce il popolo come lui e il Diritto di Dio? Soppesate entrambe, …sì’, chi vorrebbe incaricarsene? Ma vogliamo sentire prima i fratelli delle tribù; voglia supplicare la Benedizione l’alto sacerdote Ithamar”.
- “Accettato”, conferma il principe Selumiel.
268. Tutti i centoquarantaquattro uomini eleggono Giosuè.
- Chol-Hosar aggiunge ancora: “Si dovrebbero eleggere congiuntamente cinque giudici per tribù ed anche dei sotto-giudici. Questi ultimi avrebbero solo da appianare le piccolezze, invece i giudici delle tribù in quei casi in cui due parti non vogliono mettersi d’accordo. A questi ultimi rimarrebbero riservate tutte le questioni grandi, in modo che Giosuè dovrebbe soltanto formare ed emettere come ‘giudice più superiore del nostro popolo’ l’ultimo verdetto di un giudizio, senza dover ascoltare il litigio delle parti. Così rimarremmo in buona custodia, lui ancora più sgravato di come era stato finora”.
269. “Questo te lo ha detto lo Spirito di Dio!”, Selumiel abbraccia Chol-Hosar.
- Pagiel sorride: “Ecco che si vede: la profonda sapienza del pozzo dimora presso di noi”.
- La serietà dell’ora è allentata. Selumiel permette la piccola confusione, egli stesso è rallegrato di questa unità. Solo dopo un po’ richiama di nuovo all’ordine.
270. “Chi è d’accordo con Chol-Hosar?”
- Non c’è contraddizione. “Vogliamo eleggere i giudici delle tribù, oppure…”
- “Solo con Giosuè!”, esclama Sanhus, che è diventato principe di Gad. Anche questo viene accolto.
- Selumiel dispone: “Il sommo sacerdote Ithamar, il gran duca Ben Hur-Hadad, Jaddua e Chol-Hosar vadano a prendere Giosuè al Tabernacolo di Dio, un rappresentante per i quattro deputati, come aveva ordinato Dio”.
- Gli incaricati si mettono subito sulla via.
*
271. Giosuè, in ginocchio, guarda in alto al fuoco ARIEL. Tutta la sua vita passa davanti a lui: da ragazzo in Egitto; da giovane sotto Mosè; la sua istruzione nella Dottrina di Dio, nelle scienze degli egiziani, nella guida di un popolo. Poi l’uomo nei difficili combattimenti. Dice: “Solo con e sotto la Tua mano benedetta, Signore Iddio, Tu eterna Onnipotenza!”. Ringrazia per la sua via.
272. La tenda si apre, entrano gli uomini.
- Ithamar dice con voce seria: “Vieni, buon servo di Dio e del popolo, devi conoscere la nostra scelta nel tribunale. Davanti all’ARIEL di Dio, ti propongo la richiesta di accettare la scelta del popolo”.
- Giosuè annuisce gentile, raggiante di gioia, senza sapere ancora chi riguarderà. Sperava fortemente su Ben Hur-Hadad.
273. “Ti sei piegato dinanzi al Signore”, dice Ithamar, “perciò il voto è benedetto”.
- Giosuè dà gentilmente la sua mano agli uomini: “Così sia!”. Ma più colpito che rallegrato, accetta il suo voto nel tribunale. “Cari uomini”, dice profondamente commosso, “era da eleggere un giudice fra me ed Israele, mai me! Non me lo sarei mai aspettato; e la grave fatica…”, un sospiro esce dalla bocca. “Pensavo…”
274. Selumiel alza la mano: “Tu rimani il primo del popolo! Per sgravarti, su proposta del nostro costruttore di pozzi, abbiamo deciso quanto segue”. – E riferisce a Giosuè il trattato.
- Giosuè conferma: “Questo era un buon consiglio, voglio eleggere con voi i giudici delle tribù; la decisione è nella mia mano. Relativamente il principe, un sacerdote, un anziano e due degli uomini più bravi devono essere i giudici delle tribù.
275. Mi devono stare vicino, Ben Hur-Hadad, Ithamar, Abeldan e Kahathael per condurre insieme il nostro diritto di giudice”.
- Non c’è contraddizione. Gioia colma la sala, persino un forte giubilo fra gli uomini anziani. Il principe Selumiel chiede silenzio, Ithamar vuole ringraziare. Allora scende un solenne silenzio su tutta la schiera; e il sacerdote prega:
276. “Signore Iddio che provvedi noi e tutti i figli degli uomini con Misericordia, Ti sia presentato in quest’ora onore e gloria. Nondimeno, non questo solamente deve salire al Tuo Trono, non solo lode, gloria, ringraziamento e adorazione, non …vogliamo giurare di servire Te, di osservare la Tua Legge, esercitare l’amore verso ognuno e di camminare nel Tuo Diritto.
277. Tu sei l’Eterno-Unico, non c’è Creatore all’infuori di Te! Come hai testimoniato di Te stesso, così oggi hai unito il nostro popolo in una volontà e in un atto. Tu hai benedetto il voto, poiché era ‘il voto del Cielo per la Luce’! Giosuè, dato a noi dopo il Tuo buon servo Mosè, è venuto dalla Tua Luce, per sollevare il popolo al Cielo.
278. Mosè ha appianato la via del deserto, Giosuè ci ha condotti nella terra di Canaan, in tal modo alle porte del Tuo Regno. Signore, conducici TU nel Tuo Campo, la Tua Parola ci sia sempre la luce della nostra via. Gloria, lode e ringraziamento, riverenza, amore e adorazione a Te, portati come voto del nostro cuore!”
*
279.
Anche se il vero tempo dei giudici è cominciato dopo Giosuè, comunque, lui è
stato eletto come primo giudice di Israele.
[indice]
Guidare
Israele – In Silo, infondate accuse – Nel Tabernacolo, il Padre – Un elevata
visita
Un
altare a BethSean – Un giudizio su due cattivi - Sanhus di Gad al primo posto
Hur-Hadad
nuovo giudice – Un vandalo viene ammansito - Dio consola
A
Sichem l’ultimo messaggio di Giosuè, poi il voto – Il giuramento e la pietra -
La partenza
«Voglio dare al popolo delle labbra pure,
in modo che invochino il Nome del Signore
e Lo servano uniti».
[Sof. 3,9]
1. Sono passati altri cinque anni. Dopo l’elezione da giudice, Giosuè aveva chiesto ai superiori chi portasse pioggia vento e Sole, e se tutti non potessero vivere pacificamente insieme per ricevere la benedizione di Dio. Per questo, Israele non aveva scacciato i pagani (Gios. 15,66 - 16,10 - 17,13)
2. Giosuè e Begiana sono in Jabes-Gilead dove abita Kahathael. Come rare volte, questa volta sono soli.
- Poggiata al suo petto, Begiana dice: “Questa notte ho avuto una visione”.
- “Quale, mia cara?”
- “Sai, Giosuè, che tramite te potevo riconoscere come stanno le cose con noi, e che non è tutto assolutamente giusto quello brilla come oro e argento”.
3. “È davvero così!”, sospira Giosuè. “I veri anziani e i giudici si danno molta fatica; ma quando poi vengono al timone i più giovani, chissà dove andrà poi Israele (Giu. 2,10) Racconta, vedo che devo togliere una pietra dal cuore del mio amore”.
4. Lei nasconde il cordoglio e comincia: C’era un bel cesto, coperto con un telo color porpora. Te lo volevo portare, ma una mano mi ha fermato ed ho sentito: ‘Figlia di Giuda, il primo è troppo degno davanti al Signore per ciò che è nella cesta’. Io risposi: ‘Ha un aspetto così pulito, di sopra, è coperto con la ricca tela di porpora…’. Allora una seconda mano si poggiò davanti al mio petto e la prima aprì il contenitore.
5. Tremo ancora di spavento. All’interno, la cesta era sporca in molti punti, anche la tela nella parte inferiore. C’erano dentro alcuni buoni frutti e un pane, ma la maggior parte del contenuto era guasto. Ho pianto molto. Allora la voce disse di nuovo: ‘Piangi per via della disgrazia, ma non per via di quel che è guasto! Dio lo spazza via! Quello che EGLI ne fa, non sia la faccenda di nessun uomo’.”
- Begiana non sa esprimere della sua preoccupazione, che la disgrazia si potesse riferire a Giosuè.
6. Israele è diventata forte. Alcuni non accettano più che il loro voto sia da portare a DIO. Nell’ultimo tempo molti sono diventati tiepidi, in particolare nel servizio religioso. Giosuè ha già tolto in molte case le immagini di idoli che pendevano alle pareti oppure stavano come figure sui comò. Lo hanno guardato di sbieco, ma nessuno ha osato impedirglielo.
7. Ora tranquillizza la donna: “Già, è peccato che la cesta fosse magnifica solo esteriormente. Con ciò è inteso il popolo. Io lo tengo ancora alla briglia, ma, …per quanto tempo? Verso l’esterno ci si sforza, ma nella cerchia famigliare si dimentica quello che si deve a Dio ed anche a se stessi.
8. Di tanto in tanto si può aiutare Israele, se la governa una mano rigida. Non preoccuparti, Begiana, io…”.
- “Non rimproverarti”, interviene lei brusca. “Chi è così buono e nobile come te?”
- “Lo dice il tuo amore, piccola ragazza”, l’accarezza Giosuè. Lo dice volentieri sovente, anche se la ‘piccola ragazza’ ha già superato i sessanta.
9. Lei ribatte: “Ogni viso è stato dato per se stesso, in questo caso per noi due. Noi dobbiamo pulire le nostre ‘ceste’ giornalmente. Lo ammetto in generale. Per quanto riguarda te, non ha nulla a che fare con questo cattivo contenuto. Tu riferisci sempre ciò che Dio ti dice e – o quanto sono felice! – qualche volta sono stata presente anch’io. Il Signore ha parlato con me in modo così buono, come un padre con il suo piccolino”.
10. “Chi si considera un piccolo bambino, non cade mai dalla mano di Dio! La disgrazia su cui potevi piangere, è una nuova ribellione”.
- “Lo credi?”
- Giosuè non comprende bene, nonostante che gli occhi di Begiana brillano, liberata dalla pressione, che il disastro possa riguardare lui. Prima che glielo possa domandare, entrano Sanhus e Hur-Hadad, entrambi di sguardo serio.
11. “Che cosa c’è?”, Giosuè pensa preoccupato: ‘Forse è arrivato il momento, che si debba combattere contro i propri fratelli?’. No, …è qualcos’altro.
- “Vieni con noi”, lo invita Sanuhs, “mio padre ti fa chiamare; lui è…”. Sanhus si blocca, qualcosa gli si ferma in gola.
- Ed Hur finisce: “…sta facendo il suo ultimo cammino”.
- “Come mai così presto? Non c’è nessun medico con lui?”
- Sanhus lo informa: “Questo sì, ma lui non può più aiutare. Mia madre è così…
- “…lascia venire anche me, voglio consolare Isora”, prega Begiana.
12. Ci si avvia svelti.
- Kahathael sta coricato. Nei suoi occhi si riflette l’inquietudine. “Giosuè”, soffia il morente, stendendosi un poco. “La Pace di Dio sia con te”.
- Giosuè prende le mani consunte nelle sue.
- Kahathael chiede: “Credi che Dio e Mosè mi abbiano perdonato?”
13. “Né Mosè, tantomeno Dio mescolano nella vecchia pentola in cui non c’è più nulla da mescolare”.
- “Allora posso andare in pace. Perdona, Giosuè, se…”
- “Nulla, amico mio. Da allora (dalla ribellione) sei stato uno dei nostri migliori. Questo non sarà mai dimenticato davanti agli orecchi di Dio”.
- Kahathael annuisce impercettibilmente, e gli occhi, stanchi del terreno, si chiudono. Per via della stagione lo si porta a seppellire già il mattino seguente nella tomba che ha comprato per sé e per i suoi. Quasi tutta la città e chi poteva ancora arrivare da vicino, accompagna Kahathael nel suo ultimo cammino.
*
14. Giosuè va fino a Silo nella casa del reggente. La sede della sua tribù è in Thimnath-Heres. “Non posso andare a casa”, dice a Begiana quando un giorno sostano a Silo.
- Lei lo tranquillizza: “Vieni appena possibile?”. Si preoccupa sempre, e ogni giorno che sta lontana da lui, le sembra una piccola eternità. Ogni volta l’addio dei due è così cordiale. Una truppa di guerrieri e due amici della casa la accompagnano fino a Thimnath-Heres.
*
15. Nella sala del Consiglio attendono i principi, i giudici delle tribù e una parte degli anziani consiglieri. Viene presentato molto di quanto accaduto durante il suo viaggio. Giosuè sa a malapena che cosa dev’essere fatto prima. Per fortuna non ci sono dei querelanti. Per i ripugnanti litigiosi incarica i giudici di interrogarli, se ancora ricordano ‘l’angelo di Dio’ di Gerico.
16. “Certo, chi non lo ha visto, non ha avuto nessun giusto contatto. Qualcuno è anche tornato a Casa (deceduto) di chi ha tenuto alta la fede. Volesse Dio che io fossi già stato con loro!”
- “Giosuè!”. Un giovane, di nome Othniel, si spinge frettolosamente avanti. “Non devi parlare così; abbiamo bisogno di te!”
17. “Sì, avete ancora bisogno di me, per questo mi assistete, Ma… altrimenti?”
- Nahesson dice: “L’ultimo tempo è stato difficile. Anch’io sono pronto, quando Dio mi chiamerà. L’età e il peso, premono. Se ora Giosuè pensa in modo umano, chi gliene può voler male? Tuttavia, quelli che hanno bisogno di te per fedeltà e amore, non basterebbe un intero giorno a contarli”.
18. Tirandosi su, Giosuè ordina: “I confini rimangono; chi li danneggia si rende colpevole di prigione! Questo sia il detto per i giudici delle tribù affinché non vada perduto l’Ordine. Appendete il Comandamento dal settimo fino al decimo in ogni stanza di giudice e fateli notare quando qualcuno non si vuole piegare.
19. La vostra questione è più difficile da risolvere. I pagani rimangono nelle nuove regioni. Mi si vorrebbe gettare un legno trasversale davanti ai piedi; ma sono certo: DIO lo spezza, prima che mi ci urti.
- Un anziano dice: “Tu sai, nobile giudice, come mi sento per te, ma posso dire quello che si pensa di te?”
- “Avanti, Benaja; ci si fanno amici dei nemici, quando si conosce la loro astuzia”.
20. “Si dice: ‘Ti si chiama successore del nostro Mosè, il quale ha osservato la Legge del Signore. Tu hai bruciato Gerico e maledetto colui che avrebbe ricostruito la città (Giosuè 6,26). Tu stesso l’hai edificata, ma non hai fatto entrare i gerichiani, eccetto la stirpe di Rahab; hai estirpato i pagani ed hai lasciato nel paese soltanto i ricchi. Da loro tu prendi un’alta percentuale. (Giosuè 17,13)
21. Tu hai rovinato Canaan con un angelo, …che era uno, e punisci noi se cacciamo i pagani dal paese? Per questo ci vogliamo vendicare, poiché non vogliamo essere schiavizzati né dai pagani né da te! Se talvolta litigano due, che t’interessa? Tu non schiacci nulla, quando fai dalle cose piccole delle cose grandi!’ – Perdonami, Giosuè, non è il mio discorso”, dice Benaja.
- Tutti sono spaventati. “Questo non è possibile! Che popolo ingrato! Ti si deve proteggere!”, e molte altre cose vengono dette.
22. Giosuè solleva in alto le due mani: “Amici, togliete agli arieti le loro corna, e loro colpiscono comunque. Mi hanno riferito certe altre cose, e di fronte a costoro ho taciuto perché mi sembrava troppo sporco. Forse, per trascinare il mio nome nel fango, un giorno si scriverà non soltanto quello che ho fatto, ma qualcos’altro ancora deformato, non perché debba succedere. Ma voi uomini, ascoltate!
23. Io ho sempre invitato Israele ad essere fedele e buono, in guerra di non uccidere volutamente. Alcuni lo hanno osservato. Chi l’ha omesso deve risponderne lui stesso. Ora, …Gerico era diventatas un covo di serpenti e il SIGNORE ha punito questa città, come Egli stesso mi ha detto.
24. La Sua alta meta è di salvare le anime, indipendentemente dalla vita di questo mondo. Le mie parole sono state del tutto raggirate, che sarebbe andata male a chi avesse riedificato Gerico, ‘… chi la costruisce’, da intendere: ‘… chi la costruisce, com’è stata’! Sodoma e Gomorra sono state estinte dagli angeli e non sono mai più state ricostruite. Ma Gerico doveva diventare un luogo di Dio. Io ho creato la scuola dei profeti (2° Re 2,5), vi ho ricostruito delle case per i poveri e per gli orfani, come a Beth-El, dei silos ed anche altrove. Questo naturalmente non viene menzionato.
25. La stirpe di Rahab, rimasta fedele, doveva essere al centro per i buoni pagani. La parte dei pagani della città è perfino più religiosa di qualche parte d’Israele che si vanta del suo Dio. Ho messo dei pagani buoni, ma non dei pagani ricchi; e la nostra Israele…”, la voce di Giosuè suona molto triste, “…dovrà una volta imparare da loro per trovare Dio, il Quale è il PADRE di tutti gli uomini.
26. Abraham ha tirato dei confini giusti per le tribù, affinché dopo secoli avrebbero avuto abbastanza spazio vitale. Ma quando il popolo di Giacobbe ha lasciato il paese e per duecento anni non è ritornato, la gente insediata si è considerata un po’ alla volta proprietaria di Canaan.
27. Io ho restituito ai sette popoli di pagani i loro paesi. Questo era giusto dinanzi a Dio. Unicamente chi non voleva andarsene nonostante l’offerta di scambio è stato esiliato, Questo è successo perché coloro che si ribellavano, erano caduti al culto degli idoli, un intoppo e un cattivo esempio per il nostro popolo. Proteggerlo da questo è stata la mia spada nella lotta e nella vittoria.
28. Costoro, erano delle ‘anime ricche’, cioè conoscevano la Dottrina di Dio davvero meglio del popolo al Sinai! Questi pagani finora mi hanno già ringraziato. – E Israele? Dio me lo ha confermato, che da quando siede largo e grasso sui buoni seggi, sarebbe tutt’altro che pacifico. Chi ha già molto, vorrebbe arraffare ancora di più. Certamente ci sono alcuni che temono il lavoro e lasciano andare in rovina il loro bene, ma poi lamentano la loro povertà.
29. Soltanto, …certi si sono impoveriti a causa dei disagi. Chi ruba a costoro pure l’ultimo avere, è da punire con il carcere, perché, …sfrutta i bisogni del prossimo, …perché cerca di procurarsi i suoi averi. Ho eletto invano il Consiglio dei poveri? Lo ha già fatto così Mosè. Perciò tutti i pagani rimasti qui devono trovare proprio come noi stessi, il diritto e il sostegno da noi.
30. Zinsbar, come mi è stato riportato, ha fatto di qualche pagano un principe. Se Israele aveva da portare la decima di Dio per i suoi sacerdoti, per le mote case di beneficenza, ed anche per procurare dal proprio possedimento anche la decima del popolo, cosa che è costantemente a vantaggio dell’intero popolo con la costruzione di pozzi e strade, allora è anche giusto se i pagani contribuiscano con la loro parte al tributo per il popolo.
31. Molti servono Dio, portano sempre la decima di Mosè, e persino più volonterosi che qualche israeliano. Lo so molto bene! Per questo li ho solo mandati via dalla sede della propria stirpe di Abraham, cosa che si chiama falsamente ‘estinti’.
32. A loro si sussurra nell’orecchio: ‘Guardate, come agisce il nostro giudice! Vi ha respinti! Prende il vostro possesso e ci punisce perché tolleriamo la vostra opinione di fede’. Così uno coltiva da se stesso la verga dei pagani! Ma se li avessi lasciati dov’erano, allora mi avrebbero chiamato ‘il servo dei pagani’, incapace di riprendere Canaan per Israele.
33. Diffondete questo, non a causa di me..”, si difende Giosuè con le due mani, “…ma solo per la benedizione di tutti noi. Dove vedete le immagini di idoli, toglietele. Sono di oro e d’argento o di altro metallo, poi portatele qui a Silo e fondetele; il guadagno sarà messo nelle casse dei poveri.
34. Ancora quella cosa amara: ‘L’angelo di Dio!’. Chi lo sa ancora chi era l’angelo?”
- Nahesson alza un dito: “Io!”
- Tutti quelli che avevano parlato con l’angelo, sono d’accordo.
- “E chi era?”, chiede Giosuè. “Ma non lo chiedo per via di voi o di me. Qui si tratta della testimonianza per il Signore, per la Sua Magnificenza!”
35. “Era Mosè”, risponde Pagiel, ora uno degli anziani dei principi. “Quando hai spiegato come mai Mosè era venuto come un cherubino, mi ha sconvolto. Spiriti dei figli della Luce nell’aldilà della materia, sono uomini quando percorrono le loro vie del co-aiuto; e di nuovo figli di Dio, angeli, come lo erano, non appena rimettono il loro piede nel Regno di Dio della Luce.
36. Il cherubino dell’Ordine, Uraniel, ci ha insegnato severamente, con un cuore colmo d’amore. Così anche tu provieni dalla Luce, Giosuè. Tu hai conservato il patrimonio della nobiltà datoci da DIO, già da Abraham, ed infine da Mosè”.
- Giosuè abbraccia Pagiel e nasconde la lacrima che gli scorre dall’occhio. “C’è altro?” chiede all’assemblea.
37. Uno di Sebulon: dice: “Sebulon e Isaschar stanno litigando per via di un pascolo. Durante la distribuzione delle terre era stato assegnato ad Issacar anche se apparteneva meglio a Sebulon. Una stretta striscia di collina nel mezzo sarebbe come un confine”.
38. Il giudice della stirpe di Isaschar risponde invece: “Ma guarda, che cosa dice il sebulano Khamnat! Durante i venticinque anni da quando possediamo Canaan, non c’è stata nessuna lite per questo pascolo”.
- “Giudice Hesabal di Isaschar, hai veramente ragione”, Giosuè non vuole nessuna lite. “Rimettete questa faccenda; fra poco arrivo con i consiglieri degli anziani, i quali eleggeranno il principe Hur-Hadad. Sul posto è più facile trovare la decisione. Si può dividere questo pascolo a favore di entrambe le tribù?”
39. Anche Khamnat, che vuole il bene, stabilisce: “Ne sono subito d’accordo!”
- Non tutto si svolge così liscio. Solo dopo molte ore è stato accomodato il più.
- Prima che Giousè vada a Thimnath-Heres, così si chiama la sua casa secondo il luogo, dice ad Ithamar:
40. “Apri il Tabernacolo di Dio, ho molto da ringraziare”.
- “Non c’è bisogno di aprire a te; Dio ti parla anche altrove”.
- “Sì, caro amico”. Giosuè cammina su e giù con lui davanti al Tabernacolo di Dio. “Quello che noi facciamo, caro Ithamar, dev’essere un esempio per ognuno. Si tratta dell’educazione e dell’Ordine. Questo vale per tutti i grandi insieme ai piccoli che non hanno sempre mantenuto fedelmente la via diritta. Perciò dobbiamo essere di esempio.
41. Tu amministri il luogo di Dio sulla Terra; nessuno deve andare senza di te nel Tabernacolo di Dio, nemmeno io. Anche se sono già stato davanti al Signore senza di te, mi sono fatto aprire la Sua porta davanti a dei testimoni”.
- Ithamar sorride: “Hm”.
- “Mi si è spiato per bene se…”. Giosuè ride cordialmente: “…sono l’unico ad essere spiato?”
- “No, non hai soltanto tu questo onore! Mi si dice: ‘Giosuè si lascia la Porta aperta, e se qualcuno la vede, si intrufola all’interno, perché il Tabernacolo non ha nessuna Porta’. Tu hai appunto sempre detto ‘Porta’ invece che Tenda”.
42. “Lascia a loro il divertimento”.
- “Vedi già i nasi?”, Ithamar intende alcuni passanti.
- “Hm, voglio parlare con loro davanti al Santuario di Dio”.
- “Bene!”, Ithamar afferra la Tenda e Giosuè si volta all’improvviso. Le spie non hanno il tempo di nascondersi, ma fanno come se venissero per la via. Giosuè fa finta di niente e li chiama gentilmente:
43. “Entrate anche voi!”
- “Noi?”, si respinge. “Per noi, lo fa il sommo sacerdote Ithamar!”
- “Potremmo portare richieste, lodi e ringraziamenti insieme”, dice Giosuè.
- “Puoi farlo a casa”, dice un altro, subdolo.
- Ithamar si avvicina. “Se lo fai davvero, Dio può essere trovato ovunque da chi ascolta la Sua voce”.
44. “Esatto! Ma perché allora il Tabernacolo, che trasciniamo attraverso il deserto, se Lo si trova dappertutto?”
- “Hai trascinato anche tu?”
- Il ‘trascinatore’ evita lo sguardo di Giosuè. “No, i nostri vecchi fratelli…”
- “…quando erano giovani…”
- “…non importa! Ogni peso e ogni sofferenza capitata ad un fratello del popolo, è come un proprio peso”.
“Ma quanto sei nobile!”
45. All’improvviso entra il prìncipe Hur. Davanti a lui ci si ‘piega’, …con i pugni nelle tasche.
- “Ho ragione”, si difende il ‘nobile’.
- Hur risponde con sarcasmo: “Precisamente! Solo che il tuo commercio è un soffio vuoto!”
- “Ve lo voglio dire”, comincia Giosuè un po’ più aspro. “Non mi è rimasto nascosto come avete spiato il sacerdote superiore Ithamar e me. Ma per quanto riguarda il Santuario, tenete chiusa la vostra bocca sciolta!
46. Mi sono sempre fatto aprire la sua porta, anche se ha soltanto la Tenda. E’ un santo simbolo. Dio ci ha reso così tanto facile l’accesso, che ci basta solo sollevare la Tenda e… siamo presso di LUI! Non si è nascosto dietro a nulla. Ma chi viola il Santuario, un giorno troverà muro, porta e chiavistello, che difficilmente si potranno aprire. Perciò vi ho detto che potete allentare i vostri cuori. Andate a prendere nuova forza e nuova pace, per voi stessi e per i vostri amici.
47. Dio ci rende facile l’accesso. Nessuno deve entrare nel Suo Tabernacolo come nella propria casa. Nella confessione dei nostri peccati bussiamo alla Porta di Dio. La buona volontà abbassa la maniglia, e la fede libera la soglia. Le Sue parole ed Egli stesso sono la Porta (Giov. 10,9); per noi ha fatto tessere la Tenda. Mosè lo ha riconosciuto secondo la Luce.
48. Se questo Tabernacolo”, Giosuè lo indica, “dovesse far posto ad una casa (2° Sam. 7,5-6), in cui il più interiore rimarrebbe chiuso, allora nessuno – lo profetizzo – vi troverà benedizione, e nessuno ne porterà fuori pace! Se il Tabernacolo viene smontato, allora la casa, edificata dalla mano dell’uomo, verrà pure spezzata dalla mano dell’uomo!”
49. La voce di Giosuè ha attirato molte persone. Lo si teme; sta lì come un cherubino.
- Ithamar si chiede: ‘Ed io devo…’. I pensieri vengono interrotti.
- “Sacerdote di Dio, apri il Tabernacolo di Dio a coloro che vogliono, volonterosi, andare da Lui”.
- La Tenda viene sollevata. Subito Giosuè ed Ithamar oltrepassano la soglia, i principi e gli anziani al seguito; poi, alcuni del popolo. Chol-Hosar è il primo. Chi ha sentito la profezia lo segue. Le vili spie se ne vanno.
50. Nell’anticamera, separata dall’Arca dell’Alleanza da una seconda tenda, Ithamar dice: “Farò Grazia a chi vorrò fare Grazia; ed avrò Pietà di chi vorrò aver Pietà!”(Es. 33,19). Con ciò egli indica il senso profondo di queste parole. Che non è affatto così, che il Signore chiama soltanto qualcuno dalle (prime) file, come quelli senza cariche hanno detto ai dignitari; nemmeno come qualche grande – presuntuoso per via della funzione – che (Egli) guarderebbe dall’alto in basso ai piccoli.
51. E riprende: “La Grazia fluisce a tutti noi, poiché nessuno è senza peccato. Quando si dice: ‘Mi ha aiutato Dio, il vicino, e non ti perdonerà’, a colui che è stato minacciato è già capitata la Grazia, che perde invece il minacciante. Chi potrà sgridare colui, al quale l’Altissimo dona la Misericordia? ‘Dona’, cara gente! Nessuno potrà mai meritarsi la Misericordia!
52. Si può certamente richiedere la Grazia, se al giusto pentimento segue la vera espiazione che cerca di riparare. La Misericordia viene solamente su coloro che non conoscono né pentimento, molto meno un’ulteriore espiazione. Soltanto, …non sarebbe sbagliato? Oppure? …”, Ithamar attende una pausadi domanda, “ – la Misericordia è qualcos’altro che il coprire una colpa., che – forse – non si può più riparare - ? E come sarebbe la Misericordia? O cara gente, ascoltate!
53. Chi fa del male per cattiveria ed ha ancora gioia della sua cattiveria e della sofferenza che causa ad altri, non sarà mai capace da sé, di ottenere da solo, Grazia e Misericordia. Ma il cattivo dev’essere salvato, poiché coloro che sono senza male e senza cattiva volontà, non hanno bisogno della Misericordia. Costoro sono nella mano di Dio, anche con l’insufficienza del nostro mondo. E l’insufficienza è da cancellare con la Grazia, ma non il male dalla cattiveria! Allora il signore prende la verga, la prigione, la sofferenza o l’afflizione, …che può anche significare l’improvvisa morte per qualcuno, e con ciò toccare l’amina, fino a quando noterà finalmente, quanto malignamente ha condotto la sua vita.
54. Ogni cattiveria s’annida come la ruggine su una targa. Tanto meno si lascia allontanare la ruggine, tanto meno gli riesce un rinnovamento da se stesso. Solo quando la Misericordia colpisce un’anima, inizia un ritorno, finché dai cocci di una brocca sorge di nuovo un vaso, utile, come creato a nuovo,
55. Non esiste nessun diritto alla domanda a chi capita la Misericordia. Quando tutto il materiale (l’effimero) è stato eliminato, si dimostra su quale ampio Campo fiorisce la Misericordia, e se su questo tutti i poveri non stanno come dei fiori che DIO cura. – Ora potete entrare in voi, l’uno come l’altro, perché l’uomo non chiede quanto grande è la propria manchevolezza”.
56. Ithamar ha indovinato che ognuno vedeva le sue ‘ferite’. Dietro a lui sta una Luce.
- Chol-Hosar dice per primo la parola giusta: “Cara gente siamo stati chiamati. Chissà se lo siamo anche? E davanti a Dio? Ma Lui ci ha benedetto tramite il Suo sacerdote Ithamar. Ora andiamo a casa affinché possiamo diventare brava gente”.
- Allora la piccola folla se ne va, seguìta da Chol-Hosar.
*
57. Anche il principe Nahesson esce. Ci si stupisce.
- Giousè riflette un poco su questo, ma nel momento in cui si entra nella sala dell’Arca dell’Alleanza, decade la riflessione. Non è come se ci si trovasse davanti a Dio? Non c’è la Sua Luce davanti al Fuoco di ARIEL? Un …bagliore nel riflesso? Uno …splendore nel riverbero?
58. “Figli Miei!”, tuona una campana bassa, dall’eternità. Ognuno piega le ginocchia. “Vi libero dalla pressione. Nahesson ha fatto qualcosa di buono; lui ammaestra la ‘cara gente’ e il Mio Spirito fluisce attraverso di lui. Lui ha voluto mostrar loro, che Io guardo solamente alla fede di ogni uomo, e lui, un principe, si sente pure interpellato come cara gente”.
- “Grazie! Grazie!”, viene esclamato all’unanimità. Quanto gentili splendono gli occhi di Dio!
59. “Ci sono state da portare molte difficoltà, sovente è stato persino come se vi avessi abbandonato. Ma IO, l’Eterno – che nel Mio ‘eterno’ custodisco ogni vita, il cui più bel Potere preso dalla Mia Fonte l’ho dato ai figli – non lascio nessuno senza sorveglianza. Li ho creati dal Mio ‘eterno’, e così sono legati a Me, senza con ciò legarli. Che cosa significa ora la Sorveglianza? Non è, nonostante la vita libera, una catena? Si sorvegliano i bambini piccoli che non sanno ciò che devono fare e non fare.
60. Figli Miei, appunto questo è un esempio. Vedete, vi potete sviluppare liberamente, finché secondo lo spirito sarete adulti. Allora non c’è più bisogno di Sorveglianza. Ma con essa è unita la Guida, senza la quale nessun figlio può sussistere. Al di fuori dalla Guida del Creatore non esiste nessuna vita! Con la Sorveglianza e con la Guida vengono assistiti i Miei piccoli ed i grandi.
61. Il principe della Serietà (Muriel-Abramo) ha nominato quel luogo, quando ha deciso tra Me ed Isacco: ‘Il Signore vede’. (Gen. 22,14) Lui ha considerato la Mia Guida come una Sorveglianza pietosa, nella quale la strada del co-aiuto si svolgeva sotto le Mie mani. Chi impara ‘Il Signore vede’, ometterà delle cattive azioni, poiché da questa paura, che Io vedo tutto, proviene l’autentica fede. Chi possiede questo timore di Dio, non ha paura di Me; chi si affida alla Mia sorveglianza, viene guidato dalla Mia mano!
62. Dal Mio ‘eterno’ ho creato il Mio popolo, l’ho adagiato nell’ETERNO. Da questo, fin dall’antichità ho impiegato la Soluzione. Sarebbe stato possibile se i Miei occhi non avessero riposato su tutti i figli? Se vi sentite piccoli di fronte alla grandezza del Creatore, siate certi che da figli grandi avete bisogno solo della Mia Guida. Se, in qualunque misura, vi chiamate grandi, allora siete piccoli. E allora IO non farò mancare la sorveglianza!
63. L’ho previsto all’inizio della Vita; soltanto, all’inizio – che nessun figlio può misurare –Io, come ‘il Signore che vede’, ho eliminato la morte, l’aborto della caduta. Benaja ha pensato ciò: che cosa sarebbe l’eliminazione della morte, se persino il Mio Mosè è dovuto morire, e il Mio Abraham è stato portato nella tomba.
64. Badate: Eccetto i segni del cielo, come con Enoch[75], la caducità del corpo attraverso la morte rimane. Questa non è la morte, che Io ho spezzato prima che sorgesse. Questa è certamente l’ammonimento per la morte dell’anima[76]. Ho eliminato lei, Lei, l’amaro tributo della caduta. Chi si lascia redimere dalla morte della sua anima, nonostante il morire, non è mai morto! Infatti, non il corpo, ma l’anima viene portata nel Regno, nel luogo del suo spirito.
65. Chi impallidisce secondo il corpo, ma non è morto di nessuna morte dell’anima, è passato da un vano all’altro, come voi, prima verso di Me. C’è solo da sollevare una Tenda, quattro passi oltre la Mia Soglia, …e tutta l’esteriorità è passata. Si apre la Magnificenza del Mio ETERNO.
66. Abraham è stato portato alla tomba, ma Isacco ha riconosciuto che del corpo, dopo pochi giorni non c’era più nulla da trovare[77]. Mosè non è più tornato. Si scrisse: ‘Lo ha sepolto Dio’. (Deut. 34,6) Sì, IO l’ho coperto con la Mia mano; perché la ricchezza della sua vita è stata la fatica che ha portato senza lamento. Non lo ha fatto per Me e nemmeno per sé, …lo ha fatto per il povero gregge.
67. Molti mormoravano che la sua ‘sorveglianza’ fosse troppo ingiusta, che essi non sarebbero dei bambini da condurre al guinzaglio. Tuttavia, quanto necessario era il guinzaglio, …ancora oggi! Non per ogni singolo, ma per tutti insieme ho posto un Simbolo della Luce tramite Abraham.
68. Lui ha lasciato il paese della sua patria, non come Israele per via della piccola fame. Dall’Empireo è andato nell’oscurità di questo mondo. La sua via lo condusse prima a nord (Haran) all’interno della regione del paese, che nel servizio del co-aiuto era il posto più povero, un pezzo di terra quasi senza gente (vita). Fino ad allora lo ha accompagnato suo padre, il che significa che Io l’ho tenuto al ‘Mio Guinzaglio’.
69. E Mosè? Lui è stato levato dal Nilo, da considerare come ‘il potere dello spirito’. Come segno che Io stesso ho inviato il principe. Venne allevato alla corte regale, ed IO, come Simbolo dell’Arca dell’Alleanza, nella Nuvola e nel Fuoco, l’ho accompagnato ad ogni passo. È stata la Sorveglianza e la Guida su di lui e sulle sue mani che vi hanno guidati giorno e notte, …ora anche su Giosuè.
70. Si è schernito: ‘Se Io fossi con voi, come mai si dovrebbe portare nell’Arca dell’Alleanza? Solo i pagani porterebbero i loro idoli, che non possono camminare da sé’. Oh…”, la voce di Dio s’indurisce: “…hanno portato il vitello d’oro attraverso tutto il campo! Ma raramente sopportavano volentieri le Mie Leggi! Chi segue la voce dello Spirito, per costui la Mia Legge è il più sublime ristoro; chi si ascrive alla materia, trova invece la Mia Legge dura ed inesorabile. Certamente! Chi conosce i Comandamenti, ma non li vuole adempiere, si sente ostacolato nell’ebrezza della gioia del mondo.
71. Voi e qualcuno tra il popolo avete scelto la parte buona, che non vi sarà mai tolta. Certo, dipende se agisce la forza dello Spirito e la sua Voce. Se sì, allora siete i portatori della Mia Arca dell’Alleanza, non coloro che vedete stare qui, no! –Allora voi siete i portatori della Mia Alleanza e della Grazia, e nella Parte del Mio santo Adempimento siete anche adempitori, come la vostra parte di spirito è sorto dal Mio Spirito.
72. Allora ‘l’Arca segreta
dell’Alleanza’ cammina accanto a voi; e questa sono IO, il Creatore, il
Sacerdote, Dio e Padre, essendo fin da sempre e dall’eternità! Vi benedico; e
se trasmettete la Benedizione, allora, come ho raccomandato a Mosè, dite:
‘Il SIGNORE ti benedica e ti
custodisca!’.”
73. Un maestoso silenzio riempie la sala. Lo spirito degli uomini arde, il loro cuore trema. E’ come se si vedesse ancora Dio, come se le Sue mani si posassero sul loro capo. Oh, Egli c’è sempre! Ithamar ringrazia per i superiori, Giosuè per Israele. Questa volta, quando si esce dal Tabernacolo, non ci sono spie. Sulla via verso il tribunale si avvicina a loro Hanesson. Ad entrambi dispiace che lui non abbia potuto sentire l’alto Insegnamento.
74. Ithamar gli dice: “Il Signore ha parlato bene di te; vieni, tu per primo devi avere la Benedizione di Dio”. In seguito, Nahesson riferirà ad una grande folla al mercato, quello che il Signore ha detto.
- Giosuè esclama: “Il signore ha operato magnificamente, nel Tabernacolo, nella città, in noi e accanto a noi. Sia ringraziato Lui!”
*
75. Il tempo corre, diventa molto difficile tenere in una mano Israele che cresce. Ma Giosuè cammina sotto la Mano di DIO; e questa è forte. Anche nella lite fra Gad, Ruben e Manasse, oltre il Giordano e nelle altre tribù. I primi avevano costruito per loro stessi un altare. Gli altri hanno considerato di sbieco questa testimonianza (Gios. 22) e le nove tribù volevano combattere contro i loro fratelli.
76. Giosuè giace malato nella sua casa di Thimnath-Serah. Begiana ha respinto ogni cattiva notizia. Quando la lite da spada è stata ammansita senza alcun versamento di sangue, Giosuè ne sente parlare. In una camera, l’Altissimo gli è apparso ripetutamente. Anche dopo questa lite compare il Signore. Giosuè: “Vieni, Begiana, Dio vede volentieri quando siamo insieme. Mi è parso sovente come se noi due fossimo uniti fin dall’eternità, come si è sentito di Abraham e Sara”.
- Arrossendo, lei risponde: “L’ho pensato anch’io; ma tu, Giosuè, sei un grande spirito, io sono soltanto…”
77. “…la cara figlia del Padre”, suona dietro loro.
- Voltandosi all’improvviso, vedono il Signore passare la soglia. “Signore! Padre!”. Si precipitano verso di Lui.
- Egli allarga le Sue braccia, e prima che si possano gettare giù, li afferra entrambi e li attira al Suo Cuore.
78. La Sua gentilezza fluisce su di loro. “Questo sì che è un benvenuto come Mi viene offerto nella Luce da dove provenite”.
- Su un tavolo si trova una piccola lampada ‘galbana’, che Giosuè e Begiana custodiscono come il loro ‘fuoco ARIEL dell’Arca dell’Alleanza’. Dio l’indica e si siede alla parte larga del tavolo, mentre i due si siedono di fronte a Lui.
79. “Mi avete acceso una lampada da Empireo, e le vostre candele nella Casa del Padre sono rimaste pure e forti; non devono essere rinnovate. Chi fa questo nello stesso senso, gli è da Benedizione nell’eternità; a chi serve come segno esteriore, lo consuma la candela fino all’ultimo bagliore.
80. Le candele della Luce possono morire nella profonda materia? No, questo non succede a nessuno che percorre la sua via del co-aiuto. Se qualcuno si lascia sedurre, allora la Mia Fedeltà e Veracità custodiscono la sua luce per via di questo servizio. Le candele che intendevo Io sono quelle dei poveri esseri una volta caduti, e loro stessi non hanno nessun lume.
81. Ma in genere, possono possedere una luce? – Ascoltate una Rivelazione superiore: se degli esseri sapessero che Io ho acceso delle candeline, allora si vanterebbero, con cui il loro ritorno verrebbe spostato molto più in là. Solo di tanto in tanto Io lascio che l’inferno lo sappia. Allora vi passa un brivido, e questo lo accolgono tutti gli esseri che si lasciano incarnare. Questo è il Mio Patrimonio del co-Aiuto, donato per Misericordia. Non si può calpestare a morte il brivido, perché i Miei Doni si chiamano ‘VITA’.
82. Nella caduta ho acceso una lucetta in segreto. Infatti, se certi muoiono fino all’ultima scintilla? Sì, …fino all’ultima! Questa viene custodita da Me, perché l’ho formata da Una Scintilla. Questa è e rimane l’attrazione, che ogni povera anima – anche dopo lungo tempo – l’attira di nuovo nella Patria, come ad un viandante smarrito una lontana luce gli indica la direzione.
83. La ‘lontana luce’ può essere dei figli del co-aiuto, che dalla loro candela sacrificano delle scintille che aiutano anche a nutrire la lucetta. Questo comporta molta Benedizione. Per chi fluirà questa?”. Dio guarda Begiana.
- Arrossendo, lei dice sommessa: “Padre, Tuo figlio Te lo può dire meglio. Guarda con pietà la risposta, se è insufficiente”.
- “Lascia che questa sia la preoccupazione del buon Padre”, dice Giosuè, “magari anch’io lo so in modo impreciso”.
84. “Posso rifugiarmi nelle Tue mani?”, chiede Begiana.
- “Le vere figlie non hanno paura di Me. Piuttosto, vengo mille volte per benedire, prima di voler punire una volta. Non crediate che Io sia un Dio tiepido che si lascia scorrere molto fra le dita! La Benedizione si può mostrare in modo punitivo. Se poi, questa sia una punizione, difficilmente gli uomini lo possono afferrare, fin quando lo si mostrerà nell’Empireo. Ora parla, figlia Mia”.
85. Begiana dice: “Se si aiuta a nutrire una debole candela, allora la Benedizione sarebbe a proprio favore. Dato che i nostri candelabri vengono mantenuti solo da Te, ritengo giusto che la Benedizione ricada anche a favore delle povere anime. Non è nessun aiuto fare qualcosa per la ricompensa. Se veniamo ricompensati, allora abbiamo fatto solo ciò che dobbiamo fare (Luca 17,10) .
86. I sacrifici vengono portati liberamente; non sono nessun obbligo, nessuna prestazione per la ricompensa. Ma, …Padre…”, Begiana si ferma, “…continua ad insegnarci TU”.
- “Perutam, Laija ha conservato bene la sua candela!”
- “Laija? Mia moglie?”. Giosuè non sa darsi pace. Anche lui una volta era stato chiamato dal Padre ‘Perutam’. Allora aveva pensato che fosse stato inteso la sua guida. Ora…?
- Begiana abbassa gli occhi.
- Il Signore prende le mani di entrambi nelle Sue, e un meraviglioso calore fluisce dalla Sua Parola:
87. “Figli Miei, raramente vengono rivelati i nomi del Cielo, solo quando ne è legato un maestoso scopo. Non chiedete il Mio scopo! E’ meglio se l’uomo non lo sappia. Che oggi Io lo faccia con voi, è una ricompensa per il vostro servizio. Non arrossire, cara figlia. Ti sei presa cura di poveri, dei malati, degli orfani, ed hai portato certi uomini alla ragione. Un buon servizio di co-aiuto per riverenza verso di Me, per amore fatto verso l’uomo, le cui preoccupazioni porti giornalmente.
88. Se chiudete la vostra porta, richiudete ciò che potevate udire oggi. Solo i fatti che germogliano sono da portare fuori. Nella Luce avete un Luminare, su cui ardono le vostre due candele; avete conservato molto dallo splendore, per quanto è possibile conservare nel mondo la luce del Santuario. Per il vostro tempo non ci sarebbe nulla da aggiungere alla Mia richiesta. Quello che però Io rivelo, precorre il tempo del mondo, a volte anche il tempo dell’Empireo. Il Mio insegnamento è la guida che nel mare di luce della Conoscenza guida ogni figlio all’ulteriore conoscenza”.
89. “Buon Padre, quali Magnificenze!”. Giosuè afferra nuovamente le Mani di Dio, mentre Begiana si adagia ai Suoi piedi.
- E gli occhi di Dio splendono.
- Lei domanda se anche Satana avesse una candela e come la si potrebbe aiutare.
- Risplende seriamente nello sguardo del Santo.
90. “Siete preoccupati per quello che sarebbe capitato alla primogenita, se dovesse spegnersi l’ultima scintilla. Considerate ora il Mio insegnamento come Immagine. Nei confronti di quei sette Candelabri dei principi, Sadhana non aveva per sé nessuna candela, nessuna fiaccola. Il principe della Serietà indicò il Fuoco del Mio Santo Focolare, nel quale ci sarebbe dovuta essere la sua parte, alla quale prima, tutte le altre si sarebbero accese.
91. Il suo ramo verde giace sul Mio Libro del Focolare. E’ seccato. Qui la visione: ‘La Misericordia ha protetto tutte le candele consumate, non ha tolto nemmeno il povero ramo secco. Esso giace ancora lì, privo di ogni ornamento. Se la Santità lo avesse tolto dal Libro, allora questa figlia e la Vita di tutti gli esseri (da essa derivati) si sarebbe spenta, con cui le scintille delle candele non sarebbero state conservate’.
92. Ogni aiuto dei figli fedeli è una goccia d’acqua che Io raccolgo e, in cui, …un giorno, quando il Mio ‘COMPIUTO’ avrà per conseguenza il ritorno, metterò il ramo secco! E il Mio ‘Compiuto’ è il Vaso già formato ‘da tempo’, in cui fluiscono le gocce d’acqua. Senza il Vaso, esse si perdono. Tutto ciò che voi, figli Miei, fate nell’autentico amore e in vera umiltà – umiltà che ora qui davanti al Mio volto è l’amore per i caduti – viene raccolto nel santo Vaso.
93. Se si pensa particolarmente agli uomini o agli esseri, oppure anche quando la conoscenza non è ancora più chiara, per Me, …Io metto tutto in conto agli aiutanti. Per Me nessuno può fare nulla, ma solo per la Mia Gioia! Infatti, ciò che si fa per qualcuno, quel qualcuno non lo possiede ancora, allora poi ha bisogno di questo aiuto. Ma …Io, …il vostro Creatore che ha creato tutto?
94. Buone azioni sono il servizio per coloro che ne hanno bisogno. Mia figlia aveva ragione”, Dio mette il Suo braccio intorno alle spalle di Begiana che piange di delizia. “Dei sacrifici vengono portati senza ricompensa, altrimenti non sono dei sacrifici. Chi è attivo per la ricompensa e l’aspetta, la riceverà, bensì: perché lo pretende la Giustizia! Ma ciò che è il più bello e il più intimo del collegamento tra Me e un figlio, rimane in sospeso.
95. Solo chi pensa senza conoscenza a questo Insegnamento, che ogni lavoro sia senza ricompensa, a costui nulla va perduto nelle opere nobili. Chi Mi presenta il conto, glielo pago anche, …senza nulla più! E questo, talvolta può essere poco. – C’è ancora una cosa che ti preme, Giosuè, anche se preme più gioiosamente”.
- “Oh, grazie, grazie! Tu, buon Padre-Dio, sì, sei così magnifico, sei ‘il SIGNORE che vede!”
96. Giosuè si avvicina a Dio. “Allora avevi sorriso quando ho indicato la mia guida donna con ‘angelo femmina’. Sembrava, come se mi avessi allegramente deriso”.
- “O Giosuè!”, interviene abbastanza indignata Begiana. “Come puoi…”
97. “Lascialo tessere il suo filo”, la ferma Dio. “Chi parla umanamente nel miglior senso, sbaglia poco”.
- Giosuè diventa rosso purpureo, nonostante il colore del suo tempo nel viso. Sospira: “Meno male che Ti chiami PAZIENZA e LONGANIMITA’!”
- “Sei sicuro di voler parlare di questo?”
- “Sì, ne ho bisogno; non perché la Pazienza e la Longanimità devono essere provocati. Oh, avvolgi dentro anche la mia stoltezza”.
- “Lo voglio fare. Ma ora presenta la tua questione; dopo ti attende un peso”.
- “Sarà una Benedizione”, giubila Giosuè molto forte.
98. “Signore, ho pensato che la guida-donna ed io fossimo uno. Più tardi mi sono accorto che Begiana condivideva con me la mia fatica, che nel Regno siamo un luminare (coniugi), ma che cosa ha a che fare con la guida-donna, mi è ignoto. Anche Mosè lo ha pensato. Sua moglie era un’anima fedele, brava; soltanto, non poteva prendere su di sé i suoi grandi pesi. Se Tu volessi sollevare un poco il velo, caro Padre? Mosè mi faceva pena, perché lui – come uomo e marito – era veramente molto solo”.
99. “Non era del tutto solo”, risponde Dio, “e il velo non è fitto. Lui, Uraniel, il portatore dell’Ordine, come principe è passato da solo al mondo. Non ho posto nessun altro per la sua guida che Urea, la principessa della Mia Casa dell’Ordine. Di conseguenza anche lui aveva un angelo-donna”.
100. Giosuè se ne vergogna: “Padre, mi ricordi la mia stolta denominazione. Ma come si deve dire diversamente?”
- “Come sarebbe con una figlia del Cielo?”
- Giosuè si batte la fronte.
- “Lascia stare così, Giosuè; Mi può rallegrare anche una piccola questione umana. Ma ora continuate ad ascoltare:
101. Mosè lo sapeva, ma taceva per via delle stolte chiacchiere, perché nonostante la punizione di Aaron, alcuni odiavano la ‘mora’. La figlia di Jethro era molto fedele e brava. Era ben educata, soprattutto nella fede nel ‘Dio del patriarca’. Per vendetta la si chiamava ‘la mora’.
102. Il tuo angelo fa parte del quarto Seggio dei guardiani. Non sempre guideranno coloro che nel Regno risultano come una casa coniugale. Sulle loro vie rimangono quasi sempre insieme, ma raramente materialmente. Dove non regna troppa fatica, vengono uniti un essere e uno spirito. Una delle Mie azioni abituate alla salvezza! Da questo non risulta sempre un matrimonio in questo mondo. Può riguardare del co-lavoro, dove l’uno ha da sopportare l’altro: l’uomo la donna, la donna l’uomo.
103. Dove si accumulano dei pesi ed è da indicare a Satana che il suo legno trasversale non causa nessun danno, là succedono poi due cose: o il figlio e la figlia dal Regno verranno nel mondo come coniugi, oppure come con Mosè, che uno guida l’altra. Anche questo è pure un matrimonio, …quello dei cuori, e questo vale di più in modo incomparabile che ogni altro del mondo, eccetto i veri matrimoni del Cielo. – Ora basta con questo. Sia annunciato dell’altro.
104. Fra quattro anni saranno scaduti i quarant’anni di lavoro; segue la decima, che ho già benedetta. Tu pensi a Mosè perché non avrebbe ricevuto nessuna decima nella tarda età, dato che teneva in alto e cari i Miei dieci comandamenti. Guarda: per uno può essere all’inizio, per un altro alla fine.
105. Io ho dato a Mosè la sua decima quando in Madian era pastore. Nel segno della Mia Magnificenza ha spinto le pecore vicino al Mio Monte (Es. cap. 3), dove gli ho dato i Comandamenti. Lui ha introdotto molti madianiti alla fede, in modo che il popolo di Jethro non diventerà mai del tutto pagano. Il contatto con Me che Mosè ha creato e rinsaldato, rimane.
106. Per dieci anni è stato pastore, ma con ciò non ha dimenticato il suo popolo al Nilo. Il portatore della Legge doveva ricevere la sua decima prima, tu dopo. Due decime pari ai due Fondamenti della Creazione, accolti da due figli. Prima il riposo, poi il peso; e dopo viceversa. La quarta decima dell’anno di lavoro di Mosè e la tua prima sono una traversa della bilancia alla Bilancia, pari alla SERIETA’: la Caratteristica determinante e portante, in Uno. Il peso nel mondo è una cosa grave, nel Regno della Magnificenza la Forza!
“Io sono il Signore, tuo Dio,
non avere altri idoli accanto a Me!”
107. ‘Io’ e ‘Me’ posti all’inizio e alla fine, somigliano alle due decime. ‘Tuo’ e ‘tu’ inclusi come pesi. I quarant’anni di funzione di Mosè e i tuoi trenta in Canaan danno nel Simbolo le sette Caratteristiche: sono da considerare come quattro determinanti e le tre portanti.
108. Mosè ha eletto settanta anziani, ha eretto il recinto a settanta passi intorno al Mio tabernacolo. Dopo circa due volte settant’anni di re, Israele si scinderà; settecento anni prima del Mio santo ‘COMPIUTO’, passeranno dieci tribù. Per settant’anni piangeranno le ultime due tribù una volta in Babilonia[78]; e settant’anni dopo il Compiuto saranno dispersi[79]. Infatti, quello che il mondo giudica da sé, ha partorito la fine da se stesso nella sua posizione più alta! Il mondano passa, …il bene rimane benedetto!”
109. La gratitudine per questa Rivelazione arde nel cuore, perché la bocca avrebbe troppo poche parole, ma è preziosa come una gemma. Dopo ciò, il Signore esce. Indietro rimangono i due che si abbracciano esterrefatti.
110. Per primo si riprende Giosuè: “La nostra stanza è diventata un Santuario; qui sia sempre ricordato l’Insegnamento”.
- Begiana posa un telo su quella sedia dove stava seduto il suo ‘più sublime Amore’: “Nessuno la deve avere; rimane pronta per il Signore”.
- “E quando non viviremo più?”, chiede Giosuè.
- “Allora non avremo più bisogno della stanza. Allora saremo nello spazio del Cielo; là la ‘Sua Sedia’ sta eternamente!”
111. “O Begiana! Ora ascolta: – Oggi vengono Benaja e Ben Hur, Ismahael il nipote del nostro caro vecchio Hur. Loro rimangono qui e guardano se tutto va bene. Devo esaminare quale altare si edificano le tribù, per cui si sarebbe quasi arrivati al fratricidio, se Pinehas, che cammina nelle orme di suo padre Eleasar ed era andato dal vecchio zio Ithamar per l’istruzione, non avesse trovato giusto l’altare.
112. “Tu lo ritieni giusto?”
- “Difficile da dire. Eliasaf, il fedele, mi ha detto che lo chiamano ‘testimone’, che il Signore, il loro Dio, fosse sempre là. Sarebbe anche lontano fino a Silo per adorare più sovente, nel periodo delle piogge sarebbe impossibile; Dio non dividerebbe sempre il Giordano. Ha ragione. Il Signore una volta fa dei grandi miracoli come segno che EGLI è l’UNO e che non esiste altro Creatore eccetto Lui”.
*
113. Vicino a Beth-Sean, a sinistra del Giordano, hanno coperto un altare. Offre un grande spazio ad una gran folla. E’ venuto anche Ithamar, poi Eliasaf di Gad, Ahira di Ruben e Gamliel di Manasse. L’altare appartiene alle tre tribù. Non c’è nulla da obiettare, e alla fine di una buona predica di Pinehas, il sacerdote superiore, Ithamar, dice:
114. “Dio vi benedica che state di buona volontà davanti all’altare. Se pensate sempre, ‘Il Signore sia sempre il vostro Dio’, come Abraham chiamava il luogo del sacrificio ‘Il Signore Vede’, allora non sprofonderete mai. Rimanete saldi nella fede, e si dimostrerà se avete agito giustamente”.
115. Sanhus è il principe-guida di Gad, ma Eliasaf, il vecchio principe della sua tribù, dice: “Principe del popolo e giudice superiore Giosuè, ringrazio te ed Ithamar. Avevo stimolato di edificare l’altare, affinché Dio volesse conservare la mia tribù. Se l’Arca dell’Alleanza di Dio è troppo lontana, per la via, allora l’interiore va facilmente perduto; e di questo m’importava.
116. L’Altissimo non ha comunque bisogno di nessun luogo dove Lo si deve adorare. Il Suo alto Spirito soffia ovunque! Se non Lo adoriamo con questo Spirito, allora siamo lontani dalla Sua Verità. Se si ascoltano solamente i Comandamenti, allora non ci servono. Se li osserviamo ovunque in ogni tempo, allora si trova anche ovunque un altare di Dio, e le buone azioni sono i sacrifici che si possono posare sopra”.
117. Ithamar parla molto rallegrato: “In verità, se abbiamo tali principi, la presenza e la magnificenza di Dio è con noi! Teniamo una festa di ringraziamento”.
- Si è tutti ferventemente d’accordo; deve anche diventare il ristoro per molti poveri[80].
- Ritornando a casa, Giosuè riflette: ‘Dio ha parlato di un gran peso. Sì, ovunque si mormorerà e si brontolerà ancora, ma si è lasciato risolvere pacificamente. Mi sono molto rallegrato di Sanhus. O Signore, Dio e Padre, pietoso è il Tuo governo!”
*
118. Il peso arriva. Non come una tempesta; piuttosto come un serpente che, al massimo si sente frusciare, non lo si vede prima che si venga attaccati. Aumentano le liti per via di piccolezze, naturalmente anche cose più pericolose. Di nuovo vogliono cacciare dal paese i pagani insediati. Si esclama: “Sono venuti poveri, poveri devono andarsene!”
119. Giosuè ha novant’otto anni. Ecco che deve ancora giudicare nel Paese. Al suo giudizio ci si piega, …sovente mal volentieri. Lui finge di non lo vedere. Nel Rimmon di Sebulon sarebbe quasi scorso del sangue nobile, se non si fossero posti davanti a Giosuè con presenza di spirito, Pinehas e Rehum, il successore principe di Eliab. Rehum, leggermente ferito, dice furioso: “Sebulon deve espiare per questo!”
120. Pinehas, pure lui ferito, interviene: “Giosuè, a chi era destinato, emetterà il giudizio”.
- I due malfattori vengono arrestati e legati.
- Giosuè guarda con tristezza i malfattori. Pensa alla paura di Begiana per lui, come all’indicazione di Dio al peso.
121. “Sciogliete le catene!”. E all’attentatore: “Alzati!”
- Meravigliato, viene eseguita l’una e l’altra cosa.
- Lui domanda severo: “Che cosa avete pensato oggi, di uccidermi?”
- Gli uomini rimangono muti. Bene! Non solo loro due lo hanno voluto, molti stavano dietro a loro. Ora…? Si sentono soli.
122. Giosuè indica in alto al Sole chiaro: “Così come questa luce vede la Terra, così l’Altissimo vede la via e le azioni del popolo. In guerra non si può evitare il versamento del sangue; abbastanza grave che la Terra di Dio se ne debba nutrire! Ma attaccare a tradimento l’altro, sia amico, nemico, israelita o pagano, è una colpa che Dio non perdonerà. Questa sarà da pagare, perché solo Lui è il Padrone della colpa! Chi toglie la vita all’altro, toglie dalla Mano di DIO la Vita! Se e come l’Altissimo poi ridona nello Spirito (nell’aldilà) la vita all’ucciso, è pure la Sua Faccenda e non viene abbuonato alla colpa del sangue. Ricordatevelo!
123. Per le ferite causate a Pinehas e a Rehum, per queste voi due dovete servire proporzionalmente due anni. Avete famiglie?”
- Il groviglio di uomini che si ammassano, è opprimente. Coloro che non sapevano dell’azione, gridano confusi: “Lapidateli!”
- Giosuè ordina la calma e ripete la domanda.
124. Uno dei due a cui vengono ancora le lacrime, balbetta: “Mia madre anziana e mia sorella malata hanno bisogno di me”.
- “Ah, è così? Allora durante il tuo tempo di punizione saranno assistite pubblicamente. Se Pinehas e Rehum ti vorranno dare una piccola mancia, sarà conservata per te, affinché dopo la punizione non ti trovi subito per strada. – E tu?”, chiede all’altro malvivente.
125. Costui è più duro, e mormora: “Che t’importa se i miei devono languire?”
- Allora una donna esclama: “I suoi genitori non sono poveri; lui stesso ha una moglie e dei figli”.
- L’uomo si volta arrabbiato, ma non può vedere chi lo ha detto.
126. Giosuè abbrevia la questione: “La tua punizione può essere allungata, ma affinché tua moglie e i tuoi figli non debbano portare il malcontento dei tuoi genitori, a questo provvedo io”.
- Allora si fa avanti un uomo. E’ il padre che ha scoperto che cosa era successo. “Figlio mio…”, arruffandosi i capelli, per poi minacciare: “Non venire di nuovo sotto il nostro tetto! Che tu sia maledetto, tua moglie, i tuoi...”
127. “Alt!”, Giosuè abbassa il pugno dell’agitato. “Non devi condannare gli innocenti, altrimenti la maledizione ricade su di te. Così non si toglie dal mondo un misfatto! A una maledizione segue sempre un’ingiustizia. A un abbandonato e… e anche a tuo figlio sii un padre che può perdonare”.
128. E te… si voleva assassinare?”, emette il vecchio padre fuori di sé. “Se lui”, intende Giosuè, “ci viene tolto, come Dio ci ha tolto Mosè, allora guai ad Israele e alla sua povera via nel mondo! Guai!”
- Più tardi si sentirà, che l’anziano ha preso gentilmente con sé la moglie e i figli del criminale. Allora sì ‘un raggio del Sole’, è il ringraziamento a Dio di Giosuè.
129. Ora sta terminando l’ultimo anno di lavoro. “Con la Grazia di Dio”, dice a Begiana, i cui capelli si scolorano lentamente. Le toglie dei capelli grigi dalla fronte. “Hai dovuto sopportare molto, povera moglio e…”
- “Povera?”, viene interrotto, “Ricca, Giosuè, molto ricca! Una vita è proprio insipida e vuota, se non si ha accolto nessuna fatica. E poter aiutare un poco te – ah, questo era per me la Benedizione più grande di nostro Signore”.
130. “Solo un poco?”, l’interrompe ora Giosuè. “Non è così! Ti sei molto preoccupata, più di ciò che dovevi. Ma il Signore ci ha mandato dal Regno in questo mondo, ci ha uniti come è possibile molto raramente. Ancora quattro settimane, cara Begiana, allora ammonirò per l’ultima volta il popolo. Questo sarà un grande viaggio, perché non si può più radunare Israele come una volta. I più anziani e i principi sentiranno questa mia indicazione per l’ultima volta. Poi se ne devono eleggere uno nuovo, poiché senza una guida, non sussiste nessun popolo unito”.
131. “Dopo rimani qui in Thimhath-Serah?”. Un lieto splendore si sprigiona dagli occhi di Beghina.
- “Sì, mia cara, a meno che venga chiamato. Il migliore è Hur-Hadad; è intelligente, buono ed ha un ampio sguardo nel commercio e nella manifattura. Voglia Iddio, che il migliore prenda il timone”.
*
132. Sanhus, il principe di Gad, aveva regalato a Giosuè una carrozza con dei cavalli nobili. Ora si serve del caro dono per andare da tribù a tribù, accompagnato da Hur-Hadad, dal figlio di questi, Ismahael, da Pinehas che fra breve diventerà capo sacerdote perché suo padre Eleasar, come Ithamar, non possono più amministrare la funzione, da Benaja che si è affermato come consigliere, e da Jeroboas, il condottiero dell’esercito, che è già diventato anziano.
133. I principi, i più anziani, i giudici e gli uomini che amministrano, attendono ogni volta nella capitale delle loro tribù.
- “Intanto sembra tutto pacifico”, dice Giosuè ad Hur-Hadad che è seduto nella carrozza insieme a Pinehas e a Jeroboas. Gli altri sono a cavallo. Dan, Simeone, Giuda, Beniamino, Ruben e Manasse sono dietro a loro (i principi di queste tribù). Ora si va a Gad. Poi seguono Nafatli, Asser, Sesbulon, Isaschar, ed Efraim per ultima, dove Giosuè ha la sua parte ereditaria, la casa Serah in Thimnath-Heres.
134. “Fin qui sembra tutto pacifico”.
- “Come mai?”, chiede Jeroboas.
- Giouè ride: “Fedele combattente, hai sempre usato bene la spada, ma quando la faida è terminata, pochi potevano vivere così pacificamente come tu proprio ora. Questo l’ho sempre rispettato in te”.
135. “Anche per me è troppo pacifico”, dice Hur-Hadad. “Per Israele sarebbe proprio giusto se questa pace fosse PACE. Solo in questo si trova un verme maligno. Stanno aumentando troppo i loro averi e i beni; tuttavia il collegamento con il Signore zoppica in fondo. Non è sfuggito al tuo sguardo acuto che stanno di nuovo raccogliendo degli idoli. Se vedono che arrivi tu, allora vengono nascosti, soprattutto quelli d’oro e d’argento.
136. Se valesse soltanto l’arte come lavoro di un popolo, non ci sarebbe nulla di male. Soltanto, …si fa ciò che il Signore ha vietato: ‘Non avere altri idoli accanto a Me!’. In verità, ciò è un’adorazione come Satana non potrebbe fare di meglio! Secondo il dire non viene adorata la figura; ma la si custodisce come il più prezioso gioiello, mentre i piccoli rotoli delle nostre Scritture giacciono senza considerazione nei cassetti. Intendevi questi, vero Giosuè?”
137. “Precisamente! Non si potrà togliere questo servizio al popolo, dopo un periodo più o meno lungo saranno entusiasti delle statue come ‘idoli’ e ne faranno ancora un cattivo commercio. Proprio così viene disdegnato il Comandamento di Dio ‘Non avere altri idoli accanto a Me’.”
138. Allora l’anziano comandante dice: “Mi trema il pugno; peccato, che non si possa usare la spada. Non si può proprio obbligare la fede”.
- Giosuè lo afferma tristemente: “La si vorrebbe per la salvezza di coloro che si allontanano dalla Divinità”.
- Hadad dice: “Ci sarebbe una costrizione. Non ha detto Dio: ‘Per quanto tempo Mi bestemmierà il popolo’, e più tardi quell’indicazione di lapidare e scacciare coloro che fanno servizio idolatro e che inoltre seducono a questo (Deut. cap. 13).
139. “Tu pensi che con questo lo si potrebbe estirpare?”
- Hur-Hadad alza le spalle: “Lo so io? Da trent’anni siamo in questo paese, donato a noi benedetto da Dio. Si è adempiuto: ‘Per quanto tempo Mi bestemmierà il popolo?’. La Grazia di Dio viene accettata senza gratitudine, anzi, …ci si vanta persino: ‘Noi siamo il Suo popolo, quindi ci deve anche benedire!’. Non è questo il peggiore dei servizi idolatri? Non è questo, …una bestemmia a Dio?”
140. “La cosa più triste di tutto il triste è che si dà la colpa ai pagani. Certamente loro hanno il servizio idolatro, ma il Signore li salverà se sentono di Lui e Lo seguono. Che cosa sarà d’Israele, che fin da Abraham, per circa quattrocentoquarant’anni, ha sperimentato la Parola di Dio? Il Suo Insegnamento? Il Suo Amore e la Sua Luce?”
141. Jeroboas cerca di allietare Giosuè: “Non ti preoccupare. Non puoi cambiare nulla. Hai fatto più di quanto il nostro Mosè, di come diversamente un uomo può fare. Chi vuole a tutti i costi correre nella tomba, vi cade dentro”.
- Giosuè risponde: “Quando ci si è fatti così a lungo come me, il destino del popolo, come il proprio, che ha accolto da DIO l’incarico e vede come si scavano l’abisso, allora si deve fare di tutto per salvare i ciechi”.
142. “Lo hai fatto!”, esclama Hur-Hadad. “Non vorrei sapere come sarà… Chi può prendere il tuo posto?”
- “Tu!”
- “Non lo dirai sul serio!”, il principe si difende con veemenza. “Non sono né un Mosè né un Giosuè”.
- “Lo sei, lo sappiamo, e se lo diventerai, lo sa il Signore!” dice Jeroboas
- “Non ho nessuna conoscenza per condurre tutto un popolo”.
143. “Si vedrà”, dice Giosuè. “Tu sei il gran principe, tuo padre Hur ti ha lasciato una buona eredità”. Lo dice per toccare il cuore e la mente di Hadad. “Se si vota a voce, la mia è per te al primo posto, e questa vale per dieci. Se si vota secondo il ‘pur’, allora so che il Signore lo farà cadere su di te”. Ora Giosuè cambia discorso, sono vicini a Ramoth-Gilead, dove sono radunati i primi di Gad.
144. Duecento strade sterrate davanti alla città attendono Sanhus e una parte degli anziani. Lo si deve ammettere, per Sanhus, che lui tiene al guinzaglio quelli di Gad. Lui ha ottenuto che si rispettasse Giosuè, soprattutto che imparassero ad amarlo. Eccetto Efraim, dove Giosuè è a casa, Gad è al primo posto tra tutte le tribù. Ciò gli dà più gioia. Anche la fede è qui ancora la cosa più alta.
*
145. Inizia l’ultimo giorno della sua guida. Tutti i superiori si radunano a Sichem (Gios. cap. 23). Eleasar ed Ithamar sono venuti lì, nonostante l’età avanzata. Pinehas tiene la ‘Funzione della preghiera e del sacrificio di ringraziamento’. Lui ammonisce a non allontanarsi da Dio, e quando ci sarà da dare il voro, chi dovesse assumere la guida al posto di Giosuè, di farlo unicamente con Dio. Israele diventerebbe grande, ci vorrebbe una mano buona, forte e…
146. “Possa essere la sua mano destra quella di un nuovo giudice, quella di Mosè, e quella sinistra di Giosuè. Ma finché vive Giosuè, lui rimane il primo giudice del popolo. In realtà. il secondo”. Un sorriso come di un soffio di luce passa sul volto di Pinehas. “Il Primo, ovvero, il nostro PRIMO, è l’Alto Signore, il Dio del patriarca Abraham! Ma per le questioni mondane ci ha dato un altro primo. Questo lo rimane Giosuè, come detto, fino alla fine della sua vita.
147. Per chi otterrà la guida, sia e rimanga nella memoria, e non sia orgoglioso di non chiedere più il consiglio a Giosuè. Lui sà ancora abbastanza consigliare; lui ha sempre richiesto il ‘Consiglio al Signore’ e lo ha eseguito fermamente. Chi è onesto, lo ammetta, che verso ognuno, sia grande o piccolo, è stato giusto e buono.
148. Votiamo nella fiducia in Dio e nell’amore fraterno. Ma prima Giosuè ha da dire l’ultima parola. Voglia Iddio che in questo giorno la Sua Forza rimanga con il popolo, come è venuta da Abraham, come ci ha salvato attraverso Mosè dalla casa di servizio, e tramite Giosuè ci ha ridato Canaan. Ci voglia benedire Dio, il Signore, dall’inizio alla fine!”
149. Cinque principi anziani, dodici principi, il Consiglio anziano, settanta anzianissimi, trentasei giudici, con ognuno cinque funzionari e dodici uomini delle dodici tribù sono radunati. Aspiranti alla guida sono Hur-Hadad, Sanhus, Benaja, l’affermato Abeldan e il giudeo Caleb. Quest’ultimo aveva assicurato che sotto di lui, ognuno avrebbe vissuto come voleva, anche in vista di una fede.
150. Dopo che i cinque hanno lasciato la stanza, Giosuè viene interrogato chi avesse da proporre.
- “Dipende da tutti”, risponde, “si voti”.
- A questo si è presto d’accordo. Hur-Hadad ha la maggioranza dei voti. Poi segue Sanhus, che aveva vietato alla sua tribù di eleggerlo. Ma è amato ed è uno dei principi più capaci. Abeldan è troppo vecchio, Benaja ancora troppo giovane, perciò Caleb conquista il terzo posto.
151. Su questi tre deve decidere il ‘Pur’. Eleasar, il più anziano dei sacerdoti, assume la votazione. Lui implora Dio di aiutare, anche se immeritato per via della nuova caduta d’Israele. Nella mano destra tiene tre piccoli rotoli, leggermente legati con lo spago. In ognuno sta scritto un nome. Nella stanza dell’assemblea avevano eretto un altare; su questo il sacerdote posa i tre rotoli, e prega.
152. Dopo, sette uomini esaminano se i rotoli sono uguali ed anche chiusi. Giosuè che li esamina per ultimo, li restituisce. Eleasar li getta sul tappeto bianco che è disteso presso l’altare. Solo un rotolo si apre da solo, con il nome di ‘Ben Hur-Hadad’.
153. Si è soddisfatti, eccetto coloro che desideravano Caleb. “Votiamo un’altra volta”, dice Melaon, odioso.
- “Vuoi forse tentare Iddio?”. Ithamar s’arrabbia, come se non avesse ancora novant’anni. “Affinché tu, litigioso, sia soddisfatto, il voto viene contato. Allora si vedrà chi sta dietro al tuo oscuro scudo!”, ribatte a Melaon.
154. Giosuè dice a costui: “Non è un’offesa: sei vecchio nell’età e dovresti sapere che cosa ha suonato la campana, …dall’Eternità, dal santo, alto Diritto di Dio! Tu percorri il sentiero dell’odio. Dato che hai fatto un puro lavoro di talpa, ho omesso di sgravarti. Se trasmetti il tuo odio a Ben Hur-Hadad, allora il mio primo invito alla nuova guida, è di deporti!”.
- Costui colpisce. “Ho soltanto…”
155. “Sta zitto”, interviene Selumiel, “ti ho fatto sorvegliare!”
- “Ah, si viene spiati?”
- “Dov’è necessario”, risponde Pinehas. “Lasciate stare la lite, non serve a nulla. Abbiamo nuovamente sperimentato la Bontà di Dio, dato che Lui ci ha eletto l’uomo che dopo Giosuè è il migliore.
156. Anche Sanhus sarebbe buono, e con Abeldan, che è troppo anziano, molto presto dovremmo nuovamente votare; Benaja, bensì fedele e diligente, è troppo giovane. Caleb lascerebbe presto trascinare le redini. – Andate a prendere gli uomini; vogliamo terminare la nostra funzione davanti a Dio. Dopo ci sono certe cose da pareggiare e ognuno avrà ancora la parola”.
157. “Vado a prenderli”, dice Giosuè. Si comprenderebbe che se andasse uno o l’altro, tradirebbe subito chi è stato eletto. Ma non viene permesso. Con Giosuè, il resto va per il verso giusto. Quando Hur viene a sapere che il voto è caduto su di lui, ma che alcuni hanno fatto delle difficoltà, dice fiero:
158. “Mi dimetto! Se già il primo giorno divampa l’odio, che cosa deve essere poi all’ultimo?”
- Giosuè si alza, nonostante cent’anni non è quasi curvo; ma i suoi occhi un poco chiari possono scintillare d’ira, quando dice ad Hur-Hadad, con la voce che suona come quella di Mosè, e si riconoscerà il suo scopo solo più tardi, quando lo stesso avrà annullato una rivolta da campo:
159. “DIO ti ha scelto; DIO ti ha dato la funzione. Per un ‘ora’ sono ancora io il primo, e ti ordino nel Nome di Dio: ‘Non ti dimettere’!”.
- Chi non si abbassa davanti a questa serietà del linguaggio? Per un momento, ben guizza in Hur, come Giosuè può osare, di parlargli così. Soltanto, lui è il primo, …oppure il Signore ha guidato il suo cuore, avendo riconosciuto lo scopo risoluto di escludere i ribelli, e a lui, Hur-Hadad, di edificare quella buona base che deve alleggerire la sua funzione?
160. “Hai ragione, principe del Cielo!”, dice inginocchiandosi davanti all’altare sul piccolo tappeto bianco, mntre viene benedetto dai tre sacerdoti, i quali dicono:
“Il Signore ti benedica e ti protegga!
Il Signore dia la Luce alla tua funzione!
Il Signore ti dia Forza per tutto il tuo lavoro!
Il Signore ti fortifichi in ogni lotta!”
In una battaglia, nessuno pensa a una faida per ciò che è da vincere solo
al proprio popolo, …come in tutti i popoli.
161. Hur-Hadad, che ha la sua parte d’eredità in Betlemme, pone la sede della sua funzione in Sichem. Là Giosuè è sempre raggiungibile, e costui rimane – certo sgravato – ancora nell’ingranaggio.
- Hadad dirà sovente più tardi: “Senza di te non ce la faccio”. Si dimostrerà quanto aveva ragione il gran principe.
*
162. Un decennio si è come svuotato, ma il pensiero di Giosuè è ancora ininterrotto. Nondimeno, si sta ammalando, ma viene sempre a Sichem quando Hur convoca un’assemblea completa. Però, se vengono certi per chiedere consiglio dal ‘vecchio’, Begiana li respinge come ‘un serafino’. Così si dice di lei.
- Giosuè la lascia fare. Ah, quanto è più giovane (di lui), e ora gli sembra sovente come se lei fosse la madre fedele che ha perduto purtroppo troppo presto.
163. Hur deve compensare molte avversità, la cosa peggiore è a causa dell’infedeltà del vicino contro il suo vicino. Si mette troppo da parte la Legge di Dio.
- Un altro che viene portato da Giosuè a causa dei suoi ripetuti atti di vandalismo, dice insolentemente: “Stanno meglio gli uccelli; non devono rispettare nulla! Se Dio ha messo noi uomini al di sopra di tutti gli animali, allora non vedo perché abbiamo da inchinarci ad un qualunque superiore”.
164. “Hai finito?”. Quella breve domanda che, quasi sempre, rende muti.
- “Non ho nulla da aggiungere”, osa l’uomo.
- Giosuè, più severo di come intende, dice: “Non hai mai visto che degli uccelli, volando riuniti, si rivolgono precisamente secondo un ordine che procede usualmente dal più forte? Anche lui vola in punta. E quando un uccello esce dall’Ordine, viene spinto nell’ultima fila, e questo, pure per la sua protezione.
165. Chi vandalizza con intenzione, viene eliminato dal forte, perché significa pericolo per la folla. Questi espulsi per lo più muoiono. Da soli non ce la fanno, non accettando altri gruppi. Un insegnamento che il CREATORE ci dà dal mondo animale. Accetta la punizione, forse ti si può allineare di nuovo, magari nell’ultima fila”.
166. “Questo avrà aiutato”, dice Begiana che lo ha sentito dopo che la guardia è andata via con il prigioniero. “Che nel mondo animale esista un tale Ordine, non lo sapevo ancora”.
- “L’uomo si occupa troppo poco con i miracoli che il Creatore rivela. Uno dei Suoi miracoli tra i più splendidi è l’Ordine, sul quale posa tutte le Sue Opere, …nella LEGGE!
167. Senza questo miracolo della Legge, non potrebbero esistere né piante, né animali e ancor meno gli uomini o interi popoli. Se si distaccano dalla Legge del Signore, anche se si creano un monte pieno di prescrizioni e leggi, …rimane un’Opera sulla quale l’uomo, il popolo, si spezza. La Cosa più magnifica è l’Amore di Dio, che Egli ci rivela nel miracolo della Legge!
168. Guarda i fiori; ogni pianta cresce secondo il suo genere. I gigli rimango gigli, le rose delle rose, ma nessun giglio, nessuna pigna, nemmeno un filo d’erba somigliano all’altro. Come ancor più meraviglioso il Creatore ha creato noi. Ciononostante, l’uomo è legato alla ‘Legge dell’Ordine’. Noi dobbiamo creare, mangiare, dormire; e nell’unione del popolo ci si deve adeguare reciprocamente, nonostante il proprio genere, di ogni singolo.
169. Questo lo impone l’Amore di Dio! Per questo Lo dobbiamo ringraziare e riamarLo. Il più grande amore si mostra nel fatto di osservare la Sua Legge che Egli ha scritto per la nostra utilità. Begiana, non soltanto quella del Sinai, …no, ogni vita testimonia del Suo Ordine, del Creatore, e questa è la sua Legge fondamentale”.
170. “Quante cose sai!”. Lei onora il grande, al quale può appartenere. Si appoggia al braccio di Giosuè.
- “Chiedo scusa”, dice una voce ben nota dalla porta, “Non avete sentito il campanello? E non c’è il vostro servo?”.
- “Amico Hur! Ah, …da quando ti scusi quando vieni da noi?”. Giousè corre incontro all’ospite. “Ah, e così…”, dice, mentre guarda negli occhi del principe, “…c’è di nuovo qualcosa?”
171. “Qualcosa di sciolto oppure di bloccato. Mi scuso perché rare volte siete soli”.
- “Alcuni disturbano volentieri”, risponde Giosuè, “ma mai i nostri amici. Ora, scarica il tuo carro che hai trascinato a Thimnath-Serah”.
- “Dodici gioghi di buoi servivano, per ogni tribù un paio. Solo Efraim e Gad hanno contribuito poco al carro.
172. Qui spargi ancora il tuo sole che illumina ciò che altri vogliono oscurare. Sanhus è diligente in Gad, senza comandare. Vorrei poter fare lo stesso; allora Giuda non starebbe in cima. Mi sembra come se fallissi troppo”. Ben Hur-Hadad si asciuga la fronte, che è bagnata di calore ed agitazione.
173. Giosuè va a prendere un vino fresco.
- “Hai un tale sorso per la mia anima?”, Hur fa un lungo sorso.
- “Parla! Dimmi tutto! Sembra che non ci siano delle rivolte, oppure…”
- “Non con le armi, si è scontenti della guida. Sarei tropo severo, troppo inesorabile; mi immischierei in tutte le cose”.
174. “Non lasciarti irretire! Tu cammini nelle orme di Mosè…”
- “…e nelle tue”, esclama Hur, “…e tu hai in te lo Spirito del Signore”.
- “Ah., dov’è la Sua Benedizione nella guida?”
- “Ma amico! Solo un decennio, ed avrai riappacificato il paese”.
- “Sulla tua scia, che tu avevi preparato, Giosuè”.
- Costui devia: “La vera scia proviene soltanto da DIO e dalla Sua bontà. E’ Lui che ci fa camminare su questa.
175. Vieni, amico. Begiana ci ha preparato un pasto, dopo ti scuoti di dosso il tuo peso”. Poi si accumula molto, persino che ogni tribù dovrebbe governare se stessa, oppure che sarebbe meglio se si avesse un re.
- “Come stanno le cose con la fede?”, chiede Begiana.
- “Fede?”. Una parola molto estesa.
- Hur ride rauco: “Questa si trova da qualche parte, nell’angolo!
176. Non ti ho fatto sapere dell’ultima assemblea, Giosuè, per farti sapaere come si comportano quando non ci sei”.
- “Molto bene!”
- “Io ho assunto il ruolo. Dopo puoi studiarli. Uno diceva: ‘Se ci fosse tra di noi la Nuvola o la Colonna di Fuoco di Dio…, li abbiamo anche temuti, come gli anziani nel deserto. Ma noi siamo nel paese da cui proveniamo, che ci ha preparato Abraham, il paese e la vita per il mondo’.”
177. “Ah, è così!”, Giosuè va su e giù, e poi all’improvviso nel piccolo Santuario del Signore. Quello che vi era successo non lo racconta, sarà rivelato più tardi. Rivolto ad Hur, dice seriamente: “Convoca fra quattro settimane un’assemblea del pasese. Fallo sapere a tutti che lo faccio su incarico di Dio. Oggi taccio, perché…”, Giosuè si passa la mano sugli occhi. Sono lacrime di gioia, di silenzioso dolore, …che asciuga dalle gote?
178. “Non mi viene nessuna fiducia più alta, Giosuè…”, dice altrettanto seriamente Hadad, “…che attraverso il tuo silenzio. La mia anima si inchina alla Volontà di Dio”.
- Giosuè lo abbraccia senza dire nulla, e ora discutono come deve svolgersi l’assemblea del paese. Hadad pensa che potrebbe anche svolgersi in Thimhath, affinché Mosè, come oramai il più anziano di tutto il popolo, non debba soffrire la fatica della via.
179. “Ci ho pensato anch’io”, risponde Giosuè, “ma ognuno deve sapere che la Forza di Dio è sempre ancora con noi, con te e con me. Occupati tu del tutto. Poi ne discuto i punti che sono fissati nel rotolo. Ma oggi non rimanere qui, perché è di nuovo iniziato lo spionaggio. Rimani lontano fino all’assemblea, per togliere l’acqua del mulino a qualche bocca”.
- “Questo mi è difficile; ma…”, Hadat si interrompe e Giosuè termina:
180. “Vogliamo tenere insieme Israele con la Forza di Dio. Di tutti gli anziani che servivano ancora Mosè, solo pochi sono ancora in vita. I giovani sono cresciuti senza conoscere l’alto tempo di Grazia di Dio, …intendo quello nel deserto. Si deve accoppiare la pazienza con la severità, la riflessione con la longanimità”.
181. Hur sospira: “Non mi vuole entrare del tutto nel cuore questo tempo di Grazia. Ero giovane, ma penso che la via del deserto era una via punitiva, oppure, detto più mite: una via d’educazione”.
- Giosuè annuisce: “Molto vero, ma la punizione e l’educazione non possono essere una Grazia sublime? Grazie all’Amore e alla Misericordia di Dio?”
182. Hur riflette: “All’improvviso mi viene di nuovo in mente ciò che mi ha detto una volta mio padre quando veniva da Mosè: ‘La Bontà del Creatore, la Grazia del Sacerdote, l’Amore di Dio, la Misericordia del Padre, sono stati la via del deserto’.”
- “Nel suono della parola, amico; nel cuore, nella sede dello spirito, hai sempre saputo la parola”. Ben Hur-Hadad se ne va indugiando. Gli sembra come se perdesse il migliore amico. Ma il Signore…?
183. I pensieri di Hadad oscurano la via verso casa. Giosuè, come ultimo, ha amministrato l’alto ‘patriarcato di Abraham. Soltanto, …stende di nuovo le sue spalle. Dio ha molti grandi figli, brave figlie, che Egli può mandare. ‘Lui non lascia soli i Suoi sulla Terra’, così stilla attraverso la sua anima, come una fonte profonda aiuta a fertilizzare il prato assetato.
*
184. Sulla via verso Sichem s’incontrano alcuni superiori. Allora c’è molto da dire. Dai fedeli si sente: ‘È bene che Giosuè tenga un’assemblea del paese”.
- “Una? Spero ancora molte”.
- “Hur Hasad conduce bene e in modo giusto il popolo”.
- “Non lo nega nessuno; ma Giosuè è ancora un pezzo di Mosè”.
- “Oppure Dio!”, dice seriamente Sanhus che ha incontrato questo gruppo. “Anche Hur Hasad è inviato da Dio per il meglio di Israele”.
185. Alcuni animosi dicono: “Vorrei sapere, che cos’è un’assemblea del paese”.
- “Allora hai da mostrare se hai i piedi puliti”.
- “Li deve lavare prima”.
- “Io pretendo che Hur abbandoni il suo seggio”.
- “Riguardo al fare affari con i vicini, egli è buono senza dubbio”, dice uno più mite”.
- “Pah, criticare e intromettersi nelle cose private, punge aspramente,”
- “Non vedo il vecchio da molto tempo”, intendendo Giosuè.
- “Deve ancora essere robusto”.
- “Con centodieci anni?”
- Il mite dice: “Aspettate, ve lo mostrerà che cosa può ancora fare!”
*
186. I contrasti cozzano fortemente all’assemblea del paese. Il primo giorno, Hasad è quasi disperato, soprattutto perché Giousè continua a tacere. Il secondo giorno si scopre lo scopo: si accusa Hasad di consigliarsi da Giosuè. Il terzo giorno si nota la Forza di Dio, in modo che qualche accusatore tace. Alla sera alcuni rimangono insieme.
187. Allora l’anziano Abeldan chiede: “Giosuè, tu sei stato la mano destra di Dio fin da Canaan. Hur saprà cosa intendo”. Costui annuisce, e Abeldan continua: “Quindi domando il perché Giosuè ha taciuto. Lui ha convocato l’assemblea del paese, quindi dovrebbe guidarla lui. In certi punti abbiamo potuto accordarci in cose secondarie che si lascerebbero accomodare senza l’assemblea del paese. Perché non comunichi la Volontà di Dio, Giosuè? E’ così difficile che…”
- “Sì, molto difficile! Domani la saprete; domani è il mio giorno che DIO mi ha misurato. Oggi ci riposiamo”.
*
188. Non c’è riposo. Giosuè prega a lungo e alla fine dice: “Buon Padre, non lasciare Israele senza aiuto. Tu aiuti sempre, anche quando non riconosciamo la Tua Grazia, sovente non l’utilizziamo nemmeno, cosicché tutta la Tua Bontà si perde presto. O Signore, Signore, rimani anche con me, affinché la Mia ‘partenza’ sia del tutto nella Tua Luce, fin dove la posso sopportare”.
189. “Non è poco ciò che illumina la tua via!”
- Ah, la buona Voce di Dio e… LUI stesso! Giosuè si butta giù.
- Questa volta il Signore lo lascia cadere sulle ginocchia, ma lo solleva chiedendogli: “Tu sai che cosa significa questo Mio sollevarti?”
- Una riflessione, poi l’esplosione di giubilo: “Sì, Padre! Così godo la Beatitudine di stare seduto accanto a Te, tenuto dalla Tua mano, …e ancora molto di più: Tu Mi sollevi nel Regno! Ho percorso volentieri la via e ogni fatica di questo mondo, che qualche volta non potevo quasi portare. È stata la pienezza della Tua Bontà. Ora…”
- “…se vai volentieri a Casa?”
190. Un maestoso Sorriso.
- Giosuè afferra la chiara Mano: “Signore è ingiusto di avere soltanto un ‘Sì’?”
- “Figlio Mio, chiedi a tanti
israeliti quanta gente, come coloro che una volta hnnoa vissuto a Sodoma,
abbandonerebbe volentieri il mondo. Ne risulterebbero di meno che quel numero
che Abraham ha richiesto a Me per salvare Sodoma e Gomorra (dieci).
191. Io copro bonariamente chi non ha chiarezza. Tuttavia questo può essere scarso se qualcuno ha nostalgia per la Patria, per scuotersi di dosso il peso. Se da ciò risulta un peso, che – aggravato dal mondo – spinge l’anima, allora la nostalgia è giusta come il tuo ‘Sì’. Sei contento?”
192. “Padre, ciò mi rende beato! Fino all’ultimo respiro penserò al dovere, una volta votato a Te. Rischiara i miei ultimi giorni, …per la mia Begiana, per gli amici. Benedici ancora il mio fare, per strappare Israele dall’abisso, nel quale…”
- “...precipita!”. Questo, suona molto grave.
- “Oh…”, Giosuè si copre gli occhi.
193. “Figlio, un giorno starai in un pericolo, …e una parte di esso si scioglierà come nebbia”.
- “Non si può bandire l’abisso?”
- “Nei tuoi settant’anni di lavoro, concentrati nell’ultima decima, hai visto se il popolo Mi è venuto più vicino?”
- “O Signore, potrei nominarti molta brava gente. Se si pensa a questi…”
- “… e ci si dimentica tutti gli altri!”, completa Dio seriamente.
- Giosuè chiede titubante: “Non è possibile un pareggio? Per via dei buoni, come lo ha insegnato Mosè, non dimentico gli altri”.
194. “Tu no; ed IO, Giosuè, li vedo davanti a Me! Però è da considerare il risultato, perché solo così è possibile un pareggio”.
- Un sospiro stanco. “Il risultato? Ho pensato che se Israele vivesse in pace in Canaan, diventerebbe un popolo saldo nella fede. Ora…”, Giosuè cambia aspetto.
195. “Non sospirare, Giosuè; molto è il corso del mondo, per cui Mi metto i buoni sul lato destro, gli altri sul lato sinistro, quindi ambedue le parti sotto il Mio sguardo! Domani, quando si tratta della Mia Legge e della fede, voglio parlare attraverso te, affinché per molto tempo si chiuda l’abisso, che lo si ha creato nel servizio idolatro. Sii tranquillo! Fino al tuo ultimo respiro fai il tuo dovere, ed IO rimarrò con te fino al tuo ultimo respiro. Questo, Giosuè, sarà poi il primo respiro nell’Empireo, …sotto la Mia Guida e sotto la Mia Mano!”
196. Le labbra tacciono. Ma, come non ha mai osato, così Giosuè si getta al Cuore di Dio. Non si accorge quando Dio se ne va e che lui si adagia al suolo, nemmeno quando un fedele amico, guardandolo, lo solleva sulle sue pelli. Fino all’alba il suo spirito riposa al Petto di Dio.
*
197. Oggi c’è calma, più imbarazzati del giorno prima. Il gran principe Hadad aveva già aperto la seduta come era stato accordato tra lui e Giosuè. Costui entra presto. Davanti alla sua sedia c’è un tavolo sul quale mette un rotolo. Hadad aggiunge il bastone bianco che il padre di Giosuè, Nu-Anim custodiva in modo sacro, con il quale Mosè aveva fatto qualche miracolo.
198. Giosuè lo prende nella mano destra, il rotolo nella sinistra: il bastone del diritto, ancora una volta per giudicare Israele, per alzare e… per drizzare, affinché mantenga la direzione verso il Signore. Il rotolo significa la legge che Mosè aveva inciso nella pietra. Così sta lì uno dei grandi mai dimenticati, non solo dal proprio popolo. E ora inizia:
199. “Su Incarico di Dio ho convocato l’assemblea del paese. Sarà la mia prima e …la mia ultima”.
- Un veemente movimento s’impossessa degli uomini. La mano destra di Dio era Mosè, la cui mano destra era Giosuè. Ora, che cosa succede? Lui parla così seriamente, come il ‘dito’ di Dio ha scritto i Dieci Comandamenti, segnando profonde rughe nei volti. Ancora una volta sfoglia nella storia del popolo (Gios. 24,1-11), dopo aumenta la voce:
200. “Così parla il Signore: ‘Io vi ho dato il paese nel quale nessuno ha lavorato molto. Né la vostra spada né l’arco hanno scacciato gli idolatri. Era la Mia Legge che pungeva i nemici come calabroni. Il Mio Ordine di Creatore ha purificato il paese. Per l’idolatria la Mia Legge è la Spada, e il Mio Ordine è l’arco!
201. Unicamente questo non vale solamente per i cosiddetti pagani. Vale anche per Israele che in Egitto si era dato agli idoli. Con eterna Misericordia vi ho guidato dal paese del Nilo: dall’oscurità; attraverso il deserto: la materia. Al di là del Giordano: aldilà dell’Eden, ho di nuovo creato un passaggio nella Luce, in modo che per tutti voi e per i buoni pagani divennero la Mia Legge, come dei monti pieni di vino, il Mio Ordine: come i giardini pieni di frutta e olio (Gios. 24,13).
202. MostrateMi il vostro lavoro! Solo uno, e allora Io voglio tacere come l’ho ordinato a Giosuè, di non parlare per tre giorni, finché voi non aveste sputato il vostro veleno e la vostra bile. Siete ben capaci di litigare; ma non potete migliorare nulla! Oppure – volete sostituirMi?”
- “Non si osa quasi a respirare. Non si vede Dio; ma è LUI che parla con imponenza.
203. “Non osa nessuno? Oh, …la
salvezza delle vostre anime è più difficile che la via del deserto, più
importante che il passaggio del Giordano! Nella parte buona, che non si
stanchi, e con l’altra parte che non naufraghi nel servizio idolatro. Anche
questo è servizio idolatro, innalzarsi contro la Mia legge e il Mio maestoso
Ordine. Perché
nel miracolo della
Mia eterna Legge ho rivelato l’Amore,
nel miracolo del Mio Ordine, la
Misericordia!
204. Io ho dato l’intelletto per il perituro? No! Vi ho dato la chiarezza dell’intelletto per la garanzia di riconoscere il divino-spirituale. Voi chiamate irragionevoli gli animali che agiscono più giustamente che certi uomini, cioè secondo l’istinto della vita, mentre in voi uomini è l’intelletto e la ragione. E tuttavia, oltraggiate l’intelletto e rovinate la ragione!
205. Non tutti”, consola
Dio. “Io Mi rallegro della brava gente. Solamente,
ognuno voglia domandare a se stesso se vive per la Mia Gioia, cosa che varrebbe
come dono filiale. Certo, la capacità proviene dalla Mia Forza di Creatore,
poiché ad ogni figlio ho aggiunto una parte d’Eredità. Se spreca il suo
patrimonio, allora diventa povero; se utilizza il Mio Dono, allora diventa
ricco. Ciò che è stato sprecato Me lo vado a prendere di nuovo, perché è
il Mio Patrimonio fondamentale!
206. Ecco il Mio Simbolo: Io vi ho portato a Canaan, che non voi avete costruito, né ve lo siete conquistato. Il paese rimane Mio, ricordatevelo, ma voi potete perderla! Così l’uomo perde la Mia Luce quando percorre delle vie buie. Tuttavia, la Mia Luce rimane Luce! In questo giorno voglio coprire l’abisso, finché ad Israele rimane una buona decima.
207. Possa la Benedizione
rimanere con voi come nell’ultimo giorno di Mosè. Io copro la vostra
ingratitudine. Camminare sulla giusta via dalla quale siete scivolati via;
trattenetela nel cuore, voi che vi camminate. La Mia Bontà il prezzo della
fatica, la Mia Grazia e la ricompensa per ogni peso. Senza peso vivete lontano
d ME! Io aiuto a portare poiché il Mio Nome è
MISERICORDIA!”
208. Nessun occhio che non s’abbassi, nessun cuore che non tremi. Oggi ci si volta, oggi ci si dà nelle mani di Dio. E – predetto per la lode del buon nocciolo nel popolo – questo rimane sulla vera via di Dio. Solo delle generazioni successive ne ricadono di nuovo. Oggi…
209. A Giosuè sembra come se si svegliasse da un sogno, in cui era come lontano dalla Terra. Invece lo Spirito di Dio spinge oltre. Il ferro dev’essere battuto finché arde sull’incudine. Lui allora prende il rotolo e lo riposa attentamente sul tavolo; tiene in mano soltanto il bastone bianco.
210. “Responsabili del vostro popolo!”. Si nota che ora non dice del ‘nostro popolo’. Sta già al di là del loro mondo? “Avete conosciuto il conto del Signore; nessuno lo deve pagare. Così ascoltate ancora e non domandate, come mai Io so tutto. Lo sapevo già senza rotolo”, lo indica, “ciò che alcuni hanno gettato come un’imposta davanti ai piedi di Hur-Hadad. Terribile! Ora, …Dio lo ha gentilmente cancellato; allora vogliamo menzionare ancora solo i punti affinché ognuno sappia di che cosa si tratta, …essere responsabile davanti a Dio per ogni tribù.
211. Avete voluto che ogni tribù governasse da se stessa. Non sapete che con ciò vi sareste spezzati? Se vi separate, allora dei vicini cattivi ne hanno un facile guadagno. Tuttavia avete dimenticato la cosa più importante: ‘Potete strappare le Tavole della Legge? Deve possedere validità un solo Comandamento? I padri delle tribù, anche se nate da quattro donne, non sono figli di Giacobbe tutti insieme? Figli di un solo padre? E il signore, il Creatore di tutte le cose, non è un Padre, al Quale apparteniamo tutti noi?’
212. Oggi non avete visto nessuna nuvola, né a colonna né di fuoco, nemmeno nessuna Luce. Vi domando: Avete incontrato DIO oggi?”.
- Un ‘Sì’ gioioso, oppresso, mormorato.
- “Perciò potete piegarvi, come avete detto al gran principe Hadad di farlo, se incontraste Dio come gli anziani nel deserto. Mantenete la promessa!
213. Com’è contradditorio che Ben Hur-Hadad non vi guiderebbe bene, e tuttavia verrebbe da me a prendersi il mio consiglio. Come andiamo in questo punto?”
- Sanhus dice rapidamente: “Votiamo se il principe Hur è degno della dignità, oppure se possiamo trovare di meglio”.
- “Allora subito”, esclama Abeldad.
- Giosuè è d’accordo. Ancora sotto gli Occhi vicini di Dio, gli ‘arieti’ si spuntano le corna.
214. Il voto è unanime. Giosuè lo rende valido subito per due decenni. Come successore di una morte precoce di Hadad, suo figlio Ben Hur Ismahael opure Sanhus. Benaja scrive il rotolo, che ognuno firma.
- Giosuè continua: “Spero per il futuro che non venga ancora una volta convocata una confusa assemblea del Paese, al vostro capo-giudice ordinato da DIO.
215. Benaja, dammi quel rotolo che hai nelle tue mani!”.
- L’ordine viene subito eseguito. Giosuè lo spiega e legge. “Molti anziani, cinque principi, alcuni giudici e funzionari hanno scritto: ‘Mosè ha battuto i pagani ed ha determinato di estirparli’. Altri particolari oggi non ve li menziono…”, aggiunge Giosuè, “… ‘i combattimenti contro Edom, Midian, Sihon, Og di Basan’ e simili.
216. Ma questo… Voi avete scritto che Mosè li avrebbe distrutti perché Dio glielo avrebbe ordinato? Volete ricevere subito – e ben meritate – le vostre punizioni? Oppure volete misericordia? Pensate forse che la bontà dell’Altissimo verrà pure su di voi? Quello che avete scritto come ‘rotoli di Mosè’, è un colpo mortale che subirà Israele! Inoltre, le tribù dei pagani vivono ancora.
217. Voi volete il contrario dell’Amore di Dio. Nulla di questo contiene la Sua Legge della Luce: ‘Non uccidere!’. Come potrebbe, Dio, ordinare dopo di punire con l’estirpazione colui che ha difeso il suo paese? Ogni crudeltà, ogni male, ogni morte, ordinata oppure commessa da sé, è contro la santa Legge di Dio, contro il Suo Ordine di Creatore. L’avete già sentito:
‘Nel miracolo della Mia eterna Legge ho rivelato
l’Amore,
nel miracolo del Mio Ordine, la Misericordia!’ (ver. 203)
218. Sta scritto anche di me che avrei cacciato e distrutto tutte le tribù da questo paese. Me lo volete ripetere in faccia?”
- Quelli che hanno firmato si abbassano, altri che non ne avevano conoscenza, sono scandalizzati. Giosuè spezza in due il tumulto minaccioso.
219. “Quando Abraham ha ricevuto il paese, Dio ha detto: ‘Ti voglio benedire e moltiplicare’ (Gen. 22,18). Se valeva soltanto per questo, allora gli altri popoli non si sarebbero potuto moltiplicare. Oh, è tutto diverso. La Promessa era l’Alleanza che Dio ha fatto con i Suoi figli, prima che fosse nato questo mondo. Questo era il ‘vero paese’, promesso al patriarca. La Benedizione era la strada; la moltiplicazione era per i Beni dalla Luce.
220. Oltre a questo, la Benedizione si mostra anche nel paese. Di questo, il Signore ha detto: ‘Non ne avete fatto nulla’. Io lo sapevo, e di conseguenza l’ho fatto. Il versamento del sangue inevitabile mi ha fatto male nel più profondo dell’anima. Dio ne ha salvati molti, …non soltanto tra di voi, ma anche fra tutti gli altri popoli. Adesso facciamo una pausa; poi arrivo all’ultimo punto. Chi vuole aiutarmi a portare l’ultimo pezzo più pesante?”
*
221. Dopo un’ora sono di nuovo tutti lì. Questo rallegra molto Giosuè. ‘DIO, Tu hai aiutato!’, così ringrazia il suo spirito. Si reca al tavolo, e senza preambolo comincia di nuovo:
222. “Abbiamo bisogno di ringraziare Dio. E’ questo un ringraziamento, se si formano solamente delle parole? E’ una lode, cantare, e dopo si rimane nel vecchio tran tran? Non pochi hanno fatto un gran male al capo-giudice Ben Hur-Hadad perché badava alle buone maniere, fede e purezza di vita, e perché ha anche preso gli idoli, non diversamente da come lo ha fatto Mosè ed io stesso.
223. Oh…”, si difende con le due mani, “…questi sono soltanto delle figure che i pagani formano magnificamente dall’oro, d’argento, legno e pietra. Ma è proprio giusto? Il SIGNORE la pensa proprio così? Oppure domanderà: ‘Come, stolto popolo, vuoi vedere estirpati i pagani, ma valuti molto la loro arte? Inoltre comprate anche a basso prezzo, e sfruttate i poveri pagani. Quello che fate è un puro, cattivo servizio idolatro!’
224. Avete litigato: ‘Che interessa ad Hur-Hadad, ciò che facciamo nelle nostre case? Non abbiamo ancora visto né sentito Dio! Ma gli déi dei pagani sono un talismano per la casa, per la famiglia, per la terra e per il podere. Il pagano ha per qualunque cosa un proprio dio: noi ci dobbiamo accontentare di un Unico?’. – Non avete detto questo?”
- Inizia un mormorio, come non lo si avrebbe mai inteso così. Si vocifera: ‘È Giosuè che ora lo gonfia’.
- Hur-Hadad confuta[81] che uno aveva preteso da lui di riportare il Dio dei padri; ma le cose terrene non si potevano annodare con il Cielo.
225. A questo, Giosuè dice: “La nudità del corpo è facile da coprire, ma non la nudità dell’anima. Voglio lasciar valere volentieri che i più giovani, senza una propria esperienza di tutte le Magnificenze che l’Altissimo ha fatto con Mosè, si interrogano dove ‘fosse il nostro Dio’, poiché i pagani possono farsi da sé degli dèi. Si possono educare i giovani, se i più anziani non lo fanno nella vera fede?
226. Io domando agli anziani: ‘Chi ricorda ancora il discorso della benedizione di Mosè? Non avete sperimentato come me, il passaggio attraverso il Mar Rosso? Non ricordate come Dio ha diviso il Giordano e noi siamo arrivati nel Paese di DIO?’. Presumo che non avete da dire nessun ‘no’! Perché non insegnate alla gioventù quanto misericordioso è stato Dio con voi, e ciò, non soltanto il giorno odierno? Quando un ragazzo domanda in modo stolto, voi anziani, avete o no il diritto di lasciarlo nell’errore, oppure di accettare persino ‘la mela’ com’è successo una volta nell’Eden?”
227. La voce severa cambia in tristezza: “O uomini d’Israele, preferivo parlare con gentilezza l’ultimo giorno che vivo con voi, e…”
- “Giosuè! Giosuè! Non l’ultimo!”, Sanhus non si riesce a trattenere. A fatica sopprime un forte singhiozzo. Ad un tratto non c’è nessuno che non protenda le mani verso quelle di Giosuè, pregando, qualcuno chiedendo perdono.
228. Lui sorride soave: “E’ la Volontà di Dio; Lui ha concesso che un piede cammina lieto, l’altro zoppica”.
- Il giovane Othniel, aspirante ad un seggio da giudice in Giudea, esclama: “Il tuo piede lieto va volentieri a Casa; il tuo zoppicante guarda indietro ad Israele che cosa ne sarà, se – soprattutto – se perde DIO! L’hai detto anche in modo troppo vero, ed io mi ricorderò dell’insegnamento per tutta la lunghezza della mia vita”.
229. “Un buon detto”, dice Hadad. “Qualche giovane aveva delle domande serie e si è lasciato volentieri istruire. Giosuè ha ragione, dipende soltanto da noi anziani che abbiato vissuto la Magnificenza miracolosa del Signore. Certo – saremo sopraffatti dalla tristezza, ma l’Altissimo ci aiuterà. Continua, caro Giosuè”.
- Costui prende nuovamente in mano il bastone bianco e dice:
230. “Ora siete d’accordo come nell’ultima Benedizione nel deserto. Come da lì la strada andava a Canaan, ora lasciatevi guidare nel ‘Regno dell’Altissimo’, alla fede. Per questa ci vuole il servizio al prossimo e la giustizia verso ognuno, anche verso tutti i pagani. Non è difficile distruggerli; ma condurli a DIO, è il simbolo del servizio fraterno.
231. Temete Iddio e servite Lui; siate giusti d’animo. Omettete il servizio idolatro, che proviene meno dai pagani, ma molto di più da voi stessi. Osservate quello che hanno fatto sovente i poveri padri nel deserto, prima che si mostrasse il Giordano. Abbandonate il male. Scegliete il bene, poiché il bene viene da Dio. (Gios. 24,14)
232. Se non vi piace il mio discorso, allora anche il discorso di Dio è stato vano. Esaminatevi se volete servire il nostro Dio, oppure, come fanno gli amorrei, il cui dio è la ‘gioia dell’esistenza’(Gios. 24,15) Una volta essi erano molto religiosi, e dipende da voi annunciare loro che i loro principi Mamre, Eskol ed Aner erano alleati di Abraham. Invece la mia dichiarazione è questa:
233.‘Temete il vostro Dio, servite Lui con animo retto. Lasciate andare i vostri idoli dell’egoismo, con cui perdete Dio, il PADRE, il Quale potete amare. Lasciate indietro ciò a cui tendete infruttuosi nelle vostre mani. Il SIGNORE vi guidi alla corrente dell’amore. Chi non vuole questo, diventerà al di là dell’Eden, nel paese di Nod, un figlio povero’. Nessuno ha potuto sedurmi, né tutto il mio amore che l’Altissimo mi ha dato. Sì,
io e la mia casa vogliamo servire Dio in eterno!”
234. La dichiarazione abbatte l’ultimo muro.
- Hur-Hadad dice: “Questo deve operare nel silenzio. Incontriamoci di nuovo stasera”.
- Ognuno è d’accordo, pure Giosuè. Il Potere di Dio ha ben operato tramite lui, ma il corpo ha bisogno di riposo, Nessuno rimane, tutti portano Giosuè in camera, che uno di Sichem gli tiene sempre preparata.
*
235. Alla sera lui rivela le quattro volte dell’Alleanza di Dio: prima con Abraham, poi al monte Sinai, poi prima della morte di Mosè e infine nel passaggio del Giordano. E quattro volte giurano tutti, come spiega Giosuè, che non si possa servire Dio con metà della mente, poiché ‘Lui è un Dio santo e fervente’ (Gios. 24,19-24). Quattro volte fanno il voto, di servire Dio e di rimanerGli fedeli.
236. O tu, magnifica cifra, altamente santa rivelata dalla Luce nella Magnificenza dell’Eterno-Santo, Eterno-Unico e Verace, UR, come Creatore, Sacerdote, Dio e Padre. Quante volte sei menzionato nel Libro dei libri. In questo giorno, nel paese ogni israelita nota che qualcosa di Alto è venuto nel loro cuore.
237. Chi ha sospettato l’ultimo atto di Giosuè? Lui presenta due rotoli e due tavole. Su quest’ultima ha scritto i Dieci Comandamenti, sulla prima i primi quattro, e sopra:
‘Ama il signore, tuo Dio, di tutto cuore, con tutta
l’anima e con tutto la forza’. [Deut.6,5)
Sull’altra, al di sopra dei sei ulteriori Comandamenti:
‘Ama il tuo prossimo come te stesso!’. [Lev. 19,18]
Nel primo rotolo sta scritto con scrittura marcante:
‘Nulla mancava in tutto il bene che il Signore
aveva promesso
alla casa d’Israele;
e tutte si compirono’. [Gios. 21,45]
Nell’altro rotolo sono scritte tutte le trasgressioni degli israeliti. Lui li legge entrambi. Il suo amore non può mostrarsi più impressionante.
238. Dopo aggiunge: “Questi sono dei documenti. La prima tavola e il primo rotolo testimoniano della Legge, vi ammoniscono sulla Bontà e sulla Misericordia di Dio. La seconda tavola e il secondo rotolo sono i segni, come Israele che serviva sovente più volentieri il mondo, che il Signore. Dovete leggere che cosa ho potuto creare dalla Grazia di Dio. Esteriormente sarà un’eredità temporale, perché è possibile che lo si distrugga; interiormente è una eterna eredità per ognuno che osserva la Legge del Signore”.
239. Sorpresi, seguono Giosuè nella Casa di Dio, più tardi la sinagoga in Sichem, come si costruiva una tale in alcuni luoghi, perché la santa Capanna di Dio a Silo è difficile da raggiungere dagli infermi e dagli anziani. Una quercia stende i suoi rami al di sopra di questa casa. Giosuè entra con i capi sacerdote Pinehas, Eleasar, Ithamar, Hur-Hadad e con i dodici principi delle tribù.
240. Ecco, che c’è una grande pietra bianca (Isaia 28,16) Chi l’avrà portata dentro?
- “Ve lo voglio dire”. Giosuè fa un lungo respiro. “Da sette popoli pagani ho chiamato due uomini pii che mi hanno aiutato a trovare, tagliare e portare questa pietra. Ora chiamate da ogni tribù un anziano; questi e i loro principi mettano il monumento presso la quercia, affinché lo possa vedere tutti quelli che passano davanti alla casa”.
241. Giosuè apre un’incavatura nella parte superiore della pietra. “Qui devono giacere i due rotoli. La chiusura deve indicare ad Est. Affiggete le due tavole a destra e a sinistra. Anche un simbolo: Le tavole grandi, stando in Silo (quelle originali), sono fatte da DIO; queste piccole vi siano una testimonianza, se ognuno osserva due o dieci Comandamenti.
242. Costa fatica erigere il pesante monumento. Giosuè sorride finemente: “Non ci si dimentica facilmente di qualcosa ottenuta faticando. Dio ha avuto molta Fatica a conservare Israele, nonostante gli smarrimenti. Al primo scintillio delle stelle che illuminano magnificamente il vasto mondo, brilla il simbolo.
243. Eleasar dice: “Sono così vecchio, ma oggi il mio cuore è diventato vivo per l’eternità. Chi dimentica questo giorno, sarà dimenticato con la sua casa! Il nostro ringraziamento è offerto a Dio. Inoltre, nessuna parola e nessun canto, come disse Giosuè, non servirebbe a nulla se il cuore non rendesse grazie con umiltà e se l’amore per il prossimo non fosse il nostro canto. Tuttavia, vogliamo elevare la parola al Signore.
244. E il sacerdote prega: “Eterno-Onnipotente, Padre di tutti i figli! Hai preso i buoni al Tuo Cuore, gli altri alla Tua mano, affinché ognuno giungesse alla Tua Pace. La ricca vita di un grande dal Regno, al quale possiamo misurare le nostre pietre miliari, giace aperto davanti a noi.
245. Il primo appiglio, per lo più utilizzato, ce lo hai donato Tu, o maestoso Dio, con Mosè. Questo è pari alle Tue mani, con le quali Tu ci hai salvati e benedetti. Mostra a tutti gli uomini il Tuo Aiuto, la Tua Benedizione, il Diritto e la Misericordia”.
246. Eleasar pone le mani sulla pietra: “Come la roccia sia il nostro voto odierno, ed anche illuminante come brilla nello splendore delle stelle. Se votassimo nella mano di Giosuè per servire Te, per osservare la Tua Legge, allora accettalo come se ponessimo il voto nelle Tue mani. Vogliamo amare TE con tutto il cuore, poiché Tu ci hai amato per Primo” (1° Giov. 4,19)
247. Giosuè dà un bacio da fratello a uno dopo l’altro. Essi formano un cerchio. Lui dice: “Cari fratelli! Il mio ‘piede zoppicante’ è guarito, posso andare lieto nella Patria. Vi ringrazio per tutto l’amore! Voglia Dio, il nostro Salvatore e Redentore, il nostro Padre, benedirvi sempre e continuamente, in più tutta Israele e tutto il mondo!
248. La pietra sia un testimone. Come Lui difficilmente passa da Sé, così non passi il voto! DIO mantiene la Sua Alleanza, come disse Mosè:
«L’Eterno ha
riposto in voi la sua affezione e vi ha scelti, non perché foste più numerosi
di tutti gli altri popoli, che anzi siete meno numerosi d’ogni altro popoli, ma
perché l’Eterno vi ama, perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai
vostri padri. L’Eterno vi ha tratti fuori dalla casa di schiavitù, dalla mano
di Faraone, re d’Egitto. Riconosci dunque che l’Eterno, l’Iddio tuo, è Dio:
l’Iddio fedele, che mantiene la Sua Alleanza e la sua benignità fino alla
millesima generazione a quelli che l’amano e osservano i suoi comandamenti».
249 Ora andate! Se servite il Signore con la Legge, il popolo con giustizia, allora nel ‘miracolo delle Sue eterne Leggi’ si rivelerà l’Amore, nel ‘miracolo del Suo Ordine’ la Misericordia!”
250 Dopo i quattro giorni di grande strapazzo, Giosuè sente come il suo cuore batte molto stanco, ma a nessuno fa notare questa debolezza. Oh, il SIGNORE è la sua forza fino all’ultimo respiro, come lo aveva promesso. Sanhus e il giovane Othniel conducono il suo carro. E ancora nessuno dei primi ostili, che non avrebbero scortato Giosuè. Ci si era imposto fermamente di lasciare il più presto possibile il suo raduno.
251. “E adesso?”, Begiana è sgomenta. Lei vede ciò che un uomo non nota: quanto è stanco quel volto, quel corpo; solo gli occhi brillano chiaramente. Tutti rimangono in città. Infatti, è evidente: Giosuè va a Casa, come…, come vi è andato Mosè? Oh, come lo può seppellire il Signore, lo può anche far seppellire. Questo riguarda solo il corpo, Lo spirito, verrà certamente a prenderlo l’ALTO stesso.
*
252. Sono giorni faticosi che Begiana passa con il malato. Lui si è ritirato in camera. Che il respiro è diventato più corto, che la fronte si è schiarita, …lui non lo sa. Il terzo giorno arrivano in casa tutti i superiori. Eccetto Eleasar, Ithamar, Pinehas, Hur-Hadad e Sanhus, che abitano da Begiana, sono venuti ogni giorno anche alcuni buoni vicini della città. Un po’ alla volta ci si accampa intorno alla casa.
Dio ha esclamato il Suo ‘Venite!‘.
253. Nella notte Giosuè dice: “Buona Begiana, va a dormire. E’ la quarta notte che vegli, e poi di giorno ti affatichi molto. E tu…”, lui sorride delicatamente, “…non sei nemmeno più tanto giovane”.
- “Ah!”, Lei nasconde le lacrime. “Lasciami vegliare ancora questa notte, domani…”
- ‘Non sarà più necessario’, passa nel cuore di Giosuè. Lui prende le sue mani e soffia:
254. “Ti sono molto debitore, carissima Begiana. Oh, no, …non dire nulla. Mi hai dato la forza quando delle avversità mi hanno schiacciato al suolo. Certamente il SIGNORE è la nostra Forza e il nostro Aiuto! Ma ce li può dare attraverso delle persone fedeli. Egli lo ha fatto tramite te. Dal Regno ci apparteniamo, figlia di Dio, là c’è tutta la nostra proprietà.
255. Ricordati, mia cara, siamo uniti, anche se separati per breve tempo per questo mondo. Sii confortata. E in modo terreno non hai da preoccuparti. Heres, la proprietà in Thimnath-Serah, ti protegge dai bisogni materiali. Sono certo che Hur-Hadad e i molti amici ti staranno vicini. Il nostro migliore Consolatore, il nostro più alto Aiuto, è e rimane il Signore!”
256. “Lo sono IO di certo!”.
- Dalla porta risuona la voce di Dio, per entrambi… ah… così fidata. Certo, il corpo stanco si alza faticosamente, sostenuto da Begiana che sta in ginocchio al giaciglio.
- Il Signore si avvicina al letto.
257. “Alzati, cara figlia; il tuo cuore è sempre in ginocchio davanti a Me, che è meglio che se si china soltanto il corpo. Tu, figlio Mio, coricati. Il tuo spirito è già dinanzi al Mio Trono; e questo è molto più prezioso di come si tiene diritta a fatica la fugacità”. Dio stesso adagia il malato. Oh, questo Amore! Chi potrebbe descrivere ciò che passa attraverso il cuore stanco dalla Terra ed attraverso l’anima matura per il Cielo…
258. “Tu hai compiuto la tua opera del co-aiuto, Mio Perutam, ed Io posso portarti a Casa. Questa è la più alta ricompensa. Adorando, ti chini dinanzi a Me, ed Io accetto il tuo dono che riporti. Nel Regno vedrai quanto è diventata colma la tua cesta del raccolto!”
- Beato e depresso, Giosuè risponde: “Ah, Padre, vi mancherà ancora molto, almeno ancora una metà”.
259. “Ah, è così? Allora ti sia detto: ‘L’Empireo dà la prima parte, e la metà del figlio colma la cesta del raccolto’. Come vostro dono tu ne porti uno a Casa. Mia figlia l’altra metà. E’ assolutamente abbastanza, da riempite fino all’orlo il vostro unico cesto con la fedeltà”. Il Signore stesso va alla porta e d esclama: “Entrate, amici!”.
- Che cosa pesa di più: la gioia della chiamata, il dispiacere che è collegato con essa?
260. Dio continua: “Dovete vedere come un figlio ritorna in Patria. Consideratelo un esempio. Sanhus”, dice Dio posando una mano sulla sua spalla, “la tua domanda non è del tutto corretta, come hai dichiarato una volta, che allora non sarei venuto Io stesso. Non sempre è importante questo, se ti chiude gli occhi il tuo angelo o se ti viene prendere tua madre. Credilo fermamente: li ho mandati Io! Infatti, coloro che vengono a prendere le anime stanche e mature, sono sempre Miei messaggeri che operano su incarico Mio!
261. Voi li chiamate ‘angeli della morte’, ma sono veri ‘angeli della Vita’, perché la morte è la materia, la vita è il Mio Regno nell’Eternità! Questo vi sia per sempre un ultimo conforto. Anche se non Personalmente con ognuno, così come con Mosè e con Giosuè, IO sono con tutti coloro che percorrono fedelmente la via; e non ce n’è uno che giunge senza di Me nel Regno della Luce.
262. Ora vieni, Mio angelo guardiano del terzo Fiume di Dio, i cui Alberi della Vita, alle due rive sono entrambi PAZIENZA e AMORE”.
- Il Signore prenderà ora nelle Sue mani le deboli mani terrene? Porterà via il vecchio corpo? No!
- Begiana singhiozza e tiene stretta una mano del marito fedele. Gli amici si avvicinano timidamente e salutano il loro ‘grande’, toccando la sua fronte.
263. Giosuè li guarda, ma il suo sguardo va lontano, là dove il Signore porta a Casa lo spirito del figlio della Luce. Poi si chiudono gli occhi. Un lungo profondo respiro che si perde dolcemente, come un’ultima piccola onda che tocca la spiaggia, oppure…che rotola di ritorno dalla spiaggia nel maestoso mare della Luce.
[indice]
UR: L’eterno santo, l’eterno unico e verace - IVa parte
Sulla
via verso il Cielo, davanti all’Albero della vita
«…per ricondurre i tuoi figlioli
di lontano col loro argento e col loro oro».
[Isaia 60,9]
1. Che Luce! Oppure ci sono ancora delle ombre che stanno
dietro a questo o a quel Raggio? Non gli soffia incontro in modo strano? E cosa
significa questo soffio?
2. Il
viandante, come uomo, si copre gli occhi volendosi difendere dal Sole splendente e vedere così la sua meta? Lungo
la via c’è un albero. Arrivati lì guarda in alto sorpreso. Da lontano l’albero
sembrava naturale. Qui misura invano la sua altezza, i suoi forti rami che si
stendono verso la luce, come per accogliere la chiarezza di quel cielo, e
comunque, come se questo tronco sostenesse l’ampio Firmamento.
3. C’è una panchina di pietra chiara e
del muschio vellutato su di esso. Il viandante non è stanco, al contrario, forza fluisce attraverso le sue membra.
I sensi ascoltano dei suoni che ricadono su di lui dall’alta cima, estranei, ma
ben fidati. La Parola della Luce e la Magnificenza gli si riavvolgono intorno
come dolci flutti. Dopo che è rimasto a lungo, in parte sprofondato, in parte
osservando tutto intorno a sé, il suo sguardo ritorna sulla sua via. Ogni passo
somiglia ad una pietra miliare che in lui si riflette come immagine.
4. “Questo l’ho vissuto, eppure è nuovo
quello che sta dietro e davanti a me?”. Nuovamente il viandante si guarda
intorno, e alla cima dell’albero che lo copre come un Essere santo e puro,
nella riflessione e nella conoscenza gli si mostra un’immagine: la materia,
l’ultimo mondo, e quello che è stato là.
5. Nel silenzio fuoriesce in lui verso
l‘alto: “Non ho camminato con precisione, perché altrimenti…! Ma LUI è venuto a
prendermi, …LUI! O grande Bontà, Padre-UR, nondimeno sei stato Tu? Oppure,
libero dalla materia, si deve imparare di nuovo a conquistarTi? E’ meglio
percorrere questo primo tratto senza la Tua mano e senza contemplarTi? Ho
caricato troppo su di me, per il fatto che prima ho bisogno di purificarmi,
prima che possa di nuovo vedere il Tuo volto?”
6. Non impaurito, soltanto
esaminandosi, il viandante cerca cosa
potesse mancare, perché intorno a lui nulla si muove. Ma ecco, …da molto in alto
cade qualcosa che avvolge, come in un mantello, colui che riflette. Non ne aveva nessuno? Il vecchio non era stato male, solo nel colore si era staccato un po’
dall’orlo della via della Luce. Ora nota la differenza, e che c’è ancora
qualcosa da deporre del vecchio (dalla materia).
7. “A questo
non manca nulla!”, il discorso si forma, percepito nel cuore e
nell’orecchio. E di nuovo percepisce un fruscio dall’alto; ancora da molto più
in alto, da questo albero – il viandante ha davvero visto solo
questo – oltre il mantello di luce che lo sostiene. Da lì proviene la Voce. Come il cuore, così si amplia la
vista, anche se non riesce a vedere tutto in una volta. La Parola continua a
risuonare:
8. “Sai da dove
vieni?”
- “Dalle profondità dell’abbandono. Non
abbandonato da TE, Padre-UR, la Tua voce giunge fino a me. Ma i terrestri hanno
abbandonato Te, la Tua buona Luce, il Tuo Amore, la Tua Legge. Avrei potuto
portarTene molti di più di loro; ora sto da solo dinanzi a Te, sotto
quell’Albero della vita che sei TU stesso, Padre mio”.
9. “Hai
camminato solo un pezzetto di quel percorso alla Mia mano e sotto la Mia
volontà, e ancora non vedi nessuno intorno a te. Ma quando ti afferrerò, vedrai
quanti ti attendono, quanti sono al seguito dei tuoi piedi”.
- “Padre, non mi guidi TU? Pensavo…
credevo…”
10. “Nessuno,
nemmeno un ‘morto’ (nello spirito) cammina senza di Me, sia che lo sappia, …sia
che non lo voglia. Così come quest’Albero unisce simbolicamente dalla radice, percorso
e spirito conciliativo. Come il Mediatore, così anche il Mio AMORE verso coloro
che si lasciano guidare. E la MISERICORDIA verso tutti coloro che chiamo
‘morti’ perché hanno ucciso Me in loro, la Mia Luce, il Mio Amore, la Mia
Legge. Ma avanti: Chi ti ha mandato? Chi ti ha liberato?”
11. “O affettuosa Misericordia, la lontananza mi ha
abbandonato, non ha potuto trattenermi, non ero
sua proprietà, ma TU mi hai inviato dalla Luce, dapprima sulla mia via
del co-aiuto e ora di ritorno; e riconosco la Tua chiamata di Padre che conduce
a Casa il figlio. Voglio attendere finché sentirò le Tue mani e potrò vedere di
nuovo il Tuo volto, per poi…”
12. “Delle
Beatitudini osservate, sono più grandi di quelle percepite? Attendere, è un
sostare su un posto da dove si prende un inizio”.
- Allora al viandante è come se fosse
ancora una volta nel mondo. Un po’ incerto di cosa possa significare nella Luce la Beatitudine sublime. Guarda in
su all’altezza dell’Albero, da dove scende come rugiada un soave sussurro su di
lui, sul benedetto.
13. “Signore: lo si sa precisamente?
Dato che si può vedere e percepire le Tue
meraviglie, da parte di chi è creato, c’è da dire che le Beatitudini
contemplate sono maggiori se sono
percettibili nell’animo. Osservato dal punto di vista più alto sul quale si
trova unicamente l’ALTISSIMO, la Beatitudine non è legata né alla
contemplazione, tanto meno a nessuna percezione. Dato che Tu sei Uno in Tutto,
i Tuoi Doni non dipendono dalla rappresentazione, ma questi dai figli, secondo
come a loro volta si mostrano verso le Beatitudini, se degni oppure no”.
14. “Questo
è il punto di vista da un’osservazione più elevata”, mormora l’Albero.
“Perciò procediamo nell’alta conoscenza, nella
domanda circa l’attesa che ho posto Io”.
- “Appunto, non lo so. C’è ancora
qualcosa attaccato a me che non si lascia mettere da parte. Ma quello che si
sa, si può superare; quello che s’incrocia nella sensazione, è difficilmente da
estirpare”.
15. “In te
non c’è molto di ciò che sarebbe da estirpare”.
- “Ora mi sento leggero! Hai posto la
domanda a poco prezzo, nella Luce, perché nella materia, …certamente non avrei
saputo nessun versetto che avrebbe potuto servire da risposta.
16. Tu hai detto: ‘Attendere, è il sostare in un posto da dove si prende l’inizio’.Ciò
può significare due cose. Come tutte le cose grandiose della Vita, esse stanno
su due piedi, su due poli, che possono separare oppure possono unire. Se
aspetto TE, …o Padre, allora non in modo tale che TU debba venire prima da me,
cosa che però fa pure parte dell’alta Beatitudine. Attendo quel tempo, non appena Tu per me hai previsto questo e quello. In
questo caso la mia attesa non dovrebbe diventare un grande fosso.
17. Certi attendono per egoismo e per
altri mali. Allora si forma il crepaccio che si allarga e sprofonda sempre più,
più ci si aspetta di deporre il male. Attendere la Grazia può essere buono e
non buono. I Doni crescono nell’uso. I campi incolti non portano frutti,
persino con una buona terra, che però può indurirsi se nessun aratro le lascia
le sue tracce, se nessun seminatore vi mette la semenza, se la semina non ha
nessuna cura.
18. Pertanto, attendo le Tue mani e Ti
chiedo: Padre, dammi la Semenza della Tua
Luce, per ottenere qui un raccolto che deve darTi Gioia. Forse…”, un
piccolo indugio, “…posso aggiungere allo stesso tempo anche il mio piccolo
covone del co-aiuto”.
19. “Cosicché,
Io non vedrei se questo ha un paio di piccoli grani?”
- Giubilo! Il Signore parla del tutto
nella relazione Padre-figlio.
- “O Dio, se esistessero le fauci[82]
dell’inferno, come degli erronei credono che là non vi cadrebbe nessuna
Misericordia, …TU vedi ogni povero granellino, ogni pulviscolo con cui le anime
si macchiano. Non così voglio
mescolare il covone del co-aiuto nel raccolto della Luce. Tu sai perfino che io
l’ho detto nel rispetto e nell’amore”.
20. “Oh,
sì; ed appunto perché conosco tutte le cose, perché tutte le cose buone hanno
la loro origine in Me, così pure il tuo stile angelico che non hai perso, a
differenza dei ‘morti’. Quelli che
non hanno sposato il mondo, rimangono i viventi, anche nella materia a cui ci
si riferisce. Sia come angelo, sia come viandante, …sono sempre ‘figli della Luce’.
21. E’
giusto mescolare nel vaso della Luce il resto dell’oscurità da un sacrificio,
perché solo in questo ci si purifica, perché – come primo ed ultimo – il MIO
VASO-CALICE comprende il ‘Sacrificio’!
Tu hai aspettato, ma la tua attesa è stato un atto silenzioso. Hai vissuto fino
in fondo la Mia Chiamata, la vera via e il tuo voto. Quello che materialmente è
mancato una volta qui, una volta là, …o figlio, per i volonterosi giace in
anticipo nel Fondo del Mio Calice”.
22. “Signore!”. Il viandante si appoggia dolcemente all’Albero, come se fosse
il petto del Padre. Quale sensazione di beatitudine! “Spiegami, Ti prego:
perché sulla via non ho ancora incontrato nessuno e non ho visto dei cari
animali, nessuna bella pianta? Solo questo albero. Riconosco bene che cosa
significa. Proprio il Simbolo è il Tuo Dono, per aumentare nella conoscenza
della Tua Magnificenza fino alla più alta maturità del dovere della creatura”.
23. “Dapprima
ti voglio chiamare per nome, ignorato, per l’umiltà di cosa vi è collegato;
allora risolverai da te la questione, eccetto un resto. – PERUTAM, svegliati!”
- Una chiamata di risveglio al vegliardo. “O UR, potevo vedere, e nonostante ciò
è caduta l’ultima fascia della materia. Potevo udire, ma ora ascolto il tono
delicato della Luce. Grazie, Grazie, signore Zebaoth!”
24. “Il
ringraziamento è una Porta. Fin dal
tuo rientro nell’Empireo hai incontrato la sua natura di luce; non hai nemmeno
camminato in un sogno, ed hai percepito ciò che oscilla nel suono e nella
lingua. Ma dato che sulla via in tutta la tua casa, quindi in te stesso, sei
rimasto fedele, perciò devi dapprima incontrare solo ME. Prima hai pensato che
cosa ti mancasse, perché non Mi sono ancora rivelato personalmente a te.
Guarda:
25. Io aumento la gioia
fino alla massima misura sopportabile. Ma se dapprima do subito il meglio, cosa
deve essere dato dopo? Chi vede qualcosa, non ha sempre la vista migliore. Non
è uguale, se mostro Me stesso simbolicamente, oppure in un’immagine, ma come si
riflette una Rivelazione? E ancora:
Non
si riflette ciò che non esiste!
26 Chi porta
la Mia Parola nella sua sacca da pastore, Mi vedrà anche senza occhi; chi
lascia operare lo Spirito della Parola, Mi percepisce con e senza orecchi.
Questo vale anche per te, Perutam; prima nella tua Patria e su tutte le stazioni di luce, poi attraverso la
materia, e adesso di nuovo nella Casa del Padre tuo.
27. Tutto
il tuo pensare era unicamente rivolto a ME. Ti meravigli ancora di non aver
incontrato nulla, eccetto che l’Albero
della vita, del quale sapevi cosa significa?”
- “Sì, mio Creatore-Padre-UR, mi
meraviglia il Tuo stesso magnifico alto insegnamento e la Tua inafferrabile
bontà! TU l’hai messo nella sacca da Pastore del mio spirito, come se fosse
venuto da me puro. Ma l’Origine di questo Dono proviene unicamente da Te”.
28. “I
figli del rimpatrio si meravigliano di tutto il Bene che si rivela loro”,
sente dall’Albero in tono molto più vicino di prima. “Questo, e la Pace della luce,
proviene da Me. Nel mondo s’interpreta il mondano, qui nel senso della Mia
rivelazione. Perciò anche il tuo stupore è autentico. Se chiedi ancora come
mai, ciò che è passato già da tempo (la materia vissuta), getta un’ombra sulla
via del tuo spirito, allora fa attenzione:
29. Ti seguono delle
libbre che tu hai accresciuto da una
libbra. Porta a casa tutto, nel Santuario, dove sarà raccolto il dono. Per te,
Perutam”.
- “Questa è una difficile risposta anche
per me. Certamente posso registrarlo per me, perché la Tua Bontà, la Tua
Grazia, sono i bordi del mio sentiero; altrimenti avrebbe pochissimo valore, se
il bene riportato a Casa valesse soltanto per se stessi.
30. Se non apparteneva a coloro che la
materia ha consumato, allora sono povero. Se ho raccolto i tesori per loro,
allora divento ricco dalla mia stessa povertà. Perciò la consegno a Te, al
Padre, e lascio a Te ciò che Tu fai con il bene riportato a Casa”.
31. “Lo hai
espresso in modo maturo, per la prima stazione di Luce!” La Voce risuona
molto più vicina, come se discendesse da ramo a ramo. “Bada
alla Mia parola, Perutam, affinché quei figli e i poveri esseri – seguendoti
secondo la Luce, terrenamente già preceduti – dalla rivelazione possano anche
avere la Benedizione.
32. Dallo
sviluppo, dalla libertà e dall’unione della luce, in su fino a Me; dalla Legge,
dall’Insegnamento e dalla Redenzione, Mi chino fino a voi, congiunti a Me dal
gradino mediano o intermedio come eredità[83],
dove il vostro spirito rimane nell’eterna unione
con lo Spirito-Ur, ciò che era in Me come Scintilla. Nonostante ciò, anche
questa può aumentare nel principio creativo, più ricca, ma non diventa
migliore,.
33. Quello
che acquisisce, vale per la sua anima,
dalla Luce, come anche alla parte di
forza della materia. E questo, per rendere facile questa visione profonda, lo
metto nel campo animico. L’anima cresce, aumenta in conoscenza, guidata dal
proprio spirito, mentre Io sono il primo-Conducente degli spiriti dei figli
della Luce.
34. Ma se i
doni valessero soltanto per gli esseri, che cosa rimarrebbe all’Aiutante, di
ciò che può diventare a Lui stesso? Che cosa varrà per tutti loro, per renderli
felici alla Sera del Giorno dell’Amore?”
- “Tu mi conduci alla Magnificenza,
Padre-UR; e dato che il mio spirito è una scintilla del Tuo Spirito, in
rapporto, posso quindi vedere della Tua Chiarezza. – Non c’è bisogno di più; le
Beatitudini non si lascerebbero aumentare oppure magari esaurire con nessun
‘più’.
35. Quello che agli altri vale una
ricompensa senza calcolo, si fa per se
stessi, poiché Tu, il miglior Mercante , non lasci languire nessuno, perché
siamo Tuoi eredi. La capacità di poter fare del bene, si accresce attraverso la
Tua Bontà, che è la Reservatio mentalis,
da cui fluiscono tutte le Forze della Benedizione.
36. Buoni pensieri, care parole, azioni
soccorrevoli, sono la gioia del prossimo ed alleggeriscono la sua via. E se non
ringrazia, allora diminuisce di certo il bene per sé, ma l’ingratitudine non
può distruggere la propria gioia di dare, quando si lascia a TE il pareggio con
quella richiesta: ‘Signore, lui non sa
quello che fa’. Oh, guarda, … manderai Tu la BENEDIZIONE!
37. Sulla seconda parte della domanda,
i figli della Luce sono sempre cresciuti nella conoscenza e in tutte le facoltà
della vita, poiché altrimenti la Tua Creazione si fermerebbe. In ciò ognuno
opera per se stesso, dal momento che la libbra ricevuta vale per il proprio
procedere. Senza questa libbra affidata non si sarebbe mai potuto percorrere
una via soccorrevole, mai mantenere un voto.
38. Tu hai dato due libbre. – L’una, come credito
del figlio – unicamente dall’eredità – la conservi Tu nell’Arca dell’Alleanza;
l’altra l’hai data in prestito come debito
della vita. La Tua Bontà tratta magnificamente! Il patrimonio si mostra
nell’aumento come valore dell’eternità. Da parte nostra possiamo sacrificare le
libbre. Da parte TUA sono la nostra proprietà”.
39. “Ma tu,
voli fulmineamente nel nucleo fondamentale della Luce! Dalla libbra d’eredità
tu porti a Casa novantanove”.
- “O Padre, la Forza del seme dei
novantanove, contiene la Tua libbra.
La più alta letizia è il sapere che il buon Creatore-Padre è il Potere della
stessa luce, e qui…”, un caro sorriso, come il mondo non conosce, “…non mi
meraviglia da dove proviene la ricchezza del nostro spirito, della nostra
anima, della nostra strada del co-aiuto”.
40. “Verità
e purezza, sono la veste e il mantello della modestia”, loda il Signore.
- “Padre-UR, mi sembra di possedere la
mia prima veste e il mio primo mantello che Tu mi ha dato in principio. Mi
sembra, comunque, come se portassi un’altra veste. Ma strano: entrambi mi
stanno bene. Non vorrei mai perdere la prima veste, il primo mantello, quella
parte prestata dalla ricchezza della Tua Casa. Quello che è nuovo nel vecchio,
mi dà una grande gioia. – Come mai che è così?”
41. “Considera
il Mio insegnamento della libbra. Come tu provieni dall’immutabile Essere-UR, così
tutto ciò che viene dato come primo bene della Vita insieme alla forma e
all’involucro, all’avvolgimento, al ‘santo
Recinto’. Gli abiti sono la forma della Luce, i mantelli sono come
l’avvolgimento, anche quello che un figlio fa dei suoi doni.
42. Ciò che
è stato conseguito personalmente nella Luce e sulle vie del co-aiuto, è il nuovo
nella veste, senza la quale non ci si può mostrare. In proporzione, comunque
sovrana nella sua Magnificenza, è la Mia rivelazione al figlio: eternamente, il vecchio nel Mio essere e nelle Mie
caratteristiche, ma anche come il Nuovo
quando i figli procedono gradualmente, perché il Nuovo e il Vecchio sono Io e
le Mie Opere,
IO, UR, e la Mia rivelazione!
43. Così,
ugualmente tu, Mio Perutam. Il tuo vecchio
sei tu stesso, il nuovo il tuo
raccolto, mentre…”, anche un buon Sorriso, “…è da mescolarvi insieme il covone
del co-aiuto. I tuoi leggeri granellini sono del tutto maturi per il Cielo. Sei
soddisfatto?”
- “Ah, Padre-UR, la mia gratitudine sarebbe
scarsa, se fossi solo soddisfatto. Tu sai tutte le cose, Tu sai se ora sono
ultrabeato”.
44. “Cosa
ti preme ancora? Lo devo gettare indietro come parte della materia che non ha
nulla in comune col Mio figlio fedele?”
- “Padre-UR!”, Perutam
si adagia all’Albero ancora più saldamente. “Il mondo è dietro di me;
nonostante ciò mi fa ancora ombra. Sono i pensieri che mi trattengono.
45. Nell’Empireo erano come dei calici
riempiti. Così facilmente vi si potevano formare le parole, queste in azioni. E
tutto era buono davanti al Tuo Volto. Nella materia, soprattutto su quel mondo
oscuro, anche se avvolto dalla luce più chiara, là i pensieri erano un peso e
una fatica. Da volerli spingere di lato e non mi riusciva, nemmeno con una
forza superiore.
46. Forse, Padre-UR, per i molti uomini
i pensieri che andavano come in cerchio, ritornando continuamente, erano
quell’ostacolo, talvolta assillanti, quando avevo eliminato la cattiveria di
altri, ma alcuni cattivi non volevano cambiare. Mi hanno quasi sempre oppresso
i pensieri. Io sapevo perfino che perdono in forza quando li si formano in
buone parole e con queste si voleva collegare sempre la buona azione.
47. Dov’è rimasta la buona conseguenza
di questo, se non sono spariti tutti i pensieri gravosi? Persino ora mi
seguono. Tuttavia non voglio gettare indietro nessuno, e Ti prego, Mio UR, di
non farlo. Allora qualcuno verrebbe ancora gravato da me, perché, nonostante il
perdono, non posso dimenticare”.
48. “Questo
sia l’ultimo discorso sotto il Mio Albero della vita, guardiano della Corrente del
Cuore di Dio. Non perché tu debba
essere sgravato per ciò che riguarda la tua via del co-aiuto. Bada: quello che
vale è unicamente nella Luce, sebbene Io doni prima la ‘coppa della conoscenza’
ai Miei figli viandanti (l’incarnazione).
49. Dei
pensieri che rimangono attaccati, non sono un errore, quando ritornano da
vicissitudini aggravanti, e non per un modo accusatorio oppure magari per auto
compassione. Allora non sono un peso, non per sé, non per gli altri. L’Origine
dei pensieri è il primo Dono del
Creatore al popolo dei figli. Senza questo, non esisterebbe nessuna propria
riflessione di quelle cose della vita che ho lasciato alle creature figli.
50. I
pensieri gravosi sono una parte della via del co-aiuto. Se li si mettono da
parte per liberarsene, allora non ci si aiuta. Se li si supera senza unire alle
colpe nessuna accusa, allora si tolgono così tante pietre dalla via cattiva,
quante qualcuno ne ha fatte di male. Questa è la parte più difficile del’opera
d’aiuto, perché nulla pesa di più, o può distruggere qualche parte della Luce,
che quel pensiero che deve occuparsi
con i misfatti di altri.
51. Nell’ultima
pietra miliare della tua strada (come Giousè) hai dovuto superare dei manigoldi quasi senza sosta. Tu,
quanto Uraniel come Mosè, hai sempre servito il popolo, hai pareggiato delle
durezze, hai persino manifestato il grande amore del tuo essere nelle
punizioni; quindi i pensieri potevano gravare su di te. Mi hai sovente
domandato il perché la tua buona volontà non aveva creato nessun pareggio.
52. Vedi,
certe cose rimanevano velate per il bene tuo e di quelli che ti erano affidati,
che riguarda lo sviluppo complessivo della materia e dei figli solo al bordo
della luce. Nel decorso sono stati
intrecciati, altrimenti non sarebbe un percorso di sacrificio. Certo, anche la
risalita delle loro anime dipende da questo, prevalentemente quella delle
potenze di forze accolte, che dalla materia devono essere conquistate nel
percorso del co-sacrificio come bene riportato a Casa, e trasformati in luce.
53. Se vi
aggancio il ‘divenire’ condizionato dalla luce,
che nella sua forma pura conosce un elevato procedere
come la materia non l’ha mai, allora
anche questa è una parte del Reservatio
mentalis della Mia Bontà. Di questo, il primo grado è la beatitudine sulla
ricezione dei Doni; la seconda è: impiegarli come da un proprio possesso; la
terza ha la gioia partecipante per il prossimo. Perutam, il quarto grado è la
vostra gioia nella Gioia del Padre che Lui ha dei Suoi figli.
54. Questo
appartiene al Santuario dove siete nati, …come PENSIERI. Proceduti da Lui,
anche voi portate il seme in voi, …fin giù, nella materia. E’ sufficiente che
lì germogli in silenzio. Così vi
colmerà questo grado della beatitudine della Gioia del Padre.
55. Tu hai
portato il tuo amore per il prossimo fino al Mio Albero, dove tutti i pesi
vengono pareggiati. Questo è penetrato come delle gocce, e le radici del Mio
Albero le assimilano. Nulla ricade su coloro che tu cerchi di sgravare.
56. La tua
gioia è autentica dal primo al terzo grado, perché pensi che i poveri siano ben
sgravati davanti a Me. Sappi: ‘Chi causa
continuamente una grave fatica all’altro, lui stesso deve pagare il nocciolo
del peso nel Giudizio del diritto, altrimenti non sarebbe un’eredità di Grazia,
perché altrimenti i figli che hanno ritrovato la Patria giungerebbero troppo
facilmente nel Regno’. Poiché,
la Giustizia è una Parte fondamentale
della Misericordia!
57. Ora
osserva la tua via e la Mia Gioia di Padre su di te, figlio Mio. In tal modo
ciò giace il quarto grado della beatitudine apertamente davanti a te”.
- “Fammi ancora stare qui, Padre-UR;
vorrei affidare ancora più pensieri al Tuo Albero della vita, nel Giudizio del
Diritto”.
58. “Quindi
vado avanti”.
- “Sempre!”, giubila il guardiano.
- “E al Mio
Fianco?”
- “Tu sei Uno in tutto. Se Ti seguo,
allora cammino al Tuo fianco; se mi guidi, allora sono al seguito dei Tuoi
figli”.
- L’Albero della vita di Dio cessa di
mormorare. E comunque, …quale inaudita Forza di Vita fluisce da lui,
sommergendo Perutam, il quale si siede su una forte radice presso il tronco.
[indice]
L’accoglienza
di Urea – Un’ultima prova è superata
Alla
mano di UR
«…affinché diventiate Figli
del vostro Padre nel cielo».
[Matt. 5,45]
1. La Grazia di Dio lascia sostare Perutam all’Albero
della vita. Meno per lui; la sua fedeltà deve consegnare Grazia a coloro che lo
seguono, non visti. Proprio ora vorrebbe proseguire. Ecco che arriva una figura
meravigliosa, simile a lui, un po’ più piccola, femminile. In breve sale in lui
un pensiero: ‘Begiana? No, lei vive
ancora sulla Terra, là lei deve ancora attendere’.
2. La figura
parla: “Non ti meravigliare, anche se l’autentico meravigliarsi è una
delle nostre beatitudini. Hai seguito Mosè che, come ‘Uraniel’, ha portato il
santo Ordine della Legge, senza il quale nessun’altra Caratteristica è da
portare in giù. Se qui l’ORDINE stesso (Mosè) seguì dopo l’AMORE (Enoch),
tu, il terzo angelo guardiano (Perutam), allora solo per questo, perché dal maestoso Diritto
dalle Leggi-UR verrà la Redenzione, il cui Portatore è l’AMORE (Gesù),
il ‘Caro Figlio’!”
3. Perutam
esclama: “Oh, Urea, la portatrice[84]
dell’Ordine? Il nostro Padre-UR ha
mandato te? In verità, allora mi stupisco per la Bontà che Mi capita!”
- “Anche questo, Perutam. Tuttavia,
coloro che sono attirati dal tuo raggio di luce, dovrebbero aver parte della
Bontà tramite la quale potrà essere alleggerita la loro via nel ritrovare la
Patria.
4. Ogni spirito di Luce ne ha parte,
perché altrimenti non si potrebbero conservare le beatitudini; senza queste non
potremmo operare. La nostra più grande beatitudine è essere e rimanere servili
finché dura la nostra vita. Dato che proveniva dalla Fonte della vita della
Divinità, nutrita da Lui, allora la Vita di tutti noi non si spegnerà, come non
si esaurisce mai la Fonte della vita di UR.
5. Magnifico, Santo, Maestoso, Nobile,
si chiama il Signore, il Quale ha innumerevoli Nomi. Tu sei nel Santuario del
Signore”.
- Sì, sì, secondo il cuore, e per la sua
brama, lui si trova là dove vorrebbe chinarsi, finché la sua fronte tocchi il
bordo del tappeto bianco nel santo Quadrato delle Colonne di Dominio. Ma,
…diversamente? Deve fare ancora diversi passi.
6. Urea
sorride: “Non sono venuta per istruirti; ti porto il Raggio del Santuario. Tu,
infatti, avevi afferrato il ramo più forte, come la mano forte del Padre. Ora
deve cadere l’ultimo legame del ritorno, che è solamente l’espressione della
tua umiltà, …che pensavi già sulla Terra: ‘Il
Signore è soddisfatto di me? Potrà gioire un poco quando vedrà il mio lavoro?’
7. Questo lo hai sentito dire da Mosè.
Ma non che provenisse soltanto da Mosè. Anche tu, gravato dal mondano, hai
portato questa domanda davanti al Seggio della Grazia del Signore. Ora ti manda
a dire: ‘Non esiste più nessun
impedimento che metta fra Me e te, ancora la spanna di un piede’.”
8. “Ah!”, un’esclamazione e un vasto
eco. “Ma, …il Padre-UR mi aveva detto che LUI mi avrebbe guidato non appena avrei
affidato tutto al Suo Albero della vita. Sii certa, Urea, sono sublimemente
felice di andare con te nel Santuario, perché chi è guidato dall’Ordine, ritorna anche ordinatamente a
Casa, Così sia! Non indugiamo, conducimi dal Padre-UR”.
9. “Non ce n’è bisogno”. Urea sorride benevolmente. “Forse è un’ulteriore
beatitudine che per te deve diventare deliziosa. Nella seconda parte della via
nella luce devi avere il Benvenuto
del Padre da una figlia, perché Begiana in una preghiera ti ha inviato la sua
anima. Non sempre viene accompagnato un figlio da una figlia, lei lo sarà da un
figlio. Infatti, ciò che avviene viene preparato per ogni figlio; ad uno
questo, all’altro quello. Ma guardati intorno un momento”.
10. Gioioso spavento anche nella Luce.
Una lunga fila di viandanti li segue, …non tutti (completi)
nella persona. Queste ultime non sono ancora mature per entrare nell’alto
spazio della luce, ma sono sulle sue
orme. Quelli che seguono da vicino provengono dal Regno, non pochi, e dietro ne
seguono altri. Loro fanno cenno con la mano, grati, gioiosi, senza il desiderio
di camminare accanto a lui.
11. Quelli che hanno ancora molto da
deporre, tendono le loro mani. Essi si trovano in un’anticamera come sovente
sulla Terra il popolo poteva venire nel recinto, non appena Mosè lo apriva, …al
monte Sinai, davanti al Tabernacolo di Dio nel deserto. Alcuni dimorano ancora
nell’Armaghedon, quel paese intermedio tra la materia più oscura e quella sfera
che è la Porta d’ingresso nell’Empireo. Chiedendo, dubitando, guardano in alto
timorosi, e lui sente le loro forti grida: “Giosuè, vieni! Giosuè aiuta!”. Non
lo conoscono diversamente.
12. Qui un bestemmiatore, un cattivo,
che descriveva ogni parola ed ogni azione come ipocrisia. Là una donna la cui
lingua gli ha causato molto dispiacere; e là – e lì – nell’ultimo momento
piangendo ancora la loro ingiustizia, alcuni hanno cambiato solamente
nell’aldilà. Si trovano sul gradino più basso del cortile antistante.
13. Nuovamente è un peso che vorrebbe
trascinarlo indietro, mentre arde pieno di nostalgia. Mentre riflette, Urea dice: “Sei nella Casa del Padre, solamente il
santo Santuario ti attende ancora. Ma dove dimora l’Amore del Padre, là è LUI
stesso, là si è a Casa, perfino là in quel povero mondo”. Urea indica nell’ampia lontananza, nella quale
volteggiano i pianeti della materia.
14. “Questo alleggerisce”, risponde Perutam, “ma rimane una mezza gioia, perché tutti
quei poveri ancor prima hanno bisogno del mio aiuto,”
- “Oppure il
Mio!”, risuona accanto a lui.
- Una svolta improvvisa, e l’angelo guardiano s’inginocchia. “Padre-UR”.
Perle di lacrime cadono sull’orlo della veste di Dio.
15. “Hanno bisogno di TE, del TUO
aiuto, unicamente delle TUE mani! E finché loro…”, rivolge il viso verso i
poveri esseri, “…non desiderano TE, fino allora non si aprirà nemmeno la Porta
che per loro conduce nel Regno della luce. Padre-UR, soccorri, anche se
sbadatamente hanno invocato me. Loro intendevano…”
- “Me?”
- “Sì, Padre, intendevano TE”.
16. “Come
Giosuè hai parlato bene; come Perutam puoi guardare ancora più lontano. Oppure
no?”
- “Oh, lo vedo precisamente. Ma mi fanno
pena”.
- “Pensi che
Io senta meno per loro?”
- “Signore!”. Un’invocazione come Giosuè
l’ha espressa sovente sulla Terra, ed era sempre una preghiera al Cuore del
Padre.
17. “Non
preoccuparti!”. La voce è soave, linda la Mano che giace sui
riccioli del guardiano. “Il Mio Amore ha chiesto tanto. Hai aperto i tuoi occhi celesti, il tuo cuore batte per Me
in giubilo; perciò non puoi sbagliare che Io stesso ti conduco oltre, come
promesso. Vieni, la Tavola è preparata, dove attendono i fratelli e le sorelle!
18. Chi sa quale letizia fluisce
attraverso Perutam? Lui posa una mano nella mano sinistra di Dio. Urea sta
all’altro lato di UR. Chiamate di pazienza e di gioia dietro di lui: “Presto
potremo venire anche noi”, non gli trattengono il piede; ma quell’accusa: “Ora
se ne va, …e non penserà più a noi”.
19. Il guardiano è scosso. Non è
un’ingiustizia se procede con il Padre, mentre lui potrebbe essere un
insegnamento per quei poveri che chiamano, per riconoscere il proprio percorso.
Oppure è quell’ultimo esame, un ultimo chicco, un semino che è ancora da
incassare? Il pensiero è determinante.
20. “Padre-UR, ci sarebbe una macchia
oscura, se non badassi all’accusa. Lascia che li istruisca ancora una volta di pregare TE. Anche accanto a Te dovrei sempre
sentire quell’accusa. Poiché, pensare soltanto a me, mentre loro… Questo non lo
posso portare oltre la Soglia del Tuo Santuario”.
- Non è come se persino il Cielo più
chiaro diventasse ancora più chiaro? La strada, più larga, sulla quale l’Eterno
cammina con il Suo guardiano? La Porta, già vicina, è anche molto più alta, e
la Luce, è eoni di volte di più?
21. UR
dice: “Va a prendere le spighe che vuoi mescolare al raccolto. Questo era
l’ultimo atto della prova di libertà, di aiutare sempre i caduti. Ho creato Io
la strada per tutta la caduta, che IO
percorro fino all’ultimo figlio più povero. Chi presta una tale ultima prova
alla fine di una via del co-aiuto, cominciata nella Luce e compiuta nella Luce,
costui giunge sulla Mia strada e sul Mio percorso fino al suo seggio nel
Regno”.
22. “Sta arrivando!”. Ci si spinge in
avanti, si vuole essere i primi. Ad alcuni viene il ricordo che Giosuè porta un
sacrificio. Degli insegnamenti a metà sfocati si risvegliano. Pertuam, che si
conosce solamente con il suo nome terreno, non dovrebbe voltarsi verso costoro?
No! …lui va dal più riprovevole della
schiera.
23. Parla loro come lo possono
comprendere. “Ah, ma guarda: il ricco Harim che non ha dato nulla per il
vitello d’oro, per non parlare per il Tabernacolo di Dio! Mosè, non te l’aveva
chiesto?”
- “No”, mente Harim,
“non sapevo per che cosa voleva avere l’oro e l’argento. Quello che ho salvato
faticosamente dall’Egitto, …ah, lo dovevo devastare senza trarne nessuna
percentuale?”
24. Perutam
indica una nuvola così come quella che aveva accompagnato Israele. “In presenza
di questo Segno, ripeti quello che hai detto!”
- Il
bugiardo si divincola. Oh, nessun fuoco d’inferno, …come si crede. Il
dolore della coscienza lo costringe in ginocchio. “Io… non so com’è stato
allora. E… i miei non mi hanno più parlato, non mi hanno più guardato, non ho
più potuto prendere nulla nelle mie mani. Allora mi sono accorto che ero morto.
Oh, Giosuè, salvami!”
25. “Tu sai quello che Dio ha detto
tramite Mosè: ‘IO sono il Signore, il tuo
Medico, il Quale può battere ed anche guarire’ (Deut.
32,39) – ‘IO voglio salvarvi tramite il Braccio steso e con grandi giudizi’
(Es. 6,6) – Questo si riferiva
all’Egitto, e non alla redenzione dai peccati. Ora menti un’altra volta davanti
alla Nuvola bianca!”. Questo suona molto severo.
26. Non soltanto Harim, che si divincola. Egli è per tutti un
esempio. Afferra il lembo della veste di Giosuè: “Oh, aiutami! Pensavo che poi
in Canaan avrei potuto acquisire molta terra e…”
- “Sei venuto anche tu in Canaan?”
- “No”, respira affannosamente Harim,
“sono perito con la masnada di Core”
27. “Fu l’Ira di Dio?”
- “Sì”, sospira costui.
- “No; fu santa Compassione, affinché
voi non poteste più peccare”.
- “Compassione?”
- Una donna
dice: “Riconosco che il Signore ha mostrato pietà in noi, Egli può redimerci. Ma tu, Giousè, prega per noi, affinché possiamo
seguire la Nuvola bianca di Dio. Nel deserto lo abbiamo fatto più per
costrizione, perché non ci rimaneva altro da fare. In questo, non pensammo
all’alta Meta di Dio”.
28. “Lo hai ben riconosciuto. E a te,
Harim, dico:…”, Perutam si rivolge di nuovo
a lui. “…Alzati! Sarebbe un atto d’umiltà davanti a Dio, se tu fossi pronto a
distoglierti completamente dal male. Eri amico di Abiram, il peggiore della
masnada di Core. Per toccare te – ed anche altri – hai visto l’orrore dove
dovette dimorare la masnada di Core[85].
Ciò che ha salvato te da quella afflizione, fu la tua ultima azione, quando hai
preso un povero bambino nella tua tenda. Altrimenti vivresti nel paese della
nebbia, come il tuo amico malvagio. Cos’hai pensato, quando lo hai visto?”
29. “Risparmiamelo, Giosuè! Qui sono sprofondato
fino all’ultimo bordo; solo a fatica sono risalito un poco”.
- “Non devi confessare a me la colpa, ma
a COLUI che dimora nella Nuvola”.
- Allora Harim
mormora: “Dio dei miei padri, l’ho pensato: Ti ringrazio che non sono così
cattivo come Abiram, oppure persino come Core. Non mi sono macchiato così tanto
come loro”.
30. “E ora?”.
- L’essere
si drizza faticosamente. Ma quanto forte è l’aiuto di uno spirito di figlio della luce, dall’alto Aiuto di Dio. Gli esseri non si
accorgono ancora, soltanto la speranza che cresce un poco alla volta nei
miserabili. Dio lo guarda con Pietà, non appena vacilla una piccola scintilla
di conoscenza.
31. “Sono cattivo come loro,
…veramente, pure peggio. Loro vivevano nella loro follia, anche se lo sapevano
che il loro tendere andava contro Dio e contro Mosè: un regno di potere, il
mondo! Per quello ho dato qualche tesoro, mentre Mosè riceveva unicamente
l’inevitabile decima per il Tabernacolo di Dio. E anche quella l’ho ristretta.
Nessuno sapeva quanto grande era la mia ricchezza. Ho peccato assai
profondamente contro Dio, …anche contro Mosè”.
32. “E in me?”
- Harim
respira con affanno: “Ho corrotto qualche superiore affinché tu non fossi
eletto dopo Mosè, e…”.
- “Non dire altro. Ora ascolta ciò che
Dio ti fa annunciare: ‘Con clemenza ti
voglio salvare, se senza mormorare farai quello che succederà con te, per
lavarti puro dai tuoi mali’ “
33. Ah, ciascuno vorrebbe piegarsi alla
‘Misericordia che punisce’. Quante volte Harim ha visto che Mosè alzava
entrambe le mani chiedendo, per il popolo; e …proprio così anche lui adesso le
solleva: “Signore, mi sottometto; soltanto, aiuta e salva…”. Non vorrebbe
pensare nuovamente solo a se stesso? Invece…: “…salva, Ti prego, tutti.
Svincolami dai miei peccati, lavami puro dai miei mali”.
34 Il povero gregge non sopporta ancora
il Raggio che si forma sotto la
Nuvola bianca di Dio; ricade una sola Benedizione. Perutam
l’accoglie con il suo cuore e la stende su questa schiera oscura. Anche lui
stesso alza in alto le mani, che è da considerare in modo diverso dal gesto di
Harim.
35. “Signore Iddio”, prega egli
conciliato per gli esseri. “Tu sei nostro Aiuto e Redentore nel bisogno. Tu sei
pietoso e raccogli i perduti. Lascia regnare il Tuo Diritto della Santità e
della Tua Volontà. Guidaci al limite della Tua magnificenza. Di più non ci
vuole, di più non potremmo nemmeno sopportarlo. Signore Zebaoth, salvaci!”
36. Allora inizia un pianto, una
supplica e un chiedere. Nessuna anima che non abbia riconosciuto, che non abbia
ripetuto le parole che il guardiano ha pronunciato a bassa voce. Essi sono un terreno incolto, sul quale per la
prima volta passa l’aratro, per la prima volta la schiera tollera l’aratro. Ora
può venire l’alto Seminatore, sia Lui stesso, sia i Suoi fedeli, servi o serve
leali, …la SUA semenza che viene portata in questo campo. Come brillano ora gli
occhi del guardiano, come riflettono
lo splendore del Cielo! Lui allarga le sue braccia come se volesse abbracciarli
tutti insieme. Dopo li suddivide in gruppi. Alla donna che per prima ha
riconosciuto, dice:
37. “Pherida, tu guidi il primo gruppo,
il secondo Osnie, che è arrivato prima alla conoscenza. Il terzo…”, il suo
sguardo cade su Harim.
- A costui si ferma il cuore – che è assolutamente
possibile nell’aldilà – e nel frattempo dice rapidamente: “Non io! Io devo
farmi guidare da ultimo, poiché tu hai parlato con me dalla maestosa intenzione
di Dio, a me, il peggiore tra tutti questi peggiori”.
38. Perutam
ringrazia: “O UR, quali ricche spighe ho potuto raccogliere, grazie alla Tua
affettuosa Misericordia. Queste le posso mescolare al raccolto della Luce.
Accogli il ringraziamento, la lode, la gloria, in tutta la riverenza, portati
con amore e adorazione”. Rivolgendosi agli esseri, fa loro cenno:
39. “Sappiate che dovete seguire DIO.
Io vi conduco all’ultima parte della corte antistante, che sfocia nell’anti
cortile della luce. La vi attende il
vostro insegnante; egli esegue l’Incarico di Dio. Non potete ancora sopportare Lui
stesso, non ciò che ancora vi deve rimanere nascosto”. Questa è la loro
origine, una volta caduti con Sadhana. Per la loro salvezza, per adesso rimane
velato. Alla predetta Porta, attendono ed assistono come Giosuè si allontana
velocemente, e presto è scomparso ai loro sguardi.
*
40. E come guardiano? Egli passa
all’Albero della vita. Solo allora nota che questo porta un grosso covone.
Delle delizie lo fanno rabbrividire. All’Albero della vita confida: “Le Tue spighe, Padre-UR!”, e si affretta
oltre. Nel punto dove prima aveva parlato con UR e Urea lo aveva salutato, si
trova LUI, rivolgendogli il Suo maestoso, magnifico Volto.
41. Son piedi rapidi? Sono ali, che
rendono così veloci? Perutam abbraccia il Padre, e Lui stringe a Sé Suo figlio.
Il covone giace ai Piedi di Dio. Lui dice:
“Essere d’aiuto tramite il Mio Aiuto è un servizio che è come un gioiello per
ogni figlio. Il covone indica quanto velocemente hai aiutato con il tuo
insegnamento, essendo l’Aiuto proveniente unicamente dall’Aiutante”.
42. Perutam
si adagia alla veste del Padre. “Oh, il Magnifico di tutto il magnifico: Solo Tu sei l’Aiutante! Sulla Terra l’ho
visto, ma non lo sentivo così corte come in questo momento. Là nel mio fare e
non fare sovente sono stato troppo scarso. Tu mi hai sempre consolato; sovente
mi sono sentito piccolo davanti al Tuo volto, ma Tu stavi accanto a me con la
Tua forza. Per tutto questo, sotto questo aspetto ora Ti ringrazio”.
43. “Accettato, Mio Perutam! Ma per che
cosa voi allora ringraziare nel Santuario? Si depone il ringraziamento finale
sul Mio santo Focolare, dove viene registrato nei Libri come ringraziamento
finale – nel Mio grande e nel vostro piccolo”. (Ap. 20, 12: E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavan
ritti davanti al trono; ed i libri furono aperti; e un altro libro fu aperto,
che è il libro della vita; ed i morti furono giudicati dalle cose scritte nei
libri, secondo le opere loro) “Padre, il ringraziamento consiste soltanto
in parole? Nessuno lo può più seguire con azioni?”
44. “Oh, sì, ma l’autentica parola di
ringraziamento è come un’azione, com’è stato tutto il servizio del co-aiuto.
Come lo pareggi ancora?”
- Il volto di Perutam diventa ancora più
raggiante, e risponde con un serio sorriso. “O Padre, questo covone”, lo
solleva in alto, “lo porto per Te e lo pongo come ringraziamento sul Tuo
Focolare. Presso l’Albero della vita ho pensato: guidato da TE, non solo
attraverso il costante Aiuto, ma davvero vicino nella vita, sarebbe ben il
culmine di una maestosa gioia. Dopo non potrebbe più seguire nessun
accrescimento. E adesso…”
45. “Adesso? Perutam, ogni cosa, come
ha un inizio, così ha la fine; oppure, tutto andrebbe come in un cerchio, forse
in una variabile ripetizione, ma nell’uguaglianza dell’avvenimento. Non era
anche così sulle stazioni di Luce? Arrivare, rimanere, andare, a parte il
cambiamento del singolo? Persino i gradini delle stazioni hanno, tanto un
inizio, quanto una conclusione”.
46. “Padre, su questo nella materia non
avrei saputo che dire, e persino qui non è facile riconoscere la piena
Chiarezza; ma proprio in questo, perché solo TU conosci la piena Chiarezza, ne
risulta che già nell’inizio riposa una fine, in questo, sempre il nuovo inizio,
misteriosamente nella Tua Fonte di
Mezzanotte, da dove provengono tutti i miglioramenti per i figli.
47. Se guardo alla panoramica delle
stazioni di luce e dei mondi, allora riconosco questo: la nostra vita filiale
creata è un meraviglioso anello (vedi
“Eternità-Ur …”), che forma i cerchi. La
vita – soltanto come tale – dimostra il ritorno dall’inizio alla fine delle
epoche, ma i cerchi, presi dalla Tua santa Onnipotenza, non sono né variazioni,
ancor meno una qualsiasi ripetizione.
48. L’Empireo ha la sua propria Legge
di luce; sotto un certo punto di vista lo hanno anche i mondi della materia,
che sono proprio delle scuole per i poveri esseri. I vari genere della luce
dell’Empireo si somigliano, ma quale molteplicità offrono al popolo filiale!
Inoltre: Tu guidi ogni figlio attraverso molti gruppi, di cui ognuno ha le sue
proprie Leggi. Tuttavia non ce n’è nemmeno una che sia al di fuori dalla Legge
della luce, che Tu hai dato all’intero popolo unitamente alla luce.
49. Da questo ed infinitamente di più
nel Creatore-UR, non esiste nessuna ripetizione, proprio attraverso le alte
Leggi fondamentali nella Creazione dei Tuoi Giorni,
delle Tue Notti, dei Tuoi maestosi Anni per noi inafferrabili che possiamo
sperimentare, il cui concetto di Tempo
nessun figlio può sondare.
50. Dalla Tua riserva segreta esiste la
Pienezza in Spazio e Tempo dalla Tua
magnificenza creativa, senza inizio e senza fine! Il Dono della Tua Bontà,
quell’incommensurabile BENE, da cui si rivela la terza Camera del Cuore di UR: DIO, alla cui Corrente e Porta, io ne
sono il guardiano. Dà inoltre Forza al Tuo buono spirito, affinché vegli anche
fedelmente nella luce come guardiano”.
51. Dice UR:
“Non è necessario rispondere prima alla tua
preghiera, e se credi che sia la gioia più grande portare per Me il covone,
invece di camminare alla Mia mano, allora voglio volentieri esaudire ciò che ti
dà gioia”.
- “Oh, Ti riveli sempre più riccamente
come buon Dio”, giubila Perutam.
52. “Pensavo anche…”, una piccola pausa
che Dio appiana con un sorriso, “… che essendo Tuo figlio, non sarebbe
necessario camminare sempre alla Tua mano. Ancora turbato dall’ultimo soffio del mondo, credevo che dovrei
farmi guidare in eterno, come ne hanno bisogno i bambini piccoli. Adesso mi ha
avvolto la Tua luce, e come guardiano posso camminare da me”.
53. “Appunto!
Figlio e figlia non hanno bisogno di una costante sorveglianza. Nel Mio
Santuario riceverai una Parola che illuminerà ancor più quella già data prima.
Per ora rimane ancora aperta una questione: l’andare da sé è giusto, del tutto
nella Mia volontà, ed eternamente bene chi Mi segue oppure chi cammina al Mio
Fianco. Non sarebbe anche giusto, se un figlio fedele, o una cara figlia, MI
prepari la via (come precursore)
quando si libera la strada sulla quale IO voglio camminare?”
54. “Questo è nuovamente difficile.
Sarebbe già bene se Tu inviassi qualcuno, ma nessuno potrebbe preparare la
strada per Te, liberare la strada che Tu – come detto – percorri fino
all’ultimo figlio più povero. Se questo rimane ora il TUO alto Diritto, come
potrebbe una creatura liberare la Strada per Te? Tu prepari i nostri sentieri,
vie, vicoli, finché sfociano nella Tua Strada la quale diventa così la nostra
strada. La Strada però è unicamente Tua in eterno, persino quando noi possiamo
porvi i nostri piccoli piedi.
55. Tu doni questa Chiarezza: non mandi
nessun Tuo figlio e nessuna figlia al posto di Te. Ogni missione davanti a Te,
ogni sacro ‘liberate la Via!’, vale
unicamente per la Tua Grazia, che invia in anticipo ogni irradiazione per
chiamare i figli, per risvegliare le povere anime, affinché nessuno rimanga
muto o dormiente, quando poi passa la Tua Luce, …Tu stesso! Solo così Tu invii gli angeli; solo così dei figli possono preparare la via
per Te, …certo, qui una via sulla Tua Strada e sulla Tua Via!
56. Tu lasci a Casa la Tua Magnificenza,
una lunga veste copre la Tua Santità, soprattutto per via delle povere anime.
Esse non sopportano la Tua luce, non lo splendore della Tua magnificenza.
Perciò gli inviati Ti precedono (i
profeti e il precursore), per spargere
una Parola, una Luce, per toccare i cuori rigidi, risvegliare i dormienti.
57. E se nell’Empireo Tu invii i Tuoi
messaggeri, allora è anche per un maestoso scopo, il quale è collegato con la
Tua rivelazione, con Te stesso. Se Tu
comandassi: ‘Guardiano, precedi!’,
allora questa celeste felicità sarebbe quasi inafferrabile. Solamente, …ciò mi
condurrebbe soltanto fino alla terza Porta del Tuo Santuario; là avrei da
aspettare, per aprire la Porta. Nondimeno, chiedo: ‘Fa che io Ti segua, donami la Delizia’!”
58. “L’avrai!
Chi Mi segue, cammina al Mio Fianco; chi IO conduco, questi Mi segue! Là
s’incrociano l’interiore e l’esteriore, visibilmente ed invisibilmente. Una
Manifestazione di entrambi i Fondamenti della Creazione, il che somiglia alle
tue due stazioni della Luce”.
- “Padre, sono soltanto sulla seconda;
la terza, di ritorno nella Casa del Padre, è il Tuo Santuario”.
59. Un Raggio solenne. “No, figlio Mio; il Santuario non è una stazione della
Via, è il Centro-UR visibile. Tutti i figli ritornati
a Casa camminano attraverso due stazioni, rispetto ai due Fondamenti.
Certamente possono formare intere file di strade
di soli o di stelle (stazioni
di luce d’incarnazioni e percorsi di luce),
ma ognuno dopo il suo Rientro nel Santuario può
continuare a visitare le sfere, per insegnare qua e là, aiutando i figli che
ritrovano la Patria come hai fatto tu. Oltretutto, nessuno è esonerato dal
servizio finché, proprio la nostra ultima figlia
più povera, una volta l’amabile Sadhana, potrà entrare nella Casa del Padre.
Fino ad allora i figli e le figlie sono disposti per il servizio del co-aiuto.
Tuttavia guarda, Perutam!”.
60. Nuovamente un fine Sorriso. “Non ti sembra come se fossimo ben vicini al Mio alto
Santuario? Ma come siamo arrivati fin qui? Non sei nemmeno passato dietro”.
- Uno stupore celestiale smisurato
s’imprime sul volto del guardiano. “Padre-UR, lo ha fatto la Tua bontà! Nel
cuore potevo seguirTi, essere come
figlio al Tuo Fianco. Invece, nel Tuo Santuario precedi TU”.
62. “Sì,
guardiano Perutam; poiché il Santuario è il Mio Luogo, dove la GLORIA in
GIUBILO è preparata per tutti!”
[indice]
Nel
Santuario, il Padre insieme ai Suoi figli benedetti
«Avevo detto: ‘Tu mi
chiamerai: Caro Padre!
E non cesserai di seguirMi».
[Ger. 3,19]
1. Alla terza Porta del Santuario si trova Alaniel e
Madenia, portatori della PAZIENZA, Raphael con Agralea, portatori dell’AMORE,
le Caratteristiche di Dio. Attraverso questa Porta passa proprio UR, dietro di
Lui il terzo guardiano ed Urea. All’interno attende Uraniel che si pone al lato
libero di Perutam. I principi della Pazienza e dell’Amore si aggiungono
strettamente. Una schiera mossa lietamente, che sulla sua via del ritorno
attende Perutam, il quale segue subito dopo.
2. Portano dentro la Beatitudine? Oh,
loro sono dei vasi aperti nei quali si riversa la magnificenza di Dio, da dove
Egli attinge i doni dell’amore: un meraviglioso avanti e indietro procedente da
Lui. La Tenda[86],
che separa il vano del Santuario in due parti, è arrotolata ai due lati, in
modo che i quattro Corridoi delle quattro Porte indicano liberamente al santo
Focolare. Sul terzo, il rosso, cammina UR, mentre sta andando verso il Seggio
del Governo dietro al Focolare e fa cenno a tutti che siano pronti a ricevere
la Beatitudine.
3. La sedia di Perutam, ad uno dei
quattro angoli del Focolare, si trova ora davanti al Focolare, mentre i primi, per quanto radunati, si siedono
sulle loro sedie e la schiera sta dietro a loro. Entrando, Perutam solleva ed
abbassa più volte il suo capo, da un lato per vedere tutto ciò che gli sembra
caramente confidenziale, e dall’altro, chinandosi davanti all’ultrapienezza di
ogni Grazia che gli capita. Ma già il Suo amatissimo Padre-UR
comincia:
4. “La Mia
parola è rivolta a Perutam, ritornato dal campo della fatica e dell’adempimento
del dovere. Il Mio insegnamento, che riguarda sempre l’Eternità, anche se è
‘temporale’, danno ad ognuno il suo denaro per il salario giornaliero, che Io
ora ti liquido. Conosco già il tuo ringraziamento, che ti avrei pagato troppo
con la continua Bontà, con la ricchezza della Mia Grazia. Ben per ognuno che
agisce secondo la migliore volontà, senza prima chiedere del salario.
5. A te si
mostra una Magnificenza ben conosciuta; ogni ritornato a Casa riceverà la
completa quota d’Eredità del Padre solo dopo una retrospezione. Qualcosa che il
fedele aiutante ha dovuto sperimentare, sovente sopportare sulla sua via del
mondo, viene purificato soltanto da ME davanti al Mio Focolare.
6. Questa è
una parte del salario per il vostro servizio che continuerà a preparare la via
ai bisognosi d’aiuto. Questi non sono mai stati nel Santuario, perciò li ho
chiamati ‘i figli che trovano la via
verso Casa’, che possono arrivare nella casa del Padre a loro sconosciuta.
Appunto, una retrospezione pareggia ancora molto di ciò che nella materia non
vi era riuscito e che Io non pretendo mai da un figlio.
7. Potete
agire come Me, il CREATORE? No, altrimenti ognuno sarebbe pure come un
Creatore. Per quale Forza? Per quale Pienezza? Quale forma mai vista prima
potreste impiegare per l’opera? Questo lo voleva
fare Sadhana, ma non lo ha potuto!
Ciò che ha creato nella caduta, non le è mai riuscito da quella Forza che Io ho
dato ai figli nati liberi dalla Mia Forza di Volontà. Non nel senso:
liberamente dalla Volontà dominante della Mia Personalità-UR.
8. Non le
era propria nessuna forma pensata da lei. Lei ha assunto quelle stesse che IO
le ho creato, anche secondo il numero come sono diventati i gruppi di figli.
Lei ha imitato quel numero dell’esercito delle stelle, ma rimase ferma sul
primo gradino del divenire. In nulla ha raggiunto la forma e il numero dalla
Mia Opera; le mancavano le Mie sante Forze
interiori, quelle assolute, alte, che
provengono dalla Parola “Sia fatto!”.
Queste non le ha nessuna creatura filiale. Così
l’ha modellata la Mia maestosa Sapienza.
9. Se
ognuno potesse procedere senza aiuto, allora egli stesso sarebbe dio, soltanto,
…lo sarebbe anche la sua stessa opera, e tuttavia avrebbe dovuto formare
dapprima se stesso. Voi sapete che questo è impossibile, altrimenti ci
sarebbero di certo dei singoli dove Io, ‘il
Dio che può tutto’ – questo è comprensibile solo per voi – dovrei dire: ‘Non posso fare di nessuna creatura un
Creatore’. E un ‘lasciar divenire’
non esiste.
10. Perché
non lo potrei? Non ho dato al figlio, con le Forze citate, la possibilità di
fare come da se stesso questo e quello, delle cose pari alle create? I Miei primi non hanno colmato i Giorni della
Creazione? Opera su Opera? Non avevano anche la Forza di partitore dei figli
dallo spirito? In più, ogni gruppo uno susseguente?
11. Se vi
facessi dei creatori, almeno ad uno, di ‘essere
come Dio’, allora dovrei prima disperdere il Mio Potere, per cui il Mio
elemento creativo andrebbe perduto, ma necessariamente, anche i creatori
creati. Da dove proviene ora il Mio Potere? L’ho creato quando Mi sono dato in
una Forma per voi? E questa, è sempre stata con Me? Vedete, quanto meno voi
siete un ‘creatore’, tanto meno si lascerà svelare il concetto del Mio
Essere-UR. Ma quanta più Forza vitale avrete, tanto più potrete comprenderlo.
12. IO
‘ero’, oppure… IO ‘sono’! Oppure Mi avrebbe creato un Altro? Allora, Io sarei come
voi, una Creatura, magari ben il Primo e il più Sublime? Questo lo
riconoscerete soltanto nel principio della finitezza; solo in voi e nella
vostra molteplicità della vita vi si rivela la Mia infinità, cinto nell’Ampiezza della vostra comprensione. Oltre
a questo Recinto, come oltre il recinto della vita libera, per le creature non
c’è né uno sguardo né un procedere! E questo per la vostra delizia!
13. Io sono
essenzialmente l’Infinità, anche nel Potere, dal Quale ho attinto tutte le
Opere nella molteplicità dei Pensieri. Io ero e sono, eternamente, il VIVENTE,
ugualmente nella forma, dalla quale ho preso l’Immagine e l’essere, per crearMi
un popolo di figli. Non per via di una solitudine, …poiché le Mie Opere erano
in e presso Me stesso.
14. Dalla
Mia stessa abbondanza del Potere dello Spirito, le Forze in Me si nutrivano per
porle inarrestabilmente nella formazione interiore davanti a Me e per pulsare
attraverso di esse. Così ogni Opera è rimasta in vita, come la Mia
vita le ha create. Dallo Spirito prendete cibo e bevanda, come avviene
anche nella materia. Quest’ultimo (processo) è il più minuscolo riflesso della nutrizione delle Mie Forze da Me
stesso. Per ogni genere di creatura viene dato il nutrimento che la Benedizione
del Creatore fa sorgere. Ed ogni sostanza fondamentale proviene da Me!
15. Avete
indagato, come aumenta l’acqua? Non intendo dall’afflusso di altre acque. Avete
visto che una goccia d’acqua cresce come il filo d’erba? (Giobbe 38,28-37) Così è della Mia Entità-UR. Anche per voi
può valere ciò che è bene per gli uomini:
‘Beato
colui che crede senza contemplare continuamente!’
16. Questo
non esclude la buona contemplazione del Cielo, altrimenti non sarebbe
necessario mostrarMi ai figli in una Figura, se deve valere la fede pura.
Prendere però la fede dalla contemplazione, è una cosa scarsa e non apre l’alta Porta della Luce.
17. Pertanto
ho unito la Parola con la contemplazione. Tuttavia, di ciò che non viene data
nessuna contemplazione, Io, nel ‘senza
Principio e senza Fine’ (Ebr. 7,3), sono il Mio Potere di Creatore che
moltiplica Se stesso. Chi crede questo, crede nella Mia Santità! E questa fede
come la contemplazione più pura non conosce nessun inganno, e fornisce
l’autentica Beatitudine del Cielo. Quello che porterà il Giorno dell’Amore[87] oppure poi le Opere
successive, lasciatelo tranquillamente al Tempo-UR.
18. Nondimeno,
anche questo: a causa della caduta, tutto è sintonizzato sullo stesso; perché i
caduti sono da sollevare. L’effettivo dell’avvenimento può essere naturalmente
compreso del tutto, soltanto nell’Empireo. Tuttavia – anche degli incarnati
cresceranno nella conoscenza della Luce
e – per quanto possibile – avere una Benedizione dalla visione nell’abisso, che
illumina la loro eternità, come appunto a voi”.
19. UR
dice al gruppo che sta alla destra: “Figli Miei,
quando ho creato a Lucifero, la Mia mano
destra, il primo luogo (periodo prima di Adamo), non l’ha accettato, poiché voi, come
i Miei cari grandi, siete accorsi in aiuto alla Mia ‘Mano destra’, perciò voi, per
la caduta, state sul lato destro.
20. Voi figli,
raggruppati sulla sinistra, avete prestato il vostro servizio d’aiuto
nell’ultima epoca di tempo (dopo
Adamo). La
Mia mano destra ha escluso Satana, senza che lei sapesse che la stessa
l’ombreggia sempre. Per lui il Cuore-UR è entrato sul Piano; ma sullo stesso ho
posto ora la Mia Mano destra. Ambedue le vie del co-aiuto some parimenti
difficili e benedetti; perché discendere e raccogliere della materia, vi costa
molto superamento.
21. Vivendo
puramente nella Luce, rinunciare alla vostra ricchezza per dei caduti cattivi,
…o figli, questo ha richiesto piena abnegazione alla Mia Opera di redenzione!
Per i portatori del co-sacrificio nell’ultima epoca d’Aiuto (da Adamo in poi) è certamente più facile andare a visitare
il buio, per questo è resa più difficile la lotta che si affila per la
decisione. In tal modo le due vie del sacrificio si pareggiano, certamente
dapprima tramite la Mia Bontà, ma anche per il vostro servizio.
22. Guardiamoci
l’ultima epoca nella quale gli spiriti incarnati si sono appoggiati
sull’esperienza, mentre gli esseri incarnati lo hanno sfruttato per la loro
cattiveria. Gli spiriti attingono dal sapere una sapienza che serve loro in
tutti i punti della vita: pensieri più profondi, parole pure, buone azioni, da
cui poi, come conseguenza, proviene il loro rapido ritorno in Patria.
23. Davanti
al Santuario vedete la Fonte del Giorno
delle Mie Forze per i figli e per le Opere. Voi sapete che nasce dalla Fonte della Mezzanotte che assomiglia al
Mio Essere invisibile, mentre la Fonte del Giorno assomiglia alla Mia
Visibilità. I quattro Torrenti dalla Fonte e i quattro Alberi della Vita valgono per la
Mia rivelata quadruplice Entità-UR. Tutto questo lo sapeva Sadhana; soltanto,
come Lucifero, la materia si ammassava sulla visione della conoscenza.
24. Allora
(prima di Adamo) non ho fatto mancare di
indicare a Lucifero su tutto, tramite delle opportunità – eccetto la Mia
Contemplazione in profondità – quello che una volta lei aveva vissuto come
Sadhana, nella Luce. Dunque, da quando esiste soltanto un’ulteriore Era divisa
in due (prima
e dopo Cristo), gli sarà
mostrato nella Parola e nell’Immagine, che deve spingere lui stesso – con
l’Aiuto del Mio Sacrifico – al ritorno.
25. Io ho
dato il Mio Santuario al mondo come Simbolo (Es. 25,9).
Quello che gli uomini si creano come ‘santuari’, ha
poi solo il diritto di un paragone, se là viene tenuto un servizio che può
sussistere dinanzi a Me. Altrimenti sono delle opere della caducità. Non ho
dischiuso a Lucifero l’interiore, ma solo le cose che sono da vedere
nell’esteriore. E questo – come Primo – sono la Fonte del Giorno, i quattro
Torrenti e i quattro Alberi della
Vita.
26. La Mia
Luce, rappresentata come Eden, l’ho donata agli uomini nel terzo tempo, al
primo angelo guardiano Orytam ed Hagar”[88].
Gli Occhi di UR riposano caramente su di loro. “Quanto difficile quest’ultimo
tempo di Grazia è da portare al caduto, lo sapete attraverso le amare seduzioni
di entrambi, alle quali son caduti. (Gen. 3,1-5)
27. Loro
hanno riconosciuto il significato dell’Eden,
della Fonte e degli Alberi presso la Fonte. Satana lo percepiva come motivo. Questo aumentò la
caparbietà dal distacco. Per colpire ME, ha sedotto la gente dell’Eden. Che con
ciò colpì se stesso, gli è certo; soltanto, non lo vuole riconoscere. E’ come se
un uomo sopprime l’ammonimento della coscienza. Temporaneamente è possibile, ma
all’improvviso tutte le immagini si risvegliano.
28. Per
mostrargli che i suoi sforzi di combattere contro il Mio Potere di Creatore
sarebbero rimasti infruttuosi, gli ho mostrato di più della Casa del Padre. Sì,
gli ho insegnato il perché non può diventare creatore, poiché alla creatura non
rimarrebbe nulla, né gioia, né beatitudine, né l’amorevole procedere nella
ricchezza della magnificenza dei Miei Doni, se fosse per se stesso un centro di
creatore.
29. Questo
desiderio ha tolto a Sadhana la bellezza e la possibilità di una propria
perfezione. Perciò ho ordinato ai figli dell’Eden di non mangiare dal primo Albero, il Simbolo del Potere del
Creatore. Ho indicato quanto ricco era il paese del primo Torrente: oro
prezioso come il più nobile quando viene valutato nel modo giusto, come IO sono
il giusto Creatore.
30. Inoltre,
di usare della resina per il buon profumo e per l’incenso. Terzo, il paese
celava le pietre preziose del Pison, in più, il chiaro onice. E questo indica:
“L’oro è la Mia Potenza di Creatore; la resina il collegamento con la creatura;
le pietre preziose sono quei Doni con i quali ogni figlio può adornare lo
spirito insieme all’anima. Le tre cose indicano ancora che nel Creatore si cela
il Mio essere Sacerdote, Dio e Padre. Tutto questo, Lucifero lo ha notato.
31. Più
tardi, tutto è stato trovato, solo che si è perduta la delizia dei Doni. In segno che IO – benedicente – avevo coperto la
magnificenza della (Mia) Visibilità, per quanto
riguarda il Mio Essere Sacerdote, Dio e Padre, non esistevano negli altri paesi
presso il Torrente del Gihon, del Hiddekel e dell’Eufrate, eccetto tesori
generali materiali, nessuna ricchezza dalla Luce.
32. Dato
che Satana si è opposto al Mio Potere di Creatore, ha perduto la Luce del Mio
essere Sacerdote, la contemplazione
dell’Entità di Dio e il collegamento
con il Cuore di Padre, quindi la Mia
meravigliosa Figura nella luce. Ma ciò non escludeva di mostrarMi ancora ai
fedeli incarnati, ma in una luce coperta, come ho dato anche il segno tramite
Mosè.
33. Dopo
che Satana – simile ad un serpente – vinse apparentemente e passò attraverso il
suo inferno nell’ululo del trionfo, dovette comparire dinanzi a Me. Non Mi
vedeva, mentre le Mie due persone dell’Eden potevano ancora vederMi. Ma si
accorsero subito che Io portavo un'altra veste; lo Splendore, la ‘Magnificenza
del Volto’, era velata. Ma persino quel poco che dovevano vedere, abbagliò il
loro cuore, tanto da nascondersi da Me.
34. Prima
ho chiamato Adamo perché era il primo responsabile per l’Eden. Satana, gettando
le sue colpe su di Me, esclamò a Me attraverso Adamo, che IO gli avrei dato la
donna, cosicché si era lasciato sedurre; lui quindi era senza colpa. Così disse
Sadhana: ‘Tu mi hai fatto in modo
negativo; non lo voglio più essere. Come portatore di un Potere, sono positivo
come Te’.
35. Sadhana
era di figura amabile come quella di un essere puro, l’ho racchiusa ben
custodita tra Me e i Miei principi. Per questo l’ho indicata come ‘seconda Eva’[89]: ‘Il serpente mi ha sedotto!’. Non ha dato la colpa né a Me né ad Adamo. Ora la terza
domanda era per Lucifero, che è diventata subito anche un giudizio.
36. Per
l’eterna Misericordia ho spinto anche Eva in mezzo alla misura di punizione.
Come infine, per il centro di gravità della redenzione
sarà chiamato Lucifero, così Adamo nel santo anticipo. Satana lo doveva
riconoscere, anche, ‘… e mangiare dalla
terra per tutta la vita!’. Il Figlio dell’Amore proveniente dal Regno terreno della Mia Camera del Cuore
di Dio. Lucifero deve nutrirsi dei suoi doni; sì, che lo voglia oppure no. Nel
simbolo, il serpente che mangia la cosa più materiale della materia.
37. Il
cherubino Michael ha chiuso l’Eden. Non è stato distrutto! Tuttavia nessun mondano
ha mai ritrovato il luogo maestoso. Si son costruite delle città caotiche sulla
Terra dell’Eden. Anche un’immagine: lo spirituale è rimasto conservato,
invisibile. La Fonte che procedeva dai Fiumi, non sarà mai trovata. Attraverso
delle eruzioni il loro inizio era differente. E anche questo significa
qualcosa.
38. Come Mi
mostro nell’Empireo, non è dato all’esterno dello stesso. Là Io compaio sempre
nel modo in cui i figli lo possono sopportare. Tuttavia, nonostante la caduta,
nonostante la materia, ho portato del Magnifico giù, come Mosè ha portato le tavole della Legge nell’abisso. Così
come lui doveva coprire il suo volto, quindi Mi sono coperto anch’Io. Come però
Mosè è rimasto Mosè, così Io rimango la santa Entità-UR, …con e senza velo!
39. Un ulteriore
domanda è ancora una delle più difficili; il perché ho lasciato a Sadhana la forza tramite la quale poterono divenire
degli esseri, se per lei non era prevista nessuna parte di popolo. Come
potevano essere capaci di vivere questi esseri senza la Mia Forza spirituale?
Con la progressiva redenzione, di cui Satana non vuol sentire ancora nulla, a
voi si può rivelare l’ulteriore. Quindi ascoltate.
40. E’
Sadhana caduta perché era una figlia, così come la perdita dell’Eden in
generale grava su Eva? Ho Io forse
negato alle Mie figlie, quello che spetterebbe solamente ai figli? Lo negate da
voi stessi. Entrambe le parti di figli, certo differenti, ma soltanto nel genere, non nel valore, Io li ho creati dal Mio Potere di Creatore, che nessuno
possiede né di meno né di ‘più’.
41. E se
avessi nascosto a Sadhana quello che è affluito successivamente ai nati? Oppure
lei è caduta perché aveva ottenuto una misura speciale? Quest’ultima era
avvenuta nella compensazione di una richiesta, che lei aveva da riscattare verso
l’Opera. Anche i principi hanno
ricevuto di più che tutti i nati dopo; per questo hanno da prestare di più.
Prestazioni e Doni sono precisamente da soppesare. A questo riguardo, un ultimo
figlio piccolissimo ha ricevuto la stessa misura, …la misura di figlio!
42. La
Giustizia mette ognuno al posto sul quale può agire: per il popolo e per se
stesso. Da ciò si vede che la primogenita ha ricevuto senza preferenza, senza
svantaggio, il suo primo Posto presso di Me nella luce. Lei si interessò a
questo primo posto, dopo che era maturata nella conoscenza.
43. Dato
che prima non era cattiva, più per l’ultrafervore, Sadhana stessa voleva
creare, perciò le ho conservato il suo seggio, che oramai riavrà solamente alla
fine. Lei ha visto il limite della sua usurpazione; e dato che non l’ho ancora
limitata – poiché anche lei doveva superare la prova della sua libertà della
Creazione – lei ha pensato di mettersi accanto a ME. Qui cominciò la sua
caduta.
44. La
cosciente cattiveria, un tendere al Potere, non provenne più dopo il dovere,
come l’AMORE le ordinava. Lei perse Me,
non Io Mia figlia! Questo le è rimasto ignoto. Per facilitarle un ritorno,
ho spinto la sua usurpazione fino al bordo della Creazione. Così le rimase
conservata la Forza con la Quale soltanto si può continuare a operare nello
spazio e nel tempo. Sia in modo legittimo oppure contro il Mio Ordine, non l’ho
subito soppesato al primo posto.
45. Con i
Doni e la Forza, agendo raccolti in lei,
non le sarebbe mai stato facile accettare la redenzione. Finché non avrà
consumato quella parte di Forza che doveva rimanerle personalmente, se non le
deve essere tolta l’esistenza, non vedrà – come finora – nessun servizio
d’aiuto.
46. Per
questo motivo, Io non solo ho permesso questo – qualcuno lo chiama un ‘non-poter-far-diversamente
– bensì l’ho combinato mediante la creazione di molti esseri, affinché lei
stessa consumasse quella parte di Forza che era rivolta all’adempimento del
dovere. In costoro è investita; Satana non la può usare per sé, può solo
abusare del popolo degli esseri all’azione. Quanto poco nel rapporto del Mio
Potere di luce e con le forze dei fedeli gli riesce, anche se Perutam pensa che
sulla Terra ci si accorga moltissimo dell’agire,
ve lo deve illuminare un esempio.
47. Sadhana
si è trasformata nell’esteriore come una creatura-uomo, ma non perde mai il
ricordo del suo vero essere. Di conseguenza sarebbero da preferire le sue
figlie. Questo non le riesce, e ciò dimostra che ha perduto il suo essere figlia. Anche questa non è nessuna
concessione che nella materia le figlie devono stare da parte generalmente per
lungo tempo, tanto quanto una pedina da gioco maschile di umore virile. Questo
cambia non appena la prima figlia è sulla via del ritorno.
48. Le Mie
figlie del Cielo portano un peso d’onore che giace sulla povera sorella come
unico-carico. Oltre al Mio Sacrificio d’espiazione, questo è un peso massimo.
Con ciò Satana deve percepire che non devo stendere nessuna Mano per confondere
i suoi piani. Lui può agire come vuole fino al limite della Pietà, perché
all’interno dello stesso la Mia Legge gli preserva la vita. Ma non può andare
oltre i suoi stessi limiti.
49. Lui
tende ad andare oltre e questo ha un effetto mondano, come se fosse il padrone
soltanto lui. Io purifico le usurpazioni, anche se dapprima non sembra. Ebbene,
…voi lo vedete come conservo la regione, finché Mi serve per la liberazione del
figlio caduto e degli esseri.
50. Ancora
un problema, se per i cosiddetti figli piccoli le Mie Forze di Creatore non
bastavano più. Allora domandavano persino i Miei cari grandi il perché non volevano avere nessuna preferenza. Riflettete:
‘Non è meraviglioso se vi potete servire
reciprocamente?’. Non esisterebbe nessun servizio se tutti i figli stessero
nel genere sullo stesso gradino. Nel valore – e da questo dipende primariamente
come ho creato preziosi tutti i figli
– non esiste nessuna differenza. Anche questa è la parte della vostra
beatitudine.
51. Della
libera volontà che ho attinto dalla Mia Volontà di guidare, sia detto: ‘La Mia gente del campo e della vigna sanno
molto bene come questo viene osservato nella materia e, …falsamente impiegato’.
Perutam doveva lasciare a molti la loro cattiva volontà, lui poteva guidarli
solo attraverso la Forza dello spirito.
52. Satana
s’immaginava che non potrei mai limitare la sua volontà, comunque rinnegandoMi
sempre di più nella Mia Divinità. Dovrei rispettare la sua volontà, altrimenti
la Mia Creazione attraverso la libertà cadrebbe in se stessa attraverso la libertà
ai figli. Sarebbe un controsenso dare una Legge, ma senza osservarla
pienissimamente. Lucifero, i suoi succubi e molti incarnati hanno dimenticato
quanto segue:
53. Da
quale Parte del Mio Potere ho preso la Legge della libera volontà? Su quale
Base l’ho impiegata? Avevo dato la libertà senza spazio né tempo? Se è
libertà, perché l’ho chiamata ‘Legge’? Dapprima l’osserviamo nell’insieme,
prima di cercare una risposta.
54. Se Io –
per qualsiasi ragione – dovessi lasciar valere questa intoccabile libertà,
mentre si riferisce a tutti i figli verso una o l’altra direzione, …vedete, non
avrei mai dovuto pianificare un’eterna redenzione, che significa un ‘intervento
di diritto’ nella caduta di Satana; inoltre, ancora un intervento di diritto
presso tutti coloro che sono stati catturati dalla caduta.
55. Ancor
meno dovrei elevare l’eterna redenzione, di cui Lucifero non ne vuol sapere
nulla, al Mio stesso Percorso di Sacrificio (Golgota), perché con questo, in collegamento
con la generale redenzione – già prevista prima della caduta – varrebbe la
decisione, cioè: la redenzione attraverso la Volontà del Governo, oppure un
sostare nella libera volontà della creatura, senza Guida, attraverso la Grazia!
56. Certo –
Sadhana era caduta ‘liberamente’; ma la frammentazione della parte di Forza
nella Creazione dei suoi esseri, non fu – come vi ho già detto – nessuna pura
autorizzazione. Fu un santo Intervento guaritore! Un passare oltre il limite
della Legge della libertà del figlio creato, avrebbe provocato una
dissoluzione, se questa libertà non fosse stata appunto inclusa oppure serrata
sulla base della Legge. Fra che cosa? Ascoltate e comprendete la Mia Parola: ‘Tra la Mia Volontà e la Mia Misericordia!’
57. Per la
gentile e clemente rivelazione ai figli ho inserito ME nei limiti dati, quanto
più le creature hanno bisogno di un limite nello Spazio ultra limitato
dell’infinito. Questo non può riferirsi solamente alla visione e alla Parola,
trattandosi in modo predominante della loro esistenza. Senza il recinto della
Mia magnifica libera Volontà, nessun figlio si legherebbe da se stesso a Me.
58. Io ho
fondato sulla reciprocità unicamente il più intimo collegamento tra Me e voi,
…anche in anticipo! Se è avvenuto così, cosa sarebbe della pre-pensata
reciprocità, tra la Mia Volontà di Governo e la vostra libera volontà di
creatura? In seguito a questa indicazione, osserviamo più da vicino le Mie
domande come l’alto Insegnamento.
59. Prima
domanda: ‘Da quale parte del Mio Potere ho tratto la Legge della libera volontà (libero arbitrio)?’.
Una domanda parziale (per sapere)
se questo si è svolto prima oppure dopo la
Creazione dei Miei figli. Un ‘dopo’ non Mi si può addebitare, visto che volli
vedere prima come si sarebbero sviluppate, oppure come si sarebbero dovute
adeguare le Leggi fondamentali. Le leggi sono sorte nel ‘santo Anticipo’ e in queste vi ho inseriti.
60. Le
Leggi, allora, non starebbero al di sopra del Mio popolo? Dunque – se al di
sopra o al di sotto – ogni vita affidata a loro, insieme allo sviluppo si
dischiude per il perfezionamento creativo solo quando vivono all’interno delle
Leggi fondamentali, che Io non ho elevato al primo posto perché annuncino il
Mio Principio-UR, bensì perché servano ai Miei figli.
61. Proprio
per questo ho creato prima le Leggi fondamentali, affinché potessero giungere
alla loro efficacia con il primo respiro di vita del primo figlio. È stato
miglior terreno sul quale ho posto i Miei figli. Se questo non fosse stato dato
prima, – dove dovevano allora stare loro? Inoltre, ancora dinanzi al Mio volto?
62. E
qual’era il suolo che doveva servire ai figli come Legge fondamentale, da cui
ho preso anche la libera volontà? Ora, Perutam, come la buona conoscenza
raccolta nella tua lunga via di co-aiuto, puoi dare tu una risposta”. UR fa cenno al guardiano di avvicinarsi.
- Costui
si alza gioioso, si reca al posto dove si trova la sua sedia e dice
intimamente:
63. “Dal pieno del cuore Ti chiamo ‘Caro Padre’; ci unisce con Te il Tuo
santo Cuore di Padre-UR! Sia Creatore, Sacerdote oppure Dio, …TU sei il nostro
UR, l’Eterno-Santo, l’Eterno-Unico e Veritiero! In verità, quel Fondamento, che
nessun figlio sonda, da questo Tu hai creato la santa Legge della vita, la Tua prima Condizione-Ur, su cui hai fondato
Opera su Opera. Tutto ciò che Tu dai, tutto ciò che noi contempliamo e
riconosciamo, testimonia del Tuo inesprimibile maestoso ATMA!
64. Dal Tuo ATMA hai preso le Leggi
nella Forma pre-pensata, un Segno come Tu siedi sul Tuo Seggio da Governatore
ed hai dato pure a noi una sedia. Da ciò si può anche dedurre la libera
volontà. E nuovamente il maestoso: anche se sei il Creatore che non sei legato
a nessuno spazio e a nessun tempo, nella
rivelazione Ti leghi comunque al Tuo Seggio, al Santuario, a quel Luogo
dove Ti possiamo incontrare.
65. Se la nostra libertà proveniva
dall’ATMA, allora può svilupparsi soltanto nello
spazio il limite delle Tue Leggi-Ur. Sadhana insisteva sul suo essere libera,
ed è caduta. Se ci sottomettiamo alla Tua
Volontà, allora siamo liberi, …liberi dalla nostra arbitrarietà! Tu guidi incomparabilmente sapiente, più di
quanto possa pianificare chiunque il suo vicolo. L’ho saputo nel Santuario,
dove mi sono affermato sulla via da viandante, e lo dichiaro davanti al Mio
caro Padre-UR”.
66. “Questa
risposta è un autentico pezzo riportato a Casa”. Il buon sorriso di UR benedice tutti coloro che si chinano al peso
della Grazia e guardano nuovamente all’amato Volto. “Non è completamente nuovo,
ma quello che viene trattato qui, di questo cade una parte della Benedizione su
coloro che seguono il ritornato a Casa, oppure che sono ancora uniti con e nel
mondo: parenti, amici ed anche cattivi vicini. Questi ultimi hanno quasi sempre
più bisogno di lui. –
67. “Ora
prendiamo la seconda domanda: ‘Su quale Base ho
impiegato la Legge della libera volontà?’. Lascio a voi chi vuole dare la
risposta”.
- Si fa avanti Urea,
posa le sue mani sul santo Focolare e dice: “A Te, amato Padre-UR, sia rivolto
il nostro ringraziamento.
68. Tu hai preparato amorevolmente il
ritorno del guardiano quando ha
chiuso gli occhi per il mondo ed è arrivato al tuo Albero della vita. Lascia
che lui adagi qui il suo grosso fascio di covoni, una spiga dopo l’altra, di
cui puoi gioire Tu e noi”. Urea si siede di
nuovo accanto ad Uraniel sulla sua sedia.
- Perutam
la ringrazia e comincia nuovamente:
69. “Non è difficile andare a fondo di
questa Domanda, dato che la Luce-Ur ci irradia. Ma se il nostro sapere venisse
solo da questo Flusso, in tutte le cose saremmo un riflesso, e non un figlio in
cui Dio ha soffiato il Suo Spirito. Certo, UR ci deve irradiare, prima che noi
possiamo giungere ad un progresso, come abbiamo anche bisogno della Scintilla
dello Spirito-Ur, per possedere una propria vita.
70. La base sulla quale è da impiegare
la Legge della libera volontà e senza la quale non esiste nessuna Libertà, è la
seguente: ‘Nulla è libero, se non
possiede nessun Fondamento!’. Se sei Tu stesso, o Padre, il Fondamento-Ur
di tutte le cose, allora Tu sei anche la Base delle Leggi. Tu hai rivelato la
reciprocità, che hai creato. Ed appunto questa reciprocità potrebbe ben essere
la migliore base sulla quale può agire la libera volontà, appunto così:
71. La Tua Magnificenza della volontà,
il primo fondamento sul quale Ti poni per la creazione delle Tue Opere, ci fa
incontrare Te, chiamati oppure liberamente, perché quando ci spinge un ardente
desiderio , allora non esiste nessuna Porta chiusa. Come Tu sei e rimani il
PRIMO eternamente, così anche la Tua volontà in ogni tempo. Questa è la Base
sulla quale si può sviluppare la libera volontà.
72. Se la lasciano agire su questa,
allora è anche da utilizzare da noi stessi come Dono. In chi fa questo, la Tua
alta Volontà di Governatore ha sempre il primo Rango. La Volontà di UR come
base è contemporaneamente il santo spazio nel recinto nel quale noi possiamo operare nella vera libertà”.
73. Gli occhi di tutti splendono nello
sguardo profondamente scuro di UR. Ah, quanto Gli sono vicini gli spiriti
ardenti di Luce! Nell’Empireo ci si può adeguare ben facilmente nella Volontà
di Dio; ma anche loro lo dovevano imparare. La prova della libertà della
Creazione era molto difficile. UR benedice nuovamente la schiera e, …ecco che
sul Focolare giacciono due meravigliosi fiori bianchi. Chi ha visto come erano
arrivati qui?
- UR
indica tutt’intorno e dice con Gentilezza:
74. “Il
vostro dono! Certamente ha parlato Perutam; ma domandategli se è lui che ha
creato i fiori”.
- Il
guardiano alza la mano: “No, caro Padre! Tu li hai creati, per la nostra
gioia e per spronare ad ulteriori sforzi. Ma se Tu, in più, hai accolto
volentieri la mia risposta, allora tutti i figli qui riuniti, sui Soli di luce
e persino i viandanti su poveri mondi che però si piegano alla Tua Volontà, ne
hanno contribuito”.
75. “Sì,
fedele. Le Sostanze sono da Me, la produzione vostra, …sulla Mia mano di
Creatore. – Quindi affrontiamo la terza
domanda: ‘Ho creato la libertà
senza spazio e senza tempo?’. Lascio giungere a gocce per qualche incarnato
che la libertà porta materialmente al delirio. Ma anche la risposta, ora però
ancora limitata, più tardi dovrà giungere comunque come un ampio fiume sugli
incarnati[90].
Parla, Perutam!”
76. “Caro Padre-UR, sulla Terra
esisteva qualche follia. Se ora chiamo Israele, dove potevo discendere, non è
perché da solo sarebbe caduto alla follia della libertà. Quanto ha dovuto
soffrire Uraniel come Mosè, quando degli avversi non volevano lasciarsi guidare
da lui per ‘la spinta della libertà’.
Mentre gli erano sempre appesi alla veste, – con ogni piccolezza.
77. Nella prigionia, confinati nel
deserto, nonostante la viva protesta senza libertà – ma con le Tue maestose
Leggi fondamentali – ah, allora si sbarravano duramente. Queste distruggerebbero
ogni libertà, sarebbero un incatenamento. E che cosa erano questi meravigliosi ‘Tu devi!’? Non sono stati senza spazio
e senza tempo; infatti valevano per le creature, le quali necessitavano di
spazio e tempo come base della vita.
78. Si analizza la Parola ‘Legge’ come una durezza, indegna di un Dio. Soltanto – dove
la cosiddetta ‘vita’ creava le barriere, la si accettava volontariamente, vi ci
si adeguava. Solo le Leggi della Luce sembravano restringere. Pochi guardavano
dentro alla profonda magnificenza della Vita. La nascita, legata a spazio e
tempo, allo sviluppo e alla morte, tutto questo era cinto nella guida del
Creatore, facendo ben riconoscere i Comandamenti di Dio.
79. Tu, nostro caro Padre, hai preso
dalla Tua Infinità-Ur un finito dopo l’altro. Li hai chiamato ‘Giorni della Creazione’ e vi ci hai
messi dentro. Ne hai tratto persino la prima Condizione-Ur ‘VITA’ per noi figli
condizionata da Spazio e Tempo, le Leggi fondamentali di cui ne fa parte anche
la libera volontà. Senza Leggi fondamentali non potremmo né vivere, né sentire,
meno ancora avere una propria consapevolezza.
80. Perciò hai posto tutto il Divenire
nel recinto di un finito, prevalentemente la libertà. Questa non può mai essere
non legata, perché altrimenti non sapremmo cosa farcene. Delle assenze di
limiti non si possono sperimentare come creature. Le assenze di limiti non ci
servono nemmeno. La Libertà senza limite di Spazio e Tempo sarebbe per noi una
cosa del tutto sconosciuta.
81. Hai recintato il popolo filiale
dalla santa Eternità-Ur in Spazio e Tempo, perché tutto ciò che ci serve,
quello che possiamo usare e possedere, si trova pure all’interno di Spazio e
Tempo. Così pure la libertà nella Libertà creativa della Tua Volontà, la nostra
esistenza di vita nella Tua Magnificenza di Vita!”
82. “Ancora
un fiore bianco!”, UR solleva il
terzo (guardiano/Perutam). Nel Santuario riecheggia la Gioia. Dio pone la quarta
domanda come benedizione che viene data alla materia. “Se è ‘libertà’, perché l’ho chiamata ‘Legge’?”, UR fa cenno al guardiano.
- “Tu lasci libera la risposta”,
risponde costui, “là il Mio Amore recinge la
libertà, perché non devo agire secondo questa, ma secondo l’AMORE, …e lo
voglio! Questa è autentica libertà!”
83. Lui conduce un figlio più giovane
al santo Focolare. “Padre-UR, fa sentire ai Tuoi piccoli che loro stanno sullo stesso gradino come noi primi, nati secondo il valore. Il figlio darà la risposta”.
Allora tutti giubilano e si schierano intorno al santo Quadrato delle Colonne
del Governo. Si trovano vicini al Seggio di Dio.
84. Il figlio
della luce dice: “Caro Padre-UR, ci hai elevati ad una beatitudine che
si gusta, ma non è mai da misurare. Posso parlare, mentre Perutam avrebbe altro
da dire. Ma quello che so, l’ho da TE. Accogli dapprima l’amore e la gratitudine”.
Il giovane figlio s’inginocchia dinanzi ai
gradini del Trono e posa le mani nel Grembo di UR. Egli accarezza il fanciullo.
Dopo va di nuovo davanti al santo Focolare e comincia:
85. “Se è libertà, perché è una Legge?
Ogni Legge fondamentale è data dal Seggio del Governo, meravigliosamente
radicato con esso. Noi stiamo seduti su una sedia, quando Tu ci benedici con il
Tuo insegnamento. Pure così, quando i Tuoi primi
stanno dinanzi a Te, per il Tuo e per il loro diritto; questo significa
costanza, la sede o posizione di diritto di tutte le Tue cose.
Le Leggi sono
il fondamento delle Opere!
86. I corpi celesti percorrono le loro
orbite, nella Legge della direzione e nel corso. Chi vede attraverso quale
Forza essi procedono? Se non agisse costantemente il Potere del Creatore, non
visto, se non formasse ogni orbita dei Corpi celesti, immutabili nella Legge
dello Spazio e del Tempo, …nessuna struttura potrebbe volteggiare liberamente e
magnificamente. Questo è possibile solo tramite la traiettoria posta.
87. E noi figli? O caro Padre-UR, Tu
hai donato la ricca possibilità di muoverci liberamente; non inteso per primo
l’esteriore, perché la forza e la capacità del nostro spirito provengono
appunto da Te. I pensieri sono di formare liberamente nella parola, questa fino
all’azione. Mi sono inginocchiato dinanzi al Tuo Trono, né comandato né
respinto.
88. Quando l’ardente desiderio ci
spinge a Te, troviamo sempre aperto il Tuo Santuario, come sempre il Tuo Cuore.
Possiamo chiedere per noi la via per un mondo, dalla libertà del nostro amore.
Tuttavia le abbondanti possibilità provengono dal saldo percorso che Tu avevi
previsto. Questo Tuo ‘prevedere’ è pari alle rive di un fiume, il cui percorso
è predeterminato. Se l’acqua esce una volta dalle rive, ci saranno – come nella
materia – delle catastrofi.
89. Questo si è visto in Sadhana. Lei
voleva sommergere le Leggi e si è gettata via nella sua lontananza. Che per
maestosa Grazia, e perché le Leggi di UR non si possono mai distruggere, la sua
via era legata, appunto nelle Rive della Legge e della Grazia, e noi lo abbiamo
sperimentato nella Luce della Magnificenza di UR.
90. Nel predominio dello spirito si
trova la forza vitale e la capacità, il ‘previsto’, basato sulla Legge, …per il
nostro bene! Noi riconosciamo la Legge
della vita, da cui sono sorte le altre. Noi ci accorgiamo precisamente se i
pensieri sono buoni, se le parole sono giuste, se gli atti sono utili. E
sappiamo che tutto ha una conseguenza.
91. Questo proviene solo dalla libertà?
Non è anche l’ardente desiderio un Dono? Non ha collegato UR, lo scopo ai Doni,
che ci lasciamo formare dal Suo
Spirito? Non rimaniamo nelle rive che EGLI ha magnificamente creato? Quanto è
giusto chiamare Libertà una Legge! LUI ci ha inserito nelle Sue Opere creative!
Una realizzazione di tutte le cose è
proceduta dal Suo Seggio di Governo, e dopo ci ha ‘posto’ una ferma direzione
come buona riva, poi il decorso, che è la vera Libertà, …all’interno della
riva.
92. Questo, offre una meta che si trova nella Legge della
vita? Oh, resta del tutto magnificamente serrato, finché UR non abbia liberato
le Opere dall’Anno-UR, di Pensiero e di Parola, nell’Anno dell’Azione.
Nella conoscenza di ciò è da tendere liberamente alla meta. Un viandante la
raggiunge facilmente quando gliela si nomina e gliela si mostra. La meta è
ferma, il cammino invece è libero.
93. Il Creatore e il Suo Santuario sono
la nostra Meta più sublime. Il tendere verso di Lui come ogni buona volontà è
la libertà della nostra azione. Comunque, ancora molto di più che io non
conosco ancora, indica quanto magnificamente UR ha elevato la libertà a Legge.
Per noi non è un problema sapere che ogni procedere del buon Creatore-Padre è
sempre il meglio per noi figli e per
le Opere. Ed anche noi siamo la Sua Opera!
94. Io sono stato sul povero mondo (la Terra),
anche se il mio percorso è stato facilitato. Là molto viene raggirato!”,
l’oratore si sta scaldando un poco. “Quanto è triste che dei credenti cadano
così facilmente nella confusione provocata dall’oscurità. Più tardi ho notato
il collegamento, soprattutto, quando ho lasciato il mondo. Ora giubilo al
Padre:
95. La Legge della libera volontà è la
cosa più meravigliosa, prelevata dal fondamento della vita la quale porta la
libertà al nostro spirito”. Rivolto a Perutam, il
giovane figlio dice: “Tu lo avresti formulato molto meglio e molto più
brevemente”.
- “Per questo, chiediamo al Padre la Sua
Opinione”, risponde costui.
96. “Molto
bene cercare la Mia opinione”, nuovamente
lo stupendo sorriso di UR. “Non fa male che il
nostro favorito abbia parlato più a lungo di quando era necessario, perché di
ciò che ora succederà, viene data una parte alla materia. Quindi è una ‘Benedizione lunga’ che viene derivata
dalla lunga risposta.
97. Appunto
questa Benedizione si rivelerà sul mondo più povero (la Terra, quando sarà) alla sua fine, dal Mio
insegnamento e dalle vostre vie del co-aiuto[91],
che sarà poi di salvezza per qualche viandante. Il
perché solo per certuni, del perché non per tutti, lo può spiegare Perutam”.
- Costui
prende il fanciullo alla sua mano, mentre gli altri si schierano fittamente
intorno al Padre, e comincia:
98. “A quel tempo (il nostro ultimo tempo), l’uomo materiale non vorrà sapere quasi nulla della
Luce e della Grazia. Per vero allora l’oscurità non sarà più grande; le sue
acque torbide (i piccoli delle
tenebre incarnati) saranno quasi
esaurite. Si tratta unicamente anche del resto, di quel denso fango, se deve
risultare una piena purificazione. È comprensibile che il fango, come la cosa
peggiore, respinge da sé la Luce e la Grazia.
99. Perciò solo gli ultimi viandanti della Luce potranno avere la
lunga Benedizione, poiché la Benedizione fluirà negli amati di Dio come vasi.
Attraverso costoro saranno benedetti un po’ alla volta anche i materiali, anche se la grande
maggioranza lo sarà solo dopo la loro morte. Quindi non dipenderà da molti
degli amati, ma dalla Luce e dalla Grazia di nostro Padre (le Sue rivelazioni) come una lunga Benedizione”.
100. “Di
questo, dipende!”. UR si reca al
santo Focolare, che presto viene circondato. “Per
questo spiego una delle Mie parole, che ho dato ad Uraniel nel mondo e che
Perutam l’ha pure sentito. Entrambi hanno compreso quella parte del senso in
profondità, come era riconoscibile secondo il loro tempo di vita. Io ho detto: ‘Non Io vi ho accettati e scelti perché il
vostro era di più che tutti i popoli – perché tu sei il più piccolo fra tutti i
popoli – ma perché vi ho amati ed ho osservato il Giuramento che ho fatto coi
vostri padri’. (cap. 9,248)
101. Della ‘Casa del servizio’ ho parlato solamente
come consolazione per il mondo (Deut. 7,7-8)[92],
perché i terreni vedevano troppo da vicino, a
malapena dal campo del deserto fino al Tabernacolo che Io avevo fondato. Pochi
hanno riconosciuto la Benedizione-Ur segreta che ricadeva giù oltre dalle Mie
stelle. – Ma ora vi sia spiegato il senso.
102. ‘Non vi ho accolti e scelti’. L’accettazione e la scelta provenivano da quel percorso,
dal quale ho creato ad ogni figlio la sua via, poiché, chiamare i singoli, non
è né Grazia né un Diritto! Quello che Io faccio, vale per l’Opera. Io pareggio
una cosa con l’altra, in cui è contenuto per una buona parte il servizio del
prossimo.
103. ‘…che foste più numerosi di tutti i popoli’
valeva per il vostro essere terreni, ma come
simbolo. Io ho inserito la via del ritorno di tutti gli esseri, per via della
figlia caduta, apparentemente in una cosa piccola (Betlem - Michea 5,1), quando Io, …se
necessario, apparirò povero, per rendere in tal modo, di nuovo ricca, la
povertà. Se qui sono menzionati anche ‘tutti
i popoli’, allora è per il fatto che nessuno sta al di fuori dell’Opera di
rimpatrio. Perciò è da osservare la ‘Benedizione’ sulle Mie stelle.
104. L’uomo
presume che, perché vede le stelle, queste
lo potessero aiutare. Non sa che ‘stelle’ sono i Miei fedeli della Luce, che in
parte abitano come reggenti sulle stelle. Di conseguenza la consolazione e
l’aiuto provengono davvero dalle stelle, più giusto, dai loro angeli, anche
quando gli stessi percorrono la loro strada del co-aiuto. Non è e non era
deciso che comparissero solo in Israele, e non per via del popolo. Vale sempre
l’intera Opera di redenzione, in cui ogni anima è inclusa.
105. ‘Ma è per questa ragione, che Io vi ho amati’,
lo si riferisce volentieri solo a sé, senza pensare
che ‘voi’ non ha nessun significato
per il numero. Vale per ognuno che ha bisogno della redenzione. Certamente è
bene chi riferisce questo a sé; se però pensa solo in modo ristretto, allora si
esclude da se stesso. Israele, può sostenere che fosse l’unico ad essere
autorizzato per primo o magari persino l’unico popolo che Io avrei accolto?
Scelto davanti a tutti gli altri?
106. Come
cosa più facile prendo da questa: ‘…ed ho mantenuto il giuramento fatto ai vostri padri’, in anticipo sulla seconda parte. – Chi sono i padri? I
loro patriarchi? Certamente sono intesi anche loro, soprattutto perché Abraham
è il principe del Cielo, della Serietà. Proprio lui, se nell’insieme per nulla
l’unico, stava al primo posto per la caduta, e quindi per il mondo.
107. Dalla
Fiaccola ‘SERIETA’ ho preso il fuoco che ha spinto in lontananza Sadhana. Tutto
il male è da riscattare con serietà. Non per nulla per il fatto che Muriel
(il principe della Serietà -
Abramo) è
stato il primo di quel piccolo popolo, un simbolo per gli uomini della materia.
108. A lui,
dalla cui fiaccola è stato preteso un conto amaramente grave, ho promesso pieno
Aiuto, e che la sua Fiamma non sarebbe mai rimasta in eterno pesante e amara. Questo
è stato il Mio giuramento d’amore, ma non concesso esclusivamente al principe
della Serietà, ma a tutti i principi, ai quali ho consegnato i Popoli del
Cielo. Del tutto particolarmente la principessa Pargoa (il serafino della Serietà) ha lottato per l’Amore della Mia Serietà.
109. In
modo terreno sarebbe stato anche sbagliato prestare un Giuramento, perché al di
sopra di Me non c’è nessuno maggiore. – E per Me stesso? (Ebr. 6,13)[93]
– Oh, ‘sì’,
dissi a Me stesso: ‘Questo lo voglio
fare’, quello che nella Mia Santità è un Giuramento, giacché quello che Io
dico lo faccio, quello che Io voglio lo eseguo anche!
110. Dato
che i materiali comprendono solamente l’esteriore, ho agito per loro anche
materialmente; meno per i figli della Luce. Se ho promesso al principe della
Serietà di elevare la sua fiaccola nell’Amore, allora poteva essere scelto meno
ancora soltanto Israele come popolo, nella vista più ampia il piccolo Ephrata
(la Terra) nei confronti di tutti i
grandi popoli o mondi. L’Amore doveva afferrare tutti insieme, anche se la
Serietà doveva diventare il portatore dell’Amore per la povertà, perché le Mie
Caratteristiche agiscono sempre insieme.
111. La casa di servizio è l’Egitto, da dove era
da portare via il popolo. Come santo simbolo: la materia è la casa di servizio di Lucifero; il peccato è la schiavitù; la
via del deserto è la Mia redenzione fondamentale dalla caduta; la sabbia il povero orizzonte delle
anime o uomini. Ad Abraham ho promesso ‘stelle e sabbia’, quindi figli, sia
dalla Luce che dall’oscurità.
112. A
questo si è aggiunto, come conclusione, la via del deserto: ‘il Comandamento,
che oggi ti do, non ti è né nascosto né lontano’; e: ‘La parola è molto vicina a te, nella tua bocca e nel tuo
cuore, affinché tu la metta in pratica’.
(Dt. 30,11) Il comandamento, eccetto quello del Sinai, era il Mio comandamento
dalla Luce. Infatti, ‘oggi’ non valeva per quel giorno in cui
Mosè lo ha ricevuto, vale per ogni giorno, per tutti i figli, per tutti gli
uomini e per tutto il tempo. Riguardava inoltre i sette Giorni della Creazione, nei quali ho creato il Mio popolo di
figli, in cui accadde la caduta e nel quale si è adempiuta la maestosa
SOLUZIONE.
113. L’oggi si applica ad ogni spirito. Inoltre:
‘non ti è
nascosto, né lontano’, già detto tramite
la bocca di Mosè, è stata la Mia vicina
rivelazione. Io ho annunciato che non
sarebbe soltanto nel Cielo e dapprima
da cogliere da lui. Non sarebbe nemmeno al di là del mare, il che significa, solo malamente a riconoscere, ma molto
chiaramente da intendere.
114. ‘La Parola nella bocca e nel cuore’,
(Dt. 30,14) ho detto, cosicché Io
sarei nella materia, come Bocca
visibile, e nella Luce, al cuore in
modo invisibile e riconoscibile in ambedue i punti. A questo ho dato ancora il
serio avvertimento: ‘Guarda, oggi ti ho presentato la Vita ed il Bene, la morte
e il male’. (Dt. 30,19)
115. Bada:
fuori dal deserto come morte alla vita; dal peccato come male verso il bene, l’oggi è spiegato. Per primo, con il nominare
la vita e il bene, intendevo il Canaan; per secondo, spiritualmente, il Campo
di luce che è aperto a tutti i figli erranti non appena bussano alla Mia Porta
dalla vita e dal bene, com’è avvenuto ora con Perutam.
116. La
morte e il male era l’avvertimento e la retrospezione sulla casa di servizio e
con la via del deserto. Non per spaventare, non per appesantire, ma per
educare, per attirare a ME! Il nostro
guardiano sospira un po’: Canaan sarebbe stato preso con molto contendere, ci
sarebbe poco da riferire dell’attirare a
Me. Certamente, Mio Perutam: solamente, tu sai che le Mie parole e la Mia
rivelazione non riempiono unicamente una parte, ma sempre il Tutto.
117. Quello
che ha ricevuto Israele, vale per la materia. Non si afferreranno quasi mai a fondo
gli Insegnamenti, come Israele non ha attinto profondamente nella Fonte della
Mia luce. Tuttavia – anche la riflessione più leggera deve diventare una
Benedizione, come l’ho promessa a Muriel e a Pargoa. E… da tempo mantenuta! Non
vedete come entrambi risplendono come le stelle più chiare?”
- Il loro ringraziamento è anche pari a
delle chiare stelle.
118. “Per
Israele, valeva unicamente questo? – ‘Se ora udrete la Mia Voce ed osserverete la Mia
alleanza, dovete essere Mia proprietà davanti a tutti i popoli, poiché tutta la
Terra è Mia. Voi dovete essere un regno sacerdotale e un popolo santo per Me’
(Es. 19,5-6) ‘Se diventate’. Se fin dall’inizio avessi concluso unicamente questa
possibilità che si riferisce al popolo filiale, allora, dopo la caduta non
doveva essere salvato quasi nessun essere. Doveva il Mio Amore, volere questo dalla Serietà?
119. Oh,
No! Come vale la Mia Benedizione dalla Grazia, così pure vale la buona volontà
di un figlio. Io una volta ho eretto
l’Arco del Mia Alleanza e della Grazia, come l’unico Aiutante e l’unico Dio! In questa Alleanza sono inclusi
tutti. Chi si scioglie dall’Alleanza è affar suo; allora da sé non è (più) Mia proprietà e non Mio popolo.
120. Non è
mai valso unicamente per Israele; infatti, Io parlai di ‘tutta la Terra’. Il regno sacerdotale e il popolo santo non si
trova nella materia, poiché non è un vaso per l’alta parte della Luce, ma come dalla bocca e dal cuore,
così è l’obbedienza e l’osservanza dell’Alleanza, inteso interiormente ed
esteriormente. Si ama il Mio insegnamento nell’Empireo e si osserva anche la
Mia Alleanza.
121. Entrambe
le parti della Luce sono da conquistare secondo il cuore; di questo non esiste
nessun genere materiale. Dal Mio Potere creativo Mi sono creato il regno
regale; dalla Santità sacerdotale che possiedo esclusivamente Io, il popolo.
Io, …il Re; il popolo, …il Mio Regno. Così tutti gli spiriti dei figli della
Luce hanno una parte dalla Santità,
perché li ho santificati come popolo e come proprietà.
122. La
‘santificazione’ viene coperta sui mondi; la materia non deve peccare in
questa. ‘Tutto il mondo’ è il Mio
Regno terreno, l’elemento della terza Camera del Cuore-Ur, la reale pacificazione dalla Pazienza e
dall’Amore. Viene dato un Simbolo: come
gli uomini materiali vedono la loro Terra come suolo solido che li porta e li
nutre, così la Terra della Mia Luce è il Fondamento della Vita, anche in vista
della redenzione.
123. Per
gli uomini la Terra è finita; così pure una volta terminerà per gli esseri il
loro inferno. La VITA rimane! Io l’ho
data in Principio, alla cui base c’è
la finitezza. Soltanto, ho preso l’essenza dalla Mia Vita e l’ho posata come
germe nel cuore dei figli. Perciò hanno una parte del Seme dell’infinità.
124. Anche
se tutto il divenire rimane nel recinto di una finitezza, viene comunque
nutrito nello spazio di tempo dell’infinità ed allacciato l’uno all’altro, come
da una stirpe se ne forma un’altra. Il Mio Spirito opera incessantemente, il
che, oltre alla vera Terra, è la vera
Vita. Come parte del Mio Spirito siete benedetti per l’eternità (il vero battesimo). E’ importante se voi
conservate la Benedizione della parte dello Spirito e l’aumentate se, della
stessa, fate delle Forze per il servizio di co-aiuto per gli altri.
125. Ora
Perutam deve ricevere la sua consacrazione del ritorno a Casa”. UR prende in mano il Libro della vita ed apre una
pagina. Una metà è scritta per Perutam, l’altra per Layja. Dal cassetto del
santo Focolare, UR prende il piccolo libro del guardiano, come ogni figlio ne ha uno. Convoca a Sé Uraniel-Urea e
Gabriel-Pura, dà ai portatori
dell’Ordine il Libro grande, ai portatori
della Misericordia il piccolo, dicendo:
126. “Esaminate,
voi fedeli che siete i primi e gli ultimi dei Miei principi per le Opere”.
- Uraniel legge dal libro principale ciò che
UR stesso aveva registrato, e Gabriel lo
conferma dal libro del figlio. “E’
tutto giusto”.
- Durante questo atto, Perutam è in
ginocchio dinanzi ad UR; Egli gli impone le due mani.
127. Dopo l’esame, il Padre domanda: “Non
c’è scritto nulla di impreciso nel piccolo
libro? Voi sapete che ogni figlio scrive lui stesso nel libretto attraverso
le sue azioni”.
- Gabriel
indugia leggermente: “Caro Padre-UR, in ogni Libro stanno scritte delle cose
che non si trovano nel Tuo Libro della vita. Qualcosa viene coperto dalla Tua
Bontà, quello che vi è registrato di impreciso, questo e quello, caricato nella
materia.
128. Se è successo senza propria colpa,
allora Tu estingui volentieri la povera scrittura (Giov. 8,6-11). Se dalle vie del mondo rimane attaccato qualcosa, allora Tu, giusto
Giudice, emetti il libero Giudizio; cosa che si svolge per i cattivi ben
attraverso la punizione. Senza pareggio non esiste un giusto giudicare. Ma
qui…”, Gabriele indica un paio di versi, “…è necessario il pareggio”.
129. Allora si alza Muriel con Pargoa. “O Creatore-Padre di tutte le
Tue Magnificenze, Ti preghiamo, ascolta. – Nel Tuo Libro della vita coincide
tutto perfettamente, anche quello che era proposto come ‘pareggio’.
Nondimeno….”, dice Muriel, “..voglio ora
permettermi di chiedere di nuovo a Te, …come una volta: Tu non giudichi i
giusti per la punizione, se nel mondano si è insinuato qualcosa che il Tuo
Onore non sopporta,
130. Come ho giudicato meno per i
fedeli, che Sodoma non si rovinasse (Gen. 18,23-33), allora voglio pregare sei volte per gli errori del
guardiano nel mondo. Allora il Tuo settimo verdetto, il Messaggio dei Tuoi
angeli, che portarono la punizione. Anche là fu ancora la Tua grande paterna
Clemenza: non Tu stesso hai punito quel luogo, perché non vi sarebbe stata
liberata nessuna delle povere anime.
131. Nel libro del figlio stanno scritte sei cose. Ma sei volte quattro
volte dieci (6x40) può determinare il Tuo eternamente buon Cuore di Giudice.
Infatti, dove saremmo se la Misericordia non Si trovasse accanto al Tuo Ordine?
Non deve pesare la Tua Serietà il dare e l’avere? Lascia che Gabriel esamini
ancora una volta se il piccolo peso si trova nella Luce”.
132. “Fate
ancora il confronto!”, ordina UR ai
principi. Su Perutam e su tutti coloro che sono radunati nella sala, cade un
raggio dal sole che volteggia nel quadrato delle colonne del Governo, e guarda,
è spento ciò che voleva oscurare la buona scrittura dal povero mondo.
133. UR
dice: “La Mia clemenza copre quando la parte della
bilancia tira in giù la via e la fatica per il mondo: difficile, giusto e
buono, allora viene cancellato per sempre ciò che la materia ha caricato ai
figli viandanti (Ap. 21,4). Ora, Perutam…”, il Padre si rivolge a costui, “…non ha lasciato uscire dalla tua bocca il Libro della
Legge, lo hai sempre conservato pienamente nel tuo cuore.
134. Quello
che hai promesso ed osservato, quello che è stato all’inizio e alla fine il tuo
duro lavoro (Gios.
1,8), per questo prendi dal
fascio del covone, tanti granellini quanti vuoi conservarne per te stesso”.
- Perutam
posa attentamente il covone sul Libro della vita che Uraniel aveva messo
dapprima in quel punto, dove giace ancora. Sulla destra pendono verso il basso
tutte le spighe piene. Perutam s’inginocchia, afferra il drappeggio della santa
veste e dice come in preghiera:
135. “A Te, Padre mio, UR, ho potuto
portare il covone, perciò lungi da me di toglierne anche un solo granellino.
Ciò che mi è potuto riuscire, è stato benedetto da TE. Il grano appartiene alla
ricchezza della Tua alta Casa, gli steli – anche dalla BENEDIZIONE – li uso per
i poveri esseri, poiché tutta la Tua ricchezza è per l’Opera di rimpatrio, per
la quale abbiamo potuto percorrere le nostre vie di co-aiuto.
136. Meravigliose sono le Tue Opere,
Signore, onnipotente Iddio; giusta e verace è il tuo procedere, nostro Re –
anche Re di tutti i mondi! Tu regni da eternità in eternità! Forza, ricchezza,
sapienza, vigore, onore, gloria e lode sono Tuoi, da eternità in eternità (Ap. 5,12).
Con la Tua Grazia ho percorso la mia viuzza, e con la Tua Misericordia Mi hai
guidato a Casa, santo, caro Padre-UR. Tu sei il mio Dio, io sono Tuo figlio (Ap. 21,7).
Cominciate a cantare…”, rivolgendosi a Perutam e alla schiera, “…ed intonatevi
tutti con me:
Gloria e onore al nostro Re dell’Onnipotenza;
lode e riverenza al nostro Sacerdote Melchisedec;
ringraziamento e amore al nostro Eterno-Santo,
Padre-UR,
l’Eterno-Unico e Verace!
Santo, Santo, Santo, Santo è il nostro SIGNORE!”
137. Un solenne soffio riempie la sala, e il Sole del Santuario manda innumerevoli
raggi. UR sta in mezzo ai Suoi figli; e mentre Lui li benedice, il terzo angelo
guardiano sta accanto al suo
Caro Padre-UR.
* * * * * * *
[ prima pagina sito ] [prima pagina A.Wolf ]
–
[1]
TAO-MANA = UR-Dio nel rivelarsi della Sua
Persona e nella
Sua espressività.
[2]
Il grande
Sole è chiamato Hagarma, un Sole-centrale-primordiale
compagno del distrutto sole Ataraus (il Sole di
Sadhana).
[3] Stella di luce: dovrebbe trattarsi di un Sole-centrale galattico (Dysothera), essendo ricevente di un Sole-centrale primordiale (Mugona). Tuttavia, occorre considerare che tutta l’immagine presentata nei colloqui tra i vari personaggi, si svolge su di un piano spirituale, e non in quello prettamente materiale, essendo grandezze di ‘luce’, che non hanno nulla a che vedere con la materia come la conosciamo noi sulla Terra. [n.d.r.]
[4] Hagarma: insieme a Orakania è l’essenza primordiale spirituale della ‘luce divina’ fuoriuscente dalla Divinità, i quali, insieme a Sadhana-Ataraus (non più attivo), dovevano risplendere (spiritualmente) congiuntamente nella prima Creazione degli spiriti creati. Al versetto 83 essi stanno al primo posto dopo la ‘Gloria’ di Dio, e al cap. 2,2, essi sono ‘le Porte’ (spirituali) rispettivamente di uscita e di entrata per il Regno. In altre rivelazioni, per rispondenza, si desume che la Porta di ingresso può essere rappresentata da Gesù (quindi Hagarma), mentre l’altro Essere-rappresentante-Dio (Orakania-Porta di uscita) in un certo senso come Misericordia (quale concessione della possibilità di un ritorno al Regno dopo la necessaria purificazione negli infiniti piani di incarnazione ed evoluzione animica), non è ancora rivelato, essendo la Sua manifestazione prevista con il ritorno del figlio-perduto. [n.d.r.]
[5] Empireo: si intende l’insieme del Regno della luce, degli infiniti luoghi spirituali dei piani animici nella Creazione afferenti alle sfere spirituali di ogni elemento materiale della Creazione, per la guida degli spiriti caduti e in cammino provenienti da questa. [n.d.r.]
[6] ‘mettere davanti alla porta’: cioè ‘cacciare dal Regno della luce’, come è avvenuto, relegando nella materia i caduti, ma sorvegliandone il progresso animico di ciascuno fino al suo ‘ritorno’ alla Casa paterna. [n.d.r.]
[7] Frase un po’ ermetica: se lo sviluppo degli esseri ‘non caduti’ (dei due terzi degli angeli), anziché procedere di pari passo con lo sviluppo dell’evoluzione animica dei caduti, man mano che essi vengono recuperati dal piano materiale-animico fino a quello del ritorno in Patria, fosse stato più rapido – senza il vincolo del procedere con quel terzo dei caduti – come ad esempio, fuoriuscendo dalla condizione (lenta) di ‘Luce’ del Regno, fino ad una ‘lontananza’, guidata rapidamente come su di un flusso di un fulmine – cioè alla velocità della luce – in un universo che si fosse sviluppato rapidamente, ciò avrebbe significato non un graduale procedere in cui assaporare tale crescita, ma avrebbe comportato la perdita della gioia di tutto ciò che per tale rapidissimo sviluppo non sarebbe stato percepito. [n.d.r.]
[8] I piccoli e i grandi dalla luce, per differenziarli dai ‘piccoli’ e dai ‘grandi’ dalle tenebre. (vedi il concetto nell’Appendice Karmata – dal versetto 14) [n.d.r.]
[9] Il decorso di stella e Sole: il percorso, l’orbita, sia del Sole irradiante che di quello ricevente, come tra il nostro Sole e le Terra. [n.d.r.]
[10] Nella Luce le nascite avvengono solo spiritualmente.
[11] Cioè, secondo il pensiero di Dio, l’incarnazione di un figlio, essendo brevissima, quale un battito dell’orologio del Tempo di Dio, è solo una preoccupazione inesistente ‘di Luce’, per quel figlio che è davanti alla sua incarnazione in un mondo, oppure in prospettiva nel suo futuro (in visione). [n.d.r.]
[12] I guardiani corrispondono al dominio, ai quattro animali (leone-vitello-uomo-aquila - dell’Apocalisse 4,6) come simbolo della quadruplice Entità-UR (quali Forze di Luce)
[13] La Porta: [Gv. 10,7-9]: «Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.»
[14] Nel senso che gli incarnati delle tenebre (i caduti), se si accorciano il tempo della vita terrena in una incarnazione, più o meno volontariamente, poco importa, poiché ne faranno altre in cui recuperare il perduto, per acquisire la consapevolezza dell’amore. Invece per gli incarnati dal Regno della Luce, essendo già puri, il loro cammino terreno serve solo per il servizio ai co-caduti, per cui anche se il loro aiuto dovesse essere parziale, cioè una morte prematura, non dovendo recuperare niente per sé, il servizio rimasto sospeso può essere portato avanti da altri incarnati dalla Luce. [n.d.r.]
[15] Cioè, un figlio della Luce, trovandosi in una incarnazione nel rapporto verso i caduti incarnati che operano nel male, con cattiveria, quindi un operare demoniaco che fa ribrezzo, ciò può portare quel figlio a desiderare il ritorno anticipato a Casa. [n-d-r-]
[16] Cioè, quando un figlio della Luce che dovrebbe aiutare i caduti, ed invece egli stesso accusa Dio delle sue difficili condizioni, quindi si arrabbia, ed essendo dalla ‘Luce’ è come fosse Dio stesso ad avere l’ira in Sé, che non può esistere in Dio, allora viene anticipato il suo percorso terreno, e poi di là recupererà la sua forzata breve caduta. [n.d.r.]
[17] Sette volte: potrebbero essere le incarnazioni degli arcangeli rappresentanti le sette Caratteristiche: Gabriel-Zuriel, Raphael-Enoch, Muriel-Abramo, Uraniel-Mosè, Michael-Elia, Zuriel-Isaia, Alaniel-Giobbe. (vedi “Spiegazione delle sette Caratteristiche“) E tuttavia, se il tempo di Giosuè viene prima di Elia, di Isaia e di Giobbe, potrebbe voler dire altro. [n.d.r.]
[18] Due candele: I sette arcangeli (i cherubini) insieme alle loro compagne (i serafini): Agralea Ajera, Helia, Elya, Urea, Pargoa, Madenia, Pura. (vedi in “Karmata“) [n.d.r.]
[19] Sussistenza creativa: La morte seconda, quella seguente al rifiuto volontario della Divinità, comporta per un caduto una seconda relegazione della sua anima nella materia (vedi l’opuscolo/raccolta di dettati a Bertha Dudde “La nuova relegazione“) , dalla quale occorrerà una seconda evoluzione in essa e perciò, durante questa, sussisterà in una ulteriore materia adatta per il suo nuovo stato di relegazione. Perciò una tale entità rimane sussistente, e perciò in una nuova materia che sotto il punto di vista spirituale, certamente creativo. [n.d.r.]
[20] Il primo strappo: Potrebbe essere – ad esempio – la fine del primo mondo di Grazia, preservato, ma poi distrutto dalle forze del male (vedi “Mallona” di Leopold Engel). Poi sostituito con la nostra Terra.
[21] La primogenita Sadhana, il suo istinto per il potere e la caduta; la dissoluzione del suo Sole Arateo. (vedi “Il Libro di grazia” cap. 9,1)
[22] Un UR: cioè, Gesù-Dio, una sola Entità.
[23] Un eufemismo: Una riflessione di Dyso-Chata (il divenente Giosuè – l’angelo guardiano Perutam) sulla possibilità che il futuro percorso-guida della Divinità (per loro Tao-Mana) non dovesse andare in porto (cioè il cammino-guida in Gesù per il recupero della figlia caduta, Sdhana-Lucifero). In tal caso, quindi lo spegnimento della sua candela, in rispondenza in un certo senso una relegazione (un Armaghedon fallito) per quella prima entità, se dovesse permanere nella sua libera opposizione, qui accennato che – comunque – l’Amore del Padre avrebbe già previsto per i figli delle eternità sostitutive anch’esse colme di benedizione. Quindi nessuna paura di ‘crescere’, di procedere in avanti su piani guidati, sempre più elevati. [n.d.r.]
24 Già espresso in altre rivelazioni, che se la soluzione fosse che in caso di mancato recupero del figlio-perduto si dovesse procedere alla distruzione di quel primo (Sadhana), allora ciò comporterebbe il dissolvimento anche di tutti i derivati da essa, e perciò anche dei fedeli insieme ai caduti. Qui Perutam dimostra di ben conoscere questo concetto, ripreso verso i fratelli di Luce per indicare l’importanza di fare qualunque sforzo (il co-aiuto/incarnazione) per non arrivare ad una tale soluzione sostitutiva dell’attuale mondo-materia in cui sono relegati i caduti da redimere. [n.d.r.]
[25] Da ricordare che in questo loro tempo non era ancora avvenuta l’incarnazione in Gesù, e i figli presenti sono spiriti non ancora incarnati. [n.d.r.]
[26] Il Lucifero adottato: L’originario spirito dalla personalità femminile ‘Sadhana’, che per sostituirsi a Dio, nel suo aspetto di Luce, volle identificarsi come ‘Lucifero’, per ottenere più seguito. – Quindi la domanda presuppone se era giusto ‘concedere’ la caduta, e poi, magari, redimere Il solo spirito originario, la figlia, perciò senza il suo seguito, il terzo dei caduti, ovvero, per Misericordia, condonare la responsabilità di Lucifero, ma non dei suoi, cioè senza farle pesare la ‘colpa’, pur lasciandola sui suoi. [n.d.r.]
[27] Uno di questi ‘raggi’: qui, inteso spiritualmente, è l’essenza di un angelo. ‘Parte’, cioè si allontana da questo immenso Sole-centrale, cioè si è incarnato. Si scoprirà poi che è Abaturan, che nel frattempo è stato sostituito dal ‘figlio’ Dyso-Chata-Giosuè. [n.d.r.]
[28] Sole = spiritualmente viene considerato il Sole-centrale primordiale di un Globo-involucro, il quale è l’unico nella sua immane grandezza che genera luce, in parte ricevuta dalla Luce di Dio. – Stella = è un Sole-centrale derivato, o galattico, o di ammasso stellare o planetario, quindi ricevente e riflettente la luce ricevuta. [n.d.r.]
[29] Un piegarsi per costrizione: cioè un obbligare i figli a rimanere soggetti al Padre non è nobile. Al paragone, la parabola del figliol prodigo dimostra che un figlio che vuole percorrere la sua strada, deve essere lasciato libero. [n.d.r.]
[30] Un ulteriore eufemismo, per indicare il Sacrificio dell’incarnazione e della sofferenza sulla croce previsto da sempre, fatto con tutto il cuore, supposto come una gioia per dare ai figli la possibilità di un riscatto. Un compito personale della Divinità-Padre che si è assunto di fare.
[31] Se il primo Atto dovrà essere quello dell’incarnazione della Divinità, il secondo quello dei figli che devono seguire questa impronta del padre. Da ricordare che qui siamo ancora più di mille anni prima di Gesù. [n.d.r.]
[32] La Serietà come pre-sacrificio, come pre-simbolo attraverso Abrahamo, il principe della serietà, Muriel. (vedi ‘Il Patriarca’)
[33] Il servizio del Sacrificio: il Golgota. Qui, oltre 1000 anni prima, era sempre lasciato nella libertà della figlia caduta, l’esito. Poi, risolto con il riconoscimento della croce, avvenuta per Lei. (vedi la 3° Pietra miliare “Golgota“)
[34] Riguarda la Beatitudine della Sera nel 6° Giorno della Creazione e la Previsione al 7° Giorno (vedi nell’Opera ‘Ur in Spazio e Tempo’)
[35] Il 1° posto di grazia: era stato predisposto un mondo per portare la ‘grazia’ dell’incarnazione di Dio, tale Mallona, che però nel frattempo l’oppositore ha operato troppo negativamente con la sua libertà, provocando negli uomini la capacità di distruggere l’intero pianeta. Ciò anche come insegnamento dei limiti della libertà concessa da non superare. (vedi l’opera scritta da Leopold Engel, “Mallona“) In seguito, quel Posto della grazia, il secondo, fu preso dalla Terra. [n.d.r.]
[36] Nelle scarpe di un bambino: nella sua fase iniziale. Da ricordare che, secondo l’ultima frase del Signore-Tao-Mana, nel tempo di questi insegnamenti si era prima di Adamo, poiché Mallona era ancora esistente, quindi da meditare il fatto che la Terra non aveva ancora portato l’incarnazione dei figli. Ciò lascia supporre che Abaturan si fosse incarnato su uno degli altri mondi della Creazione. [n.d.r.]
[37] Solo di uno spiraglio: senso un po’ vasto, poiché, se per Mallona tale operato di Satana-Lucifero, che ha comportato la distruzione di un grande pianeta, viene considerato ‘uno spiraglio di cattiveria’, allora possiamo capire il paragone con l’attività nefasta sulla Terra che ne è seguita nel tempo successivo fino ai nostri giorni, tale par cui determinerà la relegazione della maggior parte degli spiriti dell’inferno incarnati in buona parte dell’umanità, nel giudizio annunciato al termine del ‘tempo della fine’ prossimo. [n.d.r.]
[38] Il fronte di luce: cioè la quantità di angeli-figli incarnati che a quel tempo erano ancora limitati, ma che sarebbero diventati molti di più, come ‘un fronte’ (in rispondenza, un muro, da opporre all’avanzata del male), fino ai nostri giorni. Ma che in altre rivelazioni è annunciato che sulla ‘nuova Terra’, dopo il ‘giudizio’, gli incarnati dalla Luce saranno miriadi, per collaborare nel servizio di co-aiuto alla redenzione della materia e quindi dei fratelli caduti. [n.d.r.]
[39] Sotto un velo: il velo della reminiscenza, cioè, sebbene il ricordo del ‘prima’ scompare, perciò anche di tutta la conoscenza acquisita nella Luce, tuttavia resta la ‘spinta’ al bene, da coltivare, come anche il desiderio di conoscenza delle cose del Padre, delle percezioni sulla fede in un Dio, l’amore verso il prossimo e verso la natura, ecc. [n.d.r.]
[40]
Lishi-Ana = UR-Dio nel rivelarsi della Sua Persona e nella Sua espressività.
[41] Per capire come possono essere le abitazioni su di un sole, può aiutare la spiegazione di quelle presenti sul nostro Sole. (vedi la rivelazione “Il Sole naturale“ comunicata nel 1842 a Jakob Lorber). [n.d.r.]
[42] Non ci si stupiva … come re e sacerdoti: Vedi Melchisedek (Genesi 13,18) e Simeone (Luca 2,25).
[43] Due volte inviati della Luce senza nascita (terrena) erano stati i principi Zuriel-Helia (Sapienza/Isaia) e Muriel-Pargoa (Serietà/Abramo).
[44] Portatori di pesi, come il tisbita (Elia) che spesso citava il suo dovere terreno nella funzione al servizio di Dio, come portatore di peso. (vedi “Il tisbita” cap. 12,3 – 12,8 – 21,9 – 22,3)
[45] Luci grandi e piccole: sono le incarnazioni dei figli fedeli, attraverso uomini e donne che nella storia dell’umanità hanno lasciato il segno, ‘grande’ o ‘piccolo’, nell’impegno a manifestare l’amore del Padre. [n.d.r.]
[46] Trigidur è quindi un Sole-centrale Galattico di seconda specie. (vedi “Spiegazione di un Globo-involucro” alla nota n.28)
[47] Gli arcangeli-Ur sono i sette rappresentanti delle sette Caratteristiche (vedi nota 17). Gli altri arcangeli sono le mogli dei primi, poi gli arcangeli-guardiani e i dodici anziani, tutti con le rispettive compagne-cherubini. [n.d.r.]
[48] Qui ‘incarnato’ non significa ‘materialmente’, è ovvio, non si è sulla Terra o su di un pianeta della Creazione, ma su un Sole immenso; ma significa che dal Regno della Luce, quello celeste dei figli non caduti, lo spirito scende di livello in un passaggio transitorio in un regno intermedio su di un Sole-centrale, quindi in una sostanza animica-materiale molto fine che per il Regno rappresenta una ‘incarnazione’. [n.d.r.]
[49] Qui una dissertazione del misericordioso Padre per indicare che il Suo modo di esprimersi, certamente per i figli della luce, per quanto possa essere filtrato in una lingua umana, resta comunque a tratti ‘velato’, poiché sarebbe ingiusto ‘donare’ una spiegazione chiara verso chi, magari un ascoltatore-lettore, quindi non solo per quel tempo e in quella occasione, possa avere in modo immeritato una ‘luce’ dall’Alto, per quanto, benedetta. Da ricordare, che nel Regno, cioè nello spirituale, tutto ciò che si produce in parole o opere, in qualunque realtà, sia spirituale che fisica, resta indelebile nel tempo. Ciò come in un immenso hard-disk attraverso cui, poi, per ogni singolo essere creato resta indelebile il suo infinito percorso di vita, al fine di poter essere sempre analizzato e scoprirvi nel tempo ciò che poteva e doveva essere vissuto in modo sempre più consapevole per la propria crescita spirituale. [n.d.r.]
[50]
Il nome 'diavolo' etimologicamente una volta si chiamava dia-balus, che significa 'dio malvagio' o 'Satan', da dia
'dio' e balus
'male', di cui ancora testimonia il greco dia-bolos.
Quindi, 'diavolo', allo stesso tempo significa 'Satana', perché il nome Sat-an presenta le stesse componenti linguistiche,
potendosi tradurre come 'cattiva creatura'. (tratto da “La santa Trinità” cap. 14,49 dettato a Franz Schumi)
[51] Nimbo: nuvola luminosa sfolgorante; di per sé, che nasconde ciò che si trattiene all’interno.
[52] La grande ‘resa dei conti’: non necessariamente sulla Terra (un mondo), quando periodicamente avviene un giudizio – come previsto ogni 13.000-15.000 anni e profetizzato per la Terra molto vicino (2000 anni da Gesù) – che perciò anticipa in normale corso di evoluzione di un mondo, in cui lo scatenamento dell’inferno con le sue forze spirituali e dei loro incarnati produce pesi e fardelli ad una gran massa di esseri, caduti e non caduti, che li subiscono, allora tali pesi imposti vengono ‘condonati’ più facilmente dalla Divinità. [n.d.r.]
[53] Almanaccone: chi almanacca, cioè chi pensa intensamente a come trovare un espediente al fine di indovinare qualcosa pur senza conoscere l’argomento.
[54] Crispar è lo stesso Nusar su Dysothera, il ricercatore di stelle.
[56] Creati senza lo Spirito divino: ciò sembra una contraddizione rispetto ad altre rivelazioni in cui è stato detto che tutti i creati hanno avuto e sono ‘creature di Dio’, essendo la Forza del Creatore insita in tutti i creati-iniziali e nei successivi non-caduti. Ebbene, qui, per questo gruppo di spiriti, di cui viene detto che non si sono mai incarnati, essi rappresentano dei ‘figli’ creati da quegli spiriti che poi caddero, figli i quali, quindi, non hanno rinnegato la paternità fallace, e pertanto sono rimasti in quell’influsso, ridotto (vedi cap. 5,104), da cui si devono volontariamente liberare, e quindi finché non lo faranno, essi rappresentano quel seguito dei ‘piccoli delle tenebre’ che ancora non hanno potuto dimostrare esattamente in una loro ‘prova di libertà’ tramite una incarnazione in un mondo, da che parte vogliono stare, quale influsso seguire. [n.d.r.]
[57] Sulla ‘Beatitudine della Sera’ alla conclusione del 6° Giorno della Creazione e la previsione al 7° Giorno, vedi nell’Opera ‘Ur in Spazio e Tempo’.
[58] Sfere d’anello e di raggi danno la Ruota della Creazione, l’intera Creazione nell’Infinito.
[59] L’indicazione è a Giobbe, il che avverrà oltre 1000 anni dopo Giosuè. (Vedi “Sancto Sanctorum“)
[60] Coi principi: con la loro entità terrena ciò già avvenuto con Enoch/Raphael; Zuriel/Gabriel e Abramo/Muriel. E più avanti avverrà man mano con Mosè/Uraniel; Elia/Michael; Isaia/Zuriel e Giobbe/Alaniel.
[61] Il riferimento alla ‘Stella di Bethlemme’, il cui percorso di studi inizia con i caldei attivi dall’anno 1000 a.C. Quindi qui, tramite questa rivelazione, viene indicato che Crispar, un ricercator di stelle, si incarnerà prima di Giosuè in un popolo che avrà l’onore di indicare quando e dove ‘cadrà’, l’Alta Luce.
[62] Fronte di Luce: l’insieme dell’incarnazione dei fedeli nel loro impegno di co-aiuto, contro le forze delle tenebre.
[63] Uraniel ed Urea: è la coppia ‘portatori dell’Ordine’, cherubino e serafino, principi e primi creati dopo i primi tre. Qui inteso che ‘partono’, cioè si incarnano sulla Terra, Uraniel-Mosè, mentre di Urea, la compagna, non si ha notizia se incarnata, oppure aiutante spirituale per Mosè, come lo è l’aiutante-donna per Giosuè-Perutam (dal cap. 7,57)
[64] Il trentesimo anno di vita valeva come l’entrata nella funzione pubblica. Lo si è osservato anche con Dio-Gesù.
[65] Povera d’acqua: da ricordare che il popolo contava circa un milione di persone, oltre gli animali. (vedi “Quando morì Mosè“)
[66] I mori erano dei fedeli guardiani di Mosè. (vedi “Quando morì Mosè” cap. 5)
[67] Flessione: incurvamento, piegamento, diffrazione.
[68] La ribellione di Core, di Dathan e di Abiram (Numeri cap. 16 – vedi tutta la rivelazione “Quando morì Mosè”)
[69] Sanhus aveva visto Dio nel Tabernacolo. (vedi “Quando morì Mosè” cap. 10)
[70] La spada di Abramo, che il patriarca aveva ricevuto dal Re di Salem (DIO), forgiata da Lui stesso, e che veniva conservata gelosamente.
[71] Le quattro colonne del Dominio, spiegate nell’Opera “Eternità UR in Spazio e Tempo” cap.6,13.
[72] Ciò come per la giustizia terrena, in cui il mandante di un reato ha la stessa responsabilità, e anche più, dell’esecutore. (n.d.r.)
[73] La grande disgrazia: la lebbra avuta come punizione per essersi coalizzati contro Mosè. (vedi “Quando morì Mosè
[74] (vedi “Quando morì Mosè” cap. 8,26)
[75] Enoch non morì, ma il suo corpo sparì. [Gen. 5,24 – vedi rivelazione a Jakob Lorber “Il governo della famiglia di dio” vol. 3 cap. 118,20 ]
[76] La morte dell’anima: è riferito all’ipotesi di Benaja sulla morte, che in sé rappresenta la ‘caduta’, la quale, se non fosse stata frenata, avrebbe rappresentato la ‘morte dell’essere creato’, mentre così, per la misericordia della Divinità, essa rappresenta solo la privazione del vestito-anima, la quale, scissa e relegata nella creazione, quando un giorno ritornerà al Padre, ricomposta, potrà riunirsi con il suo spirito-caduto, ora redento. (n.d.r.)
[77] La rapida dissoluzione corporea di un uomo che ha vissuto spiritualmente, è possibile, anche se rara. (vedi “Il Patriarca” cap. 22,12)
[78] Vedi “Babilonia, tu grande” con le vicissitudini del popolo ebreo esiliato e di Daniele.
[79] Qui è intesa la distruzione della città di Gerusalemme. (n.d.r.)
[80] Festa del ringraziamento per i poveri, fondata da Abraham. (vedi “Il patriarca” – cap. 18)
[81] Confutare: ribattere vigorosamente il falso, controbattere..
[82] Fauce: specifico il plurale ‘fauci’. Parte interna della cavità orale, più propriamente degli animali, comprendente la zona di passaggio tra la bocca e la gola.
[83] Per la spiegazione dei ‘sette gradini della vita’, si rimanda il lettore al libro “La funzione del giudice” cap. 9,44)
[84] Urea è la compagna di Uraniel-Mosè, portatore dell’Ordine lui, quindi anche lei. (vedi nota 18)
[85] La frotta di Core presentata nella Bibbia in Numeri 16,31-32 fu un gruppo di uomini giudicati da Dio giudicati facendoli sprofondare in un abisso della terra formatasi sotto i loro piedi, ma tale evento non esiste nell’esposizione di quegli eventi rivelati nell’Opera “Quando morì Mosè” in quanto quel gruppo fu punito solo con la lebbra per un certo tempo, affinché riconoscessero i loro errori, e poi guariti, tanto che, uno di loro, Kahathael, rimase al fianco di Giosuè, sebbene nel testo biblico non viene citato.
[86] La tenda si formò nel Santuario per la caduta. Nel ‘E’ compiuto!’ fu rotolata da parte, come nel tempio di Gerusalemme venne strappata. (n.d.r.)
[87] Il Giorno dell’Amore: è il Giorno di Dio, cioè il primo Giorno-spirituale-celeste alla sua conclusione, che avverrà quando il caduto e tutta la miriade dei figli caduti sarà ritornata al Padre e quindi la Creazione sarà sciolta nella sua realtà fondamentale. Da non confondere con il ‘sesto giorno’ della Creazione. (n.d.r.)
[88] Orytam: primo angelo guardiano (Adamo) che, insieme ad Hagar, sovrintende il sole Orakania. (vedi “Karmata” cap. 20,17 e “Eternità-ur” cap. 6,443)
[89] Il serpente, la ‘seconda Eva’. (vedi rivelazione a J.Lorber “Il Governo della Famiglia” vol.1 cap. 8,11)
[90] Agli incarnati: si riferisce a noi lettori che abbiamo avuto la grazia di poter attingere a questi insegnamenti. La conferma di ciò, al versetto 97. (n.d.r.)
[91] Dalle vostre vie di co-aiuto: è conosciuto anche da diversi punti in altre rivelazioni, che nel ‘tempo della fine’, ma anche – è evidente – negli ‘ultimi tempi’ che si sta vivendo sulla Terra dall’inizio delle numerose Rivelazioni (1840), che per aiutare l’avanzata dell’inferno sulla Terra all’approssimarsi del giudizio finale alla fine del tempo della fine, molti spiriti della Luce si incarneranno (anche molti già incarnati), per collaborare alla diffusione della Verità dai Cieli, e cioè tramite la preparazione dei libri denominati nell’insieme: ‘La nuova Rivelazione’
[92] [Deut. 7,7-8]: Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli - ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatto uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re dell’Egitto.
[93] Ebrei 6,13: «Poiché, quando Iddio fece la promessa ad Abramo, siccome non poteva giurare per alcuno maggiore di Lui, giurò per se stesso».