- Rivelazione –

(Dettato ad Anita Wolf nel 1983/1984)

Negli apocrifi della Bibbia il “Libro di Tobia” è piuttosto trascurato. Questa è la meravigliosa storia di un angelo (Rafael) che compare sulla Terra per aiutare un nobile “cieco” e la sua famiglia, e per premiarlo con la ridonata vista. Averlo nuovamente raccontato pieno di vita è il merito di questa piccola Opera.

----------

Un angelo sulla Terra

(Tobia)

 image001

L’angelo Rafael in aiuto a Tobia

 

[ testo “TOBIA” biblico ]

 

Titolo originale:  Ein Engel auf der Erde

Traduzione: Ingrid Wunderlich

 

Tutte le opere (in lingua tedesca) vengono consegnate gratuitamente agli amici che cercano la Luce

Per ristampe in lingua tedesca, eventuali offerte e contributi di spedizione sul conto:

Anita-Wolf-Freundeskreis e. V.

Postgiroamt Stuttgart (BLZ 600 100 70), Konto 351 983 709
IBAN-Nr. : DE 56 600 100 700 351 983 709

BIC: PBNKDEFF

Edito dal circolo degli amici di Anita Wolf - C/o Jurgen Herrmann

Hohenfriedberger Strasse, 52 - 70499 Stuttgart

Email:     bestellung@anita-wolf.de.

Sito:           http://www.anita-wolf.de 

Questa edizione in lingua italiana è stata curata dal gruppo:

‘Amici della nuova Luce” – www.legamedelcielo.it

Contatti:    info@anitawolf.it

 

 

Indice

                   Prefazione

                   Personaggi

cap . 1         Tobia il credente e la sua opera d’aiuto al popolo, ma non viene toccato – Il figlio di Tobia iniziato alla fede da uno straniero – La deportazione, poi la fuga miracolosa  – La fede di Tobia batte due medianiti di Gad

cap . 2         Di nuovo in patria – Un’alta Parola di Grazia dopo sette morti – La cecità – Rivelazione su Giobbe – Lite per una capra: voglio morire!

cap . 3         Muoiono sette mariti – Silenziosa benedizione a Sara – Ipotesi di un viaggio a Lages e un rivedersi con ‘il giovane’ – Tobia benedice il viaggio, ma pensa alla morte

cap . 4         In viaggio col fedele cagnolino, il giovane insegna – Una banda di ladri, sgominata – Qualcosa sui serpenti

cap . 5         Cosa si può fare con un pesce – Presso il Tigri, due cattivi vengono salvati

cap . 6         Anche Tobi è salvo dall’incontro e apre il suo cuore – Il giovane dispone la dote e il rientro in patria – Raguel crolla e concede due carri, poi li segue a piedi – Poi, altri tre carri

cap . 7         In Rages si tratta le dieci libbre d’argento – Nella casa di Kostian

cap . 8         Un giovane istruisce l’anziano – Una notte riccamente benedetta

cap . 9         Sulla via del ritorno un drappello di soldati del re, corrotti, sono battuti e poi salvati – Tre carri in più – Un messaggio consolatore dal Padre

cap . 10       Difficile domanda di Tobi sulla caduta di Adamo e sull’essenza del serpente – L’alto insegnamento – La resa dei conti con la grazia di Dio – L’arrivo in Thisbe

cap . 11       Verso casa – L’incontro con vecchi amici – L’abbraccio – L’autentica testimonianza di Tobi e molti buoni insegnamenti dell’angelo riconosciuto, convertono gli amici

cap . 12       Ultimo giorno – Una domanda sulla guida del Padre – Insegna-menti sulla vita eterna e sulla fratellanza – La guarigione di Tobia cieco – Maasja e Meremoth in visita sono iniziati alla vera dottrina

cap . 13       La visita del Padre con Alaniel – Insegnamenti celesti – Tobia, un testimone verace – Il nome dell’angelo: Rafael

                   Riassuntino

 

PREFAZIONE

 

Il fatto che noi uomini nel vivere gli ultimi tempi sperimentiamo in questo avvenimento delle meravigliose rivelazioni di Dio che sono di grande portata spirituale, è una felice dimostrazione dell’eterno operare di DIO con la Sua grande Grazia. Chi è di buona volontà e dischiude il suo cuore senza essere prevenuto, riconosce chiaramente e con grande gioia come il caro Padre celeste invia continuamente ai caduti il Suo aiuto e la Sua salvezza, – anche se certi nel mondo non ne vogliono sapere e sostengono nella loro superbia e smarrimento tragico, di fare tutto da sé. E così tendono alla completa distruzione di ogni vita su questa Terra. Sì, costoro passano volontariamente oltre alla grande Grazia di Dio, e solo nel Giudizio finale riconosceranno amaramente il loro ‘perduto e assolutamente giocato’, e richiederanno nell’umiltà l’aiuto di Dio nella sofferenza e nella miseria auto-causate. A Dio nessuno e niente vanno perduti in eterno, – ma verrà fatto il conto con ogni anima senza eccezione, perché solo così si raggiunge la piena redenzione e purezza per l’eterno Regno di Luce di tutti i figli.

Il contenuto spirituale di tutte le Opere rivelate che riceviamo dalla Luce attraverso A. Wolf, parla da sé. Ogni sincero ricercatore della verità riconosce con sicurezza l’autenticità e l’alto Dono spirituale.

Quando forse sorgerà la domanda: “Per quale ragione abbiamo bisogno di conoscere avvenimenti che si trovano migliaia di anni indietro e sono avvenuti molto tempo prima dell’imponente decisione della Creazione, della vittoria di Dio nel Giorno dell’Amore, di GESU’ CRISTO, avvenuto sul Golgota? Probabilmente è necessario saperlo perché Dio non fa e non rivela nulla che per noi uomini in questi ultimi tempi prima della fine non sia della massima importanza e aiuto. Ci viene ricordato di nuovo chiaramente, appunto attraverso l’Opera presente, che l’eterno DIO, unico e verace, è eternamente perfetto. Noi uomini e tutti i Suoi figli nella Luce e i caduti sono tuttavia posti su una via di sviluppo. Ma che su questo mondo attraverso questa via ed altre questioni di base esistono purtroppo delle opinioni confuse – sovente auto elevanti, mondane – non cambia nulla al dato di fatto, poiché ogni ricercatore della verità trova oggi a tutte le domande fondamentali una chiara risposta attraverso la rivelazione di DIO altamente spirituale del presente, data alla fine del 20° secolo. Tutto ciò che Dio fa, serve per la salvezza dei Suoi figli, non importa se in questo mondo oppure nel Regno di Luce, oppure nelle differenti sfere dell’aldilà che servono alla purificazione.

Che attraverso il grande Sacrificio redentivo e amorevole di GESU’ GRISTO sul Golgota si è svolta l’imponente decisione della Creazione e la vittoria di Dio sulla prima figlia della Creazione, Sadhana, caduta profondissimamente, i cristiani lo riconosceranno anche soltanto un poco alla volta, specie gli amici lorberiani della Nuova Rivelazione. Questa Verità insieme al grande Atto d’amore di Dio non potranno mai essere a lungo negati oppure sfigurati, poiché il Suo Spirito soffia quando, dove ed attraverso chi Egli vuole, e nulla può reprimere a lungo questa grande Verità universale. In fondo, tutti i tentativi sono miseri e non vale la pena parlarne perché, “…la Verità vi farà liberi!”

Nella presente Opera ci viene magnificamente indicato che al tempo di Tobia – il quale aveva una fede irremovibile – agì un angelo a benedizione per gli uomini, e vi furono molti, specie molti smarriti, che lui guidò alla vera fede nell’unico Dio. Come punto culminante, Dio si è rivelato poi come l’eterno buon Padre-Ur stesso ed ha insegnato ai Suoi figli che EGLI solo salverà e guiderà a Casa tutti i Suoi figli senza esclusione, compresi coloro che caddero anche profondissimamente. EGLI ha spiegato magnificamente il rapporto Padre-figlio, che LUI solo è e rimane eternamente il vero Salvatore, e molto di più. Nessuno deve elevare se stesso oppure guardare un altro dall’alto in basso.

Solo chi conosce la rivelazione sulla Creazione-UR spirituale, quindi l’eterno Regno di Luce (“Eternità-Ur in Spazio e Tempo”), la Creazione dell’Opera-figlio, la prova della libertà della volontà, la caduta nel peccato e il mondo materiale sorto a causa di questo (universo materiale), la redenzione attraverso Gesù Cristo e il Giudizio finale, – può comprendere il presente e comprenderà meglio l’avvenimento veniente nel nostro tempo. Attraverso questa conoscenza il Giudizio viene anche riconosciuto come una grande Misericordia di Dio, e anche come l’eterna Grazia della redenzione per tutti.

Noi, vicini all’ultimo tempo della materia, abbiamo da impararne e da mettere in pratica così tanto, in particolare la fortificazione della vera fede dell’unico Dio, come l’autentico amore per Dio e per il prossimo. Quanto viene peccato proprio su questo, lo riconoscerà molto facilmente ben da se stesso ogni cara amica della luce e ogni caro amico della luce. Esiste ancora molto odio, voler aver ragione e un reciproco giudicare fra i cristiani, come purtroppo anche fra gli amici della Nuova Rivelazione.

Abbiamo bisogno più che mai del veniente avvenimento nel tempo della fine in cui, attraverso le proprie colpe come anche attraverso l’assenza di Dio, sarà portata molta sofferenza e afflizione sull’umanità. Una chiara fede nel nostro Salvatore e Redentore Gesù Cristo e il sapere che proprio il tempo della fine e il giorno del Giudizio servono per la purificazione e la redenzione di molti caduti, e quindi può essere considerato un grande tempo di Grazia, poiché la Sua Bontà dura in eterno. Dipende da ciascuno di noi di riconoscere ed accettare tutto in umiltà, fiducia e gratitudine.

Il libro di Tobia, com’è noto, non è riconosciuto dalle comunità evangeliche, rigide sul fatto che la presenza di un angelo che si manifesta tra gli uomini, come un uomo, non fa parte dei loro insegnamenti, fermamente legati alla sola salvezza ed aiuto tramite Gesù Salvatore. Tuttavia, forse è anche per questo che ci viene donata questa preziosa rivelazione, proprio per ribadire la veridicità di un pezzetto di Bibbia, che a quanti negano certe spiritualità, certi rapporti con il mondo dello spirito che la Bibbia non poteva rendere così espliciti in tutte le sue verità, ora è ribadito e spiegato nella sua autenticità di Luce dal Regno. Dal Cielo, tutto è possibile!

Di particolare rilievo ancora una volta la spiegazione, stavolta attraverso un angelo, della caduta della prima figlia Sadhana e come è da intendere il co-aiuto dei figli nel recupero dell’anima di tutti i caduti. Cenni che riguardano anche la costituzione della materia ed il tempo della redenzione di alcune particelle molto negative innestate nell’anima dei serpenti velenosi, fino ad indicare nel nostro tempo ‘gli ultimi tempi’, il tempo delle rivelazioni che così abbondantemente abbiamo già ricevuto (cap. 4,36-60). Pure un cenno sull’inutilità di una vita nell’ascetismo, così cara ai religiosi di diversa linea ha la sua importanza (cap. 5,6).

Di per sé un racconto non viene concesso solo come sviluppo di eventi accaduti, ma affinché gli insegnamenti dati ai vari personaggi, quale vero ‘pane dal Cielo’, diventi istruzione per tutti, per il nostro tempo, in cui i ‘figli’’ che dovranno affrontare il tempo della fine, prendano coscienza dei segreti del Regno, L’angelo in Tobia insegna una particolarità unica che non si trova in altre rivelazioni, il concetto della ‘forza di Dio’ data ai figli,  non soltanto a quelli che si incarnano dalla Luce, ma anche, e doppiamente, a quelli che si incarnano dalle tenebre, i caduti (cap. 8), un apporto di forza divina precostituita prima ancora della creazione del primo essere. Ciò a dimostrazione della grande Misericordia di Dio, onnisciente.

Voglia perciò la Opera presente servire anche a tutti quei ricercatori della verità di ogni religione, per la loro benedizione e la fortificazione dello spirito.

 

Josef Brunnader

Weiz, Pasqua 1984

 

Personaggi

DIO                             nel Suo Amore e Pazienza

Alaniel                        l’angelo/principe della casa della Pazienza

Anna/Honja               moglie di Raguel

Rafael                        un angelo già incarnato come Azaria, figlio di Anania

Bebai                          un beniaminita

Gabael                       il debitore delle dieci libre di argento, di Rages

Hanna                        moglie di Tobia

Harim                         superiore di Giscala

Hiskael                       un giovane amico di Tobi

Kamus                       anziano rabbino in Thisbe

Kostian                       sindaco di Rages

Maasja                       anziano superiore di Canaan

Mardja                        un radiano

Meremoth                  anziano di Nazareth

Mortutus                    un ladro capo, converttito

Piltar                           un radiano

Raguel                       ricco possidente di Ekbatana in Media

Rankenos                  un ladro vicecapo, convertito

Sanherib                    re, figlio di Shalmanaser, suo successore

Sara                           la figlia di Raguel e di Anna

Shalmanaser            re di Assiria dal 727 al 722 a.C.

Simeas                       l’anziano della città di Achsaf

Tobia                          un israelita di Thisbe della tribù di Neftali

Tobi                            il giovanissimo figlio di Tobia e di Hanna

 

Luoghi citati

Achsaf                 piccola città

Canaan                     

Ekbatana                   città della Media

Gad                            cittadina subordinata a Israele

Giscala                      

Hiddekel                    il fiume Tigri

Media                         antica regione

Naftali                        

Ninive                         cittadina vicino il fiume Hiddekel

Rages                        cittadina della Media

Thisbe                        cittadina della Galilea luogo di residenza di Tobia

[indice]

 

Cap. 1

Tobia il credente e la sua opera d’aiuto al popolo, ma non viene toccato – Il figlio di Tobia iniziato alla fede da uno straniero

La deportazione, poi la fuga miracolosa – La fede di Tobia batte due medianiti di Gad

1. “Ché tempo cattivo!”

– “Tempo?”, chiede un uomo ancora abbastanza giovane della tribù di Neftali. “Amico Simeas, non esistono tempi cattivi, al massimo, …hm… uomini cattivi”.

– “Sei ancora giovane, mio Tobia, finora non eri troppo in pericolo nel villaggio di Thisbe; la striscia della regione dell’alta Galilea si trova un po’ distante dalle grandi strade sulle quali ci investono i pagani. Quindi, rimane il cattivo tempo”.

2. “Va bene”, lo tranquillizza Tobia. Non gli piace litigare. Chi non vuole intendere, deve attendere il Dito di Dio che gli indichi poi che cosa sia realmente ‘il tempo’. Anche, come detto, essendo ancora abbastanza giovane, Tobia si è conservato con un cuore aperto: la buona fede nella Benignità di Dio e la Legge del Signore, che rimane ed è la guida sulla sua via.

3. E’ unito a qualche amico, e non stupisce i pochi superiori che gli vanno incontro amichevolmente, essendo sovente molto più giovane di loro. Dipende forse dal fatto che lui vive in modo severo e rispettoso, pronto ad aiutare e sempre gentile, soprattutto perché, come pochi in tutto il popolo d’Israele, osserva i Comandamenti di Dio? Ogni anno va a Gerusalemme, nella vecchia fede, anche se per educazione; là abita l’Iddio dei loro padri.

4. Lui si è un po’ allontanato dall’ultima opinione. – ‘È solo un Dio dei vecchi padri? Non il nostro Dio come viviamo oggi?’. Su questo, una volta ha avuto una visione nel sogno:

«Io sono COLUI che SONO,

eternamente l’Iddio-Uno ,

e non v’è altro Dio fuori di ME!

Io sono l’Eterno, l’Onnipotente, così sono anche l’Odierno,

Quello di una volta e un Dio per ogni tempo!»

5. Questo gli era diventato una consolazione, silenziosamente racchiusa nel suo interiore, perché perfino dal migliore amico Simeas aveva consentito altro che l’alata (pronunciata) parola in Israele: ‘Il Dio dei vecchi padri!’. Tutto avevano messo ‘nella scarpa’[1] a LUI, non per ultima, l’afflizione subita attraverso i molti nemici. Cosicché, la loro assenza di fede, appunto perché mantenevano Dio nel passato, era la colpa di base dei loro pesi e delle sofferenze. – Sì, nessuno lo voleva ammettere!

6. Sono passati alcuni anni dalla prigionia sotto Shalmaneser[2], il potente assiro (2° Re cap. 17). Allora la vita non era così amara e difficile. Attraverso Geroboamo, servendo in Israele il vitello d’oro, l’oscurità, anche all’estero questo culto idolatra non aveva smesso, pure così: ognuno cercava di danneggiare in qualche modo il suo prossimo, per arricchirsi, malgrado grandi restrizioni, con tutto ciò che aveva a che fare con denaro e valore.

7. Non così Tobia. Ora già più grande e più esperto, vede l’affaccendarsi dei suoi fratelli. Non si avvicinava agli idoli, non esercitava l’usura né altra cattiveria che cresceva come i cardi con e senza catena. Egli, di ciò che gli viene legittimamente nelle mani, dà della decima una volta imposta da Mosè, ai poveri, alle vedove e agli orfani.

8. Sotto Shalmaneser sono stati deportati nel paese straniero, non strettamente rinchiusi; ma liberi. – No, gli israeliti non sono liberi! Così lo stesso carattere del popolo non viene disperso al vento. Tobia, diventato uomo, si è scelto una donna: Hanna, una figlia della sua tribù. Ed ha fatto bene, non poteva prendersi una donna migliore. Lei percorre con lui la buona via della fede, non si lascia irretire quando altre donne dicono degli uomini quello che fanno costoro, come si dovrebbe agire per giungere alla ricchezza e all’onore. Tobia non tende a nessun alto seggio, ha già rifiutato due volte un seggio come anziano e consigliere.

9. La Benedizione di Dio non manca. Dopo due anni giace un figlio nella culla, forte e sano. Ambedue avevano congiunto le loro mani e Tobia dice: “Nostro figlio deve avere il mio nome!”, ciò di cui Hanna è d’accordo. Ma lei, di animo calmo, ha una ferma volontà, non per ultimo nella fede dell’aiuto di Dio. In questa! – Ah, quanto si ha oggi bisogno di questa! Shalmaneser non ha deportato tutto il popolo, ma nel paese ha insediato dei governatori, dai quali si impara a sospirare sotto la loro verga.

10. Il paese e la gente vengono sfruttati, l’assiro ha bisogno di soldi, fa uccidere delle persone, uomini, donne, bambini; non si ferma davanti a nulla e a nessuno. Per mostrare ancora di più il suo potere, è arrivato un proclama: “Le vittime, gli abbattuti, devono rimanere a giacere nelle strade. Chi li seppellisce, sarà giustiziato”. Così in tutto il paese scoppiano delle devastanti epidemie che non si riescono a dominare. Questo causa ulteriore profonda sofferenza.

11. Tobia non si cura di nessun divieto. Va a prendere di notte i colpiti per seppellirli; ci sono fosse a sufficienza. Hanna fa la guardiana, affinché non lo tradiscano i suoi compagni di popolo. Ha ancora dei fedeli amici, il superiore Harim di Giscala, il superiore Maasja di Canaan; inoltre, l’anziano Meremoth di Nazaret. Quest’ultimo, un giorno arriva da Tobia. In tutto il paese gira la voce: In Thisbe c’è un uomo che diventa pericoloso; agisce contro il divieto del re. Poi, noi altri saremo puniti. Chi vuole farsi uccidere per ‘uno’?

12. Meremoth bussa alla porta di casa che è rimasta conservata a Tobia. E’ la Guida miracolosa di Dio? E’ un caso di questo tempo? Oppure finora è stata una svista? Hanna apre preoccupata. ‘Se fossero degli sgherri?’. Per salvare il marito, mentirebbe sfacciatamente: ‘Lui non c’è!’. – Quale gioia che sia venuto un amico.

13. “Ti saluto, anziano di Nazareth! Che cosa ti porta qui da noi?”

– “Voglio discutere qualcosa con Tobia. Siete soli?”

– “Sì, la serva ci ha lasciato per paura, ci siamo solo noi: Tobia, io e nostro figlio”.

– “Bene, portami da tuo marito. Mi piacerebbe però che ci fossi anche tu; bada piuttosto che nessuno ci disturbi”.

– “Mi siedo con il nostro piccolo davanti alla porta e vedo se magari arriva qualcuno”. Meremoth entra nella camera nella quale Tobia sta seduto profondamente immerso nei pensieri.

14. “Tu?”, salta su all’improvviso quando vede Meremoth. Che arriva nuovamente qualcosa di grave, non lo deve chiedere, l’ospite ha un aspetto stanco e triste. “Siediti, vado a prendere qualcosa da bere. Hai anche bisogno di mangiare?”

– “No, ma non rifiuto una bevanda”. Non c’è più molto di buono in Israele; tuttavia il vino offerto è buono. Tobia non chiede nulla, Meremoth svuoterà da sé il suo sacco di preoccupazioni.

15. “Tobia, sei rispettato e, …deriso. Hai molti nemici”.

– “Lo so, amico mio. Confido nel Signore, e finora mi ha sempre aiutato”.

– “Va bene ed è bello; perché allora non aiuta gli altri?”

– “Te lo devo dire io? Lo sai da te stesso!”.

– “Sì”, risponde Meremoth, “ma con ciò non si può respingere da parte il male. Forse è Dio…”, un vago alzare le spalle, “forse perché sei ben visto, che finora non è venuto nessuno sgherro oltre la tua soglia. … Ma gira voce, …che tu seppellisci i morti! Che su ordine del re devono rimanere e …”

16. “…e? – Che significa? Il re se la ride? Ah, non io! Un’epidemia divora il popolo! Sulla nostra altura, anche se in una piccola cerchia, non è scoppiata nessuna malattia, perché …”

– “…tu non lasci giacere nessuna salma! – Lo so, Tobia. Ma pensa agli altri, che lo sanno e che finora hanno taciuto, anche se ognuno sarebbe da denunciare che è contro Shalmaneser, contro il suo divieto. “

17. “Ci penso, Meremoth, e credimi: ogni volta mi trema il cuore per via di tutta la povera gente. L’ho chiesto a qualcuno, ma nessuno vuole aiutarmi a seppellire i nostri uccisi per compassione. Tanto, lo faccio di notte, perché …”

– “Pensi che nessuno se ne accorgerebbe?”, risponde l’ospite, “Mi sono già informato. Solo per la tua unica protezione spengono tutte le piccole lampade. Allora ognuno può dire: ‘Noi dormivamo e non abbiamo visto nulla’. – Per via dei morti vuoi portare alla morte dei vivi?”

18. Tobia stringe la sua fronte nelle due mani, dal suo petto si sprigiona un sospiro. Risponde piano: “Meremoth, io vedo come i vicini agiscono, ma so anche un altra cosa: vengo duramente accusato! Ancora è Shalmaneser al timone. Ma per quanto tempo? Ti è noto che non sono rimasto a casa per raddrizzare i prigionieri? E che cosa ho raddrizzato? Sono pochi quelli che danno la riverenza a Dio, che non hanno nemmeno perduto la nostra fede, mentre tutti i molti… – Ah, lascia che taccia!

19. Ora sono di nuovo qui e, …ti sia detto: Shalmanaser è già stato sostituito da suo figlio Sanherib. Se costui sia migliore, lo vuoi sapere? Mi chiedi troppo! Come assiro non pensa mai di credere in un Dio, mentre non abbiamo bisogno di dire: il Signore appartenga solo a noi, perché fin dal padre Abraham riconosciamo il nostro Creatore dell’Infinito, oppure: perché Dio ci ha dato la Sua santa Legge al monte Sinai.

20. Aspettiamo! Quello che un Shalmanaser ha comandato, lo eseguirà ancora peggio il Sanherib. Vedremo! Dio mi ha guidato da lui, mi ha ispirato su cosa dovessi dire; che lui, se non riconoscerà il vero Dio, dovrà presto perdere il trono! Perciò Egli è stato la Guida più meravigliosa della mia vita, di cui ne ho avute molte, ed ho potuto fuggire con Hanna e il figlio. Certo, un Sanherib non mi dimentica. Ho certamente da aspettarmi un seguito”.

21. “Non aspettare troppo a lungo”, ammonisce Meremoth, “gli sciacalli strisciano nel paese”.

– “Grazie!”, Tobia stringe le mani al nazareno mentre lo accompagna alla porta. A lungo sta lì, profondamente immerso nei pensieri, finché l’amico scompare al suo sguardo alla successiva collina. Quando entra nella camera, vede che Hanna aveva preparato una bevanda.

– “Non devi essere troppo triste”, dice cordialmente, “insieme portiamo la sofferenza, quella del nostro popolo e …”

– “…la sua assenza di fede”, finisce Tobia. “Vedi, si deve anche comprendere la gente, sono certo: il nostro Signore e Zebaot lo comprende meglio. Chi vuol farsi uccidere e pensare a moglie e figli, quando devono vivere senza protezione? La miseria è davvero grande!”

– “Un tempo cattivo”, sospira anche Hanna.

22. “Non dirlo!”, Tobia le accarezza i capelli. Non esiste nessun tempo cattivo, solamente uomini cattivi. Dio ha giudicato il Suo tempo e non sappiamo che cosa ha davvero da significare; oppure, diciamo: ‘Il Tempo di Dio è sempre Grazia!’. Se noi uomini lo riconosciamo, sia che lo crediamo oppure no, non cambia nulla nell’alto Piano di salvezza dell’Onnipotente! Egli fa tutte le Sue cosa da solo! Se l’uomo si scava la sua fossa, …chi vuole accusare Dio così: ‘Signore, perché hai permesso questo male?’. – Stolto, chi parla così! C’è ancora altro che mi preme: dov’è il nostro bambino?”

23. “Non lo so”. Hanna ha già visto da tempo in suo figlio che non era più libero e gaio come lo era stato ancora poco tempo addietro. “Non deve più stare sovente dal rabbino”.

– “Non là? E dove deve stare?”, chiede severamente Tobia. “Ma prima era contento ed ha imparato bene, anche per la nostra gioia”.

– “Non so nulla di preciso”, spiega Hanna. “Il vecchio rabbino è stato appunto scacciato via, e dal Consiglio di Gerusalemme un’altro ha avuto il suo posto. Non dev’essere particolarmente gentile; non dà un grande aiuto. Non saluta quasi, quando uno lo saluta, e …devo avvertirti: ha puntato gli occhi su di te!”

24. “Me lo posso immaginare”. Tobia non ne è oppresso. “Tanto, il rabbino sente quello che io faccio in segreto di notte, ma lui sa pure che io osservo le sante Leggi di Dio, forse – senza nessuna arroganza – un po’ meglio di quelle osservate in Gerusalemme”.

– “Precisamente!”, conferma Hanna. “Qualche vicina ha orecchie acute e bada agli uomini; allora mi vengono sussurrate certe cose, ed è bene, puoi credermi”.

– “Lo credo, cara moglie mia. Dov’è il ragazzo?”

25. Appena pronunciato, viene avanti il bambino di otto anni. Un bel ragazzino, intelligente e buono, ora un po’ testardo. Alla domanda del padre dove fosse stato, perché non dal rabbino, costui alza le spalle. “Che devo fare da quello!”, chiede eccitato.

– “Che cosa ci devi fare? …imparare diligentemente!”. – Il giovane Tobia, chiamato brevemente Tobi, guarda seriamente il padre. Oh, c’è qualcosa nello sguardo del bambino, i genitori lo notano solo ora, come una Luce, come un buon raggio. E già il ragazzino dice:

26. “L’anziano rabbino ha insegnato molto a noi bambini, non soltanto dai vecchi rotoli come lo fa il nuovo. Ma è senza contenuto, e le parole scivolano via. Allora non si colgono nemmeno. Per questo ho sperimentato qualcosa di raro. Da allora sto molto nella natura. Credetemi: là ho trovato Dio Zebaot!”. Questo, Tobia lo deve dapprima mandare giù. Dove altro che in tutti i rotoli conservati in Gerusalemme, si trova la Parola di Dio? Certo, anche lui ha imparato così tanto nell’ampio mondo del Creatore; tuttavia la natura è natura, e Dio è Dio! La differenza? Allora sente dire ancora dal suo figlioletto:

27. “Quando è venuto quello di Gerusalemme, sono strisciato via, non da solo. Anche altri ragazzi se la sono svignata. Così freddo come parla quello, …non c’è dietro, altro che arroganza e un senso rigido. Se fosse solamente severo, lo si potrebbe sopportare; lo era anche l’anziano rabbino, ma era anche buono, di cuore amorevole. Adesso, andai fino alla piazza delle palme ed ho riflettuto su cosa dovesse essere ora. Il nuovo ci avrebbe punito duramente.

28. Presso una palma stava un giovane uomo. Era alto come te, il suo volto era chiaro, come non lo si trova qui nel paese. ‘Un forestiero’, ho pensato. Quindi faccio attenzione a cosa intendeva costui. Mi ha guardato gentilmente e ha detto: ‘Non aver paura, Tobia. Sono estraneo per la gente del posto, perché molte cose non si conoscono perché non le si vogliono conoscere. Altrimenti uno dovrebbe voltarsi. Oh, questo fa male agli uomini’.

29. Ero sorpreso, padre. In qualche modo ho pensato: ‘Il giovane uomo ha ragione!’. Anche se non così precisamente, così avrebbe parlato sovente anche l’anziano rabbino. ‘Vieni’, mi fa cenno il forestiero, ‘ti voglio insegnare ciò che non sai e che difficilmente puoi imparare nella rigida scuola del rabbino’. Mi ha preso per mano e siamo andati sulla vicina collina, da dove si vede lontano fino nell’Est. Ci siamo seduti sull’erba e lui ha cominciato:

30. ‘Le Opere di Dio sono la più sublime Parola rivelata, che si impara più facilmente che le lettere senza senso’.

– ‘Il nostro grande Mosè insieme ai profeti hanno lasciato per noi la vera Parola di Dio’, ho risposto. ‘Dipende dal fatto’, dice lui, ‘di afferrare il senso, e tutto ciò che è santamente nascosto, che riposa sempre nella Parola e nelle Opere di Dio. Ma non è mai così nascosto da non poterlo trovare, benché il più profondissimo, nella Magnificenza del Creatore, non può mai essere del tutto afferrato. Perché significa: a Dio, ciò che è di Dio!

31. Guarda come il Sole va per le sue vie. Chi gli ha detto di non cadere dal Cielo? Guarda le Stelle di notte; domanda a DIO, se vuoi’, e questo, padre, suonava amaramente serio, che mi passò sulla schiena…, ‘quanto grande sia ben il loro numero. Chi indica ad ognuna le sue vie? Questa è una cosa grande, maestosa, nel nostro Dio-Creatore! E il piccolo? Vuoi sapere quanto in alto questo viene scritto dal Signore nel Suo Libro della Creazione?’

32. Ha preso un filo d’erba, ed io ho pensato: ‘Ma guarda, questi sono tanti quanto la sabbia al mare’. – ‘Figlio del mondo, questo è un miracolo su miracoli’, disse lui. ‘Non puoi nemmeno contare l’erba di un prato, per non parlare poi di tutto ciò che è su questo mondo, come non puoi contare la sabbia del fiume Eufrate, che presto vedrai. Ancora più grande che la povera sabbia del mondo, che l’erba, e ciononostante lo ha creato Dio. Sono i numeri dei Suoi Soli, delle Sue Stelle e …di tutto il Suo popolo di figli! Tutto dipende dal ‘genere di conto’, cosa che per ora non comprendi ancora.

33. Va nella Casa del Signore, cioè nella natura, ma non devi evitare il nuovo rabbino. E’ bene per tuo padre se lo fai. Dì a tuo padre che la sua strada lo porta lontano, nel paese straniero, ma non deve temere, anche se venisse su di lui un male, la Mano benedicente di Dio rimarrà pienamente su di lui”. – Sì, padre, e poi il giovane uomo se n’è andato via; strano, e non ridere di me, il suo passo era come fluttuante, così …così …”.

34. Tobi non riesce ad afferrarlo, non sa spiegarsi quello che gli era capitato. Suo padre domanda come poteva chiamarsi quell’uomo, oppure, se non avesse detto il nome e la sua patria. “Non lo potevo domandare, era tutto troppo nuovo; non sono riuscito a dire proprio nulla”.

– “Aveva l’aspetto come uno dei nostri profeti? Anche se non abbiamo nessuna immagine di loro e ci sono stati comunque tramandati, questo lo hai anche imparato dall’anziano rabbino. Oppure no?”

35. “Ebbene sì, padre, il rabbino Kamus ci ha descritto come dovremmo vedere i profeti, in genere onorevoli, saggi, quindi il perfetto contrario di ciò che si è mostrato nel giovane uomo”.

– “Hm, questo, con il cammino nel paese straniero, non lo credo. Sotto Shalmanaser siamo stati spinti abbastanza sovente di qua e di là. Ora siamo a casa nella nostra Thisbe, che è il mio luogo, tuo e di tua madre. – Chissà chi era il giovane…”

36. “Era caro e buono, gentile il suo viso e il suo modo; e molto che mi ha ancora insegnato non lo ricordo tutto”.

– “Tobi, lascia riposare in te l’avvenimento. E’ senz’altro bene che non ne parli a nessuno. Non sappiamo se quello straniero non sia stato anche altrove? Se ne sentiamo qualcosa, allora metteremo a confronto se c’è dietro la verità o l’inganno”.

*

37. Per ora si è fatta calma per un po’ di tempo, anche se l’assiro continua a far uccidere. Arriva come un fulmine dal cielo; molti israeliti vengono deportati. Anche fin qui, nella Galilea superiore, arrivano i suoi sgherri. Ma che il nuovo rabbino fosse all’improvviso chiamato a Gerusalemme, fa pensare Tobia. Non c’è ancora da temere, Thisbe rimane ancora intoccato, Tobia ringrazia. Soltanto, una notte picchiano dei pugni alla porta della casa.

38. “Fuori!”, chiama una voce rauca. Tobia svelto si è svegliato, anche Hanna e il ragazzo.

– “Prendete i vostri vestiti, chissà che ci accadrà ora”. – La porta viene infranta.

– “Fuori! Su ordine del re!”. Al bagliore della fiaccola, Tobia vede tutta la frotta, anche altri che picchiano alle porte tutt’intorno. Lui ha messo certe cose nelle tasche del suo mantello; spera che non gliele tolgano, perché con queste potrebbe aiutare qualcuno.

*

39. Sta sorgendo il mattino quando tutta la piccola città è già per la via, nuovamente in prigionia. Per dove? Chi lo sa? A Tobia viene in mente la storia che aveva raccontato suo figlio. L’Eufrate? Oh, no, no! Sarebbe troppo lontano; allora non si vedrebbe più la patria.

40. La piccola carovana poverissima continua a vagare per delle settimane con fatica attraverso il paese straniero, non è quasi più da sopportare. La fede di per sé già piccola di molti scacciati sprofonda del tutto in sé. Non così nell’anziano Tobia. Lui ammonisce ed avverte continuamente tutti, sostiene uno, aiuta l’altro. Anche Hanna e il giovane Tobi aiutano pure. E quanto viene schernito il credente!

41. “L’Iddio dei nostri padri? Tu, stolto!”, dice Bebai, un beniaminita. “Dov’è Lui che ha assicurato il Suo aiuto ai nostri vecchi? Dov’è la Sua mano che ci preservi dalla miseria dei pagani? Lo hai già visto una volta? Hahaha!”. Altri s’intonano nella risata. Solo, non suona molto forte. I servi della verga colpiscono: “E’ vietato parlare!”

42. L’Hiddekel[3] viene attraversato con delle zattere, ma si deve camminare attraverso Ninive. Solo all’est di questa città i prigionieri vengono lasciati a se stessi. Chi potrebbe pur fuggire da qui? Come si nutriranno, aiutandosi reciprocamente, – nessuno se ne cura.

43. Soltanto, DIO era e rimane nel Governo. Così succede che Tobia, che ha anche da soffrire con i suoi, a un tratto può andare dove vuole. E questo per via della fede, della fedeltà e dell’aiuto agli altri poveri fratelli, donne, bambini, ed ha di nuovo sepolto in segreto gli uccisi.

*

44. Una notte dice ad Hanna: “Domani camminiamo, nel sogno mi è stata fatta vedere la via”.

– “A casa?”, giubila Hanna.

– “Non gioire troppo presto, mia cara moglie; non ancora a casa. Dio non ci ha mai abbandonato. Egli ci guida sulla giusta strada, per via del Suo Nome. Lui ci solleva dinanzi al volto dei nostri nemici. Il re Davide una volta lo ha cantato[4]. Com’è stato che abbiamo potuto lasciare Ninive, dove attraverso un lavoro ho raccolto dieci libbre di argento?”

45. Tobi ha ascoltato avidamente pensando al giovane uomo che a suo tempo aveva incontrato. Hanna, ben comprensibile, sospira: “A che ci serve di arrivare altrove nel paese pagano? Voglio essere sepolta in patria”.

– Tobia, per confortarla, ride gentile con intenzione: “Fino allora c’è ancora molto tempo. Sei giovane e forte, un vero aiuto per me e Tobi. Anch’io voglio essere sepolto nella terra della patria, – se e quando Dio impone i Suoi tempi. Alzatevi; prima che arrivi l’aurora, il campo deve affondare dietro di noi”.

*

46. Può sorgere dalla Guidea di Dio qualcosa di più mondano? Appena hanno superato la vicina collina che nasconde il campo e la città, vedono su una verde pianura molti forti asini. Tobia attira facilmente a sé tre animali, e già si procede alacremente. Forse … ? È così, uomo senza fede che vuoi aggrapparti all’avvenimento mondano, senza supporre quanto profondamente santo, Dio si rivela con tutto il Suo aiuto, la Sua grazia e la Sua magnificenza!

47. Montati sugli asini, il piccolo gruppo non viene fermato da nessuna parte. Durante qualche sosta, con un po’ di lavoro c’è del cibo e del foraggio per gli animali, e ovunque, trovano sparsi degli israeliti, senza speranza di rivedere il paese del Giordano. In segreto qualche volta Tobia lascia cadere il loro camuffamento, che sono di Naftali.

48. Lui consola, rialza, e Tobi aiuta nel lavoro di guarigione. Una volta guarisce anche meglio. Sono venuti fino in Media. Sembra miracoloso: il confine pesantemente occupato viene passato nel bel mezzo del giorno chiaro senza essere visti. Di nuovo un gruppo di israeliti, che – sorvegliati – devono prestare un lavoro pesante. “E’ meglio pernottare qui”, dice Tobia, “per parlare coi nostri”.

– “Oh, non è pericoloso?”, chiede Hanna, stanca dal lungo percorso.

49. Tobia la stringe fra le sue braccia. “Se finora abbiamo altamente sperimentato la Grazia di Dio, se…”. Viene interrotto. Arriva un sorvegliante.

– “Sei un medico?”

– “No, ma forse posso aiutare”.

– “Vieni!”. Ecco che giace uno della Media, del tutto accovacciato. Tobia vede subito che l’uomo è stato colpito da un morso di serpente. S’inginocchia, apre la ferita con un coltello che porta sempre con sé, e ne succhia il veleno.

50. “Non avete nulla nel vostro magazzino? Nessun unguento oppure qualcosa del genere?” Ecco, c’è una giudea della quale so che raccoglie delle erbe. La mando subito a prendere. – “Che cos’ha il nostro uomo?”

– “Ma non lo vedi?”, chiede Tobia. “Un pericoloso morso di serpente. Il veleno è fuori dalla ferita; ma per quello che è già penetrato nel corpo, lo fa sopravvivere appena”. Dato che è necessario, la giudea viene chiamata con gentilezza. Lei porta degli unguenti in un panno e anche del succo. Come se qualcuno guidasse le mani di Tobia, lui ne prende ciò che serve per il ferito, del succo lo infonde e mette dell’unguento sulla grande ferita.

51. Lasciatelo riposare alcuni giorni”, ordina Tobia, “e tu, cara donna, rimani qui. Ogni giorno due volte dell’unguento fresco e due volte un succo che gli ho dato”.

– “Sei tu il medico”, dichiara il medianita. “Senza di te il mio amico sarebbe stato perduto”.

– “Visto dal tuo punto di vista”, sorride Tobia, “hai ragione; come medianita non conosci ancora il Creatore dell’infinito. Ma guarda, io Lo conosco! – No, no!”, respinge, quando il medianita domanda se portasse anche con sé il suo Dio, come certi medianiti portavano delle piccole figure di legno che chiamano ‘i loro dèi’.

52. “Il Dio dell’eternità rimane generalmente invisibile, ed è comunque riconoscibile nella Sua magnificenza. LUI ha aiutato il tuo amico”.

 – In modo mondano? Dalla povera giudea hai saputo che per conoscenza si possono fare succhi e unguenti. Puoi ringraziarla e lenire le sue afflizioni”.

53. “Questo lo voglio fare. Sai, c’è ovunque un male. Che dunque, aiuti, ed io provvederò che non abbia da soffrire nessuna afflizione”. Tobia scambia uno sguardo con la giudea; lei lo aveva riconosciuto come israelita, solo che non era bene pronunciarlo. Basta una stretta di mano.

*

54. Nel frattempo presso Hanna era successo quanto segue. Due uomini le vengono incontro quando hanno visto che suo marito era andato via.

– “Chi siete?”, chiede uno di nome Mardja.

– Ad Hanna, di per sé risoluta, le entra la paura nel cuore. “Mio marito è stato chiamato come medico e ora siete venuti voi quando sono senza protezione con il mio bambino? E’ questo un modo?”, cerca di nascondere la sua paura. Allora Tobi si mette davanti a lei e le sta davanti come uno scudo.

55. “Sto qui per mio padre”.

– “Tu, verdone?”, ride il secondo. “Se soffio, cadi subito!”.

– “Aspetta!”, dice forte Tobi. “Noi abbiamo un Dio che vi resiste; davanti a Lui siete pula al vento!”

– “Senti senti…”, Piltar, il secondo uomo, vorrebbe strappare Tobi da sua madre. Ma si spinge come un muro verso l’alto. Piltar retrocede, finge di andarsene.

56. Poi chiama: “Vieni, un israelita non mette le mani addosso a un bambino”. Deve suonare sprezzante, perché Tobi, l’infanzia è dietro di lui, non è ancora da chiamare ‘uomo’.

– “Ecco, guarda”, ride, “volete essere israeliti senza credere in Dio?”

– “Siete dei medianiti?”, chiede Mardja.

– “Indovina”, fa con leggerezza Tobi, “sono ancora giovane, così so molto di Israele e anche di altri paesi”.

– “Come mai?”, indaga Piltar. “Dovresti ancora andare a scuola”.

57. “Ci vado pure”, risponde Tobi, “ma non in una del mondo. Intendo dire: non da un rabbino o da un greco o da un altro forestiero”.

 “Tu, bimbetto?”, dice velenoso Piltar. “Vuoi venire a noi uomini con tali grosse bugie? Che…, aspetta… – Chi guida la ‘tua’ scuola?”. Questo ‘tua’ è reso ridicolo. Ma…, non è come se il ragazzo crescesse? Come se fosse qualcosa, …di inesplicabile e forte?

– “Abbiamo visto”, s’intromette Hanna, “che siete israeliti; lo indica la vostra lingua e altro ancora”.

58. “Ebbene sì”, risponde orgoglioso Piltar, “siamo di Gad, se lo comprendete”.

– “Eccome”, dice Tobi, “Gad fa parte di Israele”.

– “Oh, voi siete…”.

– “Sì!”, dichiara Hanna pure orgogliosa, che si è stupita del coraggio di Tobi ed ha dimenticato la sua paura. “Siamo della tribù di Naftali e siamo stati deportati come voi”.

59. “E andate in giro liberamente cavalcando?”

– “Lo ha fatto DIO!”, Tobi alza la voce. “Mio padre ha aiutato ovunque era necessario l’aiuto. Ma non i re ci danno l’accompagnamento; lo fa il santo Signore Zebaot!”

– “Ah ah ah!”, ride Mardja. “Che arte. Credere in Dio, quando si può cavalcare degli asini come voi? Sai, verdone, quanti uccisi ci sono da noi?”

60. Tobi annuisce triste: “Quanti uccisi ci sono, non lo so, ma Dio li ha contati; LUI, tutte queste anime li pretenderà dalle mani degli oppressori che per grave tormento sono sprofondate nell’assenza di fede”. Fa un sospiro. “Ma noi, io e i miei genitori, che abbiamo pure dovuto abbandonare la cara patria, non abbiamo perduto il nostro Signor Iddio, non Lo abbiamo bestemmiato perché sovente la gravità non era quasi più da sopportare.

61. Nella vita facile non è un’arte credere nel Signore, allorquando, in genere, certi uomini lo possono fare. Ma nella sofferenza, nell’afflizione, pregare Lui, confidare in Lui, nel Suo Amore e Onnipresenza, sì. Voi due, come anche purtroppo molti israeliti, vi siete allontanati da Dio, Lo avete deriso, schernito, ed avete tolto l’ultimo sostegno a quelli che vacillavano nella fede!”

62. “Un bambino vuole istruire vecchi uomini? Sei insolente! Meriti una lezione!”.

– “Me le vuoi dare?”, provoca Tobi intrepido. “Spiritualmente – e voi, rinnegatori, non lo comprendete – mi piace essere bimbo, vale a dire, che il nostro Dio è PADRE di tutti gli uomini! Non lo comprendete?!”.

– “Lascia parlare il verdone”, si volta Piltar; ma il suo amico lo tira per la giacca. ‘…c’era qualcosa, lo vorrebbe negare, ma brucia, …brucia davanti ai suoi occhi come una Luce che sta accanto a Tobi.

63. “Lasciami!”, mormora Piltar.

– “Arriva uno sbirro!”

– “Devo prima controllare…”. Mardja stringe gli occhi e non può impedire, …ciò che vede. Miracolo…? Nel frattempo lo sbirro si rivolge ad un altro gruppo di lavoro. “Piltar”, mormora Mardja, “interiormente qualcosa mi ha buttato giù. Credilo,oppure no, il ragazzino…”, indica Tobi, “…ha con sé un fantasma, uno chiaro. L’ho visto chiaramente. Era come una grande lampada, molto più alto che il ragazzo, e lui non è molto piccolo. Non hai visto niente?”

64. “No”, nega Piltar per farsi coraggio. Anche lui ha visto la Luce. Sì, sì, lo spirituale viene oppresso, è scomodo, e poiché disturba il senso del mondo, lo si chiama ‘fantasma’, viene rimandato all’ignoto. L’amico vede lo spavento negli occhi di Piltar, …che anche lui ha avuto.

65. Allora Tobi dice già: “Può Dio essere sempre con noi uomini? Deve chiedere Lui se lo può, se Lo vogliamo ricevere? Dobbiamo vederLo, oppure non è meglio credere fermamente? Dio è nel Suo Cielo. Può Egli creare quello che vuole? Volete diventare portatori della Sua Luce, per assistere i prigionieri del nostro popolo? Tornate indietro e potrò dire: Dio sarà sempre il vostro Assistente!”

66. Tobi prende la mano di sua madre. “Vieni da papà, vogliamo stare insieme”.

– “Aspetta ragazzo”, chiede all’improvviso Mardja, “mi hai davvero cambiato. Con te si può parlare come con un uomo saggio. Da dove hai tutto il tuo sapere, la tua fede?”

67. “Me l’ha donata il nostro Creatore, dobbiamo solo aprire il cuore e le mani. I Suoi doni sono ultraricchi. Chi vuole, diventa ricco dalla Sua ricchezza!”

– “Col denaro?”, Piltar tenta la sua ultima beffa, …ma allo stesso tempo gli tremano le membra.

– “Chi desidera il perituro, riceverà del perituro!”. Questo suona come una voce estranea, e Hanna teme di cosa sarà del ragazzo.

68. “Non peccare”, lo ammonisce Mardja, “credo di nuovo nel Dio dei nostri padri”.

– “E’ già un buon passo”, lo loda la giovane bocca con voce matura, “ma è meglio non spingere Dio nella lontananza, ma saperLo vicino, poiché Egli è il Tutto-Tempo-Eterno!”. Piltar cede; ne rimane come colpito.

69. Quando Tobi e sua madre se ne vanno, gli uomini li seguono, e Mardja domanda: “Possiamo? Nessuno si accorgerà se manchiamo qui nel campo. Dato che siamo senza moglie e figli, nessuno se ne accorge. I governanti …? Non ci hanno contati.

70. Tobi s’inginocchia al bordo della via. E’ una preghiera infantile, che sale in alto nel Cielo. All’anziano Tobia basta uno sguardo, e nel suo cuore entra la gioia. Anche lui ringrazia Dio con pieno fervore, il Creatore dell’infinito.

[indice]

 

Cap. 2

Di nuovo in patria – Un’alta Parola di Grazia dopo sette morti

La cecità – Rivelazione su Giobbe – Lite per una capra: voglio morire!

 

1. Da quattro settimane sono in viaggio, tendendo verso Nord Ovest, senza sapere dov’è la meta, dov’è il luogo che il SIGNORE ha preparato. La via è colma di diversi pericoli, dalla selvaggina alle tribù di uomini sconosciuti. Con Mardja condividono fedelmente la gioia e la sofferenza, spesso quest’ultima non è quasi più sopportabile. Solo la profonda fede di Tobia, di Hanna e di Tobi ha superato ogni afflizione. Anche quella dei due di Gad diventa sempre più salda, e si meravigliano sovente, che prima...

2. Su questo, discutono con l’anziano Tobia. Costui fa un gesto gentile: “Lasciate sprofondare il passato dietro di voi, poiché sta scritto:

«Ho fatto sparire le tue trasgressioni come una densa nube,

e i tuoi peccati come una nuvola,

torna a me, perché t’ho riscattato”»  [Isaia 44,22]

3. Se ci siamo rivolti al Signore, se ci siamo pentiti di ciò che era prima e che è stato rimesso, per quanto a noi omini era appunto possibile, allora su di noi sorge il Sole della Sua Grazia e stiamo sotto la Sua Guida e – sotto le Sue mani abitualmente salvifiche”.

4. Oh, non sono sempre state le Mani di Grazia di Dio, visto che dopo molti mesi pieni di peso e fatica erano di nuovo ritornati a casa? E poteva essere considerato come un miracolo, che c’è ancora la casa di Tobia e molte attrezzature, come a Thisbe queste erano meno distrutte che in molti altri luoghi? Ci sono ancora perfino gli amici e conoscenti ed è vicina la festa di Pentecoste, allora non così come fu tenuta dopo l’effusione del Santo Spirito (Atti Ap. cap. 2). Perciò ora Tobia invita i suoi vicini. I due di Gad che rimangono da Tobia aiutano alacremente per preparare la sua consacrazione e la buona gioia per via del ritorno, alla festa di Grazia.

5. Ma nel paese passa ancora l’orrore, e prima che Tobia si possa sedere a tavola per aspettare gli invitati, sente di nuovo un grido. “Ah, dov’è lo sgherro che ha battuto al suolo un vegliardo?”.

– Tobia si alza frettolosamente per vedere che cos’era. Mardja lo trattiene. “Non andare, Tobia, chissà quanti sgherri stanno in agguato nei vicoli”.

6. “Come posso essere lieto e mangiare, mentre uno dei nostri poveri fratelli giace nella polvere e nessuno se ne occupa?”. Già è fuggito via e trova l’ucciso. C’è una casa disabitata lì vicino, metà distrutta. Lo porta là per buon senso, strisciando di nascosto verso l’anziano uomo, per poi seppellirlo nella notte successiva. Tornato a casa, si lava le mani e gli ospiti vedono in lui il cordoglio. Sì, malgrado la gioia che – magari fino alla prossima volta – si possa dimorare nella patria.

7. Così passa la festa della Grazia, colma di sofferenza e gioia. “Ah, Signore”, dice Tobia a se stesso, quando è a riposo da solo nella sua camera, “non vorresti al più presto togliere da noi l’afflizione? Io so che Tu sei pietoso e nella più grande miseria riveli il Tuo più grande aiuto. Ma dove dei poveri cuori vengono abbattuti troppo gravemente, o Signore, che cosa ne possono, se così la loro fede cade nella cenere, quando il loro amore muore e non sanno più dove devono andare per ricevere consolazione e pace?”

8. “Devi dirMi tu, figlio, se e come, Io curo e custodisco i Miei poveri figli, e al di sopra di tutta la sofferenza del mondo nego loro la Benedizione, anche quando la loro fede si spegne come una luce? Vuoi consigliarMi tu, se, quando e come, faccio giungere loro il Mio aiuto? Per Compassione, il cui più profondo motivo tu non lo comprenderai mai né alcuno dei Miei figli?! Conosci tu le vie delle Mie stelle? Misuri tu il corso dei fiumi? Se sì, figlio Mio – e siine certo: Io vedo il tuo amore e le lacrime che piangi in segreto, allora nel Mio Consiglio includerò anche il tuo consigliare!”

9. “Signore! O Signore, ho peccato! Perdonami, perché volevo ragionare con Te!”.

“Non c’è nulla da perdonare, figlio Tobia. Correggo solamente quello che non riesce al piccolo uomo. Sovente è bensì buona la volontà, com’era stata anche la tua, per ragionare con Me; ma quanto meno tu puoi fermare il corso del Sole, tanto meno l’uomo può riconoscere se tutto ciò che dici e fai è da mettere nella Mia Volontà!

10. Ed anche questa è grazia Mia, figlio Tobia, poiché, finché un figlio della luce percorre la sua strada da viandante, fino ad allora per via della Mia Bontà rimane qualcosa coperto, poiché la Luce ti rivelerà tutto solo dopo il tuo ritorno a Casa. Sii perciò consolato d’ora in poi e rimani saldo, quando giungerà su di te un nuovo peso d’afflizione!”

11. ‘Oh, oh’, passa attraverso il cuore di Tobia, …e ora trema. Che cosa ci opprimerà ancora? “Signore, se non è possibile diversamente, allora dà solamente a me il nuovo peso, e risparmia i miei fratelli, le loro mogli, i figli e la mia casa”. Quanto è importante il pensiero come Tobia stesso vi si aggrappa, lo dovrà conoscere presto. Come una trave che lo tiene sopra l’acqua.

*

12. Sono passate due settimane, nelle quali l’anziano Tobia continua a seppellire segretamente degli uccisi che gli sgherri lasciano sulle strade. I suoi amici lo avvertono e si ritirano. Ma sì, chi vuole mettersi in pericolo, quando si fa ciò che è proibito? La pietà e la compassione sono ora anche come i morti che scompaiono. Ed è comprensibile per via della sofferenza di anni. Tobia però non si attiene all’avvertimento, al consiglio degli ultimi amici che lo coprono segretamente, quando di notte trascina di nuovo dei cadaveri nelle fosse.

13. Arriva quella notte nella quale lui aiuta sette morti a trovare una tomba. Si avvicina già l’aurora, quando stanco e piegato, guardandosi continuamente alle spalle che non lo veda nessuno – solo per via degli ultimi amici – si avvicina alla sua casa. Si sente così sporco, per altro con il pericolo attraverso i cadaveri, che non vuole né può entrare subito in casa. Dapprima si deve pulire. Si accorge che Hanna e il ragazzo dormono ancora, quindi si siede davanti alla sua porta, sulla quale pende un poco una sporgenza. Tobia, non sospettando che su questo si radunano degli uccelli, si addormenta, anche se vuole vigilare. Di tanto in tanto apre gli occhi controllando ciò che avviene.

14. Proprio ora guarda al Cielo che si colora di rosso nell’Est, quando un grande uccello lascia cadere il suo escremento. – Perché, …perché deve cadere negli occhi di Tobia? – Destino? Guida…? Oppure più tardi avranno ragione i suoi amici: ‘DIO ti ha mandato questo come punizione, ma anche come avvertimento a non seppellire più di nascosto dei morti’. E’ un dolore terribilmente aspro che brucia negli occhi di Tobia. Solo dopo molte ore il dolore cessa un poco. Hanna lo trova inerme davanti alla porta, accovacciato, ed è sconvolta, quando Tobia sussurra: “Non posso vedere più nulla!”

15. Delicatamente lo guida nella casa. Lo pulisce, gli prepara un pasto e da bere, e non dimentica il lamento, malgrado la sua fede e l’amore che rendono il suo cuore ora particolarmente forte e coraggioso.

16. Dei vicini mormorano, ma nei confronti di Tobia consolano e dicono che la cecità presto passerà, delle lacrime avrebbero lavato via tutto lo sporco dell’uccello. Ma il tempo passa e Tobia rimane cieco. “Ora non trascina più nessun morto”, dice un uomo a suo figlio. L’uomo, un poco rattristato e di animo maligno, non convince il figlio ventenne.

17. “Padre, se succedesse così a te – fino ad ora siamo stati risparmiati – se tu giacessi nel vicolo e nessuno si occupasse di te, allora, che cosa faresti?”

– “Ah, se fossi morto, allora non lo sentirei. Che scopo ha la segretezza?”. Rattristato, sia per suo padre come per Tobia che adora, solo che non lo sapeva ancora nessuno, se ne va. Incontra Tobi con cui aveva già fatto amicizia fin dal tempo dell’infanzia: “Che è successo a tuo padre?”

– “E’ diventato cieco”, sospira Tobi, “nessuno lo può aiutare. E ora …”. Il giovane uomo di nome Hiskael sospira con lui.

18. “Ora non ci sarà nessuno così coraggioso come lo è tuo padre nonostante il divieto e il baccano di portare via i poveri morti”.

– Tobi porge la mano ad Hiskael. “Sei mio vero amico?”

– “Ne dubiti? Te l’ho detto sovente!”

– “Non dubito; avrei solo bisogno di te, se …”

– “Aha, vuoi continuare come lo ha fatto tuo padre?”

– Tobi annuisce. “Per me da solo è troppo difficile, non so se gli ultimi amici di mio padre mi coprirebbero”.

19. “Hm, dovremo essere molto prudenti”.

– “Certamente, perciò a stasera, la luna è calante”.

– “Meglio così”. – I giovani si danno la mano. Invece passano alcune notti senza che debbano agire. Anche più tardi è come un miracolo; come se avessero cancellato il nord della Galilea, come dimenticato, e così Hiskael e Tobi sono fuori pericolo. Molto raramente trovano un cadavere, con cui è eliminato lo spionaggio degli invidiosi.

20. Nella casa di Tobia sta succedendo qualcosa. Tobi porta l’amico dal padre, che ha già da tempo fatto attenzione ad Hiskael, inconsapevolmente per via del suo genere, perché suo padre non è buono…; gli ha voluto bene, soltanto, non aveva mai parlato con Hiskael. Gli dà il benvenuto e domanda come vanno le cose a casa. Costui è un po’ timido. Non deve dire nulla di male sul padre, viene qui anche per qualcos’altro che ha fatto spaventare perfino lui stesso nell’ultima notte. Come mai che lui … “Parla pure, ragazzo”, dice Tobia. Anche a lui passa qualcosa sull’anima.

21. “Non so se è giusto”, comincia a balbettare Hiskael. “Non ho mai avuto un sogno come l’ultima notte, ed ero contento di aver incontrato Tobi. L’ho raccontato a lui e mi ha detto subito che tu, onorevole, dovresti saperlo”.

– “Che cosa?”

– “Il mio sogno”.

– “Allora parla, Hiskael! Non c’è nulla di così difficile che non lo si possa sopportare con la forza e la bontà di Dio”.

22. “Non è così!”, Hiskael non osa dire tutto ciò che hanno avvelenato suo padre e due vicini, su Tobia, ‘…che per via dei suoi peccati sarebbe venuto su di lui il giudizio di punizione’, “si sente dire qualcuno, così tanto per dire, e non sanno se anche loro stessi possano essere colpiti da una sofferenza”.

23. “Sei giovane, Hiskael, e profondamente sensibile, quindi il sogno non sarà stato pesante”.

– “Non pesante, padre Tobia, non sono ancora maturo per ricevere una rivelazione di Dio”.

– “Una vera?”, chiede sommessamente Tobia, E poi prosegue: “Perché no? Se dipendesse dall’età se qualcuno sente la parola di Dio, allora penso che il Cielo si aprirebbe raramente. Non dipende dall’età di un uomo, solo dalla maturità dell’anima. Ora parla, chissà che cosa il nostro Dio ….”. Sarà Grazia, pensa Tobia. E non pensa in modo sbagliato.

24. Hiskael parla piano e modestamente: “Dopo che il giorno ho sentito qualche cattivo discorso contro di te, padre Tobia, ed ho persino contraddetto mio padre, di notte all’improvviso mi sono svegliato. Una volta che dormo, non mi sveglia nemmeno un tuono. Ed ecco, …stava come una luce davanti al mio letto, ah, così bello e soave, veniva su di me come una delicata pioggia. Ma poi, la voce! La devo chiamare ‘celestiale’, perché non ne ho mai sentita una così.

25. La voce diceva: «C’era un uomo chiamato Giobbe, pieno di timor di Dio e buono, come lo sono raramente gli uomini. Ha portato nel mondo la ‘pazienza’ e conservata nella ferma fede malgrado la sofferenza che gli era capitata insieme allo scherno e alla derisione degli amici che sovente aveva aiutato. Anche qualche superiore lo aveva deriso. Così succede a Tobia, il pio. Non è il portatore della Pazienza come lo era Giobbe, ma Tobia è proceduto dalla Casa del Cielo del Principe della Pazienza e comunque non da un’ultima fila. Lui porterà nella pazienza il peso, quando anche l’umano arriva allo scoraggiamento qualche volta qui, qualche volta là. La LUCE gli verrà incontro per ultima!»

26. E’ stato questo, padre Tobia, quello che ho davvero visto e sentito. Non so comunque come mi è successo; perché per vivere, per ricevere questo, …ci vuole una fede, una fermezza, come ce l’hai tu ed anche alcuni grandi del nostro popolo. Non sono mica un profeta, come lo sono stati un Isaia (I-sai), un Elia, ed altri. Che cosa sono io davanti a Dio?”

27. Tobia va a tentoni verso il giovane uomo, finché lo tiene nelle sue braccia. “Questa è la grande benedizione di Dio, Hiskael, per te, per me, per tutta la mia casa! Ti ringrazio, non puoi ancora presagire che cos’è stato del tuo meraviglioso sogno. Più avanti, un giorno lo sapremo e …saremo beati per via dell’immeritato Amore e Misericordia! O Signore, sommo Dio-Padre, umilmente sale a Te la mia gratitudine; fa per favore, che la Tua benedizione, la Tua grazia, siano sempre con noi”. – Allora è come un Soffio, …come un ‘Amen’, che avvolge tutti i cuori.

*

28. Da allora sono passate più settimane, anzi tutto un anno. Tobia, una volta diligente ed abile e si era fin dalla giovinezza occupato con le sue mani del lavoro e del suo possedimento, prima della sua cecità aveva nutrito moglie e figlio, aiutato anche qualche poverissimo, aveva assistito delle vedove, non soltanto con una parola, ma sempre con fatti. Ora è già da tanto tempo che non può più fare nulla. Per questo Hanna è diventata ancora più diligente. Oltre a tutto il fare e operare per la casa, aveva filato giorno per giorno, e con il guadagno aveva procurato ciò che era necessario per la vita. E anche Tobi aveva aiutato con diligenza per conservare tutto nel modo giusto.

29. Hanna aveva filato molto con grande fatica per un ricco uomo del villaggio vicino ed aveva fatto dei tappeti, e tutto le era riuscito bene. Oltre alla sua ricompensa riceve una capra che può essere munta, e la porta a casa ultrafelice, pensando: ‘Tobia sarà contento, se porto così tanto guadagno a casa’. Non è stato sempre così facile spiegare al cieco tutto ciò che lei e Tobi potevano procurare, e il guadagno glielo avrebbero dato a lui in mano. Lui stesso doveva sentire tutto.

30. Quando Tobia – e Dio lo cancella amorevolmente, perché per via della sua cecità non può esaminare tutto da sé – sente quella sera belare una capra, mentre Tobi si rallegra con sua madre ed ha legato amorevolmente l’animale nella stalla, Tobia allo stesso tempo comincia a litigare. Non aveva mai vissuto che qualcuno oltre al regolare guadagno, regala una capra. Non sa quanto diligente era stata la sua Hanna, quanta fatica aveva avuto con il suo lavoro e qualche volta aveva riassestato la casa di notte.

31. Chi non vorrà ora comprendere il perché Hanna è diventata seriamente arrabbiata? Quante ore buie aveva lavorato, per assistere di giorno Tobia? Non l’ha mai trascurato, gli ha portato tutto, lo ha anche guidato quando voleva andare all’aperto, per sentire almeno il raggio del Sole sulla pelle. E molto altro ancora. Certo, si tiene molto indietro, affinché la sua ira non trabocchi; ma ora, dover ascoltare che lei forse abbia rubato l’animale, oppure che Tobi l’abbia portato via dal pascolo, che dovrebbe restituire subito la capra al proprietario, questo non lo lascia riposare.

32. “Ti perdono”, dice a bassa voce e con passione, “perché non vedi quante cose buone fa Tobi. Di me è meglio che taccia. Non mi credi e mi domando dov’è ora il tuo amore e, …sì, e la tua fiducia, la tua fede, che Dio, il Signore, ci ha fatto trovare una volta? E sono stata accanto a te in tutte queste difficili vie, qui e all’estero.

33. Da quando sei diventato cieco, sono seduta al rocchetto e filo sul grande pesante telaio per fare dei tappeti, e quando tu dormi, provvedo alla casa e al cortile, affinché tutto rimanga ordinato e pulito. E poi, solo perché una volta un ricco ha avuto le mani aperte e mi ha regalato una capra, accusi me e Tobi di un furto? Non dovrei vacillare, se sei davvero credente di tutto cuore, e non perché DIO ti ha mandato questa cecità?

34. No, no!”, lei lo respinge nella sua ira, quando Tobia alza le mani. “Ti dico come stanno le cose: l’uomo voleva darmi più soldi di come si paga generalmente per il tappeto e i fili. Non l’ho accettato perché sapevo che non saresti stato d’accordo. Quindi ha fatto prendere dal pascolo la capra per me. Mi fa ancora piacere il lavoro? Curare te come ho fatto finora volentieri e con gioia? Sono tua moglie, oppure la tua serva?”. Hanna cammina frettolosamente su e giù. Oh, guaio, si è arrabbiata troppo, va nella sua camera, piange e prega Dio la voglia perdonare, perché era stata arrabbiata nei confronti di un cieco, anche se umanamente giustificata.

35. Allora viene molto consolata, poiché si addormenta stanchissima e sente la voce dalla Luce: «Sta tranquilla, Hanna, il Signore ha preso nella Sua mano la tua ira, e tutta la sofferenza cambierà. Abbi ancora pazienza, Dio, il Padre di tutti i Suoi figli, non ti abbandonerà». Dopo qualche ora si sveglia e non sospetta ancora quanto anche Tobia era stato triste per via delle sue parole.

36. Lui a tastoni striscia in una camera, e prega: “Signore, Tu sei giusto, il Tuo Agire è giusto per via della grande Bontà e Fedeltà che manca a noi uomini. Ho peccato su Hanna, su mio figlio, e sono stato contro di Te. Signore Iddio, non sei Tu, Padre mio? Oh, abbi pietà di me! Non tenere in conto il peso del peccato, affinché il mio cuore diventi di nuovo lieto nella fede, mio Dio!

37. Israle ha tenuto il Tuo Sinai? No! Perciò siamo stati dati via ai nemici ed abbiamo dovuto abbandonare sovente la patria, perché abbiamo abbandonato TE! Il Tuo Giudizio è terribile ed è la Tua indicibile alta bontà! Perché nel Giudizio Tu raddrizzi ciò che è diventato storto; rialzi ciò che cadde a terra; orienti verso Cada chi si è messo lontano da Te.

38. Ora sono già cieco da così tanto tempo attraverso un servizio segreto e l’ho fatto per tutti i poveri fratelli. Perciò Ti supplico: mostrami ora la Tua grazia, prendi il mio spirito nella pace poiché preferisco essere morto, che vivere …nell’onta del peccato. Abbi Pietà!”. Le lacrime scorrono abbondantemente nella barba grigia, ed è una consolazione, come se qualcosa di Santo lo avvolgesse. La visione di Hiskael nel sogno …?

39. Tobi sente il pianto, ma non osa entrare nella stanza. Ha sentito la lite, profondamente spaventato di suo padre, che altrimenti è sempre stato giusto; di sua madre, sempre mite, sempre gentile e che ha parlato così arrabbiata con il cieco. Certo, non ha torto; è bene se si mettono a posto le cose. Lui si è accorto, perché di sonno leggero, quando la madre sovente ha lavorato fino a tarda notte, e di giorno non ha riposato, per procurare il guadagno con il lavoro.

40. Lui stesso non era stato pigro, ha aiutato sui campi o nei giardini, ha fatto anche il muratore, tutto ciò che gli capitava nelle mani. Solo, che il lavoro di un giovane era pagato male; quello dei bambini per nulla, soltanto che gli si dava da mangiare qualcosa. Di conseguenza era quasi sempre poco ciò che Tobi portava a casa. Tuttavia, …era qualcosa, ed Hanna lo ha lodato ogni volta.

41. Solo alla sera Tobia apre la porta della camera e chiama piano sua moglie per nome. “Hanna, ti prego, vieni da me. Io, …io voglio…”. Sì, voleva questo: chiedere perdono. Ad un uomo è difficile pronunciare una richiesta. Hanna per via dell’ira, lei stessa rattristata e poi consolata così caramente nel sonno, ferma il suo rocchetto, al quale ha già dato molto slancio.

42. “Ma dove sei stato?”. Lei lo sa molto bene, ma lo vuole aiutare a superare la soglia della porta del suo cuore. Con prudenza lo guida nel soggiorno alla sua sedia. “Ecco”, dice gentile, come se nulla fosse stato, “siediti, ti porto da mangiare”. Lui la ferma vincendosi: “Un sorso dalla tua capra”.

43. Ah, come sovente passa l’umano accanto ad un alto spirito, anche accanto a un’anima matura. Ora Tobia sente di nuovo la pace di Dio che lo aveva tenuto saldo nella sua cecità. Hanna sente il suo amore, che lui sa donare da Dio. Lei ride piano: “La nostra capra, Tobia, l’abbiamo tenuta così fin dall’inizio: a ognuno il suo, per l’altro. Tu per me, io per te. Noi per nostro figlio”.

44. “Bene, fedele Hanna, hai detto bene; così deve rimanere per tutta la nostra vita. Però non lavorare più di notte, offri invece al giorno il tuo lavoro. E’ sufficiente quello che abbiamo procurato finora. Non soffriamo nessuna miseria. Vedi, posso contare le monete; stimo il valore nella dimensione e nel peso. Ma sono sempre soddisfatto di ciò che viene sulla tavola. Non c’è bisogno di più.

45. Ed il nostro ragazzo? Quanto è bravo, diligente e fedele nella fede nel Signore. Ricordalo sempre, Hanna mia, anche se devo morire, perché …”

– “Morire?”, dice sconvolta Hanna. “Malgrado gli occhi, sei sano”. Ho chiesto a Dio la mia morte, perché ho peccato, non riconoscendo tutto quello che tu fai per me, cieco”.

46. “Il Signore non esaudirà ancora questa preghiera”, dice Hanna fermamente. “E’ comprensibile quando hai sbagliato una volta il calcolo. Dio lo perdona volentieri, di questo sono più che certa! Sii di nuovo allegro, Tobia, la nostra vita è nella mano di Dio, ricca di Grazia”.

[indice]

 

Cap. 3

Muoiono sette mariti – Silenziosa benedizione a Sara

Ipotesi di un viaggio a Lages e un rivedersi con ‘il giovane’ – Tobia benedice il viaggio, ma pensa alla morte

 

1. Nello stesso tempo quando Tobia ed Hanna litigavano, nella Media, nella città di Ekbatana, era successo qualcosa che avrebbe toccato molto Tobia, se lo avesse saputo. Più tardi diventerà noto. Erano quelli della Media che una volta avevano aiutato quanto potevano gli israeliti nella prigionia. Un tale aiuto lo aveva sperimentato anche Tobia.

2. Rispetto al tempo della fede lontana dal Dio-Uno, era successo che la figlia di un tizio della Media di nome Raguel, dovette sopportare molta onta, perché l’aveva data indubbiamente a un uomo selvaggio. Ma lui, …morì già nella prima notte di nozze. Questo successe in breve successione sette volte. “Ha un asmodeo”, si disse tutt’intorno, “ha ucciso tutti gli uomini tramite Sara”, così si chiamava la figlia. Sara sapeva di essere innocente e piangeva amaramente. Lei, allora ancora una bambina, nel tempo in cui Tobia era stato con i suoi in Media, si era fatto raccontare molto da lui sul ‘Dio Verace’ e in segreto per sé aveva adorato Dio e creduto in Lui.

3. E’ quasi allo stesso tempo in cui Tobia si pente del suo agire, che Sara deve sgridare molto una serva che si era mostrata ribelle. “Ah”, grida la serva, “hai ucciso sette uomini! Vuoi uccidermi, assassina di uomini? Sei ricca e bella; ma a che ti serve? Nessuno ti dà più la mano per paura che il tuo asmodeo porti anche a questo la morte!”. Appena pronunciato questo, la serva si rende conto di cosa ha combinato, poiché il volto di Sara è pallido a morte, con gli occhi spalancati dallo spavento. Vacillando, può raggiungere la camera.

4. Sale al piano superiore della casa, ma nessuno la protegge. I genitori stanno certamente zitti, ma il disprezzo per via della ‘figlia mal riuscita’ è come un colpo d’ascia che la delicata anima di Sara percepisce. Si chiude nella sua camera nella quale era avvenuta la disgrazia degli uomini. Cade sulle sue ginocchia, piange e supplica:

5. “Signor Iddio, che ho potuto riconoscere, come io giaccio sulle mie ginocchia, davanti a Te giace tutta la mia sofferenza”. Per tre giorni lotta in questo modo, senza cibo, senza bevanda, senza andare a cercare nessuno dei suoi. E quanto viene consolata! Non veramente con parole di una Rivelazione, più volte è come una Mano linda che l’accarezza sulle guance e che riposa benedicente sul capo profondamente chinato.

6. Dato che non si sente degna di sperimentare una tale Grazia, si siede al piccolo pulpito su cui posa le sue mani, sprofondata nella meditazione. ”Sia lodato il Tuo Nome, che sei Dio e Padre di tutti gli uomini. Tu non Ti sei arrabbiato, perché conosci la mia innocenza. Nella mia afflizione hai rivelato la Tua benedizione. A Te, Signore, rivolgo il mio volto, a Te levo gli occhi.

7. Liberami da questa onta, oppure – se Tu vuoi – prendimi, toglimi da qui!”. Tobia aveva pronunciato quasi le stesse parole. “Tu sai, Signore, che non ho desiderato nessun uomo, mi sono preservata da cattive voglie. Che i genitori mi abbiano costretta ed ho preso gli uomini – Signore – non è stato uno scherzo. Non sono io degna di loro oppure loro di me? Io non lo so. Il Tuo consiglio si manifesterà. Chi serve TE, Signore Iddio, dopo l’aggressione viene consolato, e mi libererai dalla mia afflizione. Anche in una punizione predominerà la Tua Grazia.

8. Avresti Tu, eterno vero Amore, desiderio della rovina nella quale sono stata sospinta? Non fai risplendere il Sole dopo ogni temporale, che asciughi di nuovo delle campagne? Così asciuga le mie lacrime, sollevami dalla mia onta. Dammi la gioia del cuore, santo alto Dio-Padre! Eternamente sia portata lode e onore al Tuo Nome, a Te, Dio degli israeliti e, …mio Dio per sempre!”

9. Questa preghiera, come anche la preghiera singhiozzante di Tobia, era stata esaudita. Chi osa dubitare? Chi vuol comprendere che si apre il Cielo? Dio invia fuori i Suoi portatori di Luce, il principe Rafael per aiutare la giovane figlia e l’uomo anziano. Chi pensa superficialmente crederà che tutto arrivi come fulmini dalle nuvole, e non pensa che all’uomo viene anche dato il tempo di inserirsi nella ‘Guida di Dio’.

*

10. Più tardi Tobia chiama suo figlio, dopo che è rientrata la pace nella casa e lui stesso crede di abbandonare presto il mondo, e dice: “Ti voglio annunciare la mia ultima volontà; ascolta le mie parole e tienile strette nel cuore.

11. Quando Dio avrà tolto la mia anima, allora seppellisci il mio corpo e onora tua madre per tutta la tua vita. Lei ha servito noi due con molta fatica e preoccupazione. Ricorda quali pericoli ha sofferto quando ti ha portato sotto il cuore. Quando muore, allora seppelliscila accanto a me. La cosa più cara di cui ti incarico è badare al Signore. E questa è:

«Per tutta la vita abbi Dio davanti agli occhi e nel cuore,

e guardati di non accettare nessun peccato

né di commetterlo contro i comandamenti di Dio!»

12. Di ciò che hai, dallo ai poveri; così il Signore, il tuo Dio, non ti dimenticherà. Se hai molto, allora dai abbondantemente; se hai poco, allora dai il poco con cuore fedele. Allora raccoglierai. Se è del mondo, allora ricorda: nessun mondo misura la ricchezza di un cuore puro, non misura tutta una vita!

13. Le elemosine riscattano dai peccati; ma chi dà per questo, per ottenere il perdono, ha fatto male; la sua ricompensa ricade nella cenere! Guardati dalla prostituzione e da una vita cattiva. Se prendi moglie, allora sii fedele e onesto, scegli una figlia della nostra fede. Ovunque il Signore Iddio ha la sua onnipotente Mano, troverai ciò che compiace alla tua anima. Se arrivi nella miseria della vita, allora da me trovi uno scritto che allora, quando eri ancora un bambino, ha certificato che ho prestato ad un certo Gabael in Rages, nella Media, dieci libbre d’argento.

14. Fa che te le restituisca, se lo può senza soffrire la miseria. Allora dagli lo scritto come pegno che ha pagato il suo debito. Guarda, figlio mio, di non preoccuparti di nulla; siamo certamente poveri, ma abbiamo abbastanza. Riceveremo molto del bene, soprattutto secondo lo spirito, quando temiamo Dio, quando abbiamo riverenza per Lui e facciamo del bene”.

15. Questa è una eredità non subito comprensibile qual vero senso vi sia nascosto. Anche il giovane Toby riflette prima che cosa deve distinguere: il mondo, dallo spirito? Ma nell’amore per il padre accetta tutto e promette: “Quello che hai ordinato, lo voglio fare. Come devo richiedere il denaro, non lo so. Gabael non mi conosce. Di quale segno ho bisogno che mi creda? E non conosco la via per Rages”.

– “Gabael stesso ha scritto il biglietto, lui riconoscerà la propria calligrafia e ti darà il denaro. Non andare da solo; cercati un compagno che venga con te. Sono certo: troverai il migliore che il Signore ti mostrerà”.

*

16. E’ come una strana attrazione che spinge Tobi verso il boschetto di palme dove molti anni prima, quando andava ancora dal rabbino, aveva incontrato un giovane meravigliosamente bello. Proprio oggi Tobi se lo ricorda, anche tutto ciò che il giovane aveva detto. Certo, …oggi avrebbe l’età di Tobi stesso; e se lo incontrasse… Magari non lo riconoscerebbe. Viceversa, pure? Oppure…

17. ‘Stolto!”, si sgrida. Allora hai solo sognato ciò che hai vissuto da bambino. Mentre in lui rimane ferma la strana visione: un tale compagno di via! – Allora non dovrebbe preoccuparsi di nulla, sarebbe come una guida del Cielo e che… – Ma esiste sulla Terra uno così, dove regna così tanta animosità? Rabbrividisce! No, la luce non abita nell’oscurità. Ma è circondato come da un soffio: ‘Non abita nell’oscurità, essa viene ed irradia dentro, per liberare l’oscuro!’ – Tobi si gira su se stesso. Che cos’era? Ha sentito la parola, esteriormente, o …interiormente?

18. Nel frattempo è arrivato presso le palme. Sotto una di queste sta un giovane molto fine, con il bastone, il mantello per le notti e una borsa da pastore. – Non è la stessa palma di quando una volta da bambino… – E quel giovane, non ha lo stesso aspetto come quello che gli aveva dato buoni insegnamenti? Ma, fermo! Allora costui dovrebbe essere più vecchio, così come lui, e non come un ragazzo appena adulto! Ma quando lo guarda negli occhi, è come una conoscenza. E’ lui! No! Impossibile! Certo, il giovane ha un aspetto fidato.

19. Tobi domanda gentilmente: “Chi sei, buon compagno?”

– “Per te, un israelita”.

– “E poi?”

– “Lo saprai a tempo debito”.

– Hm, non è facile aspettare ciò che si vuole e si ha bisogno di sapere. “Conosci la via per la Media?”

– “La conosco. L’ho fatta sovente, e conosco Gabael in Rages, nella città della Media”.

– “Sei ancora giovane”, dice Tobi scettico, malgrado in lui dimori la gioia, “come mai che hai peregrinato già sovente per questa via?”

20. “Non te ne meravigliare; alla fine saprai chi sarà andato con te. Il resto lascialo a Dio, il Signore!”

– “Lo faccio! Ma aspetta, ti prego, voglio dire a mio padre che ho trovato un buon compagno di via”. Tobi non vede come il giovane annuisce gentile mentre parla con il suo Padre, Colui che il mondo può vedere così raramente, perché raramente guarda in Alto, là dove abita quel Padre che come Creatore mantiene la Sua Opera.

*

21. Tobi va, saluta amorevolmente il padre e racconta che cosa gli è capitato di buono. “Dio ti dia la gioia, caro padre, non devi preoccuparti per me”. Che Tobia senta il desiderio di vedere anche lui lo strano giovane, …chi non lo può comprendere? Perciò dapprima brontola: “Che gioia devo avere, dato che siedo cieco nell’oscurità e non vedo la luce del cielo?”. Come ciò succede, …ambedue ora non lo sanno ancora.

22. Quando Tobi dice fiducioso: “Abbi pazienza, padre, Dio ti manderà un aiuto”. Il giovane entra nella camera.

– “Sì, abbi pazienza, Tobia”, ripete costui, “il Signore è il tuo Aiuto!”. Qual voce delicata, soave, magnifica e piena di Forza. In Tobia entra la fiducia, come non ha veramente mai posseduto e non ha mai dubitato della Grazia di Dio! Ora tocca il giovane, il suo volto, anche le mani, e un sorriso viene sul suo volto di rughe.

23. “Chi sei, …non lo so, eccetto che credo che il Signore abbia mandato a mio figlio il miglior compagno di via. Mi sembra, come se tu sei un angelo”.

– “Sulla Terra gli angeli sono coperti, quasi sempre, padre Tobia”, suona serio e caro. – Ah, quante volte Dio li ha mandati e non sono stati riconosciuti. Qualche volta era bene, per gli uomini, Tobia, perché sopportano malamente la Luce rivelata, per via della loro fede vacillante e falsa”.

24. “Sono d’accordo”, dice riflessivo Tobia, “ma ti voglio domandare: sei un uomo? O sei dalla Luce? Puoi accompagnare mio figlio in Media, nella città di Rages?”. Lui riferisce che cosa non sarebbe necessario. Tobi vede un sorriso negli occhi del giovane. Ma non è solo da interpretare. “Se mi riporti mio figlio, avrai una giusta ricompensa”. Di nuovo questo sorriso fine. Ma che cosa avrà costui?

– Il giovane dice: “Guido io tuo figlio, e lo riporto”. Questo suona così credibile, che non ci vuole più nessuna domanda, se dovesse sorgerne una.

– Tobia vuole solo sapere: “Dimmi: da quale tribù vieni, da quale stirpe d’Israele?”

25. Allora risuona un serio ammonimento: “Sii contento! Non è abbastanza che hai un messaggero? Cos’hai bisogno di sapere ora, da dove vengo? Ma che tu abbia meno da preoccuparti, ti sia detto: per il mondo, per te, sono Azaria (Asarja), il figlio grande di Anania”.

– Il ‘tu’ è pronunciato così forte, che Tobia si spaventa, ma si fa coraggio: “Sei da una buona tribù; ma non arrabbiarti di un cieco perché ti chiede della tua provenienza”.

26. “Va bene”, Tobia viene calmato, “porto tuo figlio sano a Rages e di nuovo di ritorno a te”.

– “Allora andate”, dice tremolante il padre, “Dio sia con voi sulla via, e il Suo angelo vi accompagni!”. Caro pio Tobia, se tu sapessi … È bene che non ogni rivelazione diventi subito ‘visibile’. È bene se l’uomo viene messo alla prova. Tobi abbraccia sua madre, la bacia sulla guancia e la tranquillizza mentre lei piange.

27. Lui e il giovane escono di casa. Hanna guarda dietro ai due, mentre continuamente le scorrono lacrime. E’ anche comprensibile. Lei dice e cerca di coprire la sua sofferenza, la sua preoccupazione con la veemenza: “Che cosa te ne viene di chiedere il denaro? E’ passato così tanto tempo e non siamo ancora morti di fame. Per questo hai mandato via il conforto della nostra vecchiaia? Ce l’hai tolto! Ma non eravamo soddisfatti, anche se siamo diventati poveri? Ah, ci sarebbe rimasta la più grande ricchezza, se non avessi mandato via il figlio. Forse, inutilmente! Se riceve il denaro, chissà se lo rivediamo? Lo sai tu?”

28. Tobia tira Hanna al suo cuore, le accarezza i capelli grigi, non conosce il loro colore e non sa, ma lo sospetta per via della molta fatica che lei ha avuto con lui, e dice: “Non piangere, Hanna mia; io so: il Signore Iddio guida il figlio, anche se sono cieco ho comunque esaminato il compagno, e lo sento: lui è un compagno sicuro, inoltre, come lui ha detto, da casa nobile. Perciò possiamo essere del tutto sicuri che nostro figlio ritorni sano e fresco. Se con, se senza denaro, …non lo domando davvero. Quello che mondanamente è giusto, cara moglie, lo possiamo fare.

29. Ora Dio mi ha donato la fiducia che il grande viaggio si risolverà al meglio. Inoltre ho ancora aggiunto qualcosa alla scrittura di Gabael, con cui riconoscerà nostro figlio. E il compagno di via?”

– “Appunto”, lo interrompe Hanna asciugando le sue ultime lacrime, perché ora cade anche in lei una prima piccola scintilla di fiducia; ma non è ancora una fiamma, cosa che non fa male.

30. “Tu hai esaminato il compagno con la mano, ma io l’ho guardato. C’è differenza, oppure no?”. Un piccolo sospiro passa fugacemente sulle labbra di Tobia. Sì, sì, quando si è ciechi, non si è più uomini completi. Ma lui, – che ora crede imperterrito di lasciare presto la Terra, si attiene saldamente alla fiducia che il Signore gli ha dato.

31. Lui dice amorevolmente: “Sii consolata, madre di mio figlio. Ti do volentieri ragione che, chi può vedere può farsi più facilmente un giudizio rispetto a uno cui manca la luce degli occhi. Ma non pensi che il nostro spirito, dato da Dio, sente la verità anche senza la vista degli occhi? Guarda, mi trovo davanti alla porta della morte dal mondo, e allora si hanno altri pensieri, tutto un altro sentimento da chi vede ancora a lungo davanti a sé la sua via del mondo, e …”

32. “Fatti di nuovo interrompere, Tobia”. Hanna si stringe forte nelle sue braccia, inconsapevole di ricevere un aiuto dal cieco, che dei vedenti raramente possono dare, a meno che non abbiano una fede incrollabile. “Io so che tu non te ne andrai presto. Non pensare più alla vecchia lite, l’unica nel nostro matrimonio. E poi, …non vuoi riavere nostro figlio? Se sei convinto che il compagno di via sia fedele e buono, allora sii anche convinto che riportererà Tobi. Lo rivedremo! Ero piena del timore che si possa perdonare a una madre, avrei quasi perso il coraggio. Oppure no?”

33. “Hanna, questo vale anche davanti a Dio. Lui sa meglio come sente una madre, quando suo figlio va nell’incertezza. Soltanto, …non c’è nulla di incerto sulla via di Tobi, perché credo che tramite quel giovane c’è un angelo che guida nostro figlio. Il suo volto, le sue mani erano delicati e fini in un modo tale, da capire che lui ha un cuore puro. E chi ha questo, è buono e fedele”.

34. “Dapprima non ho badato al giovane, ho solo pensato alla separazione. Ma ho notato che aveva un aspetto molto pulito, non soltanto nei vestiti. C’era qualcosa di interiore, qualcosa di superiore in lui, come non lo si trova quasi negli uomini, e negli anziani sovente ancor meno che nei giovani che non sono ancora rovinati. Vogliamo lasciarlo nella preghiera al nostro Dio, Padre nel Cielo, di riportare di nuovo Tobi e il giovane. Lo voglio considerare volentieri come mio secondo figlio. Potrà abitare sempre con noi, se lo vuole”.

35. Tobia ride. “Donna materna, ricorda da quale casa lui proviene. Là è sempre meglio che da noi. Dunque, rimarrà per un po’ di tempo con noi; sarà che Tobi non vorrà separarsi da lui. Aspettiamo come il Signore guida tutto. Se dovessi comunque morire prima, allora saluta nostro figlio e ricompensa abbondantemente il suo compagno di viaggio, com’è possibile.

36. Se Tobi porta con sé le dieci libbre, dagli da queste la giusta decima. Già Abraham ha dato a Melchisedec di Salem la giusta decima dalla battaglia vinta”.

– “Ah, tu stesso gliela darai”. Hanna si mette di nuovo a lavorare e Tobia annoda delle reti, cosa che da cieco ha potuto imparare un poco alla volta.

[indice]

 

Cap. 4

In viaggio col fedele cagnolino, il giovane insegna

Una banda di ladri, sgominata – Qualcosa sui serpenti

 

1. La via è lunga e non passano soltanto giorni, ma settimane, prima che compaia davanti ai due viandanti il fiume Tigri nello splendore del Sole. Tobi ha sempre fatto attenzione al suo piccolo cane, anche se avrebbe preferito che non rimanesse sulle sue traccie. Fedeltà? Oh, sì, il giovane sorride quando Tobi ne parla.

2. “Fa attenzione”, dice. “gli uomini non hanno mai una tale fedeltà che un animale può manifestare. Starebbero più alto che gli uomini? No, non questo! L’uomo fa parte della schiera dei figli di Dio, - da parte di LUI, il meraviglioso Dio-Padre pieno di Grazia! Chissà se l’uomo si veda volentieri come figlio di Dio? … Tu stesso, malgrado la tua giovane età, hai già sperimentato abbastanza, come certi se la squagliano molto bene, perché è già difficile credere in Dio, ma metterLo davanti a tutte le gioie di questo mondo. Si dice: ‘Tanto, viviamo nel mondo!’

3. Fra il tuo popolo Israele, che da Abraham, il patriarca, aveva l’autentica fede in un Dio, ti domando: quanti sono rimasti nel lungo tempo trascorso, che pongono Dio, l’Altissimo, al di sopra di tutti i loro comportamenti mondani? Tuo padre, il fedele Tobia, ha dato in segreto ai morti la loro ultima dimora terrena, sotto il più grande pericolo, più di quanto non si rendeva conto lui stesso. Non soltanto per via dell’ordine del re cattivo.

4. Guarda, è materia peritura, e perciò anche pericolosa, quando i cadaveri che giacciono a lungo, come sovente, sotto il Sole cocente, avendo in sé delle sostanze cattive. Già un soffio di vapore può avvelenare. Tobia si trovava sempre nel doppio pericolo. E ciononostante - lui ha fatto ciò che chiedevano da lui l’amore e la compassione. Nessuno gli ha dato quest’ordine; solo il suo spirito, venuto dalla Luce, ha dato a lui stesso il Comandamento. Nuovamente, dato che anche nell’uomo la piccola scintilla spirituale venendo dall’incommensurabile maestoso Spirito di Dio, viene da quest’Ordine, …cosa che succede quasi sempre inconsapevolmente per l’uomo, e questo è bene.

5. E questo avviene in un tale modo, che l’uomo è in continuo collegamento con il Creatore-Dio e Padre. Per la benedizione, e per la gioia per i piccoli bambini, vale poi: come fatto da se stessi. Questo ‘come’ giace nella Mano abituata alla salvezza paterna nel Cielo. L’hai compreso, Tobi?”

6. “Un poco. Sai, Azaria – così ti sei fatto chiamare, anche se talvolta penso che sei tutto un altro – sei ancora più giovane di me. Certamente un paio d’anni non fanno la differenza, ma da quello che abbiamo detto lungo la via, da ciò ho notato la sapienza del tuo spirito. Riferito a questo, ti sei tenuto indietro, così come se volessi considerarmi pari a te. Ed io sento la differenza. Ma non riesco a dirlo com’è realmente. Mi puoi aiutare un poco?”

7. “Lo faccio volentieri”, segue la risposta. “Aspetta ancora un po’ di tempo. Qui dall’alto vediamo splendere il Tigri; ma dobbiamo ancora superare la fitta striscia di bosco. Ha l’aspetto di un foresta vergine. Speriamo che sia senza pericolo”.

– “E se non è così?”, chiede Tobi. Lui teme, soprattutto perché il suo piccolo cane drizza il pelo sulla nuca, un segno che sente qualcosa che non gli piace. Brontola anche piano.

8. “La nostra via non passa sotto la mano di Dio?”, una seria domanda bisbigliata dal giovane.

– “Sì, certo”, conferma a bassa voce Tobi, “inoltre credo che DIO ti abbia dato a me. Vorrei quasi dire: sia che io lo voglia oppure no! In te ho la guida di grazia di Dio! Se abbiamo superato qualche pericolo, Dio non ritirerà ora la Sua mano da noi”.

9. “Credi bene, Tobi. Dio si rallegra di te”.

– “Allora manca ancora molto alla mia scala per il Cielo, finché arrivo alla vera gioia presso il Padre; lo dico per me”. Tobi si piega per tranquillizzare il suo cane. Così non vede il fine sorriso che passa sul volto del giovane. Costui va già verso il bordo del bosco e Tobi lo segue con il compagno a quattro zampe.

10. Appena sono avanzati, dalla fitta boscaglia irrompono degli uomini, dodici, dall’aspetto spaventoso. Portano pesanti clave ed altro armamento. Hanno facce che incutono paura. Il cagnetto prova a nascondersi. Non Tobi e il giovane. Sono rapidamente circondati, che non riescono quasi a muoversi. Un uomo tarchiato, la guida della banda, minaccia: “Qua ciò che avete, oppure …”

11. “Oppure cosa?”, chiede il giovane, e si pianta davanti alla guida della banda. “Non abbiamo borse, eccetto la nostra piccola borsa da pastore, e non viaggiamo in carrozze, non abbiamo cavalli. Quindi che cosa vuoi prendere?”

– “I vostri ricchi abiti valgono anche qualcosa. E se non avete nulla per davvero, ohlalà, dovete comunque morire”.

12. “Aspettiamo!”. Il giovane soffia sul cattivo. Costui gira gli occhi e cade all’improvviso. Non è morto, soltanto, non può muoversi.

– “Femminuccia!”, soffia uno alto che odia la guida della banda. Solo, non poteva intraprendere nulla. Ora è venuto il suo tempo, pensa lui, di prendere il comando e, con ciò, il maggior guadagno di ogni rapina. “Su di me soffi inutilmente, …verdino!”, grida costui in modo maligno, e si avvicina al giovane per ucciderlo.

13. Prima che se la vede, costui lo tocca appena con un dito. A lui succede come al primo: cade, senza muoversi. Gli occhi fissano rigidamente il giovane abbastanza delicato. Guai! Questo è un mago! Lo pensano anche gli altri dieci, che si danno alla fuga senza badare ai compagni. – ‘Che si aiutino da sé!’

14. Tobi è più spaventato che stupito, eppure entusiasta. Che il suo compagno sia qualcosa di speciale, lo aveva già notato da tempo. Ma, …che cosa? Se ora lui stesso commettesse un errore… Un piccolo brivido gli scorre sul corpo. No! Questa gentilezza, i buoni insegnamenti, tutto l’aiuto, tutto questo non viene da un asmodeo! Non esistono maghi, Tobi lo ha imparato da tempo. E adesso? Come si va avanti? Il piccolo cane arriva piangendo. ‘Pericolo finito’, cerca d’incoraggiarsi Tobi, e accarezza il suo cane.

15. Nel frattempo il giovane tocca i due che sono caduti. “Ricordatevi, voi manigoldi, vi conosco! Alla prossima truppa posso dire chi siete e dove vi trovate. Avete già commesso molti omicidi. Alzatevi e sparite, prima che l’ultima Ira dell’Altissimo cada su di voi! Avete l’occasione di cambiare, poiché siete liberi dagli altri compagni. Forse di voi si farà un esemplare migliore di uomo!”

16. I due si alzano faticosamente, tremando di grande paura. Che succederà ancora? Tobi si meraviglia quanto severamente parla il giovane. Così non lo ha mai ancora sentito. Suona come una spada fiammeggiante. Non lo vorrebbe mai incontrare così. Ed è stato sempre il più puro amore. Adesso, nei confronti dei criminali è certamente adeguata la ‘parola di fiamma’.

17. Costui continua già: “La Longanimità del Cielo è finita; non uscite dalla mano di Dio! Badate: potete sfuggire al giudizio, anche al giudizio del mondo, al quale sottostate per via del vostro cattivo essere!”

18. I due stessi manigoldi non sanno come uscire dalla ‘cerchia degli incantesimi’, perché già solo le ‘occhiate del potente’ erano catene. “Andiamo”, dice gentilmente il giovane e prende la mano di Tobi, “era un po’ tanto per te”. – Tobi respira pesantemente, l’avvenimento ha pesato molto su di lui ed ancora non sa come è da ordinare il tutto sotto l’aspetto umano. Anche la sua ansia, dal compagno, nondimeno diminuisce un po’ alla volta, soprattutto perché dopo circa un’ora ha potuto abbandonare l’oscura boscaglia.

19. Davanti a loro, stando ancora a metà altura, si estende un paese fertile, campi, prati, ricchi giardini lungo il Tigri e, fin dove arriva l’occhio, bei villaggi, e anche una grande città. Ma non è ancora Rages. Una parola caramente fidata: “Ora non puoi chiedermelo, Tobi, arriverai a conoscere del perché abbiamo avuto questa esperienza”.

20. “Avrei molte domande”, confessa Tobi, “ma avrei bisogno di un paio di giorni, finché poi possa sapere, …che cosa? …come? …perché? E una volta mi era sembrato come se ci seguissero i due manigoldi. Dietro a noi ho sentito il rumore nei cespugli. Avrebbe potuto essere una selvaggina; ma nei cespugli si fermano soprattutto dei serpenti, e loro non fanno rumore”.

21. “Questo ha a che fare in segreto con ciò che il Creatore ha detto una volta al serpente del paradiso, quando allora – visto spiritualmente – questi sono stati un simbolo. Malgrado ciò è una profonda seria realtà! Guarda la prima figlia del Cielo per la quale piangono ancora tutti gli angeli; si era distolta dal nostro Dio, il Padre, in modo così maldestro, come lo fa ora il rettile. Ma appunto, dato che il ‘distogliersi dal Padre’ era cattivo e infame, perciò in questo animale era incarnato il più maligno del maligno.

22. Aspetta, Tobi, non pensare subito in modo sbagliato! Gli animali stessi sono e restano impuniti; questo serve unicamente per l’alleggerimento di tutta la caduta, affinché il più cattivo del cattivo, e non la figlia, nemmeno nessuno dei precipitati abbiano da compensare. Tanto, a loro non riuscirebbe comunque. Così grande, così ultra magnificamente meravigliosa E’ la Bontà e la Misericordia di Dio-Padre, …con tutta la caduta! Ogni serpente velenoso ha appunto nel suo veleno certamente un minuscolo granello della cattiva semenza, che la prima figlia del Cielo ha sparso al suo seguito. Queste sono delle particelle della caduta e di quelli che sono co-caduti; e questa è la differenza tra questi della caduta e la stessa figlia.

23. Ci sono dei rettili senza veleno che non hanno nulla a che fare con questa faccenda. In ciò, l’uomo deve riconoscere che negli indegni può dimorare anche qualcosa di buono”.

– “Nei cattivi certamente no”, interviene Tobi. “Costoro erano oscuri in se stessi”.

– “Molto vero, amico mio; solamente, non conosci il collegamento che da ciò risulterà”.

– “Spiegami ciò che non so. Mi meraviglia il perché hai lasciato andare quegli uomini. All’angolo successivo infurieranno ancora in modo peggiore per via della paura vinta, dato che non ci sono riusciti con te”.

24. “Questo lo farebbero se, …ma dipende da questo ‘se’. Si deve sapere un poco dei piani di Dio, per quanto ne sia capace una creatura figlio. Ora, …io li conosco! E così ascolta: prima ancora che avvenisse la caduta nel Cielo, il Creatore-Dio, che sa e vede tutto, nel Quale dimora tutta la Sua Creazione, sapeva, ma non ha determinato, beninteso, che sulla via della libertà donata ai figli, era possibile anche una deviazione. Per questa l’Altissimo ha pre-provveduto, …attraverso la Misericordia!”

25. “Difficile da comprendere”, sospira Tobi. “gli uomini non ne sarebbero mai capaci”.

– “In verità, hai ragione per via di una conoscenza migliore”. Ma, non è come una tristezza che scintilla negli occhi del giovane?

– Tobi invece domanda: “Dobbiamo odiare i serpenti perché sono velenosi? E in che cosa li riconosciamo, a differenza di altri?”

26. “Odiare degli animali? Lo fa la gente senz’anima!”, viene istruito. “Gli animali, a differenza degli uomini, non hanno nessun raziocinio, ma dalla loro piccola anima – l’intelletto animale – hanno l’istinto. I serpenti velenosi – questo è davvero difficile da comprendere, perché una Guida originariamente segreta del nostro Dio, dell’Onni-Compassionevole, non può essere classificata diversamente dal tuo cagnolino – di loro ci si deve naturalmente guardare, perché all’improvviso possono uccidere. Ma questo non è da imputare a loro carico come a nessun animale rapace che si prende solo il suo cibo.

27. Di ciò che gli uomini fanno di male, che sovente sono più velenosi dei serpenti, nessuno può evitare la resa dei conti – per Misericordia – cosa che nemmeno tu riconosci ancora. Da bambino hai fatto qualche volta qualcosa che poi era punito da tuo padre. Prima avevi paura come sarebbe andata la cosa, ma poi, dopo la punizione, ti sentivi libero dal peso”.

– “Quante cose sai”, si stupisce Tobi.

– “E’ precisamente così”.

– “Certamente. Ma la santa resa dei conti di Dio agisce in altro modo. Si chiama ‘purificazione’! Questa fa male, come una volta hai sentito la verga ed hai pianto amaramente. Vuoi sapere qual è la verga di Dio?”

28. “Già…”, comincia Tobi timorosamente, “…però non la vorrei sentire, perché allora…”

– “…abbandona il pensiero. La verga di Dio sbuccia i peccati dall’anima, come si sbucciano delle bucce ruvide dai frutti. Rendere commestibili delle ruvide anime per il regno di Dio, che non siano nessuna macchia d’infamia, è la Sua più sublime Meta di Grazia! Questo per gli uomini diventa pienamente comprensibile solo dopo la loro vita terrena, perché in qualche modo ognuno ha ancora un’anima ruvida, più o meno. Questo il nostro Dio non lo calcola come un obolo.

29. Devi ancora sapere come si distinguono i serpenti. Questo non è ancora noto precisamente (allora), ma i portatori di veleno hanno quasi sempre una veste scintillante, la loro pelle. Pure questo è un grande segno. Le gioie illusorie sventolate agli uomini nei colori più belli di tutto ciò che è da vedere magnificamente, senza accorgersi – più giusto, non si vuol vedere – quali pericoli siano astutamente in agguato sotto tali colori stupendi come in un serpente. Le gioie illusorie, Tobi, sono mille volte più pericolose di quanto lo siano mille serpenti scintillanti.

30. Tuo padre ha ragione ad averti ammonito: ‘…e guardati da non acconsentire a nessun peccato, né di commetterlo contro il Comandamento di Dio!’.”

– “Proprio così aveva detto. Voglio sempre fare bene per quanto posso!”

– “Ti riuscirà, Tobi, benché nessuna vita terrena di nessun uomo è senza errore. Ma che cosa chiede il Signore, se la volontà è all’avanguardia, davanti all’anima debole, davanti alla seduzione dal mondo? LUI sa, cosa sono i Suoi figli d’uomini per un fatto!

31. Ora ancora qualcosa: i serpenti non velenosi hanno quasi sempre un aspetto grigio senza scintillìo, su questo ci si può già orientare. E’ naturalmente meglio evitarli, se non li si possono distinguere”.

– “Non è meglio ucciderli?”

– “Non necessariamente; solo quando si nota che un verme velenoso attacca un uomo, allora lo si può uccidere, ed è bene non soltanto per l’uomo, anche per un tale serpente. Perché anche lui viene liberato tramite la morte.

32. Proprio la liberazione è la cosa più sublime nelle Opere di Grazia di Dio! L’uomo non lo vuole sapere, ma più avanti, quando si andrà incontro all’ultimo tempo, ci si penserà meno ancora che la morte terrena si chiama ‘liberazione’, alla quale può seguire il beatificante ritorno in Patria, se – di nuovo dipende da un se e da un ma – quando si osserva ciò che tu hai ricevuto da tuo padre Tobia. Sì, il PADRE lo ha annunciato! In questo si trova il Mistero di Dio diventato manifesto!”

33. “Oh, caro amico viandante”, Tobi seduto su un mucchio d’erba accanto all’altro, afferra la sua mano. Una grande gratitudine oscilla nella sua voce, “Quanto mi hai insegnato! Quando un giorno porterò tutto questo ai miei genitori, …forse non lo crederanno del tutto”.

– “Ma sì, lo faranno e si rallegreranno. Un poco in modo terreno”, il giovane ride, “naturalmente, per il fatto che sarai di nuovo ritornato a casa, e inoltre ben conservato”.

34. “Che questa è la guida di Dio su di te, lo so da tempo, ed è la mia gioia, ma non comprendo ancora il perché ai serpenti sono state date delle potenze le più maligne. Nessun animale può essere ritenuto colpevole? Per che cosa è diventato vivente? Se sono stati creati, come dicevi, senza raziocinio, soltanto con l’istinto, per conservarsi capaci di vivere, allora sono senza alcuna colpa. Non ammetto perché i serpenti vengono gravemente caricati. Non è …?”

35. “.…indegno di Dio, la cui Misericordia ho elogiato? Allora devo ancora versare dell’olio sulla lampada della tua anima, affinché si faccia luce nella casetta, quella della comprensione. Ora seguimi diligentemente. – No, non ancora esteriormente”, quando Tobi si vuole alzare pensando che ora dovessero scendere nella valle del Tigri. “Mi devi seguire secondo lo spirito, perché non ne hai mai sentito qualcosa e nemmeno tuo padre se ne rese conto precisamente, anche se il suo spirito è già entrato più profondamente nel “Regno-Terra di Dio’. Fai attenzione:

36. Quando la prima creatura di Dio si era sollevata e cadde con il seguito molto inquinato – nel suo proprio abisso – perché nessuno può cadere altrove che nell’abisso della sua povera anima quando non vuole riconoscere la Luce di Dio, stavano davanti al Creatore tutti quei fedeli, due terzi dell’intera schiera dei figli, e facevano il loro giuramento, liberamente, di co-aiutare, per riedificare di nuovo i precipitati, a riportarli a Casa, nella Casa del Padre.

37. Loro potevano. Anche questo non è ancora del tutto evidente per noi, intendo per i primi presso il Seggio di Grazia del Signore, quello che EGLI aveva dato loro sulle vie del Sacrificio. E’ bene se non lo si sa pienamente, perché così la collaborazione viene benedetta ancora di più. Se uno sa tutto, qui intesi i principi del Regno, come potrebbero poi conquistare ancora nuova gioia, nuova beatitudine? Quando percorrevano la loro via di sacrificio[5], i fedeli prendevano, è più giusto dire: il Creatore dava loro, per via della redenzione di base, anche una particella dalla forza della precipitata[6], generata nella parte materiale dell’anima[7].

38. Attraverso i co-sacrifici, che l’Altissimo ha tutti insieme ed esclusivamente adagiati nella Sua immensa via sacrificale, nella Sua Meta redentiva, si libera relativamente una piccola particella dalla forza dei caduti, come ho detto del serpente, con la differenza che gli spiriti figli della luce raccolgono quella parte che una volta era la pura forza della figlia, quella che da sola era proceduta dal segreto sommo Spirito-Ur del Creatore.

39. Attraverso la caduta, il suo sapere ovvero la volontà del caduto, la sua forza, si era divisa. Due terzi passavano sui figli del sacrificio, allo steso modo di come due terzi dei figli sono rimasti fedeli. Un terzo era la sua propria forza, che aveva utilizzato per la sua caduta, per l’arroganza di essersi staccata da Dio. Detto qui: perciò, Erlösung (riscatto o redenzione)!

40. C’è da rivelare un ulteriore mistero. Dai due terzi di forza, che rimane un’eterna Parte di Dio, per via dell’eredità, che Dio ha creato per i Suoi figli, la figlia – illegittimamente – l’ha sperperata per la ribellione, usata per il completo distacco da Dio, e così a questo riguardo ha perduto la sua parte di figlia, finché non si mostrerà dall’Empireo, e anche nell’Infinità, il Sacrificio-UR dell’Altissimo che rimane ancora a lungo sconosciuto[8]. Queste parti, come detto, vengono riportate sul santo Focolare tramite i figli del Sacrificio.

41. Dalla parte di forza che la figlia della caduta ha potuto formarsi per la libera via dello sviluppo, come lo può fare ogni nato nella Luce, ora si sollevò non soltanto contro Dio, per stare accanto a Lui, no, nella smisurata esagerazione volle impiegare la terza parte di forza per stare al di sopra di Dio. E contendeva con il Creatore chi fosse stato per Primo: lei, la figlia nata così amorevole, oppure, …Dio, il Creatore dell’infinito nello Spazio e Tempo.

42. Questo voler-stare-al-di-sopra-di Dio, per pareggiare anche l’usurpazione, la terza parte di forza era da dissolvere in piccolissime minuscole particelle, affinché nemmeno la minimissima parte andasse perduta. Guarda, queste particelle il Creatore – chi lo afferrerà in piena profondità? – le ha immerse nel mondo dei serpenti come le forze di veleno menzionate, ‘immerse’, Tobi, come Lui, nemmeno del tutto afferrabile per gli angeli più alti. Questo voler-stare-al-di-sopra-di-Dio, l’Iddio lo ha posto nella Sua redenzione di base, quando la povera via della prima figlia sarebbe stato da accogliere già in anticipo in Lui stesso. E questo, è il Sacrificio-Ur, l’Alto-Santo nell’Anticipo!

43. L’uomo non conosce questo Mistero, non ancora per lungo tempo. Solo l’ultimo tempo[9] del mondo rischiarerà l’alto maestoso buio di Dio, tutto l’universo. Perciò il Cielo copre a lungo quando si temono i serpenti e, purtroppo, …li si uccidono malamente. Tuttavia, chi conoscerà un poco alla volta la grande Bontà di Dio, potrà dire a sé: ‘Il Signore ha creato il mondo animale, perciò ogni specie possiederà ben un cosiddetto diritto di Dio alla vita. L’uccidere malamente aggraverà sempre l’uomo che lo farà, non importa in quale modo o quale animale!

44. Malgrado ciò è meglio evitare il velenoso e considerare per se stesso lo scintillante come tentazione. Solo, qui sia sottolineato: come nei serpenti ci sono le parti di veleno, così nell’uomo le tentazioni sono un caso proprio, da assumersene la responsabilità. Se già, come pensi tu, dall’altra parte, persino dagli amici, possa venire la tentazione, dipende comunque da ognuno per se stesso, di seguire un’altra voce oppure no”.

45. A lungo rimane il silenzio. Tobi è sconvolto, come portato via, lontano dal mondo. Ha davvero bisogno di tempo per accogliere il Mistero. Che questo non avvenga subito e pienamente, non è una mancanza del suo spirito. Ma un po’ alla volta gli si illumina l’enigma dell’uomo e dell’animale. Ma per comprenderlo pienamente ci vorrà certamente un po’ di tempo, che non fa male. Un pesante Cibo di Luce è sempre da assimilare un po’ alla volta. Proprio per questo porta sempre e continuamente un’alta benedizione.

46. Finalmente dice timidamente: “Vorrei sapere chi sei veramente. Chi è che ti ha istruito?”

– “Non domandarlo ancora, Tobi; aspetta la fine della nostra via. Ad un tratto vedrai nella successiva vicissitudine, allorquando, ancora molto di più, la pietosa Guida di Dio, l’altamente amato Padre, svelerà una cosa dopo l’altra. Domanderai di nuovo il perché, la ragione e il come; ma a te splenderà la Luce”.

47. “Valoroso giovane, perché tu, …no, non riesco dirlo in modo giusto, ma questo: tu riesci vedere meglio il mio interiore di come io stesso lo posso riconoscere. Aiutami a penetrare in tutto più a fondo, prima che debba giungere qualcosa di nuovo. Diventa…, hm, quasi diventa troppo per me”.

– ”Non preoccuparti, non sarai sovraccaricato, il Padre-Dio non lo fa con nessun figlio, sia che sia piccolo o grande, sia che Gli stia vicino o lontano. Ciò che è appeso ti donerà ulteriore Luce di conoscenza, perché nemmeno nella faccenda dei manigoldi non hai ancora del tutto la Luce, quando li ho lasciati per così dire ‘correre’”.

48. “Per me è ancora una pietra d’inciampo, tuttavia una piccola scintilla comincia ad ardere: quello che DIO fa, è ben fatto, …sia che lo si comprenda oppure no! La Sua Volontà sapiente esegue tutto magnificamente”.

– “Ben riconosciuto, Tobi, questo farà del ‘prossimo male’, come tu lo considererai dapprima, della tua scintilla, presto un lume. Rimaniamo per un po’ di tempo qui in questo luogo; raggiungeremo a tempo utile la città di Rages, se noi due dobbiamo aiutare come lo ha previsto il Signore”.

49. Un respiro nascosto: ‘Quando torno a casa?’. Tobi guarda sorpreso quando il giovane ride. “Ma perché ride? Forse di me?”

– “No, solo sul tuo silenzioso sospiro. Dovresti saperlo finalmente, soprattutto perché tu stesso hai parlato della saggia Guida di Dio, che la tua via passa sotto la Sua mano benedicente. Ascolta di nuovo, affinché possa occuparti ancora e gli ultimi dubbi siano eliminati.

50. Hai riflettuto? Se fra gli animali, dei serpenti fossero le potenze oscure ed esistono certamente chissà quanti serpenti, allora non dovrebbe essere rimasto più niente già da molto tempo della cattiva forza della figlia della caduta. Se inoltre gli spiriti dei figli della luce prendono su di sé la forza pura, la parte maggiore, e i serpenti avessero da eseguire l’oscuro, allora non rimarrebbe nulla per la figlia, sarebbe priva di qualsiasi forza. Come può esistere? Il corso dei tuoi pensieri è assolutamente buono. Fai attenzione:

51. Sono differenti quelle forze che Dio, il Creatore, ha preso dalla Fonte di Mezzanotte per il dare della Vita e per l’intero sviluppo e lo ha incorporato in tutti i figli da quella forza che ogni figlio ha e deve avere esistenzialmente. Quest’ultima rimase pienamente alla figlia della caduta, perché senza questa non sarebbe stata capace di vivere. Inoltre, poi essa potrebbe dire perfino con ragione: ‘Io, da figlia, non ne posso nulla se vivo così o diversamente. Sei Tu, Dio, che mi hai fatto una brocca vuota!’

52. Sarebbe insopportabile già a causa di una resa dei Conti, se un figlio dovesse vivere del tutto senza forze. O no? Quella primogenita dalla Luce, chiamata Sadhana, conservava – diciamo così – una forza corporea che rimase anche nella sua anima. Mentre la vera forza creativa, dalla Luce, che il santo Creatore ha dato in eredità a tutto il Suo popolo-figli, questa doveva essere separata, affinché non andasse perduta, affinché non fosse sperperata. Appunto per questo è successa la separazione in due terzi e una parte.

53. Rifletti ancora: a parte la separazione, tutto dovrebbe essere da tempo pareggiato. Anche se la forza fosse stata molto grande, esisterebbe un incalcolabile popolo-figli. Giusto Tobi?”

– “Allora? …sì! E allora?”

– “Non potrà ancora entrare del tutto in te il mistero – che i primi del Regno vedono chiaramente – che durerà comunque, calcolato dal tuo tempo, un paio di mille anni del mondo, finché le ultime scorie siano bruciate.

54. Il Sacrificio di DIO staccherà le scorie principali (attraverso il Golgota); ma prima sarà il turno dell’ultimo profondo fango. Per via delle forze la primogenita aveva appunto preso tutto un terzo, cosa che si riferisce alla schiera dei figli; e calcolare questo, Tobi, non lo puoi cominciare né tu né nessuno nel mondo! Questo lo si potrà afferrare nella Luce, nonostante l’alta posizione dei fedeli primi, soltanto mentalmente, secondo la percezione.

55. Perciò durerà tanto a lungo, finché l’ultima potenza di forza, l’ultimo co-caduto, sarà redento”. Lui prende una pietra grande come un pugno. “Frantumala, finché rimangono soltanto dei granelli di polvere, e poi cerca di contare la polvere, di cui non riesci quasi a vedere con l’occhio nudo ogni singolo granello.

56. Ora prendi la sabbia di tutto il mondo, non solo quello che giace alla superficie, ma quella che giunge fin nell’abisso, che è anche un simbolo della figlia profondissimamente caduta, allora comprenderai all’incirca, quanto grande era il Dono che il Creatore-Dio ha prestato alla prima figlia! Per non parlare di tutto il basso nell’intera materia!

57. Ma di una cosa renditi conto: per quanto ti possa sembrare infinito il numero, una volta, creativamente, e ancora molto di più, è la Bontà e la Misericordia del Dio-Ur! Alla fine Egli immergerà l’intero lembo della caduta nella Fonte-Ur dalla Sua propria Forza sacrificante, che non si vede mai, che non può essere calcolata, e non la vede nemmeno nessun figlio, per non parlare di misurarla!

58. Questo avviene nuovamente nel Raggio di luce del Suo Amore, del dominante del sesto Giorno della Creazione, nel quale è avvenuta la caduta, nel quale perciò è sorta la materia e viene poi conservato il più santo misterioso per il settimo Giorno e per la sua Incoronazione. Quando noi, il Suo popolo-figli, ne vedremo ‘il Lembo della sua Grazia’, Tobi, la beatitudine sarà inimmaginabile, da non percepire fino in fondo; e non ci sarebbe più nessun figlio, che poi non attendesse con riverenza davanti all’alto Seggio dell’onnipotenza di Dio”.

59. Il giovane guarda amorevolmente il capo profondamente chino di Tobi. “Oggi hai saputo molto, come finora non è quasi capitato a nessuno, a parte ai profeti che pure loro hanno riconosciuto nel loro spirito miracolistico di tutti i miracoli. Ora scendiamo nella valle del Tigri. Non ti voltare quando ci seguiranno dei passi. Si dimostrerà e sarà per te una nuova lezione attaccata all’attuale, come agisce paternamente su di noi figli il Creatore-Dio, nostro Padre”.

60. Tobi segue in silenzio il suo amico viandante, accanto a lui il suo cagnolino.

[indice]

 

Cap. 5

Cosa si può fare con un pesce – Presso il Tigri, due cattivi vengono salvati

 

1. La discesa dura tutto un giorno; pietraglia e masserizie non forniscono nessuna via. La si deve cercare passo per passo. Il piccolo cane si spinge sovente al lato del giovane, come per cercare protezione e qualche volta piagnucolando, quando guarda indietro. Lo avrebbe anche fatto volentieri Tobi, ma pensa all’ammonimento a non voltarsi. Si ricorda della sorte della moglie di Lot, conosceva la storia che morì guardandosi indietro, che era proibito.

2. Arriva la sera. A Tobi fanno male i piedi. Presso la bassa riva si toglie le sue scarpe e bagna i piedi nell’acqua. Vi salta dentro anche i cagnolino. Il giovane non lo fa. Lui non ha bisogno di nulla di esteriore; solo per non guidare gli uomini con troppa veemenza in qualcosa per loro sconosciuto, per questo gli ‘inviati’ vivono sovente come uomini[10].

3. “Strano”, si rivolge Tobi al compagno, “la spiaggia è abbastanza piana, ma l’acqua sembra profonda. Chissà come mai”

– “In genere è naturale e non è soltanto in questo punto, come altrove può avere delle rive alte e un’acqua piana. In sé è senza qualsiasi significato. Spiritualmente ha un altro significato, considerato come simbolo.

4. Tu sai che dal paradiso provenivano quattro fiumi, dalla Fonte dal bel mezzo dell’Eden ricevevano il corso precisamente nelle quattro direzioni del Cielo e lo perdevano solo all’esterno della Direzione di luce. Il Tigri odierno non ne ha nulla in comune con ciò, ma lo si può osservare così: per via della materia è un punto di pareggio. Spiritualmente può, chi vuole, giungere molto facilmente a Dio, cosa che corrisponde alla spiaggia piana. Se ci si avvicina a Dio, al Padre, significa entrare in sé profondamente e seriamente, guardare ‘nell’Acqua guaritrice’ e poi, avvicinandosi, prendere confidenza con la profondità a noi assegnata.

5. L’acqua pulisce i piedi, rinfresca l’ardore che ti faceva star male, anche al cagnolino. Tutto questo è stato di benedizione, Tobi, ma è da interpretare spiritualmente perché perfino nel lato più materiale si dimostra la bontà di Dio, il suo aiuto, il Suo stare vicino! L’uomo evita di guardare più a fondo. Imparare qualcosa di nuovo gli toglie troppo tempo, che non gli appartiene nemmeno; perché ‘il tempo’ è un eterno prodotto del Potere del Creatore e del Suo alto maestoso Essere!

6. Chi vuol dire addio al mondo? Chi lo vuole fare? – Finché l’uomo percorre il vicolo del co-aiuto, quelli che si sono dati alla fede non possono mai voltarsi fino all’ultima riga. Gli asceti non stanno per nulla sull’ultimo gradino della loro scala del Cielo. Qualcuno lo fa, per vantarsi; ma mortificarsi non giova all’anima. Conservare la fede sulla via attraverso il mondo, che avviene tramite l’autentico servizio, si mortifica interiormente, si vince in molte cose. Allora non c’è bisogno dell’apparenza esteriore, cosa che si riflette nel ‘voler essere pii’. Ma, …lo si è? Ora, su ciò non hai più bisogno di nessun insegnamento”.

7. All’improvviso Tobi grida acutamente. Ritira i suoi piedi dall’acqua, si aggrappa al giovane ed indica sulle onde che ad un tratto sono diventate forti. “Ecco, ecco”, esclama lui, “il leviatan!”

– “Calma, Tobi, è un pesce, e certamente è uno particolarmente grande. Mostra coraggio, lo puoi prendere alla pinna del dorso che sporge in alto dall’acqua. Tiralo alla riva ed io ti dico come devi agire”.

8. Tobi lo fa mal volentieri, ma esegue il comando quando il giovane sta vicino a lui; afferra la pinna e si stupisce che non gli scivoli dalle mani. Strano, il pesce rimane calmo. Le scaglie scintillano magnificamente nel Sole della sera. Il giovane dà a Tobi un coltello, con il quale deve tagliare il pesce, ma prima lo deve naturalmente uccidere. Ma Tobi non lo può fare. Non ha mai fatto del male a un animale.

9. Lui vede come lo fa il giovane, senza causare dolore. “Ora dividilo; togli dal corpo il cuore, la bile ed il fegato. Qui hai un sacchetto che conserva bene le parti. Ora vedrai ancora che cosa si fa con questo! Ci vuole un po’ di tempo, finché il pesce è tagliato e tolte le interiora.

– “Che cosa si fa con queste cose?”. Il giovane accende un fuoco, vi mette sopra una pietra piatta e su questa le parti buone, per arrostirle.

10. “Quello che si può fare con queste, non riesce a tutti. Ci vuole un volere interiore per aiutare qualcun altro. Metti il cuore e il fegato sul carbone ardente; il fumo può aiutare qualcuno, uomo e donna, il cui cervello o nervi non funzionano più giustamente. Allora della gente stolta parla poi di un essere che avrebbe aggredito l’uomo. Lo chiamano fantasma, o qualcosa di simile. In un tempo molto più in là lo si chiamerà ‘follia’. Fa della bile un unguento, con cui si può guarire gli occhi”.

11. Hanno mangiato del pesce, che era gustoso; anche il cane è sazio. “Ora andiamo avanti, raggiungiamo pure la città di Ekbatana. Quivi sostiamo e là c’è abbastanza da fare. Poi è il turno di Rages, dove hai da svolgere i tuoi affari”.

12. “Non mi preoccupo di questo; soltanto, come mai? La faccenda del pesce mi ha distratto, cosicché per tutto il tempo sgattaiolavano dei passi ed ho avuto un po’ paura, nonostante il tuo aiuto celeste con i manigoldi. Ci hanno certamente seguiti e non li abbiamo potuti vedere”.

13. “Eccoli là”, il giovane fa un cenno dietro di sé. Sono i due che erano caduti.

– “Che cosa vogliono?”

– “Lasciali venire vicino, allora vedrai il miracolo di Dio”. Tobi lo crede, ma rimane diffidente. Certo! In men che non si dica può svolgersi il ritorno di un cattivo cuore? Ogni processo di guarigione ha bisogno del suo tempo e, per un’anima, la lunghezza di tempo è tanto più diversa che con una sofferenza corporea.

14. “Vi abbiamo seguito, ahah…!”, comincia il capo dei ladroni, “perché quello che ci avete fatto voi”, finge come se non avesse paura, “è da vendicare!”

– “In che consiste la vendetta?”, domandato come per caso.

– “Lo vedrai, giovane sfacciato; vi uccideremo tutti e due”.

– “Allora comincia. M’interessa come lo fai”. Come lo volevi fare, pensa Tobi, che ha perso tutta la paura. Accanto al suo amico viandante vede una luce come una figura, molto grande. Non del tutto modesta, ed è così umana, che ‘la luce ne vorrà sorridere’, pensa Tobi: ‘Questa è li per noi due!’

15. “Rankenos”, così si chiama il secondo, domanda al suo capo, “dove sono le armi? Le hai portate tu!”

– “Io, …so, …non so dove sono rimaste. Le ho portate prima ancora fermamente nelle mie mani, la clava e la lancia”. Completamente confuso, Rankenos si guarda intorno da tutte le parti, solo una volta le aveva deposte; erano abbastanza pesanti.

16. “Stupido!”, lo sgrida Mortutus, il capo. “Se solo ti avessi lasciato indietro, allora avrei …”

– “...nemmeno tu avresti più le armi”, finisce il giovane. “Non vi siete accorti in quale modo ve le ho tolte, io?”. Poi provoca intenzionalmente Mortutus, “Dunque, hai delle mani da omicida! Qualche volta non hai avuto bisogno di nessuna clava per uccidere qualcuno. Provaci ora con me!”

17. Memore come nel bosco il ‘verde’ aveva soltanto soffiato, senza smuovere un dito ed ambedue erano impotenti, Mortutus arretra. Rankenos è già scappato. Quello che non era mai successo nella loro vita: …loro due hanno paura! Non presagiscono che l’inaudita grazia di Dio guida dei poveri esseri per liberarli, dapprima dal loro modo di vivere, ma poi per sollevarli in modo santo, alto, dal loro abisso della caduta, dando loro quella direzione, di ritornare come ‘figli perduti’, cosa che richiede sovente un lungo tempo. Tempo…? Questo lo possiede unicamente l’Altissimo!

18. Il giovane alza la mano quando Mortutus, per mostrare quanto rapidamente ce la farebbe con i due giovani, cerca dapprima di afferrare Tobi, che è certamente più vecchio che quello strano, ma che nell’azione nel bosco non ha reagito.

– “Vieni qui!”, viene attirato, “Vuoi ancora sperimentare la forza del Cielo?”

– “Cielo?”, ride Rankenos, “Di questo ne parlano dei fantasiosi, …come lo siete voi due!”.

19. “Precisamente! Io fantastico davvero! Ma ho altro filo, di come pensate voi, poveri vermi!”

– “Ci-ha-chiamati-vermi?”, s’infuria Mortutus, “Lo deve pagare caro!”

Ma rimangono sempre soltanto parole. Pietosamente è stata tolta loro ogni forza d’azione, senza costrizione, senza liberare delle povere anime attraverso il Potere divino. Non serve nessun volteggiare con le mani. Come esausti, i due ladroni si siedono. Inaspettatamente il giovane si siede accanto a loro. E lo fa anche Tobi. Racchiusi tra una luce e un buon uomo, sono come catturati, i due cattivi, ai quali deve giungere un’alta salvezza. Perché? Se hanno già comunque aggredito ed ucciso molti uomini? Ma quello che non hanno mai fatto, la Luce lo sa.

20. E il giovane dice: “Ora basta con lo stupore che vi ha assalito, e non sapete del perché proprio a voi è stato portato ‘l’Aiuto sconosciuto’. Non storcete la bocca che non sarebbe aiuto, ma la vostra rovina. Mondanamente è proprio così; ma d’ora in poi non dovete mai più commettere del male! Tuttavia esiste un altro Aiuto, di cui non avete avuto finora nessuna idea, e questo è: …l’Aiuto di Grazia di DIO!

21. Non cominciate a schernire che non esiste nessun Dio, sul Quale non avete purtroppo mai riflettuto. E’ comprensibile che non ne avete mai sentito parlare. Fin dall’infanzia siete cresciuti in una cerchia di ladroni. – Come dovevate sapere quale sia l’alta Verità? Oggi vi verrà mostrata, e dipenderà anche da voi se la volete riconoscere. Per questo, ho ancora da dire:

22. Se esiste un Cielo, allora esiste anche il contrario, come esiste della gente buona e della gente cattiva. Dell’ultima fa parte il nido dei ladroni. Il contrario, si chiama inferno, che può valere per via degli uomini. Per Dio ha un altro aspetto. Voi non lo comprendete ancora, ma percepite la differenza. Dato che in noi…”, il giovane indica Tobi e se stesso, “l’avete constatato da voi stessi. Non l’ammettete?”

23. “Lo comprendono già?”, chiedeToby. “Sembra come se nei due rumoreggi interiormente, ma non sanno che cosa ci sarebbe da intendere”.

– “Giusto, Tobi, loro non lo sanno ancora. Dio ha una meravigliosa corda, con la quale Egli tira dalla materia quelli che sono annegati animicamente e li rende vivi, – inteso spiritualmente”.

24. Ai due ladri: “Vi sarà difficile credere ciò che ho da dirvi e cito di nuovo il Cielo e l’inferno. Questo è un luogo dell’orrore dove dimorano degli esseri che nel loro inizio, da tempo sconosciuto, si sono staccati da Dio. Di questi, fate parte voi e i vostri compagni. Mortutus riflette che cosa significa il fatto che lui non sarebbe un essere con cui comunque non ci si potrebbe fare nulla. Lui non sarebbe un concetto. Lui sarebbe un uomo e non esisterebbero altro che uomini. Che aspetto avrebbe un essere?

25. “Se lo vuoi credere oppure no, un essere nella figura è uguale a un uomo; come questo, ha tutto in sé e su di sé. Solo ciò che è il collegamento con il Cielo o con l’inferno, fa la differenza; tanto più grande quanto è la distanza fra questo mondo e il Cielo, per te inafferrabile. In un essere, tutto, per così dire, è vuoto. I pensieri da cui sorgono parole e azioni, sono più oscuri che la notte più scura nella materia. Quindi da ciò non può provenire nulla di buono, come da voi ladroni venne anche soltanto del male.

26. Tutta la vostra compagnia proviene dall’inferno, per voi incomprensibile. Intanto, non fa nulla! Vi verrà data ancora una piccola luce, se la volete riconoscere. Da dove provengono quindi gli esseri, ora lo sapete. Ma prima vi devo ancora rivelare come una volta vi sono arrivati. Intanto questo  che vi ho detto è in breve, più tardi vedremo la cosa in modo più profondo.

27. L’Iddio che voi rinnegate ancora, anche se in voi scricchiola già un poco. Sì? …o no? Si è creato in un inizio di tempo prepensato da Lui, un grande popolo: i Suoi figli! Che allora doveva esistere un primo e poi i successivi, magari così come una madre partorisce anche i figli uno dopo l’altro, è da comprendere.

28. La prima, una figlia, era la più bella e dotata con particolari Doni. Dietro a lei, nel corso dello sviluppo, pure una schiera di figli suoi propri, soltanto, assegnatale da Dio, come anche i primi grandi successori avevano ricevuto rispettivamente una parte dell’intero popolo. Per questo ci volle una Forza d’aggiunta, che è stata data unicamente da Dio, e non poteva sorgere da un figlio. Invece, tutti i figli potevano agire liberamente con la parte di Forza a loro prestata.

29. Mentre coloro che seguivano la figlia restarono sempre consapevoli di sé, di voler fare con la forza appunto donata, solo ciò che era nella Volontà salvifica di Dio, la figlia cercò presto di appoggiarsi a questa parte di forza, come se l’avesse creata lei stessa. E non soltanto questo, che significava un’immensa offesa contro Dio e contro il Suo Potere creativo, lei credette poi perfino di essere ancora più grande di Dio, e molto altro ancora, cosa che imparerete un poco alla volta.

30. Dunque, questo: si levò contro Dio. Con molte false parole, menzogne e promesse, incatenò a sé la sua schiera. Non pensare, Mortutus, che per questo la schiera non potesse fare nulla, se veniva incatenata. Oh, no, non è stato così! Non c’era nessun figlio nel Regno della luce che non avesse imparato a conoscere almeno una volta – delle molte volte, non è il caso di parlarne ora – Dio come PADRE, che venisse istruito ed anche chiamato da LUI stesso. Fu quindi la faccenda propria di ogni figlio, di rimanere con DIO oppure cadere assieme alla figlia della caduta, - di staccarsi da Dio, di co-cadere.

31. Questo è avvenuto con la schiera della prima figlia. Come esempio, affinché così si riesca ad avere una miglior comprensione, vi sia detto: a parte questo, perché siete cresciuti in mezzo ad una frotta di ladri, dipendeva comunque da ognuno di voi stessi, di fare o no qualcosa di ordinato. Qui intervengo soprattutto con te. E’ certamente bene per te, affinché tu giunga da te stesso alla conoscenza e al ritorno, di non sapere proprio quello che ha fatto incontrare noi con te e Rankenos. Più tardi vi verrà ancora comunicato altro.

32. Animicamente quindi, seconto il vostro vero essere, fate parte dei figli di quella prima figlia e voi tutti avete ascoltato le sue parole e non la Chiamata di grazia e di rivelazione di Dio. Voi ora non ve ne rendete conto, avete potuto vedere e sentire Dio nella Sua Grazia.

33. Ma lo scintillante della promessa come la figlia ve l’ha illusa, vi era più cara al suo seguito, che il Buono, l’Alto, il Santo, ciò che DIO poteva dare. E così siete anche usciti dalla Luce con questa parte di figli, e siete caduti nell’abisso, che si chiama – non del tutto a torto – inferno.

34. Dato però che la Forza donata alla figlia, rimaneva e rimane infine una Parte infinitamente maestosa di Dio, perciò Egli ha già pensato prima di quell’inizio di caduta, di salvare i poveri precipitati, di levarli dal loro abisso, di lavarli puri con Qualcosa, che non comprenderete né ora né per lungo tempo. Nondimeno un giorno anche questo vi verrà dato, se siete di buona volontà a distogliervi dalla cattiva via del mondo.

35. “Sarà molto difficile”, il giovane si rivolge a Tobi, cosa che, un po’ distanti, i ladroni non sentono, “finché si apra un cuore duro e molto vuoto, per far passare un raggio di Luce. Ora, conserviamo la pazienza. Il Padre ha vissuto d’esempio per noi con Pazienza, non soltanto l’ha insegnato come lo fanno gli uomini. Loro consigliano come deve agire l’altro, per loro stessi sono detti ‘pii’, che però evitano volentieri”. Lui guarda i ladroni ed aspetta.

36. Finalmente Mortutus si spinge di nuovo vicino. Si percepisce quanto lo fa malvolentieri, ed è comunque avido di sentire di più, e se lui non…, se lui… – Anche Rankenos ha osato avvicinarsi. Ha sempre fatto ciò che pretendeva Mortutus, e non è sempre stato male. Soltanto, ambedue non sanno come ‘la Luce’ metta in conto o una o l’altra cosa.

–“Hm”, comincia titubante il capo, “quello che hai detto di noi, per me è ancora un enigma, in quanto, noi non abbiamo scelto di proposito delle vie. Dove c’era qualcosa da arraffare, là siamo andati. Quale via e quale ritorno dovrei intendere?”. Tocca prudentemente il giovane.

37. “Sì, mio caro, c’è ancora molto da dire; perché oltre alle vostre vie che hanno portato ad omicidio e rapina, non sapete nulla della ‘via dell’amore, bontà, longanimità, umanità’, e simili. Questo vi dev’essere dapprima insegnato. Per l’uomo dovrebbe sempre esistere un vicolo, quello che per Dio si chiama ‘amore per il prossimo’. Dato che fin dall’infanzia non lo avete mai imparato, vi è anche molto da rimettere, da scusare, ma non quello che avete fatto di male. Questo lo deve pagare ogni uomo stesso – davanti a Dio – al Quale non si sfugge e Che vede anche tutto!

38. Nascondetevi in un cespuglio, in una caverna, ed io vi dico: ‘Per Dio, il Creatore, tutto è così trasparente, come potete guardare attraverso l’aria fino al Cielo inarcato’. Vi tocco in modo duro? Ma è misericordia e amore quello che succede con voi. Il ferro duro ha bisogno di un forte fuoco!

39. Se ora all’improvviso voi steste davanti a DIO, e vi chiedesse come avete condotto finora la vostra vita, quello che avete fatto o omesso, sì…? Potreste dimostrare qualcosa di valido dinanzi a Lui, che sarebbe da calcolare per il vostro bene? – Non ritiratevi! Io vi dico che ci avete incontrato per qualcosa che si vedrà più avanti, ovvero, più giusto: per voi! Perché non voi ci avete cercato, come pensate, no! La LUCE vi ha cercato e, …trovato!

40. Non domandate nemmeno perché voi due siete stati preferiti? – Attenzione, ho mandato via gli altri perché non sono da toccare. Nondimeno, un giorno avverrà con ogni povera anima, con ogni essere oscuro, sia che sia già diventato uomo come voi due, oppure se dimorano ancora nell’abisso della loro caduta.

41. Una via del ritorno è il deporre ogni male, ogni cattiveria e ogni operare ingiustamente. Questo lo pretende la fede nel Creatore-Dio e la volontà di darsi a Lui, di diventare un uomo buono, utile. Se volete questo, allora seguite ciò che segue, e presto riconoscerete quanta indicibile Grazia ha già governato da tempo su di voi. Non l’avete mai notata, e c’è sempre stata!”

42. Mortutus tocca in segreto Rankenos. “Hai mai vissuto qualcosa del genere? Che dobbiamo fare?”.

– “Non lo ”, risponde quello, “c’è qualcosa di vero. Se penso ancora alla sua forza, che noi due uomini forti siamo semplicemente caduti quando ci ha toccati – ora, puoi ridere di me – come se si voleva uccidere una vecchia donna. L’ho osservato con grandi occhi, senza paura, pensaci! Ed ho lasciato cadere la clava. Che faccenda! Credimi, io l’ho negato, ho riso di me e mi sono chiamato ‘uomo stupido’. Ma non era da cancellare. Da allora ho evitato le vecchie donne, quando volevamo rapinarne qualcuna”.

43. Mortutus si tocca la barba. Non vuole ammettere, che… – E poi, …poi? Ci dev’essere qualcosa di cui non hanno mai sentito finora, e questo ‘giovane verde’ ne ha parlato. ....Dio? Chissà se ne esiste uno? Se sì, allora può lanciare su di sé la sua clava, allora lui sarebbe, …che cosa? ‘Perduto’? Che significa?

44. “Non hai bisogno di volteggiare la clava, Mortutus; una morte del corpo non è un morire della tua anima! Ti stupisci perché ho visto il tuo pensiero? Io ne so ancora di più. Dato che giungerai un po’ alla volta alla conoscenza, ora c’è ancora una tenue luce. Comunque, è una, ti sia detto ciò che nessuno sa, e tu non avevi mai tradito. Ti avrebbero ucciso! Il vostro capo banda non tollera i deboli. Lui è rimasto nel nido, ha lasciato fare tutto agli altri, ma ha incassato il guadagno maggiore. E’ giusto, non è vero?”. – Lo chiede in modo allegro e gentile.

45. I ladroni si guardano sbigottiti. Come lo sa il giovane? Nessuno aveva pensato a questo. Le cose stavano così poiché secondo la loro opinione era bene se il superiore rimanesse indenne. Se qualcuno della loro frotta era rimasto, per così dire ‘sul campo’, nessuno li avrebbe rimpianti, li si aveva solo imprecati quando le truppe regolari ne catturavano qualcuno oppure l’uccidevano.

46. “Come lo sai?”

– “Non hai sentito quando ho detto di sapere ancora di più?”

– “Pensavo che fosse vanteria, come lo fanno quasi sempre dei giovani verdi. Sei un mago sconosciuto dall’Oriente?”

– “No, non lo sono. Non domandare, lo riconoscerai dopo la tua vita terrena”.

47. “Hai filato filo scemo!”, nitrisce Rankenos. “Dopo la vita? Hahaha, allora tutto è finito. Si viene messi nella fossa”.

– “Oppure nemmeno!”, dice molto seriamente.

– “…putrefazione; e tutto è finito!”

– “E’ la tua povera opinione del mondo, Rankenos, comprensibile, appunto perché non sapete nulla di Dio né della Sua bontà di Vita. Tuttavia, da me avete sentito tanto che ora potete mettere da parte questa stupidaggine. Oppure volete rimanere stupidi e senza conoscenza?”

48. Mortutus si ribella; facendo così non si sente per nulla bene nella sua pelle: “Non siamo stupidi, ricordalo! E’ un oltraggio se un tale giovane cerca di far credere qualcosa alla gente anziana!”

– “Non lo faccio. Ma non accettate ancora la verità, almeno ribellatevi, anche se all’improvviso voi due ne avete nostalgia, anche se non ancora ammessa, perché vi vergognate di ascoltare da uomini un giovane, e di credere anche in lui. Ok, per ora non fa nulla.

49. Avete provocato grandemente la nostra pazienza. Dunque, Dio vi manda a dire: ‘E‘ iniziato il vostro ultimo lasso di tempo, se ora ritornate indietro, – quando e come volete ancora sfuggire dal male? Da tempo pende su di voi la Mia bontà e grazia per voi indicibile, che vi ha strappato dal vostro abisso. Se nel mondo l’ultimo lasso di tempo viene sperperato, allora si apre per voi il ‘carcere della vostra anima’, la cui pesante porta di ferro sta ora aperta!’

50. “ Il giovane tace, mentre Tobi dice ammonendo: “Sarei davvero stupido se non afferrassi la salvezza, la grazia. E vi prego, voi due, venite, vi chiamo volentieri ‘fratelli’, affinché la Bontà di Dio rimanga con voi”.

51. Ancora si salta qua e là, gli occhi si alzano, s’abbassano. Ma poi a un tratto – Oh, quale Magnificenza del Signore! Mortutus cade sulle sue ginocchia, completamente inconsapevole; lui non sa proprio che cosa ciò significa, …davanti a Dio!

– “Prego, non voglio cadere nell’ultimo lasso di tempo! Anche se non ho davvero nessuna idea com’è da intendere, ora lo sento: per me è come se fosse iniziato un ultimo segno. Soltanto, come deve continuare? Oh, chi dunque mi mostrerà la via?”

52. “Io, caro, anche se per ora, per voi, sono ancora un povero fratello. Affinché tu e naturalmente Rankenos vediate la Porta della Luce, non con gli occhi esteriori, Mortutus, con un buon cuore pronto a servire, la si guarda, perciò ascolta lo sgravio, a causa del quale siete salvati. Persino nel senso doppio. Che io so molto e conoscevo i pensieri, lo avete dovuto ammettere. Perciò crederetelo: tutto il vostro nido di ladroni è stato consegnato; nessuno è sfuggito, nemmeno coloro che erano con voi. Il SIGNORE ha tolto da voi questo male. – Perché?

53. Non siete migliori, veramente non siete mai stati buoni, come pure tutta la vostra compagnia. Solo la salvezza della vostra anima e del corpo è l’alta Grazia e Misericordia di DIO. In questa Lui ha tessuto qualcosa, ed è: uccidere uomini e donne era stato duramente preteso dal vostro capo, e …non dovevate nemmeno risparmiare i bambini, quando ce n’erano. Questo, Mortutus, non lo hai mai fatto. Una volta c’erano cinque bambini che erano rimasti soli, terrorizzati e orfani. Conoscevi della gente in molti villaggi che non avete rapinato.

54. Di notte hai portato i bambini in un villaggio, hai bussato finché si è aperta una porta e presto sei scomparso. Da lontano hai vegliato fino al mattino se i bambini fossero stati accolti, e per giorni hai perfino spiato che non li si scacciassero, che non li si mettessero semplicemente nel vicolo. Allora avresti cercato un’altra casa.

55. Vedi, quest’azione, che era sorta unicamente da te e nemmeno Rankenos l’aveva visto, ma che anche lui avrebbe fatto così, un paio di volte non ha fatto nulla a dei bambini, ha procurato loro in segreto dei sostituti genitori, perciò, prevalentemente con la Volontà salvifica di Dio, voi due avete trovato la via attraverso me, avendovi portato via dal mondo, da tutte le cattive azioni. Ora dipende se volete riconoscere Dio, credere in Lui e, come già detto, se volete diventare degli uomini utili”.

56. Com’è avvenuto? Il Cielo lo sa ancora meglio. I ladroni stanno ancora in ginocchio, con il capo profondamente chino, finché Mortutus sussurra: “Giovane, aiutaci ancora. Guidaci nella Grazia di Dio, come hai detto. Permetti che ti seguiamo, se, …se possiamo”. Ben raramente degli smarriti così gravemente si sono voltati tanto rapidamente e completamente. Il giovane annuisce. Tobi rialza ambedue. Ad una piccola distanza, Mortutus e Rankenos camminano dietro ad un inviato di Dio e ad un uomo pio, …verso Ekbatana.

[indice]

 

Cap. 6

In Ekbatana un portone si apre – Sara è salva, ma un cuore è duro

Anche Tobi è salvo dall’incontro e apre il suo cuore – Il giovane dispone la dote e il rientro in patria

Raguel crolla e concede due carri, poi li segue a piedi – Poi, altri tre carri

 

1. Un veemente pianto scuote il corpo di Sara, figlia di Raguel ed Anna di Ekbatana. Una ricca casa in qui vi abita molta preoccupazione. “Oh, mi avete scelto degli uomini, l’ho sentito che erano spiacevoli. Con loro non avrei mai trovato né pace né gioia”.

– “Smettila con i tuoi piagnistei”, strilla Raguel, che semplicemente perché è colpevole, …lo nega. Lui aveva pensato solo al denaro, senza domandarsi se valevano, se erano onesti e rispettabili, se poteva affidare loro la figlia.

2. “Non posso farmi vedere da nessuna parte. Mi chiamano ‘strega’, avrei ucciso sette uomini. E non li ho nemmeno toccati!”

– “Non li hai toccati?”, chiede la madre. “Sei stata con loro nella camera nuziale, quindi…”.

– “No! Per Dio, no! Ero interamente vestita, mentre ogni volta…, non posso riferire l’onta. Davanti ai giacigli gli uomini cadevano sempre, prima che io…”. – Di nuovo un ardente singhiozzo di un povero cuore tormentato dal dolore.

3. “Le si deve credere”, sospira la madre. – Raguel brontola.

– “Tu lo sapevi!”, accusa Sara suo padre, “Hai prima contato il denaro, se era anche abbastanza. Hai venduto me, tua figlia, per sette volte”.

– “Non lo dire un’altra volta, oppure…”.

– “Smettila”, grida la donna. “E’ stato così! Ero d’accordo che Sara diventasse ricca tramite gli uomini, perché…”

– “Io? Mai! Il padre ha tenuto il denaro e non vuole più sapere nulla di Dio, l’Altissimo!”

4. Come mai Sara diventa coraggiosa, non lo sa. Ha dovuto sopportare troppo tormento. “Va bene”, la tranquillizza la madre, anche se è difficile. “Loro dovevano morire e tu sei rimasta pura …”.

– “…e non avrò mai un marito che sia buono e onesto, che mi ami anche senza denaro”, l’interrompe Sara.

5. “Ah”, trionfa Raguel, “presto verrà un povero straccione e si metterà nel nido caldo”.

– “Non dirò mai più sì! E se mi costringi, allora…”. La disputa viene interrotta. Si è fatta quasi notte, quando qualcuno bussa alla porta. Raguel sta attento. Vorrebbe ancora schernire, per schiacciare il suo pentimento di come si è comportato con sua figlia: “Sta già arrivando uno che ti vuole avere”. Sara nasconde il suo viso nello scialle, singhiozzando ancora di più. Sì, non cerca nemmeno più conforto ed aiuto dalla madre. Corre nella sua camera, cerca conforto solo da Dio.

6. Raguel è presso la porta nell’interno. Ha una fessura dove si può vedere oppure parlare. Non apre così senz’altro la porta. Il servo non è a casa. Solo… Lui vede quattro uomini sui gradini. ‘Sono curioso. Che cosa vogliono? Due non sembrano dei rapinatori’. Lo nota subito. I due che stanno dietro a loro non si possono vedere chiaramente.

7. “Raguel, veniamo nel Nome del Signore, che tu hai dimenticato, e sei diventato uno della Media”. Il volto di Raguel diventa grigio pallido, il sudore scorre, ed è lieto che nessuno lo vede.

– “Dimmi il tuo nome, allora apro”.

– “Tu apri, sia che lo voglia oppure no!”, risuona severamente. – Raguel non si accorge come oscilla ancora bontà attraverso la voce. “Sono Azaria, lo dico per te, il figlio grande di Anania”.

– “Un israelita? E l’altro?”.

– “E‘ il figlio di Tobia che conosci bene. Lui è già stato qui da te in Ekbatana. Non ti aveva aiutato una volta?”. Raguel ora non lo vuole ammettere, ma apre la porta per far entrare gli uomini.

8. “Chi sono gli altri? Non hanno un buon aspetto”.

– “Lascia stare le domande, una cosa per volta”, dice il giovane. “E se ci accogli in modo ospitale, allora la tua casa sarà aiutata”.

– “Pah, chi ci crede? Non io! Vorrei quasi…”.

– “…metterci di nuovo davanti alla porta come lo fai con la povera gente?”

9. Raguel riapre di scatto la porta. “Fuori! Questo mi piace: cercare ospitalità; e poi…”. Il suo volto diventa rosso d’ira.

– “Se non ci fossimo convertiti”, sibila Mortutus, “questo qui lo …”.

– “Aspetta di vedere cosa fa il nostro aiuto”. – Ma costui esce, seguito da Tobi e dagli altri. Si sente il pesante chiavistello che viene chiuso, dietro a questo una risata maligna. E poi…?

10. Il giovane bussa piano. Come se una mano invisibile aprisse la porta. Non più rosso, …no, pallido a morte, Raguel fissa gli uomini che sono entrati tranquillamente. “Ora”, gli si domanda, e il giovane tocca il padrone di casa, al quale scorre dalla testa ai piedi, come un fulmine. “Come, …com’è successo? Il chiavistello si può aprire solo dall’interno, mai dall’esterno, per non parlare di …”

11. “Questo, Raguel, lo saprai poi. Alla fine ti puoi stupire, se vuoi. Non sospetti Chi mi ha mandato, assolutamente non a causa di te, perché tu sei un pezzo duro, ma nella tua casa c’è una buona anima, per la quale io sono uscito per salvare. Ascolta: su incarico di Dio! Questo, affinché tu lo sappia!”

12. Anna, scacciata via da Raguel, si avvicina, osserva il giovane senza sapere come sarebbe da stimare. Lei crede alla magia, benché abbia imparato a conoscere il ‘Dio d’Israele’, le Sue Parole, la Rivelazione attraverso degli israeliti ancora profondamente credenti, che erano prigionieri, come sovente in Media. Ora che sente il nome Tobia, si ricorda come quest’uomo pio era sempre pronto ad aiutare, ed era buono, e aveva davvero aiutato Raguel. Non sarebbe necessario scoprirlo, ma dato che suo marito è ancora caparbio, con paura nascosta, perciò il giovane dice seriamente:

13. “Raguel, dato che non lo vuoi riconoscere – anche su incarico del Dio da te rinnegato – devo ricordarti quello che è avvenuto qui alcuni anni fa. Sediamoci, affinché non cadi”. Qui i due ladroni ghignano. Rankenos pensa: come sarebbe bene per costui, come – hm – com’è stato con noi. Ma la resa dei conti intanto continua:

14. “Tu sei un israelita nativo, qui ti sei naturalizzato e questo è stato scoperto. Ti hanno già portato via alla corda. Salvare te non era possibile. A quel tempo Tobia si è adoperato per te, che grazie a molti aiuti era ben voluto dai medianiti, e parlò per sé.

15. Sei divenuto libero perché su intimazione sei diventato un medianita ed hai dovuto abiurare la tua fede. Tobia non era per nulla d’accordo, ma com’era allora, lui ti sussurrò: ‘Accettalo! Se per legge diventi cittadino, dopo un certo tempo ti puoi di nuovo costruire un altare di casa. Io”, cioè Tobia, disse: “sono certo che il Signore ti perdonerà la tua deviazione’.

16. Hai agito così, ma hai dimenticato l’altare di casa, per questo ti sei preso la figlia di un ricco medianita. Lei si chiamava Honja. Invece, di te lei ha accettato la buona fede e si chiama Anna, com’è d’uso in Israele. Hai accettato il denaro e il patrimonio della donna e con ciò hai fatto molto. Hai mai più pensato al tuo Dio?

17. Non scuotere la testa, che avresti… Raguel, se fosse così, allora hai già caricato la tua colpa su di Lui. Quindi, non avresti potuto agire diversamente; Egli avrebbe abbandonato te e il tuo popolo, guidato sovente in prigionia. Così parlano quegli uomini come diceva Adamo: ‘Tu, Signore, mi hai dato la donna!’. Oltre a ciò hai aggiunto: ‘Se Tu non lo avessi fatto, sarei ancora senza peccato e rimasto nel paradiso’.

18. Sì, ancora di più: hai conteso contro l’Onnipotente! Egli non ti avrebbe mai aiutato, l’uomo stesso dovrebbe badare come potersi conservare il patrimonio e la vita, nel contempo per te la cosa principale era il patrimonio caduco. Che però anche la vita esteriore può passare velocemente, lo hai respinto da te. Peggio di un povero pagano che non ha mai sentito qualcosa del Creatore e perciò si è smarrito sovente nella vita. Niente affatto, Raguel, perché ci sono molti buoni uomini, e solo questo conta davanti al Signore!

19. Per colpa tua non saremmo affatto venuti, ma solo per preservare la tua casa da una grande sciagura che è già accovacciata davanti alla tua porta. Pertanto, anche il segno come è stata aperta, nonostante il chiavistello. Si è considerato, perché nella tua casa siano avvenuti sette omicidi, di punire a morte te, tua moglie e la figlia. Non pensare di non aver nulla a che fare con questo, che sarebbe solo per colpa di tua figlia!

20. Ipocrita! Che cosa si deve fare con te? Guarda…”, il giovane indica i ladri di una volta: “Mortutus e Rankenos sono stati dei ladri, però non lo sono diventati in tarda età, ma sono cresciuti fin dall’infanzia in una banda. Non hanno mai sentito o visto altro che quello che fanno i ladri. A questo riguardo sono liberi da una colpa. Il resto non ti riguarda. Se non questo:

21. ‘Che non hanno mai fatto del male ai bambini, li hanno salvati dalla mancanza di un tetto! Ma tu, Raguel… – Ah, cominci a tremare? Ora, bene, voglio tacere su questo, affinché anche tu arrivi a un ritorno, …se lo vuoi. Forse la prossima volta ripari sui poveri bambini che bussano timidamente alla tua porta per un pezzettino di pane. Ma se rimani duro, allora ti verranno presi moglie e figlia, per preservarle dalla sciagura che minaccia la tua casa.

22. Tuttavia, se tu cambiassi per questo: per evitare dei pericoli, …allora il Signore Si toglierà del tutto da te. Finora non l’ha fatto per via delle due anime innocenti, moglie e figlia, e senza Dio non sarei qui! Ciò che farai oltre, è unicamente faccenda tua. Da ciò dipende come si svilupperà oltre la tua via. E’ ancora in dubbio, se getti le cose morte in una fossa di rifiuti, se te ne puoi liberare per rivolgerti completamente al Signore. Se sì, allora sarai libero da ogni tuo peso, caricato da te stesso! Ricordalo e non accusare mai gli altri, oppure DIO!”

23. Il giovane si rivolge ad Anna, che profondamente commossa ha sentito tutto. Sovente ha portato qualcosa dietro ai poveri che hanno chiesto a Raguel inutilmente. Non ne ha mai potuto parlare con lui perché si sarebbe infuriato per giorni. “Vieni con me”, le dice con un fare gentile, prende la sua mano. Non c’è bisogno di domandare dove fosse la camera di Sara, va verso la scala e in alto apre la porta.

24. Anna si ferma spaventata. Sara giace sul suo letto, pallida a morte. “O santo Iddio, che cos’ha mia figlia?”

– “Domandalo a Raguel! Anche se non è lui che le ha dato il veleno che Sara ha preso, lui è l’autore di questa faccenda. Raramente hai potuto contraddirlo. Lui sapeva che cosa portavano gli uomini. L’oro da gatto lo ha corrotto. Così il peccato rimane su di lui, non sugli uomini, né sull’oro, meno ancora su tua figlia”.

25. Lui si avvicina al giaciglio, accarezza la fronte e le mani di Sara, le batte più volte sul cuore. “Non è ancora del tutto morta”, dice il giovane, ma in poche ore sarebbe stato troppo tardi a risvegliarla alla vita, a meno che: non lo avesse fatto Dio!”

– Anna guarda sconvolta, mormorando: “Conosco i sintomi del veleno che usiamo per i cani randagi che di notte entrano fin nei nostri giardini e vengono a prendersi i volatili. Sara è morta, questo…, questo…”.

26. “Aspetta, cara Anna. Secondo quello che sai, hai certamente ragione; perché il veleno agisce incredibilmente veloce. Ma guarda: non potrei sicuramente aiutare su incarico del mio, …tuo, Dio?”

– “Se puoi farlo, non sei mai stato un uomo, bensì …”.

– “…sì, sono già stato una volta uomo (Enoc). Ora sono qualcos’altro. Lo saprai più tardi e non qui a Ekbatana”.

27. “Ti credo davvero volentieri, sconosciuto; ma che io abbandonerò la nostra città, …no, questo no!”

– “Anche qui io dico: aspetta”. Dicendo questo, il giovane accarezza ancora una volta la fronte di Sara. Presto si aprono gli occhi, lo sguardo è assente cercando, finché rimangono fissati sul volto del giovane.

28. “Che cosa mi è successo?”. Lei non sa che cosa ha fatto dalla disperazione. L’alto Amore di Dio le toglie il pensiero. La sua situazione era del tutto disperata, …visto sotto l’aspetto terreno.

– “All’improvviso ti sei ammalata”, dice il giovane, ma non era grave”, le sorride, “e ora alzati, davanti alla porta ti aspetta la benedizione di Dio”. Chi? – Che cos’è la Benedizione?”. Ora, presso Raguel, nel frattempo era avvenuto qualcosa.

29. Tobi si era seduto accanto a Raguel, il quale fissando davanti a sé non sapeva bene come era successo tutto quanto., Raguel, dimmi…”, chiede Tobi, “…tua figlia, che prima …”.

– “Non continuare”, grida costui, “lei è la stella di malaugurio della mia casa!”

– “Come mai? Mi sembrava che fosse cara ed intima. Ho sentito subito qualcosa per lei, che io, senza parlare prima con lei, la prenderei come moglie, …se vuole. Mi daresti tua figlia?”

30. “Tu? Allora saresti l’ottavo uomo che muore davanti al suo letto nuziale! E‘ già successo con sette uomini, e tu saresti …”.

– “Non lo credo, Raguel. Da settimane sono per strada con il giovane che è andato da tua figlia con tua moglie. Del perché si vedrà; ma che amo Sara e non morirò, di questo sono del tutto sicuro. Vediamo che "succede”.

31. “Per me…”, ride Raguel, che si sente meno sicuro di come vuole ammettere a se stesso. “Sali la scala, a destra la seconda porta, è la camera di Sara”.

– Mentre Tobi si alza, Mortutus sussurra qualcosa all’amico: “Succederà qualcosa di molto grande; sono curioso di come andranno le cose. Ma ora, …ora credo che a Tobi non succederà niente. Dove c’è questo strano giovane che ci ha aiutato, che ci ha salvato dalla nostra rovina, lui provvederà che qui tutto si aggiusti”.

32. “A Raguel… – e va bene, non gliene voglio, …perché noi stessi prima…”.

– “…non eravamo buoni”, brontola Mortutus.

– “Per essere buoni, per noi ci vuole ancora del tempo. Quando ci si trova su una via e non ci si ferma, si arriva comunque una volta alla meta. Come risulterà per noi…”.

– “…lo lasciamo al giovane, oppure, …a Dio?”. Il Nome di Dio viene pronunciato ancora con titubanza, non per falso timore. Rankenos si sente indegno di dire già ora ‘Dio’.

*

33. Anche in Raguel qualcosa si è mutata in grande paura, incertezza e desiderio: ‘Se non avessi mandato Tobi… Morirà, …e poi?’. – Allora lui e tutta la sua casa sarebbe esposta alla rovina. Lo sa da tempo. Preferirebbe lasciare la sua casa in segreto, senza moglie e figlia, senza che si domandi che cosa ne sarebbe di lui. ‘No, non lo deve fare!’, pensa in fretta, sarebbe... – ‘Dio non te lo perdonerebbe mai’, risuona d’ammonimento al suo orecchio. Che cos’era? Lo ha sentito chiaramente, ma nota che i due uomini non hanno detto nulla, dei quali non si fida, indipendentemente dal fatto che non ce lo si aspetterebbe da loro.

34. “Chi siete veramente?”. Non suona proprio coraggioso, Raguel sta per saltare, per salvarsi, nel caso…

Rankenos annuisce a Mortutus: “Diglielo tu”. Costui lo fa e riferisce al padrone di casa che cosa sono stati, come hanno incontrato il giovane e Tobi e quello che è successo con loro e con i compagni ladri.

– “Siete davvero caduti? Solo perché lui…”, Raguel intende il giovane, “…vi ha toccato con la punta di un dito, vi ha soffiato? Non lo credo! Voi siete degli uomini forti, il giovane è…”.

– “…debolino?”, Rankenos ride. “Hai già dimenticato quello che è successo con la tua porta, che il ‘giovane’ ha aperto dall’esterno senza fatica?”

35. “Non mi entra nella testa!”, Raguel si schiarisce con veemenza la voce. “Penso che non ho ben chiuso la porta; un chiavistello non lo si può spingere, quando si scuote la porta”.

– “Ora ne abbiamo abbastanza!”, minaccia intenzionalmente Mortutus. “Non lascio venire nulla sul nostro giovane che ci ha meravigliosamente aiutato; abbiamo anche sentito come hai messo dall’interno il tuo chiavistello di ferro. Inoltre il giovane ha toccato la porta proprio come ha toccato me, con un leggero tocco del dito.

36. Se noi, il mio compagno ed io, sappiamo anche quanto siamo indegni di avere un tale aiuto, tu sei ancora peggio di come eravamo noi! Oso persino dire: Potrei comprendere Dio se Egli Si distogliesse da te, cosa che non vorrei per via di tua moglie e di tua figlia. Ah sì, il giovane si è adoperato ed assiste le due, …senza di te! Perché altrimenti… – Perché non ha portato te con sé?”

37. Raguel si ribella ancora una volta; ma non tremano solo le sue mani, ma anche il cuore: “Non ci sarei proprio andato! Per assistere come muore anche l’ottavo uomo nella camera di Sara. – No, no, per…”. Non riesce a dire dalla sua bocca: ‘…per Dio’! Senza volere ha fatto persino bene, perché da anni non voleva sapere più nulla di Dio, ha sempre oppresso a morte la sua coscienza, invece si è ascritto a mammona. Oggi…?

38. E’ una minuscola infinitesimale fiammella, quasi invisibile, che trema nella sua anima. Chi la custodisce? Chi vi alita affinché diventi ancora una buona candela? Malgrado lentamente si scioga, i pensieri non si trattengono, nonostante generino la vergogna per la via del ritorno – Raguel non lo sa – ma DIO sì! E anche il giovane lo vede, nella camera di Sara. Quivi succede ora quanto segue:

39. Tobi è entrato nella camera su un ordine interiore. Per lui non è solo quell’amore che riguarda l’uomo e la donna; là predomina qualcosa che è ben possibile solo nel Regno della luce, il puro amore, che però l’uomo può possedere e viverlo fino in fondo. Lui rimane pure fermo sulla porta, il che lo aiuterà. Dapprima nulla, costui aspetta in modo celeste. Diversamente però Sara.

40. Lei non sa nulla del suo tentato suicidio, ma che da lei sono morti degli uomini, di questo si ricorda all’improvviso. “Oh, ti prego, no!”, piange, quando il suo sguardo cade su Tobi. “Ti prego, va, prima che ti accada del male!”. Lei rabbrividisce come nel forte gelo. Il giovane la rassicura nuovamente rialzandole le mani.

– “Non aver paura, cara Sara, non ti colpirà più nulla di male, perché da te è entrato il SIGNORE! Non hai bisogno di vederLo, ma sentirai la Sua benedizione. Ti condurrà via da questa casa e su di te verrà la pace fino alla fine dei tuoi giorni nel mondo!”

41. Sara non lo può credere subito, da troppe cose è stata oppressa. “Devi sapere”, lei supplica, “che mio padre era un israelita, ma si è distolto completamente dal suo popolo, dal suo Dio. Mia madre è della Media, e proprio lei ha riconosciuto il sommo Dio e Lo serve. Ha guidato nella fede anche me, …a Lui. Noi, i pagani, siamo dediti a Dio. Perciò per via della fede non devo tollerare questo nobile israelita”, intende Tobi, “nella mia camera; non gli deve succedere nulla. Ti prego, portalo fuori!”

42. “Lo ami?”, chiede d’un tratto il giovane. Un fine rossore sale nelle guance di Sara. Oh, sì, lo ha sentito subito, quando da suo padre è entrato Tobi con il giovane. Ma non devo pensare questo. – Sette volte! O Dio, non posso dimenticarlo, non lo posso respingere! Proprio a colui che si ama, non deve cadere in questa disgrazia.

43. “Ti aiuto io. Se credi nel Potere miracoloso di Dio, allora adesso crederai senza dubbio; Lui ha visto la tua sofferenza! Alzati, vai da Tobi, dagli la tua mano e vedrai ciò che succede”. Come sotto una costrizione, come venendo dalla Luce, Sara fa ciò che le è stato detto. Ha ancora paura. E chi non lo può comprendere? Eppure in lei sale la fede, già piena di buona fiducia, molto meglio di come arde solo la povera piccola scintilla di suo padre. Anche Anna sente ancora la sua paura; lei chiude a metà gli occhi, per non vedere quando Tobi cadrà morto.

44. Ma non succede nulla. Tobi sta lì diritto, afferra la mano di Sara, l’abbraccia chiedendole: “Vuoi venire con me dai miei genitori? Posso sperare che diventi mia moglie?”.

– “Resterai in vita? Non…?”

– “No! Con te non morirò! Guarda: DIO mi ha guidato fin qui, tramite il giovane. Lui è un messaggero di Dio. Degli uomini possono essere come un tale messaggero, perché Dio si serve dei Suoi figli, per donare a dei figli il Suo aiuto!”

45. Sara si accascia, anche Anna. E’ avvenuto un grande miracolo. Gli uomini alzano le due donne. – “Ecco”, dice il giovane, “ora andiamo da Raguel, vediamo se si è ricreduto”.

– “Sarebbe bene”, sussurra Anna che ancora non può credere del tutto. E questo non è nessun miracolo. Ha già visto troppo. Se soltanto… Se Sara… Se Tobi… – All’improvviso si appoggia al giovane: “Dove sei tu, …là c’è Dio! Lui saprà far ritornare Raguel”. Costui annuisce e scendono al pian terreno.

*

46. Non è ancora cambiato molto, solo Mortutus e Rankenos sono pieni di buona speranza. Presto svanisce del tutto ciò e chi sono stati una volta, prima che la Luce li avesse tratti dal pugno dell’oscurità. Qualche cosa la Luce mette in particolare buon conto per loro: essi desiderano che Raguel voglia ricredersi, appoggiarsi all’aiuto che il giovane sa dare certamente.

47. Il buon pensare non è certo ancora cresciuto bene, ci vuole un po’ di tempo, finché tutta l’erbaccia sia estirpata, mentre in Raguel non ha bisogno di crescere. Era cresciuto nella fede e solo da adulto si è distolto coscientemente da Dio, per scambiare per questo qualcosa di rovinoso. Comunque, …la fiamma arriverà un po’ alla volta. Il giovane la saprà attizzare? Sì, con parole soavi, che servono appunto poco; c’è da impiegare una durezza benedetta, come un pesante aratro ha da arare un duro terreno.

48. “Tu vivi?”, ansima Raguel. Quando vede Tobi davanti a sé con il volto gioioso, pure così sua moglie, la figlia e il giovane, ciò gli fa spalancare gli occhi, gli cadono quasi dalle orbite.

– “Ti meravigli?”, chiede aspramente il giovane. Magari avresti visto volentieri che tua figlia crollasse di sofferenza? Cosa che è già successo!”. Mostra alcuni granelli grigi, …che Raguel conosce meglio di tutti. “Sì! Guarda, tu sai cosa sarebbe successo, e che – mai a causa di te – DIO ha aiutato a salvare un povero cuore, spiritualmente e anche corporalmente. Saresti un doppio omicida!

49. Saresti stato contento se tua figlia fosse caduta nella morte del boia, così…”

 – “No!”, Raguel lo grida forte; i suoi peccati lo schiacciano fino al suolo. Crolla in sé senza forza. Gli altri si stupiscono. – Perché quel giovane che prima, nonostante parlasse completamente duro e impietoso, ha aiutato amorevolmente? Unicamente in lui si apre già l’amore del Cielo.

50. Solleva Raguel e dice, certamente serio: “Se vuoi, anche tu sei da salvare. Intendo la tua anima; perché il corporeo del mondo, …ora, dipende se riesci a staccartene, appunto dal tuo mondo. Sei ancora molto distante da Dio, soltanto non così lontano che EGLI non ti veda! Deve venire più vicino? Vuoi andarGli incontro? Se sì, allora ti comunico la Sua Volontà”.

51. “Che devo fare?”. C’è la grande sala riccamente adornata, riempita con delle preziosità. “Sarebbe molto che dovrei lasciare e…”.

 – “…non soltanto molto, povero uomo, no! Tutto devi lasciare, altrimenti Dio non si chinerà giù a te!”. In Raguel s’infiamma una lotta, così amara. Oh, chi si è indurito per degli anni, che ha riempito cassapanche e cantine, che ha aumentato il patrimonio, quasi da non potersi più calcolare, …come può una tale anima salire dal suo proprio abisso?

– Un leggero balbettìo: “Che devo fare?”. Chiede per due volte.

52. “Puoi rimanere, Raguel, a custodire i tuoi morti tesori, ma porto via moglie e figlia. Prepara un grande carro, nella stalla hai abbastanza cavalli. Dà l’ordine di caricare tutto ciò che appartiene alla donna e alla figlia. Lascia il resto al nostro Dio. Lui ha indicato una via miracolosa, rimarranno senza sofferenza”.

– “Devo rimanere da solo…”

– “Questo dipende da te. Il Cielo non ha ancora una via evidente. Umanamente sei anche abbastanza intelligente per decidere da te stesso che cos’è il meglio per te”.

53. Quanta Pazienza svela il Cielo, quanta Misericordia ricade giù sul mondo! Quanto tempo Raguel sta seduto sulla sua sedia. Vuole, …e rigetta? Finalmente si scioglie in lui l’ultimo ghiaccio dell’anima, ma vorrebbe qualcosa… – Il giovane sorride fra sé e sé. Tobi vorrebbe aiutare l’uomo, che il padre di Sara. Ed Anna? Lei lo spinge, pregando: “Vieni! Non va diversamente, …se non vuoi cadere nelle mani degli sgherri. Ma non ti prego per questo: devi di nuovo imparare ad amare Dio e servire Lui. Allora rinuncerai volentieri alle cianfrusaglie del mondo. Nemmeno io voglio portare nulla con me, ma Sara non deve andare lontano da povera”.

54. “Anna, il tuo patrimonio viene con noi! E’ l’eredità di tua figlia”, determina il giovane. “Finché l’uomo vive sulla Terra, può provvedere all’esteriore, …nella giusta misura”. Raguel si dà una spinta, potrà essere certamente l’aiuto di Dio. Chiama i servi e ordina: “Preparate due grandi carri per mia moglie e per mia figlia. Loro se ne vanno”. La servitù è stupita.

– Uno sussurra: “Per la signora e Sara è bene se spariscono”. Sì, la donna aveva tenuto bene la servitù, non aveva mai preteso troppo e li lodava, perché sovente litigavano per fare il lavoro per Anna.

55. “Possiamo aiutare?”, dice Mortutus. “Dovete solo far vedere che cosa dobbiamo caricare”. L’aiuto viene accettato volentieri. Non ci vuole molto e i carri sono pronti per la partenza, in più c’è posto per Anna e Sara.

– “E noi?”, chiede una serva. “Da soli? Con il padrone?”, nessuno ci vuole rimanere.

– “Siete liberi di venire con me”, Anna lascia aperta la decisione, “ma mio marito non deve rimanere senza cura”. Un giovane servo che non conosce ancora tutto quello che è successo nella casa, vuole rimanere. Raguel scuote la testa.

56. “Nessuno di voi rimane; chi vuole andare con loro, segua mia figlia e…”, o uomo, difficile, non è vero, se lo deve confessare... “…e il giovane, Tobi, mio genero, che ha tolto l’onta dalla mia casa. Chi vuole rimanere qui - voi tutti siete della Media”, dice Raguel alla servitù, che nel frattempo si è raccolta nel cortile. Si dimostra una buona fedeltà, tutti vogliono andare, eccetto una serva che era stata cattiva verso Sara e ora non osa rimanere con lei.

57. Sara le fa cenno, senza rancore nel cuore, parlandole gentile: “Non ti piacerà all’estero!” Persino il giovane non invita questa serva ad andare con loro, promettendo a tutti gli altri che avrebbero trovato del bene nel ‘paese del Re’. Non intende nessun altro che Dio, il Santo, perché in genere, Israele crede in Lui.

58. Il servo capo si rivolge a Raguel, domandando: “Hai comandato solo due carri, ce ne sono ancora tre vuoti. Non li dobbiamo caricare?”.

– “No”, rifiuta il padrone di casa, un po’ malinconico, “voglia scomparire tutto! Se lo prendano gli sgherri!”

– “E i cavalli?”

– “Hm, hm”, gli animali hanno però bisogno di cura. Non ha visto quando il giovane alle sue spalle ha ordinato di andare a prendere i cavalli dalla stalla.

59. “Abbiamo bisogno di loro, Raguel. Le vie sono sovente cattive, cosicché abbiamo bisogno di cavalli di ricambio rinforzo. Qui potrebbero cadere in mani cattive”. Inoltre, perché Raguel non prende nulla per sé, nemmeno un sacchettino di denaro, eccetto quello che è di proprietà di Anna? Il giovane non dice nulla, non dà nessun consiglio, nessuna obiezione. Incerto nel pensare, Raguel segue i due carri a piedi. Solo molto più tardi, quando hanno raggiunto ed oltrepassato il confine d’Israele in un luogo predeterminato che il giovane aveva predeterminato con Mortutus, attendono altri tre carri.

*

60. Era la seconda sera sul viaggio per Rages, verso Gabael, la via che dovevano per ora seguire, per poi raggiungere la patria di Tobi, che il giovane, senza farlo sapere a tutti gli altri, aveva rimandato indietro il servo-capo, con Mortutus e Rankenos. Questi avevano cercato e trovato dei cavalli, e preso molto dalla casa di Raguel, prima che fosse noto che costui se n’era andato via con la minima parte del patrimonio, senza sapere per dove. La casa e quel che c’era ancora, fu incorporata solo dopo, nel cosiddetto “tesoro di Stato”.

[indice]

 

Cap. 7

In Rages si tratta le dieci libbre d’argento – Nella casa di Kostian

 

1. “Tobia? Di Thisbe? Non lo conosco! Che cosa vuoi da me?”. – Gabael, uno della Media, si distoglie da Tobi. Erano arrivati bene in Rages, il giovane, Tobi, Sara, Anna e la servitù. Tobi ha mostrato il biglietto del debito e riferito precisamente come lo aveva incaricato il padre. E ora, …sembra come se questo viaggio di molti mesi fosse stato inutile. Oh, non invano! Ha trovato una buona moglie, credente, di cuore puro, come aveva sperato qualche volta. Guarda il giovane che potrebbe ancora aiutare. Per Tobi non si tratta del danaro, ma dell’onore del padre.

2. Al momento non sembra splendere luce. Il giovane si trova con Sara davanti alla larga porta, dalla cui parte si trova un meraviglioso cespuglio con innumerevoli fiori rossi. In Tobi sale lentamente un’ira. “Mio padre non mente, Gabael, e dovresti comunque conoscere la tua calligrafia”.

– “Oppure no?”, scuote ocstui caparbiamente la testa. Ah, dieci libbre d’argento? Ne ha certamente abbastanza, ma è ancora molto più avaro di com’era Raguel. Il ‘forestiero’ deve dapprima dimostrare che la scrittura è autentica.

3. “Non lo puoi negare, Gabael”, si scalda molto Tobi, volendo mantenere una buona calma. “Allora ero ancora un bambino, ma io so che mio padre e molti israeliti erano prigionieri qui; tuttavia potevano anche commerciare, e mio padre si è guadagnato onestamente questo danaro”.

– “Può essere tutto vero, soltanto, non mi riguarda. Non conosco nessun Tobia e non ho chiesto mai”, qual grossa bugia, “in prestito dei soldi da un forestiero”.

4. La lite va avanti e indietro. Gabael vuole togliergli il biglietto, lo avrebbe distrutto e poi… – Solo ora interviene il giovane. Come ha preso il biglietto? Chi lo ha visto? Gabael s’infuria: “Chi sei tu? Non hai da immischiarti in questa faccenda!”

– “Oh, sì”, suona gentile con un sottotono che fa tremare Gabael interiormente.

5. “Allora sono stato qui e so che Tobia di Thisbe ti ha prestato del denaro”.

– “Tu? Non renderti ridicolo! Hai appena sedici anni e vuoi sapere ciò che io ho con Tobia…”. Gabael si blocca abbruttito d’ira. Si è tradito da sé, non si è accorto come il ‘ragazzo’ lo ha attirato in trappola.

6. “Ah”, si aggancia costui, “a un tratto conosci quel Tobia? Non conosci la mia età, testa di menzogna, perché il mondo impregna solo l’esteriore! Se vuoi essere onesto, non ti capiterà nulla di male. Se no, …ebbene, ho dei mezzi per sciogliere presto la tua lingua e il tuo sacchetto”.

7. Qui s’immischia Raguel, che finora si è sempre tenuto indietro fino alla fine, interiormente ancora molto digrignando. Ha superato la lunga via a piedi, senza accorgersi quando il suo servo-capo e gli uomini, dei quali dapprima non si fidava, erano andati via. – “Gabael”, dice lui riflessivo, “ero sospeso come te. Dicevo: “Quello che è mio, non riguarda l’altro! Quello che appartiene all’altro, me lo posso arraffare! – Ma questo”, indica con riverenza il giovane, “mi ha guarito dalla mia avarizia, da ogni male che io possedevo, e di ciò che nella mia casa era diventato un danno. Sono convinto che Tobi dice la Verità di pretendere con ragione il denaro, che suo padre una volta ti ha prestato”.

8. “So quello che dico”, ride in modo riprovevole Gabael, mentre la paura gli sta sulla nuca. “Tu stesso hai due grandi carri pieni di patrimonio, e vuoi farmi più povero di dieci libbre d’argento tramite il ragazzo verde?”, indicando Tobi e il giovane. “Sparite, oppure…” – E’ come se fosse programmato, poiché compare il più anziano del villaggio, con il quale Gabael una volta aveva litigato; …per via di qual motivo? Si avvicina, ma si accorge che qui si litiga. Certo, non guarda ancora ai ‘due giovani’, pensa soltanto a Gabael, senza dimenticare quanto malamente ha agito. “Che succede?”, chiede.

9. Subito Gabael s’arrabbia: “Pensa, amico Kostian”, dell’amicizia nessuna traccia, e anche il cittadino sorride, “qui viene una giovane verdura e vuole dieci libbre d’argento da me, che io presumibilmente avrei avuto in prestito da suo padre, un israelita. Sono tutte fandonie!”.

10. Kostian conosce il suo uomo e, per il momento, pensa tutto calmo: ‘Questo dev’essere dimostrato; nessuno dà via una tal somma – inoltre, puro argento – se questo non si può dimostrare’.

– Tobi si fa avanti coraggioso indicando il giovane con il biglietto: “Gabael ha scritto allora a mio padre. Lui stesso sarebbe venuto a prendere il prestito, ma è diventato cieco e così ha mandato me, suo figlio, perché ha bisogno del denaro. Da cieco non può più provvedere a nutrirsi. Mia madre e anch’io siamo bensì a stipendio e pane, ma mio padre ha bisogno del danaro! Non guadagno molto”.

11. “Fa vedere il biglietto”, mentre Kostian si rivolge al giovane, osservandolo del tutto stupito. Chi sarà mai? Ha l’aspetto giovanile e nobile, altrimenti, però…

– “Esaminalo”, dice il giovane con una voce che fa meravigliare Kostian. Non ha mai visto un tale giovane. Da consigliere anziano non vuole far vedere quanto è impressionato. Esamina il biglietto e dalla sua veste prende uno scritto per la rabbia e, ancora, per la più grande paura di Gabael.

12. “Hm”, dice lentamente con intenzione, tenendo d’occhio Gabael, “la calligrafia è uguale. Il mio biglietto, – ebbene, Gabael, tu lo sai per che cosa volevi combattere, per un pezzo di terreno che non ti apparteneva. Me lo dovevi dare per iscritto, per non stendere la tua mano avida. Oppure lo hai dimenticato? Non fa nulla!”, schernisce ora apertamente. “Una memoria può dimenticare qualcosa, …se lo si vuole dimenticare. Non è vero? Ma scrittura rimane scrittura! Dimmi:”, rivolgendosi al giovane, intendendo ancora che a lui appartenga il debito, “com’è andata allora”.

13. “Non te ne urtare, perché ti sembro troppo giovanile. Ti annuncio: tutto ha la sua giustezza. Allora Gabaele, quando qui erano prigionieri degli israeliti, ha accolto in casa un uomo di nome Tobia, perché sapeva compiere qualche buon lavoro. Ma da Gabael non ha ricevuto nessun danaro. Altri onesti della Media hanno pagato bene il suo lavoro.

14. A suo tempo Gabael ha voluto comprare una vigna. Soltanto, gli mancava ancora il resto del danaro. E questo glielo ha prestato Tobia: dieci libbre d’argento, tanto quanto Tobia si era guadagnato. Per questo Gabael ha dovuto scrivere il biglietto del debito. Questo è autentico!”

15. “Precisamente”, annuncia Kostian, “è la stessa calligrafia, come io la possiedo pure da Gabael. Quindi”, lo tocca, “vuoi confessare, oppure negare? In quest’ultimo caso ti tagli molto il tuo dito!”. Una minaccia aperta, dura. Kostian domanda ancora prima a Raguel, se i ‘due giovani’ gli appartenessero. Profondamente sollevato per via della Guida di Grazia, anche se riconosciuto ed accettato molto tardi, Raguel risponde: Tobi diventa mio genero, marito di mia figlia. Io, …lo devi sapere, sono israelita di nascita. Ho acquistato la cittadinanza della Media con un grande tesoro (denaro), ma ora voglio tornare nel ‘paese dei miei padri’. Nella vecchiaia è bene quando si sa dove un giorno si vuole essere sepolti.

16. “Il giovane?”. Un leggero indugio. Come dovrebbe sapere Raguel, chi è costui?

– “Lui è venuto con Tobi. Solo allora l’ho conosciuto, e non so a quale popolo appartenga”.

– Non lo ammette, …ma Kostian ha un ‘sentimento’ per il giovane, …che non si può nominare. “Malgrado la giovane età, ha l’aspetto onesto”, svia il cittadino, “se è venuto con il figlio di Tobia, del quale mi ricordo persino, la cui pretesa a Gabael esiste per diritto, non c’è bisogno di domandarlo. Se non fosse così, penso che ce lo direbbe lui stesso”.

17. Un sorriso luminoso, così caro, da far sentire a tutti, lietezza nel cuore, ma non a Gabael. Dieci libbre d’argento! “Se vuoi”, risuona secondariamente, “saprai ancora chi sono!”

– “Hm, lo vorrei”, ammette il consigliere. “Da me sono già entrate e uscite molte persone, da vicino, da lontano, lo ammetto, non ho mai visto uno come te. Non sei israelita, né della Media, né della Persia, né dalla Grecia oppure da chissà dove. Ci saranno ben dei popoli che non conosciamo; ma allora il tuo viaggio sarebbe stato lungo, non soltanto dal Giordano”.

18. “Con ciò hai perfettamente ragione, Kostian; ma aspetta un po’, sei degno che ti apra gli occhi”.

– “Io solo? Perché non gli altri?”

– “Ognuno a suo tempo, amico mio”.

– “Sai”, risponde in modo un po’ incerto, “delle giovani persone come te non li ho mai considerati come ‘amici’, solo…”

– “…solo tali che avresti da aiutare, secondo il tuo buon modo umano. Ma io…”

– “…Sì , fammi finire: tu sei così diverso, lo si sente formalmente che malgrado la giovane età, non hai bisogno d’aiuto, ma come ho potuto notare, sai distribuire l’aiuto. Come mai, per me questi sono sette sigilli irrisolti”.

19. “Ben riconosciuto! Ti posso lodare. Questo non dipende da me. Proviene dal mio Re”.

– “Re? Ma dov’è? Se non è con te, come puoi sapere quello che vuole?”

– “Mistero, Kostian, almeno per te, ancora ora. Presto sarai del tutto sapiente. Raddrizza dapprima il diritto, affinché Tobia riceva il suo avere e, con ciò,”, uno sguardo non facile per Gabael a lui, “il debitore giunga pure a questa ammissione: ‘Un debito è da pagare’. Persino da coloro che non conoscono il Dio Creatore. Di ciò non si tratta per prima cosa, ma di un buon essere, di sincera coscienziosità e che nessuno derubi l’altro. Debiti non pagati, non volendoli pagare, sono rubati!”

20. “La penso precisamente così”, spiega Kostian. “Quindi Gabael, vuoi liberamente, oppure debbo portarti davanti al consiglio della città? Non sarebbe particolarmente bene per te. Di per sé hai una reputazione; nessuno sa come hai agito, eccetto io allora con il mio terreno. Altrimenti…”. Kostian fa una pausa e nessuno parla. Il giovane rimane accanto a Kostian, guarda con insistenza Gabael, quasi come pregando, …per la salvezza della sua anima.

21. Fa ancora come se volesse regalare a qualcuno dieci libbre d’argento, ma viene subito corretto: “Non è un regalo”, per lo stupore di Gabael il giovane scopre il pensiero. “Persino se Tobia è diventato povero a causa della sua cecità, non si lascerebbe mai regalare una tal cosa! E poi? Chi regala una tal somma della quale già si stacca a cuore pesante?”

22. Kostian ride sonoramente. “Questo qua colpisce nel segno! Soltanto…”, diventando molto serio, gli sembra misterioso come il ‘giovane’ vede chiaro in qualcosa di sconosciuto. Ha sempre pensato che il cuore dell’uomo e i suoi sensi non si possono vedere. Chi vuol nascondere il suo interiore, lo avvolge in oscure nebbie. “…sì, soltanto, – come succede che vedi i pensieri di Gabael? Io non li ho proprio visti, ma dato che lo conosco già per altri versi, non era troppo difficile per me indovinare. Tu, giovane, certamente non sei mai stato qui con il tuo gruppo”.

23. “Se ti riferisci agli altri, …e non a me”.

– “Così…”, tranquillizza se stesso il cittadino, “…ammesso che sei stato qui, eri magari un bambino, troppo giovane per conoscere a fondo gli uomini”.

– “Abbi pazienza, amico Kostian, arriverà l’ora, e la via della tua vita prenderà un altro percorso”.

24. “Allora sarei curioso! Soltanto, …ora raddrizziamo Gabael. Va a prendere il tuo sacchetto, andiamo alla bilancia (questa, pubblica, allora, era composta da due coppe appese a un gancio), affinché il peso sia ordinato”. A Gabael non rimane altro che affondare profondamente la mano nella cassapanca e prendere ogni volta un piccolo sacchetto di una libbra d’argento e consegnarlo. Si và alla piazza del mercato dove è appesa la bilancia pubblica. A favore di Gabael, è appunto insopportabilmente caldo, così la piazza del mercato è vuota, senza gente, quindi nessuno della città vede che cosa sta succedendo. Kostian non ne parlerà mai. Solo molto più tardi Gabael saprà essergliene grato.

25. I pesi sono perfetti. Il consigliere anziano Kostian consegna a Tobi i dieci sacchetti, per questo si fa dare da Gabael il biglietto del debito e scrive su una tavoletta di cera che ‘Tobia di Thisbe ha riottenuto da Gabael di Rages’ il denaro prestato: dieci libbre d’argento. Sotto questo scrive il suo nome e fa firmare Tobi per suo padre. Tobi consegna a Sara questo tesoro e le ordina di sedersi sul carro. Là è nella miglior protezione. Soltanto, nessun servo oserebbe stendere una mano a questa ricchezza. Perché, …perché ognuno ha paura della Forza e dell’ultravisione del giovane

26. Indicando lui, uno della gente di Rages sussurra al consigliere: “Pensa! Ha davvero aperto un pesante portone dall’esterno, che era chiuso dall’interno; lo ha solo toccato con la punta di un dito e si è aperto da sé. Dev’essere un mago, oppure…”

– “Mago? Non lo credo! Li si riconoscono, allora si può vedere come si vuole. Allora, forse vedrò ancora qualcosa, e poi saprò tutto”.

27. Kostian si rivolge a Tobi e a Raguel: “Certamente volete ritornare presto nel vostro paese del Giordano; ma vi consiglio di non farlo subito. Venite, siate prima i miei ospiti, riposatevi un poco e vi darò uno scritto affinché possiate rimanere senza problemi in Media. Tanto voi lo sapete: da noi ci sono ancora molti prigionieri del Giordano. Altri vengono afferrati per inserirli nel lavoro. Avreste molto da perdere”.

28. “Grazie, Kostian”, risponde Raguel e fa un sospiro di sollievo. Non soltanto perché è stanco. Le brevi soste sulla lunga via, …che cosa aiutavano? Ma anche perché non vorrebbe essere nella casa di Gabael e – pensa – per miglior conoscenza a se stesso. Lui raccoglie un caro sguardo dal giovane, il quale Kostian. “Hai aperto al meglio la tua porta, intanto qui con parole; ma sarai anche oste come non lo si trova sovente presso gli uomini. Detto in generale”.

29. “Non mi metto neanche la corona”, dice modesto Kostian. Questo lo dice del tutto onestamente. Soltanto, insoddisfatto di , Gabael si rivolge alla sua casa, ora, ma più tardi gli sembrerà come se avesse rinunciato al meglio di sé, non aver invitato gli ospiti, …e il ‘giovane strano’…? Non immagina quale Benedizione abbia perduto.

30. Kostian non pensa a una tal cosa. Lui è sincero, modesto, malgrado la funzione. Non fa nessuna differenza fra uomo ed uomo. Dei poveri, oppressi, degli esiliati, non valgono meno per lui che i ben visti e i ricchi. Lui bada al carattere, all’essere di un uomo. È appunto questo – lui soltanto non lo sa ancora – lo ha reso valoroso davanti alla luce. Raguel e la sua gente, insieme a Tobi, vengono ospitati bene, per tre giorni, durante i quali si riposano bene. Non meno bene vengono assistiti i cavalli.

[indice]

 

Cap. 8

Un giovane istruisce l’anziano – Una notte riccamente benedetta

 

1. Inizia l’ultima notte; la mattina seguente si tratta di congedarsi. Tutti vanno a dormire. Solo Kostian è ancora solo nel suo giardino. Su una panca vede una chiara luce. Avvicinandosi scopre il giovane. “Tu?”, chiede sommessamente, e una dolce gioia colma il suo cuore. “Non vuoi andare a dormire anche tu?”

2. “Non lo comprenderai subito; non ho bisogno di sonno come ne hanno bisogno gli uomini. Non tirare su le sopraciglia, credendo che proprio la gioventù abbia bisogno di recuperare nuove forze nel sonno, mentre la vecchiaia non ne ha più così bisogno. Di certo è così, mondanamente, Kostian; spiritualmente è diverso. Vorrei insegnarti questo, se vuoi”. E’ inteso bene, ma a Kostian mancano ancora i ‘pensieri superiori’, quando risponde come un consigliere.

3. “Non la gioventù insegna all’anzianità, il caso è al contrario!”

– “Visto dal tuo punto di vista, …sì; soltanto ci sono altre cose che vanno molto più in là di questo mondo, di come vedi il Cielo, ma non lo potrai mai afferrare!”

– “Hm”, brontola Kostian, “è sicuramente così. Ora vorrei sapere chi e che cosa sei”.

– “Puoi essere accontentato”, sorride caramente il giovane, “ma questo non andrebbe senza insegnamento”.

4. “Comincia”, Kostian vince se stesso. La ‘sensazione’ quando incrocia il primo sguardo con l’altro, ha preso il sopravvento. Non vede più in lui il ‘ragazzo’. Qualcosa di imponente sta davanti a lui, così gli vuol sembrare.

– “Vuoi prima credere, prima di fare delle domande? Conservale! Infine riconoscerai che sono superflue, quando, …quando puoi credere”.

– “E che cosa?”

5. Allora il giovane prende la mano destra di Kostian. A costui passa attraverso tutto il corpo come una corrente calda, meravigliosa, sconosciuta, mai avuta e vorrebbe continuare a vivere in questa corrente. “Vedi”, comincia con prudenza la luce, “tu sei della Media, un pagano, come vi designate voi stessi intenzionalmente da quando conoscete gli israeliti. Nessuno è differente; anche Tobia conosce soltanto uomini che lui chiama semplicemente ‘figli di Dio’. La differenza è questa:

6. Chi può fare del bene e non lo fa, è un pagano, uno senza Dio, anche se Lo loda dalla mattina alla sera. Ma chi fa del bene di cuore puro, è unito con Dio, perfino quando non Lo conosce. Questo è il tuo caso, Kostian! E’ bene che domandi soltanto nel silenzio quale Dio io intendo. Voi e molti popoli si sono creati da sé degli idoli. Non hai mai creduto veramente in loro, questa è la differenza più grande!

7. Hai pensato bene: degli uomini si sono creati gli idoli. Quindi, come fanno a stare al di sopra di noi? Riconosci questo: Dio, l’Onnipotente, è un Dio da Sé stesso! Nessuno gli ha dato una briciola, un chicco di sabbia, né una pietra per produrre la Sua immagine. Egli è ciò che è! Questo Dio te Lo voglio insegnare! Certamente dagli israeliti hai già sentito parlare di Lui, soltanto non volevi credere in Lui perché dei prigionieri, da voi oppressi, Lo hanno descritto come ‘unico Dio’. Invece con il pensiero ti sei occupato sovente di Lui, solo non sei giunto a nessun risultato. Ma guarda, …oggi per te è arrivata l’ora in cui comincia il tuo ‘altro percorso’, come te l’ho già detto.

8. Non è nessuna lode come gli uomini si lodano o si fanno lodare; ma è da comunicare quello che è Verità. Tu hai agito il meglio che potevi, hai sovente aiutato anche coloro che chiamate nemici, menziono Tobia. – Gabael lo ha accolto per via del vantaggio, con cui per lui è andata perduta la Benedizione dell’ospitalità. Tu hai aiutato in segreto, ovunque era possibile. Soprattutto ti stava a cuore la gioventù. Non ho bisogno di raccontare tutto, non serve neanche molto se l’uomo guarda troppo sovente nel suo ‘specchio buono’.

9. Non c’è bisogno di spiegarti questo, sei più legato alla luce di come tu stesso sai. Ed anche questo è bene. Quello che ti manca è questo superamento: considerarti meno come un membro del tuo popolo. Rivolgiti al ‘popolo superiore’ dove ti guiderà il tuo ‘altro percorso’. Non sai ancora tirare fuori la differenza, ma io ti aiuterò su incarico del mio, …e tuo Dio, del ‘Patrocinante’ del Suo popolo superiore, che si chiama ‘popolo della luce’.

10. Sì, sì, mio Kostian”, una dolce risata, “cose sconosciute, non presagisci ancora che cosa ne puoi fare. Ma intanto hai superato l’ingresso nella tua nuova via, tu stesso ti sei già staccato dal tradizionale, sei soltanto insicuro come devi continuare. Per questo ti vorrei consigliare:

11. Mondanamente rimani quello che sei. Da consigliere anziano della tua città puoi operare molte cose buone, puoi aiutare per quanto riguarda il tuo cuore, la tua casa, girati intorno al tuo stesso asse. Lascia sprofondare dietro di te ciò che ti lega come fede agli idoli, con cui comunichi volentieri: questa corda in te è già molto tranciata; solo ancora un piccolo colpo ed è strappato, non potrai più legarti a cose che danneggiano la tua anima.

12. Ora puoi farmi delle domande, vogliamo completarci, perché in questo modo la méta è più facilmente raggiungibile. Molte cose ti passano per la mente, anche nel cuore si muove qualcosa. Lo vedo”.

  “Ci sarebbe subito la prima domanda: ‘Come mai che vedi il mio cuore pur se è circondato dalla carne? Non lo comprendo e…”

– “…non lo comprenderai mai? Ma sì, amico mio, lo comprenderai!

13. Qui non è inteso il cuore del corpo. Rifletti: ‘Come mai che il tuo cuore batte gioioso, veloce oppure lentamente, quando lo produce l’influenza esteriore?’. Se qualcuno ha paura, se si sente minacciato, allora la corrente del sangue passa rapidamente attraverso il corpo, cosa che succede anche con la gioia. Precisamente così, al contrario: lentamente, quasi fino all’arresto, può battere il cuore del corpo, a seconda di ciò che capita all’uomo.

14. Che veramente ciò non lo produce il cuore di sangue, lo dici tu stesso; quindi ci dev’essere ancora qualcosa ‘d’altro’, che è in qualche modo è collegato con il tuo pensare e con il pulsare del sangue. Hai perfettamente ragione! Accogli prima ancora ciò che ne ho da dire, ed esaminalo tu stesso; tu non sei intelligente solo per le cose del mondo, ma anche spiritualmente c’è ancora qualcosa di sconosciuto per te. Tu hai dei ‘pensieri superiori’.

15. Dio, l’Onnipotente, al Quale vorresti volentieri ascriverti, Si è creato un grande popolo di figli. Non domandare dove questo esista sulla Terra. Prima che sorgesse la materia, il mondo, esisteva pura luce nella luce. Questo si unificò: fu creato da Lui, il Santo, la Sua Opera nella più sublime Magnificenza, così anche il popolo filiale, vivendo lontano dalla materia, proprio come – te l’ho già detto – si vede il Cielo al di sopra di te, ma non lo si può afferrare.

16. Dal Suo proprio Cuore primordiale, e questo non è mai stato così corporeo, che l’uomo ha bisogno per la sua vita, Egli ha lasciato fluire nei figli ‘la Corrente del Suo Spirito’ ed anche loro portavano in sé un ‘cuore di Vita’, quello puramente spirituale. Tu pensi già: ‘Perché l’uomo non ha un tale cuore? Sarebbe buono e bello!’. Guarda, giungi da te stesso vicino alla verità.

17. Da un cuore puramente corporeo non risulterebbe mai la vitalità – soprattutto – che è sottoposta allo spirito. Vuoi avere un esempio? Molto facile, Kostian! Voi credete alla continuazione della vita dopo la morte del corpo. Fate bene. Ma con questa morte non si arresta la corrente di sangue? Il cuore, non cessa di battere? Non si ferma il polmone? E, non esiste più nessun respiro?

18. Se però ciò che si chiama ‘vita’ continua dopo la fine corporea, che cosa, Kostian, continua? Senza cuore, con ciò senza respiro, non esiste nessuna vita, non importa come la chiami, ovunque tu la vorrai anche mettere. Ora fai attenzione: Ti è sconosciuta quell’antica storia che il grande portatore dell’Ordine, Mosè, ha una volta visto e scritto:

«DIO ha insufflato all’uomo il Suo respiro,

allora l’uomo fu un’anima vivente!» [Gen. 2,7]

19. Se qui venne già nominato l’uomo, allora doveva esistere, se intanto già con o senza il Respiro di Dio. Questo è di certo un enigma, tuttavia è facilmente da esaminare. Se esistevano degli uomini, allora dovevano anche poter vivere, che senza il Respiro di Dio, seriamente non era possibile. Questo lo comprendi. Ora il procedimento della vita era ed è come segue:

20. Oltre alla luce ed il suo popolo, esisteva anche l’oscurità, in cui, come credete, dimorano i demoni. Questi sono gli avversi, i cattivi, cosa che noti anche negli uomini cattivi. Ma ambedue, le luci e gli oscuri, allo scopo di una eterna vita – no, Kostian non in questo mondo – devono camminare attraverso la materia, con cui non è inteso soltanto il mondo terreno. Questo lo verrai a sapere più tardi. La vita eterna procede da Dio, dall’eterno Sé stesso! E questo ha a che fare con un cuore di vita.

21. Non lo comprendi ancora e non sei il primo, né sarai l’ultimo a cui i misteri della Luce sono ‘noci dure’, che sono solo buone quando si spezza il duro esteriore. Guarda: così stanno le cose anche con la fede, con il collegamento con la Luce. Solo quando qualcuno supera tutto il duro esteriore della materia, entra nella chiarezza della luce, nella Grazia di Dio. Questo è l’unico-vero, buon nocciolo di vita!

22. Pensa: se esisteva l’uomo, come mai che veniva vivificato con ‘il Respiro di Dio’? ‘Uomo’ in sé significa già ‘vita’, al contrario della ‘morte’, in cui l’uomo diventa salma, quando non ha e non ha più bisogno del respiro. Visto dalla vetta di tutto il mondano, questo sarebbe perfettamente giusto, amico Kostian, ma ricorda di nuovo quella fede: dopo la morte del corpo, la vita continua! Come però è poi questa vita, come si forma, come può pensare, sentire, agire, questo per te è ancora un libro con sette sigilli. Anche per gli altri, amico mio.

23. Allora verrà molto indovinato e saranno stabiliti dei pensieri, e qualcuno vorrà avvicinarsi molto alla verità; soltanto, …la Vita nella luce che l’uomo non conosce, chi è materiale, non vorrà nemmeno conoscerla, cosa che in sé non è male, perché la Cosa santa della Luce rimane nella Luce; proprio questa è la ‘Benedizione del Cielo di Dio’, che Egli conserva per i Suoi figli.

24. Fai ancora attenzione: non appena un figlio della luce si lascia generare nella materia, come vengono procreati dei poveri oscuri – bada alla differenza – essi diventano degli esseri umani come lo sei tu. Solamente, questo: benché ogni nato, provvisto dalla luce con lo Spirito di Dio, sovra alitando gli oscuri con la Grazia, ognuno comincia quindi una via con la ‘spinta di Vita di Dio’, rimarrebbe ancora da dire che in aggiunta doveva essere forgiato un legame, affinché nessun figlio, sia dalla luce oppure dal povero abisso, rimanesse senza quella forza, che assicuri doppiamente la via del ritorno. ‘Doppiamente?’, domandi. Oh sì, da Dio, il Creatore, era già stabilita la forza, la sicurezza, prima che Egli si fosse creato un popolo di figli.

25. Ma da Lui e attraverso di Lui il figlio doveva anche – chiamiamola ‘la seconda parte di forza’ – lui stesso trovare la via del ritorno attraverso un percorso per raggiungere la meta. Per questo l’Altissimo ha ancora dato il respiro, come seconda parte della forza! Perciò la parola facilmente male interpretata: ‘Allora l’uomo fu un’anima vivente!’

26. Con questo Respiro, donato in aggiunta dalla Fonte della Forza-Ur della Divinità, per ogni uomo era possibile superare la parte della forza della materia che gli stava di fronte. Tu sospiri pensando: ‘Se già fosse così, allora questo mondo dovrebbe essere un giardino’. – Tobia te ne ha già parlato, …che sarebbe esistito un ‘Giardino di Dio’, ma gli uomini che non hanno osservato la santa Legge malgrado il Respiro dalla Fonte di Grazia, sono stati perciò scacciati.

27. Pensa a certi che ti sono diventati un peso, sovente persino tali che potrebbero essere buoni secondo la vita, come – senza voler aggravare Gabael – come costui avrebbe potuto fare del bene, e è stato avaro fino all’appropriazione indebita. Gli sarebbe quasi riuscito con Tobia.

28. L’esempio non è bello, ma purtroppo è vero. Con quella gente hai sperimentato delle cose, ti sei domandato il perché fossero così maligni. Guarda, Kostian, non esiste nessun uomo, pur essendo un capo criminale, che non senta almeno una volta in sé il ‘Respiro di Dio’, per loro la coscienza! Questa ti smuove, se uno lo voglia oppure no. La si può coprire, ma, …estirpare, non lo può fare!

29. Ora oltre a questi ci sono quelli del ‘voler-essere-buoni’, l’ampia specie media, che non sono cattivi, credono anche da sé di essere buoni e tuttavia non hanno nessuna comprensione per i caduti, per gli smarriti, per i criminali. Qualcuno di questi compagni sarebbe da interpellare a scuotere la sua coscienza, se l’arroganza di questa ‘specie media’ non rovinasse di più che come fosse possibile fare del bene.

30. Alzando un dito per ammonire: ‘Diventa buono, tu, uomo cattivo!’, e di altre cose che vengono dette, non aiuta soltanto per nulla, ma rende la faccenda ancora peggiore di com’è qualche volta. Vuoi avere degli esempi? Ti posso servire! – Prima che venissimo a Ekbatana, dei ladroni ci volevano aggredire. Sfiorati soltanto i due peggiori, e ci sono rimasti impigliati nella ‘rete di Luce’, gli altri, che mondanamente non potevano essere aiutati, saranno da salvare per altre vie, cosa che per costoro richiederà un lungo tempo.

31. I due dapprima ci hanno seguito segretamente, per prendersi una rivincita, perché non erano riusciti a sopraffarci. Costoro allora erano da interpellare con buone parole, e nel frattempo sono diventati buoni aiutanti. Sono rimasti volentieri con noi, anche se ci sono ancora delle cose da limare”. Il giovane continua sorridendo: “Kostian, hai già portato certi sulla buona via. Pensa al povero storpio che a causa della sua sofferenza era cattivo, che seminava molta zizzania, spargeva molta chiacchiera maligna ed ha combinato ancora di più”.

32. “Come lo sai? A quel tempo non sei stato certamente qui, e …”

– “Fermati, caro amico! ‘Non conosci la mia età! L’esteriore non fornisce altro che l’impronta, lo dovresti sapere da tempo! Ora…”, tranquillizzando Kostian, che comincia un po’ a crescere, “…dapprima devi essere guidato allo spirituale superiore, mentre sei già salito per buona parte sulla Scala del Cielo per te ancora sconosciuta. Ma affinché non cominci a scervellarti erroneamente, ti sia detto quello che gli altri sapranno più tardi.

33. Perché tu per primo? Molto semplice: tu resti ad abitare in Rages e qui devi diventare un ‘punto luce’. Punti luce sono degli uomini che fanno del bene anche là dove è giustificata un’onesta ira. Anche Dio si arrabbia, ma la Sua ira è un Mezzo di grazia, un Unguento che guarisce delle ferite a delle anime, mentre la falsa ira umana è un male, non per ultimo contro se stessi. Uomini iracondi perdono una chiara visuale, e certi si creano poi dei nemici che prima erano amici. Ora tu lo sai meglio, lo hai sperimentato sovente con altri. Ma ora a me:

34. Sposta indietro le domande che saliranno in te, lo spirituale arriverà sempre nel giusto momento. Guarda, io non sono un uomo come te e come tutti, ho anche già vissuto come uomo nel mondo (Enoc), e la mia età è da considerare spiritualmente. Che esiste un Creatore che ha creato da delle eternità infinitamente lunghe, Opera su Opera, lo sai già da Tobia. Lui ti ha insegnato davvero bene.

35. In un tale inizio improntato di eternità, mai calcolabile mondanamente, Dio, l’Altissimo, si creò un popolo di figli, un poco alla volta, affinché i divenendi potessero anche ‘divenire’, cioè nella benedetta unità/comunità. I primi[11], dei quali quell’una[12] cadde, come già accennato, rimasero con la Divinità, fedeli e buoni. Erano sette. Il Creatore li chiamava i Suoi Prìncipi e Portatori delle Sue Caratteristiche, relativamente un cherubino e un serafino, che formavano un’unità, così, come se fosse – anche se soltanto molto vagamente simile – un matrimonio nel mondo. Io ho potuto annoverarmi fra questi sette come cherubino e come portatore del Suo Amore divino.

36. Ma Kostian, …non accasciarti!”. Il giovane si china su di lui, …sopraffatto. Il consigliere della città era crollato al suolo. Era come se fosse penetrato in lui un fulmine, perché già sovente, non sempre ammesso da quando Tobia gli aveva spiegato molto, si era occupato di quel sapere, talvolta in modo come se lo potesse appunto comprendere; poi di nuovo, come se tutto fosse soltanto una nebbia. Ora però, quando il giovane gli si rivela, è interamente sopraffatto. Costui lo alza e lo siede di nuovo sulla panca.

“Amico, ci inginocchiamo unicamente davanti a Dio, che è il Santo «degno di ricevere la Potenza e le ricchezze, la Sapienza e la Forza, l’Onore, la Gloria e la Benedizione!» – [anche Apoc. 5,12]

 

37. Questa è quella settuplice adorazione di gloria che proviene dalla Pienezza delle Sue Caratteristiche! Ma tu adora Dio nel tuo cuore e ti colmerà la salvezza del Signore! Sarà su tutta la tua casa”.

38. Kostian nasconde il suo viso nelle mani del giovane. “Aiutami, affinché impari a pregare! Mi sembra come se con me ci fosse qualcosa di completamente imponente. Sono indegno come lo è ogni uomo. Ah, sì…”, sospira Kostian, “adorare, …qui in Media non c’è nessun luogo che sia puro e degno per adorare Dio. Hai detto che lo dovrei fare nel cuore, quindi in silenzio per me. Ma come posso allora essere un testimone? Se qui lo facessi in un tempio, non vivrei a lungo”.

39. “Mondanamente, caro Kostian; spiritualmente le cose stanno diversamente. Ascolta: ‘pregare nel cuore’ significa esercitare la fedeltà nella Verità. Aiutare, consolare, anche proprio là dove apparentemente non si vede nessun successo. Se non si può aiutare con la parola e l’azione, come gli stoici, allora va nella piccola camera della tua casa; là prega Dio con gioia. Non dimenticare di ringraziare, in particolare là dove non hai ottenuto nulla.

40. Fai attenzione: DIO, il Santo-Eterno, adagia tutte le anime nel suo proprio Eterno! Nessuna semenza viene sparsa inutilmente. Oh, qualche semenza ha bisogno di molto tempo, finché non spinga i suoi primi germogli. Con qualche semenza le cose vanno molto rapidamente. Così differenti possono essere delle anime. L’eterno Agricoltore sa arare un suolo duro al momento giusto, per poi tirar fuori la semenza.

41. Questo significa che se viene qualcuno da te che ascolta, e poi si volta e non dà nessun eco, costui è un ingannatore! Lascialo andare, ma la tua fatica non sarà mai senza Benedizione! L’uomo misura per sé i tempi mondanamente; invece per Dio ogni tempo del mondo è un soffio, che passa prima ancora che tu lo noti. Lascia al Signore ciò che sarà di una tale anima. Ma dove senti che si creda volentieri ciò che sai insegnare, dove solo la conoscenza è ancora debole, allora persevera. Fornisci con la semenza anche dell’acqua: il tuo amore e la tua pazienza.

42. Tu stesso qualche volta diventerai debole e un po’ vacillante, Kostian; ma non temere. Guarda, dove non manca la buona volontà, là un figlio viandante viene già sollevato prima ancora che sia caduto. Questo significa: ‘Chi non si scoraggia, chi riconosce dei fallimenti come necessari per la propria prova, a costui viene dato prima ancora che se ne accorga’. Con ciò è bene se uno osserva in se stesso criticamente, non negli altri, ma cerca gli errori in se stesso. Il pareggio lascialo sempre al Signore, l’Altissimo, il nostro Creatore, l’Iddio e Padre! Se Egli ha creato un magnifico Empireo, un ampio disteso Infinito, come non dovrebbe poi guidare i Suoi figli?!

43. Tutto quello che tu ora sentirai in questa notte, conservalo intanto per te per un po’ di tempo. Sentirai e riconoscerai come, quando e dove potrai operare un po’ alla volta come insegnante. No!”, il giovane fa un cenno, quando Kostian dice che nella Media ci sarebbero già degli insegnanti per i bambini oppure anche i sacerdoti per la gente. Lui non potrebbe mai essere un tale insegnante, “no, amico, uno tale non lo devi proprio diventare”.

44. ‘Maestri di luce’ come sono chiamati, come ora tu su incarico del nostro Dio, non hanno bisogno di nessun tempio, nessuna sinagoga come in Israele, oppure altrove nei popoli di questo mondo. Hanno soltanto bisogno di un cuore colmo d’amore, un animo aperto, misericordia e fedeltà. Quando vedi giacere qualcuno lungo la via e lo aiuti – senza parole – allora hai predicato di più che un sacerdote che impiega lunghe litanie. Dubiti un poco? Non fa nulla.

45. Se tu avessi soltanto domandato a colui che giace, al povero, al debole, del perché sta lì e ‘se’ avesse bisogno d’aiuto, costui penserebbe muto e di malumore: ‘Se costui chiede ancora molto, nel frattempo muoio!’. Ma se lo aiuti e provvedi a lui, per quanto ti sembra necessario, quell’uomo penserà sempre a te, e una fiammella a lui dapprima ancora sconosciuta salirà da sola nella sua anima. Questo ‘soltanto da lui’, Kostian, è la tua scheggia d’accensione, per cui il SIGNORE dà il Suo Fuoco! –

46. Ora basta! Hai sentito molto e pensi: ‘È troppo! Com’è da ricordare e da valutare?’. Non preoccuparti, hai uno spirito guida, un angelo di Dio che ti aiuterà a portare i pesi e – credilo fermamente – non perdi nessun grammo della pienezza di benedizione divina, che è venuta su di te. Un po’ alla volta ti ispirerà tutto di nuovo, in modo che crederai, come purtroppo pensano molti uomini, che sale da te stesso, che i pensieri vengono da sé. Posito si dice: mi è venuto proprio in mente.

47. Se si tratta delle cose di questo mondo e di tutte le faccende esteriori, può valere; ma se si tratta della proprietà della Luce e della magnificenza miracolistica che un mondano non sa ricordare fermamente nell’insieme senza la Forza d’aiuto, allora nel futuro sii certo di questo: il tuo spirito guida te lo ha di nuovo ricordato. Oh, questo sarà il caso: anche l’uomo deve e può conservarsi la Luce di Dio, altrimenti una guida dalla luce può aiutare soltanto poco, perché l’uomo stesso si costruisce la barriera. Ma, come gia detto, dove domina la buona volontà, dove il cuore cerca la via verso la Divinità, là è facile che una luce aiuti i figli dalla luce sulle loro vie”. - -

48. Kostian rimane a lungo seduto profondamente immerso nei pensieri. Il giovane non lo disturba, dato che lui stesso deve ringraziare il ‘suo altamente amato Padre-Ur’ per la via di grazia, che lui – ancora sconosciuto come angelo – può percorrere per quegli uomini che avevano bisogno di un aiuto extra. E questo lo dà l’Altissimo, il Padre della Misericordia, in tutti i tempi.

49. Finalmente Kostian si alza. L’orizzonte mostra già il primo scialbo bagliore del mattino, mentre nel firmamento del cielo scendono le ultime stelle. Gli amici di Kostian non comprenderebbero mai del perché nei suoi occhi scintillano chiare lacrime. Lo disdegnerebbero. Soltanto il giovane raccoglie in segreto quelle lacrime: lui porta a Casa delle perle e le poserà come sacrificio sul santo Focolare.

50. “Ti prego”, suona dolcemente, perdonami se ora mi mancano le parole, di ringraziare te, soprattutto per il Dio venutomi vicino, per la Cosa sublime, del tutto immeritata, cosa che questa notte mi è stata data. Oh, angelo di Dio, come ho potuto riconoscerti, ritorna nell’alta maestosa Chiarezza di Dio; porta con te la mia povera anima e, …e la mia muta gratitudine. Forse è…”

– “…gradito a Dio, vuoi domandare? Non chiedere, Kostian, attieniti sempre saldamente alle mani di grazia di Dio. Egli guiderà sempre la tua via e ti benedirà”.

51. In silenzio, su leggeri piedi d’angelo, il giovane va via. Kostian lo guarda e poi si dirige verso la sua casa, per preparare ai cari ospiti pure una prima colazione prima che partano.

[indice]

 

Cap. 9

Sulla via del ritorno un drappello di soldati del re, corrotti, sono battuti e poi salvati

Tre carri in più – Un messaggio consolatore dal Padre

 

1. Gabael aveva guardato segretamente dietro al corteo, in parte rattristato, in parte alleggerito. E’ancora troppo fresco: ‘Dieci libbre d’argento!’. La sua anima non se ne può proprio separare. Ora sono scomparse, ‘possa avere la sua pace’, …pensa. Che non arriva a una vera pace ne dà la colpa a Tobia, non a se stesso. Oh, l’uomo se la rende semplice, senza sospettare come questa povera leggerezza possa diventare un grave peso, …dopo la morte terrena.

2. Diversamente Kostian. Lui sta a lungo sulla collina davanti alla Città, fin dove accompagnava i suoi ospiti ed ha indicato loro una buona direzione, finché si ricorda: ‘Dove conduce l’angelo di Dio, là il consiglio dell’uomo è superfluo’. Quanto caramente lo aveva guardato l’angelo. Se lo porta appresso. Non dimenticherà mai quella notte riccamente benedetta, quell’insieme Alto-Santo, che gli era capitato.

3. Ora i carri sono in viaggio già da due giorni. Raguel voleva camminare per via dell’espiazione, anche se gli dolevano i piedi. “Sali”, gli consiglia il giovane. “Di certo, il tuo pentimento compiace al nostro Altissimo; ma il pentimento del cuore è al di sopra del gesticolare esteriore. Ti sei liberato davvero, anche se, come certi uomini, qui e là manca ancora qualcosa. Ma dove il ripensamento ha un suolo solido per la conoscenza, potrà ancora mancare qualcosa nel bordo; perché il tutto, Raguel, non lo raggiungerà nessun uomo nella materia. La cosa più alta, il tutto, l’Uno, come eternamente lo è Dio, è e rimane l’UNO, che è riservato al Regno della luce, precisamente come anche la più alta benedizione e la gioia del Cielo viene consegnata a tutti i figli viandanti dopo il ritorno a Casa.

4. Questo è poi ‘la moneta del salario del giorno’ che viene concessa a ciascuno. Non chiedere se qualcuno guadagni di più e qualcuno di meno, come tu – di buon senso – pensi di te stesso. Non puoi sapere che cosa sia una tale moneta del salario del giorno. Una tale moneta del Cielo non può essere più pesante o più leggera? Se si tratta di una decima, allora è anche una benedizione unitaria! Soltanto come ogni figlio nel ritorno a Casa ha trovato Dio in se stesso, questo conia la decima. Ma la benedizione, Raguel, rimane sempre una, perché il nostro supremo Signore, il Creatore-Padre, non dà mai differentemente. Lui colma ogni cuore fino all’orlo.

5. Non temere subito nel pensiero: sì, se ora sono venuto alla consapevolezza così tardi, allora possederò un cuore piccolo e perciò raccoglierò una piccola benedizione. Di per sé hai ragione; dipende dal fatto fin dove qualcuno sulla via attraverso la materia si è dedicato a Dio, e quanto la Sua Luce risplende attraverso il suo cuore. Ma la Sua consolazione e la Sua pace aiuterà ogni figlio. Infine, Raguel, quello che ad un uomo non può essere ora rivelato, perché verrà riservato all’ultima beatitudine della Sera del Giorno-Amore-Creazione, nel ‘Regno del Padre’ regnerà una sola beatitudine e una sola gioia del Cielo. Edifica su questo, fidati!”

6. Questo è stato discusso durante una sosta; tutti ascoltano molto avidamente. Persino la servitù, visto mondanamente, che senza istruzione scolastica non sa pensare in modo così elevato, ha conservato molto dell’insegnamento e perciò ha  raccolto anche molta benedizione. Tobi trova magnifica questa via del ritorno, non soltanto per via del pensiero di vedere presto i genitori, la città natia; no, lui sente come se presso di tutti ci fosse sempre più, Qualcosa di non-visto, del tutto elevato. Sovente è seduto con Sara, parla con Anna e con gli altri, ma è quasi sempre con il giovane, che cammina quasi sempre accanto al primo carro. Ah, pensa Tobi beato, anche questa è la buona Volontà del Padre.

7. Prima che lascino il luogo di sosta, Raguel nota all’improvviso che manca il suo servo anziano, così come Mortutus e Rankenos. “Ma dove sono i tre uomini? Ci mancano quando…”

– “…succede qualcosa di grave?”, chiede Sara, che crede in segreto, anche se non ancora nella piena conoscenza: ‘Dio ha loro associato il giovane, prima in Ekbatana, dove l’ha liberata dal peso peggiore, dopo a Rages, e come ha aiutato Tobi di ricevere la proprietà del padre suo e ora di nuovo sulla via. Malgrado molta confusione, che a causa di guerre ed ostilità passano attraverso il paese, …finora non è successo nulla di male.

8. E così dice coraggiosa: “Dio ci ha dato il Suo accompagnamento, come può succederci qualcosa di male? Stai tranquillo; io credo fermamente che noi arriveremo bene in Israele, e di questo sono molto contenta”.

– A questo si aggiunge la madre Anna. “E va bene, hm”,

Raguel si gratta imbarazzato dietro l’orecchio: “Non lo intendevo così, che oramai non confido; soltanto ci manca il servo. Degli altri due – non mi sono fidato di loro – forse sono scappati volentieri”. Tiene per sé ‘…se non hanno rubato qualcosa’.

9. Il giovane ritorna al secondo carro dove siede la famiglia. “Hai pazienza e fede, Raguel?” chiede lui gentilmente.

– “Te l’ho chiesto, perché mi manca purtroppo l’una e l’altra. Mi dispiace perché hai… I due…”

– “…li avrei catturati con la rete del Cielo? Non preoccuparti, non si perdono per il Regno della luce. Quello che il Padre ha catturato – lascia valere l’opinione – rimane eternamente conservato per Lui, …per tutti i figli!

10. Possa il mondano qualche volta far vacillare l’anima di un figlio; un tale vacillare scende sempre nella chiarezza di Dio. Il tempo, Raguel, che con ciò va perduto – per il figlio – mai va perduto per Dio! Questo è deciso da delle eternità nel Tempo creativo di Dio. Come al Creatore non va perduto nemmeno un figlio, proprio così non ora il tuo servo. Aspetta un paio di giorni, affidandoti sempre di più all’Altissimo, alla Sua Guida, volgendo le spalle al mondo, e vedrai e riceverai la grazia del Cielo”.

11. Raguel china profondamente il capo. Ancora una volta ha la dimostrazione: ‘Il giovane può leggere anche i pensieri’. Aveva pensato a questo, a quanta ricchezza aveva lasciato nella casa in Ekbatana. Soltanto, …ah, benedizione, l’aveva pensato, perché ora non gli fa più dispiacere. Non guarda indietro al passato, guarda in avanti al ‘Paese di Dio’! Quanta della vecchia colpa viene rimessa attraverso questa ‘previsione’, …Raguel lo sperimenterà più tardi.

12. Ancora rimangono aperte delle colpe, per il bene di Grazia quasi sempre incompreso, per via del buon pentimento, come se Lui non aprisse la Porta del Cielo. Ah, voi uomini miserandi, – che cosa sapete voi della santa Misericordia, che sovente appare come velata? Oh, dopo, quando l’uomo si piega nella confessione di ogni colpa ed errore, allora l’alta Porta è stata aperta, …così riconoscibile per il penitente. Quanto ed eternamente magnifica è aperta ‘l’Efata’ di Dio, …nella Luce. Oh, figlio, lo riconoscerai!

13. Il giovane si è recato davanti. E’ necessario che guidi uno dei cavalli? Il servo del carro si accorge presto come camminano tranquilli i suoi cavalli. E’ una via stretta consumata, e alla destra pende un ripido dirupo. Anche i due successivi servi imitano il giovane, quando vedono quanto sia pericolosa quest’altura. E ancora di più: all’uscita, dove la via si allarga di nuovo, lungo il bordo c’è della fitta boscaglia, là stanno diversi armati della schiera dei soldati della Media.

14. “Aha”, dice il comandante, “questi se ne vogliono andare!? Noi prendiamo tutto”. E al giovane: “Vai via, legno verde, non sei comunque uno della Media. Ci guardiamo un po’ più da vicino gli altri che gentaglia sia. Ho già sentito: da Ekbatana se ne sarebbe andato uno con tutto il suo avere. E’ proprietà del re se uno…”

15. “Oppure è vostra proprietà?”, suona acutamente.

– Il comandante si volta verso il giovane. “Taci, se non voi morire subito!”

– “Tu! Se vuoi!”, Raguel è saltato giù dal secondo carro, ha ordinato alle donne di non lasciare il carro. Lui vorrebbe volentieri, vuole proteggere il giovane. Qualche volta gli è venuto in mente che mancavano il servo anziano e gli uomini, se… – Oh, i soldati sono in sovrappiù, non c’è nulla da salvare. Si preoccupa maggiormente per Anna e Sara.

16. Anche Tobi sta presso il giovane, così tranquillo, come se fosse una vicissitudine allegra ciò che ora succede. Tuttavia, lui pensa ai ladri che sono stati serviti dal giovane. Proprio ora il comandante leva il suo pugnale per spingerlo nel petto del giovane. Ah, com’è successo? La sua mano è vuota, il pesante pugnale giace al suolo, piegato come un debole stelo.

– “Magia!” grida il comandante. “Avanti, gente, uccideteli!”

17. Com’è stata tolta alla grande schiera, più di cinquanta uomini, come sono state tolte le armi, pugnali, coltelli curvi, …nessuno lo può dire. Ai coraggiosi – senza essere mai stati timorosi – scompare ogni coraggio. Non l’hanno mai visto. Dato che credono nella ‘magia e nelle forze degli dèi’, è comprensibile che vorrebbero volentieri fuggire. Soltanto l’ordine del comandante li tiene fermi, …oppure è qualcos’altro?

18. “Alzate le vostre armi! Poi abbattete dapprima il verdino, che sia chi vuole!”. L’ordine? E non è da eseguire? Nessuno può piegarsi. Ma è come se avessero un legno nella nuca, stanno lì rigidi e bloccati. Il comandante, per il mondo intelligente, non si piega; anche lui sente il legno nella schiena. Che cosa c’è da fare? All’improvviso dice gentile, per distruggere così la magia:

19. “Dimmi, caro giovane, chi siete in realtà? Dovete andare in pace, se uscite legittimamente dal paese della Media”.

– “Se fossi un uomo come te”, la voce del giovane suona ancora acuta, “allora direi: ‘Volpe, striscia via subito!’. Ti rispondo alla tua domanda: noi siamo venuti da Israele, avevamo da svolgere un affare di diritto in Media, e ora ritorniamo nella Patria”.

20. Lui parla così per via degli altri, per tranquillizzarli. Solo le serve sono ancora impaurite, che comprendono poco del Potere del Cielo, mentre Raguel, Anna, Sara, e i servi, pensano: DIO interviene, attraverso, …sì, attraverso chi? …il giovane? Lui è un uomo? O non lo è?

21. Costui continua a parlare con il comandante: “Lasciaci passare, se non volete essere perduti. Oppure devo portare la notizia al tuo re del nascondiglio nella capanna, con il bottino tolto ai viandanti e dei molti uccisi, …senza senso?”. Malgrado il colore scuro della pelle, il comandante diventa pallido come un cadavere. Nessuno sapeva della loro rapina. Nei confronti del re si mostravano fedelmente riverenti, ed hanno portato qualcosa della rapina. Ora…

22. “Come lo sai?”

– “Ti sei tradito da te stesso”, ride il ‘legno verde’. “Non ti avrei considerato così stupido! E’ vero: un maligno si mette da sé la corda. Non devo fare nulla per rovinarvi, perché la fune pende già ai vostri colli, …se non doveste ancora cambiare. Ci sarebbe però una via che vi aiuta. Chissà se la volete percorrere? Sappi che hanno già sospettato. Presto o tardi sarete chiamati a rispondere”.

23. “Sei un nuovo dio? Come altrimenti dovresti sapere questo? Ah, gli dèi, …non sono nessun concetto per me, perché…”

– “…uomini se li fanno da sé, prima nei pensieri, poi nel sentimento? Esiste un ultrapotere, questo è innato in ognuno, anche se rinnegato. Con la differenza che questi idoli non sono nemmeno degli dèi, e di questi ultimi ne esiste soltanto eternamente UNO! Credere questo, ti sarà difficile sulla Terra, e questo non è così grave.

24. Ma un’altra cosa può esserti del massimo danno, e cioè: se tieni il tuo bottino insieme alla tua schiera, presto verrà su di voi il giudizio del vostro re. Se ti fidi di me, il ‘legno verde’, allora vi salverò. Non sono nessun dio, meno ancora un idolo o un mago, come credete stupidamente; ma quello che sono, non lo potrai comprendere ancora per lungo tempo.

25. Ascolta: lungo il confine di là e di qua, c’è molta povera gente che può essere aiutata con il bottino. Svuotate la vostra capanna, distribuite tutto ai poveri – puoi mettere una guardia – se non mi credi; perché stanno per arrivare gli sgherri del re. Se trovano la capanna vuota che è stata loro confidata, se vi trovano fedelmente al vostro posto, allora siete salvi – almeno per questo mondo. Poiché non sapete nulla della ‘salvezza dell’anima’.

26. Dunque, questo lo tratteremo con voi più avanti. Se date tutto senza mormorare, senza cordoglio, allora avete estinto qualcosa della vostra colpa, quella che è stata causata contro il Dio verace. Non pensare, comandante della tua truppa, che foste stati educati così e non ne potreste nulla; per questo non avete ricevuto nessun ordine. Rapinare della povera gente ed uccidere, …vi è stato ordinato questo? Oppure, – dovrei sbagliarmi?”

27. Il comandante ha ascoltato del tutto perplesso, la sua schiera con una paura non ammessa. Chi e che cosa il giovane conosce – per tutti gli dèi che esistono oppure no – lui non lo saprà mai. Ma una cosa la comprende: il giovane parla troppo seriamente, che lui chiamava con disprezzo ‘legno verde’, ed è più intelligente che tutti i loro sacerdoti messi insieme. Deve fare ciò che costui gli ha consigliato. Così sia! Non hanno ancora potuto utilizzare il bottino; pesava sempre la preoccupazione che nella vendita ci si sarebbe potuti tradire.

28. Il comandante non si scopre ancora, fa come se, come se… – “Fai come vuoi…”, risuona di nuovo abbastanza aspro, come non lo si sospetterebbe mai dal giovane; ha un volto troppo gentile, “…con me non devi fingere il superiore e fare ora come se il mio consiglio fosse da tempo la tua volontà. Quello che ho fatto io, passa oltre il tuo orizzonte. Solo, non lo vuoi ammettere! Pensi forse che questo mi dispiaccia oppure diminuisca il mio onore? Se la pensi così, allora sei del tutto sulla via sbagliata. Dio, che tu non conosci e non Lo vuoi nemmeno conoscere, EGLI sfoglia sempre i pensieri più intimi! Ma ora…, vogliamo finalmente andare avanti. Liberaci la strada!”

29. Senza volere, senza potere, soprattutto senza rifiuto, il comandante insieme alla schiera si mette da parte. Il viaggio continua senza inconvenienti, verso casa, in Israele. Solo molte ore più tardi, nell’ultima sosta della sera, si tirano su le tende, assalgono formalmente il ‘loro’ giovane come si parla da bocca a bocca.

30. Specialmente Raguel, Tobi ne è decisamente convinto, domanda un poco timoroso: “Come procede con la truppa? Ci seguono e…”

– “…per assalirci a tradimento?”, domanda Tobi con viso sorridente. “Oh, Raguel, non hai notato l’impronta, con cui la nostra fedele guida mandata da Dio ha spremuto loro l’anima? Non verranno e – anche se non lo so – sono comunque della convinzione che costoro eseguiranno tutto precisamente”.

31. “Tobi, stanno scovando il loro nido. Hanno lo spavento nella nuca; avevano persino paura di alzare le armi, perché erano state tolte senza sapere come era avvenuto. Presso una parte del confine li rivedremo. Per loro non sarà comunque nessuna gioia; ma noi rallegriamoci della distribuzione del bottino. Lo fanno comunque con una bugia: il loro re avrebbe ordinato di aiutare la povera gente col ‘tesoro del paese’. Va be’, questa bugia non vale molto, io stesso li coprirò davanti al Padre per via dell’AMORE”.

32. Dato che ora il pericolo è stato evitato, alcune serve ghignano. Anna glielo vieta. Lei pende alla bocca del giovane. Quante cosa magnifiche hanno potuto vedere finora! O Dio! Raguel nel frattempo scuote la testa. “Non so proprio ancora chi e che cosa sei”, rivolgendisi al giovane, “altro che noi uomini…”. Dalla fede israelita lui sa che esistono gli angeli di Dio e una volta sono anche comparsi. Per ora, soprattutto per lui stesso, lo nega. Più che domandare, aggiunge: “Che ammetti una bugia e la vorrai sostenere davanti a Dio, è…”

– “Non lo puoi ammettere, vero?”. Suona quasi un po’ da scherno ed è comunque impressa dalla serietà. “Vedi, Raguel, erano degli esseri co-caduti con Sadhana, perciò non possono voltarsi all’improvviso, come – diciamo – lo può fare un figlio della luce quando vacilla sulle vie del mondo. Ed è sempre la mano di grazia di Dio che guida ciascuno. Anche te, Raguel!”. Costui abbassa vergognoso la testa. Sì, sì, lui …aveva, …avrebbe.

33. “Sai quanto grande è la cordiale Compassione del Padre? No, non lo sai e non è un errore. Gli angeli più alti del Padre-Creatore, quelli dalla prima fila che sono portatori delle Sue caratteristiche, nemmeno loro lo sanno precisamente, perché: Dio ha esternato da Sé le magnificenze delle Sue Opere, anche il Suo popolo filiale, per cui i primi – non per via del vantaggio – hanno ricevuto molto, per portare molto, per adempiere molto, …per tutta l’Opera!

34. Malgrado l’ultramisura, non sapranno mai esaurire la Sua infinita maestosa Grazia, il Suo Amore, le Misericordie, con cui LUI, il Padre, benedice i Suoi figli, l’uno come l’altro. Lui tiene nella Sua mano anche i precipitati, e con maggior ragione, Raguel, perché hanno più bisogno della salvezza! Allora ci sono certe cose da coprire, ma non per sempre. Le loro anime sono comunque malate, sono raggrinzite; non sanno nemmeno che cosa sono e come vivono.

35. Hai ragione”, lo tranquillizza il giovane mentre Tobi guarda con timore se non avesse pensato o parlato in modo troppo materiale. “Nel mondo può essere a casa il diritto; non deve soltanto sfiorare il Cielo. Ora vieni con me, vedremo che cosa succede”. Indica i due gruppi che apparentemente litigano con veemenza. Non avevano ancora visto chi si avvicinava a passo veloce.

36. Il comandante, quando ha visto i carri molto carichi, ha pensato: ‘Ora il ‘legno verde’ non mi può spaventare; non ci lasciamo sfuggire il buon bottino’. – La ricaduta di un uomo povero di luce! Mentre invece Mortutus, Rankenos e l’anziano servo si sono affermati. “I carri”, dice appunto Mortutus, arrabbiato, affinché anche Tobi lo possa sentire, “sono proprietà di un israelita. Non ha nulla a che fare con la Media. Togliti via, oppure…”

– “Haha, voi siete in tre, ma noi più di cinquanta uomini. Dunque: che cosa volete fare?” Stranamente il comandante non osa alzare la sua lancia. – Non è come se il manico gli bruciasse nella sua mano? Sciocchezza, è caldo, le armi non si rinfrescano.

37. Si tratta e si ritratta, i soldati provano già a separare i tre uomini, per scappare rapidamente con i carri. Ma, qual terrore! Non c’è davanti a loro il ‘legno verde’?! Si fa meno attenzione a Tobi. Il giovane aveva indicato a Raguel di rimanere ancora indietro, cosa che costui fa volentieri. Inoltre si fida sempre di più del ‘lontano’, come chiama già da tempo segretamente il giovane, senza conoscere del tutto questa verità.

38. “Che …cosa? …come? …da dove arrivi tu?”, comincia a balbettare il comandante.

– “Controdomanda: ‘Che cosa vuoi tu qui?’. Che ti avremmo incontrato, l’ho predetto. Ah! Hai distribuito il vecchio bottino con il presunto ordine del re, che invece avrebbe riempito volentieri tutte le camere della sua casa del tesoro. Più è, meglio è! Con ciò, io non l’ho sminuito. Lui sta comunque su un gradino inferiore. Tutt’al più si può sollevare più in alto lui e quelli come te.

39. Tuttavia, sotto l’aspetto terreno siete duri, e tu da solo – non appena sei sfuggito dal cerchio di Luce – non vuoi cessare col tuo agire. A tuo favore – ben inteso – DIO ha ordinato una via per salvare te e i tuoi subordinati. Mondanamente, che comprendi ancora appena, ti è velata la salvezza dell’anima. Nondimeno, questo dipende unicamente da te, e non puoi caricare la tua colpa nella scarpa di un altro! Adesso però, coraggio!

40. Come ti viene in mente di rapinare i carri, di commettere l’ingiustizia e inoltre di trionfare: ‘Il legno verde non mi disturba ora!’. Così hai pensato. Via le mani! Oppure le vostre armi devono di nuovo cadere a terra, per la gioia di tutti coloro che lo hanno già visto una volta?”. Il comandante diventa quasi verde, così in lui sale la rabbia. Oh, se solo potesse! Ma non può! Puramente furbo secondo il mondo, per risparmiarsi di essere scoperto, dice come per caso:

41. “Mi fai torto, caro giovane. Mi spetta il diritto di controllare quelli che varcano i confini. I tre uomini dei carri non l’accettavano, ed è solo per questo – un diritto del nostro paese – che volevo osservare con la forza, che ha avuto l’apparenza come se io volessi rubare”.

42. “Menti spudoratamente! Questa bugia non la cancello, come la prima, di distribuire il bottino su incarico del re. Mi puoi nascondere qualcosa, povera pelle senza contenuto? Una parola amara, ma su di te calza. Potresti agire bene e fedelmente, se soltanto lo volessi, nel…”

– “…nel servizio del re?”. Il comandante si è stoltamente tradito. Solo che il giovane vi passa sopra per via degli altri. Ma quello cerca un’altra via d’uscita.

43. “Come con i tre carri che abbiamo incontrato poco fa che provenivano dimostrabilmente da Ekbatana, sono certo che i due…”, lui indica i carri che l’anziano servo, Mortutus e Rankenos hanno portato da parte, “…sono dalla stessa casa. Come ho sentito, il proprietario si chiama Raguel, che per via del vantaggio è diventato uno della Media, ma che è uno scaltro giudeo”.

44. “E’ giusto in parte. Solo che Raguel, dato che ha preso per moglie una della Media, ha assunto il diritto del vostro paese, ma come tribù proviene da Israele. È uno di Dan e non un giudeo, se già si vuole fare la differenza. Ora lui ritorna nella patria con tutto il suo avere che ha conquistato con diligenza. Inoltre una buona parte è proprietà della moglie e della figlia e già per questo, …tabù anche per il tuo re.

45. Ti consiglio…”, questo suona celestialmente serio, passando a tutti attraverso il cuore, mentre Raguel è venuto vicino con i suoi, “…se non vuoi rovinarti insieme ai tuoi, allora non commettere mai più un’ingiustizia come lo hai fatto quasi per tutta la vita, e ora in breve successione volevi rubare due volte. Se lo credi oppure no, …le dimostrazioni le avrai da me: io vedo la tua via e quella dei compagni! Vi porta alla fune, piuttosto che uccidere il prossimo viandante!

46. Ora…”, la voce del giovane suona di nuovo gentile, “…agisci come vuoi. Se ti togli dalla cattiva via, ti voglio proteggere e farti trovare un buon percorso, un lavoro e un giusto salario e, …pace per la tua anima”. – Si assiste sorpresi a come il comandante si china, visibilmente non lo ha mai fatto sovente, e come dà un segnale, i suoi uomini se ne vanno. Lui dietro a loro. Una volta getta uno sguardo indietro, trovando la risposta dalla luce.

47. E’ comprensibile che si è sollevati perché il pericolo è nuovamente bandito; ma che ci si rallegri è anche da rilevare. E’ proprio Mortutus, che domanda al giovane: “Chissà come lo fai? Penso anche a me e alla mia vecchia banda, ci hai rivoltati come un sacco vuoto, …e con ragione; dato che in noi non c’era molto. Così sicuramente con i soldati. Hai anche assistito i miei vecchi camerati, solamente non so come. Hai legato a te Rankenos e me, e …a Dio, che potessi imparare a conoscere. Nuovamente una grande salvezza; perché DIO ha aiutato tramite te. Ho pensato bene?”

48. “Persino molto, Mortutus! Lo può fare ognuno come linea di condotta, per ricevere da Dio la verità e la Sua grazia. Egli rivolta tutti i vasi di cuori vuoti e li colma con la Sua salvezza e la Sua benedizione. Oh, una cosa non sia da dimenticare: ringraziare chiedendo, e chiedendo ringraziare, cosa che l’uomo deve dapprima imparare. Anche tu, Mortutus. Voi tutti”, il giovane indica tutta la schiera, poiché tutti i servi e le serve si sono spinti vicini.

49. La guida miracolosa avrà contribuito molto che anche quelli della Media che chiamano pagani, che si confessino per Dio, percepiscono come sono liberi e lieti, ma è determinante l’insegnamento e l’azione del ‘lontano’. Il suo spirito è già davanti all’alto Altare nella ‘Casa del Signore’, nella santa-Luce, l’eterna vera Città di Dio. Quanto ringrazia costui quivi, che non è un giovane, che ringrazia come cherubino e sta in ginocchio dinanzi al Padre suo.

50. Lui è ancora in mezzo agli uomini che serve con alta gioia. Ora inserisce i carri, dà gentili ordini alla servitù come si devono allineare. Per un lungo tratto di strada Raguel, Anna, Sara, Tobi, comunque, rimangono senza parole accanto alla loro amorevole guida. Non c’è bisogno di dire nulla. Hanno vissuto qualcosa di troppo meraviglioso. Questo ha bisogno di essere assimilato. Per questo sale in alto il ringraziamento al loro Dio, che ha fatto su di loro così molti miracoli.

51. Scende la sera mentre attraversano un corso d’acqua. “Non siamo più lontani dal Golan”, annuncia il giovane. “Lasciate camminare lentamente gli animali, anche loro sono esausti. Non ci spinge più nulla”.

– “Ti do volentieri ragione”, dice Tobi, “ma penso ai genitori, per tutto il tempo in cui si sono preoccupati. Persino, …non vedi la mia nostalgia?”

– “Era necessaria la domanda?”

– “No!”, dichiara Tobi, “Ti prego, non volermene”.

52. “Dio non porta rancore come lo fanno gli uomini e pensano chissà che cosa, quanto siano intelligenti. Tu hai potuto andare nella Scuola della luce, allora sarebbe giusto che agissi di conseguenza”.

– “Ma lo vorrei anche fare”, dichiara lamentoso Tobi, “ma mi manca ancora molto in ogni materia”.

– “Il meglio è l’auto conoscenza”, ride il giovane.

– E anche Sara: “Si deve parlare solamente quando si sa se ciò che si vuol dire ha una ragione”.

53. “Spiritualmente sei intelligente, Sara”, il giovane la stringe al suo cuore. “Sarai una buona moglie per Tobi, una buona madre per i tuoi figli. Dio ti benedica”.

Raguel s’inginocchia e dice: “Ti prego, da anche a tutti noi la benedizione del nostro Dio, affinché rimaniamo sempre con Lui, con la Sua parola, con la Sua grazia”. Di nuovo passa uno splendore sul volto del ‘lontano’. Dapprima guarda in alto nel firmamento del Cielo, come se volesse farsi dare quella benedizione dall’Altura di Dio, che lui può trasmettere – senza dalra da se stesso.

54. “Dio vi manda a dire”, la voce è celestialmente gentile:

«Chi Mi ama, chi osserva i comandamenti, serve il prossimo ed evita l’ingiustizia, ha su tutte le vie la Mia benedizione, anche il Mio Patto! Non abbandono nessuno dei Miei figli. Ma chi si distoglie da Me, sapendolo, per adulare il suo proprio mondo, sta lontano dalla Mia benedizione finché si rivolgerà di nuovo a Me. Soltanto – dalle Mie Mani, come dal Mio Potere di Creatore, non sfugge nessun figlio! Senza questo Sostegno, condizionato dall’eternità, perderebbero la loro Vita e il loro essere. Ma quello che Io ho creato, rimane sussistente eternamente!»

*

55. Arriva la notte. Sotto il firmamento di Dio, dorme l’uomo e l’animale, nella pace della Sua magnificenza.

[indice]

 

Cap. 10

Difficile domanda di Tobi sulla caduta di Adamo e sull’essenza del serpente

L’alto insegnamento – La resa dei conti con la grazia di Dio – L’arrivo in Thisbe

 

1. “Ancora una notte, domani sera saremo in Thisbe”.

– “Non mi stupisce più”, dice Raguel al giovane, “perché tu lo sai così precisamente. Tuttavia, Dio ti ha dato a noi, e se penso a prima…”

– “Pensa in avanti, Raguel. Certamente è bene pensare alla vecchia colpa, dato che sorge dal pentimento che compiace a Dio. Migliorare, amico, è più importante e vale di più per il Padre, nostro Dio, che sprofondare solamente nel pentimento. Migliorare, rimane poi sovente non compiuto.

2. “Di nuovo un buon insegnamento”, si fa sentire Rankenos, a cui Mortutus annuisce compiaciuto. Agli animali è stato provveduto, le serve hanno preparato già la cena su un fuoco aperto. Vicino al bordo del bosco, protetto da una notte un po’ fresca, tutti trovano un buon sonno. Tuttavia, il lontano non ha proprio bisogno di nessun sonno per il corpo.

4. “Aspetta”, dice la luce, “non capisco ciò che aggrava il tuo cuore”.

– “Chissà se avviene ancora qualcosa di magnifico?”

– “Posso sostenere questa fede; domanda a Sara come la pensa”.

– “Come la pensi tu, caro giovane”, dichiara lei. “Non penso al passato, eccetto con gratitudine come Dio mi ha così gentilmente aiutato tramite te”.

– “Questo può rimanere, Sara, ma Tobi rimugina ancora di più nella sua testa. Nemmeno questo è male se si pensa come si sta svolgendo questo e quello. Adesso, Tobi, comincia con ciò che ti preme ancora”.

5. “Veramente, non mi preme; solo che non mi è ancora del tutto comprensibile. Forse non sarà un errore?”. Guarda in modo interrogativo il suo ‘caro compagno di via’. Ma costui nega.

– “Ora”, comincia Tobi, “com’è andata con i soldati? Con i ladroni ho riconosciuto chiaramente il tuo aiuto; non subito, ma presto. Costoro erano stati educati fin dall’infanzia al furto. Ma dato che tu hai sfogliato lo stato delle loro anime, si è potuto comprendere con gratitudine e gioia, quanto rapidamente è venuto su di loro l’aiuto del Cielo.

6. Diversamente con i soldati. Di certi si riconosceva che provenivano da buone case, che non erano soldati fin dall’infanzia. Pertanto sono giunti più tardi, forse da se stessi, alla ruberia e all’omicidio. Il perché sono stati aiutati così velocemente come  con gli altri, non lo capisco del tutto”.

– “Ma io sì”, dice Sara. “Dove aiuta il Cielo, Tobi, non si ha bisogno di domandare se è giusto o ingiusto”.

– “Non lo voglio nemmeno chiamare ingiusto, solo incompreso”. “Si deve sempre comprendere del tutto l’Agire di Dio, per crederlo? Intendo: prima la fede, poi il sapere”.

7. “Ma guarda, Sara ci da un buon insegnamento”.

– “Ma non a te”, si difende. “Tu da tempo sai tutto precisamente, dove l’uomo va ancora a testoni nel buio”.

– “Un insegnamento è sempre da impiegare se soltanto lo si voglia riconoscere. L’ho inteso anche così”, spiega il giovane: “Accolgo il buon insegnamento per Tobi; infatti, su ciò che uno riflette da sé, è da dare ad un altro”.

– “Ah, è così”, dice Tobi per esteso, “sono lieto di aver potuto trovare la mia Sara tramite la Benignità di Dio attraverso te”. Stringe forte la mano del giovane. “Ma vorrei comunque sapere perché ai soldati è venuto un Aiuto così repentino”.

8. “Non è difficile, caro Tobi, riconoscere l’Amore del Padre, di Dio. Si tratta meno se uno ha bisogno subito di un tale Aiuto, con cui l’anima viene levata dall’abisso, oppure se sopravviene un’altra pura Grazia, appunto su chi non avrebbe dovuto diventare cattivo di per se stesso. Hai visto bene: certi soldati, anche il comandante, hanno avuto dei buoni genitori, pur tuttavia non conoscendo Dio.

9. Quest’ultima cosa non viene messa in conto a nessuno. Chi non sa davvero qualcosa, come potrebbe essere valutato come colpa? Questo riguardava i ladroni, perciò sono stati salvati subito. Con i soldati le cose stanno diversamente. Loro devono sforzarsi da sé di accettare l’insegnamento della luce, per ricordarlo ed agire di conseguenza, da cui avranno la loro salvezza. Ma dato che sono oramai di buona volontà, saranno aiutati un poco alla volta.

10. Dio aiuta, Tobi, Egli dà sempre, a ciascun uomo, a ogni essere, a ogni povera anima, indipendentemente dal fatto da come ognuno può essere interpellato e qual è la via di ognuno la sua propria. La maestosa Sapienza di UR qui lo sa precisamente! Non lo pensi pure tu così?”

– “Ti prego”, esclama Tobi, “non c’è davvero bisogno di parlarne! LUI, nostro Dio-Padre, sì. Chi potrebbe saperlo meglio che unicamente Lui?”

11. “Calmati, Tobi. Credilo: anche ai soldati è stata data provvidenzialmente la salvezza di Grazia di Dio”.

– “Ringrazio Dio, il Signore; perché la Sua Benignità dura in eterno! Una cosa ho ancora trascinato lungo la via, questi sono i …”

– “…i serpenti, non è vero?”

– “Come? I serpenti?”, domanda Sara. “Che cos’hanno a che fare loro con noi?”

– “Lascia che Tobi faccia la sua domanda, allora lo saprai anche tu”.

*

12. Tobi fornisce una panoramica su ciò che il giovane aveva insegnato. “Ma questo è meraviglioso”, si entusiasma Sara, “anche se non ne vedo ancora la profondità”.

– “Non ancora, cara Sara. La domanda di Tobi porterà poi più chiaramente a te e a lui, quale Magnificenza miracolosa giace in tutte le Opere di Dio. Tuttavia, non in modo tale da non potervi cogliere un insegnamento. E noi lo vogliamo”.

1. “Devo di nuovo dire: ma non tu?”, Sara sorride.

– “Vedremo. Ora comincia, Tobi, altrimenti passa la notte e vi mancherà il buon sonno”.

– “Comincio con il serpente del paradiso. Secondo la nostra Scrittura, e il grande Mosè non si è certamente sbagliato, avendolo potuto scrivere il grande avvenimento dallo Spirito, è stato un serpente che appunto ha sedotto la prima coppia di uomini. Oltre a questo, sia aggiunto subito: i primi uomini. Dopo l’uccisione di Abele, Caino è andato in un altro paese e si è preso una moglie. Se così non fosse, Mosè non lo avrebbe visto bene”.

14. “Questo verrà scambiato molto da uomini che una volta arriveranno alla fede, cosa che però non potrà offuscare la Verità di Dio. Adamo ed Eva erano in un Tempo di Grazia precisamente circoscritto alla prima coppia d’uomo nel distretto che aveva da valere come paradiso. In altri luoghi esistevano degli uomini dall’antecedente periodo di tempo. Questo ha a che fare con la caduta, con la Creazione della materia, con il suo decorso, con il divenire libero dalla stessa. Queste epoche di tempo saranno rivelate più tardi, quando si svelerà la redenzione di base dal Sacrificio di Dio. Quindi Caino ha potuto davvero prendersi una moglie di un altro paese ed abitarvi. Perciò non è una contraddizione sulla ‘prima coppia d’uomini nel paradiso’.

15. Se Mosè ha fatto davvero parlare un serpente, allora era indicato nel simbolo la propria brama, l’impazienza degli uomini. Dio aveva raccomandato ad Adamo e, tramite lui, Eva, di attendere lungo sette anni, finché Dio stesso non avesse dato un segno per fondare poi il Paradiso, cioè un paese di fede pura, per introdurre già qui l’ultima dissoluzione dell’intera materia.

16. Ma loro domandarono, come gli uomini domanderanno sempre inutilmente: “Se noi stessi,,, – se noi…?”. Questa fu fondamentalmente la propria tentazione che fu rappresentata solo figurativamente come un rettile. Con ciò l’animale in sé non ha nulla a che fare con la caduta del paradiso. Nemmeno con ciò che Dio dirà al cosiddetto serpente: ‘Poiché tu hai fatto questo, sii maledetto davanti a tutti gli animali. Striscerai sul tuo ventre e mangerai terra per tutta la tua vita!’

17. Nulla è più ermetico che proprio questa Parola. La voglio interpretare per voi, per quanto vi sia utile. Il ‘perché hai fatto questo’ fu giustamente un’espressione data ai due esseri umani, al loro istinto di fare anzitempo ciò che più avanti sarebbe diventato utile. Non così facilmente spiegabile è il ‘sarai maledetto’, che significa: alla razza umana rimarrà come peso fino all’alto distacco e fino all’ultimo tempo del mondo, ciò che fanno di criminale (che rompono) contro Dio e la Sua santa Legge, – la spezzano per sé! Oh, la Grazia di Redenzione rimane, soltanto l’umanità non ne prenderà del tutto parte se non si converte, sia un singolo, sia tutto un popolo.

18. Ora ancora lo ‘strisciare sul ventre’, anziché stare diritto davanti al Signore della Magnificenza. L’uomo si deve piegare, gli esseri si devono nascondere, come Adamo dietro l’albero. Solo quando qualcuno si piega nell’umiltà e nel pentimento, chi si china e non nasconde i suoi peccati, ma li confessa apertamente, solo allora la Grazia redentiva viene evidente per ognuno, Tobi, per chi giunge alla conoscenza e vuole convertirsi, – a Dio e alla salvezza che viene da Lui.

19. Quest’ultima cosa, la più difficile, e il ‘mangiare terra lungo tutta la tua vita’ non è nemmeno pienamente da interpretare, malgrado l’animo aperto, perché solo dal ‘Sacrificio di Dio’ deve risultare l’ultima, – per la Redenzione globale. Non per Dio, come tu pensi ora, caro Tobi. Dio non ha bisogno di nulla per Sé, perché ha tutto, fa tutto, conserva tutto per Sé. Il Sacrificio, previsto prima che il Creatore avesse posto i Suoi figli sulla Scia della vita, è primordialmente adempiuto da tempo, è il Suo Lustrum!

20. Il Creatore-Dio mette per i figli la Sua maestosa forza di Volontà, la Sua Volontà di dominio, da cui tutto sorse e nulla potrebbe avere un’esistenza, sia figlio, Sole, animale, l’intera Opera del Cielo, se non fosse stata al primo posto la Volontà di dominio, – dietro al Suo Ordine, affinché nessun essere vivente restasse schiacciato o diventasse non-libero dalla Magnificenza di Dominio.

21. Questa sarà la prima cosa, il tratto di base più alto di quel Sacrificio che soltanto alcuni uomini nell’ultimo tempo verranno a sapere. Se un giorno lo crederanno, sia lasciato lì. Chi non vorrà riconoscerlo, non avrà la piena benedizione del Salvatore dall’ultima rivelazione del Sacrificio (il Golgota). Oltre a questo, nessun figlio rimarrà perduto dalla Misericordia del Padre. Lui un giorno li raccoglierà tutti!

22. ‘Terra’ significa fondamentalmente la Veracità, la Consistenza di Dio, l’eterno valido Dato di Fatto! Sia che qualcuno è ipocrita o menta – i Dati di Fatto di Dio insieme alla Sua giudiziale resa dei conti si adempiranno su ognuno, come minimo alla fine del Giorno della Creazione, così ed anche diversamente, secondo come l’uomo si pone verso Dio.

23. Davanti all’Altissimo nessun figlio ha delle scuse, sia che venga dall’Alto oppure anche dal basso. Il Fondamento di Dio, la ‘Sua Terra’ come santa Essenza della Luce, per la materia e per la caduta, il ‘Dato di Fatto della redenzione’ nel quale, sconosciuto dalla benignità di Dio, è conclusa ogni resa dei conti, può essere negato per la propria rovina. Tuttavia non è, né mai sarà mai non-vero! – Ancora una cosa: la Sua Terra è il terzo Elemento-UR, il simbolo della Pazienza e dell’Amore dalla terza Parte del Cuore di Dio. Perciò:

‘Voglio benedire la Terra!’

24. Vi voglio comunicare pure un altro simbolo. Il serpente del paradiso era – e questo davvero lo è in parte – la voce di Satana, che si è rivolta alla parte bassa delle anime degli uomini. Era appunto questa parte di quelle potenze di forze, che il Creatore ha frantumato per la salvezza della povera precipitata dalla forza operante di Sadhana, come anche una volta il monte Mahapatra sul suo bel sole Atareo. Poiché la figlia non diventò disciolta, ma solamente la forza prestatale per il proprio lavoro, quest’ultima la dovevano avere tutti i figli, altrimenti sarebbero rimasti – benché nella figura – ciò che erano stati nel lontano tempo primordiale: ‘Pensieri del Cuore nella profondità della Divinità’.

25. Non nella buona ingegnosità, no! Nella cattiva astuzia Satana ha parlato ad entrambi della coppia ed ha sedotto la loro povera parte dell’anima. Non pensate allora che entrambi sarebbero stati senza colpa e tutto il peso andrebbe a Satana. Quanto di questo peso spetta a lui, non sia qui menzionato; ma piuttosto questo: entrambi avevano molto di più della buona forza di Luce, si Adamo come anche Eva, provenendo dalla Luce, dalla Casa del Padre. – Essi stessi potevano resistere alla voce, e fu falso dire: ‘Il serpente mi ha sedotto!’

26. Da entrambi i due esseri umani fu il desiderio, non soltanto da Eva come molti pensano erroneamente, fu questo a provocare la resa dei Conti. Se insegnate anche voi così in ogni tempo”, conclude il giovane questo difficile insegnamento, “a non cercare l’errore negli altri, che si troverebbe facilmente dove non ce n’è, senza accusare altri, non importa chi, ma ascoltare in se stessi, esaminare, tenere giornalmente lo specchio dell’anima davanti alle proprie faccende, allora sarete spiritualmente liberi e spogli.

27. Chi accusa gli altri, anche Satana, e perciò tiene se stesso per innocente, è un ingannatore nella verità. Non lei (Satana) ad esserne macchiata, no! Quello che Dio ha donato ai figli nella più sublime Magnificenza – ammesso o no, è la faccenda di ciascuno – in costui si macchia con ciò in se stesso e perde i Doni della magnificenza di Dio!

28. Aggiungo ancora una piccola previsione. Più avanti, nell’ultimo tempo di questo mondo, ci saranno diversi orientamenti di fede. Certamente regnerà una fede unitaria nella Divinità, ma questa sarà suddivisa, in modo che la gente stessa poi non saprà quale parte deve servire, ad una di più, all’altra di meno, chi adorare, oppure cose simili.

29. Il loro più grande errore sarà anche questo: cercare di lavarsi puri! Per questo poi servirà Satana, del quale diranno: è tutta colpa sua! E non sapranno nulla della Colpa di base, che Dio ha sepolto questa nell’eterna Compassione del Suo maestoso Lustrum. Ciò che sarebbe da caricare su Satana – visto dalla parte dell’uomo – sarebbe la sua cosiddetta colpa accessoria, quella che ha provocato in Adamo e in Eva la parte oscura delle loro anime.

30. Chissà che questo non venga (piuttosto!) messo in conto all’uomo, soprattutto il suo disamore nei confronti della prima figlia di Dio, quello di scrollarsi la propria colpa! Ora”, nuovamente scivola un alto bagliore di luce sul volto del lontano, “mettiamo anche quest’ultima al Padre-Dio, nelle Sue Mani misericordiose. EGLI saprà ben meglio come avrà da giudicare poi gli ultimi figli degli uomini! Non in un fondo senza riva! Ma Egli li libererà dall’abisso della confusione e dello smarrimento, li leverà e li rialzerà. E infine – oh, qual miracolo di Grazia – …li rivolgerà di nuovo verso Casa, nel Suo Regno!

31. Se vogliamo arrivare là, allora dobbiamo portare anche tutti e, almeno con la migliore volontà, desiderare intimamente che abbiano la salvezza, come noi desideriamo riceverla. Se ci auguriamo il meglio e dimentichiamo il nostro prossimo, in particolare di quelle povere anime, di coloro che credono falsamente e dei miscredenti, allora il nostro desiderio rimane inutile, e persino una preghiera serve quanto il nulla!”

32. Da tempo Tobi appoggia la sua testa sulle due mani. Sara piange per l’ultragrande delizia, e sussurra: “Le tue ultime parole, oh, tu messaggero del Cielo, valgono solo per noi? Tu sei già nel regno del Padre, che ora ci hai portato vicino. Tu non devi prima volere e desiderare, tu sei unito con Dio e, …lo voglio pensare: tu stai vicinissimo davanti al Seggio di Grazia dell’Altissimo stesso! Oh, Tobi…”, lo scuote dolcemente, perché costui nasconde il viso, e le lacrime d’uomo, “…che cosa ci è capitato? Non abbiamo ancora meritato questa Salvezza di Grazia. Non noi soltanto. Gli altri…”, indica al bordo del bosco, dove tutti dormono pacificamente, “…dovrebbero avere la stessa parte. Perché…”

33. “Silenzio! Cara Sara, anche loro hanno avuto la loro parte. Per certe anime è bene ricevere dapprima in segreto, nel sonno, la Benedizione di grazia. Se voi più tardi annuncerete loro tutto, saranno capaci di accoglierlo com’è utile per la maturazione delle loro anime, così come proprio voi due adesso.

34. Ora andate anche voi e riposatevi; presto arriverà l’aurora e vi guiderò sull’ultimo tratto”.

[indice]

 

Cap. 11

Verso casa – L’incontro con vecchi amici – L’abbraccio

 L’autentica testimonianza di Tobi e molti buoni insegnamenti dell’angelo riconosciuto, convertono gli amici

 

1. La Luce di Dio ha la Sua mano anche nel più esteriore? Si sono risvegliati, freschi, anche i due che sono andati a dormire tardi e sono partiti molto presto, prima ancora che si mostrasse il Sole. Bene per l’uomo e per l’animale. Hanno attraversato il Giordano e tengono la via verso nord ovest. Tobi prende sempre più confidenza con la zona; anche a Raguel viene in mente qualcosa del suo ‘paese altamente lodato’. In lui salgono vera gioia e vera gratitudine perché è stato salvato – doppiamente – dalla sua via sbagliata, dall’esilio. Non riusciva ad ammetterlo, ma spesso, questo lo aveva oppresso.

2. La sua servitù è particolarmente interessata a tutto ciò che vede qui. Oh, il paese non è fertile in tutte le parti come lo sanno della loro patria in Media, tuttavia ha il suo fascino, che viene accolto volentieri. I due ladri sono molto calmi, Mortutus e Rankenos. Che cosa avranno ancora da vedere? Se si pensa da quale ambiente provengono, soltanto dalla criminalità, inoltre preso molto duramente dal loro capo – allora è un vero miracolo di Dio in qual breve tempo sono cambiati. Un paio di mesi hanno cancellato quasi tutta la loro vita, i mali sono sprofondati in un vapore, e si lasciano istruire.

3. Durante il lungo cammino, già da Ekbatana fino a Rages e fin qui si sono associati sovente al giovane, anche Tobi veniva interrogato, il loro vecchio modo d’essere si è sbriciolato. E’ bene ed è la Guida del Padre, che loro stessi non sappiano bene come Dio ha trasformato le anime. Si è servito per questo di un Suo primo, ha lasciato accadere certe cose attraverso un vaso d’uomo (Tobi) - rimane comunque unicamente il Suo aiuto. Chi non dovrebbe saperlo meglio, …che ‘il lontano’?

4. Lentamente si fa giorno quando, dopo una sosta, hanno lasciato dietro di sé la piccola città di Achsaf. Il paese collinare è molto vario, non è troppo difficile passarlo, quando presso un basso rivolo vedono accampato un gruppo abbastanza grande di gente. Sono senz’altro degli israeliti, cosa che riconosce anche Raguel. Memore comunque di ogni guida del Cielo, ma anche di qualche minaccia, Raguel si avvicina al giovane, domandando a bassa voce: “Chissà che gente è? Non è forse meglio evitarla?”

5. “Paura?”

– “Ebbene sì, veramente molta; se si pensa solamente …”

– “…quanto il Signore ci era compassionevole? Allora…”, il giovane si ferma intenzionalmente,

– “…non dovremmo avere paura”, aggiunge Anna che con Sara voleva sentire cosa succedeva.

– “Sì, sì, cara moglie, devo appunto imparare molto, ho sprecato troppo tempo con il mio mondo”.

– “Una lodevole ammissione”, aggiunge la luce. “Di questa, Dio-Padre si rallegrerà, ed Egli per questo cancellerà qualcosa del vecchio”.

6. “Davvero? Lo può fare?”

– “Lo può comunque, Raguel. Lui è il Creatore di tutte le Opere. Come non dovrebbe poter fare qualcosa? Lo può in ogni momento, lo fa in ogni momento! Che il Padre di noi tutti fa eternamente del Bene, non è necessario insegnarlo. Non è sempre facile recuperare qualcosa di mancato; l’uomo non lo sa nemmeno, soprattutto in anticipo, se e quanto tempo gli rimane per recuperare ciò che ha mancato di fare. Allora si deve fare affidamento sul Conto del Cielo”.

7. Raguel sospira, Mortutus e Rankenos, che ascoltano pure, sospirano con lui, mentre dice “Come dovrebbe un uomo calcolare il conto del Cielo?”

– “Non così come tu lo pensi, amico mio. Te lo voglio spiegare: – Se uno si mette nella Mano di grazia di Dio, se giunge sempre di più alla buona conoscenza e al miglioramento conformato, allora voi non dovete contarlo, dovete soltanto darvi al conto di Dio e pregare: ‘Padre, fammi stare sotto la Tua benedizione, affinché Ti possa ancora preparare gioia’. Chiedere in questo modo serio-infantile, ogni creatura-figlio apre la sua propria porta attraverso la quale può passare. Allora non è più difficile comprendere il conto di Grazia”.

8. “Sono sollevato”, esclama Mortutus. “Conosco il minimo delle cose del Cielo che tu, alto amico, ci hai portato”.

– “Non è grave se all’inizio uno sa poco. Un po’ alla volta tu e il tuo compagno sarete in grado di accogliere più Luce e vera conoscenza. Pure tutti gli altri”. Con ciò il giovane intende la servitù, che sta spingendo per esserci, volendo sentire qualcosa. Tutto verrà anche sempre guidato, affinché tutti abbiano la giusta parte.

9. Tobi, che si è avvicinato un poco al gruppo per vedere chi sono questi che si erano accampati presso il rivolo, esclama all’improvviso: “Ma questo è Simeas di Achsaf, il miglior amico del padre! Harim, c’è anche il superiore di Giscala?”. Si avvicina agli uomini che riposano con alcuni servi. Costoro notano quello che ha chiamato. Simeas riconosce Tobi per primo. Si alza in fretta.

10. “Tobi, ma da dove vieni? Non sei dai tuoi genitori? Chi sono le molte persone di là dal rivolo?”

– “Simeas, che gioia incontrare te ed Harim per primi nella patria! Posso chiedere dove stai andando? Qual è la tua meta?”

11. “Abbiamo sentito che tuo padre è diventato cieco. Non lo abbiamo saputo prima. Saremmo da tempo andati a trovarlo. Avrebbe portato via troppi cadaveri, poi si sarebbe appoggiato stanco alla casa ed è diventato cieco a causa della sporcizia di uccelli. Ha aiutato molto, e inoltre ci si domandava: ‘È questa la ricompensa del Cielo, essere ora cieco?’. Ora stiamo andando da lui. Ma tu? Da dove vieni?”

12. “Non lo si può raccontare con poche parole”. Tobi riferisce quale incarico gli ha dato il padre, racconta di Ekbatana e di Rages, e ora, dopo aver eseguito tutto bene, sarebbe sulla via verso i suoi genitori.

– “Hm, conosci questa gente di là? Cinque carri caricati pesantemente, come si vede, anche molta servitù. Che cosa significa?”. – Anche su questo, Tobi dà l’informazione. I due uomini ben visti in Israele si stupiscono sempre di più. Sulla ‘guida miracolosa’ per ora scuotono le teste. Per loro, tali cose non esistono più oggigiorno.

13. “Voi non lo avete vissuto, allora la miscredenza si può perdonare”, Tobi è la longanimità stessa. “Io l’ho vissuto, e anche la gente con me. L’uomo alto presso il primo carro, negli anni giovanili era stato deportato in Media, là si è sposato e la figlia è divenuta mia moglie. Anche se lei viene dalla Media, diciamo più giustamente: era, lei è da molto tempo arrivata alla nostra fede in un Dio. Anche i due uomini che hanno un aspetto sospettabile, si sono convertiti in modo magnifico, ci hanno seguiti ed assistiti fedelmente”. Non dice che costoro una volta sono stati dei ladri.

14. “Suona strano”, dice Harim, e si gratta la barba. Getta un acuto sguardo di là ed indica al giovane naturalmente a lui sconosciuto. “E chi è questo? Sembra un forestiero, ma ancor meno un israelita. Ebbene, è molto giovane, non si deve aver a che fare con lui”.

15. “Lo pensi tu”, ride Tobi. “Ti stupirai, e non comprenderai se ti dico che lui mi ha accompagnato fin dall’inizio. Mio padre, anche se è cieco, lo ha esaminato e trovato buono. Quello che costui ha fatto sulla lunga via, lo saprete quando saremo dai miei genitori. Sta già dando il segnale di partenza, lui sa sempre meglio come deve svolgersi tutto: sosta o via”.

16. “Oho”, limita Simeas, “non mi fiderei di un tale giovane”.

– “Ma io sì”, confessa Tobi. “Lo abbiamo fatto tutti, sempre per la nostra salvezza. Voglio andare là; se voi padri lo volete (in Israele gli uomini più anziani venivano quasi sempre chiamati ‘padre’), allora venite con noi, raggiungiamo Thisbe indenni”.

– “Non è sbagliato, da quando gli sgherri ci hanno lasciati in pace? Quindi non ci vuole più nessuna guida”.

 – “Nemmeno quella del Cielo?”. Lo domanda in modo estremamente serio. Agli uomini passa nell’animo.

17. Simeas aggiunge: “Si ha sempre bisogno della Guida del Cielo; senza questa, nulla si fa. Soltanto, dato che tu lo metti in collegamento con il giovane, pensiamo che …”

– “…lo riconoscerete. Il nostro Dio può mandare chi vuole”. C’è qualcosa di vero di ciò che Tobi dice.

18. “Aspettiamo”, dice Simeas riflessivo, quando Tobi si è allontanato. “Sono curioso, che cosa ne verrà fuori. Sembra essere un uomo ricco, se gli appartengono i carri e le molte cose. Qualcuno è diventato ricco in un paese straniero; solo Tobia è ritornato abbastanza povero. Una volta ha raccontato che avrebbe prestato dieci libbre d’argento a uno della Media. Può darsi, e se fosse così, allora non lo rivedrà più per tutta la sua vita”.

19. “Hai fatto bene”, loda il giovane a Tobi.

– “Presto avrai da fare”, risponde costui. “Sono degli uomini onorevoli, ma così…”

 “Lasciamo stare, per ora non vogliono accettarmi, cosa che non fa male. In genere sono assennati, e in tali cuori la semenza di Dio è da mettere più facilmente, in vista del ‘Miracolo’!”

– “Ah, per il momento non me ne importa nulla, mi rallegro di incontrare i miei genitori”.

– “Hai anche ragione”.

*

20. Sara rimane timorosa al fianco di Tobi. “Come staranno i tuoi genitori verso di me? Mi accoglieranno volentieri nella loro casa? Se no, chiedo al padre…”

– “Del tutto inutile, cara Sara”. Tobi in segno di conforto mette il suo braccio intorno alle spalle di lei. “Per primo, saranno troppo lieti che sono di nuovo ritornato a casa, forse anche un po’ perché ho riportato l’argento. Ma per il resto, – sono del tutto fiducioso”. Sara si lascia volentieri consolare. Anche Anna, che cammina vicino, aggiunge che bisognerebbe aspettare, e lei avrebbe un buon coraggio. Tobi conclude: “Molto giusto, madre Anna, i miei genitori sono molto aperti, accoglieranno tutti voi cordialmente”.

*

21. Il crepuscolo è sceso sul paese, ma una luna piena e innumerevoli stelle illuminano la regione. Si vedono già i contorni di Thisbe, presto sarebbero giunti là. Simeas con il suo corteo aveva cercato di spingersi davanti alla carovana, soprattutto perché ‘gli altri’ dovevano ancora passare il fiume, in più con i carri molto carichi. Ma avvicinandosi alla città lui ed Harim non erano avanzati per superare Raguel, sul cui primo carro sedevano le donne che era guidato dal giovane. Intimamente, Simeas aveva pensato: ‘C’è qualcosa che non va. Se questo giovane dovesse…’

22. Quando arrivano davanti alla casa di Tobia, la carovana suscita molta agitazione. Ma di nuovo accade qualcosa di segreto: tutto prosegue così rapidamente e ordinatamente, che la gente al seguito dei due uomini deve solo  osservare, a parte l’impegno di liberare i loro animali, perché anche Harim e Simeas non erano venuti a piedi.

23. Prima che qualcuno se ne accorga, Tobi corre passando dalla porta, ed è subito nelle braccia di sua madre che voleva vedere che cos’era quel chiasso, mentre Tobia avanza lentamente a tastoni. Qualche notte prima aveva sognato che suo figlio sarebbe tornato bene, con un grande corteo come lo sono i carri di Raguel con tutta la sua gente. Oh, sì, se… O Dio dei miei padri, se io, …anche se non lo posso vedere da me, se soltanto ritorna, indenne nel corpo e nell’anima! Un’autentica umiltà, – una pietosa dedizione al Signore.

24. “Padre! Madre! Eccomi di nuovo qui!”. Un grido di gioia. “Figlio mio!”, dicono ambedue come da una bocca, mentre Tobi stringe forte a sé i genitori. “Dio! Sia ringraziato l’Eterno! Lui ti ha guidato magnificamente. Qualche volta ho litigato con me, quando nel tempo le settimane passavano rapide, che ti…”. No, ora Tobia non lo vuole dire: ‘…l’averlo mandato all’estero per via del denaro’. – Madre Hanna piange, non è in grado di dire una parola. Il ringraziamento del suo cuore non pesa da meno di quello di suo marito.

25. “Sarete sorpresi, quando…”. Tobi avrebbe quasi detto: ‘…vedrete tutto’. Ma non lo potrà il padre; sentire, sì, sì. Sentire ciò che è avvenuto, quanto bene ha donato il nostro Signore.

– “Da dove viene tutta questa molta gente?”, chiede Hanna.

– “La conoscerete. La nostra casa non è grande, ma c’è spazio nella capanna più piccola. La molta servitù e gli animali li sistemeremo nell’albergo. Ma i tuoi amici, padre, Simeas ed Harim, abbiamo raccolto anche loro”. Gli uomini al sentirlo, mentre erano entrati, cominciano a ridere. “Ben detto!”, ammette Harim, pur non volentieri da uomo anziano. Però, se riflette, …non finisce di stupirsi.

26. “Sia benedetto il vostro arrivo e la vostra permanenza, cari amici!”. Tobia tende, come lo fanno i ciechi, le mani in avanti in un modo poco sicuro. Vengono subito afferrate. Dalla porta risuona la voce del giovane: “Un buon saluto, compiacente a Dio. Però, non dovrebbe più essere il ‘Dio di tutti i vostri vecchi padri’, ma, ‘il Dio vostro’ che è vicino a tutti gli uomini”.

Harim voleva contraddire, ma Simeas gli dà un leggero colpetto e dice sottovoce. “Il ragazzo ha ragione. Sembra essere più credente, di come si crede oggigiorno della gioventù.

27. La moglie di Raguel, Anna, presenta la sua gente, spinge sua figlia nelle braccia dell’omonima, qui la donna di casa, e chiede: “Accogliete bene mia figlia. Lei e Tobi si amano. Oh, come è stata salvata mia figlia, un vero miracolo!”.

– “Madre-Anna”, interviene Tobi, “di questo parleremo un po’ alla volta, i miei genitori devono sapere tutto ciò che cosa ci è risultato dalla via benedetta dal nostro ‘Dio vicino’!”. Nella sala più grande c’è spazio a sufficienza, affinché ci si possa mettere a tavola. Anna e la sua propria serva vanno in cucina per aiutare a preparare un pasto.

28. “Non chiedi nulla dell’argento?”, comincia Tobi afferrando la mano del padre. “Ah, figlio mio, che m’importa ora di mammona, se ho di nuovo te? E la mia gioia! Sì, ma dov’è mia figlia? Vieni, Sara, anche se non posso vederti, hai già un posto nel mio cuore”. Attira accanto a sé Sara, che avanzava timidamente, per non spaventare l’uomo cieco, il quale accarezza il suo volto e le sue mani e dice: “Sei una buona ragazza, renderai felice il mio Tobi”.

29. “Grazie, padre Tobia”, dice Sara con tono caldo, e con ciò si appoggia del tutto al suo cuore. Lui muove la sua testa: “Ho salutato i miei amici, tutti insieme da Ekbatana, ma dov’è ben Azaria di Anania? Non è più qui? A lui, oltre che a Dio, devo il mio ringraziamento, e ora lo devo ricompensare. Tobi, tu dici che hai riportato l’argento? Bene, e come t’ho raccomandato: la decima appartiene al giovane”.

30. Costui si avvicina, mette una mano sulla spalla di Tobia e dice: “Non ho bisogno dell’argento. Ho…”.

– Non proprio malamente ma, di colpo, ‘il lontano’ viene interrotto quando Harim esclama: “Sei giovane! Forse non sai valutare quando qualcuno ti dà ciò che ti spetta? Perché hai condotto Tobi per tutta la via, sempre gratuitamente! Bada quindi che tu possa risparmiare qualcosa”.

31. “Certo, hai ragione caro Harim, ma io sono un principe, e non tocco mai qualcosa che appartiene ad altri. Sono venuto liberamente, perché non conosci l’incarico del Padre mio, quindi non c’è bisogno di ricompensa. Oppure vorresti tu - ad esempio - avere sempre la ricompensa da Dio, quando fai qualcosa di buono? Non avete detto voi, tu e Simeas, che non ci si deve occupare di un giovane come lo sono io?”

– “Come lo sai?”, indaga Simeas, più spaventato che meravigliato.

– “Ai vostri occhi, per così dire, sono nulla; ma aspettate, vi saranno ancora aperti gli occhi”.

32. “Mah! Ora ne ho abbastanza!”. Harim salta in aria e, almeno per il momento, rompe la buona armonia che regnava per la grande gioia. “Un verdino che vuole insegnare a uomini rispettabili! …che cosa? …se posso chiedere. Tobia ti ha chiamato ‘Azaria di Anania’. Conosco precisamente la nostra storia e quella delle altre tribù, ma non è mai esistito un Anania. Bene, posso sbagliare; ma se ti elevi a ‘principe’, figlio di un principe… Ah, conosco i nostri principi con i loro nomi. Non c’è mai stato un Anania! Chi sei dunque? E spalanchi così tanto la bocca?

33. Forse Tobi ha avuto in te, e questo è da considerare per via della sua giovane età, un buon compagno di viaggio, oltre a questo, poco più giovane di com’è lui stesso. Ma qui si è raggirato molto di quanto è avvenuto. La gioventù è molto facilmente incline all’esuberanza, ma…”

34. Raguel interviene velocemente: “Ti prego, onorevole, lasciati interrompere da me. Non dubito che conosci le case dei principi del popolo; questi sono anche notati particolarmente. Ma per quanto riguarda il giovane che malamente chiami ‘verdino’, ti devo contraddire. Anch’io dico come lui: aspettate! A me più anziano crederai sicuramente, se te lo dichiaro per primo”.

35. Raguel ammette senz’altro che in Ekbatana non ha vissuto proprio come un buon israelita, come anch’egli credeva: ‘Che cosa può questo legno verde?’. Poi riferisce del portone chiuso e come fosse stato aperto da una ‘mano invisibile’, alcune cose dalla via verso Rages, che non erano da ignorare. Questo fa molta impressione sui due uomini. Infine Raguel è un uomo serio. Quello che dice, lo sostiene la sua Anna. Ebbene, sì, se le donne lo ripetono…, ovvio, la testimonianza non si può cancellare. Allora Tobia si alza. A lui, il cieco, si dovrà credere.

36. “Amici miei, quando mio figlio Tobi ancora da bambino ha conosciuto un giovane che lo ha istruito meglio che allora il nuovo rabbino, anch’io ho dapprima scosso la testa. Nondimeno, quando è arrivato il momento di mandare Tobi in Media ed è arrivato all’improvviso il giovane, ebbene, non lo potevo vedere, ma sentire sì. L’ho potuto proprio precisamente: lui, è un altro! Chi fosse..., lo potevo sapere? Lo potete voi, già oggi? No! Di Azaria ce ne sono già stati molti nel popolo[13], non importa di quale rango. Anania come nome di principe mi era sconosciuto. Soltanto, …mi sembrò come fosse comunque autentico; soltanto, …non, hm, …di questo mondo.

37. Quello che ho sentito finora, tutto ciò che è successo sulla lunga via, e penso che sapremo ancora molto di più, mi sembra come se – come se lui…”

– “Padre Tobia, ferma il pensiero, almeno per ora, finché si scioglieranno i veli nei quali Simeas ed Harim sono ancora ingarbugliati”.

38. Il giovane lo dice amabilmente gentile. I due uomini si fermano. Anche Simeas voleva contraddire, pur se non così aspramente come lo aveva fatto Harim.

– “Non permetto che si dica qualcosa sul mio compagno di viaggio”, si fa sentire Tobi. Ed combattendo l’agitazione che il discorso di Harim ha svegliato in lui. “E va bene, siamo giovani e inesperti; ma posso distinguere dove c’è la menzogna e dov’è la verità”.

39. “Stai tranquillo”, gli sorride il giovane. “Pensiamo soltanto ai ladri”. Quando i ‘padri onorevoli’ sentono questo”, il ‘lontano’ lo dice un poco divertito, “verrà loro sicuramente un’altra conoscenza nell’animo”.

– “Ladri?”, si sconvolge ancora di più il padre. “Avete anche avuto a che fare con ladri? Spero che non ce ne siano dietro di voi”.

– “Non dietro a noi”, risuona ancora lieto dalla bocca del ‘lontano’. Ne abbiamo due con noi”. Chi già conosce Mortutus e Rankenos, ride divertito. Diversamente Tobia, la sua Hanna, Harim e Simeas. Quest’ultimo pensa leggermente intimorito:

40. ‘Ma questo non è bene. I ladri sono imprevedibili; oggi fanno finta di essere buoni e, domani, ammazzano i fiduciosi”.

  “Per questo avrebbero avuto tutto il tempo nelle molte settimane”, lo tranquillizza Tobi. “Ma vogliamo volentieri raccontare una cosa per volta. Ora vado a prendere i nostri ladri. Sono nell’albergo con la servitù, per aiutare, poiché animali e carri sono da assicurare. Ma il nostro oste dell’albergo è sempre stato fedele e onesto”.

  “E lo è ancora”, interviene subito Tobia.

41. Tutti rimangono in silenzio. Hanna invita al pranzo. Alla sera e ancora per un paio di giorni ci sarà ancora abbastanza tempo per conoscere tutto il viaggio di Tobi. Con ciò ci si accontenta. Harim e Simeas guardano quasi da stupidi, quando Tobi arriva con i ladri, i quali si recano molto ben educati alla tavola, dopo aver salutato il padrone di casa e la signora. Hm hm, hanno infatti un aspetto di buone maniere, non così che ci si deve impaurire.

42. Il giovane, dopo il pasto, descrive quella scena con la banda, come la stessa era stata estromessa attraverso la ‘luce’, lui lo sottolinea di proposito senza riferirlo a sé. Lo confermano Mortutus e Rankenos. Loro raccontano liberamente come furono disarcionati e poi come hanno seguito in segreto “…finché il gentile ci ha invitato a rimanere. Ci ha parlato in modo buono, ci ha insegnato il Dio-Uno, in modo che anche noi siamo giunti alla giusta fede”.

43. “Non vi ha sgridato, non vi ha messo al vostro posto?”. Simeas guarda il giovane. Non gli si accende ancora ‘la luce’ e pensa: ‘Come può insegnare davvero un tale ragazzo?’.

Rankenos irrompe formalmente nel suo pensiero, ridendo forte: “Se tu sapessi come ha parlato con noi. Molto seriamente…”, Rankenos stesso diventa serio, “…ha fatto i conti con noi, soltanto non così arrogante come siete voi”. Che i due più anziani parlavano in modo poco buono, non lo sanno, ma Rankenos ha colpito nel segno. I due anziani si inchinano, e Tobi sorride. Ah, amico mio, non lascio venire nulla su di te.

44. “Malgrado ciò”, il ‘lontano’ sfoglia i pensieri, “Uno sta al di sopra di tutto, al di sopra di tutti, non importa Chi e che cosa sia!”.

– Gioioso nel senso di aiutare, Tobi dichiara: “Oh, hai persino scoperto il nostro pensiero, e durantela via lo hai fatto non so quante volte. Se penso a Gabael in Rages, lo hai formalmente esposto con il suo essere, lo hai sfogliato come i nostri rotoli strettamente legati. Non è rimasto nulla di nascosto”.

– “Va bene, Tobi, tutto si aggiusterà sotto la Mano e la Guida di Dio!”

45. Il giovane è credente, lo ammette Simeas davanti a se stesso. Ha dato loro molti difficili enigmi; ma che possa anche leggere i pensieri? I maghi a volte lo possono, ma per loro non si tratta dello spirituale, poiché sono troppo mondani. Qui, …non riesco a capire.

– “Affinché tu lo sappia anche subito di nuovo, caro Simeas, ci riuscirai. Anche Harim”. Fa un cenno a entrambi.

46. “Guarda, Dio ha molto tempo, ancora molto di più con i Suoi figli che sono certamente religiosi e onesti, ma talvolta caparbi, cosicché da tutti gli alberi non riconoscono il bosco. Non essere impaziente di sentire questo da me. Purtroppo fai troppa differenza fra vecchio e giovane. Certo, va già bene; ci si domanda solamente, come questo sia da inserire nel migliore dei sensi. In questo sei un poco scarso, anche se ti sforzi molto. Ora...

47. …ci sono dei figli dotati con doni particolari che maturano prima di altri. Tali ‘maturi’ che non si dovrebbero chiamare ‘verdini’, diventano uomini saggi”.

– Non proprio volentieri, ma per via dell’onestà, Simeas ammette: “Sembra essere così. Magari sei uno dei maturi. Quello che mi piace in te è la tua fede. Questa sembra essere molto profonda”.

48. “Simeas, ho potuto attingere la mia profonda fede dai maestosi Doni di Dio, sin da lungo tempo!” Con un sentimento non ammesso, Harim dice: “Per via dell’età non hai ancora dietro di te un lungo tempo, ma sono volentieri d’accordo con il mio amico. Sei credente come lo si cerca sovente inutilmente nella gente più anziana. Se ci si esamina, potrebbe essere che manca ancora qualcosa di autentico”.

49. “Questo lo hai detto bene, Harim, e Dio si è rallegrato”. Il superiore di Giscala guarda con insicurezza ‘il lontano’, che non sa inserire in nessun gruppo d’uomini, in …enigmi su enigmi. Ma una cosa gli cade ora nel cuore: gioia, come raramente ne ha potuto avere. I tempi sotto molti domini forestieri sono stati così difficili; di che cosa ci si poteva rallegrare? – Di niente! Da superiore era responsabile per molti cittadini e a lui gli sono stati messi i pesi. E’ stato per breve tempo anche in Media. Oggi lo ammette all’improvviso, come si fosse liberato in modo meraviglioso. Allora aveva creduto che egli stesso fosse stato capace di sciogliere la prigionia con l’intelligenza. E ora…, ‘voglio aspettare come continua’.

50. Lui e Simeas sono ancora molto più impressionati quando Tobi riferisce la ‘storia di Rages’, sostenuto al meglio da Raguel. “Dimmi, Tobi”, lo interrompe Harim, “hai nominato Kostian, quell’anziano consigliere di Raguel? Hai anche detto che ti avrebbe aiutato e sarebbe stato particolarmente buono?”

– “E’ vero! Anche se so per certo che il mio amico…”, indica il giovane, “…senza altro aiuto, ha costretto Gabael. E di per sé è stato anche così. Kostian, mondanamente, ha dato filo da torcere a Gabael. Perché lo domandi?”

51. “Sono stato per breve tempo in Rages, dove allora molti dei nostri fratelli insieme a donne e figli erano nell’afflizione. Allora ho avuto una aspra divergenza con questo Kostian. In ogni caso non si può parlare di una gentilezza e un aiuto di lui. Ho potuto liberarmi ed ho avuto da lui con la forza il biglietto di passaggio per ritornare a casa. Dev’essere molto cambiato”.

52. “Questo non era necessario”, scopre il giovane.- “Kostian aveva da riferire di voi al suo re. Molto stava sulle sue spalle, di cui tu non hai nessuna idea. Non soltanto israeliti, la sua stessa gente ha opposto molta resistenza in tutto quello che aveva da comandare, …non da sé. Questo gli è stato messo malamente in conto. Tu, Harim, lo saprai, che a Kostian non rimaneva nulla di particolare che intervenire duramente. Questo gli è costato molto. Lui avrebbe aiutato molto più volentieri. Quello che tu non sai è questo: a proprio rischio ha reso libera la via verso la patria a certi israeliani. Questo lo ha taciuto”.

53. “Per tutto il mondo! Come fai a saperlo? Sono passati un paio d’anni, e in questo tempo…

– “Non ci sarei proprio stato? Anche se è così, allora da bambino. Allora mi sarebbe mancato il contatto, per coglierlo io stesso”.

– “E’ così”, ansima Harim. “Ma vorrei sapere come lo sai”.

54. “Ti posso servire.  Perché io so ancora di più di come sapevi tu finora e non sai ancora. Non ti scandalizzare, Harim, non pensare che sia pazzo. Avrei ora volentieri esternato il tuo orgoglio, che non può essere superato. Lo sarebbe mondanamente, …se io fossi mondano”. – – Un po’ alla volta, lentamente per non sopraffare le anime, ‘il lontano’ fa riconoscere il suo genere di Cielo.

55. “Sono pazzo se so quello che hai vissuto in Media? Penso che me lo puoi confermare”.

– “Hm, è giusto; soltanto, come lo hai saputo che…?”

– “…va oltre il tuo comprendonio? – Non ti sforzare. DIO sa tutto! E questo tu lo credi. – Non dovrebbe essere possibile per LUI, dare a un messaggero, anche la conoscenza, con un incarico affinché costui possa anche adempiere bene tale incarico?”

56. “Se tu non fossi un uomo come lo sei per via della tua giovane età, allora sì, allora ti darei ragione, in particolare che al nostro Dio…”, Harim sottolinea fortemente nostro, per indicare – in modo insicuro – che il giovane avrebbe magari un altro Dio che il loro, degli israeliti, “…sarebbe una cosa semplice di mandare i Suoi angeli con un incarico insieme alla conoscenza, come Lui lo considera bene nella Sua verità.

57. Ma tu non sei un angelo, anche se tu…”. A Harim si blocca la frase, ‘…sai molto, per noi incomprensibile’. Sul volto del ‘lontano’ sfugge una vampata, non più lunga di un attimo, …ma loro ne hanno visto il ‘bagliore’. Non Tobia, per questo lui è così toccato da tutte le parole, che già, crede quasi questo: ‘L’amico di Tobi dev’essere un angelo, oppure è qualcuno che viene guidato da un angelo’.

58. “Che cosa e chi sono, ora non lo sapete pure, e per ora è bene per voi uomini se vi lasciate guidare lentamente in campi superiori. Rimaniamo per ora nel tema. Sarebbe però bene, Harim, che confermassi come ti è andata in Rages”.

– “Sì, lo confesso, anche se mi rimane il famoso velo da tè già menzionato”.

59. “Per ora non fa nulla, caro amico. I veli a volte possono essere un buon aiuto. Per il nostro Dio…”, ora lo sottolinea il giovane, soltanto in un senso migliore di quello di Harim prima, “…i veli sono talvolta delle bende con le quali LUI protegge le ferite dell’anima, affinché questo o quel figlio non muoia delle sue ferite. Intendetelo così: il morire, in questo caso, non è nessuna morte, né del corpo né dell’anima. E’ transitoriamente un completo allontanamento dal ‘Padre di ogni Benignità’, e allora ci vuole molto tempo finché l’anima ridiventi, appunto, sveglia e viva, viva per la dedizione al Dio-Creatore!

60. Se tu – e anche tutti voi che sedete a questa tavola – riconosci i buoni Doni, perché ho saputo scoprire questo difficile tratto della tua vita, non pensi allora che forse avrei ancora da scoprire altro? Ovvero, che lo posso? Simeas ha già lottato di più per liberarsi; lui non si scervella più: giovane o vecchio? …pieno di sapere, oppure no?

– “Allora sia detto subito: ‘Sapere è certamente bene se lo si impiega sensatamente, ma non è comparabile con la Sapienza che ha solamente la Divinità’.

61. Egli, l’amorevole Padre, terrà questa soltanto per Sé? Oh, Egli dà ai Suoi figli dalla Sua Ricchezza di grazie, un ‘anticipo di eredità’ con cui ognuno può vincere e completare la sua via di viandante. Egli dà in continuazione, giorno per giorno, e colma i cuori dei Suoi figli con molti doni, anche con la sapienza! Harim, se mettessi solo da parte il tuo scervellamento, che proviene dal puro sapere, allora in te splenderebbe presto il raggio della Sapienza, perché Dio ha dato da questa la parte di figlio anche a te.

62. “Oh!”, esclama Tobia forte, “nessun uomo può spiegare questo così magnificamente, interpretarlo per noi come lo fai tu, molto amato giovane! Anche se non vedo nulla, e voglio mettere ancora la mia piccola sorte nelle mani di Dio, …anche se non so come sei, è comunque un dato di fatto: ‘Tu sei un inviato di Dio!’. Se uomo, se angelo, …che cosa dobbiamo domandare? Non ci basta che stiamo sotto le mani di grazia di Dio?!

63. Egli ha condotto magnificamente mio figlio, mi ha sempre aiutato, anche nella prigionia, che sovente è stata difficile. E ora, ora ha sparso la sua Benedizione! Felice, grato sono, perché in tutta la mia vita ho potuto credere in Dio. Se ci penso, quando di notte…”. Tobia viene gentilmente interrotto dal giovane, per fermarlo, perché malgrado l’amore per il prossimo è diventato cieco, e nessuno deve ricordarglielo.

64. “Ora hai sacrificato la miglior testimonianza a Dio; vedo anche che voi, amici sulla Terra, volete portare la testimonianza tutti insieme, in buona parte l’avete già portata: Hanna, Tobi, anche Simeas ed Harim, in più l’amico Raguel, la sua Anna, Sara e, da non dimenticare, Mortutus e Rankenos. I ladri di un tempo si inchinano. Proprio costoro sentono meglio ciò che cosa significa: salvati!

65. “Hai evidenziato anche me…”, dice Simeas in modesta onestà, “…e devo confessare: Mi mancava molto di offrire in ogni tempo una tale testimonianza a Dio come lo può Tobia. Sì, lo devo dire: l’ho sempre ammirato e …però allora l’ho sovente avvertito, quando lui, notte per notte, …ebbene, è il passato. Ma è stato pericoloso per lui”.

66. “E’ vero”, lo sostiene ‘il lontano’, “ma guarda, Simeas: Tobia ha fatto tutto questo guardando al Signore. Questa fu la prima strofa del suo canto d’amore, che salì fino al Cielo. La seconda fu: lo ha fatto per i fratelli che riguardava quasi sempre la crudele morte, e per i loro parenti che non osavano portare via i loro poveri morti. Il Signore non dovrebbe tenere particolarmente le sue Mani, su questo ‘portatore del Cielo’?

67. Nessuno respinga il perché. Lo avete sentito: Tobia coglie la piccola sorte dalla mano di Dio Padre e vuole continuare a portarla. Ora, …vedremo che cosa ne verrà fuori. Harim deve ancora aggiustarsi un po’, anche se ha già rinunciato al suo vecchio posto. Però non ha ancora preso quello nuovo.

68. Lo stesso chi sta vicino a lui. Tuttavia è da aggiungere che ha molto da combattere e da provvedere, e la sua funzione non è per nulla facile. Degli uomini passano su qualcosa senza chiedere nulla. Se riguarda un prossimo o chissà chi, non ci si sforza di esaminare prima di emettere un giudizio. Proprio questo lo si fa troppo velocemente, senza pensare che per se stessi ci si augura indulgenza e aiuto. Come Harim naturalmente non ha esaminato con Kostian, così gli è capitato in Giscala tante volte, e ancora oggi”.

69. ‘Quanto ha ragione il ragazzo’, pensa Harim, e se ne vergogna. Sì , allora non c’è molta fede, se il Signore la metterà sulla Sua bilancia dell’Ordine. Già sente una soave Mano sul suo braccio, sente la cara Voce che da tempo si è insinuata in lui; ma non voleva soltanto ammetterlo, perché, …ah, via con quel pensiero: ‘troppo giovane!’.

70. “Metti da parte anche l’ultimo pensiero, Harim. Oh, sì, è certamente buono quello che hai concesso alla bilancia dell’Ordine di Dio, e sii rassicurato: quel pensiero ha già eliminato una buona parte del grave peso. Dà alla tua anima una sosta. Apriti alla Luce come lo fanno tutti, per il momento più o meno precisamente. Il Padre lo considererà bonariamente. Non dovrebbe sapere LUI, di quale natura siano i Suoi figli d’uomini? Ma se è così, allora non ci si deve sfogliare da sé. E’ meglio che ci si dia del tutto nella mano del Padre, con queste parole:

71. ’Signore, eccomi! Fa di me ciò che Tu vuoi! Conducimi alla Tua mano. Dimmi Tu ciò che devo fare o non fare! Venga su di me sempre soltanto la Tua volontà!’. Pensato così, pregato così, questo apre le porte del Cielo e, …no, Mortutus, non soltanto dopo la morte del corpo alla quale tu e Rankenos pensate di tanto in tanto con paura. La porta del Cielo è già aperta sulla Terra, ognuno vi può passare e gustare la parte di piena beatitudine così: ‘Quale gioia! Dio mi ha salvato dal peso del mio peccato’!

72. Certamente, Tobia, anche tu pensi in modo giusto; la piena Beatitudine ci verrebbe data solamente quando si lascerà questo mondo. C’è una differenza (sostanziale) che potete prendere nel vostro cuore: ‘Ogni tratto di un’intera vita, che non riguarda mai soltanto la via attraverso un mondo, ha la sua piena parte nella Beatitudine, assegnandole una parte. Dopo il rimpatrio, viene distribuita perfettamente.

73. Non soltanto allora l’uomo diventa una creatura-figlio, quando abbandona questo o un altro mondo che lo ha portato. Prima ancora che la materia divenisse – insieme all’esercito di stelle a voi visibili, senza conoscere ancora ciò che è invisibile, e la visione di questo che è una parte della Beatitudine del Cielo – allora, come tutti gli esseri viventi, già eravate angeli o esseri. Il Dio-Creatore li ha elevati tutti dalla Sua Eternità. Questo alto inizio posto per tutte le creature-figli è stato la prima parte, il primo tratto di vita, e oggi non dovete chiedere quanto ogni parte ha o avrà di una tale (infinita) ‘vita’.

74. Essenzialmente, in ogni tratto di ogni figlio viene ricevuta anche in giusta parte una determinata facoltà d’accoglienza di tutti i Doni di vita, altrimenti nessuna creatura-figlio potrebbe in effetti vivere. Questo riguarda tutte le cose con la rispettiva parte, come magari la beatitudine, che verrà consegnata infine nella più alta misura nel regno del Padre”.

*

75. A lungo, tutti stanno seduti in silenzio. Ecco! Chi è capace accogliere tutto, di conservarlo, soprattutto di agire di conseguenza? Persino Tobia, che nei sogni ha già colto certe cose dalla luce e da ciò la sua fede si è sempre più consolidata, scuote la sua testa. Chi può insegnare questo, chi può…, chi è… Il pensiero non osa uscire: può essere soltanto qualcuno che è disceso dalla Luce, chi…? No, nemmeno questo, Tobia lo vuole domandare.

76. Tobi nel frattempo è semplicemente beato. Forse, perché è ancora giovane e, secondo il mondo, da uomo non ancora troppo aggravato, può darsi alla delizia. Lo fa anche Sara. Le mani dei due sono unite; gli occhi scintillano. La testa di Raguel pende storta. Oh, lui riconosce ciò che dice il giovane; infine, in lui c’è ancora molto della vecchia fede, dal ‘Patto di Mosè’, ma, …è degno di sedere così vicino alla luce che lui non conosce proprio?

77. La sua Anna invece è grata, piena di dedizione all’insegnamento, senza domandare se lo merita oppure se può già valutare tutto questo. In un campo agricolo, là il seme del Cielo germoglia facilmente e riccamente. Anche Simeas pensa similmente, ma più profondamente, mentre Harim continua a riflettere come fosse possibile tutto questo e come lo si possa vivere ancora oggi che – in quell’antico tempo di fede, quando vivevano un Abraham e altri grandi, sì; allora degli angeli potevano venire dagli uomini e, …e perfino Dio era comparso sovente. Ma oggi, …qui c’è da aggiungere un lungo segno interrogativo, pensa Harim.

78. “Non devi essere triste, caro Harim”, viene scoperta la confusione del pensiero. “Perché ti chiedi il perché non sai darti come gli altri? Questo sarebbe una grande mancanza della tua fede, dell’amore per Dio, l’osservazione dei Suoi Comandamenti. Trattiamo le tre cose una dopo l’altra e tutti ne approfitteranno spiritualmente, pure Mortutus e Rankenos, che ora vorrebbero stringersi volentieri in un angolo.

79. Non è più necessario per voi due. Perché se uno è uscito dalla propria bassa condizione senza una propria colpa e si è ‘lasciato illuminare dalla ‘luce’, rivolgendosi perfettamente dal nord al sud, dall’est all’ovest e verso il Punto centrale, costui può servire da esempio di vita. Ma ora occupiamoci prima con la ‘pressione’ di Harim.

80. Guarda: credere velocemente ed attenersi a questa è sempre bene, se, in ciò, viene eseguito anche un esame. Quello che dico con questo, non riguarda nessuno di voi; è un’immagine come la produce l’uomo del mondo. Quando viene offerta un’opinione di fede, che dapprima suona bella e vi è molta auto esaltazione, non la si nota quasi mai, non la si vuole notare. Si passa con bandiere veleggianti nel campo; non si esamina se il fondamento sia l’autentica Verità. E che cosa ne risulta? Si ricade di nuovo rapidamente o si va completamente nell’errore.

81. Esaminare, Harim, è l’Acqua della Vita per la semina, ed è sempre bene, se dall’esame non sorga nessuno scetticismo, che rovina di più che una fede molle! Hai fatto bene ad esaminare per te; infatti hai visto troppo, assolutamente anche sul campo della fede, dove ti è stato portato molto. Perciò la tua autentica fede – detto per te stesso – è radicata molto profondamente. Nessuno te la strapperà più dal cuore!

82. Con questa fede, l’amore va mano nella mano. Nessuno può dare vero amore – non importa per chi – se non ha la fede. Qui non sia toccato il mondano. Quello che tali uomini che adorano il senso del mondo, che con poche eccezioni considerano amore, è desiderio: ‘Io voglio avere’! Dato che non ti sei dato a Dio soltanto oggi, amico Harim, dalla tua fede l’amore è saldo. Anche il tuo amore per il prossimo non è piccolo. Al contrario!

83. Di tutto questo, sarebbe ancora necessario discutere adesso dell’osservanza dei Comandamenti? Non in vista di ciò che è preceduto, pur tuttavia li possiamo illuminare per tutti. La fede e l’amore possono rimanere molto facilmente puri, anche se con ciò viene infranto l’uno o l’altro comandamento del Sinai.

84. Questo non avviene quasi mai per cattiva volontà, ma, appunto, per mancanza di forza. Quest’ultima è quasi sempre una propria colpa, e nessuno dovrebbe dire: ‘Non ne potevo nulla! Non avevo nessuna forza per resistere! L’infrazione dei comandamenti è il male minore; piuttosto, maggiore è la scusa con la quale ci si vuole nascondere davanti a DIO, come allora Adamo si è nascosto dietro l’albero!

85. Ognuno deve chiedere a se stesso, se e come possa sussistere davanti a Dio. Non ho nessun Incarico di domandarvi: ‘ma il mio amore può’. Non date nemmeno a me la risposta, unicamente al vostro Padre. Non dite nemmeno: Lui lo sa comunque come suonerà: Dio conosce tutte le cose; quindi anche se e come stiamo verso di Lui. Vale la pena che ne parliamo? Chi pensa così, è uno stolto. Qui sia dato un esempio:

86. Dei buoni genitori sanno che cosa fanno i figli, sanno anche quello che pensano, più ancora, quello di cui essi hanno bisogno. Non hanno nessuna gioia quando il figlio viene a loro con le sue richieste, con delle domande e, per ultimo, con il ringraziamento? Direste allora al figlio: ‘Non era necessario! Tanto lo so?’. Fatto in questo modo, non crea nessun rapporto tra genitori e figli. Quanto più, questo vale per Dio!

87. Oh, sì, il collegamento giunge prima, da LUI a tutti i figli. Vi domando: ‘Com’è il collegamento da figlio al Padre?’. Chi non dà nessuna gioia con richieste, domande, ringraziamenti, costui è ancora lontano da Lui, è di per se stesso, come un mondo dal suo Sole. Il Sole splende, il che significa che malgrado ogni caparbietà e stoltezza di figlio, EGLI non cessa mai la Sua grazia, la segreta Guida. Se viene accettata, si consolida il legame del figlio – ben inteso – che lui vuole tessere da credente. Se viene rifiutato il Dono della Luce per qualsiasi motivo, allora il figlio si è staccato dal Padre. Ma, – e questo è santamente vero: come creatura nessun figlio può staccarsi dal Creatore!

88. Questo è successo con Sadhana dopo la caduta. Da figlia si era strappata via, formalmente dal braccio del Padre, e come creatura è appesa saldamente a tutte le Opere del Creatore! Per cui…”, il ‘lontano’ all’improvviso domanda gentile, del tutto diverso di com’era il suo primo discorso, “…vi abbassate, amici miei? Ne avete un motivo? No, dico io, benché il vostro ‘abbassare’ è umiltà. Appunto, voi pensate: ‘Se pensiamo a tutto quello che abbiamo ricevuto ora e facciamo il conto quanto ci manca ancora, allora non ci rimane altro che chinarci profondamente, fino a terra’.

89. A terra! Secondo il cuore! Davanti a Dio Lui vi ha fatto sapere molto dalla Sua Bontà, vi ha messo su una nuova via, ed è comunque la vostra via fin dal principio, che l’Eterno ha misurato per voi. Guardate la luce, rallegratevi; poiché il Santo, il vostro – nostro Dio, è entrato da voi – con la Sua parola! Questa vale in eterno! Non vi guardate intorno, domandando: ma dov’è Lui? Non Lo cercate nemmeno in voi, non essendone degni?

90. Dove soffia lo SPIRITO, là c’è Dio! Manifestazione nella Sua Benignità, coperta per chi ha bisogno più che mai della Sua Grazia, quanto più lontano uno sta dalla Divinità. – Ora basta! Accogliete tutto, accontentatevi con ciò che nella Gentilezza di Dio vi è capitato”. Loro stanno seduti lì, l’uno come l’altro. Dov’è l’unico merito di aver ricevuto questa Gentilezza… ?

91. Non meno colmo di umiltà, impregnato di Luce, così pensa anche Tobia, lui, per via di un esempio per un’Opera, per un tempo, che si possa riconoscere e percorrere la via. Dal profondo meditare dice piano: “Non sappiamo chi sei, alto amico, ma mi riempie sempre di più il cuore, che il Signore, che abbiamo chiamato erroneamente come il ‘Dio nei nostri vecchi padri’, Egli è comunque il nostro ‘Dio vicino’ per sempre, che ti ha mandato da noi. Quindi mi accontento: il SIGNORE è entrato da noi!”. Tutti annuiscono. Gli uomini, anche se, come magari Mortutus e Rankenos, non possono ancora afferrare del tutto la pienezza.

92. All’improvviso Harim s’inginocchia davanti al giovane. Lui, il superiore in parte incallito ma buono, che credeva che la sua immagine di fede fosse consolidata dal fondamento dei comandamenti di Dio, anche da qualche cosetta di articoli di fede che erano sorte solo dopo un poco alla volta, esclama: “Signor Iddio…”, e lacrime scorrono sulle sue guance, delle quali non se ne vergogna, mentre negli occhi di tutti si è formato qualcosa di bagnato, “…in verità, non sei diventato solo ora per noi il Dio vicino. Eppure, io non l’ho riconosciuto, non ho indagato così a fondo, mi sono lasciato portare troppo a lungo dal mio mondo. Oh, accogli il mio ringraziamento!

93. Quello che Tu ci prepari, basta per la mia piccola eternità, nella quale TU mi hai fatto, mi hai conservato. Ora non domando nemmeno più chi Tu hai mandato dalla Tua cordiale Misericordia, ma che lui”, di nascosto Harim afferra il lembo del mantello del ‘lontano’, “il Tuo angelo, forse uno come Mosè, che ha magnificamente comandato di mettere questi sull’Arca del Patto su Ordine del Signore.

94. Anche tu, ‘lontano’, sii adorato con il ringraziamento del mio cuore; perché mi hai salvato dal mio vecchio essere e …”

– “Fermati, fratello mio”, dice il giovane soavemente, e solleva Harim. “Io so bene quanto autentico è ora il tuo amore e la tua gioia, che porterò come tuo dono nel Cielo, …anche quello di tutti voi”, il giovane indica tutt’intorno. “Per il resto, …siamo tutti insieme figli di Dio, voi come me, e in più innumerevoli altri.

95. Così siete fratelli miei, sorelle mie e, credetelo sempre saldamente e fedelmente: a noi angeli non può capitare nessuna gioia più grande, non appena un uomo si è dato del tutto al Padre come adesso voi in quest’ora, …sotto l’Arco di Grazia di Dio!

96. LUI, il Signore della Magnificenza, vi ha benedetto in modo ultraricco. Da questa salvezza e benedizione elargite quanto vi è possibile. Apertamente tramite una parola dove viene accolta volentieri come seme, in segreto attraverso una preghiera, quando un’anima, un povero uomo, ha bisogno di un aiuto nascosto. L’Eterno-Santo e Verace, il nostro Dio e Padre, Egli sparge i vostri doni. Di questo siatene certi e pieni di gioia!”

[indice]

 

Cap. 12

Ultimo giorno – Una domanda sulla guida del Padre – Insegnamenti sulla vita eterna e sulla fratellanza

La guarigione di Tobia cieco – Maasja e Meremoth in visita sono iniziati alla vera dottrina

 

1.Il giorno successivo ci si è alzati molto presto. Simeas ed Harim non ci pensano nemmeno di partire e, …si voleva solo salutare Tobia, così, passando. La cosa magnifica che ieri era venuta su di loro, li ferma. Lo ammettono apertamente: vorrebbero ancora sentire molto dal ‘lontano’ e, comunque, ora sanno che gli angeli discendono di certo sulla scala di Dio sulla Terra, ma presto se ne salgono di nuovo, quando qui il loro servizio è terminato. E poi… – “Non siamo ingrati, se pretendiamo ancora di più di quello che abbiamo avuto?”, domanda Simeas mentre va su e giù nel giardino con Harim.

2. “Potrà essere”, riflette Harim, “d’altra parte potrebbe essere anche nostalgia, il desiderio per il pane, come ne ha bisogno anche il corpo”. Un poco come spaventati, i due uomini si voltano, quando si posano due mani sulle loro spalle. È il giovane.

– “Avete ragione tutti e due”, dice lui allegro, come se fosse andato su e giù con loro ed avesse sentito il loro discorso.

3. Dipende per quale motivo fondamentale è salito un desiderio, un, aver-abbastanza. E’ più raro che lo possa sondare in sé l’uomo, poiché durante la sua via di viandante e del co-aiuto lotta con l’ombra della sua anima. Allora è possibile che qualche volta dominano anche delle ombre. Ma se si tratta dello spirituale, del sincero desiderio per la Luce, per la Sapienza di Dio, detto semplicemente dell’autentica fede, allora valgono ambedue: l’accontentarsi e il desiderio. Dio dà per questo la giusta misura”.

4. “Sì”, confessano i due uomini come da una bocca.

– Il ‘lontano’ dice: “C’era abbastanza insegnamento; inoltre voi stessi ne troverete ancora, poiché dove lo spirito nell’uomo raggiunge sempre di più il predominio, gli si aprono anche le Chiuse della Luce, il che significa che lui stesso può essere ricevente, almeno per sé. Ma ascoltate, suona la piccola campana, la prima colazione è pronta.

5. Sono andato prima a vedere la nostra gente. Raguel è andato già presto dall’oste dell’albergo, affinché al nostro gruppo fosse dato un buon cibo. Ah, ecco che arriva già”, indica la porta aperta del giardino. Raguel accorre.

– “O caro amico della Luce, visto che ti posso salutare così presto, allora tutto il giorno è certamente benedetto in anticipo!”

6. Simeas ed Harim lo confermano con fervore. Hanna, la padrona di casa, chiama gli uomini, mentre lei stessa corre verso il giovane domandando se lo possa condurre a tavola. “Da una tal cara sorella, soltanto troppo volentieri”, sorride lui, e questo suona così umano, semplicemente così schietto e vivamente gioioso.

7. “Come sono stata sciocca!”, confessa Hanna risoluta. “Nessuno ti può condurre, ma siamo sempre noi i guidati!”

– “Anch’io, cara Hanna”, e nuovamente suona celestialmente serio e amabile. “Io vengo guidato dal mio alto Dio-Padre, come tutti i figli ne hanno bisogno. Chi se ne accorge e per giunta si affida volonterosamente alla Sua Guida, ha incassato una piena Benedizione. Non pensi che anch’io ne abbia bisogno?”

8. Hanna è irritata. E’ così certa che presso di lei si trovi un angelo. Uno tale, ha comunque tutto. Oppure, …no? Lei non lo sa e guarda il giovane.

– “Aspetta, cara sorella, finché abbiamo consumato una buona prima colazione, allora il problema che quasi ti aggrava il cuore, sarà illuminato”.

– “Oh, tu…”, sorride Hanna, “…ci togli il nostro peso con una parola, come l’ho potuto riconoscere ieri. Soltanto…, soltanto…”

– “Anche questo verrà trattato”, glielo sussurra, mentre Lei aveva pensato a Tobia.

9. Oh, di tutti i semi miracolosi, egli ha certamente accolto in sé tutto il meglio; malgrado ciò, ha visto …il volto amabile, gli occhi chiari, la figura, simile all’uomo e, comunque, del tutto diversa. Quanto volentieri vorrebbe che anche Tobia lo vedesse, che ne avesse parte. Ora viene qualcosa su di lei..., non sa che cosa. Viene come da un profondo pozzo di fede; ma lo ha attinto dall’Alto ‘il lontano’. Lui la prende semplicemente per mano, ed entrano in casa.

10. Sara e sua madre Anna erano diligentemente all’opera per preparare la tavola. Raguel già la sera prima aveva portato molto dal suo carico. Presto aveva visto che la casa di Tobia era certamente pulita e anche comoda, ma non ricca, e allora anche la cucina sarebbe stata certamente scarsa. Aveva pensato bene.

11. Dopo il pasto, Mortutus e Rankenos si serpeggiano vicino al giovane. Nessuno li respinge. E’ già fiorita una propria conoscenza: chi è stato lontano da lungo tempo, come per questi due in sé senza colpa perché non erano cresciuti diversamente, dovrebbe stare davanti, presso la Luce. Ecco che risplende di nuovo il volto, che non è d’uomo.

12. “La nostra madre casalinga ha srotolato un problema”, comincia il giovane. “Parliamone insieme. Mi voleva guidare del tutto caramente e poi si è spaventata, si è chiamata stolta che io non avessi bisogno di guida. Al contrario, ha pensato, lo deve essere! Ora, che cosa ne pensate voi, cari fratelli, care sorelle?”

13. Prima che un uomo prende la parola, Sara dice: “Per quanto riguarda il mondo, ha ragione madre Hanna. Noi tutti abbiamo bisogno di essere accompagnati, in cui si manifesta la guida dell’Altissimo. Spiritualmente, …non lo so, ma penso che anche i primi angeli hanno avuto bisogno della mano di Dio, quella del Padre. Gli angeli, i Suoi figli della luce, li ha creati il Signore. O forse si lasciano guidare diversamente, meglio che noi uomini, perché sovente siamo troppo caparbi? Nel principio però una guida rimane come l’altra: la pietosa, la benedetta, in cui le vie di tutti i figli sono registrati”. Con guance arrossate Sara si ferma. Si è arrogata, ha lei…?

14. ‘Mia figlia…’, pensa Raguel vergognandosi. ‘…come l’ho stimata erroneamente, trattata male; e quanto ha detto il vero, meglio di quanto sappia qualche rabbino’. – Harim, il superiore, ha drizzato le orecchie. Prima ha pensato: ‘Che spavento, una ragazza apre la sua bocca. Che cosa ne può uscire?’. Mentre invece Tobia si rallegra, anche le due Hanna e Tobi. Sì, lei si è espressa così come lo aveva percepito. Anche Mortutus e Rankenos si stupiscono. Allora era proprio così: la gente giovane, soprattutto le ragazze, non avevano nulla da dire, nemmeno nella propria casa. Si guarda il giovane se ne avesse da dire qualcosa. Lui sorride.

15. “La mia sorellina l’ha riconosciuto. Non ci sarebbero mai delle delizie del Cielo, se i figli fedeli alla Luce fossero privi di una guida nel Regno del Padre, è a parte se e come ne hanno bisogno. Certo, questa è differente di come ha da giungere ai figli viandanti, ma serve anche ai primi angeli”. Dicendo questo, sul volto del ‘lontano’ sfugge nuovamente un chiaro bagliore.

16. “Voglio spiegarvi alcune cose e comprenderete che cosa c’è da riconoscere sotto una guida. Tutto dipende dal fatto di quale lavoro, quale funzione abbia un angelo. Indipendentemente da questo, che al Padre sono cari e preziosi tutti i figli da tenere ognuno per Mano, ciò che conta è salvare coloro che hanno molto bisogno di salvezza, il che si riferisce in prima linea ai poveri precipitati, quasi allo stesso livello di quegli uomini che attraverso la via della materia non possiedono nessuna reminiscenza da dove provengano, né chi siano. A tutti i figli vale l’accompagnamento paterno di Dio.

17. Tutto però è così santo-meraviglioso, una Parte dalla più sublime grazia di Dio, perché appunto, per questo, il benedetto Accompagnamento è da eseguire al meglio. – Detto così, lo è per i viandanti. Non per DIO, il Creatore di ogni cosa vivente!

18. Prendiamo un esempio: Gabriele, il settimo principe della luce presso il Seggio di Grazia di Dio, il Cui lembo riempie il Tempio (Isaia 6,1: «Nell’anno della morte del re Uzzia, io vidi il signore assiso sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo manto riempivano il tempio»). Lui, il portatore della Misericordia, ha l’incarico di andare su questo mondo, – come spirito, non come uomo. Voi penserete subito he allora per lui è molto facile, poichè lui sa chi è e da dove viene, e dove deve di nuovo tornare. Con i vostri pensieri un po’ scarsi avreste ben ragione, se… – Dipende però da questo ‘se’.

19. Che come cherubino, come principe della luce, possa superare tutto facilmente, sotto l’aspetto spirituale è un dato di fatto. Solo che ora deve risvegliare degli uomini, ma senza costrizione, coloro che non vogliono ancora lasciarsi svegliare per molto tempo. Questi lo incontrano in modo, – ora non rattristarti, caro Harim, perché cito te, che per giunta non sei l’unico per il quale vale l’esempio – che non lo riconoscono per via della sua giovinezza luminosa, nemmeno come apparente vegliardo. Questi lo vorrebbero chiudere nelle loro povere sbarre. Cosa pensate che faccia il Cherubino?

20. Oh, sì, non sarebbe solo molto triste a causa della incredulità, a causa delle male parole inutili che vengono dette così, senza esaminare. Lui vorrebbe – ah, quanto volentieri, grazie alla sua funzione celeste, alla sua alta spiritualità, e lo potrebbe – portare gli uomini alla conoscenza con amorevole, misericordiosa forza. Ma Dio non vuole questo. Lui, il Signore della Sua magnifica suprema Volontà, nel riflesso della propria volontà vuole chiamare tutti i Suoi figli, cosicché certamente anche sotto la guida si diano liberamente a Lui. Quindi, il Cherubino deve fare entrambe le cose: la Volontà del Suo Mandante, e quello che può da se stesso.

21. Dato che sa chi e che cosa lui è, che cosa può dall’incarico che gli era già assegnato nella sua scelta del Cielo all’inizio della sua Vita, proprio per questo per lui è molto difficile trattenere la sua capacità, la sua forza e, …sopportare gli uomini”. ‘Come me’, pensa Harim vergognandosi profondamente. Come ha valutato e trattato malamente ‘il lontano’. Se potesse annullare questo, farebbe di tutto per farlo. Solo, quel che è detto e fatto, non c’è più nulla da cambiare, nulla da lisciare. Uno sguardo dagli occhi chiari lo consola e lo sgrava. Il giovane continua:

22. “Da ciò è da intendere, che secondo quest’esempio anche il cherubino Gabriele ha bisogno della guida del Padre suo, abituato alla salvezza, e cioè per trattenersi (ved. in ‘Da lontano dalla Terra’). Quindi Gabriele, come tutti i primi, deve continuamente chiedere nel cuore per farsi dare istruzioni dal Padre, senza magari, come se non ne fosse capace, eseguire da se stesso la sua funzione.

23. Chiuso l’esempio. Vedete, voi cari, che nell’intero universo, nell’Empireo come pure nell’infinito, non esiste nessuna anima filiale che possa vivere, agire, amare completamente, senza guida. Pensate voi, che possa anche essere possibile, che si possa vivere anche senza accompagnamento? Se fosse così, allora la fede dovrebbe essere profondamente radicata, perché in tal modo sarebbe comunque dominante il collegamento di Luce. Se in un figlio questa sta in risalto, allora tutto ciò che muove il figlio, ciò che pensa, dice e fa, sotto tale supremazia, ha da procedere dal Padre! Avanti, eternamente!

24. Altrimenti non ci sarebbe nulla nell’immenso circondario della Creazione che non abbia bisogno della maestosa Guida, delle Mani redentrici di Dio. Questo è nuovamente alto e magnifico, del tutto diverso di come l’uomo se lo possa immaginare. Non preoccupatevi di pensare che questo non sarebbe talvolta possibile, che l’uomo sarebbe troppo attaccato al mondo e alla sua natura, che allora non rimarrebbe molto di una riflessione elevata; d’altra parte, questo non vi si potrebbe mettere in conto, se la più alta cosa celesiale non fosse proprio da immaginare sulla Terra. Pazienza! Vedremo.

25. A nessuno viene messo in conto una incapacità, dove non regna nessuna cattiva volontà, soprattutto dove qualcuno è credente, per quanto sia possibile. Dove però in lui volteggia il mondo, lo scettro, una incapacità perché usata soltanto come scusa, là viene pienamente messa in conto. Tuttavia questo succede quasi sempre nell’aldilà, perché difficilmente tali anime giungono nel mondo al ritorno. Esse rimangono fedeli alla loro propria ombra. Ed è la loro ombra che sopravviene su di loro.

26. Si deve poter amare già da se stessi, poiché l’amore è stato impiantato in aggiunta nei figli nel sesto Giorno della Creazione, che conoscete secondo la prima storia di Mosè e che ora domina nell’universo. Perfino l’amore di specie diversa può valere, anche se per grazia, del tutto al limite. Questo è avvenuto nella caduta della prima figlia del Cielo. L’amore per i ricreati, sopravisse, ma non era più un amore autentico, celeste, bensì fu unicamente il desiderio.

27. Così molteplice è anche negli uomini. Ciò che chiamano amore, in fondo è soltanto desiderio; tuttavia – condizionato dalla caduta – viene considerato nella giusta parte, se nel desiderio c’è almeno il motivo per l’amore. Naturalmente, è meglio che non lo si aduli. Lo avete compreso, avete anche dei cuori preparati che vogliono amare innanzitutto DIO, e in questo amore, servire il vostro prossimo. Il servizio è la più sublime espressione di vero amore, e non ha bisogno di nessuna parola, ma solo dell’azione!”

28. Mortuts osa dire: “Rankenos ed io siamo molto lontani dal possedere anche soltanto una piccola scintilla di questo amore. Allora da noi è magro. Forse Dio non ci guarda nemmeno, perché la nostra vita fin qui…”

– “Soltanto fino al Tigri, caro Mortutus. Là siete tornati e vi è stato difficile. Solo questa difficoltà è stata la cosa migliore del vostro cambiamento. Ciò che è facile, amico mio, ha quasi sempre anche un peso leggero, sovente è pula, e nessun chicco.

29. Mettete la vostra fatica nella mano dell’Altissimo, Egli vi ha chiamato e voi avete ascoltato. Se Egli vi ha chiamato, come devo dire, come mai Egli non dovrebbe guardarvi? La Sua chiamata, non è forse, un ‘guardare-un-figlio’ dal grande Ardore dell’Amore del Padre? Vedi, questo non è successo seriamente soltanto con voi; anche Raguel dovette prima voltarsi, benché in lui c’era la conoscenza di un tempo. In voi non c’era nessuna conoscenza, voi dovevate, per così dire, cominciare dall’inizio; e questo non è assolutamente facile. Ringraziate Iddio, che Lui vi ha chiamato e che voi vi siete lasciati chiamare”.

30. “Allora sono contento”, dice Rankenos. E la sua voce trema. “Di tutto cuore, per quanto sono già capace, ringrazio il Signore. Lui ha tirato fuori noi due dal vortice di questo mondo, …attraverso te, amico sconosciuto!”. Sì, sì, ancora sconosciuto, pensano tutti, e comunque così caramente fidente, come se conoscessero ‘il lontano’ già da anni. Da ogni petto sale ora un ringraziamento, forte e piano, appunto come ognuno può. Tobia intona un canto di lode come ce ne sono diversi dai salmi del loro Davide. Allora è come un soffio che afferra tutti insieme, …come se, …come se. Ah, sì, …il Dio vicino!

31. Ora le donne preparano il pranzo di mezzogiorno. A Tobi viene qualcosa in mente, e dato che cammina proprio ora accanto al giovane, chiede subito: “Che cosa devo fare con gli unguenti che abbiamo preparato al Tigri? Non mi ricordo più bene che cosa ne avevi ordinato; ma ecco… Oh!”. Una forte esclamazione. “L’unguento per i ciechi!

32. Mio padre… Buon amico…”, abbracciando il giovane, “…non può anche aiutare mio padre? Non è diventato cieco per propria colpa; non ho bisogno di dirti com’è successo”.

– “No, non ne hai bisogno, e non è nemmeno da presentare al Padre del Cielo. Abbiamo ancora mezza giornata davanti a noi, perciò si possono ancora svolgere molte cose. Non pensi?”

33. “Dev’essere terribile non vedere, essere esposti inermi agli altri, che magari si occupano dei ciechi”. Tobi piange, lui ama suo padre. “Anche se dal loro disagio sono anche qualche volta cattivi, come lo era stato mio padre ed ha litigato con mia madre. Allora…”

– “E’ cancellato prima ancora che alcune parolacce passino sulle labbra di un cieco. Sai quanto è grande la Compassione del Santo?”. Quasi come inorridito, Tobi guarda il suo compagno di viaggio.

34. “Una domanda che gli uomini non possono misurare. Come potrebbero allora trovare una risposta? Si potrebbe ancora dire al massimo: la Misericordia del Signore dura in eterno!”

– “Appunto! Come dovrebbe concluderla Lui, con l’Ira, solo perché un cieco sia stato una volta cattivo ? Dio non dimenticherà mai di cancellare qualcosa pietosamente di ciò che cade su un uomo da una grave sofferenza.

35. Tobi, tuo padre è un uomo pio. Non devi pensare più che una volta ha sbagliato nel parlare”.

– “Non lo faccio. Non ne ho nessun diritto di adirarmi per questo. Devo limare molte cose su me stesso. Mi è venuto soltanto in mente ora, perché vorrei così tanto volentieri aiutarlo e so comunque, che solo il Signore Iddio lo può aiutare”.

36. “Allora lascialo anche a Lui e al Suo Tempo! Gli uomini prevengono volentieri, malgrado che non sappiano né riconoscono che cosa c’è prima da trovare. Quante volte tendono poi nel vuoto. La colpa viene caricata su altri. Se non si ha un prossimo, allora su Dio! Lui, tanto, può portarla!”

– “Oh, ti prego, fermati! Non posso sentire tali cose! Il nostro Dio, il Santo, il Meraviglioso e Misericordioso! Hai rilevato con ragione la Misericordia., non comprendi come mi brucia? Forse possedere un aiuto e non saper com’è da usare?”

37. “Vedo il tuo dolore, buon figlio, ma ti chiedo: non lo vorresti lasciare a me per eseguire questo aiuto? Potrebbe darsi che il Signore da te altamente lodato abbia dato l’incarico nelle mie mani”.

– “Stolto, che sono! Perdona, ho pensato… Ho parlato erroneamente... Mi voglia perdonare il Signore”.

38. “Anche qui non sarà scritto subito. Vedi, finché l’uomo percorre la via da viandante, in particolare nel mondo, il più basso di tutti i corpi celesti e, …il più riccamente benedetto, non si può evitare d’inciampare, più o meno sovente nel pensare, nel parlare e agire. Proprio come qui: dove nessun verme rosicchia il cuore, la Grazia del Padre-Creatore passa su tutto e soffia via il male, come un vento soffia anche le nuvole scure, tutto ciò che vuole rendere difficile la via. A questo è allacciata anche la via del ritorno a Casa”.

39. “Sì, la via! Durante il nostro cammino ho pensato tante volte: ‘Qual inaudita Grazia mi ha dato il Signore, una volta in genere, poi attraverso te, molte cose meravigliose. Tu puoi rendere tutto così comprensibile. Persino il vecchio rabbino, ed era un buon uomo in grado di spiegare più da vicino qualcosa di superiore, dal quale mi hai liberato. Ah, lui leggeva per noi i rotoli. Se uno di noi ragazzi chiedeva qualcosa, diceva sempre sgarbato: ‘Non avete nulla da chiedere! Avete solo da credere come ho letto’. – Ma era questa una scuola?”.

40. All’improvviso Tobi ride: “Il nostro Padre del Cielo mi ha portato via dal magro trògolo[14], dove c’era solo della paglia; mi ha portato nella Sua alta Scuola del Cielo e non vorrei sapere quale cattedra tu stesso hai”.

– “Questo si vedrà ancora, Tobi. Abbi pazienza. Con la paglia hai certamente ragione. Agli animali serve come foraggio, ed è benedetto per la creatura, non per il rabbino.

41. E’ un pover’uomo, la sua anima è incallita, lui tiene molto in alto l’opera della lettera. Non conosce il senso della Sapienza nascosta che era fin dall’eternità, prima che fosse creato un mondo, che Dio ha dato a quei figli che cercano i loro tesori. Ora a lui un giorno verrà accesa una lucetta. Infine, secondo la sua opinione, lui vuole il meglio, anche se non sono dei chicchi, ma paglia. Vieni, andiamo di nuovo dagli altri, ci attendono già”. Tobi e il giovane entrano in casa.

42. Tutti sono seduti intorno alla tavola. Si era parlato di ciò che ‘il lontano’ aveva insegnato prima. “C’è da andare molto a fondo”, dice Tobia. Non è facile cogliere tutto”. Hanna intanto offre frutta, pane e bevande. “Ma quanto ha ragione il nostro …”, dopo un momento, Tobia riflette, “…ha detto il nostro amico del Cielo: ‘Ciò che è facile, sovente non è nessun peso’. Occupiamoci con ciò che è più difficile: il meraviglioso cibo della Luce.

43. Molto prezioso era il ‘autentico e falso amore’, quest’ultimo un desiderio. Sì, sì, noi uomini ci siamo velocemente: pretendere e trattenere. Anch’io ho fatto male mandare il mio Tobi in un paese straniero, nel pericolo, per dieci libbre d’argento. Avrebbe appunto …” “Lui te le ha riportate”, interviene Simeas.

44. “Ma per noi è anche arrivato il meglio: il giovane! Vi dico: l’amico del Cielo! Quanto abbiamo ricevuto tramite lui dal nostro ‘Dio vicino’! Già che ci ha liberati dalla vecchia treccia: ‘Il Dio dei nostri vecchi padri’. Ah, sì, non lo dirò mai più, l’ho liquidato. Per me d’ora in poi esiste unicamente, …più giusto: il nostro Dio vicino! Questo significa: ora completamente risvegliati!”

45. Suonano alla porta. Il volto di luce risplende più chiaro di un raggio del Sole più chiaro. Potremmo mai noi uomini, far risplendere una tale gioia? Non proprio! Un ragionamento di Tobia è inoltre questo: ‘Dove sarebbe allora la differenza, se il materiale mondano si potesse mostrare come lo può unicamente il celestiale?’. No, questo ha il privilegio nelle cose alte; ed è bene. I pensieri vengono di nuovo sfogliati, come se Tobia avesse parlato, invece di limitarsi a pensare.

46. “Quello che è del Cielo, rimane riservato al regno della luce, come nemmeno il vostro Sole è sulla Terra, come ci camminate voi uomini. Ma come il Sole manda giù i suoi raggi di luce e di vita sul mondo e altrove, proprio così discende il celestiale su di voi e benedice ciò che ha bisogno di benedizione e di Luce. Per voi questa misura è percettibile, nondimeno non misurabile, per coloro che non riconoscono Dio, comunque è nascosto, precisamente e altrettanto come il Sole che si nasconde dietro le nuvole. Ma, …esso c’è, percorre il suo cammino posto per la salvezza. La salvezza rimane eternamente la benedizione di grazia del Creatore su tutte le Sue Opere!

47. Dio si rallegra di voi, essendovi dichiarati del tutto pronti a lasciarvi guidare da LUI, di accettare grati la Sua grazia e tu, amico Tobia, lo hai compreso in modo particolarmente profondo. Ben per te, ma anche per voi tutti. Questa è anche la mia gioia e su questa porterò la vostra lassù, sull’alto Altare della Divinità, il Quale è tutto per i figli: Creatore, Sacerdote, Dio e Padre, e oltre questo, magnificamente risplendente, il ‘Redentore fin dall’eternità’. Chi Lo riconosce e Lo ama, servendoLo nel vero servizio al prossimo, costui avrà la vita eterna già nel mondo della Terra.

48. L’amico Harim non vorrebbe vivere eternamente nel mondo, vorrebbe piuttosto, …ha perfettamente ragione! Perché nella materia non esiste da nessuna parte una vita eterna. Comprendetelo: la qui menzionata ‘vita eterna’ è la percezione della salvezza, la conoscenza assolutamente necessaria che proviene dalla Sapienza della Luce, nascosta nel Signore in ogni istante, in ogni tempo, in ogni luogo! Questo è il Simbolo della vita eterna!

49. Questo basta come proceduto dalla Casa del Padre, e pure di ritorno. Infatti la percezione della salvezza dallo spirito non può esistere nel pieno da nessuna parte, che appunto là da dove è proceduta. Sì, fai un sospiro di sollievo, fratello Harim, perché…”

– “Oh, ti prego, fatti interrompere! Già la parola ‘amico’ non la merito ancora per lungo tempo, ma l’accetto con gratitudine e umiltà. Ma ‘fratello’? Ah, allora mi manca ancora tutta la Scala del Cielo, anche fin lassù nella percezione della salvezza da te di nuovo spiegata così magnificamente”.

50. “Vedremo se la fraternità in cui sono incluse saldamente le sorelle, il Padre la farà valere. Se vale per Lui, e non lo avrei detto se non fosse vero, perché ti ribelli di essermi fratello?”. Questo è di nuovo difficile, pensa Tobi, per non parlare degli altri. Per lui meno, perché è stato per mesi unito con il suo amico viandante ed ha sempre sentito la differenza, ma soltanto non l’ha riconosciuto del tutto.

51. “Io vorrei…”, interviene frettolosamente Tobi. “E’ da pensare, che solo attraverso la Bontà di Dio siamo tuoi fratelli di luce, ma non tu il nostro, perché sei del tutto diverso che noi piccolini su questo mondo”.

– “Ora hai cacciato la tua sapienza nel sacco, Tobi. Ti chiedo: se state con me su un gradino, sul caro ‘gradino di figli di Dio’, come mai non lo sarei pure io? In questo caso esiste soltanto la reciprocità. Oppure no?”

52. “Visto in questo modo, ebbene, sì”, concorda Simeas, da una gioia del cuore che quasi lo sopraffa.

– “Questo è anche abbastanza”, conferma ‘il lontano’. “Inoltre vi dovete liberare dal sentimento restrittivo che può spezzare facilmente la Scala del Cielo di Harim, la può almeno interrompere. E voi tutti non lo volete, vero?”

– “Ah, tu…”, sospira Mortutus, e lo fa anche Rankenos, “.ci hai davvero tolto dal fango peggiore, allora dobbiamo, …io, …no, non si può immaginare. Sai che cosa voglio dire?”

– “Ebbene sì, lo so, dillo per via degli altri, affinché possiamo eliminare anche questo tronco d’impedimento, dove necessario, anche distruggere del tutto”.

53. “Penso che non ti sarò mai fratello, non lo potrò! Ma un servo, sì, questo lo vorrei diventare. Allora, …sarò anche un po’ vicino a Dio, perché tu Gli sei molto vicino. Adesso questo lo so, questa fede non me la lascio più togliere”.

– ‘Oh’, pensa Harim, ‘un ladro, e pensa davvero profondamente. Servo? Sarebbe bene se lo fossi già. Il Signore nel tempo antico non ha parlato dei profeti e inviati che sono i Suoi servi? Ed ha impiegato delle fedeli ragazze’.

54. “Con servo e serva avete approfondito molto; davanti al nostro altamente amato Padre può valere, perché dal Cielo secondo il lavoro e il servizio siamo servi e serve. Se ora traggo una volta Mortutus e Rankenos, così per via dell’esempio. Che cosa sarebbe se vi chiamassi i miei ‘piccoli fratelli’? Lo siete, e vorreste esserlo davanti a Dio?”. Come strappati in alto i due ladri si alzano e si precipitano davanti al giovane.

55. “Piccoli… fratelli…! Quale inaudita beatitudine! Allora possiamo avvicinarci ancora di un passettino a Dio! Tu, grande fratello, prendi noi piccoli per mano. E quando un giorno…, ah, non si può afferrare…, potremo stare in ginocchio davanti a Dio, all’Altissimo, allora rimani per favore al nostro fianco”. – Gli uomini maturi, Tobia ed Harim, Simeas, anche Tobi e le due Hanna, persino la giovane Sara sentono che cosa è ora avvenuto per tutti.

56. Di nuovo vedono il volto più che splendente del ‘lontano’. Ah, pensa Harim, sono stato stupido, ho pensato chissà che cosa di sapere. E ora, …anche se oramai non c’è più nessun dubbio che il giovane, uno dei più elevati, può mostrarsi così magnificamente, …se si potesse incontrare DIO…, quali Magnificenze fluirebbero su di noi! In questo flusso di Luce si dovrebbe sprofondare. Tutti hanno pensieri simili, soltanto non li pronunciano ed aspettano che cosa ha da dire l’ospite del Cielo’.

57. “Il nostro Mortutus, ma anche voi tutti”, il giovane indica tutt’intorno, “lo avete afferrato e detto bene. E’ già una beatitudine per voi uomini, quando arriva uno spirito di luce e vi ammaestra. Ma credete pure: Quello che noi abbiamo da portare, è la Parola di grazia di Dio; non portiamo mai qualcos’altro, che ciò – detto fra noi – il Signore, il Padre di noi tutti, mette sul santo Focolare del Suo Sancto Sanctorum. Da lì lo prendiamo e lo portiamo in ogni luogo che il Padre-Creatore ha previsto e ordinato a noi di andarci.

58. Ordine? Pensateci. Ora non sapete ancora che cosa significhi un ‘Ordine della Luce’. Non somiglia in nulla al comando mondano di poveri grandi che si attengono ancor meno al proprio comando. Ma Dio, l’Altissimo-Magnifico? Ciò che ordina Lui, è un ‘Dire’, “Io vi dico che Egli non dà mai come incarico ciò che non è stato come Parola fermamente improntata nella Sua propria Eternità-Ur, dalla ricchezza dei pensieri della Sua magnificenza!

59. Accettate gioiosi i ‘piccoli fratelli e le piccole sorelle’, così sarete strettamente uniti con Dio, il Padre. Vi stupireste, non considerandolo proprio per vero, come regna l’amore fraterno nel regno della Luce. Certamente – nella materia – per via della redenzione, può sempre cadere solo il riflesso dalla Ricchezza di Grazia; ma questo è abbastanza grande per afferrare tutti i viandanti e tutti i poveri precipitati. Vedete, così sono davvero il vostro fratello. Non ha importanza, se i vostri cuori sono e rimangono aperti solo per cogliere la Grazia di Dio, sia che posso oppure no portarvi l’Amore di Dio, le Sue parole, oppure se siete coloro che prendono.

60. Non esisterebbe eternamente nessun Donatore, se non esistessero quelli che prendono! Prestate attenzione e non confondete: il Dio-Creatore, i cui sette Raggi divampavano prima che Egli avesse posto un’Opera interiore nell’esistenza esteriore (il cui numero non si può contare), aveva appunto deciso dalle sette Caratteristiche della Sua alta maestosa Entità-Ur di creare quelli che prendono, affinché Egli, dalla Sua Magnificenza di Donatore, fosse per loro, quali acquirenti, il Donatore!

61. Questa era la relazione Padre-figlio costruita sul rapporto fra Creatore e creatura, tra il Sacerdote e lo spirito dei figli, tra Dio e l’anima vivente, da cui nell’insieme risultò il rapporto santificato menzionato, tra il Padre e il figlio. Da ciò potete vedere che pure noi celestiali, persino quando siamo dei portatori – non donatori, ben inteso – non siamo null’altro di fronte al Padre, che coloro che prendono. Persino su questo mondo, dove molto del bene quasi sprofonda, non esiste nessun uomo che fosse donatore, se non gli stanno di fronte coloro che prendono.

62. Guardate voi stessi nel circondario; ed anche se è soltanto una piccola immagine, potete prendere una misura per tutto il resto: Tobia e la sua Hanna potrebbero essere dei cari osti, se alla loro tavola non fossero seduti degli ospiti? Anch’io sono ora un ospite della casa e lo sono volentieri”. Hanna singhiozza forte.

63. “Oh, giovane, tu sei… Come devo dire? Sei venuto dal grande Amore. Siamo noi, l’uno come l’altro, tuoi ospiti; tu ci ha portato appunto il Pane del Cielo”.

– Profondamente commosso Tobia afferra a tastoni sua moglie. “Hai pronunciato il meglio. Siamo noi gli ospiti. Il nostro amico del Cielo ci ha portato il buon Cibo dalla Casa del Padre. – Non è così?”, rivolgendosi interrogante al ‘lontano’.

64. “E’ bene che non contempliate, non ancora, il Raggio che ora il Padre manda giù su di voi. Sì, vedete: quando portiamo qualcosa, allora allo stesso tempo siamo ospiti del Padre, perché è Lui che prima ci da a noi. Proprio giusto: il Suo buon cibo di Padrone di Casa! E questo vale eternamente più che tutto ciò che i mondani s’inventano volentieri. Ma ora, Tobi ed io, abbiamo ancora qualcos’altro in mente.

65. Riferisci la tua esperienza con il pesce di cui avevi orrore, poi tutto il resto verrà da sé”. Tobi lo esegue e tutti ascoltano. Sara dice: “Meno male che il mostro non ha divorato Tobi”. Malgrado tutta la serietà e quella gioia del cuore che ha afferrato tutti insieme, ridono. Persino il giovane ride come se cadessero delle perle.

66. “Hai ragione, sorellina; c’ero anch’io, allora non poteva accadere nulla. Il pesce non era un mostro, soltanto molto grande. Tobi, continua a raccontare e va a prendere l’unguento che è stato fatto, che hai conservato nel tuo piccolo otre di pelle”. Tali otri, anche più grandi per vino e acqua, li aveva ognuno con sé sulla lunga via. Quando arrivavano ad un pozzo, allora si riempiva l’otre perché non si sapeva se presto si sarebbe trovato di nuovo un buon pozzo. Quindi anche Tobi su consiglio del giovane aveva conservato al meglio l’unguento.

67. Lui lo dà subito al giovane dicendo: “Lo puoi usare tu; perché tutto è venuto ed è passato dalla tua mano. – Sì, sì, lo so, …attraverso la mano di DIO!”. Subentra uno strano silenzio, come una solennità. E’ quasi simile ad una calma del Cielo ciò che si posa su questi uomini. Il ‘lontano’ si rivolge a tutti, ma direttamente a Tobia.

68. “Ho già detto che Dio ha ora una grande Gioia perché vi siete dati a Lui come mai nella vostra vita, sia che uno è più anziano oppure giovane. Rilevo un’eccezione, e questo è Tobia. A parte il fatto che ogni uomo, più o meno, può smarrire la via del tutto diritta della fede e dell’essere buono; di questo ne abbiamo parlato abbastanza, tuttavia, Dio vi manda a dire:

69. Tobia si era sempre attenuto al suo Dio, senza chiedere, e solo qualche volta ha temuto segretamente, quando di notte seppelliva i poveri uccisi, ciò che era proibito a un laico, se poteva riguardarlo. Lui ha agito secondo il suo amore, dapprima per Dio, come il Signore ha raccomandato a Mosè: ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ (Levitico 19,18), il cui Comandamento il fedele Tobia ha osservato come oggigiorno viene fatto da poca gente. Poi però ha anche avuto l’amore per il prossimo, come nuovamente fanno pochi. Non gli è venuto nemmeno in mente che così poteva ammalarsi attraverso i cadaveri che marcivano al calore, e che la morte oltre lui avrebbe potuto afferrare anche i suoi.

70. Gli è capitato un male nel servizio da samaritano, diventando cieco. Ma, …badate, Tobia è diventato cieco solo esteriormente, poiché, secondo il suo cuore, la sua anima, il suo spirito, secondo l’animo è rimasto vedente fino al giorno d’oggi. Ora Dio stende la Mano della benedizione e lui deve riavere la luce degli occhi.

71. Tobia, rimani calmo, brucerà un poco, ma questo passa rapidamente”. Il giovane toglie la leggera benda che Tobia portava sempre, quando da lui c’erano degli ospiti. Non dovevano vedere il marchio che lo sporco degli uccelli aveva lasciato, corrodendolo.

72. Il giovane apre una cerniera dell’otre e spalma un poco dell’unguento sui due occhi. Dapprima Tobia si spaventa un poco; brucia abbastanza forte, ed anche se ha la fede, la speranza zoppica, …del tutto comprensibile. Comunque, ancora per poco, se ora può essere aiutato davvero. Congiunge saldamente le mani e, nonostante il corso dei pensieri un po’ confusi, crede comunque nella Bontà di Dio, nel Suo operare miracoli. Chi altro potrebbe appunto compiere dei miracoli, se non LUI solo? Molto agitati, tutti assistono, in particolare Hanna e il giovane Tobi.

73. Per un momento ‘il lontano’ posa le due mani sugli occhi ciechi. Il dolore cessa. Sì, come una sensazione deliziosa fruscia nel cieco. Ora gli sembra come se fosse rinato. “Ora apri gli occhi”, dice il giovane, tenendo Tobia saldamente per le spalle, per sostenerlo se dovesse vacillare. E questo succede. Troppo grande, troppo potente è la sensazione quando apre gli occhi, dapprima lentamente, ancora con un po’ di timore: che cosa sarà? Ma poi, …poi, …un grido, venendo dal più profondo dell’anima, si sprigiona dal suo vecchio petto.

74. “Posso vedere! O mio Dio!”. Di più Tobia non può far uscire dalle sue labbra, Simeas s’inginocchia, tutti lo fanno velocemente come lui. Lui prega intimamente: “Signore Iddio, Ti ringrazio! Oggi ci hai rivelato un grande miracolo di Grazia. Ti ringrazio di tutto cuore, perché hai aiutato il mio vecchio amico, gli hai di nuovo aperto gli occhi, anche a noi hai guarito gli occhi delle nostre anime. Oh, sì, abbiamo di certo creduto in Te; soltanto, quello che ora abbiamo potuto cogliere tramite il Tuo caro messaggero del Cielo, una grazia dopo l’altra, solo questo ha reso vedenti le nostre anime cieche. Lode, ringraziamento, gloria e onore a Te, o meraviglioso Padre-Dio”

75. In onde sempre più alte monta la gioia. Non si sa se si deve cadere nelle braccia del giovane, di Tobia, oppure reciprocamente. Una gioia tumultuosa riempie la sala e nessuno sente il bussare alla porta. Il ‘lontano’ sorride leggermente a se stesso, anche lui è molto felice. Oh, suo Padre, UR, lui conosce appunto questo Nome, che per la materia non era ancora rivelato. Il suo cuore trabocca pure nella lode e nell’adorazione.

76. La porta viene aperta. Entrano in due. “Che sta succedendo da voi? Abbiamo bussato a lungo, e nessuno ci ha aperto. Allora siamo entrati. Ah, con questo tumulto non ci avete nemmeno sentito!”. Questi sono Maasja, il superiore di Canaan, e il più anziano Meremoth di Nazareth, che pure loro volevano andare a far visita una volta a Tobia, dopo che il messaggio della cecità era giunto fino a loro.

77. “Maasja, Meremoth!”, esclama Tobia gioioso, e abbraccia gli amici. “Anche voi vi ha mandato il Signore da noi!”

– “Aspetta”, dice Maasja, “abbiamo sentito che sei diventato cieco. Ma tu puoi vedere? Ah, viene sempre chiacchierato molto, e la maggior parte non è vero”.

– “Ma sì, amico, era vero. Mi è capitato un grande miracolo. Proprio ora il Signore mi ha guarito gli occhi attraverso il nostro amico del Cielo”, indica ‘il lontano’, che abbraccia di nuovo intimamente.

78. “Mi sembra”, interviene rapidamente Meremoth”, che siete tutti confusi. E Harim e Simeas? Non lo si può quasi credere che voi due siete caduti sotto una magia!”.

Harim alza le mani: “Aspetta prima, amico Meremoth, poi diverrai vedente anche tu, …nella tua anima, come lo siamo diventati noi oggi, mentre Tobia era stato davvero cieco, ma ora si è rivelata su di lui l’alta Grazia di Dio.

79. In questa casa non esistono maghi. Ah, sì, anch’io prima ero molto scettico, ma tutto quello che abbiamo sperimentato, …e quali parole di salvezza abbiamo ricevuto. Allora mi sono risvegliato. Prima ho pensato: ‘Che cosa può un tale giovane?’. Parlate una volta con lui e presto riconoscerete chi e che cosa si cela dietro di lui. No, non nasconde, ma rivela apertamente, anche se non conosciamo ancora il suo nome”.

80. “Ecco, è qui che ti volevo!”, litiga Maasja. “Marmocchi senza nome, di quelli ce ne sono molti che spargono sabbia negli occhi dei creduloni! Vieni qui, giovane, fatti esaminare se sei sincero”. Maasja dice quest’ultima cosa titubante; perché quando il giovane si avvicina, il suo essere, gli occhi luminosi, allora diventa un poco incerto. Hm, costui è del tutto diverso, non sembra come se…

– “Eccomi qui!”, Una voce soave, eppure, penetrante, che fa tremare il cuore dei nuovi arrivati. Ora che sentono tutto quello che è avvenuto, anche ciò che è capitato sul viaggio di Tobi, che Tobia è stato cieco e ora è diventato vedente in questa alta ora di grazia, Meremoth e Maasja sono un poco sconcertati. A loro succede come a Simeas e ad Harim, pure come a tutti gli altri.

81. “Se tutto questo è avvenuto”, confessa Maasja, “se devo credervi, allora, …certamente, allora… – Ma perché non ti sei ancora presentato? Non hai detto il nome?”, chiede al ‘lontano’, mentre gli entra paura nel cuore, “dopo, si potrebbe sapere chi sei”.

– “Siamo tutti d’accordo”, dice Simeas calmo, ma gioia irradia dal suo sguardo, “che il giovane è diventato il nostro amico ‘vicino’, come ci ha anche portato vicino Dio che abbiamo sempre chiamato ‘Dio dei nostri vecchi padri’, come il nostro Dio del tutto vicino!

82. Quindi lo chiamiamo ‘l’amico del Cielo’, poiché ci ha anche portato la gioia del Cielo. Ma ecco - “ prende coraggiosamente la mano del ‘lontano’, “tu puoi aiutare meglio i nostri amici di come lo posso io. Inoltre sono curioso quale risposta dalla Luce sai dare”.

– “Allora sono curioso”, dice Meremoth sempre ancora un poco incerto. “Miracoli? Questi sono avvenuti una volta, al tempo del patriarca Abrahamo, di Mosè e Giosuè. Oggi…? Ah, allora tutta Israele dovrebbe voltarsi con tutta la sua gente: magari, allora, forse…”. Malgrado ciò, chiede ancora una volta il nome del ‘lontano’; lo fa anche un poco timoroso.

83. “Posso servirti con una risposta. Tu sei molto interessato ad mietere l’onore, perché sei dotto nella Scrittura, in più un anziano, di cui coltivi volentieri la reputazione. Per te i nomi valgono di più, che l’essere umano. Se un povero senza funzione né dignità, secondo la sua anima, sta molto più in alto che tutti gli alti poveri di questo mondo, …te lo sei mai chiesto? No!

84. Non l’ho detto in modo duro, è la verità, e questa qualche volta fa male, non è vero? Ma credilo: tu e Maasja siete venuti da voi stessi fin qui secondo il vostro benestare. Tuttavia, che fosse la Guida dello Spirito, l’avete considerato? No! Non siete gli unici, né i primi né gli ultimi a non ricordare questo, e Dio non lo guarda proprio. Se invece ora volete ancora cambiare, questo Egli lo guarda. Non vorreste gettare da voi l’ultima cosa mondana che ancora portate? Oh, sì, voi credete in Dio, altrimenti…”, pronunciato molto seriamente, “…non stareste ora in questa sala, che l’Iddio ha santificato!

85. Non crediate che una sinagoga sia una sala santificata, un tempio e simili. Dio entra come, dove e quando vuole! Non dipende mai dal vostro pensare! Oppure sì?”

– “No,” suona formalmente lamentoso, “noi uomini dipendiamo da Lui; non Lui da noi”.

– “Un’utile conoscenza”, loda ‘il lontano’, “su questo si può continuare a costruire. Potete credere che Dio, l’Eterno, rivela i Suoi miracoli, pure quando, come e dove Egli vuole?”

86. “Sì, questo lo si deve credere”, confessa Maasja.

– “Meglio non doverlo credere”, insegna ‘il lontano’. Un povero ‘devi’ si spezza molto presto. “Voler credere, poterlo per amore, questo ha eterna sussistenza!”. Meremoth e Maasja drizzano le orecchie. Questo è l’insegnamento di un vecchio saggio, non di un giovane. Entrambi si sono accorti che qui è avvenuto qualcosa che non avevano mai veduto in tutta la loro vita.

– Allora all’improvviso Maasja chiede: “Guidaci dal nostro Dio vicino. Questo che tu dici, mostramelo: esistono ancora miracoli di grazia”.

87. Ed è uno, perché i due uomini sono cambiati cosi presto. ‘Questo è stata la Luce, pensa Tobia, il cui ringraziamento e gioia sono immensi. Questo sta per lui al primo posto, al secondo, invece, perché gli amici sono arrivati alla conoscenza.-

88. Su di loro irrompe la sera, così infinitamente beata, si sentono quasi come non più su questo mondo. Ed ecco…

[indice]

 

Cap. 13

La visita del Padre con Alaniel – Insegnamenti celesti – Tobia, un testimone verace – Il nome dell’angelo: Rafael

 

1. Chi sta aprendo ora la porta? Non si aspetta nessun ospite. E comunque, …una corrente d’aria indica che qualcuno è entrato. Ecco, …oh, ecco! Come un bagliore di luce sta alla porta. Tutti la guardano irrigiditi. Sembra come una Candela, che però allora non si conosceva. La luce diventa forte, acquista raggio e forma, ed ecco: sta lì come una Figura d’uomo, grande e meravigliosa. Oh, chi ha mai visto una tale luce? Da dove viene? Chi si cela nella luce? Oppure, …più giusto: Chi si vuole rivelare? Nessuno dei radunati è capace di muoversi. Mentre una corrente passa sui loro cuori, indescrivibile, e comunque, la si sente precisamente. Oh, la Parola, …la Parola!

2. “Figli nel mondo!”. Solo questo è sufficiente per inchinarsi profondamente, per conoscere e, tuttavia, da non credere, per umiltà, nella dedizione all’Iddio-Padre. Tobia, intanto, è il primo che riconosce subito che solo DIO può parlare così. In più questo delicato: ‘nel’ mondo’, non ‘del’. Per un’alta Grazia inesprimibile si son potuti allontanare dal mondo, separarsi da lui; non appartenerGli più. Senza parole sale una preghiera di ringraziamento al Signore, no! Ora, a Lui! Gli occhi diventati di nuovo vedenti, sono bagnati di lacrime. E ancora una volta la Parola:

3. “Figli nel mondo! Non potete proprio afferrare ciò che adesso si svolge qui. Vedo la vostra umiltà, che per me è il miglior sacrificio filiale. Oh, non pensate che l’umiltà sia una sottomissione, anche se ora vi sottomettete volentieri a Me, vorreste scostarvi da Me, non trovandovi abbastanza degni, sopratutto di sentire una Parola dal vostro Dio, per non parlare di vederMi.

4. La Figura di luce si è svelata sempre più. E’ un Uomo alto, così venerabile come nessuno ha mai visto così vicino, del tutto diverso di come un uomo, per quanto buono, sta vicino a un altro, nell’amore, nonostante la nobiltà. Allora è come un corteo. Dapprima si alza Tobia, ancora esitante, si inginocchia davanti al Padre. ‘Sì, sì’, esulta il suo cuore: ‘E’ il Padre! Non come Dio, non come Creatore Egli è venuto qui! Oppure…’. – Tutti sono corsi dietro a Lui e stanno anche in ginocchio. Gentilmente, il Signore alza le mani benedicendo, cancellando qualunque timore che può invadere molto facilmente gli uomini.

5. “Figli Miei, siete scossi fin nel più profondo della vostra anima, vedete la verità della Mia venuta e non riuscite quasi a credere cosa vi è divenuto di salvezza di Grazia. Sì, allora, per voi, solo come Padre devo venire a voi. Come l’Amorevole, anche per la salvezza di Tobia, per spiegare il corso dei pensieri che crede che Io non ci fossi come ‘Dio e Creatore’.

6. Ti domando, figlio Mio: ‘Che cosa vale di più per te, come devo comparire ora dinanzi a voi? Come Creatore, come Sacerdote, come Dio, oppure solo come Padre?’. Non temere di darMi una risposta. Ma se sono venuto, non potrebbe essere unicamente per la vostra gioia benedicente? E come Creatore, posso benedire di meno che come Padre? Oppure, comunque Mi manifesti?”. La Voce suona così gentile, e però vi si trova un Ammonimento, quella domanda, che possibile solamente per l’Altissimo e a nessun uomo, nemmeno così per gli alti angeli.

7. Solo ora tutti notano che il giovane, il loro amico della Luce, sta presso la porta, dietro Dio, e così come se ora lui avesse chiuso saldamente la porta, affinché nessuno potesse disturbare questa sera. Nel frattempo Tobia riflette. Oh, non è per nulla facile dare una risposta che fosse giusta, vera e compiacente al Padre. Ma ci prova.

8. “O Signore, se posso dire: PADRE. Allora è una pura grazia che oggi è venuta a me, a noi. Però, la Tua domanda – e guarda che non lo può nessun uomo, come nella Tua domanda si trovi ugualmente la risposta – Tu la rendi così facile ai Tuoi figli. Senza riflessione, senza farsi dare da Te, allora la situazione sarebbe alquanto svantaggiosa preparare una gioia a Te con una risposta. Così accetta, Ti prego, la mia insufficienza, forse…”, un breve indugio, “…posso mettere nelle Tue amorevoli mani, tutto il mio cuore, …me stesso!

9. Ora che Tu sei venuto nella Tua magnificenza, per quanto la possiamo già sopportare, e nell’ultragrande Gentilezza, non posso dichiarare altro che questo: ‘Non ci sei comparso solo come PADRE, no, …no! Tu sei il nostro CREATORE. Tu ci hai tolto dalla Tua maestosa Fonte della Vita e, come SACERDOTE, ci hai risvegliato. Come buono eterno-vero DIO ci hai messi sulla nostra via, e solo allora come PADRE ci hai mostrato la meta, dove dovevamo andare: di ritorno a TE!’

10. E’ stata la Tua benignità di non parlare più del mondo, soltanto sul, perché siamo i tuoi figli erranti”. Tutti ascoltano; sono felici soprattutto i quattro uomini, perché Tobia ha offerto il meglio. A posteriori, ma questo non è grave, ora pensano anche come lui: ‘Il Signore è Tutto in tutto!’. Non Lo si può dividere, né mettere un’Entità altamente maestosa dinanzi alle Altre. Perché Lui è l’UNO! Sta passando davvero un’ulteriore Raggiare sul Volto che agli uomini appare sempre più chiaramente.

11. “Ben riconosciuto, figlio Mio, hai incluso saldamente i tuoi fratelli e le tue sorelle. Quindi nessuno deve spingersi in fondo come lo hanno fatto Mortutus e Rankenos. – I due giacciono come annichiliti. Di certo, spiritualmente non sono ancora maturati, cosa che non si può certo dire di nessuno. L’ultima maturazione, come anche l’ultima Beatitudine nel Giorno della Creazione-dell’Amore, diventerà la Benedizione più sublime, la stessa più alta gioia filiale, rimandandola alla Sera celebrativa.

12. “Spetta ai figli di attendere dinanzi a Me nell’umiltà; oltre a ciò, accogliete questo gioiosamente. Preferisco comunque, quando si affidano a Me con e nell’umiltà, in quella ingenuità, che lascia intoccato il rapporto Creatore-creatura, come pure il rapporto fra Sacerdote-spirito e Dio-anima. Attraverso il rapporto Padre-figlio da voi fornito vengono sospese tutte le barriere che possano opprimere un figlio.

13.  Beninteso: per Me non esistono barriere, eccetto quelle che riguardano la Mia Santità, , , contenente proprio l’eterno originario Essere della Mia Essenza. Questa barriera, per i figli altamente benedetta, è il miglior anello di congiunzione tra Me come Padre, e i figli! Così in sé è giusto se i vostri fratelli ancora piccoli – sotto l’aspetto animico” – sono da intendere i ladri – “si piegano più di tutti voi, anche se pure i vostri cuori si inchinano nella vera umiltà. Ma ora penso che basti con il piegarsi, e preferisco incomparabilmente di più chi si lascia sollevare da Me; perché così giunge anche su di voi la cosiddetta ‘Benedizione superiore’.

14. Harim pensa se Io, dato che sarei l’unico Signore-Iddio, avrei differenti modi di benedizione e lo ritiene per sé del tutto giusto. Ora, figlio Mio, osserviamo il tuo pensiero. Dato che Io sono l’Uno, ho per tutti sempre una (sola) Misura dei Miei modi di redenzione ed essenziale, e non ci sono differenze in tutte le cose, …visto da parte Mia. Presso di Me, ciò che Io do, è sempre uno!

15. Tuttavia, ora dipende da come un figlio si pone verso i Miei doni di grazia. Chi apre il suo cuore soltanto di uno spiraglio, non può ricevere di più di quanto lascia strettamente fluire in sé. Chi si apre a metà, riceve da tutti, i Doni che chiede per sé che gli sono utili, appunto anche la metà. Se un figlio si dà totalmente a Me, dite voi stessi: la Mia misura di grazia non dovrebbe essere anche piena?

16. Maasja chiede segretamente, invece di presentare la domanda a Me, mentre il suo cuore non è del tutto aperto, e ben lo vorrebbe, che per una creatura figlio, soprattutto come uomo, sia impossibile saper cogliere delle Misure piene di Luce e di Grazie. La differenza fra l’infinito eterno Donatore e voi, come continuamente i prenditori, sarebbe troppo grande così che una pienezza, non importa di quale genere, fosse sopportabile. Visto così, caro figlio, avresti perfettamente ragione; ma non dimenticare di ricordare se Io non possa misurare ogni Misura di Grazia e se non fosse poi rispettivamente per ogni figlio la pienezza, quando il cuore Mi viene offerto interamente.

17. Adesso non ti abbattere, vergognandoti, che avresti pensato erroneamente e Mi avresti rattristato. No, Maasja, non lo hai fatto! Guarda, rattristarMi, nel senso della Mia Maestà-Dio, non lo può fare nessun figlio! A meno che Io avessi in Me una manchevolezza, sia piccola, sia grande, non è importante. D’altra parte può rattristarMi se un figlio mi volta le spalle intenzionalmente, fa al vicino qualcosa di male, ruba ad altri la fede. Allora Io come PADRE, sto dinanzi al figlio, non visto, da lui non voluto e sempre rinnegato.

18. Nel rapporto Padre-figlio quindi Mi si può rattristare; solo per la salvezza di un tale figlio metto la Mia tristezza nella maestosa mano dell’Essere-Sacerdote e, compensando come Creatore e come Dio, ricorderò in un’ultima resa dei conti del perché qualcuno si è atteggiato in modo cattivo. Raramente, quasi sempre soltanto in modo passeggero, un figlio della luce che va nella materia come servizio del co-sacrificio, si lascia cadere una volta in un tale vortice. Perché la parte d’eredità, dalla Luce, rimane dominante. Diversamente lo è per i poveri co-caduti. Costoro sono stati appunto cattivi ed avversi da sé, benché la colpa di base è da caricare sul seduttore. Ma nessun figlio è stato mai provvisto senza il Mio aiuto. Ognuno, malgrado l’arte di seduzione del maggior colpevole (Sadhana), è capace di liberarsi dall’ingarbugliamento, di rivolgersi da sé a Me.

19. Quindi, guarda in su, Maasja, e anche voi altri; allora avrete per voi la Benedizione aumentata al massimo. Riflettete: se qualcuno, come detto, apre solo poco il suo cuore, perciò riceve di meno, Io posso certamente impiegare la miglior Misura ed avverrà di più di quanto uno possa accogliere. Perché la Mia benignità dura in eterno! Ora lo hai compreso ed accolto al meglio.

20. Anche Meremoth pensa ancora a un problema. Veramente un po’ difficile. Dunque rendiamolo facile, se Meremoth Mi porta la domanda. Ma figlio Mio, non in modo come se Io non vedessi la domanda, dato che saprei guardare nella fossa più profonda dell’anima di un uomo. Questo è comunque così, e su ciò non serve nessun insegnamento. Fatti coraggio e puoi essere il primo che oggi si rivolge a Me tranquillamente”.

21. Meremoth si guarda tutt’intorno, come se avesse bisogno di un‘assistenza dagli altri. Il buon consiglio è caro, finché Tobia gli fa un cenno con gli occhi: ‘Parla, sarà per il bene di noi tutti’. Allora Meremoth prende, per così dire, la rincorsa, superando se stesso. La sua voce trema un poco: “Signore, o eterno buon Dio Padre, quello che Tu in quest’ora ci dai da portare quale peso di grazia, è immensamente molto. Non potrò mai ringrziarTi, come Ti spetterebbe. Ma Tu, guarda a noi nel paterno Amore e Misericordia. Allora il mio piccolo ringraziamento Ti compiacerà. Ora la domanda:

22. Sapevamo che Tobia era diventato cieco a causa di un servizio sotto il costante pericolo di perdere la sua vita. Mi domando – o Signore, mi vorrai ancora perdonare – perché sul suo agire non c’era nessuna Benedizione; altrimenti non sarebbe diventato cieco! Ora può di nuovo vedere e noi lo chiamiamo ‘un miracolo’. Ma è allora tale, se proprio non si fosse svolta la parola, un imporre la mano, bensì il nostro amico ‘da lontano’ ha guarito con l’unguento? Allora veramente non è un miracolo. Questo non lo riesco proprio mettere a segno. Vorrei tanto volentieri credere in un miracolo, soprattutto – o Signore – soprattutto Tu quando sei venuto da noi indegni. Lo vorresti spiegare a noi? Ti prego”.

23. “Lo voglio fare, figlio Meremoth, se tu, dato che son venuto da voi nella Mia bontà, metterai da parte l’essere indegno. Se fosse così, Mi sarei rivelato come ora succede? Lontano, figlio Mio, non Lo sono a nessun figlio, sia indegno oppure degno. Se un figlio sta vicino a Me, è la sua faccenda, e non ha nulla ma proprio nulla a che fare con la Mia Onnipresenza benedicente. Questo si divide com’è diviso per voi il Cielo dal mondo!

24. Per quanto riguarda la tua domanda, allora voglio guidarvi in una lontananza, in un tempo, che saràda osservare, come molto più avanti. Succederà nel vostro paese, tramite …ME! Ma poi verrò in altro modo, per la maggior parte degli uomini, incomprensibile per molto tempo, interpretato erroneamente da malvagi e cattivi intenzionalmente. Tuttavia questo non deve pesare su di voi ora. Voi dovete solamente stare attenti.

25. Anche in quel tempo ci saranno molti malati, prevalentemente nell’anima; e per guarire quest’ultima, per questo ci vorranno tali miracoli, che saranno ancora maggiormente incomprensibili per gli uomini, poiché tale ‘agire’ procederà dalla Luce e sarà – per ciascuna anima – comprensibile quasi sempre soltanto dopo la morte del corpo.

26. Ma anche i malati nel corpo saranno benedetti dalla salvezza che solo Io so dare. Io stesso so sempre meglio come si offre questo agli uomini diventati poveri spiritualmente. Guarda: in alcuni il Mio operare nella luce può agire apertamente, come lo pensi tu, come miracolo. Nella maggior parte ne prendo una cosa esteriore, per non opprimere le loro povere anime, perché sono incomprensive, come i piccoli bambini. A questi ultimi è da perdonare perché dapprima devono credere e diventare comprensivi. Chi ha già un’impronta della Vita e resta comunque irragionevole nelle cose di fede e conoscenza, allora per la loro redenzione prendo in più la menzionata cosa esteriore. Guarda un esempio, come avverrà:

27. Domando: ‘Chi ha prodotto la Terra e tutti i suoi miracoli? Chi le piante da Me benedette? Chi la Mia Terra che voi dovete ancor prima imparare a conoscere in modo giusto? Chi il Mio santo Regno-Terra?’. Da questo ne prenderò una parte, come il Mio principe del Cielo ha preso l’unguento per aprire di nuovo gli occhi a uno diventato cieco. Per Me ne prenderò in più una parte interiore, perché solo da Me eternamente è possibile ogni guarigione!

28. Dato che allora il popolo come ora nell’insieme crede poco, così come nel tempo lontano l’umanità starà lontano dal Mio Amore, dalla Mia salvezza e dal Mio insegnamento, perciò si dirà: ‘Non dirlo a nessuno, ma ringrazia che sei guarito’. Se fra di voi ci fosse ancora altra gente, quelli che non credono, che vogliono solo schernire, allora anche il miracolo sul figlio di Tobia sarebbe avvenuto nel segreto, …per via della salvezza delle anime, perché credere per costrizione non è fede; amare per costrizione non è amore; sperare, nella costrizione, non è speranza, tutto questo cade in sé.

29. Ora in tutti voi si è fatta Luce, non importa il come avviene qualcosa, ma che è avvenuto: Il Mio compiere miracoli – sia che dalle Mie stesse mani, sia che Io ne ho equipaggiato qualcuno – rimane la Mia grazia e la Mia salvezza! Domanda: come è arrivato il Mio figlio del Cielo di ordinare a produrre un unguento da un pesce, dalla sua bile? Per gli occhi ciechi? Non ho fatto anch’Io il pesce? Allora sappiate: quello che la Terra porta, proviene dalla Mia benedizione! Tutto potrebbe servire a ciascun uomo se soltanto volesse farsi istruire dallo Spirito! Ora, quando un giorno sarà giunta l’ultima ora della materia, si rivelerà ancora qualcosa, soprattutto il celestiale!

30. La gente, quella stolta, piagnucola sul suo ‘tempo cattivo’, cosa che qualcuno fra di voi ha anche discusso e non ha pensato quanto male sia questo discorso. Adesso, oggi, vi posso togliere il peso di questo, almeno in parte, fin dove avete sepolto le vostre vecchie opinioni. Se già volete pensare, allora domando nel senso vostro: Non avete forse vissuto nel tempo celestiale oggi?.

– Tobia si alza spontaneamente: “O Signore, Tu sei con noi, allora da noi è entrato il Cielo, certamente del tutto immeritato, altrimenti…”, Tobia indugia leggermente, “…altrimenti non sarebbe nemmeno una Grazia che Tu ci hai portato qua giù, appunto dal Tuo Cielo”.

31. “Ben pensato, figlio Mio, il tuo intervento lo si può lasciar valere”.

– “Perdona, Padre mio, se Ti ho interrotto, ma il mio cuore è semplicemente stracolmo…”

“…e allora trabocca?”. Un santo meraviglioso sorriso passa sul volto dell’Altissimo, ed il principe del Cielo lo riflette, cosicché tutti insieme si chinano profondamente, colmi di riverenza, con solennità e amore.

32. Nel frattempo, Dio continua a parlare: “Ogni figlio della luce ha un vaso celeste, e gli spiriti dei figli della luce sono subito presenti per accogliere il sovrappiù. Che cosa pensate che loro ne facciano?”.

Simeas osa una risposta e la sua voce oscilla: “O Padre, noi uomini non lo possiamo sapere. Le Tue cose del Cielo rimangono certissimamente nella luce, che è la Tua Casa, quella dei Tuoi spiriti figli della luce. Ma forse, dopo che ci hai dato un così profondo sguardo nelle Magnificenze, che non sono adatte al mondo, né alla sua povera umanità, io la penso così: loro porteranno tutto di ritorno nella Casa del Padre! Se è precisamente così, ma se ora i nostri cuori traboccano, non può essere questo un piccolissimo bene di Luce ed essere perciò soltanto raccolto nel Tuo Regno?”

33. “Ma guardate…, Simeas percorre rapidamente la sua via, anzi, sale la sua Scala del Cielo. Ben per ogni uomo che si sforza di procedere! E siatene certi: anche se manca ancora qualcosa, Io lo guardo con i Miei occhi; e non da miope come di un uomo malvagio che cerca e trova gli errori negli altri anche dove non ce ne sono, oppure tali che mai aggraveranno la Mia Luce o il Mio Cuore di Padre, mentre lui stesso si considera come infallibile. Anche dove non è ancora possibile fare tutto, dei piccoli passi conducono comunque alla meta.

34. Anche per voi ci fu il tempo – e qui è da usare il termine ‘tempo’, in cui o l’uno o l’altro s’arresta sovente più a lungo, guarda indietro, soprattutto per le cose di questo mondo, naturalmente anche in qualche afflizione, cosa che viene registrato sgravando, oppure lasciando dietro di sé il suo percorso, quindi retrocedendo. Ora questo è compensato, quindi non deve opprimervi, soprattutto non nella Mia presenza fra di voi”.

– Allora si sente un profondo sospiro dai due ladri. Piano, affinché Dio non sentisse, Mortutus dice: “Ah, non ci siamo nemmeno mai fermati, non siamo nemmeno tornati indietro, perché generalmente …”

35. “Rafael…”, dice il Signore al Suo principe, mentre tutti sentono per la prima volta il nome dell’amico del Cielo e sono più inorriditi che entusiasti, perché dapprima lo hanno incontrato da stupidi e poi non degnamente, “…va a prendere i due ‘piccoli fratelli’, portali da Me, stanno inginocchiati troppo al bordo e pensano che non abbia sentito la loro voce sussurrata”.

– “Sommamente amato Padre, lo faccio volentieri”. Rafael lascia la porta dove stava da fedele guardia e dove per lui sta un’altra figura di luce. Simili a piume, solleva i forti uomini, che non si accorgono proprio come avviene appunto ora a loro. Senza sforzo – e come non dovrebbe riuscire al principe dell’Amore?  – ha portato Mortutus e Rankenos dal Signore. “Rimanete in piedi”, dice lui gentile, “Dio vi vuole benedire, perché ne avete molto bisogno”.

36. Eccoli là, che stanno in piedi, i peccatori; perché il loro operare sia cancellato, anche se la Grazia lo ha già lavato. Ma è come un segno; ognuno si alza, si spinge più vicino al Signore. Allora c’è uno che tende al Lembo della veste, l’altro ad una manica. Tobia si stringe persino al petto di Dio. Su tutti giunge la grande nostalgia, ‘Ah, se giacessi anch’io al Suo petto’. Nuovamente passa il Sorriso della luce sul santo Volto di Dio. Come musica, contemporaneamente come salendo dal profondissimo Pozzo, sentono la cara, magnifica Voce:

37. “Figli Miei, aspettate. In questo vale il ‘tempo’. Ad ognuno il suo; perché così come Tobia riposa esteriormente e interiormente al Mio Cuore, così anche voi, per il momento, interiormente. Questo lo può fare ogni figlio, non per ultimo, chi sulle vie da viandante non Mi può vedere né sentire. Ma presso e nel Mio Cuore riposano del tutto vicino i Miei credenti che si sforzano. Coloro che stanno distanti e fanno del male vengono toccati tramite la Misericordia, finché non giungeranno alla conoscenza che, senza Dio non esiste nessuna Vita!

38. Per gli ultimi solo l’aldilà porterà la conoscenza; ma vedete: là il Mio Tempo significa una Spanna per voi inafferrabile. Il Mio Tempo non è un decorso come gli uomini si suddividono gli anni e la loro esistenza. Nel senso più alto è: il trattenere le Mie Opere!

39. Ho anche parlato del fatto che chi si trova nelle difficoltà e nelle afflizioni, cui è possibile uno smarrimento. Oh, di questo si approfitta volentieri, ci si scusa e si pensa: ‘Chissà quanto deve essere alta la propria fede’. Allora Io vi avverto, perché anche fra di voi è successo qui e là del non rimanere saldi in un’afflizione. Badate a questo: se è un’autentica afflizione, sovente non causata da sé, fatta da cattivi, allora davanti a Me vale l’esclamazione: ‘Signore, perdona, ho vacillato’.

40. Non devo forse ascoltarlo? Non devo pensare al peso che un figlio viandante ha da portare? Qualche volta sembra come se delle onde d’afflizione non abbiano fine.     Questo ha a che fare con la via che un figlio della luce prende su di sé, …difficile da comprendere, persino ancora per il Mio Tobia.

41. Ci sono – i quali li riconoscerete solamente nella Luce – i cosiddetti piccoli figli viandanti che hanno poco da raccogliere, perché anche nel Regno Mio sono ‘cari piccoli’. Chi fa parte di questa schiera, può lodarsi eternamente felice. Poi ci sono i ‘figli portatori’ che attraverso la loro indigenza mondana aiutano a portare i pesi per altri poveri precipitati, (vedi ‘La Funzione di Giudice’, Cap. 11). Questo portare viene calcolato molto alto per l’intero popolo-figli. Una tale indigenza, che l’anima umana difficilmente comprende, viene compensata da Me stesso!

42. Chi invece porta se stesso nell’indigenza, oppure a causa di un piccolo disagio che serve comunque alla maturazione della sua anima, Mi vuole presentare un conto gridando: ‘Signore, perché hai permesso questo male?’, costui non si meravigli quando un giorno nella sua resa dei conti davanti al Mio trono, la Mia Serietà alzerà la Bilancia. Nessuno, nulla rimane senza resa dei conti, perché senza questa, alla fine, non esiste nemmeno la pace, nessuna beatitudine, nessuna gioia celeste!

43. Quando il libricino della vita è pareggiato, dite voi stessi: allora, l’anima non potrà che ringraziare giubilando, nel sapere che l’ho formato, formandolo tutto nel modo più splendido, per i figli? Adesso comprendetelo, e promettetevi di non lamentarvi e di non contendere mai più, quando dei mondani vi getteranno delle pietre davanti ai piedi.

44. Anche se ho previsto, solo come esempio, di aiutare a portare, così le inutili lamentele e molti piagnucolii sono anche pietre che si vorrebbe gettare davanti ai Miei piedi. Notatelo bene: per chi vuole ma non può, eternamente! Fondamentalmente un uomo, un’anima, mette da se stesso le pietre davanti al piede. Sopratutto però governano eternamente la Mia bontà, la Mia grazia; e con la Mia longanimità addolcisco il Mio Santo Spirito, che non deve mai essere toccato e non può essere toccato per via del Mio proprio Sacrificio!

45. Ogni tentativo in questo senso non è altro che un peso caricato su se stessi. Quando nel Mio Sacrificio (Golgota) in anticipo e anche dopo stenderò il Mio Mantello della Compassione, questo sarà il Mio eterno, maestoso operare, dal Mio Potere di Creatore, dal Quale ho levato il Mio popolo-figli!

46. Duque, oggi avete sentito molto e per voi ci vorrà del tempo, per considerare ciò che non è mondano, per accogliere tutto in voi, da impiegare per il vostro stesso merito e per la salvezza, possibilmente anche per altri poveri. Sì…”, ecco c’è di nuovo quell’infinito maestoso Sorriso che risplende sul volto del Santo. “…vedo come anche voi guardate alla porta, chiedendo di nascosto: ‘Chi è ora costui che ha assunto la guardia?”. Il bagliore inizialmente vago, si era da tempo formato in una figura di Luce, ‘simile al ‘loro amico del Cielo’, del quale ora ne hanno conosciuto il nome.

47. “E’ Alaniel, il Mio quinto principe e portatore della Pazienza. Ho mandato giù a voi Amore e Pazienza. Io stesso vi ho portato entrambi, per guidarvi fuori dalla vostra miseria del mondo. Per voi e per molti del vostro popolo, come per il potere del mondo, lo porteranno fino alla fine del loro tempo ancora a molti uomini, dove sarà difficile ed amaramente da portare, per essere guidati chissà quante volte nel paese nemico. Ma vedete: potreste chiamare ‘i nemici’, solo i poveri potenti del mondo, se volete; ma i loro popoli, quasi loro stessi schiavizzati, sono i vostri fratelli e sorelle. Non mettete davanti a voi nessun nemico, in pensieri, parole o in qualche azione, allora alla fine della vostra via ne sarete liberi e privi!”

48. Gli uomini si schierano sempre più strettamente intorno alla Luce sublime, intorno al loro Dio-Padre, e ognuno riposa una volta al Suo Cuore di Grazia, certamente quasi sempre ancora temendo, Mortutus e Rankenos fortemente tremando, in modo che Rafael su un Cenno del Signore, li sostiene, finché possono gustare ogni beatitudine. Un silenzio pacifico fluisce nella sala, percepita come se non si fosse più sulla Terra ma da qualche altra parte, in Alto, nei Campi di luce del Cielo.

49. Nessuno dei partecipanti si accorge come Dio si stacca, senza slegare anche la Sua bontà. Avviene soltanto l’esteriore. Seguito dai Suoi principi, l’Eterno-Santo percorre la Sua alta Via. Come sotto una costrizione, Tobia e tutti gli altri sono usciti davanti alla porta. La notte sta finendo. Lassù in alto, dove stanno ancora le ultime stelle, vedono come una Nuvola bianca, Luce su Luce, che lentamente si stacca nella Lontananza sconosciuta, …visto così dagli uomini.

50. Quando è mattino, tutti tornano in silenzio nella casa. Solo lentamente si apre una bocca, parlando piano, come se si desiderasse trattenere il maestoso silenzio, anche se la vita nel mondo ha bisogno di procedere. Tobi è il primo che dice quasi singhiozzando:

51. “Con un principe dal Regno, con Rafael, ho camminato per mesi e non l’ho saputo. Inafferrabile! Fino alla fine della mia vita non lo comprenderò mai, sotto quali ‘Ali’ sono stato. Si annuisce, si ricorda come hanno considerato erroneamente il ‘giovane’. Soltanto, …non è ora passato, dopo che DIO stesso con la Sua Bontà, il Suo Amore, la Pazienza e la Misericordia è venuto da loro? Non è cancellato il vecchio?

52. Lo dice Tobia con un’ultima buona parola: “Non guardiamo più indietro, guardiamo in Alto, alla Salvezza del Dio-Padre-Amore, e rimaniamo grati per tutta la nostra vita!”

 

[indice]

Riassuntino

 

A differenza del percorso di vita dei principi rappresentanti le Caratteristiche di Dio, quali Anoc, Elia, Abramo, Giobbe, Mosè, Isaia, Simeone, la vita terrena di Tobia è quella di un angelo minore, proceduto dalla ‘casa’ del principe della pazienza e, come tale, per la particolarità della sua fede e messa in pratica dei comandamenti, viene presentato all’umanità quale guida degli uomini.

Tobia sulla Terra è un israelita, del villaggio di Thisbe, nella regione dell’alta Galilea. Egli non esercita l’usura, né fa alcuna cattiveria, e dà la decima ai poveri, alle vedove e agli orfani. Storicamente il popolo è sotto il reggente Shalmanaser, un potente re assiro.

Da giovane sposa Hanna, una donna della stessa fede e della sua stessa tribù. Dopo due anni nasce Tobi, ma il governo del cattivo re produce un proclama assurdo: tutti quelli che gli si oppongono, devono essere uccisi e, per monito, lasciati a giacere sulla strada. Tobia ne ha compassione, né si cura dei proclami di morte per gli inadempienti. Di notte – ruba – i cadaveri, per dare loro degna sepoltura e proteggere il piccolo paese dalle malattie conseguenti la putrefazione all’aperto. Né i vicini di casa, né gli amici, né perfino un anziano rabbino di Nazareth, riescono a dissuaderlo. Nemmeno il perseverare nelle punizioni del re Sanherib, figlio di Shalmanaser, lo ferma dal rischio di essere scoperto.

Gli anni passano, Tobi all’età di otto anni racconta di un incontro casuale con un ‘giovane’ che lo inizia a una vera fede, ben più seria che non quella insegnata nella scuola del tempio.

Qualcosa però traspare alla corte del re e un  giorno la famigliola viene deportata fin oltre Ninive, oltre il fiume Hiddekel. Man mano che quel terribile viaggio si snoda, ma costantemente sorretti dalla fede in Dio, l’aiuto dall’Alto non si lascia attendere e lì, abbandonati a se stessi in una zona desertica, riescono a fuggire. Nel viaggio di ritorno, da fuggiaschi, s’imbattono in un gruppo di medianiti in cui Tobia presta soccorso come medico a un sofferente, mentre il giovane figlio Tobi, fervente nella fede, protegge la madre da due israeliti senza fede, convincendoli a credere nel loro Dio dimenticato e facendoseli amici.

Il ritorno in patria viene festeggiato in concomitanza della ‘festa di grazia’ annuale insieme ai vicini, anche se nel paese c’è ancora l’orrore di chi impera. Tobia, anche quella sera di festa riprende il suo proposito di ‘lavoro’ con i cadaveri, e ancora nelle settimane successive. Una notte, rientrato stanchissimo, per non svegliare i suoi, si appisola sdraiandosi davanti casa e osserva il cielo, ma, guai, un uccello lascia cadere i suoi escrementi che colpiscono – nulla davanti agli occhi di Dio è a caso – gli occhi aperti. Tobia diventa cieco e a nulla vale il pregare. Da allora viene in parte dileggiato dai vicini, e nella difficile esistenza, perfino il rapporto con la moglie in un episodio sfocia nell’incomprensione, e nel suo intimo preferirebbe morire. Così, prima che sia troppo tardi, confessa di avere un giorno prestato una grossa somma di denaro a un certo Gabael nella cittadina di Rages in Media, che il figlio oramai cresciutello, potrebbe recuperare se accompagnato.

Contemporaneamente alla preghiera di Tobia, in un altro paese la preghiera di una fanciulla di nome Sara, figlia di Raguel e di Anna, data in sposa a sette mariti tutti morti la prima notte di nozze, sale fino al Cielo. Tobi comprende l’importanza del viaggio e la sua preghiera lo porta ad andare verso il luogo dove aveva incontrato il ‘giovane’ della sua infanzia e, miracolo, lo trova ancora là, con la sua stessa giovane età, ed è al corrente del viaggio! A casa il padre Tobia cieco li benedice, rincuorato dall’impressione del giovane sconosciuto, e certamente comprende l’aiuto di Dio.

Durante il viaggio in prossimità di un bosco, una banda di ladri vorrebbe approfittare dei ragazzi, ma il giovane-angelo è subito all’opera. Con il solo soffio della bocca i due capi sono disarcionati e restano storditi e gli altri si danno alla fuga. Tobi è esterrefatto e comincia a comprendere che l’amico è qualcosa di più di un giovane essere umano. Infatti, questi comincia ad istruirlo come fosse un profeta, e lo inizia ai misteri del Regno, alla caduta degli angeli che avvenne per la libertà donata ai figli nel sesto giorno della Creazione, sui serpenti e il perché ci sono quelli velenosi, e su Sadhana, la cui caduta sarebbe stata frenata attraverso il Sacrificio di Dio, circa 2000 anni dopo, mentre per il popolo dei caduti sarebbe oc corso moltissimo tempo, perché ogni granello di polvere di tutto il mondo, per potersi redimere, avrebbe avuto bisogno di tempi inimmaginabili, tempi che solo la Misericordia del Padre poteva calcolare, a conclusione del Sesto Giorno della Creazione. Mentre non era da immaginare la beatitudine promessa dopo il ritorno, nel Settimo Giorno della Creazione per tutti i figli.

La guida dell’angelo è fuori dal comune, e mentre Tobi viene invitato a percorrere un buon tratto di strada senza voltarsi, fino al fiume Tigri, i due capi battuti li seguono a distanza. Vicino alla riva un grosso pesce sfiora le caviglie di Tobi e l’angelo lo esorta a prenderlo con le mani. Di questo, così come risulta in parte nel racconto biblico, vengono conservati il cuore e il fegato dopo averli seccati, poiché il fumo derivato da questi se posti su carboni ardenti, può aiutare il cervello o i nervi di una persona, uomo o donna, che dia i numeri. E della bile si può fare un unguento per gli occhi.

Nel frattempo i due manigoldi si avvicinano, come se volessero vendicarsi della sconfitta precedente, ma le vie del Signore sono infinite. Ripresi dall’angelo, che fa sparire loro le armi, essi riconoscono le loro colpe e accettano un cambiamento della loro vita, per imparare a riconoscere in Dio la vera Guida, e resteranno ad accompagnarli nel viaggio.

Che il racconto biblico non potesse presentare, parola per parola, ciò che nella realtà accadrà in seguito, è evidente. Il viaggio dura diversi mesi e i personaggi e gli insegnamenti e il comportamento dell’angelo è pieno di concetti dall’Alto che non potevano essere rappresentati nella sua vera interezza, sia per la difficoltà di scrivere su dei ‘rotoli’, che nella incapacità di comprenderli in quel tempo così lontano dal nostro. Per questo la rivelazione tramite A. Wolf su questo personaggio era indispensabile, ed è solo seguendo tutte le vicissitudini abbozzati nel racconto biblico che si scoprirà la vera essenzialità di questo angelo in missione sulla Terra – Rafael – già incarnato come Azaria, figlio di Anania, e a causa delle preghiere di Tobia, ricomparso per aiutare i fedeli a Dio.

La conclusione della storia di Tobia è tutta nella piena corrispondenza di altre rivelazioni o racconti biblici.

La benedizione di Dio deve andare su Tobia a piene mani! I due ladri, Mortutus e Rankenos si riveleranno provvidenziali per l’aiuto nel viaggio di ritorno, al fine di recuperare i molti averi di Raguel diventato suocero di Tobi, che altrimenti sarebbero andati perduti, e che rappresenteranno parte della dote di Sara. Un comandante del re di Media, corrotto, viene battuto e invitato a redimersi. Due buoni amici di Toia, Harin e Simeas che erano in viaggio per andare a trovare Tobia sono aggregati alla compagnia e iniziati alla verità dai Cieli. Così come lo era stato Kostian, sindaco di Rages, che aveva collaborato al recupero delle 10 libre d’argento, invitando Gabael a pagare volontariamente il dovuto. E alla fine, dopo il miracolo della guarigione di Tobia, sebbene con mezzi esteriori tramite l’unguento di pesce del fiume Tigri, anche due alti superiori anziani di Canaan e Nazareth, Maasja e Meremoth, che spontaneamente erano andati a trovare Tobia malato, ora guarito, restano impigliati nella ‘rete’ del giovane, non più estraneo agli altri, ed avranno la grazia di vedere il Padre, quale dono apparentemente immeritato.

Infatti, è nell’ultimo capitolo che si scopre la Benignità di Dio. In un crescendo di riconoscimenti interiori verso l’amore e la benedizione al Padre, nel chiuso della casa fa l’ingresso Dio, accompagnato da un altro angelo, il quinto rappresentante delle Sue caratteristiche, Alaniel, principe della pazienza. Gli insegnamenti verso i presenti non si fanno attendere, e in questa ulteriore rivelazione, altri tasselli possono essere annoverati ai tanti altri provenienti dalla Luce di nostro Signore, quale eterna Parola rivelata.

 

* * *

[inizio]

[ testo “TOBIA” biblico ]  -  [indice opere Wolf]  -  [home sito]

Pagina precedente

 

 



[1] Mettere nella scarpa: è un modo di dire, cioè, attribuire.

[2] Shalmaneser: probabilmente Shalmaneser V, re di Assiria (727-722 a.C.) e conquistatore biblico in Israele. In precedenza, fu governatore della città di Zimirra nella Fenicia durante il regno di suo padre Tiglat-Pileser III. Alla morte del padre, gli succedette al trono di Assiria il venticinquesimo giorno del mese di Tebet nel 727, cambiando il proprio nome da Ululai in Salmanassar. Dovette fronteggiare la rivolta del regno di Samaria che, secondo la Bibbia, stava complottando contro di lui con l'Egitto. Morì durante l'assedio della città nel 722 e a lui gli succedette Sargon II, che avrebbe poi conquistato la città. Secondo la Bibbia, sarebbe il responsabile, insieme a suo padre, della deportazione delle Dieci tribù perdute d'Israele. Nei capitoli 17 e 18 del secondo Libro dei Re viene descritto come il conquistatore di Samaria e il responsabile dell'esilio dei suoi abitanti. Nel Libro di Tobya viene raccontato come Tobi, esiliato in Ninive, avesse trovato favore agli occhi di Salmanassar V per poi perdere importanza sotto Sennacherib.

[3] L’Hiddekel: il nome Uno dei quattro fiumi che si dipartono dal fiume che esce dall'Eden. Ge 2,10-14 ) L'Hiddekel era conosciuto nell'antico persiano come il Tigre, da cui deriva il nome greco del fiume Tigri. In arabo è conosciuto come Shatt Dijla. È chiamato da alcuni il fiume gemello dell'Eufrate, e insieme a questo fiume, innaffia le pianure della Mesopotamia.

[4] Salmo 23,3: “Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amor del suo nome”.

[5] Via di sacrificio: è intesa un’incarnazione, non necessariamente sul pianeta Terra.

[6] ‘la precipitata’: si intende colei che era caduta, Sadhana.

[7] L’anima della Sadhana caduta insieme a quella di tutti i caduti con essa.

[8] Al tempo di Tobia circa 700 anni prima della nascita di Gesù.

[9] L’ultimo tempo: è il nostro, quello iniziato con le rivelazioni dall’Alto, da Jakob Lorber in poi, in cui a distanza di oltre 170 anni siamo immersi, e co una tale mole di rivelazioni è possibile già percepire gli sgoccioli del tempo che resta fino all’inizio del tempo della fine.

[10] Un'altra storia di un inviato dal cielo, è quella di Simeone, vissuto nel tempio di Gerusalemme qualche decina di anni prima della nascita di Gesù. – Vedi l’opera “Da lontano dalla Terra” comunicata ad A. Wolf nel 1959.

[11] I ‘primi’: sono i sette arcangeli rappresentanti le sette Caratteristiche di Dio. (vedi di A.Wolf “Le sette caratteristiche di Dio”)

[12] Quell’una: è Sadhana, ma che non è da calcolare tra i sette pur essendo essa tra i primi, cioè il primo essere creato, insieme al secondo spirito ‘la Sapienza in Dio’, che poi (probabilmente) sarà Gesù, e ad un terzo, ‘la Misericordia in Dio’, che si manifesterà (probabilmente) dopo il recupero del primo figlio, poi caduto, quando questo si redimerà. (vedi di Jakob Lorber “Il Governo della Famiglia di Dio” vol. 1 cap.5)

[13] Di Azaria molti nel popolo: in effetti, questo nome è citato più volte nei testi biblici, figlio di diversi padri, ma di nessun Anania. (Esdra 7,1 e 7,3 / 2° Cron. 15,1 e 21,2 e 23,1 / 28,12 / 29,12. Inoltre quale sommo sacerdote figlio di Giovanni in 2° Cron. 26,17 e 26,20 e 31,13. Poi in Ger. 42,1 e 43,2. Anche in 1° Re 4,1 / 4,5  Solo in 2° Re al cap. 15 viene citato un Azaria figlio di Amazia re di Giuda che divenne a sua volta re) Da prendere in considerazione è certamente in Daniele, quale amico che poi andò nella fornace senza bruciare, insieme ad altri due fratelli. Di questi non si conosce la paternità, se non che erano figli di genitori ricchi, ma essendo stati deportati, poi si perse la loro genealogia.

[14] Trògolo: detto anche truogolo, era un recipiente in muratura basso usato per lavarvi i panni oppure come mangiatoia per suini.